Antropologia - Lezione 15^
Momento sistematico 1
La creazione: la relazione
uomo-”creato”
«Se le ali dell’uccello restano chiuse rifiutando il
semplice segno della croce, l’aria, da parte sua,
lo rifiuterà fino a che le sue ali non confessino
la croce. Dappertutto, Signore, sono i tuoi
simboli, Tu sei dunque nascosto dovunque! Il
tuo simbolo è nelle altezze che ignorano la tua
esistenza. Il tuo simbolo è nell’abisso che non
sa che tu sei. Il tuo simbolo è nel mare per il
quale tu rimani nascosto. Il tuo simbolo è nella
terra che non ha coscienza di Te!
Benedetto sei Tu, il nascosto che splende!»
(Efrem il Siro, Inni sul Paradiso)
Momento sistematico I
Ri-fare il
discorso a
partire da:
(= strutture della libertà creata)
 L’uomo: libertà creata
 La relazione uomo-creazione

Tesi fondamentale
della
Predestinazione:
Figli nel Figlio
per grazia

SIAMO QUI
La riflessione
biblica
sulla creazione
La fede nella creazione
nell’Antico Testamento
 Genesi inizia «materialmente» coi racconti
delle origini
 ma storicamente la fede nella creazione non
è il punto di partenza della fede di Israele
 non appare neppure nelle più antiche formulazioni di fede: il contenuto è la liberazione
dalla schiavitù, l’uscita dall’Egitto e l’entrata
nella Terra Promessa
(cfr. il piccolo credo storico: Dt 26,5-9; Gs 24,
16-18; Es 20,2; 1Sam 12,6).
Due linee interpretative:
 La creazione come presupposto
dell’Alleanza (K. Barth – G. von Rad)
la fede nella creazione è nata in seguito e
come estensione della fede nell’Alleanza,
ossia dopo l’esperienza della salvezza
in un primo momento Israele ha scoperto il
«Dio salvatore», in un momento successivo, è risalito al suo ruolo sul cosmo, riconoscendolo anche come il «Dio creatore»
Dio è stato scoperto nel suo agire salvifico
(= l’Esodo)
partendo dall’Alleanza storica si è risaliti
alla creazione:
Da dove viene la potenza di Dio sul
cosmo e sulle forze della natura?
 Il Dio potente, che ha manifestato la sua
forza nella liberazione dall’Egitto, deve
essere necessariamente il Dio di tutto ciò
che esiste: “il Dio d’Israele è l’unico Dio
vero del mondo”.
Dio ha dovuto creare per poter realizzare
l’alleanza:
la creazione è il presupposto estrinseco di
dell’alleanza
 ma la creazione non ha senso se non in funzione dell’alleanza, perciò quest’ultima è il
presupposto intrinseco della creazione:
priorità (non solo cronologica, ma anche logica)
dell’alleanza rispetto alla creazione, la quale
è interamente relativa e funzionale a questa
 il contenuto teologico della creazione: è una
verità salvifica e non cosmologica: riguarda il rapporto tra Dio e l’uomo e non le origini
del mondo
 La fede nella creazione come
appartenente al patrimonio comune dei
popoli dell’AVO (Claus Westermann)
difficile pensare che solo a partire dalla nozione
dell’Alleanza la creazione abbia giocato un
ruolo nella visione religiosa di Israele
la fede nella creazione era già parte della
convinzione del popolo, anche indipendentemente dalla nozione di Alleanza, a motivo
delle credenze ereditate dagli antenati e
nel confronto coi miti dei popoli vicini
Claus Westermann:
La recezione critica delle tradizioni mitico-religiose
(racconti e inni di creazione) dei popoli dell’AVO da
parte di Israele significa
che il discorso della creazione nella Bibbia spinge le
sue radici molto lontano nella storia dell’umanità.
Con esso è affidato alla Chiesa qualcosa che va
molto al di là dell’Antico e del Nuovo Testamento e
che appartiene ai valori religiosi e nello stesso
tempo ai valori culturali dell’umanità. La chiesa li
ha per lungo tempo trascurati e misconosciuti, ma
oggi essi sono di nuovo sentiti come qualcosa di
necessario per il futuro dell’umanità…
(Teologia dell’Antico Testamento, 115)
 non compare esplicitamente tra gli articoli di
fede del credo storico «perché era un presupposto pacifico» e collegato in seguito alla
fede jahvistica
 Lunga preistoria degli attuali testi della
creazione:
* compimento nel momento esilico e postesilico
(VI sec. a.C.)
* in particolare con la speculazione del deuteroisaia giunge a chiarezza la coincidenza tra
il Dio salvatore e il Dio creatore
Creazione e Benedizione:
Gen 1-3 nella riflessione biblica
Come vanno letti i testi?
 non isolare i passi tradizionali sulla creazione
dall’insieme del documento biblico: cogliere
Gen 1-3 nel contesto più ampio di Gen 1-11
 la struttura letteraria data dall’intreccio delle
genealogie/generazioni (o toladot: P: 2,4; 5,1;
6,8; 10,1; 11,10; 11,27) costituisce l’ossatura
organica della sezione, ottenendo un duplice
effetto:
• non isola il racconto della creazione, inteso
solo come spiegazione dell’origine del
mondo e dell’umanità
• ma collega la storia delle origini (Gen 1-11)
col diluvio e persino con la successiva storia
dei patriarchi (Gen 12: vocazione di Abramo)
che è a sua volta il preludio dell’esodo.
 questa architettura letteraria è una confessione
di fede nell’agire di Dio che produce la
storia: la storia è un succedersi di toladot
di cui la creazione del cielo e della terra è la
prima tappa.
correttivo di una visione pessimistica = alla
maledizione segue la benedizione: tutta la
storia è data dall’intreccio di entrambe
la conclusione che si impone anche da questo
punto di vista è il legame originario tra la
creazione e la salvezza:
• non è possibile parlare della creazione se non
all’interno dell’agire salvifico di Dio
• e all’interno della storia dei popoli, estendendola sino alla creazione, conservazione e
benedizione nell’orizzonte del cosmo.
 Il genere letterario: storia o mito?
C’è un legame tra la dottrina di Israele e lo
sfondo culturale dei popoli dell’Antico Vicino
Oriente:
• la scoperta delle narrazioni sumeriche,
babilonesi ed assire relative ai miti delle
origini
• sorprendente affinità (e persino anteriorità)
coi racconti biblici = qual è la loro specificità?
quale valore dargli?
