Espansioni
in Ares
ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI
Ansovini_ARES_Espansioni.indd 1
07/09/10 14.18
2
EspansioniinAres
Le Espansioni in Ares che presentiamo permettono di ampliare il manuale con unità didattiche costruite sui documenti e sui brani storiografici presenti nel database Ares
(www.laterza.it/scuola/ares/). Tutti i testi presenti in Ares
sono consultabili on line e disponibili in formato Word.
Volume 1 • Parte 1
Mentalità e vita sociale
nel basso Medioevo
Lo storico Jacques Le Goff ci descrive alcuni dei valori
fondamentali che caratterizzano la mentalità del basso
Medioevo. La figura del mercante occupa un posto importante e al tempo stesso contraddittorio nella società
dell’epoca: guardato con sospetto, va progressivamente guadagnando prestigio sociale. Il testo dello storico
Aron J. Gurevic e la divertente novella di Giovanni
Boccaccio, che descrive la fortuna di Landolfo Rufolo,
ci fanno comprendere alcuni aspetti di questa figura sociale. Il testo di Silvana Vecchio, invece, ci descrive la
condizione femminile e soprattutto i modelli di comportamento e le virtù che la società medievale imponeva
alla donna, mentre il testo del domenicano Umberto da
Romans insiste sulla condanna senza appello del corpo
delle donne quale strumento di profonda corruzione
della società e assegna alle prostitute un posto nella gerarchia dei gruppi femminili, una gerarchia stabilita non
più secondo valori morali ma in base a criteri sociologici
e di potere. Altro mestiere illecito era quello dell’usura,
come si evince dalle decisioni ribadite dal II Concilio
di Lione del 1274. Nella società tardomedievale divenne sempre più complessa e difficile la condizione delle
minoranze religiose, come gli ebrei, e dei soggetti marginali, come ci illustrano la storica Anna Foa e lo storico
Bronislaw Geremek.
Jacques Le Goff L’uomo medievale: gerarchia, autorità, libertà
Aron J. Gurevic Il mercante
Giovanni Boccaccio La fortuna di Landolfo Rufolo
Silvana Vecchio La buona moglie
Umberto da Romans «Alle donne dal corpo peccaminoso, cioè alle meretrici»
II Concilio di Lione Dell’usura
Anna Foa La costruzione dello stereotipo antisemita
Bronislaw Geremek L’emarginato
L’Occidente medievale
e il mondo da scoprire
Il mondo lontano esercitava sull’immaginario medievale un grande fascino: in Occidente circolavano da
molti secoli racconti leggendari sulle favolose ricchezze
dell’India e dell’Estremo Oriente, sui mostruosi animali
che popolavano queste terre e soprattutto sui loro abitanti. Furono mercanti, pellegrini, predicatori, soldati e
navigatori i primi a percorrere le strade verso est, attratti
dalla possibilità di avviare fiorenti commerci o dalla volontà di convertire al cristianesimo queste popolazioni.
In questo quadro l’incontro del 1219 tra san Francesco
e il sultano d’Egitto, raccontato nella Cronaca di Ernoul, è visto come un primo atto del difficile confronto
tra l’Europa cristiana e l’Oriente musulmano. Un confronto destinato ad arricchirsi alla fine del XIII secolo
con il resoconto del lunghissimo soggiorno in Cina del
veneziano Marco Polo, di cui Vito Bianchi ricorda lo
stupore e l’ammirazione di fronte alle bellezze di questa
millenaria civiltà. Anche l’Africa è terra di meraviglie e
stranezze, come traspare dal racconto di un altro mercante veneziano, Alvise da Ca’ da Mosto. Infine l’analisi sui pellegrinaggi tardomedievali di Franco Cardini
ci fornisce preziose informazioni sulla precarietà dei
viaggi dell’epoca, sulle cui difficoltà insiste anche Santo
Brasca, un funzionario sforzesco che compì un viaggio
in Terrasanta nel 1480.
Anonimo di «Cronaca detta “di Ernoul”» • John Tolan
San Francesco incontra il sultano
Vito Bianchi La Cina di Marco Polo
Alvise da Ca’ da Mosto Quando mangiai carne d’elefante
Franco Cardini Le strutture del viaggio
Santo Brasca Istruzioni per un viaggio in Terrasanta
Volume 1 • Parte 2
L’educazione nell’Umanesimo
e nel Rinascimento
Dalle parole di una delle figura chiave dell’epoca, Giovanni Pico della Mirandola, emerge quanto la cultura
umanistico-rinascimentale sia incentrata sull’uomo, vi-
ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI
Ansovini_ARES_Espansioni.indd 2
07/09/10 14.18
sto come una creazione di Dio dotata di infinite possibilità. Il percorso educativo acquisisce necessariamente
in questo contesto una particolare importanza. Lo storico della filosofia Eugenio Garin affronta il tema del
rapporto con il mondo classico, mettendo in risalto il
particolare approccio critico degli umanisti ai testi antichi: non si trattò di una scoperta, ma piuttosto di una
riscoperta. Tra gli intellettuali impegnati nella ricerca di
testi antichi vi fu Poggio Bracciolini, che manifesta in
una lettera a Guarino Veronese il suo entusiasmo per
il ritrovamento di alcuni manoscritti nel monastero
di S. Gallo. Lo storico Peter Burke ci introduce invece
ad alcuni dei principali luoghi di formazione dell’Italia
rinascimentale, come quello delle botteghe, dove crescevano pittori e scultori, e quello delle università, nelle
quali studiavano scienziati, giuristi e medici. La necessità di rinnovare i sistemi educativi era fortemente sentita come testimonia Leon Battista Alberti, che insiste
sull’importanza di una educazione armoniosa capace di
coniugare l’attività intellettuale e quella fisica.
Giovanni Pico della Mirandola La centralità dell’Uomo
Eugenio Garin La cultura del Rinascimento
Poggio Bracciolini La «riscoperta» dei testi classici
Peter Burke Cultura e società nell’Italia del Rinascimento
Leon Battista Alberti L’educazione letteraria e fisica
L’Europa e gli altri
Il percorso inizia con due brani, quello dello storico
francese Fernand Braudel e quello dello storico burkinabé Joseph Ki-Zerbo, che illustrano la brutale razzia
di ricchezze umane e materiali compiuta dagli europei
nella loro opera di conquista del mondo. La scoperta
dell’America mise per la prima volta gli europei di fronte
a popolazioni dai costumi e dalle abitudini radicalmente
diverse, aprendo la strada a un complesso percorso che
va dalla meraviglia al confronto al rifiuto. Molti mostrarono verso gli indigeni americani un forte pregiudizio morale e un violento disprezzo: fu questo il caso di
Gonzalo Fernández de Oviedo y Valdés, che viaggiò
a lungo nel continente americano ricoprendo incarichi
civili e militari per la Corona spagnola. Un atteggiamento per molti verso opposto è quello del gesuita Matteo
Ricci, in Cina, che esprime la necessità di essere accettati dal contesto culturale in cui si intende inserirsi. Un
esperimento affascinante e controverso del rapporto
EspansioniinAres
3
tra gli europei e il mondo è rappresentato dagli «Stati
missionari» fondati dai gesuiti in Paraguay e contestati
dal ministro portoghese Pombal. Riportiamo un passo
della relazione fatta preparare dallo stesso Pombal nel
1757 che, diffusa in numerose edizioni in tutta Europa,
segnò l’inizio del conflitto tra gli Stati cattolici e i gesuiti.
Fernand Braudel Gli europei nel mondo
Joseph Ki-Zerbo Il commercio degli schiavi neri
Gonzalo Fernández de Oviedo y Valdés Depravazioni
sessuali degli indios
Gonzalo Fernández de Oviedo y Valdés Caratteristiche
somatiche e antropologiche
Matteo Ricci I gesuiti in Cina
Sebastião di Pombal Pombal contro gli «Stati missionari» dei gesuiti nel Paraguay
Volume 1 • Parte 3
L’economia europea del Cinquecento
L’economia europea del XVI secolo è caratterizzata da elementi contraddittori. Lo storico tedesco Wilhelm Abel
descrive la crescita dell’agricoltura, che si tradusse in un
aumento delle superfici coltivate e delle rese, mentre Carlo Maria Cipolla sottolinea l’importanza delle scoperte
transoceaniche e le profonde trasformazioni economiche
che comportarono. Lo storico francese Fernand Braudel
analizza, all’interno di questo cambiamento, le caratteristiche della vita materiale, i mercanti, le fiere di villaggio,
la fitta rete delle relazioni economiche. Gli ultimi brani
prendono in esame due aspetti particolari. Ancora Fernand Braudel si sofferma sull’importanza e sulle contraddizioni di quel grande impero mediterraneo che fu la
Spagna, mentre da un documento pubblicato a Londra
nel 1581 e probabilmente redatto nel 1549, emerge il peggioramento delle condizioni di vita dei contadini determinate dall’incalzante processo delle recinzioni.
