Allegato redazionale al numero 57 marzo 2006 Speciale Museo delle Alpi Il Museo delle Alpi e il Forte di Bard The Museum of the Alps and the Fort of Bard Con il Museo delle Alpi si inaugura, nel Forte di Bard in Valle d’Aosta, una fondamentale tappa dell’articolato e innovativo polo museale dedicato alle Alpi. Questa pubblicazione documenta lo straordinario impegno progettuale (dai lavori di restauro, al programma museologico, al progetto museografico e allestitivo) profuso per la prima realizzazione del parco a tema sulle Alpi. The Museum of the Alps, set up in the Fort of Bard, represents an important step of the wide-ranging, innovative museum project dedicated to the Alps. The present book deals with the extraordinary design effort (from the renovation works to the museological programme, the museographic and exhibition design project) put into the first-time creation of a theme park dedicated to the Alps. Un parco a tema sulle Alpi Quando il programma museografico del Forte di Bard sarà pienamente realizzato, esso si proporrà come il primo parco a tema interamente dedicato alle Alpi, a tutte le Alpi, nel loro complesso e in tutte le loro dimensioni. Dalla primitiva idea, che risale agli anni Ottanta, di ospitare nel Forte un museo regionale si è infatti passati a pensare un museo che rappresentasse la cultura e le tradizioni di tutte le Alpi, per giungere infine al progetto definitivo, articolato in più poli museali. Quando Alain Monferrand e io siamo stati chiamati, nel 2002, a definire le linee guida per la progettazione museografica del Forte, è subito parso evidente che era possibile pensare a un dimensionamento e a un posizionamento del progetto più alto di quello sino ad allora prospettato. Tanto per le Alpi che per le fortificazioni alpine non esisteva infatti allora, e non esiste tuttora, un museo o un centro di interpretazione che ne affrontasse le problematiche in modo globale e complessivo. Di qui la proposta di candidare Bard ad essere non solo un museo ma “il” centro d’interpretazione delle Alpi, estendendo il progetto museale dall’Opera Carlo Alberto alle Opere Basse e articolandolo su più poli tematici: un museo delle Alpi, un museo del forte e un museo delle frontiere, nella prospettiva di creare un dispositivo che dal sito si allargasse alla regione e all’intero arco alpino. E viceversa. A questi si è aggiunto, in fase di progettazione, un quarto polo, dedicato ai bambini e ai ragazzi, che ha a sua volta contribuito a precisare l’identità del Forte in quanto parco a tema. Il Museo delle Alpi, il Museo del Forte e quello delle Frontiere sono Il programma museografico stati così pensati e progettati come parti di un percorso – fisico e mentale – unitario, in cui ciascun elemento si ponesse come autonomo pur facendo parte di una sola narrazione. Musei, ma più propriamente centri d’interpretazione, diretti a illustrare e valorizzare non tanto una collezione, ma un contesto, un ambito storico o tematico, offrendo le immagini, le ricostruzioni scenografiche, i codici per una loro lettura. Un progetto organico e ambizioso, al cui interno il Museo del Forte è stato concepito per illustrare la storia e l’architettura del Forte di Bard, nel quadro dell’evoluzione dei sistemi di fortificazione delle Alpi. Strettamente collegato ad esso è il Museo delle Frontiere, dove la storia militare cede il passo a quella politica, economica e culturale delle Alpi occidentali, dalla preistoria ai giorni nostri, per evidenziarne il carattere di terra di frontiera e di frontiere, mobili nel tempo e nello spazio. Cuore e centro del progetto, il Museo delle Alpi si propone infine come un viaggio nel presente delle Alpi, cogliendo nella contemporaneità la sintesi di una lenta e complessa evoluzione di lunga durata, leggibile nel paesaggio come nella società alpina in quel fragile e mutevole equilibrio tra adattamento all’ambiente e modificazione del territorio di cui le Alpi sono testimoni d’eccellenza. Nel Forte di Bard è stato previsto anche uno spazio dedicato al patrimonio culturale della Valle d’Aosta, per valorizzarne le molte attrattive. Mostre temporanee illustreranno storia e cultura delle Alpi. Un percorso panoramico lungo la strada interna offrirà l’occasione di scoprire il panorama che si apre attorno al Forte. Al suo interno si trovano un albergo, un ristorante, negozi specializzati, luoghi di ristoro. Un programma articolato di eventi sarà occasione per rivivere l’assedio subito da Napoleone, per scoprire le produzioni enogastronomiche della Valle o semplicemente per gioire della musica o degli spettacoli che si potranno tenere all’interno del Forte. Una sala conferenze, una mediateca specializzata offriranno occasioni d’approfondimento. È tutto questo che fa del Forte di Bard un parco a tema: diverso dai parchi di puro intrattenimento, in ragione del progetto culturale che ne fonda e caratterizza la missione, ma vicino ad essi per l’esperienza globale – un’esperienza di conoscenza, ma anche di piacere, coin- 2 volgente e avvincente – che esso si ripromette di offrire a pubblici diversi attraverso la compresenza di una pluralità di offerte e di dispositivi comunicativi, di spazi a carattere museale e di percorsi di visita esterni, di situazioni e occasioni di conoscenza e di diletto. È una nuova frontiera per la museografia che in Italia trova nel Forte di Bard una sua prima espressione: d’avanguardia, per gli intenti su cui si fonda, per la dimensione del sito, per le forme della sua ideazione, progettazione e realizzazione, scientifica, culturale e scenografica. Daniele Jalla Ideatore del programma museografico e delle linee-guida per la progettazione 3 The museographic programme Sopra, da sinistra. Museo delle Alpi; Museo delle Frontiere; Museo del Forte. Sotto, da sinistra. Museo dei Ragazzi; ingresso alla Polveriera e all’Opera Mortai sedi della sala didattica e dello spazio ristoro. A theme park in the Alps When the museographic project of the Fort of Bard is fully accomplished, it will stand out as the first theme park entirely devoted to the Alps, all of the Alps altogether and across their dimensions. From the original idea, dating back from the early Eighties, which envisaged to set up a regional museum in the Fort, it has been switched to conceive a museum embodying the culture and traditions of all the Alps to eventually land to the final project unfolding in a variety of museum facilities. When Alain Monferrand and I were invited in 2002 to outline the guiding principles of the museographic definition of the Fort, it immediately became clear that the project conceived up to that moment could have been far more ambitious in terms of dimension and scope. At that time and today, in fact, neither the Alps nor any alpine fortifications had ever been dedicated a museum or an investigation centre addressing the various related issues thoroughly. In the light of these considerations, Bard has thus been appointed to be not only a museum but “the” investigation centre of the Alps, by extending the museum project from the Opera Carlo Alberto to the Opere Basse and having it focused on several themes: a museum of the Alps, a museum of the fort and a museum of the frontiers with a view to creating a system extending from the local dimension to the region down to the entire Alps ridge. And the other way round. The construction of a fourth structure dedicated to children and Above, from the left. Museum of the Alps; Museum of the Frontiers; Museum of the Fort. Below, from the left. Museum of Children; entrance to the Polveriera and the Opera Mortai hosting the educational gallery and the refreshment area. youths has been approved of during the implementation phase of the project which, in turn, has contributed to clarify the identity of the Fort as theme park. The Museum of the Alps, the Museum of the Fort and the Museum of the Frontiers have thus been conceived and designed as parts of a uniform route – physical and mental – wherein each and every element was to live for itself though part of a single narration. Museums and, more specifically, inve- stigation centres, aimed at illustrating and enhancing not just a collection but rather a context, a historical or thematic domain while providing the interpretation keys through objects, images and scenographic reconstructions. An organic and ambitious project against which the Museum of the Fort has been conceived for illustrating the history and architecture of the Fort of Bard in the framework of the evolution of the fortification systems of the Alps. Closely tied to it is the Museum of the Frontiers where the military history gives way to the political, economic and cultural history of the Western Alps, from pre-history to the present time, in order to emphasize its nature of frontier land and of flexible frontiers in terms of time and space. Heart and centre of the project, the Museum of the Alps finally stands out as a journey into the present of the Alps while having contemporaneousness embody the synthesis of a slow, complex, long-term evolution testified to by the landscape as well as by the alpine society in what stands out as a fragile, changing balance between adaptation to the environment and transformation of the territory to which the Alps bear outstanding witness. A space dedicated to the cultural heritage of Valle d’Aosta has also been set up in the Fort of Bard with a view to enhancing its manifold attractions. Temporary shows will illustrate the history and culture of the Alps. A panoramic route along the mainland will provide the occasion to discover the scenery that stretches before the Fort and also including a hotel, a restaurant, specialised stores, refreshment facilities. A programme rich in events will offer visitors the opportunity to trace back the siege undertaken by Napoleon, experience the wine and food production of the valley or simply enjoy the music or shows that will be staged in the Fort. A conference hall, a specialized media gallery will offer further discoveries. These are the ingredients that contribute to making the Fort of Bard a theme park: differing from sheer entertainment parks, in the light of the underlying cultural project characterising the mission but close to them for the global experience – an experience of knowledge as well as of pleasure, engaging and enthralling – which it aims at offering to a multi-faceted audience through the simultaneous presence of communication media, of museum-focused spaces and outdoor itineraries, of sources of knowledge and pleasure. It undoubtedly represents a breakthrough on the current museographic scenario which has its first expression in the Fort of Bard: a leading-edge one as to the objectives it pursues, for the extension of the site as well as for the scientific, cultural and scenographic ideation, design and accomplishment. Daniele Jalla Ideator of the museographic programme and of the design guidelines Il progetto di recupero e valorizzazione del Forte di Bard Bard: idee e concretezza Parlare del Forte di Bard e del suo recupero è ripercorrere la storia di un’idea, di un’avventura che, partendo da un sogno si concretizza e prende forma attraverso il lavoro di un numero impressionante di persone che con la loro professionalità e le loro intuizioni hanno reso possibile il risultato di oggi e hanno reso possibile la fruizione di questo splendido complesso monumentale e museale. Innanzitutto evidenzio il dovere istituzionale volto a tutelare l’importante patrimonio monumentale costituito da un complesso di opere difensive ottocentesche, pensate e realizzate, in base ad una strategia di sbarramento e di difesa, in un luogo inaccessibile; una fortezza inespugnabile, di grande fascino, ma che non avrà mai un vero impiego bellico dopo la ricostruzione ottocentesca, e rappresenta ora la “porta” della Valle d’Aosta. La zona afferente al monumento presenta inoltre caratteristiche geografiche e paesaggistiche eccezionali. Esso rivela infatti una ricca stratigrafia storica: i reperti della strada romana delle Gallie, con le incisioni rupestri ed il borgo medioevale, con le testimonianze del passaggio Napoleonico, testimonianze di epoche passate da trasmettere e spiegare alle nuove generazioni. L’idea originaria risale allo schema di piano urbanistico regionale redatto nel 1973, in cui si evidenzia l’importanza e la ricchezza del sito e, per la prima volta, si suggerisce la realizzazione di un Museo che raccolga e promuova la storia, l’arte e la cultura della Valle d’Aosta, previo, ovviamente, il recupero di parte del borgo e del forte stesso. Un fattore contingente e non prevedibile al momento della stesura del piano di cui sopra ma che contribuirà ad accelerare fortemente la realizzazione del suo contenuto, è la forte crisi industriale che investe la Valle d’Aosta agli inizi degli anni ottanta. La problematica concernente la riconversione stimola gli amministratori a ricercare opportunità e potenzialità economiche alternative utilizzando, grazie all’inserimento della Valle d’Aosta nelle zone soggette a forte declino industriale, i rilevanti trasferimenti di risorse finanziarie provenienti dall’Unione europea. Ne derivano una serie di progetti, tutti in corso di attuazione, tra cui quello di valorizzazione del Forte e del Borgo medioevale in comune di Bard, teso a diversificare la monocultura industriale della Bassa Valle, creando nuove opportunità correlate allo sviluppo dell’indotto legato al turismo culturale. Negli anni novanta il trasferimento della proprietà del Forte dal Ministero delle Finanze alla Regione rendeva possibile la predisposizione dello studio di fattibilità (Paolo Ceccarelli capo progetto con Andrea Bruno, Gianfranco Mossetti, Maurizio Saggese e Giulio Vallacqua n.d.r.) e del piano operativo del complesso monumentale, che sarebbe stato approvato dal Consiglio in data 17 Aprile 1996. Con legge regionale successiva (n° 10 del 17 Maggio 1996) si finanzia il recupero e la valorizzazione del forte e del borgo e si crea lo strumento operativo, la Finbard S.p.A,. per la gestione degli investimenti. 