QuanTur - Scenari demografici
Giuseppe A. Micheli
LEZIONE D1
I movimenti migratori nel
contesto della globalizzazione
Scenari demografici - 2.1
1
Argomenti di questa lezione
In questa lezione discuteremo dei seguenti argomenti:
1. L’immigrazione verso occidente e due luoghi comuni da
correggere [3]
2. I grandi crocevia sono nel Sud del mondo: il lavoro
documentato [4-8]
3. I grandi crocevia sono nel Sud del mondo: Il lavoro irregolare
e i rifugiati [9-11]
4. Grandi migrazioni di massa sono messe in scena anche sul
palcoscenico Europeo: prima metà del ‘900 [12]
5. Grandi migrazioni di massa sono messe in scena anche sul
palcoscenico Europeo: prima metà del ‘900 [13-15]
6. I riferimenti bibliografici [16]
Scenari demografici - 2.1
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Due luoghi comuni da correggere
A noi, qui, interessano poco i numeri. Ci interessa di più
correggere alcuni luoghi comuni sul migrare e sui
migranti. Oggi ne esploriamo due.
LC1. Il fenomeno migratorio
odierno è essenzialmente un
flusso dal Sud al Nord del mondo
LC2. La mobilità forzata caratterizza i paesi del Terzo Mondo.
Le popolazioni Europee del
XX secolo sono invece contrassegnate da mobilità volontaria
e crescente stanzialità.
Scenari demografici - 2.1
Corrige: La mobilità nel mondo
globalizzato è in primo luogo un
flusso tra diverse regioni del Sud.
Corrige: La storia delle popolazioni
europee nel ‘900 è segnata da episodi imponenti di mobilità forzata.
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I grandi crocevia sono nel
Sud del mondo
Si può stimare che gli individui al di fuori del proprio paese siano
oltre 100 milioni. Un fenomeno importante anche dal punto di
vista economico: il valore delle rimesse internazionali è secondo
solo al commercio del petrolio greggio come voce della bilancia
commerciale mondiale. Ma di questi 100 milioni:
35 milioni (1/3) si muovono
nell’Africa a sud del Sahara
15 milioni in Medio Oriente
e nel Sud e Sud-Est asiatico
Meno
del
15 milioni hanno per
teatro il Nord America 30%!
13 milioni si spostano
nel continente Europeo
Altri 20 si muovono su altri teatri..
Scenari demografici - 2.1
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Dispersione e regionalizzazione
dei teatri d’azione
In alcuni paesi le concentrazioni sono particolarmente accentuate: e non sempre si tratta di paesi occidentali:
Negli anni Novanta, prima
della guerra del Golfo, erano
presenti nei paesi del Golfo 6-7
milioni di migranti; di questi
4,5 venivano dall’Arabia Saudita.
Dei 7 milioni di rifugiati presenti
in Asia meridionale negli stessi
anni, 6 milioni e mezzo (il 90%) erano concentrati in Pakistan e Iran
Inoltre molti flussi transcontinentali, pur indicativi di globalizzazione della migrazione, visti più da vicino sono altamente regionalizzati
in termini sia di provenienza che di
destinazione. Particolari paesi di
provenienza ‘monopolizzano’ i flussi
verso particolari paesi di arrivo:
• dall’Egitto all’Arabia Saudita,
• da Algeria e Marocco a Francia,
•flussi indiani dallo stato del Kerala
La perifericità del mondo occidentale emerge anche scomponendo
i flussi nelle tre componenti fondamentali: a) flussi di forza lavoro
documentata, b) migrazione irregolare, c) rifugiati e Asilanten.
Scenari demografici - 2.1
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Migrazioni di forza lavoro
documentata
Negli anni Novanta i cinque principali paesi di destinazione per i
flussi migratori internazionali (cioè i paesi con più alti tassi di immigrazione netta documentata) sono stati Usa, Australia, Arabia
Saudita, Canada, Costa d’Avorio. Dunque il Nord industrializzato
è un polo di attrazione molto importante, ma non l’unico!
