Formazione e-tutor Veneto
Segretaria del gruppo di lavoro:
Cattapan Chiara
Tutor: Amato Salvatore
Maggio 2006
"Quando avrò imparato a conoscermi e a comunicare con intelligenza
emotiva, sarò veramente padrone dei miei pensieri, delle mie emozioni,
delle mie scelte, del mio comportamento e della mia vita.
Sarò in grado di riconoscere e accettare i miei limiti e i miei punti di forza
insieme alla mia energia vitale, che mi renderà capace di pensare
rapidamente e di agire con calma senza inutile ansia e tensioni, perché
sentirò il mio corpo leggero e rilassato e la mia mente serena, lucida e
scattante.
Questa profonda consapevolezza mi darà la forza e il coraggio di credere
in me e di andare avanti, di amare la vita e di sentirmi veramente libero,
in pace con me stesso e in piena armonia con l'universo.
So che questo è possibile, può accadere già oggi… semplicemente perché
lo voglio!
www.benessere.com/psicologia/arg00/comunicazione_intelligenza_emotiva.htm
AGGRESSIVI
ASSERTIVI
PASSIVI
Parte dall'idea di non fare violenza
agli altri e non permettere che gli
altri siano aggressivi e manipolativi
nei nostri confronti.
COMPORTAMENTO
ASSERTIVO
(che manifesta
assertività)
Il possesso delle abilità cognitive e
comportamentali che consentono ad
un soggetto di affermare la propria
personalità senza emettere
comportamenti passivi o aggressivi
(De Mauro - Internet)
Capacità di farsi valere con la
persuasione, orientando le scelte e
ottenendo il consenso altrui.
(Devoto Oli)
Dal momento che l'argomento è "La comunicazione
emotiva in rete", circoscriverlo ai comportamenti significa
limitarlo alla parte osservabile della comunicazione in rete,
quindi alle modalità di interazione e comunicazione
attraverso il messaggio scritto.
Se intendiamo parlare di comportamento assertivo,
vogliamo analizzare con quali modalità questo si realizza e
diventa dunque osservabile nella comunicazione in rete.
SEI BUONE REGOLE DI COMPORTAMENTO ASSERTIVO
NELL'AMBITO DEL "FARE CRITICHE OD OSSERVAZIONI"
1. Evitare critiche generiche.
2. Criticare i fatti e non la persona.
3. Evitare l'uso di etichette, stereotipi e luoghi
comuni.
4. Restare in tema.
5. Mantenere la calma.
6. Evitare di criticare la persona in pubblico
(es. comunicazione uno a molti).
CODICE DEI DIRITTI ASSERTIVI
1. Il giudice supremo del tuo comportamento sei tu stesso
2. Tu hai il diritto di non dare spiegazioni e scuse per il tuo
comportamento
3. Tu hai il diritto di giudicare se tocca a te trovare la soluzione per i
problemi degli altri
4. Tu hai il diritto di cambiare opinione
5. Tu hai il diritto di fare degli sbagli
6.Tu hai il diritto i dire "non so"
7. Tu hai il diritto di prescindere dal benvolere degli altri, quando hai
a che fare con loro
8.Tu hai il diritto di prendere decisioni illogiche
9. Tu hai il diritto di dire "non capisco"
10. Tu hai il diritto di dire "non mi riguarda"
11. Tu hai il diritto di dire di no senza sentirti in colpa
12. Anche gli altri hanno questi stessi diritti e tu hai il dovere di
riconoscerli
Prof. Soresi
La persona che attua
comportamenti assertivi accetta il
punto di vista altrui, è pronta a
modificare la propria opinione, non
pretende che gli altri si comportino
come fa piacere a lei, rispetta gli
altri, non è possessiva nei loro
confronti. Non li giudica.
Come sono cambiate le modalità di comunicazione
in seguito all'affermarsi delle TIC?
L’impatto, strepitoso e inarrestabile, delle nuove tecnologie e di Internet in
particolare sul mondo della comunicazione è innegabile. Anche chi non ha
mai scritto una e-mail, non è solito navigare nel Web o, addirittura, non ha
mai usato un computer conosce, magari tramite altri media (la televisione,
la radio, la stampa), l’esistenza di Internet e ne comprende (o intuisce) la
portata. Si potrebbe pensare ad una missione spaziale: non è necessario
essere astronauti per comprendere l’importanza dei viaggi interplanetari,
né bisogna essere scienziati per subire il fascino delle stelle. É e proprio
come l’Universo attiva nell’uomo fantasie, speranze e illusioni, così lo
spazio telematico fa sorgere nuove potenzialità e fa intravedere nuovi
orizzonti.
