Mirko Montecchiani
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Università degli studi di Macerata
Corso di Geografia – Professoressa Claudia Robiglio
A.A. 2000/2001
IL LAGO DI CINGOLI
NEL TERRITORIO
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Sommario
Introduzione ..................................................................................................................................3
Cenni sulla geografia della Val Musone ....................................................................................5
Come è nato il progetto diga .......................................................................................................7
Come è stata realizzata la diga..................................................................................................10
Microclima in relazione allʹinvaso ............................................................................................17
Gli scopi della diga .....................................................................................................................18
La Val Musone servita dalla diga .............................................................................................19
Fiumi a confronto ........................................................................................................................22
Il turismo ......................................................................................................................................24
Conclusione, ringraziamenti e bibliografia .............................................................................26
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Introduzione
Così dice il Signore: …la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare… Questo passo biblico, preso nella sua grandezza e con un poʹ di immaginazione, basterebbe da solo ‐ si fa per dire ‐ a riassumere lo scopo fondamentale della diga di Castreccioni a Cingoli. Di una cosa ero certo fin dallʹinizio: il lavoro da A sinistra lʹimponente sbarramento con la cabina di svolgere avrebbe riguardato, in qualche modo, il territorio della mia zona. Non è ancora scesa la nera presa irrigua e potabile. In basso a destra si nota lo notte sul monte di Cingoli: questo detto si è tramandato i
per più di duemila anni tra le generazioni della gente di questo territorio, una gente indubbiamente legata, affezionata a queste zone, alla loro vita che scorre semplice e tranquilla, ai loro paesaggi colorati, alla loro storia piena di fascino e mistero, alle loro stagioni profumate, alle montagne dellʹAppennino marchigiano che silenziosamente fanno da sfondo a suggestivi tramonti, al panorama che da Cingoli, il Balcone delle Marche, arriva fino al mare, attraversando distese coltivate, colline, città, colori. La diga di Castreccioni è andata ad imporsi su un territorio e su una mentalità dai quali non è stata disapprovata e messa negativamente in discussione, ma accolta ed acclamata, eccetto da qualche organizzazione ambientalista che ai fini di rifiutare la vista di un enorme muro di cemento che crea un impatto notevole sullʹambiente, non si è forse resa conto veramente dei benefici che la diga ha portato e che in futuro porterà alla zona di Cingoli e allʹintera valle del Musone: basti pensare allʹirrigazione senza lʹuso di combustibile per pompare lʹacqua dal fiume ai campi, allʹenergia alternativa che se ne può ricavare, allʹuso antincendio che favorirebbe lo spegnimento dei focolai che potrebbero svilupparsi nella zona ‐ notevolmente boschiva ‐ prelevando acqua dallʹinvaso con elicotteri, allʹuso idropotabile e ai notevoli benefici che le infiltrazioni dellʹacqua nel sottosuolo hanno portato alle sorgenti limitrofe, alla fauna ittica del Musone che dʹora in poi verrà salvaguardata, grazie a un deflusso continuo e regolare dellʹacqua per mezzo di uno scarico perpetuo dalla diga, al turismo in via di sviluppo con relative costruzioni di agriturismo ed altre strutture, al lavoro che la diga ha dato a molti disoccupati della zona durante la sua realizzazione… Allʹinizio, le idee sullʹargomento da trattare erano vaghe e numerose, ma io volevo trovare qualcosa di originale, di nuovo, di significativo e di particolarmente tipico della 3 / 26 Mirko Montecchiani
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zona e spero, parlando di questa diga che ha segnato un punto fondamentale nella storia di Cingoli, di avere in qualche modo raggiunto il mio obiettivo. Il punto fondamentale su cui ruota lʹintero lavoro e che dovrebbe ben emergere è la considerazione di come il creare un lago artificiale sia un aspetto rilevante dellʹorganizzazione dellʹuomo nel suo territorio e della disposizione del territorio stesso al miglioramento della vita dellʹuomo. Conseguente a questo, un secondo punto da trattare sarà il significativo mutamento del territorio, dopo lʹinvaso (… stavo per dire sconvolgimento), dai punti di vista geografici, dei servizi e delle attività. In alcune parti del lavoro non potrò astenermi dallʹusare termini strettamente tecnici di cui mi astengo dal darne spiegazione, pertanto la loro conoscenza si dà per scontata, soprattutto perché il loro utilizzo, nella maggior parte dei casi, vuole soltanto richiamare lʹattenzione sulla significatività di ciò che si sta trattando, sempre relativa allʹargomento organizzazione del territorio. Un esempio di ciò potrebbe essere la realizzazione della diga, nel cui caso vengono riportate caratteristiche della costruzione che non devono servire per capire comʹè fatta la diga, ovvero non solo, ma più che altro ciò che essa ha comportato a livello organizzativo del territorio. Non bisognerà soffermarsi dunque su aspetti prettamente specialistici di idraulica o di ingegneria, ma considerare detti aspetti esclusivamente secondo il criterio sopra descritto. 4 / 26 Mirko Montecchiani
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Cenni sulla geografia della Val Musone
