Liceo Scientifico “Ettore Majorana” - Guidonia ITALIANO Il presente quaderno di esercizi si propone di aiutarti a rafforzare le tue nozioni di grammatica italiana e di avviarti ad una corretta e attenta lettura di brevi testi narrativi e poetici. Ricorda che la conoscenza della grammatica italiana è fondamento indispensabile per una corretta redazione di testi scritti di ogni natura e strumento necessario per lo studio delle lingue straniere ivi compreso il latino. Gli esercizi che seguono ti permetteranno di rispolverare il programma svolto nei tre anni di Scuola Media. Essi sono preceduti da brevi e sintetiche schede di teoria che, senza pretendere di sostituire il testo di grammatica, ti aiuteranno a svolgere gli esercizi. Troverai inoltre alcuni testi da leggere sui quali dovrai svolgere un’attività di comprensione e analisi e che dovranno essere accompagnati da un lavoro di produzione scritta. Buon lavoro!!! Prima Sezione GRAMMATICA Parte prima - Fonologia Competenza ortografica La competenza ortografica risulta assolutamente necessaria nella stesura di testi scritti di qualsiasi argomento e natura. Nello scrivere occorre dunque prestare la massima attenzione a questo aspetto fondamentale della lingua. I seguenti esercizi servono a mettere alla prova le tue competenze ortografiche. Esercizio n. 1.1 Barra la parola non corretta. 1. polizia / polizzia 2. dubbitare / dubitare 3. accellerare / accelerare 4. publicità / pubblicità 5. adebitare / addebitare 6. adossare / addossare 7. eccezionale / eccezzionale 8. attrezzatura / atrezzatura 9. soprattutto / sopratutto 10. terribile / teribbile Esercizio n. 1.2 Completa le parole monche inserendo i gruppi sca, scia, schia; sce, scie, schie; sco, scio, schio; scu, sciu, schiu. 1. Un camo…… stamattina si è spinto fino al ru…..llo che scorre davanti alla nostra casa. 2. Al mare quest'anno ho fatto cono….nza con una ragazza molto carina. 3. Alessandro frequenta il liceo …..ntifico. 4. Buongiorno, vorrei due etti di pro….tto cotto. 5. Per favore, passami lo ……ccianoci. 6. Marco è un ragazzo molto co…..nzioso. 7. Bella ricono…..nza! 8. Ieri devo aver detto un mucchio di …..cchezze. Liceo Scientifico “Ettore Majorana” - Guidonia Esercizio n. 1.3 Nelle frasi seguenti sottolinea la parola corretta di ogni coppia. 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Ti lascierò/lascerò il libro in portineria. Le docce/doccie della palestra sono sempre molto pulite. Dov'è la mia mantella con le frange/frangie? «Siete degli incoscienti/incoscenti!» ci dice sempre il professore di italiano. Questa luce è acciecante/accecante! Vieni a vedere la gara degli arcieri/arceri. «Per motivi di igene/igiene é proibito toccare la merce». Temo che il mio compito di matematica sia insufficiente/insufficente. Esercizio n. 1.4 Nel seguente elenco correggi le parole che presentano errori di ortografia. Conoscienza quoziente squisito sufficiente pagniotta bagniante rozzo coscie igenico mobilio cancegliere compagnio imbrattare valige coscienza superfice ingenniere agnello pozzione profiquo pescie accuisito inponente seguestro Troncamento ed elisione L'elisione consiste nella caduta della vocale finale atona di una parola davanti alla vocale iniziale della parola seguente. Graficamente è indicata dalla presenza dell'apostrofo. Esempio: Lo amico = l’amico L'elisione è proibita in questi casi: • • • • • con gli articoli, gli aggettivi e le preposizioni seguiti da parole comincianti con i semiconsonantica: lo Ionio, di ieri, questa iattanza; con il pronome personale femminile le singolare (= a lei) e plurale (= loro): le annunciai, le avvertii; con il pronome personale maschile li: li invitai; con la particella pronominale ci quando è seguita da vocale diversa dalle vocali e ed i (c'invitò, c'esortò). con la preposizione da, tranne che in poche locuzioni come d'ora in poi e d'ora innanzi, per evitare la confusione con la preposizione di: provenire da Agrigento, appartamento da affittare; Il troncamento è la caduta della vocale finale atona o dell'intera sillaba finale di una parola davanti alla vocale o alla consonante iniziale della parola seguente: Esempio: Un uomo Liceo Scientifico “Ettore Majorana” - Guidonia Il troncamento è obbligatorio: • • • con l'articolo uno e i suoi composti, usati come aggettivi, alcuno, nessuno, ciascuno: un amico, un cane, nessun sollievo, ciascun partecipante, in alcun modo; con buono: buon uomo, buon gusto; con gli aggettivi bello, santo e quello ma solo davanti a parole maschili singolari inizianti per consonante: bel tipo, san Pietro, quel libro; Esercizio n. 1.5 Nelle frasi seguenti evidenzia in rosso le parole contenenti elisioni e in blu le parole contenenti troncamenti. 1. C'ero anch'io a teatro: come mai non vi ho visto? 2. Quell'aspetto del problema era sfuggito a tutti: d'ora in avanti dovremo prestare maggior attenzione. 3. Bell'amico che sei! 4. Buon onomastico, Andrea! 5. Nell'aula di scienze, nessun allievo deve aprire gli armadietti senza il permesso dell'insegnante. 6. Paolo Rossi è un amico di mio padre. 7. Mi serve un po' di farina. Esercizio n. 1.6 Correggi le frasi seguenti inserendo le elisioni e i troncamenti opportuni. 1. Quello ragazzo che hai conosciuto alla festa di Piero mi sembra tutto altro che simpatico. 2. No, signora, il dottore oggi non è in studio. 3. Voglio comprarmi uno abito elegante per la festa dello ingegnere che abbiamo conosciuto a casa tua. 4. Non ci era nessuno motivo per criticare così aspramente Claudia e Anna. 5. Oggi a scuola abbiamo letto una lauda di Santo Francesco. 6. Anche tu sei stato allo asilo infantile da suora Angela? 7. È proprio un bello tipo il tuo amico Filippo! La punteggiatura La punteggiatura è l’insieme dei segni convenzionali che servono a regolare nella pagina scritta il flusso delle parole, delle frasi e dei periodi, conferendo le pause opportune al discorso in modo da riprodurre il ritmo della lingua parlata. Ricordiamoli brevemente: il punto fermo, la virgola, il punto e virgola, i due punti, il punto interrogativo, il punto esclamativo, i puntini di sospensione, il trattino, le virgolette e le lineette. Liceo Scientifico “Ettore Majorana” - Guidonia Esercizio n. 1.7 Nel seguente brano inserisci i segni di punteggiatura opportuni. Dopo pochi momenti vennero i due chiamati e vedendo lì Gertrude □ la guardarono in viso □ incerti e □ Ma il principe □ con un contegno lieto e amorevole che ne prescriveva loro uno somigliante □ disse □□ Ecco la pecora smarrita □ e sia questa l’ultima parola che richiami tristi memorie □ Ecco la consolazione della famiglia □ Gertrude non ha più bisogno di consigli □ ciò che noi desideravamo per il suo bene l’ha voluto lei spontaneamente □ E’ risoluta □ m’ha fatto intendere che è risoluta □ □ A questo passo alzò essa verso il padre uno sguardo tra atterrito e supplichevole □ come per chiedergli che sospendesse □ ma egli proseguì francamente □ □ E’ risoluta di prendere il velo □□ □ Brava □ bene □□ esclamarono a una voce la madre e il figlio□ meravigliati Parte seconda - Analisi grammaticale L’aggettivo L’aggettivo è la parte del discorso che si “aggiunge” a un nome per attribuirgli una qualità o per determinarlo in modo più preciso. Esempio: Laura è una bella ragazza. Esercizio n. 2.1 Completa la tabella seguente inserendo le forme di aggettivo mancanti. SINGOLARE maschile femminile PLURALE maschile femminile docile azzurro logiche pratici pia verde sudici larghe Liceo Scientifico “Ettore Majorana” - Guidonia Pronomi Il pronome o sostituente è la parte variabile del discorso che si usa al posto di un'altra parola e ne fa le veci. Esempio: Laura è uscita ma più tardi la troverai senz’altro. In base al loro significato, i pronomi si distinguono in: personali, possessivi, dimostrativi, identificativi, indefiniti, relativi, interrogativi ed esclamativi. 