Espansioni in Ares ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI Ansovini_ARES_Espansioni.indd 1 07/09/10 14.18 2 EspansioniinAres Le Espansioni in Ares che presentiamo permettono di ampliare il manuale con unità didattiche costruite sui documenti e sui brani storiografici presenti nel database Ares (www.laterza.it/scuola/ares/). Tutti i testi presenti in Ares sono consultabili on line e disponibili in formato Word. Volume 1 • Parte 1 Mentalità e vita sociale nel basso Medioevo Lo storico Jacques Le Goff ci descrive alcuni dei valori fondamentali che caratterizzano la mentalità del basso Medioevo. La figura del mercante occupa un posto importante e al tempo stesso contraddittorio nella società dell’epoca: guardato con sospetto, va progressivamente guadagnando prestigio sociale. Il testo dello storico Aron J. Gurevic e la divertente novella di Giovanni Boccaccio, che descrive la fortuna di Landolfo Rufolo, ci fanno comprendere alcuni aspetti di questa figura sociale. Il testo di Silvana Vecchio, invece, ci descrive la condizione femminile e soprattutto i modelli di comportamento e le virtù che la società medievale imponeva alla donna, mentre il testo del domenicano Umberto da Romans insiste sulla condanna senza appello del corpo delle donne quale strumento di profonda corruzione della società e assegna alle prostitute un posto nella gerarchia dei gruppi femminili, una gerarchia stabilita non più secondo valori morali ma in base a criteri sociologici e di potere. Altro mestiere illecito era quello dell’usura, come si evince dalle decisioni ribadite dal II Concilio di Lione del 1274. Nella società tardomedievale divenne sempre più complessa e difficile la condizione delle minoranze religiose, come gli ebrei, e dei soggetti marginali, come ci illustrano la storica Anna Foa e lo storico Bronislaw Geremek. Jacques Le Goff L’uomo medievale: gerarchia, autorità, libertà Aron J. Gurevic Il mercante Giovanni Boccaccio La fortuna di Landolfo Rufolo Silvana Vecchio La buona moglie Umberto da Romans «Alle donne dal corpo peccaminoso, cioè alle meretrici» II Concilio di Lione Dell’usura Anna Foa La costruzione dello stereotipo antisemita Bronislaw Geremek L’emarginato L’Occidente medievale e il mondo da scoprire Il mondo lontano esercitava sull’immaginario medievale un grande fascino: in Occidente circolavano da molti secoli racconti leggendari sulle favolose ricchezze dell’India e dell’Estremo Oriente, sui mostruosi animali che popolavano queste terre e soprattutto sui loro abitanti. Furono mercanti, pellegrini, predicatori, soldati e navigatori i primi a percorrere le strade verso est, attratti dalla possibilità di avviare fiorenti commerci o dalla volontà di convertire al cristianesimo queste popolazioni. In questo quadro l’incontro del 1219 tra san Francesco e il sultano d’Egitto, raccontato nella Cronaca di Ernoul, è visto come un primo atto del difficile confronto tra l’Europa cristiana e l’Oriente musulmano. Un confronto destinato ad arricchirsi alla fine del XIII secolo con il resoconto del lunghissimo soggiorno in Cina del veneziano Marco Polo, di cui Vito Bianchi ricorda lo stupore e l’ammirazione di fronte alle bellezze di questa millenaria civiltà. Anche l’Africa è terra di meraviglie e stranezze, come traspare dal racconto di un altro mercante veneziano, Alvise da Ca’ da Mosto. Infine l’analisi sui pellegrinaggi tardomedievali di Franco Cardini ci fornisce preziose informazioni sulla precarietà dei viaggi dell’epoca, sulle cui difficoltà insiste anche Santo Brasca, un funzionario sforzesco che compì un viaggio in Terrasanta nel 1480. Anonimo di «Cronaca detta “di Ernoul”» • John Tolan San Francesco incontra il sultano Vito Bianchi La Cina di Marco Polo Alvise da Ca’ da Mosto Quando mangiai carne d’elefante Franco Cardini Le strutture del viaggio Santo Brasca Istruzioni per un viaggio in Terrasanta Volume 1 • Parte 2 L’educazione nell’Umanesimo e nel Rinascimento Dalle parole di una delle figura chiave dell’epoca, Giovanni Pico della Mirandola, emerge quanto la cultura umanistico-rinascimentale sia incentrata sull’uomo, vi- ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI Ansovini_ARES_Espansioni.indd 2 07/09/10 14.18 sto come una creazione di Dio dotata di infinite possibilità. Il percorso educativo acquisisce necessariamente in questo contesto una particolare importanza. Lo storico della filosofia Eugenio Garin affronta il tema del rapporto con il mondo classico, mettendo in risalto il particolare approccio critico degli umanisti ai testi antichi: non si trattò di una scoperta, ma piuttosto di una riscoperta. Tra gli intellettuali impegnati nella ricerca di testi antichi vi fu Poggio Bracciolini, che manifesta in una lettera a Guarino Veronese il suo entusiasmo per il ritrovamento di alcuni manoscritti nel monastero di S. Gallo. Lo storico Peter Burke ci introduce invece ad alcuni dei principali luoghi di formazione dell’Italia rinascimentale, come quello delle botteghe, dove crescevano pittori e scultori, e quello delle università, nelle quali studiavano scienziati, giuristi e medici. La necessità di rinnovare i sistemi educativi era fortemente sentita come testimonia Leon Battista Alberti, che insiste sull’importanza di una educazione armoniosa capace di coniugare l’attività intellettuale e quella fisica. Giovanni Pico della Mirandola La centralità dell’Uomo Eugenio Garin La cultura del Rinascimento Poggio Bracciolini La «riscoperta» dei testi classici Peter Burke Cultura e società nell’Italia del Rinascimento Leon Battista Alberti L’educazione letteraria e fisica L’Europa e gli altri Il percorso inizia con due brani, quello dello storico francese Fernand Braudel e quello dello storico burkinabé Joseph Ki-Zerbo, che illustrano la brutale razzia di ricchezze umane e materiali compiuta dagli europei nella loro opera di conquista del mondo. La scoperta dell’America mise per la prima volta gli europei di fronte a popolazioni dai costumi e dalle abitudini radicalmente diverse, aprendo la strada a un complesso percorso che va dalla meraviglia al confronto al rifiuto. Molti mostrarono verso gli indigeni americani un forte pregiudizio morale e un violento disprezzo: fu questo il caso di Gonzalo Fernández de Oviedo y Valdés, che viaggiò a lungo nel continente americano ricoprendo incarichi civili e militari per la Corona spagnola. Un atteggiamento per molti verso opposto è quello del gesuita Matteo Ricci, in Cina, che esprime la necessità di essere accettati dal contesto culturale in cui si intende inserirsi. Un esperimento affascinante e controverso del rapporto EspansioniinAres 3 tra gli europei e il mondo è rappresentato dagli «Stati missionari» fondati dai gesuiti in Paraguay e contestati dal ministro portoghese Pombal. Riportiamo un passo della relazione fatta preparare dallo stesso Pombal nel 1757 che, diffusa in numerose edizioni in tutta Europa, segnò l’inizio del conflitto tra gli Stati cattolici e i gesuiti. Fernand Braudel Gli europei nel mondo Joseph Ki-Zerbo Il commercio degli schiavi neri Gonzalo Fernández de Oviedo y Valdés Depravazioni sessuali degli indios Gonzalo Fernández de Oviedo y Valdés Caratteristiche somatiche e antropologiche Matteo Ricci I gesuiti in Cina Sebastião di Pombal Pombal contro gli «Stati missionari» dei gesuiti nel Paraguay Volume 1 • Parte 3 L’economia europea del Cinquecento L’economia europea del XVI secolo è caratterizzata da elementi contraddittori. Lo storico tedesco Wilhelm Abel descrive la crescita dell’agricoltura, che si tradusse in un aumento delle superfici coltivate e delle rese, mentre Carlo Maria Cipolla sottolinea l’importanza delle scoperte transoceaniche e le profonde trasformazioni economiche che comportarono. Lo storico francese Fernand Braudel analizza, all’interno di questo cambiamento, le caratteristiche della vita materiale, i mercanti, le fiere di villaggio, la fitta rete delle relazioni economiche. Gli ultimi brani prendono in esame due aspetti particolari. Ancora Fernand Braudel si sofferma sull’importanza e sulle contraddizioni di quel grande impero mediterraneo che fu la Spagna, mentre da un documento pubblicato