Liceo Germana Erba
Teatro Nuovo Torino
Coreutico - Scenografico Teatrale
Interdisciplinarità tra la materie dei licei coreutici
Desideriamo premettere a questa relazione che, fin dalla sua istituzione nel 1995,
Germana Erba, ideatrice del primo Liceo Coreutico italiano, ha fortemente auspicato e
guidato lo sviluppo e l’attuazione di percorsi effettivamente improntati ad una reale e
concreta interdisciplinarietà, intesa sia come compenetrazione delle diverse discipline
inerenti allo spettacolo, inserendo accanto alla danza anche momenti di avvicinamento
a recitazione, musica, canto e arte, sia favorendo il contatto e lo scambio tra queste
materie e quelle curriculari che costituiscono il piano di studi liceali.
Ne fornisce interessante e valida riprova il perfezionamento del sistema delle “tesine”
trasversali alle varie materie del programma, che vengono preparate dagli allievi che
affrontano l'esame di Stato.
Esse motivano in ogni allievo la ricerca sul tema prescelto, che prevede non soltanto la
contaminazione fra tutte le materie oggetto di studio nel corso del quinquennio, ma si
amplia anche a quelle di non stretta pertinenza scolastica – pur se imprescindibili per
chi vuol vivere nella società civile - quali cinema, audiovisivi e social, beni culturali e
ambientali, ecologia.
Le materie di indirizzo coreutico tipo: tecniche della danza , danza contemporanea e
storia della danza possono facilmente essere messe in relazione con le materie di area
comune, creando una collaborazione tra docenti ed interfacciare i programmi di studi
con le tematiche delle materie di indirizzo. Certamente alcune materie si prestano
maggiormente ad una relazione attiva, mentre altre possono essere messe in relazione
con un concetto più analitico rispetto alle argomentazioni che le materie di danza
propongono.
Come ad esempio la matematica che affronta la razionalità ed il ragionamento, ma non
è forse vero che la danza è anche razionalità e ragionamento? Questo aiuta l’allievo ad
avere una coscienza sulla tecnica più analitica che istintiva. Per la fisica l’oggetto
materia applicabile alla danza è più tangibile, le varie argomentazioni della fisica si
sposano perfettamente sulla gestione del movimento, soprattutto sul lavoro delle
dinamiche ed i primi rudimenti di passo a due.
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Matematica
Gli obiettivi che lo studio della matematica si pone all’interno del percorso formativo di
uno studente del coreutico hanno una duplice validità
- una trasversale su tutte le discipline, in particolare su quelle coreutiche, che
insegna ai ragazzi una metodologia di lavoro rigorosa e strutturata, molto simile
nella sua essenza a quella che si richiede ad un buon ballerino. La
consapevolezza delle proprie scelte e la gestione dei percorsi che si seguono nella
risoluzione di un problema di natura matematica è un obiettivo importante per un
giovane coreuta, nel senso che lo costringe ad un continuo controllo delle proprie
azioni e ad una costante attenzione a tutte le variabili in gioco, in perfetta
analogia con il metodo attento e accademico che la danza impone, seppur con
valenze di tipo diverso
- una prettamente tecnica, che assolve al compito di fornire gli strumenti per
affrontare correttamente in modo sia teorico sia pratico la fisica, della quale è
descritta la valenza formativa in seguito
Fisica
Gli obiettivi della fisica per il coreutico possono essere uno strumento molto importante
per la comprensione di alcune situazioni legate direttamente alla gestione dei proprio
movimenti nella danza.
Si possono citare alcuni argomenti direttamente collegati all’uso del corpo e ad alcuni
tipi di movimento che un ballerino gestisce in modo automatico, quasi inconsapevole, a
seguito di un buon allenamento:
- le leve: e dunque tutto ciò che concerne i momenti rotazionali di una forza
rispetto a un perno di rotazione, il comprendere quando una leva è vantaggiosa o
svantaggiosa
- il baricentro: e dunque tutto quello che riguarda il proprio equilibrio rispetto ad
esso
- il momento della quantità di moto: che è responsabile nella gestione delle
rotazioni attorno a un proprio asse (ad esempio in una pirouette)
Più in generale la fisica aiuta il coreuta ad avere una visione più consapevole dei
fenomeni che lo circondano nella vita reale, al di là di ciò che concerne la sola danza.