1. I pronomi personali consentono di indicare, senza specificarne o ripeterne il nome proprio o comune: • la persona o le persone che parlano (prima persona): io, noi; • la persona o le persone che ascoltano (seconda persona): tu, voi; • la persona o le persone (o gli animali o le cose) di cui si parla (terza persona): egli, lei, essi, loro. I pronomi personali hanno forme diverse a seconda della funzione logica che svolgono nella frase: funzione di soggetto e funzione di complemento. 2. I pronomi possessivi precisano a chi appartiene ciò che è indicato dal nome che sostituiscono: Esempio: La tua casa è più grande della mia. Le forme dei pronomi possessivi corrispondono esattamente a quelle degli aggettivi possessivi (mio, tuo, suo, nostro, vostro, loro, proprio e altrui), ma al contrario di quest’ultimi, sono sempre preceduti dall'articolo determinativo (o dalla preposizione articolata) . 3. I pronomi dimostrativi specificano l'identità o la posizione, nello spazio e nel tempo, della persona o della cosa indicate dal nome che sostituiscono Esempio: Non voglio questa stoffa ma quella. • Questo,codesto,quello Ricorda che queste forme sono usate anche in funzione di aggettivo. • Costui, colei, ciò. Ricorda che queste forme sono usate solo in funzione di pronome. 4. I pronomi indefiniti indicano in modo generico e impreciso la quantità o l'identità della persona o della cosa specificate dal nome che sostituiscono o di cui fanno le veci: Esempio: Queste mele sono ottime ma alcune sono acerbe. • poco, alquanto, parecchio, tanto, altrettanto, molto, più, troppo, tutto, nessuno, alcuno, ciascuno, taluno, certuno, altro, diverso, vario, tale, certo. Ricorda che queste forme sono usate anche in funzione di aggettivo • Uno, qualcuno, ognuno, chiunque, altri, qualcosa, niente, nulla. Ricorda che queste forme sono usate solo in funzione di pronome. 5. I pronomi relativi sostituiscono un nome e nello stesso tempo mettono in relazione due proposizioni congiungendole in un unico periodo: Esempio: Ho preso il libro che era sul tavolo • Il quale, la quale, i quali, le quali Queste forme concordano in genere e numero con il nome a cui si riferiscono. • Che, cui. Queste forme sono invariabili. 6. I pronomi interrogativi introducono una domanda, diretta o indiretta: Esempio: Chi sei? Dimmi chi sei. • Chi, che, che cosa Queste forme sono invariabili. • quale (qual, quali), quanto Queste forme concordano in genere e numero con il nome a cui si riferiscono. Liceo Scientifico “Ettore Majorana” - Guidonia Esercizio n. 2.1 Completa le frasi seguenti sostituendo le costruzioni tra parentesi con espressioni che contengano un pronome. 1. Oggi è il compleanno di Paola, voglio (fare a Paola) … un regalo. 2. Pietro verrà anche lui al concerto di questa sera e quindi ( vedrò Pietro). 3. Sergio si è slogato un piede ma oggi non possiamo andare a (fare a Sergio) una visita. 4. Forse Luca non ottiene buoni risultati perché non si è ambientato nella nuova scuola: (diamo a Luca) ancora un po’ di tempo. 5. Abbiamo trovato un cane abbandonato; potremmo (affidare il cane) ad Elena. 6. Ho visto da lontano Stefano e Nicola: (ho chiamato Stefano e Nicola). 7. Ho visto da lontano Stefano e Nicola: (ho gridato a Stefano e Nicola) : “venite qui”. 8. Anna e Carla sono le mie amiche più care ed io (voglio molto bene ad Anna e Carla). Esercizio n. 2.2 Nelle seguenti frasi evidenzia in rosso i pronomi possessivi, in blu i dimostrativi e in verde i personali. 1. La mia borsa non è quella marrone laggiù, ma questa nera. 2. Ti presterà la sua macchina quando tu comincerai a prestargli la tua. 3. Quelli come te li conosco bene. 4. Prendi questi biscotti; penso che codesti siano scaduti. 5. Sono nostre queste penne o sono le vostre? 6. La faccia di costui non mi è nuova. 7. Tutti abbiamo dei compiti e ciascuno deve pensare al proprio. 8. Colei che sposerò dovrà accettare di vivere con i miei cani. 9. Devi far valere i tuoi diritti, ma devi anche riconoscere quelli altrui. 10. La nostra scuola è più grande della loro. 11. A partecipare alle assemblee sono sempre pochi. 12. Vuoi questo? O preferisci forse il mio? 13. Lei conosce mio padre, ma io non conosco il suo. 14. Codesta non mi sembra una buona ragione per non partecipare al concorso. 15. Conosco bene i loro obbiettivi e ti assicuro che non coincidono assolutamente con i miei. Esercizio n. 2.3 Nelle frasi seguenti inserisci al posto dei puntini un pronome indefinito adatto al contesto. 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Ieri ho incontrato …………….che dice di conoscerti. In questa città non conosco …………… ……………..trasportavano le casse, …………. le sistemavano nel magazzino. Volevo comprare un abito, ma non ho trovato ………………. che mi piacesse. E’ un lavoro molto facile: lo può fare……………….. Al concerto ………………. applaudivano e …………………. fischiavano. Forse ……………… potrebbe aiutarmi a risolvere il problema. In questa competizione ………………… deve impegnarsi al massimo. Liceo Scientifico “Ettore Majorana” - Guidonia Esercizio n. 2.4 Riscrivi le seguenti frasi usando come nell’esempio il pronome relativo al posto dei nomi o delle espressioni in corsivo. Esempio: Ti presento il mio amico Fabio. Con Fabio ho fatto un viaggio in Africa. Ti presento il mio amico Fabio con cui ho fatto un viaggio in Africa. 1. E’ stato appena annunciato che il treno arriverà in ritardo. Su quel treno viaggia Andrea. ……………………………………………………………………………………… 2. Siamo saliti in cima alla torre. Da quella torre si gode uno splendido panorama. ……………………………………………………………………………………… 3. Alla mia festa inviterò Sara. L’allegria di Sara è contagiosa. ……………………………………………………………………………………… 4. Non dovresti uscire con questo freddo. Questo freddo potrebbe farti ammalare. ……………………………………………………………………………………… 5. In biblioteca ci sono molti libri sugli Egizi. Con quei libri potrai approfondire la lezione. ……………………………………………………………………………………… 6. Marco è nato in un piccolo paese. Forse non conosci quel paese. ……………………………………………………………………………………… 7. Giorgio ha acquistato un computer. Il prezzo di quel computer è molto conveniente. ……………………………………………………………………………………… 8. Ho trovato la persona giusta. Alla persona giusta potrò chiedere consiglio. ……………………………………………………………………………………… Distinzione aggettivo-pronome Attenzione a non confondere l’aggettivo con il pronome! Alcuni aggettivi hanno infatti anche funzione di pronome (esempio: quello, nostro, ecc). Possiamo agevolmente riconoscere la corretta funzione grammaticale ricordando che l’aggettivo accompagna sempre un nome, il pronome invece sostituisce il nome. Esercizio n. 2.5 Indica se le parole in corsivo presenti nelle frasi seguenti sono aggettivi (A) o pronomi (P). 1. Tutti …. considerano Luisa una ragazza davvero carina. 2. Alla festa per il mio compleanno ho invitato tutti … i miei compagni di classe e anche qualche … altro amico. 3. La nostra … auto è parcheggiata vicino alla vostra …. 4. Da quando ha comprato questo … nuovo paio di jeans, Stefano non degna più di uno sguardo quelli … vecchi. 5. Per fortuna mancano soltanto pochi … giorni alle vacanze di Natale. 6. Alla festa da Luca c’erano solo pochi … dei nostri soliti amici; anzi, si può dire che non conoscevo quasi nessuno …. 7. Qualcuno … ha lasciato che Tato mangiasse troppi … cioccolatini e ora il poveretto ha un tremendo mal di pancia. 