4 questo meraviglioso “museo di se stesso” una serie di proposte museali, legate tra di loro dalla stretta correlazione con tematiche tipiche delle zone alpine. Sono stati individuati e progettati: Il Museo delle Alpi, Il Museo del Forte, Le Alpi dei ragazzi, Il museo delle Frontiere. La redazione delle linee guida, che hanno portato a tali scelte, ha preso avvio da un’analisi approfondita dei possibili competitori in campo nazionale ed internazionale rispetto alle singole componenti del programma museografico, dalla quale è risultato che l’offerta complessiva ipotizzata si collocava, in tale ambito geografico, in modo unico e peculiare. Obiettivo di tale organizzazione strutturale complessiva è la consapevolezza dell’inportanza di presentare un’offerta integrata costi- Bard: ideas and feasibility Foto di Gianfranco Roselli Opera Carlo Alberto. Piante del piano terra e del piano primo (sede del Museo delle Alpi). Con queste premesse è stato realizzato un restauro rispettoso dell’originario complesso fortilizio, teso ad evidenziare l’austerità esteriore del monumento, a mantenere le cromie originarie, a restituire, liberando i fornici dell’Opera mortai, la simmetria tra murature ed aperture e l’equilibrio tra i volumi, facilitando, nel contempo, la lettura delle funzioni dei diversi corpi edilizi. Ma le opere, pur maestose, non sono sufficienti a valorizzare in modo compiuto il patrimonio ambientale, storico, archeologico, artistico ed etno-antropologico della Valle d’Aosta e le sue specificità di regione alpina. È pertanto stato predisposto, come già suggerito nel 1973, un progetto museografico, riscritto nel 2003, che definisce le linee guida per creare all’interno di 5 Talking about the Fort of Bard and its renovation implies tracing back the story of an idea, of an adventure which, based on a dream, materialises and takes shape thanks to the work of a huge number of people whose professionalism and intuitions have permitted to achieve today’s result as well as the utilization of this marvellous monumental and museum complex. First of all I wish to stress the institutional duty aimed at protecting the important monumental heritage constituted by a set of nineteenth-century defensive works conceived and built on an inaccessible site according to a barrier and defence strategy; an unassailable fortress with a unique charm that has never served real war purposes fol- Renovation and enhancement project of the Fort of Bard gathering and promoting the history, art and culture of Valle d’Aosta against, needless to say, the renovation of the village and the fort itself. A fortuitous event which had not been reckoned with upon drawing up the above plan, but which eventually contributed to speed up dramatically the implementation, resides with the industrial crisis that affected Valle d’Aosta in the early Eighties. The problem concerning the industrial reconversion urged the local administration to seek alternative economic opportunities and potentials by taking advantage, thanks to the inclusion of Valle d’Aosta in the cluster of geographic areas suffering from a serious industrial decline, of the major transfer of the financial resources allocated by the European Union. Accordingly a series of Opera Carlo Alberto. Ground and first floor plans (hosting the Museum of the Alps). tuita da cultura, ospitalità e servizi con livelli qualitativi controllati ed uniformi. Lo spirito della progettazione museografica gravita principalmente intorno all’obiettivo di integrare la tradizione storica del museo con la vocazione innovativa del centro d’interpretazione e la forza comunicativa del parco a tema, per proporre un’esperienza unica ad un bacino di utenti più ampio possibile che potranno compiere, con l’aiuto di soluzioni tecnologiche all’avanguardia, un’esplorazione virtuale della storia e della cultura del territorio alpino e dei suoi abitanti. Il complesso museale ha preso vita il 15 gennaio 2006, con l’apertura al pubblico dell’Opera Carlo Alberto che ospita il Museo delle Alpi e la zona dedicata alle esposizioni temporanee, dove è stata allestita la mostra Alpi di Sogno, presentata nell’ambito delle Olimpiadi della Cultura organizzate da Toroc in occasione delle Olimpiadi di Torino del 2006. Nel frattempo i lavori continuano nelle Opere Basse per poter rendere fruibile entro il 2007 l’intero sito. Un grande lavoro che consegna alla neonata Associazione Forte di Bard, costituita appositamente dall’amministrazione regionale della Valle d’Aosta per gestire le attività di valorizzazione del complesso museale, una grande occasione per il rilancio del turismo culturale nella bassa Valle d’Aosta. Roberto Domaine Soprintendente ai Beni e alle Attività Culturali della Valle d’Aosta lowing the reconstruction occurred in the nineteenth century and currently representing the “gate” to Valle d’Aosta. The area pertaining to the monument also boasts extraordinary geographic and landscape features. In fact it embodies a rich historical stratigraphy: the finds of the Roman road of the Gallic territories with the rupestrian figures and the Medieval hamlet, with the traces testifying to Napoleon’s presence, evidence of past epochs to be bequeathed and explained to the new generations. The original idea dates back to the regional town planning scheme drawn up in 1973 which highlights the importance and the richness of the site and, for the first time, the idea is put forward to construct a Museum projects have been planned, all of them currently under way, amongst which the enhancement of the Fort and of the Medieval village, town of Bard, aimed at diversifying the industrial single culture of the lower valley, while creating new opportunities related to the promotion of the allied industries associated to cultural tourism. In the Nineties the ownership of the Fort having switched from the Ministry of Finances to the Region enabled the drawing up of the feasibility study (Paolo Ceccarelli head of the project with Andrea Bruno, Gianfranco Mossetti, Maurizio Saggese and Giulio Vallacqua) and the overall operations plan of the monumental complex, eventually approved by the Council on 17th April 1996. The regional law (n° 10 of 17th May 1996) subsequently enforced financed the renovation and enhancement of the fort and the village; at the same time Finbard S.p.A., in charge of the investments management, was established. Based on the above guiding principles, the renovation performed has aimed at respecting the original fort complex while stressing the external severity of the monument, maintaining the original colours, restoring, after liberating the barrel vault of the Opera Mortai, the symmetry between walls and openings and the balance of the volumes, thus facilitating the identification of the functions fulfilled by the various buildings. Though majestic, the works turned out to be insufficient to thoroughly enhance the environmental, histo- rical, archaeological, artistic and ethno-anthropological heritage of Valle d’Aosta and its alpine region features. As suggested in 1973, a museographic project, reframed in 2003, was thus formulated which defined the guidelines for creating a series of museums, mutually linked by the close tie with themes typical of mountain regions, within this marvellous “museum of itself”. The following museums have thus been identified and designed: Museum of the Alps, Museum of the Fort, Alps of Children, Museum of the Frontiers. The definition of the guidelines, which have driven such choices, has originated from an indepth analysis of the competitive panorama nationwide and worldwide with regard to the single components of the museographic programme which has highlighted that the global offer speculated would stand out in this geographic domain as a unique, distinctive one. The aim of such overall structural organization is the awareness of the importance to come up with an integrated offer encompassing culture, accommodation facilities and services meeting proven, uniform standards. The spirit behind the museum project drives primarily at integrating the historical tradition of the museum with the innovative vocation of the investigation centre and the communicative strength of the theme park, with a view to offering a unique experience to as large an audience as possible who will have the opportunity, with the aid of leading-edge technological solutions, to undertake a virtual exploration of the history and culture of the alpine territory and its inhabitants. The museum complex has been officially inaugurated last 15th January 2006 with the opening of Opera Carlo Alberto hosting the Museum of the Alps and the section dedicated to temporary shows where the show Alpi di Sogno has been held in the framework of the Culture Olympics promoted by Toroc on occasion of Turin Olympics of 2006. In the meantime the project addresses the Opere Basse so as to bring the entire site to completion by 2007. A great work that provides the newly-established “Association Fort of Bard”, specially set up by the regional administration of Valle d’Aosta, with the opportunity to relaunch cultural tourism in the lower Valle d’Aosta. Roberto Domaine Curator to Cultural Assets and Activities of Valle d’Aosta Il progetto museografico Nascita e definizione del progetto Il gruppo di progettazione per il complesso museale del Forte di Bard (Museo delle Alpi, Alpi dei Ragazzi, Museo del Forte, Museo delle Frontiere) nasce nell’estate 2003 dal mio incontro (in qualità di animatore del progetto scientifico) con gli architetti Luisella Italia e Massimo Venegoni (studio Dedalo – architettura e immagine di Torino). A questo terzetto si affianca, nella fase preliminare del concorso, il gruppo Event di Londra. A concorso vinto, il lavoro di elaborazione progettuale si concentra sul Museo delle Alpi, la cui apertura è legata all’evento olimpico di Torino 2006. Per due anni si lavora in ottima sinergia tra esperti di montagna e architetti, avvalendosi per la consulenza scientifica di un’équipe di specialisti di fama internazionale, e cercando di trasferire i concetti accademici su di un piano scenografico consono all’allestimento. L’impianto museografico cresce a piccoli passi, coniugando informazioni ed emozioni, presentando le Alpi che stanno “dietro la cartolina”, cioè oltre quel fondale stereotipato che spesso allontana il pubblico dal mondo alpino. È un po’ come passare dai contenuti di un saggio a quelli di un film, anche se al posto della pellicola ci sono trenta sale da riempire, e le sale fanno parte di una costruzione straordinariamente seducente ma di arduo accesso, e l’arco alpino misura almeno 1200 chilometri di estensione, e il film alla fine è il concentrato di almeno 10.000 anni di storia raccontata dagli specialisti a chi specialista non è. Il progetto si radica su un complesso e armonico dosaggio di apparati divulgativi e invenzioni spettacolari. A giochi fatti si può dire che il Museo delle Alpi è cresciuto attorno a un’idea fondamentale: quella di lasciare raccontare le montagne agli autori e ai testimoni. Non volevamo assolutamente che fosse uno di quei musei impersonali e senz’anima dove entri e non sai chi ti sta parlando, e infine esci senza aver capito chi – allo scopo di interpretare e raccontare un mondo sconosciuto – ha ragionato per te e prima di te. Al contrario il Museo delle Alpi è un luogo fortemente caratterizzato dalla presenza di chi l’ha fatto pezzo su pezzo, autore e interprete di almeno un frammento della trama complessiva. Il Museo delle Alpi non è un museo “della nostalgia”, la memoria di un mondo passato da far rivivere artifi- 6 cialmente negli spazi del forte ottocentesco, ma l’interpretazione e il racconto delle Alpi contemporanee che, con il loro fascino e le loro contraddizioni, incorporano la storia e la tradizione alpina. Nella progettazione del Museo si è proceduto in continuo dialogo tra presente e passato, nella certezza che si tratti dell’unico modo per capire e costruire un futuro. Inoltre si è dialogato costantemente tra natura e cultura, consapevoli che – almeno sotto i tremila metri di quota – non esista più un paesaggio “naturale” alpino, ma ogni paesaggio sia frutto delle secolari interazioni tra i montanari e il loro ambiente di vita. Infine il Museo delle Alpi rispetta un continuo scambio tra locale e globale, tra piccolo e grande, dove ogni esperienza specifica serve per ragionare sulla complessità alpina. 