Wilhelm Abel L’espansione agricola del XVI secolo
Carlo Maria Cipolla Conseguenze delle esplorazioni
transoceaniche
Fernand Braudel Vita materiale, economia di mercato
e capitalismo
Fernand Braudel Gli imperi del ’500 e lo spazio
Anonimo di «Il peggioramento delle condizioni di vita
in Inghilterra» Il peggioramento delle condizioni di
vita in Inghilterra
ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI
Ansovini_ARES_Espansioni.indd 3
07/09/10 14.18
4
EspansioniinAres
La concezione dello Stato
nell’età moderna
L’età moderna è caratterizzata dall’emergere e dal graduale consolidarsi dell’istituzione-Stato come forma
suprema della vita associata. Lo storico Pierangelo
Schiera delinea le caratteristiche istituzionali e politiche
dello sviluppo dello Stato moderno. Originariamente il
potere dello Stato venne imponendosi come potere assoluto e così ce lo descrivono i due principali esponenti
del pensiero politico del Cinquecento, l’italiano Niccolò Machiavelli e il francese Jean Bodin. Già nel corso
del Seicento, però, emerge il tentativo di porre dei limiti
all’assolutismo in nome di un diritto di natura preesistente alla costituzione politica, e quindi di per sé inalienabile, e di legittimare così gli ordinamenti statuali sulla
base di argomentazioni puramente razionali. Pur nella
forte diversità di orientamento e di analisi i due filosofi
inglesi Thomas Hobbes e John Locke hanno un comune obiettivo polemico, la sovranità assoluta per diritto
divino. Dai «Dibattiti di Putney», svoltisi fra i soldati
e gli ufficiali inglesi nel 1647, emergono con chiarezza i
temi del contrattualismo e dei limiti del potere.
Pierangelo Schiera Lo Stato moderno
Niccolò Machiavelli «De principatibus novis qui armis propriis et virtute acquiruntur»
Jean Bodin Delle vere prerogative della sovranità
Thomas Hobbes L’origine dello Stato
John Locke Il diritto di resistenza
Petty • Rainborough • Sexby I «Dibattiti di Putney»
Volume 1 • Parte 4
Crisi politica e rivolte sociali
nel Seicento
Nel Seicento tutta l’Europa fu percorsa da rivolte e rivoluzioni. Nella ricerca delle cause alcuni storici mettono l’accento sui grandi mutamenti economici, altri
invece sul crescente processo di accentramento fiscale
e amministrativo. Al primo filone appartengono i saggi di due storici inglesi, Eric J. Hobsbawm e Hugh R.
Trevor-Roper, mentre il secondo approccio è presente
nel brano dello storico danese Niels Steensgaard. Negli
altri brani che proponiamo leggiamo il racconto di due
sollevazioni contadine avvenute in Francia, analizzate
da Roland Mousnier, e della rivolta, dai caratteri più
eminentemente politici, del movimento radicale inglese dei livellatori, di cui lo storico Henry N. Brailsford
descrive le radici culturali e religiose.
Eric J. Hobsbawm La Rivoluzione inglese: un prodotto della «crisi del ’600»
Hugh R. Trevor-Roper La rottura dei rapporti tra Stato e società
Niels Steensgaard La crisi politica
Roland Mousnier Le rivolte contadine: i «Nu-Pieds» e
i «Croquants»
Henry N. Brailsford I «levellers»
Strutture gerarchiche
nella società di ancien régime
Strutture tradizionali ed elementi di trasformazione
accompagnano la società di ancien régime. Lo storico
francese Pierre Goubert offre un quadro delle consuetudini, delle regole e delle relazioni tra il contadino e le
istituzioni della Francia tra Seicento e Settecento, mentre la persistenza del carattere ancora feudale del possesso delle terre emerge dal documento sui diritti signorili
di Essigey, risalente addirittura alla Francia del 1780.
Lo storico inglese William Doyle illustra invece come,
all’interno delle strutture tradizionali, vengano emergendo degli elementi di cambiamento e di rottura che
lentamente trasformano il vecchio ordine. L’insistenza
sull’evoluzione dei rapporti economici e sociali viene
sottolineata anche dal contributo di Barrington Moore
jr. e da quello di Edward P. Thompson, che analizza le
rivolte popolari nel passaggio da un’economia nobiliare
a un’economia di mercato. Il percorso si chiude con il
brano di Norbert Elias, che ci riporta all’interno della
vita di una delle più importanti corti d’Europa, quella
di Luigi XIV.
Pierre Goubert L’universo fiscale del contadino francese
Anonimo di «Diritti signorili di Essigey» Diritti del signore feudale
William Doyle I ricchi delle città: la borghesia
Barrington Moore jr. Le recinzioni
Edward P. Thompson Società patrizia, cultura plebea
Norbert Elias La società di corte
ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI
Ansovini_ARES_Espansioni.indd 4
07/09/10 14.18
Donne e uomini nella società
di ancien régime
La società di ancien régime è caratterizzata da decisi mutamenti nei comportamenti demografici e nella
struttura della famiglia. Lawrence Stone, nel tracciare
il percorso tutt’altro che univoco che ha portato all’affermazione della famiglia nucleare nell’Inghilterra del
XVII secolo, si sofferma nel brano presentato sulle cause dell’alta mortalità caratteristica dell’ancien régime.
Lo storico tedesco Ernst Hinrichs, invece, analizza un
fenomeno peculiare dell’Europa del periodo, il matrimonio tardivo, e ne individua le cause all’interno del più
vasto quadro delle condizioni economiche. Le possibilità di lavoro determinavano infatti l’età del matrimonio.
Se il matrimonio tardivo di per sé rappresentava una
forma di controllo demografico, lo storico francese Jean
Louis Flandrin analizza la diffusione dei metodi contraccettivi, legandola al mutato rapporto tra i coniugi,
alla maggiore considerazione per la salute della donna e
a una cresciuta sensibilità nei confronti dell’educazione
dei figli. La società tra Sei e Settecento vede accentuarsi
le esigenze di stabilità sociale e di ordine, che si traducono in una spinta alla separazione e all’internamento di
una vasta serie di categorie e di individui: poveri, vagabondi e folli che subiscono un vero e proprio processo di
criminalizzazione e segregazione. Presentiamo così un
brano del filosofo francese Michel Foucault, che si sofferma sui caratteri della “grande reclusione’’, e il documento relativo al regolamento delle attività giornaliere
della Salpêtrière, il principale ospizio dell’Ospedale generale di Parigi, che alla fine del Seicento ospitava circa
10.000 individui.
Lawrence Stone Mortalità e igiene
Ernst Hinrichs Matrimonio tardivo e crisi demografiche
Jean L. Flandrin Gli inizi della contraccezione
Michel Foucault La grande reclusione
Anonimo dell’«Ospizio della Salpêtrière» La giornata
dei reclusi
L’Italia tra Cinque e Seicento
L’Italia tra Cinque e Seicento attraversa un periodo
complesso, che ha dato luogo a diverse interpretazioni
tra chi vi ha visto una fase di assoluta decadenza e chi
EspansioniinAres
5
invece ha dato un giudizio decisamente meno drastico. Lo storico Giuseppe Galasso sostiene la prima tesi,
mettendo l’accento sul divario che si va creando tra l’Italia e gli altri paesi europei soprattutto dal punto di vista
dello sviluppo economico. Rosario Villari, in un testo
in cui analizza le vicende politiche e sociali del Regno di
Napoli, sottolinea la ripresa di pratiche e di istituzioni di
tipo feudale, che furono per altro alla base delle numerose rivolte che scossero l’Italia meridionale. Lo storico
francese Fernand Braudel, invece, insiste sulla disomogeneità della situazione italiana e sul permanere di un
suo vivace protagonismo culturale. Un aspetto particolare della complessa realtà dell’Italia è rappresentato
dalla Chiesa cattolica: Alberto Asor Rosa, storico della
letteratura, analizza il ruolo che essa ha svolto attraverso
i suoi strumenti repressivi, dall’Indice dei libri proibiti
al Tribunale dell’Inquisizione, nello sviluppo culturale
dell’Italia. Carlo Ginzburg si sofferma sull’abilità della Chiesa nel reprimere e al tempo stesso inglobare le
forme magiche ed eterodosse della religiosità popolare
e, infine, Anna Foa descrive l’inizio della segregazione
istituzionale degli ebrei, sancita dalla bolla papale del
1555 che stabiliva la costituzione dei ghetti.