Non vi è un solo motivo del racconto della
creazione dell’Antico Testamento che sia
assolutamente nuovo; tutti hanno dei
paralleli più o meno vicini o lontani
(Claus Westermann, Teologia dell’Antico
Testamento, 115)
Possibili reazioni:
una reazione apologetica, volta ad affermare
la superiorità dei testi biblici rivelati
 la risposta classica distingue tra rivestimento
letterario e insegnamento religioso, quasi tra
forma e contenuto: «i racconti biblici indicherebbero il senso (il perché) del mondo mentre
lascerebbero alla scienza la determinazione del
come».
Oggi rivalutazione “razionale” del mito:
Anche sul piano filosofico e su quello della storia
delle religioni, oggi il mito non viene più
considerato come un livello primitivo, ingenuo,
pre-scientifico e finalmente superato dalla
conoscenza umana. In modo molto più libero
rispetto ai pregiudizi del passato, il mito è visto
ora come un modello esperienziale e
interpretativo del mondo, un modello che ha
una sua consistenza, dotato di una sua
razionalità (M Kelh, p.108).
• La differenza tra la razionalità antica e quella
moderna è enorme.
- Il mito nella forma di narrazione di racconti (la
parola mythos significa ‘parola’ o ‘racconto’)
cerca i fondamenti ultimi (archai) del mondo,
ma anche di ogni evento-comportamento
nell’ambito degli dèi e del numinoso e non
nelle cause di carattere storico – biologico o
fisico – psicologico o sociologico, come accade
oggi.
- La forma razionale mitica era in grado di elaborare una visione complessiva della realtà,
che integrava la sfera della vita individuale e di
quella collettiva, dando un forte contributo alla
creazione della cultura.
Per noi oggi rivalutare il mito non dev’essere una
fuga nostalgica, ma l’occasione per non
squalificare la visione mitica del mondo e
cercare di cogliere il contenuto veritativo dei
racconti di creazione dell’AT.
Quale senso dare ai miti/inni di creazione
dell’AVO?
- Nascono all’interno della percezione vissuta che
la realtà è ambivalente, c’è alternanza tra
ordine e disordine, salvezza e rovina, morte e
vita
- es. la natura coi suoi ritmi regolari e con le sue
catastrofi; l’ambito sociale con i suoi costumi e
istituzioni stabiliti e le sue guerre/crisi
- I miti di creazione si riferiscono primariamente a
queste esperienze universali. Non parlano
affatto di una realtà fantastica (fittizia e irreale)
ma in maniera cifrata descrivono questo mondo effettivamente sperimentato (res tua
agitur!).
Quando il mito di creazione attribuisce agli dei/
Dio il fondamento ultimo di ciò esiste (che è
dunque un senso religioso) intende rispondere
alla domanda esistenziale circa il senso della
realtà:
La domanda sull’inizio è per lo più la domanda
sul senso vero di un’opera , di una cosa o di
un evento. La domanda sull’inizio del mondo e
dell’uomo è la domanda sull’origine e sul
fondamento originario. Come tale essa non è
una domanda sull’istante temporale o sul modo
dell’inizio, ma sulla qualità dell’inizio: la
domanda sull’origine è la domanda sulla
coerenza e sullo scopo di tutta la realtà, dunque
se sia stato un inizio buono o cattivo, un
incidente o un caso
(E. Zenger)
 Se una potenza divina ordina il caos, o da
forma a una materia originaria, o genera/ fa
nascere il mondo, ciò significa che si può
esprimere una fiducia fondamentale nel fatto
che tutta la realtà sia dotata di senso.
Nella misura in cui provengono da una opera di
fondazione divina potente e buona, il mondo
e l’uomo poggiano – pur in mezzo a tante
minacce – su un fondamento affidabile, da cui
ricevono stabilità e protezione.
Il mito è addirittura la rivendicazione di un
ordine cosmico di fronte agli dèi che
vengono venerati come divinità creatrici.
Il mito svela per via narrativa e trattiene
per via evocativa l’inizio buono con lo
scopo di conservare e di ordinare il
mondo come luogo della vita (e non della
morte) corrispondendo così a questo
ordine originario nascosto
(E. Zenger)
Questa speranza mitica degli inizi fa pendant coi
miti di compimento finale e giustifica una
visione del mondo realistica e ragionevole.
Questa visione ha permesso a quei popoli di
assumere comportamenti generatori di
senso e di costruire dei mondo socio-culturali
dotati di un senso coerente a servizio della
convivenza.
La fede ebraico-cristiana nella creazione, attraverso Gn, esprime una fiducia originaria nel
fatto che la realtà possegga un senso fondamentale, un senso immesso dentro i fondamenti del mondo. Cfr. il giudizio di Dio sulla
bontà della creazione: “vide che era buona”.
Quali miti possono aver influenzato la fede di
Israele nella creazione?
L’influsso letterario dei miti cosmogonici su
Israele, secondo M. Kelh, fu ridotto alla
tradizione religiosa di Canaan.
Costituì l’ambiente più vicino e più influente sulla
fede di Israele (cfr. alcuni salmi tra i più antichi)
Per i miti cananaici la creazione originaria non
sta in primo piano, è presupposta.
Ciò che interessa di più è la conservazione della
terra, la continua rigenerazione della sua
fecondità che permette la vita.
Il dio principale El è definito il “creatore degli dei”,
“creatore delle creature”, “padre degli uomini”,
che riveste una importanza per la creazione
originaria.
Ma per la sussitenza della creazione è più importante il dio della pioggia e della vegetazione,
cioè Baal che insieme a Anat, sua sorella e
consorte, lotta contro gli altri dèi e li vince (la
“teomoachia” è il presupposto della creazione),
così da garantire la conservazione della terra
attraverso il ciclo stabile e fertile della vita
vegetale. Non interessa chi abbia creato il
mondo, ma chi ha su di esso il dominio.
Il retroterra comune coi miti dell’AVO pone il problema dell’uso del mito nella Scrittura:
anche in essa dobbiamo riconoscere
«elementi» mitici.
La singolarità (la differenza dai miti AVO) è,
però, evidente in due peculiarità bibliche:
 la demitologizzazione dei racconti a motivo
del monoteismo teoretico (non solo “monolatria pratica”): poiché esiste un solo Dio (Javhé)
solo lui è creatore; da qui la differenza rispetto
agli altri miti: eliminazione del politeismo; dei
personaggi mitici; del dualismo originario; delle
teogonie e delle teomachie; il Dio di Israele è
trascendente e non è identificato con fenomeni
intramondani.