Ciò che in primo luogo colpisce del fenomeno Internet - e, quindi, attrae e
seduce o respinge e spaventa - è lo stravolgimento subito dalla
comunicazione, in particolare la comunicazione di emozioni, stati d’animo
e affetti.
La comunicazione è, tra le capacità umane, quella che consente all’uomo non solo
di esistere (individualmente e socialmente) ma di definire la propria identità.
Comunicando l’uomo rappresenta se stesso e gli altri e si inserisce nella
dimensione spazio-temporale del mondo. Anche nella comunicazione si
ripropongono allora quelle regole che scandiscono l’evoluzione umana,
seguendone le modificazioni e le innovazioni. Internet costituisce un mezzo altro
per comunicare e, come ogni media, concorre a determinare le leggi stesse della
comunicazione (ovvero la forma, la struttura, il contenuto). Diversamente dagli
altri canali comunicativi, Internet tuttavia non segue le leggi logiche dello spazio
e del tempo, anzi, pare stravolgerne le coordinate.
Quello che si presenta ai nostri occhi è dunque un mondo privo di confini definiti,
in cui è l’utente stesso a decidere i tempi e i modi. Cambiano insomma i parametri
spazio-temporali e l’utente passa da una concezione di spazio chiuso, che induce
contenimento e, quindi, sicurezza, ma anche immobilità e dipendenza, ad una
rappresentazione di spazio aperto, libero e senza confini, ma anche pericoloso e
autonomizzante.
Ugualmente, il tempo perde la sua dimensione cronologica e storicizzata, per
acquisire carattere di sincronicità e simmetria, attribuendo sempre meno peso ai
significati e alle cause per porre invece maggiore attenzione ai rapporti e agli
scambi.
L’individuo viene iniziato a una nuova dimensione, quella del virtuale, che può
spingersi fino all’estremo e pare essere senza fine, alimentata dal desiderio di
sapere, di conoscere, di vedere. In una parola, di comunicare.
Questa ricerca della comunicazione è innanzitutto bisogno di liberare se stessi,
entrando in contatto con il potenzialmente infinito. L’individuo si libera dei propri
vincoli e limiti terreni (geografici, temporali e, non ultimo, corporei) e, lasciando
tutto ciò che di reale lo lega fattualmente al “finito”, assume una nuova
consistenza, immateriale e virtuale, che lo porta nel cyberspazio. Il cyberspazio
costituisce un enorme magazzino non solo di informazioni e notizie, ma anche di
emozioni, cui l’utente sa di poter attingere nei momenti di solitudine, di vuoto
relazionale o di noia. E qui egli trova altri navigatori che, come lui, cercano gli
altri comunicando un po’ di se stessi.
La creazione di un cyberspazio e la possibilità di navigare in esso richiede tuttavia
la capacità di orientarsi, per non perdersi nell’esplorazione di questo spazio nuovo
e sterminato. Si viene così a creare un paradosso: per sfuggire i propri limiti e
conquistare la libertà, l’utente non può muoversi senza coordinate e deve
individuare delle traiettorie che gli segnino il cammino senza intrappolarlo. Per
non smarrirsi servono dei punti di riferimento, anche solo virtuali. Si creano così
le comunità virtuali, veri e propri luoghi immaginari, liberi dallo spazio e dal
tempo e soggetti solo alle regole della comunicazione.
Qui l’individuo può proporsi per nuovi contatti, o anche ri-proporsi, più e più
volte, tante quante saranno le identità assunte. La comunicazione - priva della
parola, dello sguardo e della vicinanza fisica - diviene veicolo unico del contatto
umano: con il computer si inviano e ricevono emozioni e si costruiscono affetti.
Perché allora così tante persone cercano e scambiano comunicazione in Internet?
