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IAGGIO IN PROVINCIA
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VALTROMPIA
IN CERCA DI RISCATTO
Le preoccupazioni della gente e la volontà di
cambiamento in una terra segnata dalla crisi economica.
Ripartire dal turismo e dall’industria, con fiducia.
di SALVATORE SCANDURRA
L
a Valle Trompia è stretta tra
Valsabbia e Valcamonica. Terra di mezzo, caratterizzata da
una prima parte più industrializzata e da un’alta Valle più rurale, che
da anni versa in una situazione di semiabbandono. Persone schiette e concrete
i valtrumplini: lavoratori indefessi, gente
aperta più di quanto si possa pensare. Da
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12DICEMBRE
Concesio a Sarezzo, fino a Gardone Val
Trompia, il traffico stradale è ai massimi
livelli, i capannoni industriali si alternano
alle armerie, le falegnamerie alle acciaierie
dismesse. Partendo da Brescia si percorre
la statale che immediatamente, complice
anche i cantieri che non terminano mai
per la realizzazione della prossima stazione della metropolitana, diventa un incubo
per ogni automobilista. Strada considerata
non a torto fra le più trafficate d’Italia (per
portata d’auto all’ora), tanto che fino a non
più di un paio d’anni fa in molti parlavano
della necessità di costruirvi un’autostrada.
Da Marcheno in poi si passa all’Alta Valle,
e tutto cambia: la carreggiata si fa stretta,
i tornanti si succedono e il tempo sembra
inizi a scorrere più lento anche attraverso
il finestrino: si scopre il parco minerario,
costituito dalle ceneri di quello che fu un
complesso estrattivo di ferro e di produzione d’armi di primo livello, dai tempi dei
Romani fino alla Repubblica di Venezia.
Il forno fusorio di Tavernole, il comprensorio di Pezzaze, la miniera Sant’Aloisio
(che oggi si può visitare grazie al percorso miniera-avventura) e l’ormai dismessa
Torgola, sono testimonianze di una vivacità economica e sociale andata perduta
Una veduta di Bovegno.
nel corso dei secoli, degli anni. Seguendo
il letto del fiume Mella si giunge fino a
Collio, ultimo baluardo di civiltà adagiata su un’amena conca, ai piedi del monte
Colombine. Il paese è un’antica stazione
turistica che un secolo fa poteva benissimo
essere considerata una piccola Madonna
di Campiglio, ma che poi, lentamente, ha
disatteso le aspettative: gli investimenti
non sono andati a buon fine, e da rinomata
località di villeggiatura si è pian piano trasformata in paese turistico di nicchia. Una
stazione climatica con pochi servizi e ancor
meno divertimenti, a totale appannaggio
di anziani che vengono a svernare d’estate
o di qualche gruppetto di nostalgici che vi
hanno passato bei momenti adolescenzia-
li. E sì che l’Alpe Pezzeda, nominata non a
sproposito “la montagna dei bresciani” ne
avrebbe di cose di offrire: stazione sciistica
d’inverno, parco ciclistico della specialità
downhill d’estate. Il problema rimangono
i finanziamenti, e la difficoltà a fare gruppo
tra Enti pubblici e privati.
Altra prerogativa, salendo ancora oltre
la frazione di San Colombano, è il monte
Maniva, recentemente ristrutturato nelle
piste, nell’impianto di neve artificiale e
persino nelle strutture alberghiere grazie alla passione di imprenditori locali.
Un’altra pregevole iniziativa, sfruttata solo
parzialmente (nonostante la chiusura del
vicino Gaver e il collegamento diretto con
Bagolino) per la grave assenza di un siste-
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ma turistico complessivo.
