Supplemento a «Il Giornale dell’Arte» n. 354 giugno 2015
Il foro di Aquileia con il campanile della basilica paleocristiana sullo sfondo © Gianluca Baronchelli
vedere in
friuli venezia giulia
umberto allemandi & C.
N. 3, giugno-SETTEMBRE 2015
il giornale dell’arte
tutta l’arte da vedere da giugno A settembre
mittelfest
Cividale del Friuli
18–26 luglio 2015
Festival di prosa, musica,
danza, poesia, arti visive
e marionette dei paesi
della mitteleuropa
Il colore dell acqua
photo © Roberto Ricci
Carolyn Carlson ° Stefania Rocca °
David Riondino ° Alessandra Ferri °
Istanbul Symphony Orchestra °
Belarus Free Theatre ° Erri De Luca °
Bishara Haroni e Yaron Kohlberg °
Markus Stockhausen °
info ° mittelfest.org
ASSOCIAZIONE
MITTELFEST
Regione Autonoma FVG
Provincia di Udine
Comune di Cividale del Friuli
Ente Regionale Teatrale FVG
Banca Popolare di Cividale
Società Filologica Friulana
con il sostegno
particolare di:
Fondazione CRUP
Per Aquileia ci vuole un’aquila:
Serracchiani chiama l’ambasciatore-stratega
Il nuovo presidente della Fondazione Aquileia, Antonio Zanardi Landi, arriva con un invidiabile curriculum
di successi internazionali in fatto di valorizzazione culturale
Friuli Venezia Giulia. Friulano d’origine, attuale consigliere
diplomatico del presidente della Repubblica, l’ambasciatore
Antonio Zanardi Landi ha alle spalle una carriera diplomtca
iniziata nel 1978. Da allora è stato impegnato a Parigi,
Ottawa, Teheran, Londra, Roma, Belgrado, Mosca e due volte
nell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede. Presidente della
Fondazione Aquileia fresco di nomina, ratificata lo scorso
febbraio con votazione unanime, Antonio Zanardi Landi
racconta le ragioni e gli obiettivi di questa nuova sfida nel
campo del patrimonio archeologico, al quale si dedica, nello
specifico, per la prima volta.
È un incarico importante nella regione in cui è nato. Si
aspettava questa nomina?
Certamente no. Confesso che sapevo assai poco della Fondazione
Aquileia e della sua missione. Credo che l’idea di rivolgersi a qualcuno
come me, con esperienze molto diversificate, ma in settori assai
lontani da quello dell’archeologia, sia venuta alla presidente della
Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, il giorno in cui ci
siamo incontrati nell’Abbazia di Rosazzo per celebrare i 100 anni di
un grande vignaiolo e realizzatore friulano, Livio Felluga.
Spero di poter considerare nata sotto una buona
stella la decisione di chiamarmi alla Fondazione, in
un luogo particolarmente suggestivo e carico di una
storia che comprende non solo il Friuli, ma anche
Venezia e parte dell’Austria e della Slovenia.
Quali sono i tre motivi principali
che l’hanno convinta ad accettare
la carica?
Il primo è molto umano e si ricollega al
Debora Serracchiani
fatto che ci si sente lusingati nell’amor
proprio quando ci viene chiesto di occuparsi di un’idea, di un
progetto che sta evidentemente molto a cuore all’interlocutore, in
questo caso una delle figure più vivaci e innovative del mondo politico
non solo del Nord-est, ma anche nazionale. Il secondo motivo che
mi ha spinto ad accettare senza esitazione la proposta è che mi fa
piacere poter mettere esperienze accumulate nel corso di decenni
di servizio per il Ministero degli Esteri, a disposizione di un grande
progetto di valorizzazione, che ritengo importante non solo per
Aquileia e per la Regione, ma anche a livello nazionale ed europeo.
È un rafforzamento dei legami con la mia regione d’origine, cui
sono rimasto affettivamente molto vicino e da cui ho avuto un
aiuto importante in termini d’idee, di spunti operativi e di sostegno
morale, nel corso della mia carriera all’estero. La terza ragione è
che, essendo uomo senza particolari competenze tecniche e qualità,
mi è sembrato ci si aspettasse da me l’unica cosa che credo di saper
fare e che nel corso degli anni mi ha portato a qualche successo: la
messa in atto di sinergie tra organismi pubblici e il settore privato,
con lo scopo di presentare al meglio gli aspetti più attraenti (o
potenzialmente attraenti) del nostro Paese, in un’ottica di sistema.
Espressione abusata, quest’ultima, ma non siamo ancora riusciti a
coniarne una migliore per rendere adeguatamente le caratteristiche
di un Paese come il nostro, che riesce a unire arte e storia a tecnica
modernissima e ricerca, moda e arredamento a prodotti alimentari e
vini di qualità ineguagliabili, con la possibilità di presentare all’estero
un’immagine globale in cui i successi in ciascun settore rafforzano
quello degli altri. Aquileia, con la sua Basilica e il suo Battistero, i
suoi musei di antichità romane e paleocristiane, le vaste aree ancora
inesplorate e la storia di cui è imbevuta ogni sua casa e ogni sua
pietra, vicina a Grado, a Palmanova e a Cividale, a mio modo di
vedere è un esempio eclatante di potenzialità inespresse. Mi sembra
Antonio Zanardi Landi
chiaro che queste potenzialità inespresse, nel campo della ricerca
storica, archeologica e artistica e in quello del turismo e dello
sviluppo locale, possono trarre un vantaggio molto importante
dal fatto che Aquileia già oggi proietta un’immagine fortissima
e ben conosciuta in Europa e nel mondo. Mi sembra infine che
questa bella e grande sfida, che credo possa ottenere un sostegno
convinto da parte del Mibact, della Regione, delle comunità locali
e delle imprese, possa dare un contributo significativo per il
rafforzamento dell’identità culturale di Aquileia, di quella grande
regione verso cui Roma si estese facendo di Aquileia la sua base
›4
operativa e delle terre ove ancora oggi si serba memoria
Sommario
FRIULI
Intervista al direttore del Polo Museale
Luca Caburlotto 4
Intervista all’assessore regionale
Gianni Torrenti 5
Gli itinerari della Grande Guerra
5
TRIESTE
Le iniziative del Comune di Trieste 7
Il Museo ebraico 7
Il Castello di Miramare
7
La Collezione CRTrieste 8
I restauri di Mauro Vita nella collezione
del museo Henriquez
8
La Galleria Torbandena
9
Il Premio Lynx
9
CIVIDALE DEL FRIULI (UD)
I Longobardi per bambini
12
Il Monastero di Santa Maria in Valle 12
Il Festival Mittelfest 2015
12
AQUILEIA (UD)
La app di Aquileia
I mosaici della Südhalle Il Festival del cinema archeologico
I laboratori di Aquileia
13
13
13
13
CODROIPO (UD)
Le mostre di Villa Manin
Vedere in friuli venezia giulia
Beatrice Allemandi, product manager
Claudia Carello, art director
Cinzia Fattori, advertising manager
(011.8199118 - [email protected])
Curatore: Claudia Crosera
Guest editor: Jenny Dogliani
Relazioni commerciali: Valeria Riselli
([email protected])
UDINE
La Galleria Artesegno
La Galleria Copetti
15
ILLEGIO (UD)
La Casa delle esposizioni
GORIZIA
Il Museo della Grande Guerra
14
15
16
16
GRADISCA D’ISONZO (GO)
La Galleria Regionale Luigi Spazzapan16
CASARSA DELLA DELIZIA (PN)
Il Centro Studi Pasolini
18
PORDENONE
I restauri della Fondazione Crup
18
SPILIMBERGO (PN)
Il Craf La Fondazione Ado Furlan 19
20
Il calendario delle mostre
22
13
n. 3 giugno | settembre 2015
Società editrice Umberto Allemandi & C., piazza emanuele filiberto 13, 10122 Torino, tel. 011.8199111 fax 011.8193090
«vedere in friuli venezia giulia» è un supplemento di «il giornale dell’arte»
Umberto Allemandi,
direttore responsabile
Franco Fanelli, vicedirettore
Barbara Antonetto, caporedattore
SAN DANIELE DEL FRIULI (UD)
La Biblioteca Guarneriana
Francesca Scoto
([email protected])
Stampa: Arti grafiche Boccia spa, Salerno
il giornale dell’arte
Il giornale non risponde dell’autenticità delle attribuzioni
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Vedere IN FRIULI VENEZIA GIULIA | 3
Il complesso basilicale di Aquileia © Gianluca Baronchelli
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del Patriarcato e della storia della Chiesa aquileiese.
La cordata di enti pubblici costituita da Mibact,
Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, Provincia di
Udine e Comune di Aquileia (cui si è affiancata dal 2010
l’Arcidiocesi di Gorizia) per gestire aree archeologiche
e immobili di proprietà del Ministero dell’antica
Aquileia, è una scelta giusta?
Credo che lo strumento della Fondazione di partecipazione, scelto per
il rilancio di Aquileia, sia quello giusto e mi sembra soprattutto che
ne siano convinti il ministro Franceschini, la presidente Serracchiani
e gli altri attori istituzionali che partecipano al progetto. Mi sembra
chiara la necessità di costituire, anche senza istituzionalizzarla, una
rete di secondo livello, composta di persone che credono nel progetto,
siano disposte a fornire idee, sostegno anche finanziario, proporre
iniziative da realizzare insieme alla Fondazione, creando quella
massa critica che auspicabilmente ci permetterà di essere percepiti
come centro d’attrazione e come partner apprezzato e affidabile a
livello europeo ed extraeuropeo.
La sua esperienza internazionale è messa per la prima
volta al servizio esclusivo dell’archeologia. Quali
strategie ha in mente?
È presto per definire strategie senza correre il rischio di dire fesserie
o di apparire velleitari. Molte cose sono già state fatte e bene. A
valle di esperienze positive, la strategia più ovvia e immediata
immagino sia di sviluppare quanto è già nella pipeline. La prima
sfida è convincere i membri della Fondazione (che mi sembrano già
convinti autonomamente) e i tanti potenziali alleati che Aquileia può
costituire un fantastico esempio di sviluppo e di successo, condotto
correttamente e al di fuori di ogni ottica di emergenzialità, con una
prospettiva tanto di breve e medio, quanto di lungo periodo. Aquileia
non è solo monumenti e siti, ma è anche un patrimonio preziosissimo
di storia dell’età preromana, repubblicana e imperiale, di quella
patriarcale, dei tempi della dominazione austriaca e di memorie, così
forti, del primo conflitto mondiale. Anche a questa storia, oltre che
ai siti e ai monumenti, potremo attingere per costruire l’immagine,
ben corrispondente alla realtà, di un’Aquileia che ha conosciuto
molte palingenesi e che è stata fonte di idee, di modelli positivi e di
integrazione. Basti pensare allo splendido Museo Paleocristiano,
da anni purtroppo difficilmente visitabile, che a un primo sguardo
evidenzia nelle iscrizioni musive della grande Basilica in esso
contenuta, la presenza ad Aquileia di una fiorente comunità giudaica
(attestata fin dal I secolo avanti Cristo) e i vivissimi i contatti tanto
commerciali che culturali con il mondo greco e alessandrino. Dal
punto di vista delle iniziative pratiche, penso potremmo far ricorso
a un sistema che ho molto utilizzato negli anni trascorsi come Capo
Missione a Belgrado, alla Santa Sede e a Mosca: l’esibizione di opere
uniche o di piccole mostre che mettano in risalto quella straordinaria
capacità di convogliare messaggi alti e forti, propria delle decine di
migliaia di pezzi che costituiscono il nerbo del patrimonio artistico
italiano. So bene di non inventare nulla di nuovo e ho già avuto nelle
scorse settimane, accompagnando il Capo dello Stato in visita ufficiale
a Lubiana, l’occasione di vedere esposto il clipeo di Giove, prestato
dal Museo di Aquileia per un’interessante mostra sul passato romano
dell’antica Emona, oggi Lubiana. Un’altra iniziativa, con il pregio e
il difetto dell’ovvietà allo stesso tempo, è quella che vorrei proporre
ai responsabili del Museo Archeologico d’antichità romane, ovvero
che i prestiti di opere d’arte provenienti dal Museo siano sempre
accompagnati da un’azione di promozione dell’intero complesso di
Aquileia e, ma perché no?, delle possibilità turistiche dell’area e dei
prodotti d’eccellenza della regione.
Il Premio «Europa Nostra Awards» 2015 ai mosaici
della Südhalle (cfr. p. 13) è un ottimo passaporto per
la visibilità di Aquileia e per la conoscenza del suo
patrimonio archeologico fuori dal nostro Paese.
Come già detto, molte cose sono state fatte bene e il conferimento del
Premio Europa Nostra, che la Fondazione riceverà l’11 giugno durante
una cerimonia a Oslo, lo dimostra. Per la realizzazione della Südhalle
si è provveduto alla ricostruzione dell’Aula che copriva, un tempo, i
mosaici bellissimi nel lato sud del Battistero del complesso basilicale.
Ricostruire un edificio così importante a pochi metri dal corpo della
Basilica è stata una decisione coraggiosa. Il progetto è stato portato
avanti con molta cura e attenzione e a seguito di un concorso di
idee lanciato a livello europeo. Oggi la cosiddetta Aula Meridionale
attira l’attenzione e l’approvazione di grandissima parte degli
ambienti europei che si occupano della questione, concettualmente
difficile, di ridare fruibilità a mosaici e ad altri manufatti di altissimo
valore che per ragione di conservazione non possono né essere
lasciati all’aperto, né tanto meno essere trasferiti all’interno di un
museo, ove perderebbero la caratteristica importantissima della
contestualizzazione.
Scavi, ricerche, ricostruzioni virtuali, convegni,
incontri, pubblicazioni scientifiche e molto altro:
quali sono le prime iniziative in programma?
La seconda parte del 2015 vedrà molte iniziative già avviate
dalla Fondazione, che consistono, tra l’altro, nella partecipazione
all’importante manifestazione «èStoria» di Gorizia, al Filmfestival
archeologico (cfr. p. 13), che quest’anno può contare sulla presenza
di nomi illustri come Daniele Manacorda, Luciano Canfora, Alberto
Angela, alla rievocazione storica «Tempora in Aquileia». Abbiamo
anche i laboratori didattici rivolti ai bambini nel periodo estivo,
ai quali si è recentemente aggiunto il concerto di Uto Ughi e dei
Solisti Veneti in programma nella Basilica il 6 settembre, grazie a
un’iniziativa condivisa con l’associazione dei Cavalieri del Lavoro del
Triveneto. Con il direttore Tiussi e il Consiglio di Amministrazione
lavoreremo soprattutto per far avanzare il programma di successive
concessioni di aree archeologiche alla Fondazione, per avviare e
rafforzare la rete di contatti internazionali, per favorire una più
estesa presenza delle iniziative sulla stampa nazionale ed europea.
Dovrebbero inoltre avere inizio i lavori per la musealizzazione
dell’area ex Violin in piazza Capitolo, la copertura e la valorizzazione
del Fondo Cossar (dove sono conservati la pianta e molti mosaici della
più completa casa aquileiese d’epoca romana) e sarà completato
il restauro del Sepolcreto. Penso che l’operazione più impegnativa
sarà mettere a punto un piano articolato da realizzare nei prossimi
anni, in modo che ogni azione sia conseguente con le altre e non vi
siano diseconomie o sprechi di occasioni, risorse finanziarie, energie
intellettuali e buonumore. q Claudia Crosera
Questo è un Polo Museale nato dalla riforma del Mibact
La riforma delle sedi periferiche del Mibact di fine 2014 ha portato alla nascita dei Poli Museali
per gestire i musei statali. Ne parla Luca Caburlotto (nella foto), già soprintendente per i Beni
storici, artistici ed etnoantropologici, ora direttore del Polo Museale del Friuli Venezia Giulia.
In che cosa consiste la riforma e che cosa comporterà in futuro?
Il futuro è molto impegnativo, si tratta di una sfida importante. È una riforma organica, sistematica ed epocale per il nostro Ministero. Nella storia più che centenaria delle Soprintendenze, è la
prima volta che si separa la tutela dalla valorizzazione. Le Soprintendenze continuano a svolgere
attività di tutela sul territorio, mentre i Poli Museali si occuperanno di valorizzazione, promozione
e coordinamento dei musei, nell’ottica futura della creazione di un sistema museale nazionale.
Questo implica un cambio di mentalità da parte dei dirigenti e dei funzionari, che dovranno riorganizzare le proprie attività.
Quali sono le caratteristiche di questi nuovi istituti e quali sono i musei coinvolti?
I Poli Museali sono uffici che gestiscono i musei statali di ciascuna regione. In Friuli Venezia Giulia, ad esempio, il Polo comprende sei «luoghi della cultura» (come li definisce il Codice dei beni
culturali): il Museo Storico del Castello e il Parco di Miramare; il Museo Archeologico Nazionale
e il Museo Paleocristiano di Aquileia, il Museo Archeologico Nazionale di Cividale e il Museo
Nazionale di Archeologia Subacquea dell’Alto Adriatico di Grado (attualmente chiuso). La nuova
organizzazione è stata ideata per facilitare il coordinamento tra i musei e dare vita a modelli di
gestione integrata. I Poli museali devono mettere a disposizione anche delle altre realtà museali
territoriali il proprio know-how, le proprie competenze e capacità e il bagaglio di esperienza maturato in ambito di tutela e di valorizzazione.
Quali sono i punti di forza e le debolezze di questo modello di gestione?
Tra i punti di forza vi è sicuramente il coordinamento in rete dei musei sul territorio e la capacità
attrattiva che questo comporta. Sarà necessario da parte dei Poli Museali svolgere un’operazione di persuasione ad aderire alla rete nell’interesse di tutti, operazione che si basa sull’autorevolezza e sull’importanza storica dei musei statali in linea, però, con l’articolo 114 della
Costituzione, il quale sancisce l’equa ordinazione fra tutti i livelli delle pubbliche amministrazioni
Vedere IN FRIULI VENEZIA GIULIA | 4
territoriali, dal Comune allo Stato. Il Polo Museale del Friuli Venezia
Giulia deve diventare un faro per gli altri musei, ma non in senso gerarchico. Esistono già delle strutture, nella nostra regione, ad esempio, la
rete dei Musei coordinata dalla Provincia di Udine o l’Agenzia Turismo
FVG. Non ci dobbiamo sovrapporre, ma dobbiamo piuttosto affiancarle
nella gestione condivisa degli eventi e nel coordinamento quotidiano,
distribuendo le competenze. Si può diventare punti di forza ragionando
nell’ottica della sussidiarietà. Le debolezze stanno nella complessità
e difficoltà contabile-amministrativa degli enti a coordinarsi tra di loro,
considerato che ci sono musei di diversa natura giuridica, da quelli
pubblici che dipendono da Regione, Provincia e Comune, ai musei privati, ecclesiastici, gestiti da
Fondazioni ecc. Bisogna garantire una logica comune di valorizzazione anche in termini di offerta,
nei confronti dei visitatori, di coloro che richiedono l’uso di spazi culturali per l’organizzazione di
attività, mostre, convegni, concerti ecc., con l’obiettivo di far entrare i cittadini nel museo non
solo come fruitori, ma anche come attori.