Ciò che appare subito evidente sono i numerosi rinforzi di cui l’utente può
agevolarsi: la certezza di essere ascoltati, la possibilità di dare di sé un’immagine
comunque positiva, il vantaggio di rimanere anonimi, la scelta del ritmo di
evoluzione di una relazioneÉ e il tutto con costi di comunicazione decisamente
bassi. La grande chance offerta all’uomo è allora non solo quella di poter
comunicare, bensì di comunicare se stesso. Nelle chat ci si racconta non
necessariamente per quello che si è, ma come si vorrebbe essere o si
desidererebbe essere visti dagli altri; si può insomma trascendere il dato di realtà
per vagare con la fantasia alla costruzione di un nuovo (o di molti nuovi) Sé
ideale: si può giocare ad essere qualcun altro, o altre parti di sé. La velocità con
cui tutto ciò può avvenire ne rafforza inoltre la portata gratificante: non bisogna
assoggettarsi neppure al tempo per divenire e trasformarsi, ma si è subito, contro
ogni legge fisica dell’evoluzione, e altrettanto repentinamente si può tornare
indietro o annullare tutto, basta un altro click! Certo questo meccanismo fa intuire
i rischi di una tale potenza.
Tutte le varietà di comunicazione telematica (le Chat line, l’e-mail, i newsgroups,
le mailing list ecc.) condividono la garanzia di anonimato e la possibilità di
un’interazione asincrona. Il non trovarsi faccia-a-faccia permette già di per sé una
maggiore libertà di espressione, che facilita la vicinanza emotiva e apre alla
confidenza. La comunicazione, poi, non avviene in tempo reale, ma segue il ritmo
dettato dall’utente e dagli eventuali interlocutori: può esservi uno scambio
immediato di informazioni, una sorta cioè di dialogo “botta e risposta”, o, al
contrario, si può soffermarsi a riflettere, manovrando il ritmo della
conversazioneÉ al limite si può addirittura sparire, se l’ansia e l’aspettativa
diventano intollerabili, interrompendo la comunicazione. In altre parole lo
scambio comunicazionale telematico consente la libertà espressiva di una lettera
ma al ritmo veloce di una conversazione; inoltre, nell’e-mail si può sopperire alla
mancanza di contatto visivo - che, quindi, impedisce la comunicazione non
verbale, fatta di gesti, mimica facciale, postura, espressioni, tono della voce,
respiro - con l’aggiunta di simboli ed espressioni (i cosiddetti “emoticons”, cioè le
faccine), suoni e immagini capaci di creare l’atmosfera desiderata e far attribuire
dall’interlocutore il giusto significato al nostro messaggio.
In Pragmatica della comunicazione umana (1967), Watzlavick, Beavin e Jackson
spiegano come l’uomo sia il solo organismo capace di utilizzare moduli
comunicativi sia analogici che numerici: il linguaggio numerico è costituito dai
simboli che abitualmente usiamo nel parlare e nello scrivere, mentre il linguaggio
analogico si esprime attraverso la comunicazione non verbale. Il linguaggio
analogico è chiaramente il linguaggio della relazione. La comunicazione in
Internet si basa su una forma numerica del linguaggio, ma accade che le
applicazioni telematiche preferite dagli utenti siano invece quelle più tipicamente
“relazionali”, come le chat e le e-mail. Il linguaggio digitale scritto, scelto come
tramite per stabilire un contatto telematico, si rivela così essere uno strumento
comunicativo insufficiente e inadeguato, poiché manca dei principali attributi
paralinguistici relazionali. Per scambiarsi informazioni, per cercarsi e per
proporsi, ecco che si deve allora ricorrere ad un nuovo linguaggio, preso a prestito
dal sistema alfabetico e grafico.
Nel mondo segnico e simbolico in cui ci muoviamo, le tecnologie informatiche
confermano come le parole e le immagini siano oggi la forma principale
attraverso cui si esprime la moderna creatività. Diviene allora difficile valutare se
la fantasia, nei suoi aspetti onnipotenti e narcisistici, costituisca una soddisfazione
allucinatoria dei desideri e dell’immaginario umano o, in più, individui nuove vie
di realizzazione della creatività.
Si tratta - compito tutt’altro che facile - di stabilire se l’utilizzo di nuove vie di
comunicazione assuma il significato di una fuga dalla realtà - ovvero, di un agito,
che evita l’impatto con il reale, minaccioso e finito - o, al contrario, rappresenti
una nuova modalità creativa, relazionale e interpersonale, che usa fantasia e
immaginario per ottimizzare la nostra capacità di simbolizzazione.