Giuseppe Galasso Il «tramonto» italiano nell’età barocca
Rosario Villari La ripresa della nobiltà tradizionale
Fernand Braudel L’Italia del ‘500-600, ancora al centro
della cultura europea
Alberto Asor Rosa Il ruolo della Chiesa cattolica
Carlo Ginzburg Folklore, magia, religione
Anna Foa La creazione dei ghetti
Volume 2 • Parte 1
Convivere e confrontarsi con l’altro:
un tema centrale della modernità
Nell’Europa attraversata dai conflitti religiosi emerse
una sensibilità diversa nei confronti della libertà di coscienza e della necessità di trovare forme di convivenza
tra le pluralità delle concezioni. Nel corso del Seicento
questa sensibilità si trasformò in una riflessione teorica
sul concetto di tolleranza, che venne progressivamente
identificata come una parola chiave della modernità.
Tra i primi pensatori che nel XVII secolo affrontarono questo tema troviamo due filosofi, l’ebreo olandese
ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI
Ansovini_ARES_Espansioni.indd 5
07/09/10 14.18
6
EspansioniinAres
Baruch Spinoza e l’inglese John Locke. Nel corso del
XVIII secolo, lo spirito ironico e la chiarezza argomentativa di Voltaire, il più importante pensatore dell’Europa illuminista, ci introducono a una ragione laica e
tollerante. Lo stesso atteggiamento non dogmatico, al limite del paradosso, lo troviamo nelle pagine del filosofo
scozzese David Hume. Per portare avanti le loro idee gli
illuministi, nei loro romanzi filosofici, misero in risalto
la relatività del punto di vista, dimostrando un’attenzione nuova nei confronti della diversità. In quest’ottica si
inseriscono i brani di Voltaire e di Montesquieu, che
propongono i temi del rovesciamento e del relativismo
culturale. Il comune terreno della ragione e l’apertura
rispetto alla diversità aprono la strada all’affermarsi di
una prospettiva antropologica ed etnologica che ritroviamo nelle pagine di Guillaume-Thomas Raynal. L’affermazione della libertà di pensiero e quindi dei diritti
individuali porta anche a una riconsiderazione del ruolo sociale delle pene e delle punizioni come emerge dalle
pagine di Cesare Beccaria.
Baruch Spinoza La tolleranza
John Locke La tolleranza è essenziale alla religione
cristiana
Voltaire «Dio»
David Hume La superiorità del politeismo
Voltaire Un gigante visita la Terra
Montesquieu Luigi XIV visto dal persiano Rica
Guillaume-Thomas Raynal Il «selvaggio»
Cesare Beccaria Come si prevengano i delitti
Cesare Beccaria Della pena di morte
Cesare Beccaria Dolcezza delle pene
Le rivoluzioni attraverso i documenti
La storia di diversi eventi rivoluzionari è qui ripercorsa
attraverso i documenti. Si inizia con quelli relativi alle
due rivoluzioni che hanno aperto l’età contemporanea:
la Rivoluzione americana e la Rivoluzione francese. Alla
prima fa riferimento il testo tratto dalla Dichiarazione
di indipendenza. I passi tratti dai Cahiers de doléances
ci aiutano a comprendere le cause sociali della Rivoluzione francese. Seguono le Dichiarazioni dei diritti del
1789 e del 1793, che ci possono far valutare le significative differenze tra il momento liberale iniziale e quello
radicale successivo. Un documento è riferito al giacobinismo italiano, in particolare alla legge sull’eversio-
ne della feudalità varata nel 1799. Il secolo XIX, che è
punteggiato nella sua prima metà da moti rivoluzionari,
è introdotto dal testo di Filippo Buonarroti sulle finalità e sulla struttura di un’organizzazione cospirativa. Un
letterato, invece, Gustave Flaubert, ci racconta la Parigi
rivoluzionaria del 1848. L’ultimo documento è quello
relativo alla Repubblica romana del 1849.
Thomas Jefferson La «Dichiarazione di indipendenza»
Anonimo di Cahier degli abitanti di La Chaleur, VielMoulin e Geligny Cahier degli abitanti di La Chaleur, Viel-Moulin e Geligny
Anonimo di Cahier della siniscalchia di Nîmes Cahier
della siniscalchia di Nîmes
Assemblea nazionale francese Dichiarazione dei diritti
dell’uomo e del cittadino (1789)
Convenzione nazionale francese Dichiarazione dei diritti (1793)
Governo provvisorio della Repubblica napoletana La
legge feudale napoletana del 1799. Redazione definitiva
Filippo Buonarroti Babeuf e la «Cospirazione per
l’eguaglianza»
Gustave Flaubert Parigi rivoluzionaria
Anonimo di Costituzione della Repubblica romana La
«Costituzione della Repubblica romana»
La civiltà delle macchine
La rivoluzione industriale generò nei contemporanei reazioni molto diverse. Il fondatore dell’economia politica,
Adam Smith, coglie, pur senza accenti encomiastici, gli
aspetti positivi dell’uso delle macchine, mentre il saggista
scozzese Thomas Carlyle fu acceso avversario del nuovo sistema produttivo perché, secondo il suo pensiero,
la scienza e la macchina negano il senso profondo della
storia, tempio dello spirito e campo d’azione degli eroi.
Nella sua opera principale, La grande trasformazione, lo
storico Karl Polanyi mette in discussione l’assunto fondativo della prima rivoluzione industriale, ovvero l’idea
che il mercato sia una condizione naturale dell’uomo, e
dimostra come il liberismo integrale si sia rivelato fin
dall’inizio incompatibile con la vita sociale. La storica
americana Margaret C. Jacob, infine, si sofferma sul ruolo che la diffusione della cultura tecnico-scientifica in Inghilterra ha svolto nella nascita dell’industrializzazione.
Adam Smith La divisione del lavoro
ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI
Ansovini_ARES_Espansioni.indd 6
07/09/10 14.18
Thomas Carlyle Critica della civiltà delle macchine
Karl Polanyi L’economia innaturale
Margaret C. Jacob Rivoluzione scientifica e nascita
dell’industria
La formazione della classe operaia
La rivoluzione industriale promosse anche la nascita della classe operaia. Lo storico inglese Edward P.
Thompson analizza il processo di formazione del proletariato e il suo complesso riconoscersi come classe
contrapposta ai capitalisti. Nel brano tratto dal Capitale, Karl Marx definisce il concetto di forza-lavoro e
spiega per quali condizioni storiche si trasformi in una
merce nella società capitalista, ossia in un bene che può
essere comprato e venduto sul mercato. Le condizioni
di vita del proletariato inglese sono illustrate da un appello scritto da un anonimo filatore a giornata e dalle
pagine di Friedrich Engels, tratte da uno dei testi più
noti sull’argomento, La situazione della classe operaia in
Inghilterra. La novella di Giulio Carcano descrive la vita
quotidiana in una fabbrica tessile di Intra (Piemonte),
mentre il brano del sociologo e urbanista statunitense
Lewis Mumford racconta le drammatiche condizioni
abitative nelle prime città industriali.
Edward P. Thompson La formazione della classe operaia
Karl Marx La forza-lavoro come merce
Anonimo di «Imprenditori tessili e sfruttamento operaio» Imprenditori tessili e sfruttamento operaio
Friedrich Engels La condizione operaia
Giulio Carcano La fabbrica
Lewis Mumford Casa e condizioni di vita nei centri
industriali
Volume 2 • Parte 2
Alle origini della politica
contemporanea
L’Ottocento si caratterizza per l’emergere di quattro filoni di pensiero politico: il principio di nazionalità, il
liberalismo, la democrazia, il socialismo. Al primo filone sono dedicati i testi del filosofo tedesco Johann G.
Fichte, tratti dai Discorsi alla nazione tedesca, un capo-
EspansioniinAres
7
saldo di tutto il pensiero nazionalista europeo, e quello
di Giuseppe Mazzini, espressione di una visione più democratica del concetto di nazione. Il pensiero liberale è
presentato attraverso i brani di Benjamin Constant, che
espone una rigorosa concezione del liberalismo basata
sulla proprietà privata come fondamento anche delle
istituzioni politiche, dell’intellettuale francese Alexis de
Tocqueville e del filosofo inglese John Stuart Mill. Questi ultimi mettono entrambi l’accento sui rischi di quella
che definiscono “tirannia della maggioranza” e insistono su un altro fondamento del liberalismo, ossia la difesa della sfera privata dall’ingerenza dello Stato. Il pensiero democratico viene esposto dalla Petizione presentata
al Parlamento britannico nel 1837, da cui emerge quella
che sarà la principale rivendicazione dei democratici
dell’Ottocento: il suffragio universale, mentre il testo
del filosofo della politica Norberto Bobbio ci illustra
la distinzione concettuale tra liberalismo e democrazia.