La creazione deve la sua esistenza alla benevolenza disinteressata di Jahvé Creatore:
• non ha bisogno né del cosmo né degli uomini
per soddisfare le sue esigenze
• la trascendenza di Dio rispetto alla sua opera
è garanzia della dignità dell’essere umano: gli
uomini non sono creati per risarcire gli dèi
spodestati e per essere al loro servizio (cfr. il
mito babilonese Atramhasis)
 L’eziologia della creazione dell’AT non intende
legittimare delle strutture di potere (re)
dando loro una investitura divina; l’uomo è
immagine di Dio, vicario della crezione
 Gli astri che venivano venerati come dèi nei
miti dell’AVO (che governano i destini degli
uomini) sono “degradati” a creature come tutte
le altre, pur conservando ad essi un’importante
funzione di orientamento degli uomini (es. nella
elaborazione di un calendario). Visione profana
del mondo ma non profanazione del mondo!
La coscienza mitica nell’AT subisce un processo di storicizzazione:
- la creazione non è tanto il racconto delle origini delle cose da Dio, ma gli inizi della storia della salvezza. Sono «la prima settimana»
della storia della salvezza.
- Mentre tutti i racconti mitici chiedono di recitare
e rappresentare l’evento delle origini come
dramma nel culto, in modo da conservare la
forza di orientamento del mito nel presente e
nel futuro
- Israele spezza questa risalita all’era mitica, in
quanto – specie coi profeti – interpreta la
presenza attuale di Dio nella storia.
- L’autocoscienza di Israele non si ferma più
solo al racconto delle origini, ma prosegue
nella memoria della sua esperienza di fede:
la liberazione dall’Egitto, il dono della Torà che
fonda il diritto di alleanza, l’esperienza recente
della liberazione dall’esilio
Così Israele sperimenta che il potere divino
originario è ancora oggi e in piena libertà attivo
come potere creatore, come crei realmente
qualcosa di nuovo nella storia del popolo e la
conduca verso un compimento inteso come
“nuova creazione” che recupera la bontà
dell’origine e la supera.
Per questo il momento primo e originario della
creazione non ha più il valore di luogo privilegiato dell’esperienza di Dio, che ha invece
la storia del popolo dentro la quale Dio si
rivela
Perciò assume più valore la contemporaneità
che va interpretata alla ricerca dei segni dell’azione di Dio.
Non solo l’oggi, ma anche il futuro è uno spazio
aperto di possibilità in cui si possono fare
nuove esperienze dell’agire di Dio.
Ma in Israele e nella Chiesa il pensiero mitico
non viene esautorato, piuttosto è re-vocato
e insieme conservato in quanto esse celebrano
nel loro culto gli eventi storici originari (l’esodo,
l’alleanza sinaitica, l’incarnazione di Gesù, la
sua Passione e risurrezione, la Pentecoste)
È l’idea del memoriale che unisce il tempo storico
(l’oggi) al tempo sacro (evento fondatore).
Il tempo sacro (tempo originario o del fondamento) è considerato qualitativamente altro
rispetto al tempo seguente della
contemporaneità
Il tempo successivo è una partecipazione
memoriale (“sacramentale”) del credente a
questo evento originario e salvifico.
Però il ritorno all’origine non rappresenta una
paralisi dell’oggi, anzi ne assicura la vitalità
come fede e speranza nell’agire di Dio dentro la
storia.
In definitiva:
L’uso del mito nella Bibbia va colto nel
suo senso positivo, come forma del
linguaggio simbolico:
 non è una invenzione fantastica, ma una
forma intuitiva di conoscenza della realtà
 M. Eliade:
«il mito esprime plasticamente e
drammaticamente ciò che la metafisica e la
teologia definiscono dialetticamente».
 Si precisa, così, la definizione del genere
letterario dei racconti delle origini:
si tratta di «una lettura sapienziale della
storia o di una teologia della storia
rappresentata in linguaggio simbolico»
 K. Rahner parla di eziologia o eziologia
storica: l’autore cioè risalirebbe dalla
concreta condizione umana del suo
tempo a una passata che ne sarebbe la
causa (eziologia viene dalla parola greca
aitia: causa-origine).
Il presente, in tutti i suoi aspetti, non si spiega a
partire solo dalle cause storiche verificabili
(per altro poco fruibili per i popoli antichi, solo
attraverso la via della tradizione orale), ma
richiamando l’evento primordiale (“l’in quel
tempo”), le sue ultime origini divine.
Il mito di creazione spiega ad esempio:
• il mondo naturale, il clima, i fenomeni stagionali
(es. il mito egiziano del Nilo)
• ma anche l’uomo: perché debba lavorare,
perché muore; e la società: perché la
monarchia (maggiori e minori), la supremazia
del dio nazionale sugli altri dei…
Le motivazioni eziologiche contengono spesso
un elemento normativo:
• Il collegamento con un evento paradigmatico
iniziale deve dimostrare il carattere immutabile delle forme di vita attualmente esistenti
(l’elemento di tradizione)
• L’ordine stabilito in principio dalla divinità creatrice è iscritto come un modello originario
perenne, in maniera incancellabile nelle
strutture dell’ambiente vitale del popolo
• Ecco perché questo ordine viene continuamente riattualizzato nel culto: l’in principio
fissato dagli dei rimane valido per sempre.
L’eziologia di creazione contiene però anche un
elemento critico-utopico:
• È uno stimolo per raggiungere un ordine ed
un ambiente ideale di vita per gli uomini
• In forte contrasto col mondo disordinato e
sofferente che incontrano oggi, collocano nel
tempo delle origini un mondo alternativo,
perfetto e santo, dando a questa visione il
valore di guida per le massime etiche del
comportamento umano del presente e del
futuro (vedi le rappresentazioni del pardes:
giardino originario, cfr. anche l’islamismo)
 eziologia del reale = i racconti intendono indicare una causa reale di questo nostro mondo e
non solo una sua illustrazione narrativa
non aldilà o al di fuori della storia
indica il senso preciso della storia, pur in un
linguaggio diverso: ne indica la genesi, il
fondamento, cioè quel senso che è implicato in
ogni momento della storia
 per questo mantiene un valore universale: in
questo modo si vede come le preoccupazioni
scientifiche o storicistiche vengono evitate, in
quanto il racconto si interroga sul senso della
esistenza dell’uomo e non sull’origine del
mondo.
I SALMI: la Signoria di Dio su tutta la
terra
Perché questa partenza? Perché in alcuni di essi
si trovano i testi più antichi, risalenti al periodo
pre-esilico, che attestano come Israele ha
attinto dalle credenze cananaiche ma integrandole nella fede jahvista e trasformandole.