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Più semplice la relazione con filosofia, argomentazioni filosofiche aiutano il pensiero
dell’allievo a capire che l’esecuzione tecnica del movimento che non è solo in senso
meccanico, ma trasportare un pensiero una sensazione nel movimento lo aiuterà a
rendere l’esecuzione fluida e carica di emozione. La tecnica in armonia con ciò che è
con ciò che deve essere. L’allievo con il pensiero filosofico, con un’analisi profonda di se
stesso, può rendere lo studio della danza armonico ed emozionale ai fini di una perfetta
esecuzione.
Filosofia
Sottolineare il dialogo che la filosofia e la danza intrattengono sin dagli albori della
cultura occidentale può apparire allo stesso tempo appassionante e superfluo. La
filosofia ha riflettuto sulla danza e la danza ha espresso il pensiero, in un processo
circolare
incessante
e
tutt'ora
vitale.
Gli
esempi
sono
innumerevoli.
Per citare i massimi riferimenti dell'antichità, Platone ed Aristotele, riflettono
rispettivamente l'uno sulla valenza sociale ed educativa della danza e l'altro sulla
poetica della danza in quanto disciplina a sé, con le proprie intrinseche leggi e
tipologie.
Nel Rinascimento la danza di corte possiede una pregnanza sociale e filosofica insieme,
per la sintesi che incarna col pensiero neoplatonico: la geometria delle coreografie,
fruite in una visione dall'alto, è un vero e proprio rito, che esprime la struttura ideale
del mondo e imita - nella disposizione e nell'azione dinamica - l'armonia celeste degli
astri e degli archetipi divini, ma anche la gerarchia della corte principesca. La danza
come armonia e unisono fra ciò che è "in cielo" e ciò che deve essere "in terra".
Si possono addirittura ricostruire i mutamenti sociali, a partire dalla storia del ballo :
l'età della borghesia ha introdotto fra le classi elevate i balli "avvinghiati",
appropriandosi, nella convenzione di una sensualità dissimulata e socialmente
accettata, delle danze che animavano in modo allusivamente spensierato le feste degli
strati più popolari dell'Ancien Régime.
Nel Don Giovanni di Mozart la famosa scena della festa prevede sul palco tre orchestre
che suonano contemporaneamente tre brani differenti: "Senza alcun ordine la danza
sia / chi'l minuetto / chi la follia / chi l'alemanna farai ballar". Un trionfo della poliritmia
che da Kierkegaard ad oggi dà da pensare ai filosofi e agli studiosi di estetica.
Per avvicinarci alla contemporaneità abbiamo Nietzsche e la sua sentenza secondo cui
"bisogna avere un caos dentro di sé per partorire una stella danzante" e Zarathustra
con le sue canzoni di danza e le invettive contro lo "spirito di gravità". Per proseguire
con le riflessioni di Fechner, Mallarmé, Valéry, Otto e molti altri fino ad oggi.
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Per quanto riguarda Letteratura e Storia, senza dubbio il periodo romantico è
nettamente in relazione con la danza classica basti pensare ai grandi balletti di
repertorio, come del resto il periodo “moderno” si sposa con la nascita della danza
moderna.
La relazione tra queste materie e la danza non è prettamente tecnica, ma
essenzialmente letteraria e storica e facilmente relazionabile con i laboratori
coreografici dove si possono usare argomentazioni per nuovi lavori coreografici a livello
laboratoriale.
Letteratura Italiana per la classe Quinta coreutico
Il programma parte dal periodo romantico, esaminando la posizione di Giacomo
Leopardi, di cui si leggono numerosi testi, incentrati sulle illusioni della giovinezza e
sulle delusioni dell’età matura. Il poeta si rivolge spesso alla luna cercando risposte,
ma non ne ottiene. La luna osserva in silenzio.