Il corso del fiume Musone si sviluppa nella parte mediana dell’Appennino marchigiano; esso inizia nella zona di Prati di Tàgliole, fra il monte Pagliano e il monte Lavacelli e prosegue in direzione nord fino alla sezione di sbarramento, situata in località Ponte della Petrella (dove è nata la diga); più precisamente, si forma dalla confluenza del Fosso Acqua della Vita, del Fosso di Ugliano e del Fosso di Valdiola, sulle pendici orientali del monte Canfaito (1111m) e di altri rilievi orientati in direzione appenninica che appartengono alla dorsale marchigiana: la propaggine più orientale dell’Appennino Umbro‐Marchigiano. Il Musone presenta le caratteristiche tipiche dei corsi d’acqua appenninici, a carattere torrentizio, e cioè deflussi scarsi nei mesi estivi, più consistenti negli altri mesi, con valori massimi nelle stagioni autunnali e primaverili; questa tipologia fluviale risente fortemente delle piogge e delle secche, di conseguenza, prima della costruzione dell’invaso, in certi periodi dell’anno l’acqua non arrivava alla foce in quanto, lungo il corso, veniva prelevata per usi soprattutto irrigui. L’asta fluviale è stata suddivisa in cinque settori: ⎯ l’area della foce (Villa Musone e Piani della Baraccola, in provincia di Ancona), lungo il fiume Aspio che confluisce col Musone; ⎯ la bassa valle tra Villa Musone e il Mulino Nuovo di Valcarecce, dove inizia la dorsale carbonatica di Cingoli, e larga parte del bacino dell’Aspio, a monte della Baraccola; ⎯ la media valle, nella dorsale di Cingoli, tra Mulino Nuovo e Castreccioni; ⎯ l’alta valle tra Castreccioni e Chigiano (bacino della Laga); ⎯ le valli interne prossime alle sorgenti, sia del Musone che dei suoi affluenti, sui fianchi delle varie dorsali. La pianura costiera che si estende per circa 4,5km nell’entroterra, è caratterizzata da basse pendenze dell’alveo; la larghezza della valle è massima e raggiunge i 4km alla confluenza con l’Aspio; il tracciato è irregolare. La bassa Pianura è caratterizzata da pendenze dell’alveo più elevate, da un progressivo restringimento del letto e dalla presenza, ai lati della valle, di lembi anche notevolmente estesi di terrazze alluvionali oloceniche e pleistoceniche. Sono presenti numerosi gradini a valle di briglie in cemento o in massicciata; i gradini hanno altezze di qualche metro a monte di Villa Musone, ma risalendo il fiume, come nei pressi della confluenza del Fosso Scarpata, la loro altezza supera i cinque metri, originando vere e proprie cascate; più a monte l’altezza dei gradini decresce nuovamente e rimane nell’ordine di qualche metro. 5 / 26 Mirko Montecchiani
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La media valle all’interno della dorsale di Cingoli, compresa tra Mulino Nuovo e Castreccioni, non presenta sostanziali variazioni rispetto alle caratteristiche del tratto più interno della media pianura. L’alveo presenta un tracciato a meandri; la sua ampiezza è di poche decine di metri e si presenta talora profondamente incassato nelle terrazze pleistoceniche ed oloceniche o nel substrato roccioso come al Ponte della Petrella o a Crevalcuore. Le caratteristiche geomorfologiche dell’alta valle sono state in parte occultate dalla realizzazione dell’invaso in oggetto, comunque, il tracciato dell’alveo alterna tratti a meandri a tratti regolari. Nelle dorsali le pendenze medie degli alvei aumentano notevolmente e lungo il Fosso di Elcito, in corrispondenza dell’affioramento delle rocce particolarmente resistenti del calcare massiccio, si sono formate pareti subverticali che isolano a monte la valle sospesa di Val Fucina e Cognoco. Come avviene nella dorsale di Cingoli e nei pressi del Monte Conero, i fondi vallivi sono spesso completamente riempiti di sedimenti alluvionali, generalmente attribuiti all’ultima fase fredda pleistocenica. 6 / 26 Mirko Montecchiani
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Come è nato il progetto diga
Ai fini di questo lavoro potrebbe sembrare superfluo delineare una cronologia degli eventi che hanno portato alla realizzazione della diga; ritengo invece sia particolarmente significativo dal punto di vista dell’organizzazione e dello studio del territorio, in quanto quest’opera si imponeva su un paesaggio adibito quasi esclusivamente al pascolo, su una natura quasi incontaminata, su un ambiente dunque che presto sarebbe andata a sconvolgere. Inoltre, l’opera di realizzazione ha dato lavoro a circa duecento operai della zona, in quanto la Società per Condotte d’Acqua di Roma, per l’opera di getto, impiegò la manovalanza locale; sarà per tanto necessario discuterne, se pur con rapidi e sommari cenni. La storia della diga inizia addirittura con gli anni venti, durante i quali furono avanzate le prime indicazioni e le prime ipotesi (per ora solo ipotesi) per la realizzazione di un invaso artificiale in zona Castreccioni di Cingoli, nell’alta valle del fiume Musone, se pur di modesta capacità. Già nel 1924 l’argomento fu persino oggetto di una tesi di laurea che ne sosteneva la validità. Nel 1929, quando furono compiuti i primi studi e le prime ricerche sulle risorse idriche del fiume Musone, inizialmente per scopi quasi esclusivamente elettrici, poi per usi irrigui ed idropotabili, si parlò anche del progetto diga di Castreccioni in una rivista specializzata dal titolo Forza Motrice nelle Marche ad opera dell’ing. Bucaneve. Lo stesso ingegnere, nel 1960, riprese l’ipotesi di invaso, finalizzandolo ad un progetto di utilizzo plurimo della risorsa idrica. Negli anni 1961‐62 gli studi e le indagini hanno assunto maggior concretezza ad opera di esperti tecnici, agronomi, economisti che hanno collaborato con il Consorzio di Bonifica Unificato dell’Alto Nera, Chienti, Potenza e Musone, per la redazione di un piano generale di bonifica, che aveva fatto proprie le indicazioni dell’ing. Bucaneve, mettendo in maggiore evidenza le esigenze irrigue della Val Musone. All’inizio dunque la costruzione della diga faceva parte di un più vago progetto di bonifica che interessava un’area molto più vasta, per un corretto e duraturo sviluppo economico e sociale dell’agricoltura. Nel 1966 fu redatto il Piano Regolatore Generale del Comune di Cingoli con la previsione della costruzione dell’Invaso di Castreccioni per l’utilizzo delle acque a scopi irrigui e idroelettrici. Nel 1971 finalmente ci fu lo studio in parola dell’invaso da parte dell’Ente di Sviluppo delle Marche, svolto a cura dei tecnici Molinari, Lipparini e Bassi; solo da questo momento si può iniziare a parlare di una nascita vera e propria del progetto diga con i primi studi concreti e le prime considerazioni di carattere geologico. L’interesse specifico per il bacino del Musone quindi era dettato, sia da una priorità irrigua assegnata alle zone ad esso sottese, sia da indicazioni tecnicamente ed economicamente più favorevoli di studi precedenti. Lo scopo infatti era quello di creare un invaso a monte per accumulare una 7 / 26 Mirko Montecchiani
