LA SFERA NELL’ARTE
“Un’opera d’arte è superiore soltanto se è, nello stesso tempo, un simbolo e l’espressione
esatta di una realtà”.
Guy Maupassant
La sfera è una delle forme geometriche più usate nell’arte. Infatti essa oltre a ricordare la
forma del nostro pianeta, è anche simbolo di infinito per alcuni filosofi e artisti, come
Escher che vede nella superficie della sfera un “piano infinito”.
Atlante Farnese (II sec dopo Cristo)
L’opera, che si trova nel salone della Meridiana a
Napoli, risale al secondo secolo d.C. anche se si
ritiene che sia una copia di una scultura greca del
terzo secolo a.C. La scultura rappresenta Atlante che,
secondo il mito greco, era stato condannato da Zeus a
reggere il mondo con la forza delle sue braccia per
aver partecipato alla guerra dei giganti contro gli dei.
La statua ci fornisce anche una rappresentazione di
come gli antichi vedevano il cielo; sul globo che
sorregge Atlante vediamo infatti raffigurati l’equatore
celeste, l’eclittica con la
fascia dello zodiaco, il
circolo artico e antartico, le
costellazioni con i 12 segni
zodiacali. Forse l’unico
errore è un piccolo trono
tra l’orsa maggiore e il
cancro,
che
non
corrisponde a nessuna
costellazione; si pensa fosse la cometa che in quel periodo si
vedeva dall’Italia e che veniva chiamata “trono di Cesare”.
Sfera con mano riflettente, M. C. Escher (1935)
L’autore di quest’opera del 1935 è Maurits Cornelis Escher. In
questa litografia è raffigurata una sfera di vetro tenuta in mano da
Escher sulla quale si riflette la sua figura e tutto il resto della
stanza in cui si trova. La mano reale tocca la mano riflessa e nei
punti di contatto entrambe hanno la stessa grandezza. Il centro
dell’immagine riflessa coincide con l’occhio dell’artista; questo
probabilmente perché, tramite l’opera, Escher vuole descriverci
l’immagine che lui ha di se stesso. Egli crea così un’altra realtà,
come uno specchio che cattura ogni cosa, in una spirale di riflessi
in cui ci si potrebbe inoltrare all'infinito.
Tre sfere I, M. C. Escher (1945)
In questa xilografia di Escher, risalente
al 1945, si può notare il contrasto tra la
bidimensionalità e la tridimensionalità.
Infatti osservando l’opera il nostro
occhio vede tre sfere che si
appiattiscono mano a mano che
spostiamo lo sguardo verso il basso del
foglio. In verità, come possiamo vedere
nel disegno a destra, le sfere non sono
reali: la prima sfera è un disco piatto e
senza volume, la seconda è un disco
piegato e la terza sfera è un cerchio
posto sul piano di un tavolo. C’è un
netto contrasto tra ciò che il nostro
occhio vede, ovvero delle sfere con un volume, e ciò che vede il
nostro intelletto, cioè delle figure piane su un foglio. Quest’opera
evidenzia bene come i sensi possano essere ingannati da un gioco di luci, ombre e
sfumature.
Balcone, M. C. Escher (1945)
Questa litografia di Escher rappresenta una piccola parte della città di Senglea nell’isola di
Malta. In quest’opera il centro è ingrandito di quattro volte rispetto agli angoli, creando così
un’enorme dilatazione, come se il disegno fosse stato fatto su un palloncino che poi viene
gonfiato. In questo modo si possono notare dei dettagli che, senza l’ingrandimento della
balconata dovuto alla dilatazione, nessuno avrebbe potuto vedere, come ad esempio un
piccolo alberello in un vaso sulla terrazza. Questo notevole ingrandimento della zona
centrale, che quindi occupa più spazio di quello che occuperebbe con le sue dimensioni
normali, viene compensata riducendo le dimensioni degli oggetti, mano a mano che si va
verso il bordo della bolla.
Escher crea questo meraviglioso effetto ottico con grande rigore matematico. Nel primo
disegno riportato qui sopra vediamo un quadrato suddiviso in quadrati più piccoli e un
cerchio tratteggiato che definisce il confine della dilatazione. Le linee verticali PQ e RS e le
orizzontali KL e MN diventano poi delle curve. Infatti, nel secondo disegno che
rappresenta la dilatazione avvenuta nell’opera, si vede che i punti A,B,C,D sono proiettati
sul margine della bolla e assumono così le posizioni A’,B’,C’,D’; notiamo anche come tutte
le linee centrali siano state piegate verso il bordo della circonferenza.