Interesse maggiore è per la conservazione in
essere della creazione, da cui dipende anche
la creazione “in principio”.
Idee maggiori dei salmi:
1) La terra appartiene a Dio, è sua proprietà e lui
la protegge dai pericoli provenienti dalle potenze
del caos primordiale
Sal 24,1: “Del Signore è la terra e quanto contiene, l’universo e i suoi abitanti; è lui che l’ha
fondato sui mari e sui fiumi l’ha stabilito”
Motivo per cui la terra appartiene a Dio? Dio ha
ottenuto la signoria sulla terra vincendo il caos
che viene rappresentato come il mare che
minaccia la vita.
Cfr. anche i salmi 93; 74,12-17; 98,9-15; 78, 69.
Da comprendere nel confronto con la mitologia
dei Baal: più importante della domanda su chi
ha creato il mondo è l’altra: chi continua a
donargli fecondità e vita.
Il confronto non fu tra il Dio della storia di Israele
e il dio della creazione di Canaan, ma tra Jahvé
e Baal come fonti della vita.
La domanda vera è: verso chi deve essere riconoscente Israele di ciò che raccoglie ogni anno
per rimanere in vita? I salmi celebrano la superiorità di Jahvé che dal tempio di Gerusalemme vince sulle potenze minacciose del caos
e perciò prevale sugli dei stranieri.
Per la teologia della creazione i salmi sono importanti anche a motivo della forma letteraria molto evoluta, quella di inno di lode a Dio, creatore e salvatore, celebrato nelle sue meraviglie.
DEUTERO-ISAIA (Is 40-55)
Siamo alla fine dell’esilio babilonese: viene
dato molto rilievo all’agire creatore di Dio “in
principio”.
Basti pensare al racconto sacerdotale di Gn 1,
redatto in questo periodo, posto a inizio della
Scrittura
Motivi della crisi di fede dovuta all’esilio: la
perdita delle garanzie visibili dell’elezione
- Distruzione del tempio
- Fine della monarchia
- Perdita della terra promessa
Crisi: “dov’è finito il regno universale di Jahvé?”.
Il Deutero-Isaia e anche il Trito-Isaia (Is 56-66) si spingono in una profonda e più ampia fede nella
creazione:
• l’agire salvifico di Dio abbraccia tutti i tempi e gli
avvenimenti: passato – presente e futuro, quindi
l’eternità (gli esegeti parlano dell’ “entusiasmo
escatologico del Deutero Isaia”)
• dunque, andando contro tutte le apparenze (tutto
sembra parlare contro il regno universalistico di
Jahvé), Israele si affida incondizionatamente al suo
potere salvifico
• Dal primo inizio sino alla fine, tutto, l’intera creazione, la natura e la storia, sono nelle mani di Dio; tutto
ha in lui il suo inizio, la sua sussistenza e il suo
compimento
Già all’inizio del libro delle consolazioni (Is 40,
12-31) si coglie il valore programmatico di Isaia:
incoraggiare il popolo confuso e rassegnato di
fronte alla liberazione imminente.
Punto di forza del testo: il potere illimitato di Jahvé Creatore. In un momento di caos politico
e religioso, nella creazione originaria e nella
conservazione ordinata del mondo si manifesta
il potere creativo di Dio che può e vuole salvare
il suo popolo dalla situazione di necessità:
v. 12 Chi ha misurato con il cavo della mano le acque
del mare e ha calcolato l'estensione dei cieli con il
palmo? Chi ha misurato con il moggio la polvere della
terra, ha pesato con la stadera le montagne e i colli
con la bilancia?
13 Chi ha diretto lo spirito del Signore e come suo
consigliere gli ha dato suggerimenti?
26 Levate in alto i vostri occhi e guardate: chi ha
creato quegli astri? Egli fa uscire in numero preciso il
loro esercito e li chiama tutti per nome; per la sua
onnipotenza e il vigore della sua forza non ne manca
alcuno.
27 Perché dici, Giacobbe, e tu, Israele, ripeti: «La mia
sorte è nascosta al Signore e il mio diritto è
trascurato dal mio Dio?».
28 Non lo sai forse? Non lo hai udito? Dio eterno è il
Signore, creatore di tutta la terra. Egli non si affatica
né si stanca, la sua intelligenza è inscrutabile.
29 Egli dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo
spossato.
Genesi 1,1-2,4a: DIO TRASFORMA IL CAOS IN
DIMORA DI VITA
 Gn 1: redazione sacerdotale (P), originata in
ambiente sacerdotale verso la fine del VI sec.
 inizia con la creazione del mondo e finisce
(più o meno) con la morte di Mosé (Dt 34)
Stile: linguaggio dotto, ripetizioni numerose,
struttura schematica, indicazioni temporali
precise, enumerazione di leggi, genealogie e
elenchi di popoli (cfr. Gn 5 e Gn 10).
 opere della creazione divina suddivise in 7
giorni, ciascuno segue uno schema fisso
Recitazione liturgica:
• “Dio disse”: parola creatrice di Dio
• L’azione con cui Dio fa nascere la sua opera:
dividere, fare, far nascere
• La constatazione di ciò che si è realizzato: e
così avvenne
• Il ritornello conclusivo: e fu sera e fu mattina,
primo giorno…ecc.
Già il modo letterario del componimento didattico
dice l’intenzione: Dio crea con ordine
Perciò non si parla di tempo-storico ma di tempooriginario mitico: le strutture fondamentali che
determinano il tempo storico fin dal principio e
che vale sempre.
Il racconto sacerdotale mette in luce gli ordinamenti eterni: creazione, alleanza con Noé, con
Abramo e alleanza al Sinai
 sono i decreti di Dio che valgono eternamente
e assicurano la sussistenza stabile del cosmo.