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significativa riserva idrica da utilizzarsi inizialmente per scopi irrigui, ma poi lo scopo iniziale degenerò anche ad usi idropotabili. La diga sarebbe stata di fondamentale importanza per svolgere anche funzioni quali la salvaguardia delle falde idriche, la regolarizzazione fluviale delle piene del Musone, preservando le opere d’arte dell’asta fluviale ed i terreni da erosioni ed alluvioni. Nel giugno del 1973, la s.p.a Idrotecneco di San Lorenzo in Campo (Pesaro) fu incaricata dal Consorzio di Bonifica di approntare in tempi brevi uno studio preliminare tendente ad accertare le disponibilità idriche del fiume Musone e la loro possibilità di utilizzo finalizzato al soddisfacimento irriguo nelle zone sia vallive che collinari, oltre che per usi civili per gli insediamenti della bassa valle del Musone. Secondo i calcoli iniziali, dell’acqua invasata 9 milioni di mc sarebbero stati utilizzati per usi civili, mentre con la restante disponibilità di 28 milioni di mc circa si prevedeva di dominare, con irrigazione totalmente ad aspersione e a caduta naturale, le aree della valle del Musone per 10.000 ettari circa, al di sotto dei 200 m s.l.m. con pendenze non superiori ai 15‐20%. Nel giugno del 1974, in base ai suddetti studi si tenne proprio a Cingoli, per iniziativa del Comune, un convegno di studi per la realizzazione dell’invaso a scopi plurimi: idropotabile, irriguo ed elettrico. Con unanimità di consensi da parte dei rappresentanti governativi, parlamentari, assessori e consiglieri provinciali, rappresentanti dei 15 comuni del bacino del Musone e di tutte le forze politiche sociali fu votata per acclamazione una mozione che così concludeva: auspica il sollecito avvio dello studio e nel quadro del programma nazionale irriguo, la realizzazione dell’opera. Il progetto di massima, sempre affidato alla società precitata, dopo aver ottenuto i voti favorevoli del Comitato Tecnico provinciale per la Bonifica Integrale e del Provveditorato Regionale alle Opere Pubbliche per le Marche, venne rimesso al Servizio Dighe del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici che in data 25 febbraio 1978, ai sensi dell’Art. 1 del Regolamento Dighe, emise parere favorevole circa la fattibilità dell’invaso di Castreccioni. Il progetto esecutivo fu affidato dal Consorzio di Bonifica alla società Italconsult; sotto la guida del Dott. Ing. Giorgio Visentini, fu prevista la realizzazione delle seguenti opere: ⎯ costruzione dello sbarramento di ritenuta sul fiume Musone in località Castreccioni di Cingoli, del tipo a gravità tracimante in calcestruzzo; ⎯ l’impermeabilizzazione con conglomerati bituminosi della formazione affiorante di calcare maiolica per una estensione di circa 100.000 metri quadri, presente nella zona a monte della diga; ⎯ variante alla strada provinciale Cingoli‐Apiro, per uno sviluppo di circa 1.800 metri in sinistra idrografica, comprensiva di un viadotto di 12 campate, ognuna dalla luce di 20 metri, in quanto la zona della strada precedente avrebbe dovuto presto essere sommersa dalle acque; ⎯ scarichi di fondo; ⎯ scarichi di superficie; 8 / 26 Mirko Montecchiani
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⎯ opere di presa per uso irriguo e potabile; ⎯ l’edificio di presidio; ⎯ l’impianto di illuminazione e strumentazioni varie. Il piano economico del progetto originario in parola prevedeva una spesa lorda di lire 23 miliardi, tutta finanziata dal Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste. Nel frattempo il Consorzio affidò al prof. Bruno Poggi lo studio e la verifica su modello idraulico del comportamento degli scarichi di fondo e di superficie previsti in progetto. Tale studio, presentato nel marzo del 1981, confermava la validità dei proporzionamenti idraulici adottati da Visentini: fu in pratica realizzato un modello della diga in scala 1 a 25 simulando la tracimazione dallo scarico di superficie in caso di piena, confermando il corretto deflusso dell’acqua sul fiume. Nel frattempo il progetto di Visentini conseguiva in tempi eccezionalmente e forse misteriosamente brevi tutti i pareri favorevoli di legge e pertanto le opere principali in data 14 novembre 1980 vennero date in appalto, a mezzo di licitazione privata, alla Società Italiana Condotte d’Acqua di Roma, per un importo netto contrattuale di 11 miliardi e mezzo. 9 / 26 Mirko Montecchiani
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Come è stata realizzata la diga
Il 25 marzo 1981 ebbero inizio i lavori: le attività di cantiere rimasero impegnate sino all’estate del 1982 per l’installazione degli impianti finalizzati alla costruzione della diga e per la costruzione della variante alla strada provinciale Cingoli‐Apiro (aperta al transito il primo agosto 1982). Per ridurre i costi è stato installato sul posto un impianto di cantiere apposito per la I due cunicoli di attraversamento e di frantumazione, vagliatura e stoccaggio dell’inerte con una ispezione alla diga: a potenzialità di circa150m3/h di calcestruzzo, tale da consentire un sinistra quello in alto, più rapido svolgimento della costruzione dell’opera. L’impianto di a destra quello in betonaggio, del tipo a torre, fu costituito da tre betoniere biconiche fisse a funzionamento automatico della potenzialità di 100m3/h. Furono inoltre necessari impianti di stoccaggio del cemento e di produzione e trasporto dell’area compressa. Il calcestruzzo prodotto veniva trasportato con due teleferiche in attraversamento alla valle, con le portanti mobili ad una estremità in modo da coprire tutti i punti di getto a mezzo di due benne, ognuna della Strumento che serve capacità utile di due m3. per controllare la Per una corretta costruzione di questa struttura sono stati stabilità dei conci.