Mancando gli elementi essenziali della comunicazione non verbale, accade anche
che nelle persone possano intervenire processi compensativi dell’informazione
mancante, supportati da proiezioni e attribuzioni di senso, volte a gratificare le
aspettative dell’individuo. Le relazioni virtuali possono pertanto apparire come
particolarmente attraenti, poiché permettono un inconscio soddisfacimento delle
nostre fantasie e danno forma ai nostri ideali. Ovviamente in questo caso i rischi
di una eccessiva idealizzazione - di sé e dell’altro - aumentano, poiché tutto è
costruito dalla fantasia e sulla fantasia, non più ancorata al dato concreto.
Avviene talvolta, come tentativo di arginare questo rischio, che i partners della
relazione virtuale decidano di svelare la propria identità, o sentano il bisogno di
incontrarsi personalmente, per vedere come realmente si è. La relazione può
diventare sempre più forte e condurre al desiderio di incontrare l’altro nel mondo
reale, telefonandosi o vedendosi, per diminuire così l’enorme potenza esercitata
dal cyberspazio e rientrare in quei confini spazio-temporali di cui si sente il
confortante bisogno rassicurativo.
Al contrario può accadere invece che l’ansia sorta dalla eccessiva vicinanza
emotiva porti l’utente ad arrestarsi di fronte alla complessità di un legame
affettivo, spingendolo alla fuga, vista come unica via possibile per preservarsi dal
temuto e ignoto impatto con la realtà, luogo di confronto e possibile delusione.
In fin dei conti, cambia il canale comunicativo ma il ruolo che vi attribuiamo
rimane lo stesso: comunicare ed essere ascoltati, in uno spazio che ci accolga e ci
contenga. La dimensione relazionale di Internet - comunicazionale e affettiva - ne
costituisce indubbiamente l’attrattiva maggiore. Internet offre la grande
opportunità di utilizzare un modo nuovo per comunicare le nostre emozioni, per
raccontarle in libertà, che è libertà dalle regole spaziali, temporali e grammaticali
e non va confusa con un’assenza di regole - come si può riduttivamente pensare -,
al contrario è una creazione di regole nuove, diverse da quelle che in passato
abbiamo conosciuto e usato, forse più vicine alla nostro voler essere.
“Le nuove tecnologie della comunicazione mediata dal computer, attraverso i
mondi virtuali che riescono a creare, ripropongono in modo diverso i problemi del
legame sociale. In un mondo caratterizzato dalla mancanza di confini geografici e
di barriere spazio temporali, dalla mancanza della fisicità delle persone, dalla
mancanza di una autorità centrale che riesca a regolare l’accesso o la vita
all’interno del cyberspazio, anche le relazioni interpersonali tra le persone sono
destinate a modificarsi, sia all’interno dei mondi virtuali, che nella vita odierna
nel mondo fisico."
Alessandra Maghini
Bibliografia
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Attraverso i vari strumenti comunicativi messi a
disposizione del popolo del cyberspazio, e le
caratteristiche di ognuno di questi, possono dare
origine ad ambienti temporali e relazionali diversi e,
di conseguenza, a diverse possibilità di interazione e
di conoscenza tra le persone.
Tutti i suggerimenti andrebbero contestualizzati
all'ambiente e al ruolo che si assume nei diversi
contesti. E’ diverso il contesto relazione insegnantestudente (adolescente) o la relazione tutorcorsista(adulto) o ancora la relazione sottopostodirigente....
APPROFONDIMENTI
Arricchire la discussione con riflessioni su altri
argomenti collegati (ad esempio sul concetto
di intelligenza emotiva).
E' proprio l’utilizzo delle nuove tecnologie (reti e
strumenti informatici) che ci riporta a riflettere
sull’importanza dell’intelligenza emotiva.
Sgombrato il campo da qualsiasi “accessorio”,
ci concentriamo sulla comunicazione, sul come
renderla efficace e ... ci rendiamo conto che oltre a
computer, cavi, modem e router… ci vuole il cuore!
“E' proprio l'intelligenza emotiva a fare la differenza tra chi utilizza in modo
competente gli strumenti della comunicazione ottenendo buoni risultati in termini
di approvazione sociale e consenso e chi, invece, non avendo familiarità con tali
strumenti, o ignorandoli del tutto, compromette irrimediabilmente gli esiti
comunicativi, riportando la peggio in ogni situazione. …
Se invece si avesse maggiore consapevolezza di sé e del proprio stile di
comunicazione (ma la consapevolezza è un elemento fondamentale
dell'intelligenza emotiva), si eviterebbero tanti errori nel rapportarsi agli altri. ….