8. Mi sembra che la tua amica Marta praticasse uno sport a livello agonistico, ma non ricordo quale …. 9. Mi piacerebbe sapere in quale … negozio zia Anna compra quei … buffissimi cappellini che indossa sempre. Liceo Scientifico “Ettore Majorana” - Guidonia Coniugazioni verbali Il verbo è la parte variabile del discorso che esprime, collocandole nel tempo, informazioni sul soggetto. Si articola in modi, tempi, persone e numero. Il complesso di tale articolazione è definito coniugazione. Riguardo al modo distinguiamo: • modi finiti → indicativo, congiuntivo, condizionale, imperativo. • modi indefiniti → infinito, participio, gerundio. Riguardo al tempo ricordiamo la distinzione tra: • tempi semplici → costituiti da una sola parola • tempi composti → formati dall’ausiliare essere o avere in unione con il participio passato del verbo. Nei modi finiti la forma verbale presenta tre persone: prima, seconda e terza. Riguardo al numero distinguiamo singolare e plurale. Esercizio n. 2.6 Nelle seguenti frasi sottolinea una volta i verbi di modo finito e due volte quelli di modo indefinito. Poi inseriscili nella tabella predisposta a seconda di modo e tempo. Attenzione! Non è detto che tutti gli spazi della tabella vadano necessariamente riempiti. 1. Se avessi guardato con attenzione ti saresti accorto che la camicia che hai indossato aveva una macchia sul colletto. 2. Lusingato dall’invito, Giorgio si mise al lavoro quella sera stessa, completando il romanzo che aveva iniziato due mesi prima. 3. In questa stagione capita spesso che si formino lunghe code ai caselli: bisogna partire presto. 4. Quando avrai deciso se partecipare alla riunione, ricorda di avvisare il direttore. 5. Se non dovessimo ripartire tra un’ora, potremmo visitare anche il museo. 6. Nella battaglia di Maratona i Greci, guidati da Milziade, sconfissero l’esercito persiano. 7. Avendo conosciuto Anna, ero certo che avrebbe accettato di aiutarti. 8. Mi sembra che l’iniziativa non abbia avuto alcun successo. Indicativo Congiuntivo Presente:……………………………………………………………………………………………… Imperfetto:……………………………………………………………………………………………. Passato prossimo:…………………………………………………………………………………….. Trapassato prossimo:…………………………………………………………………………………. Passato remoto:………………………………………………………………………………………. Trapassato remoto:…………………………………………………………………………………… Futuro semplice:……………………………………………………………………………………… Futuro anteriore:……………………………………………………………………………………… Presente:……………………………………………………………………………………………… Imperfetto:……………………………………………………………………………………………. Passato:……………………………………………………………………………………………….. Trapassato:……………………………………………………………………………………………. Condizionale Presente:………………………………………………………………………………………………. Passato:……………………………………………………………………………………………….. Imperativo Presente:………………………………………………………………………………………………… Liceo Scientifico “Ettore Majorana” - Guidonia Infinito Presente:………………………………………………………………………………………………… Passato:………………………………………………………………………………………………… Participio Presente:………………………………………………………………………………………………… Passato:………………………………………………………………………………………………… Gerundio Presente:………………………………………………………………………………………………… Passato:………………………………………………………………………………………………… I verbi si distinguono in transitivi e intransitivi: • Il verbo transitivo esprime un’azione che dal soggetto passa (transita) sull’oggetto. • Il verbo intransitivo esprime un’azione che si riferisce solo al soggetto e quindi non ammette il complemento oggetto. Il verbo è di forma attiva quando il soggetto compie l’azione indicata dal verbo. Possono avere forma attiva tutti i verbi transitivi e intransitivi. Il verbo invece è di forma passiva quando il soggetto subisce l’azione indicata dal verbo. Possono avere forma passiva solo i verbi transitivi. Esercizio n. 2.7 Nelle seguenti frasi indica se il verbo è intransitivo oppure se è usato in forma passiva . Il discorso di Roberta è stato applaudito da tutti. I tulipani sono finalmente fioriti. Sono già usciti tutti? Lucio è stato criticato severamente La villa è stato disegnata da un famoso architetto. La casa è stata venduta da mia zia a dei tedeschi. Tutti i miei appunti sono scomparsi. Fabio era andato a letto presto. Forma passiva Verbo intransitivo □ □ □ □ □ □ □ □ □ □ □ □ □ □ □ □ Esercizio n. 2.8 Volgi le seguenti frasi dall’attivo al passivo o viceversa. 1. Nel 1966 l'Arno inondò il centro di Firenze. ……………………………………………………………………………………… 2. L'arrivo di Luca interruppe la nostra conversazione. ……………………………………………………………………………………… 3. Tutti i fogli sparsi sulla scrivania furono raccolti da Andrea in un mucchio ordinato. ……………………………………………………………………………………… 4. Laura fu accolta con entusiasmo da una schiera di amici. ……………………………………………………………………………………… Giovanni beve tutte le mattine una tazza di caffè. ……………………………………………………………………………………… 5. Il professore di francese interrogherà Lucia e Paolo dopodomani. ……………………………………………………………………………………… 6. La scogliera viene incessantemente battuta da onde altissime. ……………………………………………………………………………………… Liceo Scientifico “Ettore Majorana” - Guidonia Parte terza - Analisi logica Il soggetto Il soggetto è il protagonista dell’azione o della situazione descritta dal verbo. Esso è perlopiù costituito da un nome o un pronome ma può anche essere costituito da qualsiasi altra parte del discorso. Quando il soggetto non è espresso si parla di soggetto sottinteso Esercizio n. 3.1 Nelle seguenti frasi individua il soggetto sottolineandolo. Qualora il soggetto fosse sottinteso scrivi accanto il pronome personale adeguato. 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Chi ha vinto il campionato del mondo di Formula 1? Giulia e Cecilia sono compagne di banco. Mi ascolta qualcuno? Sono stato in biblioteca per la mia ricerca. Ci sono quaderni nel cassetto? Piangere mi è di consolazione. Dovrebbe starmi a sentire! Dove hai raccolto queste castagne? Il predicato Il predicato è l’elemento della frase che dice (“predica”) qualcosa a proposito del soggetto. Distinguiamo il predicato verbale e il predicato nominale. Il predicato verbale è costituito da una voce verbale ed ha un suo significato compiuto. Esso ha il compito di indicare ciò che il soggetto fa o subisce, o di spiegare in quale situazione si trova. Il predicato nominale è costituito dall’unione del verbo “essere”con un sostantivo o un aggettivo. La voce del verbo“essere” in questo caso si definisce copula. Esercizio n. 3.1 Indica se le seguenti frasi contengono un predicato verbale o un predicato nominale Predicato verbale □ Predicato nominale □ □ □ Stasera Sofia è davvero elegante. □ □ Il mio cane si stiracchia sempre dopo i suoi pisolini. □ □ Beatrice è diventata una ballerina bravissima. □ □ Costanza sembra più giovane dei suoi anni. □ □ Jacopo dorme profondamente. □ □ Tommaso mangia con una voracità incredibile. □ □ Leonardo è considerato un architetto molto valido. □ □ Pietro è nato fortunato. □ □ La nostra automobile è stata sorpassata da un'ambulanza. Giulio fu proclamato vincitore della gara. Liceo Scientifico “Ettore Majorana” - Guidonia Esercizio n. 3.2 Nelle frasi individua se il verbo essere è utilizzato come predicato verbale (V), copula (C) o semplice ausiliare (A). 1. Giovanni è (…) in solaio da due ore. 2. Oggi il mare è (…) agitato dal vento. 3. Fes è (…) una città del Marocco. 4. Mio padre è (…) andato a Roma per lavoro. 5. Siamo (…) felici per la tua promozione. 6. Il televisore è (…) nel soggiorno. 7. Aldo e Ugo sono (…) grandi amici. 8. Sono stato (…) rimproverato dal professore. 9. Questo lavoro è (…) una perdita di tempo. 