approntati tre turni lavorativi di otto ore ciascuno, giornalieri e notturni, evitando così l’interruzione dei getti e facilitando una corretta presa del calcestruzzo. Altre installazioni importanti furono: una gru con braccio oscillante, cabine elettriche e gruppi elettrogeni per una potenza installata complessiva di circa 900kw, sollevamento e stoccaggio dell’acqua e relativa rete di distribuzione, officina e laboratorio prove. Ai fini di questo lavoro,i dati e le caratteristiche tecniche degli impianti riportate, precedentemente e in seguito, non devono servire per capire come tecnicamente è stata realizzata la diga, ma, più che altro, con ciò vorrei ancora una volta mettere in rilievo la maestosità di quest’opera realizzata sotto gli occhi commossi e stupefatti di una I lavori per la costruzione della diga. Si noti una delle teleferiche indispensabili per trasportare in modo veloce il cemento 10 / 26 Mirko Montecchiani
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popolazione che ha visto trasformato completamente il proprio territorio nel giro di un decennio, mutamento difficile da comprendere per chi non è nato, cresciuto e vissuto in queste zone. Ritengo sia importante precisare che durante le opere di getto del calcestruzzo nel corpo diga, di modellamento e di impermeabilizzazione, i lavori si sono programmati e fra loro coordinati in modo tale da non interrompere mai il naturale corso del fiume; questo è stato necessario per salvaguardare la vita della fauna ittica e ancora oggi della diga fa parte, per legge, uno scarico perpetuo che garantisce un deflusso continuo di acqua nel Musone. Nell’autunno‐inverno 1982‐83, vennero eseguiti gli scavi di fondazione della diga e dopo stabilite visite ispettive del Servizio Dighe il 30 maggio 1983 iniziarono i getti con produzioni medie giornaliere tra 600 e 700 m3, giorno e notte. I getti massimi della diga venivano ultimati il 7 maggio 1985, raggiungendo una volumetria complessiva di 240.000 m3. Nel frattempo, a seguito di alcune perizie di varianti e suppletive, il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici dava parere favorevole alla variante di tipologia del manto impermeabile, originariamente previsto con conglomerati bituminosi, autorizzando la costruzione di un’opera che per certe sue peculiarità ebbe a richiamare l’attenzione di numerosi tecnici esteri e provocò anche argomento di relazione nel Congresso Internazionale sulle Grandi Dighe tenutosi nel giugno 1985 a Losanna. La diga di Castreccioni è stata anche oggetto di una relazione nel Congresso Internazionale che si è tenuto nel 1988 a San Francisco. Lo sbarramento fu eretto in venti conci di 14m ciascuno, con Il Pendolo una struttura costituita di calcestruzzo fondata su una formazione omogenea di calcare maiolica che si estende per un’area Strumento che serve relativamente limitata verso monte, rimanendo ovunque confinata per misurare la dalla formazione impermeabile delle marne a fucoidi. E’ risultato quantità dellʹacqua che viene drenata. opportuno, per evitare le perdite, collegare la diga, mediante un manto impermeabile già citato, con le suddette formazioni di marne. La parte bassa del serbatoio è costituita da un manto in limi argillosi, mentre le sponde da una geomembrana in PVC protetta da scogliera o da lastre in cemento armato in prossimità delle spalle della diga. La superficie totale di questo invaso è di circa 135.000 m2 di cui appunto il 60% costituito dal tappeto in limi argillosi e il 40% da geomembrana in PVC. Il calcestruzzo è stato gettato per settori (conci) collegati fra loro da una guaina in gomma per evitare le infiltrazioni d’acqua fra concio e concio. 11 / 26 Mirko Montecchiani
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Nel progresso dei getti sono stati inseriti oltre 100 strumenti di misura e controllo costituiti da termometri, estensimetri, capsule tensiometriche, catene clinometriche, sedi per calibri, due pensoli, una bilancia dinamometrica, tre acceleratori. Per la determinazione dall’esterno degli spostamenti planoaltimetrici della diga, è stata nstallata una rete geodetica formata da venti caposaldi dei quali tre fissi e solidali con la roccia e diciassette solidali con la diga per controllare gli spostamenti. Tre linee di collimazione completano il sistema di rilevamento dall’esterno. È pertanto impossibile che si verifichi in futuro una catastrofe conseguenza di un cedimento della diga, in quanto la suddetta strumentazione è in grado di prevedere la minima anomalia dello sbarramento, in tal caso si riuscirebbe senza grossi problemi a svuotare il serbatoio entro tre giorni. Nel corpo diga due cunicoli longitudinali di ispezione, uno superiore ed uno inferiore, consentono significative attività di controllo, di manutenzione e di manovra delle paratoie degli scarichi di fondo e l’esecuzione delle letture delle strumentazioni. Dal coronamento è possibile invece agire sulle apparecchiature elettromeccaniche della presa irrigua e di quella potabile e sulle panconature di protezione degli scarichi di fondo. Come già accennato, tra le opere accessorie alla diga fa parte anche la casa di presidio costruita in sinistra idrografica, abitata dal guardiano che ha il compito di sorvegliare costantemente l’andamento e le oscillazioni della diga, tramite il monitoraggio delle strumentazioni elencate e addirittura effettuando letture manuali giornaliere, come ad esempio quella per il drenaggio delle piccole quantità d’acqua che ovviamente entrano nella diga, alla quale ho avuto occasione di assistere personalmente. Nel piazzale della casa di guardia, oltre alla stazione metereologica è stata realizzata una fontana che utilizza simbolicamente tre macine provenienti dai molini dismessi e prima esistenti nella zona dell’invaso; da un’attenta lettura di ciò, si può notare l’utilizzo che del fiume Musone veniva fatto in passato per ricavare fonte di energia ai fini del moto dei mulini. In ultimo è importante accennare che il Consorzio, oltre alla realizzazione della già citata variante alla strada provinciale Cingoli‐Apiro si è fatto anche carico della progettazione e della esecuzione di due viadotti in attraversamento al ramo centrale e a quello in sinistra del lago necessari per raggiungere la frazione di Moscosi e Case Azzoni. Dopo il riempimento dell’invaso, il piccolo centro abitato rialzato di Castreccioni si è trasformato in un isolotto raggiungibile appunto grazie a un ramo di questi viadotti. Voglio sottolineare che la forza lavoro dell’intero impianto è stata totalmente prelevata dalle risorse umane del posto coinvolgendo circa 200 persone, ciò ha permesso l’impiego di numerosi disoccupati della zona, infatti la ditta costruttrice venne sul posto con i soli tecnici. A testimonianza di ciò, nella pubblicazione l’invaso di Castreccioni, consultata, tra le altre, per questo lavoro è riportato l’elenco completo di tutti gli operai che hanno realizzato l’opera, tutta gente della zona conosciuta personalmente. 12 / 26 Mirko Montecchiani