Quali sono i progetti per valorizzare le eccellenze culturali regionali?
Prima di proporre nuovi progetti per il 2015 è necessario ridefinire gli organici e distribuire i
compiti. Saranno necessarie politiche unitarie e coordinate per tutti i musei che appartengono
alla rete (statali e non) in merito agli orari di apertura, alla bigliettazione e alle politiche dei prezzi
per le concessioni degli spazi. L’Istituto Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia
Giulia (costituito nel febbraio di quest’anno), l’Azienda Speciale Villa Manin e l’Agenzia Turismo
FVG sono i principali punti di riferimento per il coordinamento, per dare un senso comune alle
proposte culturali regionali. Come ex-soprintendente parto da un’eccellente esperienza messa a
frutto negli scorsi anni, in particolare nel 2014, quando assieme anche a questi istituti è stata
organizzata a Cividale la mostra «Il Crocifisso di Cividale e la scultura lignea nel Patriarcato di
Aquileia al tempo di Pellegrino II (secoli XII e XIII)», quello fu un ottimo esperimento di gestione
partecipata di un importante evento culturale regionale.
Vedrete: il binomio turismo-cultura
e le nuove tecnologie sono la strategia vincente
Gianni Torrenti
Le politiche culturali, i progetti ultimati e gli obiettivi che Gianni Torrenti,
assessore alla Cultura della Regione, vuole raggiungere entro il 2015
Friuli Venezia Giulia. Il vasto e diffuso patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia
costituisce una delle risorse fondamentali e identitarie di tutto il territorio. A Gianni
Torrenti, assessore alla Cultura della Regione, abbiamo chiesto di illustrare le politiche, i
progetti e gli obiettivi messi in atto a partire dallo scorso anno per gestire e valorizzare al
meglio tale patrimonio.
Qual è il suo personale bilancio dei primi due anni da assessore alla Cultura?
La funzione centrale della cultura, sia come strumento utile alla crescita etica, sia come asset economico-culturale, ha trovato un’ampia condivisione nella giunta che ha determinato l’aumento di risorse e
una maggiore attenzione al comparto. Grazie a queste premesse è stato svolto un importante lavoro
iniziato con il riordino e l’armonizzazione di tutti i finanziamenti sfociato nella legge 16/201, che ha
segnato una svolta nella riorganizzazione del settore grazie all’utilizzo di parametri e valutazioni
non discrezionali. Ora siamo in una fase che vede coinvolti musei e strutture culturali in un non
semplice lavoro di riprogettazione generale più in linea con lo stile di vita e le necessità dei fruitori.
Tecnicamente le soluzioni sono allo studio, ma la Regione intende mettere in atto una serie di riforme
importanti anche in virtù del riassetto in materia di cultura a seguito del superamento delle Province.
Il prossimo obiettivo sarà negoziare con il Ministero una governance innovativa in grado di formulare
una nuova gestione dei beni culturali e di raggiungere la necessaria riorganizzazione completa dei
servizi culturali maggiormente integrati con il territorio.
Voi della Regione dite di voler sostenere le imprese culturali e creative condotte
dai giovani e garantire maggiore certezza nei finanziamenti alle attività culturali.
Come pensa di riuscire a mettere in pratica questo progetto?
Ambizioso ma concreto. In Europa il tema dell’Icc (Impresa Culturale e Creativa) ha già sviluppato
buoni risultati. La transizione veloce da una politica commerciale dei prodotti a una nuova politica
immateriale dei servizi, trova uno sbocco naturale nella cultura in tutte le regioni d’Italia, che vantano
da sempre il primato di creatività, innovazione e bellezza. La cultura è lo strumento d’innovazione per
realizzare progetti mirati in grado di professionalizzare le nostre eccellenze attraverso l’alta formazione, usata come strumento creativo per le aziende culturali per far sì che esse si possano collocare
in modo competitivo nell’ambito europeo proprio grazie al sostegno regionale. In sintesi, la sfida è di
permettere alla cultura di aprirsi a nuove formule orientate alla capacità di trasformare il settore e
il suo immenso patrimonio in attività produttive, agevolando la nascita di servizi avanzati di nuova
generazione e i progetti rivolti in generale all’Ict (Information and Communication Technology). Gli
strumenti esistono e sono sia i fondi comunitari indiretti Por/Fesr, sia quelli a gestione diretta, come
Horizon 2020 ed Europa Creativa, ma più nello specifico sono tutti i progetti d’incubatori e attrattori
culturali di nuova generazione, il primo vero passo per avviare questa stessa tipologia di progetti. Oltre
agli strumenti finanziari c’è un’altra sfida in atto, quella della transizione generazionale, che nel nostro
Paese è ancorata alla cultura classica e scarsamente interessata al potenziale ruolo produttivo della
cultura e all’impiego delle tecnologie Ict. Nel settore della comunicazione le cose si stanno muovendo
velocemente. Sono fiducioso nel pensare alla politica come a un facilitatore che possa rendere il management culturale capace di credere maggiormente nelle nuove attività produttive (anche legate ai
servizi on line di nuova generazione) e capace al contempo di potenziarne lo sviluppo.
Nel biennio 2014-15 la Regione dovrebbe sistemare la legislazione regionale sui
beni culturali. Dopo la legge di riforma del finanziamento alle attività culturali
(L.R. 16/2014), si attende da anni una nuova legge che disciplini i musei e i beni
culturali. Arriva o non arriva?
La legge è allo studio. Presenta varie innovazioni e due interventi principali di riorganizzazione: il primo, dedicato ai musei e alle strutture culturali, ha l’obiettivo di favorire la creazione di un Polo Museale
del Friuli Venezia Giulia, il secondo, invece, riguarda i monumenti, le aree in genere e i beni culturali
che hanno bisogno di essere tutelati con interventi di riqualificazione mirata. Una delle priorità è formulare una linea convinta sull’accesso ai beni culturali, già avviata in altri Paesi. La spesa pubblica per
la cultura in Italia è nettamente inferiore a quella di altre nazioni paragonabili a noi: 15 miliardi di
euro, contro i 51 della Francia o i 45 della Germania. Un quadro così incerto e debole, non è in grado di
attrarre capitali privati in modo significativo. Uno dei compiti che ci siamo dati per questa legislatura
è avere un rapporto continuo con il Ministero per migliorare anche queste situazioni.
La Regione ha riconosciuto al Craf-Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia di Spilimbergo la funzione di polo di riferimento regionale per le attività di
ricerca, archiviazione, conservazione e valorizzazione del patrimonio fotografico
e ha stipulato una convenzione triennale per i suoi finanziamenti. È soddisfatto? Sì. Grazie alla recentissima convenzione è stato possibile assegnare ufficialmente al Craf una doppia specificità: la funzione di polo di riferimento regionale per le attività di ricerca, studio, raccolta,
censimento, archiviazione, conservazione e digitalizzazione e la sua specifica dotazione finanziaria.
L’intervento verso una definizione concreta di governance innovativa è iniziato dall’Azienda Speciale di
Villa Manin e dall’Istituto per il Patrimonio. La Fondazione Aquileia rimane invece un modello per lo
sviluppo Stato-Regione in ambito culturale.
Quali iniziative avete preso per celebrare il centenario della Grande Guerra e per
valorizzare il patrimonio regionale a essa legato?
La Regione Friuli Venezia Giulia ha avviato nel 2014 un importante calendario di eventi iniziato a
luglio con il concerto di Riccardo Muti a Redipuglia e proseguito a settembre con la visita del Papa.
A seguire sono stati assegnati contributi specifici per una serie di mostre itineranti della Provincia di
Gorizia e per la rassegna «Europa in guerra. Tracce del secolo breve», che ha chiuso a febbraio a Trieste e ha riaperto in aprile nel Castello del Buonconsiglio di Trento, dove prosegue fino al 6 settembre.
Propone un punto di vista unico sul tema della Grande Guerra ed è realizzata in collaborazione con la
Fondazione Museo Storico del Trentino. Sempre nel 2014 è nato il progetto Albo d’Oro curato dall’Htc,
che in collaborazione con il Ministero della Difesa consente di accedere al database dei caduti della
Prima Guerra Mondiale e di richiedere medaglie commemorative consegnate in diverse cerimonie agli
eredi. Ci sono poi gli eventi vincitori dei bandi del 2014 che si sono chiusi in aprile 2015, troppi per
citarli. Dal 2015 al 2018 ci sono ancora 4 anni d’intensa programmazione, grazie ai finanziamenti
attivi con la L.R. n.11/2013. I bandi usciti l’anno scorso hanno già messo in moto stimolanti network di
lavoro, svolgendo un’attività d’interesse culturale e turistico, nel 2015 mi aspetto si faccia ancor me-
glio. In questi 5 anni dedicherò particolare attenzione all’accoppiamento annualità e aree geografiche,
realizzando percorsi tematici integrati (2014: Trieste e gli altri territori che nel 1914 facevano parte
dell’Impero Austro-Ungarico; 2015: Udine; 2016: Gorizia; 2017: l’intero territorio regionale e infine
2018: Trieste). Consiglio a tutti di visitare il portale regionale nelle pagine dedicate alla Grande Guerra: www.regione.fvg.it/rafvg/cms/RAFVG/GEN/grande-guerra.
Arte, archeologia, teatro, cinema, letteratura e musica: come pensa di promuovere le varie eccellenze del Friuli Venezia Giulia in chiave turistica?
Nella mia idea di sviluppo ci sono interventi dedicati alle nuove potenzialità nel binomio turismocultura. L’obiettivo principale è duplice, comprende la valorizzazione dei più importanti attrattori
culturali regionali, intesi quali beni immobili rilevanti per il pregio culturale e la valenza turistica, e il
potenziamento dei sistemi culturali regionali (teatri, musei, parchi e aree archeologiche, immobili storici). In particolare il progetto del Piano Strategico regionale contempla la realizzazione di interventi
di ristrutturazione e/o destinazione a nuovo uso dei seguenti 4 beni: Museo Storico del Castello e Parco
di Miramare, Ex Pescheria-Salone degli Incanti di Trieste, Villa Louise di Gorizia e Villa Manin di Passariano di Codroipo. Va inoltre avviata la concertazione con il Ministero per la stesura di un accordo
di programma quadro con proiezione temporale di almeno sette anni (finalizzato a impiegare risorse
statali e comunitarie nella programmazione 2014-20). La sottoscrizione dell’accordo potrebbe costituire un’importante occasione per definire, di concerto con il Ministero, standard unitari di gestione e
valorizzazione dei beni, modalità di messa in rete dei reciproci patrimoni e ottimizzazione dei sistemi
di comunicazione del patrimonio complessivamente inteso. q C.Cr.
Nei luoghi della Grande Guerra:
web, trincee e monumenti ai caduti
Friuli Venezia Giulia. La regione celebra con numerose iniziative (disciplinate dalla legge
regionale n. 11 del 4 ottobre 2013) il cruciale momento storico dell’ingresso dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale, avvenuto esattamente un secolo fa, nel 1915. In primo piano vi
è il progetto intitolato «Itinerari della Grande Guerra-un viaggio nella storia», che coinvolge
quattro regioni: il Veneto, la Lombardia, le province autonome di Trento e Bolzano e il Friuli
Venezia Giulia, capofila dell’iniziativa realizzata grazie al finanziamento del Dipartimento
per lo sviluppo e la competitività del turismo della Presidenza del Consiglio. È un fitto
programma raccolto e presentato nel sito www.itinerarigrandeguerra.it, un portale ricco di
informazioni sui luoghi e gli itinerari della Grande Guerra finalizzato a valorizzare e a far conoscere il patrimonio culturale, storico e artistico di questo periodo storico. Il Friuli Venezia
Giulia è uno dei territori in cui il conflitto è stato combattuto più aspramente, i segni sono
ancora evidenti sia nel paesaggio, sia nei monumenti edificati in memoria dei caduti. Navigando nel sito web si possono scoprire svariati itinerari (22 quelli proposti nella regione),
visualizzare i percorsi in una mappa interattiva, postare messaggi su Twitter, leggere brani
di storia, vedere video, sfogliare la galleria fotografica di immagini storiche (dette «scatti
di guerra») e, ancora, informarsi su tutte le iniziative in corso o in programma. Tra le numerose proposte sono compresi anche itinerari e percorsi transfrontalieri. Nei territori teatro
della guerra oggi compresi tra Friuli Venezia Giulia, Austria, Slovenia e Croazia, sentieri,
trincee, sacrari, ossari, monumenti e cimiteri ai caduti sono la testimonianza viva di cruenti
scontri tra gli eserciti nemici: tra il 1915 e il 1917, in vaste aree del Friuli Venezia Giulia
e nelle confinanti zone della Slovenia e della Croazia, le truppe italiane e austro-ungariche
si affrontarono in dodici sanguinose battaglie. Considerevole è anche la presenza nella
regione dei musei dedicati alla Grande Guerra che ne documentano la storia e i tragici
fatti attraverso oggetti quotidiani, cimeli, uniformi, armi e immagini. A raccontare la vicenda
della Prima Guerra Mondiale sono anche i monumenti ai caduti, oggetto di un’importante e capillare attività di ricognizione e catalogazione nell’ambito del «Progetto Grande
Guerra» realizzato su iniziativa dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
e dalle Soprintendenze. Di questo tipo di monumenti (di committenza pubblica) in Italia
se ne contano 12mila; circa 400 sono quelli censiti in Friuli Venezia Giulia: un patrimonio
storico-artistico imponente che non deve essere dimenticato (nella foto, l’ara dedicata ai
caduti irredenti realizzata nel 1929 dall’architetto Carlo Polli nel cimitero monumentale di
Sant’Anna di Trieste © Sopr.Beap FVG).
Itinerari della Grande Guerra-un viaggio nella storia, info c/o Agenzia Turismo Friuli Venezia Giulia,
Villa Chiozza, via Carso 3, Cervignano del Friuli (UD), tel. 0431/387130, [email protected],
www.itinerarigrandeguerra.it
Vedere IN FRIULI VENEZIA GIULIA | 5
Questa è la città
del caffè e dei caffè
Mostre, concerti, spettacoli, regate
e iniziative culturali del Comune
di Trieste per la stagione estiva
TRIESTE. L’estate triestina è animata da un brulicare di
proposte culturali. A dare il via alla stagione, il 21 giugno,
sarà il finissage della mostra «La grande Trieste 18911914», fino ad allora visitabile nel Salone degli Incanti
(ex Pescheria). Si tratta di un’esposizione progettata dal
Comune, realizzata con il sostegno della Fondazione
CRTrieste e delle Assicurazioni Generali. «Una mostra
importante, spiega Paolo Tassinari, assessore alla cultura
del Comune di Trieste, che mette in luce un periodo finora
mai presentato in un quadro unitario. La città come la vediamo
oggi, infatti, si è formata proprio in quegli anni: dal 1891, data
dell’abolizione del privilegio del Porto Franco, al 1914, anno dello
scoppio della prima Guerra mondiale». Fotografie, oggetti
d’arte, documenti, libri e dipinti si articolano in un
percorso suddiviso in dieci sezioni che ricostruiscono la
storia della città tra Otto e Novecento. «La mostra ha avuto
un buon afflusso di pubblico, prosegue Tassinari, oltre 20mila
presenze agli inizi di maggio, con una significativa percentuale di
visitatori stranieri, anche in concomitanza con l’aumento fisiologico
dei flussi turistici di questi mesi. Questa rassegna offre continue
possibilità di approfondimento e nuovi spunti di riflessione, tanto
che alcuni visitatori tornano a visitarla, fatto non comune».
Trieste, città di confine votata allo scambio di progetti e
d’idee, necessita di un costante lavoro di valorizzazione del
patrimonio culturale e d’internazionalizzazione del proprio
profilo. A tale esigenza guardano due iniziative, una è
quella del 10 e 11 luglio nell’ex Pescheria, teatro delle finali
della XIV edizione del concorso ITS (International Talent
Support), dedicato ai giovani talenti del mondo della moda.
Tema di quest’anno: il futuro. Dal 24 luglio all’8 novembre,
nella stessa sede, si terrà poi la manifestazione (a ingresso
gratuito) «Il gusto di una Città. Trieste capitale del
caffè». «Tale appuntamento, annuncia Tassinari, è finalizzato a
promuovere “Trieste capitale del caffè”, l’iniziativa di collegamento
tra l’area del Nord-est e Milano legata al protocollo siglato tra
Comune di Trieste, Regione Friuli Venezia Giulia, illycaffè ed
Expo2015». A celebrare la cultura del caffè nell’ex Pescheria
sarà un allestimento improntato sul viaggio della preziosa
materia prima, articolato in diverse sezioni tematiche,
supportate da strumenti multimediali e da un nutrito
Una veduta della mostra «La grande Trieste 1891-1914» nel Salone degli Incanti-ex Pescheria di Trieste
programma di attività musicali, spettacoli, intrattenimento
e da un bar con degustazioni di vare miscele, cibi e
bevande rigorosamente correlati alla tradizione e al gusto
del caffè. «Sarà un’occasione importantissima per approfondire
tutte le tematiche legate al caffè, anticipa Tassinari, un’indagine
sugli aspetti della produzione e distribuzione, sui legami culturali,
storici e artistici. Il caffè viene inteso sia come bevanda, sia come
luogo di incontro e scambio di idee tipico della tradizione culturale
dell’Europa centrale». Trieste entra così nel circuito dei luoghi
collegati a Expo Milano 2015, una grande occasione per
promuovere il volto della città anche in chiave turistica.
Tra le altre iniziative cittadine in programma per l’estate
si segnala «L’alfabeto essenziale di Ugo Guarino», la
mostra dedicata al poliedrico artista, pittore, scultore,
grafico e vignettista nato a Trieste nel 1927, realizzata dal
Comune in collaborazione con la Fondazione Corriere della
Sera (depositaria dell’archivio dell’artista). A omaggiare
Ugo Guarino, da sempre legato alla città d’origine dove
ha lasciato numerose opere, è il Museo Revoltella dal 24
giugno a domenica 11 ottobre (il giorno della Barcolana,
la storica regata nel golfo di Trieste). «L’esposizione, dichiara
l’assessore, metterà in luce i diversi aspetti della vita artistica di
Guarino, ripercorrendo le tappe della sua esperienza lavorativa
sia nel mondo dell’arte sia dell’editoria (a Milano l’artista ha
pubblicato ironiche vignette in quotidiani legati al Corriere
della Sera). Al centro vi sarà la sezione dedicata alle esperienze
militanti maturate negli anni Settanta nella Trieste della riforma
psichiatrica di Franco Basaglia». Lasciata Milano, Guarino
soggiornò prima a Parigi, poi per alcuni anni negli Stati
Uniti, in particolare a New York. Tornato in Italia nel
1968 fu attivamente presente a Trieste, dove al seguito di
Basaglia nel comprensorio dell’ospedale psichiatrico di
San Giovanni, diede vita a veri e propri laboratori d’arte
applicata chiamati Collettivi Arcobaleno, creando
murali, slogan e manifesti entrati nella storia della città.