7 The museographic project Birth and definition of the project Ma soprattutto è un museo “delle persone”, dei protagonisti, dei testimoni, nella convinzione che la montagna esista se esistono le donne e gli uomini che la abitano e la comprendono. Ogni tema è “svelato” e raccontato da un osservatore (il naturalista, il geografo, l’antropologo, lo storico) che, dietro lo schermo di un monitor, comunica la propria esperienzaconoscenza al visitatore. E il pubblico, apprendendo, si rispecchia. Enrico Camanni Coordinatore del progetto scientifico The design team of the museum complex of the Bard Fort (Museum of the Alps, Alps of Children, Museum of the Fort, Museum of the nergic collaboration has followed between mountain experts and architects drawing on the scientific consultancy of a team of worldwide renowned experts in the attempt to apply the academic concepts on a scenographic level befitting the exhi- Frontiers) was set up in summer 2003 following my meeting (as head of the scientific project) with architects Luisella Italia and Massimo Venegoni (studio Dedalo – architecture and image of Turin). The above triad was joined by the London-based Event group during the preliminary phase of the competition. The competition being awarded, the design development project focused on the Museum of the Alps, the opening of which is scheduled to take place in 2006 when the Olympic Games of Turin will be staged. A two-year sy- bition design. The museographic layout was gradually developed by combining information and emotions, presenting the Alps “behind the postcard”, namely beyond the stereotyped backdrop that often drives away the public from the alpine world. It is a bit like switching from the contents of an essay to those of a movie even if, instead of a film, it is about thirty galleries to be filled. Galleries are part of an outstandingly seductive construction but hardly accessible, while the Alps ridge is at least 12,000 km. long. Planimetria generale dell’allestimento del Museo delle Alpi. Site plan of the Museum of the Alps project. Nei disegni. Atrio Carlo Alberto con la scala di accesso al Museo. Il progetto d’ingresso principale del Forte. “La scala del tempo”, camminamento interno al Forte. Sketches of Carlo Alberto Hallway with the stairway leading to the Museum. Main entrance to the Fort. “The stairway of time”, a walkway inside the Fort. Eventually the movie is the outcome of at least 10,000 years of history recounted by specialists to people who are anything but experts. The project is grounded upon a complex, harmonious mix of information and spectacular devices. The work being completed, it can be maintained that the Museum of the Alps has fed on a fundamental principle: let the mountains be recounted by the authors and the witnesses. In no way did we want the museum to be one of those impersonal, lifeless museums which you enter and do not know who is talking to you and eventually you leave without understanding whom - with the aim to interpret and recount an unknown world - has made choices for you and before you. On the contrary, the Museum of the Alps is a place strongly characterised by the presence of whom has designed it bit by bit, author and interpreter of at least a fragment of the overall plot. The Museum of the Alps is not a museum “of nostalgia”, the memory of a bygone world to be revived artificially in the spaces of the nineteenthcentury fort, but the interpretation and the narration of the contemporary Alps which, alongside their charm and contradictions, embody the history and tradition of the mountains. The design of the Museum has taken place through an unabated dialogue between present and past, confident that this would be the only way to understand and build a future. In addition it has been about the dialogue between nature and culture, aware that - at least below a three-thousand metres altitude - it is no longer a “natural” mountain scape but every landscape is the outcome of the century-old interaction between mountain people and their living environment. Finally the Museum of the Alps reflects the never-ending exchange between local and global, between small and large scale, where each and every specific experience helps understand the alpine complexity. But, first and foremost, it is a museum “of the people”, of the key players, of the witnesses in the conviction that the mountains exist if there are women and men inhabiting and understanding them. Every theme is “disclosed” and recounted by an observer (naturalists, geographers, anthropologists, historians) who, from behind the screen of a monitor, deliver their own experience-knowledge to visitors. And by learning, the public identify with it. Enrico Camanni Co-ordinator of the scientific project Il progetto museografico Allestimento come racconto Nell’elaborazione del progetto allestitivo del Museo delle Alpi (museo che si sviluppa su una superficie espositiva complessiva di circa 1600 mq) si è rovesciato lo schema che vede, di solito, la macchina spaziale e scenografica organizzarsi attorno a una collezione data. Qui, dove non esiste una raccolta di oggetti, l’allestimento è piegato allo sviluppo di un racconto (il racconto delle Alpi oltre lo stereotipo, delle montagne, degli uomini, della contemporaneità), che si snoda lungo le trenta stanze del primo piano dell’Opera Carlo Alberto. Un racconto spaziale, dunque, che deve catturare il visitatore e, lungo una successione di emozioni ed informazioni, accompagnarlo di sezione in sezione. Si è scelto di puntare su una macchina espositiva articolata: scenografie, rievocazioni, ricostruzioni, ma anche le più moderne tecnologie; ampio spazio, dunque, a proiezioni, suoni, giochi multimediali. L’effetto è quello di una scatola dentro l’involucro dell’Opera Carlo Alberto. Una scatola che in alcuni tratti smaterializza la struttura dell’edificio, altrove, invece, la recupera restituendola al visitatore in un gioco di scorci visivi verso l’architettura, sottolineando così le destinazioni originarie del Forte. I volumi che definiscono il percorso (non solo spaziale) sono modellati da pannellature utilizzate come contropareti e parziali controsoffitti, sagomate, appoggiate o sospese in rapporto con il volume delle stanze e declinate quali fondi per grafica e proiezioni, supporti degli oggetti, vetrine. Il museo è stato pensato come un racconto d’autore sottolineato dalla presenza in tutte le stanze di un “testimone” che racconta, attraverso un monitor, il significato del tema esposto. Il percorso museale inizia dalla rievocazione simbolica dell’ascensione, materializzata da una scala in acciaio e vetro inserita sull’asse longitudinale dell’Atrio a piano terra; spazio a tre navate e doppia altezza. Lungo la scala i visitatori sono proiettati in una dimensione “alta”, “panoramica”, “montana”. La veduta di scenari d’alta quota è accompagnata dalla “sinfonia delle montagne”, l’inizio della colonna sonora che si sviluppa, con citazioni e ritorni, per tutta la visita. “Ascesi” al primo piano, il percorso punta in senso antiorario, inizian- 8 do dalle cinque “salette degli ufficiali” dedicate alla complessa realtà contemporanea delle Alpi, tra suggestioni e contraddizioni. All’ingresso, dopo l’immagine rassicurante dei panorami alpini, il visitatore entra, in penombra, nella contemporaneità, con una visione simultanea del nome del museo realizzata in fluorescente e una grande proiezione dell’ingresso di un traforo alpino; una sequenza di cartoline scorre, all’interno di una feritoia, su un nastro mobile. Il percorso si snoda, libero, tra monitor e proiezioni (un’opera di Armin Linke realizzata per il museo) che, con sonori diversi, descrivono le contraddizioni delle Alpi. L’apparato allestitivo è minimo, ed è costituito da supporti tecnici e da un colore scuro che uniforma pareti, soffitti e pavimenti, lasciando emergere le immagini in movimento. Un passaggio su monitor a pavimento con immagini di un “vuoto” (un orrido ripreso ad hoc per il museo) introduce simbolicamente alla prima sezione, dove un testimone leggendario dell’adattamento alla montagna - il mitico Dahu - accoglie il visitatore per accompagnarlo nella dimensione della natura alpina: la dimensione della verticalità e delle fasce altitudinali, il clima, le brevi stagioni in quota, i tenaci abitanti delle terre alte (animali e vegetali). Nella prima sala dedicata al pendio, l’allestimento interpreta il tema giocando sulla non ortogonalità degli elementi e stupisce mettendo a confronto un animale “finto”, realizzato però con tecniche tradizionali (la tassidermia), e una leggenda raccontata con un linguaggio contemporaneo e giocoso quale il cartone animato. Nella sala dedicata all’altitudine, l’allestimento propone al visitatore per la prima volta il doppio registro che caratterizza il Museo: da una parte, le ricostruzioni (la sala di un Museo ottocentesco di storia naturale e la parete di una sala di un castello valdostano) e l’utilizzo di soluzioni museografiche tradizionali come i diorami, dall’altra, una vetrina dove l’esposizione di animali e vegetali è reinterpretata con l’ausilio della multimedialità e della grafica. Il ritmo cambia nuovamente: l’argomento trattato, il clima, viene declinato nella sua componente scientifica illustrata con l’ausilio di strumenti multimediali ed interattivi e nel suo aspetto poetico ed emozionale illustrato con una mul- tivisione, sottolineata da una musica sincronizzata. Nella sala dedicata alla geografia delle montagne, l’allestimento lascia spazio ai volumi del Forte, alla luce naturale, agli scorci verso l’esterno ed è concentrato a pavimento con grafica e monitor interattivi. Si entra, poi, in una piccola sala di proiezione dove scorrono immagini ad alta definizione proiettate su un grande schermo inclinato a pavimento che enfatizza la percezione del filmato aereo. Le parti tecniche, costituite da corpi illuminanti per luce diretta e indiretta e apparecchi audiovideo, 9 “La montagna è altitudine”, “La geografia delle differenze”. Consulenza naturalistica: Arnica Progettazione Ambientale sc. “Il lavoro del ghiaccio e l’opera dell’uomo”, “Le Alpi sono nate dal mare”, “Le Alpi sono nate dal fuoco”. Asteria Multimedia srl con Franco Slomp. “The mountain is altitude”, “The geography of differences”. Naturalistic advice: Arnica Progettazione Ambientale sc. “The work of ice and man’s work”, “The Alps were born from the sea”, “The Alps were born from fire”. Asteria Multimedia srl with Franco Slomp. The museographic project sono ospitate (qui come in quasi tutte le sale del museo) nei pannelli di controsoffitto, che servono anche come elementi fonoassorbenti. La sequenza delle sale, una di seguito all’altra, comporta un percorso obbligato che sfocia in un ampio spazio costituito da tre grandi sale della seconda sezione che illustrano l’antropizzazione e la genesi delle Alpi. Ancora vari registri utilizzati per illustrare un insieme complesso e sfaccettato: la vetrina tradizionale con l’esposizione dei minerali, la vetrina didattica, una serie di dispositivi allestitivi che spaziano dalle proiezioni alle ricostruzioni tridimensionali ai monitor collocati a pavimento e a parete. Nel racconto è inserita anche una differente dimensione temporale scandita dall’apparire fuggevole di immagini che sottolineano due elementi espositivi di forte impatto visivo: il passaggio dell’ombra del dinosauro sul calco che riproduce al vero le sue impronte; l’ombra del gigante Gargantua che oltrepassa con una grande falcata il plastico della montagna simbolo, il Cervino, nata tra le sue gambe. Al termine, il museo si apre alla più calda dimensione umana illustrata attraverso ricostruzioni di ambienti caratterizzanti la vita alpina: la terza sezione. Dalla comparsa dell’uomo, con la riproduzione di un insediamento dell’età del bronzo, al passato recente, alla scuola, alla continuità della tradizione nella contemporaneità: la stalla, la stube. L’allestimento sceglie il registro della rappresentazione al vero, ma non la ricostruzione stereotipata bensì la suggestione di ambienti vissuti. Rimangono tracce degli abitanti passati e presenti raccontati dal sonoro e illustrati con filmati realizzati negli ambienti reali. La stube è la ricostruzione di una stanza originale nella quale sono inseriti arredi d’epoca. Attraverso le immagini di un televisore anni settanta parla una persona che ancora oggi la abita; su un piccolo monitor le immagini della stanza ripresa come modello. La scuola è una evocazione di un ambiente che non esiste più; la presenza degli scolari è sostituita dai visitatori che si siedono nei banchi per assistere alla proiezione di filmati d’epoca. In mezzo a loro, una scultura appositamente realizzata, riproduce un bambino appoggiato ad un banco. Una stalla esistente è, invece, riprodotta al vero e in modo scenografico; è il luogo dove sono stati girati i tre filmati che il pubblico vede contemporaneamente alla ricostruzione. Un luogo animato dagli abitanti che nella scenografia sembrano essersi appena allontanati. Il corridoio, lungo il quale si affacciano le ricostruzioni degli ambienti, ospita una serie di apparati allestitivi realizzati per esporre oggetti e fotografie. La collezione di giocattoli ottocenteschi è collocata in una grande ruota da parco giochi che, muovendo, scopre innumerevoli volti di bimbi. Segue un affascinante percorso at- traverso i riti e i miti della montagna, con particolare attenzione alle feste d’inverno e ai carnevali alpini. In queste sale parlano gli oggetti: dalle statue lignee settecentesche dei santi protettori, ai costumi dei carnevali, alle maschere, alle fotografie e oggetti domestici legati al ciclo della vita. L’uomo selvatico chiude la visita della civiltà alpina, segnando il passaggio simbolico dalla tradizione alla modernità. L’illuminazione è realizzata con luci puntuali d’accento nell’ambiente e, all’interno delle vetrine del museo contenenti oggetti storici, con fibre ottiche. Chiude il percorso la quarta sezione che dalla scoperta romantica delle Alpi arriva alla contemporaneità, attraverso la dimensione elitaria dell’alpinismo ottocentesco, la modernizzazione della montagna, l’industria e la massificazione del turismo di fine millennio, sottintendendo (senza esplicitarli) i destini delle Alpi che verranno. La conquista epica delle Alpi è illustrata in una serie di ambienti che vedono dialogare un tipico albergo alpino (fatto di boiserie in legno, ritratti di alpinisti, mobili d’epoca) con la cultura romantica descritta da quadri, che al passaggio dei visitatori si animano rivelando dei monitor su cui scorrono documenti, dipinti, ritratti, libri. Ancora un contrasto e un dualismo: l’alpinismo (l’ascesa) e la miniera (la discesa). Quattro grandi vetrine inclinate: le prime due aperte verso l’alto, le seconde verso il basso, su cui si accumulano le tracce del lavoro e delle conquiste. Ci accompagna il racconto sonoro di due coppie di uomini che hanno abitato la montagna: l’alpinista e la guida, l’ingegnere e il minatore. Per raccontare le Alpi del primo Novecento, teatro di guerra e dei primi sport invernali si è scelto di proiettare i filmati storici dell’Istituto Luce all’esterno dei finestrini di un treno d’epoca fedelmente ricostruito. Nell’ultima sala si passa dalla penombra alla luce; è l’unica sala completamente bianca, senza allestimento, senza pretese ostensive. Nello spazio, su pareti e su teli in lento movimento, si