La Valtrompia, nota negli anni ’70 e ’80
anche come la Valle d’Oro per le fiorenti
industrie che ospitava e che offrivano lavoro, oggi è davvero divisa in due, e anche
la popolazione sta lentamente cambiando:
molti gli immigrati, che complici affitti
particolarmente bassi, hanno deciso di
soppiantare i più giovani, che, se possono
e ne hanno l’opportunità, si trasferiscono presto verso la città. Extracomunitari
sovente guardati con sospetto, anche se
le istituzioni ovviamente negano, come i
meridionali di trent’anni fa, che faticano
a integrarsi in un tessuto sociale, sotto diversi aspetti un po’ problematico e chiuso.
Fino a Gardone i valtrumplini si sentono
cittadini di periferia, prendendo la statale
in direzione nord le cose però cambiano, e
il senso di appartenenza si mischia all’isolamento, la volontà di cambiare all’impossibilità di reagire.
Molte, moltissime le voci che abbiamo
ascoltato in questa puntata del nostro ormai consueto “viaggio in provincia”. Più
che in altre occasioni abbiamo sentito lamentele, percepito senso di abbandono e
degrado sociale. Abbiamo annotato tutto,
per dovere di cronaca e per non lasciare
appelli inascoltati.
Ma il vero cuore che batte in Valtrompia,
vogliamo credere sia quello di chi non si
adagia e che al contrario sa ripartire, scorgendo nella propria terra e nelle proprie
radici un posto unico dove vivere, da esplorare e da far conoscere. Perché di bellezze
la Valle ne ha da vendere, come di opportunità a voler ben guardare, anche se per
i più giovani, ovviamente, è difficile convivere con chilometri e chilometri da percorrere per tuffarsi nella movida bresciana
o nell’ultimo centro commerciale di grido.
Viverci, soprattutto per chi non vi è nato,
comporta sacrifici, è evidente, ma trovare
un proprio equilibrio tra boschi incontaminati, prati verdi lussureggianti e distese
di neve a perdifiato, in fondo, crediamo sia
ancora possibile.
La Val Trompia ha bisogno come dell’aria
di un salto di qualità, del contributo di
nuove forze e del coinvolgimento delle
banche. Deve ripartire dai suoi punti di
forza: la valorizzazione dell’agricoltura
montana, delle risorse umane, del suo
territorio. Fare sistema insomma, e avere
fiducia. È tutto quello che serve a questa
Valle, per certi versi dimenticata, per altri,
ancora tutta da scoprire.
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RETTIFICA
Nel numero di 12 Mesi di ottobre, a pagina 89, nelle domande rivolte
alla signora Elisa Borella, del Ghist Bar, situato all’interno del centro
commerciale Porte Franche, il target culturale della clientela è stato da
noi impropriamente indicato come “medio basso”.
Ce ne scusiamo con i lettori, con la signora Borella e, ovviamente, con
i frequentatori del bar.
La Redazione
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Una veduta del centro di Sarezzo.
ma di video-sorveglianza sul territorio
comunale”.
Esiste integrazione con chi viene da
fuori?
“Sarezzo è da sempre sede di diverse
attività industriali e commerciali e accoglie gli extracomunitari facendoli
sentire parte integrante del paese. Al
tempo stesso gli stranieri che lavorano
regolarmente riescono ad avvicinare i
propri familiari e, con l’ausilio dei nostri sportelli Unsic Amico, possono
gratuitamente disbrigare le pratiche di
regolarizzazione per poter acquisire la
cittadinanza italiana”.
CI HANNO DETTO...
a cura di ALESSANDRA CASCIO e SALVATORE SCANDURRA
SAREZZO
Concetta Timpano
(Lavasecco Conny)
binetteria. Oggi l’economia della zona
ha risentito della crisi e la produzione è
stata spostata in Cina. Qui continuano a
fare gli imballaggi”.
Daniele Chindamo
(Presidente Provinciale
Unsic)
Che problematiche evidenzia Sarezzo?
“Sarezzo non riscontra problemi particolari, anzi. Vivo in questo paese da circa 10 anni e in questo periodo ho notato
solo migliorie.
Questione sicurezza.
“I cittadini hanno preso a cuore la questione sicurezza avviando un program-
Antonella Mandelli.
Come si lavora a Sarezzo?