Anzi: l’aumento progressivo del numero di persone che lavorano
fuori del paese di origine è dovuto principalmente alla crescente
importanza assunta dai flussi Sud-Sud. Per es., solo il 2-3% dei
migranti nativi dell’Africa subsahariana che vivono e/o lavorano
fuori del paese di origine risiedono nella Comunità Europea.
Attenzione. L’aumento relativo dei flussi Sud-Sud dipende in parte
dalle restrizioni all’entrata assunta dalle legislazioni occidentali, ma dipende soprattutto dalle crescenti disparità economiche e demografiche tra paesi più e meno ‘sviluppati’ entro il Sud del mondo.
Le dinamiche globali della circolazione di uomini del mondo prescindono anche in questo senso dal destino dell’Occidente.
Scenari demografici - 2.1
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Le nuove disparità di risorse
entro il Sud del mondo
L’importanza della crescente disparità interna al Sud del mondo
(un fattore che non dipende – almeno direttamente – dalle scelte
occidentali) è esemplificato dall’espansione del mercato internazionale del lavoro migrante nel Golfo Persico dopo la crisi petrolifera del 1973 (e prima della prima guerra del Golfo)
Nel 1973 il prezzo del petrolio quadruplica, e provoca una crisi
economica nel Nord industrializzato e una crescita economica
senza precedenti negli stati produttori di petrolio. Già due anni
dopo la crisi iniziano a affluire lavoratori stranieri verso il Golfo.
• Inizialmente provengono da altri paesi arabi (Egitto, Yemen
del Sud, Giordania).
• Poi si aggiungono imponenti flussi dall’Asia (specie India e
Pakistan, ma anche Bangla Desh Filippine, Sri Lanka, Tailandia).
Tra 1975 e 1985 la popolazione degli stati arabi produttori di
petrolio raddoppia per l’immigrazione; nello stesso decennio la
proporzione di asiatici entro la forza lavoro straniera presente
nei paesi del Golfo sale dal 20% al 63%.
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Il ruolo giocato dalla distanza tra
origine e destinazione
I paesi fornitori di manodopera nei paesi del
Golfo non erano gli
stessi paesi storicamente fornitori di manodopera in Europa
occidentale: questi
ultimi erano ‘distanti’
dalla nuova destinazione, per geografia,
economia, lingua.
Il nodo della distanza (geografica, economica, culturale) conta anche per i
flussi che segnano oggi l’Europa. Apparentemente osserviamo flussi consistenti dall’Asia (Filippine = maggior
paese esportatore di forza lavoro nel
mondo), ma la piuparte dei migranti
asiatici si è diretta in questi 20 anni
verso altri poli, in primis quello petrolifero del Medio Oriente.
Quando a metà anni ‘80 il mercato del Golfo frena, i flussi dai paesi asiatici
continuano a crescere ma si spostano entro la stessa Asia Est e Sud-Est.
I principali centri di attenzione diventano il Giappone e i cd ‘dragoni asiatici’.
E anche in questi paesi (a partire dal Gippone) le politiche di accoglienza di
forza lavoro straniera muta rapidamente verso una maggiore restrittività..
Scenari demografici - 2.1
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La catena causale della
migrazione irregolare
L’aumento delle disparità economiche Nord-Sud e Sud-Sud accentua la
pressione migratoria. La migrazione illegale è quella che più sensibilmente reagisce al variare degli scenari del marcato globale. A sua volta l’aumento di migrazione illegale rafforza la sensazione che la mobilità internazionale sia sempre più determinata dai fattori di spinta, e che i paesi di accoglienza abbiano perso il loro potere regolativo. L’allarme legato alla
sensazione di mancato controllo porta a risposte di chiusura all’immigrazione indesiderata, fino alle politiche drastiche di espulsione. E queste sono
più facili a realizzarsi nei paesi autoritari. Ecco alcuni esempi:
In tre mesi nel 1979 l’Arabia Saudita espelle
90mila residenti illegali, il Kuwait 18mila.