E nessuno ci ha educati a comunicare con il cuore e insegnato ad acquisire questa
fondamentale competenza di vita, indispensabile per comunicare bene in
qualsiasi contesto e ambiente.
E la maggior parte di noi non ha purtroppo avuto buoni maestri né in famiglia né
tanto meno a scuola, ed è per questo che oggi risulta difficile operare una
"inversione di tendenza" che richiede coraggio, flessibilità, capacità di mettersi in
gioco oltre a uno sforzo notevole di ristrutturazione cognitiva e di cambiamento
del proprio stile di comunicazione e di comportamento sociale, indispensabile
per riuscire a riconoscere, gestire ed esprimere adeguatamente i propri pensieri,
stati d'animo ed emozioni.”
Sette passi per imparare a comunicare con il cuore
1. Convincersi che comunicare con il cuore è possibile oltre che
psicologicamente gratificante. Basta volerlo e cominciare subito a
farlo con la consapevolezza che solo la pratica rende "perfetti". Lo
sforzo iniziale che può rendere difficile la partenza, sarà largamente
compensato in seguito dalla gioia derivante dall'essere riusciti a
diventare emotivamente più intelligenti.
2. Interessarsi agli altri. Più ci interessiamo degli altri e di quello che sta
loro a cuore e più gli altri si interesseranno di noi. Ognuno in cuor suo
vuole sentirsi importante, apprezzato e stimato. E se è vero che il
proprio mondo conta sempre di più di quello degli altri, è anche vero
che cercare di capire che cosa interessa agli altri, quali sono i loro
obiettivi, le loro speranze, le loro paure, aiuta a comunicare meglio e
a farsi degli amici, bloccando già sul nascere molti dei possibili motivi
di divergenza o fattori di conflitto interpersonale.
3.
Abbandonare l'idea di essere infallibili. Errare humanun est,
dicevano i latini e pensare di avere sempre ragione è pura follia!
Nessuno è o potrà mai essere detentore di verità assolute; perciò chi
riesce a dubitare di sé e delle proprie opinioni e mette in conto
l'eventualità di potersi sbagliare, è più saggio di quanto non pensi.
Nella sua filosofia di vita trova spazio un principio cardine della P.N.L.
(Programmazione Neurolinguistica): "la mappa non è il territorio". E la
mappa comprende le proprie convinzioni, idee, opinioni che sono le
proprie e non quelle dell'umanità intera.
4. Imparare ad ascoltare. Saper ascoltare sembra facile o addirittura
scontato, dopotutto è una funzione spontanea e naturale della
comunicazione, appresa sin dall'infanzia, che sembrerebbe non
richiedere alcuna abilità. Invece non è così, perché saper ascoltare è
una competenza emotiva di fondamentale importanza, ed è grazie ad
essa e all'empatia, che poi è la capacità di mettersi nei panni degli
altri, sforzandosi di vedere le cose dal loro punto di vista e di
coglierne il vissuto emotivo, che si può imparare a comunicare con il
cuore. Senza una buona capacità di ascolto empatico, è praticamente
impossibile riuscire a farlo!
5. Considerare le emozioni una risorsa. Imparare a riconoscere, gestire
ed esprimere i propri sentimenti e stati d'animo è una grande
conquista personale, che promuove l'equilibrio interiore e predispone
all'autorealizzazione. Per questo soffocare le proprie emozioni è
l'atteggiamento più sbagliato che ci sia, mentre intraprendere, a
qualsiasi età, un percorso di alfabetizzazione emozionale è una scelta
vincente che può migliorare la qualità della propria vita affettiva,
sociale e professionale.
6. Dire quello che si pensa senza temere il giudizio degli altri. Se dire
quello che si pensa aiuta a sentirsi bene ed in pace con se stessi,
farlo con un pizzico di tatto e diplomazia è un obbligo sociale ancora
più importante ai fini dell'approvazione e del consenso in quanto
consente di apparire agli occhi degli altri più sicuri di sé e delle
proprie convinzioni nella giusta misura. Per questo nel sostenere le
proprie idee ed opinioni, bisognerebbe accuratamente evitare
qualsiasi esagerazione o forma di arroganza, saccenza e
assolutismo che potrebbero indurre l'interlocutore ad irrigidirsi, a
stare sulla difensiva e a contraddire o rifiutare del tutto il nostro punto
di vista.