“Bene. La gente spende in paese, frequenta i negozi e i bar della piazza”.
Il paese è vissuto dai giovani?
“Sì, soprattutto la sera”.
Di cosa vive Sarezzo?
“Sarezzo era un paese industriale: si
lavorava l’acciaio e si produceva la ru-
Iris Berna
(Diritto e rovescio,
Filati e maglieria)
Qual è il prodotto che le viene più richiesto?
“La lana, anche se la crisi si è fatta sentire. Così per incrementare la clientela
ho introdotto un servizio di sartoria e di
riparazioni”.
Un aggettivo per descrivere Sarezzo?
“Tranquillo e a portata d’uomo. Lo consiglierei a chi sta cercando casa: qui c’è
tutto”.
Cingolani Giada
(Effegi - Agenzia di servizi)
Fiorangela Peli e Giada Cingolani.
Che tipo di servizi offrite?
“Diversi: rinnovo permessi di soggiorno, amministrazione condominiale,
recupero crediti extragiudiziari, traduzioni anche asseverate, visure camerali,
tutela al consumatore e altri”.
Qual è il vostro target di clientela?
“Ci sono parecchie persone di Lumezzane e Gardone, ma anche diversi extracomunitari. Con loro basta il passaparola, tant’è vero che ci sono giunte
Daniele Chindamo.
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parecchie richieste di consulenza anche
da Milano”.
Da quanto tempo offrite questi servizi?
“Da circa un anno. Abbiamo scommesso su quest’attività prendendo spunto
dai Legal Shop americani e devo dire
che funziona”.
La gente è diffidente o si rivolge a voi
senza difficoltà?
“Le persone stanno diventando sempre
più attente alla tutela dei loro diritti e di
conseguenza anche questo tipo di attività sta prendendo piede”.
Fabrizio Dallera
(Simply Bar)
Chi frequenta il suo locale?
“La mia è una clientela variegata e multietnica: sono su un crocevia e questa è
una zona di forte passaggio”.
GARDONE V/TROMPIA
Dario Baresi
(Bottega Restauri)
Da quanti anni è presente la vostra
attività?
“Da 20 anni; la nostra è una storica famiglia di falegnami. Questo lavoro mi
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. VOCE AI PASSANTI
Fabrizio Dallera e Marica.
I giovani vivono il paese?
“Sì, soprattutto la piazza centrale”.
Com’è cambiato il commercio negli
ultimi anni?
“Con la legge Bersani il commercio è
stato molto penalizzato, però si continua a lavorare bene. Il comune poi, offre
dei buoni servizi ai cittadini”.
Marta 27 anni
“Ho un po’ di paura a passare
da sola davanti a tutti questi bar
frequentati da extracomunitari.
Sono diffidente per natura e mi
piacerebbe che il comune organizzasse delle manifestazioni
che li coinvolgesse così da rompere questa mia paura”.
Luigi 60 anni
“Qui c’è tutto, però la viabilità è
pessima. C’è quest’arteria stradale che trancia in due Sarezzo
rendendolo poco vivibile”.
Alcune immagini del centro di Sarezzo
ed il Municipio.
piace molto e sicuramente lo rifarei”.
Com’è Gardone dal punto di vista
commerciale?
“Commercialmente parlando, questa è
una zona molto difficile. In paese non
è molto sentita la cultura dell’antichità,
anche se c’è il culto della casa”.
Come si approcciano i giovani al suo
mestiere?
“In realtà non sono molti a voler fare
quest’attività e ultimamente sono più
le donne a volerla imparare. È un lavoro difficile, in cui serve tanta passione e
preparazione tecnica. Le soddisfazioni
economiche arrivano con il tempo”.
Piazza San Marco
a Gardone Val Trompia.
Dario Baresi.
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Piazza S. Marco a Gardone Val Trompia.
Nell’altra pagina la sede storica della
Beretta e Via Matteotti.
Nicoletta Bondio
(Libreria)
Nicoletta Bondio.