Suo il grande murale ideato nel 1991 «Da Trieste per i
porti del mondo», ancora oggi in via Tor Bandena. Da
segnalare, inoltre, «Live in Trieste 2015»: quattro grandi
serate in piazza Unità dove saranno di scena il rock di
Paolo Nutini (23 giugno), il rap di Fedez (10 luglio),
l’omaggio alla musica lirica de Il Volo (11 luglio) e lo
spettacolo del comico triestino Angelo Pintus (3 luglio),
conduttore di Karaoke su Italia Uno. Non mancherà, infine,
il tradizionale appuntamento con Trieste Estate, rassegna
di concerti e spettacoli dal vivo scanditi in un fitto
calendario di eventi di musica classica e moderna, teatro,
cinema, danza, arte e letteratura, ambientati in sedi e
luoghi vari che comprendono piazza Verdi, il Giardino del
Museo Sartorio e la Stazione ferroviaria di Campo Marzio e
coinvolgono anche la periferia con le biblioteche comunali
di rione, tra le quali figurano la biblioteca Quarantotti
Gambini a San Giacomo e la Biblioteca Stelio Mattioni a
Borgo San Sergio.
Salone degli Incanti-ex Pescheria, riva Nazario Sauro 1, Trieste,
lun-gio 11-19, ven-sab 11-21, dom 10-19, www.salonedeglincanti.
comune.trieste.it, «La grande Trieste 1891-1914»
fino al 21 giugno e «Il gusto di una Città. Trieste capitale del caffè»
dal 24 luglio all’8 novembre
Museo Revoltella, via Armando Diaz 27, Trieste, tel.
040/6754350, lun/mer-dom 10-19, wwwmuseorevoltella.it,
«L’alfabeto essenziale di Ugo Guarino» dal 24 giugno all’11 ottobre
Ebraica da nove secoli, Trieste rinnova il museo
TRIESTE. Il Museo della Comunità ebraica di Trieste intitolato a Carlo e Vera Wagner presenta le proprie sale rinnovate: spazi
moderni dedicati al racconto della storia ebraica (nella foto) della città dal XIII secolo a oggi. Già sede dell’ospedale israelitico
e poi dell’Agenzia ebraica destinata ad accogliere i profughi in fuga dal nazismo che si imbarcavano a Trieste verso destinazioni più sicure, i locali di via del Monte 5 e 7 ospitano dal 1993 il Museo della Comunità, strutturato su due piani. I lavori
di riallestimento sono incominciati nel 2014. Nello stesso anno, in occasione della Giornata europea della cultura ebraica a
settembre, è stato riaperto il primo piano con la sezione dedicata alla cultura ebraica. La seconda fase è terminata invece
nel marzo di quest’anno, con il coordinamento scientifico della professoressa Tullia Catalan cui si deve il riallestimento delle
sale del pianterreno, un percorso sulla storia degli ebrei a Trieste raccontata con documenti e oggetti dall’insediamento della
comunità ai giorni nostri suddivisi in quattro sezioni: religione, storia, Shoah e rapporto con la terra di Israele. I materiali didattici a corredo dell’esposizione permanente sono in italiano e in inglese, per avvicinare un pubblico sempre più internazionale.
Il ricco patrimonio della cultura ebraica cittadina è composto di argenti, tessuti, libri e documenti, testimonianza sia della
vita comunitaria ebraica, sia di quella strettamente familiare delle grandi dinastie di ebrei protagoniste della storia di Trieste.
Di rilevante importanza sono anche i documenti che ricostruiscono le vicende delle deportazioni degli ebrei triestini e gli oggetti personali razziati durante la guerra e dimenticati in giacenza fino al 2000 in un deposito del Ministero del Tesoro, poi
restituiti alla città. Mauro Moshe Tabor,
assessore alla Cultura della Comunità
ebraica di Trieste, da sempre impegnato nel recupero della memoria ebraica
della città e della regione Friuli Venezia
Giulia, spiega: «Il nuovo Museo vuole essere una porta aperta verso un futuro di
convivenza e rispetto nel quale la nostra
Comunità possa, come in passato, fornire
il suo servizio per la società e per la costruzione di nuovi equilibri di pace».
Museo ebraico Carlo e Vera Wagner
via Del Monte 5/7 a Trieste,
mar 16.00-19.00, mer 10.00-13.00,
gio 16.00-19.00, tel. 040/633819,
[email protected]
Da sessant’anni il Castello
di Miramare è un museo
TRIESTE. Il Museo Storico del Castello di Miramare festeggia 60 anni di apertura. Nel 1955, infatti, in seguito agli
eventi bellici della Seconda Guerra Mondiale, il Castello,
dimora nobiliare che l’arciduca Ferdinando Massimiliano
d’Asburgo fece costruire a metà Ottocento per risiedervi
con la moglie Carlotta del Belgio, e il Parco, con i giardini all’italiana e le scuderie, furono restaurati e restituiti al
pubblico (nella foto, una veduta del castello con il parco, ©
Alessandro Savella, Courtesy APT Trieste). Il 2 giugno dello
stesso anno fu inaugurato il Museo Storico del Castello di
Miramare, che ospita mostre temporanee e conserva ancora intatti le opere d’arte e i lussuosi arredi originari.
Museo Storico e Scuderie del Castello di Miramare
viale Miramare, Trieste, lun-dom 9,00-19,00, tel. 040/224143,
[email protected], www.castello-miramare.it
Vedere A TRIESTE | 7
A sinistra, «Commercio» e, a destra, «Industria» di Eugenio Scomparini © Paolo Bonassi
Cento volte Novecento:
la collezione CRTrieste
Un volume e una mostra ripercorrono attraverso 100 opere del XX secolo
la storia e la mission della raccolta della Fondazione triestina
Trieste. La Collezione d’Arte della Fondazione
CRTrieste comprende 440 opere: sculture, grafiche
e dipinti, quasi tutti del XX secolo, realizzati da alcuni tra
i più importanti artisti locali e nazionali.
Tale corpus è stato raccolto nel corso del Novecento, fino
al 1993, dalla Cassa di Risparmio di Trieste ed è in seguito
passato alla Fondazione CRTrieste, che si occupa della
sua valorizzazione. Il 2 giugno si è chiusa nel Magazzino
delle Idee la mostra «Cento Novecento», curata da Patrizia
Fasolato, promossa dalla Provincia di Trieste
con il sostegno della Fondazione CRTrieste, la
collaborazione del Polo Museale del Friuli Venezia Giulia e
della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.
In occasione della rassegna, con cento lavori raramente
visibili, è stato pubblicato un catalogo che racconta le
vicende della Collezione attraverso le tredici sezioni del
percorso espositivo: un itinerario a tappe nelle esperienze
figurative maturate in ambito giuliano e non solo, e nella
storia della città. Il volume «Cento Novecento. Un secolo
d’arte in cento opere della collezione Fondazione
CRTrieste», oltre alla riproduzione delle opere esposte,
contiene analisi, saggi e approfondimenti di esperti e
studiosi come Luciano Celli, Massimo De Grassi, Patrizia
Fasolato,
Vanja Strukelj, Vania Gransinigh e Maurizio Lorber.
Alcune delle opere in mostra sono il risultato di acquisti
fatti in gallerie o esposizioni dal 1911, spesso a sostegno di
artisti del territorio, altre, invece, sono frutto di donazioni,
altre ancora sono state eseguite su committenza o
provengono da collezioni che rischiavano la dispersione.
È il caso, per esempio, del gruppo di dipinti «Arte e
Industria» della Stock, firmati tra gli altri da Giorgio
de Chirico, Franco Gentilini, Ennio Morlotti e Orfeo
Tamburi, una raccolta di 12 tele (perfetto connubio tra
arte e pubblicità) che la Fondazione ha acquisito dallo
storico stabilimento triestino nel 2008 per evitarne lo
smembramento.
È una scelta che rispecchia appieno la mission delle
fondazioni di origine bancaria, caratterizzata dall’impegno
costante nella valorizzazione e nella salvaguardia di
opere espressione dell’arte territoriale, attraverso il
finanziamento di restauri e la strategica acquisizione di
altre opere e collezioni.
Tra gli altri artisti documentati nella mostra
e nel catalogo vi sono Ugo Flumiani, Edgardo Sambo,
Umberto Veruda, Bruno Croatto, Vito Timmel,
Carlo Sbisà, Leonor Fini, Marcello Mascherini, Vittorio
Bergagna, Teodoro Wolf-Ferrari, Miela Reina, Nino
Perizi, Afro e Lucio Fontana.
A corredo della rassegna sono state organizzate anche
svariate visite guidate ai luoghi, poco accessibili al
pubblico, che custodiscono le tele e i cicli decorativi di
proprietà della Fondazione. Tra questi Palazzo Economo,
sede degli uffici del Mibact, dov’è conservato «Ciclo del
Progresso», una serie di otto tele che decoravano il Caffè
alla Stazione ideata nel 1897 da Eugenio Scomparini
e realizzata con il coinvolgimento dei pittori Antonio
Lonza, Giuseppe Barison, Guido Grimani e Giuseppe
Pogna.
Nel Palazzo del Lloyd triestino, affacciato su piazza
Unità, sono custodite, invece, le grandi tele di Giuseppe
Barison, eseguite nel 1912 per la sede storica della Cassa
di Risparmio di Trieste, oggetto, anche quest’ultima, di
apprezzate visite guidate. q Claudia Crosera
Fondazione CRTrieste, via Cassa di Risparmio 10,
tel. 040/633709, www.fondazionecrtrieste.it,
Se avete un cannone da restaurare chiamate Mauro Vita
trieste e Roveredo in Piano (PN). Attivo nel settore della conservazione dei beni culturali dal 1985, con sede poco fuori Pordenone (a
Roveredo in Piano), il Laboratorio di Restauri Mauro Vita utilizza tecnologie avanzate in costante aggiornamento, in particolare nella disinfestazione ad atmosfere controllate e microonde, tecnica recentemente
applicata nella conservazione delle antiche travature secentesche di
Palazzo Ricchieri, sede del Museo di Pordenone. Lo stesso Laboratorio
è intervenuto anche nel recupero conservativo degli armamenti della
Grande Guerra, patrimonio di tante collezioni pubbliche, come quella
del Museo di Redipuglia. Mauro Vita (nella foto) ha consolidato le proprie competenze nel restauro dell’artiglieria pesante sul Carso, dove
ha operato tra il Sacrario Militare, il Monte San Michele e il Sacrario
di Oslavia. A lui si devono inoltre gli interventi di restauro su intonaci,
sculture e affreschi nel Sacrario Militare di Schio, su commissione del
Ministero della Difesa, e quelli commissionati da tante piccole comunità, come nel caso dei Monumenti ai Caduti di Montereale Valcellina
e di Claut, nella montagna friulana. Mauro Vita si è occupato di pezzi
rari e importanti, come l’obice italiano Armstrong-Pozzuoli da 149/12
esposto nel Museo Diego de Henriquez (nella foto), obici francesi da
155, cannoni, mitragliatrici e autoblinde, ponendo rimedio, con il suo
staff di esperti, a ossidazioni delle parti metalliche, corrosioni secolari e meccanismi inceppati. Ha inoltre restaurato ambulanze,
lettighe e carrozze, tra cui quelle che trainate da otto cavalli
neri trasportarono i feretri dell’imperatore Ferdinando e della
duchessa Sofia nel loro ultimo viaggio da Sarajevo a Vienna
(con sbarco a Trieste), esposte, insieme a numerosi altri
pezzi restaurati da Mauro Vita, nel Museo della Guerra
per la Pace Diego de Henriquez, riallestito e riaperto
lo scorso anno per le celebrazioni dell’anniversario
della discesa in guerra dell’Austria Ungheria. Attraverso il restauro dei suoi pezzi migliori, in esposizione
permanente, il museo civico triestino si presenta come
luogo della memoria e monito di pace. q Isabella Reale
Vedere a TRIESTE | 8
Civico Museo della Guerra per la Pace «Diego de Henriquez», via Cumano 22, Trieste, lun/mer-dom 10-19 (in luglio e agosto
aperto anche il martedì), tel. 040/6754699, www.museodehenriquez.it, [email protected]
Laboratorio di Restauri Mauro Vita, via Del Lavoro 2, Roveredo in Piano (PN), tel. 0434/960497,
www.vitarestauri.it, [email protected]
Da 50 anni si chiama Torbandena
la casa Rosada dell’arte
Il gallerista ha raccontato in un libro due generazioni
della sua famiglia e mezzo secolo di attività
Trieste. Arriva in bicicletta, con Lula e Yoko, i suoi due amatissimi cani. Il gallerista Alessandro Rosada tiene in vita
a Trieste due importanti spazi dedicati all’arte moderna e
contemporanea: la Galleria Torbandena, che prende il
nome dalla strada sulla quale si affaccia, Via di Tor Bandena, e
festeggia cinquant’anni di attività, e Torbandena Projects,
una galleria di 300 metri quadrati in un elegante palazzo di
via San Nicolò, dove ad accogliermi, come in un moderno Sogno di Giacobbe, è una grande scala che collega i due piani
dello spazio espositivo. Con orgoglio mi mette in mano il catalogo realizzato per i 50 anni della Galleria, un elegante
libro che profuma di nuovo e di curiosità, per me, di ricordi
di una vita, per lui. Nel volume che celebra l’importante anniversario, Alessandro Rosada ripercorre la storia di una passione che si tramanda di padre in figlio e che dal 1964 si protrae
ininterrotta tra le mura di questo scrigno di arte. Scorrendo il
libro, pagina dopo pagina, si scopre la storia di una famiglia:
il contagioso amore per l’arte, la febbre per l’Informale, il
fortissimo legame con Trieste, le amicizie con artisti, poeti
e letterati, la passione per la carta, l’insopprimibile desiderio
di viaggiare. Ci racconta che: “La Torbandena è una galleria di
viandanti. C’è un’anima gitana che le ha fatto da motore. Prima a
Milano. Poi a Trieste. Un amore ricambiato con Vienna. E infine un
Alessandro Rosada con i suoi due
profondo radicamento in terra di Spagna, tra il freddo inverno di Macani Yoko e Lula
drid e il calore delle isole Canarie. Dietro questi ritagli di geografia c’è
tutta quanta la poetica, il concetto, la spinta propulsiva con cui è stata
portata avanti la galleria». Per la Galleria Torbandena l’estate si apre con una nuova avventura: da
luglio a ottobre, in collaborazione con la direzione Portopiccolo di Sistiana, avrà infatti a disposizione uno spazio di 110 metri quadrati per esporre opere d’arte contemporanea, in una location
esclusiva affacciata sul mare. A ottobre invece, negli spazi della Galleria in centro città sarà allestita una mostra con la più importante raccolta privata di Arturo Nathan (Trieste 1891-Biberach
1944), tra le poche conservate di questo artista di cui la Galleria cura, per conto degli eredi, tutte le
iniziative, dall’archiviazione delle opere al coordinamento delle mostre, alla certificazione degli
inediti. Ricomincia a chiacchierare. Gli propongo di giocare con i numeri per questa intervista
davvero singolare. Scomponiamo in cifre 2015: 2 sogni da realizzare, 0 stima di…, 1 incontro che
gli ha cambiato la vita, e 5 buoni motivi per continuare questa avventura. Non ci pensa neanche
un attimo e i sogni diventano tre, uno già realizzato: «Con questo libro ho già portato a termine un sogno:
nel volume del cinquantenario ripercorro la storia della mia famiglia, emerge ciò che mio padre e io siamo stati,
la nostra identità». Due i sogni ancora da realizzare: «mi piacerebbe potermi rinchiudere per un mese intero
nel Museo Revoltella per riallestire completamente gli spazi dedicati all’arte moderna e valorizzare i meravigliosi
capolavori che contiene, mettendo in deposito quelli che capolavori non sono», afferma con un sorriso sagace
e malizioso e poi prosegue: «mi piacerebbe potermi isolare per dedicarmi alla scrittura di poesia, il mio
grande amore, circondato dai miei cani». Continuiamo con il nostro discorso e affrontiamo lo zero.
«Zero stima di chi nell’arte trova solo un modo per speculare, senza cuore, senza sensibilità e ce ne sono tanti».
Quando gli chiedo qual è l’incontro nel mondo dell’arte che gli ha cambiato la vita non esita a
rispondere: «Daniele Amati, un fisico di fama internazionale, direttore della Sissa di Trieste; è il mio migliore
amico, nipote del più importante collezionista italiano del Novecento, Emilio Jesi. Senza di lui non avrei mai avuto la possibilità di esporre capolavori di Juan Gris, Paul Klee, Giorgio de Chirico e Marino Marini, ad esempio».
Alla fine affrontiamo i cinque motivi che lo spingono a continuare questo lavoro: «Il primo è perché
sarebbe difficilissimo per me smettere di sognare le mostre che farò e che progetto in una sorta di mappa ideale
delle pareti della galleria dove sono cresciuto; il secondo è che, probabilmente, senza questo punto di attrazione
non potrei vedere tutto assieme il gruppo straordinario dei miei amici; il terzo: perché è una vita incredibilmente
stimolante; il quarto: questo lavoro mi permette di viaggiare senza sosta; l’ultimo riguarda invece le poesie che
scrivo, spesso ispirate ai miei artisti, alle opere che vedo: senza tutto questo non so se riuscirei a scrivere ancora.
Non posso smettere: sono condannato!» Quando sto per andare via, bussa alla porta della Galleria,
ormai chiusa, un anziano ed elegante signore con gli occhi blu e un sorriso dolce: Daniele Amati.
