V IAGGIO IN PROVINCIA 92 VALTROMPIA IN CERCA DI RISCATTO Le preoccupazioni della gente e la volontà di cambiamento in una terra segnata dalla crisi economica. Ripartire dal turismo e dall’industria, con fiducia. di SALVATORE SCANDURRA L a Valle Trompia è stretta tra Valsabbia e Valcamonica. Terra di mezzo, caratterizzata da una prima parte più industrializzata e da un’alta Valle più rurale, che da anni versa in una situazione di semiabbandono. Persone schiette e concrete i valtrumplini: lavoratori indefessi, gente aperta più di quanto si possa pensare. Da MESI 2010 12DICEMBRE Concesio a Sarezzo, fino a Gardone Val Trompia, il traffico stradale è ai massimi livelli, i capannoni industriali si alternano alle armerie, le falegnamerie alle acciaierie dismesse. Partendo da Brescia si percorre la statale che immediatamente, complice anche i cantieri che non terminano mai per la realizzazione della prossima stazione della metropolitana, diventa un incubo per ogni automobilista. Strada considerata non a torto fra le più trafficate d’Italia (per portata d’auto all’ora), tanto che fino a non più di un paio d’anni fa in molti parlavano della necessità di costruirvi un’autostrada. Da Marcheno in poi si passa all’Alta Valle, e tutto cambia: la carreggiata si fa stretta, i tornanti si succedono e il tempo sembra inizi a scorrere più lento anche attraverso il finestrino: si scopre il parco minerario, costituito dalle ceneri di quello che fu un complesso estrattivo di ferro e di produzione d’armi di primo livello, dai tempi dei Romani fino alla Repubblica di Venezia. Il forno fusorio di Tavernole, il comprensorio di Pezzaze, la miniera Sant’Aloisio (che oggi si può visitare grazie al percorso miniera-avventura) e l’ormai dismessa Torgola, sono testimonianze di una vivacità economica e sociale andata perduta Una veduta di Bovegno. nel corso dei secoli, degli anni. Seguendo il letto del fiume Mella si giunge fino a Collio, ultimo baluardo di civiltà adagiata su un’amena conca, ai piedi del monte Colombine. Il paese è un’antica stazione turistica che un secolo fa poteva benissimo essere considerata una piccola Madonna di Campiglio, ma che poi, lentamente, ha disatteso le aspettative: gli investimenti non sono andati a buon fine, e da rinomata località di villeggiatura si è pian piano trasformata in paese turistico di nicchia. Una stazione climatica con pochi servizi e ancor meno divertimenti, a totale appannaggio di anziani che vengono a svernare d’estate o di qualche gruppetto di nostalgici che vi hanno passato bei momenti adolescenzia- li. E sì che l’Alpe Pezzeda, nominata non a sproposito “la montagna dei bresciani” ne avrebbe di cose di offrire: stazione sciistica d’inverno, parco ciclistico della specialità downhill d’estate. Il problema rimangono i finanziamenti, e la difficoltà a fare gruppo tra Enti pubblici e privati. Altra prerogativa, salendo ancora oltre la frazione di San Colombano, è il monte Maniva, recentemente ristrutturato nelle piste, nell’impianto di neve artificiale e persino nelle strutture alberghiere grazie alla passione di imprenditori locali. Un’altra pregevole iniziativa, sfruttata solo parzialmente (nonostante la chiusura del vicino Gaver e il collegamento diretto con Bagolino) per la grave assenza di un siste- 93 ma turistico complessivo. La Valtrompia, nota negli anni ’70 e ’80 anche come la Valle d’Oro per le fiorenti industrie che ospitava e che offrivano lavoro, oggi è davvero divisa in due, e anche la popolazione sta lentamente cambiando: molti gli immigrati, che complici affitti particolarmente bassi, hanno deciso di soppiantare i più giovani, che, se possono e ne hanno l’opportunità, si trasferiscono presto verso la città. Extracomunitari sovente guardati con sospetto, anche se le istituzioni ovviamente negano, come i meridionali di trent’anni fa, che faticano a integrarsi in un tessuto sociale, sotto diversi aspetti un po’ problematico e chiuso. Fino a Gardone