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Specifiche tecniche generali Lʹinvaso si adagia su tre rami, uno dei quali arriva a toccare anche il comune di Apiro. Riporto di seguito un elenco delle caratteristiche maggiormente significative dello sbarramento di ritenuta e dellʹinvaso, ai fini di illustrare, quanto possibile, il collocamento esatto, la portata dʹacqua e la maestosità dellʹopera in questo territorio. Comune:
Località: Corso dʹacqua interessato:
Sezione di Sbarramento: Cingoli (Macerata) Castreccioni di Cingoli
Fiume Musone Ponte della Petrella Superficie sottesa:
Superficie totale dellʹinvaso:
Volume totale dʹinvaso:
Volume utile di regolazione:
Volume di laminazione:
Volume di interrimento: 89,9km2 240ha 50,70∙106m3 37,30∙106m3 8,70∙106m3 4,70∙106m3 Quota di coronamento:
Lunghezza di coronamento:
Quota di massimo invaso:
Quota di massima ritenuta:
Quota di minimo invaso:
Altezza della diga:
Altezza di massima ritenuta:
Volume del corpo diga: 347,30m. s.m. 280,00m 345,75m. s.m. 342,45m. s.m. 315,00m. s.m. 67,00m 62,15m 240.000m3 Scarico di fondo
Numero di condotte:
Portata massima:
Diametro: Tempo di svuotamento:
Opera di presa irrigua
Diametro: Portata massima derivabile:
Opera di presa idropotabile
Diametro: Sfioratore Portata massima:
Sviluppo della soglia: 2 condotte 170m3/sec 2.400mm 72 1.400mm 4m3/sec 500mm 600m3/sec 48m ore
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In questa chiara planimetria, tratta dalla pubblicazione consultata, Lʹinvaso di Castreccioni, la diga è rappresentata con le spalle a valle e faccia a monte. Da questa foto del piede della diga si notano a sinistra (da dove esce lʹacqua) gli scarichi di drenaggio (uno nascosto nel verde), più a destra gli scarichi di fondo, chiusi al momento della presa della foto. 14 / 26 Mirko Montecchiani
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Lʹimpatto del lago sul territorio Non c’è stato in realtà un impatto immediato sul territorio, ma della trasformazione ci si è resi conto a mano a 1976 mano che il livello delle acque invasate sommergeva case, mulini, strade, distese coltivate. In passato questo era un luogo abitato da pastori e personalmente ho ricordi molto vaghi di quando con la mia famiglia mi recavo a trascorrere pomeriggi 1985 in mezzo al verde, nelle rive del fiume Musone. I miei ricordi ovviamente sono quelli di un bambino e quindi molto vaghi, pertanto non posso dire di aver vissuto in prima persona l’impatto che il lago ha 2001 avuto sul territorio che ora occupa, quindi cercherò di documentare quanto possibile, con vecchio materiale fotografico, gli aspetti e le caratteristiche di questa valle prima della costruzione della diga, tentando di confrontare più o meno gli stessi punti di vista, le stesse zone, prima e dopo la diga, con e senza le acque. Credo infatti che più delle parole, una foto sia in grado di descrivere il mutamento che c’è stato. Le tre foto sopra testimoniano il mutamento del punto ove è stata costruita la diga. Nella prima si vede una sezione della vallata vista spalle a monte: a destra il Monte Nero, a sinistra Le Piagge, in basso una distesa coltivata a grano; la diga chiuderà la valle tra il Monte Nero e Le Piagge. La seconda foto rappresenta la prima fase di invaso sperimentale: si vede infatti l’acqua che sta sommergendo alcune querce, le stesse che compaiono nella prima foto, se pur in maniera poco evidente, sul limite della distesa coltivata. L’ultima foto è attuale, scattata da me stesso nel corso di questo lavoro; il livello dell’acqua raggiunge il penultimo stadio di collaudo; sottolineo che anche qui si possono notare il Monte Nero a destra e Le Piagge a sinistra. La foto a sinistra la definirei sensazionale! Si tratta di materiale rarissimo e inedito che rappresenta da molto vicino il Ponte Della Petrella, sotto il quale scorreva il fiume Musone e dove, proprio nello stesso punto, attualmente è situata la diga. Sullo sfondo si nota il 15 / 26 Mirko Montecchiani
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Monte San Vicino e poco a sinistra Castreccioni i cui piedi sono ora occupati dalle acque; a destra le Piagge Nelle due foto sottostanti la X in giallo indica la zona da notare: a sinistra occupata da un campo di grano (vedi anche la prima foto di questo paragrafo, quella in bianco e nero) e a destra occupata dalle acque. Castreccioni nella prima foto è la collina a sinistra, nella seconda – come evidente – occupa il centro dellʹimmagine. 16 / 26 Mirko Montecchiani
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Microclima in relazione all'invaso
Come è noto, il clima della regione marchigiana risente fortemente delle influenze continentali, che attraverso il mare Adriatico giungono con i dominanti venti da est ed interessano tutta la regione, conferendole quindi un clima molto diverso da quello che si riscontra nelle pari latitudini tirreniche. Il clima generale ovviamente varia a seconda dell’altitudine: possiamo infatti riscontrare, in linea generale, tre differenziazioni in base alle zone: una zona costiera, una zona collinare fino agli 800m e infine una zona montana dove le quote raggiungono i 2000 metri. Ma il microclima è veramente cambiato dopo la realizzazione dell’invaso, come sostiene la maggior parte della popolazione? Alfredo Murri, nella pubblicazione L’invaso di Castreccioni del 1987, trattando il microclima in relazione all’invaso, faceva questa osservazione: ‐ mentre nella Val Potenza sono presenti, particolarmente d’inverno e di notte, ampie zone di inversione termica, la corrispondente Val di Chienti, zona laghi, appare indenne dal fenomeno, appunto per la presenza mitigatrice della massa d’acqua del lago di Caccamo. È quindi da ipotizzare che la presenza di un lago in fondovalle modifica nel miglior senso la climatologia locale, apportando una regolazione termica e climatica nella zona interessata dalla massa d’acqua. – Oggi la realtà della Val di Chienti è presente, addirittura in modo più significativo, nelle zone circostanti il lago di Cingoli. Alessandro Montanari, direttore dell’Osservatorio Geologico di Coldigioco in Apiro, con il quale ho avuto un breve colloquio telefonico in merito all’argomento in oggetto,sostiene che il microclima, dopo la realizzazione dell’invaso di Castreccioni non ha subito variazioni rispetto a prima, poiché la quantità d’acqua che il bacino ha accumulato ed accumulerà negli stadi successivi di collaudi è largamente insufficiente per poter influire sul microclima della zona. 17 / 26 Mirko Montecchiani