materializzano, si sovrappongono, si annullano immagini estreme che sintetizzano domande sul futuro della montagna, proiettando il visitatore all’esterno, verso le montagne reali. Luisella Italia, Massimo Venegoni. Ideazione, progettazione museografica e coordinamento generale Il progetto museografico Exhibition design as narration In working out the exhibition design project for the Museum of the Alps (a museum that extends over an overall surface of approximately 1,600 sq. mt.) the criterion according to which space layout and scenery are designed based on a given collection has been turned upside down. Here, where we are not faced with a collection of exhibits, the exhibition design is an aid to the unfolding of a narration (the narration of the Alps other than the stereotype, the mountains, people, contemporaneousness) that is recounted through the thirty rooms on the first floor of Opera Carlo Alberto. A space narration, therefore, that has to capture the visitors and, throughout a sequence of emotions and information, leads them across the various sections. The choice has fallen on a wide-ranging exhibit layout: sceneries, memories, reconstructions, but also state-of-the-art technologies; so that a lot of room has been given to screening programmes, sounds, multimedia games. The result resembles very much a box inside the wrapping of the Opera Carlo Alberto. A box that, at times, dematerialises the structure of the buildings, somewhere else, instead, restores it by giving it back to the visitor in a play of views towards the architecture, thereby underlining the original purpose of the Fort. The volumes defining the route (not only physical) are outlined by panels used as counter-walls and partial suspended ceilings, shaped, leant against or hanging in relation to the volume of the rooms and adapted to backdrops for graphic and screening purposes, exhibit tops, show-cases. The museum has been conceived as a narration emphasized by the presence of a “witness” in every room telling the meaning of the theme displayed through a monitor. The museum route begins with the symbolic recall of the climb represented by a glass and steel stairway placed on the longitudinal axis of the Hallway on the ground floor; threeaisle space and double height. Along the stairway visitors are projected in a “top”, “scenic”, “mountain” dimension. The view of high altitude scenarios is accompanied by the “symphony of the mountains”, the beginning of the sound track that is played with quotes and refrains, throughout the visit. 10 Having “climbed” on the first floor, the route unfolds anti-clockwise beginning from the five “rooms of the officers” dedicated to the complex contemporary situation of the Alps, among evocations and contradictions. At the entrance, after the reassuring image of the mountain sceneries, visitors enter the half light-shrouded contemporaneousness where they are simultaneously presented with the fluorescent museum sign and a large projection of the entrance to an alpine gallery; a sequence of postcards is scrolled from inside an opening. The visit unfolds free between monitors and projections (a work by Armin Linke performed for the museum) which, to different sounds, describe the Alps contradictions. The exhibit design has been kept basic and consists of technical displays and a dark colour tuned with walls, ceilings and floors, thus giving standout to the motion pictures. The images of a “void” screened by a monitor on the floor (a ravine specially shot for the museum) introduces symbolically to the first section, where a legendary witness of the adaptation to the mountains the mythical Dahu - welcomes visitors and guides them into the dimension of alpine nature: the dimension of verticality and of altitude ranges, the climate, the shortness of seasons, the tenacious inhabitants of the highlands (animal and vegetal species). In the first gallery dedicated to the incline, the exhibition design interprets the theme by playing on the non orthogonality of the elements and amazes by comparing a “fake” animal, obtained through traditional techniques (taxidermy) and a legend recounted with a contemporary, playful language like that of cartoons. In the gallery dedicated to altitude, the exhibition design offers for the first time to visitors the double principle inspiring the Museum: on one side the reconstructions (the gallery of a nineteenth-century Museum of natural history and the wall of a Val d’Aosta-based castle) and the use of traditional museographic solutions like dioramas; on the other side a show-case where the display of animals and vegetal species is re-interpreted with the aid of multimedia technologies and graphics. The rhythm changes again: the argument explored, climate, is explained with a scientific approach illustrated with the aid of multi-media and interactive in- struments and alongside its poetic, emotional drive illustrated by means of a multivision emphasised by synchronised music. In the section dedicated to the geography of the mountains, the exhibit design gives room to the volumes of the Fort, to natural light, to the views outside and is concentrated on the floor by means of graphic aids and interactive monitors. From here visitors access a small cinema where high definition images are projected on a large, floor inclined screen which magnifies the perception of the bird’s eye view film. The technical components, consti- 11 “La stube, cuore del maso”, “La scuola, cuore della memoria”, “Il paradosso alpino”. “Il tempo rituale dei santi protettori”, “La gioiosa celebrazione della primavera”, “Le due montagne”. “The stube, heart of the farmstead”, “The school, the heart of memory”, “The alpine paradox”. “The ritual time of patron saints”, “The celebration of springtime”, “The two mountains”.“ The museographic project tuted by lighting fixtures shedding direct and indirect light and audiovideo facilities, are accommodated (here like in nearly all of the museum galleries) in the suspended ceilings which also serve soundproofing purposes. The sequence of galleries, one after the other, implies an obligatory route which ends up in a wide space characterised by three large galleries of the second section dealing with the anthropisation and the genesis of the Alps. A few other criteria are applied to illustrate a complex, multi-faceted whole: traditional show-cases with a selection of minerals, educational show-cases, a series of exhibit devices which range from projections to 3D reconstructions and floor and ceiling-recessed monitors. The narration also includes a different temporal dimension characterised by the flashing of images which underline two visually impactful exhibit elements: the dinosaur shade silhouetted on the cast which reproduces its true-to-life footprints; the shade of the giant Gargantua striding along and overcoming the model of the symbol mountain, Cervino, originated between his legs. At the end, the museum leads way to the warmer human dimension illustrated through the reconstruction of environments typical of alpine life: the third section. From man’s appearance symbolised by the reproduction of a settlement dating from the Bronze age, to the recent past, to school, to tradition living on into contemporaneousness: the shed, the stube. The exhibit design prioritises trueto-life representation techniques; instead of stereotyped reconstructions, the evocation of lived-in interiors. Traces are left of past and present inhabitants recounted by a voice-over and illustrated by films shot in real life settings, interiors. The stube is the reconstruction of an original interior with vintage décor. Through the images of a Seventies TV set, a person who still lives in a stube narrates; on a small monitor the frames of the room shot for providing the model. The school is the evocation of an environment that exists no longer; the presence of pupils is replaced by the visitors who sit at the benches to watch vintage films. Among them a specially sculpted sculpture reproduces a child leaning against a bench. A still existing shed, instead, is reproduced true-to-life and with a set; it is the place where the three movies the public see together with the reconstruction have been shot. A place livened up by the inhabitants who, in the set, seem to have just walked away. The corridor, onto which the interior reconstructions look, hosts a series of exhibit design facilities displaying exhibits and photographs. The collection of nineteenth-century toys is placed into a large fun park wheel which discloses numberless children faces when set into motion. The visit carries on with a fascinating overview of the rituals and myths of the mountains, with special attention being paid to winter feasts and alpine carnivals. In these galleries exhibits speak for them- selves: from the eighteenth-century wooden statues of patron saints, to carnival fancy dresses, masks, to the photographs and household objects used in everyday life. The representation of a primitive man concludes the journey amidst the alpine civilisation, thus marking the symbolic switch from tradition to modernity. The lighting system is made of light beams emphasising the interior; while optical fibres have been placed into the museum show-cases containing historical exhibits. The route is completed by the fourth section that spans the romantic discovery of the Alps down to contemporaneousness while also addressing the nineteenth-century mountaineering phenomenon for few, the modernisation of the mountains, the late millennium tourist industry and massification, implying (but not stating) the future destiny of the Alps. The epic conquest of the Alps is illustrated in a series of galleries where a typical mountain hotel (rich in wooden panelling, alpine climbers’ portraits, vintage furniture) interacts with the romantic culture described by paintings which, upon the visitor’s passage, become animated by revealing monitors onto which a series of documents, paintings, portraits, books scroll. Another contrast and dualism: mountaineering (climbing up) and the mine (climbing down). Four large tilted show-cases: the first two opened upwards, the remaining two downwards, inside of which are scattered traces of work and conquests. Visitors are accompanied in their visit by two pairs of male voice-overs, two men who have lived in the mountains: the alpine climber and the guide, the engineer and the miner. To recount the early twentieth-century Alps, theatre of war and of the first winter sports, it has been chosen to screen the historical movies of Istituto Luce outside the windows of a faithful reconstruction of a vintage train. In the last gallery visitors shift from half light to light; it is the only one completely unadorned, blank white gallery. In the space, on the walls and on canvasses, slowly moving extreme images materialise, overlap, dissolve; embodying the queries on the future of the mountains, they project the visitor outside, towards the real mountains. Luisella Italia, Massimo Venegoni. Formulation, museographic project and overall co-ordination L’allestimento 12 13 The exhibition design La vetrina delle meraviglie The showcase of wonders Come rappresentare la ricchezza di animali e vegetali presenti sulle Alpi (la biodiversità) senza ricorrere a un tedioso elenco di specie? È questa la domanda che ci siamo posti per realizzare l’allestimento di una sezione del Museo delle Alpi. L’idea portante doveva essere quella di una rappresentazione di forte impatto scenografico ed emotivo, in linea con la filosofia generale dell’intero allestimento museale. La soluzione espositiva scelta è stata quella di realizzare una grande vetrina contenente una selezione di animali e piante delle Alpi, significativi delle varie fasce altitudinali. La peculiarità dell’allestimento è quella di aver scelto per i quasi 150 organismi esposti diverse tipologie di rappresentazione. Per alcune specie di animali, come ad esempio il tasso e lo sparviere, si è scelta la rappresentazione più tradizionale, ma sempre suggestiva, dell’animale tassidermizzato. Secondo lo stesso criterio sono stati preparati gli esemplari veri di alcune piante, come il ramo del castagno e il tronchetto della betulla, e di insetti. Dove non era possibile, si è ricorsi alla realizzazione di veri e propri modelli in materiali sintetici. Per evitare l’effetto “statico” di esemplari in vetrina e per questioni di mole corporea (es. il cervo), per alcune specie si è scelto di rappresentarne la dinamicità attraverso brevi filmati in natura: è il caso dello scoiattolo, del cuculo e di altri animali. Non potevano mancare le fotografie, da sempre di grande impatto scenografico e coinvolgimento immediato del pubblico. Infine, ma non ultimo, un’affascinante rappresentazione è quella della raffigurazione di antiche e significative tavole illustrative: riproduzione di tavole sei-settecentesche, tratte da volumi di importanti naturalisti dell’epoca (Aldrovrandi, Buffon), e di erbari storici. Completano il tutto alcuni libri originali e tavole di erbario dell’Ottocento. Lo sguardo del visitatore riesce così a cogliere la grande varietà di animali e piante delle Alpi attraverso una panoramica a tutto campo che soddisfa la curiosità di un pubblico eterogeneo, ma sempre più esigente. Stefano Camanni Cooperativa naturalistica Arnica What is the best way for representing the wealth of animal and vegetal species populating the Alps (biodiversity) without producing a mere, boring list? This is the query we have asked ourselves when setting up the exhibit design of one of the sections of the Museum of the Alps. The inspiring principle was deemed to reflect a highly impactful representation from the scenery and emotional standpoint in line with the overall philosophy of the entire museum design. The exhibit solution figured out has translated into the accomplishment of a large show-case accommodating a selection of animal and vegetal