10. Nel prato sono (…) fiorite le rose. Il complemento oggetto e il complemento d’agente Il complemento oggetto è l’elemento della frase su cui ricade direttamente, cioè senza l’aiuto di alcuna preposizione, l’azione compiuta dal soggetto. Troviamo il complemento oggetto solo nelle frasi in cui il verbo è di forma attiva. Attenzione! Ricorda che nel volgere una frase dall’attivo al passivo il complemento oggetto assume funzione di soggetto mentre il soggetto diventa complemento d’agente o di causa efficiente. Il complemento d’agente infatti indica l’essere animato che compie l’azione espressa dal verbo in una frase passiva. Il complemento di causa efficiente indica l’essere inanimato che compie l’azione espressa dal verbo in una frase passiva Esercizio n. 3.3 Nella sezione di esercizi dedicata alle coniugazioni verbali, l’esercizio n.2.7 ti richiedeva di volgere delle frasi dall’attivo al passivo. Torna su quell’esercizio e sottolinea in blu tutti i complementi oggetto e in rosso tutti i complementi d’agente o causa efficiente. I principali complementi indiretti I complementi indiretti sono così definiti perché sono introdotti da preposizioni. Di seguito ne indichiamo soltanto alcuni di uso più frequente. Il complemento di specificazione spiega o precisa il significato generico del nome da cui dipende. Generalmente è introdotto dalla preposizione di semplice o articolata. Il complemento di termine indica la persona o la cosa verso cui è diretta l’azione espressa dal verbo. Generalmente è introdotto dalla preposizione a semplice o articolata. Il complemento di causa indica il motivo per cui si fa o avviene ciò che espresso dal verbo. Generalmente è introdotto da preposizioni come per, da, di o da locuzioni preposizionali come a causa di, a motivo di. Il complemento di fine indica lo scopo per cui si compie un’azione. Generalmente è introdotto da preposizioni come per, da, in o da locuzioni preposizionali come al fine di, allo scopo di. Il complemento di modo indica il modo o la maniera in cui si compie l’azione espressa dal verbo. Generalmente è introdotto da preposizioni come con, di , a o da locuzioni preposizionali come alla maniera di, al modo di. Il complemento di mezzo indica il mezzo o lo strumento di cui ci si serve per compiere l’azione espressa dal verbo. Generalmente è introdotto da preposizioni come con, per, in o da locuzioni preposizionali come per mezzo di, grazie a. I complementi di tempo indicano le diverse circostanze di tempo in cui può svolgersi l’azione: il complemento di tempo determinato precisa il momento o l’epoca in cui avviene qualcosa, il complemento di tempo continuato indica la durata dell’azione. I complementi di luogo indicano il luogo in cui si colloca l’azione espressa dal verbo. Ne distinguiamo quattro tipi: - stato in luogo: indica il luogo in cui si trova una persona o una cosa o avviene un fatto. - moto a luogo: indica il luogo verso il quale qualcuno o qualcosa si dirige. - moto da luogo: indica il luogo dal quale qualcuno o qualcosa si muove. - moto per luogo: indica il luogo attraverso il quale qualcuno o qualcosa si muove. Liceo Scientifico “Ettore Majorana” - Guidonia Esercizio n. 3.4 Nelle frasi seguenti sottolinea in blu il complemento di specificazione e in rosso il complemento di termine. 1. 2. 3. 4. 5. 6. Chi è il padrone di quel cane che corre sul prato del nostro giardino? La zia ha dato a Mario delle ciambelle veramente squisite! Mi sembra che Paolo non sia ancora tornato a casa. Chi sarebbe l'autore del capolavoro disegnato sulla lavagna della II B? A chi è indirizzato il biglietto di auguri? Il padre di Paolo è andato al mare in fuoristrada. Esercizio n. 3.5 Nelle frasi seguenti sottolinea in blu il complemento di causa e in rosso il complemento di fine. 1. 2. 3. 4. La parrocchia organizzerà una lotteria di beneficenza per la raccolta di fondi. Il nonno di Marco, per la sua ulcera, deve seguire una dieta particolare. Dovresti studiare soprattutto in vista di una solida preparazione professionale. A causa di un guasto all'impianto elettrico, i fari dell'automobile si spensero all'improvviso. 5. Alla vista della vipera a due passi da me, sono impallidito dallo spavento. 6. Mio padre dice sempre che mi rimprovera per il mio bene! Esercizio n. 3.6 Nelle frasi seguenti sottolinea in blu il complemento di mezzo e in rosso il complemento di modo. 1. Ho saldato il conto dell'idraulico con un certo dispetto perché mi sembrava proprio eccessivo. 2. Andremo in Sardegna in aereo. 3. Ho saldato il conto dell'idraulico con un assegno. 4. La tavola di disegno è stata eseguita alla perfezione. 5. Ti farò avere l'assegno tramite mia sorella. 6. Sulla guida del telefono i nomi degli abbonati sono riportati in ordine alfabetico. Esercizio n. 3.7 Nelle frasi seguenti sottolinea in blu il complemento di stato in luogo, in rosso il complemento di moto a luogo e in verde il complemento di moto da luogo. 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Rimarrò in casa tutto il giorno. La madre di Luisa torna sempre tardi dal lavoro. Solo quando sono salito in macchina mi sono accorto che non era la mia. L'UNICEF invia di continuo viveri e medicinali nei paesi del Terzo Mondo. Dormire negli alberghi non mi piace. I pesci nuotano tranquilli nel loro acquario. Per festeggiare il mio onomastico, stasera andremo tutti in pizzeria. Se non inserisci la spina nella presa il televisore non funzionerà mai! Liceo Scientifico “Ettore Majorana” - Guidonia Esercizio n. 3.8 Nelle frasi seguenti sottolinea in blu il complemento di tempo determinato e in rosso il complemento di tempo continuato. 1. Lavoro alla Ronchini SRL da dieci anni. 2. Sono stato assunto alla Ronchini SRL dieci anni fa. 3. È rimasto fuori fino alle undici. 4. È rientrato alle undici. 5. Da tre ore non faccio altro che leggere. 6. Dopo cena guardo sempre un po' di televisione. 7. È uscito dopo di te. 8. Devo assolutamente essere in ufficio entro le otto. 9. Il film comincia alle 21.30. 10. La sera vado sul terrazzo a godermi il tramonto. Parte quarta - Analisi del periodo La proposizione principale è una proposizione autonoma e di senso compiuto. Essa può reggere (in questo caso si definisce proposizione principale reggente) altre proposizioni dette subordinate che non possono stare da sole perché non hanno alcun significato autonomo. Le proposizioni subordinate possono essere - esplicite se contengono un verbo di modo finito. - implicite se contengono un verbo di modo indefinito. Esercizio n. 4.1 Nelle seguenti frasi sottolinea le proposizioni principali. 1. Mentre Roberto lava i piatti, Alessandra pulisce i fornelli. 2. Dopo la scampagnata di domenica scorsa mi è venuto il raffreddore. 3. La mia squadra ha perso perché ha giocato in trasferta. 4. Giorgia si è comportata come se niente fosse accaduto. 5. La neve non mi piace e quindi d'inverno non vado in montagna. 6. Daniele acquista fumetti rari, senza badare a spese. 7. Roberto e Paolo non volevano parlare per non manifestare la loro disapprovazione. 8. Se non hai la macchina da cucire, non comprare né la stoffa né il cartamodello. 9. Anche se danno fastidio quando si sta seduti a lungo, i jeans stretti sono di moda. 10. Ho avvisato tutti che quest'estate non spedirò cartoline a nessuno, perché l'anno scorso io non ne ho ricevute. Esercizio n. 4.2 Nei periodi seguenti sottolinea in rosso le subordinate esplicite e in blu le subordinate implicite. 1. 2. 3. 4. 5. 