Strano caso del destino. q Claudia Crosera
Il Sestante va a caccia di premi e di stelle
Trieste. L’Associazione culturale Il Sestante deve il proprio nome allo strumento ottico utilizzato
per misurare l’altezza degli astri sull’orizzonte, opera per promuovere l’arte contemporanea, organizza eventi anche a scopo sociale e bandisce premi. È un’associazione fatta di artisti che vedono in Trieste un crocevia di genti e culture, un centro propulsore di arte contemporanea italiana
e internazionale e di stelle nascenti. Il desiderio di andare a caccia di talenti ha portato alla prima
edizione del Premio Internazionale d’Arte Contemporanea-Lynx 2015, rivolto a pittura, fotografia e digital art (iscrizioni fino all’11 luglio). Si tratta di un concorso a tema libero che consente ad
artisti di qualunque età e provenienza la massima autonomia di espressione nei contenuti e nelle
tecniche. Le sessanta opere finaliste (24 di pittura, 24 di fotografia e 12 di digital art) saranno
selezionate da una giuria composta da artisti, galleristi, critici d’arte, editori, fotografi e collezionisti e saranno esposte in tre sedi: nella Lux Art Gallery di Trieste dal 20 settembre all’11 ottobre,
nella Lokarjeva Galerija di Aidussina in Slovenia dal 6 al 27 novembre e a Livorno in dicembre.
Le stesse opere saranno inoltre pubblicate sul sito www.premiolynx.com e in un catalogo edito
da Franco Rosso Editore. Ai tre vincitori, uno per categoria, andrà un premio del valore complessivo di 8mila euro. Saranno inoltre assegnati premi speciali, come il Premio Under 21, il Premio
Speciale Progetto «Be Art Builder» e il Premio Speciale Fiera. Venti dei 60 finalisti saranno invitati
a esporre a Trieste per quattro mesi accanto a una selezione di colleghi internazionali. «Il Premio
Lynx, spiegano Riccardo Tripodi ed Enea Chersicola, artisti e ideatori dell’iniziativa, nasce con
l’obiettivo di confrontare attraverso la multidisciplinarietà percorsi di ricerca estranei fra loro, dalla
volontà di proporre domande inedite che aprano nuovi orizzonti di analisi». L’idea di questa sfida
nasce dunque dalla necessità di condividere valori, di favorire la coesione tra artisti di diversa
provenienza, di permettere un confronto internazionale, di promuovere e valorizzare l’arte contemporanea offrendo un’occasione di visibilità (nella foto piazza Unità d’Italia a Trieste © Luigi Carli).
Associazione culturale Il Sestante, via Tivarnella, 5, Trieste; tel. 389/6774508, 347/6091354;
www.premiolynx.com; [email protected]; www.associazioneilsestante.com,
«Premio Internazionale d’Arte Contemporanea-Lynx 2015» iscrizioni fino all’11 luglio
WWW.TORBANDENA.COM
Galleria Torbandena, via di Tor Bandena 1, mer-ven 16-20, sab 11-13/16,00-20, tel. 040/630201,
www.torbandena.com
Una veduta degli spazi della Galleria Torbandena
TORBANDENA PROJECTS
PORTOPICCOLO
SISTIANA _ TRIESTE
SUMMER SHOW
INAUGURAZIONE
SABATO 4 LUGLIO
ORE 21.00
Vedere a TRIESTE | 9
Trieste Contemporanea emette ricerca in tutta Europa
L’organismo culturale fondato da Franco Jesurun nel 1995 festeggia vent’anni con un Forum
sul finanziamento all’arte contemporanea, premi e mostre
TRIESTE. Studio Tommaseo è
uno scrigno bianco dedicato
all’arte contemporanea, a due
passi dal centro cittadino. Una
scala invita il visitatore a scendere
e lo conduce verso il deus ex
machina dello spazio: Giuliana
Carbi Jesurun. A lei abbiamo
rivolto alcune domande, iniziando
dall’evento più importante
organizzato dal Comitato Trieste
Giuliana Carbi Jesurun
Contemporanea-Dialoghi
con l’arte dell’Europa centro
orientale, che festeggia vent’anni il 27 giugno. Si tratta
del Forum InCE di Venezia, un appuntamento biennale,
un importante momento d’incontro e scambio di
esperienze tra curatori di arte contemporanea provenienti
prevalentemente da Paesi dell’Europa orientale.
L’edizione di quest’anno, la settima, intitolata «Before
numbers. Perspectives in funding contemporary art
research», dedicata alle forme di finanziamento dell’arte
contemporanea, si è svolta l’8 maggio nella splendida
cornice settecentesca di Ca’ Rezzonico a Venezia.
Siete soddisfatti dei risultati del Forum?
L’adesione dei relatori e degli osservatori è stata incredibile.
Abbiamo discusso i punti essenziali di un documento in favore
del sostegno pubblico alla ricerca artistica. A breve inizieremo
la raccolta firme, poi in ottobre lo dirameremo da Trieste. Le
comunicazioni riportate al Forum di Venezia sono state più
drammatiche del previsto, il bacino di provenienza era molto vario.
Si è parlato, tra l’altro, di come la ricerca debba per sopravvivere
camuffarsi all’interno di progetti approvati per finalità diverse, ad
esempio turistiche; di come possa essere inquinata, al pari di quella
scientifica, dalle pressioni del mondo economico, non dal comparto
farmaceutico, ma dai colossi del mercato dell’arte come i potenti
dealer americani.
A fine ottobre avrete dunque un secondo
appuntamento a Trieste per riflettere sulla carenza
In alto, «One and twenty-four chairs» di Adrian Paci, 2012
© l’artista e Kaufmann Repetto, Milano
In basso, «Airport Chapel 5» di Breda Beban, 2003
© Beban’s Estate e Kalfayan Galleries, Athens-Thessaloniki
di risorse alla ricerca nell’arte contemporanea.
Sì, vorremmo portare all’attenzione della gente il fatto che a
tutti i livelli di governo (europeo, nazionale e locale) i sistemi di
finanziamento pubblico sono vere e proprie decisioni di politica
culturale che si ripercuotono molto più di quanto si pensi sulla
qualità futura della comunità civile, anche subdolamente. In alcuni
Paesi è molto evidente. Per questo bisogna garantire alla ricerca
il suo connaturato spazio libero, che deve essere pensato come un
cruciale incubatore d’immaginazione e innovazione dove testare
nuovi processi per la preparazione della sfera pubblica futura. Sarà
un intenso weekend, oltre ai lavori del forum vero e proprio, avremo
tavoli di discussione, approfondimenti tematici, proiezioni video e
talk pubblici di artisti e curatori.
Creare un osservatorio permanente sull’arte e la
cultura dell’Europa centro orientale è uno degli
obiettivi di Trieste Contemporanea. Quali progetti
avete in cantiere?
Le iniziative sono molte. L’attività in sede sarà cadenzata dalle
mostre e dagli incontri diretti con gli artisti dei nostri due format
«Videospritz» e «Fotospritz» (incontri internazionali di video e
fotografia Ndr), bandiremo la call per il Premio Giovane Emergente
Europeo 2015, osservatorio molto stimolante sulla produzione più
fresca dell’Europa dell’Est. Porteremo a Vilnius (in Lituania) e a
Minsk (in Bielorussia) la nostra iniziativa sull’eclettico artista e
drammaturgo Stanisław Ignacy Witkiewicz e sulla sua grande
influenza su Tadeusz Kantor (di cui quest’anno cade il centenario
della nascita). Presenteremo poi in varie sedi europee il progetto
croato-sloveno-italiano «Smuggling Anthologies». A settembre
ospiteremo la conclusione del progetto sloveno-austriaco-italiano
«Zipped World», che affronta la fotografia come arte pubblica.
Mentre tra le mostre di novembre sarà divertente vedere cosa
combineranno, lavorando per la prima volta insieme, Tomislav
Brajnović e Igor Eskinja.
Lo scorso anno si è svolta la prima edizione del
concorso «Squeeze It» dedicato a Franco Jesurun
(fondatore di Trieste Contemporanea e dello Studio
Tommaseo), finalizzato a promuovere nuove creazioni
artistiche nate dalla contaminazione tra teatro e arti
visive. È contenta dei risultati?
Vedere gareggiare con tanto impegno i tre giovani finalisti è
stata una vera delizia! Le loro azioni erano diversissime. I tre
provenivano da Finlandia, Germania e Croazia. Alla fine è stato il
gruppo croato Komična Hunta ad aggiudicarsi il premio Franco
Jesurun. Sono felice di diffondere da queste pagine la notizia che
Adrian Paci soprintenderà alla fine di giugno alla realizzazione del
video dell’azione vincitrice, che era poi il premio in palio. Il concorso
è stato in assoluto una sperimentazione e l’energia che abbiamo
visto, anche nell’efficacissimo esercizio di scambio tra i giovani
partecipanti al workshop da noi organizzato, ci ha convinto
a far uscire subito il nuovo bando 2016, dando così la possibilità
anche alle strutture educative europee di arti visive e performative
di inserire nel loro programma la partecipazione dei propri
studenti al concorso.
q Claudia Crosera
Trieste Contemporanea-Studio Tommaseo,
via del Monte 2/1, Trieste, lun-sab 17-20, tel. 040/639187,
www.triestecontemporanea.it, «Zipped World.
Photography in Public Domain» dal 5 set. al 4 nov.; «Before numbers.
Issues and Activities (Seventh CEI Venice Forum
for ContemporaryArt Curators. Second Session)» 23 ott.; «Tomislav
Brajnović e Igor Eskinja» dal 7 nov.
05.09.15 inaugurazione mostra ZIPPED WORLD. PHOTOGRAPHY IN PUBLIC DOMAIN
15.10.15 deadline presentazione candidature PREMIO GIOVANE EMERGENTE EUROPEO 2015
23.10.15 CEI TRIESTE FORUM FOR CONTEMPORARY ART CURATORS 2015
07.11.15 inaugurazione mostra TOMISLAV BRAJNOVIC – IGOR ESKINJA
triestecontemporanea. dialoghi con l’arte dell’europa centro orientale
www.triestecontemporanea.it
Vedere a TRIESTE | 10
Quei Longobardi a colori amici dei bimbi
Famiglie e scuole visitano i monumenti dell’antico popolo germanico:
mostre, bandi e iniziative del Comune di Cividale del Friuli
Cividale del Friuli (Ud). Per rendere divertente la visita ai monumenti di età longobarda, il Comune di Cividale ha realizzato
alcune iniziative dedicate ai bambini, alle famiglie e alle scuole. «L’Italia dei Longobardi. I luoghi e i protagonisti», per
esempio, è un’interessante mostra di illustrazioni a misura di bambino allestita nel Monastero di Santa Maria in Valle. Le
linee semplici e i toni vivaci delle tavole del giovane illustratore per l’infanzia Tommaso Levente Tani, dedicate alle sette
località del sito seriale longobardo patrimonio Unesco, costituiscono la prima guida illustrata ai monumenti del sito.
Accanto a quelle di Cividale vi sono le immagini simbolo delle altre città longobarde in Italia, da Brescia a Castelseprio, da
Spoleto a Campello sul Clitunno, da Benevento a Monte Sant’Angelo, unite in un percorso colorato che sottolinea l’importanza
di tale patrimonio nel nostro Paese. «Nel documentarmi per realizzare questo lavoro, spiega l’artista, ho avuto il piacere e il divertimento
di leggere e sfogliare svariati testi. Mi ha colpito vedere che dagli anni ’50 a oggi è cambiata moltissimo l’opinione degli italiani su questo popolo.
E sono felice che finalmente sui longobardi si sia posata la luce che meritano, una luce calda come i colori che in una recente ricostruzione sono
stati accostati all’altare di Ratchis, gli stessi che anch’io ho utilizzato. Ho scelto immagini d’immediata comprensione, continua l’artista, che
facilitino la lettura attraverso elementi ricorrenti: i re e le attività quotidiane. I re perché ho ritrovato in loro la linearità che rende la storia delle
grandi monarchie europee più semplice, come se le vite dei monarchi fossero piccoli promemoria per memorizzare lo scorrere del tempo. Le attività
quotidiane perché racchiudono lo spirito dell’epoca».
Ai bambini delle scuole sono anche dedicate le iniziative di Archeoscuola, il laboratorio didattico che realizza attività educative nei maggiori musei cittadini e che, su incarico del Comune di Cividale, ha creato le schede didattiche per il Tempietto
Longobardo e il monastero di Santa Maria in Valle «Archeogiochiamo al Tempietto Longobardo con Berta e Bianca»: un
supporto divertente per i giovani visitatori dei monumenti cividalesi. Sono in programma altre schede dedicate ai maggiori monumenti cittadini, come il Duomo, il Palazzo dei Provveditori, il Ponte del Diavolo e le mura di cinta di Cividale. Per incrementare
le visite scolastiche a Cividale, l’Associazione Italia Langobardorum, struttura che gestisce il sito Unesco «I Longobardi in Italia.
I luoghi del potere (568-774 d.C.)», a ottobre metterà a disposizione tramite un bando dei finanziamenti alle scuole secondarie per i viaggi d’istruzione
nei siti Unesco e in tutti i luoghi
legati alla cultura e alle tradizioni
longobarde.
Monastero di Santa Maria in Valle,
Via Monastero Maggiore, n. 34,
Cividale del Friuli (UD), dal 1 aprile
al 30 settembre lun-ven 10.0013.00 e 15.00-18.00, sab-dom e
festivi 10.00-18.00, dal 1 ottobre
al 31 marzo lun-ven 10.00-13.00
e 14.00-17.00; sab-dom e festivi
10.00-17.00, tel. 0432/700867,
www.tempiettolongobardo.it,
[email protected],
«Tommaso Levente Tani: l’Italia dei
Longobardi, i luoghi e i protagonisti»
dal 7 novembre 2014
Una delle illustrazione realizzate da
Tommaso Levente Tani
Era una corte longobarda; ora è il Monastero di Santa Maria in Valle
Cividale del Friuli (UD).
Fino al 28 febbraio 2016
nella cappella dell’Eucarestia delle monache della
Chiesa San Giovanni nel
Monastero di Santa Maria
in Valle sono esposti una
cinquantina di pezzi, tra reperti archeologici e opere
d’arte medievale, tutti pertinenti al Monastero. Curata
da Luca Villa e nata dalla
collaborazione del Comune
di Cividale con il Mibact, la mostra riporta nel Monastero sia
i manufatti provenienti da questi luoghi (conservati nel Museo Archeologico Nazionale
di Cividale), sia i reperti delle
nuove ricerche archeologiche
svolte in questi spazi negli ultimi anni, nel tentativo di ricostruire l’antico splendore degli
arredi originari. La maggior
parte degli oggetti proviene
dalle collezioni della Soprin-
tendenza archeologica e dalla
Soprintendenza storico-artistica del Friuli Venezia Giulia e
sono tutti databili dalla Roma
di età imperiale al Rinascimento. Accanto alle monete
antiche e a un’importante
croce astile dell’VIII secolo
in lamina d’argento dorata
(la cosiddetta Croce di Santa
Maria in Valle) si possono ammirare frammenti di cornici
marmoree decorate, tessere
musive e frammenti di vetro,
anfore e parti di vasellame in
ceramica (nella foto, piatto in
ceramica graffita della tavola
del Monastero rinascimentale), fibbie e bottoni. Ma non
è tutto, vi sono anche alcuni
materiali rinvenuti in tre tombe longobarde scoperte nel
XVIII secolo sotto la chiesa
di San Giovanni: una serie di
piccole croci in lamina d’oro individuate all’interno di
sarcofagi marmorei d’illustri
famiglie nobili. Tra i pezzi di
maggior rilievo si segnalano
alcuni esempi di scultura
lignea del Duecento, come
i due «Dolenti» (la Vergine e
san Giovanni), oggetto di un
lungo e accurato restauro
realizzato nel 2014 a Udine,
nel laboratorio di restauro
della Soprintendenza per i
beni storici, artisti ed etnoantropologici del Friuli Venezia Giulia. «È un’occasione
unica per vedere nel luogo
da cui provengono, alcune
opere di grande pregio», ricorda il curatore Luca Villa,
che prosegue «questi manufatti, con i reperti provenienti
dalle recenti scoperte archeologiche, vengono contestualizzati all’interno del racconto dell’evoluzione di uno
dei più importanti complessi
monumentali della Cividale
longobarda e medievale: la
corte regia longobarda poi
divenuta Monastero di Santa Maria in Valle».
Monastero di Santa Maria in Valle via Monastero Maggiore 34,
Cividale del Friuli (UD), apr.-set. lun-ven 10.00-13.00/15.00-18.00,
sab-dom-festivi 10.00-18.00), ott.-mar. lun-ven 10.00-13.00/14.0017.00, sab-dom-festivi 10.00- 17.00, tel. 0432/700867, www.
tempiettolongobardo.it, «Preziosi ritorni» fino al 28 febbraio 2016
Un’immagine dallo spettacolo del Belarus Free Theatre
L’acqua protagonista
del Mittelfest
Temi, ospiti, appuntamenti e novità
della 24ma edizione del Festival
della Mitteleuropa diretto
da Franco Calabretto
Cividale del Friuli (Ud). Si apre una nuova era per il
Festival della Mitteleuropa, giunto alla 24ma edizione
grazie al costante contributo della Regione Friuli Venezia
Giulia. Mittelfest 2015 «Il colore dell’acqua», in
programma dal 18 al 26 luglio, si nutre (come sempre) di
musica, teatro, danza, cinema e incontri, richiama
l’attenzione e contribuisce a modellare una comune identità
europea e, attraverso un cartellone ricco di appuntamenti,
trasforma la città Patrimonio Unesco in un palcoscenico a
cielo aperto.
La 24ma edizione è il primo capitolo di una trilogia (che
si concluderà nel 2017) dedicata all’acqua, all’aria e alla
terra: tre elementi, ma anche beni comuni. Nell’anno
dell’Expo non poteva che essere l’acqua, con i suoi colori,
il tema del festival. A essa si legano la tutela del territorio
e la mobilità dei popoli. Sin dalla comparsa dell’uomo,
infatti, è stata l’imprescindibile risorsa naturale attorno
alla quale costruire città e accampamenti e la prima via di
comunicazione per mettere in contatto persone e civiltà
distanti. Cividale, attraversata dalle acque del fiume
Natisone, ne è un esempio.
Con una sessantina di spettacoli in nove giorni, il
festival cividalese, tradizionalmente legato alla scena
culturale della Mitteleuropa, estende il proprio sguardo
anche all’area del mare Mediterraneo, rafforzando il suo
ruolo internazionale e d’incontro tra culture lontane.
Tra i numerosi ospiti figurano il noto musicista armeno
Arto Tuncboyaciyan e la Istanbul Symphony Orchestra,
impegnata nella prima esecuzione italiana del concerto
Water Dances, firmato dal pianista e compositore Michael
Nyman. «Una duplice presenza che vuol anche essere un tentativo
di conciliazione turco-armena all’interno di un festival volto da
sempre a promuovere ideali d’incontro e pacificazione, spiega il
direttore artistico Franco Calabretto anticipando alcuni
eventi di punta, ancora nel segno dell’incontro è l’attesa presenza
del duo Amal, composto da due pianisti, uno israeliano e uno
palestinese, che suonano insieme in perfetta sincronia ed empatia.
