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FOGGIA
Foggia, pomodoro la raccolta in ritardo
di Massimo Levantaci
FOGGIA - L’adesione al bollino etico per la lotta al
caporalato potrebbe arruolare altri nomi importanti la
prossima settimana, dopo quelli di Futuragri e coop
estense. Le grandi industrie di trasformazione
sembrano aver superato la prima fase di incertezza e
quasi alla vigilia d’inizio raccolta del pomodoro
potrebbero aderire al progetto “Equapulia” della
Regione. «Abbiamo un’interlocuzione importante con
il gruppo Princes (350mila quintali di trasformato:
ndr) e stiamo per incontrare i vertici dell’Anicav, la
Confindustria delle aziende conserviere al Sud, mentre
ha formalizzato la sua adesione al bollino anche il gruppo Granoro», anticipa l’assessore regionale alla
Legalità Guglielmo Minervini.
Il bollino è il marchio di fabbrica che attesta come nei campi la raccolta del pomodoro avverrà secondo
principi etici: lavoratori regolarmente assunti, scelti dalle liste di prenotazione e non con l’aiuto dei
caporali, orari di lavoro umani e a fine giornata ospitati in strutture d’accoglienza civili. Un progetto
complesso che parte dalla eliminazione graduale del ghetto, ma che richiede la collaborazione delle
aziende agricole chiamate a contrattualizzare i lavoratori scelti dalle liste di prenotazione altrimenti
nessuno si sposterà da Rignano.
Attualmente i contratti di lavoro sono pochissimi, ma la raccolta non è ancora cominciata e anzi c’è chi
dice che potrebbe slittare a fine mese a causa delle bizze del meteo. «Diciamo che questo ritardo ci sta
dando una mano – confessa Minervini – non è facile far coincidere tutto, ma resto fiducioso». Tra gli
oltre cinquecento lavoratori (quasi tutti extracomunitari) che si sono iscritti alle liste di prenotazione
s’affaccia però la preoccupazione che il ritorno alla clandestinità sia un male necessario per poter
lavorare. E’ su questa sottolissima linea di demarcazione che la Regione si sta muovendo, supportata dai
sindacati dei braccianti di Cgil, Cisl e Uil e dalle strutture di volontariato.
Le aziende per il momento nicchiano, ma il protocollo d’intesa in Prefettura lo hanno firmato tre su
quattro delle grandi organizzazioni professionali (manca Coldiretti) e si fa strada il sospetto che l’adesione
al bollino possa diventare la foglia di fico sotto la quale potrebbero trovare un riparo sia i buoni che i
cattivi. Per questo è necessario che la Regione tenga bene gli occhi aperti.
Oltretutto va sfatato un mito secondo cui la Regione un’operazione di questo tipo avrebbe potuto farla
anche in Salento, nei campi dove lo sfruttamento per la raccolta dei meloni è grave quanto la situazione
che c’è sul pomodoro in Capitanata, ma che la politica regional-salentina dell’ultimo governo Vendola
abbia voluto evitarlo per non opacizzare l’idea di un Salento trendy proprio nel mezzo della stagione
estiva.
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