Gentilissimo signor Ministro del Lavoro, l’agenzia unica per le ispezioni sul lavoro non funzionerà: • non funzionerà perché si fonda su presupposti ideologici che sono intrinsecamente sbagliati. Pretende di migliorare ed “efficientare” un sistema le cui inefficienze non stanno di casa né nella qualificazione del personale né, tantomeno, nella maglia che questo personale veste; • non funzionerà perché la sua capacità di incidere sulle questioni vere e (non di facciata) sarà ulteriormente ridotta. Questioni vere che hanno molto a che fare con un sistema di norme impraticabili, grazie a decenni di regole (anzi de-regole) sul lavoro confuse, scoordinate e affastellate, vendute sotto il nome di “riforme”; • non funzionerà perché questa è l’ennesima norma impraticabile, di fatto travestita da riforma. Signor Ministro, siamo persone che sanno di cosa parlano. Lei non è certo responsabile della crisi del Suo dicastero, dal momento che tutto ciò ha radici lontane nel tempo, ma gli effetti che l’Agenzia produrrà sul sistema dei controlli sul lavoro La metteranno nella posizione di chi sarà ricordato per averlo definitivamente affossato, quel sistema. Non Le dobbiamo certo spiegare noi, signor Ministro, che questa è la Repubblica dei precari, che ha liberato milioni di rapporti di lavoro instabili, sottopagati e malsicuri grazie a un complesso di norme che favoriscono evasione ed elusione, al contempo imbrigliando controlli e garanzie sociali. La Repubblica dei precari: si declina in ottanta milioni di rapporti di lavoro a voucher, autorizzati per legge. In centinaia e centinaia di false cooperative controllate da sé stesse, che sono, nella migliore delle ipotesi, fabbriche di evasione fiscale e contributiva e nella peggiore contigue o organiche alle mafie; si traduce in milioni di ore CIG su cui la legge stessa impedisce il controllo se non a stalle aperte e buoi scappati. La Repubblica dei precari è anche, per conseguenza diretta, quella dei caporali in giacca e cravatta, degli appalti fraudolenti. E’ il luogo dove si fanno accessi ispettivi in aziende partecipate dallo Stato accompagnati e protetti dalla DIA, signor Ministro. E’ la patria delle truffe all’INPS e ai fondi UE, il luogo dove si calcolano oltre 50 miliardi di evasione contributiva all’anno. Altro che “spending review”, signor Ministro. E’ il Paese dove il contenzioso sui verbali di accertamento dura decenni, magari per arrivare a Sentenze di legittimità che condannano aziende scomparse da anni. La Repubblica dei precari si manifesta in apparati normativi che ammettono società di capitale senza soci e senza capitale. E’ il Paese che ha la sfrontatezza di definire “maxi” una sanzione (quella per lavoro nero), che ha una storia tortuosa e incomprensibile, il valore di una multa per eccesso di velocità e che non paga nessuno. Lo hanno forse inventato gli ispettori tutto questo, signor Ministro? L’agenzia trova soluzioni a tutto questo? Dove sono le soluzioni vere? Noi, si diceva, soluzioni, anche parziali, ne abbiamo. Le abbiamo messe per iscritto e le abbiamo sottoposte alla Sua attenzione: ci vuole il coraggio di deforestare tutto il sistema delle regole sul lavoro, ci vuole la riscrittura semplice e immediatamente agibile di quelle regole. Ci vuole deterrenza forte, materialmente e rapidamente applicabile. Ci vuole certezza e velocità in contenzioso (il grado unico?), ci vuole la possibilità di impedire a farabutti e prestanome di uscire dalla porta per rientrare dalla finestra. Ci vuole una capacità reale e praticabile di intaccare quei 50 miliardi, signor Ministro. Quella capacità passa attraverso scelte che facciano per sempre giustizia di norme troppo numerose, confuse e risalenti nel tempo e non certo attraverso liquidazioni di fine stagione malamente classificate sotto il nome di “riforme”. Quello che certamente non ci vuole, non serve e, anzi, complicherà un sistema in sé già troppo complicato, è l’agenzia unica per le ispezioni sul lavoro, signor Ministro, che non funzionerà. E’ già da tempo (da sempre) che il personale ispettivo del Ministero, dell’INPS e dell’INAIL, fa il suo lavoro al meglio delle sue possibilità e, nonostante regole, norme, prassi, dottrina e giurisprudenza francamente scoraggianti, porta a casa fin troppo. Non punisca questa gente. Non lo merita. Non punisca questo Paese. Non lo merita. Se intende realmente punire chi lo merita, signor Ministro, noi sappiamo chi è e come fare. Ci ascolti, siamo a Sua disposizione. Gratis. Un saluto cordialissimo