Siate perciò "eleganti" nel linguaggio e nel modo di esporre ciò che
pensate, anteponendo possibilmente al vostro pensiero espressioni
tipo "io credo…, io ritengo che…" . Lasciando aperta la porta del
dubbio, risulterete più convincenti.
7. Sviluppare un orientamento al dialogo. Chi vuole davvero imparare a
comunicare con il cuore non ha altra scelta: deve far proprio il
principio "win-win" (vincere-vincere) e assumerlo come costante
psicologica in tutte le dimensioni della propria esistenza, da quella
affettiva a quella sociale e professionale. In base a tale principio, in
qualsiasi contesto o situazione comunicativa si può vincere insieme
(vinco io - vinci tu) senza entrare inutilmente in conflitto con l'altro.
Anzi il conflitto, che per sua natura è parte integrante della vita di
relazione, in base al suddetto principio, viene vissuto come una
buona occasione di confronto, utile alla propria crescita, anziché
come un inevitabile scontro in cui uno deve per forza vincere e l'altro
perdere.
TEST
Indica, per ogni situazione, la risposta che più si avvicina al tuo
modo di reagire in situazioni simili.
1.Quando ti accade di litigare con qualcuno:
a)
tendi a lasciare alle emozioni molto spazio dentro di te, ma non ritieni
importante o corretto manifestarle esteriormente (piangi senza
reagire, resti in silenzio senza esprimere le tue emozioni, eviti ogni
discorso ulteriore…)
b) senti le tue emozioni negative, ma con una intensità che ti permette
di comprendere cosa stai provando, perché lo stai provando e come
far capire all'altro quello che provi
c) tendi a negare a te o all'altro le tue emozioni negative, come la
rabbia, perché pensi che, se gli lasci spazio, non potrai più
controllarle
d) ti accorgi delle tue emozioni solo quando hai già perso il controllo e
hai reagito eccessivamente (es: ti senti male o hai un comportamento
inadeguato)
2. Quando ascolti una notizia allarmante in televisione che può riguardarti
e coinvolgerti direttamente:
a) ignori la notizia che hai sentito, sminuendo ogni possibilità che possa
finire per coinvolgerti
b) senti le tue emozioni negative, ma cerchi altre prospettive possibili e
altre soluzioni nel caso il problema ti coinvolgesse, non dichiarando
aperto lo "stato di emergenza"
c) rimani paralizzato/a dalla paura e dalle tue emozioni e non riesci a far
nulla
d) cominci a pensare che sia molto facile che la situazione ti coinvolga
direttamente e inizi a documentarti, cercando informazioni che
riguardano il rischio relativo a persone con le tue caratteristiche
3.Quando fallisci in una prova/esame a cui tenevi:
a) Pensi che il fallimento non sia dipeso per nulla da te e che dipenda
invece da aspetti che non puoi cambiare in nessun modo, perciò
rinunci ad ogni altra prova simile o diversa.
b)
ti assumi ogni responsabilità dell'accaduto, ma pensi di non poter
cambiare e rinunci ad ogni ulteriore prova simile
c) pensi che puoi migliorare, ma non sai da dove iniziare
d) Quando accade qualcosa di spiacevole ad una persona a cui tieni:
e) ti impegni, almeno mentalmente, in un programma futuro che possa
consentirti di riprovare l'esame, cercando di controllare meglio gli
aspetti che possono influenzare i risultati e che dipendono da te.
4. Quando accade qualcosa di spiacevole ad una persona a cui
tieni:
a) te ne accorgi facilmente, cerchi di trasmetterle comprensione e
ascolti le sue esigenze in quella determinata circostanza,
comprendendo che la stessa situazione in te potrebbe determinare
bisogni diversi
b) te ne accorgi solo quando te ne parla
c) te ne accorgi subito, ma le sue emozioni ti coinvolgono così tanto che
non riesci a far nulla per aiutarla
d) cerchi di farle sentire che le sei vicino, ma lo fai basandoti sul tuo
modo di pensare e sul tuo modo di essere e quindi basandoti sui
bisogni che potresti avere tu in quella determinata situazione.