Dopo le catastrofi del diluvio Dio crea con Abramo un nuovo inizio: per lo scrittore sacerdotale è questo il vero senso della creazione
IL SETTENARIO
In Gen 1 c’è un intreccio perfetto tra la dimensione spaziale (la totalità del creato: cielo e
terra) e la dimensione temporale descritta
dalla successione dei giorni
 lo schema comando/parola: “Dio disse…e
accadde”
 significa non la generazione, né la lotta tipica
di una cosmogonia o teogonia primitiva per cui
la creazione sarebbe un frammento della
lotta degli dei o degli elementi primordiali
(soggiace l’idea che la creazione è sempre in
parte divina: emanazione, frammento, ombra)
 emerge il senso della creazione analizzando i
giorni I, IV, VII
 La confessione di fede nel Dio creatore
(v 1):
In principio Dio creò il cielo e la terra
Variante
Come principio Dio creò il cielo e la terra
Qui principio non è indicazione di un inizio cronologico ma quel principio che qualifica tutto
ciò che segue, il segno positivo che Dio mette fin dall’inizio su tutta la storia del mondo e
che la determina in modo permanente.
viene sottolineato che con la creazione del
cielo e della terra ha inizio la storia
 tecnica del merismo: i due poli opposti per
indicare la totalità, cielo e terra = tutta la realtà
 l’inizio libero della storia è indicato dal verbo
specifico bâra' che ricorre 48x nell’AT e non
indica il materiale con cui Dio fa
bâra‘
secondo alcuni significherebbe tagliare,fare
separando, fare-facendo separato, far
piazza pulita (= ordinare): non fece e poi
separò, né separò da una realtà preesistente
 creare è fare differenziando: la creazione è
voluta “altra”: la separazione è cosa buona
 bâra' è associato a meraviglia – prodigio
(berî’âh)
 Il non ancora della creazione (v 2):
Ora la terra era informe e deserta e le
tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di
Dio aleggiava sulle acque.
 il «non ancora esistente» della creazione
(«quando non ancora»: comune a molte opere
dell’AVO) non va interpretato nel senso della
materia preesistente, ma come situazione
antitetica alla condizione attuale, percepita
dal narratore come un «ordine integro»
 perciò «quando ancora non era così» =
“creato separato”, viene espresso con la
raffigurazione del «caos» (“covato” dallo spirito)
In ebraico caos è reso con tohuwabohu:
tohu = terra desolata e deserta, che non era
adatta alla vita, tenebra totale, come l’abisso e
le acque
 wabohu = vuoto
(cfr. mito babilonese di Enuma elish: commistione
caotica-indistinta di acqua salata e dolce)
L’idea del caos corrisponde bene alla risalita
all’origine a partire dall’uomo e dalla sua
esperienza attuale (eziologia)
 nonostante possibili accenni mitologici, nelle
tre frasi del v. 2 l’accenno all’oceano/abisso e
all’acqua come elemento primordiale, a cui si
aggiunge anche il «vento fortissimo»,
descrive abbastanza bene il «non ancora» di
una “creazione separata”, cioè ordinata
non si può equiparare ciò che qui si dice al
concetto più tardivo di «creatio ex nihilo», né
pensare ad una materia preesistente.
Non si tratta di un caos creato da Dio. Sulla sua
consistenza reale non c’è nessuna riflessione
Non si vuole affermare una consistenza reale di
questo caos primordiale; lo si lascia in un alone
di mistero (come in molti altri miti).
Ciò che si vuol dire è che Dio crea con la sua
parola. E Dio inizia a creare la luce per separazione dalle tenebre: ogni volta è la
trasformazione del caos in cosmo.
Dio tiene il potere su tutto (“cielo e terra”) e
anche il caos che contrasta la vita si ritira di
fronte alla sua parola.
Dio è l’unico principio creatore: anche il caos
gli è sottomesso. La contrapposizione non è
tra Dio e caos, ma tra caos e cosmo; su
entrambi regna il Creatore.
Ma attenzione all’idea ingenua: c’era un caos
originario a partire dal quale Dio ha ordinato il
cosmo.
Perché Dio avrebbe dovuto creare prima un
caos per poi ordinarlo? Assurdo che si tratti di
un primo tentativo uscito male. Anche il testo
esclude questa ermeneutica: solo dal v. 3 si
parla di ciò che è fatto il primo giorno; prima
viene ciò che non appartiene alla creazione
ed è la separazione della luce dalle tenebre.
Questa luce (da non identificare con il sole) è
simbolo del potere e della bontà vivificatrice
del Creatore.
Dio delimita la tenebra (simbolo del caos
precedente) addomesticandola, sotto forma di
“notte”, cioè mettendola al servizio dell’uomo e
dei suoi ritmi di vita.
Così vale anche per il cielo e la terra asciutta: si
riferiscono ai primi due versetti in cui non si
parla di una creazione antecedente a quella dei
sette giorni (quasi una forma provvisoria).
I vv. 1-2 sono la situazione di partenza
dell’azione creatrice di Dio.
Sempre al v. 2 si dice che lo Spirito di Dio
aleggiava sulle acque.
Ruah elohim? Ruah è per lo più femminile in
ebraico e significa vento, respiro, alito,
spirito, vita
Rahap: aleggiare, vibrare, tremare (anche
“covare”).
Significa che il respiro di Dio si diffonde sul caos
diventando nell’atto creatore, “voce” che allontana il caos (cfr. la metafora dell’uovo in cova).
Spirito “creator”, “vivificans”, datore di vita
(Simbolo di fede) si appoggia sulla dottrina
biblica della creazione
Scansione intenzionale della settenario per la
suddivisione del TEMPO come categoria
fondamentale per ordinare la vita:
• Primo giorno: inizio = la luce separa il giorno
dalla notte
• Quarto giorno: centro = crea gli astri, in base
al quale il tempo può essere disposto sotto
forma di calendario, con giorni e mesi, per
stabilire il ritmo delle stagioni, l’ordine delle
feste
• Settimo giorno: fine dell’opera creatrice = Dio
suddivide il tempo settimanale secondo i due
ritmi di lavoro e riposo
 Il primo giorno (vv 3-5): PRINCIPIO
3 Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu.
4 Dio vide che la luce era cosa buona e separò
la luce dalle tenebre
5 e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E
fu sera e fu mattina: primo giorno.
Dio disse: parlare e creare, parlare è creare
La parola che chiama le cose all’esistenza è
efficace: una volta proferita diventa realtà
Gli eventi hanno il loro fondamento nella parola
sovrana di Dio (cfr. l’invio di Mosé al faraone, la
presa di possesso della terra promessa)
la creazione della luce: di qui l’importanza
del tempo, come ritmo ordinato e successione di giorno e notte
 la sequenza giorno/notte è il fondamento
della «settimana» e del «calendario»: per
l’autore (P) in primo piano è la categoria
temporale, più che quella spaziale, poiché la
creazione inizia con la separazione di luce e
tenebre e non di terra e cielo
 vedi anche alla fine con la successione
sera/mattino, visti come le due parti del
giorno, ancora per indicare la regolarità di
questo ritmo.
La luce è presentata nella sua creaturalità, a
differenza che nelle cosmogonie mesopotamiche ed egiziane (luce è emanazione divina)
 è qualificata dal vedere di Dio che è già un
giudizio ed una lode: «era buona/bella» (tôb:
detto solo della luce) indica la bellezza estetica e la bontà etica riconosciuta dallo sguardo del creatore e motivo della lode
 Dio dà il nome (sia “la luce”) = è segno di
signoria sulla cosa nominata, ma qui il nome
indica la destinazione dell’opera nella creazione e la signoria assoluta di Dio nel porre
confini invalicabili al regno delle tenebre.