Nel biennio 1990-91 Arabia saudita, Irak e
Kuwait ne espellono più di 2 milioni.
Nei primi anni ’80 la Nigeria espelle 2 milioni
di irregolari provenienti da Ghana e limitrofi.
Negli anni seguenti il Ghana per ritorsione
espelle mezzo milione di Nigeriani..
E l’occidente? Di fronte al premere dell’immigrazione irregolare la
risposta ha sempre oscillato tra espulsioni e deportazioni su piccola
scala e periodiche legalizzazioni su larga scala.
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Rifugiati e richiedenti asilo
La definizione ONU del 1951 (Convenzione sullo status dei rifugiati) e il protocollo del 1967 definiscono il rifugiato “persona che ha oltrepassato una frontiera internazionale, temendo a ragione di essere perseguitata per mo-tivi
di razza religione nazionalità fede politica appartenenza a gruppi sociali”.
La definizione ONU del 1951 identifica individui e non gruppi, e impone il filtro
della categoria di ‘persecuzione’: non si adatta a molti flussi di rifugiati odierni.
Più ampie e pragmatiche le definizioni formulate dall’OUA (Organizzazione per
l’unità africana) nel 1969 e dall’OSA (Organizzazione stati americani) nella
dichiarazione di Cartagena del 1981. Qui la categoria di rifugiato incorpora ogni
persona che “a causa di aggressione esterna, occupazione, dominio straniero o eventi che turbano seriamente l’ordine pubblico, o in una parte o nella
totalità del suo paese di origine o di cittadinanza, si veda obbligata ad abbandonare il proprio luogo di residenza abituale per cercare rifugio in altro
luogo etc.”. (Nota: tra le due definizioni c’è un allentamento di confini simile a
quello osser-vato negli anni ’50 circa le motivazioni legali per divorzio).
“Richiedente asilo” è invece chiunque chieda asilo asserendo di essere un rifugiato. Oltre ai rifugiati include quindi sia quelli non ancora riconosciuti, sia quelli la cui richiesta è rifiutata. Il loro numero in Europa è cresciuto moltissimo a
partire
dagli
anni Ottanta,
per il drastico calo del tasso di riconoscimento.10
Scenari
demografici
- 2.1
Il Nord non è il centro
Anche per il fenomeno de rifugiati la percezione che abbiamo,
che si rivolgano soprattutto al Nord del mondo, è il frutto di
distorsione eurocentrica.
Anziché riversarsi in massa sui paesi del Nord del mondo, oltre
il 90% dei 17 milioni di rifugiati che si contano nel mondo (e
almeno un numero equivalente di ‘profughi interni’) rimane nel
Terzo Mondo.
Le più alte concentrazioni di rifugiati, rapportati alla popolazione locale, si registrano in alcuni dei paesi più poveri del mondo.
Per es. nel Malawi i rifugiati sono il 10% della popolazione
nazionale; in Guinea sono tra il 7 e l’8%.
In Europa, nel momento di massima espansione delle richieste
d’asilo, nella seconda metà degli anni Ottanta, esse hanno rappresentato il 3 permille della popolazione residente.