i valtrumplini si sentono cittadini di periferia, prendendo la statale in direzione nord le cose però cambiano, e il senso di appartenenza si mischia all’isolamento, la volontà di cambiare all’impossibilità di reagire. Molte, moltissime le voci che abbiamo ascoltato in questa puntata del nostro ormai consueto “viaggio in provincia”. Più che in altre occasioni abbiamo sentito lamentele, percepito senso di abbandono e degrado sociale. Abbiamo annotato tutto, per dovere di cronaca e per non lasciare appelli inascoltati. Ma il vero cuore che batte in Valtrompia, vogliamo credere sia quello di chi non si adagia e che al contrario sa ripartire, scorgendo nella propria terra e nelle proprie radici un posto unico dove vivere, da esplorare e da far conoscere. Perché di bellezze la Valle ne ha da vendere, come di opportunità a voler ben guardare, anche se per i più giovani, ovviamente, è difficile convivere con chilometri e chilometri da percorrere per tuffarsi nella movida bresciana o nell’ultimo centro commerciale di grido. Viverci, soprattutto per chi non vi è nato, comporta sacrifici, è evidente, ma trovare un proprio equilibrio tra boschi incontaminati, prati verdi lussureggianti e distese di neve a perdifiato, in fondo, crediamo sia ancora possibile. La Val Trompia ha bisogno come dell’aria di un salto di qualità, del contributo di nuove forze e del coinvolgimento delle banche. Deve ripartire dai suoi punti di forza: la valorizzazione dell’agricoltura montana, delle risorse umane, del suo territorio. Fare sistema insomma, e avere fiducia. È tutto quello che serve a questa Valle, per certi versi dimenticata, per altri, ancora tutta da scoprire. MESI 2010 12DICEMBRE RETTIFICA Nel numero di 12 Mesi di ottobre, a pagina 89, nelle domande rivolte alla signora Elisa Borella, del Ghist Bar, situato all’interno del centro commerciale Porte Franche, il target culturale della clientela è stato da noi impropriamente indicato come “medio basso”. Ce ne scusiamo con i lettori, con la signora Borella e, ovviamente, con i frequentatori del bar. La Redazione V IAGGIO IN PROVINCIA 95 Una veduta del centro di Sarezzo. ma di video-sorveglianza sul territorio comunale”. Esiste integrazione con chi viene da fuori? “Sarezzo è da sempre sede di diverse attività industriali e commerciali e accoglie gli extracomunitari facendoli sentire parte integrante del paese. Al tempo stesso gli stranieri che lavorano regolarmente riescono ad avvicinare i propri familiari e, con l’ausilio dei nostri sportelli Unsic Amico, possono gratuitamente disbrigare le pratiche di regolarizzazione per poter acquisire la cittadinanza italiana”. CI HANNO DETTO... a cura di ALESSANDRA CASCIO e SALVATORE SCANDURRA SAREZZO Concetta Timpano (Lavasecco Conny) binetteria. Oggi l’economia della zona ha risentito della crisi e la produzione è stata spostata in Cina. Qui continuano a fare gli imballaggi”. Daniele Chindamo (Presidente Provinciale Unsic) Che problematiche evidenzia Sarezzo? “Sarezzo non riscontra problemi particolari, anzi. Vivo in questo paese da circa 10 anni e in questo periodo ho notato solo migliorie. Questione sicurezza. “I cittadini hanno preso a cuore la questione sicurezza avviando un program- Antonella Mandelli. Come si lavora a Sarezzo? “Bene. La gente spende in paese, frequenta i negozi e i bar della piazza”. Il paese è vissuto dai giovani? “Sì, soprattutto la sera”. Di cosa vive Sarezzo? “Sarezzo era un paese industriale: si lavorava l’acciaio e si produceva la ru- Iris Berna (Diritto e rovescio, Filati e maglieria) Qual è il prodotto che le viene più richiesto? “La lana, anche se la crisi si è fatta sentire. Così per incrementare la clientela ho introdotto un servizio di sartoria e di riparazioni”. Un aggettivo per descrivere Sarezzo? “Tranquillo e a portata d’uomo. Lo consiglierei a chi sta cercando casa: qui c’è tutto”. Cingolani Giada (Effegi - Agenzia di servizi) Fiorangela Peli e Giada Cingolani. Che tipo di