Sfere lignee, M.C. Escher (1945)
Escher pensa che la superficie della sfera sia quella che
meglio possa rappresentare l’infinito, con un numero finito
di forme congruenti. Nel 1940 intagliò una sfera di faggio
ricoprendola simmetricamente con 12 pesci identici. Per
colorarla usò 4 colori differenti, in modo che nessuno dei
pesci avesse lo stesso colore di quello adiacente. In questo
modo facendo girare la sfera vediamo susseguirsi una serie
infinita di pesci.
In seguito, nel 1942, intagliò sulla superficie di una sfera di
acero la litografia circolare che rappresenta angeli e diavoli,
i primi colorati di bianco e i secondi di nero come simbolo di
una lotta infinita tra il bene e il male.
Nel 1943 incise una sfera di faggio con 8 figure grottesche,
dove due coppie diverse, alternativamente chiare e scure,
combaciano perfettamente.
Infine nel 1949 incise una sfera di acero con delle figure
simili a rettili. Questo motivo non si rifà a uno dei disegni
periodici fatti in passato dallo stesso Escher, anche se è
molto simile a quello dei pesci. Infatti qui possiamo notare
12 lucertole di 4 colori differenti, che costituiscono una
perfetta tassellazione della superficie sferica.
Concetto spaziale, Natura, Fontana (1959-1960)
Questa scultura, creata da Lucio Fontana nel 1959-1960,
entra nella galleria del “Museo internazionale delle
ceramiche di Faenza” come scultura appartenente al
ciclo Nature, ma chiamate dall’artista familiarmente
"palloni”. In queste sculture a forma sferica, fatta di
ceramica, la materia viene lacerata, incisa con un
bastone che crea un piccolo solco. Le opere della serie
le Nature rappresentano la sintesi finale dei continui
ritorni di Fontana alla tecnica e alla materia della
ceramica, in cui il concetto di spazialità trova una delle
ultime definizioni "concettuali": rompendo la sfera in
questo modo Fontana mette in comunicazione lo spazio
esterno con quello interno. Lo stesso effetto d’interazione
tra spazi diversi, ma a livello bidimensionale, lo troviamo
anche nei suoi famosi quadri, caratterizzati solamente da un rettangolo di tela sul quale
vengono fatti dei tagli.
Opere di Victor Vasarely (1955)
Victor Vasarely è stato un pittore e grafico ungherese nel ventesimo secolo. Fu il fondatore
del movimento artistico dell'Op art, che si sviluppò negli anni '60 e '70. Nel 1955 Victor
Vasarely espone alcuni quadri alla galleria Denise René caratterizzati da uno spiccato
senso del movimento, non presente negli altri movimenti pittorici della prima metà
dell'Ottocento. L’opera sembra gonfiarsi e dilatarsi fino a prendere una forma sferica.
Questo effetto viene realizzato seguendo un preciso schema matematico e geometrico,
usato alcuni anni prima anche da Escher.
Sfera alveare, Gianfranco Meggiato (2008)
Questa è un’opera di in cui Meggiato lavora con la
tecnica del bronzo fuso a cera persa, con cui lo
scultore, versando del bronzo al posto della cera fusa,
riesce a condurre l’opera nella direzione da lui voluta
mano a mano che crea l’opera stessa.
Meggiato usa la natura come ispiratrice e riproduce in
maniera creativa ciò che vede in essa, allontanandosi
dal simbolismo e dall’astrazione. Gli oggetti naturali dal
quale Meggiato prende spunto sono l’alveare e le
ramificazioni degli alberi, che producono un senso di
continuità e di concretezza. Tutte le sfumature e i
giochi di luce che si possono vedere nell’opera sono
attribuibili proprio alla manipolazione del metallo e non
a un cambiamento del metallo stesso.
Meggiato per spiegare le sue opere afferma "che la vera opera d’arte nasce quando uno
combatte e lotta contro la materia, diventando metafora della vita. Nelle mie opere c’è
questa sfera dorata che rappresenta la nostra essenza interiore".
E poi continua "l’oro è il metallo degli dei. Sulla sfera poi si riflettono tutti i percorsi della
vita, questi tubicini, spesso neri, che rappresentano i momenti difficili. Proprio da questi
momenti noi possiamo crescere e cambiare".