Com’è cambiato Gardone negli anni?
“Prima era un paese industrializzato con
ditte molto grosse, come la Beretta, ora
è diventato un paese dormitorio. Però,
si vive bene”.
Un pregio e un difetto di Gardone.
“Un pregio è la tranquillità. Un difetto
è la presenza di troppi extracomunitari,
il rapporto è di circa 4 a 2. Il nostro Comune, comunque, è molto disponibile
nei loro confronti”.
Problema viabilità.
“La viabilità è un disastro e dipende
dall’orario di entrata e di uscita dei lavoratori dalle fabbriche, mentre il problema dei parcheggi non sussiste”.
Giusy Guerini
(Profumeria Piccole
Follie)
Come si vive a Gardone?
“Mi trovo bene. Lo consiglierei tran-
quillamente a una coppia di giovani in
cerca di casa perché è un paese ben servito con gente generosa e solidale”.
Il servizio trasporti funziona?
“Decisamente sì, il comune offre un
servizio di trasporti interno con un abbonamento annuo di soli 20 euro, mentre per la città ci sono pullman ogni 15
minuti”.
Cosa manca in paese?
“Un cinema e un teatro. Abbiamo il cinema dell’oratorio ad Inzino, ma l’acustica non è delle migliori”.
Com’è cambiato Gardone negli anni?
. Michele Gussago, Sindaco di Gardone Valtrompia
Molti giovani lamentano l’assenza di locali ed occasioni di svago, soprattutto serale…
“È stato così per molto tempo ed erano sempre tantissimi i ragazzi che, specialmente nei fine settimana,
sceglievano di raggiungere la città in cerca di locali
in cui ascoltare musica e trascorrere la serata. Anche
per questo ci siamo attivati per ultimare il Parco del
Mella che, da giugno, accoglie bambini, adolescenti
e famiglie di giorno, mentre la sera ospita iniziative
gradite anche ai più grandi. In esso hanno trovato
posto una sala prove insonorizzata, un’aula studio
per universitari aperta fino a tardi, e un luogo ideale
per organizzare feste ed eventi che, come provano
le quattro occasioni promosse sinora, hanno saputo
attirare ed entusiasmare i giovani. È un inizio, certo,
ma l’amministrazione, con un ingente investimento,
ha voluto offrire i luoghi e gli strumenti: ora sta ai
ragazzi loro farsene protagonisti”.
L’alto numero di extracomunitari presenti sul territorio comunale, a suo parere, è fonte di sensazioni d’insicurezza?
“Il problema è di ordine prettamente sociale. Abbiamo registrato un aumento di presenze straniere,
ma non d’immigrazione straniera; si tratta per lo più
di famiglie con figli piccoli che, dall’alta valle, hanno
scelto di trasferirsi a Gardone per la maggiore vicinanza ai servizi e in ragione di affitti più bassi. Ciò
non ha comportato conseguenze negative per la sicurezza. I reati riscontrati sono riconducibili in larga
misura al massiccio traffico di droga che investe da
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tempo la nostra valle e di cui si fanno protagonisti
non solo gli extracomunitari ma più spesso gli italiani. Dal punto di vista dell’integrazione, soprattutto
a scuola, registriamo una scarsa partecipazione dei
genitori a favorire l’inserimento dei figli e, credo, ci
sia ancora molto da lavorare da entrambe le parti
perché la situazioni migliori”.
L’annosa questione traffico: come si sta muovendo l’amministrazione?
“L’attuale problema dei ritardi nell’attraversamento
di Gardone e Inzino è dovuto ai lavori che hanno
comportato la temporanea chiusura di una bretella.
È un intervento necessario per portare a termine il
quinto lotto previsto, un’opera che si dimostrerà in
futuro assolutamente vantaggiosa per la viabilità e
che darà i suoi frutti forse anche già ad un anno da
oggi”.
Il Comune ha in essere progetti che possano aiutare il commercio?