 Il quarto giorno (vv 14-19): CENTRO
14 Dio disse: «Ci siano luci nel firmamento del cielo,
per distinguere il giorno dalla notte; servano da
segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni
15 e servano da luci nel firmamento del cielo per
illuminare la terra». E così avvenne:
16 Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per
regolare il giorno e la luce minore per regolare la
notte, e le stelle.
17 Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare
la terra
18 e per regolare giorno e notte e per separare la
luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona.
19 E fu sera e fu mattina: quarto giorno.
La creazione dei «luminari» (sole e luna = degradati al ruolo di lampade, perdono il carattere
divino che avevano nelle cosmogonie dell’AVO
La loro creazione è orientata a stabilire i loro
compiti:
1° = è quello di «separare» (14.17) il giorno dalla
notte; la notte è qui posticipata rispet-to alla
generazione della luce, forse per sdivinizzare
queste sorgenti
2° = «illuminare» (15.17) la terra
3° = «governare» (16.17), che può essere
considerato parallelo a «segnalare» (14) «per
essere come segni di feste, giorni e anni»
 preposti a determinare il calendario delle
feste.
 triplice compito che spiega la strana posizione
della creazione dei luminari nel IV giorno:
non solo perché è il giorno centrale del settenario, ma forse per una preoccupazione di
calendario. Si tratta del calendario testimoniato nel Libro dei Giubilei: le grandi feste
annuali ebraiche cadevano sempre il IV
giorno
 la fondazione del calendario cultuale, fatto
risalire fino alla settimana creazionale, sarebbe dunque la preoccupazione presente
nell’ordine della settimana della creazione.
 Il settimo giorno (2,2-3): FINE
2 Allora Dio, nel settimo giorno portò a
termine il lavoro che aveva fatto e cessò
nel settimo giorno da ogni suo lavoro.
3 Dio benedisse il settimo giorno e lo
consacrò, perché in esso aveva cessato da
ogni lavoro che egli creando aveva fatto.
Il numero 7 è caratteristico di tutta la letteratura
dell’AVO:
indica pienezza e sta alla base della struttura della settimana (forse legata alle fasi lunari):
una decosmologizzazione della settimana,
inserendo la settimana della creazione come
prima settimana del tempo
il senso del «settimo giorno» è nella connessione
tra settimana della creazione e settimana
dell’uomo: il parallelo tra comandamento del
sabato e settimo giorno (cf Es 20,8-11) mostra
che P ha introdotto nel settimo giorno della
creazione un’allusione al comandamento del
sabato
Per questo il senso del settimo giorno (6+1)
separa la ferialità lavorativa dall’appartenenza a Dio e indica la mèta dei sei
giorni nel settimo.
Il «settimo» giorno, in quanto giorno di Dio:
è il fine dell’uomo ma anche il fine ultimo della
creazione
La creazione è ritmata (“ordinata”) dalla distinzione tra lavoro e risposo, che è posta dalla
relazione con Dio
 non è solo interruzione dell’attività, ma
fecondità connessa con il riposo di Dio, di cui
l’anticipo è la benedizione concessa da Dio
nella festa e nel culto
 l’uomo come immagine di Dio e rappresentante di
Dio deve seguire Dio sia lavorando nella creazione
sia godendo di essa: il senso della creatività del
lavoro è godere della creazione
Il riposo non è assenza di lavoro, ma luogo della
«presenza» di Dio (cf il tema della gloria di Dio in
Es 24 e 39-40), del dialogo con lui, da cui si riceve la
fecondità per essere nel tempo e così, attraverso il
culto, il nostro tempo sporge su Dio
Il culto e la festa danno senso alla temporalità dell’uomo; per lo scrittore sacerdotale c’è qui l’archetipo dello Shabbat che non viene istituito dalla Torà
ma appartiene già all’ordine della creazione.
perciò il senso della temporalità è la nostra
comunione con Dio
È vero che la creazione è per l’uomo:
Nei giorni che si trovano tra queste tre colonne
(1° - 4° - 7° giorno come inizio – centro – fine),
Dio stabilisce la terra come spazio e dimora
della vita.
2° e 3° giorno: crea la terra come suolo separato dal mare, asciutto e fertile; le piante sono
parte della terra fertile (non esseri viventi
separati): è imabandita “la tavola per la vita”
5° e 6° giorno: creazione degli esseri viventi:
animali e uomini che popolano questo spazio
vitale
si moltiplicheranno ma in modo tale che la terra
offra spazio e cibo sufficiente per tutti gli esseri
viventi
 x 4 volte si parla di esseri viventi: esseri desiderosi di vita e capaci di vita, però non autosufficienti ma che ricevono la vita dall’interno della
creazione
Ma il fine ultimo della creazione è: Dio che
abita insieme agli uomini (la loro relazione)
 la creazione è lo spazio abitabile per l’uomo,
ma il suo fine ultimo è che deve diventare anche lo spazio abitabile per Dio: la dimora di
Dio con le sue creature
 il racconto (P) è intenzionalmente collegato
con il ciclo narrativo del Sinai (Es 19,1-40,38)
 è al Sinai, precisamente nella costruzione del
santuario che viene alla luce il vero senso
della creazione
 questo è il vero Sabato della creazione
Gn 2,2: Dio si riposa dono sei giorni di lavoro
Es 24,16: sul Sinai, dopo che la sua gloria ha
coperto la montagna per sei giorni, Dio chiama
Mosé solo al settimo giorno per incontrarlo nel
fuoco
Qui Mosé riceve l’incarico di costruire il santuario,
la tenda del convegno (o della rivelazione) per
l’incontro del popolo con Jahvé (Es 29,43-46)
“Nella visione di P., la costruzione comune del
santuario continua l’opera della creazione
portandola al suo fine: Dio crea la terra per
essere presente in essa – come il Dio liberatore
di Israele, anzi della creazione intera”
(E. Zenger)
Parallelismo con Apocalisse:
• Nei due capitoli finali di Ap si riprende il significato
della creazione e lo si supera in proiezione
escatologica: il principio si collega alla fine
• I “nuovi cieli e la terra nuova” sono il momento
in cui tutta la terrà diventerà la tenda di Dio con
gli uomini e le mediazioni cultuali della presenza
di Dio saranno superate perché le promesse
saranno compiute.