L’artista crea perciò opere plastiche che necessitano di essere viste, toccate, vissute con
la storia che ognuno porta con sé. “Le mie sculture, in contrapposizione con la cultura
imperante dell’apparire e dell’avere, cercano di proporre un’altra via: quella dell’essere, o
meglio del divenire attraverso un lungo e difficile ma a volte indispensabile processo di
crescita interiore, di liberazione dai condizionamenti, alla ricerca di noi stessi. Non è mai
importante dove arriveremo, ma è importante cercare, creare cioè con noi stessi un
rapporto onesto di continua ricerca, di approfondimento, che passa a volte anche per
momenti inevitabili di smarrimento. Da qui il contrasto tra la forma geometrica pura (statico
punto d’inizio) e la libertà e il disordine dei reticoli e grovigli interni”(cit da Gianfranco
Meggiato “la mia Scultura” catalogo Energenesi e Gianfranco Meggiato Lugano 2010)
Sfera, Arnaldo Pomodoro (1963)
Nel cortile interno dei Musei Vaticani si trova
un’opera di Arnaldo Pomodoro uno degli
scultori contemporanei più famosi al mondo.
La scultura a forma sferica racchiude
all’interno un'altra sfera più piccola, come se
lo spazio esterno non esistesse più: tutto si
svolge all'interno, nelle "viscere" racchiuse
dalle pareti lisce e lucenti di bronzo, dove
vediamo un meccanismo di regolazione di
ingranaggi, che Pomodoro chiama "sistemi di
segni", simili a complessi sistemi di linguaggio.
In molte altre sue opere Pomodoro usa l'essenzialità volumetrica della sfera, del cubo, del
parallelepipedo e di altri solidi euclidei perfetti, nettamente tagliati; la loro ripetizione in
schiere, lineari o circolari, è paragonabile proprio a ingranaggi di macchinari nascosti
all'interno di questi grandi contenitori e resi parzialmente visibili dalle spaccature e dai tagli
che rompono le superfici levigate esterne, per rivelare la struttura
interna della forma e per portare l’osservatore verso una propria
analisi interiore.
La sfera non è solo una forma geometrica, ma rappresenta anche
ciò che è il nostro pianeta: la spaccatura sulla fascia equatoriale
evoca il nucleo della Terra e i fondali marini non più bagnati
dall’oceano. Eliminando la frontalità, Pomodoro invita lo spettatore
a fare il giro del mondo, trasmettendo un senso di continuo
movimento, di rotazione, imitando così l'orbita dei pianeti.
Fa parte di questa serie di opere anche “sfera n. 4” del 1964.
Questa sfera dalla circonferenza di 185 cm è interamente di
bronzo e mostra il suo interno grazie a delle spaccature che
partono dall’alto. Si può notare il forte contrasto tra le pareti
bronzee lucenti e l’interno completamente nero.
Anche in architettura la sfera è stata e sempre sarà un tema ricorrente.
IL PASSATO
Il Pantheon è un tempio che fu fatto ricostruire
dall'imperatore Adriano tra il 118 e il 128 d.C. Questa
struttura apparentemente semplice è costituita da un
tamburo cilindrico che sostiene una calotta emisferica il
cui diametro interno è di m 43,20. Il diametro interno
della cupola è uguale all'altezza della costruzione, da
terra alla sommità, e quindi se si se si prolunga
idealmente la curva della volta si ottiene una sfera
perfetta e tangente al pavimento. Questa cupola
simboleggia la sfera del cielo con evidente riferimento
alle divinità alle quali il tempio era dedicato: infatti la
parola Pantheon significa “tempio di tutti gli dèi”.
IL PRESENTE
L’Atomium, progettato dall'architetto André
Waterkeyn, è un monumento costruito nel 1958
che si trova nel Parco Heysel di Bruxelles. È una
costruzione interamente di acciaio, composta da 9
sfere, che rappresentano gli atomi di un cristallo di
ferro ingrandito 165 × 109 volte, e ha un'altezza
totale di 102 metri. Le sfere, che hanno un
diametro di 18 metri, sono collegate da scale mobili
e ognuna di esse è dotata di oblò da cui è possibile
guardare il panorama sottostante; alcune di esse
ospitano diverse mostre.