Gli ultimi testi affrontano le correnti socialiste, illustrate
da un brano di Robert Owen, industriale riformatore
ed esponente di quello che verrà chiamato socialismo
utopista, e da un passo tratto dal Manifesto del Partito comunista di Karl Marx e di Friedrich Engels, testo di riferimento del cosiddetto socialismo scientifico.
JohannG.Fichte«Quartodiscorsoallanazionetedesca»
Johann G. Fichte «Ottavo discorso alla nazione tedesca»
Giuseppe Mazzini Sulla nazionalità
Benjamin Constant La libertà degli antichi e la libertà
dei moderni
Alexis de Tocqueville Introduzione a «La democrazia
in America»
John Stuart Mill Elogio della libertà
Anonimo di «Petizione presentata al raduno di Crown
e Anchor» Petizione presentata al raduno di Crown
e Anchor
Norberto Bobbio La democrazia moderna
Robert Owen L’abolizione del commercio
Karl Marx • Friedrich Engels Lotta di classe e proletariato industriale
La cultura borghese
Per molti decenni la cultura positivista fornì il principale fondamento alla mentalità e all’ideologia della
borghesia europea. Le teorie filosofiche di Auguste
Comte e più ancora la teoria evoluzionistica di Char-
ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI
Ansovini_ARES_Espansioni.indd 7
07/09/10 14.18
8
EspansioniinAres
les Darwin travalicarono i rispettivi ambiti disciplinari, influenzando ogni campo del sapere e finendo col
diventare senso comune di un’intera epoca oltre che di
una classe sociale. Un tratto significativo della cultura
borghese fu la sua fiducia nelle capacità dell’individuo
di costruirsi il proprio destino indipendentemente dai
privilegi di nascita. Questa ideologia del self-help fu resa
popolare dal giornalista scozzese Samuel Smiles che,
nell’esaltazione dell’individualismo, finiva per mettere
in luce una realtà meno rosea, in cui la mobilità sociale
era più supposta che effettiva. La spasmodica ricerca del
successo emerge bene dalle pagine del romanziere francese Honoré de Balzac. Il brano di Thomas Nipperdey
è dedicato all’analisi delle trasformazioni che l’ascesa
della borghesia ha indotto nella fruizione del prodotto
artistico, facendo di quest’ultimo un elemento del suo
vissuto quotidiano; quello di Ute Frevert, infine, tratta uno dei luoghi fondamentali della formazione della
nuova cultura borghese e della definizione delle nuove
convenzioni sociali: il salotto.
Auguste Comte Lo spirito positivo
Charles Darwin L’uomo come specie
Samuel Smiles Una ideologia borghese: il «self help»
Honoré de Balzac Le ambizioni di Eugène
Thomas Nipperdey Arte e vita
Ute Frevert Il salotto
Le donne nell’etica borghese
Il brano di Eric J. Hobsbawm ci offre una panoramica
della condizione femminile nella società borghese, sottolineando l’angustia del ruolo che in essa veniva attribuito
alla donna. Nel brano del filosofo positivista Andrea Angiulli si sottolinea l’importanza di adeguare l’istruzione
femminile al ruolo che la donna svolge nella società, in
quanto centro educativo della struttura familiare. Infine
due romanzi, Un martirio, della scrittrice italiana Anna
Roti nota come Regina di Luanto, e I Buddenbrook, di
Thomas Mann, mettono in evidenza il disagio di due
donne borghesi per la loro condizione di mogli.
Eric J. Hobsbawm Il “posto” della donna nella società
borghese
Andrea Angiulli L’educazione della donna
Regina di Luanto La vita coniugale di una giovane
borghese
Thomas Mann Il matrimonio di Tony Buddenbrook
Il pensiero politico del Risorgimento
Ripercorriamo attraverso i documenti le principali correnti del pensiero politico del Risorgimento italiano. Il
percorso si apre con i testi di Cavour e di Massimo D’Azeglio, che rappresentano l’area liberale del movimento risorgimentale. Segue il testo di Vincenzo Gioberti, in cui
si afferma la necessità di fare leva sulle strutture politiche
tradizionali, la monarchia e il papato, per raggiungere
l’indipendenza. All’opposto Giuseppe Mazzini propone la via dell’insurrezione come l’unica valida per conquistare l’unità ed educare le masse mentre nel brano di
Carlo Pisacane troviamo esposte le idee dell’ala radicale
del movimento democratico, che legava insieme questione nazionale e questione sociale. Nelle pagine di Carlo
Cattaneo, infine, è esposto il progetto di una federazione
democratica tra gli Stati italiani, come tappa intermedia
per la futura realizzazione degli Stati Uniti d’Europa.
Camillo Benso di Cavour Contro il protezionismo e il
socialismo
Massimo D’Azeglio Il programma dei moderati
Vincenzo Gioberti Monarchia e papato nel Risorgimento italiano
Giuseppe Mazzini La necessità dell’insurrezione
Carlo Pisacane Nazionalità e libertà
Carlo Cattaneo La soluzione federale
Il Risorgimento: interpretazioni
storiografiche
Il dibattito storiografico sul Risorgimento qui proposto
prende le mosse da un brano dello scrittore Alfredo
Oriani, tratto da un libro del 1908, che rappresenta una
delle prime critiche al processo di unificazione, considerato dall’autore una «rivoluzione mancata» poiché
privo di una vera partecipazione popolare. Le carenze
del processo risorgimentale sono sottolineate anche, in
un’opera pubblicata nel 1926, da Piero Gobetti, che insiste sul mancato incontro tra liberalismo e democrazia
e sulle conseguenze negative che ciò ha prodotto nella
storia successiva del paese. Uno dei nodi del dibattito
sviluppatosi intorno al tema dell’unificazione è quello
che ha preso avvio dalle tesi di Antonio Gramsci sulla
mancata rivoluzione agraria, cioè sul mancato coinvolgimento delle masse contadine da parte dei democratici, che avrebbero dovuto farsi promotori di una pro-
ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI
Ansovini_ARES_Espansioni.indd 8
07/09/10 14.18
fonda trasformazione della struttura proprietaria delle
campagne. Nel secondo dopoguerra lo storico Rosario
Romeo contesterà questa tesi, nella convinzione che la
rivoluzione delle campagne era inattuabile e, nell’eventualità che si fosse realizzata, anche dannosa, perché
avrebbe ritardato il processo di industrializzazione del
paese. L’ultimo brano è dello storico dell’economia Luciano Cafagna che, partendo dall’analisi delle condizioni economiche dell’Italia prerisorgimentale, sottolinea i
mancati effetti dell’unificazione come rilevante agente
propulsivo per lo sviluppo industriale.
Alfredo Oriani La rivoluzione senza popolo
Piero Gobetti Risorgimento senza eroi
Antonio Gramsci La rivoluzione agraria mancata
Rosario Romeo Critica alla tesi di Gramsci
Luciano Cafagna Un lento sviluppo industriale
I problemi dello Stato unitario
Il percorso illustra i problemi che la classe dirigente liberale si trova ad affrontare, all’indomani dell’Unità, per
dare legittimità alle nuove istituzioni. I brani di Alberto
Caracciolo e Raffaele Romanelli analizzano le ragioni
che spinsero gli uomini della Destra storica a dare allo
Stato una struttura amministrativa accentrata. Il testo di
Giorgio Candeloro, invece, ferma l’attenzione sul problema del brigantaggio, uno dei più gravi affrontati dal
neocostituito Regno d’Italia. Un altro problema dell’Italia postunitaria era costituito dall’elevatissimo tasso di
analfabetismo, che rappresentava un limite alla partecipazione politica delle masse popolari. Il linguista Tullio
De Mauro analizza questo problema e descrive gli sforzi
messi in campo dalla classe dirigente per provare a risolverlo. Il percorso si chiude con due documenti sulla
“questione meridionale”, il primo del politico toscano
Leopoldo Franchetti sulla Sicilia, il secondo, più tardo,
dello studioso lucano Giustino Fortunato, uno dei padri del pensiero meridionalista, sulle cause della povertà
del Sud d’Italia.