5.Quando qualcuno contesta qualcosa che dici:
a)
fingi di ascoltare il suo parere, riproponendo il tuo ogni volta che
l'interlocutore comincia a metterlo in dubbio il tuo
b) ascolti il suo parere e cerchi di trovare dei punti comuni al tuo,
terminando la conversazione in modo da stimolare la riflessione nel
tuo interlocutore e da portare con te nuove idee sull'argomento
c) ascolti il suo parere, cercando di trovare la parte vulnerabile in cui
puoi attaccarlo
d) eviti ogni discussione e riaffermi il tuo parere come l'unico possibile
IMPORTANTE E’ L'ASCOLTO
Non sappiamo più ascoltare: i bambini non sanno più ascoltare, i genitori
non sanno più ascoltare, i docenti non sanno più ascoltare, i parenti
non sanno più ascoltare e ................
Quando parliamo e discutiamo con gli altri vogliamo sempre avere
ragione, facciamo la "voce Grossa" e non rispettiamo l'altro; sembra
ci manchi quel pizzico di umiltà, preziosa per porci in atteggiamento
di vero ascolto dell'altro.
Ecco allora che
"Ci si mette in condizione di "ascolto efficace" provando a mettersi
"nei panni dell' altro", cercando di entrare nel punto di vista del nostro
interlocutore e comunque condividendo, per quello che è
umanamente possibile, le sensazioni che manifesta.
Attenzione: da questa modalità è escluso il giudizio, ma anche il
consiglio e la tensione del "dover darsi da fare" per risolvere il
problema
"http://www.benessere.com/psicologia/ascolto1.htm
ASCOLTO EFFICACE
I bambini per primi sentono tale necessità, ma purtroppo noi
docenti o noi genitori, spesso oberati da mille impegni ("me
lo puoi dire dopo, ora ho da fare"........"me lo dici dopo,
perchè adesso debbo terminare la lezione ecc...) non
abbiamo IL TEMPO DI ASCOLTARE.
La mancanza di tempo sembra essere il vero "cancro" di
questa società; quando guariremo da questo male?
Questo "cancro" non è però incurabile; la terapia è una sola:
DEDICARE PIU' TEMPO ALL'ASCOLTO DEGLI ALTRI FA BENE
AGLI ALTRI , MA ANCHE A SE' STESSI.
E' la forma più alta di vero amore.
ASCOLTO ATTIVO
Anche nelle discussioni in rete si rende indispensabile:
- individuare l'eventuale "problema";
- non dare giudizi;
- capire i ruoli: di chi è il problema nelle discussioni per non
invadere lo spazio d'intervento degli altri e per non
assumersi delle responsabilità non nostre.
- ascolto alla propria situazione emotiva del giorno: se è
necessario intervenire e l'umore non è dei migliori è sempre
bene avvisare gli altri di come ci si sente: ci si sente un
po'più tranquilli noi e permette agli altri di relazionare in
modo adeguato alla situazione.
Bisogna ridimensionare l'aspetto impulsivo-emotivo nell'ambito
della comunicazione
("gestire le emozioni", "far fronte allo stress","guidare le proprie
emozioni“)
Ma di quale tipo di comunicazione in rete parliamo?
Forum, Chat, Blog, FAD, posta elettronica, newsgroup ...
Emozioni, stress, entusiasmo, rabbia potrebbero essere l'asse
portante di una chat, mentre in un ambiente per la
formazione a distanza ...
Comunicazione emotiva calata nell'esperienza di un gruppo di
lavoro (gr.4)
“E’ stata piacevole, mi ha dato benessere, perché non ci sono
state sovrapposizioni e la famosa interdipendenza positiva
l'ho provata in pratica con degli estranei. Ho capito il vero
fine del corso: vivere delle sensazioni attraverso il forum che
potessero essere riconosciute e riprodotte successivamente,
quando saremo noi ad organizzare un tutoraggio. Abili i
cattedrattici di Padova. La cosa che mi è piaciuta è che non
c'è stato spazio per il solito pianto e piuttosto s'è fatto spazio
all'organizzazione e alla collaborazione, anche nei tempi.
C’è chi davanti al pc, in chat o forum, riesce ad "estraniarsi dalle emozioni". Uno
dei grandi interessi di alcune discipline psicologiche verte sulla conoscenza
delle emozioni per poter arrivare ad una "gestione" (non controllo), in
funzione di una vita migliore attraverso la competenza, per poter riconoscere
quali emozioni sono "autentiche" e quali sono emozioni "parassite" cioè
derivanti da esperienze avute nel passato (quindi da ricordi), richiamate dalla
situazione attuale e che producono una risposta nell'individuo (e
dell'individuo) non consona, non funzionale con la situazione che in quel
momento sta vivendo. Le mie affermazioni sono confrontabili nel modello
dell'Analisi Transazionale. Senza prendere in considerazione le varie
discipline che includono alcune tecniche (come quelle di rilassamento:
rilassarsi da cosa se non da risposte emozionali?), non possiamo non
domandarci come attraverso il pc qualcuno riesca a farlo in modo così
naturale.