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Gli scopi della diga
Tutti sappiamo quanto l’acqua è stata da sempre una risorsa fondamentale per la vita dell’uomo, degli animali e delle piante; la storia ci insegna e ci dimostra che i primi insediamenti umani diedero vita a grandi civiltà solo nei pressi di importanti corsi d’acqua, basti pensare al grande popolo egiziano che nacque e crebbe sulle rive del Nilo, il fiume più lungo del mondo. Il serbatoio di Castreccioni è stato dimensionato per raccogliere le acque provenienti dalla porzione montana del bacino imbrifero del Musone e regolarle, per l’approvvigionamento idrico della media e bassa valle, essenzialmente a scopo irriguo e potabile, ma con buone prospettive anche per l’utilizzo idroelettrico. È già stato predisposto infatti, lo studio di fattibilità di un utilizzo idroelettrico in corrispondenza della disconnessione idraulica necessaria alla derivazione irrigua, pertanto è stata prevista la costruzione di una centralina idroelettrica in località Colognola di Cingoli. L’energia prodotta sarà disponibile solo nel periodo irriguo, per rendere economicamente conveniente l’impianto dovrà essere interamente riutilizzata in parte per irrigare aree pregevoli dal punto di vista agrario, ma escluse dal servizio a gravità, ed in parte per usi civici. La realizzazione dell’invaso, oltre a garantire un uso razionale delle acque per lo scopo irriguo, ha assicurato un normale deflusso delle acque al Musone, evitando così le piene che potevano danneggiare le zone circostanti il letto del fiume; ha garantito inoltre un serbatoio di accumulo anche per le falde acquifere montane portando beneficio alle sorgenti limitrofe tramite le naturali infiltrazioni nel sottosuolo. Un altro scopo da aggiungere, forse secondario, ma di notevole importanza, è quello antincendio: visto che la zona è soggetta ad incendi, soprattutto nel periodo estivo e vista anche la notevole importanza ambientale che la flora ha in questi luoghi, le misure di sicurezza devono essere sempre all’avanguardia. A poche centinaia di metri da casa mia, nel quartiere di San Giuseppe di Cingoli, la Comunità Montana del San Vicino ha già avviato i lavori per la costruzione di due piazzole per gli elicotteri della protezione civile. Considerato che la diga è ancora in fase di collaudo e che, raggiungendo l’ultimo stadio, il lago aumenterebbe di molto le sue dimensioni, sarà possibile prelevare acqua anche con i Canadair, aerei veloci in grado di riempire i serbatoi d’acqua sorvolando la superficie del lago. 18 / 26 Mirko Montecchiani
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La Val Musone servita dalla diga
Come già detto e ribadito, lo scopo primario della diga è quello dellʹirrigazione: con le acque invasate si renderà possibile dunque estendere notevolmente e razionalizzare lʹirrigazione nella valle del Musone ove la pratica irrigua era in uso già da tempo, sia pure in modo precario e con caratteri di soccorso. Il nuovo impianto collettivo, oltre a saldare i radi impianti esistenti tutti con sollevamento da pozzi o direttamente dal fiume, consentirà un più razionale ed economico uso dellʹacqua, che verrà distribuita a gravità, senza pertanto essere soggetta allʹalea di continui aumenti dei prezzi Dalla cabina di presa dellʹenergia. partono le due condotte: a Lo schema generale dellʹimpianto irriguo comprende: sinistra la condotta irrigua, a destra quella potabile di una condotta principale di adduzione ai vari manufatti di dimensioni più piccole.
derivazione dei settori irrigui, un manufatto di disconnessione idraulica per dissipare la pressione esuberante nella condotta principale, un manufatto di testa per ogni settore irriguo con le funzioni di regolare la portata di consegna e di dissipare la pressione idraulica di monte. La forma del comprensorio irriguo risulta piuttosto stretta e allungata in quanto vengono irrigati i soli terreni in sinistra e in destra idrografica del fiume Musone. Sono già in funzione da circa una decina di anni cinque comprensori irrigui denominati A, B, C, D, E, ricadenti nei comuni di Cingoli, Jesi, Filottrano, Santa Maria Nuova e Osimo per una superficie complessiva lorda di circa 3000 ettari. La caratteristica di questo impianto, del quale il Consorzio di Bonifica sta già approntando il progetto esecutivo di altri tre settori, è a gravità: la pressione idraulica di monte di ogni settore irriguo consente di avere, per ogni gruppo di consegna installato a tutte le utenze irrigue ricadenti nel comprensorio, una pressione minima che varia dalle tre atmosfere minime ad un massimo di otto, pertanto tutte le utenze irrigue non devono sostenere, oltre alla spesa di consumo idrico, Due idranti. Si nota che a ulteriori costi per pompare lʹacqua. Tutto ciò non si quello destro è collegata manifesta in altre vallate, come ad esempio in quella del già la tubazione per Potenza dove le zone irrigate prelevano acqua direttamente dal fiume o da pozzi artificiali, 19 / 26 Mirko Montecchiani