6. Disse che non poteva uscire, perché aspettava l'arrivo di Giorgio. Credevo che mi avrebbe aiutato: sono stata un'ingenua, come sempre. Quando si avvicina il tramonto, il panorama da qui diventa ancora più suggestivo. Nonostante sia ormai adulto, Paolo gioca continuamente. Ho aspettato fino alle sei, ma Luca non è arrivato; così sono uscita da sola. Ieri sera ho conosciuto un ragazzo che suona la chitarra in modo straordinario. Liceo Scientifico “Ettore Majorana” - Guidonia Esercizio n. 4.3 Nei periodi seguenti sottolinea in rosso le subordinate esplicite e in blu le subordinate implicite 1. Gianni sostiene che la migliore narrativa contemporanea è quella sudamericana. 2. Teresa, distratta come sempre, si accorse solo alla fermata dell'autobus di essere uscita con le pantofole. 3. Cessato di piovere, in cielo comparve uno splendido arcobaleno. 4. Avendo finito tardi di mangiare, rinunciai alla solita pennichella pomeridiana. 5. A volte, mentre guardo l'orizzonte dalla riva del mare, mi assale una inspiegabile malinconia. 6. Non ho ancora capito perché mi sia comportato così. 7. Maria ha un sorriso così bello da far innamorare tutti. 8. Lucio, avendo intuito l'imbarazzo di Marco, ha subito cambiato discorso. Liceo Scientifico “Ettore Majorana” - Guidonia Seconda Sezione COMPETENZA TESTUALE In questa sezione troverai dei testi in poesia e in prosa accompagnati da esercizi che, in molti casi, dovrai svolgere ordinatamente su fogli (protocollo a righe) che allegherai al presente quaderno. Parte prima - Analisi del testo poetico Ulisse Nella mia giovinezza ho navigato Lungo le coste dalmate. Isolotti A fior d’onda emergevano, ove raro Un uccello sostava intento a prede, coperti d’alghe, scivolosi, al sole 5 belli come smeraldi. Quando l’alta marea e la notte li annullava, vele sottovento sbandavano più al largo per sfuggirne l’insidia. Oggi il mio regno è quella terra di nessuno. Il porto 10 accende ad altri i suoi lumi; me al largo sospinge ancora il non domato spirito e della vita il doloroso amore. Umberto Saba, Canzoniere. Esercizi 1. Effettua la parafrasi scritta del testo. 2. Spiega le espressioni intento a prede al verso 4 e li annullava al verso 7. 3. Secondo te che cosa rappresenta il porto per il poeta? Spiegalo in cinque righe. 4. Qual è il rapporto tra il titolo e il contenuto del testo? Perché il poeta ha intitolato Ulisse la poesia? Scrivi un breve testo di approfondimento in un massimo di dieci righe. Autunno Autunno. Già lo sentimmo venire Nel vento d’agosto, nelle piogge di settembre torrenziali e piangenti, e un brivido percorse la terra che ora, nuda e triste, accoglie un sole smarrito. Ora passa e declina, in quest’autunno che incede con lentezza indicibile, il miglior tempo della nostra vita e lungamente ci dice addio. Vincenzo Cardarelli, Poesie. 5 10 Liceo Scientifico “Ettore Majorana” - Guidonia Esercizi 1. Da che cosa è preannunciato l’autunno sul finire della stagione estiva? 2. Spiega il significato delle parole declina al verso 8 e incede al verso 9. 3. La poesia si divide in due parti. Individua brevemente l’argomento della prima parte e quello della seconda. 4. Che cosa intende il poeta per miglior tempo della vita e perché afferma che ci dice addio? Esprimi le tue considerazioni in un massimo di dieci righe. Italiano in Grecia Pireo, agosto 1942 Prima sera d’Atene, esteso addio dei convogli che filano ai tuoi lembi colmi di strazio nel lungo semibuio. Come un cordoglio ho lasciato l’estate sulle curve e mare e deserto è il domani senza più stagioni. Europa Europa che mi guardi scendere inerme e assorto in un mio esile mito tra le schiere dei bruti, sono un tuo figlio in fuga che non sa nemico se non la propria tristezza o qualche rediviva tenerezza di laghi di fronde dietro i passi perduti, sono vestito di polvere e di sole vado a dannarmi e insabbiarmi per anni. 5 10 15 Vittorio Sereni, Diario d’Algeria. Esercizi 1. Dai la definizione delle parole cordoglio, inerme, rediviva. 2. Sulla base della data indicata dal poeta nel sottotitolo sai individuare il contesto storico in cui si colloca la vicenda del poeta? Chi sono i bruti a cui egli fa riferimento al verso 10? 3. Il poeta si definisce figlio dell’Europa. Oggi che valore puoi dare a questa espressione? Esprimi le tue riflessioni in circa venti righe. 4. Negli ultimi due versi il poeta fa riferimento alla sua condizione di prigioniero di guerra. Puoi spiegare attraverso quali immagini rende chiaro questo concetto? Liceo Scientifico “Ettore Majorana” - Guidonia Parte seconda – Analisi del testo narrativo Edgar Allan Poe Il ritratto ovale Il castello nel quale il mio servitore si era arrischiato a entrare a viva forza, piuttosto che permettermi di passare la notte all’aria aperta, data la grave condizione della mia ferita, era una di quelle costruzioni miste di tristezza e splendore che per tanto tempo hanno innalzato la loro fronte accigliata in mezzo agli Appennini nella realtà non meno che nella fantasia della signora Radcliffe1: sembrava temporaneamente abbandonato e solo da poco tempo. Ci stabilimmo in una delle camere più piccole e meno riccamente ammobiliate, situata in una torre appartata: il suo arredamento era ricco, ma vecchio e in cattive condizioni. I muri erano ricoperti di arazzi e ornati di numerosi trofei araldici di tutte le forme e da una quantità veramente favolosa di pitture moderne in cornici di ricchi dorati arabeschi. Di questi quadri che pendevano non solo dalle pareti principali, ma anche in tutti i molti angoli che la bizzarra architettura del castello aveva reso necessari, di questi quadri forse il delirio incipiente mi spinse ad interessarmi profondamente, tanto che ordinai a Pedro di chiudere tutte le pesanti imposte della camera poiché era già notte, di accendere le candele di un gran candelabro che era posto vicino al mio letto e di aprire completamente tutte le tende di velluto nero ornate di frange che circondavano il mio letto. Desideravo tutto questo perché, se non fossi riuscito a dormire, mi sarei potuto almeno distrarre alternativamente, contemplando quei quadri e leggendo un piccolo volume che avevo trovato sul cuscino e che parlava appunto del valore di essi e ne faceva una minuta descrizione. Lessi per molto, per moltissimo tempo e contemplai ogni oggetto religiosamente e devotamente; le ore passarono rapide e piacevoli finché udii sonare mezzanotte. Poiché non ero contento della posizione del candelabro, stesi con difficoltà la mano per non scomodare il mio servitore che dormiva e lo collocai in modo che la luce cadesse tutta sul libro. Ma questa operazione produsse un effetto del tutto inatteso: la luce delle numerosa candele (erano infatti molte) si posò sopra una nicchia della camera che fino a quel momento era stata nascosta da una colonna del letto in un’ombra profonda; vidi così in una luce viva un quadro che dapprima mi era sfuggito; era il ritratto di una giovinetta, già quasi donna; gettai un rapido sguardo al quadro e chiusi gli occhi, senza nemmeno comprenderne il motivo; ma, mentre le mie palpebre rimanevano così chiuse, analizzai rapidamente la ragione che me le aveva fatte chiudere; era stato un movimento impulsivo per guadagnare tempo e per riflettere, per essere sicuro che i miei occhi non mi avevano ingannato, per calmare e preparare il mio spirito ad una contemplazione più fredda e serena. Dopo pochi istanti guardai di nuovo il quadro. No, non potevo più dubitare in nessun modo, anche se lo avessi voluto, di vedere ogni cosa così chiaramente, poiché la prima luce di quelle candele sulla tela sembrava aver distrutto la trasognata meraviglia dalla quale erano stati presi i miei sensi e avermi richiamato