Credo sia più idoneo affermare che, a meno che non si faccia uno studio
approfondito su se stessi, sia complesso identificare il tipo di emozione che
in un dato momento una persona vive. Socializzare in rete può attenuare la
"paura" di dover vivere direttamente il contatto con l’altro, ciò che si suscita
nella persona che si ha di fronte, il rimando dell’altro al nostro messaggio
( “in quel momento non ti interessi se ciò che dici fa arrabbiare l’altro,
quindi scrivi…” ).
DOVREMMO ESSERE MAGGIORMENTE EDUCATI AD UNA
“COMPETENZA EMOZIONALE” DI CUI IGNORIAMO ANCHE
L'ESISTENZA.
La netiquette impone una correttezza formale a volte un po'
eccessiva, ma necessaria; non vedendo l'altro - a meno di non
essere in chat con webcam - non è possibile sfruttare il
linguaggio dei gesti o vedere il volto e le espressioni del
nostro interlocutore; dobbiamo quindi usare cautela e anche
"buone maniere" eccessive che possono risultare "false".
Ovviamente ciò non è valido quando conosciamo già
l'interlocutore e possiamo prevedere le sue reazioni: ma in
questo caso specifico si annulla l'effetto "sorpresa" del lavoro
in rete che sviluppa completamente le sue potenzialità quando
avviene tra persone che non si conoscono.
Nella realtà di ogni giorno è spesso impossibile modulare in
modo consapevole tutti i messaggi verbali e non
verbali del nostro comportamento: prendere decisioni
immediate, fornire risposte tempestive, risolvere
problemi in tempo reale, sono azioni che
quotidianamente dobbiamo svolgere spesso senza
avere il tempo di riflettere sui “diritti” contenuti nelle
regole del comportamento assertivo.
La comunicazione in rete, tuttavia, nel suo complesso
non risulta influenzata dai comportamenti e quindi lo
scambio relazionale diventa più formale e contenuto .
Non dobbiamo dimenticarci che in rete, nei forum....non
navigano "cyberspaziali", ma persone.
Queste persone per intervenire in modo fattivo,sereno e
collaborativo nei forum dovrebbero attenersi ad un semplice
metodo socratico:
-limitare l'esposizione del proprio punto di vista;
-evitare affermazioni perentorie;
-favorire la partecipazione di tutto il gruppo;
-riassumere quanto emerge dalla discussione.
"La scuola tradizionalmente domanda molto, troppo al
maestro, meno tuttavia -ed è questa la cosa più gravenel dominio della tecnica, che in quello delle qualità
personali e psichiche che non dipende mai da lui
possedere o acquistare: calma, abnegazione, autorità
personale, intuizione, pazienza, padronanza di se'.
Abnegazione, devozione … e amore!
E siccome i maestri son uomini e dunque possiedono solo
eccezionalmente tutte insieme queste qualità, giudicate
essenziali, è tutto il sistema pedagogico che crolla...
Poiché vogliamo costruire effettivamente e solidamente
partendo dal reale, cerchiamo strumenti, tecniche, una
organizzazione che permettano risultati educativi ottimi
pur con maestri che restino nella norma degli uomini."
(C.Frenet, L'école moderne francaise)
Bisogna porre attenzione su
"strumenti, tecniche e organizzazione"
per migliorare il sistema educativo.
Forse, per quanto riguarda l'intelligenza emotiva un punto di
partenza (o di arrivo) può essere perseguire
Autocoscienza
L'attenzione agli stati interiori
L'autocoscienza è " l'attenzione non critica e non reattiva agli
stati interiori" (Salovey e Mayer).
"Attenzione", cioè capacità di cogliere con chiarezza ed
esattezza pensieri, sentimenti e motivazioni. "Non critica"
perché un giudizio distorcerebbe pensieri e motivazioni per
conformarli ai canoni morali rispetto ai quali spesso collidono.
"Non reattiva" perché quando il soggetto scopre in lui
sentimenti che la morale riproverebbe, risale alle loro cause,
senza recriminarli.
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