IAB ITALIA Rassegna Stampa del 09/02/2015 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. INDICE IAB ITALIA Il capitolo non contiene articoli ADVERTISING ONLINE 07/02/2015 Corriere della Sera - Nazionale «Lo vesto come me» Padri e figli coordinati 16 07/02/2015 Corriere della Sera - Bergamo Moda e hi-tech, così Gori taglia le tasse 18 08/02/2015 Corriere della Sera - Nazionale Se i Nobel promuovono l'elisir di lunga vita 20 08/02/2015 Il Sole 24 Ore Banda ultralarga all'ultima curva 22 08/02/2015 Il Sole 24 Ore La primavera dell'identità bit 23 09/02/2015 Il Sole 24 Ore Operai, venditori e informatici in vetta nel recruiting online 25 07/02/2015 Il Fatto Quotidiano La ridotta dei berluscones L'Agcom nome per nome 26 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza Broadband tv febbre da Netflix arriva Carrefour e si riaffaccia Telecom Italia 28 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza Paolo Ainio samurai del web 30 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza Svod, Tvod e Avod, il dizionario della broadband tv 32 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza Pubblicità sempre più "mobile" 33 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza Country retail e e-commerce manager le figure più ricercate nella moda 34 09/02/2015 Corriere Economia Sei mosse per dar scacco alla crisi 35 09/02/2015 Corriere Economia Social network Perché a Wall Street non piace cinguettare 36 09/02/2015 Corriere Economia Web & Video Professione Youtuber 38 09/02/2015 Corriere Economia Umbria Fashion Tourism: quando Moda, Turismo e Cultura fanno "squadra"... 40 09/02/2015 ItaliaOggi Sette Il falso in rete si può vincere 41 07/02/2015 Il Sole 24 Ore - PLUS 24 Denaro sui titoli digital, high-tech e creatori di App 42 07/02/2015 Il Sole 24 Ore - PLUS 24 Alliance Data System è tra le preferite 44 09/02/2015 Brand News Today La comunicazione b2b si fa emozionale con le storie delle piccole/medie imprese 47 09/02/2015 Brand News Today Granarolo lancia il web talent 'Sfide in cucina' legato al Grana Padano 48 09/02/2015 DailyMedia AutomotoTv cambia marcia con il digitale 49 09/02/2015 DailyMedia Upa sostiene i giovani talenti con il corso di Alta Formazione 50 09/02/2015 DailyNet Twitter: al 31 dicembre l'adv vale 432 mln 51 09/02/2015 DailyNet Seconda acquisizione per Alkemy: si tratta di Tsc Consulting 52 09/02/2015 DailyNet Europ Assistance ancora con In Target Group 53 09/02/2015 DailyNet la nuova essenza femminile di Ferragamo in uno spot anche online 54 09/02/2015 Pubblicita Today GrAnAroLo LAnCiA iL WeB tALent 'SfiDe in CuCinA' 55 09/02/2015 Pubblicita Today ALKeMy ACQuiStA tSC ConSuLtinG e ConSoLiDA LA LeADerShiP nei SerVizi DiGitALi B2B 56 09/02/2015 Pubblicita Today oMG Dà un nuoVo ASSetto A reSoLution Con AMBroSo e foSSi 57 09/02/2015 Pubblicita Today euroP ASSiStAnCe rinnoVA LA fiDuCiA A intArGet GrouP 58 09/02/2015 Pubblicom Now Arc Leo Burnett per il lancio di Fiat 500X: tutti i numeri di un successo digitale e non solo 59 09/02/2015 Pubblicom Now Alkemy acquisizione tsc 60 09/02/2015 Pubblicom Now Nasce il web talent "Sfide in cucina" targato Granarolo 61 07/02/2015 Industria e Finanza ARREDAMENTO ONLINE, SETTORE IN CRESCITA 62 07/02/2015 Industria e Finanza CRESCE LA DIGITAL ECONOMY 63 07/02/2015 Industria e Finanza SUBITO ACQUISISCE DOTADV 64 06/02/2015 Espansione 200 milioni per le startup 65 06/02/2015 Espansione Dot Com alla riscossa Ma ora tocca alle Pmi M. 68 06/02/2015 360com Sembox ha trovato la soluzione con il tool proprietario SeoTrends 71 06/02/2015 360com leo burnett italia si aggiudica l'advertising globale di beretta 72 06/02/2015 360com Fortale porta il... Cashmirino 73 06/02/2015 360com Sembox ha trovato la soluzione con il tool proprietario SeoTrends 74 06/02/2015 360com La piattaforma internazionale The Fork arriva in Italia, con la regia di TripAdvisor 75 06/02/2015 360com Native vs Banner, chi prevarrà? 77 06/02/2015 360com La (lunga) storia delle mobile app 78 05/02/2015 ADV Express Al via la nuova edizione del corso di Alta Formazione organizzato da UPA 79 05/02/2015 ADV Express Michael Page si affida a Diesis Group per la comunicazione 80 04/02/2015 ADV Express Millward Brown: 10 digital & media trend per il 2015 81 04/02/2015 ADV Express Il nuovo Cosmopolitan.it: più internazionale, user friendly e native advertising oriented. Obiettivo 2015: +50% di raccolta 83 04/02/2015 ADV Express Accordo tra Italiaonline e Overplace per il local advertising a vantaggio delle PMI 84 04/02/2015 ADV Express Federico Filippa nuovo PR Manager di Subito.it 85 05/02/2015 ADV Express TRUE COMPANY amplia il team con l'arrivo di Emanuela Cutone, Giovanni Trabucco e Giuseppe Lay 86 05/02/2015 ADV Express A Leo Burnett Italia la comunicazione globale della fabbrica d'armi Pietro Beretta 87 05/02/2015 ADV Express Benetton Group rilancia Sisley e sceglie Fedez per la nuova campagna firmata Factory 27 (Condé Nast). Sul web il 40% del budget 88 06/02/2015 ADV Express Nasce 'Sfide in cucina', il web talent del Grana Padano DOP Granarolo 90 06/02/2015 ADV Express Imille vince la gara e diventa la nuova agenzia digital e social di Corona Extra 91 06/02/2015 ADV Express Ritorno in tv e sul web per Transitions Optical. Firma DDB 92 06/02/2015 ADV Express Alkemy acquisisce TSC Consulting e raggiunge oltre 30 mln per fatturato aggregato 93 06/02/2015 ADV Express Europ Assistance sceglie InTarget Group per il Performance Advertising 94 06/02/2015 ADV Express Nuovo assetto in Resolution by Omnicom Media Group con la nomina di Ambroso a Head of Data and Digital Comm. e Fossi a COO 95 06/02/2015 Engage.it Subito.it acquisisce la startup Dotadv nell'ambito di una collaborazione con Digital Magics 96 06/02/2015 Engage.it Europ Assistance e InTarget Group: rinnovata la partnership per il performance advertising 97 SCENARIO POLITICO/ECONOMICO 07/02/2015 Corriere della Sera - Nazionale Verdini non si sente colpevole «Nani e ballerine fanno festa» 99 07/02/2015 Corriere della Sera - Nazionale I timori sulla tenuta di Ncd dietro la campagna per i nuovi «responsabili» 101 07/02/2015 Corriere della Sera - Nazionale Le accuse di Bombassei: vogliono conservare il posto in una maggioranza da bulli 103 07/02/2015 Corriere della Sera - Nazionale Dalla missione della troika ai maxi prestiti Tutti i sacrifici (e gli aiuti) della crisi greca 105 07/02/2015 Corriere della Sera - Nazionale Martina: «Il diritto al cibo va inserito nella Costituzione L'Italia sia prima in Europa» 107 07/02/2015 Corriere della Sera - Nazionale Dopo il riassetto Moretti vuole cambiare nome a Finmeccanica 109 07/02/2015 Corriere della Sera - Nazionale Carige, la Fondazione vende tutto 110 07/02/2015 Corriere della Sera - Nazionale La fusione tra gli Aeroporti di Firenze e Pisa 112 08/02/2015 Corriere della Sera - Nazionale Abrignani: meglio non lasciare il tavolo del dialogo 113 08/02/2015 Corriere della Sera - Nazionale «Io ingannato, non chino la testa» La svolta per tenere il partito unito 115 08/02/2015 Corriere della Sera - Nazionale «Andiamo avanti con le riforme I capilista bloccati? Vedremo» 117 08/02/2015 Corriere della Sera - Nazionale Il «giallo» sul deficit di Atene in tribunale cinque anni dopo «Così è partita l'austerità» 119 08/02/2015 Corriere della Sera - Nazionale «Mercato elettrico da riformare Il rischio di una giungla dei prezzi» 121 08/02/2015 Corriere della Sera - Nazionale Il commercio riparte, con tanti stranieri e forte rotazione 123 08/02/2015 Corriere della Sera - Nazionale Confindustria: un errore modificare il Jobs act sui licenziamenti collettivi 124 09/02/2015 Corriere della Sera - Nazionale riscoprire la cultura del lavoro 126 09/02/2015 Corriere della Sera - Nazionale Tsipras avverte: manterrò le promesse Scontro con Padoan sul debito italiano 128 09/02/2015 Corriere della Sera - Nazionale «Alla gente il Nazareno non interessa Basta divisioni o non vinceremo più» 130 09/02/2015 Corriere della Sera - Nazionale Gli italiani vedono FI in difficoltà Ma per il 92% dei suoi elettori il leader terrà le redini del partito 132 09/02/2015 Corriere della Sera - Nazionale «Partito rovinato dagli ambiziosi, lì non si fa politica» 134 09/02/2015 Corriere della Sera - Nazionale La Russa: la polizia alla festa in casa? Mandata dai radical chic 136 09/02/2015 Corriere della Sera - Nazionale Se la destra vitalista diventa decrepita 138 07/02/2015 Il Sole 24 Ore F2i apre il capitale degli aeroporti a nuovi soci: in vista maxi-polo europeo* 139 07/02/2015 Il Sole 24 Ore «Un'Unione dell'energia per l'autosufficienza» 141 07/02/2015 Il Sole 24 Ore Padoan: riforma da accelerare per le popolari 144 07/02/2015 Il Sole 24 Ore Valeri: «Ora l'Italia sta ripartendo»* 146 07/02/2015 Il Sole 24 Ore «Con il Jobs act un passo importante per chi vuole investire in Italia» 148 07/02/2015 Il Sole 24 Ore L'ad Ravanelli: «Per Metroweb un partner a breve, pronti a supportare lo sviluppo delle infrastrutture» 150 08/02/2015 Il Sole 24 Ore Ora via a due grandi riforme 152 08/02/2015 Il Sole 24 Ore QUASI UNA «PRIVATIZZAZIONE» 153 08/02/2015 Il Sole 24 Ore «Effetto Bce, Pil oltre lo 0,5% nel 2015» 154 08/02/2015 Il Sole 24 Ore «Se il fine è pubblico, è giusto che ci sia lo Stato» 156 08/02/2015 Il Sole 24 Ore Banda larga, Piano in dirittura 158 08/02/2015 Il Sole 24 Ore Poste Italiane, svolta in vista dell'Ipo 160 09/02/2015 Il Sole 24 Ore Cercando altre Svizzere 162 09/02/2015 Il Sole 24 Ore I segnali di una ripresa con i piedi d'argilla 164 09/02/2015 Il Sole 24 Ore Traffico, capannoni, turismo: tra industria e servizi in cerca di tendenze positive 166 09/02/2015 Il Sole 24 Ore Longobardi: «Ultima chiamata per la regolarizzazione» 168 09/02/2015 Il Sole 24 Ore Il jolly della flessibilità 169 09/02/2015 Il Sole 24 Ore Non c'è solo l'euro nel braccio di ferro tra Atene e Bruxelles 170 09/02/2015 Il Sole 24 Ore regole complesse e Costi elevati ma la «voluntary» PRENDE QUOTA 172 07/02/2015 La Repubblica - Nazionale Mogherini: la Ue con Parigi e Berlino non vogliamo dare armi a Kiev 177 07/02/2015 La Repubblica - Nazionale Gli arrivi centristi allarmano la sinistra Bersani: non siamo una porta girevole 179 07/02/2015 La Repubblica - Nazionale "Il Pd ha cambiato verso più vicina la casa riformista e io perdo una poltrona" 181 07/02/2015 La Repubblica - Nazionale "Non era razzismo anche Sgarbi dava dell'asino ai suoi avversari" 182 07/02/2015 La Repubblica - Nazionale "Eurolandia e Draghi imparino dagli Usa serve la solidarietà per avviare la ripresa" 183 07/02/2015 La Repubblica - Nazionale Fondazione Carige mette in vendita tutto il suo 19% ma il partner ancora non si trova 184 07/02/2015 La Repubblica - Nazionale Risparmi elettrici in bolletta per famiglie e piccole imprese 2,7 miliardi di costi in meno 185 08/02/2015 La Repubblica - Nazionale David Remnick: vi racconto novant'anni di New Yorker 187 08/02/2015 La Repubblica - Nazionale "Silvio è impazzito non sa più dove andare" 190 08/02/2015 La Repubblica - Nazionale Allarme "Grexit" per la Ue ecco cosa può succedere con Atene fuori dall'euro 192 08/02/2015 La Repubblica - Nazionale Vallanzasca, l'ultima confessione "Dei soldi non mi fregava niente" 194 08/02/2015 La Repubblica - Nazionale TSIPRAS SOGNA UN'ALTRA EUROPA E L'ITALIA COSA FA? 197 08/02/2015 La Repubblica - Nazionale Ma l'ex Cavaliere non chiude: "Se Renzi mi dà un segnale torno a trattare". Cerchio rosa sotto attacco 200 08/02/2015 La Repubblica - Nazionale "Contento che Silvio abbia cambiato idea il premier ha esagerato" 202 08/02/2015 La Repubblica - Nazionale "Se Matteo fa cose di centrosinistra io ci sto" 203 08/02/2015 La Repubblica - Nazionale "Ora pronti a votare contro il governo" 204 08/02/2015 La Repubblica - Nazionale Ghizzoni: "La ripresa c'è abbiamo già esaurito i primi 7,75 miliardi e daremo nuovo credito" 205 08/02/2015 La Repubblica - Nazionale "Noi di Charlie Hebdo continueremo a ridere di tutti" 207 08/02/2015 La Repubblica - Nazionale "Inutile il quartiere del sesso all'Eur non servono ghetti ma regole nuove" 209 08/02/2015 La Repubblica - Nazionale Pensioni d'oro la proposta Boeri tenta il governo ma ora il dossier resta chiuso 210 08/02/2015 La Repubblica - Nazionale Tfr in busta paga, rischio flop chi non lo lascia in azienda rinuncia al 40 per cento 211 08/02/2015 La Repubblica - Nazionale Paolo Prodi 213 09/02/2015 La Repubblica - Nazionale Conti in Svizzera, ecco l'elenco tra re e star anche 7mila italiani 217 09/02/2015 La Repubblica - Nazionale Ucraina, la sfida di Kerry "Soluzione diplomatica ma Putin accetti la sovranità di Kiev" 219 09/02/2015 La Repubblica - Nazionale "Basta con i nominati, servono le preferenze" 221 09/02/2015 La Repubblica - Nazionale "I numeri ci sono, garantisco io" 222 09/02/2015 La Repubblica - Nazionale "Ristrutturare il debito è giusto, li aiuterò" 223 09/02/2015 La Repubblica - Nazionale "Sapevamo tutti cosa stesse accadendo Vedrete: gli indagati aumenteranno" 224 09/02/2015 La Repubblica - Nazionale OSSERVAZIONI DI TOGLIATTI SUI RAPPORTI CON I PARTITI 225 07/02/2015 La Stampa - Nazionale E la diplomazia europea tira il freno "Armare Kiev non è una soluzione" 227 07/02/2015 La Stampa - Nazionale Addio "responsabili", con Matteo è l'ora degli "stabilizzatori" 228 07/02/2015 La Stampa - Nazionale Il premier si cautela dalle richieste della sinistra Pd 229 07/02/2015 La Stampa - Nazionale Guerini a Forza Italia "Così rischiate sull'Italicum" 230 08/02/2015 La Stampa - Nazionale I DUE FRONTI DELL'EUROPA 231 08/02/2015 La Stampa - Nazionale Così la Nato prova a contenere l'espansionismo militare russo 233 08/02/2015 La Stampa - Nazionale "Bene le riforme, l'Italia crescerà" 235 08/02/2015 La Stampa - Nazionale "La mia rivista per far sentire le voci del tempo" 236 09/02/2015 La Stampa - Nazionale "Italicum, non si torna indietro" 238 09/02/2015 La Stampa - Nazionale Nel Nord-Est vince il campanilismo Tutti contro le nozze fra le Popolari 240 09/02/2015 La Stampa - Nazionale Padoan incassa l'ok Ue Il piano salva-banche farà ripartire i prestiti 241 09/02/2015 La Stampa - Nazionale Comprare casa, è il momento buono Tasse e spese, gli errori da evitare 243 07/02/2015 Il Messaggero - Nazionale Regioni autonome e no a Kiev nella Nato ma sul piano pesano le sanzioni a Mosca 244 07/02/2015 Il Messaggero - Nazionale «È stata un'avventura infelice i ceti dinamici votano i dem» 246 08/02/2015 Il Messaggero - Nazionale Alfano: «L'Ncd esce ricompattato leali al governo su obiettivi precisi» 247 08/02/2015 Il Messaggero - Nazionale La mossa per spaccare i dem ma Renzi lo gela: non tratto 249 08/02/2015 Il Messaggero - Nazionale «Finito il tempo dei veti di FI avanti con l'effetto Mattarella» 250 09/02/2015 Il Messaggero - Nazionale Renzi: subito le unioni civili 251 09/02/2015 Il Messaggero - Nazionale «Non è sacrilegio cominciare a parlarne Ncd nega i radicalismi, non il buon senso» 253 09/02/2015 Il Messaggero - Nazionale Lo zar rivuole la Grande Russia: «Non saremo una colonia» 254 07/02/2015 Il Giornale - Nazionale Un Papa da schiaffi 255 07/02/2015 Il Giornale - Nazionale La Ditta già in fibrillazione per gli arrivi dei responsabili 256 07/02/2015 Il Giornale - Nazionale Trasformata in scudo umano per farci vacillare 257 08/02/2015 Il Giornale - Nazionale Veleni e trappoloni, Verdini smentisce lo strappo 258 08/02/2015 Il Giornale - Nazionale Sulle riforme è rischio palude Ma il premier ora fa il bullo 259 08/02/2015 Il Giornale - Nazionale «Dal Pd poco fair play Scelta civica merita rispetto Al governo? Finché ci va» 260 07/02/2015 Libero - Nazionale Tv e bilanci falsi La verità sui ricatti di Matteo al Cav* 261 07/02/2015 Libero - Nazionale «Noi Ncd e Salvini incompatibili Berlusconi scelga» 263 07/02/2015 ItaliaOggi Il nostro programma? Ridurre tasse e vincoli 265 07/02/2015 ItaliaOggi Senza la copertura del Nazareno Renzi nuota in una vasca di squali 268 07/02/2015 ItaliaOggi Pd, non è un partito pigliatutti 269 07/02/2015 ItaliaOggi Il diritto all'oblio è l'unica tutela in rete 270 07/02/2015 Financial Times Jobs growth illustrates strength of recovery 271 07/02/2015 Financial Times Lundin and Shell pledge to continue Arctic exploration 272 09/02/2015 Financial Times Accelerating car sales drive Italy's recovery hopes 273 09/02/2015 Financial Times Movers & shakers 274 09/02/2015 The Guardian Court to deliver verdict in Costa Concordia skipper's case 275 07/02/2015 The Independent Berlusconi faces losing control of his party as support and funding slump 276 09/02/2015 The Independent Captain of 'Concordia' awaits verdict that could jail him for 26 years 277 07/02/2015 Le Monde La BCE force les Européens à s'entendre sur le cas grec 278 07/02/2015 Le Monde Les Athéniens dans la rue pour soutenir leur gouvernement 280 08/02/2015 Le Monde Si riches équipes britanniques 281 08/02/2015 Le Monde Sur les marchés, le calme avant la tempête ? 282 08/02/2015 Le Monde L'encombrant pouvoir de la BCE 284 08/02/2015 Le Monde Ettore Majorana, génie disparu, réapparu, perdu de vue 285 08/02/2015 Le Monde Italie : le racisme ordinaire de la Ligue du Nord 286 09/02/2015 Les Echos A 65 ans, le Club Med s'apprête à entrer dans une nouvelle ère 287 09/02/2015 Les Echos La Banque d'Italie se prononce pour une « bad bank » avec garantie de l'Etat 288 09/02/2015 Les Echos Droits de vote double : l'Italie fait machine arrière 289 09/02/2015 Wall Street Journal Libya's Oil Sector Reels in War 290 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza LA GIUSTA DISTANZA TRA GOVERNO E FINANZIERI 291 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza Popolari e quantitative easing il ritorno della Banca d'Italia 292 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza Banca Generali, Azimut, Fineco in Borsa la festa non è finita 295 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza Auto, meccanica e Nordest ecco dove si affaccia la ripresa 297 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza Aziende pubbliche ora tagli selettivi 300 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza Salini Impregilo, Telecom, Fiat neolaureati ai posti di partenza 302 09/02/2015 Corriere Economia Non nascondiamo la mina del debito sotto il tappeto 304 09/02/2015 Corriere Economia Esodati I forzati del riposo anticipato rischiano un taglio del venti per cento 305 09/02/2015 Corriere Economia Borsa Fiere, Ferrovie, Media Si accendono i titoli dell'Expo 307 07/02/2015 Milano Finanza ORSI & TORI 309 07/02/2015 Milano Finanza Meglio Casa del Btp 312 07/02/2015 Milano Finanza Obama leader d'Europa 314 07/02/2015 Milano Finanza C'è una busta per te 316 07/02/2015 Milano Finanza Sul diritto all'oblio la posizione della Ue è l'unica tutela 318 06/02/2015 The Economist Matteo gets his man 319 06/02/2015 The Economist Charlemagne | Europe's fault lines 320 06/02/2015 The Economist The enforcer 322 06/02/2015 The Economist Politics 323 08/02/2015 The Observer In the Eternal City, the euro remains the eternal problem 325 08/02/2015 The Sunday Times Debt Hard: Greeks hail new action hero 327 08/02/2015 Corriere della Sera - La Lettura Io, Limonov Noi siamo l'Europa E l'Ucraina è un'invenzione 328 07/02/2015 Tempi Quello marcio non sono io 331 07/02/2015 Le Magazine du Monde Corruption en séries. 334 ADVERTISING ONLINE 63 articoli 07/02/2015 Corriere della Sera Pag. 39 (diffusione:619980, tiratura:779916) «Lo vesto come me» Padri e figli coordinati Per il mio bambino acquisto le stesse scarpe e la stessa felpa È soltanto una moda spinta dai siti di vendite online oppure è il segno che vogliamo plasmare i piccoli a nostra immagine? Massimo Sideri E dopo circa 200 mila anni di evoluzione sprecata finalmente nel 2015 il papà sapiens fece il proprio figlio (maschio) a propria immagine e somiglianza. Grazie all'e-commerce. Dimentichiamoci quella generazione di padri che alla domanda «che numero di scarpe ha tuo figlio» si recavano da una buona cartomante per avere la risposta. Nulla mi mette di buon umore come acquistare abbigliamento coordinato con quello di mio figlio Riccardo che avendo solo 7 anni non è ancora in grado di ribellarsi. Anzi: è convinto che sia divertente indossare la felpa Gap stile grunge-fuori-tempo-massimo come la mia e due paia di New Balance giallo fosforescente numero 43 (le mie) e 33 (le sue). Per non parlare dello stile lupetto che fa molto gemellini. Una volta erano le madri che costringevano-convincevano le figlie a un ridicolo coordinato il cui messaggio (anche se non lo riconosceranno mai...) era più o meno: sono così giovanile che sembro la sorella maggiore. Tramontata l'epoca delle mamme-sorelle siamo ora ai papàfratellini? Per Survey Lab, ufficio ricerche di venteprivee.com , il principale sito europeo di vendite a evento, è questo il nuovo trend. Pensavo di essere l'unico. Non si tratta solo di comprare al figlio la stessa maglia del club calcistico di riferimento. Quella del calcio è tutta un'altra religione, un disarticolato tentativo di trasmettere le frustrazioni da campo di football di periferia misto alla speranza di diventare dei manager-papà di campioni milionari. Qui è tutto più sofisticato: vestirsi uguali è un'arte. Il primo sospetto è che tutto faccia parte di una macchinazione delle multinazionali della serie: 1001 meccanismi trovati dall'ecommerce per farci spendere con la formula paghi due e prendi due, dove non si capisce bene quale sia il tipo di vantaggio aritmetico. Devono avere messo sui siti Internet qualche fotografia subliminale che ci ha spinti all'inversione del comportamento: gli uomini comprano per i figli d'impulso (leggi sconsideratamente) e le donne razionalmente (leggi con pignoleria): «la papà» e «il mamma» sul web. Il marketing ci va a nozze con molto meno. Il secondo sospetto è che dietro a quell'atto istintivo che ci fa sentire dei padri migliori ci sia un surrogato senso di colpa. Non sarà un modo per plasmare i figli a nostra immagine e somiglianza? Quella «delle» papà sapiens capaci di fare acquisti per la prole sul web, trasmettere i propri caratteri (come se bastassero le New Balance...), andare ai colloqui scolastici e fare la spesa è una specie tutta da capire in termini sociomerceologici e gli effetti sui malcapitati li scopriremo tra una decina d'anni. Magari è solo una moda. Ne abbiamo viste onestamente di peggiori. Certo è che il terzo sospetto sia ancora più machiavellico. Potrebbe anche essere un raffinato piano per acquistare tramite la piattaforma di ecommerce non tanto prodotti fisici ma una complicità padre-figlio che ha un peso non indifferente quando nelle diatribe familiari si va alla conta dei voti. Le maggioranze analogiche acquisite con i crediti online (personalmente acquisto app per mio figlio che poi utilizzo anche io le poche volte in cui posso mettere le mani sull'iPad) possono spostare gli equilibri secolari del nucleo. Il malcelato fastidio «dei» mamme di fronte a questo coordinamento nello shopping fisico e digitale fa propendere per quest'ultima ipotesi. Svelato l'inganno non resta che ricordare che non era certo meglio quando il papà interveniva nel guardaroba non prima della laurea, per regalare improbabili cravatte regimental. @massimosideri © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso Secondo una ricerca di Survey Lab, ufficio ricerche di vente- privee.com, una delle nuove frontiere degli acquisti online riguarda proprio il «tandem» tra padre e figlio L'identikit del genitore che fa acquisti di ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 16 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ControcopertinaFamiglie 07/02/2015 Corriere della Sera Pag. 39 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato abbigliamento online: gli uomini comprano d'impulso, le donne con più attenzione e pignoleria ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 17 07/02/2015 Corriere della Sera - Ed. bergamo Pag. 2 (diffusione:619980, tiratura:779916) Varati dalla giunta sgravi per manifatturiero e ricerca: cancellato lo 0,3% di Imu per Palafrizzoni Piano tecnologico per tutti gli imprenditori: pratiche online e chat attiva con gli uffici comunali Le reazioni Confindustria: misure che soddisfano. Camera di commercio: bene in chiave Expo Fabio Spaterna L'idea era trapelata nelle scorse settimane: il Comune stava mettendo a punto una strategia ad hoc per recuperare aree dismesse e portare sul territorio una componente imprenditoriale sempre più hi-tech. Ora dalle parole si passa ai fatti: la giunta guidata da Giorgio Gori ha varato il pacchetto di azioni per attirare nuove imprese in città. Attende l'approvazione del Consiglio comunale il 23 febbraio, ma il dossier avallato da sindaco e assessori contiene già elementi definiti e che saranno operativi già da quest'anno. La «Bergamo città semplice e low tax» (questo il nome del documento presentato ieri) si attrezza per far tornare investimenti da parte di imprese del territorio e non. «L'iniziativa è unica, realizzata in collaborazione con tutte le forze imprenditoriali e sociali del mondo del lavoro bergamasco - spiega Gori -, speriamo di estenderla ai comuni dell'hinterland e, perché no, che possa diventare un esempio in ambito nazionale». Sgravi fiscali e semplificazioni in chiave digitale sono i due input che hanno ispirato la manovra: se le agevolazioni sono indirizzate esclusivamente alle imprese dei settori manifatturiero avanzato e terziario hightech (non solo start-up), del processo di digitalizzazione (e sburocratizzazione) potrà usufruire tutto il mondo imprenditoriale. Spiega l'assessore all'Innovazione Giacomo Angeloni: «Nel 2013 Bergamo era la terza provincia in Italia per numero di pratiche telematiche, ora puntiamo più in alto». Ecco quindi una serie di pratiche che sono già state, o saranno a breve, completamente digitalizzate: dalla richiesta di permesso di costruire alle comunicazioni di inizio e fine lavori, sino alla presentazione di istanze, progetti e dei cementi armati. Novità anche per i professionisti: verrà implementata la scrivania telematica (con tanto di chat con gli sportelli) per avere in tempo reale lo stato dell'arte delle pratiche presentate. Oltre alle aziende attive nell'ambito dell'high-tech, gli sgravi fiscali coinvolgeranno, tra gli altri, anche nuovi uffici di rappresentanza di aziende non bergamasche. Le categorie coinvolte sono molteplici, ma tutte legate all'innovazione: dalla ricerca all'editoria, dalla moda alle arti, dall'informatica alla chimica. «Presenteremo l'iniziativa anche a Milano», precisa Gori, non nascondendo che questa è anche un'operazione di marketing territoriale. Obiettivo: attirare qui nuovi investitori. Non solo: «Il sistema mira a riqualificare le aree urbanizzate e oggi dismesse - precisa il sindaco -. Escludiamo di inserire nuove imprese, capannoni o uffici in aree della città oggi vergini o verdi». Da qui le varie agevolazioni fiscali, che per i prossimi tre anni (questa la durata del piano) si tradurranno in meno tasse per le già citate categorie imprenditoriali. A cominciare da un'Imu agevolata per nuove costruzioni o per il recupero di capannoni inutilizzati da almeno un biennio: «Azzereremo lo 0,3% destinato al Comune, in caso di 5.700 metri quadri di capannone lo sconto sarà di oltre 21 mila euro», annuncia il vicesindaco Sergio Gandi, assessore al Bilancio. Sconti anche per oneri e standard qualitativi, cumulabili a quelli già previsti da una delibera approvata lo scorso anno dall'amministrazione Tentorio. Nel caso di intervento di un'azienda hi-tech su un'area già urbanizzata, con volume pari a quello già esistente, lo sconto sarà del 75%. «Per i piani attuativi, che di solito procedono a rilento, abbiamo anche previsto la possibilità di saldare oneri e opere di urbanizzazione a seconda degli effettivi avanzamenti del piano, senza dover anticipare tutto», aggiunge l'assessore all'Edilizia pubblica Francesco Valesini. Soddisfatto il mondo imprenditoriale: «È un passepartout importante, anche in chiave Expo», commenta il presidente della Camera di Commercio, Paolo Malvestiti. Mentre secondo il vicepresidente di Confindustria, Matteo Zanetti, «gli sgravi soddisfano in modo significativo il mondo delle imprese». Ora tocca a loro. ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 18 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Moda e hi-tech, così Gori taglia le tasse 07/02/2015 Corriere della Sera - Ed. bergamo Pag. 2 (diffusione:619980, tiratura:779916) ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 19 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato © RIPRODUZIONE RISERVATA Progetto «Low-tax» d'Arco AGEVOLAZIONE Sconti Imu e oneri di urbanizzazione, versamento degli oneri a rate, semplificazione burocratica LE TIPOLOGIE COINVOLTE TECNOLOGIE PER L'INDUSTRIA Esempio: Informatica Energia Farmaceutica e biotecnologie Trasporto su strada, ferro e marittimo SETTORI TERZIARI HI-TECH Esempio: Fornitura di software START UP INNOVATIVE ATTIVITÀ CHE ABBIANO VINTO ALMENO UN BANDO EUROPEO SULLA RICERCA E L'INNOVAZIONE NEGLI ULTIMI 5 ANNI NUOVI UFFICI DI RAPPRESENTANZA DI AZIENDE INDUSTRIALI NON BERGAMASCHE (ma con almeno il 40% di dipendenti laureati) Robotica Ricerca nel campo delle scienze naturali, umane e dell'ingegneria ATTIVITÀ CREATIVE Esempio: Architettura Moda Cinema e video Musica Editoria 75% di sconto sugli oneri per opere su aree dismesse Puntiamo a recuperare aree già urbanizzate e oggi dismesse. Non a costruire da zero 08/02/2015 Corriere della Sera Pag. 25 (diffusione:619980, tiratura:779916) Karplus (premio per la Chimica) e gli altri quattro scienziati garanti di una pillola: «Funziona sui topi» In Consiglio Siedono nel Consiglio della «start up» creata da un ex professore del Mit di Boston Mario Pappagallo La fontana dell'eterna giovinezza, l'elisir di lunga vita, il fungo dell'immortalità (il Reishi) che portò a oltre 80 anni in buona salute uno dei più importanti imperatori della Cinan di qualche millennio orsono. L'umanità, tra scienza e parascienza, ha sempre cercato il segreto per arrivare a età bibliche in buona salute. Che poi significa prevenire ogni malattia che vada a minare l'integrità psico-fisica. L'obiettivo di evitare la morte fisica forse qualcuno lo ha anche sperato, ma senza poi crederci realmente. Meglio immaginare un'immortalità successiva. Un salto di qualità, se così si può definire, si è registrato negli anni post mappatura del genoma, allorquando il «gioco» tra ambiente e geni ha delineato come esistano sostanze in grado di attivare o spegnere geni chiave. Soprattutto, quanto sia importante evitare i meccanismi infiammatori cellulari. E si è arrivati a individuare scientificamente una serie di interruttori di lunga vita attivabili dalla restrizione calorica, dal resveratrolo (un enzima del vino), dalla rapamicina (da una radice dell'isola di Pasqua, oggi potente farmaco anti-rigetto), dal Nad ( nicotinamide adenin dinucleotide , molecola chiave dei processi metabolici) che agisce come una restrizione calorica. Tutti elisir sperimentati sui topi: li hanno fatto vivere un terzo in più del naturale. E in buona salute. Tutti elisir poi falliti sui primati: giovinezza prolungata ma non la vita. E sull'uomo? Ipotesi, nessun test. Ecco allora che a un ex professore del Mit di Boston, Leonard Guarente, è venuta un'idea: trasformare uno di questi elisir, il Nad, in un prodotto da banco da vendere tra aspirine, propoli e omega 3. Ha dato così vita ad Elysium Health , una start up «garantita» da cinque premi Nobel (nel board scientifico) che da questa settimana vende Basis , una pillola di Nad. Tra i Nobel, Martin Karplus, vincitore per la chimica nel 2013, che oggi ha 85 anni. La start up ha scelto la via dell'integratore, dei «medical food» (categoria solo americana). Il prezzo è stato fissato in 60 dollari al mese, circa 50 euro. La pillola va presa due volte al giorno tutti i giorni. Per ora è venduta solo on line, e in mancanza di dati premarketing l'intenzione della compagnia è seguire le persone che decidono di acquistarla nel tempo per verificarne l'efficacia. Con il passare degli anni i livelli di Nad negli animali e nell'uomo diminuiscono, quindi l'idea è di rimpiazzare quello perso con la pillola. Che è prodotta, garantisce Guarente, seguendo tutti gli standard di qualità usati normalmente per i farmaci. Il precursore chimico del Nad è stato studiato anche dagli italiani, dal gruppo di Giuseppe Remuzzi, con un lavoro pubblicato nel 2009. «Vero - dice il trapiantologo dell'ospedale di Bergamo e ricercatore del Mario Negri -, nei topi abbiamo avuto un allungamento della vita del 30%. Ma nell'uomo? Che cosa farà? Per ora sembra più un'operazione commerciale con 5 Nobel a garanzia». Studi sull'uomo sono difficili da fare. Occorre letteralmente una vita, con risultati che non saranno valutati dagli stessi ricercatori che avviano lo studio. La ricerca più interessante in corso si chiama Early Bird.Intende misurare gli effetti di stili di vita e alimentazione nel tempo . Unica al mondo, partita nel 2000 su circa 300 bambini di 4-5 anni. Bambini, oggi adulti (18-19 anni), che sono stati costantemente monitorati. Nel 2017 dovrebbe concludersi, a meno che non si decida di proseguire. «Problemi etici per i Nobel che si prestano a un'operazione prettamente commerciale? Non ne vedo. Si tratta di una start up - commenta il genetista e scrittore Edoardo Boncinelli -. E poi anche loro invecchiano... Piuttosto, inutile cercare elisir. La lunga vita in buona salute è evento del tutto casuale. Solo fortuna». @Mariopaps ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 20 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Se i Nobel promuovono l'elisir di lunga vita 08/02/2015 Corriere della Sera Pag. 25 (diffusione:619980, tiratura:779916) ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 21 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato © RIPRODUZIONE RISERVATA Chimico Martin Karplus (nella foto) ha vinto il Premio Nobel per la Chimica nel 2013 assieme a Michael Levitt e Arieh Warshel Karplus fa parte dei cinque Nobel che compongono il comitato scientifico dell'«elisir di lunga vita» La fonte La leggenda racconta di una «Fonte dell'eterna giovinezza» (nella foto, dipinta da Lucas Cranach il vecchio) Si è creduto che potesse trovarsi in Florida, terra scoperta all'inizio del XVI secolo dall'es-ploratore Juan Ponce de León 08/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 22 (diffusione:334076, tiratura:405061) Banda ultralarga all'ultima curva il mosaico si sta componendo, tessera dopo tessera. Alla fine sta quasi per fare il suo ingresso (ufficiale) sulla scena il piano del Governo per dotare l'Italia di infrastrutture a banda ultralarga (sopra i 30 Mbps di velocità in download) necessario per raggiungere gli obiettivi posti dalla Agenda digitale europea. Risollevare l'Italia dai bassifondi delle classifiche digitali non sarà facile né a costo zero, ma necessario. In un summit della scorsa settimana, Confindustria digitale ha fatto i conti sull'apporto potenziale che un utilizzo adeguato delle risorse in Ict (potrebbero essere fino a 18 miliardi in sei anni) potrebbe portare all'economia del Paese: mezzo punto di Pil all'anno. Sembra l'uovo di Colombo: si sa che un'adeguata infrastrutturazione porterebbe occupazione, indotto, economia. Eppure siamo ancora ai calcoli e alle buone intenzioni. Certo, ora c'è da mettere agli atti che sul piano per la banda ultralarga messo a punto dal Governo si è veramente all'ultima curva. Una volta avute alcune risposte da Bruxelles, il piano (con obiettivi e incentivi per dotare il paese della banda ultralarga) sarà ufficialmente licenziato da Palazzo Chigi e diventerà vincolante nel confronti della Ue. Il Paese non attende altro. ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 22 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato QUASI PRONTO IL PIANO DEL GOVERNO 08/02/2015 Il Sole 24 Ore - Ed. nova 24 Pag. 11 (diffusione:334076, tiratura:405061) La primavera dell'identità bit L'utente con la password "anagrafica" potrà accedere ai servizi della Pa Alessandro Longo Ad aprile 2015 ci saranno i primi cittadini dotati di identità digitale pubblica. Diventeranno 10 milioni entro il 2016. Lo Spid (Sistema pubblico identità digitale) sta per entrare quindi nella fase del confronto con la realtà. Ed è una fase delicata per tutto il sistema dell'innovazione, perché l'Italia ha scelto di puntare sull'identità digitale come prima leva per la digitalizzazione di massa. «Lo Spid aiuterà a semplificare l'uso di servizi digitali pubblici e privati. In questo modo, potrà fare da trampolino per avvicinare gli italiani al digitale», dice Alessandra Poggiani, a capo dell'Agenzia per l'Italia digitale. Era anche la visione di Francesco Caio, che aveva preso le redini della strategia sull'Agenda digitale sotto il governo Letta. Caio aveva individuato tre priorità per uscire dall'impasse: la fatturazione elettronica, l'Anagrafe unica e appunto lo Spid. La prima è il trampolino per digitalizzare le aziende, mentre le altre due priorità- complementari tra loro guardano alla popolazione. La sola novità già funzionante (da giugno 2014) è la fattura che completerà il percorso il 31 marzo, quando diventerà obbligatoria anche verso le Pa locali. Lo Spid ha ricevuto a dicembre le prime regole attuative, mentre per l'Anagrafe il passo è avvenuto a gennaio. La svolta sta quindi prendendo forma proprio in queste settimane. Le norme prevedono che entro il 2015 si completerà la transizione dalle migliaia di anagrafi comunali a quella unica, centralizzata, con i dati della popolazione residente. L'obiettivo generale è ricondurre a sistema ciò che è sempre stato caotico. E così porre le basi per uno Stato, una popolazione, un sistema economico moderni grazie al digitale. Ma è proprio nella fase del varo che tocca confrontarsi con i rischi. Nel caso dello Spid, l'incognita principale è se le aziende private lo adotteranno con entusiasmo, nel ruolo di fornitori di servizi o di identità al cittadino. «Le pubbliche amministrazioni dovranno rendere tutti i propri servizi accessibili via Spid entro 24 mesi. Ma il successo ultimo dipende dalla risposta dei privati», dice Poggiani. Vediamo infatti come funzionerà lo Spid. L'utente potrà ottenere l'identità in tre modi. Di persona (con documento normale), via internet (accedendo con un documento evoluto come la Carta nazionale dei servizi) e persino con una chat audiovideo. Il tutto, presso un "identity provider" accreditato nell'Agenzia (a oggi sono già pronti Poste Italiane, Telecom Italia e Infocert). Il cittadino avrà, di base, una password "Spid" associata alla propria anagrafica per accedere a tutti i servizi della pubblica amministrazione e a quelli delle aziende private che sposeranno il sistema. Troveremo un pulsante "Spid" su vari siti. Con un clic, potremo indicare il nostro identity provider e quindi autenticarci. Per usare servizi più delicati (per vedere i risultati dei nostri esami medici, ad esempio), la normativa prevede un secondo livello di sicurezza. Potrà essere una ulteriore password che arriverà all'utente via sms o con un app su smartphone. La legge impone agli identity provider di fornire gratis il livello base; quelli ulteriori potrebbero invece essere a pagamento, per i cittadini. Lo Stato invece non deve sborsare un centesimo: è una innovazione a costo zero. Questo può rivelarsi un primo punto critico. La stessa Telecom Italia, pur aderendo a Spid, ha espresso perplessità sulla sostenibilità del servizio per chi lo offre. Di converso, c'è chi protesta per essere stato escluso dalle nuove opportunità: le Pmi dell'Ict. Assintel e Assoprovider questa settimana hanno fatto ricorso al Tar contro le norme attuative dello Spid, perché bisogna avere un capitale sociale di 5 milioni di euro per diventare identity provider. Il ricorso apre un'incognita: potrebbe ritardare l'entrata in vigore dello Spid. Un'altra variabile imprevedibile è quanto lo Spid attecchirà tra i servizi. È probabile che i primi saranno degli enti che partecipano al programma pilota, in corso presso l'Agenzia: Inps, Inail, le Regioni Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Liguria, Toscana, Emilia Romagna, Marche; i Comuni di Firenze, Lecce e Milano. «Spero che le banche aderiranno a Spid entro l'anno», dice Poggiani. ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 23 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato AGENDA DIGITALE SPID IDENTITY PROVIDER 08/02/2015 Il Sole 24 Ore - Ed. nova 24 Pag. 11 (diffusione:334076, tiratura:405061) ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 24 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato È in fondo ottimista Ernesto Belisario, avvocato tra i massimi esperti di Agenda digitale: «Non prevedo ritardi sui singoli progetti, come lo Spid e l'Anagrafe. Ormai il quadro delle regole è chiaro, le risorse ci sono (sono quelle europee e nazionali del piano Crescita digitale, ndr). Pure la governance del digitale in Italia sta trovando una sistemazione». Quella governance che, ancora a ottobre, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio aveva definito "da manicomio". «Sono due, invece, le mie preoccupazioni», aggiunge Belisario. «La prima: che le risorse siano usate bene. Per esempio, è indubbio che i Comuni hanno bisogno di aiuto per migrare all'Anagrafe unica. La seconda: che ci sia un buon coordinamento Stato-Regioni. Bisogna così evitare che l'autonomia degli enti ostacoli l'opera di standardizzazione e centralizzazione che è cardine nell' Agenda digitale». Si gioca su questi punti la partita che l'Italia dovrà ben impostare nel 2015, affinché, negli anni successivi, i cittadini possano coglierne i frutti. © RIPRODUZIONE RISERVATA 09/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 13.14 (diffusione:334076, tiratura:405061) Operai, venditori e informatici in vetta nel recruiting online Francesca Barbieri Operai, venditori e informatici: sono i profili impermeabili alla crisi "certificati" dall'Osservatorio 2014 di InfoJobs. Secondo il sito di recruiting online che pubblica oltre 20mila nuovi annunci ogni mese, lo scorso anno le offerte di lavoro su web sono aumentate del 35% rispetto al 2013 (per un totale di 253mila inserzioni registrate su www.infojobs.it). Settori e profili Tra i settori, a svettare è «internet, programmi e servizi informatici», che calamita quasi un quarto (il 23,4%) delle proposte di lavoro pubblicate, seguito da telecomunicazioni (17,9%), vendite all'ingrosso, commercio e Gdo (12% del totale). Buone anche le performance del comparto «eventi e pr» - in crescita di oltre tre punti rispetto al 2013 con il 9,8% delle offerte totali - e marketing e pubblicità, che chiude la "top five" con il 7,5% degli annunci complessivi. Tra le figure professionali, sono operai, addetti alla produzione e al controllo qualità le categorie a collezionare più richieste, con il 21% del totale nazionale (in leggero calo rispetto al 23,7% del 2013). Percentuali in crescita, invece, per commessi e addetti alle vendite, che passano dal 15% del 2013 al 17% del 2014, attestandosi come la seconda categoria più ricercata nel nostro Paese. Sul gradino più basso del podio i tecnici informatici con l'8,8% delle offerte, in lieve crescita rispetto all'8,5% del 2013. Gli annunci sul territorio Restringendo l'obiettivo sul territorio, si conferma al primo posto la Lombardia con il 32% dell'offerta nazionale, nonostante la leggera flessione rispetto al 33% del 2013. Stesso trend per l'Emilia-Romagna, seconda con il 12,9%, e a chiudere il podio il Veneto, stabile con il 12,8% degli annunci. Tra le altre regioni, buona la performance del Lazio, che dal 7,5% del 2013 passa al 9,4% del 2014, scavalcando il Piemonte (in calo dal 9,7% al 9,1%) come quarta regione d'Italia per numero di offerte pubblicate. A seguire Toscana, Marche, Campania, Liguria e Friuli-Venezia Giulia. L'identikit dei candidati Quali sono le caratteristiche di chi cerca lavoro? Dall'Osservatorio InfoJobs emerge un profilo con formazione medio-alta (diploma o laurea) e una buona esperienza nel mercato del lavoro. Nella carta d'identità dei candidati domina la fascia dai 26 ai 35 anni (44% del totale), con i giovani sotto i 25 anni fermi all'11,5 per cento. Tra gli over 35 il target 36-40 anni rappresenta il 17% del totale, a cui si somma il 18% della fascia 41-50 anni e il 9% degli over 50. Quanto alla formazione, i candidati con il diploma di maturità in tasca sono il 45% del totale, dato a cui si somma il 18% che possiede una laurea magistrale e l'11% con un titolo triennale. Per quanto riguarda l'esperienza, a prevalere sono i lavoratori con un trascorso tra i 5 e i 10 anni, oltre il 24% del totale, mentre il 21% supera addirittura i dieci anni di attività svolte in passato. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA LA TOP TEN DEI PROFILI Le dieci categorie professionali più richieste nel 2014 Categoria % su totale offerte Operai, produzione, qualità 20,80 Addetti alle vendite 17,10 Informatici 8,80 Contabili e segretari 8,60 Addetti al retail 8,30 Ingegneri 6,40 Addetti marketing e comunicazione 4,90 Magazzinieri 4,50 Addetti turismo e ristorazione 4,10 Impiegati customer care 3,70 Nota: le percentuali si riferiscono a un totale di 253mila annunci Fonte: InfoJobs ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 25 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Trovare lavoro. Osservatorio InfoJobs: +35% gli annunci su web 07/02/2015 Il Fatto Quotidiano Pag. 5 (tiratura:100000) AL CENTRODESTRA DI SILVIO FANNO CAPO TRE COMMISSARI SU 5 E PURE LE DIREZIONI CHE CONTROLLANO FREQUENZE, RAPPORTI CON LE AZIENDE E CONFLITTI D'INTERESSE NON A CASO... È nell'Authority che nasce la guerra di questi giorni: lo sconto sulle imposte lo hanno voluto Preto, Martusciello e Posteraro. Unico contrario: Cardani Marco Palombi Matteo Renzi è il nuovo padrone della politica italiana? Pochi dubbi. Eppure il precedente proprietario sta gestendo la sua uscita di scena con sagacia e senso della realtà: schiera le truppe, mobilita gli amici e poi avvia le trattative. Ormai, peraltro, alla politique politicienne Sil vio Berlusconi ha poco da chiedere e molto invece alla politica come camera di compensazione dei poteri e dei conflitti (d ' in teresse). È ISTRUTTIVO, per dire, il modo in cui il " mero proprietario " di Mediaset - giammai in conflitto d ' interessi secondo la legge Frattini - abbia di fatto colonizzato negli anni l ' Autorità garante per le comunicazioni. Questo ha degli effetti: l ' Agcom, per dire, ha recentemente fatto un regalo a Mediaset da qualche decina di milioni e, ora che si tenta di correggerlo, i berluscones parlano di vendetta contro l ' ex Cavaliere. Ci si riferisce al nuovo sistema di imposizione sulle frequenze tv votato dall ' Autori tà a dicembre 2014: non si tassa più dell ' 1% il b ro a d ca s te r , ma c ' è un prelievo fisso sulla società che gestisce gli impianti. Nel caso specifico, la tassa la pagherebbe RaiWay per viale Mazzini e Elettronica Industriale per il Biscione. Il risultato ve lo raccontiamo qui accanto: sconto milionario per entrambi, salasso per i concorrenti (Espresso-Telecom e le tv locali su tutti). Scelta bizzarra, quella di Agcom, e che va esattamente in senso contrario alle richieste inviate per lettera dalla Commissione Ue a luglio per aprire il mercato tv italiano. Perché? Forse la risposta è nei nomi, nei curricula, nella tempistica. I commissari Agcom sono cinque e il maxisconto sulle frequenze fu deciso a maggioranza: tre sì, un no, un astenuto. L'uni - co voto contrario fu quello del presidente Angelo Cardani, si astenne il consigliere Antonio Nicita (nominato in quota Pd), votarono a favore gli altri tre. Chi sono? Uno è Antonio Martusciello, già dirigente di Plublitalia, fondatore di Forza Italia e sottosegretario in un governo Berlusconi. Un altro è Antonio Preto , una carriera nelle istituzioni europee culminata nel ruolo di capo di gabinetto di An - tonio Tajani e nella collaborazione con Renato Brunetta. Entrambi sono stati eletti in quota Forza Italia. Il terzo nome è Ste - fano Posteraro, una vita da funzionario della Camera, indicato all'Agcom dall'Udc di Casini con la necessaria benedizione dei berlusconiani. Avere una Agcom sensibile alle proprie posizioni, per così dire, significa avere un sacco di leve da tirare. "L'Autorità è ammanettata al ministero dello Sviluppo", si lamentava tempo fa il presidente Cardani. Ammanettati, però, si sta in due e i ruoli alla lunga si confondono: fonti di governo sostengono, ad esempio, che è stato un suggerimento arrivato dall'Autorità a convincere il ministro Federica Guidi a inserire nel Milleproroghe il rinvio dell'immissione sul mercato delle tv che ricevono le trasmissioni nella più avanzata tecnologia Dvb T2: la cosa non piaceva a Mediaset per vari motivi e finisce - per di più - per allontanare il momento in cui le tv di Berlusconi dovranno lasciare le frequenze della cosiddetta "Banda 700" agli operatori telefonici (e tanti saluti alla banda larga e all'economia digitale). MA NON SI VIVE mica di soli commissari, c'è bisogno anche di tecnici preparati: l'ultimo giro di nomine in Agcom ha dimostrato che il network berlu - sconiano lavora con lungimiranza. La direzione "Infrastrut - ture e servizi di media"ad esempio - che si occupa pure di "po - sizioni dominanti" e "gestione delle frequenze tv" - da dicembre è stata affidata a Antonio Provenzano , che negli ultimi anni ha lavorato assistendo i commissari Martusciello e Giancarlo Innocenzi . Quest'ultimo, per chi non lo ricordi, è l'ex dirigente Mediaset a cui Berlusconi telefonava per far chiudere Annozero di Michele Santoro o lamentarsi di Serena Dandini: Innocenzi annuiva e metteva a disposizione la competenza sua e quella dei suoi collaboratori. Alla direzione "Contenuti audiovisivi" invece - che vigila su par condicio e conflitti di interessi e in generale gestisce i rapporti coi broadcaster - è andata Bene - detta Liberatore, collaboratrice per un decennio di Antonio Pilati, attuale membro del cda Rai, commissario Agcom tra il 1998 e il 2005. Fu Pilati, nel periodo in cui era all'Autorità, il vero autore della legge Gasparri, cioè di quella norma che ha cristallizzato il ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 26 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La ridotta dei berluscones L'Agcom nome per nome 07/02/2015 Il Fatto Quotidiano Pag. 5 (tiratura:100000) ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 27 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato dominio Mediaset sul mercato pubblicitario e costretto la Rai a svenarsi per finanziare il passaggio al digitale terrestre. La tecnica, direbbe Emanuele Severino, non è mai neutra Foto: MARTUSCIELLO Foto: Antonio Foto: ex Publitalia e fondatore di FI Foto: PILATI Foto: Antonio, oggi nel cda Foto: Rai, ha scritto la legge Gasparri Foto: INNOCENZI Foto: Giancarlo, ex Foto: Mediaset, nel " Tran i - gat e " con B. 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 1.26 (diffusione:581000) Broadband tv febbre da Netflix arriva Carrefour e si riaffaccia Telecom Italia Stefano Carli Broadband tv febbre da Netflix arriva Carrefour e si riaffaccia Telecom Italia a pagina 26 Tutto sta accadendo molto rapidamente. Lunedì scorso Carrefour, il numero uno europeo della grande distribuzione, ha lanciato un suo servizio di video on demand chiamato Nolim Film, realizzato grazie ad un accordo con le major Usa. E' la risposta allo sbarco di Netflix in Francia, si è detto. Ma solo un paio di settimane prima la notizia era di segno opposto: in Gran Bretagna Tesco, altro gigante della gdo, tra i primi ad entrare nel mercato dei film e serie tv online, ha alzato bandiera bianca e ha ceduto il suo servizio Blinkbox, che non è mai riuscito a portare in utile: è la conseguenza dell'incapacità di stare dietro a Netflix. Intanto in Italia, dove Netflix è sempre dato in arrivo ma la data viene sempre spostata più in avanti, si riaffaccia sul mercato dei video online Telecom Italia con l'offerta Tim Vision rivista e rinnovata. E cresce Chili Tv di Stefano Parisi, che ha chiuso il 2014 con 450 mila utenti ed è sbarcata da un paio di settimane in Austria e Polonia. Sky tra poco arriverà nelle case degli italiani con la fibra ottica di Telecom Italia e nuovi pacchetti di offerte legate alle p o t e n z i a l i t à d e l l a banda ultralarga. Il ciclone Netflix ha rivoluzionato completamente il mercato. L'aver raggiunto i 57 milioni di clienti, 16 milioni dei quali fuori dagli Usa, ha fatto salire la febbre. E le conseguenze si vedono: il mercato pay sembra abbia raggiunto un picco, almeno nella forma finora conosciuta. Il dato più fresco è tratto da un report di Analysys Mason citato anche da Daniela Biscarini, responsabile Multimedia Entertainment di Telecom Italia alla presentazione di Tim Vision: in Italia nei prossimi anni il mercato dei contenuti video a pagamento crescerà del 17% ma i ricavi dei servizi di pay tv tradizionale caleranno del 6%. E l'Italia in questo caso non è diversa dagli altri mercati. Ma se Netflix ha scompaginato gli assetti tradizionali della pay tv, ha aperto anche la concorrenza tra modelli di business diversi. «Dentro questo mercato ci sono tanti segmenti che non si sono sviluppati finora qui in Europa. Non c'è solo il modello Netflix - spiega Augusto Preta, direttore di ItMedia Consulting - Non è possibile dire ora quale sarà il modello prevalente. L'unica cosa certa è che si sta passando da un sistema con al centro il broadcast, le tv tradizionali, ad uno con al centro il broadband, la banda larga». Secondo l'ultima rilevazione dell'European Audiovisual Observatory, sono attivi nei diversi mercati nazionali Ue ben 3.088 servizi Vod: 1.104 sono servizi di catch up tv, ossia offerta on demand di contenuti già passati sui palinsesti tv in chiaro; 711 canali "branded" di broadcaster su piattaforme Web (tipicamente YouTube); 409 piattaforme di offerta di film on demand; il resto sono tipologie diverse. Geograficamente, ce ne sono 682 in Gran Bretagna, 434 in Francia, 330 in Germania, 223 sono operatori Usa che hanno stabilito filiali in uno o più mercati europei. Come si vede un mercato iperframmentato in cui l'arrivo di operatori di grandi dimensioni, strutturati e con marchi forti potrà fare facilmente la differenza. In Italia, secondo le stime di ItMedia Consulting, che ha di recente rilasciato il report "Video Killed the Tv Star Come distruggere e le. Stime sui ricavi sono impossibili per mancanza di dati. Apple non dà i valori dei singoli paesi. E nemmeno Netflix, per cui i dati che girano tra gli addetti ai lavori, di 250 mila utenti abbonati in Francia tra l'avvio del servizio lo scorso settembre e fine 2014, sono solo ipotesi. Il test francese sarà però importante per capire come Netflix si muoverò nei mercati dell'Europa continentale. In Gran Bretagna è andata bene ed è accreditata di una quota di mercato del 14% ma è un mercato anglosassone, dove la lingua gioca una parte rilevante e con una buona penetrazione della banda larga. Buone infrastrutture ha trovato il gruppo guidato da Reed Hastings sui tre mercati scandinavi. In Germania, dove le strategie commerciali decise al tempo del dollaro debole hanno fatto sì che l'offerta sia stata lanciata a 7 euro al mese, però potrebbe incontrare già delle difficoltà: quello tedesco è un mercato anomalo per una forte reinventare l'industria audiovisiva" il mercato vale tra i 35 e i 40 milioni, ripartibile per il 60% all'offerta transattiva, il Tvod, e per il restante 40 a quella per abbonamento (Svod) mentre la pubblicità gioca per ora un ruolo molto ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 28 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato multi media 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 1.26 (diffusione:581000) ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 29 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato marginapresenza di pay-per-view via cavo e utenti abituati a pagare ogni singolo prodotto. Con in più il vantaggio che questa tipologia di offerta permette di vendere online i film nella finestra subito successiva all'uscita nelle sale, mentre lo Svod è nella stessa finestra delle pay-tv, ossia intorno ai 20 mesi dopo (varia nei diversi mercati). Il tema dei contenuti è importante ma può non essere decisivo. In Francia, il confronto tra Netflix e Canal Plus ha rilevato come l'offerta della pay francese includa più titoli e più nuovi. E per quanto riguarda l'Italia, diversi analisti sottolineano che siamo il mercato occidentale con la più ampia offerta di film e fiction tv in chiaro e con il costo medio più basso di abbonamento alla pay-tv, intorno ai 25 euro, mentre negli Usa i costi delle pay sono molto più alti, sui 70 dollari e questo ha pesato non poco sul boom del modello Netflix: costi bassi e contenuti. Ma non tutti sono d'accordo che la qualità dei contenuti sia il fattore rilevante. Non lo è stato per esempio in Danimarca e Norvegia, dove il catalogo Netflix ha sbaragliato quelli qualitativamente superiori dei concorrenti locali. Per gli analisti la vera competitività di Netflix è infatti nel suo motore di ricerca e di "raccomandazione". Nessun utente passerà mai più di cinque minuti a scorrere interminabili elenchi di titoli quindi è strategico un efficiente motore di ricerca (nomi, titoli, genere) e ancora di più quel sistema che propone agli utenti i titoli in catalogo più vicini ai suoi gusti. Qui è il vero valore aggiunto. Che spiega tra l'altro come l'ingresso degli operatori online, da Netflix stessa ad Amazon, nella produzione diretta di contenuti sia una strategia complementare e non direttamente "core": fa molta immagine, consolida il valore del marchio ma da sola non basta. Un successo come House of Cards non può ripetersi all'infinito, da solo comunque non basta e inoltre innesca dinamiche di costi crescenti. I veri margini qui si fanno ottimizzando al massimo la coda lunga delle library. Ed è proprio sul software che profila gli utenti che si giocherà la concorrenza tra le piattaforme: ci sta lavorando anche Telecom Italia. Sarà pronto tra pochi mesi e in Telecom sperano che possa essere la killer application per far breccia sul mercato italiano: sia tra gli utenti che tra i broadcaster da portare sulla piattaforma Tim Vision. Per ora c'è solo La7 e alcune serie Rai di successo, come Che Dio ci aiuti. Non dovrebbero restare soli a lungo. s. di meo [ I PROTAGONISTI ] Accanto, il ceo di Netflix Reed Hastings (1), l'ad di Chili Tv Stefano Parisi (2): la sua società ha raggiunto a fine dicembre i 450 mila utenti e ha appena aperto in Polonia e in Austria; l'ad di Telecom Itaila Marco Patuano : l'offerta Tim Vision è stata rinnovata e ora è sul mercato con un abbonamento a 5 euro al mese (3), il ceo di Carrefour Georges Plassat (4) Foto: Qui accanto, una scena da House of Cards, la serie tv che ha segnato l'ingresso di Netflix nella produzione di contenuti video di alta qualità e di alto costo 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 1.6 (diffusione:581000) Paolo Ainio samurai del web Giovanni Pons A pagina 6 Ci hanno provato in tanti a diventare il mister internet italiano, ma non ci sono riusciti né Renato Soru con la sua Tiscali né Silvio Scaglia con la sua e.Biscom, nonostante agli inizi degli anni Duemila fossero diventati i re della Borsa grazie al boom della new economy. Quando la bolla si è sgonfiata nel 2001, la gran parte degli imprenditori digitali che avevano cercato di cavalcare l'onda sono finiti sott'acqua. O ne sono usciti pieni di soldi, come Scaglia grazie alla vendita di Fastweb alla Swisscom. E così l'Italia non è riuscita fin qui a sfornare il suo Mark Zuckerberg, i suoi Larry Page, una Uber o una Airbnb. Tuttavia c'è un personaggio che non ha mai beneficiato di una grande ribalta ma che è stato l'unico ad attraversare tutte le fasi della rivoluzione Internet riuscendo a costruire con pazienza un gruppo che oggi bussa alla porta di Piazza Affari con il chiaro intento di cavalcare l'onda dell'e-commerce. Si chiama Paolo Ainio e Banzai è la sua creatura costruita nel 2005. La storia di Ainio affonda le radici in tempi in cui Internet era sconosciuta e a farla da padrone era la tv commerciale con i suoi spot. Paolo inizia a lavorare negli anni '80 con il padre Mario imparando i segreti della raccolta pubblicitaria. Poi nel 1989 decide di cambiare aria e va ad Austin, Texas, a conoscere i primissimi esperimenti di tv on demand. Ritornato in Italia riprende a occuparsi di media e pubblicità nella società di Marco Benatti, allora a conduzione famigliare, con il compito di contaminarla di idee innovative. È nella cantina della Cia Medianetwork che Ainio con l'amico Carlo Gualandri mette a punto un progetto di tv interattiva che viene presentato a un tavolo di Confindustria senza alcun seguito. Poi un maestro delle pubbliche relazioni come Luciano Segre porta i due giovani ispirati da Ernesto Pascale, l'allora potente amministratore delegato della Stet, il quale fiuta qualcosa di diverso nell'aria e organizza per loro una riunione a cui devono partecipare tutti i capi delle controllate Stet. Durante la presentazione, effettuata al buio, molti ne approfittano per svignarsela ma Ainio e Gualandri riescono comunque a inchiodare il capo della rete di Milano gettando le basi per Telecom Italia Net, quella che poi diventerà Tin.it e passerà alla storia per essersi fusa con Seat facendosi valutare 40 mila miliardi di lire. La commessa ottenuta da Telecom permette ai due pionieri di internet - nei primi anni '90 erano nate solo Dada e la Videolina di Nicola Grauso - di finanziare la start up di Virgilio, un sito da cui si poteva accedere a una serie di link utili per l'utente. Virgilio diventò in breve tempo il primo esperimento di pagine gialle sul web, una sorta di motore di ricerca quando Yahoo muoveva i primi passi e Google non era neanche nella mente di Sergey Brin e Larry Page. L'effetto moltiplicatore di Internet si percepisce fin da subito, il traffico cresce e bisogna investire nei server che da uno passano a 10 e poi a 100. Servono soldi e Ainio comincia a innescare sul portale il meccanismo della pubblicità che in poco tempo porta Virgilio a breakeven. E' il primo brand di successo sul web e comincia a far gola ai grandi gruppi editoriali. Ainio e Gualandri decidono di accasarsi con De Agostini e Seat che dal 1996 è stata privatizzata finendo nelle mani di Lorenzo Pellicioli, un manager che proviene dalla pubblicità e che capisce al volo le potenzialità del nuovo mezzo. Il primo a vendere è Benatti che per il 66% di Matrix (la società che controlla Virgilio) ottiene 8,6 milioni, una cifra che nel 1999 sembra già spropositata. Ma è niente rispetto a ciò che si vede qualche mese più tardi quando il contagio americano fa partire a razzo la new economy innescando un'escalation delle valutazioni. Seat con in pancia Virgilio è l'indiscussa protagonista di questa "esuberanza irrazionale", per dirla con Greenspan: nel 2000 si fonde con Tin.it formando un'azienda che il mercato valuta fino a 50 miliardi di euro. Ainio e Gualandri fanno Bingo quando l'amico Pellicioli decide che Seat deve avere il 100% di Matrix a cui assegna una valutazione senza senso: 2,6 miliardi in base ai multipli a cui sono scambiate in borsa le azioni di Yahoo e ai 3 miliardi di valutazione del portale Kataweb. Il 33% di Matrix ancora in mano ad Ainio e Gualandri vale in quel momento 858 milioni in azioni Seat vincolate fino al giugno 2003. Ma lo scoppio della bolla internet in Borsa nel marzo 2001 complica tutto. Il titolo Seat crolla dopo che la società è stata acquisita dalla Telecom di Colaninno e al momento del successivo passaggio nelle mani di Marco Tronchetti Provera è già sceso a 1 euro dai massimi di 7 di qualche mese ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 30 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato [ IL PERSONAGGIO ] 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 1.6 (diffusione:581000) ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 31 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato prima. Il tesoro di Ainio e Gualandri si sta squagliando come neve al sole ma nell'ultimo cda dell'era Colaninno il direttore finanziario della Telecom, Massimo Brunelli, decide che si può acquisire quell'ultimo 33% di Matrix cedendo 186 milioni di azioni Seat in gran parte immediatamente liquidabili in Borsa. Ainio e Gualandri si precipitano a vendere perché devono coprire 130 miliardi di lire di debiti con le banche con garanzia Seat. Il saldo finale per gli uomini di Virgilio non è certo quello che pensavano all'inizio ma 34 milioni a testa rappresentano comunque un bel gruzzolo per ripartire dopo qualche anno sabbatico. Ed è quello che fa Ainio nel 2005 gettando le fondamenta di Banzai, inizialmente definita una serra per far crescere i talenti del web che non avevano soldi per fare gli investimenti ma sprigionavano tante energie positive. I primi acquisti si chiamano Studenti.it, Eprice, Altervista: Banzai in pratica scommette su tante caselle per poi decidere quelle che possono crescere e dare soddisfazioni. La selezione naturale porta a concentrarsi sulle due aree dei media e dell'e-commerce, nelle quali Banzai cerca di individuare modelli di business innovativi e in linea con quanto il mercato è in grado di pagare. Nei media si spazia da Liquida, aggregatore di notizie totalmente robotizzato a Il Post totalmente "umano", passando per il successo di Giallo Zafferano. Con Eprice e Saldi Privati viene messo a punto un sistema per collegarsi via internet ai fornitori che permette di vendere e consegnare il prodotto soltanto dopo che il cliente lo ha acquistato, minimizzando così i costi di magazzino. E con la costruzione della prima rete "pick and pay" si riducono vistosamente i costi di trasporto aumentando il margine di rivendita. Certo, come per tutti gli e-commerce del mondo i margini di guadagno di Banzai sono ancora bassi, l'1-2% confrontato al 10-12% a cui lavora un colosso come Amazon. Ma il vantaggio risiede nel fatto che in Italia il mercato del commercio elettronico è all'inizio della sua curva ascendente più ripida: siamo al 2004 degli Usa e al 2009 della Francia si sente ripetere negli uffici di via Vico a Milano. E dunque, secondo Ainio, questo è il momento giusto per premere sull'acceleratore e investire massicciamente mettendo a fattor comune quelle strutture umane e tecnologiche costruite in un decennio di duro lavoro. I segnali di accelerazione ci sono tutti: nel black friday di novembre scorso le vendite dei Eprice e Saldi privati sono cresciute del 165%. L'idea è di investire quei 50 milioni che dovrebbero arrivare dalla quotazione in Borsa in marketing, acquisizione di clienti e advertising puntando sugli stessi settori, media, hi tech e apparel. Con il crescere della dimensione cresceranno anche i margini che arrivano facilmente al 7-8%. Senza rinunciare alla sperimentazione: l'apertura di uno store online sul sito di Giallo Zafferano o la rassegna stampa media internazionale a pagamento di Good Morning Italia. E con una valutazione di Borsa compresa tra 220 e 277 milioni Banzai punta a diventare la più grande azienda internet italiana mentre i prossimi anni diranno se Ainio avrà saputo conquistarsi il titolo italiano di mister internet. paolo ainio, sator, micheli asociati, s. di meo Foto: Qui sopra, Paolo Ainio visto da Dariush Radpour La sua storia affonda le radici in tempi in cui Internet era sconosciuta e a farla da padrona era la tv commerciale 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 26 (diffusione:581000) Svod, Tvod e Avod, il dizionario della broadband tv (s.car.) Il boom del video online costringe a familiarizzare con nuove sigle, finora note solo agli addetti ai lavori e che indicano diversi segmenti di mercato: Svod, Tvod e Avod. Sono tre diversi modelli di Video On Demand, ossia del Vod. Lo Svod è il Subscription: un canone fisso mensile che permette di accedere all'intero catalogo offerto senza altri costi. E' il modello di Netflix, ma anche di Sky Online, di Mediaset Infinty e di Tim Vision. Il Tvod, Transactional Vod, è la pay-per-view: si compra ogni singolo contenuto. E' il modello di ITunes di Apple edi Chili Tv. L'Avod, dove la A sta per advertising, è il servizio gratuito per gli utenti e basato sulla pubblicità. E' il modello di YouTube ma anche quello dei portali Web dei broadcaster dove si possono rivedere online i programmi già andati in onda. E ci sono modelli spuri. Come Carrefour, che punta soprattutto ad attrarre i possessori di dvd e blu-ray fisici: Nolim li metterà online salvandoli dal degrado dei supporti fisici sperando che, a quel punto, sarà naturale fare i nuovi acquisti e noleggi direttamente online sulla stessa piattaforma. Allettati anche da iniziative di marketing in sinergia con le altre promozioni commerciali. ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 32 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato [ TECNOLOGIE E MERCATI ] 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 29 (diffusione:581000) Pubblicità sempre più "mobile" L'ULTIMA RICERCA DELL'OSSERVATORIO MOBILE MARKETING & SERVICE, PROMOSSA DALLA SCHOOL OF MANAGEMENT DEL POLITECNICO DI MILANO. PER ACQUISIRE NUOVI CLIENTI E FIDALIZZARE I VECCHI, PERÒ, CE'È ANCORA MOLTA STRADA DA FARE, SOPRATTUTTO NEL CAMPO DEGLI INVESTIMENTI Francesca Tarissi Mobile advertising in ascesa ma investimenti ancora carenti nonostante la portata dirompente che la pubblicità su dispositivi quali smartphone e tablet potrebbe avere. È quanto emerge dal "Mobile Marketing & Service: la partita si fa seria!", l'ultima ricerca dell'Osservatorio Mobile Marketing & Service, promossa dalla School of Management del Politecnico di Milano. Lo studio è stato condotto su oltre 200 case study di importanti aziende, con interviste ai marketing manager e facendo un'analisi approfondita dei principali store di app (Apple, Google, BlackBerry e WindowsPhone). I dati raccolti evidenziano come il 2014 sia stato l'anno in cui, nella gran parte delle imprese, è maturata la consapevolezza che il mobile è uno strumento imprescindibile per le strategie di relazione con i propri clienti. Per capire fino a che punto bastano alcuni numeri: in Italia, ogni giorno, circa 15 milioni di persone si collegano a internet via smartphone. Una cifra che sale a 16,4 milioni se si considerano anche i tablet. Gli utenti che usano sinergicamente sia il pc che lo smartphone per navigare nel web sono 13 milioni, mentre coloro che utilizzano solo il pc sono scesi a meno di 5 milioni. Gli smartphone sono usati in media per 90 minuti al giorno, contro i 70 del computer desktop e, addirittura, i giovani tra i 18 e i 24 anni hanno un tempo medio di collegamento via smartphone che arriva a 2 ore al giorno (il 60% di questi usa esclusivamente il telefonino). Il tempo speso a navigare da smartphone è dedicato nell'87% dei casi alle app, prevalentemente social, instant messaging, e-mail. Il mobile è dunque il perno di un nuovo modo di acquisire nuovi clienti e fidelizzare i vecchi. «I numeri del 2014 ci mostrano una crescita del mobile advertising italiano dell'80%, che si confronta con un +118% in Europa occidentale», commenta Filippo Arroni, head of advertising di Lumata, azienda che ha partecipato alla ricerca. La nota negativa, però, è che, a fronte di un tale incremento, gli investimenti italiani su mobile sono ancora bassi, circa il 5% (dati eMarketer) contro il 13%, per esempio, di quelli fatti in Gran Bretagna. Inoltre il mercato europeo è per tre quarti nelle mani di Google e Facebook, sia a livello di offerta che di domanda. Nel restante quarto, un numero elevato di player crescono sì in termini di raccolta ma con valori assoluti ancora limitati. In sintesi, si legge nel rapporto, "il mobile è il grimaldello che apre il portone della multicanalità", che vede cioè il cliente-utente, durante tutto il percorso di acquisto, al centro di un ecosistema che va dal negozio fisico fino al volantino pubblicitario digitale. Un fattore che andrebbe dunque valorizzato. «Serve una maggiore presa di coscienza sulle opportunità offerte dal mobile», conclude Arroni, «che consente livelli di targetizzazione ed efficacia del tutto sconosciuti agli altri mezzi». Foto: Ma gli investimenti italiani su mobile sono ancora bassi, circa il 5% (dati eMarketer) contro il 13%, per esempio, di quelli fatti in Gran Bretagna. ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 33 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato [ SCELTI PER VOI ] 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 32 (diffusione:581000) A DELINEARE IL VOLTO MANAGERIALE DEL SETTORE «FASHION & LUXURY» 2014 È UN'INDAGINE DELLA SOCIETÀ DI EXECUTIVE SEARCH HORTON INTERNATIONAL ITALY. "L'UNICO MODO PER SVILUPPARE NUOVI BUSINESS È PUNTARE SULLO SVILUPPO INTERNAZIONALE" Catia Barone Country retail, e-commerce e product developement manager: sono queste le figure professionali più corteggiate nel mondo della moda. Quelle che, in tempi di crisi, aiutano le nostre aziende a esplorare nuovi orizzonti. A delineare il volto manageriale del settore «Fashion & Luxury» 2014 è un'indagine della società di executive search Horton International Italy. «Il nostro mercato interno è stagnante e l'unico modo per sviluppare nuovi business è puntare sullo sviluppo internazionale, l'e-commerce e la qualità del prodotto affidandosi a manager esperti», spiega Luigi Oddi, Managing Partner di Horton International Italy, che gestisce con Luigi Rossi la Fashion & Luxury Goods Division. La ricetta anti-crisi è aprire negozi o incrementare la distribuzione all'estero. In entrambi i casi, aumenta la richiesta di dirigenti con caratteristiche particolari. «Nell'International Business Development le figure piú ricercate a livello manageriale sono il country retail manager (36%), l'export manager (22%), l'head of merchandising (20%) - continua Luigi Oddi a seguire sales and marketing export manager (14%) e worldwide retail director (8%)». «La professione del country retail manager - interviene Angelo d'Archangelo, Head International Sales manager di Gaudì - è cambiata radicalmente. Non esiste più la figura statica di un tempo. Chi ha lavorato nelle grandi aziende della moda ha seguito tappe molto rigide e mai trasversali: il manager che si occupava della parte retail finanziaria non seguiva, ad esempio, la parte retail strategica e di merchandising». Oggi il country retail manager deve, invece, avere una visione molto ampia con un mix di competenze che vanno «dalla profonda c o n o s c e n z a d e l m e r c a t o (realtà, gusti, tendenze) e del contesto del Paese, fino ai costi di investimento». Intanto, la vendita on-line si è imposta rapidamente anche nel settore della moda, questo ha spinto le aziende ad appoggiarsi a grandi provider o a organizzarsi con team interni dedicati, puntando proprio su ecommerce manager (30%), digital pr manager (25%), web content (20%), esperti di grafica (10%), social media manager (8%) e community manager (7%). «Le aziende sono alla continua ricerca di e-commerce manager, ma i candidati disponibili - dice Francesco Bottigliero, ceo fiera digitale e pitti.com e chief digital di Cucinelli continuano ad essere pochi. Il motivo? Il mercato è ancora poco maturo per avere professionisti con una solida esperienza alle spalle ed esistono pochi corsi di formazione». In realtà, molti mirano alla professione del digital pr (colui che gestisce i canali on-line dell'azienda per le pubbliche relazioni e strategie di comunicazione), ma non si rendono conto che il mercato chiede altro: «Chi si specializza in e-commerce può davvero fare carriera molto più velocemente», conclude Francesco Bottigliero. Novità anche sul fronte operation. Secondo la ricerca di Horton International Italy, nel 2014 le imprese, invece di potenziare la gestione della catena di distribuzione, hanno scelto lo sviluppo del prodotto in termini di qualità e artigianalità. Diretta conseguenza: l'aumento della richiesta di product development manager (28%), industralization manager (26%), head of pattern makers (20%), technician director (11%), sourcing manager (9%) e logistic manager (6%). «Con la crisi internazionale le aziende della moda hanno dovuto mettere in discussione il proprio modello organizzativo e fare un salto di qualità. Così - sostiene Fausto Bacchini, hr director Aeffe Group - il product development manager (colui che affianca lo stilista e segue lo sviluppo del prodotto) è diventato il punto di riferimento strategico, la figura più importante». Le competenze richieste si moltiplicano anche in questo caso (ricerca, merchandising, composizione e avanzamento della collezione, tessuti, processi, condizioni di pricing) «senza considerare conclude Fausto Bacchini - la profonda conoscenza di tutti i nostri mercati di riferimento e l'attenta capacità di analisi dei vari contesti». S di Meo Foto: Nei grafici a destra: in alto, le figure professionali più ricercate nel settore della moda; in basso, le figure che stanno emergendo in questo comparto ma che hanno a che fare con la tecnologia e Internet ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 34 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Country retail e e-commerce manager le figure più ricercate nella moda 09/02/2015 Corriere Economia - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 21 Sei mosse per dar scacco alla crisi I. TRO. Una crisi mai vista richiede interventi mai visti. È questa la richiesta che arriva dal mondo degli ingegneri per far fronte all'emergenza. Basti pensare che tra il 2008 e il 2014 la flessione degli investimenti nelle costruzioni è stata del 28%. Rispetto all'anno precedente la contrazione è stata dell'8,5% per le abitazioni, del 3,5% per gli immobili non residenziali e del 4,3% in opere pubbliche. L'invito, quindi, è a investire adeguatamente anche le non molte risorse esistenti. «Sono almeno sei - spiega Fabio Bonfà, vice presidente vicario del Consiglio nazionale degli ingegneri - i settori su cui incentrare l'attenzione: serve un piano di infrastrutture tradizionali e innovative adeguate a un Paese moderno e competitivo. Occorre realizzare quanto previsto nei programmi dell'Agenda digitale per l'Italia, è necessario un programma organico di interventi nel risparmio energetico e nel campo della messa in sicurezza dal rischio sismico». © RIPRODUZIONE RISERVATA ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 35 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ingegneri 09/02/2015 Corriere Economia - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 16 Social network Perché a Wall Street non piace cinguettare Dalle alleanze con Google all'uso dei video Le mosse per convincere i pubblicitari e la finanza In tre mesi gli utenti entrati nel sito almeno una volta al mese sono aumentati solo dell'1,4% MARIA TERESA COMETTO Twitter è la piattaforma di notizie e commenti più influente al mondo. La usano capi di stato come Barack Obama e star dello spettacolo come Katy Perry per comunicare direttamente con i loro fan (54 milioni per il presidente americano, 64 milioni per la cantante). Ma i suoi conti sono ancora in rosso e i suoi utenti «attivi» troppo pochi per i grandi budget pubblicitari. E se Dick Costolo non riesce a riconquistare la fiducia dei grandi investitori a Wall Street, rischia di dover lasciare il posto da amministratore delegato che occupa dall'ottobre 2010. Delusioni I conti dell'ultimo trimestre, resi noti lo scorso giovedì, confermano la difficoltà di tradurre in un business redditizio l'importanza culturale di Twitter. Il fatturato - la cui fonte è la pubblicità - è quasi raddoppiato rispetto a un anno fa, da 242,7 a 479,1 milioni di dollari, ma il trimestre ha chiuso ancora in perdita per 125,4 milioni di dollari. Soprattutto, il numero delle persone nel mondo che entrano nel loro account almeno una volta al mese è cresciuto solo dell'1,4% dai 284 milioni di fine settembre ai 288 di fine dicembre: un ritmo sempre più lento da quando il servizio è partito ormai nove anni fa. Un motivo è che saper usare il mezzo - con le sue regole sui tweet (messaggi di 140 caratteri massimo) e sull'interazione fra follower (seguaci) - non è così facile. Costolo ha promesso da tempo di semplificare l'accesso e il funzionamento della piattaforma, ma il pubblico non si è ancora accorto di un miglioramento. Un'altra ragione della scarsa crescita è che le conversazioni più interessanti che fioriscono su Twitter - dalle cronache delle rivolte dei neri americani a Fergusson alle esternazioni dei divi - vengono ormai subito riprese e rilanciate da altri media, tv e siti Internet, e quindi possono essere seguite anche da chi non è un suo utente attivo. Nell'ultimo anno Costolo ha cercato di attirare l'attenzione sul fatto che l'audience di Twitter è molto più ampia della cerchia degli utenti attivi: mezzo miliardo di persone visitano i suoi contenuti senza «log in» secondo alcune stime, e ancora di più leggono i tweet da qualche altra parte. Come «monetizzare» questa popolarità però è un problema tutto aperto. Il ceo sta sperimentando nuove strade: ha annunciato la settimana scorsa un accordo con la app per la lettura di notizie Flipboard e il portale Internet Yahoo Japan, grazie al quale potrà vendere pubblicità propria - i tweet «sponsorizzati» - sulle loro piattaforme dove già si leggono i messaggi. Costolo sta anche cercando di attirare più utenti e quindi traffico su Twitter: ha appena siglato una collaborazione con Google, concedendo al motore di ricerca un accesso diretto al flusso di tweet, in modo che possano apparire più facilmente in testa ai risultati delle ricerche e che invoglino così le persone a iscriversi a Twitter. Altre novità annunciate nelle ultime settimane sono la possibilità per gli utenti di Twitter di pubblicare video di 30 secondi e conversare privatamente con gruppi di altri utenti. Basteranno questi cambiamenti per conquistare milioni di nuovi follower, arrivare finalmente al profitto e placare lo scontento di Wall Street? Pro & Contro Gli scettici abbondano. E da qualche mese è cresciuto il coro di chi giudica Costolo come non adatto a sfruttare le potenzialità della sua azienda. Il più plateale è Jim Cramer, conduttore della rubrica «Mad Money» sulla tv finanziaria Cnbc, che ha addirittura lanciato la campagna «Chiunque ma non Costolo». Fra i grandi investitori, il gestore Bill Miller del fondo Legg Mason opportunity e quelli di BlackRock l'anno scorso hanno venduto le azioni Twitter che avevano in portafoglio - ha rivelato il Wall Street Journal -, mentre Walter Price del Technology fund di Allianz global ha ridotto la sua posizione sullo stesso titolo spiegando che «la gente sta perdendo fiducia» in Costolo. ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 36 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Twitter Difficile tradurre il ruolo comunicativo in business 09/02/2015 Corriere Economia - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 16 ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 37 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Schierati in difesa del ceo sono invece i due fondatori di Twitter rimasti suoi azionisti e nel suo consiglio d'amministrazione, Jack Dorsey ed Evan Williams: hanno dichiarato a un meeting dei dipendenti nel quartier generale di San Francisco di credere che la sua strategia funzionerà. Poi Dorsey l'ha detto anche con un tweet: «Non c'è una singola persona che abbia pensato più lungamente a Twitter che @dickc» (quest'ultimo è il «nome» di Costolo su Twitter). Oltre a Costolo, il manager oggi più impegnato a rilanciare la società è Anthony Noto, il banchiere di Goldman Sachs specializzato in dot.com che aveva curato l'Ipo nel 2013 e che dallo scorso luglio è diventato il responsabile finanziario della stessa Twitter. È lui che sta «vendendo» la teoria della audience allargata ad analisti e gestori, e che prepara le difese nel caso che investitori «attivisti» decidano di attaccare Twitter come hanno fatto recentemente con Aol e Yahoo!. Ben sapendo che la difesa più forte non è una trovata di ingegneria finanziaria, ma la dimostrazione che i tweet possanon valere come e più degli scatti di Instagram (300 milioni di tenti) o dei «like» di Facebook (1 miliardo e 390 milioni). @mtcometto © RIPRODUZIONE RISERVATA Dick Costolo sotto attacco Fonte: ricerca Pew Research Center su adulti americani (1) Utenti attivi al mese S. Franchino FACEBOOK INSTAGRAM TWITTER PINTEREST LINKEDIN 70% 49% 36% 17% 13% OGNI GIORNO 17% 24% 24% 29% 25% OGNI SETTIMANA 12% 26% 40% 52% 61% MENO SPESSO 1.390 300 288 70 332 MILIONI DI UTENTI ATTIVI NEL MONDO1 La classifica dei social media Percentuali di utenti Usa che visitano il sito o la app 51 anni, nato a Detroit, laureato in Informatica alla University of Michigan. Dall'ottobre 2010 amministratore delegato di Twitter I successi: ha fatto crescere la startup e conoscere il suo brand, gestito bene l'Ipo I punti critici: continui cambiamenti di strategia per raggiungere il profitto, mentre i conti sono in profondo rosso e la crescita degli utenti rallenta. In sua difesa: due co-fondatori di Twitter, Jack Dorsey e Evan Williams Contro di lui: Jim Cramer, conduttore dello show «Mad Money» sulla tv finanziaria Cnbc e investitori istituzionali sfiduciati Storia & numeri primo Tweet, lanciato dal fondatore Jack Dorsey: just setting up my twttr quotazione in Borsa, al New York Stock Exchange a 26 dollari per azione 500 milioni Tweet al giorno 80% Utenti lo usano su apparecchi mobili 77% Degli utenti fuori dagli Usa 35 lingue in cui il servizio è disponibile 2.710 dipendenti 7 novembre 2013 21 marzo 2006 F. 09/02/2015 Corriere Economia - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 18 Web & Video Professione Youtuber È il modo per guadagnare in Rete: girare filmati, metterli online e farli cliccare L'obiettivo: trainare pubblicità . Da Vizy a Mosaicoon ecco i nuovi aggregatori GIULIA CIMPANELLI In passato si condividevano parole, poi è stato il tempo delle immagini. Oggi tocca ai filmati e c'è da scommettere che il video-sharing (la condivisione dei video, appunto) segnerà il futuro di web e social network. Ogni minuto vengono caricate 100 ore di filmati su YouTube, la piattaforma di condivisone video più importante al mondo (è il terzo sito più visitato dopo Google e Facebook). Per Cisco, entro il 2017 più dei due terzi del traffico Internet mondiale (il 67%) sarà generato dal consumo di video e il mercato dovrebbe superare i 32 miliardi di euro di valore. Scovare talenti Non a caso sono sempre di più le startup e le imprese innovative che vi si dedicano, in un mondo in cui filmare non è più appannaggio dei soli professionisti ma, grazie a nuove tecnologie accessibili, è alla portata di tutti. Si fonda su questo concetto Buzzmyvideos, network internazionale di video maker su YouTube: «Scoviamo i talenti - dice la fondatrice, Paola Marinone - e offriamo loro servizi e strumenti tecnologici per la crescita dell' audience . Lavoriamo anche con le aziende che desiderano intercettare il proprio pubblico di riferimento in modo innovativo, per esempio grazie a collaborazioni con youtuber (i fornitori di filmati a YouTube, ndr.)». A quasi due anni dal lancio in Italia, dice l'azienda, oltre 100 mila youtuber hanno chiesto di entrare a far parte del network. Che oggi conta oggi oltre 5 mila partner autori di video nel mondo, che generano 200 milioni di visualizzazioni al mese e 16 milioni di utenti iscritti. Ma chi sono questi youtuber ? «Persone che comunicano le proprie passioni attraverso il canale video - dice Marinone -. C'è chi realizza contenuti musicali, chi parla di moda, chi di cucina, chi fa sketch comici...». Alcuni, da Youtube, sfondano poi su altri media, tv in testa. Molti rimangono solo sul web e lì si creano un posizionamento comunicativo importante, che permette loro di guadagnare. Ci sono poi i videomaker semiprofessionisti o professionisti, che lavorano per se stessi e per terzi. Anche in questo caso i sistemi di diffusione stanno cambiando, con nuovi strumenti. Mosaicoon è una startup siciliana che oggi conta 70 dipendenti e uffici a Palermo, Milano, Roma e Londra. «Ideiamo, produciamo e distribuiamo video per oltre 800 milioni di utenti - dice l'amministratore delegato, Ugo Parodi Giusino -. Lo facciamo attraverso Plavid, la nostra piattaforma di videoseeding (la promozione di contenuti video, ndr. ) che dà visibilità su oltre 10 mila siti web, blog, applicazioni e profili social». È innovativo il metodo di selezione dei creativi, scelti attraverso Crevity. È un'agenzia in cloud che si basa sul crowdsourcing , la raccolta di massa delle proposte. «Lanciamo delle "chiamate" e i videomaker partecipano, mandando i loro progetti - spiega Giusino -. Noi scegliamo il piano più adatto per offrire al cliente il risultato ottimale». Vizy funziona in modo simile, ma non gestisce la produzione di video. Offre ai clienti (aziende, editori, reti televisive) la possibilità di acquistare filmati di ogni tipo e qualità, a prezzi più vantaggiosi e con tempi più rapidi di quelli delle classiche società di produzione, grazie a una rete di oltre 100 mila videomaker (dato dichiarato). Promozione virale Viralize è una piattaforma tecnologica per pubblicare, promuovere e monetizzare i contenuti video online. A partire da marzo 2015 permetterà a chiunque di guadagnare, condividendo video promossi dal network: «Chi ha un profilo Facebook forte - dice Ugo Vespier, uno dei fondatori - può promuovere post altrui. Come? Iscrivendosi a Viralize, in cui troverà una pagina che mostra tutte le campagne disponibili. Potrà scegliere quali condividere e copiarne il link sul proprio stato. Ogni volta che un amico clicca, verrà indirizzato a un sito esterno sponsorizzato. Al centro di questo troverà un tasto "play" per visualizzare il video pubblicitario o ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 38 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Condivisioni Cisco: fra tre anni i due terzi del traffico Internet verranno dalle riprese online . Il modello «pay per view» 09/02/2015 Corriere Economia - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 18 ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 39 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato legato al marchio. Più persone lo guarderanno con il link condiviso, più l'utente guadagnerà». È un modello di monetizzazione «per view», per numero di «viste», con un guadagno nell'ordine di alcuni centesimi per ogni video guardato, in base al budget della campagna. D'altra parte Viralize offre a chi crea i contenuti (agenzie di produzione, video-maker, film-maker , artisti, musicisti) la possibilità di monetizzare con i propri video mettendoli a disposizione degli editori. Ma la condivisione non si limita ai filmati. Un gruppo di italiani ha infatti fondato Faceit, piattaforma di gioco competitiva. I giocatori di videogame si possono registrare, connettere il gioco al proprio account di Faceit ed entrare in gara. La piattaforma vanta quasi un milione di utenti su quattro giochi e consente di guardare partite altrui o gareggiare con altri iscritti. © RIPRODUZIONE RISERVATA Le 4 piattaforme di «video-sharing» Data di nascita Fondatori Investitori Come funziona (1) Dalla fusione tra l'italiana Userfarm (2009) e l'americana Poptent (2007); (2) fondatore di Userfarm 2009 Vertis, Atlante Ventures Aiuta a produrre video virali, di cui, poi, gestisce la distribuzione e controlla l'efficacia Ugo Parodi Giusino www.mosaicoon.com Investimenti 3 milioni di euro totali ricevuti Offre a «video-maker» di talento su Youtube i servizi per accrescere l'audience e guadagnare attraverso i propri video 2012 (Gran Bretagna) 2013 (Italia) Paola Marinone, Bengu Atamer United Venture www.buzzmyvideos.com 2,2 milioni di euro Maggio 2013 Marco Paolieri, Maurizio Sambati, Ugo Vespier Club Italia Investimenti 2, P101 Consente di pubblicare, promuovere e monetizzare i contenuti video online www.viralize.com 500 mila euro Mk capital, Innogest e TLcom Video content comunità per creare qualsiasi tipo di filmato con più di 100 mila «videomaker » professionisti Dicembre 2014 in Italia (1) Bruno Pellegrini e Nick Pahade (2) 16,5 milioni di euro Fonte: Cisco Vni Global IP Traffic Forecast, 2012 - 2017 69% stima della percentuale del traffico Internet mondiale generato dal consumo di video entro il 2017 Pparra 09/02/2015 Corriere Economia - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 29 Umbria Fashion Tourism: quando Moda, Turismo e Cultura fanno "squadra"... Oggi è possibile trovare su internet l'eccellenza della moda in Umbria a chilometro zero, costruendo un itinerario indimenticabile fra le meraviglie della Regione. Su www.umbriafashiontourism.it, piattaforma web fulcro dell'iniziativa, sarà interessante mettere in relazione le principali mete turistiche umbre con i fashion store delle aziende del circuito, scoprendo nuovi itinerari e piacevoli "diversioni" all'insegna della moda e della qualità, perfetti per un fine settimana in famiglia, in coppia, o con amiche e amici del cuore. I Fashion Store presenti attualmente nel sito sono: Balormà di Ideasette, azienda con sede a Perugia, che produce da 30 anni maglieria di cashmere; Inuk, marchio lanciato nel 2010 da F.E.A. srl, specializzata nella progettazione e produzione di capi spalla tecnici e moda, in collaborazione con noti marchi di abbigliamento sportivo; Taragoni, di Framar srl, piccola realtà con un'esperienza di 25 anni in capispalla; Pashmere, specializzata da oltre 50 anni in maglieria di cashmere leggero; Giubilei, nata come Confezioni Pigolotti, che vanta oggi una linea di abbigliamento giovane di qualità, dallo stile ricercato; Tasselli Cashmere, fondata nel 1970, conosciuta per le sue linee semplici, ben sagomate, di elegante vestibilità; Luxury Cashmere, con sede a Ripabianca, da 30 anni al servizio dei maggiori Brand Italiani della moda; infine Clouds, dal 1998 apprezzata da una clientela esigente, per la sua ricerca di nuovi materiali e tecniche di lavorazione. Le località turistiche coinvolte in questa inedita iniziativa sul web sono Perugia, Assisi, Bevagna, Città di Castello, Deruta, Todi, Gubbio, Lago Trasimeno, Montefalco. Umbria Fashion Tourism prevede inoltre iniziative speciali per premiare chi sceglie questo inedito modo di scoprire le bellezze del territorio, con un'apposita fidelity card e omaggi scelti fra le specialità enogastronomiche del territorio umbro. Sarà così possibile individuare il proprio itinerario secondo gusti e tempo a disposizione, imparando a conoscere le origini e le tradizioni artigianali e produttive del territorio e approfittando dei prezzi speciali permessi dalla vendita diretta. Info: www.umbriafashiontourism. it Moda e Turismo stanno bene insieme ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 40 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Umbria Fashion AZIENDE INFORMANO A cura di RCS MediaGroup Pubblicità 09/02/2015 ItaliaOggi Sette - Ed. n.33 - 9 febbraio 2015 Pag. 1 (diffusione:91794, tiratura:136577) Un caso di successo del made in Italy: in pochi mesi ottenuta da Alibaba la cancellazione di 86 mila prodotti contraffatti di marchi storici del ciclismo MARINO LONGONI La contraffazione su internet si può vincere. Lo dimostra quello che sta succedendo sul più grande sito di ecommerce del mondo: Alibaba, che fino a poco tempo fa era un vero e proprio emporio del falso, tanto che la stessa amministrazione statale del commercio cinese ha reso noto nei giorni scorsi un dossier elaborato nell'estate del 2014 con accuse pesantissime nei confronti del più importante sito di e-commerce del mondo, dichiarando di aver effettuato controlli a campione, acquistando un centinaio di articoli e trovandone totalmente in regola meno di 20, con più del 50% falsi e il resto non conformi agli standard qualitativi. D'altra parte chiunque abbia provato a cercare un prodotto preciso, di un marchio importante, si è reso subito conto che gran parte degli oggetti in vendita era un falso, alcuni in modo grossolano, altri con una certa somiglianza con l'originale. Ora le cose stanno cambiando. Jack Ma, il presidente di Alibaba, che con la quotazione del suo gruppo è riuscito a raccogliere in un solo giorno 25 miliardi di dollari, dovrebbe avere tutto l'interesse ad evitare di passare per un ricettatore. E sta cominciando a rispondere positivamente alle richieste di cancellazione degli annunci di prodotti contraffatti. Impresa non da poco, che rischia di ridurre drasticamente il suo giro d'affari. Emblematico quello che è riuscito a fare una piccola realtà italiana, Convey, che da poco più di un anno è impegnata a tutelare i marchi leader in Italia nel settore delle biciclette sportive e dell'abbigliamento sportivo. Un anno fa, digitando su uno dei siti di Alibaba la parola Pinarello si sarebbe potuto accedere a decine di migliaia di prodotti venduti con il marchio della celebre casa italiana, ma che nulla avevano a che fare con essa. Con un piccolo particolare, mentre un telaio in carbonio Pinarello autentico costa dai mille euro in su, quelli falsi costavano dai 500 euro in giù. Ora digitando lo stesso nome non compare più alcun prodotto contraffatto. Provare per credere. Convey dichiara che, grazia alla sua azione, sono state rimosse 35 mila inserzioni. Tutto senza avviare alcuna azione giudiziaria. Lo stesso risultato è stato ottenuto per altri importanti marchi legati al mondo delle due ruote. Anche i produttori di orologi svizzeri stanno cominciando a lavorare nella stessa direzione per evitare di essere sommersi da una marea di prodotti falsi. Uno degli aspetti più interessanti di questa vicenda è che l'azione di tutela dei marchi sportivi italiani non è stata promossa per via giudiziale, cosa che avrebbe richiesto tempi lunghissimi e costi molto alti, ma per via amministrativa mediante reclami circostanziati e intimazione al provider di rimuovere i contenuti illeciti. In realtà le piattaforme, soprattutto quelle cinesi, si dimostrano collaborative solo quando sono messe con le spalle al muro. È evidente infatti che, per loro, la cancellazione di un annuncio o dell'account del venditore signifi ca perdere un cliente e quindi anche ricavi. Succede così che di fronte ad azioni poco convinte i falsi eliminati rispuntino sotto altra forma (quello che non compare digitando Prada, per esempio, lo si può trovare con la parola Pra*a). Da qui la necessità di un monitoraggio costante e intenso della rete per raggiungere risultati soddisfacenti e duraturi. L'esperienza dei produttori di articoli sportivi, però, dimostra che una tutela, in rete, è possibile. Foto: [email protected] ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 41 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il falso in rete si può vincere 07/02/2015 Il Sole 24 Ore - PLUS 24 Pag. 23 Piacciono i big Amazon, Google, Facebook, Apple In Italia il digital muove i primi passi ma c'è del potenziale Lucilla Incorvati 66% La performance Quella di Apple nell'ultimo anno; Facebook ha messo a segno il 22%, Google - 6%, Ebay 2,5%, Taiwan Sem. 14,33% Apple, Google, Amazon, Facebook, ma anche Microsoft, Intel, Samsung. Sono alcuni dei colossi del mondo high tech- digital da tempo nei radar degli investitori. Internet costituisce ancora un settore molto giovane. Ha solo vent'anni di vita, molto poco rispetto al settori trasporti o energia. «L'economia digitale continua a crescere molto più velocemente dell'economia offline - ricorda Paul Greene di T. Rowe Price. Nell'economia digitale c'è un maggior tasso di innovazione, una più rapida creazione di nuove imprese e una crescente capacità di crescere repentinamente. Soprattutto l'economia digitale sta sottraendo energia e crescita ai modelli aziendali offline. Ci aspettiamo che ciò resterà vero a lungo. Mentre ci saranno probabilmente nuovi player nel settore internet, riteniamo comunque ci sia abbastanza spazio affinché le grandi società pioniere del settore crescano a lungo». «Il digital è uno dei megatrend di investimento che caratterizzeranno l'evoluzione dei mercati finanziari nel prossimo decennio e su cui stanno convergendo le scelte delle maggiori case di investimento - spiega Anna Lambiase, ad di Ir Top, società indipendente di analisi finanziaria che ha avviato un osservatorio sul settore in Europa -. Le società digital italiane si distinguono in Europa per gli elevati tassi di crescita sul fatturato 2013 (+28% rispetto a una crescita media europea del 23%) e sulla marginalità (+13% rispetto a +11%), anche se in termini assoluti il mercato ha dimensioni inferiori (35 milioni la capitalizzazione media contro una media europea di 111 milioni)». Se nel 2014 il settore è stato molto importante per lo sviluppo dell' Aim in Borsa (27% della raccolta da Ipo), c'è attesa per il suo ulteriore sviluppo nel 2015. Tra le prossime Ipo c'è infatti Banzai, leader nell'e-commerce . Tornando allo scenario internazionale e all'ottica di investimento, per James Gautrey di Schroders ci sono ancora opportunità molto interessanti nelle azioni a grande capitalizzazione della tecnologia. Se la forza del dollaro potrebbe pesare su molte società Usa nel 2015, in realtà questo è un fattore sempre più scontato nelle stime degli analisti. «Tuttavia, un'attenta selezione dei nomi è indispensabile - spiega l'esperto -: il mercato valuta sempre più nello stesso modo qualsiasi titolo che abbia un dividend yield, senza distinzioni. Quello tecnologico è storicamente un settore che imponeva un rendimento premio, per compensare gli investitori del rischio superiore al mercato, oltre che un comparto con numerose differenziazioni tra i player. Oggi, questi due assunti non valgono più». Per l'esperto va seguita Apple. «La resistenza degli iPhone continua a sorprenderci positivamente - spiega e Apple sta facendo passi molto intelligenti per assicurarsi la fedeltà dei consumatori: il sistema di pagamenti, lo streaming della musica, i servizi per la salute. A nostro avviso, il mercato al momento sottovaluta questi cambiamenti, con il titolo che scambia ancora a un rapporto p/e escluso il cash pari a 11x». Al gestore piacciono i produttori di software per la sicurezza poiché le crisi che hanno toccato big come Sony, Microsoft, Ebay obbligano le società a fare grandi investimenti. «I tassi di crescita stanno accelerando - aggiunge - e la valutazione del leader di settore, Check Point Software, rimane allettante, pari a 14 volte il flusso di cassa». Google e Facebook dominano il mondo della pubblicità online al di fuori della Cina sono ben posizionate per continuare a crescere e stanno aumentando i livelli degli investimenti e il track-record di lungo termine è molto positivo. «Le opportunità di Facebook conclude Gautrey - sono superiori in termini di quote di mercato, ma Google vince il duello sui video grazie a YouTube. Da non trascurare anche Taiwan Semiconductor che offre una combinazione molto attraente di ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 42 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Denaro sui titoli digital, high-tech e creatori di App 07/02/2015 Il Sole 24 Ore - PLUS 24 Pag. 23 ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 43 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato crescita (15%), dividend yield (3%) e valutazione (p/e di 11 volte)». Su Google, Facebook e Amazon ha investito anche Greene che ha una view favorevole sui fondamentali di entrambe. © RIPRODUZIONE RISERVATA 07/02/2015 Il Sole 24 Ore - PLUS 24 Pag. 24 Alliance Data System è tra le preferite Abbiamo inserito in portafoglio anche DT e, tra le small cap, Chipbond Technology Isabella Della Valle Resp. azionario globale Russia in caduta libera, nuovo governo in Grecia e Qe. Come influiranno questi eventi sul quadro europeo? Oggi non abbiamo un'esposizione diretta sulla Russia, ad ogni modo credo che il contesto economico del Paese peggiorerà ancora prima di tornare a migliorare. La riduzione dell'accesso ai finanziamenti potrebbe infatti portare a un calo della domanda da privati e imprese, agendo da freno per quegli esportatori europei esposti verso la Russia. I risultati delle elezioni greche sono fonte di nervosismo, ma le dimensioni dell'economia e l'esposizione delle imprese europee verso la Grecia sono modeste e i mercati hanno avuto tempo di prepararsi dall'ultima crisi greca. Nel complesso credo che l'Europa continuerà a crescere lentamente e che la Bce manterrà una politica monetaria accomodante. Uno scenario che ci consente comunque di continuare a concentrarci sulle nostre forti convinzioni azionarie. La preoccupa un petrolio debole nel medio termine? La riduzione del prezzo del petrolio potrebbe influenzare i costi di produzione dello shale oil negli Usa, soprattutto considerando che la portata della produzione dei giacimenti di shale oil e gas diminuisce rapidamente dopo il primo anno di attività e che potremmo assistere a un rallentamento delle attività di perforazione. Tutto questo rende più vulnerabili le compagnie Usa del settore e i loro fornitori, anche se il potenziale di ribasso è già stato scontato dal mercato. D'altro canto, la riduzione del prezzo della benzina dovrebbe favorire i consumi e influenzare positivamente la redditività del settore aereo. Il rendimento di titoli come Iag (la holding di British Airways e Iberia), Delta Airlines e Ryanair, che abbiamo in portafoglio, è stato infatti favorito dal calo del prezzo del petrolio. In questo contesto come selezionate le aziende da inserire in portafoglio? Il nostro team tiene conto degli scenari macroeconomici, ma a guidare la selezione dei titoli è l'approccio bottom-up, basato sulla filosofia Focus on Change. Cerchiamo di individuare un cambiamento fondamentale positivo che non sia pienamente prezzato dal mercato, come ristrutturazioni aziendali, innovazione di prodotto, nuovi ingressi sul mercato, oppure eventi esterni ma di forte impatto sul business della società, come nuove tecnologie, cambiamenti normativi o evoluzione dell'ambiente competitivo). Meglio le large o le small cap? Il nostro processo d'investimento si concentra principalmente sui fondamentali, di conseguenza se lo riteniamo opportuno investiamo sia in small/mid cap sia in large cap. Recentemente ad esempio abbiamo inserito in portafoglio Deutsche Telekom, perché abbiamo rilevato un cambiamento positivo nel contesto normativo europeo delle telecomunicazioni, che favorisce il consolidamento del mercato e un rafforzamento dei prezzi e del ritorno sugli investimenti. Inoltre la società sta investendo nelle reti 4G e sta aggiornando la propria rete a una piattaforma Ip di nuova generazione: cambiamenti che non sono ancora pienamente prezzati dal mercato e che potranno guidare la crescita dei ricavi. Tra le small cap abbiamo investito in Chipbond Technology, azienda quotata a Taiwan specializzata in semiconduttori e servizi per la produzione di schermi piatti. La domanda per i suoi servizi è destinata a crescere sostanzialmente con l'aumento di display e televisori che adottano risoluzioni sempre più alte, come il cosiddetto 4K o l'Ultra-HD. Vi coprite dal rischio di cambio? Il mercato azionario globale è molto diversificato e le singole aziende, a prescindere dalla borsa di quotazione, spesso vendono o producono in tutto il mondo, creando una naturale copertura valutaria per chi investe nel fondo. ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 44 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL GESTORE DELLA SETTIMANA Mikhail Zverev standard life investments 07/02/2015 Il Sole 24 Ore - PLUS 24 Pag. 24 ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 45 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Cosa si aspetta dai mercati azionari per i mesi a venire? Le opportunità sono diverse. Nel 2014 l'andamento del mercato è stato caratterizzato da una forte performance dei titoli Usa, in particolare utility, healthcare e beni di consumo. Crediamo che questo rifletta una cauta rotazione verso l'azionario, che privilegia gli Usa e i titoli difensivi che pagano dividendi. Tuttavia alcuni di questi settori e azioni sono ora pienamente valutati, e i fondamentali sottostanti non hanno seguito il rally azionario, restiamo quindi molto cauti su queste aree. Su quali settori siete più esposti e su quali siete sottopesati? La nostra esposizione a livello geografico e settoriale sono una conseguenza della nostra selezione bottomup dei titoli. Al momento la nostra maggiore esposizione assoluta è sui settori It e consumi discrezionali, a riflettere i cambiamenti positivi che abbiamo riscontrato in questi segmenti. In che modo gestite il rischio? Non gestiamo il rischio in relazione al benchmark. Il rischio è gestito su diversi livelli, che combinano l'analisi dei fattori di rischio quantitativo con la l'analisi qualitativa dei rischi fondamentali cui sono esposte le aziende in cui investiamo. Per fare un esempio, in occasione del crollo del petrolio alcune posizioni sul settore hanno sofferto, ma il calo è stato compensato dalla forte performance dell'esposizione su compagnie aeree e trasporti. Il bilanciamento tra le diverse posizioni ha permesso quindi di controllare l'esposizione al fattore di rischio "prezzo del petrolio", evitando nel momento di crisi una sovraesposizione alla volatilità del greggio. Quali società reputate più interessanti e perché? Oltre quelle già citate, che sono tra le nostre maggiori posizioni, è interessante Alliance Data System, che gestisce programmi di fidelizzazione e analisi dati per marchi di consumo e retailer, che vogliono introdurre i più sofisticati sistemi di analisi della clientela nel proprio business. Ads li aiuta a raccogliere, mantenere e analizzare il comportamento dei clienti e a gestire i dati online e offline, al fine di personalizzare al massimo le campagne marketing. Questo favorirà una crescita più sostenibile e a lungo termine di quanto si aspetti il mercato. © RIPRODUZIONE RISERVATA società capitalizzazione al 3/2/2015 (mln $) eps 2015 p/e 2015 p/e 2016 p/sales 2015 consensus di mercato Alliance Data Systems 18.904 15 19,7 17,1 2,9 Overweight American Express 85.656 6 14 12,6 2,5 Overweight Discover Financial Services 25.224 5,3 10,6 9,9 2,8 Overweight MasterCard 93.479 3,5 23,9 20 9,2 Overweight Visa (*) 127.547 10,4 25 21,6 9,2 Overweight I comparable nota: (*) chiusura esercizi al 30/9/2015 e 2016; (Eps) = utile per azione; (P/E) = rapporto prezzo su utile; (P/Sales) = rapporto prezzo su ricavi fonte: elaborazione Analisi mercati finanziari su dati Factset 260 220 180 140 100 60 03/02/2012 03/02/2015 alliance data systems s&p 500 composite - price index s&p500 it services - price index Base 03/02/2012 = 100 Il confronto Mikhail Zverev, responsabile azionario globale di Standard Life Investments, ha fatto il suo ingresso nella società nel 2007 come investment director global equities e dal 2010 gestisce il fondo Standard Life Investment Global Equity Unconstrained. Prima di approdare in Standard Life Investments, Zverev era Senior equity analyst presso First State Investments. In passato (dal 1998 al 2002) aveva ricoperto dapprima il ruolo di Investment Banker presso Trigon Capital e poi di analista presso la divisione investment banking Schroder Salomon Smith Barney. Zverev ha conseguito una laurea in Fisica presso l'Università tecnica statale di San Pietroburgo e una laurea in Accounting and Finance alla London School of Economics. ALLIANCE DATA SYSTEM ANDAMENTO E VOLUMI Alliance Data System si muove a ridosso dei record storici a 300 dollari, resistenza che ne ha impedito il proseguimento dell'ascesa. Il confronto con questi livelli è un importante banco di prova per saggiare il potenziale di crescita: oltre questa soglia verrebbe archiviata la fase laterale triangolare disegnata dal top dello scorso marzo e si aprirebbero spazi di crescita verso 340 dollari. Per rafforzare la propria posizione il titolo dovrà però stabilizzarsi oltre quota 300. Il mancato superamento di quest'area confermerebbe invece un quadro incerto che potrebbe deteriorarsi al cedimento di 272 dollari, minimi degli ultimi due mesi. Solo sotto 07/02/2015 Il Sole 24 Ore - PLUS 24 Pag. 24 ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 46 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato questo riferimento le prospettive rialziste verrebbero messe in discussione favorendo approfondimenti verso i sostegni a 230 dollari, minimi allineati di febbraio, maggio e ottobre 2014. a cura di FTA Online I COMPARABLE società capitalizzazione al 3/2/2015(mln $) eps2015 p/e 2015 p/e2016 p/sales 2015 consensusdi mercato AllianceData Systems 18.904 15 19,7 17,1 2,9 Overweight American Express 85.656 6 14 12,6 2,5 Overweight Discover Financial Services 25.224 5,3 10,6 9,9 2,8 Overweight MasterCard 93.479 3,5 23,9 20 9,2 Overweight Visa (*) 127.547 10,4 25 21,6 9,2 Overweight Nota: (*) chiusura esercizi al 30/9/2015 e 2016; (Eps) = utile per azione; (P/E) = rapporto prezzo su utile; (P/Sales) = rapporto prezzo su ricavi Fonte: elaborazione Analisi mercati finanziari su dati Factset Il gruppo Alliance Data Systems, tramite le divisioni Retail Services, Epsilon e LoyaltyOne, è fra i principali provider di sistemi di direct marketing, sistemi di fidelizzazione del cliente (carte fedeltà) e gestione e finanziamento di carte di credito private label. Non esistono gruppi quotati con un modello di business perfettamente comparabile a quello di Alliance Data Systems, ma in parte l'attività coincide con quella delleprincipali società emittenti di carte di credito. I multipli P/e stimati per il 2015 e il 2016 sono elevati, ma inferiori a quelli dei due colossi del settore MasterCard e Visa. La medesima situazione si ripete con il multiplo P/sales stimato per il 2015. Il consensus su tutte le società è positivo, con giudizio overweight. 09/02/2015 Brand News Today Pag. 2 La comunicazione b2b si fa emozionale con le storie delle piccole/medie imprese Due storie di aziende familiari per la campagna globale di Vistaprint e per un mini film della banca thai Kasikorn A pag. 9 Le più recenti tendenze in fatto di comunicazione business to business vedono emergere modalità di interazione e toni di voce più 'umani' . Detto fatto, ecco un'azienda che si è sempre distinta per una comunicazione direct response e ora ha abbracciato la tendenza con la nuova campagna globale che segna una nuova direzione nella strategia di marketing, volta ad elevare la percezione della marca e stabilire una connessione più emotiva con i clienti. Si tratta di Vistaprint, azienda di e-commerce attiva in tutto il mondo nella fornitura di materiali promozionali e prodotti legati alla stampa e servizi di marketing per la piccola e media impresa e privati, che la scorsa settimana ha lanciato uno spot diretto dal regista Greg Gray. E' il primo nella storia dell'azienda a non contenere messaggi commerciali o offerte speciali. Intitolato 'The Postcard', racconta una storia che potrebbe essere quella di molti dei suoi clienti: un'impresa familiare e il rapporto tra il proprietario e il figlio, con i prodotti Vistaprint che - come fosse un plot placement accompagnano l'evolversi della vicenda nei momenti chiave. Chiude la tag line 'Everything you create matters', che enfatizza la qualità e la professionalità dei prodotti con cui le piccole imprese possono orgogliosamente promuoversi. La creatività è dell'agenzia interna, che conta oltre 120 professionisti negli USA, Europa e Tunisia, la pianificazione di Havas Edge. Negli USA lo spot sarà trasmesso in tv e online, con la versione da 3 minuti disponibile sul canale YouTube, accompagnato da adv online, content marketing e pr. In Europa saranno pianificate nei prossimi mesi versioni dello spot adattate. Anche la comunicazione della thailandese Kasikorn Bank mette al centro la storia di un'azienda familiare, sviluppando il rapporto tra il padre imprenditore di un'azienda tessile e la figlia, il cui sogno di carriera nella danza si sta per avverare. Il minifilm di tre minuti, ideato da McCann Worldgroup Thailand, spiega come le imprese familiari siano fondate su valori come l'amore, la lealtà e il legame tra i componenti e come la banca veda queste aziende più come partner finanziari che come clienti. La produzione è firmata da Tonga Film. ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 47 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato B2B 09/02/2015 Brand News Today Pag. 7 Granarolo lancia il web talent 'Sfide in cucina' legato al Grana Padano Granarolo lancia il concorso a premi "Sfide in cucina", web talent rivolto a coloro che acquisteranno Grana Padano DOP Granarolo in formato grattugiato (confezione da 90g) e/o a spicchio (confezione da 200g). Il concorso si lega all'attività di advertising di Granarolo durante la nuova edizione di "Masterchef Italia" ed è esteso a tutto il territorio nazionale. Iscrivendosi sul sito www.sfideincucina.it, i partecipanti potranno cimentarsi in una delle tre sfide culinarie, nelle quali dovranno realizzare una ricetta in cui sia presente il Grana Padano DOP Granarolo. La prima sfida, denominata "romantica" (dal 5 al 19 febbraio 2015), consiste nel realizzare una pietanza da accompagnare a una serata. La seconda è quella "aperitivo" (dal 5 al 19 marzo 2015), per creare un piatto ideale per l'happy hour. Nella terza, la "regionale" (dal 2 al 16 aprile 2015), i partecipanti si sfideranno nella preparazione del piatto regionale preferito. Saranno gli stessi utenti del sito a decidere, attraverso una votazione online, il vincitore di ciascuna sfida, che si aggiudicherà un carnet di buoni acquisto di prodotti Granarolo del valore di 150 € . Il 6 maggio 2015 sarà estratto il vincitore del premio finale: un robot da cucina della Vorwerk Contempora S.r.l., modello Bimby® TM5. Ma vince anche chi vota: tra tutti gli utenti registrati, che abbiano espresso almeno una preferenza, sarà estratto un carnet di buoni acquisto del valore di 100 € . ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 48 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato TALIA CONTEST WEB 09/02/2015 DailyMedia Pag. 17 (diffusione:15000, tiratura:15000) AutomotoTv cambia marcia con il digitale Il direttore Carlo Braccini annuncia a DailyMedia le principali novità dell'emittente che fa parte del bouquet Sky Giulia Zuffi DailyMedia incontra Carlo Braccini, direttore del canale di Sky AutomotoTV, che annuncia il lancio del canale nel mondo digitale. AutomotoTv è visibile in chiaro sul canale 148 di sky, nasce nell'autunno del 2012 come canale tematico verticale esclusivamente dedicato al target di appassionati al mondo dei motori a tutto tondo, dal prodotto allo sport, al mondo delle elaborazioni, dal motorismo d'epoca al fuoristrada, dalle gare al turismo. Dalla nascita è rimasto assolutamente fedele alla sua linea editoriale e vuole continuare ad esserlo. AutomotoTv, infatti, ha un palinsesto completamente dedicato ad auto e moto, 24 ore su 24; sceglie coscientemente di rimanere verticale e attua il processo di rivoluzione in questo 2015. La società ha cambiato assetto, spostato la sede operativa a Roma, cambiato concessionaria di pubblicità, affidandosi a Download advertising, e si prepara a completare la propria offerta con contenuti digitali. Il team di AutomotoTv proprio queste settimane sta lavorando al restyling del sito web da cui verranno trasmessi i programmi in live streaminga. Claudio Braccini afferma «AutomotoTV è l'unico canale motoristico nazionale e si prepara ad accompagnare l'inevitabile ripresa generale del mercato auto e moto, i cui primi segnali si stanno già delineando, con una vera offensiva di nuovi format, con un'inedita integrazione tra tv e web e con il supporto di una nuova concessionaria di pubblicità fortemente attiva e motivata come Download». Il mercato di settore deve riprendersi da una contrazione fortissima degli investimenti e per farlo necessita di nuova linfa, Braccini afferma infatti «al momento, grazie al successo del canale e al conseguente buon risultato nella raccolta pubblicitaria, al netto di un settore come l'automotive che ha registrato negli ultimi quattro anni un autentico crollo degli investimenti, una lieve ripresa del mercato è visibile e AutomotoTv vuole intercettarla rimanendo fedele al proprio palinsesto. Sopravvivono solo i canali verticali che in grado di resistere alle tentazioni». La soluzione di Carlo Braccini sta nell'elaborazione di nuovi format nati dalla fusione tra televisione e web e nelle nuove forme di interazione tra messaggio pubblicitario e redazionale. Le nuove tecnologie rendono le sponsorizzazioni più accessibili, permettendo anche la brandizzazione totale del palinsesto, «nel 2015 aumenterà considerevolmente il numero delle dirette, non sarà circoscritto alle gare ma anche a speciali per appassionati, dalla customizzazione al turismo». E mentre le tecnologie digitali facilitano la realizzazione dei programmi anche i contenuti evolvono grazie alle novità della rete, non come trasposizione dei contenuti ma integrazione e arricchimento «stiamo lavorando a nuovi format - dice Braccini - che sviluppino brand content e storytelling, nuove forme di comunicazione ibride tre i due media, in cui convivono il mondo di personaggi di uno ed i linguaggi dell'altro». Foto: Carlo Braccini ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 49 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Canali 09/02/2015 DailyMedia Pag. 27 (diffusione:15000, tiratura:15000) Upa sostiene i giovani talenti con il corso di Alta Formazione Su oltre 220 domande di ammissione, sono stati selezionati 25 neolaureati in base al merito e alle competenze nel mondo della comunicazione È partita venerdì scorso la nuova edizione del corso Upa di Alta Formazione in Comunicazione nella Network Society rivolto a 25 giovani di talento, laureati con un brillante percorso di studi. Il corso, totalmente gratuito per i partecipanti, vuole essere un contributo alla formazione delle nuove leve che si occuperanno della gestione strategica del brand. Tenuto dai maggiori esperti di marketing e comunicazione - docenti universitari e protagonisti riconosciuti del mondo delle imprese - il corso si propone di fornire, con una didattica che alterna lezioni frontali ad attività pratiche, una visione d'insieme delle opportunità offerte dai media digitali e dai social media al marketing e alla comunicazione aziendale, senza trascurare la comunicazione oine. La selezione che ha portato alla scelta di 25 giovani è stata effettuata in base al merito e a eventuali competenze ed esperienze nel mondo della comunicazione. Le domande di ammissione sono state oltre 220 e di elevata qualità: oltre il 50% dei candidati si sono laureati alle magistrali con 110 lode o 110. La classe che si è formata è composta da giovani laureati con il massimo dei voti in materie Economiche, in Comunicazione ma anche in Filosofia, Architettura e in altre materie umanistiche. Tematica di fondo del corso nel 2015 è la comunicazione e lo sviluppo sostenibile, con particolare riferimento al ruolo centrale svolto dalla comunicazione nel narrare storie capaci di comunicare il valore aggiunto dato dal legame delle imprese con il territorio. Territorio da intendersi come luogo simbolico-culturale, come luogo fisico o come medium (come luogo di eventi e come parte di un marketing mix più ampio). Ampio spazio sarà dedicato alla realizzazione di alcuni project work basati su casi aziendali reali e centrati sullo sviluppo di un piano integrato di web marketing e di comunicazione multimediale. Il corso, tenuto presso la sede di UPA a Milano, è organizzato in collaborazione con Bologna Business School, ExpoLAB Università Cattolica del Sacro Cuore e IULM Università di Comunicazione e Lingue. Al Comitato UPA Formazione aderiscono importanti aziende quali Assicurazioni Generali, Eni, Ferrero, Intesa Sanpaolo, Lavazza, Veneto Banca e protagonisti di primissimo piano del mondo della comunicazione come Auditel, Clear Channel, IGP Decaux, Nielsen, OPQ, Piemme, Publitalia, Mondadori Pubblicità, Rai Pubblicità, RTL 102,5. ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 50 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Progetti 09/02/2015 DailyNet Pag. 1 (diffusione:15000, tiratura:15000) Twitter: al 31 dicembre l' adv vale 432 mln di cui l'88% proviene da dispositivi mobile. per il social ancora nessun utile 23 dtwitter continua a non generare utili dopo poco più di un anno dal suo debutto in borsa. nel quarto trimestre, ha registrato una perdita da 125,4 milioni di dollari, più contenuta di quella da 511,5 milioni dello stesso periodo dell'anno scorso. al netto di voci straordinarie gli utili per azione sono saliti a 12 centesimi da 2 centesimi contro un consensus da 6 centesimi. i ricavi sono quasi raddoppiati (+97%) in un anno, arrivando a 479,1 milioni da 242,7 milioni, contro attese del mercato per 453,1 milioni. in particolare, i ricavi da pubblicità sono stati 432 milioni (+97% annuale). di questo totale, l'88% è stato generato da dispositivi mobili. per il primo trimestre del 2015 twitter prevede vendite tra i 440 milioni e i 450 milioni (sotto le stime degli analisti da 453,1 milioni) e da 2,3-2,35 miliardi per l'anno, in linea con le previsioni. nei tre mesi terminati lo scorso 31 dicembre twitter è arrivato a contare 288 milioni di utenti attivi a livello mensile, 4 milioni in più rispetto al trimestre precedente e circa un quinto di quelli vantati da facebook. Questo significa che il tasso di crescita trimestrale è sceso all'1,4% (minimo record per il gruppo) dal 4,7% del terzo trimestre. per la prima volta il tasso è inferiore a quello di facebook, la cui base utenti mensili è salita lo scorso trimestre di circa il 3% a 1,39 miliardi. su base annuale, gli iscritti a twitter sono cresciuti del 20%, ma la percentuale non è bastata agli analisti, che si aspettavano un totale di 291 milioni di utenti. l'amministratore delegato dick costolo, in una nota, ha spiegato che i "primi risultati relativi al trimestre in corso mostrano che in termini assoluti il numero netto di utenti sarà simile a quello visto nei primi tre trimestri del 2014". secondo i vertici del sito di microblogging gran parte dei 4 milioni di utenti in meno a fine dicembre è dovuta a una falla inattesa nell'aggiornamento di ios8, il sistema operativo apple, che ha creato problemi di accesso a twitter da safari. costolo, ha spiegato come la società sia subito intervenuta per porre rimedio al problema, che però non è stato del tutto risolto. Foto: dick costolo Foto: dick costolo, amministratore delegato di twitter ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 51 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Estero/Bil anci 09/02/2015 DailyNet Pag. 1 (diffusione:15000, tiratura:15000) Seconda acquisizione per Alkemy: si tratta di Tsc Consulting 6annunciata l'operazione che rafforza la struttura in ambito tecnologico alkemy, il primo digital enabler italiano, apre il 2015 mettendo a segno la sua seconda acquisizione a poco più di due anni dalla costituzione. entra a far parte del gruppo - che integra all'interno di un'unica struttura servizi di digital advisory, ecommerce , digital media planning, performance marketing, social media & digital pr, agency - tsc consulting: società romana, con sedi anche a milano, cagliari e rende (cosenza), specializzata in system integration (open source & cloud services soprattutto), r&s di tecnologie di frontiera e service per l'area communication ed ecommerce (innovation lab di cagliari) e quelle abilitanti progetti di comunicazione integrata. francesco beraldi, insieme ai manager della società, conferisce infatti il 100% di tsc consulting - 80 persone e 7 milioni di fatturato - nella società milanese guidata da duccio vitali (amministratore delegato) diventando socio con una quota di circa il 15%. Grazie a questa operazione alkemy raggiunge dimensioni di oltre 30 milioni di euro per fatturato aggregato e 200 persone per membri dello staff, rafforza inoltre le quote della società in mano al management. l'acquisizione consente inoltre alla società di consolidare le proprie competenze in ambito tecnologico e di affacciarsi sul mercato della digital transformation, caratterizzato da ampi tassi di sviluppo. la crescita costante registrata da alkemy in questi due anni dalla nascita, conferma la validità dei presupposti e della visione di fondatori e management: la rilevanza sempre crescente del digitale nello sviluppo del business delle aziende - il comparto cresce infatti a ritmi del 15% l'anno e che supera il miliardo di euro di valore - insieme alla mancanza, sul mercato, di un attore forte che incorporasse più aree di specializzazione del digitale. "con tsc consulting a bordo rafforziamo le nostre competenze in ambito tecnologico ed entriamo anche nel settore della digital transformation. il mercato cioè che ricomprende le tecnologie, la consulenza e le operations a supporto del digitale. a poco più di due anni dalla nostra nascita, direi che alkemy si posiziona in come la realtà più rilevante, in italia, in questo mercato" ha dichiarato duccio vitali, amministratore delegato di alkemy. "l'ingresso in alkemy consente a tsc di affiancare alla nostra area di specializzazione una visione più ampia, e maggiormente d'insieme, del mercato che ci aiuterà a sviluppare, insieme, soluzioni sempre più all'avanguardia" dichiarano francesco beraldi - ora presidente della società e board member di alkemy insieme ad alessandra spada, imprenditori e fondatori di tsc consulting, alessandro mattiacci, vice presidente di alkemy, guiderà lo sviluppo della bu digital transformation come amministratore delegato di tsc. «l'acquisizione è importante e strategica soprattutto per la nostra divisione advisory, che si pone come l'interlocutore ideale per chiunque voglia compiere un importante processo di digital transformation del proprio business», ha dichiarato a dailynet il presidente di alkemy, riccardo lorenzini. con l'acquisizione di tcs, alkemy consolida la sua leadership nel mercato dei servizi digitali b2b, con un fatturato consolidato di oltre 30 milioni di euro e un ebitda intorno al 12%. Foto: duccio vitali Foto: riccardo lorenzini Foto: duccio vitalia e riccardo lorenzini, a.d. e presidente di alkemy ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 52 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Mercato 09/02/2015 DailyNet Pag. 12 (diffusione:15000, tiratura:15000) Europ Assistance ancora con In Target Group Rinnovata la collaborazione riguardo alle attività di performance advertising continua e si consolida il rapporto di partnership tra europ assistance e intarget Group. la compagnia di assicurazioni leader a livello mondiale nell'ambito dell'assistenza privata ha rinnovato con l'agenzia di digital marketing l'incarico di performance advertising. "È il quinto anno consecutivo che lavoriamo insieme a intarget - afferma michele petrilli market manager remote channel di europ assistance -. con la loro consulenza abbiamo avviato un percorso di progressivo investimento sulle attività adv che ci ha permesso di raggiungere importanti risultati in termini di fatturato del canale Web. Gli obiettivi del 2015 sono ancora più ambiziosi, tra tutti quello di trovare importanti sinergie multicanali tra Web e phone. Grazie al lavoro svolto con intarget siamo fiduciosi di poter confermare anche quest'anno il trend positivo di crescita". la strategia elaborata da intarget è orientata a un'evoluzione dell'approccio media di europ assistance al fine di massimizzare il presidio del customer journey degli utenti. due gli elementi fondamentali del piano proposto. da un parte si punta sul native advertising, con il coinvolgimento di siti editoriali in particolar modo dell'area travel. l'integrazione sinergica tra le attività promozionali e quelle contestuali permetterà di avere una copertura capillare, efficace e ad ampio raggio strutturata su una serie differenziata di formati e modalità di posizionamento. dall'altra, invece, ci si focalizzerà sull'incremento delle performance attraverso un'attività di funnel optimization volta a ridisegnare i passaggi chiave del percorso di conversione. "mediante il monitoring e l'analisi di tutti gli step che portano all'acquisto delle polizze europ assistance, sia sul canale web che sul canale phone, sarà possibile individuare i principali Kpi per ottimizzare il ritorno economico di entrambi i canali - afferma andrea zennaro, head of advertising a intarget Group -. i primi track di monitoring saranno focalizzati su attività di recording experience, form optimization e a/b testing su landing e percorsi dei funnel". un progetto altamente strutturato volto a garantire a europ assistance un significativo incremento del fatturato del canale web. Foto: andrea zennaro, head of advertising a intarget group ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 53 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Partnership 09/02/2015 DailyNet Pag. 15 (diffusione:15000, tiratura:15000) la nuova essenza femminile di Ferragamo in uno spot anche online Il filmato Emozione diretto da Mert and Marcus è pianificato sul web , oltre che in tv e su stampa salvatore ferragamo in grande spolvero: l'emozione in arrivo a sorpresa, la nuova fragranza femminile graziata da uno spot tv. una storia ricca di emozioni attraverso un ritratto di femminilità e armonia incarnato dalla celebre top model malgosia bela. un fuggevole sprazzo temporale, un momento di riflessione intima carico di gesti personali che esprimono l'essenza delle emozioni e trasmettono un senso contemporaneo di innata fiducia in sé. un film, diretto da mert and marcus, che fonde due distinte tonalità di emozione: intimità ed espressione, introspezione ed esperienza, esaltando la bellezza interiore. lo spot è in onda sull'ex piccolo schermo dall'inizio del mese, ma la pianificazione riguarda anche la stampa e il web. Foto: il filmato emozione interpretato da malgosia bela ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 54 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Fashion 09/02/2015 Pubblicita Today Pag. 20 GrAnAroLo LAnCiA iL WeB tALent 'SfiDe in CuCinA' Granarolo lancia il concorso a premi 'Sfide in cucina', attivo dal 5 febbraio al 16 aprile, Si tratta di un web talent rivolto a coloro che acquisteranno Grana Padano DoP Granarolo in formato grattugiato (confezione da 90g) e/o a spicchio (confezione da 200g). Il concorso si lega all'attività di advertising di Granarolo durante la nuova edizione di Masterchef Italia ed è esteso a tutto il territorio nazionale. Per partecipare occorre iscriversi sul sito www.sfideincucina.it , dopodiché i partecipanti potranno cimentarsi in una delle tre sfide culinarie, nelle quali dovranno realizzare una ricetta in cui sia presente il Grana Padano DOP Granarolo. Saranno gli stessi utenti del sito a decidere, attraverso una votazione online, il vincitore di ciascuna sfida, che si aggiudicherà un carnet di buoni acquisto di prodotti Granarolo del valore di 150 euro. Il 6 maggio 2015 sarà estratto il vincitore del premio finale: un robot da cucina della Vorwerk Contempora, modello Bimby TM5. ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 55 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato per grana paDano Dop 09/02/2015 Pubblicita Today Pag. 22 ALKeMy ACQuiStA tSC ConSuLtinG e ConSoLiDA LA LeADerShiP nei SerVizi DiGitALi B2B Alkemy , digital enabler italiano, apre il 2015 mettendo a segno la sua seconda acquisizione a poco più di due anni dalla costituzione. Entra a far parte del gruppo, che integra all'interno di un'unica struttura servizi di digital advisory, eCommerce, digital media planning, performance marketing, social media & digital pr, agency: si tratta di tSC Consulting , società romana, con sedi anche a Milano, Cagliari e Rende (Cosenza), specializzata in system i n t e g r a t i o n (open source & cloud services soprattutto), R&S di tecnologie di frontiera e service per l'area communication ed eCommerce (innovation lab di Cagliari) e quelle abilitanti progetti di comunicazione integrata. francesco Beraldi , insieme ai manager della società, conferiscono infatti il 100% di TSC Consulting (80 persone e 7 milioni di fatturato) nella società milanese guidata dall'ad Duccio Vitali ( nella foto ), diventando socio di Alkemy con una quota di circa il 15%. Grazie a questa operazione Alkemy raggiunge dimensioni di oltre 30 milioni di euro per fatturato aggregato, un Ebitda intorno al 12% e 200 persone per membri dello staff, rafforza inoltre le quote della società in mano al management. L'acquisizione consente inoltre alla società di consolidare le proprie competenze in ambito tecnologico e di affacciarsi sul mercato della digital trans f o r m a t i o n , caratterizzato da ampi tassi di sviluppo. La crescita costante registrata da Alkemy in questi due anni dalla nascita, conferma la validità dei presupposti e della visione di fondatori e management: la rilevanza sempre crescente del digitale nello sviluppo del business delle aziende - il comparto cresce infatti a ritmi del 15% l'anno e che supera il miliardo di euro di valore insieme alla mancanza, sul mercato, di un attore forte che incorporasse più aree di specializzazione del digitale. "Con TSC Consulting a bordo rafforziamo le nostre competenze in ambito tecnologico ed entriamo anche nel settore della digital transformation. Il mercato cioè che ricomprende le tecnologie, la consulenza e le operations a supporto del digitale. A poco più di due anni dalla nostra nascita, direi che Alkemy si posiziona in come la realtà più rilevante, in Italia, in questo mercato", ha dichiarato Vitali. Alessandro Mattiacci , vice presidente di Alkemy, guiderà lo sviluppo della business unit digital transformation come amministratore delegato di TSC. ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 56 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL DIGITAL ENABLER RAGGIUNGE 30 MILIONI DI EURO DI FATTURATO CON UNO STAFF DI 200 PERSONE 09/02/2015 Pubblicita Today Pag. 25 oMG Dà un nuoVo ASSetto A reSoLution Con AMBroSo e foSSi omnicom Media Group , partner certificato di Google Analytics da giugno 2014, fa un passo oltre e rafforza la sua strategia in ambito crm. Il processo di certificazione, completato 8 mesi fa dal team Analytics guidato da Mauro Ginelli , è nato per integrare soluzioni analitiche con le attività di comunicazione e di business analysis dei clienti del gruppo che oggi, consolidata la competenza in ambito dati, prosegue un percorso verso 'l'umanizzazione' del dato. In primis attraverso il nuovo assetto organizzativo di resolution , la business unit dedicata ai servizi di marketing e comunicazione digitale al servizio dei clienti delle agenzie del gruppo, omd e Phd . Due le principali novità rispetto all'assetto organizzativo: la guida di odoardo Ambroso , Head of Data and Digital Communication e la nomina di Guido fossi come Chief Operation Officer, con il compito di assicurare costantemente l'integrazione di Resolution con tutte le unit di lavoro e in tutte le fasi delle campagne di comunicazione. Ambroso possiede una solida esperienza, maturata prima nel marketing e poi in materia di dati e CRM sia presso grandi aziende, tra le quali Nestlé, e successivamente in strutture consulenziali ampliamente specializzate, come Ammiro Y2K. Fossi ha consolidato il proprio percorso professionale prima in ambito marketing per grandi aziende italiane (tra cui Manetti e Roberts, Bindi, Enervit) per poi approdare in Ammiro Y2K nel 2006 come responsabile del crm. "Mai come oggi, nell'attuale contesto competitivo, siamo convinti che siano le persone a fare la differenza commenta Marco Girelli , ceo di Omnicom Media Group -. Gli strumenti, senza le teste giuste, sono solo strumenti. I cookies, senza la capacità di dar loro un volto, non sono che stringhe di dati. Per questo stiamo investendo per inserire nel nostro team figure professionali con forti competenze verticali, in questo caso nell'ambito di analisi dei dati e crm, e che grazie alla loro esperienza maturata in diverse realtà possiedono una forte capacità di pensiero strategico integrato e trasversale. La nostra scommessa è quella di integrare tecnologia ed esperienza di comunicazione in modo da dare un volto personale e quindi una comunicazione personalizzata e rilevante a ogni cookie". Foto: odoardo ambroso ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 57 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA BUSINESS UNIT DI SERVIzI DI MARkETING E COMUNICAzIONE DIGITALE 09/02/2015 Pubblicita Today Pag. 25 euroP ASSiStAnCe rinnoVA LA fiDuCiA A intArGet GrouP Continua e si consolida il rapporto di partnership tra europ Assistance e intarget Group . La compagnia di assicurazioni ha rinnovato con l'agenzia di digital marketing l'incarico di Performance Advertising. "È il quinto anno consecutivo che lavoriamo insieme a InTarget - afferma Michele Petrilli Market Manager Remote Channel di Europ Assistance -. Con la loro consulenza abbiamo avviato un percorso di progressivo investimento sulle attività adv che ci ha permesso di raggiungere importanti risultati in termini di fatturato del canale Web. Gli obiettivi del 2015 sono ancora più ambiziosi, tra tutti quello di trovare importanti sinergie multicanali tra web e phone. Grazie al lavoro svolto con InTarget siamo fiduciosi di poter confermare anche quest'anno il trend positivo di crescita". La strategia elaborata da InTarget è orientata a un'evoluzione dell'approccio media di Europ Assistance al fine di massimizzare il presidio del customer journey degli utenti. Due gli elementi fondamentali del piano proposto. Da un parte si punta sul native advertising, con il coinvolgimento di siti editoriali in particolar modo dell'area travel. L'integrazione sinergica tra le attività promozionali e quelle contestuali permetterà di avere una copertura capillare, efficace e ad ampio raggio strutturata su una serie differenziata di formati e modalità di posizionamento. Dall'altra, invece, ci si focalizzerà sull'incremento delle performance attraverso un'attività di funnel optimization volta a ridisegnare i passaggi chiave del percorso di conversione. Foto: andrea zennaro , Managing Director di InTarget Adv ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 58 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato PERFORMANCE ADVERTISING 09/02/2015 Pubblicom Now Pag. 1 Arc Leo Burnett per il lancio di Fiat 500X: tutti i numeri di un successo digitale e non solo Nel giugno scorso Arc Leo Burnett si era aggiudicata la gara per l'ideazione e la gestione della comunicazione digitale di pre-lancio e lancio della nuova Fiat 500X. La collaborazione ha prodotto un'operazione di attivazione digitale che ha accompagnato la vettura per oltre sette mesi: dai primi video teaser al sito di prodotto con l'auto interamente esplorabile in 3D, dalla possibilità di prenotare solo online l'esclusiva versio ne "Opening Edition" al tour europeo "The Power of X", cul minato nell'evento di lancio svoltosi pochi giorni fa a Londra. Nel giugno scorso Arc Leo Burnett, l'agenzia guidata da Giorgio Brenna, si è aggiudicata la gara per l'ideazione e la gestione della comunicazione digitale di pre-lancio e lancio della nuova Fiat 500X. La collaborazione tra Fiat e Arc Leo Burnett ha prodotto un'operazione di attivazione digitale che ha accompagnato la nuova vettura per oltre sette mesi: dalla pubblicazione dei primi video teaser al sito di prodotto con l'auto interamente esplorabile in 3D, dalla possibilità di prenotare solo online l'esclusiva versione "Opening Edition" al tour europeo "The Power of X", culminato nell'evento di lancio svoltosi pochi giorni fa a Londra. Uno straordinario lavoro, che ha contribuito al successo del primo Porte Aperte in Italia dedicato alla nuova Fiat 500X: oltre 70.000 visitatori, più di 12.900 test drive effet tuati. Ecco tutti i numeri dell'operazione: tre siti, in tre fasi diverse, full responsive, in 19 paesi e 22 lingue: un custom gadget YouTube localizzato; dieci creatività diverse di display adv; un concorso internazionale; 5 milioni di visite; 50.000 contatti. Per l'agenzia, con la direzione creativa esecutiva di Alessandro Antonini e Francesco Bozza, hanno lavorato i direttori creativi Matteo Rostagno e Fabiana Dinoi, il direttore tecnico Gianluca Mori, i responsabili di progetto Alessandro Bulgarelli e Claudia Olivieri, gli art director Davide Cortese e Nello Russo, i copywriter Federica Magaraggia e Lia Paganini. ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 59 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato creatività e marketing 09/02/2015 Pubblicom Now Pag. 1 pagina 11 Alkemy, il primo digital enabler italiano, apre il 2015 mettendo a segno la sua seconda acquisizione a poco più di due anni dalla costituzione. Entra a far parte del gruppo - che integra all'interno di un'unica struttura servizi di digital advisory, e-commerce, digital media planning, performance marketing, social media & digital pr, agency - TSC Consulting: società romana,con sedi anche a Milano, Cagliari e Rende (Cosenza), specializzata in system integration (open source & cloud services soprattutto), R&S di tecnologie di frontiera e service per l'area communication ed ecommerce (innovation lab di Cagliari) e quelle abilitanti progetti di comunicazione integrata. Francesco Beraldi, insieme ai manager della società, conferiscono infatti il 100% di TSC Consulting - 80 persone e 7 milioni di fatturato - nella società milanese guidata da Duccio Vitali (amministratore delegato) diventando socio con una quota di circa il 15%. Grazie a questa operazione Alkemy raggiunge dimensioni di oltre 30 milioni di Euro per fatturato aggregato e 200 persone per membri dello staff, raf forza inoltre le quote della società in mano al management. L'acquisizione consente inoltre alla società di consolidare le proprie competenze in ambito tecnologico e di affacciarsi sul mercato della digital transformation, caratterizzato da ampi tassi di sviluppo. La crescita costante registrata da Alkemy in questi due anni dalla nascita, conferma la validità dei presupposti e della visione di fondatori e management: la rilevanza sempre crescente del digitale nello sviluppo del business delle aziende - il comparto cresce infatti a ritmi del 15% l'anno e che supera il miliardo di euro di valore - insieme alla mancanza, sul mercato, di un attore forte che incorporasse più aree di specializzazione del digitale. «Con TSC Consulting a bordo rafforziamo le no stre competenze in ambito tecnologico ed entriamo anche nel settore della digital transformation. Il mercato cioè che ricomprende le tecnologie, la consulenza e le operations a supporto del digitale. A poco più di due anni dalla nostra nascita, direi che Alkemy si posiziona in come la realtà più rilevante, in Italia, in questo mercato», ha dichiarato Duccio Vitali, amministratore delegato di Alkemy. «L'ingresso in Alkemy con sente a TSC di affiancare alla nostra area di specializzazione una visione più ampia, e maggiormente d'insieme, del mercato che ci aiuterà a sviluppare, insieme, soluzioni sempre più all'avanguardia», dichiarano Francesco Beraldi, ora presidente della società e board member di Alkemy, insieme ad Alessandra Spada, imprenditori e fondatori di TSC Consulting. Alessandro Mattiacci, vice presidente di Alkemy, guiderà lo sviluppo della business unit Digital Transformation come amministratore delegato di TSC. Con l'acquisizione di TSC, Alkemy consolida la sua leadership nel mercato dei servizi digitali B2B, con un fatturato consolidato di oltre 30 milioni di euro ed un Ebitda intorno al 12%. ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 60 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Alkemy acquisizione tsc 09/02/2015 Pubblicom Now Pag. 12 Nasce il web talent "Sfide in cucina" targato Granarolo Granarolo lancia il concorso a premi "Sfide in cucina", web talent rivolto a coloro che acquisteranno Grana Padano DOP Granarolo in formato grattugiato (confezione da 90 grammi) e/o a spicchio (confezione da 200 grammi). Il concorso si lega all'attività di advertising di Granarolo durante la nuova edizione di "MasterChef Italia" ed è esteso a tutto il territorio nazionale. Partecipare è semplice: iscrivendosi sul sito www.sfideincucina. it, i partecipanti potranno cimentarsi in una delle tre sfide culinarie, nelle qua li dovranno realizzare una ricetta in cui sia presente il Grana Padano DOP Granarolo. La prima sfida, deno minata "romantica" (dal 5 al 19 febbraio 2015), consiste nel realizzare una pietanza da accompagnare a una serata. La seconda è quella "aperitivo" (dal 5 al 19 marzo 2015), per creare un piatto ideale per l'happy hour. Nella terza, la "regionale" (dal 2 al 16 aprile 2015), i partecipanti si sfideranno nella preparazione del piatto regionale preferito. Tutte le ricette dovranno essere realizzate utilizzando uno dei due prodotti Grana Padano DOP Granarolo promozionati. Saranno gli stessi utenti del sito a decidere, attraverso una votazione online, il vincitore di ciascuna sfida, che si aggiudicherà un carnet di buoni acquisto di prodotti Granarolo del valore di 150 euro. Il 6 maggio 2015 sarà estratto il vincitore del premio fina le: un robot da cucina della Vorwerk Contempora, modello Bimby TM5. Ma vince anche chi vota: tra tutti gli utenti registrati, che abbiano espresso almeno una preferenza, sarà estratto un carnet di buoni acquisto del valore di 100 euro. ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 61 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato concorsi 07/02/2015 Industria e Finanza Pag. 3 ARREDAMENTO ONLINE , SETTORE IN CRESCITA La startup italiana che automatizza la vendita diretta degli spazi pubblicitari online , è stata strutturata da Digital Magics Nonostante il perdurare della crisi in Italia e in molti paesi europei, il mercato online di arredamento e design si dimostra più vivo che mai. Arredatutto.com, il più importante sito di eCommerce italiano per l'ac quisto di mobili, complementi d'arredo ed elettrodomestici, ha chiuso il 2014 in netta crescita: il fatturato ha superato i 4.3 milioni di euro con un incremento del 43,14% rispetto al 2013. A trainare le vendite è soprattutto l'interesse estero per gli oggetti di arredamento e design, specialmente per i grandi nomi del Made in Italy (Artemide, Kartell, Calli garis, Bon tempi Casa, Smeg, Cattelan Italia, Emu). Nel complesso gli acquisti effettuati da utenti europei (italiani e sclusi) ed extra-europei rappresentano ora il 72,41% del giro d'affari della società. "I risultati del 2014 confortano la nostra scelta di puntare sul mercato globale - spiega Demetrio Tri glia, presidente e co-fondatore di Arreda tut to.com - L'obiettivo per il 2015 è continuare nel percorso di crescita grazie a un catalogo di pro dotti sempre più ampio e all'apertura del servizio in altri Paesi del mondo, anche fuori dall'Eu ropa". In totale sono circa 200 i marchi distribuiti su Arredatutto.com, che può contare su un servizio di consegna diretta in UE, Svizzera, Norvegia, Corea e parte degli Stati Uniti e su un'assistenza online e telefonica in 6 lingue diverse (italiano, francese, inglese, spagnolo, tedesco e coreano). ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 62 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato E-COMMERCE 07/02/2015 Industria e Finanza Pag. 4 CRESCE LA DIGITAL ECONOMY L'Italia supera l'Europa per crescita di fatturato (+28% rispetto a +23%) e di marginalità (+13% rispetto a +11%) IR Top, leader in Italia nella consulenza specialistica sulle Investor Rela tions e la Comuni cazione Finanziaria, ha presentato oggi i risultati dello studio "DIGITAL ECONOMY ON CAPITAL MARKETS", con dotto dall'Ufficio Studi interno su un campione di 95 società digital quotate sui listini europei. La presentazione è avvenuta nel corso del DIGITAL INVESTOR DAY organizzato da IR Top con il patrocinio di Borsa Italiana e di UK Trade & Investment presso l'hotel Park Hyatt di Milano, al quale hanno preso parte oltre 50 investitori e alcune tra le principali società quotate italiane del settore. L'in dagine ha preso in esame un panel di 12 società quotate sul mercato AIM Italia (tra cui Axelero, Digital Magics, Expert System, e Go Internet), 49 in UK, 19 in Germania e 15 in Francia. Dall'analisi emerge un quadro molto positivo per il settore digital a livello europeo: l'identikit dell'azienda media rileva un fatturato 2013 di 59 milioni di Euro in crescita del 23%, un EBITDA di 8 milioni di Euro (18% sul fatturato), in crescita dell'11% e una capitalizzazione di 111 milioni; sul mercato AIM UK l'azienda digital rileva in media un fatturato 2013 di 40 milioni di Euro (+37% rispetto al 2012), un EBITDA di 4 milioni di Euro (18% sul fatturato) in crescita dell'8% rispetto al 2012 e una capitalizzazione di 107 milioni. Inoltre, le aziende sui mercati Germania e Francia si caratterizzano per dimensioni più elevate sia in termini di fatturato (93 milioni e 111 milioni rispettivamente) che di capitalizzazione (160 milioni di Euro e 127 milioni di Euro rispettivamente). Anna Lambiase, ad di IR Top ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 63 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato MERCATO DEI CAPITALI 07/02/2015 Industria e Finanza Pag. 3 SUBITO ACQUISISCE DOTADV La startup italiana che automatizza la vendita diretta degli spazi pubblicitari online , è stata strutturata da Digital Magics Subito.it, la piattaforma digitale n. 1 in Italia per la compravendita dell'usato con oltre 8,8 milioni di utenti unici mensili*, e Digital Magics, incubatore certificato di startup innovative e scaleup digitali quotato sul mercato AIM di Borsa Italiana (simbolo: DM), han no avviato una collaborazione nell'ottica di trovare e sviluppare soluzioni innovative per la piattaforma digitale di Subito.it e il primo risultato si è concretizzato con l'acquisizione della startup Dotadv da parte di Subito.it. Dotadv è la prima piattaforma italiana dedicata alle PMI per la gestione automatica della pubblicità online, che si integra perfettamente con i processi redazionali e gestionali dell'editore. Il rapporto fra Subito.it e Dotadv, per l'advertising locale e i piccoli inserzionisti, nasce nel 2014. Avendone riconosciuto le potenzialità e funzionalità, oltre al modello di business estremamente scalabile, Subito.it ha deciso di estendere e implementare la tecnologia e il software proprietari di Dotadv sviluppati dai fondatori Fausto Preste, Lorenzo Marzullo, Davide Fio ren tini, Arrigo Benedetti Ciampi integrando la piattaforma e facendola diventare un asset aziendale proprio. L'operazione di cessione a Subito.it è stata strutturata dai professionisti di Digital Magics. qualificati e specializzati in finanza e gestione di business digitali. Il processo - avviato e concluso per Dotadv con grande rapidità - è in linea con i servizi di incubazione e accelerazione di alto profilo, che Digital Magics offre alle startup e alle scaleup del proprio portfolio, e con i programmi di Open Innovation per supportare le aziende italiane nell'innovazione interna grazie alle neoimprese digitali. "L'acquisi zione di Dotadv mira a rafforzare il posizionamento e la leadership di Subito.it nel mercato dell'advertising locale e delle piccole-medie imprese" afferma Melany Libraro, General Manager di Subito.it. "Grazie all'integrazione della piattaforma, la concessionaria di Subito.it potrà offrire a tutti i propri clienti soluzioni sempre più personalizzabili. Melany Libraro ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 64 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato FUSIONI 06/02/2015 Espansione - Ed. n.1 - 2 gen/feb 2015 Pag. 12 (diffusione:154456, tiratura:179408) 200 milioni per le startup Arrivano incentivi per le giovani aziende innovative, non solo soldi ma anche burocrazia più snella. Ne parlano due incubatoli d'impresa MARTINO S. DUANE na circolare del ministero per lo Sviluppo economico ha reso noto l'incentivo per le startup innovative. Presentare domande e piani di intesa utilizzando soltanto il web diventerà una realtà a partire dalle 12 del 16 febbraio. Lo sportello on line gestito da Invitalia (www.smartstartinvitalia.it) accetterà le domande presentate fino all'esaurimento delle risorse economiche disponibili e le domande saranno valutate e vagliate secondo l'ordine di arrivo. La dotazione dello SmartStart è di circa 200 milioni di euro, e contrariamente a quanto è avvenuto in precedenza, non riguarderà soltanto le regioni meridionali e la provincia dell'Aquila, ma sarà estesa a tutta Italia. La circolare specifica che i piani d'impresa dovranno avere un contenuto tecnologico significativo e innovativo, «mirare allo sviluppo di prodotti e servizi nel capo dell'economia digitale» oppure avere come obiettivo la valorizzazione economica dei risultati della ricerca pubblica o privata. Il finanziamento è mirato alle startup innovative di piccola dimensione, che abbiano meno di quattro anni di vita e siano iscritte nella sezione speciale del registro delle imprese. Anche le persone fisiche che intendono avviare una startup possono presentare domanda accompagnata dai piani d'impresa. L'importo massimo finanziabile, secondo il piano del ministero dello Sviluppo, è cresciuto fino a un massimo di un milione e mezzo di euro e sarà senza interessi, vale a dire un finanziamento a tasso zero. Il finanziamento poni arrivare a coprire il 70% dell'investimento complessivo, ma potrà anche raggiungere l'80% come limite massimo se a costituire la startup saranno solo donne oppure giovani che non abbiano compiuto i 35 anni, ancora se nel gruppo che da vita alla startup è compreso un dottore di ricerca italiano che stia lavorando all'estero. Altri vantaggi al Sud II sud non sarà trascurato: per le startup che nascono nelle regioni meridionali, così come anche per quelle che vengono avviate nell'Aquilano, è previsto un finanziamento a fondo perduto pari al 20% e un'altra iniziativa è costituita da servizi specialistici di tutoring tecnico-gestionale per tutte le imprese che non hanno ancora superato l'anno di vita. Un insieme di regole e strumenti che può contare su un terreno fertile secondo Stefano Firpo, capo della segreteria del ministero per lo Sviluppo, che commenta: «Con la normativa approvata a fine 2012 e la sua applicazione a pieno regime a fine 2013, il 2014 avrebbe potuto aprirsi con un flop. Invece abbiamo già quasi 1.800 startup innovative iscritte al Registro delle imprese e a queste ogni settimana se ne aggiungono altre, dalle 30 alle 40». «Anche se gli occupati nelle startup sembrano pochi, perché in media il numero degli addetti è di 2,6, bisogna considerare che l'età media delle imprese innovative italiane è di circa 18 mesi, dato che sottolinea come abbiano ampie possibilità di ampliamento», sottolinea ancora Firpo, che conclude: «Come evidenzia la relazione del ministro al Parlamento, gli strumenti messi a disposizione delle startup sono molti, ma poco conosciuti. E rischiano di non essere utilizzati fino in fondo. Per questo è importante diffondere la conoscenza della policy, monitorandone l'utilizzo e valutando con grande trasparenza gli impatti su innovazione e occupazione». Digital Magics La caratteristica principale per essere considerate startup è l'introduzione, se non la creazione, di tecnologie innovative. L'unica forma giuridica ammessa è quella delle società a capitale. Nel complesso delle startup iscritte solo il 3,5% impiega più di 10 lavoratori. La maggior parte di queste piccole imprese tecnologiche si concentra lungo l'asse TorinoMilano-Bologna, ma la Campania con 83 imprese occupa la settima posizione mentre la Puglia con 72 imprese è in decima posizione. I dati riguardano un complesso di 550 startup, il 60% delle quali raggiune i 100 mila euro di fatturato annuo. Dall'inizio dell'anno sono a disposizione anche altri contributi, sotto forma di credito di imposta per l'assunzione di personale altamente qualificato e per creare occupazione sono previste flessibilità nei contratti a tempo determinato e indeterminato, stock optino e work for equità semplificati. Un insieme di provvedimenti che agevola anche i cosiddetti "incubatoli di impresa". «Il termine tecnico è venture incubator, quindi un incubatore che fa anche investimenti di venture capitai nelle aziende che assiste», ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 65 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato MATRICOLE 06/02/2015 Espansione - Ed. n.1 - 2 gen/feb 2015 Pag. 12 (diffusione:154456, tiratura:179408) ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 66 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato spiega Enrico Gasperini, fondatore e presidente di Digital Magics. «Per dirla in due parole è una specie di fabbrica di startup dove costruiamo le aziende insieme ai fondatori, agli imprenditori, e aiutiamo a svilupparle promuovendone la crescita per portarle ai traguardi successivi. Lavoriamo nel comparto digitale, quindi tutte le società in genere producono software, o prodotti online, o comunque lavorano sulla rete, sul mercato digitale». «Abbiamo realizzato tutta una serie di servizi che servono per favorire la selezione, la crescita e lo sviluppo di questo tipo di imprese», prosegue Gasperini. «Le imprese sono startup, quindi nascono da noi insieme con gli imprenditori, oppure sono aziende un po' più grandi che vengono per attuare programmi di incubazione più sofisticati, che consentono di partire dalla fase in cui si trovano per essere ulteriormente sviluppate. Per fare questo abbiamo servizi che vanno dall'aiuto e il supporto per l'accelerazione, consulenza strategica, commerciale, finanziaria. Un team che aiuta le aziende a costruire la parte tecnologica, le parti di logistica con servizi di coworking e di lavoro che garantiscono all'impresa un supporto fisico, logistico. E servizi di tipo commerciale». Quando siete nati? «Siamo attivi come incubatore dal 2008, quindi entriamo nel settimo anno di attività, in questo periodo di tempo abbiamo fatto 50 incubazioni, vale a dire che qui sono nate 50 startup, delle quali alcune partecipate anche a livello di equity, e ne sono uscite 10 di cui sei vendute e quattro chiuse. Nel nostro portafoglio ce ne sono attualmente 40 attive». E da dove vengono i finanziamenti? «In generale da quelli che i finanziatori iniziali di Digital Magics, tra cui il sottoscritto, hanno fatto dall'inizio e nel corso degli anni. Poi sono seguiti finanziamenti in equity al momento della quotazione, prima un bond convertìbile poi la quotazione vera e propria per oltre 10 milioni. In seguito circa altri tre milioni di finanziamento, fatti con un paio di istituti bancali, che insieme ai profitti delle exit ci hanno consentito di fare investimenti che oggi sono di oltre 15 milioni». Quali prospettive per il digitale? «H settore in Italia è in un momento di grande crescita: un po' perché siamo indietro rispetto al resto dell'Europa, quindi stiamo andando a colmare il gap che ci divide da settori del commercio elettronico come da tutti i vari settori che vengono impattati dalla digitai economy, da internet. C'è un mercato orientato ai business consumer che offre molte opportunità per costruire nuove imprese, come prodotti di nicchia o nel mercato globale, con imprenditori internazionali che vengono prevalentemente dal nord Europa. Il mercato cresce nonostante la crisi. Quanto poi al venture capitai, agli investimenti nel nostro settore, questo è un settore ancora molto piccolo anche perché siamo tradizionalmente lenti nel costruire un ecosistema pronto a finanziare il paese, anche questo come è naturale in virtù della opportunità oggettiva che c'è sul mercato di costruire nuove imprese. Il settore sta crescendo rapidamente anche perché aiutato da una situazione favorevole dal punto di vista legislativo, da un paio di anni a questa parte». Tra l'altro, insieme a Expert System, che opera nel campo della tecnologia semantica, Digital Magie ha esaminato 1,0 milioni di artìcoli di giornali di tutto il mondo per la ricerca "L'evoluzione del termine startup nella stampa". Il risultato è che il nome più citato risulta essere quello di Mark Zuckenberg; il primo termine in italiano Piazza Affari; tra le città del nostro Paese la più citata è Milano; tra le aziende Google, Apple, Microsoft, nell'ordine; termini molto citati sono tuttavia anche nascita di un'azienda; giovane; idea; innovazione; servizi e prodotti digitali; mercato, lavoro, business, capitale, investimento, e via dicendo. Nxt Innovation C'è anche chi lavora per le startup sul mercato internazionale. Come spiega Guido Mastropaolo, partner di Nxt Innovation: «Lavoriamo con aziende soprattutto europee ma anche in Medio Oriente e in America, siamo molto presenti in Italia, a Milano, come a Parigi o in Canada. Abbiamo fondato la società in tre e tutti abbiamo una certa esperienza con le corporate, ma abbiamo anche un trascorso di startup. Ci siamo resi conto che queste, dopo la fase di incubazione, si trovano in difficoltà al momento dell'accesso sul mercato. Soprattutto in Europa, che non è un mercato facilmente accessibile come quello americano per esempio, o dove il capitale non è così facilmente reperibile, dove non si può raccogliere così come invece nella Silicon Valley, è essenziale poter far leverage sugli asset delle corporate per crescere e svilupparsi. Ci siamo resi conto che la stragrande maggioranza delle aziende, anche grosse, ha una scarsissima conoscenza di quello che accade in Silicon Valley e in altre parti del mondo, ivi comprese l'Italia, la Francia, Israele e così via, dove le high tech company che hanno superato lo stadio iniziale di startup, e sono appunto diventate high tech company, non sono conosciute in quanto molto spesso le corporate che 06/02/2015 Espansione - Ed. n.1 - 2 gen/feb 2015 Pag. 12 (diffusione:154456, tiratura:179408) ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 67 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato non hanno antenne sul mercato e non fanno scoutìng continuo, hanno una scarsa visibilità del panorama costituito da queste nuove aziende». Come si sviluppa il vostro lavoro? «Abbiamo identificato due bisogni contemporanei, da una parte quello delle startup e dall'altra quello delle corporate. Ci siamo impegnati a fare il bridge tra le due realtà, che non significa soltanto falle conoscere, ma promuovere un incontro anche culturale e quindi di coaching. Quesf ultima attività riguarda soprattutto le startup che molto spesso sono fatte da persone che non hanno grande familiarità con il mercato e dall'altra parte per le corporate che non hanno l'abitudine di relazionarsi con delle startup. Il che significa che hanno bisogno di accompagnamento». Fate scoutìng per le corporate? «Diciamo che per le grandi aziende si fa un lavoro di selezione. Ci incontriamo e identifichiamo i bisogni di innovazione soprattutto digitale, all'interno della loro catena del valore. Una volta fatto questo, noi che abbiamo in portafoglio molte startup con le quali abbiamo già lavorato, e siamo in grado di fare ulteriore scoutìng, selezioniamo un piccolo bouquet di startup che potrebbero essere in linea per soddisfare i bisogni delle corporate, con queste ultime incontriamo le startup rimaste dopo la prima selezione, e identifichiamo quelle che sono più adatte a soddisfare i bisogni delle corporate. Poi facciamo un lavoro di accompagnamento perché il progetto di integrazione tra la high tech company e la corporate possa procedere. Non ci fermiamo al . momento d'incontro perché, per esperienza, abbiamo verificato che altrimenti il processo di integrazione non funziona, non procede». Il decreto Restart Italia promette di sveltire dell'iter burocratico e la semplificazione delle pratiche fiscali per le startup, le più numerose delle quali finora sono dislocate nell'Italia settentrionale e operano nel settore dei servizi. I » Fondamentale è l'uso, se non la creazione, di nuove tecnologie II mercato digitale cresce nonostante la crisi Foto: IL GOVERNO DA I NUMERI Stefano Firpo, Ministero dello Sviluppo: «Abbiamo già quasi 1.800 startup innovative iscritte al Registro delle imprese e se ne aggiungono 3040 a settimana». Foto: FABBRICA DI AZIENDE Enrico Gasperini di Digital Magie: «Costruiamo le startup insieme agli imprenditori e le aiutiamo a crescere». Foto: DUE BISOGNI «Abbiamo identificato due bisogni contemporanei, da una parte quello delle startup e dall'altra quello delle corporate», dice Guido Mastropaolo, Partner di Nxt Innovation. 06/02/2015 Espansione - Ed. n.1 - 2 gen/feb 2015 Pag. 16 (diffusione:154456, tiratura:179408) Dot Com alla riscossa Ma ora tocca alle Pmi M. Nel 2014 le aziende digitali sono cresciute ancora e oggi rappresentano il 54% di un mercato che vale in Italia oltre 13 miliardi. Ma la vera sfida è la "conversione" delle piccole imprese tradizionali, che solo sfruttando a pieno il traino del web possono superare i confini nazionali e uscire dalla crisi FRANCO LEONE .entre i negozi tradizionali aprono i loro siti e muovono i primi passi nelle vendite online, le Dot Com (le imprese di prodotti e servizi nate su Internet) fanno la parte del leone nell'e-commerce, muovendo ormai oltre la metà del suo giro d'affari. Sono loro ad aver conquistato, anche nel 2014, la fetta più grande di una torta che continua a lievitare. E il 2015, secondo gli addetti ai lavori, promette di essere ancora più entusiasmante. Già lo scorso anno, infatti, le vendite dei siti web nazionali sono cresciute del 17%, per un giro d'affari di 13,2 miliardi di euro. E gli acquisti dei cosiddetti web-shopper, circa 16 milioni di persone, hanno raggiunto i 14,6 miliardi di euro, in aumento del 16%. Insomma, ormai è un fatto: anche gli italiani stanno sostituendo il vecchio carrello della spesa con Pc, tablet e smartphone. Solo gli acquisti fatti con il telefonino sono arrivati a valere oltre un miliardo di euro (il 9% dell'e-commerce), 11 doppio rispetto al 2013. Ma la vera sfida è quella del retail: se per le aziende nate sul web la strada è tutta in discesa, per quelle tradizionali, che si tratti di piccoli esercizi o di grandi marchi, c'è ancora molto da fare. D passaggio su Internet è un percorso obbligato. Del resto i dati parlano chiaro: negli ultimi anni il web ha rappresentato un volano formidabile per spingere l'export italiano. E a guadagnarci possono essere soprattutto le piccole e medie imprese, che grazie alla rete hanno la possibilità di azzerare il limite dimensionale, soprattutto per quanto riguarda la distribuzione. Se è vero infatti che l'eccellenza della produzione italiana è invidiata e richiesta da tutto il mondo, è altrettanto evidente che le aziende spesso non sono in grado di raggiungere i loro potenziali clienti, cedendo quote di mercato a competitor semplicemente meglio organizzati. Insomma, è arrivato il momento di attrezzarsi. Anche perché il tempo stringe: secondo la maggior parte degli esperti, tra dieci anni sarà praticamente impensabile per qualunque azienda sopravvivere senza essere ben piazzata su Internet. Sulle ali del turismo A scattare la fotografia del settore è stato recentemente uno studio messo a punto da Politecnico e Netcomm. In pole position ci sono i servizi turistici, che valgono il 40% degli oltre 13 miliardi incassati dal settore. Grazie alle agenzie online, ma anche ai siti delle compagnie aeree e ai portali di hotel, i prodotti italiani venduti all'estero crescono del 24% per un fatturato che supera i 2,5 miliardi di euro. Tutto il resto è dato in gran parte dall'abbigliamento, l'editoria, l'informatica. Certo, se paragonati agli acquisti retail tradizionali, quelli online contano ancora poco: il 3,5% di quanto si spende nel commercio tradizionale. Percentuali che però diventano più consistenti in alcuni settori come l'editoria: in Italia l'e-book è arrivato a valere il 7% delle vendite complessive di libri. E i prodotti dell'informatica addirittura il 10,5%. Non a caso si tratta proprio dei settori che anche nel 2014 hanno registrato i ritmi di crescita più alti: l'editoria ha segnato un aumento delle vendite del 34% rispetto all'anno precedente, mentre l'informatica e l'elettronica di consumo hanno visto un progresso del 31%. In recupero anche l'abbigliamento online, che conta il 4% delle vendite totali ed è cresciuto del 25%. Dot Com contro retail Nel 2014 inizia poi a essere rilevante anche il contributo di alcuni compartì, poco significativi in passato, ma con un potenziale notevole. In primis quello gastronomico, che vale oltre 200 milioni di euro, in crescita del 30%. Ci sono poi profumeria e cosmetica, che complessivamente hanno raggiunto lo scorso anno il tetto dei 40 milioni, in crescita del 25%. Restano, invece, sostanzialmente stabili gli altri settori. A cominciare da assicurazioni, ricariche telefoniche, biglietti per eventi e servizi venduti attraverso i siti di coupon. Nella classifica dei big, svettano le imprese di servizi: dal trasporto aereo e ferroviario (Alitalia, Trenitalia, Ntv, Meridiana ecc.) alle agenzie di viaggio online (eDreams, Volagratis), i portali di hotel (Venere.com), le compagnie assicurative (Genertel, linear), gli operatori del ticketing per eventi (TicketOne), quelli che vendono prodotti di ogni genere (Yoox, Esselunga). Se nel vastissimo mercato online, le Dot Com arrivano a pesare per il 54% delle vendite, il restante 46%, appannaggio delle imprese ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 68 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SCENARI E-COMMERCE 06/02/2015 Espansione - Ed. n.1 - 2 gen/feb 2015 Pag. 16 (diffusione:154456, tiratura:179408) ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 69 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato tradizionali, è in realtà in gran parte costituito dal contributo delle imprese produttrici di servizi che da sole pesano per il 32% delle vendite da siti italiani. Il peso dei produttori (di prodotti) e dei retailer tradizionali è quindi ridotto al 14%. Anche nel 2014 ben 30 importanti imprese tradizionali hanno attivato un sito di ecommerce. Molte nell'abbigliamento e negli accessori, comparto in cui la sensibilità nei confronti dell'ecommerce è ormai particolarmente elevata. Nel 2014 la percentuale di insegne della grande distribuzione con un sito di e-commerce in ambito non food è salita al 55% (era il 53% nel 2013) e in ambito food al 10% (8% nel 2013). Una quota importante (30% circa dei brand tradizionali, produttori e retailer, con un sito di ecommerce) si è rivolta a un service provider completo, in grado di offrire lo sviluppo del sito, la gestione della comunicazione e i servizi logistici. Un approccio di perse positivo, anche se spesso avviene con aspettative errate da parte dei brand che attribuiscono al canale online capacità di generazione del fatturato ben oltre le sue potenzialità e trascurano invece la progettazione di iniziative volte a sfruttare al meglio la multicanalità. Adesso è il turno delle Pini Proprio la multicanalità rappresenta forse la vera sfida per il made in Italy in rete. Negli ultimi tre anni sono nate almeno una quindicina di piattaforme dedicate ai prodotti italiani di" qualità. La novità è che il matrimonio tra web ed eccellenze manifatturiere non è più un affare riservato alle grandi imprese ma coinvolge anche le Pmi. Così, accanto a realtà consolidate come Yoox, che offre una vetrina digitale ai grandi brand del lusso, gli investimenti delle piccole imprese si devono spostare verso i cosiddetti aggregatori, che valorizzano le storie dei piccoli produttori. Di fatto, l'e-commerce può essere la risorsa più importante per potenziare le esportazioni. La strada da fare è tanta, visto che solo il 5% delle imprese italiane vende online, contro una media europea del 14%. Ma le cose potrebbero cambiare presto, anche perché gli investitori stanno aumentando e l'affare sembra interessare progressivamente anche banche e istituzioni. Il gap è anche di tipo culturale: il tessuto imprenditoriale italiano è costituito da aziende che hanno meno di 10 dipendenti e che vedono re-commerce con diffidenza. Inoltre la piccola impresa italiana è poco strutturata. Ciò significa che raramente all'interno dell'azienda esiste una politica commerciale e di marketing. Così accade spesso che l'e-commerce diventi un problema in più da risolvere anziché una chance di crescita. «Eppure bisogna cambiare approccio», spiega Corrado Lenzi, titolare di Polmarket spa, azienda del settore vinicolo, «perché se non si è online con informazioni complete e approfondite, si rischia di uscire completamente dal mercato. L'azienda deve quindi organizzarsi per dedicare risorse interne a scrivere testi, descrivere e fotografare i prodotti, comunicare con i clienti rispondendo in tempi brevi alle loro richieste, verificare se sono arrivati ordini, spedire la mercé rapidamente, aggiornare costantemente il catalogo e i prezzi, gestire, analizzare le statistiche del sito, gestire i social network». Per Matteo Resti, che tre anni fa ha fondato Elite32, società di arredamento di lusso, il web è l'unico driver per l'export delle piccole aziende che hanno voglia di farsi conoscere: «L'Italia è conosciuta nel mondo per i suoi prodotti di abbigliamento, calzature, accessori, moda, arredo, design di qualità. Tutte le piccole e medie imprese italiane che producono questo tipo di prodotti hanno degli spazi di mercato eccezionali. E siccome è comunque molto difficile affrontare l'export digitale da soli, meglio entrare in una o più iniziative multimarca dove tante piccole e medie imprese sono presenti insieme a rappresentare il meglio del made in Italy online». Ovviamente il sito web gioca un ruolo fondamentale. Però non occorre essere dei geni dell'informatica. Ormai sono in molti gli operatori e i service provider che offrono sul mercato piattaforme prefabbricate su cui è possibile aggiungere servizi e funzionalità in modo graduale. Questo approccio riduce i costi e permette di far crescere il sito insieme all'esperienza dell'azienda e alle sue necessità. «La cosa importante per partire bene», spiega Lenzi, «è costruire un catalogo con prodotti descritti con chiarezza e belle immagini, imparare a utilizzare il database clienti per promozioni e newsletter e imparare a lavorare sul posizionamento dei prodotti sui motori di ricerca». Chi è il web-shopper italiano Se è vero che gli acquirenti online hanno superato in Italia i 16 milioni, c'è però da fare un distinguo tra due tipologie differenti: gli acquirenti abituali, ossia quelli che effettuano almeno un acquisto al mese, sono circa 10 milioni e generano il 90% circa del valore dell'e-commerce, mentre quelli sporadici sono 6 milioni. In media spendono mille euro l'anno. Valori che comunque dimostrano che, almeno sul piano delle cifre spese, l'Italia sta recuperando il terreno perso. Nei principali mercati europei 06/02/2015 Espansione - Ed. n.1 - 2 gen/feb 2015 Pag. 16 (diffusione:154456, tiratura:179408) ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 70 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato non riscontriamo, infatti, valori di spesa molto distanti: si parla di 1.100 euro l'anno per quelli tedeschi, mille per i francesi e 700 per gli spagnoli. Solo gli inglesi conservano un netto vantaggio con un valore medio di acquisti annui di circa 2mila euro l'anno. A evolversi, come sottolineato anche dal presidente di Netcomm, Roberto liscia, è il profilo stesso del consumatore online: «Siamo di fronte alla nascita di un nuovo tipo di cliente, profondamente diverso dal passato, che ha preso il pieno controllo del processo di acquisto per soddisfare i suoi bisogni. Non solo acquista online, ma utilizza il web per effettuare acquisti tradizionali consapevoli». L'Italia resta invece fanalino di coda per quanto riguarda la diffusione dello shopping online: in Uk i web shopper sono 39 milioni, in Germania 44 e in Francia 29, ossia rispettivamente il 78, il 74 e il 59% di chi ha una connessione Internet. I* Insegne GDO con sito Insegne GDO con sito e e-commerce COME COMPRANO ONLINE GLI EUROPEI Inglesi • Numero acquisti on line Francesi Italiani Spesa media annua e commerce In Italia oltre 16 milioni di persone fanno la spesa online Foto: IL BOOM È MOBILE Gli acquisti fatti con lo smartphone, ormai hanno superato il miliardo di euro. Ma è tutto l'e-commerce italiano che sta esplodendo. Come si vede dai grafici sotto, c'è ancora molto da fare. Ma il gap con il resto d'Europa inizia a ridursi Foto: ACQUISTI CONSAPEVOLI Gli italiani che fanno shopping online, oggi sono smaliziati e «in pieno controllo del processo di acquisto», dice Roberto Liscia, presidente di Netcomm 06/02/2015 360com Pag. 1 Sembox ha trovato la soluzione con il tool proprietario SeoTrends DAVIDE DE VECCHI Uno strumento per pianificare ed elaborare strategie di mrktg uno struMento proprietario Che, Mediante api, storiCizza i dati presenti neL WeB Master tooL e neLL'anaLytiCs di googLe, rieLaBorandoLi in una serie di report utiLi per vaLutare aL MegLio Le perforManCe deLLa seo. un sostegno per eLaBorare pianifiCazioni e strategie di WeB Marketing Gli importanti sviluppi tecnologici che hanno caratterizzato il web negli ultimi tre anni, la sempre crescente importanza dei motori di ricerca - canale fondamentale non solo per l'inbound marketing, ma anche per raccogliere importanti informazioni sulle caratteristiche e i bisogni dei clienti/utenti e l'esplosione del traco mobile, rendono le fasi di raccolta e interpretazione dei dati propedeutiche alla elaborazione di una strategia di successo. La scarsità di informazioni che Google restituisce sui principali KPI utili alla Seo - da tempo il gigante di Mountain View ha deciso di criptare le query di ricerca e di riportare nelle dashboard del suo Web Master Tool unicamente i dati relativi agli ultimi tre mesi -, hanno reso sempre più dicile il monitoraggio e la valutazione delle azioni Seo e di capire le sinergie tra queste ultime e gli investimenti in advertising. «Queste le premesse che ci hanno portato a sviluppare SeoTrends - afferma Salvatore Cariello, Ceo di Sembox -, uno strumento proprietario che, mediante API, storicizza i dati presenti nel Web Master Tool e nell'Analytics di Google, rielaborandoli in una serie di report utili per valutare al meglio le performance della Seo; e più in generale per fornire spunti strategici per elaborare pianificazioni e strategie di web marketing in completa sinergia». Trend del traco Brand e Nobrand, differenze di query tra mobile e desktop, analisi del CTR per singola keyword e area semantica/prodotto, indicazione delle principale pagine di accesso per device, analisi dello scenario competitivo: queste alcune Dashboard che unite al tracciamento dei KPI più strettamente legati alla Seo (numero e trend dei posizionamenti, trend degli accessi, ecc) fanno di SeoTrends uno strumento capace di incrementare le attività Seo e le sinergie tra queste ultime e le restanti azioni di advertising. i punti di forza che rendono seotrends indispensabile Nella foto qui sotto, salvatore cariello, ceo di sembox, che sottoliNea i puNti forti di seotreNds e le sue possibili applicazioNi iN ambito azieNdale e Nelle elaborazioNi strategiche e di marketiNg ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 71 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato marketplace 06/02/2015 360com Pag. 7 leo burnett italia si aggiudica l' advertising globale di beretta L'incarico dato alla sigla guidata da Giorgio Brenna prevede lo sviluppo di tutte le attività di comunicazione, dai prodotti arma fino alla gamma Clothing&Accessories Ottavia Quartieri Dopo una consultazione internazionale che ha visto coinvolte le principali sigle dell'advertising mondiale, il noto marchio di alimentari Beretta ha assegnato l'incarico a Leo Burnett Italia, l'agenzia guidata da Giorgio Brenna, come hub internazionale per le proprie attività di comunicazione, in tutti i campi e per tutti i prodotti. Beretta vanta una tradizione di oltre 500 anni di storia, ed è una delle pochissime aziende internazionali che si tramanda da 15 generazioni, resistendo oltre che alla crisi anche ai sistemi di globalizzazione che tendono a riunificare sotto poche e potentissime sigle tutte le aziende di un certo settore. Infatti i fratelli Beretta dal 1812 portano sulle tavole degli italiani e dei consumatori di tutto il mondo prodotti tipici del territorio nazionale, con certificaizoni DOP e DOC, che si caratterizzano per unicità, genuinità e naturalezza. L'incarico che dovrà portare a termine l'agenzia Leo Burnett riguarda lo sviluppo delle attività di comunicazione per tutti i prodotti a marchio Beretta, trasversalmente dai prodotti arma fino alla gamma Clothing & Accessories. L'agenzia è incaricata di creare un piano di comunicazione che prevederà lo sviluppo di campagne ATL, BTL e Digital nei principali mercati come l'Italia, gli U.S.A, UK, Francia, Russia, Australia e Nuova Zelanda. Leo Burnett, dunque, dovrà portare in tutto il mondo la tradizione italiana attraverso i prodotti Beretta. ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 72 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato agenzie 06/02/2015 360com Pag. 9 Fortale porta il... Cashmirino Il progetto prevede la creazione della piattaforma di ecommerce e una campagna pubblicitaria internazionale di lancio. E permette al brand di aprirsi ai mercati di italia, svizzera, gran bretagna, usa Pietro Castagna Cashmirino, linea moda per bambini, ha deciso di adarsi a Fortale per lo sviluppo del nuovo store online. Il progetto prevede lo sviluppo della piattaforma di ecommerce e una campagna pubblicitaria internazionale di lancio. Cashmirino disegna e produce abiti per bambini da 1 mese a 14 anni, utilizzando le più pregiate fibre naturali di cashmere e cotone. In attività da quindici anni, il marchio è distribuito dai principali top retailer e department store, con punti vendita a Milano e Londra. E per approcciarsi a un pubblico ancora più ampio l'azienda debutta, ora, nel mondo dell'e-commerce grazie a Fortale, aprendosi così ai mercati di Italia, Svizzera, Gran Bretagna e Stati Uniti. Fortale ha selezionato Magento come piattaforma per lo sviluppo tecnologico del progetto, adatta e versatile nella gestione dei pagamenti online nelle diverse valute risulta la soluzione più efficace per la gestione e la presa in carico degli ordini da parte dell'azienda. L'interfaccia grafica, studiata in modo da adattarsi a tutti i tipi di device (tablet, desktop e mobile), è stata realizzata ottimizzando il usso di acquisto attraverso un approccio semplice e intuitivo. In occasione del lancio dell' online store di www.cashmirino. com, Fortale ha pianificato anche la campagna adv online in Italia, Svizzera, Gran Bretagna e Stati Uniti con focus nelle aree di Washington e New York. La promozione multilingue (italiano, francese, tedesco, inglese) prevede attività di keyword advertising su Google, display advertising su siti in target e Facebook Ads profilati su utenti alto spendenti. Fortale rinnova l'approccio di Cashmirino verso i propri clienti, garantendo una valida apertura al mercato digitale e internazionale. ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 73 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La linea moda per bambini supporta lo sviluppo dello store online 06/02/2015 360com Pag. 1 Sembox ha trovato la soluzione con il tool proprietario SeoTrends DAVIDE DE VECCHI Uno strumento per pianificare ed elaborare strategie di mrktg uno struMento proprietario Che, Mediante api, storiCizza i dati presenti neL WeB Master tooL e neLL'anaLytiCs di googLe, rieLaBorandoLi in una serie di report utiLi per vaLutare aL MegLio Le perforManCe deLLa seo. un sostegno per eLaBorare pianifiCazioni e strategie di WeB Marketing Gli importanti sviluppi tecnologici che hanno caratterizzato il web negli ultimi tre anni, la sempre crescente importanza dei motori di ricerca - canale fondamentale non solo per l'inbound marketing, ma anche per raccogliere importanti informazioni sulle caratteristiche e i bisogni dei clienti/utenti e l'esplosione del traco mobile, rendono le fasi di raccolta e interpretazione dei dati propedeutiche alla elaborazione di una strategia di successo. La scarsità di informazioni che Google restituisce sui principali KPI utili alla Seo - da tempo il gigante di Mountain View ha deciso di criptare le query di ricerca e di riportare nelle dashboard del suo Web Master Tool unicamente i dati relativi agli ultimi tre mesi -, hanno reso sempre più dicile il monitoraggio e la valutazione delle azioni Seo e di capire le sinergie tra queste ultime e gli investimenti in advertising. «Queste le premesse che ci hanno portato a sviluppare SeoTrends - afferma Salvatore Cariello, Ceo di Sembox -, uno strumento proprietario che, mediante API, storicizza i dati presenti nel Web Master Tool e nell'Analytics di Google, rielaborandoli in una serie di report utili per valutare al meglio le performance della Seo; e più in generale per fornire spunti strategici per elaborare pianificazioni e strategie di web marketing in completa sinergia». Trend del traco Brand e Nobrand, differenze di query tra mobile e desktop, analisi del CTR per singola keyword e area semantica/prodotto, indicazione delle principale pagine di accesso per device, analisi dello scenario competitivo: queste alcune Dashboard che unite al tracciamento dei KPI più strettamente legati alla Seo (numero e trend dei posizionamenti, trend degli accessi, ecc) fanno di SeoTrends uno strumento capace di incrementare le attività Seo e le sinergie tra queste ultime e le restanti azioni di advertising.i punti di forza che rendono seotrends indispensabile Nella foto qui sotto, salvatore cariello, ceo di sembox, che sottoliNea i puNti forti di seotreNds e le sue possibili applicazioNi iN ambito azieNdale e Nelle elaborazioNi strategiche e di marketiNg ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 74 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato marketplace 06/02/2015 360com Pag. 20 La piattaforma internazionale The Fork arriva in Italia, con la regia di TripAdvisor Insieme a lafourchette, nome con il quale la sigla è conosciuta oltralpe, è già leader nel settore delle prenotazioni online di ristoranti in Francia, Spagna, Belgio e Svizzera con un network di oltre 20 mila strutture partner in Europa. Gli esercizi che che ne fanno parte nel nostro paese sono 5.000 Matteo Dedè eFork, piattaforma internazionale per la prenotazione online e mobile di ristoranti, arriva in Italia a seguito dell'acquisizione e dell'integrazione di restOpolis e MyTable.it da parte di TripAdvisor. eFork, insieme a lafourchette, nome con il quale la piattaforma è conosciuta in Francia, è già leader nel settore delle prenotazioni online di ristoranti in Francia, Spagna, Belgio e Svizzera con un network di oltre 20.000 ristoranti partner in Europa. Con un network congiunto di oltre 5.000 ristoranti prenotabili in Italia, l'integrazione di MyTable.it e restOpolis posiziona oggi eFork come market leader nell'e-booking di ristoranti in Italia. La piattaforma è diretta dal management team de lafourchette, acquisita da TripAdvisor a maggio 2014. A partire da ieri, dunque,gli utenti italiani possono prenotare un tavolo al ristorante in modo facile e veloce sul sito www. eFork.it, attraverso l'applicazione eFork per Apple e Android o direttamente dal sito TripAdvisor. L'ampio network di ristoranti, in continua crescita, include ogni tipo di cucina e chef pluripremiati come Paul Bocuse, Ferran Adrià, i fratelli Roca, Chicco Cerea, Martin Berasategui e Alain Ducasse. Tutte le opzioni per scegliere eFork permette ai clienti di scegliere il ristorante in base alla zona, ai prezzi, alle disponibilità, al tipo di cucina e alle recensioni degli utenti. È anche possibile vedere i menù dei ristoranti e approfittare di oerte speciali, come menù a prezzo fisso e sconti fino al 50%. Con la prenotazione online, gli sconti sono applicati automaticamente alla cassa, eliminando l'esigenza di dover presentare un coupon al ristorante. La piattaforma permette anche agli utenti di controllare la disponibilità in tempo reale, visualizzare orari e ristoranti alternativi e guadagnare punti fedeltà che danno diritto a ulteriori sconti. «L'Italia è leader nel settore della ristorazione in Europa sia in termini qualitativi sia in termini quantitativi: è impossibile trovare altrove una varietà gastronomica paragonabile alla nostra - aerma Almir Ambeskovic, Country Manager, eFork Italia -."Il nostro obiettivo è aiutare gli italiani a cercare e trovare esperienze culinarie eccezionali, comunicando al meglio il nostro immenso patrimonio gastronomico attraverso la rete, principale canale utilizzato oggi dai consumatori per informarsi e prenotare». Bertrand Jelensperger, Ceo di eFork, commenta: «A Parigi, Madrid, Barcellona, Ginevra e molte altre città, eFork è diventata l'applicazione preferita da chi va al ristorante. Siamo entusiasti del lancio in Italia, uno dei principali Paesi a livello gastronomico. Questa è una tappa fondamentale del nostro sviluppo. E da oggi ci impegneremo per diventare l'applica zione di riferimento per gli amanti della buona cucina e i proprietari di ristoranti italian». Se velocità, semplicità d'uso e promozioni sono tra i valori aggiunti per gli utenti, eFork si configura anche come uno strumento per dare nuovo slancio al settore della ristorazione. Grazie alle dinamiche della tecnologia online di eFork, i ristoranti possono costruire e accrescere la fedeltà dei propri clienti e ottimizzare il tasso di prenotazioni. eFork ore ai ristoranti italiani l'esposizione a milioni di visitatori unici al mese attraverso le pagine dedicate ai ristoranti italiani di TripAdvisor e, al contempo, mette a loro disposizione soluzioni di soware gestionali per aiutarli a massimizzare il business online grazie a prenotazioni essibili, sconti e strumenti per la gestione dei dati. «Se il digitale è il futuro, ogni ristorante dovrebbe avere un sito ecace e ben posizionato nei motori di ricerca, un'app mobile e un sistema di prenotazione online - aggiunge Sonia Re, Direttore Generale APCI, l'Associazione Professionale Cuochi Italiani -. Tutto ciò è spesso al di fuori delle competenze dei cuochi e ristoratori, nonché economicamente complicato. La soluzione è questa piattaforma, perché permette di gestire le prenotazioni, di sfruttare il passaparola digitale, di orire un servizio oggi imprescindibile ai potenziali clienti. Per questo abbiamo abbracciato la piattaforma, certi che farne parte permetterà di sensibilizzare e formare gli operatori del settore all'impiego di nuovi strumenti di marketing e prenotazione, tutelando e qualificando, nel contempo, il loro ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 75 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato In seguito all'acquisizione e integrazione di restOpolis e MyTable.it da parte del gruppo che opera in 45 paesi 06/02/2015 360com Pag. 20 ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 76 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato lavoro». L'ultima opinione è di Lino Enrico Stoppani, Vice Presidente Confcommercio Milano e Presidente di FIPE Confcommercio: «La piattaforma è senz'altro valida perché ore una modalità operativa utile: sia ai ristoratori, che hanno un riferimento certo della prenotazione, sia ai consumatori. Questa nuova piattaforma è un'espressione di quella che dovrebbe essere una corretta collaborazione tra i grandi gestori di questi strumenti e tutti gli stakeholder, a cominciare dai ristoratori». < Foto: Bertrand JeLensperger, Ceo di thefork 06/02/2015 360com Pag. 28 Native vs Banner, chi prevarrà? Il native adv è sempre esistito, sotto vari nomi: pubbliredazionali, contenuti sponsorizzati, sponsored post, e così via. Si usavapoco perché considerato "debole". Ma le cose sembrano essere cambiate... Foto: NINJAMARTKETING.IT ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 77 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato advertising 06/02/2015 360com Pag. 29 La (lunga) storia delle mobile app Il primo ad avere una "visione" sulle mobile app è stato Steve Jobs, che nel 1983 "predisse" per primo un centro di distribuzione software con sistemi da acquistare via telefono. Sono passati più di trent'anni da allora e certamente non tutti "occupati" dalle app mobile come tendenza tecnologica principale. Oggi, però, rappresentano il settore dell'economia digitale più dinamico sotto ogni aspetto. Ripercorriamo, allora, le tappe dalla profezia di Jobs in poi, grazie a un'interessante infografica creata dal direttore mobile acquisition di AVG Technologies, Matt Strain. Foto: ADWEEK.COM ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 78 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato curiosità 05/02/2015 ADV Express Sito Web Al via la nuova edizione del corso di Alta Formazione organizzato da UPA Il corso rivolto a 25 giovani di talento, laureati con un brillante percorso di studi, è totalmente gratuito per i partecipanti e vuole essere un contributo alla formazione delle nuove leve che si occuperanno della gestione strategica del brand. Si propone di fornire, con una didattica che alterna lezioni frontali ad attività pratiche, una visione d'insieme delle opportunità offerte dai media digitali e dai social media al marketing e alla comunicazione aziendale, senza trascurare la comunicazione offline. Parte venerdì 6 febbraio la nuova edizione del corso UPA di Alta Formazione in Comunicazione nella Network Society rivolto a 25 giovani di talento, laureati con un brillante percorso di studi. (Nella foto Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente dell'UPA). Il corso è totalmente gratuito per i partecipanti e vuole essere un contributo alla formazione delle nuove leve che si occuperanno della gestione strategica del brand. Tenuto dai maggiori esperti di marketing e comunicazione - docenti universitari e protagonisti riconosciuti del mondo delle imprese - il corso si propone di fornire, con una didattica che alterna lezioni frontali ad attività pratiche, una visione d'insieme delle opportunità offerte dai media digitali e dai social media al marketing e alla comunicazione aziendale, senza trascurare la comunicazione offline. La selezione che ha portato alla scelta di 25 giovani è stata effettuata in base al merito e a eventuali competenze ed esperienze nel mondo della comunicazione. Le domande di ammissione sono state oltre 220 e di elevata qualità: oltre il 50% dei candidati si sono laureati alle magistrali con 110 lode o 110. La classe che si è formata è composta da giovani laureati con il massimo dei voti in materie Economiche, in Comunicazione ma anche in Filosofia, Architettura e in altre materie umanistiche. Tematica di fondo del corso nel 2015 è la comunicazione e lo sviluppo sostenibile, con particolare riferimento al ruolo centrale svolto dalla comunicazione nel narrare storie capaci di comunicare il valore aggiunto dato dal legame delle imprese con il territorio. Territorio da intendersi come luogo simbolico-culturale, come luogo fisico o come medium (come luogo di eventi e come parte di un marketing mix più ampio). Ampio spazio sarà dedicato alla realizzazione di alcuni project work basati su casi aziendali reali e centrati sullo sviluppo di un piano integrato di web marketing e di comunicazione multimediale. Il corso, tenuto presso la sede di UPA a Milano, è organizzato in collaborazione con Bologna Business School, ExpoLAB Università Cattolica del Sacro Cuore e IULM - Università di Comunicazione e Lingue . L'iniziativa ha il supporto di un Comitato Scientifico composto da professori universitari e direttori di Master sulla comunicazione e il marketing 2.0: Fausto Colombo (Università Cattolica, Milano), Guido di Fraia (Iulm, Milano), Roberto Grandi (Università di Bologna). Il Comitato UPA Formazione - a cui aderiscono importanti aziende quali Assicurazioni Generali, Eni, Ferrero, Intesa Sanpaolo, Lavazza, Veneto Banca e protagonisti del mondo della comunicazione come Auditel, Clear Channel, IGP Decaux, Nielsen, OPQ, Piemme, Publitalia, Mondadori Pubblicità, Rai Pubblicità , RTL 102,5 - si pone da oltre 25 anni l'obiettivo di fornire le conoscenze e gli strumenti utili per sviluppare le competenze, le esperienze e le capacità dei professionisti della comunicazione e di facilitare l'incontro di giovani laureati di talento con il mondo del lavoro. ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 79 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Relazioni Pubbliche 05/02/2015 ADV Express Sito Web Michael Page si affida a Diesis Group per la comunicazione La collaborazione ha l'obiettivo di valorizzare il brand attraverso analisi, osservatori e ricerche in grado di dare una visione aggiornata e internazionale sulle tendenze del mondo del lavoro. L'agenzia seguirà anche quella del brand Page Executive che fa parte di Page Group ed è specializzato in head hunting per posizioni direzionali e di executive management.Sarà Diesis Group a gestire le attività di ufficio stampa per Michael Page, società di ricerca e selezione del personale specializzato a livello mondiale nell'ambito del middle e top management. La collaborazione ha l'obiettivo di valorizzare il brand attivo nei settori banking & insurance, consulting, digital & new media, engineering & manufacturing, healthcare, finance, oil & gas, procurement & supply chain, retail, property & construction, sales & marketing, tax & legal, technology attraverso analisi, osservatori e ricerche in grado di dare una visione aggiornata e internazionale sulle tendenze del mondo del lavoro. Oltre alla comunicazione di Michael Page, Diesis seguirà anche quella del brand Page Executive che fa parte di Page Group ed è specializzato in head hunting per posizioni direzionali e di executive management. EC ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 80 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Relazioni Pubbliche 04/02/2015 ADV Express Sito Web Millward Brown: 10 digital & media trend per il 2015 Maggior sincronizzazione con i second screen; strategia social, mobile e digitali o più coordinate e integrate; passaggio da "big" a "intelligent data"; l'invasione di Paid micro-video ads su Vine e Instagram; il Multiscreen marketing diventerà multigenerazionale; il Programmatic advertising diventerà più creativo e dinamico e meno "robot-generated"; le nuove metodologie valuteranno l'impatto del programmatic sulla costruzione del brand; i servizi location -based e il brand engagement saranno più rilevanti e meno intrusivi; il Native advertising crescerà così come le partnership tra brand e publisher per la creazione di 'native advertorial'; tutti i touchpoints dei brand diventeranno interattivi, creando una customer experience omnichannel. Questi i dieci trend previsti da Millward Brown per il 2015. Dal 2009, Millward Brown (parte di Kantar's media), fa delle previsioni sui principali trend riguardanti il global media e il digitale per l'anno appena iniziato. Ecco i top ten trend del 2015. 1. La crescita delle nuove tecnologie per una miglior sincronizzazione del second screen controllabile e misurabile La sincronizzazione del second screen nella pianificazione di campagne multischermo è diventata pratica comune nel corso del 2014. Il processo si basa su una tecnologia che 'ascolta' e identifica gli spot televisivi, dando contestualmente all'ad server l'ordine di acquistare spazi online disponibili su una serie di siti tematici. Molteplici studi condotti da Millward Brown hanno dimostrato l'efficacia della sincronizzazione del second screen nel media planning perché migliora la targetizzazione e la reach nei confronti degli utenti che vanno online durante i break pubblicitari televisivi. Questa tecnologia sarà ulteriormente sviluppata per incrementare il ROI degli investitori pubblicitari. 2. Le strategie social, mobile e digitali saranno più coordinate e integrate Sebbene molti brand abbiano ancora singole strategie e piani di mobile e social marketing, i publisher gradualmente si orienteranno verso misure cross-device, cross-platform e approcci cross mediali. 3. Passaggio da "big" a "intelligent data" Nel 2015, sempre più professionisti del marketing e Ceo considereranno fondamentali i big data, incrementando gli investimenti in piattaforme tecnologiche e in analisti dei dati. Ci si concentrerà soprattutto sulle metriche legate alla crescita delle vendite e sull'analisi dei dati riguardanti le vendite stesse. 4. I Paid micro-video ads invaderanno Vine e Instagram Nel 2014, Instagram, la nota piattaforma social di foto e video, ha iniziato a testare spot a pagamento con un numero ristretto di brand come Taco Bell e Hollister. Quest'anno verranno anche introdotti video a pagamento di 6 - 15 secondi. I canali offline come la tv potrebbero essere a loro volta influenzati da queste piattaforme trasmettendo, come avviene su Vine, short film relativi ai brand della durata di 15 secondi 5. Il marketing multiscreeen diventerà multi-generazionale Una recente indagine Millward Brown negli Usa sulle preferenze multiscreen ha scoperto le due linee guida nel definire le preferenze di schermo: l'età delle audience e il tempo e la concentrazione dedicate alla fruizione. Per esempio, I Millenials si sono già spostati dalla tv e dai desktop alle piataforme mobile, preferendo utilizzare internet sui loro smartphone. Così i digital marketers che vogliono raggiungere le vecchie audience (Gen x e Baby Boomers) devono equilibrare i loro messaggi sia ai device mobili che a quelli fissi. 6. Il Programmatic advertising diventerà più creativo e dinamico e meno "robot-generated" Nel 2014 il programmatic advertising ha dimostrato di essere la tipologia di digital media spending più efficiente in termini di costi, trasparente e facilmente misurabile. Millward Brown prevede che grazie ad algoritmi più sofisticati, gli ads programmatici saranno più creativamente adattabili, human-focused e altamente customizzabili. 7. Le nuove tecnologie valuteranno l'impatto del programmatic sul brand building Questo significa che chi fa marketing renderà questo tipo di messaggi veramente significativi e rilevanti per i consumatori. Gli algoritmi saranno rafforzati con più metriche per includere più dati riguardanti le audience, in linea con l'obiettivo di costruire una brand strategy completa. 8. I servizi location -based e il brand engagement saranno più rilevanti e meno intrusivi. I brand che rispettano la privacy degli utenti saranno meglio valutati. 9. Il Native advertising crescerà così come le partnership tra brand e publisher per la creazione di 'native advertorial'. 10. Con la popolarità e l'ubiquità dei device mobili, tutti i touchpoints dei ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 81 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Dati e Ricerche 04/02/2015 ADV Express Sito Web ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 82 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato brand diventeranno interattivi, a cavallo tra digitale e analogico, creando una customer experience omnichannel. 04/02/2015 ADV Express Sito Web Il nuovo Cosmopolitan.it: più internazionale, user friendly e native advertising oriented. Obiettivo 2015: +50% di raccolta Il nuovo sito, presentato oggi a Milano, spinge sulla condivisione dei contenuti sui social nework, sulla navigazione da mobile e su contenuti ad alto tasso di engagement come test, quiz, tanti nuovi modi per giocare con il brand e rendere le lettrici sempre più protagoniste. Inoltre i native advertising sono naturalmente inseriti nella navigazione a partire dalla testata della Home Page personalizzabile a a quattro mani con la redazione (Branded Header). Cancelliere: "Il 2014 si è chiuso con una crescita vicina al +30% con una quota pari al 17% sul totale raccolta del brand Cosmopolitan ed un'incidenza delle Iniziative Speciali superiore al 50%. Il peso i di Cosmo.it sul totale raccolta Digital del Gruppo supera di poco il 10%. Presentato oggi a Milano il nuovo sito di Cosmopolitan: più internazionale, più user friendly e native advertising oriented. Cosmopolitan è una vera rock b(r)and! spiega in una nota stampa il direttore Francesca Delogu (nella foto): " La forza del nostro media brand Cosmo, il mensile femminile più ricco di storia e più letto al mondo, è il suo essere un vero e proprio lovemark multipiattaforma. Ci piace definire Cosmopolitan un Rock Brand perché il rapporto con le nostre lettrici, le nostre followers è un po' quello che si instaura tra una band e le sue fan. Cosmo è come un quartetto composto da carta, web, tablet e smartphone, un gruppo musicale in cui ogni elemento suono in perfetta armonia. 2) Parola d'ordine: condivisione. In un mondo dove lo sharing è diventato imprescindibile Cosmopolitan.it offre ovunque pulsanti di condivisione all'interno delle diverse aree, tutti connessi con i principali social network. Il nuovo Cosmopolitan.it è il primo tra i siti internazionali non in lingua inglese, a utilizzare la piattaforma RAMS proprietaria, che permette sharing immediato di contenuti tra tutte le 62 edizioni internazionali. 3) E' fatto per essere navigato da mobile: Total responsive, è pensato soprattutto per un utilizzo Mobile in grado di organizzare la struttura dei contenuti a seconda del device (già arrivato al 50% di accessi unici). 4) Amplifica ai massimi livelli l'interazione con la propria community grazie a un'architettura facile e divertente da usare e a tanti contenuti editoriali perfetti per la call to action: test, quiz, tanti nuovi modi per giocare con il brand e rendere le lettrici sempre più protagoniste 5) Porta ai massimi livelli l'engagement delle lettrici: sul nuovo sito di Cosmo i contenuti di native advertising sono naturalmente inseriti nella navigazione a partire dalla testata della Home Page personalizzabile a a quattro mani con la redazione (Branded Header). Il nuovo sito parte sull'onda del successo raggiunto a Dicembre 2014, con quasi 1 milione di unique browsers (webtrekk), +42% su Dicembre 2013. Riguardo all'obiettivo di raccolta, Marco Cancelliere (nella foto) direttore generale advertising di Hearst magazines Italia, spiega ad ADVexpress che la crescita prevista per quest'anno, grazie al rilancio ed all'utilizzo della nuova piattaforma, è del 50%. Il 2014 si è chiuso con una crescita vicina al +30% con una quota pari al 17% sul totale raccolta del brand Cosmopolitan ed un'incidenza delle Iniziative Speciali superiore al 50%. Il peso i di Cosmo.it sul totale raccolta Digital del Gruppo supera di poco il 10%. EC ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 83 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Media 04/02/2015 ADV Express Sito Web Accordo tra Italiaonline e Overplace per il local advertising a vantaggio delle PMI Con la piattaforma software di Overplace denominata Web Media Center, le aziende locali potranno gestire in modo semplice e immediato una suite integrata nella directory di Virgilio che pubblicizza la loro attività ed è ottimizzata per il Mobile.Italiaonline , prima internet company italiana con i portali Libero.it e Virgilio.it e l'account di posta elettronica Libero Mail e Overplace , giovane società umbra specializzata nello sviluppo di soluzioni per il mercato digitale locale, hanno concluso un accordo di partnership per rispondere in maniera innovativa al bisogno di comunicazione e relazione delle micro imprese e PMI italiane, alle prese con le nuove strategie di ricerca, selezione e acquisto del consumatore digitale. L'intesa è nata con l'obiettivo di trovare un partner in grado di completare l'offerta digitale di Italiaonline sul mercato Local, presidiata con la concessionaria di pubblicità ADV Locale, la directory 1254 e gli 8.100 portali locali, uno per ogni comune italiano. Con la piattaforma software di Overplace denominata Web Media Center, le aziende locali potranno gestire in modo semplice e immediato una suite integrata nella directory di Virgilio che pubblicizza la loro attività ed è ottimizzata per il Mobile. La "vetrina virtuale" powered by Overplace è completa di funzionalità quali: promozioni per ingaggiare e fidelizzare i consumatori finali; coupon per le offerte shock; prenotazioni di servizi e booking; modulo Facebook per potenziare con efficacia i profili social aziendali; messaggi per l'invio massivo di offerte e comunicazioni; feedback per la richiesta di recensioni dei clienti; e infine la gestione degli accessi wi-fi free. E' una soluzione che va incontro ai "social shopper", i nuovi consumatori in costante aumento, che utilizzano giornalmente servizi quali coupon e booking. Per Italiaonline , la partnership con Overplace è quindi il mezzo ideale per proseguire il cammino verso la sua mission di comporre un'offerta completa e competitiva di servizi di comunicazione destinati alle imprese locali. EC ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 84 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Internet 04/02/2015 ADV Express Sito Web Federico Filippa nuovo PR Manager di Subito.it Filippa avrà la responsabilità delle attività di media e public relations per la piattaforma digitale n. 1 in Italia per la compravendita dell'usato e risponderà a Melany Libraro, General Manager di Subito.it.Subito.it ( www.subito.it ) , la piattaforma digitale n. 1 in Italia per la compravendita dell'usato con oltre 8,8 milioni di utenti unici mensili*, annuncia l'ingresso di Federico Filippa con la carica di PR Manager . Filippa avrà la responsabilità delle attività di media e public relations e risponderà a Melany Libraro, General Manager di Subito.it. Classe 1979, laureato in Relazioni Pubbliche all'Università degli Studi di Udine e con un corso di specializzazione in Social Media Marketing Specialist alla Boscolo Factory School di Milano, Federico Filippa entra in Subito.it dopo aver maturato un'esperienza decennale nel settore della comunicazione in importanti realtà del panorama internazionale e nazionale. Filippa nasce come giornalista nel 2002 nella redazione de "Il Piccolo" di Trieste prima di partire per New York all'Ufficio Stampa della Rappresentanza Diplomatica Italiana alla Nazioni Unite. Lavora a Milano dal 2005 prima nella Corporate Communications di Siemens, poi in Hill & Knowlton dove inizia a trattare anche la materia "comunicazione interna" per gli stabilimenti del Gruppo FIAT. Nel 2011 in Alcantara sviluppa i principali social media aziendali per poi diventare dal 2012 Communication, Public Affairs and Social Media Manager di NH Italia S.p.A. (NH Hotel Group). "L'ingresso nel team di una figura come Federico Filippa contribuirà a consolidare ulteriormente e far crescere l'immagine del brand di Subito.it" ha dichiarato Melany Libraro, General Manager di Subito.it. "Affronto questa nuova avventura con la voglia di mettere a disposizione tutte le mie esperienze e competenze per rafforzare sempre di più il posizionamento di Subito.it e con l'entusiasmo di entrare a far parte di una realtà giovane e dinamica che si sta distinguendo sul mercato italiano per innovazione e passione" ha commentato Federico Filippa . EC ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 85 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Persone 05/02/2015 ADV Express Sito Web TRUE COMPANY amplia il team con l'arrivo di Emanuela Cutone, Giovanni Trabucco e Giuseppe Lay Emanuela Cutone è la General Manager del gruppo ed è già alla guida di tutti i lavori in essere e di tutti i progetti appena avviati. Giovanni Trabucco è il nuovo Executive Creative Director di TRUE COMPANY. Giuseppe Lay è Digital Account di TREEWEB. Il gruppo, che ha sede nel cuore del quartiere Isola, conta oggi uno staff di più di 30 professionisti specializzati nei diversi ambiti della comunicazione, dall'advertising (TRUE) al digital (TREEWEB), dal branding (3DESIGN) alle public relations (CHILI PR), sino al web development TRUE LAB.TRUE COMPANY, gruppo italiano di agenzie con competenze nelle specializzazioni verticali al servizio delle imprese, delle marche e dei prodotti, ha inaugurato il 2015 con l'arrivo di nuove figure all'interno del gruppo, nello specifico Emanuela Cutone, Giovanni Trabucco e Giuseppe Lay. Emanuela Cutone è la General Manager del gruppo ed è già alla guida di tutti i lavori in essere e di tutti i progetti appena avviati. Dopo una laurea in Scienze Politiche alla Luiss di Roma e il master di Publitalia in marketing e comunicazione ha iniziato la sua carriera in Saatchi & Saatchi prima a Roma e poi a Milano e negli ultimi 14 anni in DVL BBDO come vicedirettore generale. Ha lavorato sia su clienti internazionali (Bayer, Mars, Pepsi) che nazionali (UBI Banca, CheBanca!, Sisal). Giovanni Trabucco è Executive Creative Director di TRUE COMPANY. Dopo un'esperienza pregressa di 4 anni in 3DESIGN e 2 anni in White, Red & Green, è tornato per dare il suo contributo creativo al gruppo. Nella sua carriera ha lavorato sia su clienti nazionali che internazionali, tra cui Sony, Monterosa Ski, Bosch, Siemens e Gruppo Coin (Upim, Blukids). Giuseppe Lay è Digital Account di TREEWEB. Di origine sarde, ma trapiantato a Milano è nel settore della comunicazione pubblicitaria dal 2009. In questi anni ha operato all'interno di agenzie pubblicitarie tra cui Bcube Srl e ALL Srl e il partner associato KIWIDIGITAL Srl , prima in ambito ATL, poi digital e BTL su eventi e attività promozionali per numerosi clienti, tra cui Campari e MINI. Il gruppo, che ha sede nel cuore del quartiere Isola, conta oggi uno staff di più di 30 professionisti specializzati nei diversi ambiti della comunicazione, dall' advertising (TRUE) al digital (TREEWEB), dal branding (3DESIGN) alle public relations (CHILI PR), sino al web development TRUE LAB. (Nella foto da sinistra Giuseppe Lay, Emanuela Cutone e Giovanni Trabucco). ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 86 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Persone 05/02/2015 ADV Express Sito Web A Leo Burnett Italia la comunicazione globale della fabbrica d'armi Pietro Beretta , ottenuto in seguito a una consultazione internazionale, riguarda lo sviluppo delle attività di comunicazione per tutti i prodotti a marchio Beretta, trasversalmente dai prodotti arma fino alla gamma Clothing & Accessories. L'agenzia guidata da Giorgio Brenna è incaricata di creare un piano di comunicazione che prevedrà lo sviluppo di campagne ATL, BTL e Digital nei principali mercati come l'Italia, gli U.S.A, UK, Francia, Russia, Australia e Nuova Zelanda.Dopo una consultazione internazionale che ha visto coinvolte le principali sigle dell'advertising mondiale, Beretta ha incaricato Leo Burnett Italia, l'agenzia guidata da Giorgio Brenna (nella foto), come hub internazionale per le proprie attività di comunicazione. Beretta vanta una tradizione di oltre 500 anni di storia, ed è una delle pochissime aziende internazionali che si tramanda da 15 generazioni. L'incarico riguarda lo sviluppo delle attività di comunicazione per tutti i prodotti a marchio Beretta, trasversalmente dai prodotti arma fino alla gamma Clothing & Accessories. L'agenzia è incaricata di creare un piano di comunicazione che prevedrà lo sviluppo di campagne ATL, BTL e Digital nei principali mercati come l'Italia, gli U.S.A, UK, Francia, Russia, Australia e Nuova Zelanda. SP ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 87 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Electronic Arts avvia una revisione del media pan-europeo da oltre 100 mln di euro 05/02/2015 ADV Express Sito Web Benetton Group rilancia Sisley e sceglie Fedez per la nuova campagna firmata Factory 27 (Condé Nast). Sul web il 40% del budget Con l'obiettivo di potenziarsi sul mercato domestico, il marchio di moda del gruppo al centro di un piano strategico che ne intende ridelineare la presenza nazionale attravrso una serie di nuove aperture e restyling dei punti vendita dedicati. A supporto della nuova collezione P/E la campagna che vede il rapper milanese e la fidanzata Giulia Valentina protagonisti degli scatti del celebre fotografo americano Wayne Maser. Il piano media curato da Mec prevede uscite stampa, affissioni e web. Riflettori puntati su Sisley. Il marchio di Benetton Group si rilancia in Italia inaugurando una nuova stagione ricca di aperture e restyling dei propri punti vendita e torna sulla scena mediatica con la nuova campagna P/E 2015 che vede protagonista il rapper milanese Fedez e la fidanzata Giulia Valentina ritratti negli scatti del celebre fotografo americano Wayne Maser. Nel suo portfolio sterminato ci sono i nomi di Elizabeth Taylor, Johnny Depp, Madonna, Mikhail Baryshnikov, Clint Eastwood e di molte altre celebritiy. "Nel 2015 abbiamo rifocalizzato l'attenzione su Sisley e il suo potenziamento sul mercato domestico per dare sempre più valore alla sua italianità" ha dichiarato Gianluca Pastore, worldwide communication director Benetton Group. "E chi meglio di Fedez poteva rappresentare l'immagine di una marca che ha fatto di sexiness, ironia e unconventional i valori cardine della propria essenza. Sisley vanta una storia in comunicazione che molte volte ha fatto discutere e la nuova campagna è stata sviluppata in coerenza con l'approccio passato ma con un occhio di riguardo alle nuove forme di comunicazione. Sempre più coinvolgenti e interattive. Le domande che compaiono nei diversi soggetti della campagna (per ora 6 ma diventeranno 9 con i tre per le licenze accessori), sono le stesse che rivolgiamo alle persone per instaurare con loro un rapporto più intimo e bidirezionale. Il digitale è un canale su cui noi, a livello di gruppo, investiamo molto: il 40% circa del budget annuo. Anche per questa campagna la presenza online sarà massiccia e verrà affiancata dal lancio del nuovo sito Sisley firmato Kokokaka e costruito all'insegna di usability e interazione. " Obiettivi ambiziosi per Sisley che intendono portare il marchio a valere il 15% del fatturato globale del Gruppo, che ha archiviato il 2014 in linea con l'anno precedente (chiuso a 1,64 miliardi di euro di sell in). Per il 2015 gli investimenti in comunicazione di Benetton Group saranno in linea con il 2014 e il 35% degli stessi sarà dedicato all'Italia. A firmare la creatività del nuovo format di comunicazione Factory 27 sotto la direzione creativa di Cristina Baccelli. La divisione del gruppo editoriale Condé Nast ha ideato Sisleystories, un'intervista "visiva" realizzata con un personaggio che con la sua potenza iconica racconta lo stile del marchio. Il concept si basa su un'intervista immaginaria, tradotta visivamente da una creatività in cui compaiono una serie di domande le cui risposte sono le immagini stesse della campagna. Sisley ha sempre voluto raccontare molto di più che un semplice prodotto: centro nevralgico sono persone caratterizzate da personalità poliedriche e contrastanti, da vite appassionate e fuori dagli schemi. Guarda il video. Fedez, (il suo vero nome è Federico Leonardo Lucia) oltre ad essere musicista, producer e artista curioso è in assoluto il personaggio mediatico dell'anno, che con Sisley si misura per la prima volta nella veste di interprete di una campagna di moda. Dalla tv alla carta stampata, dalla rete alle radio, non si fa che parlare di lui. Soprattutto perché ha inaugurato uno "stile non comune", che conquista donne e uomini di tutte le età. Fedez ha uno stile metropolitano, veloce, ribelle. Ma anche ironico e spregiudicato al "punto giusto" da incarnare il mood e l'anima del marchio stesso. Nella campagna sono forti i riferimenti al protagonista maschile come personaggio della musica e dello spettacolo, con domande "piccanti" e qualche provocazione in piena coerenza con i core values di Sisley: sensuale e contemporaneo, capace di seguire i trend con individualismo e creatività. Un mix nel quale si sovrappongono l'ironia e il feeling della coppia. La campagna è pianificata da Mec su periodici, quotidiani, web e in affissione, a partire dal 12 febbraio, insieme ad un'intensa attività sui canali social. Sisleystories prosegue poi nei flagship Sisley di Milano, Roma e Firenze, dove a partire dal 25 marzo a Milano, Fedez sarà protagonista di esclusivi eventi in ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 88 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Pubblicità 05/02/2015 ADV Express Sito Web ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 89 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato store. Da febbraio, sul nuovo sito Sisley.com, sarà online un'intervista esclusiva ai due protagonisti, e sarà possibile visionare la gallery dei loro look preferiti, scelti personalmente dalla collezione Sisley PE 2015. 