Alberto Caracciolo La scelta accentratrice
Raffaele Romanelli Il progetto liberale
Giorgio Candeloro Le cause del brigantaggio
Tullio De Mauro Analfabetismo e istruzione elementare
Leopoldo Franchetti La Sicilia nel 1876: clientele e mafia
Giustino Fortunato Le due Italie
EspansioniinAres
9
Volume 2 • Parte 3
La seconda rivoluzione industriale:
scienza e tecnica
Nell’ultimo trentennio dell’Ottocento il capitalismo conosce una nuova fase di sviluppo. Il brano dello storico
inglese Brian R. Mitchell ci fornisce un quadro generale dei parametri più importanti per valutare la crescita
industriale. Questo processo fu anche il frutto di profonde e complesse trasformazioni delle strutture produttive, in cui svolse un ruolo fondamentale lo sviluppo
dell’industria dell’acciaio, di cui ci parla lo storico americano David S. Landes, e di alcune tecnologie, illustrate
da Vittorio Marchis. L’ultimo brano del percorso è il
Regolamento di un ospedale milanese, che ci fa comprendere come la diffusione del metodo scientifico e la
sua diffusione abbiano comportato una completa trasformazione degli ospedali che, da indifferenziati luoghi
di ricovero, si sono trasformati in strutture di cura e di
studio dei malati, organizzate razionalmente secondo i
criteri della nuova medicina.
Brian R. Mitchell La seconda rivoluzione industriale:
alcuni parametri di riferimento
David S. Landes L’età dell’acciaio
Vittorio Marchis Treno, telegrafo, aeroplano
Ospedale Maggiore di Milano I nuovi luoghi di cura
Movimento operaio e partiti socialisti
Lo storico inglese Eric J. Hobsbawm ci offre uno sguardo panoramico sulle forme di organizzazione che i lavoratori hanno progressivamente costruito, soffermandosi in particolare sulla seconda metà dell’Ottocento. Una
testimonianza della crescente consapevolezza politica e
sindacale degli operai ci è offerta dal Programma della
Lega di resistenza fra i lavoratori muratori di Milano,
redatto nel 1893, e dal Programma presentato da Filippo Turati sulla pagine della rivista «Critica Sociale», nel
1892, in coincidenza con il congresso di formazione del
Partito socialista a Genova. La classe operaia assunse da
subito una dimensione programmatica, non ristretta
all’ambito nazionale, costruendo forme di aggregazione
a livello internazionale, come testimonia il Programma
dell’Internazionale socialista, o Seconda Internazionale.
ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI
Ansovini_ARES_Espansioni.indd 9
07/09/10 14.18
10
EspansioniinAres
La questione sociale è al centro anche del dibattito del
mondo cattolico e pone la Chiesa di fronte alle nuove
sfide della modernità. L’enciclica Rerum Novarum testimonia la presa d’atto, per quanto cauta, dei cambiamenti
della società, superando la precedente totale chiusura.
Lo storico Pietro Scoppola dedica infine alcune pagine
al cattolicesimo sociale dopo l’enciclica di Leone XIII.
Eric J. Hobsbawm Movimento operaio e partiti socialisti
Anonimo del «Programma della Lega di resistenza fra
i lavoratori muratori di Milano» Programma della
Lega di resistenza fra i lavoratori muratori di Milano
Filippo Turati La fondazione del Partito socialista
Seconda Internazionale Azione politica e questione
economica nei programmi della II Internazionale
Leone XIII L’enciclica «Rerum novarum»
Pietro Scoppola Il cattolicesimo sociale
Il mondo fuori dell’Europa:
Stati Uniti, Giappone, Cina e India
Il percorso è introdotto dalle pagine del sociologo americano Barrington Moore jr., in cui lo studioso traccia
un quadro del rapporto fra guerra civile americana e sviluppo del capitalismo e vede nella vittoria del Nord un
episodio decisivo del processo di modernizzazione. Il
secondo brano, ancora dedicato agli Stati Uniti, è tratto
dalla parte introduttiva della celebre opera dello storico
statunitense Frederick J. Turner intitolata La frontiera
americana: proprio il concetto di frontiera rappresenta la chiave di lettura di un secolo di storia degli Stati
Uniti. Lo studioso e diplomatico canadese E. Herbert
Norman analizza l’eccezionale processo di modernizzazione e occidentalizzazione del Giappone, passato
nel giro di un ventennio dal feudalesimo al capitalismo.
Mario Sabattini e Paolo Santangelo ci introducono
nel difficile tentativo operato dalla Cina per uscire dalla subalternità rispetto alle potenze occidentali. Infine
Michelguglielmo Torri racconta la modernizzazione di
uno Stato coloniale, l’India britannica.
Barrington Moore jr. La guerra civile americana e lo
sviluppo del capitalismo
Frederick J. Turner Il significato della frontiera nella
storia americana
E. Herbert Norman L’espansione del Giappone
Mario Sabattini • Paolo Santangelo La Cina tenta la
modernizzazione
Michelguglielmo Torri La modernizzazione di uno
Stato coloniale: gli inglesi in India
Scrittori e colonialismo
Il percorso propone quattro brani di scrittori che si confrontano con il colonialismo di fine Ottocento - inizi
Novecento, evidenziando approcci radicalmente diversi: di sostegno, di disagio o di critica decisa. All’approccio favorevole all’impresa coloniale appartengono la
celebre poesia di Rudyard Kipling, Il fardello dell’uomo
bianco, che esprime bene l’orgoglio del colonizzatore di
fronte a quella che egli considera una missione civilizzatrice, e il discorso pronunciato da Giovanni Pascoli,
nel 1911, in cui appoggiava incondizionatamente l’impresa italiana in Libia. Joseph Conrad nel suo Cuore di
tenebra, ambientato al centro dell’Africa nera, esprime le
inquietudini e le paure dell’uomo bianco di fronte a una
realtà che gli appare lontana e primitiva. Una condanna
invece senza appello alla colonizzazione del Congo, a
opera del re Leopoldo del Belgio, è espressa dallo scrittore americano Mark Twain.
Rudyard Kipling Il fardello dell’uomo bianco (testo in
traduzione)
Giovanni Pascoli La grande Proletaria si è mossa
Joseph Conrad L’«uomo preistorico»
Mark Twain La colonizzazione del Congo
Volume 3 • Parte 1
Il mondo del lavoro
Lo straordinario incremento della produzione industriale e la grande disponibilità di manodopera furono le
premesse delle radicali trasformazioni che intervennero
nell’organizzazione del lavoro in fabbrica nei primi decenni del XX secolo. Si trattò di una vera e propria rivoluzione fondata sulla razionalizzazione dei sistemi produttivi. Grandi protagonisti della nuova organizzazione
del lavoro furono l’ingegnere statunitense Frederick W.
Taylor e l’imprenditore di Detroit Henry Ford, che nel
1913 introdusse la catena di montaggio nella sua azien-
ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI
Ansovini_ARES_Espansioni.indd 10
07/09/10 14.18
da automobilistica. Di contro alla figura sociale dell’operaio-massa, dequalificato e intercambiabile, si assisteva
in quei decenni all’ascesa di una nuova classe media che
aveva il suo fulcro negli impiegati. Anche gli uffici, come
scrive il sociologo statunitense Charles Wright Mills,
furono investiti da un processo di burocratizzazione e
razionalizzazione che insisteva sull’organizzazione degli
spazi, la distribuzione dei compiti e delle mansioni. Lo
storico tedesco Jürgen Kocka, invece, con un occhio
agli avvenimenti che porteranno all’avvento del nazismo in Germania, analizza il rapporto tra l’ascesa della
classe media – le sue inquietudini e le sue scelte politiche
– e l’evoluzione in senso democratico o totalitario delle
forme politiche, mettendo in luce interessanti differenze
tra la società americana e quella europea.
Frederick Winslow Taylor L’organizzazione scientifica
del lavoro
Henry Ford Catena di montaggio e disciplina sociale
Charles Wright Mills Il nuovo ufficio
Jürgen Kocka Impiegati e operai
L’individuo e la massa
Le masse irrompono sulla scena tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Furono la maggiore
partecipazione politica, l’alfabetizzazione, l’urbanizzazione e l’aggregazione sindacale a trasformare la vita
sociale negli Stati: se a comandare rimanevano sempre
ristrette élite, ora anche le identità collettive facevano
sentire coralmente la loro voce, provocando nei contemporanei sentimenti di paura determinati anche dal
carattere sempre più impersonale e anonimo dei rapporti tra gli individui. Gli studi dell’epoca tendevano a
enfatizzare il processo di omologazione verso il basso
tipico della folla, nella quale la dimensione collettiva
finisce per esaltare le pulsioni più irrazionali e più mutevoli. Già nel 1895 lo psicologo e antropologo francese Gustave Le Bon rifletteva su questi aspetti, individuando nella folla un elemento distruttivo che faceva
dell’individuo un automa incosciente. Diversi decenni
più tardi lo spagnolo José Ortega y Gasset scriveva
che la massa «travolge tutto ciò che è differente, singolare, individuale, qualificato e selezionato». La riflessione sull’irrazionalità accompagnò il pieno dispiegarsi della società di massa ma trovò solo nello psichiatra
viennese Sigmund Freud una lettura scientifica, de-
EspansioniinAres
11
stinata a produrre una vera e propria rivoluzione nelle
mentalità attraverso la scoperta dell’inconscio. Chiudono questo percorso le pagine di due grandi scrittori
italiani, Italo Svevo e Luigi Pirandello, entrambi voci
originali del panorama culturale e letterario europeo.