a Londra nel 1581 e probabilmente redatto nel 1549, emerge il peggioramento delle condizioni di vita dei contadini determinate dall’incalzante processo delle recinzioni. Wilhelm Abel L’espansione agricola del XVI secolo Carlo Maria Cipolla Conseguenze delle esplorazioni transoceaniche Fernand Braudel Vita materiale, economia di mercato e capitalismo Fernand Braudel Gli imperi del ’500 e lo spazio Anonimo di «Il peggioramento delle condizioni di vita in Inghilterra» Il peggioramento delle condizioni di vita in Inghilterra ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI Ansovini_ARES_Espansioni.indd 3 07/09/10 14.18 4 EspansioniinAres La concezione dello Stato nell’età moderna L’età moderna è caratterizzata dall’emergere e dal graduale consolidarsi dell’istituzione-Stato come forma suprema della vita associata. Lo storico Pierangelo Schiera delinea le caratteristiche istituzionali e politiche dello sviluppo dello Stato moderno. Originariamente il potere dello Stato venne imponendosi come potere assoluto e così ce lo descrivono i due principali esponenti del pensiero politico del Cinquecento, l’italiano Niccolò Machiavelli e il francese Jean Bodin. Già nel corso del Seicento, però, emerge il tentativo di porre dei limiti all’assolutismo in nome di un diritto di natura preesistente alla costituzione politica, e quindi di per sé inalienabile, e di legittimare così gli ordinamenti statuali sulla base di argomentazioni puramente razionali. Pur nella forte diversità di orientamento e di analisi i due filosofi inglesi Thomas Hobbes e John Locke hanno un comune obiettivo polemico, la sovranità assoluta per diritto divino. Dai «Dibattiti di Putney», svoltisi fra i soldati e gli ufficiali inglesi nel 1647, emergono con chiarezza i temi del contrattualismo e dei limiti del potere. Pierangelo Schiera Lo Stato moderno Niccolò Machiavelli «De principatibus novis qui armis propriis et virtute acquiruntur» Jean Bodin Delle vere prerogative della sovranità Thomas Hobbes L’origine dello Stato John Locke Il diritto di resistenza Petty • Rainborough • Sexby I «Dibattiti di Putney» Volume 1 • Parte 4 Crisi politica e rivolte sociali nel Seicento Nel Seicento tutta l’Europa fu percorsa da rivolte e rivoluzioni. Nella ricerca delle cause alcuni storici mettono l’accento sui grandi mutamenti economici, altri invece sul crescente processo di accentramento fiscale e amministrativo. Al primo filone appartengono i saggi di due storici inglesi, Eric J. Hobsbawm e Hugh R. Trevor-Roper, mentre il secondo approccio è presente nel brano dello storico danese Niels Steensgaard. Negli altri brani che proponiamo leggiamo il racconto di due sollevazioni contadine avvenute in Francia, analizzate da Roland Mousnier, e della rivolta, dai caratteri più eminentemente politici, del movimento radicale inglese dei livellatori, di cui lo storico Henry N. Brailsford descrive le radici culturali e religiose. Eric J. Hobsbawm La Rivoluzione inglese: un prodotto della «crisi del ’600» Hugh R. Trevor-Roper La rottura dei rapporti tra Stato e società Niels Steensgaard La crisi politica Roland Mousnier Le rivolte contadine: i «Nu-Pieds» e i «Croquants» Henry N. Brailsford I «levellers» Strutture gerarchiche nella società di ancien régime Strutture tradizionali ed elementi di trasformazione accompagnano la società di ancien régime. Lo storico francese Pierre Goubert offre un quadro delle consuetudini, delle regole e delle relazioni tra il contadino e le istituzioni della Francia tra Seicento e Settecento, mentre la persistenza del carattere ancora feudale del possesso delle terre emerge dal documento sui diritti signorili di Essigey, risalente addirittura alla Francia del 1780. Lo storico inglese William Doyle illustra invece come, all’interno delle strutture tradizionali, vengano emergendo degli elementi di cambiamento e di rottura che lentamente trasformano il vecchio ordine. L’insistenza sull’evoluzione dei rapporti economici e sociali viene sottolineata anche dal contributo di Barrington Moore jr. e da quello di Edward P. Thompson, che analizza le rivolte popolari nel passaggio da un’economia nobiliare a un’economia di mercato. Il percorso si chiude con il brano di Norbert Elias, che ci riporta all’interno della vita di una delle più importanti corti d’Europa, quella di Luigi XIV. Pierre Goubert L’universo fiscale del contadino francese Anonimo di «Diritti signorili di Essigey» Diritti del signore feudale William Doyle I ricchi delle città: la borghesia Barrington Moore jr. Le recinzioni Edward P. Thompson Società patrizia, cultura plebea Norbert Elias La società di corte ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI Ansovini_ARES_Espansioni.indd 4 07/09/10 14.18 Donne e uomini nella società di ancien régime La società di ancien régime è caratterizzata da decisi mutamenti nei comportamenti demografici e nella struttura della famiglia. Lawrence Stone, nel tracciare il percorso tutt’altro che univoco che ha portato all’affermazione della famiglia nucleare nell’Inghilterra del XVII secolo, si sofferma nel brano presentato sulle cause dell’alta mortalità caratteristica dell’ancien régime. Lo storico tedesco Ernst Hinrichs, invece, analizza un fenomeno peculiare dell’Europa del periodo, il matrimonio tardivo, e ne individua le cause all’interno del più vasto quadro delle condizioni economiche. Le possibilità di lavoro determinavano infatti l’età del matrimonio. Se il matrimonio tardivo di per sé rappresentava una forma di controllo demografico, lo storico francese Jean Louis Flandrin analizza la diffusione dei metodi contraccettivi, legandola al mutato rapporto tra i coniugi, alla maggiore considerazione per la salute della donna e a una cresciuta sensibilità nei confronti dell’educazione dei figli. La società tra Sei e Settecento vede accentuarsi le esigenze di stabilità sociale e di ordine, che si traducono in una spinta alla separazione e all’internamento di una vasta serie di categorie e di individui: poveri, vagabondi e folli che subiscono un vero e proprio processo di criminalizzazione e segregazione. Presentiamo così un brano del filosofo francese Michel Foucault, che si sofferma sui caratteri della “grande reclusione’’, e il documento relativo al regolamento delle attività giornaliere della Salpêtrière, il principale ospizio dell’Ospedale generale di Parigi, che alla fine del Seicento ospitava circa 10.000 individui. Lawrence Stone Mortalità e igiene Ernst Hinrichs Matrimonio tardivo e crisi demografiche Jean L. Flandrin Gli inizi della contraccezione Michel Foucault La grande reclusione Anonimo dell’«Ospizio della Salpêtrière» La giornata dei reclusi L’Italia tra Cinque e Seicento L’Italia tra Cinque e Seicento attraversa un periodo complesso, che ha dato luogo a diverse interpretazioni tra chi vi ha visto una fase di assoluta decadenza e chi EspansioniinAres 5 invece ha dato un giudizio decisamente meno drastico. Lo storico Giuseppe Galasso sostiene la prima tesi, mettendo l’accento sul divario che si va creando tra l’Italia e gli altri paesi europei soprattutto dal punto di vista dello sviluppo economico. Rosario Villari, in un testo in cui analizza le vicende politiche e sociali del Regno di Napoli, sottolinea la ripresa di pratiche e di istituzioni di tipo feudale, che furono per altro alla base delle numerose rivolte che scossero l’Italia meridionale. Lo storico francese Fernand Braudel, invece, insiste sulla disomogeneità della situazione italiana e sul permanere di un suo vivace protagonismo culturale. Un aspetto particolare della complessa realtà dell’Italia è rappresentato dalla Chiesa cattolica: Alberto Asor Rosa, storico della letteratura, analizza il ruolo che essa ha svolto attraverso i suoi strumenti repressivi, dall’Indice dei libri proibiti al Tribunale dell’Inquisizione, nello sviluppo culturale dell’Italia. Carlo Ginzburg si sofferma sull’abilità della Chiesa nel reprimere e al tempo stesso inglobare le forme magiche ed eterodosse della religiosità popolare e, infine, Anna Foa descrive l’inizio della segregazione istituzionale degli ebrei, sancita dalla bolla papale del 1555 che stabiliva la