06/02/2015 ADV Express Sito Web Nasce 'Sfide in cucina', il web talent del Grana Padano DOP Granarolo Su www.sfideincucina.it un concorso a premi in cui creare la tua ricetta con il "Grana Padano DOP Granarolo". Saranno gli stessi utenti del sito a decidere, attraverso una votazione online, il vincitore di ciascuna sfida, che si aggiudicherà un carnet di buoni acquisto di prodotti Granarolo del valore di 150 €. L'iniziativa si lega all'attività di advertising di Granarolo durante la nuova edizione di "Masterchef Italia" ed è esteso a tutto il territorio nazionale. Il 6 maggio 2015 sarà estratto il vincitore del premio finale: un robot da cucina della Vorwerk Contempora S.r.l., modello Bimby TM5.Granarolo S.p.A., il maggiore operatore agroindustriale del Paese a capitale italiano, lancia il concorso a premi "Sfide in cucina", web talent rivolto a coloro che acquisteranno Grana Padano DOP Granarolo in formato grattugiato (confezione da 90g) e/o a spicchio (confezione da 200g). Il concorso si lega all'attività di advertising di Granarolo durante la nuova edizione di "Masterchef Italia" ed è esteso a tutto il territorio nazionale. Partecipare è semplice: iscrivendosi sul sito www.sfideincucina.it, i partecipanti potranno cimentarsi in una delle tre sfide culinarie, nelle quali dovranno realizzare una ricetta in cui sia presente il Grana Padano DOP Granarolo. La prima sfida, denominata "romantica" (dal 5 al 19 febbraio 2015), consiste nel realizzare una pietanza da accompagnare a una serata. La seconda è quella "aperitivo" (dal 5 al 19 marzo 2015), per creare un piatto ideale per l'happy hour. Nella terza, la "regionale" (dal 2 al 16 aprile 2015), i partecipanti si sfideranno nella preparazione del piatto regionale Tutte le ricette dovranno essere realizzate utilizzando uno dei due prodotti Grana Padano DOP Granarolo promozionati. Saranno gli stessi utenti del sito a decidere, attraverso una votazione online, il vincitore di ciascuna sfida, che si aggiudicherà un carnet di buoni acquisto di prodotti Granarolo del valore di 150 €. Il 6 maggio 2015 sarà estratto il vincitore del premio finale: un robot da cucina della Vorwerk Contempora S.r.l., modello Bimby TM5. Ma vince anche chi vota: tra tutti gli utenti registrati, che abbiano espresso almeno una preferenza, sarà estratto un carnet di buoni acquisto del valore di 100 €. Regolamento e modalità di partecipazione su www.sfideincucina.it ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 90 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Internet 06/02/2015 ADV Express Sito Web Imille vince la gara e diventa la nuova agenzia digital e social di Corona Extra L'agenzia milanese si aggiudica il pitch per la comunicazione digitale 2015 che prevede il restyle del sito web del brand di birra, la gestione dei social network, il viral marketing e le attivazionisul territorio. Imille seguirà l'attività social che sarà il fulcro della comunicazione 2015, a cui si connetteranno una serie di attivazioni che, dallo sport alla musica, da sempre accompagnano Corona. Obiettivo della strategia digital è di creare uno state of mind attraverso una comunicazione multi-piattaforma fresca, solare e senza etichette. A seguito di una consultazione che ha visto la partecipazione di tre agenzie, Anheuser-Busch Inbev Italia affida a Imille il budget digital 2015 di Corona Extra. Come si legge nella nota stampa, Imille ha convinto con una proposta integrata che interpreta estendendo il nuovo posizionamento della birra messicana. Dopo aver ripreso la distribuzione del brand Corona nel 2014 AB Inbev Italia metterà in campo molte attività di marketing sul territorio italiano nel 2015 con un grande focus sul digitale. Nel 2015 Corona estenderà ilsuo 'spirit of the beach' con diverse attività digitali e sul territorio. Imille seguirà l'attività social che sarà il fulcro della comunicazione 2015, a cui si connetteranno una serie di attivazioni che, dallo sport alla musica, da sempre accompagnano Corona. Obiettivo della strategia digital è di creare uno state of mind attraverso una comunicazione multi-piattaforma fresca, solare e senza etichette. Proprio come sono Corona e il suo target. Una comunicazione che rispecchi, in ogni sua espressione, le qualità e l'essenza di questa birra, ma anche tutti i suoi valori. "Non potevamo chiedere di meglio, Corona è il marchio perfetto per Imille perché possiede la giusta dose di coolness e innovazione che ci permetterà di esprimerci come piace a noi, ovvero lavorare divertendoci, - ribadisce Paolo Pascolo, Creative Director Imille - abbiamo subito colto la sfida di far crescere il brand in Itali amettendo in campo idee e soluzioni di grande effetto." EC ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 91 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Internet 06/02/2015 ADV Express Sito Web Ritorno in tv e sul web per Transitions Optical. Firma DDB On air in primavera sulle principali reti tv e in rete, la campagna di Transitions Optical vuole supportare i Centri Ottici nel compito di consigliare ai propri clienti attuali e potenziali un prodotto innovativo e riconosciuto come Transitions. Lo spot televisivo raffigura un dimmer in primo piano, che regola l'intensità della luce percepita a seconda delle condizioni esterne. Qualunque siano le condizioni di luce, la campagna pubblicitaria di Transitions mostra in modo immediato come le lenti riescano ad adattarsi perfettamente a qualsiasi cambiamento di luce.Dopo il successo dello scorso anno, Transitions Optical annuncia che in Italia in primavera ripartirà la sua campagna di comunicazione 2015 su tv e web, firmata DDB. Da diversi anni Transitions Optical investe in comunicazione media per accrescere sempre più la notorietà delle sue lenti dinamiche e incoraggiare coloro che indossano occhiali a valutare i benefici offerti dalle lenti Transitions, richiedendole così direttamente presso i propri Centri Ottici di fiducia. Nel corso dell'indagine effettuata tra i consumatori, la campagna media ha dimostrato di potenziare in modo significativo l'immagine del brand Transitions, spingendo l'utente all'acquisto. Lo spot on air ha catturato l'attenzione degli spettatori, dando loro un'esperienza reale di 'visione attraverso la lente' e dimostrando la capacità di adattamento delle lenti Transitions nella vita di tutti i giorni. On air in primavera sulle principali reti tv e sul web, la campagna di Transitions Optical vuole supportare i Centri Ottici nel compito di consigliare ai propri clienti attuali e potenziali un prodotto innovativo e riconosciuto come Transitions. Lo spot televisivo raffigura un dimmer in primo piano, che regola l'intensità della luce percepita a seconda delle condizioni esterne. Qualunque siano le condizioni di luce, sia che si tratti della luce al tramonto o quella del sole del primo mattino, la campagna pubblicitaria di Transitions mostra in modo immediato come le lenti riescano ad adattarsi perfettamente a qualsiasi cambiamento di luce, riuscendo a garantire colori più vividi e migliorando la visione durante tutto l'arco del giorno. L'immagine del dimmer ha dimostrato di essere efficace per spiegare i vantaggi delle lenti, facendo vivere al telespettatore una experience in prima persona. Una novità per la campagna 2015: lo spot si chiude con un importante messaggio ai consumatori 'Scegli le autentiche, chiedi al tuo Centro Ottico il Certificato di Autenticità'. Un messaggio chiave che permetterà ai Centri Ottici Partner Transitions di differenziarsi nell'offerta ai propri clienti, offrendo loro la garanzia che stanno acquistando un prodotto autentico di grande qualità. SP ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 92 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Pubblicità 06/02/2015 ADV Express Sito Web Alkemy acquisisce TSC Consulting e raggiunge oltre 30 mln per fatturato aggregato La società romana,con sedi anche a Milano, Cagliari e Rende (Cosenza) è specializzata in system integration, R&S di tecnologie di frontiera e service per l'area communication ed eCommerce. Grazie a questa operazione Alkemy raggiunge 200 persone per membri dello staff, rafforza inoltre le quote della società in mano al management. L'acquisizione consente inoltre alla società di consolidare le proprie competenze in ambito tecnologico e di affacciarsi sul mercato della digital transformation, caratterizzato da ampi tassi di sviluppo.Alkemy, digital enabler italiano, apre il 2015 mettendo a segno la sua seconda acquisizione a poco più di due anni dalla costituzione. Entra a far parte del gruppo - che integra all'interno di un'unica struttura servizi di Digital Advisory, eCommerce, Digital Media Planning, Performance Marketing, Social Media & Digital PR, Agency - TSC Consulting: società romana,con sedi anche a Milano, Cagliari e Rende (Cosenza), specializzata in system integration (open source & cloud services soprattutto), R&S di tecnologie di frontiera e service per l'area communication ed eCommerce (innovation lab di Cagliari). Francesco Beraldi, insieme ai manager della società, conferiscono infatti il 100% di TSC Consulting - 80 persone e 7 milioni di fatturato - nella società milanese guidata da Duccio Vitali (Amministratore Delegato) diventando socio con una quota di circa il 15%. Grazie a questa operazione Alkemy raggiunge dimensioni di oltre 30 milioni di euro per fatturato aggregato e 200 persone per membri dello staff, rafforza inoltre le quote della società in mano al management. L'acquisizione consente inoltre alla società di consolidare le proprie competenze in ambito tecnologico e di affacciarsi sul mercato della digital transformation, caratterizzato da ampi tassi di sviluppo. La crescita costante registrata da Alkemy in questi due anni dalla nascita, conferma la validità dei presupposti e della visione di fondatori e management: la rilevanza sempre crescente del digitale nello sviluppo del business delle aziende - il comparto cresce infatti a ritmi del 15% l'anno e che supera il miliardo di euro di valore - insieme alla mancanza, sul mercato, di un attore forte che incorporasse più aree di specializzazione del digitale. "Con TSC Consulting a bordo rafforziamo le nostre competenze in ambito tecnologico ed entriamo anche nel settore della digital transformation. Il mercato cioè che ricomprende le tecnologie, la consulenza e le operations a supporto del digitale. A poco più di due anni dalla nostra nascita, direi che Alkemy si posiziona in come la realtà più rilevante, in Italia, in questo mercato", ha dichiarato Duccio Vitali (nella foto), Amministratore Delegato di Alkemy "L'ingresso in Alkemy consente a TSC di affiancare alla nostra area di specializzazione una visione più ampia, e maggiormente d'insieme, del mercato che ci aiuterà a sviluppare, insieme, soluzioni sempre più all'avanguardia", dichiarano Francesco Beraldi - ora Presidente della società e board member di Alkemy - insieme ad Alessandra Spada, imprenditori e fondatori di TSC Consulting, Alessandro Mattiacci, Vice Presidente di Alkemy, guiderà lo sviluppo della BU Digital Transformation come Amministratore Delegato di TSC. Con l'acquisizione di TSC, Alkemy consolida la sua leadership nel mercato dei servizi digitali B2B, con un fatturato consolidato di oltre 30 milioni di euro ed un EBITDA intorno al 12%. SP ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 93 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Internet 06/02/2015 ADV Express Sito Web Europ Assistance sceglie InTarget Group per il Performance Advertising La compagnia di assicurazioni attiva nell'ambito dell'assistenza privata ha rinnovato con l'agenzia di digital marketing l'incarico di Performance Advertising. La strategia elaborata da InTarget è orientata a un'evoluzione dell'approccio media di Europ Assistance al fine di massimizzare il presidio del customer journey degli utenti. Due gli elementi fondamentali del piano proposto. Da un parte si punta sul native advertising, dall'altra ci si focalizzerà sull'incremento delle performance attraverso un'attività di funnel optimization. Continua e si consolida il rapporto di partnership tra Europ Assistance e InTarget Group. La compagnia di assicurazioni attiva nell'ambito dell'assistenza privata ha rinnovato con l'agenzia di digital marketing l'incarico di Performance Advertising. "È il quinto anno consecutivo che lavoriamo insieme a InTarget - afferma Michele Petrilli, Market Manager Remote Channel di Europ Assistance - . Con la loro consulenza abbiamo avviato un percorso di progressivo investimento sulle attività adv che ci ha permesso di raggiungere importanti risultati in termini di fatturato del canale Web. Gli obiettivi del 2015 sono ancora più ambiziosi, tra tutti quello di trovare importanti sinergie multicanali tra Web e Phone. Grazie al lavoro svolto con InTarget siamo fiduciosi di poter confermare anche quest'anno il trend positivo di crescita". La strategia elaborata da InTarget è orientata a un'evoluzione dell'approccio media di Europ Assistance al fine di massimizzare il presidio del customer journey degli utenti. Due gli elementi fondamentali del piano proposto. Da un parte si punta sul native advertising, con il coinvolgimento di siti editoriali in particolar modo dell'area travel. L'integrazione sinergica tra le attività promozionali e quelle contestuali permetterà di avere una copertura capillare, efficace e ad ampio raggio strutturata su una serie differenziata di formati e modalità di posizionamento. Dall'altra, invece, ci si focalizzerà sull'incremento delle performance attraverso un'attività di funnel optimization volta a ridisegnare i passaggi chiave del percorso di conversione. "Mediante il monitoring e l'analisi di tutti gli step che portano all'acquisto delle polizze Europ Assistance, sia sul canale web che sul canale phone, sarà possibile individuare i principali KPI per ottimizzare il ritorno economico di entrambi i canali - afferma Andrea Zennaro (nella foto), Head of Advertising a InTarget Group - . I primi track di monitoring saranno focalizzati su attività di recording experience, form optimization e A/B testing su landing e percorsi dei funnel". SP ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 94 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Internet 06/02/2015 ADV Express Sito Web Nuovo assetto in Resolution by Omnicom Media Group con la nomina di Ambroso a Head of Data and Digital Comm. e Fossi a COO Il Gruppo guidato in Italia da Marco Girelli rafforza la sua strategia in ambito CRM con una nuova organizzazione della business unit dedicata ai servizi di marketing e comunicazione digitale e la nomina dei due manager con il compito di assicurare costantemente l'integrazione di Resolution con tutte le unit di lavoro e in tutte le fasi delle campagne di comunicazione. Omnicom Media Group, partner certificato di Google Analytics da giugno 2014, fa un passo oltre e rafforza la sua strategia in ambito CRM. Il processo di certificazione, completato 8 mesi dal team Analytics guidato da Mauro Ginelli, è nato per integrare soluzioni analitiche con le attività di comunicazione e di business analysis dei clienti del Gruppo che oggi, consolidata la competenza in ambito dati, prosegue un percorso verso "l'umanizzazione" del dato. In primis attraverso il nuovo assetto organizzativo di Resolution, la business unit dedicata ai servizi di marketing e comunicazione digitale al servizio dei clienti delle agenzie del gruppo, OMD e PHD. Lanciata in Italia nel 2013, Resolution è nata per raggruppare sotto un unico marchio i servizi di marketing e comunicazione digitale, dal Search all'ottimizzazione di dati al servizio dei clienti. Oggi la dimensione della unit è triplicata, proprio per andare incontro alle nuove opportunità di un mercato in rapido cambiamento e si ristruttura in modo da rispecchiare le esigenze organizzative che ne conseguono, innanzi tutto presso le aziende. Due le principali novità rispetto all'assetto organizzativo: la guida di Odoardo Ambroso (nella foto), Head of Data and Digital Communication e la nomina di Guido Fossi come Chief Operation Officer, con il compito di assicurare costantemente l'integrazione di Resolution con tutte le unit di lavoro e in tutte le fasi delle campagne di comunicazione. Ambroso possiede una solida esperienza, maturata prima nel marketing e poi in materia di dati e CRM sia presso grandi aziende - tra le quali ricordiamo Nestlé - e successivamente in strutture consulenziali ampliamente specializzate, come Ammiro Y2K. Fossi ha consolidato il proprio percorso professionale prima in ambito marketing per grandi aziende italiane (tra cui Manetti e Roberts, Bindi, Enervit) per poi approdare in Ammiro Y2K nel 2006 come responsabile del CRM. "Mai come oggi, nell'attuale contesto competitivo, siamo convinti che siano le persone a fare la differenza" commenta Marco Girelli, CEO di Omnicom Media Group. "Gli strumenti, senza le teste giuste, sono solo strumenti. I cookies, senza la capacità di dar loro un volto, non sono che stringhe di dati. Per questo stiamo investendo per inserire nel nostro team figure professionali con forti competenze verticali, in questo caso nell'ambito di analisi dei dati e CRM, e che grazie alla loro esperienza maturata in diverse realtà (ed in momenti di svolta chiave del mercato) possiedono una forte capacità di pensiero strategico integrato e trasversale: Odoardo e Guido sono tra queste. La nostra scommessa è quella di integrare tecnologia ed esperienza di comunicazione in modo da dare un volto personale - e quindi una comunicazione personalizzata e rilevante - ad ogni cookie." EC ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 95 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Internet 06/02/2015 Engage.it Sito Web Subito.it acquisisce la startup Dotadv nell'ambito di una collaborazione con Digital Magics Facendo sua la piattaforma dedicata alle PMI per la gestione automatica della pubblicità online , il sito di compravendite conferma la sua attenzione al mondo dell' advertising locale e delle piccole e medie imprese Subito.it e Digital Magics hanno avviato una collaborazione nell'ottica di trovare e sviluppare soluzioni innovative per la piattaforma digitale di Subito.it e il primo risultato si è concretizzato con l'acquisizione della startup Dotadv da parte di Subito.it.Dotadv - si legge nella nota con cui è stato ufficializzato l'accordo - è la prima piattaforma italiana dedicata alle PMI per la gestione automatica della pubblicità online, che si integra perfettamente con i processi redazionali e gestionali dell'editore. Il rapporto fra Subito.it e Dotadv, per l' advertising locale e i piccoli inserzionisti, nasce nel 2014. Avendone riconosciuto le potenzialità e funzionalità, oltre al modello di business estremamente scalabile, Subito.it ha deciso di estendere e implementare la tecnologia e il software proprietari di Dotadv - sviluppati dai fondatori Fausto Preste, Lorenzo Marzullo, Davide Fiorentini, Arrigo Benedetti Ciampi - integrando la piattaforma e facendola diventare un asset aziendale proprio.Fondata nel 2012, Dotadv ha sviluppato una piattaforma di self-service advertising che consente di automatizzare la vendita di spazi pubblicitari sul web in pochi semplici click sia per gli editori che per gli inserzionisti. L'idea si basa sul self-provisioning: l'investitore accede all'offerta dell'editore, sceglie gli spazi, configura la campagna e realizza il banner durante il processo di acquisto. Ricevuto l'ordine, il publisher ne controlla la qualità, lo approva e la campagna adv è subito pronta per essere online. Nei due anni di attività, importanti editori come Citynews (MilanoToday, RomaToday, NapoliToday), Gruppo Monrif (QN, Il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno), Fanpage.it e anche Subito.it hanno scelto la tecnologia di Dotadv.«L'acquisizione di Dotadv mira a rafforzare il posizionamento e la leadership di Subito.it nel mercato dell'advertising locale e delle piccole-medie imprese - afferma Melany Libraro, general manager di Subito.it -. Grazie all'integrazione della piattaforma, la concessionaria di Subito.it potrà offrire a tutti i propri clienti soluzioni sempre più personalizzabili. Subito.it continuerà a collaborare con Digital Magics e con altri incubatori nell'ottica di trovare e sviluppare soluzioni innovative per la piattaforma digitale di Subito.it».«Dalla collaborazione con Dotadv da subito abbiamo riconosciuto il valore del team e del servizio tecnologico. Qualche mese fa hanno chiesto il nostro supporto nel processo di accelerazione e cessione, per le competenze e le esperienze del team di Digital Magics. Abbiamo deciso di supportare Fausto Preste e gli altri fondatori per dare un segnale all'ecosistema del venture capital e alle imprese italiane. Ci sono ancora poche operazioni di M&A su startup in Italia e il fatto che una realtà in forte crescita come Subito.it e il suo gruppo industriale internazionale abbiano deciso di investire in una tecnologia digitale italiana, acquisendola, deve essere da esempio per tutti», aggiunge Alessandro Malacart, partner e co-ceo di Digital Magics.«L'avventura di Dotadv consiste nell'ottimizzazione di processi comuni a tutta l'industria dell'online advertising, ma Subito.it ha dimostrato immediatamente un'attenzione particolare per il nostro modello e una velocità straordinaria nell'implementarlo efficacemente. L'acquisizione è stata la naturale evoluzione di una partnership orientata alla creazione di nuovo valore. Digital Magics ha giocato un ruolo fondamentale nell'operazione, che per la sua complessità sarebbe stata di difficile approccio per una startup come Dotadv», commenta Fausto Preste, fondatore di Dotadv. ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 96 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Tecnologia 06/02/2015 Engage.it Sito Web Europ Assistance e InTarget Group: rinnovata la partnership per il performance advertising La strategia elaborata dall'agenzia è orientata a un'evoluzione dell'approccio media della compagnia di assicurazioni al fine di massimizzare il presidio del customer journey degli utenti Continua la partnership tra Europ Assistance e InTarget Group. La compagnia di assicurazioni ha rinnovato con l'agenzia di digital marketing l'incarico di performance advertising.«È il quinto anno consecutivo che lavoriamo insieme a InTarget - afferma Michele Petrilli, market manager remote channel di Europ Assistance, come riportato dalla nota stampa - Con la loro consulenza abbiamo avviato un percorso di progressivo investimento sulle attività adv che ci ha permesso di raggiungere importanti risultati in termini di fatturato del canale Web. Gli obiettivi del 2015 sono ancora più ambiziosi, tra tutti quello di trovare importanti sinergie multicanali tra web e phone. Grazie al lavoro svolto con InTarget siamo fiduciosi di poter confermare anche quest'anno il trend positivo di crescita».La strategia elaborata dall'agenzia è orientata a un'evoluzione dell'approccio media di Europ Assistance al fine di massimizzare il presidio del customer journey degli utenti. Due gli elementi del piano proposto. Da un parte si punta sul native advertising, con il coinvolgimento di siti editoriali in particolar modo dell'area travel. Dall'altra, invece, ci si focalizzerà sull'incremento delle performance attraverso un'attività di funnel optimization volta a ridisegnare i passaggi chiave del percorso di conversione.«Mediante il monitoring e l'analisi di tutti gli step che portano all'acquisto delle polizze Europ Assistance, sia sul canale web sia sul canale phone, sarà possibile individuare i principali KPI per ottimizzare il ritorno economico di entrambi i canali - afferma Andrea Zennaro, head of advertising a InTarget Group - I primi track di monitoring saranno focalizzati su attività di recording experience, form optimization e A/B testing su landing e percorsi dei funnel». ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 09/02/2015 97 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Tecnologia SCENARIO POLITICO/ECONOMICO 143 articoli 07/02/2015 Corriere della Sera Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) Verdini non si sente colpevole «Nani e ballerine fanno festa» Francesco Verderami Non dovendo più scrivere i suoi report per Silvio Berlusconi, Denis Verdini si è messo a scrivere le sue memorie, che sono per ora fogli scritti a mano, sparsi sulla scrivania. Non è casuale che l'uomo della trattativa con Matteo Renzi abbia iniziato il racconto dalla fine, perché risalendo il sentiero verso la sorgente si possono meglio analizzare le vicende, le ragioni e gli errori, propri ed altrui. Certo, l'autobiografia sfocia sovente nel mare dell'autoassoluzione, e lui in Forza Italia è l'imputato. Che ha scelto la scrittura per dire la sua verità. Eccolo l'artefice del Nazareno, «è grazie a Denis, alla sua intuizione, che un anno fa siamo rientrati in gioco», aveva esordito Berlusconi all'ultimo vertice di Forza Italia, prima di dargli il benservito: «Ora però dobbiamo uscire dall'equivoco». Di equivoci nel Patto con Renzi e nella sua gestione ce n'erano stati troppi perché il leader e il suo ambasciatore potessero riassumerli nella furibonda lite della sera prima. Ed è con un riferimento a quello scontro che inizia il racconto di Verdini: «In una monarchia il re è la legge. E se il re dice "la legge sono io", meglio aspettare che si sfoghi». Perciò il giorno seguente, quando era stato richiamato a corte, aveva disertato l'appuntamento: «Sono a un funerale». Verdini aveva perso tre volte in un colpo solo: perché era saltato il Patto, perché era stato accerchiato dal «cerchio magico», e perché - siccome in Forza Italia il leader non sbaglia mai - aveva sbagliato solo lui. Ma Verdini sentiva di aver vinto: perché il Patto non era davvero saltato, perché non aveva accettato di dimissionarsi, e perché Renzi aveva annunciato di non voler parlare con altri messaggeri dell'ex premier: «Ho fatto sapere che, se vogliono, li faccio mettere in contatto con il mio vice al partito, Lorenzo Guerini. Vadano al Nazareno a parlare con lui. Anche Berlusconi». Per quanto messo al rogo, Verdini non sembra temere le fiamme dell'inferno politico. Almeno così c'è scritto nelle sue memorie: «Mi sento sollevato, libero da responsabilità. Osservo nani e ballerine far festa per la fine del Patto. Io sto seduto sulla riva del fiume in attesa di pescare qualche pesciolino. Come Mike Bongiorno, sto lì: busta numero uno, busta numero due e busta numero tre...». Non è dato sapere a cosa alluda con quest'ultimo concetto. Lui, che si muove tra le colonne e però tiene sulla scrivania un piccolo Vangelo rilegato in pelle rosso fuoco, spesso parla e scrive senza volersi fare decrittare. E poco più sotto, nello stesso foglio, descrive la scena del Palazzo dopo l'elezione di Sergio Mattarella al Colle: «Il Pd attende, tranquillo che (frase incomprensibile, ndr)... Fuga di grillini in massa, il comandante zero alla guida di soldatini con piedi d'argilla, la nuova leva nordista che gonfia il petto. E Renzi sulla tolda di comando che - libero da patti - addomestica la tigre comunista alla sua sinistra, prepara rappresaglie, e intanto organizza truppe come faceva Masaniello: quelli con il fazzoletto di qua, quelli senza fazzoletto di là». La frase meriterebbe un'esegesi, specie quando rivela che Renzi starebbe preparando «rappresaglie»: Verdini si riferisce forse alle prossime norme del governo in materia di giustizia, fisco ed emittenza? Più chiaro è invece il riferimento al premier che «organizza truppe» in Parlamento. Sono i nuovi Responsabili, che oggi vengono pubblicamente lodati dalla vicesegretaria del Pd, Debora Serracchiani, la stessa che quando i gruppi vennero organizzati per salvare Berlusconi - si espose per accusare di mercimonio politico quella teppa: «Eccoli, i Disponibili, che chiedono un piatto di lenticchie. Questo sarebbe il simbolo giusto per la loro formazione». Così va il mondo e la (doppia) morale. Verdini non se ne cura. Anzi, essendo l'inventore di quel brevetto, annota come «ora è facile copiarlo, perché la gente tiene famiglia, non vuole andare a casa, e bussa alla porta di Renzi. Ai miei tempi fu diverso». Eppoi, quanto sta accadendo è l'effetto della sfida per il Quirinale, durante la quale il centrodestra ha commesso degli errori di cui si sente (in parte) responsabile. Il patto di consultazione con Angelino Alfano, per esempio... Scrive Verdini: «Fu una riunione tra fratelli ritrovati. Ma ci facemmo prendere dai sentimenti, SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 99 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SETTEGIORNI 07/02/2015 Corriere della Sera Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 100 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato perdendo il senso della ragione. Renzi lo conosco, non avrebbe permesso che il nostro desiderio si realizzasse. Infatti andò così. Ncd non poteva a quel punto uscire dal governo. Né deve farlo. Per andare dove ora? Il centrodestra è in frantumi. Salvini pensa di vincere. Non vincerà mai. Quando in Francia Le Pen andò al ballottaggio con Chirac, non ci fu partita». Più che l'analisi della situazione, o il passaggio su Renzi che «conosco» - e che evoca lo stretto rapporto di Verdini con il premier - colpisce l'afflato verso «i fratelli ritrovati», gli «amici di Ncd e Udc» con cui - prosegue nello scritto - «ci siamo detti che in prospettiva bisognerà ricostruire. Ma ci vorrà tempo e pazienza. E servirà che Berlusconi capisca cosa loro hanno spiegato, con garbo e determinazione, quando hanno posto il problema del rapporto con la Lega e il tema della leadership». Siccome non è un testo apocrifo, sono sensazionali le rivelazioni contenute in questi fogli, dove - per la prima volta - un dirigente forzista definisce un «errore la fine del Pdl»: «La rottura fu un errore strategico, perché dividersi è significato indebolirci reciprocamente. Se non lo avessimo fatto, forse oggi non ci sarebbe stato Renzi». Così Verdini arriva alla sorgente dei mali del centrodestra, che è la rottura con il governo Letta: «Resto convinto che la crisi andasse aperta per dare un segno di solidarietà a Berlusconi, ingiustamente estromesso dal Senato. Ma la mia tesi era che dopo quindici giorni avremmo fatto un altro governo». È la sua «tesi» che cela però un'altra verità. Francesco Verderami © RIPRODUZIONE RISERVATA I dissensi Dopo il voto per il capo dello Stato, cresce la tensione dentro Forza Italia. Quando, il 29 gennaio, Renzi annuncia che punterà sul nome di Mattarella, Berlusconi reagisce: violati i patti. L'indicazione per gli azzurri è di votare scheda bianca A finire nel mirino delle critiche è soprattutto Denis Verdini, che ha gestito la trattativa con il premier sul patto del Nazareno Anche tra i fedelissimi di Berlusconi cresce una fronda contro l'intesa con Renzi: Mariarosaria Rossi parla dei «disastri del duo tragico che ha trattato con il premier», riferendosi a Verdini e Letta Ma gli uomini vicini a Verdini, che martedì scorso ha incontrato il leader azzurro, sostengono che il senatore FI e Letta godono ancora della fiducia di Berlusconi La parola nazareno Il patto del Nazareno è l'accordo siglato il 18 gennaio 2014, nella sede del Pd (che si trova in largo del Nazareno) tra Matteo Renzi e il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. L'intesa riguarda le riforme, dalla nuova legge elettorale alla trasformazione del Senato. Più volte, in passato, il leader azzurro ha sostenuto che l'accordo toccasse anche altri ambiti, come l'elezione del capo dello Stato. Il governo, però, ha sempre smentito. Foto: In Aula I senatori di Forza Italia Mariarosaria Rossi, 42 anni, e Denis Verdini, 63, discutono nell'aula della Camera lo scorso 15 settembre (Ansa) 07/02/2015 Corriere della Sera Pag. 2 (diffusione:619980, tiratura:779916) I timori sulla tenuta di Ncd dietro la campagna per i nuovi «responsabili» Le riforme I rischi riguarderebbero la seconda lettura a Palazzo Madama su Senato e Titolo V Maria Teresa Meli ROMA I riflettori sono puntati sullo scontro tra Forza Italia e il Pd. Sulla scena della politica è la battaglia tra i democratici e gli azzurri a farla da protagonista. Anche se tra i due schieramenti in realtà ieri c'è stata una prima presa di contatto dopo le polemiche furibonde di questi giorni. Insomma, la diplomazia sotterranea è già all'opera e questa volta gli ambasciatori di FI non sono stati respinti con perdite. A organizzare le grandi manovre, come sempre, il vicesegretario Guerini, l'uomo delle «ricuciture» per eccellenza, e Lotti, la figura chiave del renzismo. Ma non è quello che avviene sulla scena a preoccupare Palazzo Chigi. Renzi è convinto che sia «tutta convenienza» di Berlusconi rientrare in gioco almeno per ora. Quel che desta più di un motivo di riflessione è invece ciò che sta accadendo dietro il palco, lontano dai riflettori e su cui prima o poi al Senato si alzerà il sipario. Per questa ragione in quel luogo che per il governo si è fatto sempre più insidioso, a Palazzo Madama, il Pd si è sbrigato a fare incetta di senatori di Scelta civica. Li vuole legati non a un vincolo di alleanza, come è stato finora, ma a un legame più profondo di comune appartenenza a un gruppo parlamentare. Anche perché le vedette del Pd di Palazzo Madama, sempre pronte a registrare ogni stormir di fronda grillina, hanno fatto capire a Palazzo Chigi che dal «Movimento 5 stelle» non vi saranno altre emorragie a sinistra, Quindi su quella parte non si può fare grande affidamento. Ma perché tutta questa fretta di rimpinguare il gruppo del Pd e di agganciare i cosiddetti «responsabili»? Perché ciò che preoccupa veramente non sono tanto le lacerazioni dentro FI, ma quelle che stanno attraversando l'alleato Ncd. Il Nuovo centrodestra, come si era già visto al momento dell'elezione di Mattarella, è profondamente diviso tra governativi e parlamentari. E adesso, spiegano al Pd, «anche Lupi e Alfano non marciano più compatti come prima». Insomma, nel Nuovo centrodestra si sta ponendo con sempre maggiore insistenza il tema di «che cosa fare da grandi», perché continuare a portare l'acqua al mulino di Renzi significa condannarsi alla marginalità politica. Allora tanto vale presentarsi con il Pd alle prossime elezioni. Queste fibrillazioni nel Ncd non mettono a rischio l'Italicum, che è approdato alla Camera dove il Pd ha una salda maggioranza. Il problema vero si presenterà quando la riforma del Senato e del titolo V della Costituzione passerà in seconda lettura a Palazzo Madama. Dovrebbe avvenire a maggio. E allora il rischio per la tenuta di quella legge e della stessa maggioranza potrebbe diventare reale. Perché Ncd (o almeno gran parte di essa) potrebbe non votarla e Forza Italia ha già lasciato intendere che alla seconda lettura si sfilerà. A Palazzo Chigi calcolano che su 70 parlamentari centristi solo 30 sono sicuramente «governativi». Un po' pochini. A Palazzo Madama ci sono voci di senatori ncd pronti a tornare in FI e quindi all'opposizione. Si sussurra dei rapporti mai bruscamente interrotti tra Schifani e Berlusconi. Sia chiaro, nessuno a Palazzo Chigi pensa che Alfano voglia di proposito far cadere il governo, ma riuscire a tenere in piedi l'esecutivo e la coalizione potrebbe essere difficile. Senza contare il fatto che nel caso in cui la riforma del Senato non vedesse la luce l'Italicum resterebbe a metà: varrebbe solo per la Camera, ma a Palazzo Madama rimarrebbe il proporzionale. E l'ipotesi, che pure è stata avanzata da qualche esponente del Pd, di un decreto per estendere l'Italicum ai due rami del Parlamento non è praticabile. Non si può fare una legge elettorale per decreto. Come se non bastasse, Renzi, l'unico leader che nei sondaggi è in aumento di popolarità, l'unico leader che ha un partito con numero di consensi notevole, non può usare in questo frangente la minaccia di elezioni anticipate. Già, come potrebbe mai un presidente appena eletto sciogliere subito le Camere? Quindi quella delle urne è un'arma spuntata. Il rischio, si teme a Palazzo Chigi, è di andare al voto tra un anno (perché oltre, in una situazione così sfilacciata, la legislatura non potrebbe comunque andare avanti) vincendo il premio di maggioranza alla SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 101 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il retroscena 07/02/2015 Corriere della Sera Pag. 2 (diffusione:619980, tiratura:779916) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 102 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Camera ma ritrovandosi «obbligati a una nuova alleanza con la destra al Senato» per governare. Che fare? C'è chi pensa di rinviare la seconda lettura della riforma del Senato a settembre per prendere tempo. E chi pensa il contrario:«Se noi renziani ci fermiamo, siamo perduti, c'è troppa gente che ci vuole acchiappare». © RIPRODUZIONE RISERVATA Gli addii L'elezione del capo dello Stato ha provocato forti tensioni dentro Ncd per la scelta di votare per Mattarella. La deputata Barbara Saltamartini ha lasciato il partito, Maurizio Sacconi si è dimesso da capogruppo al Senato 07/02/2015 Corriere della Sera Pag. 3 (diffusione:619980, tiratura:779916) Le accuse di Bombassei: vogliono conservare il posto in una maggioranza da bulli Andrea Garibaldi ROMA «Trovo tutto questo, come dire?, di cattivo gusto». Onorevole Alberto Bombassei, titolare della Brembo (sistemi frenanti), vicepresidente di Confindustria, dirigente di Scelta civica, il partito di Mario Monti: ce l'ha con gli otto colleghi che hanno scelto il Pd? «Per me, una sorpresa totale. Con tutto il rispetto e l'amicizia, fare questa scelta quarantotto ore prima del congresso di Scelta civica! Ci sono rimasto male. Ma non sono gli unici fuori luogo». Anche Matteo Renzi? «Noi abbiamo appoggiato il suo governo in modo trasparente e lui l'altra sera in tv ha detto: "Non so se Scelta civica esiste ancora...". Renzi ha un atteggiamento guascone, sprezzante nei confronti delle rappresentanze politiche minori. Delega ogni riforma a una "maggioranza bullesca"». Perché gli otto suoi colleghi hanno guardato verso il Partito democratico? «Molti di loro sono politici di professione, spero non siano condizionati da uno spirito conservatore, anche della loro posizione. Li stimo e mi rifiuto di pensare che ci sia opportunismo». All'interno del grande Pd conteranno più di adesso? «Più ci si diluisce e meno si conta: è una legge della fisica». Lei, invece, andrà domani al congresso di Scelta civica (ciò che ne resta)? «Andrò al congresso. Non salto da un posto all'altro per mantenere la poltrona. E spero che domenica si decida di andare avanti con il progetto di Mario Monti : una casa comune per liberali, riformisti, cattolici e laici». Nonostante i sondaggi che vi danno intorno all'1 per cento? «Penso che dobbiamo rinegoziare la nostra presenza nella maggioranza di governo: nessuna obbedienza cieca a chi dice di schiacciare il bottone rosso o quello verde. Se questo non è possibile, ripensiamo pure tutto, a 74 anni non ho velleità di fare carriera politica». Quali contenuti dovreste portare al governo? «Il problema è la disoccupazione. Renzi ha fatto molto per il lavoro, ma se si vuole mantenere l'Italia un Paese industriale si deve ridurre il costo del lavoro e quello dell'energia, vanno defiscalizzate le nuove attività industriali». Lei è anche favorevole al recupero della «concertazione» con Confindustria e sindacati? «Renzi è il primo presidente del Consiglio deciso a sostenere cambiamenti senza il condizionamento né di Confindustria né del sindacato. Ma non riconoscere a questi organismi il ruolo di rappresentanza è un eccesso di opportunismo politico: genera risentimenti e rischia di lasciare macerie». Lei restò molto colpito dal messaggio di Renzi a Letta: «Enrico stai sereno», poco prima di prenderne il posto a Palazzo Chigi. «I vertici di Scelta civica avevano da poco rinnovato la fiducia a Enrico Letta... Nel nostro mondo, non politico, questo comportamento non è ben considerato. Scrissi a Letta una lettera di scuse». Ci sono errori che lei può imputare a Monti? «Ha scelto l'impopolarità nel nome del bene del Paese. Monti non aveva il fisico, lo stomaco per digerire critiche ingiuste che nell'altro mondo, quello dell'economia e dell'impresa, non sono così comuni». L'alleanza con Luca Cordero di Montezemolo è presto finita. «Montezemolo rappresentava un pezzo di Paese importante, era appena stato un buon presidente di Confindustria. Certo, al momento di candidarsi, fece un passo indietro...». SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 103 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'intervista 07/02/2015 Corriere della Sera Pag. 3 (diffusione:619980, tiratura:779916) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 104 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La storia di Scelta civica è il fallimento dell'impegno della società civile in politica? «In qualche modo io mi sento respinto dal mondo politico. Non ci si improvvisa politici, ma i politici non possono improvvisarsi finanzieri o economisti: si poteva e si doveva fare squadra in modo equilibrato». Lei è stato uno dei finanziatori di Scelta civica. Che cifra ha investito? È pentito? «Non ho impegnato cifre trascendentali, sono restato al livello di altri imprenditori. No, non sono pentito, credevo nel progetto». Non è stato molto presente in Parlamento, intorno al 30 per cento delle sedute. «Cerco di esserci quando mi sembra utile. E quando ci sono sto attento, mentre la maggioranza dei deputati fa i fatti suoi al computer. Potrebbe essere più efficiente il lavoro là dentro, grandi sono le perdite di tempo». [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Renzi è guascone e sprezzante con le forze minori E noi dobbiamo rinegoziare la presenza nella coalizione di governo I tempi Fanno i politici di professione. È una scelta assurda, 48 ore prima del congresso di Sc Chi è Alberto Bombassei, 74 anni, imprenditore, ha fondato e guida Brembo spa. Vicepresidente della Confindustria dal 2008 al 2012, è entrato in politica con Sc, con cui è stato eletto deputato nel 2013 07/02/2015 Corriere della Sera Pag. 14 (diffusione:619980, tiratura:779916) Dalla missione della troika ai maxi prestiti Tutti i sacrifici (e gli aiuti) della crisi greca Giovanni Stringa ATENE Troika si, troika no. Nel confronto tra chi la vuole e chi no, la terna di Commissione Ue, Fondo monetario internazionale e Banca centrale europea ha ora incassato un nuovo appoggio della Germania. «Certamente la Grecia deve continuare a lavorare con la troika», ha detto il ministro delle a finanze Wolfgang Schaeuble. Il team a tre, considerato un simbolo dell'austerity, non piace a molti, soprattutto in Grecia. Ma le voci che vedevano una possibile sua disgregazione vengono ora ridimensionate. Il caso è quello del Fmi, indicato in passato tra le possibili defezioni: ieri il suo direttore esecutivo Carlo Cottarelli (ex Mr Spending review in Italia) ha detto che è «prematuro» parlare di un addio alla terna da parte del Fondo. Il Fmi, ha aggiunto Cottarelli, potrebbe rifinanziare il suo prestito alla Grecia, «però ci vuole un nuovo programma» dopo il no di Atene all'austerity. Ma la troika non è solo austerity, con tutte le sue conseguenze, dalla disoccupazione galoppante ai conti tornati in (relativo) ordine: il suo intervento in Grecia - così come il rigore per le politiche di bilancio - è legato a diversi piani di salvataggio e finanziamento concessi a livello internazionale. Come quello dietro la sigla Efsf: i 141 miliardi circa versati alla Grecia dallo European financial stability facility. Lo Efsf ha poi chiuso i rubinetti dei finanziamenti, semplicemente perchè poi sostituito da un nuovo fondo europeo di salvataggio, lo European stability mechanism. Ed è proprio questo, l'Esm, su cui presumibilmente si concentra una buona parte delle speranze greche. Dietro il capitale del fondo, già versato o disponibile «su chiamata», ci sono gli Stati dell'area euro. Tra cui quindi anche l'Italia, con la sua quota del 18%: non poco, visto che l'Esm può raggiungere i 700 miliardi, di cui 80 versati. Di questi 700, però, «solamente» 500 fanno parte della cosiddetta «capacità di concedere a prestito». Capacità che l'Esm finanzia emettendo a sua volta obbligazioni, forte del sostegno dell'eurozona. Se l'Efsf si è rivelato molto attivo soprattutto sul fronte greco, l'Esm finora ha sostanzialmente garantito 40 miliardi al sistema finanziario spagnolo. Il resto è «open for business», come direbbe la finanza internazionale creditrice verso Atene. Va poi aggiunta una «goccia» di circa due miliardi rimasta appesa al rubinetto dell'Efsf e destinata alla Grecia. Ma a una condizione, la solita clausola che vincola anche gran parte dei soldi della Banca centrale europea: il rispetto da parte di Atene - che non può vantare un rating adeguato - dei piani concordati con le istituzioni internazionali. Quindi dell'austerity, almeno per come stanno le cose ora. E qui si gioca probabilmente l'Eurogruppo di mercoledì, giorno in cui una nuova intesa potrebbe fare di nuovo scorrere i soldi dell'Europa per la Grecia. Che al momento può contare solo su una delle opzioni Bce: il canale di finanziamento degli istituti greci passando per la banca centrale ellenica (attraverso il programma Ela). Perché le alternative sono «out», senza il rispetto dei programmi concordati a livello internazionale: niente acquisti di titoli di Stato tramite il Quantitative easing appena lanciato, nessun sostegno delle «Outright monetary transactions» (altri acquisti di bond, in un programma per altro mai effettivamente utilizzato), e nessuna disponibilità ad accettare titoli pubblici a garanzia dei prestiti. Non vanno poi dimenticati i 26 miliardi di titoli di Stato ellenici comprati dalla Bce in passato (e ora nel portafoglio di Francoforte) con il Securities market programme poi terminato. E non va dimenticata, nel capitolo generale degli aiuti alla Grecia, la ristrutturazione del debito del 2012. © RIPRODUZIONE RISERVATA 18% la quota del fondo Esm (meccanismo europeo di stabilità) che fa riferimento all'Italia. In tutto l'Esm può arrivare a 700 miliardi di cui 80 versati alla Grecia SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 105 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Retroscena 07/02/2015 Corriere della Sera Pag. 14 (diffusione:619980, tiratura:779916) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 106 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La vicenda Mercoledì 11 è convocata una riunione straordinaria dell'Eurogrup-po. Per il ministro delle Finanze tedesco la Grecia deve continuare a lavorare con la troika 07/02/2015 Corriere della Sera Pag. 24 (diffusione:619980, tiratura:779916) Martina: «Il diritto al cibo va inserito nella Costituzione L'Italia sia prima in Europa» Il ministro dell'Agricoltura: non è l'Expo delle multinazionali Il futuro dei terreni L'idea dell'Università Statale di spostare sui terreni dell'Esposizione le sue facoltà mi piace Il governo è pronto a fare la sua parte La Leopolda di Milano Oggi a Milano, con 42 tavoli di lavoro e 500 esperti, vorremmo un confronto aperto in stile Leopolda per mettere in circuito energie e idee Elisabetta Soglio MILANO «Portiamo nelle Costituzioni, a partire dalla nostra, il diritto al cibo». Il ministro alle Politiche agricole e delegato all'Expo, Maurizio Martina, lancerà la richiesta durante la giornata di lavori che si svolge oggi all'Hangar Bicocca, prova generale dell'esposizione e momento di riflessione sui contenuti della futura Carta di Milano. In quarantadue tavoli di lavoro si incroceranno cinquecento esperti, ci sarà un messaggio di papa Francesco, dell'ex presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva e anche, annunciato giusto ieri, del neo presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La chiusura è affidata al premier Matteo Renzi che approda a Milano con una dozzina di ministri per ribadire il proprio sostegno all'Expo. Ministro, questa idea della Costituzione? «La nostra esposizione è dedicata al tema Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita. Dobbiamo dare un contributo autentico per far sì che il cibo venga assunto come diritto fondamentale. Ad oggi sono 23 i Paesi che hanno in Costituzione questa voce, dal Brasile all'India al Messico: nessun Paese europeo tra questi. Poi un altro centinaio, tra cui noi, lo assumono indirettamente perché hanno firmato accordi internazionali. Ma sarebbe importante assumere questo impegno e portarlo nella prima parte della nostra Costituzione, perché sia la Repubblica a promuovere politiche per una adeguata alimentazione per tutti. È una sfida per il Paese: ci misureremo su quanto sapremo chiamare alle loro responsabilità le nazioni. E questo tema incrocia le sensibilità di molte delle personalità che ascolteremo domani, dal Papa in poi, e incrocia il lavoro che faremo con i tavoli». L'obiettivo di questa giornata di consultazioni? «Vogliamo svelare l'anima di Expo, far comprendere la potenza dei suoi contenuti, raccontare idee che possono essere condivise e possono diventare buone pratiche per il mondo. Avremo 20 milioni di visitatori che potranno ascoltare, vedere e imparare. Abbiamo tentato l'avventura dei 42 tavoli tematici, di momenti veri di approfondimento: può essere riconosciuto come metodo nuovo importante». Una sorta di Leopolda, come direbbe Renzi? «L'impostazione aperta è quella: mettere in circuito idee ed energie, finalizzando il lavoro alla stesura della Carta di Milano, eredità immateriale che immaginiamo possa essere ponte ideale tra quello che accadrà nei sei mesi di Expo e quello che accadrà soprattutto dopo». Il direttore della Fao, José Graziano da Silva, vuole usare Expo per lanciare gli Obiettivi del Millennio post 2015. «E siamo in totale sintonia. Il filo conduttore di tutto il nostro impegno e il nostro sforzo si inseriscono nell'agenda internazionale: vogliamo vivere il passaggio di Expo come fondamentale verso la discussione sui prossimi obiettivi del Millennio e siamo felici che tanti abbiano accettato di confrontarsi con noi». Dopo questi tavoli cosa ci sarà? «Questo è un punto di partenza. Nei prossimi mesi e soprattutto durante l'esposizione questi tavoli e questi titoli andranno sviluppati e saranno lo scheletro fondamentale del significato di questo evento». A Palazzo Marino, sede del Comune, oggi ci sarà un convegno di chi considera questa come l'Expo «delle multinazionali». Come risponde al dissenso? SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 107 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'intervista 07/02/2015 Corriere della Sera Pag. 24 (diffusione:619980, tiratura:779916) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 108 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «Con noi all'Hangar ci saranno associazioni che stanno animando il Padiglione di Cascina Triulza, dove avranno sede e voce la società civile e le associazioni non governative. Ci sarà la presidente dell'organizzazione mondiale dei sindacati agricoli; ci saranno esperienze che arrivano dalla terra e legate a impegni sociali e civili molto importanti. Io invito a non vivere Expo in modo ideologico: abbiamo bisogno di tutti se vogliamo affrontare questo tema, abbiamo bisogno delle imprese consapevoli e responsabili, dei cittadini, delle istituzioni, delle associazioni...». Ministro Martina, qui parliamo dell'eredità immateriale di Expo. E l'eredità materiale? Cosa sarà di questo milione di metri quadrati di terra? «Anche l'eredità materiale è una bella sfida e l'ipotesi formulata dall'Università di Milano che vorrebbe trasferire lì i suoi dipartimenti di Agraria, Scienze e così via è una grande occasione. Mi piace molto, davvero, e sono sicuro sia questa la strada da percorrere per il dopo Expo: lasciare a Milano e all'Italia un grande polo formativo e di innovazione». Il governo è pronto a fare la sua parte? «Se si muovono anche realtà importanti come la Statale, sicuramente Milano può ambire a costruire un progetto di grande portata, utile a tutto il nostro Paese. E se ci sarà un buon gioco di squadra il Governo non si tirerà indietro, farà la propria parte». © RIPRODUZIONE RISERVATA I lavori Oggi all'Hangar Bicocca di Milano si tiene «Idee di Expo». All'appunta-mento parteciperanno 500 esperti dei temi legati all'alimentazio-ne. Ci sarà il premier Matteo Renzi. Il Papa e il capo dello Stato invieranno videomessaggi Chi è Maurizio Martina è nato a Calcinate (Bergamo) il 9 settembre '78: diploma all'Istituto agrario e laurea in Scienze politiche, è ministro dell'Agricoltura Foto: I preparativi di ieri all'Hangar Bicocca (nella foto, le torri di Anselm Kiefer) per l'evento «Le idee di Expo 2015» che getterà le basi della futura «Carta di Milano», che vorrebbe diventare un Protocollo di Kyoto sui temi dell'alimenta-zione 07/02/2015 Corriere della Sera Pag. 40 (diffusione:619980, tiratura:779916) Dopo il riassetto Moretti vuole cambiare nome a Finmeccanica Giuliana Ferraino Più piccola ma più redditizia e con un nome nuovo. Così Mauro Moretti vuole cambiare Finmeccanica, che guida dallo scorso maggio. Nei prossimi 2 anni il gruppo controllato con il 30% dal Tesoro perderà almeno 3 mila dipendenti (su 54 mila), soprattutto attraverso la cessione di asset, e il giro d'affari diminuirà di quasi il 20%, ma per far crescere tutto quello che resterà, ha anticipato il manager al Financial Times . E per segnalare il nuovo corso è pronto anche a mettere da parte il nome nato 70 anni fa. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 109 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La Lente 07/02/2015 Corriere della Sera Pag. 40 (diffusione:619980, tiratura:779916) Chiesta al Tesoro l'autorizzazione a cedere il 19%. In corsa Bonomi, Malacalza e due private equity La quota Il valore intorno ai 700 milioni Erika Dellacasa GENOVA Il presidente di Fondazione Carige, Paolo Momigliano, avrebbe voluto cedere una quota delle proprie azioni a un socio con cui stringere patti di governance entro la fine del 2014, ma non è stato possibile e il tempo a disposizione è sempre meno. Fra maggio e giugno dovrebbe partire l'iter per l'aumento di capitale di Banca Carige (per massimi 700 milioni) richiesto dalla Bce e Fondazione non ha risorse per sottoscriverlo. Ieri il consiglio ha cercato di dare un'accelerata - si direbbe una vera e propria spinta - alle manifestazioni di interesse che l'advisor Banca Imi ha messo sul tavolo. Sono quattro: il fondo americano Apollo (che ha già acquistato il ramo assicurativo di Banca Carige), Investindustrial dell'imprenditore Andrea Bonomi, il gruppo Malacalza, il fondo Center Bridge. Le manifestazioni sarebbero in fase abbastanza avanzata (sono «vestite» dice una fonte) ma non sono ancora offerte formali e dunque ieri il cda della Fondazione ha preferito rinviare le decisioni non avendo elementi sufficienti. Ha però deliberato di chiedere al ministero del Tesoro l'autorizzazione a vendere tutta la quota, ossia il 19% di Banca Carige (era già autorizzato a scendere al 12%). «Tutte le opzioni sono aperte - ha detto il presidente Momigliano - cerchiamo un socio forte per la banca ma se nessuno si fa avanti c'è la possibilità di tagliare il cordone ombelicale». Un invito ai quattro proponenti a «farsi avanti» in modo più netto, con piani precisi e - magari - di far intendere che la porta è sempre aperta a eventuali new entry. Ma soprattutto con la sua mossa Fondazione vuole rendere chiara l'intenzione di avere le mani libere. Per vendere tutto il pacchetto tagliando il «cordone ombelicale» con Carige, magari a un unico socio, oppure per andare sul mercato e giocarsi una partita che, oggi, sembra meno ardua di un mese fa grazie al rialzo del titolo. I rumors dicono che all'interno del consiglio ci sono opinioni contrarie alla vendita tout-court, con l'uscita di scena della Fondazione, e che la richiesta di autorizzazione al ministero ha una valenza più tattica che concreta. L'obiettivo reale sarebbe quello di mantenere comunque una piccola quota di Banca Carige, fra il 2 e il 4%. Un bel passo indietro considerato che attualmente Fondazione è socio di riferimento. Ma in questo momento l'ente sta lottando per la sopravvivenza. E il segnale che Momigliano ha deciso di lanciare è: ci sentiamo liberi di intraprendere qualunque strada. In ogni caso, vuole andare alla stretta finale: rumors dicono che una delle quattro proposte (sembra quella di Bonomi) sarebbe più articolata e vicina a una conclusione, ma non ci sono conferme. Momigliano si è dato un mese per decidere se stringere un accordo con un socio forte o presentarsi sul mercato. © RIPRODUZIONE RISERVATA I principali azionisti di Banca Carige d'Arco Fondazione Cassa di Risparmio di Genova e Imperia 19,179% Ieri in Borsa 0,0642 euro +3,05% Bpce Iom sa 9,98% Ubs Group ag 4,624% Altri azionisti 66,217% di cui 12,14% in proprietà 7,037% a Mediobanca come prestatario 646,9 milioni Capitalizzazione Indice delle Borse Dati di New York aggiornati alle ore 20.00 FTSE MIB 20.760,74 -0,28% Dow Jones 17.859,96 -0,14% Nasdaq 4.756,68 -0,18% S&P 500 2.060,15 -0,11% Londra 6.853,44 -0,18% Francoforte 10.846,39 -0,54% Parigi (Cac40) 4.691,03 -0,26% Madrid 10.573,10 0,36% Tokio (Nikkei) 17.648,50 0,82% 1euro 1,1447 dollari 0,32% 1euro 134,2800 yen 0,22% 1euro 0,7473 sterline -0,12% 1euro 1,0534 fr.sv. -0,50% Titolo Ced. Quot. 06-02 Rend. netto% Btp13-22/04/17 1,125% 104,01 0,33 Btp14-23/04/20 1,650% 105,36 0,48 Btp1401/03/30 3,500% 118,77 1,65 Btp14-01/09/46 3,250% 113,53 2,25 Cambi Titoli di Stato Vertice SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 110 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Carige, la Fondazione vende tutto 07/02/2015 Corriere della Sera Pag. 40 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'avvocato Paolo Momigliano a capo della fondazione Carige SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 111 07/02/2015 Corriere della Sera Pag. 43 (diffusione:619980, tiratura:779916) La fusione tra gli Aeroporti di Firenze e Pisa ( m. gas. ) L'ultimo ostacolo alla fusione degli aeroporti di Pisa (4,7 milioni di passeggeri annui) e Firenze (2,2) è caduto durante un consiglio comunale, quello di Pisa, che a sorpresa ha approvato un ordine del giorno con il quale si dà il via libera all'operazione anche se condizionata a «precise garanzie» e tra queste l'assicurazione che lo sviluppo di Firenze (realizzazione di una nuova pista e infrastrutture) non peserà sulla nuova società, ma sarà garantito da un finanziamento pubblico di 150 milioni. È un evento che proietta la nuova società (si chiamerà Toscana Aeroporti spa) al quarto posto nella classifica dei sistemi aeroportuali nazionali con 7 milioni di passeggeri annui e un obiettivo di 12 milioni entro il 2029. Gli ultimi due atti della fusione sono le assemblee dei soci della Adf (Firenze) che si terrà lunedì e della Sat (Pisa) che si svolgerà il giorno dopo e difficilmente, dopo il «sì» del consiglio comunale pisano, la parte più critica alla fusione, si potranno avere sorprese. Motore della nuova società è Corportation America del magnate argentino Edoardo Eurnekian che detiene la maggioranza delle azioni dei due scali toscani ed è proprietario nel mondo di altri 65 scali civili. Secondo alcune indiscrezioni, presidente di Toscana Aeroporti, potrebbe essere Marco Carrai ( nella foto ), l'attuale presidente di Adf e grande amico del premier Matteo Renzi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Mediobanca, esce Cereda ( f. ta. ) Mediobanca ha voltato pagina puntando sulla internazionalizzazione e, di conseguenza, cambiano anche gli uomini al vertice. La prossima uscita è quella del vice direttore generale, Maurizio Cereda, che lascia la banca d'affari dopo 23 anni di onorato servizio. L'accordo prevede che le strade si separino a fine marzo ed è stato raggiunto pochi giorni fa, ma era nell'aria da diversi mesi. Nel settembre scorso, nei lavori preparatori dell'assemblea annuale di ottobre, il manager non era stato confermato consigliere di amministrazione. Maurizio Cereda seguiva per Mediobanca i grandi gruppi industriali come Enel, Finmeccanica, Enel. È cresciuto nel gruppo dell'area finanza, che ha rappresentato la forza d'urto dell'istituto, dopo essere stato assunto nel febbraio 1992. In precedenza aveva lavorato per Rasfin. © RIPRODUZIONE RISERVATA Sangemini, sì al concordato ( ms. s. ) Adesso Sangemini può davvero ripartire. Il Tribunale di Terni ha infatti omologato il concordato preventivo del gruppo delle acque minerali (marchi Sangemini, Fabia, Grazia, Amerino e Vita di Sangemini), al termine di un'articolata operazione che era iniziata nel marzo del 2013. L'operazione, il cui valore complessivo ammonta a circa 150 milioni di euro, è stata attuata mediante un concordato «misto», che ha previsto, nel corso della procedura, l'affitto a una nuova società delle aziende facenti capo alle società ammesse a concordato e, dopo l'omologa, la loro cessione alla newco. A rilevare Sangemini è stato il gruppo Norda, leader nel settore dell'imbottigliamento e della vendita di acque minerali con i marchi Norda e Gaudianello. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 112 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Sussurri & Grida 08/02/2015 Corriere della Sera Pag. 7 (diffusione:619980, tiratura:779916) Abrignani: meglio non lasciare il tavolo del dialogo Il fedelissimo di Verdini: il mio auspicio è che si continui, ma voterò seguendo le indicazioni del partito Le fantasie Un soccorso a Renzi in Parlamento? Sono fantasie. E in FI serve un bagno di umiltà collettivo Tommaso Labate ROMA «Io mi auguro che Forza Italia non abbandoni mai il tavolo delle riforme. Il mio auspicio è questo». Andare avanti anche se Matteo Renzi vi ha «fregato» col presidente della Repubblica? «Ovviamente la partita per il Quirinale ha un po' smorzato quello spirito che teneva insieme noi e il Pd dal gennaio dell'anno scorso. Ma un conto è Renzi, un altro gli italiani. Mica possiamo abbandonare di punto in bianco quel processo che serve per fare una Costituzione e una legge elettorale migliori...». Ignazio Abrignani è, in ordine sparso, un noto avvocato civilista, un parlamentare forzista, il responsabile dell'ufficio elettorale di FI e un fedelissimo di Denis Verdini. Come dimostra la ritrosia ad abbandonare il patto del Nazareno. Secondo lei, insomma, non bisogna abbandonare le riforme con Renzi? «Servono al Paese». Il comitato di presidenza del suo partito, però, non sembra pensarla così. «Al contrario. Io ho letto un comunicato in cui si spiegava che, da ora, votiamo solo le cose che ci convincono. L'abbiamo fatto già, per esempio sulla Costituzione, votando il presidenzialismo. Per cui, di fatto, non è che sia cambiato granché». I fedelissimi di Berlusconi vogliono far fuori Verdini, ha visto? «Verdini era ed è il responsabile organizzativo di Forza Italia. Verdini aveva ed ha, l'ha detto il diretto interessato, la piena fiducia del presidente Berlusconi. Questi sono i dati di fatto». Tra i dati di fatto c'è anche che Mariarosaria Rossi ha definito Verdini e Letta un «duo tragico». «Verdini e Letta sono due dei migliori esponenti della nostra classe dirigente. E questo lo pensano tutti». Non la Rossi, pare. «Forse il fatto che Renzi abbia deciso il capo dello Stato da solo ha spinto qualcuno a dire qualche parola di troppo. La delusione, si sa, fa brutti scherzi». Antidoti alla delusione? «Un bagno di umiltà collettivo. E la consapevolezza che dobbiamo continuare ad affidarci a Berlusconi, che è il nostro leader». E la storia che voi verdiniani sareste pronti a dare un soccorso parlamentare a Renzi, se ne avesse bisogno? «Fantasie dei giornali. Nulla di più». Vede un nesso tra la norma del governo che multa Mediaset e il fatto che Berlusconi abbia fatto la voce grossa con Palazzo Chigi? «Oddio, spero di no. Sarebbe come tornare a quell'antiberlusconismo che Renzi dovrebbe aver spazzato». Per lei Renzi è uno statista? «Vede, quando una volta Berlusconi sentiva i vecchi vertici del Pd, poi diceva sempre "Ho sentito il segretario della sinistra". Oggi, quando sente Renzi, dice "Ho parlato col leader della sinistra". Renzi è il primo esponente della sinistra per cui Berlusconi usa la parola "leader". E io sono d'accordo con la sua valutazione». Avanti con le riforme, insomma? «Questo è il mio auspicio. Naturalmente voterò sempre seguendo le indicazioni del partito anche perché negli ultimi vent'anni mi sono sempre definito in un solo modo: un berlusconiano. Ma spero proprio che da questo treno, che abbiamo preso solo per il bene degli italiani, non si scenda. Sarebbe un errore». Tornando al partito, quanto è malata Forza Italia? SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 113 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA 08/02/2015 Corriere della Sera Pag. 7 (diffusione:619980, tiratura:779916) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 114 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «C'è l'aspetto economico, che ci vede in grossissima difficoltà. E poi penso che dobbiamo eleggere con i congressi i nostri rappresentanti sul territorio. Dobbiamo riscoprirlo, il territorio, e creare una cinghia di trasmissione con la dirigenza nazionale». Non mi ha risposto su quanto è malata. «Vede, io sono a casa da un paio di giorni con 38 di febbre. Forza Italia forse ce l'ha più alta, la febbre». © RIPRODUZIONE RISERVATA Chi è Ignazio Abrignani, 56 anni, siciliano di Forza Italia, laureato in Legge, avvocato civilista, ex capo della segreteria politica dell'ex ministro Claudio Scajola, è stato eletto alla Camera nel 2008, rieletto a Montecitorio alle elezioni politiche del 2013 08/02/2015 Corriere della Sera Pag. 7 (diffusione:619980, tiratura:779916) «Io ingannato, non chino la testa» La svolta per tenere il partito unito Ieri la scelta di andare in tv: si fa opposizione, da lì dialogo con Lega e FdI Il messaggio «netto» Il vertice ad Arcore, poi la decisione: chiarisco la linea, devo mandare un messaggio netto In Aula Sul Senato non sono esclusi neanche i voti contrari. Più delicata la partita dell'Italicum Paola Di Caro ROMA I toni irridenti di Renzi, il suo «se FI vuole rimangiarsi tutto, buon appetito...». Lo sfogo di Denis Verdini, sul fiume ad aspettare di prendere «qualche pesciolino» mentre «i nani e le ballerine fanno festa». La sfida di Raffaele Fitto, in Parlamento e fuori. E la sfilata dei tanti parlamentari disorientati e confusi: «Presidente, ma qual è la linea? Rompiamo o il patto c'è ancora? Non è che ci esponiamo e domani tu cambi idea?». È per replicare a tutti - a Renzi, a Verdini, a Fitto, ai suoi, a un palazzo e un'opinione pubblica che comincia a non prenderlo più sul serio - che Silvio Berlusconi ieri ha deciso di rompere gli indugi, e cambiare i toni. «Io ho una faccia sola, una parola sola. Ho detto che il patto non c'è più, e non torno indietro. Sono stato ingannato e tradito, e adesso non chino la testa. Avrebbero dovuto ringraziarci per il sangue che abbiamo dato sulle riforme, perché il Nazareno ci è costato moltissimo, e invece ci trattano così. Adesso vedranno...». Che Berlusconi fosse ancora infuriato per quello che ritiene lo schiaffo di Renzi sul Quirinale era noto. Che però decidesse di tagliarsi i ponti alle spalle non era scontato. Nonostante il voto in ufficio di presidenza e un comunicato per dichiarare morto il Nazareno, infatti, in molti perfino nel suo partito pensavano che i rapporti con il premier non si sarebbero interrotti. Chi guardava a Verdini, convinto che fosse lui ancora l'unico in grado di riannodare il filo. Chi scommetteva invece su un cambio di scena, con i suoi fedelissimi - da Toti ai capigruppo - a inaugurare una nuova stagione attraverso il rapporto da poco instaurato con Guerini. Ma Berlusconi ha capito che un quadro così confuso avrebbe portato pochi risultati e uno pessimo: l'implosione del suo partito. E ieri, in un vertice con i capigruppo Romani e Brunetta, con Toti, la Bergamini, e con Ghedini al telefono, ha deciso la sterzata: «Vado in tivù e chiarisco la linea. Devo mandare un messaggio netto al partito e ricompattarlo: adesso si fa l'opposizione, si torna a dialogare da lì con la Lega e Fratelli d'Italia», si toglie a Fitto «l'acqua in cui nuota» e «al comando torno io, non ci saranno altri a trattare per me», come finora aveva fatto Verdini. Il risultato di questa uscita lo si vedrà dalla prossima settimana. Brunetta, che guiderà il gruppo in Aula sulle riforme da martedì, nel suo discorso alla Camera dirà che FI si sente vincolata a votare solo quello che la convince, mentre andranno ridiscussi i punti che «avevamo accettato solo per dovere di condivisione e di mediazione in un clima di dialogo». Si cercherà l'intesa con Lega e FdI su emendamenti comuni, si vedrà se Renzi «è disposto a cambiare qualcosa» e solo alla fine si deciderà che atteggiamento tenere nel voto finale: «Non è escluso nulla, neanche il voto contrario», dicono da Arcore. Ancora più delicata la partita della legge elettorale: qui davvero molto dipenderà da Renzi. «Se blinderà tutto, avremo pochi margini. Ma se si muove qualcosa, anche nel Pd, tutto può succedere...», avvertono gli azzurri. La partita insomma è da giocare, ma allo stato non sembra che Berlusconi pensi minimamente di aprire nuovi tavoli. Se accadesse, spiegano i suoi, chiaro che dovrebbe cambiare il format: «L'asse Verdini-Lotti non esiste più, né per noi né per il Pd, ci dicono...». Per riprendere il dialogo - che negli ultimi giorni era stato tenuto da Toti e Romani con Guerini - bisognerebbe puntare su incontri «alla luce del sole» per far capire che «non è solo Renzi a comandare e noi a fare da valletti...». Ma il clima oggi non è da ritorno al dialogo, non solo perché c'è da ricostruire la difficile alleanza con la Lega per le Regionali. Se Berlusconi ha deciso di tornare sulla scena, ha bisogno di farlo da guerriero. Almeno fin quando avrà ripreso le redini del partito, poi si vedrà. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 115 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il retroscena 08/02/2015 Corriere della Sera Pag. 7 (diffusione:619980, tiratura:779916) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 116 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato I dissensi Il voto sul Quirinale ha acuito le spaccature in Forza Italia. Il 29 gennaio Renzi annuncia che punterà su Mattarella ma Berlusconi lo accusa di aver violato i patti. Per gli azzurri l'indicazione è di votare scheda bianca Nel mirino finisce Verdini, che ha gestito la trattativa sul patto del Nazareno. Tra i fedelissimi di Berlusconi cresce il malcontento contro l'intesa con Renzi: la tesoriera Mariarosaria Rossi parla dei «disastri del duo tragico che ha trattato con Renzi», riferendosi a Verdini e Letta Gli uomini vicini a Verdini, che martedì scorso ha incontrato Berlusconi, sostengono che il senatore e Letta hanno ancora la fiducia del leader azzurro Altra fonte di divisioni è la fronda di Fitto, che da sempre contesta il patto del Nazareno e che dopo il voto sul Colle ha chiesto l'azzeramento delle cariche interne I fittiani (in tutto 36 parlamentari) intendono presentare emendamenti propri sul ddl Boschi sulle riforme e non escludono di esprimersi contro sul voto finale. Per il 21 febbraio, a Roma, stanno preparando la convention dei «ricostruttori» 08/02/2015 Corriere della Sera Pag. 8 (diffusione:619980, tiratura:779916) «Andiamo avanti con le riforme I capilista bloccati? Vedremo» Guerini: Berlusconi talvolta dichiara senza capire il senso di quello che dice Il partito «Gli arrivi da Scelta civica? Il partito deve far convivere tutte le culture» Alessandro Trocino ROMA Di Lorenzo Guerini, vicesegretario del Partito democratico, sono note le doti diplomatiche e le acrobazie verbali per evitare pericolosi deragliamenti e inutili polemiche. Ma questa volta, non usa mezzi termini per rispondere alle parole di Silvio Berlusconi che, al Tg5, parla di rischi di «deriva autoritaria»: «Non so se definirle più gravi o più ridicole». Berlusconi avverte «il rischio che vengano meno le condizioni indispensabili per una vera democrazia». «Sono parole inaccettabili, allucinanti. Parlare di deriva autoritaria nel nostro Paese significa confermare che qualche volta Berlusconi dichiara senza capire fino in fondo il senso delle cose che sta dicendo». Nell'intervista sembra confermare la rottura del patto. «Mi paiono dichiarazioni più di propaganda che di riflessione politica. Il nuovo sistema elettorale l'abbiamo costruito prima nel confronto con le forze di maggioranza e poi con Forza Italia, con Berlusconi in prima persona. Insomma, sono tutti passaggi condivisi: come si fa a parlare di deriva autoritaria?». Perché questo indurimento dei toni? «Penso che Berlusconi sia preoccupato di ritrovare compattezza interna a Forza Italia». Berlusconi denuncia la rottura del patto del Nazareno, con l'elezione di Mattarella . «No, abbiamo sempre detto che il patto riguardava le riforme costituzionali e la legge elettorale: non c'erano clausole non scritte. Quanto al capo dello Stato abbiamo auspicato la massima condivisione, non c'è stata ma abbiamo comunque sfiorato i due terzi dei voti. A oggi non ho capito perché Forza Italia non abbia votato Mattarella». Ma il patto è davvero rotto? Non c'è possibilità di riaprire il dialogo? «Al netto della gravità delle parole espresse, io mi auguro comunque la ripresa del buon senso, dell'intelligenza politica e della responsabilità verso il Paese. Confido che Forza Italia voglia comunque portare il suo contributo sulle riforme, visto che stiamo parlando di regole del gioco, che come tali dovrebbero essere condivise da tutti. Mi auguro quindi che voglia essere della partita. Ma ci aspettiamo che d'ora in poi il pensiero di Berlusconi possa cambiare tutti i giorni sulla base degli umori di quelli che gli stanno attorno. Noi dobbiamo rispettare il suo partito perché è giusto. Ma faremo capire a lui e agli italiani che è finito il tempo in cui Berlusconi metteva i veti. Vogliamo essere chiari: se non ci sta, noi andiamo avanti lo stesso». E come andate avanti? «Beh, sulla riforma costituzionale non vedo grandi problemi, abbiamo un consenso molto ampio. Quanto alla legge elettorale, l'unico punto su cui c'è discussione è quello che sta più a cuore a Berlusconi, ovvero i 100 capilista bloccati. Se Forza Italia non sarà della partita, ne prenderemo atto e faremo le scelte che riterremo giuste in Aula». Quindi, senza Berlusconi, potrebbero saltare i 100 capilista bloccati? «Dentro il Pd e dentro la maggioranza c'è un'intesa molto alta sulle soglie, sul premio di lista, sul 40 per cento per accedere al premio di maggioranza. C'è un solo punto ancora in discussione: il numero dei capilista. Se Berlusconi si chiama fuori, decide lui il suo destino. Secondo me commette un errore. E lo farebbe anche contro il suo interesse». Cercherete l'appoggio dei fuoriusciti? Vi si accusa di aver lanciato una campagna acquisti. «Non c'è nessuna campagna acquisti in corso. L'arrivo dei parlamentari di Scelta civica non cambia nulla, perché erano già in maggioranza. I paralleli con il passato sono fuorvianti. A quei tempi, eletti del centrosinistra passarono nella maggioranza». SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 117 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'intervista 08/02/2015 Corriere della Sera Pag. 8 (diffusione:619980, tiratura:779916) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 118 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Resta il fatto che non solo da Scelta civica arrivano o stanno per arrivare parlamentari verso il Pd. Non è trasformismo? «Dal nostro punto di vista questo denota la grande capacità di attrazione del Pd, di una sinistra riformista capace di parlare a una platea vasta». La sinistra pd teme uno spostamento dell'asse. «L'asse lo stabiliscono le idee e le decisioni. E comunque un partito del 40 per cento deve saper far convivere tutte le culture e non ripiegarsi solo in una dimensione identitaria» . © RIPRODUZIONE RISERVATA Chi è Lorenzo Guerini, 48 anni, vicesegretario del Pd, è stato presidente della Provincia di Lodi dal 1995 al 2004 e sindaco di Lodi dal 2005 al 2012. Eletto deputato nel 2013, l'anno dopo è entrato nella segreteria del partito Il punto che sta più a cuore all'ex premier è l'unico in bilico Se si chiama fuori decide lui il suo destino 08/02/2015 Corriere della Sera Pag. 12 (diffusione:619980, tiratura:779916) Il «giallo» sul deficit di Atene in tribunale cinque anni dopo «Così è partita l'austerità» L'utopia dell'Europa «La Grecia per recuperare non ha alternative all'uscita dalla moneta unica» Maria Serena Natale DALLA NOSTRA INVIATA ATENE Alle 8 di un sabato mattina la professoressa Zoe Georganta riceve una telefonata: «Erano in cinque, armati, sono entrati senza mandato e mi hanno preso il computer, ora verranno anche da te». Afferra laptop e chiavi dell'auto, infila il cappotto sul pigiama e si precipita fuori. «Chiesi ospitalità a una collega dell'università - racconta oggi al Corriere -. Alla fine nessuno venne a cercarmi, ma da allora il mio telefono fu messo sotto controllo, i miei collaboratori ed io subimmo forti pressioni, partì la macchina del fango». Era il 2010, si profilava lo scandalo del deficit greco gonfiato dall'Istituto nazionale di Statistica Elstat, Zoe Georganta faceva parte del Consiglio direttivo ed era stata la prima ad accusare il presidente, Andreas Georgiou, di aver fatto lievitare le cifre causando un danno stimato in 200 miliardi di euro e l'apertura del secondo durissimo memorandum d'intesa con la troika. «Senza quel salto dal 13,6% al 15,4% nel calcolo del deficit sul Pil, tutto sarebbe stato diverso per la Grecia e l'eurozona». Un caso ancora aperto, nel quale si mescolano rivalità tra partiti e sospetti di conflitti d'interesse sull'asse Atene-Bruxelles. All'origine dei numeri gonfiati ci fu una serie di spostamenti di società, nei criteri di calcolo, dal settore pubblico a quello privato. Queste manovre permisero di inglobare nei conti dello Stato anche il debito di enti in difficoltà, come le ferrovie, che non rispondevano alle condizioni previste dalle norme comunitarie rispetto a entità e durata delle perdite. Il tutto complicato da Eurostat, che nel 2010 considerò pubbliche società riclassificate come private l'anno dopo. Accusato di aver compromesso l'interesse nazionale, Georgiou è in attesa di giudizio. Ha sempre sostenuto di aver rispettato le leggi. Professoressa Georganta, a chi segnalò l'errore? «All'allora ministro delle Finanze George Papakonstantinou, finito a sua volta sotto processo per aver manipolato la Lista Lagarde (l'elenco dei duemila potenziali evasori greci con conti in Svizzera, ndr ), e al premier George Papandreou. Mi scontrai con un muro di silenzio e intimidazioni». Come lo spiega? «Erano coinvolti il direttore generale di Eurostat, il tedesco Walter Radermacher, e l'ex commissario agli Affari economici Olli Rehn, che avevano consentito le violazioni consegnando il nostro sistema statistico a un tecnico estraneo alla realtà greca. Georgiou arrivò all'Elstat dopo 25 anni ai piani alti del Fondo monetario, mise sempre a tacere le critiche del Consiglio. Concordò i dati diffusi il 15 novembre 2010 solo con Radermacher». Perché lo avrebbe fatto? All'epoca si ipotizzò una manovra per spianare la strada alle misure d'austerità . «Nell'aprile 2010 Eurostat fissò il deficit del 2009 al 13,6% del Pil, con possibili aggiustamenti dello 0,3-0,5%. Su quelle basi furono siglati gli accordi bilaterali tra la Grecia e i Paesi che accettarono il primo memorandum, 80 miliardi sembravano sufficienti. Quel 15,4% fu uno choc e si corse ai ripari con il secondo pacchetto. Ce n'è abbastanza per sospettare un piano europeo anti Grecia». Non crede che salvare Atene sia interesse anche dell'Europa? «La Grecia è sprofondata e per recuperare competitività non ha alternative all'uscita dall'euro. L'Europa federale è un'utopia». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il profilo Zoe Georganta nel 2010 faceva parte del Consiglio direttivo dell'istituto nazionale di statistica Elstat. Fu la prima SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 119 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'intervista 08/02/2015 Corriere della Sera Pag. 12 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ad accusare il presidente Andreas Georgiou di aver fatto lievitare il deficit pubblico SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 120 08/02/2015 Corriere della Sera Pag. 30 (diffusione:619980, tiratura:779916) Bortoni (Autorità): non va eliminato il paracadute della «maggior tutela» per le famiglie Le misure Due caratteristiche della riforma: segnali di prezzo di lungo termine e maggior stabilità Stefano Agnoli MILANO L'appuntamento a Bruxelles non è ufficialmente fissato ma è imminente. Si muoveranno il ministero dello Sviluppo e l'Autorità per l'energia, per spiegare all'Ue come funzionerà il «mercato della capacità» italiano, primo passo per rimettere in carreggiata un sistema elettrico da tempo sotto stress. I problemi sono noti: la crisi dei consumi e l'affermazione delle fonti rinnovabili hanno messo in ginocchio i produttori tradizionali. La sovraccapacità è diventata un male endemico che mette a repentaglio non solo gli investimenti fatti (e pregiudica quelli futuri) ma ha anche risvolti occupazionali. E d'altra parte la sicurezza va salvaguardata, soprattutto in un periodo di tensioni internazionali. Insomma, l'ora di una riforma complessiva del mercato elettrico è giunta. Lo ha ammesso il governo. Lo riconosce il presidente dell'Autorità Guido Bortoni. «Dieci anni di mercato - dice - sono stati positivi, ci sono stati recuperi di efficienza importanti rispetto al prezzo amministrato del 2004, ma la criticità sono sotto gli occhi di tutti». E allora da dove si parte? «Dalle esigenze di riforma che vanno soddisfatte - aggiunge - e in primo luogo dal fatto che sul versante dell'offerta mancano affidabili segnali di prezzo di lungo termine». La struttura attuale del mercato elettrico è basata sul breve termine, il che ha certamente contribuito ai sovrainvestimenti del recente passato sui cicli combinati a gas, che insieme agli incentivi alle rinnovabili hanno mandato in fibrillazione il sistema. Se la prima caratteristica della riforma è «l'allungamento della visuale» sui prezzi, la seconda dovrà però essere quella della maggior stabilità. Ma come conciliare queste richieste con la necessità di un'offerta «adeguata», cioè con margini di sicurezza rassicuranti, e con l'obiettivo della «decarbonizzazione» del sistema? Proprio il «capacity market», secondo l'Autorità, garantisce diversi vantaggi, soprattutto al consumatore, anche se da subito dovrà essere affiancato da nuovi strumenti di mercato . Introdotto lo scorso giugno dal Mise, prevede che Terna gestisca delle aste di capacità produttiva di lungo termine per la fornitura elettrica, e potrebbe partire entro il 2017. Per sue caratteristiche potrà fornire a produttori e consumatori i segnali a lungo termine desiderati (tra gli altri dall'Enel), ma incontra le resistenze dei produttori eolici e fotovoltaici, che al contrario di termoelettrici, idroelettrici e biomasse sono più difficilmente programmabili. Così però mancherebbe un «pezzo» della progettata riforma, quello che, una volta esaurita la stagione degli incentivi, dovrebbe garantire la remunerazione di lungo termine alle fonti rinnovabili, anche di nuova generazione. Soluzioni? «Ce ne sono», spiega ancora Bortoni, ma implicano scelte «politiche» sui tipi di tecnologia da adottare e sulle quantità che potrebbero essere inserite in nuove aste di capacità. E i consumatori, ovvero la domanda di imprese e famiglie? Anche qui i nodi da sciogliere non mancano. Due in particolare: difficile, ad esempio, che grandi imprese «energivore» siano disposte a sottoscrivere contratti di fornitura più «lunghi» di un paio d'anni. E così per le piccole imprese. Se anche si potesse contare su famiglie e pubblica amministrazione non si supererebbe comunque un quarto del mercato. Come uscirne? Probabilmente puntando su aggrega-zioni, formazione di consorzi e regole che li favoriscano, e che fissino meccanismi di uscita non penalizzanti. L'Autorità potrebbe lavorarci sopra. Nel frattempo, però, pesa sulle famiglie la prospettiva di un'abolizione tout court della «maggior tutela», l'istituto paracadute, parallelo al mercato libero, che ha assicurato spesso ai consumatori «domestici» prezzi più economici. La possibilità, auspicata dall'Antitrust, potrebbe diventare concreta in nome della concorrenza e del disegno di legge in preparazione. Per Bortoni, però, una prospettiva del genere non è convincente: «Il valore aggiunto della maggior tutela - dice - è che dà alle famiglie un segnale di prezzo concreto e praticabile. SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 121 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «Mercato elettrico da riformare Il rischio di una giungla dei prezzi» 08/02/2015 Corriere della Sera Pag. 30 (diffusione:619980, tiratura:779916) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 122 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Se lo si eliminasse, tra un anno potremmo ritrovarci a chiedere se i consumatori domestici paghino o meno un prezzo congruo per l'elettricità, e non avremmo più un riferimento di mercato a cui guardare» . stefanoagnoli © RIPRODUZIONE RISERVATA Terna 339.481 (-0,1%) ENERGIA ELETTRICA RICHIESTA IL BILANCIO ENERGETICO Variazioni percentuali della richiesta rispetto all'anno precedente La richiesta di energia elettrica in Italia dall'inizio dell'anno mercato d'Arco 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 320.268 (-5,7%) 330.455 (+3,2%) 334.640 (+1,3%) 328.220 (-1,9%) 318.475 (-3,0%) 309.006 (-4,0%) PRODUZIONE NETTA 8.067 TOTALE 267.557 5.541 Geotermoelettrica 14.966 Eolica 23.299 Fotovoltaica Idroelettrica 165.684 Termoelettrica 2014 309 mila Gigawattora la richiesta di energia elettrica nel 2014. Nove mila in meno rispetto all'anno 2013 267 mila Gigawattora la produzione di energia elettrica in Italia nel 2014, undici mila in meno del 2013 Chi è Guido Pier Paolo Bortoni, 54 anni, è presidente dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico da febbraio 2011. Ingegnere elettrico, master post-universitario al Politecnico di Milano, è stato il Capo dipartimento per l'Energia al ministero dello Sviluppo 08/02/2015 Corriere della Sera Pag. 30 (diffusione:619980, tiratura:779916) Il commercio riparte, con tanti stranieri e forte rotazione Dario Di Vico Il commercio è ripartito. La notizia ha del sorprendente ma la fonte è al di sopra di ogni sospetto: la Confesercenti che in questi anni di vacche magrissime ha sempre documentato la chiusura delle saracinesche ovvero la «ruggine italiana». Il secondo semestre del '14 ha visto, dunque, una secca inversione di tendenza: rispetto al primo semestre dello stesso anno si registrano 57 mila occupati in più di cui 31 mila in attività gestite da imprenditori stranieri. Analizzando l'intero 2014 la chiusura di punti-vendita prevale ancora ma rallenta e in alcuni segmenti ci sono inaspettati revamping. Crescono l'ambulantato (+5.400 imprese), i negozi di prodotti moda (+7 mila), gli alimentari specializzati ed etnici (+580) e gli shop di informatica (+314). Continua il trend negativo delle tradizionali botteghe di alimentari generici (-6.238) e delle edicole (-824). Nella zona di Roma e del Lazio si segnala, poi, il boom dei negozi di frutta e verdura gestiti da imprenditori africani. In attesa di rilevazioni più robuste alcune considerazioni si possono cominciare a fare. Innanzitutto il dinamismo degli stranieri capaci non solo di offrire soluzioni low cost per tutti i consumatori ma anche di creare un circuito commerciale parallelo rivolto agli extracomunitari. In più gli stranieri stanno occupando (facilmente) nel commercio ambulante spazi lasciati dal ritiro di una parte degli italiani. Ma, al di là di loro, il commercio appare anche come l'attività più facile da intraprendere per i giovani in cerca di autoimpiego e i dati sulle scelte di indirizzo delle nuove partite Iva lo dimostrano mensilmente. È chiaro che spesso si tratta di tentativi e non di vere attività strutturate, per cui è facile pensare a una rotazione vorticosa nelle aperture e nelle chiusure che sta riducendo la durata media di un esercizio. L'arrivo di giovani fa da pendant allo svecchiamento forzoso indotto dalla recessione che ha spinto i commercianti più anziani ad anticipare un ritiro che comunque sarebbe avvenuto in tempi non lunghi. In presenza di questi fermenti se si vuole consolidare il trend positivo diventa decisivo formare e supportare i neo-imprenditori. Stupisce però che il segretario generale della Confesercenti, Mauro Bussoni, carichi quest'impegno sulle spalle addirittura del governo. Ma allora le associazioni e le camere di commercio che ci stanno a fare? © RIPRODUZIONE RISERVATA 57 mila gli occupati in più nel commercio nel secondo semestre del 2014. Circa 31 mila le attività gestite da imprenditori stranieri 6.238 le botteghe di alimentari generici in meno rispetto al 2013. Saldo negativo anche per le edicole: nel 2014 sono 824 ad aver chiuso SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 123 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il caso 08/02/2015 Corriere della Sera Pag. 31 (diffusione:619980, tiratura:779916) Confindustria: un errore modificare il Jobs act sui licenziamenti collettivi Il vicepresidente Dolcetta: decreti da varare senza stravolgimenti I contratti a progetto aboliti? Nelle pmi sono utili Enrico Marro ROMA Confindustria è preoccupata. Proprio ora che si intravedono timidi segnali di ripresa, sarebbe sbagliato, sostiene, fare marcia indietro sui primi decreti attuativi del Jobs act, attenuando quegli elementi di flessibilità e semplificazione da tanto tempo attesi dalle imprese, spiega Stefano Dolcetta, vicepresidente per le relazioni industriali . Ammetterà che il Jobs act del governo Renzi risponde alle vostre richieste? «Infatti il nostro giudizio sulla legge delega di riforma del mercato del lavoro è sostanzialmente positivo. In Italia c'è bisogno di una riduzione del costo del lavoro, che non significa taglio dei salari netti ma del cuneo fiscale e contributivo, e di una maggiore flessibilità. I primi due decreti legislativi di attuazione della delega, sui quali si stanno esprimendo con i loro pareri le commissioni parlamentari, vanno nella giusta direzione. Il problema è che ora il governo non deve né fare marcia indietro accogliendo tutte le richieste di modifica né fermarsi nella sua azione riformatrice, che richiede il varo degli altri decreti necessari all'attuazione del Jobs act». Confindustria è preoccupata per le richieste della commissione Lavoro della Camera. Il presidente Cesare Damiano (Pd) vorrebbe che il governo, varando definitivamente i primi decreti del Jobs act, escludesse i licenziamenti collettivi dalle procedure semplificate (indennizzo), ripristinasse la discrezionalità del giudice e aumentasse l'indennizzo minimo. «Noi pensiamo che sia sbagliato ricominciare la discussione su questi contenuti, perché tra l'altro si sa dove si comincia e non si sa dove si finisce. Sarebbe meglio varare definitivamente i due decreti legislativi senza stravolgerli e senza perdere altro tempo, altrimenti si rischia di perdere il treno di una possibile ripresa». Le chiedo però di rispondere nel merito. Estendere il licenziamento semplificato anche a quelli collettivi significherebbe saltare le procedure di accordo con i sindacati. Non crede che così i lavoratori siano meno garantiti? «Guardi, le aziende non assumono le persone per poi licenziarle. I licenziamenti collettivi sono necessari quando l'azienda non può fare a meno di ristrutturarsi. Oggi le procedure sono troppo complesse e ciò frena il rilancio delle aziende. Una semplificazione, dunque, è opportuna, sul modello, tra l'altro, dei Paesi con i quali dobbiamo competere». Damiano dice anche che se si toglie la discrezionalità al giudice, questi deve convalidare anche il licenziamento di un lavoratore che, per esempio, timbra il cartellino con 3 minuti di ritardo . «Non credo che un'azienda licenzi un dipendente perché una volta arriva in ritardo. Se però il ritardo è sistematico, grave e ingiustificato, magari è giusto che l'imprenditore possa far capire che così non si fa». Con il Jobs act crescerà l'occupazione? «Forse nella seconda parte del 2015 perché, visto che gli sgravi contributivi finiranno il 31 dicembre, molte aziende potrebbero avere interesse ad assumere o a stabilizzare i lavoratori. La condizione indispensabile però è la ripresa, il mercato lo fa la domanda». Col prossimo decreto di attuazione del Jobs act potrebbero essere cancellati i contratti a progetto. Favorevole? «Nelle imprese industriali non sono molto usati, ma in altri settori e nelle piccole aziende potrebbero essere utili». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il profilo SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 124 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'intervista 08/02/2015 Corriere della Sera Pag. 31 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Stefano Dolcetta, 65 anni, è vicepresidente per la relazioni industriali e il welfare di Confindustria da maggio 2012. Amministrato-re delegato di Fiamm Spa, è stato membro del comitato di presidenza dell'Anie SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 125 09/02/2015 Corriere della Sera Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) riscoprire la cultura del lavoro Maurizio Ferrera Per il mercato del lavoro italiano il 2015 potrebbe davvero essere l'anno di svolta. Grazie alla ripresa dell'economia, le imprese dovrebbero tornare ad assumere. E il Jobs act le incentiverà a offrire occupazione stabile, disciplinata dal nuovo contratto a tutele crescenti. Secondo gli esperti, entro la fine dell'anno questo tipo di contratto sarà adottato per circa la metà delle nuove assunzioni. Non si tratterà solo di un cambiamento di regole. Gradualmente si affermerà una nuova logica di rapporti fra imprese, lavoratori e Stato: più simile a quella degli altri Paesi europei, più efficace e inclusiva. È una grande scommessa, che sarà vinta solo nella misura in cui ciascuno capirà qual è la posta in gioco e come interpretare bene la propria parte. Per le imprese, tornare ad assumere in forma stabile significa recuperare la cultura del lavoro (quello dei propri dipendenti) come investimento, come un fattore produttivo che va coltivato dall'interno. Le statistiche segnalano che negli ultimi vent'anni in Italia non si sono registrati molti progressi, ad esempio, in termini di addestramento on thejob o di formazione permanente. I dipendenti precari sono stati poi relegati su binari secondari, spesso utilizzati come risorsa «usa e getta». Non è un caso che i lavoratori italiani si sentano molto meno impegnati e coinvolti nell'organizzazione aziendale rispetto ai loro colleghi Ue. Lo scarso successo (sinora) dell'apprendistato e di tutte le forme di raccordo fra scuola e imprese è, almeno in parte, un segnale di poca attenzione per l'insostituibile ruolo che i datori di lavoro devono giocare nel contesto educativo e culturale dal quale reclutano il proprio capitale umano. Anche per i lavoratori è necessario un cambiamento di mentalità. Veniamo da una tradizione in cui il posto fisso a vita è stato per generazioni l'obiettivo più ambito. Ancora oggi, a dispetto del precariato, l'Italia è il Paese Ue in cui la durata media del rapporto di lavoro è più lunga (15 anni) e in cui il numero di impieghi nel corso della vita è il più basso: due, rispetto ai quattro della Francia e ai cinque della Danimarca. Si tratta di una media che sconta l'inamovibilità del nostro pubblico impiego e l'onda lunga dell'articolo 18. Ma l'aspettativa del tempo indeterminato a vita è ancora molto radicata, anche fra i giovani. Contrariamente a quanto è successo nei Paesi nord europei, l'avvento della flessibilità in Italia ha coinciso con la precarizzazione, ossia uno stato di perenne insicurezza, frequenti interruzioni di reddito, «intrappolamento» nei settori meno qualificati del mercato del lavoro. Non sarà facile recuperare il significato positivo della parola flessibilità e convincere i giovani che - se si svolgono in contesti adeguati - la mobilità territoriale, il cambiamento del posto di lavoro o delle mansioni non sono un dramma e anzi possono diventare un'occasione di crescita. Senza questo salto culturale, le nuove logiche occupazionali sottese al Jobs act non potranno dare i frutti sperati. Per ottenere effetti virtuosi dalla riforma deve cambiare soprattutto lo Stato. Non so se il governo Renzi ne sia pienamente consapevole, ma la sfida è enorme. La flessibilità non degenera in precarietà solo se SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 126 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Dipendenti, imprese 09/02/2015 Corriere della Sera Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 127 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato l'amministrazione pubblica è in grado di fornire efficienti servizi di ricollocazione e formazione. Il nostro deficit inizia dalle scuole: la metà degli studenti italiani dichiara di non aver ricevuto alcun consiglio e consulenza mirata sui percorsi lavorativi post licenza e sulle proprie potenzialità. Negli altri Paesi questa è la norma per la quasi totalità degli allievi. La metà, di nuovo, dei lavoratori italiani dichiara che, in caso di perdita del posto di lavoro, la probabilità di trovarne un altro è molto bassa. Il dato medio Ue è inferiore di venti punti. Il segnale è chiaro: i servizi per l'impiego sono totalmente inadeguati rispetto alle esigenze di un mercato del lavoro flessibile. Difficile pensare di poterci allineare in tempi rapidi ai modelli nordici. Ma è urgente avviare un processo di riforma almeno simile a quello seguito da Francia e (soprattutto) Germania. Qualche settimana fa l' Economist ha aperto una discussione sulla crescente diffusione del «lavoro a rubinetto»: la produzione di servizi in forma completamente decentrata da parte di mini-imprese capaci di sfruttare app , cellulari e tecnologia. Sarebbe la fine del lavoro dipendente come l'abbiamo conosciuto finora. È uno scenario futuribile da rivista settimanale, ma anche un segnale di quanto rapidamente l'economia stia cambiando grazie al progresso delle conoscenze. Vista dall'Italia, l'epoca del lavoro a rubinetto sembra un film di fantascienza. Ma non possiamo tirarci indietro rispetto alle concrete sfide di adattamento che oggi ci si pongono davanti. Rimbocchiamoci le maniche e facciamo uno sforzo collettivo per oltrepassare la soglia della flexicurity . Sarebbe un grande successo, e basterebbe per almeno una generazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA BEPPE GIACOBBE 09/02/2015 Corriere della Sera Pag. 5 (diffusione:619980, tiratura:779916) Varoufakis: insostenibile l'esposizione di Roma. La replica su Twitter: dichiarazioni fuori luogo, è solida I danni di guerra Il premier greco: un «obbligo storico» richiedere i danni di guerra alla Germania Maria Serena Natale DALLA NOSTRA INVIATA ATENE «Onore e rispetto». Alexis Tsipras ha la gola secca e l'aria tesa, manda giù lunghe sorsate d'acqua tra gli applausi. «Manterremo tutte le promesse elettorali - dice al Parlamento greco -. La strada per la ricostruzione della nostra patria sarà lunga ma renderemo il nostro sogno realtà». Sogno significa cibo e luce gratis ai più poveri, «risolvere la crisi umanitaria, curare le profonde ferite del piano di salvataggio». Nessun passo indietro, ma il messaggio è sul filo perché l'Europa ascolta. «Non vogliamo un'estensione del piano di aiuti. Il memorandum è stato un fallimento. Chiediamo un nuovo accordo-ponte sino a giugno per rinegoziare il debito». È il guanto di sfida che apre una settimana decisiva, attesa in un clima da duello finale. Nel primo grande discorso da premier Tsipras evoca più volte la «dignità nazionale» mortificata da anni di sacrifici e «barbarie», promette tolleranza zero sull'evasione fiscale e lotta agli sprechi, annuncia una Commissione parlamentare d'inchiesta sull'accordo con la troika, conferma i punti principali che hanno portato la sinistra radicale al governo, cita «l'obbligo morale di reclamare le riparazioni per l'occupazione nazista». Parla ai greci che vedono in lui l'ultima speranza ma pensa all'Eurogruppo straordinario di dopodomani, al quale Atene dovrà presentarsi con una exit strategy credibile per risolvere il problema del debito: «Un problema politico. La Grecia vuole pagare ma anche raggiungere un'intesa comune con i partner nell'interesse di tutti». Nelle stesse ore le agenzie rilanciano le dichiarazioni del ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, sostenitore di una revisione organica delle politiche europee di rigore nella quale inserire il dibattito sulla Grecia, che ai microfoni Rai di PresaDiretta mette anche l'Italia tra i candidati alla bancarotta. Gli risponde su Twitter Pier Carlo Padoan: «Il debito italiano è solido e sostenibile. Parole fuori luogo». Guerra di nervi, scrivono i giornali. Conto alla rovescia. Tsipras chiede tempo e accumula consenso. Il primo sondaggio realizzato dopo le elezioni registra il 75% di fiducia nella determinazione dell'esecutivo a mantenere la parola. «Questione di onore e rispetto» dice il premier. Ma le pressioni crescono su tutti i fronti. L'ex presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan, definisce l'uscita della Grecia dall'Eurozona inevitabile. Anche il cancelliere dello scacchiere britannico George Osborne esprime preoccupazione per lo stallo che si profila nella trattativa, «un grave rischio per l'economia globale», e avverte che Londra prepara un piano d'emergenza in caso di "Grexit" e conseguente instabilità finanziaria. Allarmi lanciati alla vigilia del G20 di Istanbul e dell'incontro tra Angela Merkel e Barack Obama a Washington, nel quale si parlerà anche di Grecia. La Casa Bianca sta premendo sui leader dell'Eurozona perché aprano al compromesso con Atene. In Parlamento è cominciato il dibattito sul programma di governo, il voto di fiducia è atteso per la mezzanotte di domani. Ancora due giorni, poi si torna al tavolo. © RIPRODUZIONE RISERVATA La vicenda Il primo ministro greco Alexis Tsipras ha detto ieri in Parlamento che non chiederà ai leader europei un'estensione del piano di salvataggio dell'Unione europea e del Fmi Ha aggiunto che è possibile negoziare un accordo di transizione con i prestatori entro la fine del mese per fare andare avanti la Grecia finché non verrà raggiunto un nuovo patto sul debito Intanto scoppia la polemica tra Italia e Grecia sui conti pubblici. Il neo ministro delle Finanze Yanis Varoufakis ha detto a «Presa Diretta» che anche «l'Italia è a rischio bancarotta per il suo debito, ma teme ritorsioni dalla Germania» Parole forti che hanno obbligato il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 128 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Tsipras avverte: manterrò le promesse Scontro con Padoan sul debito italiano 09/02/2015 Corriere della Sera Pag. 5 (diffusione:619980, tiratura:779916) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 129 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato a una replica su Twitter: «Il debito e sostenibile, le dichiarazioni di Varoufakis sono fuori luogo». Dialettica aspra a due giorni dalla riunione dell'Eurogruppo in cui i due dovranno incontrarsi. Oggi comincia il G20 a Istanbul: la questione greca è sul tavolo Foto: Il premier greco Alexis Tsipras ieri durante il discorso sul programma presentato in Parlamento. Il leader del partito Syriza ha detto di voler mantenere le promesse anti-austerity Foto: Alle 16.37 di ieri la replica del ministro dell'Economia Padoan alle dichiarazioni del collega greco Varoufakis sul debito italiano Foto: «Moratoria», sulla prima pagina di «Avgi», il quotidiano di Syriza, il partito del premier Tsipras 09/02/2015 Corriere della Sera Pag. 6 (diffusione:619980, tiratura:779916) «Alla gente il Nazareno non interessa Basta divisioni o non vinceremo più» Calabria, leader dei giovani azzurri: il premier guida il restyling dell'Unione Il confronto costruttivo non c'è più Ora noi non rinunciamo alla nostra identità Verso le Regionali «I big del centrodestra si siedano a un tavolo per superare pregiudizi e personalismi» Il dibattito su Verdini o Fitto non mi appassiona senza unità non si va da nessuna parte Tommaso Labate ROMA «C'è l'allarme occupazione, il disastro che il governo ha combinato con le partite Iva, le tasse che crescono. Lo sa quanto interessa agli italiani del patto del Nazareno?». Quanto? «Poco o nulla. Guido un movimento che continua ad attrarre migliaia di giovani. Giovani che si aspettano da noi uno scatto d'orgoglio e a cui, evidentemente, l'avere un premier quarantenne non basta, se quel premier non sa rispondere ai loro bisogni». Ce l'ha con Renzi? «Io ho sempre pensato che col governo si deve pur sempre parlare. Ma Renzi scoprirà che non basteranno un paio di tweet per dimostrare che è un uomo solo al comando e per farsi un bagno purificatore nell'Arno che lo liberi da tutti i vecchi retaggi della sinistra. Da domani dovrà fare provvedimenti con la sinistra pd, gli ex di Scelta civica, Ndc, forse gli ex M5S, i fuoriusciti di Sel... Voleva guidare il partito della Nazione. E invece rischia di ritrovarsi alla testa del restyling della vecchia Unione di Prodi». Annagrazia Calabria, deputata, guida il movimento giovanile di FI. Di solito non rilascia interviste. E, nonostante l'età, non è una rottamatrice. La sua bussola è «essere giovani non significa essere migliori» ma «il ricambio generazionale, nella vita come in politica, deve essere fisiologico». Renzi ha imboccato una deriva autoritaria, come dice Berlusconi? «Renzi aveva avviato un percorso di condivisione basato innanzitutto su un metodo: quello del confronto costruttivo con l'opposizione per le riforme istituzionali. Poi deve aver cambiato idea, tanto che è stato lui stesso ad interromperlo, preferendo ricompattare il suo partito. Di conseguenza, da oggi sul merito delle riforme istituzionali noi decidiamo di non rinunciare alla nostra identità, votando solo quello che davvero ci convince». Il patto del Nazareno s'è risolto in una slavina che, però, ha travolto voi. Verdini, per esempio... «Non mi appassionano granché questi dibattiti. Ma, visto che me lo chiede, le rispondo con franchezza. Sia chi in questi giorni attacca, sia chi si difende, deve riscoprire la consapevolezza che divisi non andiamo da nessuna parte. Vale lo stesso discorso per Fitto». Che ne sarà di una FI stretta tra Renzi e Salvini? «Ogni volta che il centrodestra s'è presentato diviso ha perso mentre in diverse regioni del Nord governiamo tutti insieme con successo. Questo è bene che tutti lo tengano a mente in vista delle prossime elezioni regionali». Quindi? «Tutti i leader del centrodestra devono mettersi attorno a un tavolo e decidere qual è il modo migliore per vincere, mettendo da parte pregiudizi e personalismi». Lei è sicura che basti riscoprire l'unità dei moderati per sconfiggere Renzi? «Per battere Renzi serve l'unità così com'è necessaria un'iniziativa politica che rilanci il nostro progetto di sempre: meno tasse, più lavoro. Parliamo agli italiani. E poi non dimentichiamo che Renzi a Roma è Ignazio Marino. Lo sa che cosa pensano i romani di Marino? Renzi, in Liguria, è lo spettacolo delle primarie andato in scena settimane fa. Insomma, i nodi vengono al pettine per tutti, anche per Renzi. SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 130 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'intervista 09/02/2015 Corriere della Sera Pag. 6 (diffusione:619980, tiratura:779916) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 131 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato © RIPRODUZIONE RISERVATA Chi è Annagrazia Calabria, 32 anni, laureata in Legge, eletta alla Camera nel 2008 nella lista del Pdl nella circoscrizione Lazio 1, a 26 anni è la più giovane deputata della XVI Legislatura. Viene rieletta nel 2013 09/02/2015 Corriere della Sera Pag. 7 (diffusione:619980, tiratura:779916) Gli italiani vedono FI in difficoltà Ma per il 92% dei suoi elettori il leader terrà le redini del partito La previsione Per il 44% di tutti gli intervistati la divisione nel centrodestra durerà a lungo Nando Pagnoncelli All'indomani dell'elezione del presidente della Repubblica i commentatori hanno dedicato grande attenzione all'analisi dei vincitori e dei vinti nella partita del Quirinale, decretando in larga misura la vittoria del premier Renzi e la sconfitta del centrodestra che ne è uscito piuttosto malconcio. Si tratta di una lettura condivisa del tutto (29%) o almeno in parte (52%) dalla stragrande maggioranza degli italiani mentre solo il 9% non la condivide e il 10% non si esprime. Ed è un'opinione che prevale tra tutti gli elettorati, compreso quelli di Forza Italia che non fanno nulla per dissimulare la delusione e la preoccupazione per le possibili ripercussioni della vicenda sul cosiddetto patto del Nazareno e sul ruolo del loro partito nel prosieguo del processo di riforme intrapreso insieme alla maggioranza. Renzi dunque esce vincitore: il suo consenso, quello del governo e del Pd dopo settimane di calo fanno segnare un'inversione di tendenza e riprendono a crescere. Berlusconi e Forza Italia al contrario registrano una flessione che, tuttavia, non sembra far presagire una definitiva uscita di scena dalla politica dell'ex premier. Infatti, oltre un italiano su due (55%), è convinto che Berlusconi saprà ancora una volta riprendere in mano FI rimanere saldamente a capo del suo partito. È una convinzione che prevale in tutti gli elettorati sia pure con accentuazioni diverse: da un livello massimo, quasi plebiscitario, tra gli elettori di FI (92%) a quello minimo tra gli elettori centristi (37%), certamente animati dalla speranza di un cambio di leadership nel centrodestra. Solo un italiano su cinque (20%) pensa che l'elezione di Mattarella rappresenti il declino definitivo di Berlusconi come leader politico. Nonostante le forti divisioni interne a Forza Italia e nonostante Berlusconi negli ultimi anni abbia inanellato diverse sconfitte e subito un forte calo di popolarità, gli italiani ritengono che all'orizzonte non vi sia un leader alternativo. Ciò dipende sicuramente dalle caratteristiche di «partito personale» di Forza Italia, il cui destino appare indissolubile da quello del suo leader, ma anche dalla capacita di riscatto che Berlusconi ha mostrato in più di un'occasione. Nella vicenda dell'elezione del presidente della Repubblica ha destato scalpore la decisione del leader di Ncd Alfano di sostenere Mattarella, dopo che aveva annunciato l'astensione sulla sua candidatura, contravvenendo all'accordo raggiunto con Forza Italia per un candidato comune. Un accordo che lasciava presagire un avvicinamento tra le due forze politiche, una ricomposizione delle fratture e la possibile apertura di una nuova stagione per il centrodestra. Ebbene, nonostante il dissenso espresso da alcuni esponenti di primo piano di Ncd, la maggioranza degli italiani (54%) approva la decisione di Alfano di appoggiare la candidatura di Mattarella, mentre all'incirca uno su quattro (23%) ritiene che abbia fatto male perché ha perso l'occasione di ricompattare il centrodestra rendendolo più competitivo rispetto al Pd di Renzi. Il consenso per la decisione di Alfano è più elevato tra gli elettori del centrosinistra (81%) ed è largamente prevalente tra quelli centristi (63%), mentre il 25% esprime contrarietà. Gli elettori di Forza Italia vedono sfumare la possibilità di una futura alleanza e pertanto in larga misura (64%) si dichiarano critici. Molto più diviso risulta l'elettorato del Movimento 5 Stelle. I giudizi sull'operato dei partiti di centrodestra fanno registrare un calo per Forza Italia (-2% rispetto a metà gennaio), Lega Nord (-1,6%) e, in misura minore, per Ncd (-0,6%). In lieve aumento Fratelli d'Italia (+0,2%). La difficile stagione del centrodestra sembra destinata a perdurare per molti anni secondo il 44% degli italiani mentre un intervistato su tre (34%) ritiene che saprà riprendersi rapidamente, ricompattandosi attorno alla figura di un leader nuovo e vincente. Appare tuttavia emblematico l'elevato numero di intervistati (22%) che non riesce ad esprimere una previsione. Più ottimisti gli elettori di Forza Italia (58%) tra i quali, tuttavia, non è trascurabile la quota di pessimisti (uno su 4). Ed è interessante osservare che tra i centristi all'incirca uno su due non ritiene che il centrodestra sia destinato ad invertire la tendenza. Lo scenario politico sembra dunque in evoluzione: Renzi e il Pd sono in ripresa, il SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 132 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Scenari 09/02/2015 Corriere della Sera Pag. 7 (diffusione:619980, tiratura:779916) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 133 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato centrodestra stenta a riprendersi e fa registrare un testa a testa tra Forza Italia e Lega, M5S rimane saldamente al secondo posto. E i timidi segnali di ripresa fanno prevedere un consolidamento del consenso per Renzi e il suo governo e una strada in salita per l'opposizione. © RIPRODUZIONE RISERVATA Questa elezione rappresenta una vittoria di Renzi e del PD, ricompattatosi sul nome di Mattarella, e una sconfitta per il centrodestra, che si è diviso sul voto? 52% 29% 9% 10% L'elezione di Mattarella così per gli elettori di... Sì, del tutto Sì, ma solo in parte No, per nulla Non so Pd-Psi-Cd Ncd-Centro FI-Destra M5S L'elezione di Mattarella rappresenta l'uscita di scena definitiva di Silvio Berlusconi come leader politico, oppure saprà ancora riprendere in mano le redini di Forza Italia? 55% 20% 25% così per gli elettori di... Sì, la rappresenta Non so No, riprenderà in mano Forza Italia Sondaggio realizzato da Ipsos PA per «Corriere della Sera» presso un campione casuale nazionale rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne secondo genere, età, livello di scolarità, area geografica di residenza, dimensione del Comune di residenza. Sono state realizzate 996 interviste (su 9.012 contatti), mediante sistema CATI, il 3 E 4 febbraio 2015. Il documento informativo completo riguardante il sondaggio sarà inviato ai sensi di legge, per la sua pubblicazione, al sito www.sondaggipoliticoelettorali.it. Pd-Psi-Cd Ncd-Centro FI-Destra M5S Anche Alfano appare in difficoltà avendo scelto di votare per Mattarella pur suscitando le critiche di molti esponenti del suo partito. Secondo lei... 54% 23% 23% così per gli elettori di... Ha fatto bene Non so Ha fatto male Il centrodestra italiano riuscirà a riprendersi, ricompattandosi attorno ad un leader nuovo, o rimarrà diviso e in minoranza in Italia per molti anni? 44% 34% 22% così per gli elettori di... Si riprenderà Non so Resterà diviso e in minoranza FI-Destra M5S Pd-Psi-Cd Ncd-Centro FI-Destra M5S Pd-Psi-Cd Ncd-Centro CdS 48% 46% 1% 5% 13% 61% 9% 17% 39% 45% 4% 81% 3% 16% 33% 64% 3% 37% 31% 32% 58% 24% 18% 36% 42% 22% 19% 61% 20% 37% 48% 15% 5% 92% 3% 15% 62% 23% 33% 47% 20% 31% 37% 32% 63% 25% 12% 12% 23% 58% 14% 5% 190 i parlamentari (98 deputati e 92 senatori) eletti nelle liste del Popolo della libertà a febbraio 2013 con Berlusconi candidato premier. A novembre 2013 la spaccatura sull'appoggio al governo guidato da Enrico Letta portò alla scissione di un consistente numero di deputati e senatori che hanno dato vita al Nuovo centrodestra 09/02/2015 Corriere della Sera Pag. 9 (diffusione:619980, tiratura:779916) «Partito rovinato dagli ambiziosi, lì non si fa politica» Borletti Buitoni, passata con i Democratici: «Non siamo in cerca di poltrone» Le scelte di Monti L'ex premier ha salvato questo Paese dal baratro poi ha fatto scelte infelici, inadatte al suo carattere Paolo Conti roma Ilaria Borletti Buitoni, sottosegretario ai Beni culturali. Lei è stata eletta senatrice nelle liste di Scelta Civica e ora fa parte del gruppo confluito nel Pd. Ha seguito il congresso del partito che ha appena lasciato? Pentita della scelta? «Se la sintesi politica è quella del segretario Enrico Zanetti, cioè che noi avremmo rappresentato una "invasione di ultracorpi del Pd in Scelta civica", e che saremmo stati "stanati", allora sono certa che ciascuno dei miei elettori approverebbero la mia decisione che ho compiuto dopo molte incertezze e in seguito a un'approfondita riflessione». Cosa contesta nei toni del congresso? «Nonostante le nostre insistenze, si è voluto organizzare un congresso in tutta fretta, senza un confronto interno che potesse portare a qualcosa di ben diverso dallo 0,2% che ci viene attribuito nei sondaggi. In particolare il segretario non ha voluto ascoltare ed ecco il risultato. È la riprova che è bene che la società civile rimanga società civile. Certe ambizioni personalistiche raramente si inseriscono in un vero quadro politico». L'onorevole Alberto Bombassei, intervistato sul Corriere , vi ha accusato in sostanza di «voler conservare il posto» e di sostenere «una maggioranza da bulli». Considera Matteo Renzi un «bullo»? «Le maggioranze si calcolano sui numeri e non sui giudizi personali. Mi dispiace che Bombassei, imprenditore che stimo molto, abbia espresso giudizi personali e non valutazioni politiche. Renzi sta compiendo una vera rivoluzione in Italia e, come avviene in tutte le rivoluzioni, adotta metodi anche secchi. Nel caso dell'elezione di Sergio Mattarella ha ottenuto il risultato che voleva: scegliere un ottimo presidente, riconsolidare l'unità del partito, mettere nell'angolo Forza Italia e Ncd. Ha dimostrato grossa capacità politica e forza nel realizzare, con il Pd, quelle riforme che erano nell'agenda di Scelta civica, come ha giustamente sottolineato Pietro Ichino». Ma lei vuole «conservare il posto»? «Mai ragionato in questi termini. Io mi sono dimessa da tutti gli incarichi quando mi candidai. Li ho lasciati, sottolineo, prima e non dopo . Opero come sottosegretario ai Beni culturali con spirito di servizio e in base alle mie competenze. Il mio incarico è a disposizione del presidente del Consiglio: se lo dovesse ritenere non più consono agli equilibri politici, accetterei questa decisione con consapevolezza e disponibilità. Vorrei anche aggiungere che in Scelta civica la questione della politica culturale non è mai stata presa minimamente in considerazione e che tutto ciò che il ministro Dario Franceschini ha compiuto con la sua riforma del ministero e con le sue scelte rientra in un progetto politico culturale che condivido pienamente». Il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, ha detto: non siamo stati noi a lasciare Monti ma è stato Monti il primo a lasciare noi un anno e mezzo fa. Pensa anche lei che sia nata lì la crisi di Scelta civica? «Il senatore Monti ha avuto il merito di salvare il Paese a un metro dal baratro. Poi sono seguite scelte non felici e anche inadatte al suo carattere. Quando ha lasciato Scelta civica è mancato il riferimento fondamentale, il perno stesso del nostro partito e non è stato sostituito da nessuno. Ho visto solo piccoli aspiranti protagonisti, privi di capacità e di autorevolezza...». © RIPRODUZIONE RISERVATA Chi è Ilaria Borletti Buitoni, SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 134 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'intervista 09/02/2015 Corriere della Sera Pag. 9 (diffusione:619980, tiratura:779916) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 135 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 60 anni, eletta alla Camera nel 2013 con Scelta civica, di cui è stata vicepresidente fino all'addio di venerdì. È passata al Pd. È sottosegretario ai Beni culturali nel governo Renzi (stesso incarico per il governo Letta) 09/02/2015 Corriere della Sera Pag. 25 (diffusione:619980, tiratura:779916) La Russa: la polizia alla festa in casa? Mandata dai radical chic Due volanti per la musica alta. L'ex ministro: «Mai parlato di zecche comuniste, ma non me lo rimangio...» Erano le 11.50 di un venerdì prefestivo Assurdo chiamare gli agenti Il party era di mio figlio Io leggevo in camera Marco Cremonesi MILANO «Macché... In realtà, io non ho parlato di zecche comuniste. Ma comunque, come vuole lei: non me la rimangio...». Venerdì sera, a casa di Ignazio La Russa, in pieno centro a Milano, zona Porta Venezia, la musica era alta. Tanto che poco prima della mezzanotte sono arrivate due volanti dal Commissariato Città studi per chiedere di abbassarla. Ma il deputato di Fratelli d'Italia non l'ha presa bene: «Ma a lei sembra normale che il venerdì sera arrivino non una ma ben due auto per la musica? Erano le 11.50. Non le due di notte. Di venerdì sera, prefestivo...». La Russa, via: qualcuno di infastidito ci sarà pure stato. Qualcuno che lei avrebbe, appunto, chiamato «zecca comunista». «Ma no, ripeto: zecche non fa parte del mio linguaggio, a Milano nemmeno si usa. No, lì deve essere stato qualche radical chic accidioso...». Onorevole, può essere che la musica fosse troppo alta davvero: lei è noto per essere un festaiolo. «Io? Ma che c'entro io? Era la festa di compleanno di mio figlio. E quindi, a me era stato ordinato di non farmi vedere. Infatti ero in camera mia, a leggere: "Norvegian wood" di quell'autore giapponese. Come si chiama? Haruki Murakami». Beh, allora avrà sentito anche lei che la musica era alta. O no? «Alta, alta... Ma cosa vuol dire? È vero che, come si usa, era stata alzata quando era arrivato il momento dell'happy birthday. Però, se la polizia è arrivata in quel momento, doveva essere stata chiamata già da prima». A lei quindi sono girate le scatole ed è stato un po' brusco. «Ma no. Ho detto ai poliziotti: "Con tutto il rispetto per voi, a cui io voglio bene, questa è una porcata che ha organizzato qualcuno". Tutto lì...». Ma chi l'ha organizzata? «Ma che ne so io? Non ne ho la più pallida. Sarà, mi dico, qualcuno dei radical chic che abitano da queste parti». Uno dei suoi vicini? «Ma no, non credo. Tra l'altro, la mia è una casa in cui abitano parecchi giovani. Almeno una volta al mese, una festa c'è. E con la musica, mica smette nessuno alle 11.50. Normale. Una cosa che si può accettare benissimo». Ma non ha detto agli agenti che comunque lei la musica la avrebbe rialzata? «Ma no. Ho detto loro le stesse cose che sto dicendo a lei. Che alla sera del venerdì, è strano che ancora prima della mezzanotte arrivi la polizia. Tra l'altro, quale alzare: mio figlio e i suoi amici poco dopo sono usciti per andare in non so quale discoteca». Insomma, solo un tiro di qualche vicino radical chic? «Sì, però io non posso pensare che un venerdì sera ben due volanti vengano impiegate per andare a chiedere di abbassare il volume a una festa. Già ce ne sono poche, già ci sono tutti i problemi che sappiamo. E le auto che ci sono, vanno utilizzate per quello? Io continuo a trovarla un'assurdità». © RIPRODUZIONE RISERVATA Chi è Ignazio La Russa, 67 anni, ex di Msi, An SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 136 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA 09/02/2015 Corriere della Sera Pag. 25 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato e Pdl, ora in Fratelli d'Italia, è stato vice-presidente della Camera e ministro della Difesa SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 137 09/02/2015 Corriere della Sera Pag. 33 (diffusione:619980, tiratura:779916) Se la destra vitalista diventa decrepita Pierluigi Battista Impressionante la rapidità con cui è cambiata l'immagine stessa del mondo berlusconiano. Mentre la sinistra appariva bacchettona, iper-regolamentatrice, pedagogica, altezzosa, proibizionista, prigioniera delle cose antiche, diffidente di ogni spontaneità, la destra berlusconiana sembrava la «Casa della libertà» parodizzata dal genio satirico di Corrado Guzzanti: solo che agli elettori di quella casa piaceva esattamente ciò che faceva inorridire la sinistra del collegio. La destra berlusconiana, figlia della fantasmagoria della tv commerciale, appariva vitalista, sfrontata, senza complessi, energica, dinamica, carica di futuro. Per la sinistra signorile, era la vile plebaglia che si permetteva di ignorare le lezioni dell' establishment di antico lignaggio. Ma per il vasto ceto medio italiano era un messaggio di liberazione, di forza, di spregiudicatezza, di vigore, di intraprendenza. Il partito del «vietato vietare» sembrava una promessa di meno vincoli, meno autorizzazioni firmate, meno regolamenti minuziosi. E ora, guardate come sono cambiati i ruoli. La destra appare decrepita e incartapecorita, prigioniera di una corte che staziona in una reggia sempre più impolverata. Nella sinistra il maquillage sta cambiando tutto, la rivoluzione generazionale dà la sensazione della novità. Ma sul piano dell'immagine, la destra è già alla disfatta. Trucemente repressiva e proibizionista, paurosa di tutto, con una voglia incontrollabile di alzare il ponte levatoio e rinchiudersi per sempre in una fortezza dentro la quale si respira aria stantia. I curatori dell'immagine berlusconiana, un tempo geni della comunicazione capace di promuovere una leadership, ora non esistono più, risucchiati nei capricci cortigiani del cerchio magico. Sono sempre un passo indietro. Non hanno più il fiuto per capire dove va il mondo. Sembrano appartenere a un'epoca al crepuscolo e infatti i loro leader si muovono come Gloria Swanson in Viale del tramonto , resa folle dall'incapacità di capire che con l'avvento del sonoro, lei ha perduto tutto. Anche quando sono giovani, i suoi dirigenti appaiono già vecchi, e non per colpa loro ma per il clima generale di vecchio mondo al capolinea che emana da ogni loro gesto. Ci vorrebbe un'immersione nella democrazia per uscire da questo grigiore uniforme. Dove perfino la felpa di Matteo Salvini sembra, al confronto, un'oasi di freschezza. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 138 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Particelle elementari 07/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 1.19.21 (diffusione:334076, tiratura:405061) F2i apre il capitale degli aeroporti a nuovi soci: in vista maxi-polo europeo* Laura Galvagni Laura Galvagnipagine 19 e 21 F2i ha ceduto il 49% di F2i Aeroporti alla cordata composta da Ardian (60%) e Credit Agricole Assurances (40%). L'accordo di compravendita è stato firmato ieri e ha portato nella casse del fondo infrastrutturale 400 milioni di euro, tutti destinati ai sottoscrittori del Fondo I. La cessione, è il punto di partenza di una strategia di più ampio respiro. Quello che può sembrare un passo atto a dare il via a una successiva valorizzazione dell'investimento negli scali italiani è in realtà una mossa funzionale a crescere ulteriormente nel settore. «L'operazione segna l'avvio di una solida alleanza strategica volta a proseguire la politica di investimento e sviluppo di F2i Aeroporti», è scritto nella nota diffusa dalla società. Oggi F2i Aeroporti è proprietario del 35,7% di Sea (Malpensa e Linate), del 70% di Gesac ( Napoli) e del 54,5% di Sagat (Torino). Indirettamente, queste società detengono poi partecipazioni in Sacbo (Bergamo) e in Sab (Bologna). Peraltro, non va dimenticato che il Secondo fondo F2i detiene un ulteriore 8,6% di Sea. Complessivamente gli scali che fanno capo al fondo infrastrutturale nel 2014 hanno gestito circa 37 milioni di passeggeri (+ 4,7% rispetto al 2013), pari al 25% circa del traffico nazionale, per un volume d'affari aggregato di 900 milioni di euro. Come detto questo è il punto di avvio di una strategia che punta a crescere nel settore con un occhio alle strutture nazionali e a quelle oltreconfine. pagina 21 25% Napoli Torino Milano Malpensa Milano Linate Bergamo Bologna La filiera aeroportuale di F2i SAGAT Torino Bologna SEA Malpensa Linate Bergamo GESAC Napoli 37 milioni Passeggeri totali nel 2014 Quota di mercato Le partecipazioni F2i ha ceduto il 49% di F2i Aeroporti alla cordata composta da Ardian (asset manager che figura peraltro tra gli sponsor del fondo e già partner in 2i Rete gas) e Credit Agricole Assurances. L'accordo di compravendita è stato firmato ieri e ha portato nella casse del fondo infrastrutturale 400 milioni di euro, tutti destinati ai sottoscrittori del Fondo I. Con un ritorno sull'investimento che, conti alla mano, appare interessante. Complice il fatto che, per acquistare le partecipazioni custodite nella holding, F2i ha speso poco meno di 600 milioni di euro. Peraltro, la cessione, è solo il punto di partenza di una strategia di più ampio respiro. Quello che può sembrare un passo atto a dare il via a una successiva valorizzazione dell'investimento negli scali italiani è in realtà una mossa funzionale a crescere ulteriormente nel settore. «L'operazione segna l'avvio di una solida alleanza strategica volta a proseguire la politica di investimento e sviluppo di F2i Aeroporti», è scritto nella nota diffusa dalla società. In quest'ottica, merita venga ricordato che Ardian e Credit Agricole Assurances vantano un know how rilevante nel comparto infrastrutturale, in primis in quello aeroportuale,dove sono presenti, rispettivamente, nell'aeroporto di London-Luton e negli Aéroports de Paris. Ardian, tra l'altro, opera in Italia con fondi dedicati alle infrastrutture dal 2007. Fino ad oggi aveva investito nel settore delle rinnovabili (in partnership con il gruppo Tozzi), nei progetti in ambito ospedaliero con il gruppo Techint e nella distribuzione gas, con la già citata 2i Rete Gas. Oggi F2i Aeroporti è proprietario del 35,7% di Sea (Malpensa e Linate), del 70% di Gesac ( Napoli) e del 54,5% di Sagat (Torino). Indirettamente, queste società detengono poi partecipazioni in Sacbo (Bergamo) e in Sab (Bologna). Peraltro, non va dimenticato che il Secondo fondo F2i detiene un ulteriore 8,6% di Sea. Complessivamente gli scali che fanno capo al fondo infrastrutturale nel 2014 hanno gestito circa 37 milioni di passeggeri (+ 4,7% rispetto al 2013), pari al 25% circa del traffico nazionale, per un volume d'affari aggregato di 900 milioni di euro. Come detto questo è il punto di avvio di una strategia che punta a crescere nel settore con un occhio a tutte le strutture nazionali e oltreconfine. Il primo step sarà il closing dell'operazione che, una volta ottenuto il sigillo dell'Antitrust, dovrebbe venire al più tardi entro i prossimi due o tre mesi. F2i è stata assistita da Hsbc e Unicredit come advisor finanziari e dallo Studio Legale Giliberti Pappalettera Triscornia e Associati come SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 139 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato . INFRASTRUTTURE 07/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 1.19.21 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 140 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato advisor legale. Ardian e Credit Agricole Assurances sono state assistite da Société Generale, Crédit Agricole CIB, Mediobanca, Banca IMI e lo Studio Legale Bonelli Erede Pappalardo. © RIPRODUZIONE Napoli Torino Milano Malpensa Milano Linate Bergamo Bologna IL NETWORK AEROPORTUALE La rete che fa capo a F2i LA STRATEGIA DEL FONDO Gli investimenti in F2i nei diversi settori SAGAT Torino Bologna SEA Malpensa Linate Bergamo GESAC Napoli 25% Quota di mercato Alerion Hfv Infracis Mediterranea delleAcque Gesac Sea Sagat Metroweb Sasternet Trm Sia TRASPORTI WASTE TO ENERGY GAS ACQUA AEROPORTI TLC ENERGIE RINNOVABILI RETI IMMATERIALI EnelReteGas 2iGas (exE.OnRete) G6ReteGas Gli investimenti di F2i 07/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) «Un'Unione dell'energia per l'autosufficienza» Adriana Cerretelli di Adriana Cerretelli L'Europa paga l'energia il triplo degli Stati Uniti: per forza finisce in recessione e poi, quando cresce, lo fa a fatica mentre l'America corre. Al contrario dell'Europa, poi, gli Stati Uniti si muovono, agiscono e reagiscono di fronte agli eventi. Sarà anche e inevitabilmente molto "energicentrico" Claudio Descalzi (nella foto accanto) nella sua visione del mondo. Continua pagina 17 Continua da pagina 1 Però mette subito il dito in una delle grandi piaghe della mentalità e del modello di sviluppo europeo. Importatrice netta per oltre la metà del suo fabbisogno, il grosso dalla Russia e quasi tutto il resto da Medio Oriente e Africa, la Ue si trova esposta ai grandi venti di instabilità politica e geo-strategica che le soffiano addosso, dalle regioni limitrofe e non, e che ne aumentano la vulnerabilità strutturale ai ricatti esterni di ogni colore. Bisogna rompere le catene di questa dipendenza sempre più rischiosa e potenzialmente ingestibile puntando a un mix energetico corretto e sostenibile, bisogna fare e al più presto l'Unione dell'energia. E per costruirla bisogna riunire intorno a uno stesso tavolo non solo i Governi ma anche i grandi gruppi industriali del settore, avverte in questa intervista al Sole 24 Ore l'amministratore delegato di Eni, reduce da un lungo incontro a Bruxelles con Maros Sefcovic, il vicepresidente della Commissione Ue che si prepara a lanciare il grande patto europeo di stabilità e sicurezza energetica. L'incontro Governi-industria dovrebbe avvenire in aprile. Salvo sorprese, la proposte concrete di Sefcovic arriveranno il 25 febbraio e proveranno per l'ennesima volta a colmare una lacuna storica scandalosa, e oggi anche molto pericolosa, che il progetto di euro-integrazione si trascina dietro dalle origini. I tentativi fatti finora sono finiti in poco o nulla. Non agire questa volta equivarrebbe però ad esporsi a mani nude alle crescenti tensioni con la Russia di Vladimir Putin che mesta imperturbabile nella guerra civile ucraina, affonda repentinamente il South Stream, corteggia la Turchia di Tayyip Erdogan e la nuova Grecia di Alexis Tsipras con l'evidente intento di dividere Europa e Nato. Significherebbe anche affrontare disarmati il contagio islamista e le minacce terroriste che scuotono i paesi dell'arco afro-mediterraneo e del Golfo. E forniture relative. Sarebbe una follia. Soprattutto perché l'Europa oggi è in grado di procurarsi margini di relativa sicurezza e autosufficienza energetica. Basta procurarle le interconnessioni giuste, spiega Descalzi, andare oltre il corridoio Est-Ovest per crearne uno Nord-Sud. Un esempio per tutti. Tra gas nordafricano e gas liquefatto oggi Italia e Spagna dispongono insieme di circa 200 miliardi di metri cubi. Di questi l'Italia ne consuma circa 60, la Spagna 25. C'è dunque un'eccedenza di quasi 120 miliardi da sfruttare, che potrebbe approvvigionare abbondantemente il mercato europeo quasi azzerando la dipendenza dai 140 miliardi di gas che ogni anno importiamo dalla Russia, che in certi Paesi è il fornitore unico. Non è un sogno ma oggi è una mission impossible perché mancano interconnessioni e meccanismi di reverse flow, cioè il mercato unico europeo. Le interconnessioni fisiche però non bastano. Quelle regolatorie sono altrettanto essenziali. Perché non si può immaginare di programmare i massicci investimenti richiesti dalla sfida in un'Unione dai mercati nazionali compartimentati, con 28 diversi sistemi normativi, spesso fatti apposta per essere tra loro impenetrabili. Un'armonizzazione a livello europeo deve, continua l'ad di Eni, prevedere vari obiettivi. Prima di tutto deve favorire lo sviluppo delle risorse nazionali di gas per aumentare la liquidità del mercato, ridurre il prezzo e stimolare l'economia nel quadro di una normativa e di un piano d'azione europei che assicurino l'applicazione bilanciata delle normative ambientali e al tempo stesso individuino target nazionali e regionali di esplorazione e produzione . SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 141 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL COLLOQUIO/parla descalzi, ad di eni 07/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 142 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato D'altra parte la politica energetica europea deve uscire dal paradosso che attualmente la vede stretta tra l'insostenibilità dei sussidi alle energie rinnovabili e il consumo crescente i carbone nella produzione elettrica. Se si vogliono raggiungere gli obiettivi di emissione di Co2 fissati per il 2030, si deve ribaltare progressivamente il mix energetico per renderlo più competitivo e sostenibile dal punto di vista ambientale. In prospettiva il contributo del gas in Europa deve salire e non scendere come avviene oggi, di pari passo con la graduale decarbonizzazione delle centrali elettriche. Il tutto accompagnato dalla riforma del sistema ETS per lo scambio delle emissioni. La dottrina energetica europea di Descalzi , come il suo gruppo, si ritrovano oggi a fare i conti anche con l'inatteso calo dei prezzi del petrolio, indotto dalla rivoluzione americana dello shale che sta cambiando la dinamica strutturale del mercato e mettendo l0Opec in serie difficoltà. Durerà la discesa ed è plausibile un prezzo intorno ai 50 dollari a barile dopo i 120 ancora di sette mesi fa? E con quali conseguenze sull'Europa dell'energia? Domande obbligate. Siamo in una fase nuova per i prezzi, risponde il nostro, perché la produzione da shale è in grado di seguire rapidamente il mercato. È cresciuta di 3 milioni di barili negli ultimi tre anni, un fatto sconvolgente per l'Opec. Dove l'Arabia Saudita è in una posizione difficile: se taglia da sola la produzione di 3-4 milioni di barili fa un favore non solo agli altri membri del cartello che non riducono ma soprattutto ai produttori americani di shale che aumenterebbero la produzione erodendone le quote di mercato. Tra luglio e novembre il greggio da scisti ha creato sul mercato uno squilibrio di 1,5 milioni di barili al giorno su una domanda complessiva di 92 milioni: una quantità irrisoria che da sola non può spiegare il crollo dei prezzi da 120 a 45 dollari. Determinanti sono stati sia la decisione dell'Arabia Saudita in novembre di lasciare invariata la produzione, dando spazio al mercato e annunciando di potersi permettere un calo fino a 20 dollari, sia l'attivismo della speculazione finanziaria, delle transazioni di carta sul petrolio, che valgono 15-20 volte quelle sul mercato fisico. Conclusione? Che l'Opec intervenga o no, a un certo punto il prezzo tornerà a salire perché il ribasso attuale carbura la crescita economica in Europa e Cina, le due aree del mondo più sensibili ai rincari energetici, quelle che più delle altre hanno visto rallentare la crescita industriale nel quadriennio di prezzi stabili ed elevati che ha preceduto l'attuale fase depressiva. I prezzi bassi stanno poi provocando tagli del 15-20% dei grandi investimenti, riducendo l'offerta nel medio-lungo termine che farà a sua volta lievitare i prezzi. Insomma, il messaggio è chiaro: la manna dei mini-prezzi non sarà per sempre. Anche per questo l'Europa dell'energia integrata resta una priorità strategica irrinunciabile. Da realizzare in fretta smentendo per una volta i tempi biblici europei. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il gas russo verso l'Europa 0 20 40 60 80 100 Quota % di gas importato dalla Russia Gasdotti Grecia 40 Cipro 3 Malta 2 Spagna 14 Irlanda 1 Portogallo 10 Regno Unito 13 Bulgaria 90 Germania 30 R. Ceca 73 Polonia 91 Lituania 92 Lettonia 72 Estonia 69 Romania 47 Austria 9 Francia 17 Belgio 30 Olanda 34 Danimarca 10 Svezia 46 Finlandia RUSSIA Nord Stream Yamal Trans Balcan Soyuz B ratstvo UCRAINA 76 Italia 28 Slovenia 24 Croazia 34 Slovacchia 98 Ungheria 86 95 mln di m3 al giorno Export senza passaggio dall'Ucraina 175 mln di m3 al giorno Export via Ucraina NUMERI E PROSPETTIVE 28 La percentuale italiana È la percentuale del gas che il nostro Paese importa dalla Russia; per la Germania la quota che viene da Mosca è del 30%. 200 Miliardi di metri cubi Tra gas nordafricano e gas liquefatto oggi Italia e Spagna dispongono insieme di circa 200 miliardi di metri cubi. Di questi l'Italia ne consuma circa 60, la Spagna 25. Vi è dunque un'eccedenza di quasi 120 miliardi da sfruttare, che potrebbe approvvigionare abbondantemente il mercato europeo quasi azzerando la dipendenza 07/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 143 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato dai 140 miliardi di gas che ogni anno importiamo dalla Russia. 1,5 Milioni di barili Tra luglio e novembre il greggio da scisti ha creato sul mercato uno squilibrio di 1,5 milioni di barili al giorno su una domanda complessiva di 92 milioni: una quantità irrisoria che da sola non può spiegare il crollo dei prezzi da 120 a 45 dollari. Foto: Claudio Descalzi. Da poco meno di un anno è amministratore delegato di Eni, dove lavora dal 1981 07/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 1,19,20 (diffusione:334076, tiratura:405061) Padoan: riforma da accelerare per le popolari Bufacchi Il ministro dell'Economia, Padoan, e il vicedirettore generale della Banca d'Italia, Panetta, hanno blindato la riforma delle banche popolari: il sistema bancario nazionale deve adeguarsi al nuovo quadro internazionale e contribuire a centrare gli obiettivi dell'Unione bancaria: il rafforzamento e l'efficienza per sostenere la crescita. pagine 19 e 20 La riforma delle banche popolari va fatta. Va fatta da tempo e ora si farà in accelerazione perché il sistema bancario nazionale deve adeguarsi all'evoluzione del quadro internazionale e contribuire a centrare gli obiettivi dell'Unione Bancaria europea: il rafforzamento e la maggiore efficienza degli istituti di credito per meglio sostenere la crescita e la creazione di posti di lavoro. Così ieri il ministro dellìEconomia Pier Carlo Padoan e il vice direttore generale della Banca d'Italia, Fabio Panetta hanno blindato la riforma delle banche popolari. Un intervento che favorisce l'integrazione bancaria e finanziaria in Europa.Intervenuti alla conferenza organizzata dalla Foundation for European Progressive Studies (Feps) e dalla Fondazione Italianieuropei a Roma, sul tema «luci e ombre dell'Unione Bancaria e della nuova architettura finanziaria europea», Padoan e Panetta hanno entrambi sottolineato i progressi fatti finora nel sistema bancario europeo, e anche italiano, per fermare la spirale perversa tra banche e debito pubblico scatenata dalla crisi greca del 2010. Continua pagina 20 Isabella Bufacchi Continua da pagina 19 Impensabile solo qualche anno fa che l'Europa si sarebbe dotata di una lunga serie di nuovi strumenti: Efsf/Esm, Meccanismo di vigilanza unico (SSM), Meccanismo unico di risoluzione delle banche e fondo di risoluzione, QE, Unione del mercato dei capitali e Piano Juncker. Tutte iniziative che favoriscono una maggiore integrazione. In questo contesto va dunque collocata la riforma delle banche popolari, necessaria perché «il sistema finanziario globale é cambiato profondamente» ha sottolineato il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. Il decreto del governo sulle popolari é arrivato perché «riteniamo sia necessaria un'accelerazione e il sistema bancario nazionale deve adeguarsi al nuovo quadro internazionale». «Le ragioni della riforma - ha spiegato Padoan - sono duplici. Riaffermare che le popolari sono una parte importante del sistema bancario italiano, che ha fatto bene e farà ancora meglio nelle nuove condizioni. E poi il sistema bancario deve prendere atto che il mondo é cambiato e la riforma delle popolari é stata in qualche cassetto per un paio di decenni». Padoan ha però anche sottolineato la necessità di andare avanti nella mutualizzazione e integrazione europea, nelle riforme e nel rafforzamento del sistema perchè «bisogna essere molto cauti a voler essere ottimisti», il calo del prezzo del petrolio, l'euro debole e il QE sono tutti fattori che rendono il quadro macroeconomico soltanto «un po' più favorevole». Per Padoan «il quantitative easing è molto importante, sarà un game changer» e il suo impatto potenziale per come aggredirà la bassa crescita e la deflazione è stato sottovalutato. «Sono molto in disaccordo con chi critica la politica monetaria espansiva della Bce perché toglie la pressione dagli Stati che devono fare le riforme - ha tuonato il ministro -. Per fare le riforme serve la consapevolezza del paese che servono e non la pressione esterna». Fabio Panetta, ripercorrendo i punti di forza dell'Unione bancaria, ha evidenziato che il recente decreto sulle banche popolari «è parte di un più vasto sforzo di riforma per portare l'economia italiana al livello dei migliori standard europei di efficienza». «L'iniziativa - ha aggiunto - è il risultato di anni di riflessione sulle lacune della struttura cooperativa per le quotate o le grandi banche». Per Panetta, l'Unione bancaria abbinata alle politiche nazionali e alla politica monetaria della Bce sta già contribuendo alla normalizzazione delle condizioni del credito per famiglie e imprese. Ma ha anche auspicato una maggiore integrazione e convergenza dell'intero impianto delle regole, comprese quelle riguardanti a livello nazionale le procedure SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 144 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato FOCUS BANCHE 07/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 1,19,20 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 145 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato fallimentari, la tassazione. «Occorre adesso potenziare gli strumenti di finanziamento alternativi al sistema bancario», ha affermato con vigore promuovendo un'accelerazione della creazione del mercato dei capitali unico, «un obiettivo ambizioso». Alla conferenza, Danièle Nouy, presidente del consiglio di vigilanza della Bce e del Meccanismo unico di sorveglianza ha spiegato come la nuova istituzione, con la formula del "bottom-up", riesce a integrare le diverse vigilanze a livello nazionale trasformandole in controllori europei: «abbiamo messo insieme il meglio di due mondi: all'esperienza di Bankitalia, abbiamo aggiunto la 'distanza' di Francoforte». E per far capire come funziona la vigilanza unica, Nouy ha detto che Fabio Panetta è ora ascoltato dalle banche francesi tanto quanto da quelle italiane. «Vogliamo essere rigorosi ed equi - ha aggiunto, parlando in prospettiva - le banche devono essere assolutamente certe della parità di trattamento. E più le banche sono forti, maggiore è la loro capacità di erogare credito». .@isa_bufacchi [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Isabella Bufacchi Foto: Bce . Danièle Nouy Mef. Il ministro Pier Carlo Padoan Bankitalia. Il vice dg Fabio Panetta 07/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 1.19.22 (diffusione:334076, tiratura:405061) Valeri: «Ora l'Italia sta ripartendo»* Monica D'Ascenzo «Migliora la domanda di credito, per la prima volta vediamo forti richieste di prestiti per l'investimento». Per Flavio Valeri, chief country manager di Deutsche Bank, in Italia aumentano i segnali di ripresa dell'economia reale e iniziano a porsi le basi per una ripresa dell'attività economica. «In Italia ci sono una serie di condizioni prodromiche allo sviluppo del Paese: le riforme passate e presenti, l'elezione molto lineare del Presidente della Repubblica, la politica espansiva della Bce, l'andamento dei cambi, i bassi tassi d'interesse, il basso prezzo del petrolio. Le condizioni sono molto propizie». Flavio Valeri, chief country officer di Deutsche Bank in Italia, è ottimista sulle prospettive 2015 dell'economia italiana, anche in virtù dei dati sul settore manifatturiero e sui trasporti arrivati nei giorni scorsi: «sono segnali che arrivano dall'economia reale, bisognerà vedere se saranno confermati nei prossimi mesi ». Fiducia sul fronte del credito: «L'ultimo comunicato dell'Abi - ricorda - riporta sia la domanda sia l'erogazione in aumento. Inoltre c'è un contestuale rallentamento dei crediti deteriorati». Monica D'Ascenzou pagina pagina 22 «C'è un allineamento delle stelle positivo per l'Italia. Ci sono una serie di condizioni prodromiche allo sviluppo del Paese: le riforme passate e presenti, l'elezione molto lineare del Presidente della Repubblica, la politica espansiva della Bce, l'andamento dei cambi, i bassi tassi d'interesse, il basso prezzo del petrolio. Le condizioni sono molto propizie». Flavio Valeri, chief country officer di Deutsche Bank in Italia, è ottimista sulle prospettive 2015 dell'economia italiana, anche in virtù dei dati sul settore manifatturiero e sui trasporti arrivati nei giorni scorsi: «sono segnali che arrivano dall'economia reale, bisognerà vedere se saranno confermati nei prossimi mesi». Siete ottimisti anche sul credito? L'ultimo comunicato dell'Abi riporta sia la domanda sia l'erogazione in aumento. Inoltre c'è un contestuale rallentamento dei crediti deteriorati. D'altra parte un'economia in crescita investe, esporta e per questo chiede più supporto finanziario. Ottimo per le banche. Negli ultimi anni spesso il credito alle imprese è andato a finanziare il circolante. È ancora così? Per la prima volta rivediamo una forte richiesta di credito per gli investimenti. Questo è certamente un segnale importante. Sul fronte dei crediti deteriorati, invece, si è tornati a parlare di "bad bank". Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha riaperto all'ipotesi a Davos e il governatore di Banca d'Italia Ignazio Visco,l'ha definita «un'idea interessante». Cosa ne pensa? È senz'altro un'idea interessante e va studiata. Alcune banche, peraltro, hanno già provveduto in proprio da tempo costituendo una propria bad bank. Deutsche Bank, ad esempio, ha costituito tre anni fa una "non core unit", che si occupa di dismettere attività non più parte del perimetro del gruppo. Per le banche è chiaro che le partite non core devono essere gestite con società ad hoc. Se diventa una scelta di sistema vedremo come verrà organizzata. Il sistema bancario italiano è in mutamento dopo la spinta del decreto sulle Popolari. Se si arrivasse alla conversione in Spa, ibride o non, potreste valutare operazioni straordinarie in Italia? Per Deutsche Bank l'Italia è il secondo mercato per importanza dopo la Germania, con 650 punti vendita (tra filiali, sedi dei promotori e financial shops), 5.500 collaboratori e 25 miliardi di raccolta nel private banking. Abbiamo assunto 500 promotori Finanza&Futuro e aperto 70 nuove filiali in tre anni arrivando a 340. Per il futuro intendiamo continuare a crescere, ma per linea organica, nelle gestioni patrimoniali e nel transaction banking. Non siamo interessati ad avere ruoli di aggregatori, neanche di sportelli. Si tratta di una scelta fatta cinque anni fa. Come banca d'affari, invece, ci candidiamo a essere advisor o global coordinator in caso di aumenti di capitale o operazioni straordinarie. SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 146 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato intervista 07/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 1.19.22 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 147 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il consolidamento del sistema bancario italiano potrebbe portare nuovi gruppi stranieri in Italia. Vi aspettate un aumento della concorrenza? Secondo i dati Aibe circa il 25% delle attività finanziarie sono già fatte da banche straniere. Già ora il comparto è molto competitivo, anche perché alcune banche italiane sono molto forti anche su prodotti sofisticati. Le banche dovranno affrontare anche la sfida dell'innovazione con competitor, nell'offerta di servizi, che non sono di origine bancaria... Sul tema del Fintech ci possiamo attendere delle novità importanti. Le banche da utenti della tecnologia potranno diventare imprenditori nell'It sia investendo in start up del settore sia attraverso la ricerca delle loro divisioni tecnologiche. In questa direzione abbiamo ampi margini di crescita. Un'ultima domanda: come giudica questi primi mesi di unione bancaria europea? È il primo anno di attuazione e l'interazione con il nuovo sistema di sorveglianza è partita molto bene da quanto possiamo vedere. © RIPRODUZIONE RISERVATA Monica D'Ascenzo Foto: Il ceo di Db Italia. Flavio Valeri 07/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 5 (diffusione:334076, tiratura:405061) «Con il Jobs act un passo importante per chi vuole investire in Italia» Rossella Bocciarelli La politica monetaria può sostenere la crescita ma non basta: ci vogliono le riforme «Abbiamo bisogno in ogni paese Ue di strutture competitive e di un'industria efficiente. Io credo nella base industriale dell'Italia. Rafforziamo l'industria, così rafforziamo l'Italia e l'Europa». Matthias Wissmann, Presidente del VDA (Verband der Automobilindustrie) e vice-presidente del BDI (Bundesverband der Deutschen Industrie) è convinto delle potenzialità dello sviluppo europeo. «Dobbiamo solo far sì che questo grande spazio si apra» osserva. Angela Merkel ha detto a Matteo Renzi che i manager tedeschi, dopo l'implementazione del Jobs act, ricominceranno a investire e ad assumere. È così? L'Italia fa parte dei paesi europei particolarmente colpiti dalla crisi. Negli scorsi tre anni il Pil ha registrato un calo, mentre per il 2015 si prevede per la prima volta una piccola ripresa. Le prospettive lasciano dunque sperare. La riforma del mercato del lavoro è un passo importante per ottenere la fiducia di coloro che intendono investire in questo bel paese. Il cammino verso una crescita sostenibile è infatti ancora duro e pietroso. È decisivo per tutti i paesi europei rafforzare la competitività delle imprese. Ci sono provvedimenti che l'Italia dovrebbe realizzare per seguire l'esempio tedesco? Dieci anni fa la Germania era considerata "il malato d'Europa", questo "esempio" non doveva seguirlo nessuno. Più di cinque milioni di persone erano senza lavoro. Non l'abbiamo dimenticato. Ci sono voluti grandi sforzi per superare resistenze e realizzare riforme profonde. Ancora più importante era limitare, nella partnership tra datori di lavoro e sindacati, i costi salariali unitari. Il risultato incoraggia: la competitività è aumentata, così come la produzione e le esportazioni. È poi seguita un'occupazione maggiormente soggetta all'obbligo assicurativo, che oggi è a livelli record. Quindi? Dal punto di vista italiano ciò significa: mettere in pratica le riforme necessarie con coraggio e determinatezza, vale la pena. Secondo gli economisti italiani la Germania dovrebbe importare di più affinché altri paesi Ue possano crescere. La Germania è diventata per l'Europa la locomotiva della congiuntura. Se le esportazioni tedesche aumentano del 10%, le nostre importazioni di prestazioni preliminari, dunque prodotti o servizi dall'Italia e da altri paesi Ue, incrementano del 9%. Il valore d'importazione pro capite della Germania è maggiore di quello della Francia. Dal 2007 l'eccedenza delle partite correnti della Germania si è più che dimezzata rispetto all'Eurozona. Come si è arrivati a questi risultati? L'eccedenza commerciale tedesca non è un risultato di provvedimenti politici o interventi statali sul mercato, bensì frutto di numerose singole decisioni di economia privata prese proprio da medie imprese come quelle che determinano la struttura economica anche in Italia. L'economia deve riconquistare una tale competitività giorno per giorno. Non solo alcuni grandi gruppi, ma anche medie imprese a conduzione familiare hanno osato esporsi verso i mercati mondiali. Anche l'Italia ha bisogno di ritrovare la strada della crescita. Certo, l'Italia ha bisogno di crescita economica allo stesso modo della Germania. A tale scopo è necessario del capitale, che al momento è abbondantemente presente in Europa. E sono necessari soprattutto sforzi da parte di tutti i paesi Ue. In che modo? SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 148 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA MATTHIAS WISSMANN 07/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 5 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 149 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Anche l'Italia nel 2014 ha conseguito un'eccedenza di esportazione. Giustamente adesso a Roma non verrebbe a nessuno l'idea di far abbassare le esportazioni. Le esportazioni di auto dalla Germania all'Italia nel 2014 sono aumentate a 236.900 unità, ma sono circa un terzo al di sotto del livello del 2011. In altre parole: se l'Italia sta meglio, la gente riprende ad acquistare più vetture nuove. Ritiene che l'integrazione tra l'industria tedesca e italiana stia progredendo? L'Italia è uno dei grandi paesi dell'automobile, con un'orgogliosa tradizione e forti marchi. È cosa che apprezziamo molto: efficienti subfornitori provenienti dall'Italia sono persino membri nella federazione dell'industria automobilistica VDA, come Magneti Marelli o lo specialista di freni Brembo. Ma anche imprese come la Alcantara dell'Umbria riforniscono costruttori di automobili tedeschi. Partnership anche nel settore dei motocicli: la Ducati è società controllata della Audi, la Mercedes-AMG partecipa alla MV Agusta. La debolezza dell'euro, come conseguenza delle misure della Bce, darà ancora un contributo alla ripresa nell'Eurozona? Gli euro in più procureranno sicuramente maggiore liquidità. Le esportazioni dall'Eurozona in altri mercati costeranno di meno, ma le importazioni diventeranno più care, ad esempio dalla Svizzera o dall'area dollaro. Fondamentalmente vale questo principio: la politica monetaria può sostenere la crescita, ma non la può generare da sola. E dunque riforme... Tutti i paesi devono svolgere i loro compiti: riforme strutturali, anche sul mercato del lavoro, disciplina nei costi salariali unitari, flessibilità sul mercato del lavoro, investimenti in ricerca e sviluppo. Anche per le economie politiche vale il principio: gli antidolorifici portano sollievo, ma non guariscono. L'Europa deve puntare sull'industria e sui servizi affini, alcuni paesi hanno addirittura bisogno di una reindustrializzazione, allora avanzano anche crescita e occupazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA IN CIFRE 236.900 auto Export Germania-Italia Il numero di automobili esportate dalla Germania in Italia lo scorso anno. Ma l'export verso il nostro paese resta comunque inferiore di un terzo rispetto ai livelli 2011 +9% Il traino sulle importazioni Di tanto aumentano le importazioni tedesche di prestazioni preliminari, cioè di prodotti o servizi,dall'Italia e da altri paesi Ue, se le esportazioni dalla Germania aumentano del 10% Foto: Case automobilistiche tedesche. Matthias Wissmann, presidente Vda 07/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 19,21 (diffusione:334076, tiratura:405061) L'ad Ravanelli: «Per Metroweb un partner a breve, pronti a supportare lo sviluppo delle infrastrutture» Laura Galvagni Di Laura Galvagni L'operazione aeroporti è tutto fuorché funzionale a ridurre l'esposizione di F2i sul settore. Anzi, «segna l'avvio di una solida alleanza strategica volta a cogliere nuove opportunità e a proseguire nella politica di investimento sul comparto». Lo assicura Renato Ravanelli, amministratore delegato di F2i che, in questo colloquio con Il Sole 24 Ore traccia il profilo del fondo infrastrutturale privato «più importante» d'Italia e tra i più grandi in Europa: oltre 70 investitori istituzionali come sottoscrittori, il 20% dei quali di matrice estera e 11 con quote di investimento superiori ai 100 milioni (tra queste le due principali banche del paese, Intesa Sanpaolo e UniCredit). Ravanelli traccia un ritratto dettagliato anche nel tentativo di lanciare un messaggio al paese: «Il sistema economico italiano ha bisogno di un soggetto come noi capace di convogliare la liquidità disponibile lungo direttrici compatibili con le necessità di sviluppo industriale. Siamo perfettamente consapevoli che le infrastrutture possono svolgere un ruolo di motore per l'economia nazionale». Continua pagina 21 Continua da pagina 19 E in quest'ottica l'operazione Metroweb potrebbe rivelarsi un tassello cruciale. Ma non solo, gli occhi del fondo sono puntati anche sul comparto delle utility, passione antica del manager, sul ciclo idrico integrato, sulle rinnovabili e pure sulle autostrade. Ecco perché, mentre il secondo fondo ha già raccolto 800 milioni, in calendario è già pronto il piano per dare avvio a un terzo fondo. Cedere il 49% di F2i Aeroporti è un primo passo per dirottare le risorse su altri settori? Tutt'altro, puntiamo a crescere, in Italia e all'estero. Tanto che abbiamo già allo studio alcune operazioni volte ad ampliare il portafoglio aeroportuale. Il controllo di Sea potrebbe essere una di queste? Come noto siamo già presenti in Sea e guarderemo con attenzione a ogni iniziativa del Comune di Milano volta a valorizzare la partecipazione che ha nello scalo. Detto questo, intendiamo continuare a supportare gli aeroporti che controlliamo o a cui partecipiamo. Gli aeroporti sono la porta d'ingresso nel nostro paese e, per quanto ci compete, lavoriamo perché sia la più accogliente possibile. D'altra parte, deve essere ben chiaro che F2i non opera secondo l'ottica di un fondo di private equity, i nostri investimenti hanno un orizzonte temporale di lungo periodo. Noi cerchiamo di creare valore riducendo la frammentazione di quei comparti in cui l'efficienza è strettamente connessa alla scala, oltre che alla buone gestione manageriale. E' una politica che paga? Il patrimonio gestito dalla società di cui sono amministratore delegato è investito in 13 società capogruppo, sette delle quali sono controllate. Nel 2014 hanno generato un giro d'affari vicino ai 2,3 miliardi di euro con un margine operativo lordo di 1 miliardo. Il rendimento derivante dal solo dividendo, nel passato esercizio, è stato superiore al 6% mentre l'Irr si attesta attorno al 12%. Tra le società in portafoglio, Metroweb ha recentemente catalizzato l'interesse del mercato. Che piani avete in mente per la società? Conosco bene Metroweb perché ho contribuito alla sua nascita alla fine degli anni '90. Così quando sono arrivato in F2i mi sono chiesto se il modello di sviluppo della società fosse ancora adeguato. Stante l'attuale quadro regolatorio, la risposta è negativa. Oggi Metroweb investe con scarso controllo delle leve che attivano la domanda quindi con un profilo di rischio troppo sbilanciato. Per questo abbiamo aperto un confronto con Telecom e Vodafone. SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 150 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA 07/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 19,21 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 151 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Telecom però vorrebbe acquistare la società. Noi ci siamo attivati per condividere un piano industriale di sviluppo e sceglieremo, insieme a Fsi, nostro socio in Metroweb, nel più breve tempo possibile quel partner che ci assicuri il rispetto di due condizioni fondamentali: un piano sostenibile dal punto di vista economico -finanziario e la garanzia che quel progetto venga realizzato. Senza questo è inutile parlare di governance, è un tema che affronteremo solo nel caso in cui vengano soddisfatte queste attese. I patti con Fastweb non impongono dei vincoli alla vendita di Metroweb? I patti parasociali con Fastweb non costituiscono un ostacolo rispetto ai piani di sviluppo e verranno pienamente rispettati. Siete al lavoro per lanciare un terzo fondo? Si dice che guardiate con interesse al settore delle utility, dal quale lei proviene peraltro. Un terzo fondo è immaginabile. Quanto alla destinazione delle risorse, guardiamo a quelle aree di business che devono superare l'eccessiva frammentazione e dove le economie di scala sono un elemento di differenziazione e di forza importante. Per intenderci, attraverso operazioni di acquisizione e successive fusioni F2i oggi controlla il secondo operatore nazionale nella distribuzione del gas 2iRetiGas. È questo il modello che intendiamo replicare. Il governo sta spingendo perché le utility diano vita a un percorso di aggregazione. Il governo permette agli enti che cedono quote di municipalizzate di poter investire le risorse raccolte, in deroga al patto di stabilità, sul territorio per opere infrastrutturali. Questo potrebbe innescare il tanto atteso percorso di consolidamento al quale noi guarderemo con attenzione. Ovviamente non ci interesseremo solo a questo. Stiamo investendo molto anche nelle rinnovabili. Abbiamo acquistato il 70% della società eolica di Edison, a breve pensiamo di trovare l'accordo per l'acquisto del solare di E On che fonderemo con Hfv per tornare a una redditività adeguata. E poi c'è il ciclo idrico integrato: se si creeranno le condizioni di carattere regolatorio F2i si candida a entrare nel settore o ad accompagnare le grandi utility nella necessaria accelerazione della politica di investimenti. Sentite di aver perso la partita per le torri Wind? Finché il contratto tra Abertis e Wind non verrà firmato mi sento in gara. Certamente è un'operazione che è coerente con la nostra strategia. Ritengo, tra l'altro, che sia stata fatta un'offerta molto buona sia contrattualmente che economicamente. E spero che il venditore la valuti con grande attenzione. Ma ogni operazione ha un prezzo giusto oltre al quale non bisogna andare. In quasi nove mesi dalla sua uscita da A2A ha preferito non commentare la fine di quella lunga esperienza. Oggi si sente di trarre un breve bilancio? È stata una splendida esperienza manageriale, industriale e umana. Ho preso il timone nel 2012, alla scomparsa di Giuliano Zuccoli, e mi sono trovato a dover gestire una situazione complessa. Eravamo in piena crisi finanziaria, il mercato dell'energia era crollato e il titolo era minimi (0,3 euro). Ho lasciato l'azienda ventiquattro mesi dopo con il le azioni a oltre 1 euro e il debito ridotto di circa 1,2 miliardi. Ora è una solida realtà industriale che sono certo farà bene anche nei prossimi anni. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: imagoeconomica Al vertice di F2i. Renato Ravanelli 08/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) Ora via a due grandi riforme Riccardo Sorrentino Riccardo Sorrentino pagina 3 Torna la ripresa. Anche se timidissima. Il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco ha spiegato ieri che la nuova politica monetaria della Bce potrà portare a un aumento del Pil italiano a oltre lo 0,5% quest'anno e a oltre l'1,5% l'anno prossimo. Dopo tre anni di flessione dell'attività economica e una tendenza negativa che risale al 2008, è una buona notizia. Anche perché dal calcolo sono esclusi l'effetto del calo del petrolio e del deprezzamento dell'euro, la cui durata è circondata da troppa incertezza. In ogni caso non ci si può nascondere il fatto - come lo stesso Visco ha sottolineato - che si tratta comunque di poca cosa. Come poca cosa sarà la crescita del Pil nominale (Pil reale + inflazione) che definisce la sostenibilità dei debiti: in Italia sia lo Stato che le imprese - non le famiglie, per fortuna - hanno un'esposizione piuttosto elevata in rapporto al Pil. Occorre quindi fare di più, e tanto. Anche Mario Draghi, da Francoforte, ricorda sempre che la politica monetaria non arriva dappertutto. Nessuno ha evocato l'immagine della banca centrale che cerca di spingere un nastro - compito quasi impossibile: si piega - probabilmente perché ingenerosa verso i poteri delle autorità monetarie; ma è sicuramente più complicato stimolare la crescita e i prezzi che frenarli. Il Governatore ha allora elogiato e nello stesso tempo stimolato il Governo per le misure prese e per quelle in arrivo, che «vanno nella giusta direzione»; e ha sottolineato anche come sia diventato più "aperto" il quadro europeo su investimenti pubblici e regole di bilancio. L'aspetto più interessante del suo discorso è però l'indicazione delle altre riforme da fare. Oltre alla necessità di migliorare la «dotazione di capitale umano» del paese, «insufficiente rispetto allo status di paese avanzato», Visco ha suggerito due cose sole - scelte quindi con cura, non un mero omaggio retorico - difficili e decisamente dirompenti. La prima riforma è economica e civile insieme. «L'intrusione della corruzione e della criminalità organizzata nel tessuto economico e sociale rimane su livelli intollerabili», ha detto. La corruzione non è una questione morale, né le mafie solo un problema giudiziario e di ordine pubblico: «Garantire la legalità, anche attraverso una maggiore efficacia dell'amministrazione della giustizia, consente il buon funzionamento del sistema produttivo, incoraggia l'attività di impresa, attrae nel Paese risorse umane e finanziarie». La seconda riforma è finanziaria, non è per nulla nuova, ma è significativa perché suggerita da chi vigila sul settore bancario. «Nel nostro Paese - ha aggiunto - va proseguita con tenacia l'opera tesa a rendere l'ambiente più favorevole all'attività di impresa. Una ripresa non effimera degli investimenti richiede che il risparmio affluisca alle imprese non solo con il ritorno alla crescita del credito bancario ma anche con un maggiore accesso diretto al mercato dei capitali, non limitato alle imprese più grandi. Ne potranno beneficiare i settori più innovativi, maggiormente in grado di creare nuova occupazione». Se la Grande recessione ha fatto emergere i limiti dei mercati finanziari, la crisi di Eurolandia ha mostrato quelli di un sistema in cui le fonti di finanziamento sono dominate dalle banche. Il messaggio è chiaro. La ripresa ciclica non basta. Non è sufficiente dare benzina - monetaria e fiscale - al sistema, ma cambiare decisamente il motore dell'economia e del Paese: la crescita potenziale dell'Italia - in un certo senso la velocità massima raggiungibile "in sicurezza" - è ormai diventata molto, troppo bassa. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 152 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LE ANALISI 08/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) Alessandro Graziani La prossima trasformazione in società per azioni delle banche popolari, che storicamente non hanno azionisti rilevanti, è assimilabile a una «privatizzazione» del settore bancario. Stavolta non ci saranno azioni in vendita, a differenza di quanto accadde dal 1992 in poi con Credit e Comit. Ma, ora come allora, ci sarà un vuoto nell'azionariato da provare a riempire. All'epoca fu lo Stato a uscire di scena. Ora saranno gli azionisti dipendenti-clienti che, dopo l'eliminazione del voto capitario, non conteranno più. Chi li sostituirà? Continua pagina 5 Continua da pagina 1 Per i vertici delle banche popolari, individuare un futuro nucleo di azionisti forti, che diano stabilità alla governance mantenendosi complessivamente sotto la soglia di Opa, è la nuova priorità. E già dai prossimi giorni, il tema sarà oggetto dei contatti tra i banchieri e gli azionisti interessati ad assumere posizioni rilevanti nell'azionariato delle Popolari. I tentativi di resistere alla trasformazione in Spa decisa per decreto dal Governo Renzi appaiono ormai puramente come strumenti negoziali, utili casomai per cercare di stemperare la riforma «annacquandola» con tetti di voto al 3-5% o con l'introduzione di nuove modalità di voto multiplo. A tutti è chiaro che, anche dopo l'appoggio incondizionato alla riforma annunciato ieri da parte del Governatore di Bankitalia Ignazio Visco, l'addio al voto capitario e la trasformazione in Spa sono inevitabili. E che la battaglia parlamentare, a cui la lobby delle popolari non rinuncerà a partecipare, potrà portare solo a rinvii nei tempi di attuazione (da 18 a 24 mesi?) o all'introduzione di clausole per evitare che si creino in tempi rapidi posizioni di controllo individuali. Ecco perché, prima ancora di pensare a studiare aggregazioni all'interno del settore, gli attuali vertici delle principali banche popolari si avviano a promuovere la creazione di nuclei stabili di soci che ne preservino il controllo. In molti casi (Ubi Banca, Banco Popolare, Bper, Bpm) esistono posizioni d'investimento precostituite che complessivamente si collocano tra il 5 e il 10% del capitale. Per incrementarle, si pensa a coinvolgere gruppi industriali locali. Ma c'è anche chi guarda alle grandi e medie Fondazioni, spesso ormai poco rilevanti negli assetti delle ex banche conferitarie e interessate a rientrare in gioco in istituti legati al territorio. Ma su questo punto si rischia di aprire un nuovo fronte di tensione con il Governo. © RIPRODUZIONE RISERVATA C LA PAROLA CHIAVE Fondazione Una fondazione di origine bancaria è una persona giuridica privata, autonoma e senza fini di lucro che persegue scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico. Le fondazioni bancarie sono state introdotte per la prima volta nell'ordinamento italiano con la legge n. 218 del 1990, la cosiddetta «leggedelega Amato-Carli»; l'associazione di settore che ne coordina l'attività è l'Acri. SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 153 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato QUASI UNA «PRIVATIZZAZIONE» 08/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 3 (diffusione:334076, tiratura:405061) «Effetto Bce, Pil oltre lo 0,5% nel 2015» Visco: riforme nella giusta direzione, ok Jobs Act e Pa - Ora procedere, soprattutto con l'attuazione Rossella Bocciarelli MISURE PER LA CRESCITA «L'acquisto di titoli pubblici non rende meno necessarie, né meno probabili, le riforme per rilanciare i Paesi Ue. Le può anzi favorire» L'allarme criminalità «L'intrusione della corruzione e della criminalità organizzata nel tessuto economico e sociale rimane su livelli intollerabili» MILANO Nell'economia dell'eurozona e in Italia si stanno manifestando «alcuni sviluppi incoraggianti», grazie alla politica monetaria espansiva e grazie al fatto che «oggi c'è spazio per un sostegno alla domanda». Per tornare a una crescita stabile e durevole, però, «nel nostro paese va proseguita con tenacia l'opera tesa a rendere l'ambiente più favorevole all'attività d'impresa». E, per consentire alle banche di destinare più risorse al finanziamento dell'economia, è opportuno anche un intervento pubblico che agevoli lo smobilizzo dei prestiti deteriorati, pesante eredità della recessione. Di fronte alla gremita platea di banchieri e operatori finanziari venuti ad ascoltarlo all'assemblea annuale del Forex il Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, torna a battere sull'esigenza di continuare sulla strada delle riforme, dando attuazione a tutto ciò che serve a rendere più competitiva la nostra economia e puntando su capitale umano e legalità: «L'intruzione della corruzione e della criminalità organizzata nel tessuto economico e sociale rimane su livelli intollerabili», avverte. Ma sottolinea che «nell'insieme, le misure introdotte vanno nella giusta direzione» a cominciare dal Jobs act. E, per la prima volta dopo molto tempo, il Governatore si trova a poter registrare anche un miglioramento di clima: la riduzione della disoccupazione in dicembre, il miglioramento del sentiment di fiducia di famiglie e imprese. Tutti elementi sui quali, spiega, «hanno verosimilmente influito il calo del prezzo del petrolio e le variazioni dei tassi d'interesse e del cambio determinate dalle attese di misure espansive di politica monetaria». Secondo il governatore, però, ai fini del consolidamento della ripresa, serve una vera e propria "svolta" per gli investimenti. E un contributo decisivo nel far diradare gli atteggiamenti di attesa e incertezza di imprese e consumatori certamente verrà dal Quantitative easing da 1.140 miliardi deciso a Francoforte, in una quantità superiore alle attese dei mercati e senza un limite temporale rigidamente definito. Per quanto ci riguarda «gli acquisti di titoli di stato italiani da parte della Banca d'Italia potrebbero essere dell'ordine di 130 miliardi». Naturalmente, il Qe «non rende meno necessarie né meno probabili le riforme volte ad aumentare il potenziale di crescita dei paesi dell'area», sottolinea Visco. «Le può anzi favorire, con il miglioramento e la minore incertezza delle prospettive macroeconomiche». Bankitalia ha riconsiderato le proprie stime, assumendo che per il nostro paese a parità di condizioni il Qe vale ben un punto di Pil nel biennio 2015-2016. In tal modo, anche la crescita quest'anno potrà essere superiore al mezzo punto percentuale e superiore all'1,5% nel 2016 (all'inizio di gennaio via Nazionale aveva previsto incrementi di Pil pari rispettivamente, allo 0,4% e all'1,2%). Dunque, il miglioramento è netto, anche se Visco ha ammesso margini d'incertezza connessi all'evolversi delle condizioni geopolitiche (di Grecia, invece, il governatore non ha parlato, ma ha spiegato che nell'euro area i rischi di contagio oggi sono minori rispetto al passato). Quanto alle banche, Visco ha ricordato che l'incidenza delle sofferenze in settembre era al 10,6% e al 18,3% per il totale delle partite deteriorate. E, dopo aver chiarito entro quali, precisi confini di rispetto della normativa europea sulla concorrenza un intervento pubblico è possibile, ha spiegato che «lo smobilizzo dei crediti deteriorati è cruciale per consentire alle banche di reperire risorse da destinare al SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 154 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il Forex a Milano L'INTERVENTO DEL GOVERNATORE 08/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 3 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 155 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato finanziamento dell'economia reale». Infatti «opportune agevolazioni fiscali» oppure la prestazione di garanzie pubbliche sulle attività derivanti dalla dismissione dei prestiti in sofferenza «creerebbero condizioni più favorevoli allo sviluppo di un mercato privato delle partite deteriorate». Poi, Visco ha svolto una considerazione che accoglie in pieno le argomentazioni del sistema bancario italiano rispetto all'esigenza di una normativa di vigilanza chiara e non pro-ciclica: «Negli ultimi anni - ha osservato la necessità di adeguarsi a più stringenti requisiti patrimoniali ha influito sulla propensione delle banche a erogare credito in una fase congiunturale avversa»; adesso però, avverte il Governatore, «per non ostacolare il consolidamento dei segnali di ripresa delle economie, occorrerà calibrare con cautela le ulteriori richieste di incremento delle dotazioni di capitale». Infine, Visco ha affermato che la riforma delle banche popolari risponde a esigenze da tempo segnalate da Bankitalia, oltre che dal Fmi e dalla Commissione, esigenze «rese ora più pressanti dal passaggio al sistema di vigilanza unica». La riforma chiede infatti alle banche popolari più grandi di trasformarsi in spa. E ha una serie di vantaggi, puntualmente elencati da Visco: con la partecipazione più ampia dei soci in assemblea si riduce il rischio di concentrazioni di potere in capo a gruppi organizzati di soci minoritari; aumentano gli incentivi al controllo sull'operato degli amministratori. E, quanto alle banche più piccole, rimane disponibile per loro il modello tradizionale di banca popolare. © RIPRODUZIONE RISERVATA C LA PAROLA CHIAVE Quantitative easing È una politica monetaria non convenzionale con cui una banca centrale mira a rilanciare l'economia. La banca centrale acquista sul mercato titoli di vario tipo (generalmente titoli di stato,ma non solo) stampando moneta. Con l'obiettivo, da un lato, di tenere bassi i tassi d'interesse e dall'altro, di iniettare sul mercato una grande massa di liquidità a basso costo.Il quantitative easing della Bce è stato lanciato il 22 gennaio scorso e servirà a immettere nel sistema economico 1.140 miliardi complessivi. Banca d'Italia (16 gennaio) Fmi (20 gennaio) Commissione Ue (5 febbraio) Banca d'Italia (7 febbraio) 0,5 1,5 0,4 1,2 0,6 1,1 0,4 0,8 2015 2016 Le stime sul Pil dell'Italia a confronto Variazione percentuale annua Foto: «Sviluppi incoraggianti». Il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, durante l'intervento al Forex di Milano 08/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 4 (diffusione:334076, tiratura:405061) «Se il fine è pubblico, è giusto che ci sia lo Stato» Marco Ferrando Appropriato nei toni il discorso di Visco: il Qe andava fatto anche prima Un intervento dello Stato per favorire lo smobilizzo dei crediti in sofferenza in pancia alle banche? Il Governo ci lavora da settimane, Bankitalia approva (e spinge, viste le parole di ieri del governatore), le banche guardano con interesse, come si è visto al Forex. Resta il fatto che un'eventuale operazione-sofferenze nessuno parla di bad bank, che in effetti sarebbe assai complessa da mettere in piedi - non sarà facile da spendere dal punto di vista politico, perché ogni qualvolta si affronta il tema, l'accusa del regalo ai banchieri è sempre dietro l'angolo. «Se l'interesse è pubblico, può essere lecito utilizzare risorse pubbliche», osserva il presidente del Consiglio di Gestione di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro. Che ragiona da economista, prima ancora che da banchiere: «Se c'è un obiettivo di pubblica utilità che il singolo privato non ha convenienza a perseguire, allora è giusto che si usino mezzi pubblici. Ma naturalmente, tutte le regole devono essere rispettate: sia il governo a scegliere e siano i regolatori a vigilare, e non si tratti di un regalo». Se l'operazione andrà in porto, come si muoverà Intesa Sanpaolo? Se ci sarà un'iniziativa pubblica, saremo disposti a collaborare principalmente in termini di idee ed esperienza. In che senso? Da anni operiamo attivamente sui non performing loans con i nostri mezzi, quindi privati. È bene ricordare che quello dei crediti deteriorati è un universo composito, fatto di posizioni diverse che meritano trattamenti diversi e che richiedono l'apporto delle diverse professionalità che esistono all'interno della Banca. La gestione delle sofferenze impatta anche sul capitale, un altro dei temi affrontati ieri dal governatore. In questa fase di avvio della vigilanza unica europea, c'è effettivamente un problema di aleatorietà dei requisiti, come lamentato da molte banche? Premesso che il livello di capitale deve essere tale da dare sicurezza e ridurre i rischi, per procurarsi capitale le banche devono rivolgersi al mercato, e per farlo devono essere in grado di prospettare una situazione prevedibile. Le richieste devono essere definite anticipatamente e non possono essere unilateralmente modificate, altrimenti il mercato non riceve proposte credibili. Vale anche per chi, come Intesa Sanpaolo, si trova molto al di sopra dei requisiti fissati? Per noi il passaggio alla Vigilanza unica non ha comportato alcun problema: abbiamo avuto indicazioni chiare, e ci muoviamo in piena sicurezza. La conoscenza preventiva dei requisiti da raggiungere è fondamentale anche per chi, come Intesa Sanpaolo, vuole sempre restarne ampiamente al di sopra, per rimare al top in Europa. L'ha sorpresa, nei toni, il discorso di Visco? Più che esserne sorpreso, ho notato il tono deciso. credo che sia appropriato alla situazione. Con il governatore della Bundesbank Jens Weidmann, ad esempio, la distanza rimane notevole. Nessun governatore dice cose non vere, però l'accento è diverso. Weidmann ritiene che siamo lontani dalla deflazione, e che molto dipende dalla discesa dei costi energetici; il nostro governatore, in modo più oggettivo, sostiene che siamo stabilmente lontani dall'obiettivo che la Bce si è posta in tema di dinamica di inflazione, anche al netto dei costi energetici. I fatti sono gli stessi, ma l'accento è diverso. SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 156 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA GIAN MARIA GROS-PIETRO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI GESTIONE DI INTESA SANPAOLO 08/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 4 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 157 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Però il Qe, alla fine, è partito e le stime sulla crescita finalmente salgono. È la prova che il quantitative easing era opportuno e sta funzionando. Ma da solo, come ricorda sempre Visco, non basta. E se fosse stato avviato prima male non avrebbe fatto. Infine, le popolari. A maggior ragione con l'avallo, peraltro prevedibile, del governatore, non si torna più indietro. Che ne pensa? Come ha detto il presidente Bazoli, questo provvedimento non è un attacco alle popolari ma una presa d'atto del fatto che le banche partite da questa formula hanno avuto una crescita tale da arrivare a una situazione diversa da quella originaria, dove i soci - relativamente pochi - si conoscevano e si facevano credito a vicenda. Certamente una diversa struttura giuridica accompagnata a una ormai mutata struttura proprietaria e dimensionale pone dei problemi di governance e di controllo che vanno considerati. Pensare a cosa succede dopo è sempre importante, ma più si ritarda più quello che succede può essere un problema. .@marcoferrando77 © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: IMAGOECONOMICA Foto: Presidente. Gian Maria Gros-Pietro 08/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 17 (diffusione:334076, tiratura:405061) Banda larga, Piano in dirittura Allo studio misure per incentivare anche la domanda di servizi in fibra ottica Andrea Biondi IL TIMING Il via libera di Palazzo Chigi consentirà agli operatori di prenotare entro il 31 marzo gli interventi per i quali richiedere le agevolazioni MILANO Mappa delle aree in cui sarà possibile investire che è ormai pronta; Piano nazionale per la banda ultralarga varato in via definitiva dal Consiglio dei ministri entro fine mese al più tardi; misure allo studio per incentivare non solo la dotazione infrastrutturale, ma anche la domanda di servizi attraverso la fibra. È attorno a questi tre pilastri che si snoda lo stato di avanzamento del programma del governo per tirare l'Italia fuori dalle secche di un endemico (e più che mai preoccupante) ritardo digitale. Le speranze in tal senso sono riposte nel Piano banda ultralarga del governo, arrivato all'ultima curva prima dell'avvio operativo - che arriverà dopo il via libera del Consiglio dei ministri - ora che a disposizione c'è anche la mappatura del Mise, fatta attraverso la sua società in house Infratel. In base a questa mappa, a quanto risulta al Sole 24 Ore sarebbero infatti 96mila le aree bianche (a fallimento di mercato) a 30 e 100 Megabit per secondo (Mbps) individuate come destinatarie di possibili investimenti "agevolati" in modo tale da raggiungere gli obiettivi: entro il 2020 banda ultralarga ad almeno 100 Mbps fino all'85% della popolazione assicurando al resto degli italiani collegamenti da 30 megabit in su. Nessuna conferma dal Mise sui numeri, ma con 96mila aree a disposizione c'è insomma una torta che per gli operatori pronti a scommettere (mettendo ovviamente le mani nel portafogli) si prospetta decisamente ampia quanto a dimensioni, ma anche a possibilità. Del resto la mappa è stata particolarmente dettagliata proprio per permettere anche ai piccoli operatori di partecipare al banchetto degli investimenti agevolati nelle aree bianche. Alla base della strategia del governo c'è un mix di agevolazioni che possono essere messe in campo per favorire l'"offerta" di infrastrutture digitali: da garanzie sul debito e credito d'imposta (al 50% come già previsto dall'articolo 6 dello Sblocca Italia), fino al fondo perduto e all'intervento diretto, a seconda della dotazione infrastrutturale che ha permesso una categorizzazione del territorio nazionale in 4 cluster. Il via libera definitivo di Palazzo Chigi sbloccherà tutto il meccanismo e permetterà agli operatori di partire con le prenotazioni delle aree nelle quali c'è l'interesse a investire. Cosa che dovrà avvenire entro il 31 marzo. Ci sarà tempo poi fino al 31 maggio per presentare i progetto che andranno approvati, o meno, entro il 15 giugno. Si attende quindi solo questo passaggio in Consiglio dei ministri del Piano che è stato in consultazione pubblica dal 20 novembre al 20 dicembre. Al Mise si sono tenuti incontri con tutti gli operatori tlc e alla fine sono arrivati da tutti gli stakeholder complessivamente 350 contributi in termini di pareri e idee. Il varo del Consiglio dei ministri, che renderà il Piano impegno vincolante nei confronti della Ue, avverrà dunque entro fine mese, preceduto dal preventivo vaglio "informale" di Bruxelles. Un ping pong, quello con gli uffici della Commissione Ue tutto giocato sul tema dei meccanismi di incentivazione. Certo, non va dimenticato che di tutto questo si parla mentre i numeri del ritardo digitale dell'Italia pesano come macigni. Secondo gli ultimi dati disponibili di fonte europea, l'Italia infatti insegue sia come copertura con la banda larga ad almeno 30 Mbps (21% delle abitazioni contro 62% europeo), sia nelle penetrazioni: la banda larga ultra-veloce ad almeno 30 Mbps in Italia è utilizzata da meno dell'1% della popolazione contro una media europea del 6 per cento. L'eco del problema si è sentita addirittura nelle parole del neo presidente SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 158 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Tlc. Entro febbraio prevista l'approvazione definitiva in Consiglio dei ministri - Il Mise ha mappato 96mila aree su cui investire LA RIPARTIZIONE TERRITORIALE 08/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 17 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 159 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato della Repubblica, Sergio Mattarella, che nel suo discorso di insediamento ha fatto cenno al digital divide, definendolo non compatibile con la Costituzione. Anche per questo il governo vuole ora andare spedito su un Piano che prevede un utilizzo di risorse pubbliche superiore ai 6 miliardi, ma che deve fare i conti anche con una dotazione di contributi pubblici che - per paradosso - rischia di essere in eccesso per l'obiettivo dei 30 Mbps nelle regioni del Centro-Sud (in particolare Sicilia, Puglia e Campania) e insufficienti per alcuni territori del nord (per esempio Piemonte e Veneto). Nel frattempo, c'è un altro filone di discussione che sta avanzando all'interno del "pensatoio" per il piano banda ultralarga che vede la partecipazione del vice-segretario generale alla Presidenza del consiglio Raffaele Tiscar, del sottosegretario per le Comunicazioni Antonello Giacomelli, del presidente della Cdp (nonché presidente di Metroweb) Franco Bassanini, e dei consulenti governativi Andrea Guerra e Yoram Gutgeld. In particolare quest'ultimo sarebbe il più convinto sostenitore di misure di incentivazione per la domanda, senza concentrarsi solo sull'offerta e quindi sulla dotazione infrastrutturale. Consumatori e telco, ovviamente, ringrazierebbero. .@An_Bion © RIPRODUZIONE RISERVATA Caratteristiche, misure e incentivi per tipologia di copertura Cluster A B C D Copertura attuale (luglio 2014) 30 Mbps (FTTC) 30 Mbps (FTTC) in 102 comuni ADSL ADSL (97%) Copertura pianif. (dicembre 2016) 30 Mbps (FTTC) 30 Mbps (FTTC) ADSL ADSL Target Upgrade da 30 a 100 Mbps Upgrade da 2-30 a 100 Mbps Upgrade da 2 a 100 Mbps Upgrade da 2 a 30 Mbps Costo € 1.021.297.963 6.143.539.043 4.229.439.807 985.504.122 Misure di incentivazione 7 Defiscalizzazione 7 Defiscalizzazione 7 Defiscalizzazione 7 Il pubblico interviene realizzando direttamente l'infrastruttura di sua proprietà 7 Credito agevolato 7 Credito agevolato 7 Credito agevolato 7 Intervento realizzato esclusivamente dal mercato 7 Minimo impiego di risorse pubbliche a fondo perduto 7 Risorse pubbliche a fondo perduto proporzionalmente maggiore rispetto al cluster B Fonte: Infratel Cluster A B C D Copertura attuale (luglio 2014) 30 Mbps (FTTC) 30 Mbps (FTTC) in 102 comuni ADSL ADSL (97%) Copertura pianif. (dicembre 2016) 30 Mbps (FTTC) 30 Mbps (FTTC) ADSL ADSL Target Upgrade da 30 a 100 Mbps Upgrade da 2-30 a 100 Mbps Upgrade da 2 a 100 Mbps Upgrade da 2 a 30 Mbps Costo € 1.021.297.963 6.143.539.043 4.229.439.807 985.504.122 Misure di incentivazione Defiscalizzazione Defiscalizzazione Defiscalizzazione Il pubblico interviene realizzando direttamente l'infrastruttura di sua proprietà Credito agevolato Credito agevolato Credito agevolato Intervento realizzato esclusivamente dal mercato Minimo impiego di risorse pubbliche a fondo perduto Risorse pubbliche a fondo perduto proporzionalmente maggiore rispetto al cluster B 08/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 21 (diffusione:334076, tiratura:405061) Poste Italiane, svolta in vista dell'Ipo Previsto il lancio di nuovi prodotti finanziari in capitale di rischio di imprese non quotate Laura Serafini L'OBIETTIVO L'ad Caio vuole portare la raccolta a 500 miliardi entro il 2020 Il cambio nel board all'assemblea del 28 aprile Le Poste Italiane avviano un processo di metamorfosi in vista della privatizzazione. Ci sono due aspetti,in particolare, che sono destinati a cambiare l'attività dell'azienda ed entrambi sono legati a uno dei motori della crescita del gruppo, il Bancoposta. Nel giro di un paio di mesi la società guidata da Francesco Caio e presieduta da Luisa Todini dovrà rivedere la governance all'interno del cda. Di pari passo si sta lavorando, come annunciato con la presentazione del piano industriale, al lancio di nuovi prodotti finanziari che diano maggiori opportunità (sia in termini di rendimento che di soluzioni su misura) ma anche più rischio, come pacchetti di investimento in capitale di rischio di realtà imprenditoriali italiane non quotate. Nuovi strumenti che in queste settimane stanno destando qualche preoccupazione tra i sindacati. Partiamo dalla governance. Poste Italiane dovrà aumentare il numero dei consiglieri presenti nel board: oggi sono cinque, oltre a Caio e al presidente Todini, Antonio Campo Dall'Orto, Elisabetta Fabbri e Roberto Rao. La necessità di un adeguamento in realtà nasce dalle disposizioni di vigilanza bancaria emanate dalla Banca d'Italia, che in Poste diverranno pienamente operative a partire da giugno 2015. Le disposizioni devono essere applicate al gruppo dei recapiti per via della presenza del Bancoposta, che dal 2011 ha un patrimonio separato dal quello di altre attività. Il Bancoposta dovrà quindi attenersi ai requisiti patrimoniali richiesti per chi svolge attività bancaria, ma poichè lo stesso costituisce una divisione del gruppo, anche Poste Italiane dovrà dotarsi delle governance prevista per la banche. In particolare, nell'ambito del cda devono poter essere costituiti i diversi comitati previsti dalle disposizioni. Poste Italiane viene equiparata alle banche di maggiori dimensioni e complessità, per cui con tutta probabilità dovranno essere presenti tre comitati endo-consiliari, i componenti non possono essere gli stessi (almeno uno deve variare): comitato nomine, comitato rischi e comitato remunerazioni. Nel board di Poste oggi sarebbe presente solo il comitato remunerazioni. L'innovazione, con relativa modifica dello statuto, verrà portata all'approvazione - nella parte straordinaria dell'assemblea di bilancio già convocata per il prossimo 28 aprile. Le disposizioni lasciano facoltà alla società di scegliere il numero dei consiglieri, con un minimo di 7 e un massimo di 12. La società guidata da Caio probabilmente deciderà di ampliare il cda a 9 consiglieri, predisponendosi in questo modo anche per i cambiamenti determinati dalla quotazione in Borsa, quando dovranno trovare rappresentanza nel board i fondi di investimento. Il nuovo assetto richiederà, dunque, l'integrazione di 4 componenti, di cui almeno due dovrebbero essere donne, nel rispetto delle norme sulle quote rosa. È probabile che, nella scelta dei nuovi consiglieri, si decida di nominare 3 figure interne al gruppo, in modo tale che queste possano lasciare il posto ai rappresentanti dei fondi investimento dopo il debutto di Poste a Piazza Affari, atteso per la fine dell'anno. Sul fronte dell'innovazione degli strumenti finanziari va detto che oggi il Bancoposta vende già, attraverso i suoi sportelli, prodotti complessi. Ci sono i libretti e i buoni postali, che rendono sempre meno, e costituiscono lo strumento di raccolta che le Poste fanno per conto della Cassa depositi e prestiti, e dal quale Cdp incassa circa 250 miliardi l'anno. Il resto della raccolta (168 miliardi su totali 420 miliardi inclusa la quota di Cdp) proviene da conti correnti, vendita di obbligazioni, certificates, azioni, fondi di investimento, polizze. L'ad vuole portare la raccolta a 500 miliardi entro il 2020 e per raggiungere questo obiettivo deve inventarsi SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 160 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Privatizzazioni. Il gruppo dovrà aumentare il numero di consiglieri da 5 a 9 per ottemperare alle disposizioni di Bankitalia 08/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 21 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 161 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato strumenti nuovi che, in regime di tassi bassi, offrano rendimenti più interessanti e siano più tarati sulle esigenze della clientela. I pacchetti di investimento in capitale di rischio - o nell'economia reale come ama dire l'ad - sono qualcosa che esce dal tracciato sinora seguito dal Bancoposta. L'idea, ovviamente, non è quella di rivolgersi per questo tipo di prodotti ai pensionati. L'interlocutore saranno clienti più sofisticati, come le piccole e medie imprese o i professionisti; il target di investimento sono realtà solide con rendimenti interessanti, come posso essere, ad esempio, progetti nella green economy. L'approccio innovatore dell'ad, però, sta creando qualche apprensione tra i sindacati, che si preoccupano degli eventuali rischi a carico dei dipendenti addetti alla vendita di prodotti finanziari un po' più aggressivi. E ricordano come sia ancora in corso un'istruttoria della Consob per le procedure di vendita adottate in passato, non sempre rigorose, di prodotti molto più tradizionali. © RIPRODUZIONE RISERVATA c LA PAROLA CHIAVE 7Governance è l'organizzazione interna di un'impresa, che regola le relazioni fra i soggetti interni all'impresa stessa che a diverso titolo intervengono nello svolgimento dell'attività e alle forme di tutela dei diversi interessi esterni coinvolti. L'obiettivo di una buona corporate governance è quello di affidare la gestione dell'impresa alle persone più adatte, tutelando nello stesso tempo gli interessi di piccoli azionisti, creditori e dipendenti. Governance Nota: dopo rettifiche di consolidamento ed elisioni di operazioni infragruppo 24.069 26.268 2012 2013 +9,1% VARIAZIONE % VAR. % 13.833 16.166 5.312 5.390 4.657 4.452 267 260 +16,9 +1,5% -4,4% -2,6% Servizi assicurativi Servizi finanziari Servizi postali e commerciali Altri servizi I ricavi di Poste Italiane Dati in milioni di euro 09/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) Cercando altre Svizzere Stefano Elli di Stefano Elli Tempi duri per i renitenti al fisco. San Marino è oramai nella White list, la Svizzera entro il 2017 ratificherà gli accordi per lo scambio di informazioni in automatico con l'Italia, anche l'Austria rinuncerà a un segreto bancario non più al riparo della Costituzione. E poi ci sono Ocse, Gafi e Moneyval e le altre organizzazioni sovranazionali di sorveglianza antiterrorismo e antiriciclaggio. Continua pagina 3 Continua da pagina 1 Tutti organismi che puntano i loro binocoli sugli altri avamposti della segretezza bancaria, Vaticano incluso. Il «grande fratello» antievasione, insomma, lavora a cottimo e su scala internazionale. Dalla Svizzera, dove si susseguono i convegni sul tema (sensibilissimo anche per ragioni occupazionali) si lanciano moniti contro i tentativi di adozione di tattiche diversive. Così Paolo Bernasconi, avvocato ed ex procuratore pubblico della procura ticinese, di recente ha tenuto a suggerire la massima cautela a quei banchieri elvetici che già hanno pensato ad aprire succursali, consociate, filiali in Paesi tradizionalmente affini (come Singapore, paese in cui sono state aperte molte branch di banche elvetiche), tradizionali mete alternative alla Confederazione dei capitali in fuga. In primo luogo perché l'autorità bancaria di Berna, la Finma(Financial market supervisory authority), riterrà le case madri direttamente responsabili di ogni «nefandezza» eventualmente commessa dalle proprie «subsidiaries» ovunque si trovino. Oltretutto pure Singapore, per effetto del recepimento di alcuni «suggerimenti» del Gafi ha, da almeno un triennio, adottato una legislazione più restrittiva sul tema: con l'entrata in vigore del Cdsa (Corruption drug trafficking and other serious crime act). Legge recepita e trasformata dalla locale authority monetaria (la Mas) in una circolare che ha imposto alle banche residenti un censimento degli asset in giacenza e dei loro beneficiari effettivi. Si fa dunque ardua la ricerca di un approdo invisibile agli occhiuti scanner della vigilanza finanziaria planetaria. Ultimamente sono in molti ad avere puntato lo sguardo lontano. Anzi lontanissimo. Agli Emirati Arabi Uniti e, in particolare a Dubai. Paesi accoglienti per molte ragioni, oltre a quelle climatiche: un sistema bancario efficiente (i dati del Gafi elencano 46 insegne bancarie di cui 21 locali e 25 internazionali, una trentina di intermediari finanziari, cento broker di borsa) il tutto unito a una tassazione a zero per le persone giuridiche. Ma anche qui creare una holding di diritto locale non è né costoso, né complicato. Meglio ancora, come suggeriscono molte brochure facilmente reperibili sul web, se si agisce in tandem con consociate basate a Cipro o a Malta. L'operatività, poi, può essere gestita agevolmente su internet, e non vi sono fastidiose limitazioni al prelievo di contanti. Certo potrebbe essere imbarazzante trovarsi in coda allo sportello con taluni latitanti italiani (noti o meno) che hanno scelto proprio Dubai come meta del proprio espatrio forzoso, oppure con qualche finanziatore di cause e combattenti del terrorismo islamico. Ma ove si concordi con il principio che «pecunia non olet» ciò potrebbe diventare problema secondario. Analogo il caso di Cipro: Paese, specie nella zona di influenza turca, piuttosto impermeabile a moniti, moral suasion, pressioni internazionali. Qui però va fatta attenzione: siamo in piena zona di confine. Un crocevia tra legale, paralegale, illegale e criminale. Mafie russe si intersecano con quelle cecene, traffici d'armi e servizi segreti di ogni paese. Occorre essere estremamente risoluti per scegliere una tale piazza e deporvi il proprio risparmio. Un poco come coloro che a metà degli anni 90 scelsero di investire in azioni di un'emittente che cavava pregiato marmo nero in Perù. Il denaro da San Marino proseguiva verso i Caraibi. A Saint Vincent alle isole Grenadines, dove veniva custodito in una banca locale denominata dapprima Owens bank e poi The New Bank limited. Banca fondata da alcuni membri della famiglia Nano. La banca alla fine degli anni '90 assunse un nuovo dipendente, un signore di etnia giapponese esperto in contabilità che però anziché ad Harvard, si era laureato a Quantico. Era un agente infiltrato dell'Fbi che, in seguito intervenne con un SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 162 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato PARADISI FISCALI 09/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato spettacolare blitz e fece chiudere d'autorità la banca e i suoi conti. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 163 09/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) I segnali di una ripresa con i piedi d'argilla Stefano Manzocchi Nel districarci tra le recenti previsioni economiche per il nostro Paese, e parafrasando Mao Tze Tung, potremmo dire: grande è la confusione sotto il cielo, speriamo che la situazione divenga eccellente. Nelle ultime settimane si sono susseguiti molti aggiornamenti delle stime del Pil italiano nel 2015/16, accompagnati da interpretazioni e comunicazioni che talvolta sono apparse piuttosto discordanti. Il mestiere del previsore economico di questi tempi è arduo: per anni le stime della crescita italiana (e in generale europea) sono state riviste al ribasso trimestre dopo trimestre. La crisi finanziaria, il lento deleveraging, la brusca contrazione del commercio mondiale nel 2009, e poi le difficoltà ancora irrisolte dell'Eurozona e delle sue politiche economiche che ci hanno condotto in deflazione. Tutto ha contribuito a frustrare le aspettative (le speranze?) di una ripresa sostenuta e generalizzata. Per comprendere le pene del previsore, occorre tener conto di almeno tre aspetti. In primo luogo, il potenziale di crescita dell'Italia e dell'Europa appare modesto rispetto a qualche decennio fa, e inferiore a quello di altre macro-aree mondiali. La crescita potenziale è quella che si stima quando c'è pieno impiego dei fattori produttivi, e dipende dalla crescita degli input e della loro produttività. Ci si riferisce qui alla cosiddetta Produttività Totale dei Fattori (PTF), che in Italia ristagna da molto tempo: nei 12 anni prima della crisi è diminuita dello 0,14% in media annua, mentre aumentava anche di 2 o 3 punti l'anno in tutti gli altri Paesi Ue eccezion fatta per la Spagna (-0,18%). L'aumento della PTF è favorito da molti elementi, ad esempio innovazione, progresso tecnico, introduzione di nuovi beni e servizi, buone istituzioni e giusti incentivi per gli attori economici. Rilevano a tal proposito la qualità del capitale umano, lo sviluppo del sistema finanziario locale, le infrastrutture di trasporto che ad esempio sembrano dar conto di circa il 10% della dinamica della competitività manifatturiera in Italia. Continua pagina 5 Continua da pagina 1 Ma le stime della crescita potenziale sono di scarso aiuto quando si tratta di fare previsioni a medio termine per un Paese, o un Continente, dove l'output gap (scostamento del Pil effettivo da quello potenziale) è così pronunciato come in questa fase. L'Italia è sotto di un decimo rispetto al Pil degli anni pre-crisi, e di un quarto se consideriamo la produzione industriale, secondo le valutazioni più accreditate. Quanto di tale scostamento dipende dal vuoto di domanda generatosi dopo la crisi, o invece dagli "shock strutturali" che hanno investito la nostra economia rendendo meno competitive le nostre risorse strumentali ed umane? Tra questi shock, non possiamo trascurare l'avvento della moneta unica che ha cristallizzato l'enorme surplus commerciale tedesco che grava tuttora sui destini dell'Eurozona, nonostante i proclami della Commissione Ue di sanzionarlo. L'ulteriore difficoltà per il previsore è che la crescita potenziale e i divari di competitività sono interconnessi: la stasi della nostra PTF dal 1995 ha deteriorato nel profondo la competitività dell'industria italiana che all'esplodere della crisi globale si è scoperta più vulnerabile di altre. E sarebbe illusorio immaginare che il mercato interno da solo possa nel medio termine sostenere l'industria: remano contro la nostra demografia, tecnologia e distribuzione del reddito. Stretto tra tendenze della crescita potenziale, output gap e divari di competitività, il previsore economico ha spesso un compito difficile. Anche gli sviluppi recenti, come il crollo del prezzo del petrolio, si possono leggere in modo opposto: come stimolo alla crescita per la maggior competitività delle imprese importatrici di energia e per la spinta ai consumi per via dell'aumento del potere d'acquisto; oppure come ulteriore tassello di un quadro deflazionistico assai preoccupante per un'economia che "danza" su oltre 2000 miliardi di debito pubblico (si veda la nota di Nomisma del 16 gennaio 2015 - Insidie petrolifere). Gli spunti di ripresa sembrano tuttavia confermati dalla batteria di indicatori che Il Sole 24 Ore pubblica in questo numero e che provengono da fonti diverse, anche se non mancano come sempre segnali discordanti. La sensazione complessiva è che SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 164 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato NUMERI & STIME 09/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 165 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato molte condizioni sistemiche per un'inversione di tendenza della congiuntura si siano materializzate, come confermano i principali istituti di ricerca italiani e internazionali. Ma la fragilità dell'Eurozona ha radici profonde, e senza nuovi sviluppi istituzionali e una diversa rotta delle politiche comunitarie, le prospettive economiche sono tuttora esposte a molte incertezze che possono minare la fiducia degli operatori. © RIPRODUZIONE RISERVATA 09/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) Traffico, capannoni, turismo: tra industria e servizi in cerca di tendenze positive Enrico Netti Netti pagina 4 I consumi di carburanti segnano un +4,5%, il dato destagionalizzato del consumo di cemento non vede il segno "meno", il grado di utilizzo degli impianti nell'ultimo trimestre registra una leggerissima ripresa. Non solo: a dicembre sono stati creati 93mila posti di lavoro, a gennaio il numero dei visitatori nei centri commerciali è aumentato del 2,3% rispetto allo stesso mese del 2014. E ancora: in un rapido tour tra gli indicatori congiunturali non possono mancare i dati relativi alla fiducia di imprese e consumatori: alla fine di gennaio l'Istat ha certificato un leggero miglioramento. Ci stiamo avvicinando alla fine del tunnel della lunga crisi? È ancora presto per dirlo. Certo, i fattori esogeni favorevoli - mini-euro, prezzo del greggio intorno ai 50 dollari e Quantitative easing della Bce che partirà il prossimo mese - aiutano, ma le ombre della Grecia e dell'instabilità geopolitica internazionale (dall'Ucraina al mondo arabo) restano minacciose all'orizzonte. Comunque i dati ricordati all'inizio si possono senz'altro interpretare come dei flebili bagliori, germogli di una possibile potenziale ripresa. E i loro effetti si intravvedono già, visto che venerdì scorso la Commissione Ue ha riconfermato la stima 2015 di crescita del Pil italiano: dopo sette anni di calo, ora potrebbe salire dello 0,6% (pur sempre, però, la metà dell'Eurozona). Il motore della ripartenza sarà l'export, mentre la domanda interna avrà un ruolo modesto. Tra i segnali positivi dell'economia reale ci sono l'aumento dei consumi di carburante (il diesel segna un +6%), l'incremento della percorrenza dei veicoli pesanti e la crescita a due cifre (+18%) nelle vendite dei veicoli commerciali. Rimbalzo anche per le immatricolazioni auto: a gennaio sono aumentate di quasi l'11% rispetto al gennaio 2014. Buone notizie anche dai corrieri aerei, che nell'ultimo trimestre del 2014 hanno aumentato di quasi il 5% le tonnellate di merci trasportate. Fanno sperare il saldo 2014 positivo del numero delle imprese, con il dato migliore degli ultimi cinque anni, l'aumento di mezzo punto del tasso di utilizzo degli impianti e il trend negativo dell'andamento delle scorte. «C'è ancora un'ampia quota di capacità non utilizzata, che fa da freno ai nuovi investimenti - spiega Sergio De Nardis, capo economista di Nomisma -, ma gli indicatori del manifatturiero mostrano un minimo miglioramento, anche se non si vede ancora una vera ripartenza». Conferme in tal senso arrivano dai consumi elettrici: a parità di temperatura e calendario, continuano a calare e lo scorso mese, secondo Terna, gestore della rete elettrica nazionale, hanno fatto segnare un -1,1% su gennaio 2014. Il dato congiunturale mostra però un +0,1% su dicembre, in un trend che «comunque resta discendente». Chi si sta muovendo per tornare a pieno regime - «banche permettendo» premette Massimo Moretti, presidente Cncc - è il comparto dei centri commerciali. «Nei prossimi 2-3 anni saranno realizzati o avviati progetti per circa un milione di metri quadri di nuovi shopping center». Un effetto anticipatore? Forse, soprattutto alla luce del maggiore afflusso di clienti registrato a gennaio dall'Experian Footfall index. Anche dal turismo, pur in un anno che dal punto di vista climatico non ha certo aiutato, Federalberghi annuncia il +1,1% di presenze negli hotel, mentre l'Osservatorio di Bit2015 rivela che i vacanzieri nel periodo natalizio hanno aumentato (+3%) la spesa media procapite (a quota 622 euro). Il grande ammalato resta il comparto dell'edilizia. Nel primo semestre 2014 la superficie autorizzata dai permessi di costruire (fonte Istat) vede flessioni a due cifre, intorno all'11 per cento. Diminuisce il consumo di cemento, che lo scorso anno è arretrato del 7,5 per cento. A dicembre, dato destagionalizzato, c'è stato un rimbalzino sul mese precedente. «Servono riforme strutturali e politiche che puntino sui fattori "reali" di sviluppo, tra cui il rilancio dell'edilizia - dice Giacomo Marazzi, presidente di Aitec (industria del cemento) -. La SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 166 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato CONGIUNTURA 09/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 167 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato maggiore flessibilità nell'applicazione del patto di stabilità va esercitata in questa direzione, concentrando le risorse sul finanziamento delle infrastrutture e sulla riqualificazione del territorio». [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 72,9 Tasso % di utilizzo degli impianti nell'ultimo trimestre 2014 IL CRUSCOTTO DEGLI INDICATORI CONSUMI DI CARBURANTI +4,5% I consumi di benzina, gasolio e Gpl sono passati alle 2.972 migliaia di tonnellate del dicembre 2014 (+4,5%) dalle 2.672 del dicembre 2013 (fonte: Mise-Unione Petrolifera) TRAFFICO VEICOLI PESANTI +3,7% A dicembre cresce (+3,7%) il traffico dei veicoli pesanti rispetto al dicembre 2013. Su base annuale c'è un aumento dello 0,7% (fonte: Aiscat) VENDITA VEICOLI COMMERCIALI +18% Le consegne nel novembre 2014 crescono dell'8,3% e nel periodo da gennaio a novembre 2014 segnano un +18% (fonte: Centro studi Promotor) EDILIZIA PER IL SETTORE INDUSTRIALE +12,9% Ricavi a 3,95 miliardi (+1,3%) dai 3,9 del 2013. I metri quadri costruiti sono 2,1 milioni (+12,9%) dai 1,86 del 2013 (fonte: Scenari Immobiliari) NUOVI PERMESSI DI COSTRUIRE -10,8% Nel non residenziale nel primo semestre 2014 il calo della superficie autorizzata è del -10,8% sullo stesso periodo del 2013. Nel residenziale del 11,4% (fonte: Istat) CONSUMO DI CEMENTO +6,9% Il dato destagionalizzato di dicembre mostra un aumento del 6,9%, a 1.717mila tonnellate, rispetto a novembre. I consumi dell'anno sul 2013 segnano un -7,5% (fonte: Mise-Aitec) UTILIZZO DEGLI IMPIANTI 72,9% Nell'ultimo trimestre si è arrivati al 72,9% contro il precedente 72,4%. Bisogna tornare al 1° trim 2011 per trovare un valore analogo (fonte: Istat) PRESENZE IN HOTEL +1,1% Saldo positivo nel 2014 con le presenze che segnano un +1,1% sul 2013 grazie al +1,5% degli ospiti stranieri (fonte: Osservatorio Federalberghi) MERCI VIA AEREA +4,7% Nel 4° trimestre il traffico merci è stato di 252,2 migliaia di tonnellate (+4,7% sul 4° trimestre 2013). Per l'intero anno l'aumento è del +5% (fonte: Assaeroporti) VISITATORI DI CENTRI COMMERCIALI +2,3% Indice a gennaio 2015 è pari a 109,45 con un aumento del 2,3% sullo stesso mese del 2014 (fonte: Experian footfall index) 09/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) Longobardi: «Ultima chiamata per la regolarizzazione» Valentina Melis Valentina Melis pagina 2 «Per descrivere la differenza tra gli scudi fiscali del passato e la voluntary disclosure, possiamo dire che quelli erano una fotografia, e questa è un film vero e proprio». Usa questa immagine Gerardo Longobardi, presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti e degli esperti contabili, per spiegare che la voluntary disclosure è una ricostruzione storica, quindi lunga e complessa, del comportamento di chi ha nascosto ricchezze all'estero. E aggiunge: «È davvero l'ultima spiaggia per chi ha disponibilità finanziarie oltre confine e vuole evitare il rischio di non poterle più usare». Perché secondo lei la voluntary disclosure è l'ultima spiaggia, Presidente Longobardi? Per diversi motivi. Innanzitutto, dal 2009, anno dell'ultimo scudo fiscale, la sensibilità e l'etica internazionali sono cambiate moltissimo. C'è un atteggiamento completamente diverso nei confronti dell'occultamento di ricchezze nei paradisi fiscali, che infatti oggi sono definiti "Stati canaglia". Lo scambio di informazioni tra i Paesi è sempre più intenso: con l'accordo siglato a Berlino a ottobre del 2014, 58 Paesi si sono impegnati ad adottare come standard lo scambio automatico di informazioni dal 2017 e dall'anno successivo i Paesi aderenti diventeranno quasi 100. Anche la lotta al terrorismo internazionale rafforza questa tendenza alla collaborazione e a monitorare come si muove il denaro. Bisogna tenere conto, poi, dell'introduzione del reato di autoriciclaggio (con la stessa legge sulla voluntary disclosure, ndr): chi sceglie l'emersione non è perseguibile, su questo fronte, per i fatti commessi fino al 30 settembre 2015, fino a quando, cioè, sarà possibile aderire alla procedura. I professionisti avranno un ruolo di primo piano nella voluntary disclosure. Che impegno comporterà, concretamente, per voi commercialisti? Per ogni cittadino che aderirà all'emersione, ci sarà un vero e proprio accertamento dell'agenzia delle Entrate. Le verifiche del professionista dovranno essere molto approfondite, in molti casi sarà necessario andare all'estero, confrontarsi direttamente con le banche coinvolte nelle operazioni. Insomma, potrebbe non essere sufficiente la finestra di tempo individuata, con la scadenza delle domande al 30 settembre 2015. Quali sono, a suo avviso, i punti più critici della voluntary disclosure all'italiana, disegnata con la legge 186/2014? Una prima criticità è data dal fatto che la legge sulla voluntary disclosure non esclude esplicitamente l'obbligo per i professionisti di segnalare operazioni sospette ai fini della normativa antiriciclaggio. Su questo punto, crediamo che sia necessario un intervento normativo. Sul fronte operativo sarà difficile fare il calcolo delle somme dovute dai contribuenti tra imposte, interessi e sanzioni. L'importo può infatti variare, a seconda dei casi e dei Paesi coinvolti, dal 4,6% a oltre il 90% del capitale investito.Ed è complicato capire come giocano il cumulo delle sanzioni e gli eventuali sconti. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: A Telefisco. Gerardo Longobardi SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 168 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Intervista. IL PRESIDENTE DEI COMMERCIALISTI 09/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) Il jolly della flessibilità di Giuseppe Chiellino Grazie alla decisione della Commissione europea di allentare, per quanto possibile, la morsa dell'austerità, quest'anno l'Italia potrà aumentare il deficit di due decimi di punto e spendere circa 3,6 miliardi di euro, senza violare il patto di stabilità e di crescita. È la cosiddetta "clausola per gli investimenti" che dopo tre anni di pressioni, è stata sbloccata. Continua pagina 7 Continua da pagina 1 Quei 3,6 miliardi sono destinati a cofinanziare gli investimenti previsti dai fondi europei, quasi tutti del vecchio periodo di programmazione 2007-2013. Un'opportunità che è figlia di un paradosso: i ritardi accumulati negli anni scorsi (l'Italia è di gran lunga il Paese più indietro nella spesa) consentono ora di avere le mani un po' più libere sui conti. Sarebbe una negligenza irresponsabile, anche alla luce del nuovo corso di Bruxelles sulla flessibilità, se regioni e ministeri responsabili dei programmi 2014-2020 non utilizzassero tutti gli strumenti disponibili e le strategie individuabili per accelerare in modo finalmente efficace l'attuazione dei programmi operativi e dunque gli investimenti. Altrimenti non solo si sprecano risorse pubbliche preziose, ma viene vanificato il risultato (per certi versi insperato) ottenuto dal governo in termini di flessibilità. Le cause della cronica incapacità di spesa dei fondi strutturali sono state ampiamente discusse anche su queste colonne. È diffusa la consapevolezza che si tratta di una partita difficile, perché tocca tanti punti deboli del sistema-Paese: dalle competenze amministrative alla complessità della macchina burocratica oltre che dei programmi. Affrontare e sciogliere questi nodi, anche sotto la spinta delle istituzioni comunitarie, sarebbe un risultato - in termini di modernizzazione - ben al di là di un uso efficace delle risorse. Questa settimana si riunisce a Palazzo Chigi per la prima volta lo steering commettee per avviare il monitoraggio dei Piani di rafforzamento amministrativo con cui regioni e ministeri devono accompagnare i programmi operativi. Insieme all'Agenzia per la Coesione, che muove i primi passi, si tratta della principale innovazione del nuovo ciclo di programmazione dei fondi. Per non sprecare ciò che di buono è stato fatto sinora, è indispensabile che il governo non perda l'occasione di partire con il piede giusto ed eviti gli errori del passato. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 169 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'ANALISI 09/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) Non c'è solo l'euro nel braccio di ferro tra Atene e Bruxelles Adriana Cerretelli di Adriana Cerretelli «Siamo d'accordo sul nostro disaccordo», ha riassunto Wolfgand Schauble al termine del tete à tete a Berlino con Yanis Varufakis. «No, non siamo d'accordo nemmeno sul disaccordo», gli ha ritorto immediatamente il greco. Non poteva essere più gelida e insieme volutamente manifesta la divergenza tra i due protagonisti di quella che potrebbe diventare la seconda devastante crisi dell'eurozona. Gli ingredienti di una rottura, mentre ancora non è cominciato il vero negoziato, purtroppo ci sono tutti. La speranza è che alla fine il buon senso e il senso della misura prevalgano insieme alla consapevolezza che siamo tutti sulla stessa barca e, se uno dell'equipaggio affoga, anche gli altri inevitabilmente ne saranno travolti. Anche se nessuno può dire con esattezza in quale misura. Nell'incertezza, però, meglio evitare di provare a scoprirlo. Continua pagina 12 Continua da pagina 1 I segnali che l'eurozona sta imboccando una china pericolosa sono inequivocabili. Se a Berlino Schauble e Varufakis non hanno fatto niente per nascondere l'abisso che li divide, probabilmente anche a uso delle rispettive opinioni pubbliche che stanno su opposte barricate, quell'abisso insieme alla decisione della Bce di chiudere dall'11 febbraio i rubinetti della liquidità alla banche elleniche ha spinto i greci a rinserrare i ranghi, a scendere in piazza ad Atene per esprimere il sostegno al Governo. «Syriza manterrà le promesse elettorali, il Governo negozierà duramente per la prima volta da anni e metterà la parola fine alla troika e alla sue politiche», ha dichiarato in parlamento subito dopo l'incontro di Berlino il premier Alexis Tzipras. «Non cederemo ai ricatti, non soccomberemo, non abbiamo paura, non torneremo indietro», gridavano intanto i manifestanti fuori, in piazza Syntagma. Brutti segni. Il nazionalismo greco è un'idra pericolosa, può diventare suicida e incontrollabile, dice la storia del paese. «Quella dell'Europa è una storia di disaccordi e compromessi», aveva ricordato qualche giorno Tzipras in visita a Bruxelles alle istituzioni europee. «Io devo tener conto del voto democratico e degli impegni europei», aveva aggiunto fissando i suoi paletti negoziali. Questa volta nessuno può permettersi il lusso di tirare troppo in lungo le trattative né di arroccarsi su una mitragliata di no inamovibili. Bisogna decidere presto per non risvegliare troppo i mercati. Anche per questo, memore del contagio scatenatosi tre anni fa, Draghi ha fischiato subito la fine della ricreazione: per la Grecia ma anche per l'Eurogruppo, chiamato a decidere al più presto su una crisi che tra l'altro ha già visto scendere in campo l'America di Obama e la Russia di Putin a fianco delle rivendicazioni della nuova Grecia: la prima spezzando la sua lancia a favore dei suoi appelli alla crescita per sanare i debiti, la seconda pronta a erogarle aiuti qualora quelli europei venissero meno. Oggi e domani di Grecia si parlerà al G-20 dei ministri finanziari a Istanbul. Il giorno dopo, mercoledì 11, cioè lo stesso giorno in cui la Bce cesserà l'erogazione di fondi ad Atene, si terrà a Bruxelles la riunione straordinaria dei ministri Eurogruppo alla quale Varufakis si presenterà con il piano preciso circa le intenzioni del suo Governo, apparentemente deciso a non chiedere la proroga del programma di assistenza europeo, che scadrà a fine mese. Il giorno dopo sarà il vertice Ue dei capi di Stato e di Governo a pronunciarsi, si spera anche con indicazioni precise. Da trasmettere alla nuova riunione dell'Eurogruppo in calendario per il lunedì successivo. Se prevalesse lo spirito costruttivo, nel giro di una settimana la partita greca potrebbe dunque chiudersi rapidamente, senza morti né feriti. Ma notoriamente l'Europa non si distingue per i riflessi pronti. E poi l'accordo è obiettivamente molto difficile da raggiungere: per i creditori come per il debitore. Se i primi non intendono perdere (troppi) soldi, il secondo non può perdere (troppo) la faccia. SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 170 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato DAL G20 ALL'EUROGRUPPO 09/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 171 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Di mezzo ci sono non solo la credibilità e gli interessi dei singoli attori. Ci sono le reazioni delle pubbliche opinioni europee, più o meno tutte sedotte dalle sirene del nazionalismo, del populismo e del sempre più scarso europeismo, ostili per una ragione o per l'altra ai partiti tradizionali e ai governi in carica. C'è l'esigenza di fare qualche inevitabile concessione alla Grecia senza però creare precedenti che inducano gli altri Paesi sotto programma a pretenderne altrettante. C'è l'imperativo di salvare l'euro da se stesso. Per combinare insieme tutte le tessere di questo puzzle apparentemente impossibile, ci vogliono una volontà politica collettiva forte e una lungimiranza non da meno. Ci saranno? © RIPRODUZIONE RISERVATA 09/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 2 (diffusione:334076, tiratura:405061) regole complesse e Costi elevati ma la «voluntary» PRENDE QUOTA Cento professionisti confermano l'interesse per la regolarizzazione a cura di Rossella Cadeo Mauro Meazza Valentina M Giovedì 29 gennaio, il direttore dell'agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, non ha nascosto l'ottimismo rispetto alle aspettative della voluntary disclosure: «Dai primi segnali - ha dichiarato in apertura dei lavori del Telefisco 2015 - ci aspettiamo un'adesione massiccia. Stiamo attrezzando gli uffici e formando il personale». Il giorno successivo è arrivato il rilascio del modello e delle istruzioni definitive ed è così partita ufficialmente la "collaborazione volontaria" con il fisco per regolarizzare capitali o patrimoni detenuti all'estero (o anche in Italia) in violazione delle norme fiscali. Sarà un ottimismo ben riposto, quello del direttore? «Il Sole 24 Ore» ha provato a verificarlo con un sondaggio in sette domande, inviate a professionisti e operatori del risparmio. E l'esito sembra confortare la posizione delle Entrate. Del resto, i roadshow e i convegni che si stanno svolgendo in queste settimane in molte città d'Italia per illustrare la novità fanno spesso il tutto esaurito. All'appuntamento milanese organizzato ancora a fine gennaio da Mps con gli esperti del Sole 24 Ore si sono presentati in 600 (il roadshow prosegue in altre città, date e sedi sono visibili su www.eventi.ilsole24ore.com/mps). E incontri di formazione e informazione vengono organizzati anche nella vicina Svizzera, che è stata per decenni meta privilegiata per i capitali desiderosi di sottrarsi al fisco italiano. I risultati del sondaggio Analizzando le risposte raccolte dal sondaggio, la voluntary risulta sicura destinataria di un elevato interesse e accreditata di considerevoli aspettative di successo. Più contenuta è l'attenzione per il rimpatrio solo giuridico e molto ridotta la curiosità per l'emersione del "nero" domestico. Sono questi, in estrema sintesi, i giudizi che emergono dai risultati visibili in queste due pagine. Il sondaggio è stato condotto presso un centinaio di professionisti, tra notai, commercialisti, esperti di diritto tributario, consulenti finanziari, responsabili di grandi istituti di credito e società di gestioni finanziarie (l'elenco su www.ilsole24ore.com, all'interno del dossier dedicato al rientro dei capitali). Ma ecco i dettagli. Per quanto riguarda la prima domanda, l'interesse è innegabile: in 31 (su cento rispondenti) lo percepiscono elevato tra la loro clientela e in 17 molto elevato (quasi la metà). Che lo strumento abbia ottime possibilità di partecipazione lo confermano le risposte al secondo quesito: in 40 hanno risposto positivamente e in 6 molto positivamente. Se si aggiungono i 35 che si aspettano un risultato medio, si supera l'80% di aspettative ottimistiche. Più contenuta la propensione alla voluntary disclosure con rimpatrio giuridico, cioè lasciando i patrimoni all'estero, dopo averli riportati in chiaro. E molto più bassa la predisposizione alla "sanatoria" domestica, cioè relativa agli investimenti e alle attività di natura finanziaria detenuti in Italia: in questo caso, meno di un quarto ha rivelato qualche interesse. Quanto alle motivazioni che potrebbero spingere ad aderire, vincono di larga misura gli «accordi internazionali per lo scambio di informazioni». A una certa distanza seguono l'opportunità di garantirsi una «tutela dagli accertamenti dell'amministrazione finanziaria» (18 risposte) o una «copertura per i reati tributari e l'autoriciclaggio» (15). L'elemento che invece più fa da freno è il notevole costo dell'operazione (47 interpellati su 100), seguito dal timore per la propria "privacy fiscale". Un orientamento confermato dall'ultimo quesito, quello sul rapporto costi/benefici, dove quasi la metà degli esperti interpellati giudica l'adesione «costosa», mentre il 40% la definisce «equa». A ciascuno la sua disclosure A margine del sondaggio, emergono poi chiaramente alcune caratteristiche della disclosure 2015, segnalate anche dalle schede che presentiamo in queste due pagine e richiamate negli altri articoli. In primo luogo, le differenze con gli scudi fiscali degli anni zero, rispetto ai quali la voluntary si presenta senza il tratto SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 172 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Rientro dei capitali IL SONDAGGIO 09/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 2 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 173 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato dell'anonimato e con costi notevolmente più alti. Ma proprio dal lato dei costi emerge un'altra caratteristica importante: è di fatto impossibile poter stimare un costo medio dell'emersione per tutti i contribuenti. Le variabili nei conteggi di imposte e sanzioni, le infinite vicende che possono aver interessato patrimoni e capitali negli anni da considerare fanno sì che la procedura possa essere definita "sartoriale". © RIPRODUZIONE RISERVATA QUANTO È ELEVATO L'INTERESSE MOSTRATO FINORA DAI SUOI CLIENTI PER LA VOLUNTARY DISCLOSURE? 1 Nullo 7% 2 Basso 15% 3 Medio 30% 4 Elevato 31% 5 Molto elevato 17% 1 0 10 20 30 40 50 QUALE POTREBBE ESSERE, A SUO GIUDIZIO, L'ELEMENTO PIÙ IMPORTANTE PER ADERIRE ALLA VOLUNTARY DISCLOSURE? Accordi internazionali per lo scambio di informazioni 48% Ostilità di banche e gestori verso investimenti passibili di contestazioni fiscali 13% Possibilità di disporre di nuova liquidità 6% Tutela da accertamenti dell'amministrazione finanziaria 18% Copertura per i reati tributari e l'autoriciclaggio 15% 4 0 10 20 30 40 50 QUALE POTREBBE ESSERE, A SUO GIUDIZIO, L'ELEMENTO PIÙ IMPORTANTE PER NON ADERIRE ALLA VOLUNTARY DISCLOSURE? 1 Inefficacia degli accordi internazionali per lo scambio di informazioni 9% 2 Difficoltà nei conteggi necessari all'adesione 5% 3 Perdita di anonimato ed eventuali denunce di terzi 21% 4 Inadeguatezza della normativa 18% 5 Eccessivo costo dell'operazione 47% 5 0 10 20 30 40 50 Il bilancio dei precedenti «scudi» Le somme rientrate in Italia con i provvedimenti del 2001-2003 e 2009-2010 77,75 104,56 Miliardi scudo 2001-2003 Miliardi scudo 2009-2010 di cui Rimpatri 46,042 mld Regolarizzazioni 31,719 mld di cui Rimpatri 102,057 mld Regolarizzazioni 2,503 mld TOTALE 182,3 Miliardi Capitali totali riemersi Fonte: Uic e ministero dell'Economia QUALE PREVISIONE SI SENTE DI FARE SULLA PERCENTUALE DI SUCCESSO DELLA VOLUNTARY DISCLOSURE? 1 Scarso o nullo successo 7% 2 Basso successo 12% 3 Medio 35% 4 Elevato 40% 5 Molto elevato 6% 2 0 10 20 30 40 50 QUANTI CLIENTI SI SONO MOSTRATI INTERESSATI AL RIMPATRIO SOLO DI TIPO GIURIDICO, SENZA RIPORTARE GLI ASSET IN ITALIA? 1 Bassa o nulla 21% 2 Scarsa 22% 3 Media 27% 4 Elevata 24% 5 Molto elevata 6% 3 0 10 20 30 40 50 HA OSSERVATO TRA I SUOI CLIENTI QUALCHE INTERESSE PER LA VOLUNTARY DISCLOSURE DOMESTICA? 1 Nullo 32% 2 Basso 45% 3 Medio 16% 4 Elevato 7% 5 Molto elevato 0% 6 0 10 20 30 40 50 IN ESTREMA SINTESI, QUAL È IL SUO GIUDIZIO SUI COSTI / BENEFICI DELLA VOLUNTARY DISCLOSURE? 