Scenari demografici - 2.1
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Anche l’Europa del ‘900 è
segnata da migrazioni di massa
Il periodo tra le due guerre è stato segnato da tre tipi di migrazioni di massa:
• Dislocazioni dovute alla nascita di nuove nazioni o cambi di con-fini dopo la prima
Guerra [a) greci espulsi da Istanbul e Turchia ovest, riportati in Grecia; b) etnie
turche e altre musulmane presenti nei Balcani costrette a lasciare Romania, Bulgaria
e Grecia e rimpatriate in Turchia; c) etnie ungheresi costrette ad abbandonare
Romania, Yugoslavia e Cecoslo-vacchia; d) etnie polacche che lasciano le loro case in
territori che diventano parte dell’Unione Sovietica; e) etnie tedesche ed ebree con
cittadinanza tedesca o austriaca che ritornano in Germania e Austria da stati
Baltici, Polonia e altri paesi dell’Europa centro-orientale]
• Migrazioni di rifugiati politici ed etno-religiosi [a) tra 1917 e 1922 un milione e
mezzo di Russi, Ucraini e Bielorussi lasciano le loro terre; b) 450-mila ebrei ed altri
rifugiati escono da Germania, Austria e Boemia-Moravia occupata nel 1938-39]
• Migrazioni legate al reclutamento di forza lavoro straniera [tra 1918 e 1936 si
sposta in Europa 1 milione 200mila migranti per lavoro e relative famiglie, principalmente sull’asse PoloniaÆFrancia. Nei primi anni ‘40 la Germania diviene punto di arrivo di un flusso di lavoro straniero, forzato e volontario, che nel ’44 è di 8 milioni ]
Ma anche la seconda metà ‘900 è segnata da 4 tipi di grandi flussi migratori:
Scenari demografici - 2.1
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Le pulizie etniche postbelliche
Il primo tipo di movimenti di massa è dato dalle ‘pulizie etniche’.
Colla fine del Reich, 12 milioni di tedeschi etnici sono cacciati dai territori orientali
occupati (Polonia, paesi Baltici, Boemia-Moravia, Slovenia, Serbia, Ucraina), o dalle
nazioni alleate (Slovacchia, Croazia, Ungheria): 8 milioni tornano in Germania Ovest,
3,5 milioni in Germania Est, mezzo milione in Austria. Intanto 10,5 milioni di prigionieri di guerra, lavoratori forzati e sopravvissuti ai campi di concentramento tornano ai paesi di origine, inclusi i prigionieri in Russia.
Dopo la formazione delle due repubbliche tedesche, nel 1949, 4 milioni varcano il
confine tra est e ovest, che diviene gradualmente cortina di ferro. La costruzione
del muro di Berlino, nell’agosto 1961, riduce drasticamente il flusso.
Le etnie tedesche non sono le uniche colpite da espulsione, dopo il ridisegno dei confini nazionali tracciato a Yalta e a Postdam. Un milione e mezzo di Polacchi lasciano
l’ex Polonia orientale, ora Lituania, Bielorussia, Ucraina, e sono allocati in città ‘purgate’ dai precedenti abitanti tedeschi, mentre 600mila Ucraini, Bielorussi e Lituani
lasciano Polonia e Cecoslovacchia, per insediarsi in terre divenute parte dell’URSS.
Analogamente, 100mila Cechi e Slovacchi sono risistemati nella ex terra dei Sudeti
e nel Sud della Moravia, a loro volta liberate degli abitanti di lingua tedesca.
Più a Sud, tra 1945 e 1950, 100mila italiani lasciano Istria e Dalmazia, e 300mila
minoranze ungheresi in Slovacchia, Transilvania e Voyvodina tornano in Ungheria..
Scenari demografici - 2.1
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Dalla decolonizzazione ai
nuovi flussi post-coloniali
Flussi legati alle decolonizzazione. Durante il processo di decolonizzazione i coloni
europei tornano in massa alle madri-patrie, addensandosi in grandi ondate. Per es.,
nel 1963, dopo la pace di Evian con il FLN, 1 milione di francesi lascia l’Algeria. Flussi
consistenti si registrano verso l’Olanda (in anni Cinquanta dall’Indonesia, in anni ‘70
da Surinam e Antille). Altri flussi tornano negli anni ’50 dalle colonie d’oltre mare di
Belgio, Italia e Inghilterra, negli anni ‘70 dalle colonie africane del Portogallo, infine
alla fine anni Novanta, quando Hong Kong e Macao sono inglobate nella Cina.