species of the Alps, indicative of the various altitude clusters. The peculiarity of the exhibit design resides with the choice of different representation criteria applying to the nearly 150 organisms displayed. For a few animal species, such as the badger and the sparrowhawk, the representation criterion chosen is a very traditional but extremely evocative one, namely taxidermised animals. The same criterion has also been applied for exhibiting real specimens of a few plants, such as the branch of chestnut and the trunk of birch trees, and of insects. In order to avoid the “still” effect of specimens displayed in windowcases and owing to dimensional issues (e.g. deer), a few species have been shown through short movies set in nature: such as the squirrel, the cuckoo and other animals. Photographs have been considered a must thanks to their scenographic impact and the immediate hold they have over the public. Last but not least, a fascinating representation regards the display of ancient, significant illustrations: reproductions of seventeenth and eighteenth-century tables coming from volumes of foremost naturalists of the past (Aldrovandi, Buffon) and historical herbals. The section is completed by a few original books and herbal tables dating from the nineteenth century. The visitor’s glance can thus embrace the broad variety of animals and plants of the Alps through a thorough overview that fulfils the curiosity of a multi-faceted yet increasingly demanding public. Stefano Camanni Naturalist society Arnica La scala d’ingresso porta il visitatore verso una proiezione di panorami alpini (stanza 1), raccordati in un’unica visione che si riflette in un pavimento a specchio. Audiovisivi: Deltaimaging. “Uno sguardo dietro la cartolina” (stanza 2). In una serie di sale l’artista Armin Linke (con Renato Rinaldi e Piero Zanini) racconta in numerosi filmati la realtà delle Alpi contemporanee. Nel corridoio d’ingresso un nastro trasportatore fa scorrere numerose cartoline alpine. The entrance stairway leads visitors before the screened images of mountain sceneries (room 1), brought together in a single, floor-screened vision. Audio-visual: Deltaimaging. “A glance behind the postcard” (room 2). In a series of rooms the artist Armin Linke (together with Renato Rinaldi and Piero Zanini) recounts the current condition of the Alps in several films. A series of mountain postcards are scrolled on a moving device situated in the corridor at the entrance. “La montagna è pendenza” (stanza 4). Il mitologico Dahu è la risposta fantastica del montanaro al problema della pendenza. La stanza è organizzata con una serie di piani inclinati. “The mountain is slope” (room 4). The mythological Dahu is the fantastic response of the mountaineer to the slope issue. The room is fitted with a series of inclined planes. “La montagna è altitudine” (stanza 5). Il racconto della biodiversità alpina attraverso citazioni di musei naturalistici tradizionali a confronto con il contemporaneo in vetrine ad alta tecnologia. Diorami di Platypus.it. “The mountain is altitude” (room 5). The narration of alpine biodiversity through quotations of traditional naturalist museums compared with contemporary standards in high-tech show-cases. Dioramas by Platypus.it. “La montagna è tre mesi di freddo e nove di gelo” (stanza 6). Cinque schermi proiettano le stagioni alpine (cinquecento sequenze filmate di Fredo Valla). Nella parete sculture di Piero Gilardi. Di fronte, una stazione metereologica (di Luca Mercalli) documenta in tempo reale le condizioni atmosferiche. “The mountain is three months of cold and nine months of chill” (room 6). Five screens project the alpine seasons (five-hundred frames shot by Fredo Valla). Inside the wall, scultures by Piero Gilardi. Opposite, a weather station (by Luca Mercalli) records in real time the weather conditions. L’allestimento Il suono disegnato sulle montagne Quando Massimo Venegoni e Luisella Italia mi hanno chiesto di occuparmi del sound design di Bard ho pensato che non potesse esistere miglior occasione per uno, come il sottoscritto, tanto insaziabile di suoni ma anche tanto innamorato della montagna. In quel momento di entusiasmo non potevo prevedere che mi sarei trovato di fronte a una simile sfida, sia in termini di complessità dei contenuti che di tecniche realizzative: qualcosa come centoventi fonti sonore da progettare, realizzare, sincronizzare e installare in ventinove ambienti. Si comincia a parlare di un segnale per accogliere i visitatori nel bellissimo Atrio Carlo Alberto. Nasce l’idea di un “Poema alpino”, una specie di canto rituale di accoglienza da realizzare con coro e orchestra d’archi. Dopo vari tentativi nasce una melodia senza parole che poi, con l’elaborazione di un testo, diventa un canto di stupore e ammirazione di fronte all’immensità delle vette immortali. L’idea viene sviluppata in un brano di sette minuti, interpretato da un coro di 16 elementi e da un’orchestra d’archi. Verrà diffuso con un’installazione composta da sei casse acustiche e due sub woofers per le basse frequenze, con l’intento di cucire il suono sul riverbero naturale dell’ambiente. Una delle principali attrazioni del museo è costituita da un filmato a volo d’aquila sulla Val d’Aosta, girato in alta definizione. Dal momento che l’ambiente non è molto spazioso si decide di proiettare il film su di un grande schermo posto in basso e di costruire una pedana da cui gli spettatori possano godere di una percezione immersiva del volo. La musica deve sottolineare l’epicità delle immagini che spaziano dai ghiacciai ai castelli, dalle cascate ai laghi d’alta quota. La quadrifonia aumenta la sensazione di volare dentro ai luoghi e di essere avvolti dal suono. Alcune installazioni, come quella denominata “Le Alpi sono nate dal mare”, mi spingono a tentare un surround non proprio tradizionale. In questa installazione cinque schermi al plasma, montati nel pavimento, uno accanto all’altro in senso longitudinale, mostrano il moto incessante delle onde. Per adeguarmi al movimento delle immagini decido di creare un flusso sonoro parallelo disponendo quat- 14 tro altoparlanti di fianco ai monitors e facendo muovere il suono delle onde dall’alto in basso. Molte delle ventinove stanze del museo richiedono la creazione di un sound design composto dai suoni della natura. Viene allestito un database di circa trecento effetti sonori, sia registrati appositamente che preesistenti e, con questa tavolozza a disposizione, comincio a pennellare i miei scenari sonori. Il ghiacciaio che scricchiola, il vulcano e il mare che generano le montagne, la magia del carnevale, l’hotel di montagna, le mille voci dei dialetti alpini, l’acqua che sgorga, il vento, gli animali, tutto contribuisce a un racconto sonoro che invita il visitatore a disegnare il suo percorso. Luigi Venegoni 15 The exhibition design Le stanze più importanti del Museo sono commentate a monitor da un testimone eccellente. Audiovisivi: Deltaimaging. Sound designed mountains The most important rooms of the Museum feature monitor-based comments from a foremost figure. Audio-visual: Deltaimaging. I filmati per il Museo Analizzando le richieste sulla tipologia dei filmati da realizzare e le caratteristiche di fruizione da parte dei visitatori degli stessi filmati nel percorso museale, ci siamo resi conto che le scelte tecniche relative alle modalità di ripresa avrebbero sicuramente condizionato e valorizzato la resa finale delle proiezioni. La nostra ricerca è stata indirizzata verso soluzioni che potessero garantire qualità nelle immagini ma al tempo stesso fossero anche in grado di ricreare le condizioni prospettiche che nell’istallazione museale erano pensate dai progettisti con il posizionamento di schermi o proiettori. Nel filmato “Risacca”, per esempio, la richiesta era quella di riproporre, su 5 monitor al plasma posizionati a pavimento, l’immagine sincronizzata dell’onda di risacca che si frange sulla spiaggia. Abbiamo trovato una soluzione che restituisse l’esatta prospettiva e dimensione all’occhio del visitatore che cammina in corrispondenza dei plasma. Un altro esempio di produzione non strettamente classica è stato il film sul “Ghiacciaio” del Monte Bianco. In questo caso volevamo descrivere l’arco della giornata dal sorgere del sole fino al tramonto in una inquadratura fissa che aveva come riferimento la cima del Monte Bianco. Deltaimaging - realizzazioni multimediali “Le Alpi sono nate dal mare” (stanza 10). La spettacolare nascita delle Alpi è rappresentata da immagini di risacca su monitor a pavimento. Audiovisivi: Deltaimaging. “Il paesaggio naturale non esiste” (stanza 8). Una spettacolare proiezione a volo d’uccello dalla cima del Monte Bianco al Forte di Bard. La pedana sopraelevata consente di avere l’esatta percezione della ripresa aerea. “The natural landscape does not exist” (room 8). A breath-taking bird’s eye view from the peak of Mount Bianco to the Fort of Bard. The raised platform allows to have the exact perception of the top view shooting. “Il lavoro del ghiaccio e l’opera dell’uomo” (stanza 9). Una carta topografica della Valle d’Aosta è serigrafata a pavimento e sulle pareti dove sono incastonati alcuni interventi antropici. “The work of ice and man’s work” (room 9). A topographic map of Valle d’Aosta is silk-screened on the floor and on the walls fitted with a few anthropic interventions. “Le Alpi sono nate dal fuoco” (stanza 11). Le rocce d’origine vulcanica sono illustrate da filmati di eruzioni che riproducono frammenti di genesi tettonica su monitor posti a pavimento. “The Alps were born from the sea” (room 10). The spectacular birth of the Alps is visualised by undertow images through a floor-embedded monitor. Audio-visual: Deltaimaging. “The Alps were born from fire” (room 11). Volcanic rocks illustrated by a series of films on the eruption phenomenon reproducing fragments of the tectonics genesis through floor-embedded monitors. in the When Massimo Venegoni and Luisella Italia asked me to be in charge of the sound design of Bard, I thought that someone like myself, terribly in love with sound and equally in love with the mountains, could not miss such an occasion. In the thrust of the enthusiasm that overwhelmed me, I hardly pictured I would be faced with such a challenge, both in terms of complexity of contents and executional techniques: something like hundred-twenty sound sources to be designed, performed, synchronised and installed in twenty-nine interiors. We agreed an acoustic signal was to welcome visitors into the marvellous Carlo Alberto Hallway. Which fuelled the idea of an “Alpine poem”, a sort of welcoming ritual tune to be performed by vocalists and a string orchestra. After several attempts the idea of a melody took shape which, accompanied by a lyric, resulted into a song of amazement and admiration before the immensity of the immortal peaks. Later on, the idea translated into a seven minute piece performed by a chorus of 16 vocalists and a string orchestra which, I envisaged, was to be reproduced by an installation constituted by six loudspeakers and two sub woofers for low frequencies with a view to harmonizing sound with the natural echo of the environment. One of the main attractions of the museum resides with a bird’s eye view movie on Val d’Aosta shot with high-definition standards. Since the interior available is not very roomy, we decided the film is to be shown on a large screen placed in the bottom; while a platform is to be set up from where the audience can perceive the flight dive. Music is to underline the epical nature of the images ranging from glaciers to castles, from waterfalls to alpine lakes. Quadraphonics enhances the sensation to be flying across the places and to be embraced by sound. By a few installations, like the socalled “The Alps were born from the sea”, I was tempted to dare a quite unconventional surround. In this installation five plasma screens resting on the floor, one next to the other lengthwise, show the relentless motion of waves. In order to comply with motion pictures, I decided to create a parallel sound flow by arranging four loudspeakers next to the monitors, while moving the sound of waves top down. Many of the twenty-nine galleries of the museum have required the purpose-built creation of a sound design made of the sounds of nature. A database was thus set up encompassing approximately threehundred sound effects both specially recorded and existing in nature. With this “palette” at hand I began to outline my sound scenarios. The glacier making cracking sounds, the volcano and the sea from which mountains were born, the magic of carnival, the mountain hotel, the thousand voices of mountain dialects, water flowing, wind, animals, everything contributes to a sound narration that invites visitors to design a route of their own. Luigi Venegoni The films for the museums By examining the brief regarding the type of films to shoot and the viewing criteria of the same movies on the side of the audience throughout the museum route, we have realized that the technical choices regarding the shooting criteria would have undoubtedly influenced and enhanced the final performance of the screening. Our work has focused on solutions fit to ensure quality of the images and, at the same time, also capable of reproducing the perspective conditions which in the museum installation had been provided by the designers with the arrangement of screens or projectors. As to the movie “Undertow”, for instance, the brief envisaged to reproduce the synchronised image of the backwash lapping the beach on 5 plasma screens. A solution has been found delivering the exact perspective and dimension to the eyes of the visitors walking by the flat panel. Another example of a not strictly classic production identifies with the movie dealing with the “Glacier” of Mount Bianco. In this case we aimed at depicting the day from sunrise to sunset based on a still frame the landmark of