di colpo alla vita reale. Ho già detto che era il ritratto di una giovane: si trattava soltanto della testa e delle spalle, eseguite in quella maniera che in linguaggio tecnico si chiama a mezzo busto e che ricordava assai nello stile le testine favorite di Sully2. Le braccia, il petto e persino il contorno della capigliatura luminosa si confondevano in maniera impercettibile nell’ombra vaga, ma profonda che faceva da sfondo al quadro. La cornice era ovale, splendidamente dorata e filigranata in stile moresco; come opera d’arte nulla era più ammirevole del quadro in se stesso, ma non furono né la perfezione dell’opera, né l’immortale bellezza di quel viso che mi impressionarono così all’improvviso e così fortemente; meno ancora era da supporre che la mia immaginazione scossa da un mezzo torpore potesse aver preso quella testa per quella di un essere vivente. Vidi subito che i particolari del disegno, il mezzo busto e l’aspetto della cornice avrebbero dissipato immediatamente un simile incantesimo e mi avrebbero salvato da ogni illusione anche momentanea. Meditando seriamente su tutto ciò, restai forse un’ora, mezzo seduto, mezzo sdraiato, con gli occhi fissi su quel ritratto. Alla fine, avendo scoperto il vero segreto del suo effetto, mi lasciai ricadere sul letto; avevo trovato che il fascino di quel dipinto era un’espressione di vitalità assolutamente simile alla stessa vita, che mi aveva fatto prima trasalire e poi mi aveva confuso, vinto e spaventato. In preda ad un timore riverente e profondo, collocai il candelabro nella posizione precedente; dopo di essermi così tolta dalla vista la causa della mia agitazione, cercai con ansia il libro che conteneva la descrizione dei quadri e le loro storie. Ricercato subito il numero che designava il ritratto ovale, io vi lessi questo vago e strano racconto: «Era una giovinetta della più rara bellezza, tanto amabile, quanto piena di allegria. Maledetto sia il momento in cui vide il pittore poiché lo amò e divenne sua sposa. Egli era un giovane appassionato, studioso e austero e aveva già una sposa nella sua arte; ella era una giovinetta della più rara bellezza, tanto amabile, quanto piena di allegria, tutta luce e sorrisi, gaia come un giovane cerbiatto. Innamorata di tutto alla follia, ella odiava soltanto l’arte che era sua rivale; nulla temeva all’infuori dei pennelli, della tavolozza e degli altri 1 2 Ann Radcliffe: scrittice inglese del Settecento. Thomas Sully: pittore americano dell’Ottocento. Liceo Scientifico “Ettore Majorana” - Guidonia odiosi arnesi che la privavano della vista del suo amore. Fu una cosa terribile per lei udire il pittore esprimere il desiderio di ritrarre anche la sua giovane moglie, ma ella era ubbidiente ed umile e posò per lunghe settimane nell’oscura alta camera della torre, dove la luce filtrava sulla tela bianca solo da un’apertura del soffitto, ma il pittore metteva tutta la sua gloria in questo lavoro che avanzava di giorno in giorno, d’ora in ora. Era un uomo appassionato, bizzarro e pensieroso che si perdeva in continue fantasticherie, cosicché non si accorgeva che quella luce che così tetramente scendeva in quella torre solitaria minava la salute e lo spirito della sua sposa che dimagriva visibilmente agli occhi di tutti, tranne che ai suoi. Ella tuttavia continuava a sorridere sempre, senza mai lamentarsi, perché vedeva che il suo pittore, che già era famoso, provava vivo e ardente piacere nel suo lavoro e si affannava giorno e notte per ritrarre colei che tanto l’amava e che ogni giorno diveniva più debole e sfinita. Coloro che vedevano il ritratto parlavano a bassa voce della sua rassomiglianza come di un’opera meravigliosa e di una prova non minore della potenza dell’amore profondo che il pittore portava a colei che ritraeva così mirabilmente, ma alla fine, avvicinandosi il lavoro al suo compimento, non fu più ammesso nessuno nella torre, poiché il pittore era quasi pazzo per l’ardore del suo lavoro e levava raramente gli occhi dalla tela persino per guardare il viso della sua amata; egli non si accorgeva che i colori che stendeva sulla tela erano tolti dalle gote di colei che era lì seduta vicino. E quando furono passate parecchie settimane e restava ormai ben poco da fare, forse solo l’ultimo tocco alla bocca e un tratto agli occhi, lo spirito della signora palpitò ancora un momento, come l’ultima fiamma di una candela. Quando l’ultimo tocco fu dato e l’ultimo tratto fu posto, per un attimo il pittore rimase in estasi dinanzi al proprio lavoro, quel lavoro uscito dalle sue mani, ma poi, mentre ancora guardava, incominciò a tremare e a impallidire e, preso da grande spavento, urlando con voce potente: - In verità, questa è la vita stessa! – Si volse per guardare la sua amata: ella era morta!». Esercizi 1. Fai il riassunto di questo racconto in circa dieci righe. 2. Chi è il narratore della storia? Quali altri personaggi sono presenti nella storia? 3. In questo testo è presente un racconto nel racconto. Sai individuarlo? Quali elementi grafici lo evidenziano? Chi lo racconta? 4. Questo racconto può rientrare nella cosiddetta letteratura dell’orrore? Quali sono le principali caratteristiche del genere horror (letteratura, cinema, fumetti, ecc.)? Articola la risposta in un testo che non superi le venti righe. Beppe Fenoglio L’acqua verde Era venuto al fiume nell’ora di mezzogiorno, e non c’era nessuno sul fiume, nemmeno il martin pescatore. Aveva attraversato il ponte perché pensava che era meglio succedesse sulla sponda opposta alla città, e poi aveva continuato ad allontanarsi per un sentiero che andava a perdersi nel sabbione. Da dove s’era fermato e seduto, poteva vedere il ponte, lontano come se fosse incollato all’orizzonte, e gli uomini e i carri che ci passavano sopra gli apparivano formiche e giocattoli. Era già un pezzo che stava lì seduto sotto il pioppo, con in grembo l’ombra dell’albero e le gambe stese al sole. Perché non l’aveva già fatto? S’era lasciato distrarre a lungo da un uccellino venuto a posarsi su una lingua di terra ghiaiosa e sterposa che rompeva l’acqua proprio di fronte a lui. L’uccellino s’era messo a esplorare quella terra saltellando a zampe giunte tra gli sterpi e storcendo la testa a destra e a manca come avesse nel collo un meccanismo. Era grazioso, col dorso color tabacco e una fettuccia turchina intorno al collo bianchissimo. L’aveva preso un’incredibile curiosità di saperne la razza, si disse persino che se fosse tornato in città avrebbe potuto descriverlo al suo amico Vittorio che se ne intendeva e così saperne il nome. Ma lui in città non ci tornava. Addio, Vittorio. Ti farà effetto, lo so. Per un lungo tempo non misurato seguì con gli occhi l’uccellino, e per tutto quel tempo ebbe sulla bocca un gentile e pieno sorriso che quando s’accorse d’averlo, gli lasciò dentro un profondo stupore. Sbatté un poco le ciglia e dopo non riuscì più a rintracciare l’uccellino. Sparito l’uccellino, aveva abbassato lo sguardo sul quadrato di sabbia davanti ai suoi piedi, così pura e distesa che lui poteva seguirci l’ombra del volo d’insetti minutissimi. Poi si sentì sete e con gli occhi cercò tra l’erbaccia, dove le aveva gettate, le due bottigliette d’aranciata. Si disse che aveva fatto male a berle tutt’e due subito, ma ritardando l’aranciata si sarebbe fatta calda e disgustosa come orina, e poi lui non credeva che ci avrebbe messo tanto a far la cosa. Si ricordava di mentre comperava le aranciate. Era andato dal barista Ottavio, che era un suo mezzo amico. «Dammi due aranciate.» Liceo Scientifico “Ettore Majorana” - Guidonia «Perché due?» «Perché credo d’averne bisogno di due. Avrò sete. Vado fuori in questo calore.» Era chiaro che Ottavio si faceva nella sua testa l’idea che lui uscisse con una donna, ma Ottavio disse solamente: «Allora te le porti con te? I vuoti sono a rendere. Ricordati di portarmeli stasera». «Non sono mica sicuro di riportarteli.» «Allora ci vuole una cauzione di venti lire per bottiglietta. Fa quaranta lire. Te le rimborso stasera, se mi riporti i vuoti. Grazie, ciao.» “Sai , Ottavio, non mi rimborserai mai più il mio deposito. Ho idea che stasera o domani cercherai nel tuo cassetto i miei quattro biglietti da dieci e quando crederai d’averli trovati, te li metterai sul palmo della mano e li guarderai e ci mediterai sopra un bel po’.” Però si sentiva sempre sete. Si disse: “Perché mi preoccupo della sete? Non son venuto qui per l’acqua? Perché la faccio tanto lunga?” e si alzò. Uscì dall’ombra dell’albero e camminò nel sole verso l’acqua. Si guardò tutt’intorno per vedere se c’erano pescatori vicini o lontani: nessuno, non una canna che oscillasse sopra il verde o che sporgesse dalle curve dell’argine. Decise di studiare il fiume, ma prima volle accendersi una sigaretta. Se n’era comprate di quelle di lusso, mai comprate in vita sua, ma oggi era diverso. Però trovava che quelle famose sigarette da signori gli impastavano la lingua e gli irritavano con la loro troppa dolcezza la gola. Dopo quattro o cinque boccate gettò la sigaretta. Faceva da terra un fumo straordinariamente azzurro e denso, che si spiralava perspicuamente nell’aria dorata. Poteva esser visto da lontano, così colorato e tardo a svanire, far da richiamo: andò a soffocarlo accuratamente col piede. Poi, a due passi dall’acqua, esaminò il fiume. Ne prese e tenne sott’occhio una lunghezza di trenta passi, il tratto dove lui sapeva che l’avrebbe fatta finita, e si stupì di come l’acqua variava di colore. Le correnti erano grigio-ferro e gli specchi d’acqua profonda color verde. Studiò la corrente più vicina e lo specchio in cui essa si placava. Raccolse una pietra, oscillò tre volte il braccio e la mandò a cadere a piombo sullo specchio. Fece un gran tonfo e un alto spruzzo, con le spalle aggricciate lui guardò farsi i cerchi e poi si disse ridiscendendosi: “Non sono pratico del fiume, ma dev’essercene d’avanzo”. Si chinò sui ginocchi e pensava: “È semplice. Vado nella corrente, mi ci lascio prendere e lei mi porta da sola nell’acqua alta. Sarà come andarci in macchina. Sono contento che non so nuotare; mi ricordo che da ragazzo e da giovanotto mi dispiaceva, ma adesso sono contento di non aver mai imparato. Così una volta nella corrente, più niente dipenderà da me”. Restando chino sui ginocchi e trascinando avanti una gamba e poi l’altra andò nell’acqua e ci infilò dentro un dito. Era calda, più in là lo sarebbe stata meno, ma non tanto. C’erano con lui sulla riva sei o sette strane mosche col dorso che mandava lampi azzurri, scalavano le pietre e i detriti, passeggiavano la sabbia e parevano non aver paura di lui. Lui sventolò una mano e le mosche si ritirarono, ma mica tanto lontano. Con le mani sui ginocchi, guardava il pelo dell’acqua e si lasciava riempir le orecchie del suo rumore. Levando gli occhi dall’acqua, vide come se la terra scappasse contro corrente. “La terra parte.” Si sentiva una vertigine nel cervello e pensò che quella vertigine gli veniva buona per fare la cosa. Ma come si alzò, già gli era passata. Dentro la tasca il pacchetto delle sigarette gli faceva borsa sulla coscia. Lo tirò fuori e fece per gettarlo. Ma frenò la mano, cercò una pietra prominente all’asciutto e andò a posarci sopra il pacchetto. “È ancora quasi pieno, a qualcuno farà piacere trovarlo, lo troverà uno di quei disgraziati che vengono qui per legna marcia.” Raccoglieva pietre e una dopo l’altra se le cacciava in seno. Per quel peso ora non poteva più star ben eretto con la schiena. Levò gli occhi al cielo, il sole glieli chiuse, e disse: «Papà e mamma, dove che siete, non so se mi vedete, me se mi vedete non copriteli gli occhi. Non è colpa vostra, ve lo dico io, non è colpa vostra! Non è colpa di nessuno». Camminava già nell’acqua al ginocchio ed avanzando raccoglieva ancora pietre sott’acqua e se le cacciava in seno grondanti. Arrivò tutto curvo dove più forte era la corrente che portava all’acqua verde. Esercizi 1. Sottolinea le frasi o le espressioni che ti sembrano caratteristiche di un linguaggio familiare. 2. L’espressione Passeggiavano la sabbia presenta una particolare costruzione sintattica, sai definirla? 3. Spiega l’espressione si spiralava perspicuamente. 4. Qual è l’argomento del racconto? Quando risultano chiare le intenzioni del protagonista? Su cosa si sofferma l’autore? Scrivi un commento in un massimo di quindici righe. Liceo Scientifico “Ettore Majorana” - Guidonia Giuseppe Tomasi di Lampedusa La gioia e la legge Quando salì in autobus infastidì tutti. La cartella stipata di fogli altrui, l’enorme involto che gli faceva arcuare il braccio sinistro, il fasciacollo di felpa grigia, il parapioggia sul punto di sbocciare, tutto gli rendeva difficile l’esibizione del biglietto di ritorno; fu costretto a poggiare il paccone sul deschetto del bigliettaio, provocò una frana di monetine imponderabili, tentò di chinarsi per raccattarle, suscitò le proteste di coloro che stavano dietro di lui e cui le sue more incutevano il panico di avere le falde dei cappotti attanagliate dallo sportello automatico. Riuscì ad inserirsi nella fila di gente aggrappata alle passatoie; era esile di corporatura ma l’affardellamento suo gli conferiva la cubatura di una suora rigonfia di sette sottane. Mentre si slittava sulla fanghiglia attraverso il caos miserabile del traffico, l’inopportunità della sua mole propagò il malcontento dalla coda alla testa del carrozzone: pestò i piedi, gliene pestarono, suscitò rimproveri e quando udì perfino dietro di sé tre sillabe che alludevano a suoi presunti infortuni coniugali, l’onore gl’ingiunse di voltare la testa e s’illuse di aver posto una minaccia nell’espressione sfinita degli occhi. Si percorrevano intanto strade nelle quali facciate di un rustico barocco nascondevano un retroterra abietto che per altro riusciva a saltar fuori ad ogni cantone; si sfilò davanti alle luci giallognole di negozi ottuagenari. Giunto alla sua fermata suonò il campanello, discese, incespicò nel parapioggia, si ritrovò finalmente isolato sul suo metro quadrato di marciapiede sconnesso; si affrettò a constatare la presenza del portafoglio di plastica. E fu libero di assaporare la propria felicità. Racchiuse nel portafoglio erano trentasettemila duecentoquarantacinque lire, la “tredicesima” riscossa un’ora fa, e cioè l’assenza di parecchie spine: quella del padrone di casa, tanto più insistente in quanto bloccato ed al quale doveva due trimestri di pigione; quella del puntualissimo esattore delle rate per la giacca di “lapin” della moglie ( “ Ti sta molto meglio di un mantello lungo, cara, ti snellisce”); quella delle occhiatacce del pescivendolo e del verduraio. Quei quattro biglietti di grosso taglio eliminavano anche il timore per la prossima bolletta della luce, gli sguardi affannosi alle scarpette dei bambini, l’osservazione ansiosa del tremolare delle fiammelle del gas liquido; non rappresentavano l’opulenza certo, no davvero, ma promettevano una pausa dell’angoscia, il che è la vera gioia dei poveri; e magari un paio di migliaia di lire sarebbe sopravvissuto un attimo per consumarsi poi nel fulgore del pranzo