costituzione dei ghetti. Giuseppe Galasso Il «tramonto» italiano nell’età barocca Rosario Villari La ripresa della nobiltà tradizionale Fernand Braudel L’Italia del ‘500-600, ancora al centro della cultura europea Alberto Asor Rosa Il ruolo della Chiesa cattolica Carlo Ginzburg Folklore, magia, religione Anna Foa La creazione dei ghetti Volume 2 • Parte 1 Convivere e confrontarsi con l’altro: un tema centrale della modernità Nell’Europa attraversata dai conflitti religiosi emerse una sensibilità diversa nei confronti della libertà di coscienza e della necessità di trovare forme di convivenza tra le pluralità delle concezioni. Nel corso del Seicento questa sensibilità si trasformò in una riflessione teorica sul concetto di tolleranza, che venne progressivamente identificata come una parola chiave della modernità. Tra i primi pensatori che nel XVII secolo affrontarono questo tema troviamo due filosofi, l’ebreo olandese ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI Ansovini_ARES_Espansioni.indd 5 07/09/10 14.18 6 EspansioniinAres Baruch Spinoza e l’inglese John Locke. Nel corso del XVIII secolo, lo spirito ironico e la chiarezza argomentativa di Voltaire, il più importante pensatore dell’Europa illuminista, ci introducono a una ragione laica e tollerante. Lo stesso atteggiamento non dogmatico, al limite del paradosso, lo troviamo nelle pagine del filosofo scozzese David Hume. Per portare avanti le loro idee gli illuministi, nei loro romanzi filosofici, misero in risalto la relatività del punto di vista, dimostrando un’attenzione nuova nei confronti della diversità. In quest’ottica si inseriscono i brani di Voltaire e di Montesquieu, che propongono i temi del rovesciamento e del relativismo culturale. Il comune terreno della ragione e l’apertura rispetto alla diversità aprono la strada all’affermarsi di una prospettiva antropologica ed etnologica che ritroviamo nelle pagine di Guillaume-Thomas Raynal. L’affermazione della libertà di pensiero e quindi dei diritti individuali porta anche a una riconsiderazione del ruolo sociale delle pene e delle punizioni come emerge dalle pagine di Cesare Beccaria. Baruch Spinoza La tolleranza John Locke La tolleranza è essenziale alla religione cristiana Voltaire «Dio» David Hume La superiorità del politeismo Voltaire Un gigante visita la Terra Montesquieu Luigi XIV visto dal persiano Rica Guillaume-Thomas Raynal Il «selvaggio» Cesare Beccaria Come si prevengano i delitti Cesare Beccaria Della pena di morte Cesare Beccaria Dolcezza delle pene Le rivoluzioni attraverso i documenti La storia di diversi eventi rivoluzionari è qui ripercorsa attraverso i documenti. Si inizia con quelli relativi alle due rivoluzioni che hanno aperto l’età contemporanea: la Rivoluzione americana e la Rivoluzione francese. Alla prima fa riferimento il testo tratto dalla Dichiarazione di indipendenza. I passi tratti dai Cahiers de doléances ci aiutano a comprendere le cause sociali della Rivoluzione francese. Seguono le Dichiarazioni dei diritti del 1789 e del 1793, che ci possono far valutare le significative differenze tra il momento liberale iniziale e quello radicale successivo. Un documento è riferito al giacobinismo italiano, in particolare alla legge sull’eversio- ne della feudalità varata nel 1799. Il secolo XIX, che è punteggiato nella sua prima metà da moti rivoluzionari, è introdotto dal testo di Filippo Buonarroti sulle finalità e sulla struttura di un’organizzazione cospirativa. Un letterato, invece, Gustave Flaubert, ci racconta la Parigi rivoluzionaria del 1848. L’ultimo documento è quello relativo alla Repubblica romana del 1849. Thomas Jefferson La «Dichiarazione di indipendenza» Anonimo di Cahier degli abitanti di La Chaleur, VielMoulin e Geligny Cahier degli abitanti di La Chaleur, Viel-Moulin e Geligny Anonimo di Cahier della siniscalchia di Nîmes Cahier della siniscalchia di Nîmes Assemblea nazionale francese Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (1789) Convenzione nazionale francese Dichiarazione dei diritti (1793) Governo provvisorio della Repubblica napoletana La legge feudale napoletana del 1799. Redazione definitiva Filippo Buonarroti Babeuf e la «Cospirazione per l’eguaglianza» Gustave Flaubert Parigi rivoluzionaria Anonimo di Costituzione della Repubblica romana La «Costituzione della Repubblica romana» La civiltà delle macchine La rivoluzione industriale generò nei contemporanei reazioni molto diverse. Il fondatore dell’economia politica, Adam Smith, coglie, pur senza accenti encomiastici, gli aspetti positivi dell’uso delle macchine, mentre il saggista scozzese Thomas Carlyle fu acceso avversario del nuovo sistema produttivo perché, secondo il suo pensiero, la scienza e la macchina negano il senso profondo della storia, tempio dello spirito e campo d’azione degli eroi. Nella sua opera principale, La grande trasformazione, lo storico Karl Polanyi mette in discussione l’assunto fondativo della prima rivoluzione industriale, ovvero l’idea che il mercato sia una condizione naturale dell’uomo, e dimostra come il liberismo integrale si sia rivelato fin dall’inizio incompatibile con la vita sociale. La storica americana Margaret C. Jacob, infine, si sofferma sul ruolo che la diffusione della cultura tecnico-scientifica in Inghilterra ha svolto nella nascita dell’industrializzazione. Adam Smith La divisione del lavoro ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI Ansovini_ARES_Espansioni.indd 6 07/09/10 14.18 Thomas Carlyle Critica della civiltà delle macchine Karl Polanyi L’economia innaturale Margaret C. Jacob Rivoluzione scientifica e nascita dell’industria La formazione della classe operaia La rivoluzione industriale promosse anche la nascita della classe operaia. Lo storico inglese Edward P. Thompson analizza il processo di formazione del proletariato e il suo complesso riconoscersi come classe contrapposta ai capitalisti. Nel brano tratto dal Capitale, Karl Marx definisce il concetto di forza-lavoro e spiega per quali condizioni storiche si trasformi in una merce nella società capitalista, ossia in un bene che può essere comprato e venduto sul mercato. Le condizioni di vita del proletariato inglese sono illustrate da un appello scritto da un anonimo filatore a giornata e dalle pagine di Friedrich Engels, tratte da uno dei testi più noti sull’argomento, La situazione della classe operaia in Inghilterra. La novella di Giulio Carcano descrive la vita quotidiana in una fabbrica tessile di Intra (Piemonte), mentre il brano del sociologo e urbanista statunitense Lewis Mumford racconta le drammatiche condizioni abitative nelle prime città industriali. Edward P. Thompson La formazione della classe operaia Karl Marx La forza-lavoro come merce Anonimo di «Imprenditori tessili e sfruttamento operaio» Imprenditori tessili e sfruttamento operaio Friedrich Engels La condizione operaia Giulio Carcano La fabbrica Lewis Mumford Casa e condizioni di vita nei centri industriali Volume 2 • Parte 2 Alle origini della politica contemporanea L’Ottocento si caratterizza per l’emergere di quattro filoni di pensiero politico: il principio di nazionalità, il liberalismo, la democrazia, il socialismo. Al primo filone sono dedicati i testi del filosofo tedesco Johann G. Fichte, tratti dai Discorsi alla nazione tedesca, un capo- EspansioniinAres 7 saldo di tutto il pensiero nazionalista europeo, e quello di Giuseppe Mazzini, espressione di una visione più democratica del concetto di nazione. Il pensiero liberale è presentato attraverso i brani di Benjamin Constant, che espone una rigorosa concezione del liberalismo basata sulla proprietà privata come fondamento anche delle istituzioni politiche, dell’intellettuale francese Alexis de Tocqueville e del filosofo inglese John Stuart Mill. Questi ultimi mettono entrambi l’accento sui rischi di quella che definiscono “tirannia della maggioranza” e insistono su un altro fondamento del liberalismo, ossia la difesa della sfera privata dall’ingerenza dello Stato. Il pensiero democratico viene esposto dalla Petizione presentata al Parlamento britannico nel 1837, da cui emerge quella che sarà la principale