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di conseguenza si toglie acqua al fiume comportando una secca della zona a valle nei mesi estivi, ciò non succede nel Musone dove il corso dʹacqua è sempre garantito. Oltre a quanto detto, vi è il fattore negativo dei costi per il pompaggio e la costruzione artificiale dei pozzi che possono variare a seconda degli aumenti dei costi energetici e petroliferi. In pratica, prima che lʹimpianto irriguo raggiungesse queste zone, il contadino doveva recarsi al fiume con il motore di pompaggio e collegare il tubo che sarebbe arrivato fino al campo; questo non solo era sconveniente, come dicevo, dal punto di vista economico, ma anche da quello pratico, in quanto per chi non avesse il campo circostante al fiume, doveva raggiungere il Musone con lunghe tubazioni, passando spesso in mezzo alla strada o su campi altrui. Adesso invece la procedura irrigua risulta estremamente semplice perché basta collegare le tubazioni agli idranti presenti ad ogni confine di proprietà, aprire la condotta ed irrigare, in quanto lʹacqua esce per la pressione, senza nessuno strumento di pompaggio. Questa nuova risorsa dʹacqua disponibile, per ora solo in gran parte della valle, ha mutato il tipo di agricoltura, soprattutto nelle zone pianeggianti; si è passati infatti da una produzione di grano, orzo, barbabietole, girasoli ed erba medica, a produzioni orticole, come ad esempio piselli, fagioli, pomodori, peperoni, melanzane, cetrioli; inoltre si coltivano anche erbe farmaceutiche, porri, cavolfiori, granoturco, tutte piantagioni che hanno bisogno di molta acqua. Ma ciò che veramente ha favorito lʹeconomia è il fatto che agli agricoltori è stata data la possibilità di effettuare un numero maggiore di raccolte nel giro di un anno: nelle zone di Osimo e Santa Maria Nuova, ad esempio, si effettuano addirittura tre raccolte di piselli annue. Percorrendo ad esempio la strada provinciale che da San Vittore di Cingoli arriva a Santa Maria Nuova, si è potuta notare nel giro di pochi anni una radicale trasformazione del paesaggio: si notano infatti numerosi frutteti, che possono crescere grazie al sistema di irrigazione a goccia, possibile soltanto attraverso il nuovo impianto irriguo. Se è vero che nella bassa valle del Musone, o per lo meno fin dove arriva il Un impianto di irrigazione a goccia in un frutteto di comprensorio irriguo, si adottano i nuovi tipi di colture, pesche che permette alla risalendo da Santa Maria Nuova verso Cingoli, dove il pianta di ricevere acqua in territorio inizia ad essere più impervio e numerosi agricoltori i
coltivano ancora il loro appezzamento di terra a livello familiare, non è viva per adesso la mentalità di quelle nuove colture che caratterizzano le grandi aziende che si stanno formando più in basso, grazie a giovani imprenditori che hanno investito su queste terre o a piccoli agricoltori che si sono messi insieme avendo a disposizione maggior territorio da coltivare e ‐ cosa più importante ‐ maggiori mezzi 20 / 26 Mirko Montecchiani
Sistema di irrigazione a goccia in un frutteto di [email protected] - www.amialaluna.it
agricoli; di conseguenza, se a valle notiamo, come dalle foto, distese di piselli o frutteti, più a monte vediamo grano, orzo, vigneti, e in questo periodo fava. No che non sia possibile dunque coltivare i nuovi tipi di piantagioni anche in zona collinare, visto che lʹacqua cʹè, ma è difficile per un contadino che ha piantato grano nel suo campo per intere generazioni, adattarsi a nuovi tipi di colture, oltre a questo è opportuno prendere in considerazione anche il fatto che molti dei terreni collinari sono occupati da vigneti e ulivi (Mignola e Orbetana) che rappresentano una notevole risorsa della zona, basti pensare allʹolio extravergine e al vino Verdicchio D.O.C. di fama mondiale che si produce in questi territori. Secondo i calcoli idraulici, nella capacità utile dʹinvaso è disponibile per uso potabile un volume annuo di circa 9.000.000 m3 destinati a sostituire le precarie captazioni da falde vallive o ad integrare le attuali risorse per i comuni della media e bassa valle del Musone. I comuni che possono utilizzare la risorsa potabile di detto invaso sono: Cingoli, Filottrano, Santa Maria Nuova, Castelfidardo, Osimo, Montefano, Recanati, Loreto, Numana, Sirolo e Porto Recanati. A completamento di tale opera è stato realizzato, e già in funzione di collaudo, un depuratore collettivo situato nei pressi della diga in località Mulino Nuovo di Cingoli con la funzione di garantire un corretto uso dellʹacqua invasata per scopo potabile. La condotta già completamente realizzata è costituita in tubazioni di acciaio, in parte affiancate alla condotta irrigua, che attraversa lʹintera vallata in sinistra idrografica del Musone consentendo ad ognuno dei comuni interessati di poter usufruire dellʹacqua depurata. Il servizio di acqua potabile è gestito completamente dal C.I.G.A.D. Sia per lʹuso irriguo che per quello potabile lʹacqua viene prelevata dallʹinvaso per mezzo di tre paratoie posizionate in diverse altitudini, lungo una linea verticale; ciò consente di prendere lʹacqua, a seconda del livello che raggiunge il lago, ad una profondità di cinque metri sotto la superficie, consentendo di avere unʹacqua il meno possibile a contatto con gli agenti atmosferici e al tempo stesso priva di materia vegetale, terra ed altro che potrebbe intralciare il percorso lungo le tubazioni. 21 / 26 Mirko Montecchiani
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Fiumi a confronto
Arrivati a questo punto è possibile mettere a confronto il Musone, sbarrato nell’alta valle dalla diga, con altri fiumi della zona privi di laghi artificiali, il cui corso d’acqua è irregolare durante le stagioni, a seconda della piovosità perché, non essendoci uno sbarramento che ne controlla il flusso, assumono caratteri diversi, a volte anche pericolosi per le zone circostanti; oltre a questo è ovvio anche che per le zone della valle del Musone in cui è funzionante l’impianto irriguo, l’acqua non viene sondata dal fiume con le pompe a motore; ciò avviene invece, ad esempio, nel Potenza lungo il quale non esiste una condotta irrigua e il contadino che vuole irrigare deve recarsi al fiume e pompare l’acqua verso il campo. Non è stato possibile documentare quest’ultima realtà con materiale fotografico, in quanto avrei dovuto cogliere sul momento un contadino irrigare con la pompa ed essendo stati questi giorni abbastanza piovosi non c’è stata una grande necessità irrigua nella valle del Potenza. Sono riuscito però a dimostrare con delle foto scattate addirittura a poche ore di differenza le diverse portate d’acqua del Musone e del Potenza. Nella foto in basso a sinistra il Potenza in piena con rischio di straripamento, a destra il Musone a poche ore di distanza. Bisogna tener conto che la piovosità è stata quasi identica, visto che la distanza tra i due non è notevole. Una situazione da tenere in considerazione è il fatto che in questi giorni sono aperti gli scarichi di fondo della diga in quanto l’invaso ha raggiunto la quota massima di collaudo. 22 / 26 Mirko Montecchiani
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Fiume Potenza Fiume Musone 23 / 26 Mirko Montecchiani
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Il turismo