servizi offrite? “Diversi: rinnovo permessi di soggiorno, amministrazione condominiale, recupero crediti extragiudiziari, traduzioni anche asseverate, visure camerali, tutela al consumatore e altri”. Qual è il vostro target di clientela? “Ci sono parecchie persone di Lumezzane e Gardone, ma anche diversi extracomunitari. Con loro basta il passaparola, tant’è vero che ci sono giunte Daniele Chindamo. MESI 2010 12DICEMBRE V IAGGIO IN PROVINCIA parecchie richieste di consulenza anche da Milano”. Da quanto tempo offrite questi servizi? “Da circa un anno. Abbiamo scommesso su quest’attività prendendo spunto dai Legal Shop americani e devo dire che funziona”. La gente è diffidente o si rivolge a voi senza difficoltà? “Le persone stanno diventando sempre più attente alla tutela dei loro diritti e di conseguenza anche questo tipo di attività sta prendendo piede”. Fabrizio Dallera (Simply Bar) Chi frequenta il suo locale? “La mia è una clientela variegata e multietnica: sono su un crocevia e questa è una zona di forte passaggio”. GARDONE V/TROMPIA Dario Baresi (Bottega Restauri) Da quanti anni è presente la vostra attività? “Da 20 anni; la nostra è una storica famiglia di falegnami. Questo lavoro mi 97 . VOCE AI PASSANTI Fabrizio Dallera e Marica. I giovani vivono il paese? “Sì, soprattutto la piazza centrale”. Com’è cambiato il commercio negli ultimi anni? “Con la legge Bersani il commercio è stato molto penalizzato, però si continua a lavorare bene. Il comune poi, offre dei buoni servizi ai cittadini”. Marta 27 anni “Ho un po’ di paura a passare da sola davanti a tutti questi bar frequentati da extracomunitari. Sono diffidente per natura e mi piacerebbe che il comune organizzasse delle manifestazioni che li coinvolgesse così da rompere questa mia paura”. Luigi 60 anni “Qui c’è tutto, però la viabilità è pessima. C’è quest’arteria stradale che trancia in due Sarezzo rendendolo poco vivibile”. Alcune immagini del centro di Sarezzo ed il Municipio. piace molto e sicuramente lo rifarei”. Com’è Gardone dal punto di vista commerciale? “Commercialmente parlando, questa è una zona molto difficile. In paese non è molto sentita la cultura dell’antichità, anche se c’è il culto della casa”. Come si approcciano i giovani al suo mestiere? “In realtà non sono molti a voler fare quest’attività e ultimamente sono più le donne a volerla imparare. È un lavoro difficile, in cui serve tanta passione e preparazione tecnica. Le soddisfazioni economiche arrivano con il tempo”. Piazza San Marco a Gardone Val Trompia. Dario Baresi. MESI 2010 12DICEMBRE 98 V IAGGIO IN PROVINCIA Piazza S. Marco a Gardone Val Trompia. Nell’altra pagina la sede storica della Beretta e Via Matteotti. Nicoletta Bondio (Libreria) Nicoletta Bondio. Com’è cambiato Gardone negli anni? “Prima era un paese industrializzato con ditte molto grosse, come la Beretta, ora è diventato un paese dormitorio. Però, si vive bene”. Un pregio e un difetto di Gardone. “Un pregio è la tranquillità. Un difetto è la presenza di troppi extracomunitari, il rapporto è di circa 4 a 2. Il nostro Comune, comunque, è molto disponibile nei loro confronti”. Problema viabilità. “La viabilità è un disastro e dipende dall’orario di entrata e di uscita dei lavoratori dalle fabbriche, mentre il problema dei parcheggi non sussiste”. Giusy Guerini (Profumeria Piccole Follie) Come si vive a Gardone? “Mi trovo bene. Lo consiglierei tran- quillamente a una coppia di giovani in cerca di casa perché è un paese ben servito con gente generosa e solidale”. Il servizio trasporti funziona? “Decisamente sì, il comune offre un servizio di trasporti interno con un abbonamento annuo di soli 20 euro, mentre per la città ci sono pullman ogni 15 minuti”. Cosa manca in paese? “Un cinema e un teatro. Abbiamo il cinema dell’oratorio ad Inzino, ma l’acustica non è delle migliori”. Com’è cambiato Gardone negli anni? . Michele Gussago, Sindaco di Gardone Valtrompia Molti giovani lamentano