Ricerca e sperimentazione GESTIONE ECOSOSTENIBILE Vite: prove di coltivazione con il metodo biodinamico I n biodinamica l’azienda agricola è intesa come un organismo, che si evolve grazie ai principi di sostenibilità ambientale; pertanto la fertilità del suolo e la biodiversità vengono preservate riducendo l’apporto di prodotti esterni, come ad esempio pesticidi e fertilizzanti sintetici e ottimizzando l’impiego delle risorse aziendali. Oltre al recupero delle pratiche tradizionali quali il sovescio e la rotazione delle colture, l’agricoltura biodinamica si basa sull’impiego di una serie di preparati come il cornoletame, il cornosilice, il fladen, utilizzati in dosi omeopatiche. I principi del metodo biodinamico si sono diffusi nel corso degli anni, favorendo lo sviluppo di più di 4.200 aziende agricole biodinamiche in oltre 40 Paesi del mondo. Più di 128.000 ettari sono certificati secondo le norme internazionali della Demeter, l’associazione di agricoltori biodinamici fondata nel 1928 allo scopo di mantenere degli standard produttivi sia a livello agricolo, che nei processi di trasformazione delle materie prime. In Italia, come del resto in molti altri Paesi del mondo, si è assistito negli ultimi anni ad un notevole sviluppo delle coltivazioni viticole biologiche e più recentemente di quelle biodinamiche (tabella 1, pag. 95). Tuttavia, gli studi scientifici sulla composizione chimica e le caratteristiche sensoriali di uve e vini ottenuti con i metodi biologico e biodinamico, nonché sulla suscettibilità della vite a patogeni e parassiti, sono ancora piuttosto scarsi e hanno bisogno di ulteriori approfondimenti. Dca GIOVANNI NIGRO Crpv Filiera Vitivinicola , Tebano (RA) PAOLA TESSARIN EMANUELE INGROSSO ADAMO DOMENICO ROMBOLÀ Dipartimento Colture Arboree, Università di Bologna Dal 2008 nel Ravennate è in corso un studio per valutare gli effetti di questo metodo di coltivazione su fertilità del suolo, comportamento delle piante, suscettibilità ai patogeni e caratteristiche delle uve e del vino. Foto 1Il vigneto condotto con tecniche di agricoltura biologica e biodinamica nell’azienda “Terre Naldi” di Tebano (RA). 94 SETTEMBRE 2011 I test nell’azienda “Terre Naldi” Per soddisfare la crescente domanda di informazione tecnico-scientifica relativa agli effetti dei preparati biodinamici sulla vite, l’Università di Bologna ha avviato una specifica ricerca. Infatti, grazie al contributo della Regione Emilia-Romagna, nell’ambito della legge regionale n. 28/98, e con il coordinamento del Crpv, è partito il progetto “Tecniche colturali in viticoltura biologica e biodinamica”, che copre il periodo 2008-2012. Lo scopo della ricerca è quello di ottenere informazioni scientifiche ben interpretabili a seguito dell’applicazione di metodologie sperimentali adeguate. Le attività, dirette a sviluppare tecniche colturali sostenibili per migliorare la qualità e la salubrità delle uve e del vino, vengono realizzate nei vigneti dell’azienda “Terre Naldi” di Tebano, in provincia di Ravenna, sono condotte dalla società Astra e coordinate da Crpv e Prober, l’associazione degli agricoltori biologici e biodinamici dell’Emilia-Romagna. Il principale obiettivo dello studio è quello di valutare gli effetti del metodo di coltivazione biodinamico su fertilità del suolo, comportamento vegeto-produttivo delle viti, suscettibilità ai patogeni, qualità chimico-fisica e sensoriale delle uve e del vino. In particolare, le ricerche sono incentrate sulla valutazione dell’efficacia di preparati - fladen, corno silice, cornoletame e pasta per tronchi - comunemente impiegati in agricoltura biodinamica. Il progetto di ricerca, di durata poliennale, è iniziato nel marzo 2008 in un vigneto di due ettari (foto 1), situato in un pendio con filari disposti a rittochino. Il vigneto, costituito dalla cultivar Sangiovese innestata su portinnesto Kober 5BB e allevata a cordone speronato, è stato impiantato nel 2003 con distanze di 2,7 metri tra le file e un metro sulla fila (3.704 ceppi/ettaro). vengono seminate essenze da sovescio (es. favino, orzo, Brassica juncea). I preparati fladen, cornoletame e 500K, opportunamente dinamizzati, sono irrorati al suolo sotto forma di gocce grossolane, mediante pompa a spalla in materiale rameico. La pasta per tronchi, ottenuta mescolando letame fresco, sabbia, bentonite ed estratti di equiseto ed ortica in acqua, è stata applicata manualmente previa lieve spazzolatura. I risultati ottenuti durante il primo anno di sperimentazione (2008) non hanno indicato differenze statisticamente significative tra i due metodi di coltivazione. Nel 2009 le foglie delle viti coltivate col metodo biodinamico presentavano un contenuto di clorofilla più elevato. L’attività fotosintetica (foto 2) non ha, invece, manifestato differenze significative. L’attività degli enzimi CAT, SOD nei tessuti fogliari è risultata simile nei due appezzamenti negli ultimi due anni di sperimentazione, mentre una