Il concetto di lago qui è molto recente, sia perché questa realtà non fa parte ancora pienamente della mentalità della gente, sia perché la diga è ancora in fase di collaudo, ma raggiungendo l’ultimo stadio, le acque aumenteranno di molto il loro volume, rendendo possibile la realizzazione definitiva di strutture; quindi in realtà non esiste ancora un’idea ben precisa di turismo lacuale nella zona di Castreccioni: mancano ancora significative strutture ricettive e turistiche, non c’è ancora una mentalità vera e propria di turismo, a nche se notevolmente in via di sviluppo. Quando sono andato a chiedere informazioni a livello di tipologia dell’attività turistica e di dati statistici, ho appreso due concetti fondamentali. In primo luogo è importante precisare che Foto che rappresentano le attività tale tipologia di turismo viene più che altro sportive praticate sul Lago di Cingoli. praticata per escursioni coniugate a visite artistiche e paesaggistiche del territorio, oppure inserita nel mezzo di importanti itinerari naturalistici, in altre parole il turista che viene a Cingoli, non ha come obiettivo primario la visita del lago, ma questa è una realtà accessoria, secondaria alla visita guidata delle numerose opere d’arte e risorse paesaggistiche che questo paese possiede. Anche se l’A.P.T. di Cingoli non ha saputo fornirmi dati statistici precisi, relativi al turista che chiede informazioni specifiche sulle attrattive del lago, in quanto questo tipo di richieste viene registrato sotto la più vasta voce ambiente, si può affermare che la crescita delle acque invasate, e quindi la formazione di un lago, ha contribuito ad incrementare il flusso turistico. Il lago infatti è un luogo ideale per chi ama gli sport acquatici con natanti non a motore, per chi ama la natura, per chi vuole trascorrere periodi di relax, contemplando il paesaggio; arrivati sulle rive del lago infatti, si può godere di un panorama che spazia dal Monte Nero, al Monte San Vicino, fino ai monti 24 / 26 Mirko Montecchiani
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Sibillini; tra la primavera e l’autunno, è possibile osservare una notevole varietà di avifauna acquatica: aironi, gallinelle d’acqua, folaghe, germani reali, oppure praticare la pesca sportiva. Il lago e il fiume Musone, nei tratti più ampi e riposanti, ma anche in quelli più tortuosi, che presentano cascate naturali, alte anche fino a cinque metri, può essere percorso in canoa. In secondo luogo, infatti, si può affermare che la presenza del Questa foto, facente parte di un depliant realizzato da me stesso per La Baia di Popeye, testimonia il turismo che sta lago ha dato vita a nuove attività nascendo in questa zona; qui si possono infatti noleggiare sportive come la pesca e la canoa. La d i
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principale manifestazione organizzata dal Canoa Club di Cingoli è la fiaccolata notturna che si svolge tutti gli anni sul lago durante la seconda settimana di agosto, inoltre vengono organizzati raduni e competizioni di vario livello. Per quanto riguarda la pesca, questo tipo di sport è possibile grazie alle numerose specie ittiche che sono state introdotte nelle acque di Castreccioni; sono presenti infatti: carpe, alborelle, anguille e molte altre specie ittiche. Ma il turismo lacuale è soprattutto un turismo estivo; sulle rive del lago vi sono infatti piccole spiagge con alcune strutture in cui è possibile noleggiare sdraie o pedalò. Nei pressi del lago infatti stanno sorgendo numerosi punti di ristoro, aziende agrituristiche (La Corte sul Lago situata nei pressi di Moscosi e La Bottega dei Sapori, situata a Castreccioni) e piccoli centro balneari (La baia di Popeye). Il lago è raggiungibile attraverso comode vie di comunicazione, costruite appositamente per favorire i flussi turistici che in futuro andranno sempre aumentando, secondo le previsioni, grazie alla promozione di queste meravigliose zone in via di sviluppo. 25 / 26 Mirko Montecchiani
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Conclusione, ringraziamenti e bibliografia
A lavoro ultimato, posso ben dire che questa nuova ed entusiasmante esperienza di studio mi ha reso molto soddisfatto, sia per aver arricchito notevolmente le mie conoscenze su un argomento che da sempre mi affascinava, ma del quale non avevo mai avuto l’occasione di approfondire, sia perché questo è stato sostanzialmente un lavoro di ricerca e documentazione diretta e personale, con limitato uso di materiale bibliografico. La maggior parte delle informazioni, infatti, mi sono state fornite direttamente in maniera orale da persone competenti che si sono subito interessate alla mia ricerca; a questo riguardo desidero ringraziare il Consorzio di Bonifica di Macerata, in modo particolare il geom. Germano Tantucci che mi ha descritto in maniera chiara e con numerosi esempi pratici gli scopi della diga e mi ha accompagnato direttamente nei territori del comprensorio irriguo, illustrandomi le caratteristiche dell’impianto di irrigazione e soprattutto le notevoli trasformazioni che il paesaggio della Val Musone ha subito dopo la costruzione della diga; ringrazio altresì il geologo dott. Stefano Palpacelli, il quale ha dedicato un pomeriggio ad illustrarmi la geografia della Val Musone, il microclima in relazione all’invaso, le caratteristiche dello sbarramento e i lavori per la sua realizzazione; mi ha fornito inoltre importanti informazioni bibliografiche e le foto del Potenza. Un ultimo ringraziamento va al guardiano sig. Domenico Brunori che mi ha guidato in una visita alla diga concessami dal suddetto Consorzio, illustrandomi le caratteristiche dell’impianto di monitoraggio ed altre piccole curiosità. Dal punto di vista bibliografico sono stati consultati i seguenti testi dai quali ho tratto essenzialmente dati tecnici e notizie storiche relative alla diga: L’invaso di Castreccioni (Biemmebraf, Macerata, 1987), Gli impegni mantenuti (Biemmegraf, Macerata, 1987), Irrigazione della media e bassa valle del Musone, progettazione esecutiva, volume 1 (Italconsult, Roma, 1980), Cingoli: natura, storia, arte, costume (Co.Al.Ma Editore, Cingoli, 1994). A questo punto mi auguro di aver sviluppato l’argomento in maniera completa ed esauriente e di non aver tralasciato nulla di particolarmente significativo, ma soprattutto che il lavoro svolto sia stato interessante dal punto di vista dell’organizzazione del territorio, se così fosse, sarei molto interessato di discutere con altri gli argomenti trattati. [torna al sommario] 26 / 26 
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Mirko Montecchiani