“Stiamo lavorando alacremente al piano di recupero del centro storico, a una sede museale che comporterà sicuramente un aumento di valore degli immobili della zona, ma anche e soprattutto una sua
maggiore frequentazione, con naturali riflessi positivi anche per i commercianti. Questo è un progetto
che mi sta particolarmente a cuore, che abbellirà e
darà sicuro prestigio a Gardone ma, soprattutto,
che concorrerà a rendere più vitale ed accogliente il
suo cuore storico”.
Sergio Masini
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. VOCE AI PASSANTI
Giusy Guerini.
“L’interno del paese si è spento. 20-30
anni fa era il fulcro del commercio, ora
tutte le attività si sono spostate lungo la
strada principale”.
Teresa Albano
(Bar T&J)
Michela, 24 anni
“Se ci si vuole divertire si
deve andare in città. Oltre
all’happy hour non c’è nulla”.
Maria, 29 anni
“Gardone è un paese ben
servito e si vive bene. Io qui
ci lavoro, ma se mi fosse data
l’opportunità me ne andrei in
città”.
Paolo, 32 anni
“Gardone un tempo era il
centro abitato di riferimento
per i paesi della zona. Da parecchio tempo qui il sabato
è un mortorio”.
Jessica e Teresa Albano.
Come va il commercio?
“Male. Si lavoricchia. La gente gira, ma
il supermercato qui di fronte non porta
molta gente. Pensavamo che fosse una
zona di forte passaggio grazie alla presenza del mercato settimanale, invece è
MARCHENO
Angelo Moreni
(ArredamentO)
Come va la sua attività?
“In generale c’è crisi, la cosa strana però
è che la mia clientela provenga quasi
esclusivamente da fuori: pochissimi i
clienti di Marcheno, loro per comprare si
spostano sempre verso la città”.
Cosa chiede alle istituzioni?
“Coerenza con chi lavora, da anni, sul
territorio. Certe iniziative comunali non
fanno altro che mettere in difficoltà noi
commercianti, e chi è debole è costretto a chiudere. Qui si tende ad agevolare
troppo gli extracomunitari, ma a noi chi
ci pensa?”.
Alice Vanazzi
(Bar Amici del Paso)
Ci racconti Marcheno.
“C’è ben poco da dire, è un paese che va
stato posizionato altrove”.
Qual è il problema principale di questo
complesso in cui è situato il negozio?
“I parcheggi (la maggior parte sono occupati dai dipendenti della Beretta), gli
extracomunitari che occupano molti appartamenti dell’Aler e gli appartamenti
sfitti che non si sa come mai non vengano dati in locazione”.
bene per lavorare: c’è parecchio traffico,
e le attività commerciali sono concentrate
su un’unica strada”.
Ci sono parecchi extracomunitari?
“Non moltissimi, ma comunque lavorano
tutti e sono ben integrati”.
E i giovani?
“Non è un paese vivo, e le cose da fare
sono davvero poche: c’è un unico pub, i
ragazzi la sera si concentrano lì”.
Emanuele Pasolini
(autonoleggio Supercar)
Emanuele Pasolini.
C’è crisi nel suo settore?
“La crisi ha colpito tutti, ci sono alti e
bassi ma non mi lamento, i miei clienti
provengono da tutta la valle”.
Cosa pensa del sindaco? Vi è vicino?
“Il sindaco non è male, anzi, è una persona che ascolta parecchio e l’amministrazione funziona bene.
Problemi con gli extracomunitari?
“Nessuno. Forse più a valle sono integrati meglio, in giro quasi non si vedono”.
Eliana Rossi
(tabaccheria Dinamic Bar)
Cosa pensa di Marcheno?
Penso che, tolto il lavoro, possa offrire
ben poco: per i ragazzi ormai l’unico divertimento è andare al bar”.
Si beve parecchio?
“Si beve e basta. I giovani la sera tendono
a spostarsi verso la città, ma gli alcoltest
ormai fanno paura a tutti. Le patenti ritirate non si contano, per cui spesso, se
vogliono raggiungere Brescia, orgaMESI
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Il fiume Mella a Marcheno
e una veduta del paese.