maggior concentrazione di malonildealdeide (MDA) è stata rinvenuta nei tessuti fogliari della tesi DIN nel 2010. Foto 2Determinazione dell’attività fotosintetica tramite ciras. Tab. 1 Produttori vitivinicoli biodinamici certificati nel mondo. Fonte: Demeter, giugno 2010. La superficie del vigneto è stata suddivisa in due appezzamenti, con caratteristiche chimico-fisiche del suolo analoghe e di ampiezza equivalente, ciascuno dei quali sottoposto ad uno specifico metodo di coltivazione: • biologico (BIO), con gestione agronomica conforme al Regolamento Ce 834/2007 (che ha abrogato il regolamento Ce 2092/91 e successive integrazioni); • biodinamico (DIN), basato sulla gestione agronomica con metodo biologico, con l’apporto di preparati biodinamici. La gestione del suolo prevede l’inerbimento naturale sia nell’interfilare, che nel filare, effettuando due sfalci durante il periodo estivo. In alcune annate SETTEMBRE 2011 Dca Due sistemi a confronto Paese Argentina Australia Austria Canada Cile Francia Germania Cantine 9 76 8 3 7 237 34 Paese Italia Nuova Zelanda Sud Africa Spagna Svizzera Usa Altri Cantine 72 11 7 7 24 67 6 Produttori totali = 568 95 Ricerca e sperimentazione GESTIONE ECOSOSTENIBILE Foto 3 - Immagini di radici ottenute mediante la tecnica del minirizotrone: foto 8 = tesi biologico; foto 0 = tesi biodinamico. Dca Nel 2009 e 2010 i rilievi effettuati attraverso la tecnica del minirizotrone (foto 3) hanno evidenziato una maggior presenza di radici nuove nelle parcelle gestite col metodo biodinamico. I rilievi condotti sulla bacca dall’invaiatura alla raccolta, nel 2009, non hanno evidenziato differenze significative tra le due tesi confrontate. Nel 2010 sono state osservate variazioni solamente in concomitanza di alcune date. I dati produttivi ottenuti nel triennio considerato (2008-2010) mostrano una sostanziale analogia dei parametri oggetto di studio, ad eccezione dell’indice di Ravaz, che nell’ultima annata ha presentato valori statisticamente diversi e maggiori nella tesi DIN (tabella 2). Alla raccolta il rapporto buccia/polpa, la concentrazione in azoto prontamente assimilabile (APA) nella bacca e la concentrazione delle antocianidine è risultata simile. L’analisi sensoriale delle uve non ha evidenziato sostanziali differenze ascrivibili al metodo di coltivazione. Una maggior presenza di lieviti e muffe è stata riscontrata nel campione di bacche rappresentativo della tesi DIN. L’incidenza della botrite sui grappoli è risultata significativamente inferiore nelle parcelle trattate con i preparati biodinamici (12%), rispetto all’appezzamento gestito con il Trt 96 Numero grappoli/pianta Le attività divulgative Durante lo svolgimento delle attività di ricerca, oltre alla messa a punto di protocolli sperimentali e delle tecniche di gestione del vigneto, sono state organizzate visite guidate e incontri tecnici aperti agli agricoltori, ai tecnici e anche a semplici appassionati, per informarli ed aggiornarli sugli studi in corso. Gli obiettivi sono quelli di diffondere un concetto di agricoltura sostenibile, intesa come bene comune di un determinato territorio, e di contribuire a formare i suoi operatori, valorizzando le risorse peculiari dello stesso areale. In questo modo è possibile avvicinare il mondo della ricerca alle esigenze locali, promuovendo lo sviluppo del terroir. La gestione vera e propria dei vigneti vede fattivamente coinvolti numerosi ricercatori stranieri e gli studenti della Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna, in particolare quelli del corso di laurea in Viticoltura ed enologia. Peso medio grappoli (Kg) Peso legno di potatura (Kg/pianta) Indice di Ravaz* 2008 BIO DIN Sign. 4,4 4,3 n.s 16,8 17,4 n.s 0,3 0,2 n.s 0,4 0,4 n.s 11,1 10,6 n.s 2009 BIO DIN Sign. 3,6 3,6 n.s 11,3 12,1 n.s 0,3 0,3 n.s 0,4 0,4 n.s 11,0 12,1 n.s 2010 BIO DIN Sign. 6,8 6,2 n.s 19,7 18,9 n.s 0,3 0,3 n.s 0,6 0,4 n.s 12,5 14,9 * Tab. 2 Effetto del metodo di coltivazione (biologico e biodinamico) sui parametri produttivi, annate 2008, 2009 e 2010. Produttività (Kg/pianta) metodo biologico (34%). Complessivamente la qualità delle uve destinate alla vinificazione delle tesi a confronto è risultata più che buona. Il test di biodinamolisi capillare effettuato sul succo d’uva dalla fondazione “Le Madri”, a Rolo (RE), non ha evidenziato differenze apprezzabili tra i campioni DIN e BIO nel biennio 20092010. Sebbene i rilievi e le analisi condotti durante il 2009 e nel 2010 indichino alcune differenze significative tra i trattamenti a confronto (numero di radici nuove e flora indigena delle uve), l’effetto dei preparati biodinamici sui parametri oggetto di studio (suolo, pianta, uva, vino) potrà essere debitamente valutato soltanto nel medio-lungo periodo, attraverso la prosecuzione e l’approfondimento degli studi. Significatività: n.s = non significativo; * = significativo per P < 0,01. Indice di Ravaz: uva prodotta (kg)/peso legno potatura (kg). SETTEMBRE 2011