In arabo amal significa speranza. Si potranno poi ammirare due
signore della danza mondiale: la coreografa Carolyn Carlson,
che all’acqua ha dedicato alcune delle sue più intense creazioni,
presenterà per la prima volta in Italia il trittico “Short stories”,
mentre Alessandra Ferri, con la sua danza morbida, dimostrerà
come per i grandi artisti la maturità sia un dono, una sfida per idee
nuove ricca d’inedite sfumature. L’attrice Stefania Rocca sarà invece
protagonista del debutto in prima assoluta di un’opera di Schnitzler
(mai rappresentata prima d’ora nel nostro Pease). Si tratta di
una coproduzione con il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
che descrive la spietatezza e la violenza degli scontri familiari. Un
altro importante evento internazionale è quello con il Belarus Free
Theatre, un gruppo composto da artisti bielorussi impegnati in un
esplosivo teatro civile e di denuncia, ricercati o esiliati dal loro Paese,
ove vige l’ultima dittatura d’Europa».
Grazie all’impegno del direttore artistico Franco Calabretto,
il festival da quest’anno è entrato nel circuito dell’Efa
(European Festival Association), che allarga il processo
d’internalizzazione e garantisce la possibilità di condividere,
con i più importanti festival europei, progetti culturali
comuni a lungo termine.
Mittelfest 2015, Cividale del Friuli (UD), ufficio informazioni
Stretta San Martino 4, tel. 0432/730793, www.mittelfest.org,
«Mittelfest 2015. Il colore dell’acqua» dal 18 al 26 luglio
Dubai premia Aquileia in 3D
Nell’antica Roma per gioco
Aquileia (Ud). Antica Aquileia 3D è l’app della Fondazione
Aquileia che ricostruisce virtualmente la colonia romana.
Tale applicazione ha vinto nel 2015 il World Summit Award
Mobile Content, premio promosso dall’Unesco e dalle Nazioni Unite, al quale hanno partecipato 20mila concorrenti
provenienti da 150 Paesi. Tra 200 finalisti sono stati individuati 40 vincitori, divisi in 8 categorie tematiche. La sfida
finale si è svolta a Dubai il 3 febbraio scorso, dove tra i 40
vincitori vi è stata l’app finanziata e promossa dalla Fondazione Aquileia, sviluppata da Ikon e Nudesign, giudicata il prodotto digitale più innovativo e interessante e premiata come
Global Champion della sua categoria. Le nuove tecnologie sono state impiegate a servizio dell’arte e dell’archeologia per
diffondere a un pubblico sempre più ampio la passione e la conoscenza del patrimonio archeologico di Aquileia: partendo
da ciò che è rimasto si aiuta il visitatore a ricostruire ciò che non c’è più. Davanti agli occhi del turista si ricompongono
nelle ubicazioni originarie edifici come l’anfiteatro, le domus, i mercati (nella foto, un rendering), il circo, le costruzioni del
foro e del porto. Dopo aver letto una scheda descrittiva, che ripercorre la storia critica del sito, si può procedere alla visita
virtuale in 3D, oppure entrare nella galleria fotografica dove è possibile visionare numerose immagini e ricostruzioni da
molteplici punti di vista. Tutte le informazioni sia testuali (in italiano e in inglese), sia grafiche, sono state formulate con il
supporto scientifico di un team di archeologi, il cui lavoro ha permesso di ricostruire fedeli modelli tridimensionali dell’antica Aquileia. Scaricabile gratuitamente su tablet o smartphone (da Apple Store e da Google Play), l’app permette, partendo
dai resti visibili e attraverso l’utilizzo di sistemi di realtà aumentata, di ricreare virtualmente e in modo realistico l’Aquileia
romana esattamente come appariva nell’antichità.
Aquileia (Ud). L’estate di Aquileia non si dimentica dei piccoli
appassionati di arte e archeologia e presenta cinque nuovi
percorsi dedicati ai bambini da 5 a 10 anni. Guardare, ascoltare, fare esperienza diretta e lavorare, per gioco, calandosi
nei panni degli abitanti dell’antica Roma. È questa, in sintesi, l’esperienza dei laboratori ludico-didattici di Aquileia Lab,
organizzati dalla Fondazione Aquileia in collaborazione con
Immaginario Scientifico. L’antica Roma prende vita, facendo
di gioco e divertimento il connubio vincente (l’appuntamento
è un sabato al mese da maggio a settembre nella Stalla
Pasqualis). Nel laboratorio che si è svolto a maggio intitolato «Con le mani in pasta» (nella foto, © Gianluca Baronchelli) sono
state mostrate le tecniche con le quali i romani lavoravano i
cereali per ottenere il pane. Giugno si apre con un incontro
dedicato alla geografia: i piccoli esploratori potranno cimentarsi nella creazione di una carta geografica scoprendo fino
a dove arrivavano i confini dell’impero romano. Agli appassionati di musica è dedicato il percorso «Musica, danza e non
solo…», grazie al quale sarà possibile conoscere gli strumenti musicali e le melodie preferite dei romani, anche provando
a costruire un piccolo oggetto musicale su modello di quelli
antichi. Nel laboratorio dedicato all’arte e all’architettura, ripercorrendo le orme di Vitruvio, i bambini scopriranno, invece,
come si progettavano, costruivano e decoravano abitazioni
private ed edifici pubblici e impareranno a dipingere un’opera
d’arte preparando i pigmenti. A settembre, infine, vi è l’ultimo
appuntamento, dedicato ai «Giochi dei romani», o meglio, ai
divertimenti dei bambini dell’antichità, che con semplici oggetti come noci, sassolini, creta e
un pizzico di fantasia inventavano
giochi sorprendenti.
Il sesto Festival
dell’archeologia al cinema
I mosaici della Südhalle
stregano l’Europa
Aquileia (UD). Aquileia vince la tredicesima edizione del Premio per il Patrimonio culturale dell’unione Europea-Europa
Nostra Awards (2015), riservato ai migliori progetti di conservazione, gestione ricerca e comunicazione del patrimonio
culturale europeo. Dei 28 riconoscimenti distinti in quattro
categorie (conservazione; ricerca e digitalizzazione; contributi esemplari; istruzione, formazione e sensibilizzazione)
tre sono andati a progetti italiani, che verranno premiati
l’11 giugno a Oslo in occasione del Congresso di Europa
Nostra sul patrimonio europeo. La vittoria nella categoria
«conservazione» va alla Fondazione Aquileia per il progetto
di valorizzazione dei mosaici della Südhalle e alla Sardegna
per quello delle sculture nuragiche di Mont’e Prama, mentre
nella categoria «ricerca e digitalizzazione» sarà premiata la
città dei dogi per il tour virtuale dei tesori dell’area marciana
denominato «Le meraviglie di Venezia». Il piano di valorizzazione dei mosaici paleocristiani, realizzati tra la fine del IV e
gli inizi del V secolo d.C. nella sala sud del Battistero della
basilica di Aquileia, da un lato rende accessibile l’area al
pubblico e dall’altro preserva i manufatti dal deterioramento. Ideato dagli architetti bresciani Giovanni Tortelli e Roberto Frassoni, il progetto ha convinto la giuria per l’armoniosa
sintesi tra necessità conservative dei mosaici e possibilità di renderli fruibili al pubblico: un perfetto equilibrio tra
l’antico e il contemporaneo, ottenuto grazie a una moderna
protezione delle vestigia archeologiche all’aperto tenendo
conto delle più recenti tecniche di conservazione. Si possono ammirare otre trecento metri quadrati di pavimento
musivo (nella foto, © Gianluca Baronchelli), sapientemente restaurato dal Gruppo Mosaicisti di Ravenna e, sulla parete, un
importante brano di mosaico proveniente dal nartece della
Basilica, raffigurante un pavone a ruota spiegata, oltre ad
alcuni sarcofagi antichi rinvenuti nei pressi del complesso
basilicale. «Si tratta di un riconoscimento particolarmente
significativo» commenta il neoeletto presidente della Fondazione Aquileia, Antonio Zanardi Landi «ed è di buon auspicio
per una futura, intensificata collaborazione tra la Fondazione
e la Commissione Europea, dalla quale ci si augura di ottenere un sostegno importante per l’opera di valorizzazione ad
ampio raggio che si intende compiere ad Aquileia».
Südhalle, Battistero della basilica di Aquileia,
da aprile al 30 settembre lun-dom 9-19, www.fondazioneaquileia.it
Aquileia (UD). Giunge alla sesta edizione la rassegna internazionale di cinema archeologico «Aquileia Film Festival»,
organizzata dalla Fondazione Aquileia in collaborazione con
la Rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto e con la rivista Archeologia Viva. Il 29, 30 e 31 luglio,
durante le tre serate del Festival, saranno proiettati in piazza
del Capitolo dalle 21.00 cinque documentari di tema archeologico. Tutte le sere, nell’intervallo tra i film, si terranno
conversazioni con importanti studiosi e giornalisti scientifici
come Alberto Angela, il filologo, storico e saggista Luciano
Canfora, l’archeologa Simona Rafanelli e il musicista Stefano Cantini. Novità del 2015 è la presenza di un bookshop,
dove troveranno ampio spazio libri di tema storico-archeologico e nuove pubblicazioni della casa editrice romana specializzata nel settore, Arbor Sapientiae, la cui mission è di
offrire visibilità a tutti gli studiosi italiani attivi nell’ambito
delle scienze umanistiche. Mercoledì 29 luglio verrà proiettato «Tauchgang in die Vergangenheit-Pavlopetri (PavlopetriUn tuffo nel passato)», film inglese del 2011 dedicato alla
scoperta negli anni Sessanta della più antica città sommersa del mondo, sorta due millenni fa sulle coste meridionali
della Grecia. Di seguito il francese «Le Sarcophage glacé de
Mongolie (I dominatori delle gelide steppe)», un docu-film del
2013 sulla scoperta di tombe congelate dei guerrieri sciti
nelle steppe della Mongolia, tra le più antiche del pianeta.
Giovedì 30 luglio sarà la volta di «Milenario Perú: la historia
inexplorada (Il Perù millenario: una storia inesplorata)», film
spagnolo del 2012 in cui si ripercorre la storia delle prime
civiltà peruviane quattro millenni prima degli Incas. Seguirà
«Le scribe qui dessine (Lo scriba che dipinge)», produzione
francese del 2013 che ricostruisce la genesi delle opere
d’arte egizie dei cosiddetti «scriba dei contorni». L’ultima
serata, invece, sarà dedicata al film italiano di Paolo Chio-
Stalla Pasqualis via Giulia Augusta,
tel. 347/5422876; ufficiostampa@
fondazioneaquileia.it): «Aquileia Lab»,
16 maggio, 27 giugno, 18 luglio, 22
agosto, 12 settembre dalle ore 16.00
darelli girato lo scorso anno che ricostruisce le memorie
della Grande Guerra emerse dagli scavi archeologici di
Punta Linke, sul versante trentino del Parco dello Stelvio.
Durante tutte le serate il pubblico (nella foto di Gianluca
Baronchelli, una veduta della scorsa edizione) potrà votare il proprio film preferito, decretando così il vincitore del
Premio Aquileia, cui andrà un prezioso mosaico opera della
Scuola Mosaicisti del Friuli Venezia Giulia.
«Aquileia Film festival», piazza del Capitolo, 29, 30 e 31 luglio
dalle 21, www.fondazioneaquileia.it, www.archeologiaviva.it
A Villa Manin 400 opere scappate da Stalin
Codroipo (UD). Trecento opere realizzate
in Russia nel primo trentennio del Novecento, provenienti dalla collezione di George
Costakis, sono esposte in Villa Manin. Il
collezionista nato a Mosca da genitori greci
è noto per avere salvato dall’ostracismo del
regime stalinista opere fondamentali dei movimenti rivoluzionari russi del secolo scorso. La mostra, curata da Maria Tsantsanoglou e Angeliki Charistou, è un’enciclopedia
dell’avanguardia, analizzata attraverso 300
opere e numerose voci, tra cui Nuovo Impressionismo e Simbolismo, due movimenti
rappresentati da dipinti d’inizio secolo di Kazimir Malevic (nella foto, «Ritratto» del 1910) e Ivan Kljun; Cubo-futurismo, sviluppato nel 1912 da Ljubov Popova e Aleksej
Morgunov; scuola di Cultura Organica, nata negli anni ’20 con
Ksenia e Boris Ender; Suprematismo, che vanta tra i suoi massimi esponenti Malevic e Popova e, ancora, il Cosmismo di Michail
Plaksin, il Proiezionismo di Solomon Nikritin, la Nuova Rappre-
sentazione Organica di Kliment Red’Ko e
il Costruttivismo elaborato da Aleksandr
Rodčenko, noto pittore, fotografo e grafico
russo cui è dedicata anche la retrospettiva
«Aleksandr Rodčenko. Fotografia», curata
da Ol’ga Sviblova (stessa sede, stessa
data). Cento fotografie, collage, fotomontaggi, copertine, stampe e pubblicità, provenienti dal Multimedia Complex of Actual
Arts (Moscow House of Photography Museum) di Mosca, documentano la rivoluzionaria produzione fotografica dell’eclettico
artista e consegnano uno spaccato dei
volti, delle mode e dell’architettura della
Russia degli anni Venti e Trenta. q J.D.
Villa Manin, piazza Manin 10, Passariano di Codroipo,
mar-dom 10-19, tel. 0432/821211, www,villamanin.it,
«Capolavori della collezione Costakis» e «Aleksandr Rodcenko.
Fotografia» fino al 28 giugno
Vedere a UDINE | 13
Iniziale miniata del manoscritto dell’Inferno di Dante della Biblioteca
Guarneriana (cod. 200), inizi XV secolo
È Dante la superstar della più antica
biblioteca del Friuli
Nella Guarneriana, rari manoscritti, codici miniati, libri a stampa
e un progetto ispirato al sommo poeta
San Daniele del Friuli (Ud). La Biblioteca Guarneriana di
San Daniele del Friuli deve il suo nome al nobile Guarnerio
d’Artegna, nato agli albori del XV secolo, laureato a Padova,
amico del cardinale Bessarione, legato alla curia pontificia
e ai circoli intellettuali più importanti di Roma, dove si
era trasferito per completare la sua formazione. Rientrato
in Friuli scelse di intraprendere la carriera ecclesiastica.
Aderì ai nuovi ideali dell’Umanesimo, si dedicò alla copia
di codici antichi e aprì nella sua dimora uno Scriptorium,
seguendo il sogno di creare una biblioteca con i più
importanti codici della cultura classica e contemporanea.
Nel testamento redatto il 10 ottobre 1466, Guarnerio stabilì
che la sua biblioteca composta da 173 manoscritti di
letteratura classica e umanistica fosse donata alla città
di San Daniele. Così questo patrimonio di codici passò tra
le proprietà del Comune e diventò di pubblico dominio:
è la più antica biblioteca del Friuli Venezia Giulia ed è tra
le prime istituzioni destinate alla pubblica lettura in
Italia. Nel Settecento si arricchì di un altro importantissimo
lascito, quello di monsignor Giusto Fontanini, che alla
sua morte, nel 1736, donò alla Guarneriana più di 2mila tra
codici manoscritti e libri a stampa. Il patrimonio librario
della Guarneriana consta di manufatti preziosissimi tra cui
si annoverano monumentali codici miniati come le Bibbie
Atlantiche dell’XI e XII secolo, codici con preziosi fregi su
fondo oro, Libri d’Ore con decorazioni fiamminghe della
metà del Quattrocento, la cosiddetta «Bibbia Bizantina»
rifinita con splendide miniature e, ancora, circa 600 codici,
più di 80 incunaboli e 700 cinquecentine. Mancano
all’appello una decina di rari manoscritti tra cui tre volumi
di Tito Livio, scelti tra le opere migliori della biblioteca
durante le spoliazioni di età napoleonica alla fine del
Settecento e oggi conservati nella Bibliothèque Nationale de
France a Parigi. Di particolare interesse è il Codice dell’Inferno
di Dante, il cosiddetto «Dante Guarneriano», risalente agli
inizi del Quattrocento e proveniente dal lascito Fontanini.
Del manoscritto, abbellito da miniature che ricordano
la produzione pittorica degli allievi di scuola giottesca,
recentemente è stata stampata un’edizione anastatica a
cura di Angelo Floramo, intitolata «Dante Guarneriano.
Bellezza in codice» ed edita da Roberto Vattori con il
sostegno della Fondazione CRUP. In omaggio a questo codice
e alle celebrazioni per i 750 anni dalla nascita di Dante è
stato avviato il progetto «San Daniele 2020. Giardino
Inatteso» curato dal Centro Friulano Arti Plastiche.
Artisti, architetti, designer e studenti sono stati invitati
a progettare e realizzare insieme un’esposizione in spazi
privati e pubblici di San Daniele ispirandosi alla caduta di
Lucifero e all’ultimo verso dell’Inferno di Dante: «E quindi,
uscimmo a riveder le stelle». Le opere e le installazioni
ripercorrono i temi cardine dei 34 canti dell’Inferno
in un percorso tematico ascensionale che conduce alla
sommità della collina ove si trova la Biblioteca ed è possibile
«riveder le stelle». «Il progetto artistico si propone come una
nuova e innovativa forma di sviluppo sostenibile, attraverso la
valorizzazione delle risorse territoriali, culturali e creative di San
Daniele. L’ideazione e la realizzazione di opere d’arte, installazioni
temporanee ed eventi sono l’essenza di un progetto che, attraverso
la rilettura dell’Inferno di Dante, punta a riscoprire storici
attraversamenti, angoli lontani dai consueti percorsi, scorciatoie,
vicoli nascosti e luoghi inattesi del tessuto urbano del centro e dei
borghi. La faticosa salita al colle invita a una diversa forma di
mobilità sostenibile e alla scoperta di nuovi modi di vivere la città
collinare», spiega il presidente del centro, Michele Gortan.
Tra i vari luoghi d’arte da visitare a San Daniele non va
dimenticata la quattrocentesca Chiesa di Sant’Antonio
Abate, detta la «piccola Sistina del Friuli», dove il pittore
Pellegrino da San Daniele, attivo tra Udine, Ferrara e
San Daniele tra Quattro e Cinquecento, ha eseguito in
circa venticinque anni (dal 1498 al 1522) il più ampio e
interessante ciclo di affreschi rinascimentali di tutta la
regione. Da segnalare, infine, nel seicentesco convento di
San Domenico, il Museo del Territorio, istituzione che
conserva testimonianze di vita della comunità locale e
ripercorre la storia della città attraverso opere d’arte e
oggetti quotidiani. Dal mese di giugno, il tradizionale
percorso verrà arricchito da una nuova sezione
archeologica nella quale saranno esposti reperti di epoca
romana rinvenuti in scavi effettuati nei territori limitrofi, in
particolare nella necropoli di Coseanetto: bronzetti votivi,
resti di mosaici, balsamari in vetro, anfore e urne cinerarie.