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Eliana Rossi.
nizzano dei pulmini. Noto tanta voglia di
andarsene fra i giovani”.
Si gioca di più al lotto con la crisi?
“Dipende dal jackpot, quando è alto le
giocate si moltiplicano”.
Claudio Poli
(Alimentari)
Come vanno le cose?
“Vanno male, sempre peggio direi. Del
resto giudichi con i suoi occhi: sono le 11
del mattino e siamo solo io e lei in negozio. È da 27 anni che lavoro qua, la crisi
vera l’ho percepita dal 2008”.
Claudio Poli.
BOVEGNO
Giacomina Tanghetti
(edicola – tabacchi)
Come vanno le vendite?
“Dall’anno scorso le vendite di quotidiani sono diminuite drasticamente,
reggono i tabacchi, quelli sempre”.
Ha mai pensato di trasferirsi?
“Sono nata qui, e Bovegno mi piace, è
un paese tranquillo. Non ho mai pensato
di andarmene”.
Che problemi ha Bovegno?
“Manca il lavoro, e per i giovani è un
problema enorme. Anni fa il paese aveva una certa vocazione turistica, oggi di
Eppure ci sarà qualcosa di positivo.
“Onestamente di positivo c’è ben poco
da dire: noi piccoli commercianti non ci
sentiamo abbastanza tutelati dall’amministrazione”.
Cosa manca per i giovani?
“Cinema, impianti sportivi adeguati: di
divertimenti ce ne sono pochi davvero”.
Orietta Maestroli
(La Bottega della Moda)
Come va il negozio?
“Così e così, la crisi si sente, a maggior
ragione in un paese piccolo”.
La clientela è per lo più del paese?
gente che viene da fuori neanche l’ombra”.
Maddalena & Federica
(bar Makika)
Che tipo di avventori frequentano il
vostro locale?
“Siamo un po’ il punto di riferimento per
Maddalena e Federica.
“Le sembrerà assurdo, ma la maggior
parte dei miei clienti viene da fuori”.
Mi descriva Marcheno.
“Che dire? Non c’è molta vita e tutto appare fermo, stagnante. Un paese più che
tranquillo, dove le macchine scorrono veloci e i passanti si fermano poco”.
i ragazzi della zona, alcuni nel week-end
vengono anche da fuori. Siamo aperti da
poco, ma lavoriamo bene, il nostro segreto
è saper diversificare, e organizzare serate
di karaoke o feste a tema”.
Il turismo però è in forte calo in paese,
secondo voi perchè?
“Forse non ci si impegna abbastanza per
rendere più attrattiva la zona, ma è altrettanto vero che le mete turistiche accessibili oggi sono tantissime. In ogni caso se
parliamo di turismo, tra estate e inverno
non sappiamo cosa sia peggio”.
E i giovani come passano le serate?
“Tanti decidono di restare in zona anche
per non incappare nei controlli dell’alcoltest. Manca la scelta, però se ci fossero più organizzazione e unità le cose
potrebbero andare molto meglio”.
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Alcuni scorci di Bovegno.
Cinzia Vivenzi
(Centro Estetico Venere)
Quanto lavora un centro estetico a Bovegno?
“Tanto direi. Sono qui da 12 anni e credo
ormai di aver creato una vera filosofia del
benessere: ho clienti che vengono anche
da fuori, un po’ di tutte le età, sia uomini
che donne, ad andare forte sono sempre i
massaggi”.
E con la crisi come la mettiamo?
“Si sente parecchio ma, si sa, il nostro è un
settore in controtendenza. La mia ricetta
anti-crisi? Sono convinta che allargandomi le cose andrebbero ancora meglio”.
Se potesse, cosa cambierebbe di Bovegno?
“A Bovegno sono in molti ad avere voglia
di fare, ma mancano soldi e stimoli, e il
crollo del turismo ne è la logica conseguenza”.