rivendicazione dei democratici dell’Ottocento: il suffragio universale, mentre il testo del filosofo della politica Norberto Bobbio ci illustra la distinzione concettuale tra liberalismo e democrazia. Gli ultimi testi affrontano le correnti socialiste, illustrate da un brano di Robert Owen, industriale riformatore ed esponente di quello che verrà chiamato socialismo utopista, e da un passo tratto dal Manifesto del Partito comunista di Karl Marx e di Friedrich Engels, testo di riferimento del cosiddetto socialismo scientifico. JohannG.Fichte«Quartodiscorsoallanazionetedesca» Johann G. Fichte «Ottavo discorso alla nazione tedesca» Giuseppe Mazzini Sulla nazionalità Benjamin Constant La libertà degli antichi e la libertà dei moderni Alexis de Tocqueville Introduzione a «La democrazia in America» John Stuart Mill Elogio della libertà Anonimo di «Petizione presentata al raduno di Crown e Anchor» Petizione presentata al raduno di Crown e Anchor Norberto Bobbio La democrazia moderna Robert Owen L’abolizione del commercio Karl Marx • Friedrich Engels Lotta di classe e proletariato industriale La cultura borghese Per molti decenni la cultura positivista fornì il principale fondamento alla mentalità e all’ideologia della borghesia europea. Le teorie filosofiche di Auguste Comte e più ancora la teoria evoluzionistica di Char- ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI Ansovini_ARES_Espansioni.indd 7 07/09/10 14.18 8 EspansioniinAres les Darwin travalicarono i rispettivi ambiti disciplinari, influenzando ogni campo del sapere e finendo col diventare senso comune di un’intera epoca oltre che di una classe sociale. Un tratto significativo della cultura borghese fu la sua fiducia nelle capacità dell’individuo di costruirsi il proprio destino indipendentemente dai privilegi di nascita. Questa ideologia del self-help fu resa popolare dal giornalista scozzese Samuel Smiles che, nell’esaltazione dell’individualismo, finiva per mettere in luce una realtà meno rosea, in cui la mobilità sociale era più supposta che effettiva. La spasmodica ricerca del successo emerge bene dalle pagine del romanziere francese Honoré de Balzac. Il brano di Thomas Nipperdey è dedicato all’analisi delle trasformazioni che l’ascesa della borghesia ha indotto nella fruizione del prodotto artistico, facendo di quest’ultimo un elemento del suo vissuto quotidiano; quello di Ute Frevert, infine, tratta uno dei luoghi fondamentali della formazione della nuova cultura borghese e della definizione delle nuove convenzioni sociali: il salotto. Auguste Comte Lo spirito positivo Charles Darwin L’uomo come specie Samuel Smiles Una ideologia borghese: il «self help» Honoré de Balzac Le ambizioni di Eugène Thomas Nipperdey Arte e vita Ute Frevert Il salotto Le donne nell’etica borghese Il brano di Eric J. Hobsbawm ci offre una panoramica della condizione femminile nella società borghese, sottolineando l’angustia del ruolo che in essa veniva attribuito alla donna. Nel brano del filosofo positivista Andrea Angiulli si sottolinea l’importanza di adeguare l’istruzione femminile al ruolo che la donna svolge nella società, in quanto centro educativo della struttura familiare. Infine due romanzi, Un martirio, della scrittrice italiana Anna Roti nota come Regina di Luanto, e I Buddenbrook, di Thomas Mann, mettono in evidenza il disagio di due donne borghesi per la loro condizione di mogli. Eric J. Hobsbawm Il “posto” della donna nella società borghese Andrea Angiulli L’educazione della donna Regina di Luanto La vita coniugale di una giovane borghese Thomas Mann Il matrimonio di Tony Buddenbrook Il pensiero politico del Risorgimento Ripercorriamo attraverso i documenti le principali correnti del pensiero politico del Risorgimento italiano. Il percorso si apre con i testi di Cavour e di Massimo D’Azeglio, che rappresentano l’area liberale del movimento risorgimentale. Segue il testo di Vincenzo Gioberti, in cui si afferma la necessità di fare leva sulle strutture politiche tradizionali, la monarchia e il papato, per raggiungere l’indipendenza. All’opposto Giuseppe Mazzini propone la via dell’insurrezione come l’unica valida per conquistare l’unità ed educare le masse mentre nel brano di Carlo Pisacane troviamo esposte le idee dell’ala radicale del movimento democratico, che legava insieme questione nazionale e questione sociale. Nelle pagine di Carlo Cattaneo, infine, è esposto il progetto di una federazione democratica tra gli Stati italiani, come tappa intermedia per la futura realizzazione degli Stati Uniti d’Europa. Camillo Benso di Cavour Contro il protezionismo e il socialismo Massimo D’Azeglio Il programma dei moderati Vincenzo Gioberti Monarchia e papato nel Risorgimento italiano Giuseppe Mazzini La necessità dell’insurrezione Carlo Pisacane Nazionalità e libertà Carlo Cattaneo La soluzione federale Il Risorgimento: interpretazioni storiografiche Il dibattito storiografico sul Risorgimento qui proposto prende le mosse da un brano dello scrittore Alfredo Oriani, tratto da un libro del 1908, che rappresenta una delle prime critiche al processo di unificazione, considerato dall’autore una «rivoluzione mancata» poiché privo di una vera partecipazione popolare. Le carenze del processo risorgimentale sono sottolineate anche, in un’opera pubblicata nel 1926, da Piero Gobetti, che insiste sul mancato incontro tra liberalismo e democrazia e sulle conseguenze negative che ciò ha prodotto nella storia successiva del paese. Uno dei nodi del dibattito sviluppatosi intorno al tema dell’unificazione è quello che ha preso avvio dalle tesi di Antonio Gramsci sulla mancata rivoluzione agraria, cioè sul mancato coinvolgimento delle masse contadine da parte dei democratici, che avrebbero dovuto farsi promotori di una pro- ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI Ansovini_ARES_Espansioni.indd 8 07/09/10 14.18 fonda trasformazione della struttura proprietaria delle campagne. Nel secondo dopoguerra lo storico Rosario Romeo contesterà questa tesi, nella convinzione che la rivoluzione delle campagne era inattuabile e, nell’eventualità che si fosse realizzata, anche dannosa, perché avrebbe ritardato il processo di industrializzazione del paese. L’ultimo brano è dello storico dell’economia Luciano Cafagna che, partendo dall’analisi delle condizioni economiche dell’Italia prerisorgimentale, sottolinea i mancati effetti dell’unificazione come rilevante agente propulsivo per lo sviluppo industriale. Alfredo Oriani La rivoluzione senza popolo Piero Gobetti Risorgimento senza eroi Antonio Gramsci La rivoluzione agraria mancata Rosario Romeo Critica alla tesi di Gramsci Luciano Cafagna Un lento sviluppo industriale I problemi dello Stato unitario Il percorso illustra i problemi che la classe dirigente liberale si trova ad affrontare, all’indomani dell’Unità, per dare legittimità alle nuove istituzioni. I brani di Alberto Caracciolo e Raffaele Romanelli analizzano le ragioni che spinsero gli uomini della Destra storica a dare allo Stato una struttura amministrativa accentrata. Il testo di Giorgio Candeloro, invece, ferma l’attenzione sul problema del brigantaggio, uno dei più gravi affrontati dal neocostituito Regno d’Italia. Un altro problema dell’Italia postunitaria era costituito dall’elevatissimo tasso di analfabetismo, che rappresentava un limite alla partecipazione politica delle masse popolari. Il linguista Tullio De Mauro analizza questo problema e descrive gli sforzi messi in campo dalla classe dirigente per provare a risolverlo. Il percorso si chiude con due documenti sulla “questione meridionale”, il primo del politico toscano Leopoldo Franchetti sulla Sicilia, il secondo, più tardo, dello studioso lucano Giustino Fortunato, uno dei padri del pensiero meridionalista, sulle cause della povertà del Sud d’Italia. Alberto Caracciolo La scelta accentratrice Raffaele Romanelli Il progetto liberale Giorgio Candeloro Le cause del brigantaggio Tullio De Mauro Analfabetismo e istruzione elementare Leopoldo Franchetti La Sicilia nel 1876: clientele e mafia Giustino Fortunato Le due Italie EspansioniinAres 9 Volume 2 • Parte 3 La seconda rivoluzione industriale: scienza e tecnica Nell’ultimo trentennio dell’Ottocento il capitalismo conosce una nuova fase di sviluppo. Il brano dello storico inglese Brian R. Mitchell ci fornisce un quadro generale dei parametri più importanti per valutare la crescita industriale. Questo processo fu anche il frutto di profonde e complesse trasformazioni delle strutture produttive, in cui svolse un ruolo fondamentale lo sviluppo dell’industria dell’acciaio, di cui ci parla lo storico americano David S. Landes, e di alcune tecnologie, illustrate da Vittorio Marchis. L’ultimo brano del percorso è il Regolamento di un ospedale milanese, che ci fa comprendere come la diffusione del metodo scientifico e la sua diffusione abbiano comportato una completa trasformazione degli ospedali che, da indifferenziati luoghi di ricovero, si sono trasformati in strutture di cura e di studio dei malati, organizzate razionalmente secondo i criteri della nuova medicina. Brian R. Mitchell La seconda rivoluzione industriale: alcuni parametri di riferimento David S. Landes L’età dell’acciaio Vittorio Marchis Treno, telegrafo, aeroplano Ospedale Maggiore di Milano I nuovi luoghi di cura Movimento operaio e partiti socialisti Lo storico inglese Eric J. Hobsbawm ci offre uno sguardo panoramico sulle forme di organizzazione che i lavoratori hanno progressivamente costruito, soffermandosi in particolare sulla seconda metà dell’Ottocento. Una testimonianza della crescente consapevolezza politica e sindacale degli operai ci è offerta dal Programma della Lega di resistenza fra i lavoratori muratori di Milano, redatto nel 1893, e dal Programma presentato da Filippo Turati sulla pagine della rivista «Critica Sociale», nel 1892, in coincidenza con il congresso di formazione del Partito socialista a Genova. La classe operaia assunse da subito una dimensione programmatica, non ristretta all’ambito nazionale, costruendo forme di aggregazione a livello internazionale, come testimonia il Programma dell’Internazionale socialista, o Seconda Internazionale. ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI Ansovini_ARES_Espansioni.indd 9 07/09/10 14.18 10 EspansioniinAres La questione sociale è al centro anche del dibattito del mondo cattolico e pone la Chiesa di fronte alle nuove sfide della modernità. L’enciclica Rerum Novarum testimonia la presa d’atto, per quanto cauta, dei cambiamenti della società, superando la precedente totale chiusura. Lo storico Pietro Scoppola dedica infine alcune pagine al cattolicesimo sociale dopo l’enciclica di Leone XIII. Eric J. Hobsbawm Movimento operaio e partiti socialisti Anonimo del «Programma della Lega di resistenza fra i lavoratori muratori di Milano» Programma della Lega di resistenza fra i lavoratori muratori di Milano Filippo Turati La fondazione del Partito socialista Seconda Internazionale Azione politica e questione economica nei programmi della II Internazionale Leone XIII L’enciclica «Rerum novarum» Pietro Scoppola Il cattolicesimo sociale Il mondo fuori dell’Europa: Stati Uniti, Giappone, Cina e India Il percorso è introdotto dalle pagine del sociologo americano Barrington Moore jr., in cui lo studioso traccia un quadro del rapporto fra guerra civile americana e sviluppo del capitalismo e vede nella vittoria del Nord un episodio decisivo del processo di modernizzazione. Il secondo brano, ancora dedicato agli Stati Uniti, è tratto dalla parte introduttiva della celebre opera dello storico statunitense Frederick J. Turner intitolata La frontiera americana: proprio il concetto di frontiera rappresenta la chiave di lettura di un secolo di storia degli Stati Uniti. Lo studioso e diplomatico canadese E. Herbert Norman analizza l’eccezionale processo di modernizzazione e occidentalizzazione del Giappone, passato nel giro di un ventennio dal feudalesimo al capitalismo. Mario Sabattini e Paolo Santangelo ci introducono nel difficile tentativo operato dalla Cina per uscire dalla subalternità rispetto alle potenze occidentali. Infine Michelguglielmo Torri racconta la modernizzazione di uno Stato coloniale, l’India britannica. Barrington Moore jr. La guerra civile americana e lo sviluppo del capitalismo Frederick J. Turner Il significato della frontiera nella storia americana E. Herbert Norman L’espansione del Giappone Mario Sabattini • Paolo Santangelo La Cina tenta la modernizzazione Michelguglielmo Torri La modernizzazione di uno Stato coloniale: gli inglesi in India Scrittori e colonialismo Il percorso propone quattro brani di scrittori che si confrontano con il colonialismo di fine Ottocento - inizi Novecento, evidenziando approcci radicalmente diversi: di sostegno, di disagio o di critica decisa. All’approccio favorevole all’impresa coloniale appartengono la celebre poesia di Rudyard Kipling, Il fardello dell’uomo bianco, che esprime bene l’orgoglio del colonizzatore di fronte a quella che egli considera una missione civilizzatrice, e il discorso pronunciato da Giovanni Pascoli, nel 1911, in cui appoggiava incondizionatamente l’impresa italiana in Libia. Joseph Conrad nel suo Cuore di tenebra, ambientato al centro dell’Africa nera, esprime le inquietudini e le paure dell’uomo bianco di fronte a una realtà che gli appare lontana e primitiva. Una condanna invece senza appello alla colonizzazione del Congo, a opera del re Leopoldo del Belgio, è espressa dallo scrittore americano Mark Twain. Rudyard Kipling Il fardello dell’uomo bianco (testo in traduzione) Giovanni Pascoli La grande Proletaria si è mossa Joseph Conrad L’«uomo preistorico» Mark Twain La colonizzazione del Congo Volume 3 • Parte 1 Il mondo del lavoro Lo straordinario incremento della produzione industriale e la grande disponibilità di manodopera furono le premesse delle radicali trasformazioni che intervennero nell’organizzazione del lavoro in fabbrica nei primi decenni del XX secolo. Si trattò di una vera e propria rivoluzione fondata sulla razionalizzazione dei sistemi produttivi. Grandi protagonisti della nuova organizzazione del lavoro furono l’ingegnere statunitense Frederick W. Taylor e l’imprenditore di Detroit Henry Ford, che nel 1913 introdusse la catena di montaggio nella sua azien- ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI Ansovini_ARES_Espansioni.indd 10 07/09/10 14.18 da automobilistica. Di contro alla figura sociale dell’operaio-massa, dequalificato e intercambiabile, si assisteva in quei decenni all’ascesa di una nuova classe media che aveva il suo fulcro negli impiegati. Anche gli uffici, come scrive il sociologo statunitense Charles Wright Mills, furono investiti da un processo di burocratizzazione e razionalizzazione che insisteva sull’organizzazione degli spazi, la distribuzione dei compiti e delle mansioni. Lo storico tedesco Jürgen Kocka, invece, con un occhio agli avvenimenti che porteranno all’avvento del nazismo in Germania, analizza il rapporto tra l’ascesa della classe media – le sue inquietudini e le sue scelte politiche – e l’evoluzione in senso democratico o totalitario delle forme politiche, mettendo in luce interessanti differenze tra la società americana e quella europea. Frederick Winslow Taylor L’organizzazione scientifica del lavoro Henry Ford Catena di montaggio e disciplina sociale Charles Wright Mills Il nuovo ufficio Jürgen Kocka Impiegati e operai L’individuo e la massa Le masse irrompono sulla scena tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Furono la maggiore partecipazione politica, l’alfabetizzazione, l’urbanizzazione e l’aggregazione sindacale a trasformare la vita sociale negli Stati: se a comandare rimanevano sempre ristrette élite, ora anche le identità collettive facevano sentire coralmente la loro voce, provocando nei contemporanei sentimenti di paura determinati anche dal carattere sempre più impersonale e anonimo dei rapporti tra gli individui. Gli studi dell’epoca tendevano a enfatizzare il processo di omologazione verso il basso tipico della folla, nella quale la dimensione collettiva finisce per esaltare le pulsioni più irrazionali e più mutevoli. Già nel 1895 lo psicologo e antropologo francese Gustave Le Bon rifletteva su questi aspetti, individuando nella folla