Civica Biblioteca Guarneriana via Roma 10,
visite su prenotazione, tel. 0432/946564, [email protected],
www.guarneriana.it
Museo del Territorio via Udine 4, orario estivo,
1 giugno-30 settembre, ven-sab 9.30-12.30,
dom 10.00-12.30/14.30-18.00, tel. 0432/945584,
[email protected], www.museosandaniele.it
Chiesa di Sant’Antonio Abate via Garibaldi,
aperta tutti i giorni
san daniele del friuli
UFFICIO TURISTICO
Via Roma, 3
tel./fax 0432 940765
www.infosandaniele.com
[email protected]
Lunedì 9.30-12.30, dal martedì al venerdì 9.30-12.30; 15-18
Sabato, Domenica e festivi
10.30-12.30; 16-18
CIVICA BIBLIOTECA
GUARNERIANA
Via Roma, 10
Visite guidate a pagamento
e solo su prenotazione
allo 0432 946564
Info: [email protected]
www.guarneriana.it
Vedere A UDINE | 14
MUSEO DEL TERRITORIO
Via Udine, 4
Info: tel./fax 0432 954484
[email protected]
www.museosandaniele.it;
ingresso a pagamento € 3
Orario invernale (1 ottobre-31 maggio)
venerdì e sabato 9.30-12.30
domenica 14.30-18; martedì, mercoledì
e giovedì visite su prenotazione
Orario estivo (1 giugno-30 settembre)
venerdì e sabato 9.30-12.30
domenica: 10-12.30; 14.30-18
martedì, mercoledì e giovedì visite su prenotazione
CHIESA DI SANT’ANTONIO ABATE
Via Garibaldi
Aperta tutti i giorni.
Gutai messo a segno da Artesegno
La casa d’aste di Domenico De Stefano punta sul movimento giapponese
Udine. Fondata nel 1991 nello storico Palazzo Scaini,
specializzata nell’arte contemporanea storicizzata e in
quella delle nuove generazioni, forte dell’intensa attività
commerciale, la Galleria Artesegno è diventata nel 2008
anche casa d’aste. A raccontare il doppio volto di questa
affermata realtà è Domenico De Stefano, che insieme ai
soci Roberto Rizzi e Anna Sanna, porta avanti questa sfida,
sempre alla ricerca di nuove strategie.
In maggio si è chiusa la 34ma asta di arte
contemporanea, con opere di artisti moderni
e contemporanei nazionali e internazionali.
Qual è il bilancio?
Si è trattato di un’asta molto ricca. Mi riferisco in particolare
alle sessioni dedicate al Gutai, con opere importanti dei maggiori
esponenti di questo movimento giapponese fondato nel 1954 da Jiro
Yoshihara, conclusosi nel 1972 alla sua morte. Leader carismatico
era riuscito ad attrarre un gruppo di giovani artisti tra cui Shozo
Shimamoto, Kazuo Shiraga, Yasuo Sumi, Sadamasa Motonaga,
Saburo Murakami, Tsuyoshi Maekawa, Yozo Ukita, Takesada
Matsutani e Yutaka Funai. Gutai significa concreto. Questo termine
è l’indizio del fortissimo interesse del gruppo per il momento
dell’atto creativo e per i materiali impiegati nella realizzazione
dell’opera. Nel manifesto del Gutai, scritto da Yoshihara nel 1956, si
legge: «L’arte Gutai non trasforma la materia. L’arte Gutai dà vita
alla materia».
Il mercato dell’arte contemporanea in Italia sta
ricominciando a crescere?
Il mercato in Italia ha ripreso lentamente a crescere. La domanda
più che all’arte regionale è indirizzata alle esperienze nazionali
come il movimento cinetico, espressione della poetica del padovano
Gruppo N, cui appartenevano artisti come Alberto Biasi e Manfredo
Massironi, attivi dagli anni Sessanta. C’è richiesta anche per le
opere del movimento dell’arte analitica.
Voi che cosa proponete per attirare una clientela
anche internazionale?
Il mercato regionale è costituito da una clientela fedele e si può dire
che nonostante la crisi è sempre interessato agli artisti attivi in
Friuli Venezia Giulia, come Giovanni Napoleone Pellis e Fred Pittino,
Marco Davanzo, Carlo Ciussi, Giorgio Celiberti
e Cesare Mocchiutti. Ma recentemente il collezionismo in regione è
maturato indirizzandosi anche ad artisti internazionali. La nostra
casa d’aste è molto cresciuta in questi anni, per l’attenzione che
abbiamo rivolto agli artisti presenti nel mercato internazionale,
dalle avanguardie del secondo dopoguerra
a oggi. Nell’ultima asta abbiamo offerto opere importanti
di Roman Opalka (1931-2011), Karel Appel (1921-2006)
e Carlos Cruz-Diez (1923).
Che cosa consiglierebbe a un collezionista
debuttante?
Proverei a convincerlo ad accostarsi all’esperienza Gutai.
È un movimento ormai affermato che ultimamente ha avuto
un’esplosione a livello internazionale come testimoniano le
molte recenti mostre tra cui «Gutai: Splendid Playground», nel
Guggenheim Museum di New York nel 2013. Nelle nostre aste
proponiamo opere di questo movimento provenienti dalle più
interessanti piazze del mercato mondiale, come New York e Hong
Kong, e dall’Europa. La nostra casa d’aste si è specializzata in
questo settore, è l’unica in regione a offrire opere del movimento.
Un’opera molto interessante nell’ultima asta era «Whirlpool» di
Shozo Shimamoto, appartenente alla serie «Uzumaki», che significa
vortice, nome che deriva dalla tecnica di sgocciolamento dei colori
sulla tela attraverso un imbuto.
Proponete anche artisti emergenti?
Certamente. È importante saper guardare anche al
contemporaneo, ad artisti già affermati che hanno già ricevuto il
riconoscimento del mercato e della critica, ma che possono ancora
considerarsi emergenti. È il caso, per esempio, degli esponenti della
Nuova figurazione italiana oppure di Marco Cingolani, nato negli
anni Sessanta, formatosi a Milano, espressione di un ambiente
creativo underground fatto di arte, moda e musica punk. Un
altro settore che teniamo in grande considerazione è quello della
fotografia.
«Work» di Kazuo Shiraga, 1990
Artesegno Galleria e Casa d’aste, via Gervasutta 29, Udine,
tel. 0432/512642, www.artesegno.com, www.nuovartesegno.com
I Copetti, padre e figlio, specialisti di pittura friulana
Udine. La Biennale Internazionale d’Antiquariato di Firenze (in programma dal 26 settembre al 4 ottobre) e Arte Fiera a
Bologna sono due appuntamenti abituali per Giorgio Copetti, fondatore della galleria Copetti Antiquari nel 1982, e per
il figlio Ernesto, che ne condivide l’attività dal 2000. I due antiquari sono di casa anche al Brafa di Bruxelles e a Mia Fair
di Milano. La partecipazione a queste importanti fiere va di pari passo con una ricerca specializzata nella scultura (in
particolare lignea) e nella pittura, nei mobili e negli arredi di alta epoca, affiancata al contempo da una predilezione consolidata per i maestri della scultura italiana del Novecento, da Mirko a Manzu, di cui vengono ricercati pezzi unici dalla
fusione perfetta. Nell’ampio spazio espositivo nel cuore di Udine, la galleria Copetti Antiquari organizza mostre e presentazioni di opere, riservando grande attenzione alla scultura lignea
e alla pittura del Sei e Settecento friulani, frutto di una scuola legata a filo doppio con Venezia, ma spesso con caratteri autonomi, come esemplifica la singolare «rusticità» espressiva
di Antonio Carneo (Concordia Sagittaria, 1637-Portogruaro, 1692). Artista dal genio bizzarro e dall’abile tocco «alla prima», Carneo prediligeva lo studio di carattere, come dimostra «Il
giramondo» dei Musei di Udine in mostra all’Expo di Milano, una delle più note opere dell’artista. Il gusto olandese nella rappresentazione realistica e nella viva umanità dell’anziano
«pitocco», si sposa a una pennellata costruttiva intrisa di toni caldi sgravati dai fondi indistinti e cupi dei «tenebrosi» secenteschi. Apprezzato da illustri udinesi di ieri e di oggi, dai
conti Caiselli, suoi colti committenti, ai collezionisti e mecenati d’istituzioni culturali friulane e non come Bianca e Fermo Solari, Carneo non può mancare nelle raccolte che omaggiano
la «friulanità», come dimostra la sua cospicua presenza nei Musei regionali. Due capolavori del Carneo, «La Madonna con Bambino e san Giovannino» (nella foto) e una pala d’altare
con l’Estasi di sant’Agostino, sono invece visibili nella galleria Copetti. Entrambi sono stati studiati e resi noti da Aldo Rizzi, già direttore dei Civici Musei di Udine, primo scopritore di
Carneo con una monografia pubblicata nel 1961 cui seguì una mostra antologica nel 1964 per le Biennali Udinesi d’Arte Antica. q Isabella Reale
Copetti Antiquari, via Paolo Sarpi 25, Udine, tel. 0432/502784, www.copettiantiquari.com
Vedere A udine | 15
Il lato rosa del
Vecchio Testamento
Il Comitato di San Floriano presenta
quaranta donne bibliche ritratte
da Caravaggio, Rubens e molti
altri artisti dal XV al XX secolo
In alto, «Giuditta che taglia la testa di Oloferne» di Caravaggio,
1599-1600, Palazzo Barberini, Roma; in basso, «Rebecca al pozzo»
di Francesco Hayez, 1848, Accademia di Belle Arti di Brera, Milano
ILLEGIO (UD). Dopo un anno di interruzione dovuto a un contenzioso con il Ministero e la Soprintendenza speciale per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Roma, il Comitato di San Floriano è tornato
a dedicarsi all’organizzazione di grandi mostre di arte sacra a
Illegio, la frazione del Comune di Tolmezzo. L’attività è ripresa
dopo la sentenza del Tar, che nell’estate 2014 ha riconosciuto
al Comitato di San Floriano la totale regolarità e trasparenza
in merito alla realizzazione di alcune mostre che sarebbero
dovute approdare a Roma nel 2013, le cui presunte irregolarità
erano emerse lo stesso anno nella trasmissione «Report». Il Tar
ha disposto che l’amministrazione pubblica versasse un risarcimento in favore dell’associazione friulana. Il 17 maggio, alla
presenza dell’étoile Carla Fracci, di suo marito il regista teatrale
Beppe Menegatti, del presidente della Regione Friuli Venezia
Giulia Debora Serracchiani, e dell’assessore regionale alla Cultura Gianni Torrenti, è stata inaugurata la rassegna «L’ultima
creatura. L’idea divina del femminile», visitabile nella Casa
delle esposizioni di Illegio. «I progetti di Illegio, ha spiegato monsignor Angelo Zanello, presidente del Comitato di San Floriano,
rendono testimonianza del bene che la fede fa alla cultura, ma anche del
bene che la cultura fa alla fede e che il coraggio fa al territorio in cui si è
chiamati a vivere. La passione per la bellezza è il tratto distintivo umano:
custodirla tra le montagne della Carnia e per tutti coloro che ne sentono
l’attrazione è la missione di Illegio. Grazie all’impegno di tante persone
e istituzioni, Illegio è diventato un segno, ha sviluppato una vocazione,
ha costruito un patrimonio di alleanze, competenze e valori che coniuga
la promozione della cultura con una nobile attività di impresa». Curata
da don Alessio Geretti, la rassegna è il frutto di un’indagine
teologica della figura della donna svolta attraverso lo studio
della sua evoluzione iconografica e la lettura del Vecchio Testamento. Le donne raffigurate sono dodici: Eva, Hagar, Rebecca,
Rachele, Tamar, Miriam, Dalila, Giuditta, Giaele, Ester, Susanna e la divina Sapienza. Il percorso espositivo, diviso in 4
sezioni cronologiche, comprende 40 opere: dipinti e sculture
realizzati dal XV al XX secolo
da artisti come il Pinturicchio,
Jacopo Bassano, il Veronese,
Rubens, Francesco Hayez,
Palma il Giovane, Sebastiano
Ricci, il Cremonese, Francesco Messina, e Caravaggio, di
cui figura il celebre olio su tela
del 1599-1600 «Giuditta che
taglia la testa di Oloferne»,
custodito nella Galleria nazionale di arte antica di Palazzo
Barberini a Roma. q J.D.
Casa delle esposizioni, Illegio (UD), piazza Libia 1;
tel. 0433/44445, 0433/2054, [email protected],
www.illegio.it, «L’Ultima Creatura.
L’idea divina del femminile» fino al 4 ott.
Vedere A udine e gORIZIA | 16
Balla e l’Interventismo
nel Museo della Grande Guerra
L’istituzione goriziana apre una nuova sala dedicata alle opere interventiste
con documenti rari e alcuni inediti
Gorizia. Nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della Grande Guerra (1915-2015), i Musei Provinciali di Gorizia
in collaborazione con la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia hanno inaugurato il 14 febbraio scorso nel Museo della
Grande Guerra la sala dell’Interventismo. Tale sala è dedicata al movimento politico favorevole all’entrata in guerra
dell’Italia, è dotata di un moderno allestimento, supportata da innovazioni tecnologiche e dalla possibilità di realizzare
percorsi temporanei con opere della collezione permanente esposte a rotazione.
L’obiettivo è di raccontare e tramandare le tragiche vicende della guerra alle nuove generazioni, attraverso un allestimento accurato e l’approfondimento di temi mai trattati prima nel museo. La nuova sezione è stata inaugurata alla presenza
(per circa un mese) de «La Verginità» (nella foto), dipinta nel 1925 da Giacomo Balla, noto esponente del movimento
futurista. L’opera, mai esposta prima, ha rivelato un segreto. Un recente intervento di restauro ha infatti portato alla luce
su due strati sovrapposti nel retro della tela, due precedenti pitture, raffiguranti una «Dimostrazione interventista» e un
«Paesaggio urbano», databili tra il 1914 e il 1915. Due esempi appartenenti alla serie delle «pitture interventiste», così
definite e realizzate dallo stesso artista negli anni in cui era schierato a favore dell’intervento dell’Italia in guerra. Restano
esposte fino al 6 gennaio 2016, invece, altre due opere di Balla, la tela «Bandiere in movimento» e il bozzetto «Dimostrazione XX settembre», accanto a un rilevante corpus di cartoline e poster provenienti dalle collezioni dei Musei Provinciali
di Gorizia che illustrano con grande fervore e veemenza i temi della propaganda del tempo. La cartolina illustrata era uno
strumento di comunicazione veloce ed economico, sia per i neutralisti, sia per gli interventisti. Permetteva una rapida diffusione di messaggi politici e di satira sociale mediante il linguaggio tagliente e l’ampio uso della caricatura. Il forte e sentito
dibattito politico sull’opportunità o meno di intervenire nella guerra si diffuse nelle illustrazioni di artisti e disegnatori, che
attraverso la carta diedero corpo e visibilità a una realtà complessa e problematica. q Claudia Crosera
Musei Provinciali di Gorizia-Museo della Grande Guerra Borgo Castello 13, Gorizia, mar-dom 9-19; tel. 0481/533926,
[email protected], «Balla3. Un Giacomo Balla riscoperto nella propaganda interventista italiana»
fino al 6 gennaio 2016
A sinistra, «La Verginità» e, a destra, l’inedito «Dimostrazione interventista» di Giacomo Balla
Gli intrecci Gervasoni oggi arredano
le navi da crociera
Gradisca d’Isonzo (Go). La Galleria Regionale d’Arte Contemporanea Luigi Spazzapan prosegue il ciclo di mostre
sull’industrial design e sulle aziende regionali. Dopo la rassegna del 2012 «Per sedersi», dedicata alle sedie di Werther
Toffoloni, a luglio sarà la volta di una delle più famose industrie friulane di arredamento d’interni, la Gervasoni, protagonista dell’esposizione «1882-2015. L’arte dell’intreccio:
natura e design nelle collezioni Gervasoni», visitabile fino all’8
novembre. Azienda storica fondata nel 1882 a Udine, specializzata nella lavorazione del vimini, del bambù, del giunco e
del midollino, la Gervasoni identifica nell’arte dell’intreccio il
leitmotiv della propria produzione. Dopo un primo periodo nel
quale si dedica alla realizzazione di arredi mobili per grandi navi, segue una fase in cui si specializza quasi esclusivamente
nella creazione di mobili da interno ed esterno (nella foto, alcune poltrone ed elementi d’arredo), di arredi per abitazioni e
imbarcazioni private, alberghi, ristoranti e navi da crociera, conquistando il mercato internazionale dal nuovo stabilimento
di Pavia di Udine (Ud). Nell’aprirsi alla modernità e ai nuovi mercati, per l’azienda è stata di fondamentale importanza la
collaborazione con l’architetto e designer milanese Paola Navone, art director e responsabile delle collezioni dalla fine degli
anni Novanta. A lei si devono tecniche di produzione innovative di oggetti dall’elevata qualità estetica. Recentemente anche
designer di qualità, come Marco Piva, Michael Sodeau e Jasper Startup, sono diventati l’anima creativa dell’azienda, da
sempre impegnata nella ricerca di nuovi prodotti e materiali. Tre generazioni di Gervasoni (oggi tocca a Giovanni e Michele)
hanno portato avanti la medesima passione per i materiali naturali, per l’arte dell’intreccio, per la progettualità, la novità e
l’eleganza, mirando a creazioni esclusive. Nel percorso espositivo le collezioni storiche dialogano con quelle più recenti e
innovative, documentando cambiamenti ed evoluzioni nell’intreccio, nella perizia artigiana e nella sperimentazione tecnologica. q Claudia Crosera
Galleria Regionale d’Arte Contemporanea Luigi Spazzapan, via Marziano Ciotti, 51, Gradisca d’Isonzo (Go), sab-dom 10-19,
mer-ven 15-19, tel. 0481/960816, www.galleriaspazzapan.it; «1882-2015. L’arte dell’intreccio: natura e design nelle collezioni
Gervasoni» dal 7 luglio all’8 novembre
ARTE - UNIVERSITÀ - FAMIGLIA - RICERCA
GIOVANI - CULTURA - FORMAZIONE - SALUTE PUBBLICA
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913 anigaP 05:90 31/30/22 1 tuoyaL_863-372 PURCINNA02
Se la Galleria d’Arte Moderna di Udine conserva il gesso originario, la Fondazione
Crup possiede l’emozionante disegno della cancellata maggiore (carboncino e tempera
su carta spolvero intelata) a grandezza naturale (ben 270x280 centimetri).
La Fondazione possiede anche una significativa scultura di Mirko, Ettore,
un bronzo del 1949, e un suggestivo coloratissimo grande arazzo
del 1975 di Afro, La forcola, realizzazione del suo periodo informale.
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Marcello D’Olivo,
Naturzerstörung, 1991.