l’assenza di locali ed occasioni di svago, soprattutto serale… “È stato così per molto tempo ed erano sempre tantissimi i ragazzi che, specialmente nei fine settimana, sceglievano di raggiungere la città in cerca di locali in cui ascoltare musica e trascorrere la serata. Anche per questo ci siamo attivati per ultimare il Parco del Mella che, da giugno, accoglie bambini, adolescenti e famiglie di giorno, mentre la sera ospita iniziative gradite anche ai più grandi. In esso hanno trovato posto una sala prove insonorizzata, un’aula studio per universitari aperta fino a tardi, e un luogo ideale per organizzare feste ed eventi che, come provano le quattro occasioni promosse sinora, hanno saputo attirare ed entusiasmare i giovani. È un inizio, certo, ma l’amministrazione, con un ingente investimento, ha voluto offrire i luoghi e gli strumenti: ora sta ai ragazzi loro farsene protagonisti”. L’alto numero di extracomunitari presenti sul territorio comunale, a suo parere, è fonte di sensazioni d’insicurezza? “Il problema è di ordine prettamente sociale. Abbiamo registrato un aumento di presenze straniere, ma non d’immigrazione straniera; si tratta per lo più di famiglie con figli piccoli che, dall’alta valle, hanno scelto di trasferirsi a Gardone per la maggiore vicinanza ai servizi e in ragione di affitti più bassi. Ciò non ha comportato conseguenze negative per la sicurezza. I reati riscontrati sono riconducibili in larga misura al massiccio traffico di droga che investe da MESI 2010 12DICEMBRE tempo la nostra valle e di cui si fanno protagonisti non solo gli extracomunitari ma più spesso gli italiani. Dal punto di vista dell’integrazione, soprattutto a scuola, registriamo una scarsa partecipazione dei genitori a favorire l’inserimento dei figli e, credo, ci sia ancora molto da lavorare da entrambe le parti perché la situazioni migliori”. L’annosa questione traffico: come si sta muovendo l’amministrazione? “L’attuale problema dei ritardi nell’attraversamento di Gardone e Inzino è dovuto ai lavori che hanno comportato la temporanea chiusura di una bretella. È un intervento necessario per portare a termine il quinto lotto previsto, un’opera che si dimostrerà in futuro assolutamente vantaggiosa per la viabilità e che darà i suoi frutti forse anche già ad un anno da oggi”. Il Comune ha in essere progetti che possano aiutare il commercio? “Stiamo lavorando alacremente al piano di recupero del centro storico, a una sede museale che comporterà sicuramente un aumento di valore degli immobili della zona, ma anche e soprattutto una sua maggiore frequentazione, con naturali riflessi positivi anche per i commercianti. Questo è un progetto che mi sta particolarmente a cuore, che abbellirà e darà sicuro prestigio a Gardone ma, soprattutto, che concorrerà a rendere più vitale ed accogliente il suo cuore storico”. Sergio Masini 99 . VOCE AI PASSANTI Giusy Guerini. “L’interno del paese si è spento. 20-30 anni fa era il fulcro del commercio, ora tutte le attività si sono spostate lungo la strada principale”. Teresa Albano (Bar T&J) Michela, 24 anni “Se ci si vuole divertire si deve andare in città. Oltre all’happy hour non c’è nulla”. Maria, 29 anni “Gardone è un paese ben servito e si vive bene. Io qui ci lavoro, ma se mi fosse data l’opportunità me ne andrei in città”. Paolo, 32 anni “Gardone un tempo era il centro abitato di riferimento per i paesi della zona. Da parecchio tempo qui il sabato è un mortorio”. Jessica e Teresa Albano. Come va il commercio? “Male. Si lavoricchia. La gente gira, ma il supermercato qui di fronte non porta molta gente. Pensavamo che fosse una zona di forte passaggio grazie alla presenza del mercato settimanale, invece è MARCHENO Angelo Moreni (ArredamentO) Come va la sua attività? “In generale c’è crisi, la cosa strana però è che la mia clientela provenga quasi esclusivamente da fuori: pochissimi i clienti di Marcheno, loro per comprare si spostano sempre verso la città”. Cosa chiede alle istituzioni? “Coerenza con chi lavora, da anni, sul territorio. Certe iniziative comunali non fanno altro che mettere in difficoltà noi commercianti, e chi è debole è costretto a chiudere. Qui si tende ad agevolare troppo gli extracomunitari, ma a noi chi ci pensa?”