Necessità di un nuovo ruolo per l’intellettuale. La letteratura postunitaria: gli
scapigliati. L’influenza francese: la bohème e il naturalismo. Verga e il verismo.
L’impegno dell’intellettuale: Giosuè Carducci. Il Decadentismo: il mistero della vita e
della natura. L’esteta- superuomo come ricerca di un nuovo ruolo sociale
dell’intellettuale: Gabriele D’Annunzio e “Il piacere”, la teofania e il panismo. L’inetto
fanciullino e la scoperta di un mistero arcano al resto dell’umanità (l’uso
dell’onomatopea e la sinestesia): Giovanni Pascoli. L’epoca delle avanguardie e la
rottura con il passato: i futuristi (Marinetti) e l’esaltazione della macchina. La
dissoluzione della parola poetica: Aldo Palazzeschi. Nuove sperimentazioni in poesia:
Crepuscolari e Vociani. La scoperta dell’inconscio e la dissoluzione dell’io: Italo Svevo e
Luigi Pirandello. L’intellettuale e la guerra: Salvatore Quasimodo, Giuseppe Ungaretti,
Umberto Saba, Eugenio Montale. La realtà contadina e la contrapposizione campagna/
città: Cesare Pavese. La modernità: Pier Paolo Pasolini e Italo Calvino.
Relazione di Storia
Tra fine Ottocento e inizi Novecento: verso la società di massa, la belle époque. La
prima guerra mondiale e la rivoluzione russa. Conseguenze della guerra in Europa e nel
mondo: l’emergere di nuove potenze e la fine del ruolo primario dell’Europa. La grande
Depressione. Democrazie e totalitarismi: l’Italia fascista e la Germania nazista. La fine
degli imperi coloniali e lo scoppio della seconda guerra mondiale. Le conseguenze del
conflitto: guerra fredda e ricostruzione. La decolonizzazione e il nuovo confronto tra Est
e Ovest. La nascita dell’Italia Repubblicana.
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Altra materia facilmente collegabile alla danza è storia dell’arte, c’è da dire che è più la
danza che si avvicina a storia dell’arte in quanto molti artisti si sono ispirati alla danza
e molti hanno creato costumi per la danza. Arte la danza, arte la pittura/scultura….
Quindi parenti prossimi come non relazionarsi.
Storia dell’arte
La precipua predisposizione degli allievi dei licei coreutici ad accostarsi alla cultura
umanistica rende particolarmente positive le condizioni dell’insegnamento della Storia
dell’Arte: quest’ultima è infatti di sua natura interdisciplinare, trattando opere prodotte
in contesti storici specifici, gli stessi in cui trovano sviluppo musica, letteratura e danza.
Dal ruolo catartico del coro nella tragedia greca, il cui sviluppo corrisponde al formarsi
di specifici canoni estetici dell’arte figurativa, alle aggraziate pose delle sculture
ellenistiche, come ad esempio l’Apollo del Belvedere, tanto osservato dagli studiosi
della danza, fin dall’antichità gli spunti interdisciplinari sono ricchi e pregnanti. Gli
studenti che nutrono la passione per la danza accolgono fin dal primo anno di corso con
grande interesse ogni riferimento che possa fornire collegamento tra essa e la Storia
dell’Arte. Arrivando poi alla trattazione dei periodi rinascimentale e barocco, è possibile
inserire nella didattica della disciplina anche dipinti che abbiano per tema la danza:
possiamo ad esempio citare i quadri romani di Michelangelo Cerquozzi (1602-1660)
raffiguranti danze popolari come il salterello, oppure la celebre Furlana settecentesca di
Pietro Longhi (1701-1785). Trattando dei riti e delle cerimonie di periodo sei e
settecentesco, è inoltre fruttuoso dedicare una o più lezioni alla storia del costume, che
gli studenti del liceo coreutico apprezzano sempre particolarmente perché trovano
rispondenze nelle forme dei costumi di scena dei balletti di repertorio che hanno
occasione di studiare. Anche la Storia dell’Architettura offre spunti interessanti, come
ad esempio il neoclassico Teatro alla Scala di Giuseppe Piermarini, o la struttura del
Teatro dell’Opera di Parigi.