• Ap 21,3: Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con
loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro
• Alla luce della promessa di una creazione che alla
fine sarà pienamente rinnovata prende senso
una creazione in principio.
 La benedizione e il comando (vv 26.28-29)
26 E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del
mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su
tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che
strisciano sulla terra».
28 Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e
moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e
dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del
cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla
terra».
29 Poi Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che
produce seme e che è su tutta la terra e ogni
albero in cui è il frutto, che produce seme:
saranno il vostro cibo.
L’uomo immagine: vicerè, rappresentante,
vicario, economo… di Dio
Custodisce gli altri esseri viventi e la terra affinché l’intenzione originaria di Dio sulla creazione
venga perseguita e tutelata: la terra resti lo
spazio vitale abitabile e abbondante per gli
esseri viventi
la benedizione espressa nella forma di un
imperativo (siate fecondi, moltiplicatevi), cui
segue il comando sul dominio da esercitare
sulla terra (e assoggettatela: verbo discusso)
si aggiunge la concessione del sostentamento e del cibo per l’uomo, che è però limitato
all’alimentazione vegetale
Due gli aspetti qui indicati:
1) la benedizione è data sia agli uomini che agli
animali, ed è intesa come la forza procreatrice, che si esprime non solo nella capacità
di generare, ma in tutto il processo che va
dalla nascita alla crescita
 la benedizione vincola l’uomo al suo
contesto naturale, proprio in quanto essere
creato
l’uomo appare solidale con la realtà del suo
mondo «naturale» (gli animali, i vegetali)
a ciò appartiene anche la cura di Dio nel
procurare e fornire il sostentamento dell’uomo
in tal modo la forza della fecondità viene
sdivinizzata, non è una conquista «magica»
dell’uomo, ma è inserita nella benedizione
genesiaca. Solo Jhwh appare il signore della
vita e della fecondità.
2) la creazione dell’uomo è una novità assoluta
nel rapporto dell’uomo con il resto della
realtà creata, presentato come un dominio:
questa è la qualità dell’intervento dell’uomo
sulla natura
confronto con i racconti mesopotamici = la
finalità della creazione è diversa: là l’uomo era
creato in vista del servizio degli dei o per
sostituirli nella fatica del lavoro; nel Gen lo
scopo della creazione dell’uomo è orientato
verso il mondo:
 l’uomo è creato per l’attività civilizzatrice,
nell’orizzonte della storia dell’umanità.
Come si esercita questo «dominio»?
Contesto di riferimento è il «dominio» regale (cf
1 Re 5,4; Sal 110,2; Is 14,6; Num 24,19; Ez
34,4), derivato dal linguaggio di corte di
Babilonia e d’Egitto:
il re non solo rappresenta tutto il popolo e
la terra in quanto personalità corporativa,
ma è anche il depositario e il mediatore
della benedizione per il suo regno e per il
popolo a lui affidato
l’uomo è «re» del creato per il compito regale di
assicurare pace e benessere, di mediare la
benedizione divina, di conservare la salute
del mondo che gli è affidato
 il dominio sulla terra è un aspetto della
benedizione concessa da Dio alle creature,
anzi è il modo con cui l’uomo diventa mediatore e mandatario di questa benedizione nello
spazio del mondo.
questo il criterio del progredire della
scienza e della tecnica che viene fornito dal
testo genesiaco.
Soggiogare la terra: non lascia nel contesto di Gn
1 nessuno spazio per l’idea di uno sfruttamento
dispotico della terra da parte dell’uomo. Invece:
* È promessa incoraggiante: nella lotta della
vita contro le potenze caotiche ostili (cataclismi)
l’uomo può superare le difficoltà
* Inoltre: l’uomo esercita un dominio amministrativo sulla terra solo in qualità di luogotenente
di Dio, dal quale dipende e al quale rende
conto del proprio operato.
L’idea di un avvallo della cosificazione e
strumentalizzazione della creazione da parte
dell’uomo è una lettura frutto della cultura
moderna europea, staccata dalle radici bibliche.
Creazione e diluvio (Gen 6-9)
Un’altra variante del racconto della creazione
Molti motivi simili a Gen 1:
• La benedizione dell’essere umano
• L’arca (in analogia con la terra) come dimora
della vita protetta dal caos
• L’uomo come immagine di Dio, pastore e
custode della creazione, qui inverato da Noé
come modello esemplare
• L’approfondimento rispetto a Gen 1: di fronte
alla paura di una catastrofe cosmica come
punizione inflitta dal Creatore per il peccato,
già nel tempo mitico c’è un intervento di Dio
(diluvio) che promette che non distruggerà
mai la sua creazione
• Egli rafforza il suo impegno di una alleanza
eterna con tutta la creazione, che sigilla con il
segno dell’arcobaleno nel cielo (Gn 9,8-17).
• Viene in piena luce il significato teologico di
creazione: il Dio che crea ha una relazione di
amore e di fedeltà con la terra, il suo radicale
“sì” alla terra e all’uomo è irrevocabile.
LIBRI SAPIENZIALI (ultimi 5 sec. prima di Cristo)
• Esempi del dialogo interculturale di Israele con
la cultura dell’AVO e ellenistica
• Il tema della sapienza: “l’opera più preziosa del
Creatore, inizio della sua attività, prima di ogni
sua opera” (Pr 8,22-26)
• La sapienza è personificata: compagna e
mediatrice del creatore, sua proprietà
• Per l’uomo è “albero di vita”, guida per giungere
allo shalom (pace, benessere e felicità: Pr 3,18)
• Lo aiuta a vivere in modo conforme al senso
che Dio ha dato alla creazione (l’ordine “buono”
iscritto da Dio nelle cose)
Interesse pratico-sociale della Sapienza:
• sul piano etico: il Creatore unico garantisce la
fondamentale uguaglianza di tutti gli uomini
(Pr 22,2;29,13); al Creatore sta a cuore la
buona sorte e la dignità del povero, chi lo
opprime offende il Creatore (Pr 14,31)
• sul piano esistenziale: la questione della
teodicea
• cfr. Giobbe di fronte alla sofferenza ingiustificata rivendica l’ordine giusto posto da Dio nel
mondo che sembra oscurato
• Incomprensibilità della maestà di Dio e
impotenza e limitatezza della creatura umana
che non può disputare con Dio
• Giobbe dubita della giustizia di Dio nella
creazione: siamo in balia del malfattore (9,24)
• Risoluzione nella disputa (i discorsi di Jahvé:
Gb 38-41) in cui Dio risponde alla protesta di
Giobbe ponendogli 40 domande retoriche:
“Quando ponevo le fondamenta della terra, tu
dov’eri?... Chi ha fissato le sue dimensioni”.