which was the summit of Mount Bianco. Deltaimaging - realizzazioni multimediali L’allestimento Costruire l’allestimento L’allestimento del Museo delle Alpi all’interno del Forte di Bard ha rappresentato per il Gruppo Bodino un impegno stimolante e completo; stimolante per la varietà di ambientazioni allestitive e per il fascino del luogo, completo per aver interessato tutte le componenti tipologiche della nostra azienda: strutture speciali, falegnameria, grafica, comunicazione e tecniche audio, video e illuminotecniche. La prima fase delle opere è stata di carattere puramente edile impiantistico. Si sono effettuati interventi sulle strutture esistenti al fine di configurare gli ambienti al progetto, sono stati predisposte le dorsali principali delle componenti impiantistiche, lavori questi eseguiti con assoluta attenzione per salvaguardare il decoro della struttura ospitante. Parallelamente all’esecuzione di queste opere, l’ufficio tecnico del Gruppo Bodino, avvalendosi di consulenze professionali specifiche, ha dato inizio allo sviluppo esecutivo di ogni singolo manufatto, pianificando in modo puntuale le tempistiche di produzione e di montaggio, al fine di garantire al cantiere un processo allestitivo armonico e funzionale. L’ingegnerizzazione dei manufatti ha impegnato in modo sinergico i responsabili di ogni singola competenza in modo da soddisfare e conciliare le esigenze tecniche, strutturali ed estetiche, predisponendo adeguati accorgimenti per un agevole assemblaggio, cablaggio e successiva eventuale manutenzione. Lo sviluppo esecutivo è avvenuto in concerto con i progettisti, che ne hanno verificato il risultato richiesto, la funzionalità e la rispondenza alle esigenze tecniche e comunicative, definendo puntualmente materiali, finiture ed eventuali accorgimenti migliorativi. Alla stesura degli elaborati grafici esecutivi si è affiancata la realizzazione di prototipi inerenti agli elementi allestitivi particolarmente complessi ed articolati, consentendo ai progettisti una visione reale del prodotto finito, presso i nostri laboratori inoltre sono stati effettuate tutte le campionature di materiali e finiture, tutti i pre-montaggi parziali o totali di strutture portanti e rivestimenti, al fine di calibrare nei minimi dettagli i manufatti, delegando così al cantiere il solo compito del montaggio. 16 Assoluta attenzione, in fase di studio tecnico, in fase di produzione ed in ultimo in fase di allestimento, è stata posta alla logistica di movimentazione e trasporti dei manufatti, in quanto sia gli ambienti interessati dall’allestimento che le vie di accesso al forte consentivano solamente trasporti di ridotte dimensioni. Questa minuziosa organizzazione logistica, ha permesso di programmare la messa in produzione di ogni singolo manufatto secondo un programma lavori fluido, logico e sequenziale. Il Museo delle Alpi, dal punto di vista costruttivo, ha rappresentato per la nostra azienda un importante lavoro di cura e qualità dei manufatti, un importante impegno che ha abbracciato tutti i settori in cui operiamo, un ottimo lavoro di confronto e cooperazione con le svariate competenze tecniche artistiche e scientifiche che vi hanno lavorato e soprattutto un ottimo lavoro sinergico con lo studio di progettazione, studio che ci ha seguito in ogni minima fase di lavorazione ed esecuzione, instaurando un clima di assoluta e sempre presente collaborazione per il concretizzarsi delle aspettative progettuali. Riccardo Angotti (Gruppo Bodino) “Un mondo capace di futuro” (stanza 13). Una ruota di giocattoli girando scopre una serie di fotografie di bambini. “A world with a viable future” (room 13). A wheel of toys spins and discloses a series of children’s photographs. “Il tempo rituale dei santi protettori” (stanza 20). Rare sculture lignee di santi valdostani sottolineano la relazione tra religiosità popolare e vita quotidiana. “The ritual time of patron saints” (room 20). Rare wooden sculptures representing Valle d’Aosta saints underline the relation between popular religiosity and everyday life. Working out the exhibit design The exhibit design of the Museum of the Alps inside the Fort of Bard has been a stimulating, allencompassing challenge to Gruppo Bodino. Stimulating in terms of the variety of exhibit design installations and of the site appeal, all-encompassing for it includes all the typological components of our company: purpose-built facilities, carpentry, graphic design, communication and audio, video and lighting techniques. The first phase of the works has dealt merely with building-technical structures. It has been worked on the current structures in order to fine-tune the interior with the project, define the guiding principles of the plant-engineering components, the latter having required painstaking attention in order to protect the hosting structure. Alongside the execution of these works, the technical division of Gruppo Bodino has begun the working development of every single object with the support of specialised professional figures, while strictly scheduling the production and assembling phase with a view “Il tempo della vita” (stanza 21). In una piccola sala si racconta con oggetti e documenti fotografici la circolarità della vita alpina. “The time of life” (room 21). Exhibits and photographs displayed in a small room illustrate the circular cycle of alpine life. 17 to ensuring a harmonious, functional setting-up process to the working site. The engineering phase has required the synergic collaboration among the heads of every single technical division so as to meet and tally the technical, structural and aesthetic standards while coming up with appropriate devices ensuring a smooth assembly, cabling and subsequent maintenance. The working phase has taken place in agreement with the designers who have checked the required result, the functionality and the fit to the technical and communication requirements, by accurately defining materials, finishes and improvement-focused measures, if necessary. The drawing up of the working graphic templates has walked hand in hand with the creation of prototypes relative to particularly complex and differentiated exhibit details, thereby providing the designers with a real feedback of the finished products. At our workshops we have also arranged the sampling of materials and finishes, the partial or complete pre-assembly of bearing structures and facing in order to evaluate the production requirements in every single detail and trust the merely assembling task with the building site people. During the technical study, the production and, eventually, the setting-up phase, painstaking attention has been paid to the handling and transporting logistic of the components and products since both the galleries destined to host the museum and the access to the fort allowed the transit of small vehicles only. Such painstaking logistic organization has permitted to schedule the production of every single manufact according to a smooth, rational and sequential programme. Construction-wise the Museum of the Alps has represented an important care and quality project to our company, a major undertaking that has encompassed all the sectors we work in, an outstanding opportunity for confronting ourselves and co-operating with the various artistic and scientific professionals that have worked to it and, first and foremost, an excellent synergic work with the designers with whom we have worked side by side throughout every single working and implementation phase, by establishing a close collaboration to the fulfilment of the project expectations. Riccardo Angotti (Gruppo Bodino) The exhibition design Schizzo e disegno della scala che conduce dall’Atrio, posto al piano terra, al Museo. Sketch and drawing of the stairway leading from the Hallway on the ground floor to the Museum. “La stube cuore del maso” (stanza 14). Non una ricostruzione museografica ma un’attualizzazione di una stube reale con intervista alla persona che ancora oggi la abita. Di fianco. Pannello che illustra l’attività estrattiva. “The stube, heart of the farmstead” (room 14). Instead of a museum reconstruction, a true-to-life representation of a stube with an interview to the person that still inhabits it. “La scuola cuore della memoria” (stanza 16). Ricostruzione di una vera classe di montagna. Lo scolaro è una scultura di Willy Verginer artista della Valgardena. “The school, the heart of memory” (room 16). Reconstruction of a real mountain classroom. The pupil is a sculpture by Willy Verginer, an artist from Valgardena. “La stalla cuore della borgata” (stanza 18). La stalla ricostruita sui filmati di una stalla vera ancora in funzione. (Filmati Fredo Valla). “The shed, heart of the village” (room 18). The shed reconstruction based on a film showing a real shed still running. (Films by Fredo Valla). Il restauro del Forte I lavori di restauro del Forte Il complesso storico Data la sua posizione strategica sullo stretto passaggio tra la Dora e lo strapiombo roccioso, la rocca di Bard costituisce da sempre un percorso obbligato per entrare in Valle d’Aosta e perciò dovette essere fortificata fin dall’epoca preromana, ma risale al 1034 la prima citazione di un insediamento fortificato. Fu Carlo Felice, nel 1827, a promuovere il rifacimento del forte. La nuova piazzaforte risultò costituita da tre corpi di fabbrica disposti su diversi livelli: l’Opera Ferdinando in basso, l’Opera Vittorio nella zona mediana e l’Opera Carlo Alberto in alto. Questo sistema a strutture autonome, munite di casematte per l’artiglieria, era in grado di garantire la reciproca difesa in caso di un attacco nemico. Nel complesso la fortezza era dotata di 283 locali e poteva ospitare fino a 416 uomini. Alla fine dell’800 il forte si avvia al declino: utilizzato dapprima come bagno penale, fu in seguito destinato a deposito di munizioni. Dismesso nel 1975 dal demanio militare, il forte è stato acquisito al patrimonio regionale nel 1990. Superficie del lotto: 50.853 mq. Superficie utile: 25.890 mq. Superficie accessoria: 13.609 mq. Volume: 178.000 mc. I criteri di restauro I lavori di restauro sono stati improntati al rispetto della struttura esistente e del criterio costruttivo generale; si è inteso, cioè, proporre un restauro che valorizzasse i manufatti quali essi sono, rendendone riconoscibile la genesi architettonica e funzionale. Le modifiche murarie apportate sono state decise per rimuovere superfetazioni, strutture non originali che impediscono la lettura di parti omogenee oppure per inserire elementi di comunicazione verticale (ascensori, montacarichi, scale) funzionali alla nuova destinazione museale degli spazi e per consentire la visibilità dei luoghi anche a visitatori portatori di handicap. Per le finiture interne sono stati rispettati i materiali preesistenti, recuperando quanto effettivamente recuperabile e sostituendo il resto in modo da restituire l’immagine complessiva del Forte. Le pavimentazioni del Forte sono risultate di tre tipi: in pietra, in acciottolato ed in tavole di legno e gli stessi sono riproposti nella realizzazione: sono state inserite tipologie di pavimentazione più industriale so- 18 lo nelle zone destinate ad impianti tecnologici, servizi e cucine. Sono stati individuati alcuni vani, pochissimi in realtà, che dovevano essere “di rappresentanza” e che presentano ancora tracce di decorazioni, che sono state recuperate e restaurate, eseguendo contemporaneamente tutta una serie di saggi pittorici nelle zone limitrofe. Per quanto riguarda le parti esterne si è previsto un recupero degli spazi aperti che sia funzionale al destino di luogo “attrattore” per il pubblico, ma che allo stesso tempo ritrovi la sua genesi nelle tracce che provengono dai manufatti stessi. Gli spazi semi-esterni sono stati sottoposti a reintonacazione e tinteggiatura, le parti in pietra sono state ripulite e restaurate, le opere in aggetto consolidate e le balaustre, ove necessario, sostituite con altre identiche; per alcuni di tali spazi dimensionalmente minori, si è reso necessario prevedere una copertura al fine di un confortevole utilizzo in caso di pioggia. Per quanto riguarda le superfici esterne, si è considerata predominante l’immagine che oggi il Forte offre di sé, per cui, all’ipotesi di una spicconatura degli intonaci e successivo rifacimento (operazione che avrebbe reso le superfici assolutamente nuove) si è preferito prevedere un trattamento di consolidamento dell’intonaco quale è con rifacimento delle pezzature evidentemente cadute in maniera uniforme, rinunciando alla tinteggiatura (probabilmente mai esistita) e procedendo alla realizzazione di intonaco con inerti colorati (sabbie ecc...) previa campionatura tale da ottenere una cromia generale analoga a quella esistente. Il sistema dell’accessibilità Fra il fondovalle e l’Opera Carlo Alberto (la più alta) si registra un dislivello di circa 102 metri che non è pensabile possa essere di norma superato a piedi in una struttura a destinazione ricettiva e museale. Per risolvere il problema dell’accessibilità in maniera permanente la strategia scelta è stata quella di introdurre mezzi di risalita meccanica, prevedendo un sistema di ascensori di tipo inclinato ed articolato in tre tratti, oltre ad un ultimo tratto terminale di tipo verticale fino al piano dei cortili delle opere Carlo Alberto e Gola. In generale le strutture di sostegno ed i ballatoi di collegamento di tutti i sistemi sono state realizzate in acciaio. Giuseppe Cacozza Capo progetto e direttore lavori 19 The renovation of the Fort The renovation works of the Fort Nei lavori di restauro del Forte di Bard è stato adottato il criterio del massimo rispetto del manufatto. Sono state eliminate superfetazioni e sono state apportate modifiche per consentire l’inserimento di strutture funzionali quali ascensori inclinati, montacarichi e scale. Sulle superfici esterne è stato consolidato l’intonaco esistente, senza tinteggiatura, ad eccezione della grande