di Natale. Ma di “tredicesime” ne aveva avute troppe perché potesse attribuire all’esilarazione fugace che esse producevano l’euforia che adesso lo lievitava, rosea. Rosea, sì, rosea come l’involucro del peso soave che gli indolenziva il braccio sinistro. Essa germogliava proprio fuori del panettone di sette chili che aveva riportato dall’ufficio. Non che egli andasse pazzo per quel miscuglio quanto mai garantito e quanto mai dubbio di farina, zucchero, uova in polvere e uva passa. Anzi, in fondo in fondo, non gli piaceva. Ma sette chili di roba di lusso in una volta sola! Una circoscritta ma vasta abbondanza in una casa nella quale i cibi entravano a etti e mezzi litri! Un prodotto illustre in una dispensa votate alle etichette di terz’ordine! Che gioia per Maria! Che schiamazzi per i bambini che durante due settimane avrebbero percorso quel Far-West inesplorato, una merenda! Queste però erano le gioie degli altri, gioie materiali fatte di vaniglina e di cartone colorato, panettoni insomma. La sua felicità personale era ben diversa, una felicità spirituale, mista di orgoglio e di tenerezza; sissignori, spirituale. Quando poco prima il Commendatore che dirigeva il suo ufficio aveva distribuito buste-paga e auguri natalizi con l’altezzosa bonomia di quel vecchio gerarca che era, aveva anche detto che il panettone di sette chili che la Grande Ditta Produttrice aveva inviato in omaggio all’ufficio sarebbe stato assegnato all’impiegato più meritevole, e che quindi pregava i cari collaboratori di voler democraticamente ( proprio così disse) designare il fortunato, seduta stante. Il panettone intanto stava lì, al centro della scrivania, greve, ermeticamente chiuso, “onusto di presagi” come lo stesso Commendatore avrebbe detto venti anni fa, in orbace. Fra i colleghi erano corse risatine e mormorii; poi tutti, e il Direttore per il primo, avevano gridato il suo nome. Una grande soddisfazione, un’assicurazione della continuità dell’impiego, un trionfo, per dirlo in breve; e nulla poi era valso a scuotere quella tonificante sensazione, né le trecento lire che aveva dovuto pagare al bar di sotto, nel duplice lividure del tramonto burrascoso e del neon a bassa tensione, quando aveva offerto il caffè agli amici, né il peso del bottino, né le parolacce intese in autobus; nulla, neppure il balenare nelle profondità della sua coscienza che si era trattato di un attimo di sdegnosa pietà per il più bisognoso fra gli impiegati; era davvero troppo povero per permettere che l’erbaccia della fierezza spuntasse dove non doveva. Si diresse verso casa sua attraverso una strada decrepita cui i bombardamenti quindici anni prima avevano dato le ultime rifiniture. Giunse alla piazzetta spettrale in fondo alla quale stava rannicchiato l’edificio fantomale. Ma salutò gagliardamente il portinaio Cosimo che lo disprezzava perché sapeva che percepiva uno stipendio inferiore al proprio. Nove scalini, tre scalini, nove scalini: il piano dove abitava il cavaliere Tizio. Puah! Aveva la millecento, è vero, ma anche una moglie brutta, vecchia e scostumata. Nove scalini, tre scalini, uno sdrucciolone, nove scalini: l’alloggio del dottor Sempronio: peggio che mai! Un figlio scioperato che ammattiva per Lambrette e Vespe, e poi l’anticamera sempre vuota. Nove scalini, tre scalini, nove scalini: l’appartamento suo, l’alloggetto di un uomo benvoluto, onesto, onorato, premiato, di un ragioniere fuoriclasse. Aprì la porta, penetrò nell’ingresso esiguo già ingombro dell’odore di cipolla soffritta; Liceo Scientifico “Ettore Majorana” - Guidonia su di una cassapanchina grande come un cesto depose il pesantissimo pacco, la cartella gravida d’interessi altrui, il fasciacollo ingombrante. La sua voce squillò: “Maria! Vieni presto! Vieni a vedere che bellezza!”. La moglie uscì dalla cucina, in una vestaglia celeste segnata dalla fuliggine delle pentole, con le piccole mani arrossate dalle risciacquature posate sul ventre deformato dai parti. I bimbi col moccio al naso si stringevano attorno al monumento roseo, e squittivano senza ardore toccarlo. “Bravo! E lo stipendio lo hai portato? Non ho più una lira, io” “Eccolo, cara; tengo per me soltanto gli spiccioli, duecento quarantacinque lire. Ma guarda che grazia di Dio!”. Era stata carina, Maria, e fino a qualche anno fa aveva avuto un musetto arguto, illuminato dagli occhi capricciosi. Adesso le beghe con i bottegai avevano arrochito la sua voce, i cattivi cibi guastato la sua carnagione, lo scrutare incessante di un avvenire carico di nebbie e di scogli spento il lustro degli occhi. In lei sopravviveva soltanto un’anima santa, quindi inflessibile e piva di tenerezza, una bontà profonda costretta ad esprimersi con rimbrotti e divieti; ed anche un orgoglio di casta mortificato ma tenace, perché essa era nipote di un grande cappellaio di via Indipendenza e disprezzava le non omologhe origini del suo Girolamo che poi adorava come si adorava un bambino stupido ma caro. Lo sguardo di lei scivolò indifferente sul cartone adorno. “Molto bene. Domani lo manderemo all’avvocato Risma, al quale siamo molto obbligati.” L’avvocato, due anni fa, aveva incaricato lui di un complicato lavoro contabile, e, oltre ad averlo pagato, li aveva invitati ambedue a pranzo nel proprio appartamento astrattista e metallico nel quale il ragioniere aveva sofferto come un cane per via delle scarpe comprate apposta. E adesso per questo legale che non aveva bisogno di niente, la sua Maria, il suo Andrea, il suo Saverio, la piccola Giuseppina, lui stesso, dovevano rinunziare all’unico filone di abbondanza scavato in tanti anni! Corse in cucina, prese il coltello, e si slanciò a tagliare i fili dorati che un’industre operaia milanese aveva bellamente annodato intorno all’involucro; ma una mano arrossata gli toccò stancamente la spalla: “Girala mo non fare il bambino. Lo sai che dobbiamo disobbligarci con Risma.” Parlava la Legge, la Legge emanata dai cappellai intemerati. “Ma cara, questo è un premio, un attestato di merito, una prova di considerazione!” “ La scia stare. Bella gente quei tuoi colleghi pe ri sentimenti delicati! Una elemosina, Girì, nient’altro che un’elemosina.” Lo chiamavo col vecchio nome di affetto, gli sorrideva con gli occhi nei quali lui solo potava rintracciare gli antichi incanti. “Domani comprerai un altro panettone piccolino, per noi basterà; e quattro di quelle candele rosse a tirabuscò che sono esposte alla Standa; così sarà festa grande”. Il giorno dopo, infatti, lui acquistò un panettoncino anonimo, non quattro ma due delle stupefacenti candele e, per mezzo di una agenzia, mandò il mastodonte all’avvocato Risma, il che gli costò altre duecento lire. Dopo Natale, del resto, fu costretto a comprare un terzo dolce che, mimetizzato in fette, dovette portare ai colleghi che lo avevano preso in giro perché non aveva dato loro nemmeno un briciolo della preda sontuosa. Una cortina di nebbia calò poi sulla sorte dl panettone primigenio. Si recò all’agenzia “Fulmine” per reclamare. Gli venne mostrato con disprezzo il registrino della ricevute sul quale il domestico dell’avvocato aveva firmato a rovescio. Esercizi 1. Svolgi una breve sintesi di questo racconto in un massimo di cinque righe. 2. Analizza i diversi ambienti in cui si svolge la vicenda. 3. Descrivi con parole tue il personaggio della moglie e il ruolo che esso svolge nella storia. (circa dieci righe) 4. Il panettone sembra essere il vero protagonista della storia. Sei d’accordo con questa affermazione? Esprimi le tue riflessioni in un massimo di quindici righe.