Dio rivendica la sua sapienza onnipotente, si
presenta come “Signore degli animali” (del
Leviatan: coccodrillo, che rappresenta le forze
caotiche cfr. Sal 104,26 )
Giobbe revoca le sue accuse: ora non conosce
Dio solo per sentito dire, ma per “aver visto” il
Creatore (42,1-6) e può ancora respirare (v. 6).
Nel libro della SAPIENZA (I sec. a.C.) Dio è
presentato come l’Essere perfetto (così LXX:
Es 3,14)
Lo si può conoscere a partire dalle cose create,
dalla sua bellezza e grandezza, che la ragione
umana di tutti gli uomini può comprendere (Sap
13,1-9)
Argomento per condannare gli adoratori degli
elementi cosmici (fuoco, vento, astri) e gli idoli
fabbricati dalle mani dell’uomo.
 Rm 1,18-25 cita Sapienza.
Storia degli effetti molto significativa nella teologia
filosofica della chiesa successiva. per avere
aggancio universale della fede all’unico Dio.
Osservazioni conclusive sull’AT
 L’azione creatrice di Dio: il mondo non
poggia sulla sua stessa armonia, ma sulla
volontà creatrice-ordinatrice di Dio (cfr. anche
Giobbe)
 la dottrina della creazione è una verità
salvifica non cosmologica
 che integra però al suo interno anche un
potere cosmologico di Dio sempre più chiarito
in termini salvifici
Nel quadro della storia della salvezza la dottrina
della creazione ha caratteristiche precipue:
1) il rapporto fra creazione e parola (come
sviluppo della concezione profetica)
 Il dabar, la parola creatrice-separatrice,
afferma da un lato che Dio crea senza
riferimento ad altro (anche senza lotta)
 dice che la creazione è aperta alla parola:
dunque, incamminata verso l’alleanza.
2) la bontà della creazione: tob
 ha un intento apologetico, poiché scagiona
Dio dalla responsabilità del male
 anche ne dice il senso: «poiché è buono il
creato rimanda a Dio»…nonostante
l’ambivalenza che il peccato dell’uomo vi ha
introdotto.
 la tesi della creazione ha un risvolto antropologico, poiché mette a tema il rapporto uomo-mondo:
è inserito in questa realtà creata
 è superiore ad esso, poiché come immagine di
Dio, ne diviene signore
contemporaneamente la dignità della persona e
l’impegno in esso (civilizzazione, arte, tecnica
sono espressione dell’uomo immagine di Dio)
dice la relazionalità intrinseca dell’uomo anche
con il suo ambiente, che non è solo il “contenitore”
della sua vita, ma gli è legato intrinsecamente, al
punto tale che è l’uomo a determinare la
sensatezza del cosmo (è microcosmo e microdio)
 Il riposo o il tempo: vertice della creazione
 il compimento dell’opera = non sprofonderà
mai più nel caos
 un intento eziologico: la fondazione
dell’istituto religioso del sabato
 soprattutto, dice il senso dalla creazione, è il
simbolo del significato del mondo creato:
proclama che il mondo e l’uomo non hanno
altra finalità che quella della comunione
d’alleanza
 è un altro modo per dire che il senso del
creato è la salvezza.
 Il fattore tempo: la storicità del
creato
 negativamente = la creazione è una realtà
storica e che, dunque, non è co-eterna a Dio
più profondamente = essa viene colta nei
suoi albori ma rimanda immediatamente al
futuro lontano in cui il progetto iniziato troverà
pieno e definitivo compimento. La protologia
rimanda in questo senso all’escatologia (“la
pienezza dei tempi”: Gal 4,4). I due momenti
sono dinamicamente collegati.
La creazione è l’inizio del tempo, della storia,
ma nel contempo ne dice il senso: la creazione
è ordinato al sabato alla comunione piena,
all’eschaton
non è fine a se stessa, ma culmina in
questa alleanza ed ha senso a partire da essa
La fede nella creazione nel Nuovo
testamento
La novità decisiva = il rapporto della creazione
con il mistero di Cristo:
1) Gesù rappresenta la pienezza dell’opera di Dio
iniziata nella creazione
2) Gesù stesso è il mediatore sin dal principio
dell’opera creatrice
Sinottici
La creazione da parte di Dio è un presupposto
pacifico, mai esplicitamente messo a tema:
Mt 11,25 «Ti benedico, Padre, signore del
cielo e della terra»
 nei richiami al progetto originario di Dio (Mc
10,6: all’inizio della creazione Dio li creò...)
 il valore antropologico della creazione: per
Gesù Cristo tutte le cose sono create buone
(Mc 7,14-23), anzi, la creazione è
manifestazione della bontà di Dio (Mc 10,29;
Mc 12,24-27)
 ma anche l’ambiguità dell’attuale ordine
storico, per cui può divenire fonte di pericolo
(Mc 10,28-31).
Ciò evidenzia il legame intrinseco del mondo con
la libertà dell’uomo:
non solo si esercita in esso, ma lo determina
oltretutto, in contrapposizione all’azione
primitiva di Dio.
La stessa malattia psico-fisica che disturba la
bontà del creato è vista da Gesù come un
segno del male che non coincide con la
volontà di Dio creatore (cfr. miracoli-esorcismi)
 Gesù, nella sua lotta col male, tende ad
attuare l’intenzione originaria di Dio: lui è il
sabato vero, ossia il compimento autentico
dell’intenzione creatrice di Dio.
Giovanni
 Prologo è il testo più cristologico: la
creazione in Cristo trova la sua maggior
esplicitazione = “In principio”
«Logos» richiama il retroterra della dabar
di Gen 1 (ossia la potenza della parola
creatrice di Dio stesso) e la hokma, la
Sapienza (Sap 9,4-10; Pr 8,22-30).
 Novità è l’incarnazione: logos = carne.
Questo fa intuire di per se stesso
l’identità tra creazione e salvezza
della realtà creata.
 Nell’episodio del Battista. Il duplice
riferimento allo Spirito e all’acqua
rievoca gli esordi della Bibbia (lo spirito
di Dio che aleggia sulle acque) e può venir
interpretato come «attuazione definitiva
della creazione»
 Il richiamo al mondo, inteso non in senso
cosmico, bensì come realtà
antropologica. A dimostrazione dello
stretto legame uomo-mondo, che diventa
capace di determinarne la stessa
sensatezza.
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13 Antropologia per ISSRcreazione - appunti e i file audio delle lezioni