Flussi post-coloniali. Sulla rotta dei vecchi padroni rimpatriati, gli excoloni iniziano
a defluire da Asia meridionale e sudorientale, Africa e Carabi, muovendo in un primo
momento verso Isole britanniche, Francia, Benelux, più tardi verso Italia, Spagna,
Portogallo. Il graduale deterioramento delle condizioni di vita nei paesi di origine, i
conflitti etnici e politici nei nuovi Stati, e anche la nuova domanda europea di forza
lavoro a buon mercato portano a ingrossare sempre più questi flussi. Flussi che si
muovono lungo corridoi privilegiati frutto dell’eredità coloniale: da Pakistan, India,
BanglaDesh e Caraibi anglofobi verso il Regno Unito, dalle terre arabe di Marocco,
Tunisia, Algeria e dal Centro africa verso la Francia, da Indonesia e Surinam verso
l’Olanda. Le aree metropolitane europee diventano melting pot multiculturali.
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Migrazioni da lavoro e asilanti
Migrazioni da lavoro. La domanda crescente di forza lavoro è coperta in alcuni paesi
europei con migranti provenienti dalle ex-colonie. Altrove il reclutamento si è rivolto
ai paesi Mediterranei, prima pescando nei paesi mediterranei europei (Italia,Spagna,
Grecia, Portogallo), poi nella sponda Sud (Marocco, Algeria, Tunisia) e Est (Turchia,
Yugoslavia) anche con accordi bilaterali tra paesi invianti e reclutanti (Italia-Belgio).
Rifugiati e asilanti. Un flusso ininterrotto dall’Europa orientale si riversa sull’occidente, in seguito a specifici eventi politici.
•Nel 1956 200mila ungheresi all’instaurazione del regime di Kadar. Nel 1968 160mila cechi e slovacchi dopo l’occupazione delle truppe del patto di Varsavia. Nel 1980
250mila polacchi fuggiti dalla legge marziale e la repressione politica (e l’atteggiamento di apertura incondizionata comincia a cambiare..).
• Nel 1989 300mila bulgari di ascendenza Turca fuggono dalla bulgarizzazione forzata, e rientrano in Turchia, che chiude le frontiere (120mila non possono che
tornare in Bulgaria). In quell’anno 50mila tedeschi est passano il confine via Ungheria e Austria, e tra novembre e dicembre in 350mila trasmigrano da est a ovest.
• Ma la più imponente ondata di rifugiati sul suolo Europeo inizia nel 1991, con l’implosione della Yugoslavia e le guerre in Croazia e Bosnia Erzegovina. Tra 1991 e 1995
le pulizie etniche spingono più di 5 milioni di cittadini ad abbandonare la loro casa e
patria; di questi un milione raggiunge l’Europa occidentale. Ma dal 1993 quasi tutti i
paesi europei chiudono i confini anche alle vittime delle pulizie etniche.
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Riferimenti bibliografici
I principali riferimenti bibliografici per le prime 2 lezioni sono i seguenti:
•Collinson S., Le migrazioni internazionali e l’Europa. Un profilo storico
comparato, Bologna, Il Mulino, 1994.
• Munz R. (1995), Where did they all come from? Typology and geography
of European mass migration in the twentieth century, in Evolution or
revolution in European population, Plenary Sessions, European Population
Conference, Milano, Franco Angeli, 95-115.
• Livi Bacci M., La popolazione nella storia d’Europa, Bari, Laterza, 1998.
• Ariès Ph., Histoire des populations francaises et de leurs attitudes
devant la vie depuis le XVIII siècle, Paris, Ed. du Seuil, 1971
I riferimenti per le lezioni 3 e 4 saranno invece costituiti dai testi di
Park, Sayad e Risso contenuti nella Silloge “Migranti. Minoranze in movimento e forme dell’organizzazione sociale: sei contributi sociologici”.
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