un elemento distruttivo che faceva dell’individuo un automa incosciente. Diversi decenni più tardi lo spagnolo José Ortega y Gasset scriveva che la massa «travolge tutto ciò che è differente, singolare, individuale, qualificato e selezionato». La riflessione sull’irrazionalità accompagnò il pieno dispiegarsi della società di massa ma trovò solo nello psichiatra viennese Sigmund Freud una lettura scientifica, de- EspansioniinAres 11 stinata a produrre una vera e propria rivoluzione nelle mentalità attraverso la scoperta dell’inconscio. Chiudono questo percorso le pagine di due grandi scrittori italiani, Italo Svevo e Luigi Pirandello, entrambi voci originali del panorama culturale e letterario europeo. Fortemente influenzate da temi cari a Freud le opere di Svevo, dove ritorna il tema del disagio di vivere e delle piccole e grandi nevrosi; più attento ai temi dell’incomunicabilità, della finzione e della convenzionalità dei rapporti sociali Pirandello. Gustave Le Bon La psicologia delle folle José Ortega y Gasset La ribellione delle masse Sigmund Freud L’interpretazione dei sogni come accesso all’inconscio Italo Svevo «La malattia è una convinzione» Luigi Pirandello «L’ombra d’un morto: ecco la mia vita...» Le conseguenze della Grande guerra e la crisi del sistema internazionale L’impatto della Grande guerra sulla storia mondiale fu enorme. Dal punto di vista politico e delle dinamiche internazionali tutto cambiò. La guerra non era ancora finita e già si presentava sulla scena, in Europa, un nuovo minaccioso protagonista: la Russia comunista, poi Unione Sovietica. Nelle «tesi di aprile» del 1917, di Nicolaj Lenin, si intravedevano, infatti, i successivi sviluppi della rivoluzione bolscevica e l’inevitabile contrapposizione ideologica che questo avvenimento introduceva sulla scena mondiale. All’inarrestabile declino dell’egemonia politica ed economica dell’Europa, uscita dalla guerra profondamente impoverita, si contrapponevano il primato economico degli Stati Uniti e il loro crescente peso negli equilibri internazionali: così alla fine della guerra il presidente americano Woodrow Wilson poteva enunciare nei suoi «14 punti» le linee guida del nuovo ordine mondiale, linee che avrebbero dovuto regolare le relazioni tra gli Stati. La scena politica europea è al centro delle pagine dello storico inglese Christopher Seton Watson, attento alle conseguenze della dissoluzione dei vecchi imperi, mentre le riflessioni dell’economista inglese John Maynard Keynes, membro della delegazione inglese a Versailles, risuonano fortemente critiche verso la decisione presa dalle potenze vincitrici ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI Ansovini_ARES_Espansioni.indd 11 07/09/10 14.18 12 EspansioniinAres di imporre alla Germania un pagamento di esorbitanti risarcimenti di guerra. Sulla Germania di Weimar e sulle debolezze strutturali di questa giovane democrazia, nata dalla sconfitta e dalla profonda crisi dell’Impero tedesco, insistono i brani dello storico Hagen Schulze e dello scrittore tedesco Ernst von Salomon, che fu uno dei protagonisti del violento clima politico e culturale del periodo. Nicolaj Lenin Le «tesi di aprile» Woodrow Wilson I «14 punti» di Wilson Christopher Seton Watson L’Europa dopo Versailles John Maynard Keynes Le conseguenze economiche della pace Hagen Schulze La sconfitta della democrazia Ernst von Salomon Una nazione divisa Alle origini del fascismo L’affermazione del fascismo negli anni Venti rappresentò una delle principali novità politiche dell’Europa. Il testo di Gaetano Salvemini, storico e meridionalista, ricostruisce il clima che si creò in Italia nel primo dopoguerra e in particolare la diffusa sensazione che i rappresentanti del paese avessero avuto nella Conferenza di pace un atteggiamento rinunciatario. Il mito della «vittoria mutilata», che ebbe una parte rilevante nella propaganda fascista, viene smontato sempre da Salvemini, che dimostra quanto i vantaggi delle forzate rinunce fossero, in realtà, maggiori dei danni. Ancora sulla crisi politica e sociale del dopoguerra insistono le pagine di Renzo De Felice, uno dei maggiori studiosi del fenomeno fascista. Angelo Tasca, invece, racconta l’entrata in azione delle squadre fasciste nelle campagne della Pianura Padana e l’impreparazione delle organizzazioni dei lavoratori a difendersi da questa ondata di violenza. Lo storico Emilio Gentile, infine, evidenzia la forma organizzativa militarizzata assunta dai fasci di combattimento e l’uso della violenza che divenne con il fascismo, per la prima volta, uno strumento della lotta politica. Gaetano Salvemini Il mito della «vittoria mutilata» Renzo De Felice Le origini del fascismo Angelo Tasca Lo squadrismo fascista e la sconfitta socialista Emilio Gentile Il partito-milizia Volume 3 • Parte 2 Il capitalismo tra crisi e trasformazioni Questo percorso attraversa tutto il XX secolo e i primi anni del XXI per ripercorrere, problematicamente, i momenti di sviluppo e di crisi del sistema capitalistico. Primo momento di snodo fu l’abbandono del liberismo classico all’inizio degli anni Trenta: un cambio di rotta di cui l’economista britannico John Maynard Keynes teorizzò la necessità già prima del crollo di Wall Street nel 1929. Le pagine di Furore, romanzo dello scrittore americano John Steinbeck, risuonano degli echi della grande crisi che colpì contadini e braccianti americani, protagonisti di un vero e proprio esodo sulle strade della California in cerca di un po’ di fortuna. La trasformazione della società industriale conosciuta negli anni Cinquanta e Sessanta, la cosiddetta “età del benessere”, vedrà assumere un carattere sempre più tecnologico da parte delle grandi imprese, come scrive l’economista americano John K. Galbraith, in un progressivo processo di allontanamento dal modello industriale ottocentesco, che vide il sistema capitalista conoscere una nuova brusca flessione, dopo la crescita dei decenni precedenti, negli anni Ottanta e Novanta. L’analisi dell’economista Lester C. Thurow sul futuro del capitalismo è seguita dal contributo dell’economista americano Jeremy Rifkin, una delle voci più interessanti nel dibattito attuale sui limiti del nuovo modello economico mondiale fondato sul mercato e la finanza. John Maynard Keynes La fine del «laissez-faire» John Steinbeck L’itinerario dei popoli nomadi John K. Galbraith La tecnostruttura Lester C. Thurow Il futuro del capitalismo Jeremy Rifkin Superando le frontiere dell’alta tecnologia Fascisti/antifascisti Questo percorso è dedicato all’Italia divisa tra fascismo e antifascismo. I primi brani ci presentano i due schieramenti tra gli anni Venti e l’inizio della seconda guerra mondiale, gli anni della costruzione del regime e del consolidamento del consenso. Si inizia con il Manife- ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI Ansovini_ARES_Espansioni.indd 12 07/09/10 14.18 sto degli intellettuali del fascismo, documento redatto a conclusione di un convegno sulla cultura fascista presieduto da Giovanni Gentile. Le ragioni dell’antifascismo liberale sono illustrate, invece, da un articolo di Piero Gobetti, uno dei primi e più tenaci oppositori di Mussolini, pubblicato nel novembre 1922 con il titolo Elogio della ghigliottina sulla rivista «La rivoluzione liberale», e dal Manifesto antifascista redatto da Benedetto Croce e firmato da molti intellettuali, apparso nel maggio 1925 in risposta al Manifesto degli intellettuali fascisti. Le posizioni dell’antifascismo comunista le troviamo nelle pagine di Palmiro Togliatti che, nel 1935, nel ridefinire la strategia di lotta al regime, analizza le forme organizzative che fanno del fascismo un movimento di massa. I testi successivi sono invece dedicati a un momento particolare della storia del nostro paese: quello seguito all’8 settembre del 1943, che segnò l’inizio della Resistenza e della guerra civile e che mise tanti italiani, soprattutto giovani, di fronte a una scelta non rinviabile tra lotta partigiana e fedeltà al nazifascismo. Lo storico Giovanni De Luna ci offre una panoramica delle due differenti parti in lotta e delle ragioni che spinsero tanti a