1 Troppo costosa 11% 2 Costosa 36% 3 Equa 40% 4 Conveniente 11% 5 Molto conveniente 2% 7 0 10 20 30 40 50 DOPPIO AIUTO ONLINE Il forum con gli esperti Gli esperti per la voluntary disclosure: su internet è attivo da oggi un forum per sottoporre quesiti agli esperti del Sole 24 Ore. Sarà data priorità alle questioni di carattere generale e le domande potranno fornire spunti per articoli sul sito e sul quotidiano. È possibile anche effettuare ricerche sulle risposte già disponibili. L'indirizzo è www.ilsole24ore.com/ forumrientrocapitali Il dossier digitale Sul sito del Sole 24 Ore (www.ilsole24ore.com) è gratuitamente a disposizione dei navigatori il dossier online sulla voluntary disclosure e il rientro dei capitali. Con il testo dei provvedimenti ufficiali diffusi dalle Entrate, articoli e commenti apparsi sul Sole 24 Ore. Il dossier - realizzato con il contributo del Monte dei Paschi di Siena - viene via via aggiornato con nuovi contributi e documenti. L'indirizzo rapido per raggiungerlo è www.ilsole24ore.com/rientro capitali IL SONDAGGIO CON I CENTO ESPERTI Le risposte di professionisti e operatori alle sette domande del Sole 24 Ore Il questionario Sette domande per testare la temperatura della voluntary disclosure, in vista del suo debutto operativo: nei giorni scorsi «Il Sole 24 Ore» ha interpellato cento professionisti (dottori commercialisti, avvocati, esperti 09/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 2 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 174 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato contabili, operatori di banche e gestori) per verificare l'interesse nei confronti della «collaborazione» lanciata dalla legge 186 del 15 dicembre 2014, in vigore dal 1° gennaio Le domande Le sette domande intendono evidenziare le aspettative nei confronti della voluntary disclosure, sia valutando il comportamento tenuto finora dalla clientela, sia esprimendo alcuni giudizi sulla normativa e sulla convenienza dell'operazione. Tutti i partecipanti hanno avuto a disposizione una sola risposta, così da evidenziare (specie nel caso delle domande n. 4 e n. 5, relative ai motivi per aderire o per non aderire) l'argomento percepito come assolutamente più importante I partecipanti L'elenco completo dei partecipanti al sondaggio è riportato sul sito internet del Sole 24 Ore, all'interno del dossier sul rientro dei capitali. Il dossier - accessibile gratuitamente a tutti i navigatori, grazie alla collaborazione con Mps - contiene articoli e documentazione sulla voluntary disclosure e viene via via aggiornato con nuovi contributi. L'indirizzo da digitare è www.ilsole24ore.com/rientrocapitali LE CARATTERISTICHE LE REGOLE ISTANZA TELEMATICA La domanda per aderire alla disclosure dovrà essere trasmessa telematicamente. Venerdì 30 gennaio l'agenzia delle Entrate ha approvato il modello definitivo e il software per la compilazione. L'adesione può riguardare sia le violazioni internazionali sia quelle nazionali. Possono essere sanate le violazioni commesse entro il 30 settembre 2014 LA DOCUMENTAZIONE La richiesta dovrà essere accompagnata dall'invio (entro 30 giorni) tramite posta elettronica certificata di una relazione e dalla documentazione che dovrà servire a ricostruire, tra l'altro, gli investimenti e le attività finanziarie all'estero e i redditi che sono serviti a costituirli o acquistarli. Tutta la procedura per aderire alla collaborazione volontaria si dovrà concludere entro il 30 settembre di quest'anno LE PUNTATE PRECEDENTI GLI SCUDI FISCALI Un carniere da oltre 182 miliardi. A tanto ammontano i capitali rientrati in Italia con gli «scudi fiscali» del 20012003 e 2009-2010. Nel dettaglio con il provvedimento previsto dal Dl 350/01 esteso con lo «scudo bis» del 2003 sono stati effettuati rimpatri per oltre 46 miliardi e regolarizzazioni per 31,7. Il remake del 2009 ha poi aperto un paracadute per 104,56 miliardi, dei quali rimpatri per oltre 102 miliardi. Ai primi posti tra i Paesi di origine delle emersioni figurano Svizzera, Lussemburgo e San Marino LE DIFFERENZE IL FORFAIT E L'ANONIMATO Il meccanismo degli scudi fiscali dei primi anni 2000 era essenzialmente basato sul pagamento di un forfait che consentiva di sanare gli illeciti derivanti dalle attività estere non dichiarate al fisco italiano. In più veniva garantito l'anonimato per chi aderiva alla sanatoria LO SCONTO SULLE SANZIONI L a voluntary disclosure si basa su un meccanismo molto diverso, in base al quale il contribuente che vuole accedere alla procedura deve ricostruire interamente la sua posizione fiscale e contributiva. Di fatto, si arriva a un "recupero" della tassazione di tutte le attività patrimoniali e finanziarie detenute illecitamente all'estero con un vantaggio in termini di sconti sulle sanzioni. Quindi non è più possibile regolarizzare soltanto in parte il proprio patrimonio oltre confine GLI ACCORDI LA DATA SPARTIACQUE Bisognerà cerchiare sul calendario la data del prossimo 2 marzo. È il giorno entro cui, secondo la scansione temporale prevista dalla legge sul rientro dei capitali (la 186/2014), i Paesi black list potranno sottoscrivere 09/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 2 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 175 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato un'intesa con l'Italia per lo scambio di informazioni. La firma dell'accordo farà in modo che non si applichi il raddoppio della sanzione previsto dal Dl 78/09 sul contrasto ai paradisi fiscali per i contribuenti che intendono regolarizzare violazioni in quei Paesi L'ACCORDO CON LA SVIZZERA Proprio in quest'ottica c'è grande attesa per l'accordo con la Svizzera. L'intesa (compresa anche la parte sui frontalieri) è stata raggiunta nei giorni scorsi e la firma vera e propria dell'accordo da parte dei ministri delle Finanze arriverà a metà febbraio Schede a cura di Chiara Bussi e Giovanni Parente LE DISCLOSURE DEGLI ALTRI FRANCIA In Francia lo scudo fiscale è stato introdotto nel 2009 sotto la presidenza di Nicolas Sarkozy. La misura, che concedeva uno sconto sulle imposte per chi faceva rientrare i capitali, è stata abrogata un anno dopo I BENEFICIARI 16.350 USA Gli Usa hanno introdotto una sanatoria nel 2009 . A chi rimpatriava i capitali offshore era richiesto il pagamento delle tasse e degli interessi per i precedenti sei periodi d'imposta e una sanzione del 20% delle somme rientrate LE ADESIONI 14.700 GERMANIA Il cancelliere Schroeder ha scelto la strada dello scudo fiscale nel dicembre 2002 per finanziare le infrastrutture. Prevista un'aliquota fissa del 25% sul denaro rimpatriato. L'iniziativa si è però rivelata un flop I CAPITALI RIMPATRIATI 224 mln euro GRAN BRETAGNA Londra ha introdotto la Ndo (New Discosure Opportunity) nel maggio 2011. Imposto il pagamento di tutte le tasse dovute anno per anno fino a un massimo di 20 anni oltre una sanzione del 10% degli asset rimpatriati IL RICAVATO 445 mln sterline LA COPERTURA DELLA VD I REATI TRIBUTARI Uno dei principali vantaggi della voluntary disclosure è rappresentato dalla copertura per chi aderisce dalla contestazione di alcuni reati tributari. Si tratta per l'esattezza di: dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti o mediante altri artifici, dichiarazione infedele, omessa dichiarazione, omessa versamento di ritenute certificate, omesso versamento dell'Iva L'AUTORICICLAGGIO La legge sulla voluntary disclosure ha anche introdotto il reato di autoriciclaggio. L'adesione alla procedura di rientro dei capitali garantisce al contribuente interessato uno «scudo» anche da questa nuova fattispecie così come dalle conseguenze penali per le violazioni relative al riciclaggio DA TELEFISCO I SOGGETTI «COLLEGATI» La voluntary disclosure è stata al centro di alcuni chiarimenti forniti dalle Entrate durante Telefisco 2015. Sui soggetti «collegati» a chi presenta l'istanza, l'Agenzia ha precisato che vanno considerati tali quanti hanno una posizione rilevante rispetto alle attività estere da regolarizzare oppure un «collegamento» con il reddito evaso. Tutti questi dovranno essere indicati nel modello per la richiesta 09/02/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 2 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 176 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato I TITOLARI EFFETTIVI La legge europea dello scorso anno ha esteso l'obbligo di dichiarare al fisco le attività estere anche ai titolari effettivi di quei patrimoni. A Telefisco l'Agenzia ha chiarito che la voluntary disclosure è possibile anche per questa tipologia di contribuenti per sanare le violazioni commesse a partire dal periodo d'imposta 2013 LA STIMA DI GETTITO PRENOTATI 671 MILIONI In base alle stime del Governo Letta a febbraio 2014, gli incassi derivanti dal rientro dei capitali per lo Stato potrebbero arrivare a 8 miliardi. Sulla voluntary disclosure regolata dalla legge 186/2014 non ci sono stime ufficiali di incasso. Il Governo, però, ha già prenotato 671 milioni delle entrate attese: è l'importo che sarebbe dovuto arrivare dall'aumento delle tasse sui carburanti, previsto dal 1° gennaio 2015 ,poi congelato dal decreto milleproroghe, nell'ipotesi di recuperare questa somma grazie al rimpatrio dei capitali. Sotto, la pagina del Sole 24 Ore che ha dato notizia dello stop agli aumenti sulla benzina 07/02/2015 La Repubblica Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) Mogherini: la Ue con Parigi e Berlino non vogliamo dare armi a Kiev ANDREA BONANNI A PAGINA 4 Mogherini: la Ue con Parigi e Berlino non vogliamo dare armi a Kiev BRUXELLES IL PRESIDENTE Hollande e la cancelliera Merkel fanno la spola tra Kiev e Mosca, tra Poroshenko e Putin, per proporre quella che definiscono «una pace europea». E lei, che è l'Alto rappresentante della Ue per la politica estera? Non si sente tagliata fuori? Federica Mogherini sorride nell'auto blindata che corre verso l'aeroporto. È appena uscita da un incontro con il vice-presidente americano Biden e sta partendo per Monaco dove oggi e domani si ritrova il Gotha della diplomazia mondiale. «A parte il fatto che questi sono vertici a livello di capi di Stato e di governo, e il mio riferimento sono i ministri degli Esteri, da mercoledì seguo passo per passo in contatto costante con Berlino questo tentativo. Merkel e Hollande sono portatori di una proposta autenticamente "europea". E questo, se permette, è un fatto positivo. Da mesi diciamo come Ue che appoggiamo gli sforzi diplomatici in ogni formato, e su questo abbiamo lavorato tanto...». Come è nata questa svolta? «Il lungo silenzio si è rotto dopo il bombardamento di Mariupol e la dura reazione della Ue. Al Consiglio dei ministri degli Esteri europei abbiamo preso la decisione di estendere fino a settembre le sanzioni esistenti e abbiamo concordato, restando uniti, una nuova lista di nomi da colpire. A questo punto si è mosso qualcosa per rilanciare gli accordi di Minsk. Berlino ci ha subito informati e consultati. Ma le riunioni a livello del gruppo di contatto non facevano progressi e intanto la situazione sul terreno diventava ogni ora più drammatica. Così il presidente Hollande e la cancellieria Merkel hanno lavorato insieme al presidente ucraino Poroshenko a una proposta per arrivarea una soluzione. Ne hanno discusso a lungo. E adesso Merkel e Hollande hanno messoa punto una proposta europea. Sono arrivati al Cremlino contando sul sostegno di tutti i ventotto governi dell'Unione». Proprio tutti-tutti? Anche la Grecia di Tsipras? «All'ultima riunione dei ministri degli Esteri, la decisione di allungare la lista delle personalità da sanzionare è stata presa all'unanimità. Come è stato deciso all'unanimità di aumentare gli sforzi per trovare una soluzione politica alla crisi. Decisione che, come si vede, sta dando i suoi frutti: intanto qualcosa si è mosso. Verso la Russia ci possono essere in seno all'Unione sensibilità diverse. Ma sulla crisi Ucraina gli europei si sono mossi finora in modo straordinariamente unito». Sì però in questa vicenda l'Europa continua a chiedere dei cessate il fuoco che vengono promessi e poi regolarmente violati. Ha senso continuare a proporre tregue temporanee senza dare, almeno in prospettiva, il senso di un accordo complessivo che risolva davvero il rapporto UcrainaRussia? «Quando la gente muore sotto le bombe, chiedere una treguao un cessate il fuoco ha sempre senso. E considero un successo che si sia riusciti ad aprire un corridoio umanitario per evacuare i civili da Debaltseve. Comunqueè vero che si deve discutere di un piano di pace che preveda una soluzione globale, ed è quello che noi stiamo cercando di ottenere. Ma questa soluzione deve essere discussa e accettata in primo luogo dagli ucraini. Solo loro hanno il diritto di decidere che cosa fare del proprio Paese». Tutti parlano con Putin. Ma finoa che punto il Cremlino controlla i separatisti filo-russi? «Difficile rispondere con esattezza a questa domanda. Ma una cosa è certa: senza il sostegno politico, finanziario e militare del Cremlino i separatisti non potrebbero fare quello che stanno facendo. Quindi Putin ha in mano gli strumenti per risolvere il problema». Non crede che, come propone qualcuno negli Usa ma pure al di qua dell'Atlantico, anche noi dovremmo dare armi al governo ucraino? «Se stai cercando una soluzione politica, come stiamo facendo noi con uno sforzo ai massimi livelli, fornire armi ad uno dei contendenti non mi sembra un gesto molto coerente. La fornitura di armi è sempre una decisione bilaterale dei singoli Stati che non coinvolge direttamente la Ue. Ma non vedo nel panorama europeo una spinta in questo senso. Anche negli Stati Uniti se ne discute, ma non è stata presa nessuna decisione. Molto dipenderà dalla nostra capacità di trovare una soluzione pacifica a SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 177 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'INTERVISTA 07/02/2015 La Repubblica Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 178 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato questa crisi che non ha, comunque, nessuna possibilità di soluzione militare». Intanto però la Nato sta rafforzando le difese. Come giudica questa decisione? «È evidente che non tocca a me giudicare le scelte di un'altra organizzazione internazionale. Però ricordo che la decisione di rafforzare la forza di intervento rapido venne presa al vertice di Cardiff, in agosto, e che l'obiettivo era di potenziare la capacità di intervento militare tanto ad Est quanto a Sud. E poi ho notato con piacere che il segretario generale della Nato ha detto di sostenere la missione di Merkel e Hollande». E gli americani? Non ha a volte la sensazione che remino contro i vostri sforzi di mediazione? «No. Sono appena uscita da un lungo incontro con il vice presidente Biden e il presidente Juncker. Mi sento regolarmente con il segretario di Stato Kerry, che ritroverò adesso a Monaco. Gli americani sono, come noi, molto preoccupati. E, come noi, sono convinti che l'unica via di uscita da questo conflitto sia una soluzione politica. So che sono stati molto contenti dell'iniziativa di Hollande e Merkel e che sperano porti a risultati concreti. Nessuno, in Occidente, sta soffiando sul fuoco che divora l'Ucraina. Ma nessuno può permettersi di voltare la faccia dall'altra parte davanti ad una aggressione militare». PER SAPERNE DI PIÙ eeas.europa.eu/index_en.htm europa.eu/pol/cfsp/index_it.htm L'UNITÀ "La decisione di aumentare gli sforzi per trovare una soluzione politica è stata presa all'unanimità GLI STATI UNITI "Siamo in costante contatto. Anche gli americani sono convinti che la via d'uscita deve essere diplomatica Foto: GLI AIUTI Una donna con un pacco di aiuti umanitari nella città di Debaltseve dove esercito ucraino e ribelli filo-russi si sono accordati per una tregua LADY PESC Federica Mogherini è a capo della diplomazia europea dal primo novembre 2014 07/02/2015 La Repubblica Pag. 6 (diffusione:556325, tiratura:710716) Gli arrivi centristi allarmano la sinistra Bersani: non siamo una porta girevole L'ex segretario: "Io non voglio un Pd stretto, ma il passaggio sia politico, no a opportunismi" GIOVANNA CASADIO ROMA. Ci fu la cena all'Hotel Bernini tra Gennaro Migliore, all'epoca ancora braccio destro di Nichi Vendola, e Lorenzo Guerini, il vice segretario del Pd. Era giugno e i deputati dem erano 293, oggi sono balzati a 310. Al Senato sono saliti a 113 dagli originari 108. Più non quantificabili spostamenti nei territori. Insomma un Pd "acchiappatutto", da Sel a Scelta civica passando per adesioni in ordine sparso. Il partito che vuole Renzi: allargato e rafforzato, il Partito della nazione, interclassista e a vocazione maggioritaria. Fumo negli occhi per la sinistra dem, che da ieri, dopo l'approdo dei montiani (senza Monti) agita il vecchio pomo della discordia: l'Agenda Monti appunto, lo spauracchio delle politiche di rigore, dalla riforma delle pensioni di Elsa Fornero alla Troika Ue. E perciò «addio sinistra», per dirla con Stefano Fassina. Peggio ancora è il sospetto che la voglia di allargare e soprattutto la necessità di consolidare la maggioranza al Senato così da avere i numeri per portare a casa le riforme istituzionali, porti a arruolare «Scilipoti, trasformisti, opportunisti», un danno per il Pd, un "do ut des" dai confini opachi. Massimo D'Alema in un'intervista al Messaggero mette in guardia dagli eventuali smottamenti del centrodestra, dalla transumanza di forzisti inquieti della corte di Verdini. Mentre l'ex segretario Pier Luigi Bersani avverte: «Non che io voglia un Pd stretto, ma non deve trattarsi di spostamenti opportunistici piuttosto si spieghi il passaggio politico, non si allarga solo spostando persone». Stesso concetto rilanciato da Davide Zoggia e twittato all'indirizzo del capogruppo a Montecitorio Roberto Speranza: «Non mi convince questa migrazione in massa di Scelta civica, ci sono troppe differenze di linea politica». «Macché, è un ritorno a casa per molti di loro», reagisce il vice segretario Guerini elencando Pietro Ichino, Linda Lanzillotta, Alessandro Maran, Gianluca Susta, Irene Tinagli, ex dem. «Il Pd è un campo democratico ampio - continua - in linea con la vocazione maggioritaria che impresse Veltroni. Gli arrivi rafforzano la sua capacità di attrazione». Nell'ala sinistra del campo malumori e perplessità. I bersaniani sono irritati, una pattuglia di montiani erano andati via proprio dal Pd dell'ex segretario. «Un partito non è una porta girevole da cui si entra e si esce a seconda di chi vince il congresso», è stato lo sfogo di Bersani con i suoi collaboratori. «Overbooking, posti solo in piccionaia», aveva ironizzato Vendola dopo la scissione di Sel. Ma loro, i migranti, dall'ex vendoliano Gennaro Migliore all'ex montiana Ilaria Borletti Buitoni come si accingono ad affrontare la traversata a bordo del Pd? Imbarazzati? A disagio per l'eterogenea compagnia? Per Borletti Buitoni - sottosegretaria al Beni culturali, famiglia dell'imprenditoria lombarda che creò la Rinascente raccontata nel libro "Cammino controcorrente" - «le scissioni di Scelta civica, quelle sì sono imbarazzanti. Per il resto l'Agenda Monti ha un'impronta riformista e le politiche di Renzi sono di un Pd che non è quello che era due anni fa. La rivoluzione politica impressa da Franceschini al ministero mi vede in assoluta sintonia». All'altro opposto, Migliore ricorda che già Renzi vantò «il Pd che va da Migliore a Romano». Ovvero da lui fino all'ex capogruppo montiano a Montecitorio. «Un Pd soggetto di governo e nel Pse. Non faccio mai scelte per le quali sentirmi in imbarazzo - precisa Certo spero che la cultura della sinistra conti di più dentro il partito». Ma molti timori bollono in pentola. Fassina, che coniò lo slogan "Rottamiamo l'Agenda Monti", ragiona: «I naufraghi cercano approdo,e questoè normale. Salgono sul Transatlantico che è il Pd. Ma questo dove va? Qual è la sua direzione?». Ricorda quando Monti faceva pressione su Bersani perché gli mettesse il silenziatore. «L'arrivo dei montiani non è la causa ma la conseguenza di uno spostamento dell'asse dem verso politiche liberiste». Sul Jobs Act ad esempio, Ichino insegna. «Siamo in un partito ormai centrista e all'orizzonte c'è il Partito della nazione», s'inalbera Pippo Civati, dissidente democratico, alla ricerca di una cosa di sinistra. SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 179 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL RETROSCENA 07/02/2015 La Repubblica Pag. 6 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 180 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Da 293 a 309 I DEPUTATI All'inizio della legislatura i deputati del Pd erano 293. Ora con ex Sel e ex Sc sono 309 I NUMERI da 108 a 113 I SENATORI Anche i senatori sono aumentati, passando da 108 a 113 dall'inizio della legislatura Foto: Pierluigi Bersani, ex leader del Pd 07/02/2015 La Repubblica Pag. 7 (diffusione:556325, tiratura:710716) "Il Pd ha cambiato verso più vicina la casa riformista e io perdo una poltrona" SILVIO BUZZANCA ROMA. Onorevole Susta, lei adesso rientra nel Pd... «Sì, perché oggi ci sono condizioni diverse. Quattro o cinque anni fa il Pd aveva assunto una fisionomia di sinistra, socialista, mentre io e altri vagheggiavamo il partito riformista del Lingotto. Adesso il ciclone Renzi ha cambiato tuttoe noi ritroviamo nella politica del premier l'incrocio con l'agenda Monti. E dunque ci convince l'appello di Renzi a ricostruire una casa riformista». Questo movimento porta verso il Partito della Nazione? «Al momento non entriamo nel Pd, ma nel gruppo del Senato perché ci sono ancora molti aspetti da chiarire. Io, per esempio, sono vicepresidente del Partito democratico europeo e non aderirei mai al Partito socialista europeo. Ma in effetti il nostro percorso prefigura il Partito della Nazione, rafforza politicamente questa prospettiva. È un work in progress che interesserà anche altri soggetti dell'area riformista». Allora voi domenica non andate al congresso... «No, non ci saremo, e auspichiamo che altri arrivino sulle nostre posizioni». Ma non vi lasciate molto bene con gli amici di Scelta civica. Aleggia lo spettro di Scilipoti... «Io sono stato presidente del gruppo per un anno e mezzo e quindi, caso mai, la poltrona la perdo. Sul piano personale è "una critica che non mi tocca perché vado a fare il senatore semplice. E non entro nel Pd, e, dunque se ci fossero le elezioni domani mattina...». Si parla di rimpasto. «Alcuni la poltrona dentro al governo ce l'avevano prima e continuano ad averla. Altri come Enrico Zanetti stanno al governo da due anni: speriamo che continui con Scelta civica e che ce la faccia. Avremmo sbagliato noi. Ma siamo sicuri di no». La minoranza del Pd non gradisce molto il vostro arrivo. «Ricordo che quando è nato il Pd io ero segretario regionale della Margherita del Piemonte. Il nostro arrivo serve a rafforzare la componente liberaldemocratica e sappiamo che questo crea qualche problema nel Pd». Monti è rimasto solo... «L'Italia dovrà rendere merito a Monti di avere salvato l'Italia dal baratro. E senza il 10 per cento di Scelta civica del 2013 il rinnovamento del Pd non sarebbe avvenuto come è avvenuto». PER SAPERNE DI PIÙ www.governo.it www.partitodemocratico.it Foto: "'Italia dovrà rendere merito a Monti di avere salvato il Paese dal baratro SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 181 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'INTERVISTA/ GIANLUCA SUSTA 07/02/2015 La Repubblica Pag. 9 (diffusione:556325, tiratura:710716) "Non era razzismo anche Sgarbi dava dell'asino ai suoi avversari" SOTTOTIRO Giuseppe Cucca, capogruppo Pd nella Giunta Immunità "Condanno la frase di Calderoli, ma la valutazione è stata fatta da un punto di vista del diritto non da quello politico" CONCETTO VECCHIO SENATORE Giuseppe Cucca, avvocato di Nuoro. Calderoli aveva detto: "La Kyenge sembra un orango", e voi del Pd l'avete assolto. Come lo spiega ai suoi elettori? «Ma non l'abbiamo assolto. Abbiamo solo respinto la richiesta del senatore Crimi che sosteneva che la frase non rientrasse nelle prerogative dell'articolo 68, sulla libertà d'espressione del parlamentare». Lei invece l'ha definita una "critica politica". «Non mi ci riconosco». Dal verbale: "La frase va valutata nell'ambito di un particolare contesto di critica politica". «Questi verbali sono sintetizzati in una forma troppo sincopata. Concordo con il collega Moscardelli: la frase è stata estrapolata da un contesto politico, ovvero un comizio». "Spesso nella satira si paragonano persone ad animali, senza che tali circostanze diano luogo a fattispecie criminose". Nemmeno in questa frase si riconosce? «Mi riferivo a un famoso esempio nel quale Sgarbi aveva dato dell'asino a non so chi...». Ma per lei dare dell'orango è come dare del somaro? «No, non è la stessa cosa. Infatti la frase di Calderoli è gravissima. Tutti noi l'abbiamo sottolineato, senza esitazioni, pubblicamente. Perfino lui in audizione ha ammesso di avere detto una porcheria». E allora perché l'avete ritenuta insindacabile? «Per me integra il reato di diffamazione. Solo che manca la querela di Cécile Kyenge, e quindi noi eravamo chiamati a valutare la richiesta del tribunale di procedere nei confronti di Calderoli per istigazione all'odio razziale, un reato d'ufficio». Insisto: perché quella frase non è razzismo? «In questo caso abbiamo ritenuto che non fosse ravvisabile l'elemento del dolo». Resta il fatto che avete negato l'autorizzazione. Non prova imbarazzo? «Guardi, tutta la mia storia è quella di un democratico sincero, di anti-razzista, e ora questa polemica mi amareggia moltissimo. Ma noi dovevamo solo valutare la richiesta da un punto di vista del diritto». Quindi non lo reputa un errore politico? «Ma lei continua a confondere il piano politico con quello giuridico. La Giunta è un organo giurisdizionale». Ma lei è un senatore del Pd! «Ho sempre agito secondo coscienza, se ci fosse stata la querela avremmo accolto la richiesta dei giudici». L'onorevole Kyenge si sente abbandonata dal suo stesso partito. Non ha ragione? «A Cécile vorrei dire: nessuno di noi ha mai pensato di sminuire la portata dell'offesa». Il Pd annuncia che in aula rovescerà il verdetto. Rifarebbe tutto? «Mi sono attenuto al rispetto del principio di legalità. Non spetta a me decidere sull'aula, prendo atto che il partito cambia giudizio». Foto: Giuseppe Cucca senatore Pd Foto: Per me quella frase è reato di diffamazione. Se Cécile avesse querelato sarebbe stato diverso SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 182 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato intervista 07/02/2015 La Repubblica Pag. 15 (diffusione:556325, tiratura:710716) "Eurolandia e Draghi imparino dagli Usa serve la solidarietà per avviare la ripresa" Fitoussi: i dati americani dimostrano che il rigore non paga e la Bce poteva rinviare la decisione sui titoli della Grecia Italia e Francia non sostengono Tsipras per colpa del regime del terrore della Merkel EUGENIO OCCORSIO ROMA. «Che amarezza questa differenza fra Europa e America. Tsipras e Varoufakis sono tornati a casa a mani vuote, e non è un gran momento per chi sperava che almeno riuscissero a far cominciare il dibattito in Europa sulla rigidità dell'austerity imposta dalla Germania, e sulle sue conseguenze drammatiche per le economie più deboli. Intanto assistiamo ai dati sulla crescita straordinaria dell'occupazione negli Usa». JeanPaul Fitoussi aveva salutato con grandi speranze la vittoria di Syriza firmando con altri economisti liberal un manifesto di sostegno. Ora è frastornato per il fallimento della missione europea dei due leader. «I dati Usa sono la miglior prova, quasi inoppugnabile, che una politica di espansione iniziale porta sul medio termine frutti certi. Esattamente l'opposto di quanto si sta facendo in Europa». Però i patti sono stati sottoscritti da tutti i governi. Non crede che quello che spaventi è che uno di questi affermi di non volerli rispettare senza presentare piani alternativi? «E' una questione di realismo, di verificare come la terapia adottata non abbia avuto altro effetto che quello di aggravare il male. Cos'altro deve accadere perché ci si renda conto dell'eccezionale sforzo di solidarietà che è richiesto dai fatti? Mi stupisco soprattutto per il comportamento di Draghi». Draghi? Non le risulta che il capo della Bce non potesse fare diversamente, e che una volta verificata dalla viva voce di Varoufakis la decisione greca di non stare ai patti non potesse fare altro che chiudere il rubinetto del credito? «E perché? Aveva una serie di opzioni,a partire dal rinvio di una mossa così drastica. Prima che i fondi alla Grecia potessero essere considerati aiuti agli Stati contro i trattati, c'era una serie di altri passaggi. Poteva aspettare e non fare nulla». Perché Tsipras non ha ottenuto nulla neanche dai potenziali alleati Francia e Italia? «Per l'equilibrio del terrore instaurato dalla Merkel. La paura che qualsiasi apertura esplicita ad Atene possa ritorcersi contro di loro e far schizzare lo spread. Spero che almeno in privato questo sostegno ci sia». Ma Tsipras e Varoufakis non hanno fatto nessun errore? «Beh, un po' di intemperanze verbali, come il riferimento al nazismo in Germania. Il guaioè cheè un problema vero, ce l'hanno in casa con Alba Dorata». Come giudica l'apertura di Obama alla Grecia? L'America teme che nasca l'unione economica ortodossa con Mosca e Belgrado? «Guardi che la Russia non ha i soldi neanche per aiutare se stessa, figurarsi la Grecia. No,è che lì la scuola economica razionale, non dico neanche keynesiana ma ragionante, ha più seguito che in Europa». Foto: Jean-Paul Fitoussi SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 183 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA 07/02/2015 La Repubblica Pag. 24 (diffusione:556325, tiratura:710716) Fondazione Carige mette in vendita tutto il suo 19% ma il partner ancora non si trova La mossa di Momigliano per evitare un possibile tracollo in vista del nuovo aumento di capitale da 700 milioni GIOVANNI PONS MILANO. La Fondazione Carige in difficoltà si gioca l'ultima carta per non scomparire. Chiedendo al Tesoro l'autorizzazione a poter vendere per intero la quota del 19% che ancora possiede della banca genovese, cerca di mettere alle strette i potenziali compratori e chiudere l'operazione prima che si avvicini troppo l'aumento di capitale. Entro fine febbraio dovrebbe essere approvato dalla Bce il piano messo a punto dalla banca per colmare la carenza di capitale emersa nell'ottobre scorso a seguito di stress test e asset quality review. All'appello mancano circa 700 milioni e l'unica strada è ormai l'aumento di capitale, considerando anche la vendita delle assicurazioni peraltro non ancora completata. E si sa che, con un aumento annunciato nella sua dimensione, il mercato fa presto a fare i conti e ad adeguare il prezzo di Borsa al futuro livello della sottoscrizione. Per fortuna della Fondazione, la quotazione di Carige è salita non poco dopo Natale, complici le indiscrezioni su gruppi interessati a quel 19% che però ancora non sono venuti allo scoperto. Dunque o il presidente Paolo Momigliano riesce a trovare un accordo con un compratore nei prossimi giorni, oppure la situazione si fa molto difficile e vi è anche la possibilità di un collocamento integrale del 19% sul mercato. Nell'uno o nell'altro caso sarà comunque difficile per l'Ente portare a casa più di quei 120 milioni che servono a coprire l'indebitamento. Tra i pretendenti ci sono il fondo di Andrea Bonomi e la famiglia Malacalza, entrambi con offerte a prezzi ben inferiori a quelli di Borsa. In teoria, il tempo gioca a favore dei potenziali compratori, visto che il prezzo andrà adeguandosi all'aumento. Ma nello stesso tempo a nessuno conviene far fallire la Fondazione ed entrare a Genova facendo la figura dello sciacallo. Quindi è possibile che nei prossimi giorni le trattative con Bonomi o con Malacalza entrino nel vivo in modo da poter dare a Carige un nuovo azionista forte in grado di giocare la partita delle aggregazioni con le Popolari. Foto: AL TIMONE Il presidente della Fondazione Carige, Paolo Momigliano SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 184 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL PUNTO 07/02/2015 La Repubblica Pag. 24 (diffusione:556325, tiratura:710716) Le stime del ministero dello Sviluppo. I fondi vengono in gran parte dal taglio agli incentivi del fotovoltaico e dalla risoluzione anticipate del Cip6 Il fronte dell'eolico polemizza con il governo: "Il settore vola ma non in Italia" L'incognita dei ricorsi presentati dalle associazioni del solare e dai fondi internazionali LUCA PAGNI ROMA. I primi sconti sono arrivati con l'aggiornamento trimestrale delle bollette, in vigore dal primo gennaio scorso. Un meno 3 per cento medio complessivo per le famiglie e le Pmi frutto del calo dei prezzi della materia prima, connessi al crollo del greggio. Ma nel corso dell'anno, il costo dell'energia elettrica dovrebbe scendere ancora, mano a mano che avranno applicazione pratica le disposizioni contenute nel decreto Competitività.. Quando tutti i provvedimenti saranno in vigore, i risparmi dovrebbe arrivare a quota 2,7 miliardi, di cui 1,7 miliardi per le piccolee medie imprese e il rimanente per le famiglie. A prendersi la responsabilità dei numeri è il ministero per lo Sviluppo economico retto da Federica Guidi. Sotto certi aspetti si tratta di una stima di massima, visto che per raggiungere questa cifra in parte ci sono stati tagli che si possono già quantificare, in parte dipendono da quanti operatori del fotovoltaico aderiranno a un meccanismo volontario che allunga i tempi degli incassi per l'energia prodotta. Sullo sfondo rimane poi l'incognita dei ricorsi presentati dalle associazioni industriali del solare e dai fondi internazionali contro lo Sblocca-Italia per i tagli retroattivi contro gli incentivi. Al netto di queste possibile incognite, il ministero dello Sviluppo economico ha reso note le cifre delle manovre approvate dal governo anche per ricordare che il taglio delle bollette per le Pmi era stata una delle prime promesse del governo Renzi, addirittura citata dal presidente del Consiglio nel suo discorso di insediamento. Ma da dove sono stati presi i fondi per i risparmi ai consumatori? Come si legge in un documento del ministero, la voce principale arriva proprio dal fotovoltaico: 420 milioni di incentivi tagliati agli impianti più grandi (oltre i 200kilowatt) con un sistema di rimodulazione su più anni, cui si aggiungono altri 600 milioni grazie a un meccanismo per cui si paga solo il 90 per cento degli incentivi durante l'anno e il rimanente 10 per cento l'anno successivo «dopo la misura reale delle produzione». Un'altra cifra consistente (600 milioni) arriva dalla risoluzione anticipata dalle convenzioni Cip6, la tariffa di "favore" concessa agli operatori che nel corso dell'ultimo decennio hanno riconvertito - rendendoli più efficienti - impianti per la produzione di energia. Altri 150 milioni arrivano dalla riduzione dei benefici alle grandi industrie "energivore". Tra le altre voci significative, la riduzione di 23 milioni dagli sconti sul prezzo dell'energia riconosciuti ai dipendenti delle imprese di distribuzione per arrivare a un milione e mezzo che il Vaticano dovrà pagare in più per la fornitura di energia, visto che è stata cancellata parte del beneficio di cui godeva per elettricità a prezzi ridotti. La linea del governo sul bollette soddisfa Pmi e consumatori, ma quella sulle energie rinnovabili non trova l'apprezzamento degli operatori. Oltre al fotovoltaico, anche il fronte dell'eolico polemizza con il ministero. Lo ha fatto ieri il presidente di Anev, l'associazione nazionale energia del vento Simone Togni. «L'eolico vola - si legge in una nota - ma non in Italia. Un'analisi di Bloomberg dice infatti che negli Usa il mercato è cresciuto di sei volte nel 2014. E in Cina le installazioni sono aumentate del 38% rispetto al 2013. Un trend significativo che rappresenta un punto di svolta per l'attenzione mondiale alle energie rinnovabili». Ma non è così nel nostro paese: «In Italia siamo al palo, con una logica perversa e autolesionista nel giro di due anni si è consumato il delitto perfetto da paese pioniere della tecnologia e leader nel settore della componentistica elettrica e meccanica, siamo diventati fanalino di coda in Europa con soli 107 megawatt installati nel 2014». I motivi? Un sistema delle aste che non ha funzionato e un sistema di incentivi ridotti. dati in milioni di euro Risparmio annuo atteso SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 185 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Risparmi elettrici in bolletta per famiglie e piccole imprese 2,7 miliardi di costi in meno 07/02/2015 La Repubblica Pag. 24 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 186 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato a favore Pmi di cui di cui 70 70 313 0X 694 1.008 30 30 0 X 420 420 0 X 23 23 0 X 80 80 0 X 600 287 313 X 1.223 910 150 150 104 50 54 X 140 60 80 X 614 293 321 X 1,5 0,6 0,9 X 456 218 238 X 1.466 271 2.689 1.681 I risparmi nella bolletta elettrica Pacchetto taglia bollette Le altre misure FONTE: ministero sviluppo economico Estensione della platea dei soggetti al pagamento degli oneri di sistema Totale A favore di tutti gli altri consumatori già in bolletta da gen 2015 Oneri di funzionamento del Gse Spa Rimodulazione incentivi al fotovoltaico Cancellazione sconto per i dipendenti del settore elettrico Rimodulazione del sistema tari!ario elettrico delle Ferrovie dello Stato Rimodulazione meccanismo di pagamento al fotovoltaico di cui di cui Rimodulazione incentivi alle fonti rinnovabili non fotovoltaiche di cui Recupero prelievo componente A2 Riduzione beneÞci del sistema di interrompibilità Risoluzioni anticipate convenzioni Cip6 Riduzione beneÞci Vaticano Riduzione spesa per i certiÞcati verdi di cui TOTALE RISPARMI di cui di cui di cui di cui in bolletta nel corso del 2015 Foto: AL TIMONE Il ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi 08/02/2015 La Repubblica Pag. 1.32.33 (diffusione:556325, tiratura:710716) David Remnick: vi racconto novant'anni di New Yorker ANTONIO MONDA David Remnick: vi racconto novant'anni di New Yorker NEW YORK N NOVANT' ANNI DI STORIA, il New Yorker ha avuto soltanto cinque direttori. David Remnick, ultimo in ordine di tempo, tiene le redini della rivista dal 1998. Corrispondente in Urss per il Washington Post , ha vinto un premio Pulitzer nel 1993 per La tomba di Lenin: gli ultimi giorni dell'impero sovietico , a cui hanno fatto seguito altri cinque libri coronati da grande successo, tra i quali King of the World , dedicato a Muhammad Ali, e The Bridge, sul presidente Obama. Nato a Hillsdale, New Jersey, cinquantasette anni, padre dentistae madre insegnante d'arte, Remnickè sposato con Esther Fein dalla quale ha avuto tre figli. Colto, brillante e dalla battuta pronta, interpreta alla perfezione il ruolo del direttore moderno, con un occhio alle innovazioni tecnologiche e un altro alla tradizione. Del resto, a cominciare dal dandy Eustace Tilley, icona del New Yorker , la forza della rivista è stata proprio nella combinazione tra la celebrazione del rito e una costante attenzione alle novità culturali e sociali. Questa duplicità si rispecchia in un altro elemento con cui Remnick interpreta la propria direzione: riesce a essere estremamente autorevole e nello stesso tempo cordiale e ironico. Lo incontro a pochi giorni dallo storico trasloco della rivista, immortalato sulla copertina dell'ultimo numero disegnata da Bruce McCall: da Times Square alla Freedom Tower, il grattacielo sorto sulle ceneri delle Torri gemelle, nel quale Si Newhouse ha acquistato ventiquattro piani per le riviste della sua Conde Nast. «Sto vedendo la città dalla stessa prospettiva che ebbero le vittime dell'attacco al World Trade Center», osserva Remnick con una punta di inquietudine, «ma ho sempre creduto nella forza positiva dei cambiamenti». Il New Yorker nasceva il 21 febbraio 1925 intorno all'"Algonquin Round Table", il celebre circolo di scrittori della New York anni Venti, a pochi passi da Times Square: il cuore della città... «Sì, effettivamente la storia della rivista si è sviluppata nello spazio di pochi isolati, ma devo dire che questo cambiamento geografico offre un rapporto più organico con una zona determinante per la storia della città: il porto. Non credo tuttavia che tutto ciò possa avere un impatto significativo sulla nostra proposta culturale». Quanto vende oggi il New Yorker ? «Gli ultimi dati si attestano sul milione e cinquantamila copie. E si calcola che ogni numero sia letto mediamente da tre persone. Più della metà della tiratura viene effettuata fuori da New York, e potrà sorprenderla scoprire che in California vendiamo più che nello stato di New York. Il motivo è che lì ci sono due grandi città, Los Angeles e San Francisco». Quali sono state le svolte principali in questi novant'anni? «La rivista nasce in un'America precedente la Grande depressione, immersa nell'Età del jazz, e dunque caratterizzata da raffinatezza e leggerezza. La prima grande svolta avviene in coincidenza con la Seconda guerra mondiale: è il momento in cui i reportage e i saggi diventano più lunghi, più profondi. La seconda grande svolta è quella dell'11 settembre. È evidente: la maturazione è avvenuta sempre grazie a momenti dolorosi». Lei è stato il primo direttore a fare un endorsement presidenziale: John Kerry contro George W. Bush. «Mi sarebbe sembrato ridicolo non farlo: leggendo i nostri articoli era assolutamente chiara la nostra posizione. Si è trattato quindi di un endorsement assolutamente prevedibile, che tuttavia non ebbe alcuna fortuna: Kerry perse». Poi ci fu un secondo endorsement , stavolta coronato dal successo: in una famosa copertina del 2008 raffigurò il presidente Obama e la moglie Michelle in posa da terroristi, sotto un quadro di Bin Laden. «A me quella copertina parve una parodia degli stereotipi di certa destra». Tuttavia il presidente Obama la definì "un tentativo non molto riuscito di fare satira". «Questo dimostra che la nostra satira, riuscita o meno che sia, è libera da condizionamenti,e che può divertireo offendere chiunque». La tragedia di Charlie Hebdo invita a riflettere sul fatto che possano esistere limiti alla satira, o no? «Io non credo,e in questo sono assolutamente con Voltaire. Voglio dire che lo sono anche nel momento in cui lotto in SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 187 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA LA DOMENICA / IL PERSONAGGIO 08/02/2015 La Repubblica Pag. 1.32.33 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 188 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato prima linea per attaccare l'antisemitismo dello stesso Voltaire». Davvero non pensa che la satira possa diventare una copertura per veicolare messaggi di odio o disprezzo? «Il rischio ovviamente c'è, ma eviterei di aprire la porta alla censura. Credo che quei casi siano facilmente identificabili dai lettori: e sarebbe sbagliato sottovalutarli». Sinceramente: le piacciono le vignette di Charlie Hebdo ? «No e non le avrei mai pubblicate, ma rivendico la possibilità, per chiunque, di farlo». La carta stampata è in crisi: il futuro è digitale? «Devo correggerla, è il presente a essere digitale. Per quanto ci riguarda non possiamo che adeguarci al meglio. I nostri siti hanno circa dodici milioni di visitatori al mese. Affrontiamo il problema delle inserzioni pubblicitarie, tutte concentrate su compagnie come Google o Yahoo, nella consapevolezza che l'unico modo per sopravvivereè essere unici. Noi proponiamo testi che cercano di risultare sempre profondi e che si rifiutano di risolvere in venti secondi qualcosa avvenuto venti secondi prima». Il New Yorker è celebre anche per i "fact checkers": lei ne ha ben sedici sotto contratto. «Proporre la massima accuratezza dei testi, controllandone ogni aspetto, è un altro modo attraverso cui cerchiamo di distinguerci. Ovvio che questo aumenti il lavoro, i tempi e i costi». Come mai non esistono testate come il New Yorkera Londra o a Parigi? «Sono splendide città e grandi capitali, ma oggi non hanno la stessa centralità. Tuttavia negli ultimi anni ho assistito a vari tentativi di imitazioni, falliti uno dopo l'altro: sono rimasto in particolare colpito da una testata russa, arrivata a una cinquantina di numeri, e da un'altra di Hong Kong. Copie spudorate, con le vignette, con i testi lunghi, insomma con tutto ciò che caratterizza la nostra rivista». Ma New York è ancora la capitale del mondo? «Oggi il mondo ha numerose capitali, ma non credo si possa seriamente pensare che Pechino o Shanghai abbiano la stessa forza di attrazione di New York, non in termini culturali». Cosa ha imparato dalla sua esperienza russa che leè poi servita per dirigere un giornale prettamente newyorchese? «Facevo il cronista sportivo quando a ventinove anni sono stato improvvisamente catapultato al centro di un impero che stava crollando. Quello che ho riportato a casa è stata la conoscenza di una realtà diversa e lontana, con la quale non bisogna mai dimenticare di confrontarsi». C'è qualcosa che invidia in un'altra rivista? «Certamente alcuni scrittori, ma anche scelte editoriali di testate come l' Atlantic : si tratta tuttavia di una gelosia positiva, che cresce su un terreno sano. Intendo dire un terreno in cui non esista solo l'approccio twitter». 2 FEBBRAIO 2015 "ADIEU", LA REDAZIONE TRASLOCA DA TIMES SQUARE A GROUND ZERO: DISEGNO DI BRUCE MCCALL 21 FEBBRAIO 1925 SULLA PRIMA COPERTINA IL DANDY EUSTACE TILLEY DISEGNATO DA REA IRVIN 23 LUGLIO 1927 NEL DISEGNO DI STANLEY W. REYNOLDS L'AMERICA PRIMA DELLA GRANDE DEPRESSIONE 31 AGOSTO 1929 NON È ANCORA IL "MARTEDÌ NERO" MA È GIÀ PANICO A WALL STREET: DISEGNO DI THEODORE G. HAUPT 27 LUGLIO 1940 IL NAZISMO E LA DEPORTAZIONE DEGLI EBREI. L'ILLUSTRAZIONE È DI CHRISTINA MALMAN 15 LUGLIO 1944 ANCORA REA IRVIN, PRIMO ART DIRECTOR DEL "NEW YORKER", PER LA COPERTINA DEL D-DAY 26 GENNAIO 2015 A CINQUANT'ANNI DALLA STORICA MARCIA DI MARTIN LUTHER KING, LA COPERTINA DI BARRY BLITT 23 DICEMBRE 2013 PAPA FRANCESCO È UN "ANGELO DELLA NEVE" SULLA COPERTINA DISEGNATA DA BARRY BLITT 16 DICEMBRE 2013 PER LA MORTE DI MANDELA IL TESTO DI NADINE GORDIMER E IL DISEGNO DI KADIR NELSON 19 GENNAIO 2015 UNA TOUR EIFFEL A FORMA DI MATITA PER "CHARLIE HEBDO", A DISEGNARLA È ANA JUAN 21 LUGLIO 2014 I NEW YORKERS ADORANO LA SPIAGGIA DELLA LORO CITTÀ: CONEY ISLAND DI MARK ULRIKSEN 1 SETTEMBRE 2014 "LA RIVOLTA DI FERGUSON" ILLUSTRATA DA ERIC DROOKER E RACCONTATA DA JELANI COBB 28 AGOSTO 1995 "DIVING IN", UNA DELLE TANTE COPERTINE DEL MAGAZINE FIRMATE DA LORENZO MATTOTTI 11 FEBBRAIO 1961 CHARLES ADDAMS, CREATORE DELLA "FAMIGLIA 08/02/2015 La Repubblica Pag. 1.32.33 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 189 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ADDAMS", PER IL GIORNO DI SAN VALENTINO 15 AGOSTO 1970 LA GUERRA IN VIETNAM SULLA COPERTINA DEL MAGAZINE: LA DIPINGE COSÌ ILONA KARASZ 29 MARZO 1976 IL MONDO VISTO DALLA NONA AV., LA FIRMA DELLA COVER È QUELLA DI SAUL STEINBERG 23 APRILE 1990 IL PIANETA È INQUINATO: ROBERT MANKOFF, CARTOON EDITOR, FIRMA LA COPERTINA 13 SETTEMBRE 1993 ART SPIEGELMAN RACCONTA IL FENOMENO DEI RAGAZZINI ARMATI NELLE SCUOLE USA 8 NOVEMBRE 2004 TRA UN UOMO E UNA DONNA GIOCO DI SGUARDI SUL METRÒ: LA COVER È DI ADRIAN TOMINE 24 SETTEMBRE 2001 ART SPIEGELMAN E FRANÇOISE MOULY: NERO SU NERO, ATTACCO ALLE TWIN TOWERS 17 DICEMBRE 2007 UNO DEI NOVANTA NATALI DEL "NEW YORKER": QUESTO LO FIRMA BOB STAAKE 8 APRILE 1950 CONSTANTIN ALAJALOV ILLUSTRA "FOR ESMÉ-WITH LOVE AND SQUALOR" DI SALINGER 24 GIUGNO 2013 "ZIO SAM TI ASCOLTA", IL CASO NSA VISTO DA RICHARD MCGUIRE 21 LUGLIO 2008 BARACK E MICHELLE OBAMA IN VERSIONE TERRORISTI: COVER SCANDALO DI BARRY BLITT Foto: NON PUBBLICO ARTICOLI CHE IN VENTI SECONDI CERCHINO DI SPIEGARE UN FATTO ACCADUTO NEI VENTI SECONDI PRECEDENTI DAVID REMNICK, 57 ANNI 08/02/2015 La Repubblica Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) "Silvio è impazzito non sa più dove andare" GOFFREDO DE MARCHIS SE BERLUSCONI parla di deriva autoritaria «dev'essere impazzito». Matteo Renzi è irritato per le accuse dell'ex premier. Un conto sono le minacce al patto del Nazareno per tenere unito un «partito spaccato in quattro pezzi». Un altro sono le insinuazioni sulla natura democratica delle riforme e del governo. «Non saprei dire se certi riferimenti sono più ridicoli o più gravi», dice Renzi ai suoi interlocutori. A PAGINA 4 GOFFREDO DE MARCHIS ROMA. Se Berlusconi parla di deriva autoritaria «dev'essere impazzito». Matteo Renzi è irritato per le accuse dell'ex premier. Un conto sono le minacce al patto del Nazareno per tenere unito un «partito spaccato in quattro pezzi». Un altro sono le insinuazioni sulla natura democratica delle riforme e del governo. «Non saprei dire se certi riferimenti sono più ridicoli o più gravi», dice Renzi ai suoi interlocutori. «È una vera follia, anche perché quei provvedimenti Forza Italia li ha difesie votati più di una volta». Si verificherà nei prossimi giorni fino a che punto il leader di Fi vuole tirare la corda. Palazzo Chigi non ha intenzione di strappare la tela costruita nell'ultimo anno. «Lo conosciamo bene. Cambierà di nuovo idea. Aspettiamo di vedere come va a finire la loro faida interna». Renzi continua a non capire quale alternativa abbiano i forzisti. «Forse pensano di ricucire i rapporti con Salvini - dice il premier -. Ma così ci regalano definitivamente Alfano». Da Arcore la squadra renziana ha altri segnali: è un momento difficile per la destra ma passerà e gli impegni verranno rispettati. Sono questi i messaggi dei fedelissimi dell'ex Cavaliere. Però l'uscita sull'autoritarismo è un salto di qualità nella lunga serie di effetti collaterali all'elezione di Sergio Mattarella al Colle. «L'unica preoccupazione di Berlusconi sono i capolista bloccati e nell'Italicum ci sono - ragiona Renzi -. Mi sembra impossibile che corra il rischio di veder rispuntare le preferenze. O peggio ancorai collegi che tra l'altro restano la mia soluzione preferita». Ecco la minaccia rivolta ad Arcore. Su questo cambiamento alla legge elettorale, il premier avrebbe dalla sua parte tutto il Pd e potrebbe modificare la norma alla Camera, dove sarà esaminata tra un mese, e farla approvare in fotocopia al Senato, sebbene lì i numeri siano meno certi. Ma senza il dissenso della minoranza del Pd i pericoli sono ridotti al minimo. Certo, la rottura può invece fermare invece o rallentare l'abolizione del Senato. Una riforma che però già domani torna in aula a Montecitorio e non ha problemi di voti anche in assenza di quelli di Forza Italia. Così verrebbe approvata in seconda lettura. Può allora Berlusconi far saltare il tavolo con una strada in discesa determinata proprio dal patto del Nazareno? Questa è la domanda che si fanno nel governo e la cui risposta sembra scontata: no, non può, perderebbe la faccia. Gli ostacoli alla legge costituzionale però non sono irrilevanti. Anche con l'Italicum approvato, l'esecutivo avrebbe il problema di un possibile voto con due sistemi diversi: maggioritario alla Camera e proporzionale al Senato. Un pasticcio. Per questo Renzi sta mettendo in campo tutta la forza dei diktat, degli ultimatum e delle notizie sui nuovi arrivi in casa Pd, ossia della campagna acquisti in Scelta civica come la chiamano i più diffidenti. Il clima comunque è caldo. Il vicesegretario Debora Serracchiani usa il sarcasmo: «Deriva autoritaria? Berlusconi è quasi commovente», scrive su Twitter. L'altro vice Lorenzo Guerini, l'uomo del patto sempre presente agli incontri con Berlusconi, insiste sulle riformee non si fa spaventare dalle minacce azzurre. «Berlusconi è incoerente tra ciò che dicee ciò che ha votato. Mi sembrano dichiarazioni un pò fuori controllo e registro, fatte per tenere insieme il proprio partito piuttosto che espressione di valutazioni di merito reale», dice. E sia chiaro: «Noi andiamo avanti e siamo al miglio conclusivo delle riforme. Quanto alla deriva autoritaria, Berlusconi a volte dichiara senza capire il senso delle cose che dice». Fare da soli è uno slogan che risuona ormai da qualche giorno nelle stanze del Pd. È un po' tattica, un po' strumento di pressione per gli alleati, un po' propaganda. Ma è vero che le conseguenze politiche del voto per il Quirinale rafforzano Renzi e la transumanza dei parlamentari di Scelta civica lo dimostra. In un certo modo SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 190 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL RETROSCENA 08/02/2015 La Repubblica Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 191 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato annacqua anche la rivendicazione di una vittoria della minoranza nel metodo Mattarella. Il ministro Maria Elena Boschi spiega che con l'ingresso degli ex Sc «l'assetto del governo non cambia. Scelta Civica è già parte della maggioranza e molti suoi esponenti entreranno nel Pd già membri del Governo con ruoli importanti». Come dire: non ci sono ribaltoni. E in fondo non cambiano nemmeno i numeri per la maggioranza in Parlamento, sia per le riforme, sia per le leggi ordinarie. La Boschi nobilita il passaggio dei parlamentari da una formazione all'altra: «È una scelta politica, è sicuramente la volontà di alcuni senatori e deputati di partecipare ancora in modo più forte e più integrato a questo processo di rinnovamento del Paese che il Pd sta portando avanti e che sta guidando». Ma se non cambia l'assetto del governo e dei numeri, a Palazzo Chigi ragionano sulle conseguenze di una rottura vera e non recitata del patto del Nazareno. Diventerebbe necessario per esempio ricucire in modo serio e strutturale con il partito di Alfano, l'Ncd. Non ci sarebbe più una rete di protezione rispetto alle iniziative dei dissidenti dem. Per le riforme, la soluzione è semplice: dare ai bersaniani quello che vogliono e che piace anche a Renzi: un rapporto diretto tra gli elettori e gli eletti. Su altri provvedimenti, come stava per succedere con il Jobs Act, il peso dei ribelli aumenterebbe. Quindi Renzi non molla l'osso, vuole sfruttare la scia del voto presidenziale, i suoi inevitabili effetti sugli equilibri delle Camere e continuare ad attirare nell'orbita del Pd altre forze, altri parlamentari. Il presidente del consiglio avverte che potrebbe ridurre i capilista bloccati Il ministro Boschi: con l'ingresso di Scelta civica nei Dem non c'è un cambio di maggioranza PER SAPERNE DI PIÙ www.repubblica.it www.governo.it Foto: ALLA PIRELLI Il premier Matteo Renzi ieri a Milano mentre incontra alcuni dipendenti del Centro di ricerca e sviluppo della Pirelli. Ad accoglierlo il presidente di Pirelli Marco Tronchetti Provera VICESEGRETARIO Debora Serracchiani, vicesegretario Pd, ironica su Twitter: "Quasi commovente" Foto: Al Colle PANNELLA: CIAO SERGIO ll presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto ieri al Quirinale Marco Pannella. Al centro del colloquio fra il capo dello Stato e l'anziano leader le campagne radicali su carceri e giustizia. Pannella che ha anche girato un video, trasmesso da Radio radicale tv, ha salutato il presidente con un "ciao Sergio". FOTO: ANSA 08/02/2015 La Repubblica Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) Allarme "Grexit" per la Ue ecco cosa può succedere con Atene fuori dall'euro FEDERICO RAMPINI A PAGINA 11 Allarme "Grexit" per la Ue ecco cosa può succedere con Atene fuori dall'euro NEW YORK. É allarme Grexit. L'uscita della Grecia dall'euro torna ad essere possibile. Tutte le capitali, da Berlino a Washington, da Bruxelles a Roma, devono misurarsi con questo scenario. E quindi chiedersi cosa succederebbe: quali costi, quali benefici, chi ci guadagna, chi ci perde. Grexit è la crasi di "Greece exit", indica appunto l'uscita dalla Grecia. Un evento senza precedenti: finora nell'unione monetaria si entrava soltanto. Una via d'uscita non è prevista nei trattati, è un percorso extra-costituzionale. Non basta chiedersi i pro e i contro per Atene. Quali gli effetti sugli altri Paesi? Si scontrano due dottrine. Una è la teoria della zavorra diffusa in Germania: la Grecia è un peso morto, se ci lascia la nave dell'euro procederà più leggera e veloce. La seconda è la dottrina del precedente: Grexit crea un precedente, dimostra che l'unione monetaria si può disfare, è un club da cui si esce; questo genera un'incertezza sulle possibili uscite di altri come Spagna o Italia; e di conseguenza i mercati esigono dai titoli del debito pubblico italiano o spagnolo rendimenti più alti per proteggersi dal rischio. Non a caso molti cercano di esorcizzare questa possibilità: il presidente dell'Eurogruppo, l'olandese Jeroen Dijsselbloem, tuona che «non esiste una mappa, un manuale d'istruzioni per l'uscita della Grecia». A questi esorcismi si contrappone una visione celestiale di Grexit: la panacea, il rimedio miracoloso per tutti i mali di cui soffre il piccolo Paese mediterraneo dissanguato da sei anni di austerity. Finalmente libero di tornare alla sua moneta nazionale, la dracma, quindi di svalutarla a gogò. E attraverso l'arma della svalutazione competitiva: boom dell'export, boom del turismo straniero, fine dei tagli alla spesa, ripresa dell'occupazione. Lieto fine hollywoodiano. Gli scenari che stiamo usando, possono spingere Angela Merkel, Mario Draghi, o Alexis Tsipras, verso scelte irreversibili, magari fondate su calcoli sbagliati? Il settimanale tedesco Der Spiegel sostiene che Berlino non ha più paura di Grexit. É la stessa sensazione che ha l'Amministrazione Obama, preoccupata dai segnali che riceve. Citando le parole di un alto dirigente tedesco in visitaa Washington: «Sarebbe una catastrofe solo peri greci. Per l'eurozona sarebbe uno shock minore, di modesta entità. In quanto all'economia globale: un nonevento». La Grecia, in fondo, è un nano economico: 2% del Pil europeo, zero virgola qualcosa dell'economia mondiale. Le due narrazioni possono allearsi, convergere, rafforzarsi. Da una parte i tedeschi che si convincono di poter affrontare Grexit. Dall'altra i greci attratti dall'idea di una rinascita economica propiziata dal ritorno alla dracma. Due studi autorevoli invitano alla prudenza. Un terzo, invece, tifa per l'uscita (o l'espulsione) della Grecia. L'istituto economico Ifo, importante centro studi tedesco, sostiene che alla Germania conviene lasciare che Tspiras se ne vada dall'euro. Anche calcolando le perdite per le banche tedesche creditrici, alla fine Berlino risparmierebbe. I tedeschi in caso di Grexit ci rimetterebbero 75,8 miliardi, sì, ma salvare la Grecia in queste condizioni gliene costerebbe 77,1. La Fondazione Bruegel di Bruxelles,e la Ieseg School of Management di Lilla, propendono per la tesi opposta: Grexit sarebbe un disastro per tutti. Vediamo la "sequenza Grexit". Primo, constatata l'impossibilità di trovare un nuovo accordo fra Tsipras e la Troika europea, Atene annuncia la sua secessione. Secondo, tutti i contratti locali - stipendi e pensioni, debiti e crediti, depositi bancari - vengono convertiti dallo Stato greco in dracma, d'autorità. Questo apre un enorme contenzioso, nei casi in cui vi siano controparti estere che pretendono la restituzione in euro e fanno ricorsi in tribunali stranieri: complicazione grave e potenzialmente costosa, ma soprattutto foriera d'incertezza; nella transizione possono verificarsi fenomeni di panico, corsa agli sportelli, a cui il governo reagisce con blocco dei conti correnti e divieto di esportare capitali (i ricchi e i politici li hanno già esportati...). La dracma viene poi SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 192 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LO SCENARIO 08/02/2015 La Repubblica Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 193 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato svalutata in modo poderoso, per esempio del 50%. Fenomenale aiuto per l'industria greca che deve esportare all'estero, e che ora offre uno sconto automatico, meno 50% sui prezzi. Idem per il turismo, le coste greche diventano molto più a buon mercato di quelle italiane o spagnole. Ma altri ci rimettono all'interno della Grecia: i risparmi sono svalutati, petrolio e materie prime costano molto di più, si scatena una forte inflazione che diminuisce il potere d'acquisto delle famiglie. Infine la Grecia è tagliata fuori almeno per qualche anno - dai prestiti internazionali, come accadde all'Argentina dopo il default. Le banche greche isolate dal mondo rischiano di fallire: un'opzione è nazionalizzarle a spese del contribuente. Il saldo finaleè incerto. Nonè escluso che Atene governata dalla sinistra di Syriza debba nuovamente far ricorso a tagli di spesa e nuove tasse, sia pure in una versione più equa rispetto all'euro-austerity. De te fabula narratur: la sequenza illustrata qui sopra si applicherebbe a uno scenario di uscita dell'Italia o della Spagna. Con una variante in positivo, nel caso italiano. Gli studi Ifoe Bruegel concordano nell'avvertire i greci che per loro i benefici dalla maxi-svalutazione rischiano di essere deludenti: la Grecia ha poca industria esportatrice, non basta svalutare per avere prodotti appetibili sui mercati esteri. L'Italia, al contrario, è la seconda potenza manifatturiera europea dietro la Germania. Sotto questo aspetto un'uscita dell'Italia e un ritorno alla lira ha più senso di Grexit. Tutti gli altri costi - svalutazione dei risparmi, iperinflazione, rischi sistemici per le banche restano validi per l'Italia. Ma perché evocare l'uscita di Italia e Spagna? A parte il fatto che alcune forze politiche auspicano proprio questo, la vera rispostaè che Grexit scatenerebbe questo gioco di aspettative. Una volta dimostrato che si può, perché fermarsi a una sola uscita dall'euro? I mercati comincerebberoa scommettere su chi sarà il prossimo. Gli investitori chiederebbero un risarcimento anticipato, per proteggersi, prima di comprare Btp italiani: con enorme aggravio del debito pubblico. L'austerity, in quel caso, non farebbe che cominciare. E la preoccupazione dell'America, che la Grecia finisca nell'orbita di Vladimir Putin, passa quasi in secondo piano... PER SAPERNE DI PIÙ www.ecb.europa.eu www.imf.org L'ipotesi dracma. Si ricomincia a parlare di un eventuale ritorno alla moneta nazionale greca La Germania non ha più paura, convinta che per l'unione monetaria sarebbe solo uno shock di lieve entità Ma per altri sarebbe la dimostrazione che il patto si può disfare e che Italia e Spagna potrebbero seguire Quali conseguenze per l'Europa se la Grecia uscisse dall'euro TESI DELLA "ZAVORRA" Tanto meglio per chi resta: L'eurozona andrà avanti con meno problemi e meno incognite. Contagio meno probabile che nel 2012 Maggiore omogeneità tra i paesi membri (Portogallo e Irlanda sono riabilitate) TESI DEL "PRECEDENTE" Grexit crea un precedente, e dimostra che l'unione monetaria si può fare e disfare Aumento Incertezza e possibili attacchi speculativi sui paesi più indebitati, prossimi candidati a uscire (Aumento spread tra Germania e paesi indebitati) FONTE: Sole 24 Ore Esposizione al debito greco. Dati in miliardi di euro I CREDITORI DELLA GRECIA TOTALE PAESI 315,1 187,4 5,8 7,2 1,2 42,0 36,8 0,9 11,8 1,4 25,0 32,5 26,0 69,2 Fondo monetario internazionale Bce 10,3% 8,3% 59,4% 22,0% Altri TOTALE CREDITORI Esposizione dei Paesi: Efsf e prestiti bilaterali 187,4 Belgio Austria Francia Germania Irlanda Italia Portogallo Spagna Olanda Finlandia 55,3 08/02/2015 La Repubblica Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) Vallanzasca, l'ultima confessione "Dei soldi non mi fregava niente" CARLO VERDELLI MILANO DEI soldi non me ne è mai fregato niente». Vallanzasca sposta gli occhi azzurri opaco verso chissà dove. «Una baita in montagna, una bella donna, champagne. Sembra poco?». Beh, pochissimo rispetto ai 41 anni di carcere che le sta costando il sogno. «Quarantacinque, prego». Una stanzetta per colloqui della casa di reclusione di Opera, freddo polare. Vallanzasca ha un giubbotto blu abbottonato fino al collo. A PAGINA 21 Oggi ha 64 anni, di cui poco più di un terzo vissuti in libertà. Soltanto Raffaele Cutolo, il camorrista, ha passato più tempo di lui in prigione. Eppure in questi giorni l'ex bandito della Comasina avrebbe potuto es- sere lontano dalle sbarre, se lo scorso giugno un vigilante non lo avesse sorpreso all'uscita di un supermercato (un Esselunga, la stessa catena del primo colpo importante, nel 1972), con un paio di mutande e qualche attrezzo da giardinaggio che non aveva pagato. «Qualcuno mi ha incastrato, ma non ho capito perché», dice, «mentre io in passato mi sono preso anche colpe non mie». A Opera occupa una cella singola. I suoi compagni di prigione si chiamano Bernardo Provenzano, Mario Moretti e Fabrizio Corona. «Ho un'agenda fittissima», scherza, «qui mi reclamano. Del denaro non me neè mai importato niente. Una baita in montagna, champagne e bella compagnia, questo conta. Sembra poco?». MILANO «DEI soldi non me ne è mai fregato niente». Vallanzasca sposta gli occhi azzurri opaco verso chissà dove. «Un baita in montagna, una bella donna, champagne. Sembra poco?». Beh, pochissimo rispetto ai 41 anni di carcere che le sta costando il sogno. «Quarantacinque, prego. Io sono nato in matricola, come si dice tra gente di galera». Nella sua sterminata fedina penale ne risultano 41. «Ma va'. A parte il minorile, che comunque sempre gabbio è, magari si sono dimenticati i due anni per una rapina a Lambrate nel 1969, o era il 1970, boh. Sì, sto un po' perdendo la memoria. Lei dov'era l'11 settembre? O quando abbiamo vinto il Mondiale del 1982? Ogni persona sa perfettamente cosa faceva in giorni così. Io no, forse ero in qualche braccetto speciale. I carceri non sono tutti uguali ma rendono tutto uguale». Una stanzetta per colloqui della casa di reclusione di Opera, freddo polare nonostante le finestre chiuse. Vallanzasca ha un giubbotto blu abbottonato fino al collo, mani lunghe e curate, capelli corti e radi, e uno Swatch nero con lancette arancioni. «Me l'ha portato la mia donna. Qui non si può tenere il Rolex, perchéè di metallo. Sempre indossato Rolex, anche se il mio ciulava un minuto al giorno. Questo almeno non ruba». Lei invece pare non aver smesso: un furto in un supermercato, almeno così ha stabilito il giudice, le ha cambiato il pezzo di vita che le restava davanti. «Qualcuno mi ha incastrato. Sul processo, lasciamo perdere: tutto quello che ho chiesto, dalle impronte sulla merce al confronto con chi mi accusava, mi è stato negato. Nei mille tribunali dove sono stato, mi sono preso anche responsabilità non mie. Quali? Acqua passata. Ma stavolta, dai». Stavolta è obiettivamente diversa da tutte le altre. Oggi, o domani, sarebbe potuto essere il primo giorno di libertà di Vallanzasca Renato. La domanda di scarcerazione era pronta, il cancello della prigione semiaperto. Magari, per festeggiare, andava alla cooperativa dove lavorava a offrire uno sciampagnino. Possibile, no? Federica, la direttrice del centro per orti e giardini, non prova neanche a sorridere. «Basta che non scriva che stava qui. Quando i clienti scoprivano che da noi c'era il bandito Vallanzasca, si tiravano indietro». L'ex bandito Vallanzasca sta dentro da un secolo, sono passati vent'anni dall'ultima evasione, gli hanno pure rubato la bicicletta quando era in permesso. «Però un cognome così non si dimentica». La cooperativa di Federica riunisce persone con varie disabilità e detenuti in via di reinserimento. Tra loro, per un anno, c'è stato anche il signor Renato, regolare contratto tra gli 800 e i 1100 euro al mese e pranzo gratis. «Aveva un bel modo, gentile coi ragazzi, tante operatrici ne erano affascinate. E lui ci giocava un po': gli piace troppo piacere. Il personaggio vince sulla persona, e questo lo fotterà sempre». SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 194 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA AL BANDITO: I MIEI 45 ANNI IN CARCERE 08/02/2015 La Repubblica Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 195 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'Italia ha avuto tanti delinquenti. Ma pochi, o nessuno, come Renato Vallanzasca. E uno solo lo batte per durata della pena scontata: Raffaele Cutolo da Ottaviano. Un boss della criminalità organizzata contro un bandito da strada: 49 per l'imperatore di camorra contro i 41 (o 45) del ras della Comasina. Che però stava per sfilarsi dall'ingrato podio. Non fosse stato per due paia di mutande marca Sloggi, che lui assicura non metterebbe mai perché indossa solo boxer Versace, più altra minutaglia da giardinaggio, per un totale di 65,97 euro; non fosse stato per un giudice molto puntiglioso, che gli ha rifilato10 mesi per tentata rapina (2 in più di quelli richiesti dall'accusa); non fosse stato per le conseguenze (revoca della semilibertà e stop a ogni beneficio per almeno 3 anni), Renato Vallanzasca sperimenterebbe un'ebbrezza dimenticata: rivivere fuori. Non succederà, e moltissimi, non solo i parenti delle vittime che ha fatto, saranno sollevati. Quando Vallanzasca diventava Vallanzasca, Matteo Renzi aveva un anno, Berlusconi 40 e neanche una tv, il muro di Berlino sembrava infrangibile, la lira eterna e Nicola Di Bari vinceva Sanremo. La prima cosa incredibile è che, quarant'anni dopo, Vallanzasca è saldamente conficcato nella memoria di questo Paese e fa ancora notizia, basta che respiri o riporti la soffiata di un camorrista sulla morte di Pantani. La seconda è che il regno del balordo che prese Milano per la coda e con la sua banda la fece girare fu brevissimo: neanche sette mesi, il tempo di gestazione di un orso. Una settantina di rapine, 6 omicidi (tra cui 4 poliziotti, tutti in scontri a fuoco stile western), 4 sequestri di persona, più una guerra vinta col clan Turatello. Il tutto tra il 28 luglio 1976, prima fuga di Vallanzasca da un penitenziario, e il 15 febbraio 1977, arresto definitivo a Roma. Seguiranno tre evasioni in stile col personaggio, macabri regolamenti di conti dentro le mura, persino uno smargiasso matrimonio a Rebibbia come fosse Broccolino. Ma il più, a inizio 1977, è già alle spalle: all'epoca il "fiore del male", come l'ha colto nell'essenza Carlo Bonini nell'unico libro che il protagonista ha controfirmato, ha soltanto 26 anni e 10 mesi. Eppure le ferite che si lascia dietro non si rimarginano, come non sbiadisce la traccia delle sue spavalderie, lo sguardo beffardo e assassino, una specie di codice d'onore mai disonorato (nessun tradimento di compagni, una strafottenza per qualsiasi potere portata all'estremo). Solo una tardiva dichiarazione di resa, 1999, proprio nella prefazione del libro di Bonini: «La mia esistenza è un naufragio assoluto». Sessantaquattro, anzi 65 il prossimo 4 maggio, di cui solo una ventina vissuti fuori da una prigione, infanzia compresa. Il fiore del male è appassito, ma stava per uscire dalla serra in ferro che si era costruito con le proprie mani. Quattro ergastoli (più 295 anni), e lo lasciavano andare? Succede per diversi criminali lungodegenti: scontata una cospicua fetta di pena, si prova a ridargli un lembo di dignità. Qualcuno usa male la carta, come Izzo Angelo, il demonio del Circeo: 4 mesi dopo che era libero, omicidio di altre due donne. Il jolly toccava a Vallanzasca. Non c'è modo di verificare se l'avrebbe sprecato. «Lo Stato ha voluto infierire sul suo nemico, di fatto condannandolo a morte per due mutande», dice disperato, nel senso proprio di "senza speranza", Ermanno Gorpia, il suo ultimo e giovane avvocato. «Ma sì, ci appelleremo, se va bene fisseranno l'udienza tra due o tre anni, intanto non è che lui ringiovanisce». La vita, anche quella di Renato Vallanzasca, è fatta di coincidenze. Il primo arresto importante, nel 1972, fu per una rapina a una Esselunga, in viale Monte Rosaa Milano. Aveva 22 anni, e fu il vero inizio del suo romanzo criminale. L'ultima condanna, nel novembre scorso, è per lo stesso reato e sempre in una Esselunga di Milano, viale Umbria: neanche un anno di punizione supplementare, che però basta a catapultare l'ombra ingrigita di Vallanzasca alla casella di partenza. Primo effetto: il trasferimento da Bollate, dove ormai dimorava in una cella aperta e col Rolex al polso, a un istituto di tutt'altra pasta come Opera, 37° penitenziario sperimentato in carriera. Un altro record; come l'enormità dei 5 chili e 700 grammi alla nascita. Oppure le sigarette. «Sono arrivato a 110 al giorno, 5 pacchetti e mezzo. Risparmiavo sugli accendini: con una appicciavo quella dopo». Ingabbiato nel giubbotto blu, Vallanzasca ricorda e ricorda, come se girare la testa indietro fosse l'unica salvezza per affrontare quel che ha davanti. «Poi ho smesso. Di botto. Cazzo, 35 giorni senza cagare, il mio corpo non capiva. Appena sono arrivato a Opera ho comprato una stecca di Marlboro rosse. Saranno le ultime. 