Ornella Poli
(abbigliamento)
Ha una clientela fidelizzata?
“Chi non va al centro commerciale viene
da me, anche dai paesi vicini. La grande
distribuzione certo mi penalizza e per
contrastarla l’unico modo è saper offrire
COLLIO VAL TROMPIA
Giovanni Bruni
(alimentari)
Come si vive a Collio?
“Molto bene. Siamo in mezzo alla natura, lontani dallo smog della città, poi è
chiaro, a 18 anni è normale voler viaggiare e divertirsi”.
La vostra attività risente della crisi generalizzata?
un servizio ottimo”.
Come si vive a Bovegno?
“È un paese dalla qualità di vita ottimale, in
passato ho avuto l’opportunità di lavorare
altrove, ma non me ne sono andata, e mai
lo farei”.
Quali i punti di forza?
Ornella Poli.
“Indubbiamente il territorio, la natura.
Penso però che non si faccia abbastanza
per valorizzarlo”.
E le cose da migliorare?
“Le infrastrutture per i ragazzi, unite agli
alberghi, che con gli attuali otto posti letto
rendono la villeggiatura inesistente. Per
i forestieri non c’è davvero nulla, ed è un
vero peccato, perché anni fa Bovegno viveva anche di turismo”.
“Nel commercio si vive sempre tra alti e
bassi: la mia forza sono i clienti fissi uniti
ai turisti stagionali e a chi ha le seconde
case. Forse si lavora meglio d’estate, ma
non mi lamento: le formaggelle nostrane
sono il nostro fiore all’occhiello”.
Cosa manca a Collio dal punto di vista
turistico?
“Mancano infrastrutture legate al tempo
libero e al dopo sci. Probabilmente sono
tutte utopie, ma ricordiamoci che siamo
la stazione sciistica più vicina alla città.
103
. VOCE AI PASSANTI
Sara, 23 anni
“Se si ama la tranquillità Bovegno è senz’altro uno dei paesi
più belli della Valtrompia”.
Franco, 49 anni
“Io qui vivo bene, ma mi rendo
conto che per i ragazzi manca
tutto: ci vorrebbero un centro
sportivo attrezzato e una bella
piscina. Ci sono solo un campo
da calcetto e un paio di campi da tennis malandati. Un po’
poco”.
Nicola, 16 anni
“Sono felice di abitare qui. Il
problema vero è che ci sono
pochi pullman per la città: sto
studiando da perito agrario
alla Pastori di Brescia, parto alle
5.30 del mattino e torno a casa
alle 16. È dura”.
Dovremmo riuscire a invogliare i bresciani a venirci a trovare di più”.
Giovanni Bruni.
MESI
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IAGGIO IN PROVINCIA
SAN COLOMBANO
Claudio Guerini
(bar tabacchi Bianchi)
Claudio Guerini.
Si lavora bene a San Colombano?
“Ho rilevato l’attività di mio nonno da
poco, e la gestisco con la mia ragazza: nel
week-end non posso lamentarmi, il bar è
storico ed è frequentato da giovani e meno
giovani”.
Cosa ti chiedono di più i tuoi clienti?
Chi beve di più?
“Vino, ma anche birra e pirli. Certi anziani
iniziano alle 8 di mattina e finiscono alle
20, ma almeno sanno regolarsi: i più giovani meno, e spendono molto di più”.
Perché San Colombano?
“Perché la gente è più aperta di quello che
si possa pensare, e a chi piace la montagna
trova tutto. Chi è nato qui vuole rimanere,
è difficile che se vada, anche se i giovani si
devono adattare, la sera è un deserto”.
Doriano Maggi
(salumeria)
Doriano Maggi.
Come vanno le cose in paese?
“Vanno a dir poco male, a volte ci sentiamo veramente dimenticati da Dio. Se
nevica la situazione cambia, ma il turismo
di Collio ormai è solo “mordi e fuggi”. E
anche le imprese sono messe male”.