collocarsi nell’uno o nell’altro schiramento. Gli ultimi testi sono due testimonianze: la prima di Giorgio Bocca, che entrò nelle formazioni di Giustizia e Libertà in Piemonte; la seconda di Carlo Mazzantini, che fuggì da casa per aderire alle camicie nere della Repubblica di Salò. Giovanni Gentile Manifesto degli intellettuali del fascismo Piero Gobetti Il fascismo, autobiografia della nazione Benedetto Croce Il «contromanifesto» antifascista Palmiro Togliatti Il fascismo come dittatura di classe Giovanni De Luna Le ragioni dei combattenti: fascisti e antifascisti Giovanni Bocca Alle origini della Resistenza italiana Carlo Mazzantini Canzoni di giovinezza e di morte I totalitarismi La volontà di plasmare e dominare “totalmente” la società costituisce il tratto distintivo dei regimi totalitari europei del Novecento: la Germania nazista e il regime comunista in Unione Sovietica. Di totalitarismo “imperfetto”, invece, si è parlato a proposito dell’Italia fascista, dove il controllo esercitato dalla macchina organizzativa e poliziesca del regime non raggiunse mai le forme pa- EspansioniinAres 13 rossistiche dell’Urss e della Germania di Hitler. Il concetto e la categoria di totalitarismo sono al centro della riflessione della studiosa tedesca Hannah Arendt e del brano dei due politologi statunitensi Carl J. Friedrich e Zbigniew K. Brzezinskj. La capillare organizzazione delle SS, l’organismo di punta dell’apparato repressivo e del terrore hitleriano, è argomento del saggio dello storico tedesco Norbert Frei. Dedicate all’Unione Sovietica sono le pagine dello scrittore russo Aleksander I. Solzenitsyn, perseguitato dal regime e a lungo detenuto in un campo di concentramento, e il ritratto di Stalin dello storico Andrea Graziosi. Chiude il percorso la riflessione di Emilio Gentile sulla costruzione dello Stato fascista e sulla sua aspirazione, non soddisfatta, a un modello totalitario. Hannah Arendt Le origini del totalitarismo Carl J. Friedrich • Zbigniew K. Brzezinskj I caratteri del totalitarismo Norbert Frei Lo Stato delle SS Aleksander I. Solzenitsyn L’articolo 58 Andrea Graziosi Stalin, un despota Emilio Gentile Mito e organizzazione nell’esperienza fascista Volume 3 • Parte 3 La società dei consumi Tra gli anni Cinquanta e Sessanta nelle società industriali si manifestò un diffuso miglioramento delle condizioni di vita della popolazione. L’effetto più appariscente di questa trasformazione fu l’aumento dei consumi: cibo in scatola, Coca Cola, piccoli e grandi elettrodomestici, pannolini “usa e getta”, calze di nylon riempirono gli scaffali di supermercati e grandi magazzini, condizionando gusti e bisogni dei compratori sempre più bombardati dalla pubblicità. L’Europa, superata la grande povertà del dopoguerra, si uniformò al modello nordamericano del consumismo. Se lo storico Sergio Ricossa enfatizza gli aspetti progressivi di questo modello di società, dove i viaggi, il tempo libero e la stessa rivoluzione tecnologica appaiono elementi liberatori e di crescita culturale, altri studiosi hanno sottolineato le caratteristiche negative della rivoluzione consumistica. Il semiologo francese Roland Barthes e il sociologo statunitense Vance Packard insistono sui condiziona- ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI Ansovini_ARES_Espansioni.indd 13 07/09/10 14.18 14 EspansioniinAres menti profondi che una pubblicità martellante e occulta esercita sulle nostre scelte, facendo leva, scrive Packard, sul nostro bisogno di sicurezza o sulla volontà di potenza, per esempio attirando l’attenzione dei compratori su automobili sempre più veloci e rombanti. Le società industriali avanzate, scrive il filosofo tedesco Herbert Marcuse, solo in apparenza sono realtà libere e democratiche, in realtà l’individuo rimane stritolato in forme sempre più subdole e sofisticate di controllo che ne condizionano e indirizzano le pulsioni. Sergio Ricossa La rivoluzione dei consumi Roland Barthes Saponificanti e detersivi Vance Packard I persuasori occulti Herbert Marcuse L’uomo a una dimensione L’Italia del miracolo economico Questo percorso è dedicato alla straordinario sviluppo economico che ha caratterizzato l’Italia tra il 1958 e il 1963 e che ha portato non solo a una crescita del prodotto interno lordo e della produzione industriale, ma anche a profonde trasformazioni sociali e culturali. Il primo brano è della storica dell’economia Vera Zamagni, che ci offre un panorama generale del cosiddetto “miracolo economico italiano”. Il brano del giurista Manin Carabba è dedicato, invece, a uno dei punti qualificanti dei primi esecutivi di centrosinistra: il tentativo di governare l’economia attraverso una programmazione capace di intervenire sulla distribuzione delle risorse e di correggere i più vistosi squilibri territoriali e sociali. Alle trasformazioni sociali e culturali sono dedicati gli ultimi tre brani. Il primo, dello storico Paul Ginsborg, racconta l’imponente fenomeno delle migrazioni interne, indotto dalla crescita industriale del Nord del paese, che determinò un inedito rimescolamento della popolazione con effetti sia sulla mentalità sia sugli stili di vita. Ai nuovi comportamenti sociali e ai nuovi modelli di consumo, inaugurati dal “miracolo economico”, sono dedicate le pagine dello storico Silvio Lanaro, mentre il demografo Antonio Golini ci parla della progressiva emancipazione delle donne e dei mutamenti della struttura familiare. Vera Zamagni Il miracolo economico Manin Carabba La programmazione Paul Ginsborg Le migrazioni interne Silvio Lanaro I nuovi consumi Antonio Golini Le trasformazioni della famiglia La contestazione e le battaglie per i diritti civili La contestazione degli anni Sessanta fu un fenomeno giovanile e studentesco, una protesta generazionale contro le regole borghesi, l’ordine costituito e gerarchico e la cultura dominante veicolata dalla scuola e dall’università. Il carattere generazionale della rivolta studentesca, che in Europa esplose nelle piazze e nelle università nel 1968, viene ricordato dallo storico Peppino Ortoleva. Nelle università occupate gli studenti discutevano di diritto allo studio e reclamavano maggiori spazi di autonomia, contestando il sistema scolastico classista e autoritario: questo emerge dalla lettura del documento redatto dal Movimento studentesco di Lettere dell’Università di Roma. Negli Stati Uniti, dove la protesta fu meno politicizzata e scoppiò con qualche anno di anticipo rispetto all’Europa, le battaglie degli studenti universitari si rivolsero contro l’intervento militare americano in Vietnam e si affiancarono alle battaglie della comunità afroamericana per i diritti civili. Dopo Martin Luther King, leader incontrastato del movimento pacifista e antisegregazionista, ucciso nel 1968, la sua eredità tra i giovani dei ghetti americani fu raccolta da Malcolm X, che da posizioni molto più radicali sosteneva la necessità di ricorrere alla rivolta e alla violenza per difendersi dagli arbitri e dalle ingiustizie della società dei bianchi. In coincidenza con la contestazione giovanile si manifestarono negli Stati Uniti e in Europa le prime lotte per la parità dei sessi: nell’Italia degli anni Settanta la battaglia per il diritto all’aborto rappresentò una tappa fondamentale nella crescita del movimento femminista, come emerge dal documento del Movimento di Liberazione della Donna. Anche nella Chiesa, in ogni angolo del pianeta, si moltiplicarono gli appelli al rinnovamento interno e a un maggiore impegno nel sociale, a favore dei poveri e degli emarginati. Fortemente ostacolata dalle gerarchie, per la portata rivoluzionaria della sua lettura in chiave politico-sociale del Vangelo, fu la “teologia della liberazione”, qui ricordata attraverso le parole di uno dei suoi principali esponenti, il teologo francescano brasiliano Leonardo Boff. Peppino Ortoleva Una protesta generazionale Movimento studentesco Da una facoltà occupata Malcolm X La rivolta dei neri americani Movimento di Liberazione della Donna La battaglia per l’aborto Leonardo Boff La teologia della liberazione ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI Ansovini_ARES_Espansioni.indd 