. Alice Vanazzi (Bar Amici del Paso) Ci racconti Marcheno. “C’è ben poco da dire, è un paese che va stato posizionato altrove”. Qual è il problema principale di questo complesso in cui è situato il negozio? “I parcheggi (la maggior parte sono occupati dai dipendenti della Beretta), gli extracomunitari che occupano molti appartamenti dell’Aler e gli appartamenti sfitti che non si sa come mai non vengano dati in locazione”. bene per lavorare: c’è parecchio traffico, e le attività commerciali sono concentrate su un’unica strada”. Ci sono parecchi extracomunitari? “Non moltissimi, ma comunque lavorano tutti e sono ben integrati”. E i giovani? “Non è un paese vivo, e le cose da fare sono davvero poche: c’è un unico pub, i ragazzi la sera si concentrano lì”. Emanuele Pasolini (autonoleggio Supercar) Emanuele Pasolini. C’è crisi nel suo settore? “La crisi ha colpito tutti, ci sono alti e bassi ma non mi lamento, i miei clienti provengono da tutta la valle”. Cosa pensa del sindaco? Vi è vicino? “Il sindaco non è male, anzi, è una persona che ascolta parecchio e l’amministrazione funziona bene. Problemi con gli extracomunitari? “Nessuno. Forse più a valle sono integrati meglio, in giro quasi non si vedono”. Eliana Rossi (tabaccheria Dinamic Bar) Cosa pensa di Marcheno? Penso che, tolto il lavoro, possa offrire ben poco: per i ragazzi ormai l’unico divertimento è andare al bar”. Si beve parecchio? “Si beve e basta. I giovani la sera tendono a spostarsi verso la città, ma gli alcoltest ormai fanno paura a tutti. Le patenti ritirate non si contano, per cui spesso, se vogliono raggiungere Brescia, orgaMESI 2010 12DICEMBRE V IAGGIO IN PROVINCIA Il fiume Mella a Marcheno e una veduta del paese. 101 Eliana Rossi. nizzano dei pulmini. Noto tanta voglia di andarsene fra i giovani”. Si gioca di più al lotto con la crisi? “Dipende dal jackpot, quando è alto le giocate si moltiplicano”. Claudio Poli (Alimentari) Come vanno le cose? “Vanno male, sempre peggio direi. Del resto giudichi con i suoi occhi: sono le 11 del mattino e siamo solo io e lei in negozio. È da 27 anni che lavoro qua, la crisi vera l’ho percepita dal 2008”. Claudio Poli. BOVEGNO Giacomina Tanghetti (edicola – tabacchi) Come vanno le vendite? “Dall’anno scorso le vendite di quotidiani sono diminuite drasticamente, reggono i tabacchi, quelli sempre”. Ha mai pensato di trasferirsi? “Sono nata qui, e Bovegno mi piace, è un paese tranquillo. Non ho mai pensato di andarmene”. Che problemi ha Bovegno? “Manca il lavoro, e per i giovani è un problema enorme. Anni fa il paese aveva una certa vocazione turistica, oggi di Eppure ci sarà qualcosa di positivo. “Onestamente di positivo c’è ben poco da dire: noi piccoli commercianti non ci sentiamo abbastanza tutelati dall’amministrazione”. Cosa manca per i giovani? “Cinema, impianti sportivi adeguati: di divertimenti ce ne sono pochi davvero”. Orietta Maestroli (La Bottega della Moda) Come va il negozio? “Così e così, la crisi si sente, a maggior ragione in un paese piccolo”. La clientela è per lo più del paese? gente che viene da fuori neanche l’ombra”. Maddalena & Federica (bar Makika) Che tipo di avventori frequentano il vostro locale? “Siamo un po’ il punto di riferimento per Maddalena e Federica. “Le sembrerà assurdo, ma la maggior parte dei miei clienti viene da fuori”. Mi descriva Marcheno. “Che dire? Non c’è molta vita e tutto appare fermo, stagnante. Un paese più che tranquillo, dove le macchine scorrono veloci e i passanti si fermano poco”. i ragazzi della zona, alcuni nel week-end vengono anche da fuori. Siamo aperti da poco, ma lavoriamo bene, il nostro segreto è saper diversificare, e organizzare serate di