Fortemente influenzate da temi cari a Freud le opere di
Svevo, dove ritorna il tema del disagio di vivere e delle
piccole e grandi nevrosi; più attento ai temi dell’incomunicabilità, della finzione e della convenzionalità dei
rapporti sociali Pirandello.
Gustave Le Bon La psicologia delle folle
José Ortega y Gasset La ribellione delle masse
Sigmund Freud L’interpretazione dei sogni come accesso all’inconscio
Italo Svevo «La malattia è una convinzione»
Luigi Pirandello «L’ombra d’un morto: ecco la mia
vita...»
Le conseguenze della Grande guerra
e la crisi del sistema internazionale
L’impatto della Grande guerra sulla storia mondiale fu
enorme. Dal punto di vista politico e delle dinamiche
internazionali tutto cambiò. La guerra non era ancora
finita e già si presentava sulla scena, in Europa, un nuovo minaccioso protagonista: la Russia comunista, poi
Unione Sovietica. Nelle «tesi di aprile» del 1917, di Nicolaj Lenin, si intravedevano, infatti, i successivi sviluppi della rivoluzione bolscevica e l’inevitabile contrapposizione ideologica che questo avvenimento introduceva
sulla scena mondiale. All’inarrestabile declino dell’egemonia politica ed economica dell’Europa, uscita dalla
guerra profondamente impoverita, si contrapponevano
il primato economico degli Stati Uniti e il loro crescente peso negli equilibri internazionali: così alla fine della
guerra il presidente americano Woodrow Wilson poteva enunciare nei suoi «14 punti» le linee guida del nuovo
ordine mondiale, linee che avrebbero dovuto regolare
le relazioni tra gli Stati. La scena politica europea è al
centro delle pagine dello storico inglese Christopher
Seton Watson, attento alle conseguenze della dissoluzione dei vecchi imperi, mentre le riflessioni dell’economista inglese John Maynard Keynes, membro della
delegazione inglese a Versailles, risuonano fortemente
critiche verso la decisione presa dalle potenze vincitrici
ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI
Ansovini_ARES_Espansioni.indd 11
07/09/10 14.18
12
EspansioniinAres
di imporre alla Germania un pagamento di esorbitanti
risarcimenti di guerra. Sulla Germania di Weimar e sulle debolezze strutturali di questa giovane democrazia,
nata dalla sconfitta e dalla profonda crisi dell’Impero
tedesco, insistono i brani dello storico Hagen Schulze e
dello scrittore tedesco Ernst von Salomon, che fu uno
dei protagonisti del violento clima politico e culturale
del periodo.
Nicolaj Lenin Le «tesi di aprile»
Woodrow Wilson I «14 punti» di Wilson
Christopher Seton Watson L’Europa dopo Versailles
John Maynard Keynes Le conseguenze economiche
della pace
Hagen Schulze La sconfitta della democrazia
Ernst von Salomon Una nazione divisa
Alle origini del fascismo
L’affermazione del fascismo negli anni Venti rappresentò una delle principali novità politiche dell’Europa.
Il testo di Gaetano Salvemini, storico e meridionalista, ricostruisce il clima che si creò in Italia nel primo
dopoguerra e in particolare la diffusa sensazione che
i rappresentanti del paese avessero avuto nella Conferenza di pace un atteggiamento rinunciatario. Il mito
della «vittoria mutilata», che ebbe una parte rilevante
nella propaganda fascista, viene smontato sempre da
Salvemini, che dimostra quanto i vantaggi delle forzate
rinunce fossero, in realtà, maggiori dei danni. Ancora
sulla crisi politica e sociale del dopoguerra insistono le
pagine di Renzo De Felice, uno dei maggiori studiosi
del fenomeno fascista. Angelo Tasca, invece, racconta
l’entrata in azione delle squadre fasciste nelle campagne
della Pianura Padana e l’impreparazione delle organizzazioni dei lavoratori a difendersi da questa ondata di
violenza. Lo storico Emilio Gentile, infine, evidenzia
la forma organizzativa militarizzata assunta dai fasci di
combattimento e l’uso della violenza che divenne con il
fascismo, per la prima volta, uno strumento della lotta
politica.
Gaetano Salvemini Il mito della «vittoria mutilata»
Renzo De Felice Le origini del fascismo
Angelo Tasca Lo squadrismo fascista e la sconfitta socialista
Emilio Gentile Il partito-milizia
Volume 3 • Parte 2
Il capitalismo tra crisi
e trasformazioni
Questo percorso attraversa tutto il XX secolo e i primi
anni del XXI per ripercorrere, problematicamente, i
momenti di sviluppo e di crisi del sistema capitalistico.
Primo momento di snodo fu l’abbandono del liberismo
classico all’inizio degli anni Trenta: un cambio di rotta
di cui l’economista britannico John Maynard Keynes
teorizzò la necessità già prima del crollo di Wall Street
nel 1929. Le pagine di Furore, romanzo dello scrittore
americano John Steinbeck, risuonano degli echi della
grande crisi che colpì contadini e braccianti americani,
protagonisti di un vero e proprio esodo sulle strade della
California in cerca di un po’ di fortuna. La trasformazione della società industriale conosciuta negli anni Cinquanta e Sessanta, la cosiddetta “età del benessere”, vedrà
assumere un carattere sempre più tecnologico da parte
delle grandi imprese, come scrive l’economista americano John K. Galbraith, in un progressivo processo di allontanamento dal modello industriale ottocentesco, che
vide il sistema capitalista conoscere una nuova brusca
flessione, dopo la crescita dei decenni precedenti, negli
anni Ottanta e Novanta. L’analisi dell’economista Lester
C. Thurow sul futuro del capitalismo è seguita dal contributo dell’economista americano Jeremy Rifkin, una
delle voci più interessanti nel dibattito attuale sui limiti
del nuovo modello economico mondiale fondato sul
mercato e la finanza.
John Maynard Keynes La fine del «laissez-faire»
John Steinbeck L’itinerario dei popoli nomadi
John K. Galbraith La tecnostruttura
Lester C. Thurow Il futuro del capitalismo
Jeremy Rifkin Superando le frontiere dell’alta tecnologia
Fascisti/antifascisti
Questo percorso è dedicato all’Italia divisa tra fascismo
e antifascismo. I primi brani ci presentano i due schieramenti tra gli anni Venti e l’inizio della seconda guerra
mondiale, gli anni della costruzione del regime e del
consolidamento del consenso. Si inizia con il Manife-
ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI
Ansovini_ARES_Espansioni.indd 12
07/09/10 14.18
sto degli intellettuali del fascismo, documento redatto a
conclusione di un convegno sulla cultura fascista presieduto da Giovanni Gentile. Le ragioni dell’antifascismo
liberale sono illustrate, invece, da un articolo di Piero
Gobetti, uno dei primi e più tenaci oppositori di Mussolini, pubblicato nel novembre 1922 con il titolo Elogio
della ghigliottina sulla rivista «La rivoluzione liberale», e
dal Manifesto antifascista redatto da Benedetto Croce e
firmato da molti intellettuali, apparso nel maggio 1925
in risposta al Manifesto degli intellettuali fascisti. Le posizioni dell’antifascismo comunista le troviamo nelle
pagine di Palmiro Togliatti che, nel 1935, nel ridefinire
la strategia di lotta al regime, analizza le forme organizzative che fanno del fascismo un movimento di massa. I
testi successivi sono invece dedicati a un momento particolare della storia del nostro paese: quello seguito all’8
settembre del 1943, che segnò l’inizio della Resistenza e
della guerra civile e che mise tanti italiani, soprattutto
giovani, di fronte a una scelta non rinviabile tra lotta
partigiana e fedeltà al nazifascismo. Lo storico Giovanni De Luna ci offre una panoramica delle due differenti
parti in lotta e delle ragioni che spinsero tanti a collocarsi nell’uno o nell’altro schiramento. Gli ultimi testi
sono due testimonianze: la prima di Giorgio Bocca, che
entrò nelle formazioni di Giustizia e Libertà in Piemonte; la seconda di Carlo Mazzantini, che fuggì da casa
per aderire alle camicie nere della Repubblica di Salò.