Nella pagina a fianco
Mirko Basaldella, Disegno
per la cancellata maggiore
delle Fosse ardeatine,
Particolare, 1950
Altro artista di fama internazionale è Marcello D’Olivo, la cui attività di architetto –
urbanista è ben nota per la progettazione, tra l’altro, della “spirale” di Lignano Pineta,
del Monumento al Milite Ignoto di Bagdad, mentre meno conosciuta è la sua attività
pittorica. Di lui la Fondazione Crup possiede non soltanto alcuni disegni e dipinti,
ma anche un grande quadro collocato sulla parete di fondo del vasto atrio
L’origine friulana di Pasolini
Casarsa della Delizia (PN). «Sono “quel” Pasolini e sono di
Casarsa della Delizia […] un luogo che è un ossimoro». Sono
queste le parole con cui uno tra i più dibattuti protagonisti
della vita intellettuale italiana del secondo dopoguerra, Pier
Paolo Pasolini, si presentò al pittore Giuseppe Zigaina, recentemente scomparso a 91 anni. Quest’ultimo fu legato a Pasolini da una lunga e sodale amicizia spesso evocata nel ricordo
del loro primo incontro, avvenuto nel 1947 in occasione di
una mostra a Udine che li vedeva esporre entrambi giovanissimi. Nella cittadina sulla riva destra del Tagliamento, segnata
dalle devastazioni ungare e secondo la leggenda apprezzata
anche da Napoleone, era nata la madre del regista: Susanna
Colussi. Pasolini, invece, vi approdò a sette anni e vi risiedette
tra il 1943 e il 1950, quando si trasferì a Roma. A Casarsa
maturò le prime poesie insieme alla formazione intellettuale e sentimentale. Il cenacolo l’Academiuta di lenga furlana
(piccola accademia della lingua friulana) fondato nel 1945
insieme ai suoi amici-poeti del posto e Poesie a Casarsa segnarono la rinascita della lingua friulana e la fissazione di un
mondo di studi e di poesie legati al ritmo arcaico della natura e alla vita contadina. Nella Casa Colussi, acquistata dalla
Provincia di Pordenone, ha sede il Centro Studi Pier Paolo
Pasolini, associazione attiva dal 2005, custode di un Fondo
archivistico di autografi e dattiloscritti ove è documentato
gran parte dell’impegno letterario e culturale della stagione
in cui Pasolini visse a Casarsa e dintorni. Dichiarato bene
d’interesse culturale nel 2010, il Fondo conservato a Casarsa, insieme a quello dell’Archivio Bonsanti del Gabinetto G.P.
Vieusseux di Firenze, completa il panorama documentario
della monumentale e multiforme scrittura pasoliniana. Sotto
la direzione di Angela Felice, il Centro si è fatto promotore
di studi e attività didattiche, rivolte in particolare ai giovani, mostre e convegni. Tradizionale l’appuntamento che ogni
anno nel mese di novembre approfondisce specifici aspetti
dell’opera dello scrittore. «Pasolini e la pedagogia», di prossima stampa, costituisce invece il quinto volume di una collana
di pubblicazioni edita dall’editore Marsilio insieme al Centro:
«Pasolini e la televisione», «Pasolini e il teatro», «Pasolini e
l’interrogazione del sacro» e «Pasolini e la poesia dialettale».
Nel 2014, per volontà della famiglia, il Centro Studi ha ricevuto anche in donazione la gestione e la titolarità del sito e
del blog creati da Angela Molteni www.pasolini.net, un punto
di riferimento per gli studi pasoliniani. Casa Colussi accoglie
i visitatori con spazi tematici e didattici, nei quali mantiene
vive le tracce del vissuto familiare e artistico di Pasolini, rispettando la planimetria originaria delle stanze, oggi galleria
di materiale fotografico, pittorico e bibliografico, dai dipinti
di Pasolini e da alcuni rari manifesti politici vergati a mano,
risalenti al periodo dell’impegno nella sezione del PCI, nella
vicina frazione di San Giovanni. Dalla stessa Casa vengono
proposti itinerari turistici nei luoghi che fecero da sfondo e
fonte d’ispirazione a tanti suoi scritti: Casarsa, Versutta, San
Giovanni, la Chiesa di Santa Croce e il Cimitero di Casarsa,
dove Pier Paolo Pasolini è sepolto sotto l’alloro del Poeta,
nella tomba ideata da Gino Valle (nella foto, l’autoritratto di
Pasolini di spalle mentre dipinge). q Isabella Reale
Centro Studi Pier Paolo Pasolini, via Guidalberto Pasolini 4,
Casarsa della Delizia (PN), lun-ven 14,30-18,30, tel. 0434/870593,
www.centrostudi pierpaolopasolini casarsa.it, www.pasolini.net
Centro Studi Pier Paolo Pasolini
via Guido Pasolini 4, 33072 Casarsa della Delizia (Pn)
telefono e fax 0434 870593
[email protected]
www.centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it
Vedere A PORDENONE | 18
La facciata affrescata di Palazzo Mantica a Pordenone
Gli stemmi e i duelli della città antica
Dal 1991 la Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone finanzia
il restauro delle facciate di palazzi e case porticate del Tre e Quattrocento
nel centro storico di Pordenone
Pordenone. «Pordenon è bellissimo, pieno di caxe, con una strada molto longa, si intra per una porta e si ensse per l’altra. Va in longo. È
protetor San Marco. Fuori di la porta di soto è una acqua chiamata Novicello». Così Marin Sanudo descrive la cittadina di Pordenone
nell’Itinerario per la terraferma veneta del 1483. Al cuore della città antica, alla valorizzazione del suo centro storico si rivolge
«Progetto Facciate del Corso», voluto dal Comune con la supervisione scientifica delle Soprintendenze per i beni storici,
artistici ed etnoantropologici e per i beni architettonici e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia, finanziato dalla Fondazione
Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone. Avviato nel 1991 con l’obiettivo di conservare e valorizzare gli elementi storici,
architettonici e artistici di palazzi e case porticate del Tre e Quattrocento, la cui storia è custodita nelle facciate decorate e affrescate, tale iniziativa coinvolge forze pubbliche e private, unitamente impegnate nel progetto e nella realizzazione di opere di restauro a lungo termine per il recupero della città antica e degli aspetti decorativi dimenticati. La volontà
dell’amministrazione comunale, accolta e condivisa dalla Fondazione CRUP, promuove il restauro delle facciate dei palazzi
storici affacciati su corso Vittorio Emanuele e sulla sua prosecuzione seicentesca, che superata piazza Cavour prende il
nome di corso Garibaldi: le due arterie principali del centro storico di Pordenone. All’inizio di corso Vittorio Emanuele ci
si imbatte nell’antica casa del pittore rinascimentale più noto del Friuli: Antonio de Sacchis detto il Pordenone. Si tratta
di un palazzo del XIV secolo ristrutturato nel Cinquecento, periodo cui risalgono gli affreschi dello studiolo e quelli della
facciata, decorata con elementi geometrici e restaurata nel 2013. Procedendo verso piazza San Marco inizia una serie di edifici che conservano tracce di antiche decorazioni ad affresco, tra questi il trecentesco Palazzo Ricchieri oggi sede del Museo
Civico d’Arte, ubicato tra il Municipio e il Duomo Concattedrale di San Marco. Nelle bifore dell’ala settentrionale i restauri
hanno svelato decorazioni a phalera e in quella meridionale elementi zoomorfi, probabilmente opera degli stessi artisti attivi
all’interno del palazzo, dove si sono conservate ampie porzioni di scene di duelli e di allegorie a tema profano affrescate in
età gotica. Numerosi palazzi ostentano nel prospetto lo stemma della casata di appartenenza. Scolpiti in pietra o dipinti,
tali emblemi sono spesso offuscati dal tempo e dai numerosi interventi che l’attuale progetto di restauro ha contribuito a
rimettere in luce. In alcuni casi le decorazioni sono semplici, opera di artisti anonimi che hanno realizzato paramenti pittorici policromi a motivi geometrici, a finti mattoni, a racemi vegetali. Altre volte, invece, si tratta di cicli più complessi, come
nel caso di Palazzo Mantica, con una scena di combattimento tra cavalieri, o di Palazzo Sbrojavacca (sede dell’Amministrazione Provinciale di Pordenone) dove i lavori di restauro hanno restituito lacerti di affresco rinascimentali attribuibili a
Gianfrancesco da Tolmezzo, il più importante pittore friulano della seconda metà del Quattrocento. Grazie al contributo
della Fondazione CRUP sono state ristrutturate finora 30 facciate di palazzi pubblici e privati su corso Vittorio Emanuele,
garantendo il ripristino degli intonaci e il restauro delle parti di affresco giunte sino a noi. I finanziamenti erogati hanno
permesso lo studio, il restauro, il recupero e l’integrazione delle pitture murali, degli intonaci storici e delle finiture delle
facciate di palazzi d’interesse storico-artistico, e hanno inoltre contribuito alle indagini preventive (grafiche, fotografiche,
stratigrafiche e chimiche). «Attraverso una consolidata collaborazione con l’amministrazione comunale, spiega il presidente della
Fondazione CRUP Lionello D’Agostini, è stato possibile restituire alla città un tassello significativo della sua storia. Questi vent’anni
di restauri sono un esempio significativo del nostro impegno nel sostegno all’arte e alla cultura, un sostegno che abbiamo da poco rinnovato
mettendo a disposizione, per la prima volta, un fondo di 250mila euro attraverso un bando dedicato al restauro, volto ad accompagnare
iniziative mirate alla conservazione del patrimonio artistico delle province di Udine e Pordenone». q C.Cr.
Fondazione CRUP, via Manin 15, Udine, tel. 0432/415811; via Mazzini 12/b Pordenone, tel. 0434/208500, www.fondazionecrup.it
Il Centro Studi Pier Paolo Pasolini
è ubicato a Casa Colussi, abitazione del ramo
materno di Pasolini, nel cuore dei luoghi friulani
cari alla formazione giovanile di Pasolini
e a poca distanza dal cimitero in cui il poeta
è sepolto. Con il suo ricco fondo d’archivio,
con la sua offerta museale e con le sue permanenti
attività di ricerca è luogo della memoria e punto
di riferimento per visitatori e studiosi di tutto il mondo
Chi dice fotografia dice Craf
Il Centro dedicato è un polo riconosciuto di riferimento
con 450mila immagini, una biblioteca, mostre, premi,
convegni, pubblicazioni e progetti di digitalizzazione
«Devant le siège de l’hebdomadaire Charlie hebdo quelques heures après l’attentat» di Alain Keler, 2015
Di contenuto internazionale è «La Fotografia francese del Novecento», che aprirà dal 24 luglio al 27 settembre nelle sale espositive della Provincia di Pordenone e che ha già ricevuto il
patrocinio dell’Ambasciatrice francese in Italia, Catherine Colonna, e del Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini. La rassegna è nata dalla collaborazione con Chateau d’Eau di Tolosa,
Galleria Civica di Modena, le gallerie Paci Contemporary e Massimo Minini, entrambe di Brescia
e Martini e Ronchetti di Genova con il sostegno di importanti collezionisti privati. Numerose le
collaborazioni internazionali con musei come il Musée George Sand di La Chatre in Francia, la
prestigiosa Famu, la scuola di fotografia di Praga, e l’Istituto di Cultura Italiano a Zagabria.
Le opere degli studenti di quest’ultimo saranno esposte nella Villa Ciani di Lestans (PN), mentre
nel Palazat di Cavasso (PN), dal 12 luglio al 30 agosto, la rassegna «Contemporaneità e Fotografia»
presenterà le immagini degli ex allievi del Craf. Un altro appuntamento di rilievo è il 24 luglio,
quando nella Sala Consiliare della Provincia di Pordenone verrà conferito il XX International
Award of Photography al fotografo ed editore Claude Nori, francese, come il filosofo Jean
Baudrillard che sosteneva: «il desiderio di fotografare nasce forse da questa constatazione: visto da una
prospettiva d’insieme, dal punto di vista del senso, il mondo è molto deludente. Osservato nel particolare, e di
sorpresa, è sempre di un’evidenza perfetta».
Craf, Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia, palazzo Tadea, piazza Castello 4,
Spilimbergo (PN), tel. 0427/91453, [email protected], www.craf-fvg.it; Biblioteca, villa Ciani,
via Friuli 2, Lestans (PN), tel. 0427/91461 (lun/mer-gio 9-12/15-18, mar/ven 9-12)
Alain Keler, Charlie hebdo, 2015
Spilimbergo (PN). Craf è l’acronimo di Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia. Quattro lettere nelle quali sono condensati anni di lavoro finalizzati a diventare un
punto di riferimento per il Friuli Venezia Giulia. Lo scorso anno è stata riconosciuta al
Craf (nella legge regionale n. 16 del 2014 sulle norme in materia di Beni culturali) «la funzione
di polo di riferimento per le attività di ricerca, studio, raccolta, censimento, archiviazione, conservazione,
digitalizzazione e valorizzazione del patrimonio fotografico d’interesse regionale». Un riconoscimento
importante per il Centro che dal 1993 si dedica alla fotografia con eventi, premi, pubblicazioni, mostre, convegni, workshop, progetti di formazione, campagne di catalogazione e digitalizzazione e molto altro ancora. A questa norma è seguita, nell’aprile di
quest’anno, la firma di una convenzione triennale tra Regione e Craf, nella quale si ribadisce
il sostegno della Regione con appositi finanziamenti per promuovere la conservazione e valorizzazione dell’ingente patrimonio di immagini appartenente al Craf: circa 450mila opere
tra positivi, negativi e diacolor.
Tra le attività istituzionali del Centro si ricordano le molte iniziative volte a incrementare il patrimonio con nuove donazioni e a conservare i fondi fotografici implementati di anno in anno grazie ai depositi e ai lasciti degli archivi di noti fotografi. Il Centro possiede anche una grande biblioteca con più di 10mila monografie e 60mila riviste specialistiche. Per il 2015 sono previsti
seminari, workshop di fotografia, progetti formativi e una lunga serie di mostre in Italia e all’estero in collaborazione con istituzioni anche straniere. L’insieme delle mostre, che da quest’anno
riprenderà l’originaria denominazione «Friuli Venezia Giulia Fotografia», è importante per
la valorizzazione dei fondi fotografici del Craf e, come di consueto, il ventaglio di proposte per
l’estate è molto ricco. A Lignano Sabbiadoro (UD) fino al 24 luglio, nell’anno delle celebrazione
della Prima Guerra Mondiale, si può ammirare la rassegna «Fotografie della Grande Guerra.
Da André Kertesz e Carlo Wulz alle foto d’archivio dell’Esercito Italiano». L’11 luglio a
Spilimbergo (PN), invece, si concluderà la 29ma edizione del Premio Friuli Venezia Giulia
Fotografia, con la premiazione di Massimo Siragusa e Claude Andreini e l’apertura delle loro
mostre a Palazzo Tadea. A Guido Guidi, importante fotografo attivo in Friuli, funambolo della
fotografia di paesaggi marginali, dal 24 luglio all’11 ottobre nell’ex Essiccatoio bozzoli di San
Vito al Tagliamento (PN) è dedicata la personale «Guardando a Est», con trent’anni di lavori realizzati in regione. Al genere del ritratto guarda invece «Fotografia e ritratto». Visitabile fino a
settembre nella Galleria Civica d’Arte Celso e Giovanni Costantini di Castions di Zoppola (PN), la
mostra è curata da Walter Liva, vent’anni dopo l’epocale rassegna «L’io e il suo doppio. Cent’anni
di ritratto fotografico in Italia» presentata da Italo Zannier nella Biennale di Venezia del 1995.
Via del Lavoro, 2 33080 Roveredo in Piano PN
tel. 0434 960497 - fax 0434 316497 - [email protected]
www.vitarestauri.it
FOTOGRAFIE DALLA GRANDE GUERRA
da André Kertesz e Carlo Wulz alle foto d’archivio dell’Esercito Italiano
Centro Civico Sandro Pertini, Lignano Sabbiadoro
2 aprile-24 luglio 2015
GLI STUDENTI DEL FAMU
Villa Ciani, Lestans
11 luglio-30 agosto
Re c upe r i amo i l pass a t o
pe r vi ve re i l futuro
DI
PRAGA
LA FOTOGRAFIA FRANCESE DEL NOVECENTO
Sale Espositive della Provincia, Pordenone
24 luglio-27 settembre
FOTOGRAFIA E RITRATTO
Galleria Civica d’Arte Celso e Giovanni Costantini, Castions di Zoppola
24 luglio-20 settembre
Per info: CRAF, Palazzo Tadea, Piazza Castello 4 - 33097 Spilimbergo (PN)
tel. 0427-91453 / e-mail [email protected] / www.craf-fvg.it
Vedere A PORDENONE | 19
Scultura di ieri e di oggi
in memoria di Ado Furlan
Esposizioni, volumi e iniziative culturali nella Fondazione
dedicata allo scultore friulano
Ado Furlan
nel suo studio
Spilimbergo (Pn). Istituita nel dicembre 2003, riconosciuta
come ente giuridico dalla Regione Friuli Venezia Giulia
nel 2004, operativa dal 2005, la Fondazione Ado Furlan
è nata con lo scopo di diffondere la conoscenza dell’opera
di Ado Furlan e di promuovere le arti visive. Una funzione
educativa in virtù della quale organizza mostre di
scultura e arte figurativa italiana e straniera, antica,
moderna e contemporanea, pubblicazioni e iniziative
culturali di vario genere.
Ado Furlan (Pordenone 1905-Udine 1971), protagonista
della scultura friulana del Novecento, si era formato
all’Accademia di Venezia sotto l’insegnamento di Eugenio
Bellotto e fu attivo dal 1939 al 1942 a Roma, dove entrò in
contatto con importanti esponenti della scuola romana.
Nel dopoguerra, si stabilì a Pordenone e diventò un
personaggio di riferimento della vita artistico-culturale
della città. La sua casa di via Mazzini fu un cenacolo
letterario per poeti e scrittori quali Diego Valeri,
Giovanni Comisso e Pier Paolo Pasolini. La volontà di
lasciare una concreta testimonianza della vita e dell’opera
di Furlan si deve ai suoi eredi, in particolare ai figli Italo
e Caterina. Studioso di arte antica, professore di storia
dell’arte bizantina all’Università di Padova e appassionato
di arte contemporanea, Italo Furlan, scomparso lo scorso
anno, è stato il principale fautore e il primo presidente
della Fondazione.