karaoke o feste a tema”. Il turismo però è in forte calo in paese, secondo voi perchè? “Forse non ci si impegna abbastanza per rendere più attrattiva la zona, ma è altrettanto vero che le mete turistiche accessibili oggi sono tantissime. In ogni caso se parliamo di turismo, tra estate e inverno non sappiamo cosa sia peggio”. E i giovani come passano le serate? “Tanti decidono di restare in zona anche per non incappare nei controlli dell’alcoltest. Manca la scelta, però se ci fossero più organizzazione e unità le cose potrebbero andare molto meglio”. MESI 2010 12DICEMBRE V IAGGIO IN PROVINCIA Alcuni scorci di Bovegno. Cinzia Vivenzi (Centro Estetico Venere) Quanto lavora un centro estetico a Bovegno? “Tanto direi. Sono qui da 12 anni e credo ormai di aver creato una vera filosofia del benessere: ho clienti che vengono anche da fuori, un po’ di tutte le età, sia uomini che donne, ad andare forte sono sempre i massaggi”. E con la crisi come la mettiamo? “Si sente parecchio ma, si sa, il nostro è un settore in controtendenza. La mia ricetta anti-crisi? Sono convinta che allargandomi le cose andrebbero ancora meglio”. Se potesse, cosa cambierebbe di Bovegno? “A Bovegno sono in molti ad avere voglia di fare, ma mancano soldi e stimoli, e il crollo del turismo ne è la logica conseguenza”. Ornella Poli (abbigliamento) Ha una clientela fidelizzata? “Chi non va al centro commerciale viene da me, anche dai paesi vicini. La grande distribuzione certo mi penalizza e per contrastarla l’unico modo è saper offrire COLLIO VAL TROMPIA Giovanni Bruni (alimentari) Come si vive a Collio? “Molto bene. Siamo in mezzo alla natura, lontani dallo smog della città, poi è chiaro, a 18 anni è normale voler viaggiare e divertirsi”. La vostra attività risente della crisi generalizzata? un servizio ottimo”. Come si vive a Bovegno? “È un paese dalla qualità di vita ottimale, in passato ho avuto l’opportunità di lavorare altrove, ma non me ne sono andata, e mai lo farei”. Quali i punti di forza? Ornella Poli. “Indubbiamente il territorio, la natura. Penso però che non si faccia abbastanza per valorizzarlo”. E le cose da migliorare? “Le infrastrutture per i ragazzi, unite agli alberghi, che con gli attuali otto posti letto rendono la villeggiatura inesistente. Per i forestieri non c’è davvero nulla, ed è un vero peccato, perché anni fa Bovegno viveva anche di turismo”. “Nel commercio si vive sempre tra alti e bassi: la mia forza sono i clienti fissi uniti ai turisti stagionali e a chi ha le seconde case. Forse si lavora meglio d’estate, ma non mi lamento: le formaggelle nostrane sono il nostro fiore all’occhiello”. Cosa manca a Collio dal punto di vista turistico? “Mancano infrastrutture legate al tempo libero e al dopo sci. Probabilmente sono tutte utopie, ma ricordiamoci che siamo la stazione sciistica più vicina alla città. 103 . VOCE AI PASSANTI Sara, 23 anni “Se si ama la tranquillità Bovegno è senz’altro uno dei paesi più belli della Valtrompia”. Franco, 49 anni “Io qui vivo bene, ma mi rendo conto che per i ragazzi manca tutto: ci vorrebbero un centro sportivo attrezzato e una bella piscina. Ci sono solo un campo da calcetto e un paio di campi da tennis malandati. Un po’ poco”. Nicola, 16 anni “Sono felice di abitare qui. Il problema vero è che ci sono pochi pullman per la città: sto studiando da perito agrario alla Pastori di Brescia, parto alle 5.30 del mattino e torno a casa alle 16. È dura”. Dovremmo riuscire a invogliare i bresciani a venirci a trovare di più”. Giovanni Bruni. MESI 2010 12DICEMBRE V IAGGIO IN PROVINCIA SAN COLOMBANO Claudio Guerini (bar tabacchi Bianchi) Claudio Guerini. Si lavora bene a San Colombano? “Ho rilevato l’attività di mio nonno da poco, e la gestisco con la mia ragazza: nel week-end non posso lamentarmi, il bar è storico ed è frequentato da giovani e meno giovani”. Cosa ti chiedono di più i tuoi clienti? Chi beve di più? “Vino, ma anche birra e pirli. Certi anziani iniziano