I riscontri interdisciplinari diventano sempre più immediati quando si affrontano i secoli
XIX e XX, con artisti come Degas e Matisse che hanno fatto della danza vero soggetto
delle loro opere: un approfondimento maggiore può portare anche a riflessioni sui
legami del mecenatismo con la danza, come accade a Torino per Cesarina Gualino,
moglie dell’industriale Riccardo, che nutrì sincera passione per i metodi di Isidora
Duncan, fino a farsi progettare un teatro e a ospitare coreografi e danzatori come i
Sakharoff e Bella Hutter: alle lezioni di danza e agli spettacoli assisteva
frequentemente Felice Casorati, traendo ispirazione per la composizione di alcuni suoi
celebri dipinti. Non si dimentichi infine il rapporto diretto di diversi artisti con
importanti coreografi, primo fra tutti quello di Picasso con Diaghilev, ma anche di
Depero, Matisse, Malevic, Kandinsky e tanti altri, impiegati come scenografi o
costumisti per importanti produzioni di balletto: tutti spunti utili ad una doverosa
trattazione interdisciplinare della Storia dell’Arte.
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Per quanto riguarda le lingue straniere certamente il Francese si relaziona di più con la
danza classica in quanto la terminologia è tutta in Francese, per quanto riguarda
l’Inglese lo troviamo in uso particolarmente nella danza contemporanea, ma va detto
che la lingua Inglese è indispensabile per relazionarsi con maestri/coreografi di altre
nazionalità.
Inglese
Lo studio della lingua straniera ha come scopo il consolidamento delle competenze
linguistiche (comprensione – produzione) per sviluppare la capacità di comunicazione
verbale e non verbale in ogni ambito disciplinare.
Lo studente deve essere in grado di padroneggiare l’uso della lingua straniera per
potere leggere riviste e libri di danza e discutere su tali argomenti, utilizzando un’ottica
comparativa e cogliendo analogie e differenza con la lingua italiana.
In questa prospettiva si è posto un particolare riguardo nei confronti dello studio di
termini lessicali speciali utilizzati soprattutto nell’ambito della danza contemporanea.
RELAZIONE SUGLI ELEMENTI E SUGLI ARGOMENTI TECNICI RINTRACCIABILI NELLA STORIA
DELLA DANZA.
Sin dal tempo dei primi trattati rinascimentali sono stati descritti al loro interno
posizioni o movimenti, che sono stati alla base di pose o passi che tuttora fanno
parte del vocabolario della lezione di danza classica e/o del lessico di moltissime
coreografie classiche e neoclassiche.
Solo a titolo esemplificativo si proporranno delle citazioni di alcuni autori e delle loro
opere in cui si possono evidenziare elementi tecnici della danza dei nostri giorni.
Domenico da Piacenza, ad esempio, individua 12 movimenti tipici della danza e cita,
tra gli altri, “la reverentia” ovvero la révérence, “la continentia” il nostro demiplié e
anche “il salto” in ben tre versioni differenti.
Sicuramente, però l’eredità più importante e significativa che ci ha lasciato questo
trattatista è la considerazione secondo cui la danza ,già a quei tempi, era interpretata
come un discorso spaziale e temporale in cui il ballerino doveva porsi in relazione
stretta da un lato con la sala o il palcoscenico e, dall’altro, con la musica.
Fabrizio Caroso da Sermoneta, nel suo trattato “Il Ballarino”ci descrive le prime
pirouettes che andavano sotto il nome di “pirlotti” ed erano dei giri en dedans.
Abbiamo poi vari tipi di salto tra cui “il salto tondo” antenato del nostro tour en l’air, “la
capriola intrecciata” l’odierno entrechat-quatre e “la capriola in terzo” ovvero
l’entrechat-six. Caroso si era già accorto dell’importanza del demiplié nell’atterraggio
dei salti poiché raccomanda ai suoi allievi di”calarsi in punta di piedi allargando
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alquanto le ginocchia” e ci racconta che i ballerini dell’epoca (1560-1600) per saltare
meglio si aiutavano appoggiandosi non alla sbarra, che non esisteva ancora, bensì ad
una “seggia”.