Dallo scorso giugno il comune di Collio
è gestito da un commissario prefettizio, in seguito alla caduta della giunta
sull’approvazione del bilancio 2010.
A marzo ci saranno nuove elezioni…
Ritiene che il commissariamento abbia
aggravato la situazione?
“Viviamo in una fase di stallo, le imprese
stanno lasciando a casa i primi lavoratori e
finché la situazione rimarrà bloccata non
so cosa succederà, ma è un vero disastro
per la nostra economia”.
Qual è la prima cosa che vorrebbe chiedere al futuro sindaco?
“Mentalità turistica. I politici che finora si
sono succeduti hanno fatto solo promesse
mai mantenute: Collio non merita la situazione di trascuratezza in cui versa”.
E la seggiovia? Problemi risolti?
“Ogni anno, arrivato dicembre, viviamo
nel dubbio: aprirà o non aprirà? Le cose
vanno meglio in Maniva, per merito degli
investimenti privati, ma anche Pezzeda
meriterebbe miglior sorte”.
I giovani fuggono da Collio?
“Chi può parte, altri si rivedono solo la
sera, nel week-end comunque sono tutti
fuori. Da padre, ancor prima che da colliense, sono amareggiato: amo il mio paese e vorrei il meglio”.
Lucia Benecchi
(edicola L’Erbavoglio)
Che atmosfera si respira in paese secondo lei?
“Il lavoro rispetto a 4-5 anni fa è dimezzato. Non vorrei mai andarmene, spero sempre in un miglioramento delle cose, ma i
dubbi sono tanti”.
Si vive bene a Collio?
“Sì, senz’altro, ma con qualche negozio e
qualche infrastruttura in più per i giovani
le cose andrebbero meglio. Chi chiude
non riapre più, solo i bar resistono, quelli
proprio non mancano”.
Il problema reale?
Viviamo isolati, la Pro Loco qualcosa fa,
ma la mancanza delle istituzioni si sente
parecchio”.
Don Fabrizio (Parrocchia
Santi Nazaro e Celso)
I giovani vivono l’oratorio in paese?
NEL PROSSIMO NUMERO
Darfo
Breno/Cividate Camuno
Borno
Capo di Ponte/Saviore dell’Adamello
Lucia Benecchi.
105
. VOCE AI PASSANTI
Marzio, 50 anni
“Collio è un paese uno e trino: tre
frazioni (San Colombano, Memmo e
Ivino) che non c’è verso di fare andare d’accordo. A livello imprenditoriale poi c’è troppa improvvisazione”.
Michelle, 22 anni
“Dei turisti mi pare di capire che non
importi niente a nessuno, in compenso abbiamo una gioventù dal
tasso alcolico esagerato”.
“Le attività non sono tantissime, ma l’oratoriorimaneunluogod’incontroperparlare”.
Comecercadicoinvolgereisuoiragazzi?
“Penso sempre che dovrei impegnarli di
più, ma ci vuole tanto tempo a disposizione e non è semplice: sono in pochi ad
uscire di sera, e conciliare studio o lavoro
è difficile anche per loro”.
Come giudica i suoi primi sei anni a
Collio?
“Indubbiamente gli aspetti positivi sono
stati maggiori di quelli negativi: la parrocchia è abbastanza vissuta e, anche se a
Messa non vengono tutti, per me è l’incontro personale ad essere importante”.
Paola e Daniela Gerola
(Farmacia)
Sabrina Spranzi e Paola Gerola.
Secondo voi con la crisi la gente si cura
meno?
“Proprio così, ormai prendono solo lo
stretto necessario, reggono solo i farmaci
salva vita”.
Che tipo di pazienti curate?
“La clientela è limitata al paese, il turismo
è in forte, costante calo, e lo percepiamo
anche dal nostro bancone”.
Per i giovani c’è ancora troppo poco,
non credete?
“Certo, per trovare un po’ di vita è necessario mettersi in macchina e farsi 40 chilometri. Troppi. Spesso passa la voglia”.
MESI
2010
12DICEMBRE
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