alle 8 di mattina e finiscono alle 20, ma almeno sanno regolarsi: i più giovani meno, e spendono molto di più”. Perché San Colombano? “Perché la gente è più aperta di quello che si possa pensare, e a chi piace la montagna trova tutto. Chi è nato qui vuole rimanere, è difficile che se vada, anche se i giovani si devono adattare, la sera è un deserto”. Doriano Maggi (salumeria) Doriano Maggi. Come vanno le cose in paese? “Vanno a dir poco male, a volte ci sentiamo veramente dimenticati da Dio. Se nevica la situazione cambia, ma il turismo di Collio ormai è solo “mordi e fuggi”. E anche le imprese sono messe male”. Dallo scorso giugno il comune di Collio è gestito da un commissario prefettizio, in seguito alla caduta della giunta sull’approvazione del bilancio 2010. A marzo ci saranno nuove elezioni… Ritiene che il commissariamento abbia aggravato la situazione? “Viviamo in una fase di stallo, le imprese stanno lasciando a casa i primi lavoratori e finché la situazione rimarrà bloccata non so cosa succederà, ma è un vero disastro per la nostra economia”. Qual è la prima cosa che vorrebbe chiedere al futuro sindaco? “Mentalità turistica. I politici che finora si sono succeduti hanno fatto solo promesse mai mantenute: Collio non merita la situazione di trascuratezza in cui versa”. E la seggiovia? Problemi risolti? “Ogni anno, arrivato dicembre, viviamo nel dubbio: aprirà o non aprirà? Le cose vanno meglio in Maniva, per merito degli investimenti privati, ma anche Pezzeda meriterebbe miglior sorte”. I giovani fuggono da Collio? “Chi può parte, altri si rivedono solo la sera, nel week-end comunque sono tutti fuori. Da padre, ancor prima che da colliense, sono amareggiato: amo il mio paese e vorrei il meglio”. Lucia Benecchi (edicola L’Erbavoglio) Che atmosfera si respira in paese secondo lei? “Il lavoro rispetto a 4-5 anni fa è dimezzato. Non vorrei mai andarmene, spero sempre in un miglioramento delle cose, ma i dubbi sono tanti”. Si vive bene a Collio? “Sì, senz’altro, ma con qualche negozio e qualche infrastruttura in più per i giovani le cose andrebbero meglio. Chi chiude non riapre più, solo i bar resistono, quelli proprio non mancano”. Il problema reale? Viviamo isolati, la Pro Loco qualcosa fa, ma la mancanza delle istituzioni si sente parecchio”. Don Fabrizio (Parrocchia Santi Nazaro e Celso) I giovani vivono l’oratorio in paese? NEL PROSSIMO NUMERO Darfo Breno/Cividate Camuno Borno Capo di Ponte/Saviore dell’Adamello Lucia Benecchi. 105 . VOCE AI PASSANTI Marzio, 50 anni “Collio è un paese uno e trino: tre frazioni (San Colombano, Memmo e Ivino) che non c’è verso di fare andare d’accordo. A livello imprenditoriale poi c’è troppa improvvisazione”. Michelle, 22 anni “Dei turisti mi pare di capire che non importi niente a nessuno, in compenso abbiamo una gioventù dal tasso alcolico esagerato”. “Le attività non sono tantissime, ma l’oratoriorimaneunluogod’incontroperparlare”. Comecercadicoinvolgereisuoiragazzi? “Penso sempre che dovrei impegnarli di più, ma ci vuole tanto tempo a disposizione e non è semplice: sono in pochi ad uscire di sera, e conciliare studio o lavoro è difficile anche per loro”. Come giudica i suoi primi sei anni a Collio? “Indubbiamente gli aspetti positivi sono stati maggiori di quelli negativi: la parrocchia è abbastanza vissuta e, anche se a Messa non vengono tutti, per me è l’incontro personale ad essere importante”. Paola e Daniela Gerola (Farmacia) Sabrina Spranzi e Paola Gerola. Secondo voi con la crisi la gente si cura meno? “Proprio così, ormai prendono solo lo stretto necessario, reggono solo i farmaci salva vita”. Che tipo di pazienti curate? “La clientela è limitata al paese, il turismo è in forte, costante calo, e lo percepiamo anche dal nostro bancone”. Per i giovani c’è ancora troppo poco, non credete? “Certo, per trovare un po’ di vita è necessario mettersi in macchina e farsi 40 chilometri. Troppi. Spesso passa la voglia”. MESI 2010 12DICEMBRE