Nella Parigi del 1661 vengono promulgate da re Luigi XIV le Lettere Patenti per
istituire l’Académie Royale de Danse, futura Opéra de Paris, laddove si dichiara che
l’arte della danza è tra le più necessarie per formare il corpo e per predisporlo ad ogni
tipo di esercizio.
Nella trattatistica del 700 (Raoul-Auger Feuillet, Pierre Rameau, Giambattista
Dufort tra gli altri) vengono definite le cinque posizioni basilari della danza classica,
anche se sicuramente erano già entrate nella prassi coreutica del secolo precedente.
Inoltre nei vari trattati sia italiani che francesi, il vocabolario orchestico si arricchisce
notevolmente di movimenti, passi e definizioni, come : plié, relevé, jeté, coupé,
pirouette, dégagé, assemblé, détourné, sissonne, tombé, pirouettes en dehors e en
dedans, etc.la sissonne failli e l’entrechat royale erano attribuiti all’inventiva del Re
Sole.
Nel 1800 il grande maestro Carlo Blasis ,nei suoi vari saggi, ci attesta l’esistenza di
due delle pose più belle della danza ovvero dell’attitude e dell’arabesque e arriva a
darne una chiara definizione. Per la prima posa prende spunto dalla statuetta del
Mercurio del Giambologna e per la seconda, che ancora non era ciò che si intende al
giorno d’oggi con la parola arabesque, da antichi bassorilievi e sculture.
Blasis è stato tra l’altro il maestro che ha formato generazioni di ballerine italiane, le
ballerine che nell’800 avevano una grande forza drammatica ed una tecnica fortissima
basata su salti, batteria e virtuosismi sulle punte, espressione tipica dello stile italiano.
Quando si parla di repertorio ottocentesco, si parla di Marius Petipa. A lui dobbiamo
difatti la maggior parte dei balletti che tuttora vengono danzati nei teatri di tutto il
mondo. Sempre a Petipa si deve la formula del pas de deux con « entrée, adage,
assolo maschile, assolo femminile e coda finale » e gran parte del vasto vocabolario di
prodezze tecniche e di complicati virtuosismi che caratterizzano le variazioni solistiche
danzate ancora oggi.
Nella tradizione italiana e blasisiana in particolare si situa la figura del grande ballerino
e didatta Enrico Cecchetti, grande ballerino, mimo e maestro che ha formato grandi
étoiles italiane e straniere e che ha lasciato un metodo tuttora usato, anche se in Italia
molto poco. In questo metodo, fondato su precisi dati anatomici, si prendono in esame
dapprima gli esercizi alla sbarra, poi il “port de bras, l’ à plomb e l’ adage”.Viene
analizzato infine l’”allegro”, parte studiata con la massima cura a causa della grande
rilevanza che ha sempre avuto nello stile italiano.
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Agrippina Vaganova ha modo di veder lavorare M.Petipa, E. Cecchetti, C. Johansson,
M. Fokine e perfino Isadora Duncan. Questa grande maestra vive in un grande
coacervo di esperienze, di fatti, di eventi; in mezzo a tutto questo riesce, partendo
dagli insegnamenti delle scuole italiana e francese, a forgiare una nuova metodologia,
che sarà poi quella della scuola russa, scuola caratterizzata da un virtuosismo
eccezionale sia maschile che femminile.
Nel corso del ‘900 la danza subisce molti affronti e spesso si trova a rimettersi in
causa, ma anche nei momenti peggiori risorge dalle proprie ceneri portando avanti le
tradizioni secolari e integrandole con le forti istanze di novità che caratterizzano il
secolo scorso. Un nome per tutti : George Balanchine. Linee allungate, posizioni
molto incrociate, impiego della sesta posizione e del parallelo e uso del fuori asse al
limite del disequilibrio: ecco alcuni dei capisaldi della tecnica russa rivisitata da Mr. B.
nell’ottica americana.
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