14 07/09/10 14.18 Volume 3 • Parte 4 La Cina tra comunismo e capitalismo Ai nostri giorni, nel XXI secolo, la Cina è una realtà economica in rapidissima espansione, protagonista indiscussa del mercato mondiale: un paese che ha saputo bruciare tutte le tappe dello sviluppo creando quasi dal nulla la sua potenza commerciale. Il cammino della Cina, dalla nascita della Repubblica popolare nel 1949 all’inserimento attuale nel sistema capitalistico, è stato sbalorditivo e la sua rapidità ha colto tutti di sorpresa. In questo percorso ripercorriamo le tappe fondamentali che hanno portato nel XX secolo alla nascita della Cina moderna. In primo luogo il crollo dell’Impero millenario cinese, premessa dell’affermazione al potere dei comunisti, è argomento delle pagine dei due studiosi Mario Sabattini e Paolo Santangelo. Ispiratore, fondatore e guida dello Stato comunista cinese, nato alla fine degli anni Quaranta del Novecento, è stato per diversi decenni Mao Tse-tung, di cui presentiamo alcune citazioni tratte dal Libretto rosso, una raccolta dei suoi discorsi e dei suoi scritti. Infine Federico Rampini, giornalista, a lungo corrispondente da Pechino, ci illustra le caratteristiche delle grandi trasformazioni intervenute in Cina negli ultimi anni, tanto da far parlare di un «secolo cinese». Mario Sabattini • Paolo Santangelo La nascita della Repubblica in Cina Mao Tse-tung Il libretto rosso Federico Rampini Il secolo cinese Il Sudafrica: dall’apartheid alla “nazione arcobaleno” Lo storico Giampaolo Calchi Novati ci illustra alcuni capisaldi del regime di apartheid, instaurato in Sudafrica nel secondo dopoguerra, e ci fa comprendere come questo complesso di leggi, lungi dal rappresentare il residuo di un lontano passato coloniale, fosse invece espressione di un lucido quanto brutale progetto politico e ideologico. La fine del regime della supremazia bianca (1990) lasciò un paese lacerato, diviso e soggetto a scoppi incontrollati di violenza, dove la riconciliazione era tanto necessaria quanto difficile. Nella transizione del Sudafrica da un regime razzista a una democrazia EspansioniinAres 15 multietnica, un ruolo estremamente importante ha avuto la Commissione per la Verità e la Riconciliazione (1995-98), voluta da Nelson Mandela e presieduta dal vescovo anglicano Desmond Tutu. Dalle pagine della scrittrice Antjie Krog, incaricata di seguire le udienze della Commissione per conto della radio, emerge con chiarezza la complessità di questo percorso che, mettendo in primo piano le vicende individuali, ha permesso ai singoli di non sentirsi dimenticati nelle proprie sofferenze e di trovare un riconoscimento e una risposta. Giampaolo Calchi Novati Un bilancio della decolonizzazione Antjie Krog «Terra del mio sangue» L’Islam contemporaneo Negli ultimi decenni del XX secolo il rilancio del fondamentalismo islamico ha spinto il mondo dell’Islam al centro dell’attenzione mondiale. Per noi occidentali, però, la violenza del terrorismo di matrice islamica ha finito spesso per oscurare ogni altro aspetto, quasi che tutto l’Islam, con le sue enormi differenze tra paese e paese, si riducesse agli attentati che si sono verificati in tutto il mondo. Lo studioso francese Gilles Kepel, autore di importantissimi studi sul mondo arabo, individua nelle sue pagine la grande complessità dei nodi irrisolti all’interno dell’Islam: obiettivo prioritario delle forze del jihad, scrive Kepel, è quello di prendere il potere nei loro paesi mentre gli attentati che hanno colpito l’Occidente sono solo uno degli strumenti di questa strategia di conquista. La violenza e il fanatismo di questa battaglia risuonano nelle parole del proclama di Osama bin Laden contro i nemici dell’Islam, un appello scritto nel 1998 per invitare tutti i musulmani a prendere le armi contro Israele, gli Stati Uniti e i loro alleati. La mancanza di democrazia nei paesi islamici, governati da regimi autocratici e illiberali, è al centro della riflessione del sociologo Renzo Guolo, che auspica una profonda modernizzazione di queste società al fine di favorire l’accesso all’istruzione e l’emancipazione della donna. Gilles Kepel In guerra per il controllo dell’Islam Osama bin Laden Dichiarazione per la guerra santa contro ebrei e crociati Renzo Guolo L’Islam è compatibile con la democrazia? ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI Ansovini_ARES_Espansioni.indd 15 07/09/10 14.18 16 EspansioniinAres Globalizzazione e limiti dello sviluppo Le trasformazioni del sistema politico italiano Da diversi decenni la difesa dell’ambiente è diventato un tema ampiamente dibattuto, che coinvolge e impegna i cittadini e gli Stati a immaginare nuovi modelli di sviluppo. Spesso però gli Stati più potenti e le grandi imprese multinazionali ostacolano gli accordi internazionali finalizzati a limitare i danni dell’inquinamento, per agire indisturbati senza alcun vincolo. Ma degrado ambientale e sviluppo, povertà e risorse sono nodi fortemente connessi, come denunciano nel loro intervento scritto all’inizio degli anni Novanta i tre studiosi nordamericani Lester R. Brown, Cristopher Flavin e Sandra Postel. Sulla stessa linea insiste Emilio Gerelli: nel nuovo scenario politico ed economico mondiale il progresso delle nuove tecnologie deve essere posto al servizio del pianeta, per garantirne la salvaguardia. Negli ultimi anni la riflessione sull’ambiente si è spesso sovrapposta a quella sulla globalizzazione, poiché le nuove dinamiche dell’economia mondiale hanno spinto per uno sfruttamento intensivo di uomini e risorse nelle regioni più povere del pianeta. Insistono sul tema della globalizzazione e delle sue conseguenze i tre brani successivi. Molto critico il sociologo polacco Zygmunt Bauman, che sottolinea l’impotenza degli Stati nazionali di fronte al carattere mondiale – senza confini, ma anche senza regole – dell’economia e della finanza attuali, responsabili dell’impoverimento crescente del Sud del mondo. Se è vero che nel mondo contemporaneo il divario tra ricchezza e povertà è aumentato, scrivono gli autori degli ultimi due brani, Joseph Stiglitz e Luciano Gallino, bisogna cercare di impegnare gli organismi economici e politici internazionali in una politica di controllo del mercato, per attenuare gli squilibri drammatici dello sviluppo. Nel corso degli anni Novanta il sistema politico italiano ha subìto una profonda trasformazione, riflessa in parte del riassetto degli equilibri internazionali seguiti al crollo dell’Unione Sovietica, ma soprattutto come conseguenza di un’inchiesta della magistratura che, iniziata con un caso di corruzione, ha finito per mettere in crisi l’intero sistema dei partiti. Il percorso è aperto dal brano dello storico Agostino Giovagnoli, che concentra la sua attenzione da un lato sulla cosiddetta inchiesta “Mani pulite” e dall’altro sul referendum elettorale che ha segnato il passaggio del sistema politico italiano dal multipartitismo a un tendenziale bipolarismo. A quest’ultimo aspetto sono dedicate, per un ulteriormente approfondimento, le pagine di Giovanni Sabbatucci. Le novità più importanti del sistema politico italiano degli anni Novanta sono rappresentate dall’affermazione della Lega, a cui è dedicata l’analisi del sociologo Ilvo Diamanti, e dalla “scesa in campo” di Silvio Berlusconi, analizzata da Lucio Caracciolo. Gianenrico Rusconi, da ultimo, pone l’accento su un aspetto particolare della crisi del sistema politico italiano: il venir meno dell’identità nazionale e del sentimento patriottico. Agostino Giovagnoli Da Tangentopoli al referendum elettorale Giovanni Sabbatucci Il «bipolarismo polarizzato» Ilvo Diamanti Le radici della Lega Lucio Caracciolo La discesa in campo di Berlusconi Gianenrico Rusconi La nazione ammalata Lester R. Brown • Cristopher Flavin • Sandra Postel Un pianeta da salvare EmilioGerelliUnapoliticaambientalepost-industriale Zygmunt Bauman Globalizzazione e localizzazione Joseph Stiglitz La globalizzazione Luciano Gallino Globalizzazione e disuguaglianze ANSOVINI-MORETTI-SALVATORI, STORIA • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI Ansovini_ARES_Espansioni.indd 16 07/09/10 14.18