corte dell’Opera Carlo Alberto dove sono state restaurate tracce di decorazioni. Anche le pavimentazioni originali in pietra, acciottolato e legno, sono state ripristinate. (Foto Archivio Giuseppe Cacozza). The renovation work undertaken on the Fort of Bard has strictly complied with the respect of the building. Later additions have been removed and some adjustments produced in order to allow the fitting of functional facilities such as inclined lifts, elevators and stairs. The existent plaster has been reinforced on the external walls without applying a new coating, the only exception being the large courtyard of Opera Carlo Alberto where decorations have been renovated. Renovation has also been required by the original stone, wooden and cobbled paving. (Photos Archivio Giuseppe Cacozza). The historic complex Given its strategic position on the narrow passage between the Dora river and the rock overhang, the fortress of Bard has always represented an obligatory route to access Valle d’Aosta and its construction was deemed necessary since the pre-Roman age even if news of a fortified settlement date back to 1034. It was Carlo Felice who, in 1827, promoted the reconstruction of the fort. The new stronghold was thus constituted by three buildings arranged on different levels: the Opera Ferdinando in the bottom, the Opera Vittorio on an intermediate level and the Opera Carlo Alberto on top. This system of independent structures, fitted with blockhouses for artillery purposes, could ensure mutual defence in case of attack from the enemies. Altogether the fortress numbered 283 rooms and could accommodate up to 416 men. By the end of the nineteenth century the fort had begun its decline: first used as penal colony, later on it was transformed into an ammunition dump. Dismissed in 1975 by the military property, in 1990 the fort was declared regional heritage. Lot surface: 50,853 sq. mt. Serviceable surface: 25,890 sq. mt. Ancillary surface: 13,609 sq. mt. Volume: 178,000 cubic mt. Renovation criteria The renovation works have focused on the respect of the existent structure and of overall working criteria, in other words it has been aimed at coming up with a renovation fit to enhance the buildings as they are, while adding to the recognizability of their architectural and functional background. The masonry adaptations carried out have been implemented to remove later additions and structures which hamper the viewing of homogeneous parts or to fit vertical communication elements (lifts, elevators, stairs) necessary to the new intended use of the space as museum as well as to ensure visibility of the places also to handicapped visitors. The pre-existent materials have been preserved to the aim of the interior finishes by recovering what is actually fit to be recovered and replacing the rest so as to deliver the overall image of the Fort. The original flooring of the Fort was made of three variants: stone, cobbled pavement and wooden planking. The work realisation has chosen to resort to the same solution: industrial flooring has been used only in the areas destined to technological plants, amenities and kitchen. A few rooms, in reality a minority, have been identified which presumably served “representative” purposes and still bear traces of decorations which have been recovered and renovated also by performing some investigation on the paintings in the neighbouring areas. As to the exterior, it has been opted for the renovation of the outdoor space aimed at fulfilling the role of “attraction” for the public but at the same time at retrieving its background in the traces disclosed by the buildings themselves. The semiexternal spaces have been plastered and painted, while stone parts have been appropriately cleaned and renovated, overhanging elements and parapets replaced, when necessary, with others identical; as to smaller spaces, it has been necessary fitting them with a roofing in order to provide for protection in case of rain. As to the external walls, the image the Fort currently delivers has been prioritised so that the speculation regarding the removal and the application of new plaster (which would have made the surfaces look brand new), has been put aside in favour of a different treatment meant to reinforce the current plaster – only minor, visibly damaged portions have been plastered from scratch – while coating (probably never applied in the past) has also been put aside in favour of the execution of plastering by means of coloured inerts (sand, etc…) after a sampling had been made in order to match the colour to the existing one. The access system Between the valley line and the Opera Carlo Alberto (the topmost) is a ramp of approximately 102 metres which visitors cannot reasonably walk through in a structure designed to host a museum. In order to tackle the problem of access once and for all, the strategy chosen has identified with the installation of mechanic devices, namely a system of three-stage, inclined lifts besides a vertical additional stretch reaching the courtyard level of the Opere Carlo Alberto and Gola. As a whole, the bearing structures and the connecting landings of all the systems are made of steel. Giuseppe Cacozza Head of the project and works manager Interventi di restauro legati al progetto museografico Stand by: il restauro architettonico dei corpi bassi Rocce e poi mura; volumi su contrafforti, feritoie, tetti, ponti: il Forte di Bard, abbandonata la sua funzione militare è come in sospensione; inserito in un paesaggio in trasformazione esprime un pachidermico senso di attesa. In questa contrapposizione con l’intorno che muta, esso manifesta il suo “status di rovina”, nel senso più nobile del termine: come ogni architettura che vede spezzarsi il sistema di funzioni e di significati simbolici che l’ha generata. Bard ha esaurito progressivamente il suo ruolo di fortezza e questo processo affranca il complesso architettonico dall’uso per cui è nato e dall’epoca in cui è stato costruito, liberandolo sostanzialmente dalle relazioni spaziali e funzionali che ne avevano determinato sia l’organizzazione planimetrica sia le scelte architettoniche. Come un burattino a cui siano stati tagliati i fili, il forte libera le proprie forme architettoniche e i propri spazi così che esse diventano tante parti compiute in se, tanti satelliti ricchi di nuove potenzialità. Un corridoio non è più necessariamente la via di transito di soldati: nel forte/rovina un corridoio è “uno spazio a forma di corridoio” destinato in egual misura a rimanere un percorso oppure a diventare sala, affaccio, magazzino, libreria eccetera. Questa “autonomizzazione” delle singole parti conseguente la dissoluzione funzionale ed estetica dell’organismo architettonico, rende manifeste nuove forme di relazione e nuove analogie tra spazi e tra forme. Il progetto di restauro indaga questo “status di rovina” cercando una nuova regola per stabilire delle giuste relazioni tra la preesistenza ed il programma funzionale complesso che vi si deve installare e che deve con essa interagire. Atrio Carlo Alberto La chiesa, già programmaticamente nata come spazio anomalo rispetto agli ambienti del forte per significare la dimensione alta e spirituale, è ampia, luminosa e capiente, in contrapposizione con i vani angusti e bui incastonati nei volumi del forte. All’interno della chiesa, già restaurata con i precedenti lotti d’intervento, collochiamo l’atrio inteso come spazio di accoglienza del pubblico e contemporaneamente di presentazione del tema delle Alpi. È qui che il visitatore riceve il primo impatto con il museo ed è qui che deve poterne assaporare la materia e coglierne il senso. Si vuole offrire al visitatore la metafora delle percezioni che sono legate alla montagna: il senso della vastità, il rapporto con il fuori scala. La chiesa viene quindi percorsa dal pubblico per “ascendere” al museo attraverso la scala in acciaio e vetro che porta direttamente al piano espositivo. Per le persone con ridotte capacità motorie la salita al museo avviene per mezzo dell’ascensore circolare inserito nella parte rimasta del campanile. L’ascensore ha struttura vetrata che permette di vedere il muro in pietra e gli scorci di paesaggio che si aprono dalle feritoie lungo la salita. I corpi bassi La manica delle cannoniere, detta Opera Vittorio, è il primo edificio che si incontra scendendo dall’Opera Carlo Alberto verso il Borgo. Qui si inserisce il museo “Le Alpi dei Ragazzi”; seguono: la Polveriera, che diventa sala didattica, l’Opera Mortai destinata ad area ristoro e l’Opera Ferdinando destinata ad ospitare due musei: Museo delle Frontiere e Museo del Forte. I restauri precedenti hanno interessato solo le coperture e le finiture esterne; il nostro progetto di riuso propedeutico agli allestimenti museali si è concentrato soprattutto sui locali interni. Nelle stanze sopravvive l’atmosfera trasandata della fortezza, atmosfera che il progetto tenta di salvaguardare attraverso il restauro conservativo di ciò che rimane dei vecchi pavimenti in legno, delle pietre e degli intonaci. L’organizzazione spaziale rimane quella originale fatta eccezione per un intervento di demolizione importante che ha riguardato la testata di collegamento tra Opera Mortai e Polveriera dove è stata realizzata una vera e propria galleria all’interno di un muro spesso quasi 5 metri. L’inserimento dei sofisticati impianti al servizio dei musei, che si impone come intervento inevitabile, ma molto invasivo, viene concentrato in un massetto tecnologico a pavimento (con pannelli radianti e canaline per correnti deboli e forti) e in travi tecnologiche a soffitto (strutture metalliche dotate di luci, telecamere, diffusori sonori, rilevatori di fumo, sensori antintrusione). Pavimento e trave sono dichiaratamente inseriti quali elementi tecnologici nuovi a servizio degli impianti. Margherita Bert Collaboratrice del gruppo di lavoro per gli interventi di restauro 20 21 Renovation measures dealing with the museographic project Stand by: the architectural renovation of the lower buildings Sopra. Piante e sezione dell’Opera Vittorio, sede del Museo “Le Alpi dei Ragazzi” e dell’Opera Mortai, area ristoro, e della Polveriera, sala didattica. A destra. Schizzi per l’inserimento degli impianti tecnologici al servizio dei musei a soffitto e a pavimento. Sotto. Mappe di studio degli intonaci interni. Pianta e sezioni della sala didattica. Pianta dell’ascensore. Above. Plans and sections of Opera Vittorio, hosting the Museum “The Alps of Children” and of Opera Mortai, refreshment area, and of Polveriera, educational room. Right. Sketches about the ceiling-recessed and floor-embedded technological systems of the museums. Beneath. Inspection maps of the interior plaster. Plan and section of the educational room. Lift plan. Rocks and then walls; volumes on buttresses, embrasures, roofs, bridges: its military role having been discontinued, the Fort of Bard is nearly suspended; set in a changing landscape, it seems to deliver a ponderous sense of wait. In contrast to the surrounding space under transformation, it shows its “status as ruin” in the loftiest sense of the word: like every architecture that witnesses the falling apart of the underlying system of functions and symbolic meanings. Bard has gradually lost its role of fortress and this process relieves the architectural complex of the intended use it was destined to and of the epoch when it was built, thereby setting it free of the spatial and functional relations that had driven both the plan and the architectural choices. Like a puppet whose strings have been cut, the fort sets loose its architectural shapes and its spaces so that they become a lot of accomplished parts, lots of satellites rich in new potentials. A corridor is no longer necessarily the passageway of soldiers: in the fort/ruin a corridor is “a space in form of corridor” equally destined to work as route or to become gallery, view, warehouse, bookstore, etc. Such accomplished autonomy of the single parts, following the functional and aesthetic decline of the architecture, gives rise to new forms of relations and new analogies between spaces and shapes. The renovation project investigates into this “status of ruin” looking for a new rule to establish proper relations between the preexistent structure and the complex functional programme it is meant to host and which it is to interact with. Carlo Alberto Hallway Programmatically born as anomalous space compared to the fort interiors to testify to its elevated, spiritual vocation, the church is wide, flooded with light and roomy as opposed to the cramped, dark rooms studded in the fort volumes. Inside the church, already renovated on occasion of past intervention projects, we encounter the hallway meant as space where welcoming visitors and, at the same time, where the theme of the Alps is introduced. It is right here that visitors first come across the museum and it is here that they are to enjoy the theme and grasp the meaning. The aim is to provide visitors with the metaphor of the perceptions linked with the mountains: the sense of immensity, the relation to the out of scale. Visitors thus walk through the church to “ascend” to the museum by means of the steel and glass stairway which leads straight to the galleries. Disabled or partially handicapped visitors can avail themselves of the circular lift fit into the survived part of the bell-tower. The lift is made of a glass framework which allows to see the stone wall and the landscape views opening across the embrasures on the way up. The lower buildings The embrasures wing, called Opera Vittorio, is the first building to be encountered coming down the Opera Carlo Alberto in direction of the village. This is where the “Alps of Children” stand followed by the Polveriera that is house to a lecture hall, the Opera Mortai hosting a refreshment area and the Opera Ferdinando destined to host two museums: the Museum of the Frontiers and the Museum of the Fort. The past renovation works only addressed the roofing and the external finishes; our reuse project aiming at setting up a museum has focused first and foremost on the interior. In the fort rooms one can still perceive the rundown atmosphere of the fortress, an atmosphere the project tries to defend by the conservation-focused renovation of what is left of the old wooden flooring, of stone and plaster. The spatial layout has remained unvaried except for an important demolition work that has concerned the connecting part between Opera Mortai and Polveriera where an outright walkway has been dug into a wall nearly 5 mt. thick. Fitting the sophisticated technical systems into the museum, which turns out as a must but an extremely pervasive one, has concentrated in a floor-embedded technological system (with radiant heaters and tracks for power purposes) and in ceiling-recessed technological beams (lighting-fitted metal structures, video-cameras, loudspeakers, smoke detectors, antiburglar sensors). Floor and beam are overtly visible as new technological elements operating the technical plants. Margherita Bert Work team’s collaborator for the renovation Il progetto museografico degli altri musei Museo del Forte e delle Fortificazioni L’Opera Ferdinando, la prima dei corpi bassi entrando nel Forte, è stata scelta quale sede per il Museo del Forte e delle Fortificazioni. Un museo concepito per illustrare la storia e l’architettura del Forte di Bard nel quadro dell’evoluzione dei sistemi di fortificazione delle Alpi. Sotto. Pianta dell’allestimento generale. In basso. Alcune tavole di presentazione delle diverse sezioni, tra cui: “La valle dei cento castelli”, “Dai romani al Medioevo”, “La fortificazione bastionata”, “L’assedio di Bard”, “I forti salgono di quota e scompaiono nella montagna”. 