Avvalendosi anche di un accordo di
collaborazione scientifica stipulato
con l’Università di Udine, la Fondazione Ado Furlan promuove l’arte contemporanea con particolare
attenzione alla scultura e all’architettura, organizza mostre nelle sedi
di Spilimbergo, Pordenone e Rosazzo (UD) e promuove iniziative
editoriali: oltre a una serie di studi
volti a valorizzare il proprio patrimonio artistico e documentario, nel
2006 ha avviato la pubblicazione dei
Quaderni della Fondazione Ado Furlan
(studi monografici su noti scultori e architetti attivi in Italia e in
Friuli Venezia Giulia tra Otto e Novecento come Luigi De Paoli, Dino
Basaldella, Nicola Carrino e Cesare
Scoccimarro).
A Spilimbergo, la Fondazione usufruisce dei propri spazi espositivi nel
Palazzetto Daziario in piazza Duomo (dove è conservata
la grande «Barca della luce» del
1997 di Claudio Parmiggiani),
«Donna che cammina»
di Ado Furlan, 1971
ma dal 2011 ha anche a disposizione spazi
concessi dal Comune nel cinquecentesco
Palazzo Tadea, che ospita la mostra permanente
«Percorsi nella scultura italiana»: una panoramica
sulla scultura da metà dell’Ottocento ai giorni nostri
attraverso opere come il marmo neoclassico di Antonio
Marsure raffigurante «Zefiro e Flora», l’«Icaro» in gesso
di Luigi De Paoli e tappe salienti della produzione
di Ado Furlan tra il 1933 e il 1971, nonché scultura
italiana contemporanea, rappresentata da opere di
Pietro Cascella, Giò Pomodoro, Lorenzo Guerrini,
Mauro Staccioli e Giuseppe Uncini, solo per
citarne alcuni.
Tra le attività in programma nel 2015 segnalate da
Caterina Furlan, presidente della Fondazione,
vi sono la pubblicazione del catalogo delle opere
esposte a Palazzo Tadea e l’avvio di uno studio
sull’architetto Giuseppe Torres funzionale al
restauro dell’ala del Castello di Spilimbergo, sede
legale della Fondazione.
q Claudia Crosera
Fondazione Ado Furlan piazza Castello 5,
Spilimbergo (Pn); www.fondazioneadofurlan.org;
[email protected]
PERCORSI
NELLA SCULTURA
ITALIANA
Palazzo Tadea, Piazza Castello 4, Spilimbergo
giugno–ottobre: sabato–domenica, ore 10.30-13/17-19.30
luglio–agosto: martedì–venerdì, ore 10.30-13/17-19.30; sabato–domenica, ore 10.30-13/17-19.30
www.fondazioneadofurlan.org
[email protected]
Vedere A PORDENONE | 20
Da vedere: le mostre in Friuli Venezia Giulia
Provincia di Trieste
Trieste
Biblioteca Statale Stelio
Crise
largo Papa Giovanni XXIII 6
040/300725
Ugo Pierri. Diario di un
anarchico istituzionale
➤ 3 luglio
Civico Museo della Guerra
per la Pace «Diego de
Henriquez»
via Cumano 22
040/6754699
www.museodehenriquez.it
La collezione
➤ 31 dicembre 2016
Museo Civico di Storia
Naturale
via Tominz 4
040/6758658
www.museostorianaturaletrieste.it
La notte del pescatore:
mostra fotografica di Erwin
Skalamera
➤ 31 luglio
Museo Civico Revoltella
via Diaz 27
040/6754350
www.museorevoltella.it,
www.retecivica.trieste.it
L’alfabeto essenziale di Ugo
Guarino
24 giugno ➤ 11 ottobre
Museo Ebraico Carlo
e Vera Wagner
via Del Monte 5/7
040/633819
museumcarloeverawagner@
triestebraica.it
La collezione
➤ 31 dicembre 2016
Museo Petrarchesco
Piccolomineo
via Madonna del Mare 13
040/6758184
www.museopetrarchesco.it
Se un solo pane avessi
sarei lieto di dividerlo con
te: l’amicizia tra Francesco
Petrarca e Giovanni
Boccaccio
➤ 13 giugno
Salone degli Incanti
Ex Pescheria Centrale,
riva Nazario Sauro 1
040 365505
www.retecivica.trieste.it
La grande Trieste 18911914. Ritratto di una città
➤ 21 giugno
Il gusto di una Città.
Trieste Capitale del Caffè
24 luglio ➤ 8 novembre
Lux Art Gallery
via Cecilia de Rittmeyer 7/d
389/6774508, 347/6091354
www.premiolynx.com
Esposizione dei finalisti del
Premio Lynx 2015
20 settembre ➤ 11 ottobre
Studio Tommaseo
via del Monte 2/1
040 639187
www.triestecontemporanea.it
Zipped World. Photography
in Public Domain
5 settembre ➤ 4 novembre
Before numbers. Issues
and Activities (Seventh
CEI Venice Forum for
Contemporary Art Curators.
Second Session)
23 ottobre
Tomislav Brajnovic´
e Igor Eskinja
7 novembre ➤ 6 dicembre
San Dorligo della Valle
Sedi varie presso Bagnoli
della Rosandra
Bagnoli 74
335/7892593
Uno sguardo sul Litorale
➤ 28 settembre
Casa Pangerc
piazza Caduti per la Libertà 80
040/8325178
Memorie dal fronte. Spomini
s fronte 1914-1918
➤ 28 settembre
Provincia di Udine
Udine
Casa Cavazzini - Museo
d’Arte Moderna e
Contemporanea
via Cavour 14
0432/414772
www.udinecultura.it
Un’idea di pittura.
Astrazione analitica in Italia
1972-76
➤ 3 giugno
Museo del Territorio
via Udine 4
0432/945584
La collezione
➤ 31 dicembre 2016
Museo Etnografico del
Friuli, Palazzo Giacomelli
via Grazzano 1
0432/271920
Tra mostri e cavalieri: la
vita nascosta degli oggetti
➤ 2 giugno
Galleria Tina Modotti
via Paolo Sarpi
0423/414717
Mario Giacomelli.
I Paesaggi
9 luglio ➤ 13 settembre
Aquileia
Battistero della basilica
di Aquileia
www.fondazioneaquileia.it
I mosaici della Südhalle
➤ 30 settembre
Museo Archeologico
Nazionale
via Roma 1
0431/91016, 0431/91035
www.museoarcheologicoaquileia.
beniculturali.it
Carso. Diversamente
ricordarti
➤ 22 giugno
Piazza del Capitolo
piazza del Capitolo
www.archeologiaviva.it,
www.fondazioneaquileia.it
Aquileia Film Festival
29 luglio ➤ 31 luglio
Stalla Pasqualis
via Giulia Augusta
347/5422876
Aquileia Lab
27 giugno, 18 luglio, 22 agosto
e 12 settembre
Artegna
Castello Savorgnan - Colle
di San Martino
0432/977811
www.comune.artegna.ud.it
Franco Not. Settant’anni
di opere di un ingegno
arteniese
➤ 7 giugno
Cividale del Friuli
Monastero di Santa Maria
in Valle
via Monastero Maggiore 34
0432/700867
www.tempiettolongobardo.it
Preziosi ritorni al
monastero
➤ 28 febbraio 2016
Tommaso Levente Tani:
l’Italia dei Longobardi, i
luoghi e i protagonisti
➤ 31 dicembre 2016
Sedi varie
0432/730793
www.mittelfest.org
Mittelfest 2015. Il colore
dell’acqua
18 luglio ➤ 26 luglio
Codroipo
Civico Museo delle
Carrozze d’Epoca
via San Pietro 6
0432/912493
www.comune.codroipo.ud.it
Il giardino dei colori
➤ 14 giugno
Villa Manin Centro
Arte Contemporanea
Passariano
piazzale Manin 10
0432 821211
www.villamanin-eventi.it
Avanguardia russa 1910-30
dalla collezione Costakis
➤ 28 giugno
Alexandr Rodcenko
➤ 28 giugno
ILLEGIO
Casa delle esposizioni
piazza Libia 1
0433/2054
www.illegio.it
L’ultima creatura. L’idea
divina del femminile
➤ 4 ottobre
Lignano Sabbiadoro
Centro civico Sandro
Pertini
via Treviso
0431/409160
Fotografie della Grande
Guerra. Da André Kertesz
e Carlo Wulz alle foto
d’archivio dell’Esercito
Italiano
➤ 24 luglio
Pagnacco
Museo di Storia Contadina
di Fontanabona
via Ciuch 7
0432/661049
Pagnacco attraverso il
Novecento. Ritratti e luoghi
nelle foto storiche di Luigi
Toffoli
➤ 28 giugno
Ragogna
Museo della Grande
Guerra di Ragogna
via Roma 23
0432/957255
www.grandeguerra-ragogna.it
La guerra degli altri e i
friulani
➤ 7 giugno
Tarcento
Villa Moretti
via del Castello, 1
Arte in gioco. Percezioni
creative del tempo
➤ 7 giugno
Torviscosa
Centro Informazione e
Documentazione - CID
piazzale Marinotti 1
0431/927929, 0431/929589
La Russia ai tempi di
Stalin nelle fotografie di
Emmanuil Evzerikhin
➤ 4 ottobre
Provincia di GORIZIA
Gorizia
Musei Provinciali-Museo
della Grande Guerra
borgo Castello 13
0481/533926, 0481/533962
www.museifriuliveneziagiulia.it
Giacomo Balla.
Interventismo 1915-2015
➤ 10 gennaio 2016
Palazzo Attems
piazza De Amicis 2
0481/547541, 0481/547499
[email protected]
Concorso di pittura Dario
Mulitsch
6 giugno ➤ 21 giugno
Giovanni Zangrando (18671941) l’atelier e gli allievi
1 luglio ➤ 20 settembre
Palazzo Coronini Cronberg
viale XX Settembre 14
0481/533485
www.coronini.it
Dalla penna d’oca alla
macchina da scrivere.
Guglielmo Coronini e la
bella scrittura
➤ 4 ottobre
Galleria d’arte Mario
Di Iorio
via Mameli 12
0481/580211
www.isontina.librari.beniculturali.it
Vidoni. Tracce di esistenza II
5 giugno ➤ 27 giugno
Cormons
Museo Civico del
Territorio, Palazzo Locatelli
piazza XXIV Maggio 2
0481/637152
www.comune.cormons.go.it
Carlo Vidoni. Tracce di
esistenza I
➤ 28 giugno
Carlo Bevilacqua.
Lo sguardo e il silenzio
10 luglio ➤ 30 agosto
Gradisca d’Isonzo
Galleria Regionale d’arte
contemp. Luigi Spazzapan
Palazzo Torriani,
via Cesare Battisti 1
0481 960816
www.galleriaspazzapan.it
Veno Pilon nella Prima
guerra mondiale
➤ 14 giugno
Omissisfestival. Human
landscape/Urman area di
Rocco Ceselin
19 giugno ➤ 27 giugno
1882-2015. L’arte
dell’intreccio: natura e
design nelle collezioni
Gervasoni
17 luglio ➤ 8 novembre
Lo studio in movimento.
Mostra di Paolo Tonzar,
Giovanni Druiz, Claudio
Moretti, Enrico de Cillia e
Gaetano Kanizsa
18 dicembre ➤ 10 gennaio 2016
I primi 50 anni di Mario
Palli in una mostra
transfrontaliera
14 novembre ➤ 13 dicembre
L’arte dell’intreccio: natura
e design nelle collezioni
Gervasoni
7 luglio ➤ 8 novembre
Grado
Casa della Musica
piazza Biagio Marin
0431/898111
www.comune.grado.go.it
Josef Maria Auchentaller.
I gioielli della secessione
Viennese
19 giugno ➤ 1 novembre
Provincia di Pordenone
Pordenone
Biblioteca Civica
piazza XX Settembre
0434/392980
Cartoline di propaganda
della Prima Guerra
Mondiale
➤ 30 giugno
Pagine sparse di un libro
immaginato. Antologica di
Mario Alimede
➤ 30 giugno
Sale Espositive
della Provincia
corso Garibaldi
0434/231418
Fotografia francese
del Novecento
24 luglio ➤ 27settembre
Casa Furlan, Fondazione
Ado Furlan
via Mazzini 51-53
0427/2582
www.fondazioneadofurlan.org
Carlo Vidoni. Tracce
d’esistenza III
12 settembre ➤ 4 ottobre
Ibidem. L’arte sul luogo
dell’architettura
18 ottobre ➤ 20 dicembre
Piranesi: frontespizi.
Collezione Giannino Furlan
5 dicembre ➤ 31 gennaio 2016
Galleria Harry Bertoia,
Palazzo Spelladi
corso Vittorio Emanuele II 60
0434/392916
www.comune.pordenone.it/
galleriabertoia
Kusterle. Il corpo eretico/
The Heretic Body
➤ 9 agosto
Galleria Sagittaria - Centro
culturale Casa A. Zanussi
via Concordia Sagittaria 7
0434 553205
www.centroculturapordenone.it
Gioco&Giochi nella
fotografia da metà
Ottocento ai giorni nostri
➤ 31 luglio
CaSARSA DELLA DELIZIA
Centro Studi Pasolini
via Guidalberto Pasolini 4,
tel. 0434/870593, www.
centrostudipierpaolo
pasolinicasarsa.it,
www.pasolini.net
Portfolio Pasolini 1972-73.
Fotografie di Roberto Villa
➤ 31 agosto
Castions di Zoppola
Galleria Civica d’Arte Celso
e Giovanni Costantini
piazza Indipendenza
www.craf-fvg.it
Fotografia e ritratto
24 luglio ➤ 20 settembre
Cavasso Nuovo
Palazat, Palazzo Conti
Polcenigo-Fanna
piazza Plebiscito 12
0427/77014
www.comune.cavassonuovo.pn.it
Senza terra. Dis/
armonie: l’altra metà
dell’universo
➤ 14 giugno
Contemporaneità e
fotografia
12 luglio ➤ 30 agosto
Lestans
C.R.A.F. Villa Ciani
via Friuli
0427 91453
www.craf-fvg.it
FAMU. Movement and
re-presentation
12 luglio ➤ 30 agosto
Lestans di Sequals
Villa Savorgnan
piazza I Maggio
0427/93030
www.prolocosequals.it
InMostraSequals
➤ 7 giugno
San Vito al
Tagliamento
Chiesa di San Lorenzo
0434 80251
www.comune.san-vitoal-tagliamento.pn.it,
www.craf-fvg.it
Slavka Pavic
11 luglio ➤ 9 agosto
Jelena Blagovic
11 luglio ➤ 9 agosto
ex Essicatoio Bozzoli
www.craf-fvg.it
Guido Guidi.
Guardando a Est
23 luglio ➤ 11 ottobre
Spilimbergo
Palazzo Tadea
piazza Castello 4
0427/2582
www.fondazioneado
furlan.org,
www.craf-fvg.it
Percorsi nella scultura
italiana
20 giugno ➤ 24 ottobre
Massimo Siragusa.
Lo spazio condiviso
11 luglio ➤ 30 agosto
Claude Andreini. Chicago
11 luglio ➤ 30 agosto
Questo elenco è basato perlopiù su dati forniti
direttamente dalle fonti, ma sempre soggetti a
possibili variazioni. Si consiglia di verificare se
le date delle singole manifestazioni sono state
confermate. Il calendario, aggiornato quotidianamente, dei principali eventi in Italia e nel mondo è
consultabile all’indirizzo www.ilgiornaledellarte.
com/vederenelmondo
Nessuno sa di arte tutto quello che sanno i lettori di
IL GIORNALE DELL’ARTE
Ogni anno 11 numeri, oltre 1000 pagine. In ogni numero
e periodicamente
■ I Rapporti annuali dell’Arte
■ I «Vedere a...»
■ Le Guide alla Biennale
■ I Vademecum
Ogni giorno online su www.ilgiornaledellarte.com e sulle pagine Facebook e Twitter di «Il Giornale dell’Arte»
Vedere IN friuli venezia giulia | 22
Realizzazione Unidea / Ph. Gianluca Baronchelli
AQUILEIA
FILM FESTIVAL
rassegna internazionale
del cinema archeologico
film, conversazioni, libri
vi edizione, 29-30-31 luglio 2015
aquileia (ud) piazza capitolo
ore 21.00 - ingresso libero
MERCOLEDÌ 29 LUGLIO
ORE 21.00
GIOVEDÌ 30 LUGLIO
ORE 21.00
VENERDÌ 31 LUGLIO
ORE 21.00
Pavlopetri. Un tuffo nel passato
Nazione: Inghilterra Regia: Paul Olding
Durata: 50’ Anno di produzione: 2011
Produzione: BBC in collaborazione
con ZDF & ARTE, Doclab GmbH
Il Perù millenario: una storia inesplorata
Nazione: Spagna Regia: José Manuel Novoa
Durata: 52’ Anno di produzione: 2012
Produzione: Explora Films
Punta Linke – La memoria
Nazione: Italia Regia: Paolo Chiodarelli
Durata: 68’ Anno di produzione: 2014
Produzione: SAP società Archeologica,
Soprintendenza Beni Architettonici Archeologici,
Provincia Autonoma Trento
Conversazione con Simona Rafanelli
e Stefano ”Cocco” Cantini
Simona Rafanelli, direttice del Museo Civico
Archeologico di Vetulonia, e il jazzista di
fama internazionale Stefano “Cocco” Cantini
danno vita a un affascinante esperimento che
restituisce “voce e suono” a quella che poteva
essere la musica degli Etruschi e ci regalano
un originale approccio alla ricerca e alla
divulgazione scientifica.
I dominatori delle gelide steppe
Nazione: Francia Regia: Cédric Robion
Durata: 52’ Anno di produzione: 2013
Produzione: AGAT films & Cie
Consulenza scientifica: Pierre-Henri Giscard
Conversazione con Luciano Canfora
Storico del mondo antico e filologo italiano,
docente di filologia latina e greca, profondo
conoscitore della cultura classica, è autore di
importanti studi sulla storia antica e su quella
contemporanea. Ci presenterà il suo ultimo libro
Augusto figlio di Dio svelandoci le strategie e le
trame di Ottaviano, il fondatore dell’Impero.
Lo Scriba che dipinge
Nazione: Francia Regia: Bernard George
Durata: 52’ Anno di produzione: 2013
Produzione: Caroline Roussel, Arturo Mio,
Louvre Consulenza scientifica: Guillemette
Andreu-Lanoë
Info-line: [email protected] 3475422876
In collaborazione con:
Tutte le informazioni: www.fondazioneaquileia.it
Spazio libri:
Media Partner:
Conversazione con Alberto Angela
Paleontologo, divulgatore scientifico, scrittore e
giornalista, autore di numerosi libri e conduttore
di programmi televisivi cult, quali Superquark,
Passaggio a Nord Ovest e Ulisse - il piacere
della scoperta. Con il suo stile inconfondibile
ci presenterà il suo ultimo libro I tre giorni di
Pompei svelandoci i dettagli della più grande
tragedia dell’antichità.
Assegnazione del Premio Aquileia
al film più gradito al pubblico
facebook/fondazioneaquileia
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