Il Matrimandir è il centro spirituale di Auroville una
città a sud dell’India. Questa struttura, che sembra una
gigantesca palla da golf dorata, è in realtà una sfera
ricoperta da dei dischi di metallo dorato che luccicano
al sole e illuminano le stanze più esterne della
struttura. Per quanto riguarda l’interno, la sala di
meditazione è interamente rivestita in marmo bianco e
ospita un cristallo di roccia che misura 70 cm di
diametro e pare sia il più grande del mondo.
Il Shanghai Science and Technology Museum
costruito nel 2000 è il più grande museo delle
scienze a Pudong in provincia di Shanghai; ha una
superficie di 68.000 metri quadrati ed è uno dei
musei più visitati della Cina moderna, con le sue
oltre 14 mostre interattive multimediali. L’edificio è
caratterizzato da una stupenda architettura.
Entrando nell’edificio, al centro, si vede una
gigantesca sfera interamente di vetro che sale
anche oltre il soffitto a semi-circonferenza. Il tema
circolare è ripreso anche dalla forma della piazza e
dalla serie di cerchi concentrici da cui è formata.
La bolla di Renzo Piano è una struttura a
forma di sfera, in acciaio e vetro, costruita nel
2001 sul mare, accanto all’Acquario di
Genova. Al suo interno racchiude un ambiente
tropicale con piante e animali tipici di quel
clima, e per questo il motivo le viene dato il
nome di "Biosfera". In una struttura sommersa
dall’acqua e posizionata sotto la sfera si trova
il sistema di condizionamento e per evitare
l’irradiazione diretta del sole è stato ideato un
movimento di vele che bloccano i raggi. Tra le
piccole specie di animali contenute nella
biosfera ci sono l`iguana, alcune farfalle, il
cacatua delle Molucche e le tangare, uccelli mangiatori di frutta dell`Amazzonia. In totale
la Biosfera ospita 150 specie vegetali che raggiungono anche 6 metri di altezza.
La cupola geodetica è una struttura molto
complessa, formata a partire da delle geodetiche,
circonferenze di raggio massimo, che si intersecano
sulla superficie di una sfera formando dei triangoli,
che approssimano la superficie della sfera stessa. La
struttura ha una buona stabilità e solidità grazie alla
fitta rete di travi che giacciono sulle geodetiche e ai
triangoli che essi formano, i cui lati permettono di
distribuire il peso sull'intera struttura. Tra le
caratteristiche delle cupole geodetiche, ricordiamo
che esse presentano il massimo rapporto fra volume
e peso racchiuso e strutturalmente sono molto più
forti di quello che sembrano, anzi diventano sempre
più resistenti man mano che se ne aumentano le
dimensioni. Nella loro progettazione ci sono dei criteri
basati sull'adattamento di solidi platonici, come
l'icosaedro, che consistono nel proiettare le facce del
solido sulla superficie della sfera che lo circoscrive,
determinando poi i triangoli della cupola geodetica.
IL FUTURO
La Technosphere è una costruzione sferica,
che sarà costruita al centro del Technopark tra
qualche anno. Il designer James Law ha cercato
di creare un edificio autosufficiente; il sole
fornirà l’energia necessaria ai negozi e agli uffici
presenti al suo interno e l’aria sarà purificata
grazie alla fotosintesi clorofilliana delle piante
che cresceranno in grandi giardini appesi alle
pareti della sfera, che faranno anche da sfondo
alla struttura e filtreranno la luce solare. E’
previsto anche un sistema di filtraggio e pulizia
dell’acqua, che potrà essere utilizzata più volte
prima di essere eliminata. L’immagine qui riportata è una rappresentazione artistica
dell’edificio.
Nel 2018 verrà ultimato il TMT (Thirty
Meter Telescope), il più grande telescopio
del mondo, poiché disporrà di uno specchio
di ben 30 metri di diametro. Il telescopio
sarà costruito in cima al monte Mauna Kea,
su terreni in gestione all’Università delle
Hawaii; ma alla sua realizzazione si
oppongono i nativi hawaiani, perché
considerano il Mauna Kea una montagna
sacra, e anche alcuni ambientalisti, per i
quali la sua costruzione rappresenterebbe
una minaccia per la sopravvivenza di una
rara specie endemica di scarafaggio. L’immagine qui riportata è una rappresentazione
artistica della cupola del TMT.
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