Giovanni Gentile Manifesto degli intellettuali del fascismo
Piero Gobetti Il fascismo, autobiografia della nazione
Benedetto Croce Il «contromanifesto» antifascista
Palmiro Togliatti Il fascismo come dittatura di classe
Giovanni De Luna Le ragioni dei combattenti: fascisti
e antifascisti
Giovanni Bocca Alle origini della Resistenza italiana
Carlo Mazzantini Canzoni di giovinezza e di morte
I totalitarismi
La volontà di plasmare e dominare “totalmente” la società costituisce il tratto distintivo dei regimi totalitari
europei del Novecento: la Germania nazista e il regime
comunista in Unione Sovietica. Di totalitarismo “imperfetto”, invece, si è parlato a proposito dell’Italia fascista,
dove il controllo esercitato dalla macchina organizzativa
e poliziesca del regime non raggiunse mai le forme pa-
EspansioniinAres
13
rossistiche dell’Urss e della Germania di Hitler. Il concetto e la categoria di totalitarismo sono al centro della
riflessione della studiosa tedesca Hannah Arendt e del
brano dei due politologi statunitensi Carl J. Friedrich
e Zbigniew K. Brzezinskj. La capillare organizzazione
delle SS, l’organismo di punta dell’apparato repressivo e
del terrore hitleriano, è argomento del saggio dello storico tedesco Norbert Frei. Dedicate all’Unione Sovietica
sono le pagine dello scrittore russo Aleksander I. Solzenitsyn, perseguitato dal regime e a lungo detenuto in
un campo di concentramento, e il ritratto di Stalin dello
storico Andrea Graziosi. Chiude il percorso la riflessione di Emilio Gentile sulla costruzione dello Stato fascista e sulla sua aspirazione, non soddisfatta, a un modello
totalitario.
Hannah Arendt Le origini del totalitarismo
Carl J. Friedrich • Zbigniew K. Brzezinskj I caratteri del
totalitarismo
Norbert Frei Lo Stato delle SS
Aleksander I. Solzenitsyn L’articolo 58
Andrea Graziosi Stalin, un despota
Emilio Gentile Mito e organizzazione nell’esperienza
fascista
Volume 3 • Parte 3
La società dei consumi
Tra gli anni Cinquanta e Sessanta nelle società industriali si manifestò un diffuso miglioramento delle
condizioni di vita della popolazione. L’effetto più appariscente di questa trasformazione fu l’aumento dei consumi: cibo in scatola, Coca Cola, piccoli e grandi elettrodomestici, pannolini “usa e getta”, calze di nylon riempirono gli scaffali di supermercati e grandi magazzini,
condizionando gusti e bisogni dei compratori sempre
più bombardati dalla pubblicità. L’Europa, superata la
grande povertà del dopoguerra, si uniformò al modello
nordamericano del consumismo. Se lo storico Sergio
Ricossa enfatizza gli aspetti progressivi di questo modello di società, dove i viaggi, il tempo libero e la stessa
rivoluzione tecnologica appaiono elementi liberatori e
di crescita culturale, altri studiosi hanno sottolineato le
caratteristiche negative della rivoluzione consumistica.
Il semiologo francese Roland Barthes e il sociologo
statunitense Vance Packard insistono sui condiziona-
ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI
Ansovini_ARES_Espansioni.indd 13
07/09/10 14.18
14
EspansioniinAres
menti profondi che una pubblicità martellante e occulta
esercita sulle nostre scelte, facendo leva, scrive Packard,
sul nostro bisogno di sicurezza o sulla volontà di potenza, per esempio attirando l’attenzione dei compratori
su automobili sempre più veloci e rombanti. Le società
industriali avanzate, scrive il filosofo tedesco Herbert
Marcuse, solo in apparenza sono realtà libere e democratiche, in realtà l’individuo rimane stritolato in forme
sempre più subdole e sofisticate di controllo che ne condizionano e indirizzano le pulsioni.
Sergio Ricossa La rivoluzione dei consumi
Roland Barthes Saponificanti e detersivi
Vance Packard I persuasori occulti
Herbert Marcuse L’uomo a una dimensione
L’Italia del miracolo economico
Questo percorso è dedicato alla straordinario sviluppo
economico che ha caratterizzato l’Italia tra il 1958 e il
1963 e che ha portato non solo a una crescita del prodotto interno lordo e della produzione industriale, ma anche a profonde trasformazioni sociali e culturali. Il primo brano è della storica dell’economia Vera Zamagni,
che ci offre un panorama generale del cosiddetto “miracolo economico italiano”. Il brano del giurista Manin
Carabba è dedicato, invece, a uno dei punti qualificanti
dei primi esecutivi di centrosinistra: il tentativo di governare l’economia attraverso una programmazione capace di intervenire sulla distribuzione delle risorse e di
correggere i più vistosi squilibri territoriali e sociali. Alle
trasformazioni sociali e culturali sono dedicati gli ultimi
tre brani. Il primo, dello storico Paul Ginsborg, racconta
l’imponente fenomeno delle migrazioni interne, indotto
dalla crescita industriale del Nord del paese, che determinò un inedito rimescolamento della popolazione con
effetti sia sulla mentalità sia sugli stili di vita. Ai nuovi
comportamenti sociali e ai nuovi modelli di consumo,
inaugurati dal “miracolo economico”, sono dedicate le
pagine dello storico Silvio Lanaro, mentre il demografo
Antonio Golini ci parla della progressiva emancipazione delle donne e dei mutamenti della struttura familiare.
Vera Zamagni Il miracolo economico
Manin Carabba La programmazione
Paul Ginsborg Le migrazioni interne
Silvio Lanaro I nuovi consumi
Antonio Golini Le trasformazioni della famiglia
La contestazione e le battaglie
per i diritti civili
La contestazione degli anni Sessanta fu un fenomeno giovanile e studentesco, una protesta generazionale contro le
regole borghesi, l’ordine costituito e gerarchico e la cultura
dominante veicolata dalla scuola e dall’università. Il carattere generazionale della rivolta studentesca, che in Europa esplose nelle piazze e nelle università nel 1968, viene
ricordato dallo storico Peppino Ortoleva. Nelle università occupate gli studenti discutevano di diritto allo studio
e reclamavano maggiori spazi di autonomia, contestando
il sistema scolastico classista e autoritario: questo emerge
dalla lettura del documento redatto dal Movimento studentesco di Lettere dell’Università di Roma. Negli Stati
Uniti, dove la protesta fu meno politicizzata e scoppiò con
qualche anno di anticipo rispetto all’Europa, le battaglie
degli studenti universitari si rivolsero contro l’intervento militare americano in Vietnam e si affiancarono alle
battaglie della comunità afroamericana per i diritti civili.
Dopo Martin Luther King, leader incontrastato del movimento pacifista e antisegregazionista, ucciso nel 1968,
la sua eredità tra i giovani dei ghetti americani fu raccolta
da Malcolm X, che da posizioni molto più radicali sosteneva la necessità di ricorrere alla rivolta e alla violenza
per difendersi dagli arbitri e dalle ingiustizie della società
dei bianchi. In coincidenza con la contestazione giovanile
si manifestarono negli Stati Uniti e in Europa le prime
lotte per la parità dei sessi: nell’Italia degli anni Settanta
la battaglia per il diritto all’aborto rappresentò una tappa
fondamentale nella crescita del movimento femminista,
come emerge dal documento del Movimento di Liberazione della Donna. Anche nella Chiesa, in ogni angolo
del pianeta, si moltiplicarono gli appelli al rinnovamento
interno e a un maggiore impegno nel sociale, a favore dei
poveri e degli emarginati. Fortemente ostacolata dalle gerarchie, per la portata rivoluzionaria della sua lettura in
chiave politico-sociale del Vangelo, fu la “teologia della
liberazione”, qui ricordata attraverso le parole di uno dei
suoi principali esponenti, il teologo francescano brasiliano Leonardo Boff.