22 23 Museum of the Fort and of the Fortifications. The Opera Ferdinando, the first of the lower buildings upon entering the Fort, has been chosen as house to the Museum of the Fort and of the Fortifications. A museum conceived to illustrate the history and architecture of the Fort of Bard in the framework of the evolution of the fortification systems of the Alps. Beneath. Plan of the overall layout. Bottom. A few tables illustrating the various sections among which: “The valley of the hundred castles”, “From the Romans to the Middle Age”, “The rampart fortification”, “The siege of Bard”, “Forts are built higher and disappear into the mountains”. The museographic project of the other museums Le Alpi dei Ragazzi Le Alpi dei Ragazzi, nell’Opera Vittorio, ha un carattere più spiccatamente tematico, rafforzando quindi le caratteristiche di parco a tema dell’intero complesso. Sotto. Pianta dell’allestimento generale. In basso. Alcune tavole di presentazione delle diverse sezioni di Sergio Vasco. Le sale svolgono, in un rapporto interattivo molto intenso, i temi del ghiacciaio, delle creste, della vetta e delle vette, del vento, del vuoto, delle nuvole, della nebbia, della neve, dei fulmini, dei temporali, dello Yeti, del rifugio, degli sport invernali. Museo delle Frontiere Sempre nell’Opera Ferdinando, nella sua parte inferiore, troverà sede il Museo delle Frontiere. Un percorso dalla preistoria ai giorni nostri attraverso la politica, l’economia e la cultura delle Alpi occidentali a evidenziarne il carattere di terre di frontiera. Il percorso è introdotto dalla voce di un geografo che illustra le declinazioni fondamentali del concetto di frontiera. Sopra. Pianta dell’allestimento generale. In alto. Alcune tavole di presentazione delle diverse sezioni, tra cui: “Uno sfondo per la storia”, “Le Alpi romane e gli elefanti di Annibale”, “Lo scudo di Vittorio Emanuele III”, “Linea Maginot contro Vallo alpino”, “I trafori, lo sci e i parchi”. Museum of the Frontiers The lower part of the Opera Ferdinando will also host the Museum of the Frontiers. A journey from pre-history to the present time through the political, economic and cultural system of the Western Alps to stress their frontier land vocation. The visit is introduced by a geographer’s voice-over who explains the main aspects of the concept of frontier. Above. Plan of the overall layout. Top. A few tables illustrating the various sections among which: “A backdrop to history”, “The Roman Alps and Hannibal’s elephants”, “The shield of Vittorio Emanuele III”, “Maginot Line versus mountain ridge”, “Tunnels, skiing and parks”. The Alps of Children The Alps of Children, hosted in the Opera Vittorio, has undoubtedly a strongly thematic vocation, thus adding to and reinforcing the theme park vocation of the whole complex. Below. Plan of the overall layout. Bottom. A few tables illustrating the various sections by Sergio Vasco. With a highly interactive approach, the museum galleries deal with themes like glaciers, ridge, peak and peaks, wind, void, clouds, fog, lightning, storms, Yeti, mountain refuge, winter sports. L’approccio al “progetto Bard” è fin dall’origine (1993) anomalo rispetto a quello allora comunemente adottato in Italia, essendo obiettivo fondamentale dell’operazione non soltanto recuperare il monumento bensì riconvertire economicamente la media e la bassa valle centrale, colpite dal declino industriale, attraverso lo sviluppo del turismo culturale e ambientale di cui forte e suo intorno costituiscano il “fulcro”. Questa scelta di fondo ha permeato l’intera concezione e attuazione del progetto. Innanzitutto l’oggetto dell’intervento ed il conseguente studio di fattibilità e piano operativo non si limitano al solo forte ma sono estesi all’adiacente borgo medievale ed al sistema territoriale che va da Bard a Pont-Saint-Martin. Studi e piano sono svolti da un gruppo interdisciplinare di professionisti (economia dei beni culturali, urbanistica, restauro architettonico, infrastrutture ed impianti) la cui attività è monitorata da una commissione, rappresentativa dell’intera committenza (regione ed enti locali) e con il compito di assicurare la coerenza degli esiti del lavoro dei professionisti con l’obiettivo dato. Per detti motivi, la legge regionale del 1996 che dà avvio all’attuazione del progetto, disciplina già essa gli aspetti fondamentali del progetto: · la destinazione del forte e del suo intorno a polo culturale (musei delle Alpi, del Forte e delle Frontiere, mostre, convegni, manifestazioni 24 teatrali e musicali) e promozionale della filiera turistico-culturale (Vallée culture, alberghi, ristoranti, esercizi commerciali); · il costo (poco meno di 40 milioni di euro a prezzi costanti) e le relative fonti di finanziamento (Unione europea, Stato italiano, Regione Valle d’Aosta); · le modalità di attuazione dell’investimento attraverso una società di capitale (Finbard spa partecipata dalla Regione e dagli enti locali) sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza regionale ai beni culturali; · le modalità di gestione delle funzioni attraverso un’associazione (Regione, fondazioni bancarie, altri soggetti economici e culturali), con esternalizzazione dei servizi ricettivi, ristorativi e commerciali. A poco meno di sette anni dall’avvio dei lavori sono stati realizzati i 3/4 circa del piano - che dovrebbe essere ultimato nel prossimo biennio applicando lo stesso approccio metodologico ai diversi snodi dell’ “albero delle decisioni” e contemperando i vincoli giuridici, amministrativi, temporali e finanziari, connaturati alle regole proprie di ciascun ente finanziatore, con l’obiettivo di una elevata qualità del risultato. La parte realizzata è configurata in modo tale da entrare nella fase di gestione dal 2006 a cura della relativa associazione costituita il 18 ottobre 2005. Paolo Giunti Presidente Finbard Spa Commissione di monitoraggio del progetto museografico Sergio Berno, Alexis Betemps, Michel Colardelle, Roberto Domaine, Antonio Ficarra, Daniele Jalla, Alain Monferrand, Pietro Passerin d’Entrèves, Roberto Perinetti, Annibale Salsa, Maria Chiara Zerbi Regione Autonoma Valle d’Aosta Luciano Caveri - Presidente Teresa Charles - Assessore all’Istruzione e Cultura Roberto Domaine - Soprintendente ai Beni e alle Attività Culturali Finbard Spa Finanziaria per il recupero del Borgo e del Forte di Bard Paolo Giunti - Presidente e Amministratore delegato Associazione Forte di Bard per la valorizzazione del turismo culturale del Forte di Bard Soci fondatori Regione Autonoma Valle d’Aosta, Compagnia di San Paolo, Fondazione Cassa di Risparmio, Torino Progetto museografico e progettazione dei musei Ideazione del programma museografico e linee guida per la progettazione Daniele Jalla,Torino Alain Monferrand, Parigi Gruppo di progettazione concorso programma museografico Stuart Miller, Celestine Phelan, Massimo Venegoni, Luisella Italia, Massimo Negri, Steve Simons, Luigi Venegoni, Marco Filippi, Enrico Camanni, Giuseppe Sergi, Tullio Telmon, Claude Raffestin, Michele Lanzinger, Piero Viazzo, Pier Giorgio Corino, Stefano Cremo, Dino Boni, Ilaria D’Uva, Massimo Caria Ideazione e progetto Enrico Camanni, Luisella Italia, Massimo Venegoni Progetto e direzione lavori dell’allestimento e coordinamento Massimo Venegoni e Luisella Italia Dedalo - architettura e immagine, Torino collaboratori Germana Chiusano, Francesca Lopetuso, Chiara Moretti, Laura Mutti, Domenico Raimondi, Sergio Vasco, Sara Zampieron, Marco Zummo segreteria generale e ammistrazione Lucia Piovano collaborazione al progetto di immagine grafica coordinata Ombretta Corsini e Benito Real Costas consulenza tecnica per il progetto audiovideo Angelo Rovero Grafica, Studio Arnaldo Tranti Il progetto Bard Since the very beginning (1993) the approach to the “Bard project” has been different to what commonly witnessed in Italy, as the primary goal did not identify with the renovation of the monument only but with the economic reconversion of the upper and lower valleys, affected by industrial decline, by promoting cultural and environmental tourism the “core” being the fort and its surroundings. This underlying choice has been applied to the entire project ideation and implementation. First of all the object of the intervention, the following feasibility study and operations plan are not confined to the fort only but encompass the entire medieval village and the territorial system extending from Bard to PontSaint-Martin. Studies and plan are carried out by an interdisciplinary team of professionals whose work is monitored by a committee. Thus the regional law of 1996, consulenza tecnica per il progetto illuminotecnico Luigi Mattiazzi Progetto scientifico Enrico Camanni con Pier Giorgio Corino, Michele Lanzinger, Claude Raffestin, Giuseppe Sergi, Tullio Telmon, Piero Viazzo consulenza naturalistica Stefano Camanni, Luca Mercalli ricerca iconografica Federica Beux, Paolo Bernardi, Francesca Panero, Pierangela Piazza, Gabriella Rinaldi Progetto sound design Luigi Venegoni Progetto e direzione lavori opere edili Massimo Venegoni, Luisella Italia, Margherita Bert opere impiantistiche Stefano Cremo, AI Studio, Torino con Enrico Fabris e Federico Bertolino opere strutturali Adriano Venturini, AI Studio, Torino con Riccardo Sampietro Responsabile sicurezza Davide Caruso Realizzazione allestimenti, opere edili ed opere impiantistiche Gruppo Bodino spa - capogruppo Tecnoservizi s.r.l. W&Media s.r.l. capo progetto e coordinamento Riccardo Angotti con Salvatore Loglisci, Giovanni Tironi, Sonia Opiatti, Michele Gueli, Claudio Marino, Silvia Nardi, Chantal Pennazio, Davide Musumeci collaborazione allo sviluppo del progetto strutturale Carmelo Grasso, Luca Comoglio which provides for the project implementation, also regulates the fundamental aspects of the project: · the intended use of the fort and its surroundings to cultural centre (museum of the Alps, of the Fort and of the Frontiers, shows, conferences, theatre and music events) and the promotion of the tourist-cultural industry; · the cost (slightly less than 40 million euro) and the funding sources (European Union, Italian Government, Region of Valle d’Aosta); · the investment implementation criteria through a stock company (Finbard spa) under the supervision of the regional service of cultural assets; · the managing criteria of the functions based on an association with separate management of accommodation facilities, restaurants and shops. Seven years since the works got under way, 3/4s of the project have been fully accomplished by applying the same methodology to the various decision-making areas and complying with the legal, administrative, temporal and financial restraints with the objective of high quality results. The accomplished part has been configured so as to be managed as of 2006 by the company set up last 18th October 2005. Paolo Giunti President of Finbard Spa responsabile tecnico impianti audio e video Andrea De Marco responsabile tecnico impianti elettrici Sergio Colzani direttore cantiere Franco D’Onofrio responsabile produzione Giuseppe Rubiu segreteria generale logistica e amministrazione Natascia Gaglioti Filmati realizzati, montati e coordinati da: Deltaimaging srl - San Giusto Cavanese - TO eccetto: Armin Linke con Renato Rinaldi e Piero Zanini (Milano) - regia e montaggio filmati stanza 2 Asteria srl con F. Slomp (Trento, Ravenna) regia e montaggio filmati e realizzazione modello stanza 11 Fredo Valla con Publiviva (Brescia) - regia e montaggio filmati stanza 6 Dedalo - Architettura e Immagine ringrazia per la collaborazione: Marco Alinovi, Chantal Cerise, Corrado Colombo, Carla Fiou, Rino Girotto, Hébert D’Herin, Alberto Maiocco, Lara Michetti, Katia Piperata, Viviana Vallet, Daniela Vicquery Questa pubblicazione è stata realizzata con il contributo di Gruppo Bodino Spa Redazione Chiara Moretti, Luca Mastropietro Disegni Dedalo - architettura e immagine Fotografie Ferruzzi / Rizzato / Sechi Traduzioni Roberta Prandin Stampa Pirovano, S. Giuliano Milanese 2006 Edizioni Lybra Immagine Via Vincenzo Monti 6 - 20123 Milano e-mail: [email protected] / www.exporre.it