Peppino Ortoleva Una protesta generazionale
Movimento studentesco Da una facoltà occupata
Malcolm X La rivolta dei neri americani
Movimento di Liberazione della Donna La battaglia
per l’aborto
Leonardo Boff La teologia della liberazione
ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI
Ansovini_ARES_Espansioni.indd 14
07/09/10 14.18
Volume 3 • Parte 4
La Cina tra comunismo e capitalismo
Ai nostri giorni, nel XXI secolo, la Cina è una realtà
economica in rapidissima espansione, protagonista indiscussa del mercato mondiale: un paese che ha saputo bruciare tutte le tappe dello sviluppo creando quasi
dal nulla la sua potenza commerciale. Il cammino della
Cina, dalla nascita della Repubblica popolare nel 1949
all’inserimento attuale nel sistema capitalistico, è stato
sbalorditivo e la sua rapidità ha colto tutti di sorpresa.
In questo percorso ripercorriamo le tappe fondamentali
che hanno portato nel XX secolo alla nascita della Cina
moderna. In primo luogo il crollo dell’Impero millenario cinese, premessa dell’affermazione al potere dei comunisti, è argomento delle pagine dei due studiosi Mario Sabattini e Paolo Santangelo. Ispiratore, fondatore
e guida dello Stato comunista cinese, nato alla fine degli
anni Quaranta del Novecento, è stato per diversi decenni
Mao Tse-tung, di cui presentiamo alcune citazioni tratte dal Libretto rosso, una raccolta dei suoi discorsi e dei
suoi scritti. Infine Federico Rampini, giornalista, a lungo corrispondente da Pechino, ci illustra le caratteristiche delle grandi trasformazioni intervenute in Cina negli ultimi anni, tanto da far parlare di un «secolo cinese».
Mario Sabattini • Paolo Santangelo La nascita della Repubblica in Cina
Mao Tse-tung Il libretto rosso
Federico Rampini Il secolo cinese
Il Sudafrica: dall’apartheid
alla “nazione arcobaleno”
Lo storico Giampaolo Calchi Novati ci illustra alcuni
capisaldi del regime di apartheid, instaurato in Sudafrica nel secondo dopoguerra, e ci fa comprendere come
questo complesso di leggi, lungi dal rappresentare il
residuo di un lontano passato coloniale, fosse invece
espressione di un lucido quanto brutale progetto politico e ideologico. La fine del regime della supremazia
bianca (1990) lasciò un paese lacerato, diviso e soggetto
a scoppi incontrollati di violenza, dove la riconciliazione
era tanto necessaria quanto difficile. Nella transizione
del Sudafrica da un regime razzista a una democrazia
EspansioniinAres
15
multietnica, un ruolo estremamente importante ha
avuto la Commissione per la Verità e la Riconciliazione
(1995-98), voluta da Nelson Mandela e presieduta dal
vescovo anglicano Desmond Tutu. Dalle pagine della
scrittrice Antjie Krog, incaricata di seguire le udienze
della Commissione per conto della radio, emerge con
chiarezza la complessità di questo percorso che, mettendo in primo piano le vicende individuali, ha permesso
ai singoli di non sentirsi dimenticati nelle proprie sofferenze e di trovare un riconoscimento e una risposta.
Giampaolo Calchi Novati Un bilancio della decolonizzazione
Antjie Krog «Terra del mio sangue»
L’Islam contemporaneo
Negli ultimi decenni del XX secolo il rilancio del fondamentalismo islamico ha spinto il mondo dell’Islam
al centro dell’attenzione mondiale. Per noi occidentali,
però, la violenza del terrorismo di matrice islamica ha
finito spesso per oscurare ogni altro aspetto, quasi che
tutto l’Islam, con le sue enormi differenze tra paese e
paese, si riducesse agli attentati che si sono verificati in
tutto il mondo. Lo studioso francese Gilles Kepel, autore di importantissimi studi sul mondo arabo, individua
nelle sue pagine la grande complessità dei nodi irrisolti
all’interno dell’Islam: obiettivo prioritario delle forze
del jihad, scrive Kepel, è quello di prendere il potere nei
loro paesi mentre gli attentati che hanno colpito l’Occidente sono solo uno degli strumenti di questa strategia di conquista. La violenza e il fanatismo di questa
battaglia risuonano nelle parole del proclama di Osama
bin Laden contro i nemici dell’Islam, un appello scritto nel 1998 per invitare tutti i musulmani a prendere
le armi contro Israele, gli Stati Uniti e i loro alleati. La
mancanza di democrazia nei paesi islamici, governati da
regimi autocratici e illiberali, è al centro della riflessione
del sociologo Renzo Guolo, che auspica una profonda
modernizzazione di queste società al fine di favorire l’accesso all’istruzione e l’emancipazione della donna.
Gilles Kepel In guerra per il controllo dell’Islam
Osama bin Laden Dichiarazione per la guerra santa
contro ebrei e crociati
Renzo Guolo L’Islam è compatibile con la democrazia?
ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI
Ansovini_ARES_Espansioni.indd 15
07/09/10 14.18
16
EspansioniinAres
Globalizzazione
e limiti dello sviluppo
Le trasformazioni
del sistema politico italiano
Da diversi decenni la difesa dell’ambiente è diventato
un tema ampiamente dibattuto, che coinvolge e impegna i cittadini e gli Stati a immaginare nuovi modelli
di sviluppo. Spesso però gli Stati più potenti e le grandi
imprese multinazionali ostacolano gli accordi internazionali finalizzati a limitare i danni dell’inquinamento,
per agire indisturbati senza alcun vincolo. Ma degrado
ambientale e sviluppo, povertà e risorse sono nodi fortemente connessi, come denunciano nel loro intervento
scritto all’inizio degli anni Novanta i tre studiosi nordamericani Lester R. Brown, Cristopher Flavin e Sandra
Postel. Sulla stessa linea insiste Emilio Gerelli: nel nuovo scenario politico ed economico mondiale il progresso delle nuove tecnologie deve essere posto al servizio
del pianeta, per garantirne la salvaguardia. Negli ultimi
anni la riflessione sull’ambiente si è spesso sovrapposta a
quella sulla globalizzazione, poiché le nuove dinamiche
dell’economia mondiale hanno spinto per uno sfruttamento intensivo di uomini e risorse nelle regioni più
povere del pianeta. Insistono sul tema della globalizzazione e delle sue conseguenze i tre brani successivi. Molto critico il sociologo polacco Zygmunt Bauman, che
sottolinea l’impotenza degli Stati nazionali di fronte al
carattere mondiale – senza confini, ma anche senza regole – dell’economia e della finanza attuali, responsabili
dell’impoverimento crescente del Sud del mondo. Se è
vero che nel mondo contemporaneo il divario tra ricchezza e povertà è aumentato, scrivono gli autori degli ultimi
due brani, Joseph Stiglitz e Luciano Gallino, bisogna
cercare di impegnare gli organismi economici e politici
internazionali in una politica di controllo del mercato,
per attenuare gli squilibri drammatici dello sviluppo.
Nel corso degli anni Novanta il sistema politico italiano ha subìto una profonda trasformazione, riflessa in
parte del riassetto degli equilibri internazionali seguiti al
crollo dell’Unione Sovietica, ma soprattutto come conseguenza di un’inchiesta della magistratura che, iniziata
con un caso di corruzione, ha finito per mettere in crisi
l’intero sistema dei partiti. Il percorso è aperto dal brano
dello storico Agostino Giovagnoli, che concentra la sua
attenzione da un lato sulla cosiddetta inchiesta “Mani
pulite” e dall’altro sul referendum elettorale che ha segnato il passaggio del sistema politico italiano dal multipartitismo a un tendenziale bipolarismo. A quest’ultimo
aspetto sono dedicate, per un ulteriormente approfondimento, le pagine di Giovanni Sabbatucci. Le novità più
importanti del sistema politico italiano degli anni Novanta sono rappresentate dall’affermazione della Lega,
a cui è dedicata l’analisi del sociologo Ilvo Diamanti,
e dalla “scesa in campo” di Silvio Berlusconi, analizzata
da Lucio Caracciolo. Gianenrico Rusconi, da ultimo,
pone l’accento su un aspetto particolare della crisi del
sistema politico italiano: il venir meno dell’identità nazionale e del sentimento patriottico.
Agostino Giovagnoli Da Tangentopoli al referendum
elettorale
Giovanni Sabbatucci Il «bipolarismo polarizzato»
Ilvo Diamanti Le radici della Lega
Lucio Caracciolo La discesa in campo di Berlusconi
Gianenrico Rusconi La nazione ammalata
Lester R. Brown • Cristopher Flavin • Sandra Postel Un
pianeta da salvare
EmilioGerelliUnapoliticaambientalepost-industriale
Zygmunt Bauman Globalizzazione e localizzazione
Joseph Stiglitz La globalizzazione
Luciano Gallino Globalizzazione e disuguaglianze
ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI
Ansovini_ARES_Espansioni.indd 16
07/09/10 14.18
Scarica

Espansioni in Ares