08/02/2015 La Repubblica Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 196 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Fino a qualche anno fa, a calcio, davo ancora la paga a tutti. Adesso mi viene il fiato grosso anche a scendere le scale. Devo avere qualcosa ai polmoni. E non è che l'arietta di Opera aiuta». Un diverso, Vallanzasca, nel "gene" e nel male. E impermeabile alla superstizione. È un venerdì 13, metà dello scorso giugno, 7 di sera. Il signor Renato stacca dal lavoro nella cooperativa dei fiori e va a fare spesa in un supermarket da 17 casse; mette nel cestello una fetta d'anguria, insalata, mortadella e una busta di salmone, paga gli acquisti, fa per uscire quando un vigilante che l'ha tenuto d'occhio dalla "travespia", un corridoio sopraelevato da cui si sorvegliano i vari comparti (numero 1, giardinaggio; numero 5, intimo), lo ferma e gli chiede di aprire il borsone nero che ha con sé. Dentro, una mesta refurtiva: le Sloggi, una forbice rasa erba, un flacone di fertilizzante. Il signor Renato dice che qualcuno gli ha infilato dentro quella roba per incastrarloe che comunqueè pronto a saldare, e poi è meglio per tutti chiuderla lì per evitare casini. Il vigilante, Emmanuele Mento, esclude di aver visto qualcuno infilare alcunché nel borsone. Documenti, prego: "Vallanzasca". Arrivano i carabinieri, al comando del maresciallo Milo Fidelibus, e finisce il resto. Al processo per direttissima, il giudice Ilaria Simi decide che l'imputato ha mentito e in più ha minacciato il vigilante, quindi lo punisce. Ma Vallanzasca le ha rubate o no le mutande e il resto della paccottiglia da giardiniere fai da te? Il bottino fa pensare a un omaggio ai colleghi della cooperativa, un "ghe pensi mi" da trapassata grandeur. O magari una malevola manina voleva davvero vendicarsi per qualcosa. Chissà. Tra le 225 carceri italiane, Operaè la più grande per numero di condannati in via definitiva (quasi mille). Un imponente cronicario di ex "qualcosa": Bernardo Provenzano, ex capo della mafia; Mario Moretti, ex comandante delle Br; gli Schiavone, ex signori di Gomorra; fino a Fabrizio Corona, ex ragazzo spericolato. Tra le navate di questi sciagurati, contano zero le eventuali motivazioni psicologiche di Vallanzasca: una bravata, magari inconscia, per scongiurare il terrore di saltare da un muro che in quarant'anni è diventato un Everest. Nemmeno il direttore del carcere, Giacinto Siciliano, ha una spiegazione: «Forse la condanna nella condanna di Vallanzasca è l'impossibilità di diventare uno come gli altri». Qualcuno bussa alla porta della cella frigorifera che ospita il colloquio. Vallanzasca dice sarcastico: «Mi reclamano. Sa, ho un'agenda fittissima». Lo aspetta una cella singola. «Se sogno di notte? Sempre cosette a sfondo sessuale. Saranno tuttii porno che girano in galera». Sorriso sotto i baffi. Mai visto in una foto senza baffi. «Solo una volta li ho tagliati, quando sono scappato dall'oblò di una nave a Genova. Di solito uno se li mette finti per non farsi riconoscere. Io, il contrario». PER SAPERNE DI PIÙ www.repubblica.it IL PRIMO ARRESTO Il primo arresto nel '72, a 22 anni. A fine "carriera" conterà per rapine, omicidi e sequestri condanne pari a 4 ergastoli e 295 anni di reclusione L'EVASIONE Vallanzasca evade scappando nel 1987 attraverso un oblò del traghetto che da Genova avrebbe dovuto portarlo in carcere all'Asinara LE TAPPE DI NUOVO IN CELLA Sorpreso a rubare un paio di slip in un supermercato viene condannato a 10 mesi l'anno scorso. Senza questo episodio avrebbe lasciato il carcere in questi giorni I MONDIALI Chiunque ricorda cosa faceva quella sera del 1982: io, no. Forse ero al gabbio... LE SIGARETTE Ne fumavo 110 al giorno, poi stop. Ho il fiato grosso per le scale, qui l'aria non aiuta... L'OROLOGIO Lo Swatch me lo ha portato la mia donna. Niente Rolex: è di metallo, vietato 08/02/2015 La Repubblica Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) EUGENIO SCALFARI L'ITALIA e la Grecia nel loro rapporto con l'Europa e con i propri elettori si trovano in due situazioni molto diverse tra loro ma anche accomunate da alcune importanti analogie. Entrambi i loro leader hanno promesso molto, i due Paesi sono funestati da pesanti debiti e vorrebbero cambiare la politica economica europea. Entrambi infine sono ammirati e politicamente amati dalla maggioranza degli elettori nei loro rispettivi Paesi. Comincerò dunque ad occuparmi di Alexis Tsipras e concluderò con Renzi: ci riguarda molto più da vicino e si merita dunque il finale. Il governo greco guidato da Tsipras e dal suo ministro delle Finanze si poneva all'inizio quattro obiettivi: trasferire il suo debito all'Europa per cinquanta anni e senza interessi; ottenere nuovi prestiti senza rimborsare quelli già scaduti ed effettuati da vari Paesi, tra i quali anche l'Italia, e dalla Bce; rifiutare la "Troika" e gli impegni da lei imposti; negoziare una nuova politica economica europea ed anche istituzioni più democratiche e meno burocratiche alla guida dell'Europa. Il primo obiettivo è stato ovviamente rifiutato e fu Draghi qualche giorno fa a dirglielo con la dovuta fermezza. Del resto, avrebbe suscitato proteste più che giustificate da parte del Portogallo e di altri Paesi membri dell'Eurozona che la "Troika" ha assistito imponendogli i massimi sacrifici da essa presunti come inevitabili medicine. Il secondo (nuovi prestitie prolungamento di quelli in scadenza)è stato anch'esso rifiutato: un Paese fortemente debitore non può contrarne altri a cuor leggero senza neppure accettare il controllo della "Troika". < PAGINA SU questo punto Draghi ha chiesto il rimborso immediato del prestito concesso direttamente dalla Bce, in mancanza del quale la Banca centrale non rinnoverà il suo sostegno alle banche greche in stato di pre-fallimento. Il terzo obiettivo, la politica di crescita, sarà il vero oggetto delle consultazioni che si apriranno nei prossimi giorni e che probabilmente avranno soluzione positiva; se vogliamo evitare il default della Grecia e lo scossone che ne deriverebbe all'intera economia europea è su questo tema che bisogna lavorare. Questo, del resto, è un obiettivo condiviso da gran parte dei Paesi dell'Eurozona e dalla stessa Banca centrale. Infine la revisione delle istituzioni di Bruxelles. Il significato di questa richiesta è verosimilmente un passo verso l'Unione federata anziché confederata, con le relative cessioni di sovranità da parte degli Stati nazionali. Questa a me sembra la posizione più positiva tra quelle che Tsipras spera di ottenere; non riguarda solo la Grecia e dovrebbe essere quella di tutta l'Unione. Purtroppo non lo è, neppure dell'Italia, ma lo è però della Bce. Può sembrare paradossale che la spinta verso gli Stati Uniti d'Europa venga da un Paese che si trova sull'orlo d'un precipizio e grida anche nelle piazze la propria disperazione. Potrebbe esser messo in condizione di uscire dall'euro e chiede non solo flessibilità e soccorso monetario ma addirittura la nascita di uno Stato che si chiami Europa ed abbia i poteri finora dispersi su 28 Paesi. Se si verificasse su questo punto una coincidenza politica tra Tsipras e Draghi, anche l'adempimento degli impegni economici della Grecia diventerebbe più facile. Ma gli avversari sono molti, anzi tutti, Renzi compreso: i governi nazionali non vogliono perdere la loro sovranità. Ecco un tema sul quale Renzi dovrebbe dare le dovute ma mai fornite spiegazioni. La sua passione per il cambiamento riguarda solo l'Italia e non l'Unione europea della quale siamo perfinoi fondatori? Siamo così al tema Renzi che direttamente riguarda noi, europei ed italiani. Il nostro presidente del Consiglio ha fatto, con l'elezione di Sergio Mattarella al Quirinale, un vero capolavoro politico, l'abbiamo scritto domenica scorsa e lo ripetiamo. Personalmente ho parecchie riserve su Renzi ma la verità va riconosciuta e sottolineata proprio da chi su altri temi ha manifestato e dovrà ancora manifestare ampi motivi di dissenso. Si parla, a proposito del Pd renziano, di partito della Nazione. Esiste già oppure è un obiettivo per il quale Renzi lavora alacremente? E qual è il significato di un'immagine che prende quel nome come vessillo? Ci SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 197 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato TSIPRAS SOGNA UN'ALTRA EUROPA E L'ITALIA COSA FA? 08/02/2015 La Repubblica Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 198 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato sono due modi di intendere quel nome. Uno, indicato nei suoi scritti, è sostenuto da Alfredo Reichlin e significa un partito che ha capito quali sono i concreti interessi del nostro Paese e cerca di attuarli utilizzando gli insegnamenti della Storia e dell'esperienza. Pienamente accettabile. L'altro modo di intendere quel nome è un partito che riscuote un tale consenso elettorale da essere di fatto un partito unico avendo ridotto gli altri a piccole formazioni di pura testimonianza. Questo è il senso che Renzi ha dato a quel nome, naturalmente non escludendo affatto il primo significato ma subordinandolo al potere concreto e quasi esclusivo del partito della Nazione. Per ora tuttavia quel partito non c'è: nell'attuale Parlamento, diretta espressione del popolo sovrano, siamo in presenza di una situazione tripolare. Fu eletto col "Porcellum" e il Pd lucrò il premio di maggioranza alla Camera, ma restarono tre grandi schieramenti: Pd, Pdl (i berlusconiani allora avevano il nome di Popolo della Libertà) e il Movimento 5 Stelle. Tripolare. E tale durerà fino al 2018, stando all'impegno assunto e sempre ripetuto da Renzi nelle sue pubbliche esternazioni. Un Parlamento tripolare non consente l'inverarsi del partito della Nazione, ma ne permette l'avvio, anche con le riforme della Costituzione e in particolare con quella che riguarda il Senato, sempre che arrivi in porto, visto l'ultimo voltafaccia di Berlusconi. L'ex Cavaliere, bruciato dall'elezione di Mattarella, ha improvvisamente scoperto che c'è una deriva autoritaria nelle riforme che aveva sostenuto fino a ieri. E che quindi il patto del Nazareno non c'è più: vedremo quanto a lungo manterrà questa posizione. L'uomo, si sa, non è famoso per la sua coerenza. Ma vale comunque la pena di riprendere il tema del Senato, specie ora che spetterà al nuovo Capo dello Stato promulgare le leggi una volta che arrivino sul suo tavolo. Quella legge di riforma prevede che il Senato (continuare a chiamarlo così mi sembra ridicolo) diventi Camera delle Regioni, ne sostenga gli interessi in Parlamento, sia il custode dei loro poteri amministrativi e legislativi, ne sorvegli la legalità dei comportamenti ed eventualmente ne punisca quelli ritenuti politicamente illegittimi. Quanto al resto, il Senato previsto perderà quasi tutti i suoi poteri attuali salvo quelli che riguardano leggi costituzionali e trattati europei. Sono favorevole a riservare il potere di fiducia soltanto alla Camera, in nessun Paese europeo di solida democrazia la cosiddetta Camera Alta detiene quel potere e ben venga dunque su questo punto il regime monocamerale. Ma proprio perché dare o togliere la fiducia non spetterà più ai senatori, possiamo e anzi dobbiamo lasciare intatti i loro poteri di controllo sull'Esecutivo e sulla pubblica amministrazione. Il potere Legislativo ha un duplice ruolo: quello di approvare le leggi e quello di controllare il governo nei suoi atti esecutivi. Ridurre al monocamerale anche questi atti dell'Esecutivo ha il solo significato di accrescere la sua libertà di azione; la rapidità è un bene che l'esistenza di due Camere non ha mai danneggiato, come molti sostengono ma come i dati smentiscono. Quindi la legge di riforma può e deve su questo punto essere emendata. Ancor più necessario - perché può rischiare anche l'incostituzionalità - è modificare il testo di legge per quanto riguarda l'elezione dei senatori. La riforma attualmente prevede che siano designati dai Consigli regionali. Qui c'è un'incoerenza di estrema gravità: un organo preposto alla vigilanza sulle Regioni, i cui membri sono eletti da chi dovrebbe essere da quell'organo controllato ed eventualmente sanzionato, anziché dal popolo sovrano. Per di più in un Paese dove una delle maggiori fonti di malgoverno e corruzione è presente proprio nei Consigli regionali. Mi sembra assolutamente necessario che sia il popolo ad eleggere direttamente i senatori. Mi permetto di segnalare quest'aspetto della legge di riforma costituzionale affinché sia adeguatamente modificato. La forma attuale è un fallo e l'arbitro ha diritto e dovere di fischiare indicandone la punizione (in questo caso la modifica). Post scriptum . In una recente intervista televisiva a Maria Latella, il segretario della Lega, Matteo Salvini, ha preannunciato un suo disegno di legge che presenterà nei prossimi giorni. Riguarda l'obbligo del vincolo di mandato che attualmente è escluso da un articolo della Costituzione. Ora anche i Cinquestelle dicono la stessa cosa. Dunque Grillo e Salvini vogliono 08/02/2015 La Repubblica Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 199 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato che un membro del Parlamento eletto su candidatura del partito cui aderisce non possa in alcun caso votare contro il suo partito del quale ha l'obbligo di eseguire pedissequamente gli ordini. Se la sua coscienza glielo impedisce, la sola via di fuga che può adottare sono le dimissioni dal Parlamento. Se questa proposta venisse accolta, sarebbe sufficiente un numero di parlamentari estremamente limitato. Magari una cinquantina, che rappresentino proporzionalmente i consensi ottenuti dal partito cui appartengono. Per di più non ci sarebbe nemmeno bisogno di discussioni e basterebbe spingere dei bottoni per registrare il voto di quel gruppetto di persone. Una proposta così può essere fatta soltanto da chi vuole instaurare per legge una dittatura. Oppure da un pazzo. Scelgano Salvini e Grillo in quale di questi due ruoli si ravvisino. PER SAPERNE DI PIÙ www.syriza.gr www.partitodemocratico.it 08/02/2015 La Repubblica Pag. 2 (diffusione:556325, tiratura:710716) Ma l'ex Cavaliere non chiude: "Se Renzi mi dà un segnale torno a trattare". Cerchio rosa sotto attacco CARMELO LOPAPA ROMA. Così come stanno arrivando al traguardo, le riforme figlie del patto del Nazareno a Silvio Berlusconi non stanno più bene. Senza la condivisione del presidente della Repubblica (ormai andata), ma soprattutto senza una qualsiasi forma di riconoscimento concreto del suo ruolo, del suo contributo, del suo «sacrificio», come lo definiva ieri nel lungo vertice di Arcore col consigliere Giovanni Toti, con i capigruppo Renato Brunetta e Paolo Romani, con la portavoce Deborah Bergamini e con Maria Rosaria Rossi. Non già Denis Verdini, ormai lontano, anche fisicamente, volato via all'estero per un paio di giorni dopo lo strappo. Ecco, da Palazzo Chigi non è arrivato nessun aiuto per tirarlo fuori dall'angolo nel quale i guai giudiziari lo hanno cacciato, è una delle accuse più cocenti. Matura così, in quelle quasi quattro ore nel fortino presidiato dai "falchi" - o meglio dal «cerchio rosa», come qualcuno adesso lo bolla dentro Forza Italia - la video-intervista di una manciata di minuti sparata alla tv ammiraglia di casa Mediaset nell'edizione di punta delle 20. Il leader sembra leggere un messaggio dei suoi, stavolta usa toni perentori, ultimativi, ha tutta l'aria di minacciare rottura. Eppure non è così, non del tutto, a dispetto dell'apparenza. Nonostante da martedì alla Camera si faccia sul serio, perché sulla riforma costituzionale che prevede tra l'altro la cancellazione o quasi del Senato ripartono le votazioni ed entro sabato è previsto il voto finale. E Forza Italia che farà? Quando si chiede a chi ha partecipato al lungo vertice di Villa San Martino se il tutto si tradurrà a questo punto in un voto finale negativo in aula, la posizione si fa più sfumata, meno rigida. «Presenteremo dei sub emendamenti, Brunetta ne ha già depositati quasi un migliaio, se la maggioranza accetterà di confrontarsi, bene, altrimenti vorrà dire che non ci saranno margini», è la risposta dei dirigenti più vicini in questo momento al leader. Mercoledì intanto sarà riunita l'assemblea dei gruppi parlamentari e Berlusconi in persona porterà il documento di rottura fatto approvare la scorsa settimana dall'ufficio di presidenza ristretto. Quello che già dava l'addio al patto del Nazareno. Difficile, molto difficile fare retromarcia, anche perché le repliche ironiche della segreteria renziana alla sortita tv di ieri sera non lasciano marginia cambi di rotta («La famiglia stia vicina al Cavaliere», affonda Ernesto Carbone tra gli altri). Ma semmai il dialogo dovesse ripartire - sottolinea uno dei commensali di ieri ad Arcore - «non potrà certo avvenire con gli interlocutori di prima, da Verdini a Letta». Sono altri ambasciatori che adesso Palazzo Chigi dovrebbe prendere in considerazione, è il messaggio, da Toti a Romani, da Bergaminia Brunettae la Rossi.È il cuore del problema, il vero motivo dell'exploit maturato ieri nell'arco di un pomeriggio, secondo la lettura che danno invece gli uomini più vicini al "defenestrato" Verdini: «Sono loro, Toti e le donne vicine al capo, la Rossi e la Bergamini in testa, gli artefici di questo disastro, tutto costruito ad arte solo per scalzare Denis e prenderne il posto». Semmai una trattativa si potrà mai riaprire davvero, a questo punto, con Matteo Renzi. La reazione di Berlusconi è molto impulsiva. Spiegano i suoi che il blitz del governo su Mediaset in commissione, giovedì, non gli sia piaciuto affatto. «Sono deluso, Renzi usa metodi che non mi piacciono, si conferma un arrogante, altro che patto..» ripeteva ancora ieri l'ex premier. Davanti a lui, appunto, schierato lo stato maggiore intenzionato a bruciare tutti i ponti che Verdini ha costruito nell'ultimo anno con Renzi e il suo governo. Molto ha influito, in ultimo, la lettura dei giornali di questi due giorni, che accreditavano il senatore toscano ancora attivo, Palazzo Chigi disposto a parlare solo con lui, i tentativi di Toti e Romani falliti, il canale delle riforme ancora aperto sotto traccia a dispetto di Berlusconi. «Presidente, così vieni delegittimato, non possiamo accreditare questa lettura», hanno ripetuto in coro al leader forzista i dirigenti più motivati. SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 200 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL RETROSCENA 08/02/2015 La Repubblica Pag. 2 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 201 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Anche perché, hanno insistito quasi tutti i presenti al pranzovertice, «le riforme sono ormai al traguardo, il Pd se le approva da solo anche senza di noi, piuttosto bisogna neutralizzare Fitto da una parte e Salvini dall'altro che ci accusano di inciuciare col governo». Argomenti che avrebbero convinto alla fine Berlusconi, non fosse altro perché gli ultimi report registrano Fi ancora in caduta tra il 12 e il 14 per cento. E le elezioni regionali sono alle porte. Da qui, l'esigenza del capo di ribadire la linea della rottura («Renzi non ha rispettato i patti»), mettendoci la faccia, stavolta davantia una telecamera, fino all'accusa mai osata: «Deriva autoritaria». Chi conosce bene le cose di Arcore invita però alla prudenza. Ad attendere per esempio cosa accadrà dopo il consueto pranzo del lunedì con i vertici delle aziende. Perché posizioni come quella di ieri sera di certo non hanno fatto fare salti di gioiaa Fedele Confalonieri e Ennio Doris, già piuttosto preoccupati dopo la presentazione della norma penalizzante su Mediaset e Rai dell'altro giorno. E cosa accadrà nei prossimi giorni? Giovedìè atteso il voto in commissione sulla prescrizione, il 20 febbraio in Consiglio dei ministri l'esame della delega fiscale con la discussa norma sullo sconto per la frode sotto il 3 per cento dell'imponibile. L'uscita di ieri, poi, non muta la posizione di Raffaele Fittoe dei suoi. L'ex governatore pugliese coni suoi «ricostruttori» va avanti per la sua strada, ormai. Il 21 da Roma parte per il tour che lo porterà in tutta Italia. Partito nel partito. «Questa nostra azione- ripeteva ancora ieri - è una grande opportunità per Forza Italia e anche per Silvio Berlusconi. Altro che restare imprigionati in mesi di sterili liti condominiali». Il leader forzista giura nell'intervista di voler ricostruire l'unità del centrodestra. Ma Matteo Salvini ha già voltato le spalle. E ieri Gaetano Quagliariello è stato altrettanto chiaro: «Grande rispetto» ma ora «bisogna guardare avanti». PER SAPERNE DI PIÙ www.repubblica.it www.forzaitalia.it IN CAMPO DENIS VERDINI L'ambasciatore berlusconiano presso Palazzo Chigi, contesta la linea del cerchio magico ed è stato messo sotto accusa per il Patto del Nazareno. MARIA ROSARIA ROSSI È una delle principali esponenti del cerchio magico che ora i verdiniani definiscono "cerchio rosa". Contesta la linea trattativista RAFFAELE FITTO Si pone in una posizione "terza" tra i pattisti e i falchi. Punta a rovesciare i rapporti di forza interna e nella sostanza a guidare il partito 08/02/2015 La Repubblica Pag. 3 (diffusione:556325, tiratura:710716) "Contento che Silvio abbia cambiato idea il premier ha esagerato" Il dissidente Minzolini: "Quello era un accordo di comodo ma ha sbagliato chi fino ad oggi è rimasto in silenzio" (c.l.) ROMA. Il Pd non ha rispettato i patti, dice ora Berlusconi. Avevate ragione voi frondisti, senatore Augusto Minzolini? «Qui non si tratta di avere ragione o meno. La soddisfazione lascia il tempo che trova. Quel che non doveva essere fatto purtroppo è stato fatto ma, come si dice, meglio tardi che mai». E ora? «Sono contento che Berlusconi condivida per la prima volta un'evidenza lampante: il combinato disposto Italicum più riforma costituzionale contiene in sé un tasso di autoritarismo superiore a quello che la sinistra rimproverava anni fa alla destra per la sua riforma. Renzi da buon neofita del decisionismo ha esagerato». Ma Fi è stata determinante nel far passare quelle riforme. «Era un accordo di comodo a senso unico, che Renzi ha strappato e sfruttato a suo piacimento. Gestito come l'elezione del presidente della Repubblica: con l'imposizione». È così certo che sulla riforma non maturi poi l'ennesimo dietrofront? «Dobbiamo essere seri. Io ho votato contro, al Senato, com'è noto. Questi non sono temi su cui si può scherzare. O cambia profondamente la riforma, alla Camera, o si vota no. Adesso abbiamo un Renzi guascone, fanfarone e va bene. Ma noi stiamo introducendo delle regole che potrebbero essere utilizzate a suo piacimento da un futuro uomo nero, ponendo le condizioni per un regime». Ora tutta la colpa viene addossata a Verdini. Corretto? «Verdini secondo me le ha sbagliate tutte, sia chiaro. Ma anche quelli che, a differenza mia, non si sono alzati per dire che si stava sbagliando, hanno delle responsabilità. La dialettica interna in un partito è importante: negli organismi dirigenti le varie anime devono essere rappresentate. Funziona così in un partito che punta a rappresentare una larga fetta della società». È una mossa per recuperare consensi in vista delle regionali? Ancora possibile? «Sì è ancora possibile, ma ora occorre una linea coerente e trasparente». Foto: Renzi è un guascone ma su questi temi non si scherza. O cambia la riforma o alla Camera si vota no SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 202 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA 08/02/2015 La Repubblica Pag. 4 (diffusione:556325, tiratura:710716) "Se Matteo fa cose di centrosinistra io ci sto" TOMMASO CIRIACO ROMA. Il senatore Francesco Campanella è stato fra i primi epurati del Movimento 5stelle. Colpevole, secondo la Casaleggio associati, di mostrarsi troppo autonomo, troppo dialogante in Parlamento. Adesso che la rottura del patto del Nazareno sembra aprire nuovi scenari, che farà? «Se Renzi cambia radicalmente rotta su riforme e lavoro, possiamo certamente ragionare». Senatore, non si tratta naturalmente di entrare nel Pd. Piuttosto, con lo strappo di Berlusconie la fine del patto tra i due leader, è possibile sedersi a un tavolo con la maggioranza? «Parlo per me e dico che il M5S delle origini era impostato per battersi per le cose a vantaggio dei cittadini, dalla riduzione degli sprechi all'efficienza della macchina dello Stato. Finora invece il governo ha scelto la strada della sregolamentazione delle norme sull'ambiente, dell'annichilimento delle regole del lavoro e dell'abbattimento dei principi di bilanciamento dei poteri costituzionali. Questa iniziativa sembrava in linea più con il volere e i desideri del centrodestra che non con quello di Renzi o del Pd, almeno del Pd del 2013». Questo fino a ieri. E da domani? «Ora bisogna capire se questo sodalizio con il centrodestraè davvero venuto meno: se non è così, allora il voto lo cerchino da altri. Se invece si vuole ridiscutere tutta l'impostazione, dando attenzione alla solidarietà che dovrebbe essere il Dna del Pd, parliamone». D'altra parte lei è stato cacciato dal M5S perché non ha mai escluso a priori il confronto. «E oggi sarebbe insensato trincerarsi dietro a un no sempre e comunque. Un atteggiamento proprio invece dei Cinquestelle». Non temete di essere bollati come disponibili, responsabili o peggio ancora? «Senta, se una negoziazione politica viene fatta nel perseguimento di obiettivi che fanno parte del proprio bagaglio di desiderata politici, allora va bene. Se invece mi accordo per un posto di governo o per altri vantaggi, allora si rientra nel trasformismo. In questa legislatura il trasformismo è soprattutto dei partiti. Il M5S, che dovrebbe funzionare in modo democratico, è semplicemente un partito autocratico. Il trasformismo delle persone è un modo per esorcizzare il trasformismo dei partiti». E Renzi come si sta muovendo, dal Collea queste ultime aperture che vanno oltre il perimetro del patto del Nazareno? «Nelle scelte politiche e tattiche si è dimostrato molto efficace. Ora il problema è: quali sono queste scelte politiche? L'efficacia ce l'ha, ma finora l'ha applicata a obiettivi che non si possono condividere. Almeno fino a questo momento». NEGOZIAZIONE Una negoziazione va bene se viene fatta nel perseguimento degli obiettivi del proprio bagaglio politico Foto: EX GRILLINO Francesco Campanella, ex grillino, potrebbe essere uno degli "stabilizzatori" della maggioranza di governo al Senato SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 203 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'INTERVISTA1/ IL SENATORE FRANCESCO CAMPANELLA, EX M5S 08/02/2015 La Repubblica Pag. 5 (diffusione:556325, tiratura:710716) "Ora pronti a votare contro il governo" ALBERTO CUSTODERO Enrico Zanetti, sottosegretario all'Economia, altri otto senatori vi hanno abbandonati: cosa sta succedendo in Scelta Civica? «Non parlerei di scissione, ma di «trasloco». Sono sette parlamentari e un viceministro che hanno risposto a un appello di Matteo Renzi. Ma con loro non se n'è andato nessun iscritto, nessun delegato o coordinatore regionale e provinciale. Hanno solo traslocato all'interno della maggioranza da un gruppo all'altro, tutto qui». Oggi lei sarà eletto segretario. Ma c'è ancora Scelta civica? «Certo che c'è. Al congresso ci saranno tutti i delegati, gli otto «traslocati» non ne hanno portato via neppure uno». Come spiega la «campagna acquisti» del Pd? «Non la chiamerei campagna acquisti». E come la vuole chiamare? «Un'opa del Partito democratico lanciato nei confronti dei nostri senatori, un atto politicamente sgradevole. Ma ad eccezione di Susta, gli altri non hanno peso politico al di fuori del governo, li do già per desaparecidos». Questa Opa, come la definisce lei, cambierà qualcosa nei rapporti con Renzi? «È ovvio che, visto come si è comportato il segretario democratico, sarà d'obbligo un chiarimento. Sia ben chiaro. poiché siamo noi vittime, il pallino ce l'hanno loro. Mi aspetto che siano i democratici a venirci a spiegare qual è la loro idea. Certo è che se continueranno in futuro a telefonare ai nostri deputatati a uno a uno per «traslocarli» al Partito democratico, sarà difficile la collaborazione con noi». In quanti siete rimasti? «Alla Camera siamo 23, non mi stupirei di perderne per strada un paio, ma non di più. Il gruppo è forte, compatto. Al Senato c'è solo Benedetto Della Vedova, ma non so come si posizionerà se la sua mozione di sciogliere il partito, come penso, sarà respinta». Se non si chiarirà con il Pd, lei valuta anche l'ipotesi di togliere l'appoggio al governo, e magari di dimettersi da sottosegretario all'Economia, l'unica e ultima carica dell'Esecutivo che vi è rimasta? «In base a ciò che ci diranno, vedremo. Ma se manco si faranno sentire, rimarremo sulle cose da fare al governo, ma con un grado di collaborazione inevitabilmente mutato. Ci riserveremo di non votare ciò che non ci piacerà». Lei oggi sarà incoronato leader. Come definirebbe la linea politica di Scelta Civica? «Noi vogliamo provare ad aggregare forze popolari riformatrici, liberal democratiche. Abbiamo la stessa voglia di cambiare il Paese che avevamo quando il partito è stato fondato da Mario Monti. Ora che non c'è più il fondatore, proseguiremo noi su quel solco». UN'OPA Da parte del premier c'è un'opa su di noi quelli che se ne sono andati non avevano peso politico Foto: OGGI IL CONGRESSO Enrico Zanetti, sottosegretario all'Economia, è candidato alla guida di Scelta Civica SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 204 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'INTERVISTA 2/ ENRICO ZANETTI, LEADER IN PECTORE DI SCELTA CIVICA 08/02/2015 La Repubblica Pag. 10 (diffusione:556325, tiratura:710716) Ghizzoni: "La ripresa c'è abbiamo già esaurito i primi 7,75 miliardi e daremo nuovo credito" L'amministratore delegato di Unicredit: "Stiamo vedendo segnali concreti" "Le riforme spingono ad assumere: da noi disponibili 1.500 posti" ANDREA GRECO MILANO. Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit, la crescita italiana di cui parla il governatore Visco è realmente solida? «Negli ultimi tre-quattro mesi vediamo segnali concreti e fattuali, facilitati dall'indebolimento dell'euro che favorisce l'export, dal calo dei costi energetici e dai tassi bassi che aiutano le imprese. E anche dall'impatto di riforme del governo come quella del lavoro, che spinge ad assumere: noi stessi andiamo avanti con il programma di 1.500 assunzioni». Vale anche per la domanda di credito? «La domanda cresce: l'accelerazione di fine 2014 s'è confermata a gennaio, al punto che i 7,75 miliardi presi dalla Bce lo scorso settembre con l'operazione Tltro pensavamo di impiegarli in nove mesi invece li abbiamo già esauriti per le tante richieste di credito buono, da aziende di alta qualità. Principalmente medie imprese, che non hanno bisogno delle banche per finanziarsi a breve termine, ma che tornano a pianificare investimenti a medio lungo». Ci sono rischi di gelata sui germogli? «I maggiori sono geopolitici: i problemi in Russia, Ucraina, Grecia possono influire negativamente. Allo stesso modo il mancato completamento delle riforme da parte dei governi potrebbe riportare il nervosismo sui mercati nell'area euro, che si stanno posizionando per cogliere una ripresa ancora fragile». Cosa indicano i flussi delle sofferenze creditizie? «Unicredit ha visto stabilizzarsi le sofferenze a fine 2014, e pensiamo chei nostri crediti classificati (tutti quelli in mora, ndr ) scenderanno nel 2015. Anche la mortalità delle aziende si sta stabilizzando, come segnalato da alcuni dati recenti». Lei già da un anno parla di nuovo scenario di fusioni per le banche italiane. Con la riforma delle Popolari siamo al dunque? «Una vera attività di consolidamento si avvierà solo dopo la riforma annunciata della governance delle popolari, e una volta affrontato il problema delle sofferenze, con la creazione di un veicolo che consenta alle banche di ridurre il peso dei vecchi crediti. Oggi è complicato per un operatore investire in banche con sofferenze significative nel bilancio; comunque confermo che noi non siamo interessati». Nemmeno alla Banca popolare di Milano, che vanta una fitta rete nel cuore lombardo dove voi avete maglie larghe? «Certo occorre restare sempre vigili su quel che succede intorno. Ma in questo momento non è una nostra opzione strategica, e per due ragioni: una che la nostra quota di mercato sta salendo in tutte le aree di business, quindi stiamo già crescendo e non vogliamo distrarci: l'altra che abbiamo intrapreso un percorso di sviluppo interno con forti investimenti, anche sulla rete informatica, per ridurre i costi». Verrà prima la legge sulle Popolari o le loro fusioni? «Se guidassi una popolare, legge o non legge penserei che la riforma va avanti e cercherei di anticipare i tempi. Può darsi che qualcuno lo faccia: il treno è partito, chi ha più forza può muovere e anticipare il trend». Come valuta l'ipotesi allo studio di una bad bank di sistema? «Noi abbiamo già affrontato il problema del credito, e non saremo coinvolti. Vediamo quale sarà il progetto tecnico, che dovrebbe riguardare le banche medio-piccole. Il discorso più critico sarà evitare gli aiuti di Stato, e l'eventuale impatto sui contribuenti italiani. Per me si possono creare le condizioni per evitare sia uno che altro, se si crea un veicolo destinato a comprare sofferenze a prezzi conformi a quelli di mercato, e che le gestisca per ottenere un ritorno positivo. Bisogna, insomma, sgombrare il campo dal pensiero di favori alle banche. Per le banche medio-piccole sarebbe un'occasione unica, perché troverebbero compratori per i loro crediti deteriorati». A tre mesi dall'avvio, qual è il bilancio preliminare sulla vigilanza europea? «Intanto che è un fatto concreto: c'è stato un vero takeover delle responsabilità dei regolatori locali. Finora i rapporti sono buoni, noto un approccio molto pragmatico e diretto da parte di Francoforte: che non vuol dire sia tenero, ma con relazioni SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 205 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA 08/02/2015 La Repubblica Pag. 10 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 206 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato molto costruttive. Ovvio che è ancora un periodo di adattamento, e c'è la necessità di armonizzare sempre più le regole e le interpretazioni: e mi pare che il ruolo della Bce finora sia più questo che non la vigilanza spicciola. Il percorso è molto costruttivo». Settimana prossima, su richiesta della Bce, le banche anticiperanno i conti del 2014. Quali sono le tendenze? «Intanto i bilanci bancari saranno caratterizzati dai maggiori accantonamenti emersi dai test Aqr e di stress, che su richiesta di Francoforte saranno caricati sui conti d'esercizio. Per qualcuno l'effetto sarà di finire l'anno in rosso, non per Unicredit perché anticipammo molte svalutazioni nel 2013. Sul fronte ricavi, molto dipenderà dalla capacità delle banche di riprezzare i crediti, dopo la nuova liquidità fornita dalla Bce nell'ultima parte dell'anno. Poi sarà interessante vedere il costo del rischio, e il tasso di conversione dei crediti in bonis a classificati». e medie imprese programmano investimenti a lungo termine Non siamo interessati alle popolari, ma occorre restare sempre vigili "AMMINISTRATORE DELEGATO DI UNICREDIT FEDERICO GHIZZONI 08/02/2015 La Repubblica Pag. 13 (diffusione:556325, tiratura:710716) "Noi di Charlie Hebdo continueremo a ridere di tutti" DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ANAIS GINORI PARIGI. Gérard Biard ieri non è andato davanti alla sede di Charlie Hebdo per ricordare l'attacco del 7 gennaio. «Non ne avevo voglia. E poi non siamo mai stati appassionati di commemorazioni o cerimonie», racconta il direttore della redazione del settimanale satirico che si è salvato perché un mese fa era a Londra. Un giorno come un altro. «Spero di prendermi una bella sbronza», aggiunge Biard. Il trigesimo della strage non c'è stato, per Parigi e la Francia ieri era business as usual , come fanno gli inglesi. Il pellegrinaggio laico in rue Nicolas Appert è continuato in modo discreto, tra fiori e messaggi. Charlie Hebdo continua a non essere in edicola, anche se la redazione si è lentamente rimessa al lavoro. «È quello di cui tutti sentivamo bisogno». Il giornale sarà in vendita solo il 25 febbraio. Perché questo ritardo? «Abbiamo bisogno di tempo. Non abbiamo ancora una casa, siamo provvisoriamente ospitati a Libération . Abbiamo visitato dei locali in cui forse potremo fare la nostra nuova redazione. Ma serviranno lavori per garantire la sicurezza». Cosa ci sarà sul prossimo numero di Charlie? «Per il momento ci facciamo domande, e non abbiamo tutte le risposte. In fondo, però, lo facevamo già prima. Un giornale si deve adattare continuamente al mondo che lo circonda, penso sia lo stesso per voi di Repubblica . Nel nostro caso, è solo un po' diverso». Anche perché siete diventati un simbolo? «Vogliamo tornare a fare quello che facevamo prima. Non vogliamo cambiare, sarebbe come dare ragione ai terroristi. Continueremo a ridere e a scherzare su tutti. Su Maometto, Gesù, Buddha. È l'attualità che ci guida. Non siamo prigionieri di ossessioni. Se fossimo stati in edicola in questi giorni avremmo fatto la copertina sulle orge di Strauss-Kahn». Il disegnatore Riss, che ha preso il posto di Charb come direttore editoriale, parla di una "rifondazione" del giornale. È così? «Lo faremo passo passo. Ci reinventeremo un nuovo giornale. È nella nostra natura. Il Charlie Hebdo in cui sono arrivato nel 1992 non assomiglia in nulla a quello del 2014. Abbiamo già qualche idea su come andare avanti. Ci sono alcuni nuovi disegnatori che stiamo provando». Appena nominato, Riss ha già ricevuto minacce di morte da parte un ex ministro pachistano. È davvero possibile non pensarci? «Sarebbe illusorio credere che le minacce smetteranno come per magia. Nel caso dell'ex ministro pachistano forse il governo francese potrebbe intervenire, cercando di chiarire le relazioni diplomatiche con quel Paese». Vi farete beffa anche di François Hollande, che vi ha sostenuto e difeso? «Tutte le istituzioni hanno avuto un comportamento impeccabile. Ma continueremoa scherzare, a fare il nostro lavoro, segnalando errori e punti di criticità della politica francese: non mancheranno occasioni». Cosa farete dei soldi, oltre due milioni di euro, che avete ricevuto in donazioni? «Una parte sarà devoluta alle famiglie delle vittime. E poi vogliamo creare un fondo per la libertà d'espressione anche se non sappiamo ancora come e con chi. Ci piacerebbe poter aiutare e difendere vignettisti perseguitati nel mondo, e ce ne sono tanti». Sulla difesa della laicità siete tutti d'accordo? «Non c'è discussione. È per questo che siamo stati attaccati. È la nostra identità profonda. Non arretreremo». Il Papa ha detto: "Se uno mi offende la madre, gli do un pugno" «Non è la prima cavolata che dice un Papa, non sarà l'ultima. A noi, comunque, non interessa tanto». Cosa rispondete a quelli che dicono "Je ne suis pas Charlie"? «Ci sono sempre stati. Continueranno ad esserci. È giusto così. Non siamo nati per piacere a tutti». E se sono dei bambini nelle scuole francesi a dirlo? «Forseè il segnale che c'è un ritardo da recuperare nella società francese, ma anche nei media. Noi giornalisti non dovremmo accontentarci di frasi vuote. Dobbiamo indagare, andare a fondo. Tutti si devono interrogare dopo quel che è accaduto. Noi l'abbiamo sempre fatto. Ora, forse, saremo un po' meno soli». SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 207 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'INTERVISTA / IL DIRETTORE GÉRARD BIARD 08/02/2015 La Repubblica Pag. 13 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA LAICITÀ "" Non arretreremo sulla laicità, è per questo che siamo stati attaccati Ora forse saremo meno soli IL PAPA Il pugno del Papa? Ha detto una cavolata, non è la prima detta da un Pontefice, non sarà l'ultima SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 208 08/02/2015 La Repubblica Pag. 18 (diffusione:556325, tiratura:710716) "Inutile il quartiere del sesso all'Eur non servono ghetti ma regole nuove" LAURA SERLONI ROMA. «No a iniziative spot, sì alla regolamentazione della prostituzione ma con una discussione seria sul fenomeno». Così la vicepresidente del Senato, Valeria Fedeli, sull'idea del Comune di Roma di creare delle zonea luci rosse nel quartiere dell'Eur. Creare una zona a luci rosse? «In una città come Roma mi piacerebbe che il fenomeno venisse affrontato nella sua complessità. Non è moralismo, ma i dati ufficiali ci dicono che l'80% delle donne è vittima di tratta: questo ci basta per capire che l'argomento è serio». La zona a luci rosse è riduttiva? «Non servono iniziative spot solo per placare gli animi dei cittadini». La zona tollerata non rischia di essere uno strumento che favorisce la prostituzione? «Non ho una preclusione sulle zone, ma non è sufficiente trovare solo un'area dove mandare le prostitute perché vorrebbe dire solamente spostare il problema, quindi creare dei ghetti». Un'idea che in Italia ha soltanto un precedente, a Mestre. Diversi Comuni hanno più volte tentato la strada dello "zoning", ma l'impresa è sempre stata seppellita da una valanga di polemiche. «Questo ci dimostra che il tema è importante. Non si risolve il problema con una zona riservata. Da qui le polemiche e il blocco di ogni iniziativa perché manca un dibattito approfondito». Trentaquattro anni nella Cgil. E proprio il sindacato si è espresso a sostegno della "red zone" all'Eur. Come mai questa presa di posizione così netta? «Credo sia legata all'esigenza di trovare una regolamentazione, ma spero che anche loro non si fermino solo a questo». L'iniziativa ha diviso il Pd romano. «Non servono blitz. Marino prima di annunciare la creazione di una zona tollerata in città dovrebbe discuterne con il suo consiglio». Lei pensa di sostenere il disegno di legge della senatrice dem Spilabotte che regolamenta la prostituzione riconoscendone diritti e doveri? «Sì, con questo ddl la prostituzione non è un lavoro come un altro, ma non giriamo neanche la testa dall'altra parte sul fenomeno. È un intervento soft». A PALAZZO MADAMA Valeria Fedeli, vice presidente del Senato No a iniziative spot: è una questione seria e va affrontata dal Comune partendo dal dialogo L'AVVENIRE: VERGOGNA "Degrado capitale": così l'Avvenire ha bollato ieri il progetto di Roma LA POLEMICA SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 209 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'INTERVISTA/ VALERIA FEDELI, VICEPRESIDENTE PD DEL SENATO 08/02/2015 La Repubblica Pag. 24 (diffusione:556325, tiratura:710716) Pensioni d'oro la proposta Boeri tenta il governo ma ora il dossier resta chiuso Un taglio del 10% sugli assegni oltre i 3 mila euro farebbe incassare ogni anno 4 miliardi VALENTINA CONTEc ROMA. Sarà l'anno della sforbiciata alle pensioni d'oro? «Quando verrà il momento, faremo discussioni su tutto», si è lasciato sfuggire ieri Giuliano Poletti, uscendo dal convegno sull'occupazione organizzato dal Pd a Torino. Il ministro del Lavoro non esclude dunque che la proposta di equità, battezzata così dall'economista Tito Boeri prima di diventare presidente Inps, possa essere esaminata dal governo. Sarà dura però. «Mi sento di escluderlo», aveva detto il premier Renzi nella conferenza stampa di fine anno. Aggiungendo che «la leadership è mettersi accanto persone più brave di se stessi», come nel caso di Boeri. Ma «questo non vuol dire che le loro idee diventano programma di governo». Pietra tombale? Non secondo Poletti, ben conscio che se la riforma Fornero non cambia «rischiamo un problema sociale». E che «uno strumento flessibile» per chi è vicino alla pensione ed è senza reddito, in quanto esodato o licenziato, è ormai ineludibile. Dove trovare i soldi? La proposta di equità di Boeri, ad esempio, potrebbe garantire 4 miliardi all'anno. Lo ricorda lo stesso professore della Bocconi, in un'intervista andata in onda domenica scorsa nella puntata di Presa diretta su Raitre, ma precedente alla sua nomina a numero uno dell'istituto di previdenza. «C'è un problema di fondo qui», spiega Boeri. «Nel passato abbiamo fatto promesse previdenziali eccessive. Persone che andavano in pensione a 404243 anni, in condizioni di salute ottime, potendo continuare a lavorare. E alle quali abbiamo garantito pensioni piene, cioè molto più di quanto avevano versato. Il peso di tutto questo l'hanno pagato e lo pagano i giovani. Un'iniquità pazzesca». Ecco dunque la proposta «per ridurre almeno in parte l'iniquità». Introdurre un prelievo «del 20-30%» sulla sola differenza tra l'assegno pieno e i contributi versati. In totale, spiega Boeri, un sacrificio «al massimo del 10% e riservato alle pensioni più alte, diciamo dai tremila euro in su al mese». Poletti ci pensa, Renzi non vuole. Che farà Boeri? Foto: AL GOVERNO Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 210 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL PUNTO VALENTINA CONTE 08/02/2015 La Repubblica Pag. 24 (diffusione:556325, tiratura:710716) Ecco le prime stime di quanto si perde con l'anticipo costi ancora più alti rispetto a chi investe in un fondo I confronti di Progetica a parità di reddito. Manca ancora un decreto attuativo VALENTINA CONTE ROMA. Optare per il Tfr in busta paga, dal prossimo primo marzo, può costare caro. Il 40% in meno di ricchezza futura, se si scelgono i soldi subito anziché lasciarli in azienda. Addirittura tra due e tre volte in meno, se si rinuncia al fondo pensione. Anche per questo, la misura inserita dal governo Renzi nella legge di Stabilità rischia il flop. In ogni caso, nelle più rosee previsioni, l'auspicato impatto sui consumi non andrà oltre lo 0,1%. L'ufficio parlamentare di Bilancio, nella sua analisi della Finanziaria 2015, lo scrive chiaro: solo 2,7 miliardi dei possibili 4 miliardi richiesti verrebbero consumati. Il restoa bollette, rate, tasse. Se dunque pure il caos burocratico fosse superato in tempo utile (manca ancora il decreto attuativo della norma a pochi giorni dalla sua entrata in vigore), i lavoratori ci penseranno bene. Primo, perché non si tratta di risorse extra (come il bonus da 80 euro), ma di soldi propri, di fatto un trasferimento di patrimonio. Secondo, perché le tasse sono più alte (l'anticipo è soggetto agli scaglioni ordinari Irpef e non alla più conveniente tassazione separata riservata alla liquidazione futura). La relazione tecnica alla legge di Stabilità quantifica queste entrate extra in 2,2 miliardi quest'anno e 2,7 il prossimo. Denari che andranno a compensare l'Inps, per i mancati incassi del Tfr dalle aziende più grandi, sopra i 50 addetti. Terzo motivo, perché ci si perde. Basta guardare ai conti fatti per Repubblica da Progetica. Un trentenne che oggi guadagna mille euro netti al mese, può certo avere 2.800 euro nei prossimi 40 mesi (dal primo marzo al 30 giugno 2018). Ma rinuncia a 4.500 euro futuri, ottenuti lasciando i soldi in azienda, oppure ad 8 mila euro, destinando il Tfr alla previdenza integrativa. Peggio ancora per un quarantenne con busta paga da duemila euro: incassa circa 5.500 euro in poco più di tre anni, da qui al 2018, ma rinuncia nei due casi a 9.200 e addirittura 13.600 euro. Un cinquantenne con salario da 2.500 euro, porta a casa oltre 7 mila euro ora grazie all'idea del premier Renzi, sacrificando però oltre 11 mila e 13 mila euro, nei due casi (azienda e fondi), quando dovrà andare in pensione. E le perdite future, avverte Progetica, potrebbero essere anche più ingenti, se la speranza di vita del lavoratore fosse più ampia di quella stimata dall'Istat (nei tre casi, paria 22, 21 e 20 anni, con età della pensione a 67 anni). Augurabile. Il possibile flop della misura non è d'altronde legato solo al mero ed ovvio calcolo delle convenienze personali. Ma anche ad alcuni dati di fatto. Se, come scrivono gli esperti dell'ufficio parlamentare di Bilancio, almeno un terzo dei più bisognosi saranno tentati (redditi bassi e difficoltà di reperire credito), tra questi non vi saranno i giovani precari. I cocopro non hanno Tfr, i contratti a tempo determinato sono abituati a ricevere la liquidazione ad ogni cambio di contratto. E questo purtroppo avviene spesso. Chi ha già optato per i fondi è fuori. Come pure gli statali. L'operazione è poi irreversibile: si sceglie ora, si incassa fino al 30 giugno 2018, senza possibilità di rinunciarvi. In aggiunta, problemi di liquidità e contabilità per le aziende (soprattutto piccole). Infine, il segnale contraddittorio a giovani e famiglie: dopo aver caldeggiato il secondo pilastro per integrare magre pensioni, ora si spinge al consumo. Non solo, si aumentano anche le tasse sui fondi pensione (dall'11,5 al 20%). Un capolavoro. AZIENDA O BUSTA PAGA -37% MILLE EURO AL MESE Per un trentenne il costo di avere oggi il Tfr è del 37% rispetto a lasciarlo in azienda -41% DUEMILA EURO AL MESE Per un quarantenne il costo dell'anticipo del Tfr sale al 41 per cento SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 211 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Tfr in busta paga, rischio flop chi non lo lascia in azienda rinuncia al 40 per cento 08/02/2015 La Repubblica Pag. 24 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 212 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato -37% TREMILA EURO AL MESE Per un cinquantenne il costo dell'anticipo del Tfr si aggira sul 37 per cento Meglio il Tfr in busta paga o in un fondo pensione? (fondo pensione linea bilanciata) Maggior rendita vitalizia in pensione 31 euro 70 euro 2.800 euro 137 euro 5.480 euro 181 euro 7.240 euro 8.184 euro +192% 54 euro 13.608 euro +148% 56 euro 13.440 euro +86% FONTE: Progetica mese durata 3 anni e 4 mesi > 22 anni TOTALE 30enne, 1.000 euro netti mensili Tfr netto in busta paga oggi mese durata 3 anni e 4 mesi > 21 anni TOTALE 40enne, 2.000 euro netti mensili Tfr netto in busta paga oggi Maggior rendita vitalizia in pensione mese durata 3 anni e 4 mesi > 20 anni TOTALE 50enne, 2.500 euro netti mensili Tfr netto in busta paga oggi Maggior rendita vitalizia in pensione Foto: AL GOVERNO Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan 08/02/2015 La Repubblica Pag. 52 (diffusione:556325, tiratura:710716) Paolo Prodi Fratello maggiore di Romano è cresciuto in una grande famiglia vivendo la guerra e appassionandosi alle vicende centenarie della chiesa I ricordi di una vita di studi, viaggi e bilanci sul sacro "C'era troppa violenza nella politica per questo ho scelto di fare lo storico" ANTONIO GNOLI DI PAOLO Prodi (fratello maggiore del più noto Romano) colpiscono due cose: l'ossessione con cui ha inseguito e studiato le relazioni tra il potere e il sacro e il fatto che sia rimasto, malgrado ciò, un uomo felice. Una felicità leggera, contagiosa, che neppure i recenti malanni hanno seriamente scalfito. Nella grande casa bolognese dove vive si aggira con una lentezza dovuta ai postumi di un blocco renale che lo ha costretto a passare parte delle feste natalizie in ospedale. «In quei giorni pensavo alla cosa più ovvia: alla vita che è un bene prezioso che va difeso. Ma riflettevo altresì sul nostro destino collettivo. Sulle malattie che stanno aggredendo l'Occidente». Ecco dunque il professore di storia. L'uomo che ci ha regalato dei libri importanti, aggiungerei bellissimi, come quelli dedicati al "sacramento del potere", alla storia della giustizia, e al furto in Occidente (tutti pubblicati da il Mulino). Terzo di nove fratelli, sposato con quattro figli, Paolo Prodi esprime nei riguardi della famiglia non solo i doveri del buon cattolico ma anche il senso di una genealogia, di una storia, per meglio dire, tutta italiana: «Le nostre radici affondano nel tardo Quattrocento quando un Tunin Prodi zappava la terra arida e dura dell'Appennino». Andò avanti per quanto tempo? «Fino a quando la fame non fece capire a mio nonno contadino di scendere in pianura. Era già la fine dell'Ottocento. Mio padre fu il primo che poté studiare e laurearsi alla scuola di ingegneria di Bologna». Fu un salto sociale notevole. «Arrivò dopo decenni di sofferenze e ristrettezze. Di certe famiglie si tende a vedere l'aspetto dinastico; quella mia è invece una storia italiana di crescita lenta e difficile, la stessa che avrei visto realizzata nell'Italia degli anni Sessanta. Abitavamo a Reggio Emilia, dove mio padre era impiegato. Il suo stipendio non bastava. Giovanni, il più grande dei fratelli, durante l'università lavorava per permettere a noi più piccoli di studiare». Giovanni era un matematico. «Andò in cattedra prima dei trent'anni perché aveva risolto un teorema. Da bambino avevo una certa soggezione dei fratelli più grandi. Avevamo legami stretti, ma al tempo stesso intuivamo che ognuno avrebbe scelto la sua strada. Il che non impedì delle preferenze. Giorgio, oggi medico e scrittore, il più laico, mi indirizzava durante il liceo nelle letture: alcuni testi di filosofia e poi i romanzi di Dostoevskij. Fu una rivelazione per me che avevo fino a quel momento letto Angelo Tasca sul fascismo e, quando uscì nel 1948, la prima edizione dei Quaderni di Gramsci». Non erano letture amene, diciamo prevedibili, per un ragazzo. «Ero preso dalla politica. Come stregato. E di riflesso amavo i libri che ne parlavano. A 14 anni avevo conosciuto Giuseppe Dossetti. Fu uno degli incontri fondamentali. Quando in anticipo di quasi due anni presi la maturità Dossetti mi mandò a studiare alla cattolica di Milano. La guerra era alle spalle e con essa i drammi che avevo vissuto». Quali in particolare? «A 13 anni, nel 1945, vidi uccidere il mio parroco accusato dai partigiani di collaborazionismo con i tedeschi. Vidi le morti di alcuni amici più grandi. Partigiani cattolici come Giorgio Morelli e Mario Simonazzi. Chi ricorda più i loro nomi? Morelli faceva un giornale a Reggio. Gli spararono sei colpi di pistola. Sopravvisse per un po'. Non ce la fece. Morì l'anno dopo, nel 1947, nel sanatorio di Arco dove lo avevano portato». Che cosa ne ha concluso? «Che la sinistra non ha saputo fare i conti con quel passato. Furono molto difficili i rapporti con la componente comunista. A Reggio e dintorni si respirava un clima di violenza, di omertà, di SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 213 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato intervista r cult / Straparlando. 08/02/2015 La Repubblica Pag. 52 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 214 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato paura. Molte cose che accaddero in quel periodo sono ingiustificabili. Ricordo che andavo dai cugini a prendere il latte. E la sera ci riunivamo nelle stalle a discutere. Volevamo una società più giusta. E c'era chi per ottenerla attendeva la rivoluzione. Era questa la vera spaccatura». Lei come la risolse? «Non la risolsi. Davanti al bivio in cui mi trovai scelsi». Bivio tra cosa? «Tra la politica e il mestiere dello storico. Scelsi quest'ultimo. Dopo la laurea, nel 1956, andai un periodo a Parigi nel centro che Jacques Maritain aveva fondato. In seguito entrai in contatto con quelli che sarebbero divenutii miei due maestri: Delio Cantimorie Hubert Jedin, quest'ultimo insegnava storia della Chiesa a Bonn». Come conobbe Cantimori? «Fu Dossetti a favorire l'incontro. Avevamo letto sulla rivista Società una recensione di Cantimori al libro di Jedin su Riforma cattolica e Controriforma. Era interessante perché diversamente dalla vulgata crociana si coglievano nel mondo cattolico secentesco una serie di fermenti e di novità che erano stati trascurati». Cioè il giudizio sulla controriforma non si esauriva come reazione al mondo di Lutero? «Esattamente. La questione appariva più complessa. Anche agli occhi di un marxista come Cantimori. Ad ogni modo, dopo Parigi, vinsi una borsa di studio per Bonn». Parigi era, tra le tante cose, anche il regno delle "Annales". «Il gruppo di storici che si raccolse attorno a quella rivista fu straordinario. Lessi allora per la prima volta Marc Bloch che era stato fucilato dai tedeschi nel 1944 come uno dei capi della resistenza. Il suo libroI re taumaturghi fu alla base della grande rivoluzione storiografica. Poi nel 1958 lessi un bellissimo articolo di Braudel sul concetto di "lunga durata". Pensai alla visione grandiosa dello storico che analizza i fatti riconducendoli in quel grande fiume sociale che attraversa mondi ed epoche diverse. Mi pareva di stare in un meraviglioso romanzo. Peccato che quella visione trascurasse la storia delle istituzioni». Interpretavano cosa accadeva nella società. «È vero. Ma ogni società si regge sulle istituzioni. Non può farne a meno. E qui tornava utile la lezione di Cantimori, ma soprattutto quella di Jedin». Cantimori era anche consulente dell'Einaudi e provò a bloccare la pubblicazione di Mediterranee di Braudel. «Senza riuscirci, per fortuna. Certo, alcune tesi non erano condivisibili. Ma il libro di Braudel era un grande affresco storiografico. Come si poteva ignorare? D'altra parte gli anni che passai in Germania sotto la guida di Jedin mi convinsero che per comprendere la modernizzazione dell'Occidente, e in particolare dell'Europa, occorresse analizzare la relazione tra il potere e il sacro». Da cosa le veniva questa convinzione? «Principalmente dal fatto che occupandomi dello stato pontificio mi ero interessato al rapporto tra potere temporale e spirituale». Ma non era questo rapporto che la modernità aveva messo in discussione? «Su questo aspetto bisogna essere chiari. La grandezza dell'Occidente è consistita nel non espellere il sacro dal suo orizzonte. Ha imparato a tenerlo a bada senza scacciarlo. Si è creata così una tensione fra i due poli - cioè fra il sacro e la politica - che ha reso possibile la resistenza agli abusi stessi del potere. E ha permesso tra l'altro la nascita di un terzo potere: il potere economico. La modernità si è sviluppata grazie alla fibrillazione di questi tre poli». Modernità e Occidente sono oggi in crisi. Perché? «La ragione principale, secondo me, è nella caduta del sacro. È sempre meno un polo di quella dialettica che fu indispensabile alla idea stessa di sovranità. Per secoli l'Occidente era riuscito a non far prevalere né l'uno né l'altro». E poi cosa è accaduto? «Abbiamo avuto la crisi degli Stati sovrani, il predominio del grande capitale finanziario senza fissa dimora, e il consumismo come modello antropologico. Il combinato di questi tre elementi ha rotto gli argini della modernità. Ha svelato le debolezze dell'Occidente». È in queste debolezze che si è inserito l'Islam? «L'Islam, spesso lo si dimentica, è un'eresia del cristianesimo». In che senso? «Proviene da lì. Ma non ha mai affrontato la modernità. E rifiutando l'idea di Chiesa ha escluso nella propria storia secolare la possibilità di sviluppare quel dualismo che è stato alla base del cristianesimo occidentale». Con quali conseguenze? «Quella più vistosa è che l'Islam - lo si vede nelle frange più estreme e aggressive non ha mai distinto il sacro dalla politica. Ciò cheè sovranoe per sua stessa natura sacro». 08/02/2015 La Repubblica Pag. 52 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 215 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La religione come arma? «Una religione che non ha attraversato la modernità. E il cui richiamo al trascendente è un lamento contro il potere del consumo che ormai domina nel mondo occidentale». Anche nel cristianesimo ci sono elementi di critica al capitalismo e al consumismo. «È vero, ma è pur sempre dentro una dialettica tra poteri distinti. Questo mi fa venire in mente gli anni Sessantae come, io cattolico di sinistra, mi posi di fronte alla teologia della liberazione». Come si pose? «È una parte della mia vita un po' strana. Durante il Concilio Vaticano II avevo fatto amicizia con un uomo straordinario: Ivan Illich. Andai a trovarlo Cuernavaca, in Messico, dove viveva. La nostra fantasia ci aveva spinto a immaginare un cristianesimo meticciato, che tenesse conto anche delle altre esperienze. Con il suo aiuto volevo mettere in piedi in Brasile un istituto similea quello che Dossetti aveva creatoa Bologna. Mi scontrai con la teologia della liberazione. Vedevo con una certa preoccupazione confondersi ideologia e religione». Quanto meno reagivano alle dittature latino americane. «È vero, gran parte degli esponenti della teologia della liberazione finì in galera. Qualcuno ucciso. Ma per un europeo non poteva essere una risposta valida». Questo suo impegno come si conciliava con l'attività accademica? «Coesistevano. Avevo insegnato a Bologna. Poi fui chiamato a Trento con il compito di trasformare una facoltà di sociologia in una vera università». Trento era una delle roccaforti della contestazione. «La spinta sessantottina si era esaurita. Volevo creare una università pubblica ma non statale. Una università, vista la posizione geografica, italo-tedesca. Ma i tedeschi rifiutarono». Perché? «Dissero semplicemente: keine mischung , nessuna mescolanza. Ho fatto il rettore per tre anni e per altri 25 il direttore dell'istituto storico italo germanico». Illich lo ha più rivisto? «Quando fu chiamato a insegnare all'università di Brema andai a trovarlo. Capitava che mi invitasse per qualche seminario; come del resto facevo io. L'ospitavo qui a casa. Portava con sé un sacco a pelo. Gli ultimi due anni della sua vita furono terribili. Devastati da un tumore. Per lenire il dolore fumava oppio. Ricordo l'ultimo seminario a Trento. Oltre me e Illich c'era Alexander Langer. Discutevamo sull' homo monolingus . Eravamo in una stanzetta. A un certo punto sembrava una fumeria. Povero Ivan, era fantastico su quel suo ragionare attorno alla lingua. Mi manca». Cosa prova? «Le grandi amicizie sono come i ponti: ti permettono di attraversare territori che da solo non ce la faresti. Sono nell'età dei resoconti. Mi guardo indietroe vedo che tipo di traiettoria è stata la mia. Vedo la mia famiglia. Una tribù composta da un centinaio di persone tra figli, nipoti e fratelli. Dopo che è morto Giovanni è come se si sia rotto qualcosa. A volte mi consolo passando un po' di tempo al pianoforte. È stata la mia passione. L'ho studiato. Ma devo ammettere che sono un cane». La musica ha un rapporto con il sacro? «Quando ascolto La passione secondo Matteo di Bach non è possibile non pensare a quella relazione. Ho quattro figli: il terzo insegna pianoforte; altri due diplomati in violino. Illich mi disse che avevo fatto studiare musica ai miei figli come ribellione alla scuola. Non lo so. Però penso che la musica sia un linguaggio universale e c'è un rapporto maestro allievo che altrove si è perso. Sono un pianista fallito. Ma i ricordi con la mia maestra di pianoforte sono stupendi». Avere un passato da ricordare è bello. E il futuro? «Il futuro non è più quello di una volta, il primo a dirlo mi pare fu Valéry. L'eclisse del sacro ha portato all'eclisse delle aspettative.È cresciuta la sofferenza psichica e la tristezza. Resto però un uomo occidentale». Si può ancora avere fiducia nell'Occidente? «Il mondo si disintegra e si ricompone. Bisognerà vedere su quali basi. Se quelle "neoconfuciane" dove ciascuno ha un suo posto fisso, e ho l'impressione che qui si riproducano le caste, oppure se la coscienza individuale ritroverà la forza di progettare una nuova società, con la sua parte di utopia». LE TAPPE LA FAMIGLIA Figlio di Mario, ingegnere, e Enrica, maestra elementare, è terzo di nove fratelli. Romano è stato Presidente del Consiglio, Giovanni, Vittorio, Franco e Giorgio sono stati docenti universitari di matematica, fisica e oncologia LA POLITICA Ciriaco De Mita lo volle responsabile culturale della Democrazia Cristiana, poi scelse di seguire Leoluca Orlando nel movimento La Rete, con cui si candidò nel 08/02/2015 La Repubblica Pag. 52 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 216 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 1992. Un anno dopo si allontanò dal partito in contrasto con Orlando L'UNIVERSITÀ Studi di scienze politiche a Milano, si è perfezionato a Bonn, ha insegnato Storia moderna a Trento, dove è stato rettore e preside, poi a Roma e a Bologna. È stato membro dell'Accademia dei Lincei e presidente della Giunta storica nazionale I SAGGI Tra i fondatori della casa editrice e dell'associazione Il Mulino, ha scritto saggi sul Concilio di Trento, Una storia della giustizia, Il Sovrano Pontefice, Settimo non rubare. Furto e mercato nella storia dell'Occidente (Il Mulino) Foto: DISEGNO DI RICCARDO MANNELLI Foto: LA BIOGRAFIA Paolo Prodi è uno storico e docente universitario italiano, nato a Scandiano il 3 ottobre 1932. Tra i fondatori del Mulino, ha insegnato nelle università di Trento, Roma e Bologna, ed è stato presidente della Giunta Storica Nazionale e membro dell'Accademia Nazionale dei Lincei 09/02/2015 La Repubblica Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) Conti in Svizzera, ecco l'elenco tra re e star anche 7mila italiani GIANLUCA DI FEO LEO SISTI UNSISTEMA opaco, che in alcuni casi ha esplicitamente aiutato i protagonisti dei traffici più biechi e gli evasori fiscali, permettendogli di nascondere capitali colossali nei forzieri svizzeri. Dopo voci e smentite la celebre lista Falciani viene finalmente resa nota: si tratta dell'elenco di quasi 100mila clienti di tutto il mondo che avevano affidato circa cento miliardi di dollari alla banca Hsbc. ALLE PAGINE 12 E 13 UN sistema opaco, che in alcuni casi ha esplicitamente aiutato i protagonisti dei traffici più biechi e gli evasori fiscali, permettendogli di nascondere capitali colossali nei forzieri svizzeri. Dopo voci e smentite la celebre lista Falciani viene finalmente resa nota: si tratta dell'elenco di quasi 100 mila clienti di tutto il mondo che avevano affidato circa cento miliardi di dollari alla banca Hsbc. L'esame del database realizzato dal network di giornalismo Icij, che verrà pubblicato in Italia da l'Espresso , è un atto d'accusa ai metodi più spregiudicati della finanza offshore. Perché tra i correntisti ci sono uomini che si sono arricchiti grazie alle dittature, al commercio di armi e di "diamanti insaguinati", ci sono politici di moltissimi paesi e soprattutto una sterminata lista di imprenditori sospettati di evasione fiscale: solo gli ispettori britannici ne hanno individuati 3600. Solo i cittadini italiani compresi nella lista sono più di settemila, con quasi sei miliardi e mezzo affidati all'istituto fino al 2008. Anche a livello internazionale, moltissimi i nomi noti: dalla top model australiana Elle MacPherson agli attori Christian Slater, John Malkovich e Joan Collins; dal re di Giordania Abdullah II al monarca del Marocco Mohammed VI; dal nobile arabo Bandar Bin Sultan al principe del Bahrain Salman bin Hamad al Khalifa; dai piloti di Formula Uno Fernando Alonsoe Heikki Kovalainen ai cantanti Phil Collins e Tina Turner. L'operazione "Swissleaks" porta la firma del network di Washington International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ): lo stesso team di giornalismo investigativo che ha smascherato i meccanismi usati dal Lussemburgo per concedere tasse ridotte alle società di mezzo mondo, facendo finire sotto accusa il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Junker. Questa volta si tratta invece dei documenti raccolti da Hervé Falciani, un funzionario italo-francese di Hsbc. Nel 2008 la banca svizzera lo ha accusato di avere sottratto le informazioni, ma il suo arresto in Costa Azzurra su richiesta delle autorità svizzere si è trasformato in un clamoroso autogol: Falciani ha collaborato con i magistrati francesi e consegnato gli elenchi dei conti. Materiali analizzati adesso da Icij che per portare avanti le verifiche ha coinvolto più di 140 giornalisti di 45 testate: tra queste Le Monde , Guardian , Bbc , Suddeutsche Zeitung e, per l'Italia, l'Espresso . L'esame dei conti mostra come all'ombra dell'anonimato garantito da Hsbc, politici inglesi, russi, ucraini, indiani, tunisini o egiziani hanno curato affari d'ogni genere. Ci sono numerosi conti di Rami Maklouf, cugino del presidente siriano Bashar al Assad considerato la mente finanziaria del regime di Damasco. Rachid Mohamed Rachid, ministro egiziano del Commercio con l'estero, scappato dal Cairo durante la rivolta contro Mubarak, aveva 31 milioni di dollari. Ingenti i depositi di Gennady Timchenko, miliardario e amico intimo dal presidente russo Vladimir Putin, finito nella lista nera delle sanzioni americane dopo la crisi ucraina. E c'è un deposito perfino riconducibile a Li Xiaolin, figlia dell'ex primo ministro cinese Li Peng che fu protagonista della repressione di piazza Tienammen. Molti i capitoli neri della lista. Include almeno duemila commercianti di pietre preziosi, tra cui alcuni broker che si ritiene abbiamo trafficato quei "diamanti insanguinati" usati per finanziare le guerre africane. In un caso i documenti mostano come i funzionari della banca fossero a conoscenza dei sospetti. Nel file di Emmanuel Shallop, successivamente condannato per questi traffici, annotano: «Abbiamo aperto un conto per lui basato a Dubai... Il cliente è molto cauto attualmente perché sente la pressione delle autorità belghe per le sue attività nelle frodi fiscali sui diamanti». Avevano conti alla Hsbc pure faccendieri accusati di avere fornito armi per i massacri in Liberia e una serie di mediatori coinvolti nelle indagini per il pagamento di tangenti sulle vendite di sistemi bellici sofisticati. Ci sono addirittura depositi intestati agli esponenti di una Ong saudita SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 217 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ARMI E DIAMANTI: SU L'ESPRESSO I SEGRETI DELLA HSBC 09/02/2015 La Repubblica Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 218 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato indicata tra i finanziatori di Al Qeada. I vertici di Hsbc hanno inizialmente intimato al network giornalistico di distruggere tutti i dati. Poi, davanti alla mole di elementi scoperti dai cronisti, l'istituto ha riconosciuto che «la cultura e gli standard dei controlli erano molto più bassi di quanto avviene oggi. La banca ha intrapreso passi significativi per aumentare le verifiche e respingere i clienti che non rispettano i nuovi parametri». Resta però il problema della finanza oscura, che muove i capitali nel mondo per sottrarli ai controlli di ogni tipo. Di fronte alle rivelazioni di Swissleaks, l'economista Thomas Piketty ha sottolineato: «L'industria off-shore è la maggiore minaccia per le nostre istituzioni democratichee per le basi del nostro contratto sociale. L'opacità finanziaria è uno degli elementi chiave delle diseguaglianze». La lista Falciani sui conti di Hsbc 81.458 conti di 106.458 clienti per un totale di 102 miliardi di dollari Belgio 3003 conti 6,2 miliardi Brasile 8660 conti 7miliardi Francia 9198 conti 12,4 miliardi Israele 6571 conti 10 miliardi Italia 7463 conti 7,4 miliardi Libano 2972 conti 4,8 miliardi Paesi Bassi 649 conti 4,6 miliardi Lussemburgo 259 conti 2,8 miliardi Germania 2096 conti 4,4 miliardi Turchia 3105 conti 3,4 miliardi Arabia Saudita 1508 conti 5,8 miliardi Spagna 2688 conti 2,3 miliardi Emirati Arabi Uniti 1124 conti 3,4 miliardi Stati Uniti 4491 conti 13,6 miliardi Venezuela 1138 conti 14,7 miliardi Regno Unito 8828 conti 21,7 miliardi di dollariL'INCHIESTA GIORNALISTI E INVESTIGATORI Le nuove rivelazioni sulla lista Falciani si possono leggere sul sito dell'Espresso, che fa parte del Consorzio internazionale di giornalisti investigativi Icij per cui lavorano un'ottantina di giornalisti appartenenti a trenta testate Russia 704 conti 1,7 miliardi Siria 684 conti 1,2 miliardiI VIP RE, MODELLE E SPORTIVI Tra i correntisti della banca svizzera Hsbc ci sono la supermodella Elle MacPherson, il re del Marocco Mohammed VI, il pilota di Formula Uno, Fernando Alonso (nelle foto dall'alto in basso). I conti rivelati sono circa 100 mila su cui sono depositati circa 100 miliardi di dollari. I clienti italiani sono circa settemila Foto: COLOSSO Hsbc è uno dei più grandi gruppi bancari del mondo. La sua sede è a Londra. I conti rivelati nel 2009 dal tecnico informatico Hervè Falciani sono quelli di circa 100 mila depositi in Svizzera 09/02/2015 La Repubblica Pag. 4 (diffusione:556325, tiratura:710716) Ucraina, la sfida di Kerry "Soluzione diplomatica ma Putin accetti la sovranità di Kiev" CHUCK TODD SEGRETARIO Kerry, alla conferenza di Monaco il vicepresidente Biden ha detto che gli Stati Uniti avrebbero fornito assistenza all'Ucraina. Nelle sue parole c'era un'accusa implicita su ciò che la Russia sta facendo. Quand'è che gli Stati Uniti forniranno più assistenza e artiglieria pesante all'Ucraina? «Non posso dire con precisione ciò che sarà fornito, ma non ho dubbi che all'Ucraina saranno destinati ulteriori aiuti, di natura economica e non solo. Lo facciamo perché ci rendiamo conto che non esiste una soluzione militare. La soluzione è politicae diplomatica, ma il presidente Putin deve accettare un'offerta. Noi siamo impegnati a difendere a qualsiasi costo la sovranità e l'integrità dell'Ucraina». Ritiene che il presidente Putin si stia comportando in maniera razionale? «Non ho intenzione di parlare di carattere. Putin sta lasciando alla comunità globale un'unica alternativa: continuare a imporre nuove sanzioni o fornire ulteriori aiuti all'Ucraina. Mi auguro che a un certo punto si renda conto che non sta solo danneggiando l'ordine mondiale, ma sta anche creando enormi danni alla Russia. Sono convinto del fatto che con il tempo ciò si ritorcerà contro di lui, e contro la Russia. Sta giocando la carta del nazionalismo, ma la gente in definitiva vuole solo vivere una vita migliore». Cambiamo scenario: a che punto sono gli Usa nel cammino verso l'obiettivo di indebolire e in ultima istanza distruggere l'Is? «Siamo sulla buona strada. Ne sono assolutamente convinto. La coalizione è forte e più determinata che mai, in particolare all'indomani dell'uccisione del pilota giordano. Il 22% delle zone popolate in mano all'Is sono già state riprese solo con gli sforzi dell'esercito iracheno, che è stato riaddestrato e messo nelle condizioni di riprendersi alcuni territori. Abbiamo fatto fuori una parte significativa della dirigenza dell'Is. Le loro strutture sono state attaccate e non sono più in grado di comunicare apertamente come prima, né possono più spostarsi in convogli come facevano prima. Rimane ancora molto da fare. Lo abbiamo detto sin dall'inizio: questa è un'operazione che richiede tempo. Ma siamo convinti che tutto si stia muovendo nella giusta direzione». Non tutti concordano sul fatto che gli Usa stiano f a c e n d o abbastanza. Il capo della provincia curda in Iraq, Barzani, ha detto di aver bisogno di maggiori aiuti. Qual è la sua risposta? «La parola chiave non è "velocemente". Barzani ha detto che la situazione con il tempo si risolverà. E noi abbiamo più volte sostenuto che ci vorrà del tempo. Il fatto è che l'esercito iracheno deve essere rimesso in piedi. Per vincere questa guerra occorrono truppe di terra, ed è chiaro che non saranno americane né europee. Saranno truppe irachene. È ciò che gli iracheni vogliono. Tuttavia, non sono ancora pronti a passare all'azione: per loro sarebbe un grave errore muoversi prima di essere pronti. Comprendo dunque l'impazienza di Barzani. I peshmerga si sono dimostrati particolarmente coraggiosi e audaci; noi abbiamo fornito loro enormi quantità di munizioni e armi. I nostri alleati stanno facendo altrettanto». Ma non è stata proprio la pazienza, l'attesa prolungata, a permettere all'Is di affermarsi? È perché non abbiamo reagito con sufficiente prontezza che adesso paghiamo il prezzo? «L'Is è riuscito a prendere piede in Iraq soprattutto perché l'esercito era diventato un'entità settaria e perché purtroppo nelle zone sunnite non vi erano abbastanza persone in grado di tenergli testa. Vi sono dunque molte ragioni per le quali oggi ci troviamo dove ci troviamo. Dobbiamo renderci conto però che sin dal primo istante ci siamo dati da fare per sostenere l'Iraq e mettere insieme una coalizione». Parliamo del nucleare iraniano. Gli Usa vogliono una soluzione "tutto o niente", o esiste anche la possibilità di accettare temporaneamente l'attuale status quo ? «L'unico caso in cui riesco ad immaginare che si possa accettare una proroga dell'attuale status quoè se si stabiliscono i dettagli di un accordo. Se nelle prossime settimane non riusciremoa stabilirei punti fondamentali che devono essere fissati, credo sarà impossibile SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 219 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Stati Uniti L'intervista Parla il segretario di Stato americano "Non crediamo esista una via militare la Russia deve dire sì alla nostra offerta le sue scelte danneggiano l'ordine mondiale" 09/02/2015 La Repubblica Pag. 4 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 220 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato prorogarlo». (Copyright Nbc) LA CRISI CON L'IRAN "Se non arriveremo ad un accordo sulla questione nucleare, non potremo più tollerare lo status quo LA LOTTA ALL'IS "Siamo sulla buona strada però tutti devono sapere che questa è un'operazione che richiede tempo PER SAPERNE DI PIÙ www.nbcnews.com www.cnn.com Foto: IN FUGA A Debaltsevo, Ucraina orientale, i residenti cercano la salvezza scappando con gli autobus Nella foto in basso il segretario di Stato Usa John Kerry 09/02/2015 La Repubblica Pag. 6 (diffusione:556325, tiratura:710716) "Basta con i nominati, servono le preferenze" Finora nelle trattative si è visto solo il modello Verdini. Ora è il momento del confronto fra leader UMBERTO ROSSO ROMA. «Niente capilista bloccati, ma preferenze: è l'unico antidoto vero al populismo. Settanta per cento di candidati eletti con questo sistema, ai partiti al massimo un trenta per cento di nominati». Onorevole Boccia, che fa, torna sul luogo del delitto? Questa proposta, presentata dal senatore Gotor, è stata bocciata in Senato. Anche dal suo partito, il Pd. «Riprendiamola quella discussione, cheè stata strozzata. Perché pensa a tutti gli italiani e non ai destini personali.E perché, dentro il partito, fa sentire tutti a casa». Però per Renzi la legge elettorale è quella uscita dal Senato, esclude modifiche. «Io penso che in cuor suo anche il segretario vorrebbe le preferenze. Una serie di circostanze l'hanno spinto su un'altra strada. Ora magari le circostanze sono cambiate. Renzi sia fermo nel chiedere il rispetto dei tempi ma anche umile nel sapere ascoltare ancora». Il patto del Nazareno si è rotto e quindi si può rimettere mano all'Italicum? «Io dico che finora nelle trattative sulla legge elettorale dall'altra parte del tavolo siè visto solo il modello targato Verdini. Adesso, siccome a quanto pare l'ambasciatore nel suo partito è finito sconfessato, è arrivato il momento di un confronto diretto fra i leader». Si sono aperti nuovi spazi? «Ho l'impressione di sì». A dispetto dei tamburi di guerra, Renzi e Berlusconi a tu per tu per riparlare delle preferenze? «Il segretario del Pd, il leader di Forza Italia, e anche Beppe Grillo. I capi delle tre forze più importanti». Ma quel che teme di più Berlusconi non è proprio un passo indietro sui cento capilista bloccati? «Noi dobbiamo approvare una legge elettorale che durie resista per 50 anni, non cinque. Ora, Berlusconi è uno che conosce bene il consenso diretto, la scelta da parte dei cittadini, quindi le preferenze. Qualsiasi capo partito lungimirante può benissimo accontentarsi di portare a casa il trenta per cento di fedelissimi eletti. E poi, potrebbe essere anche interessato per un'altra ragione». Quale? «Anche su un altro punto si può cambiare l'Italicum. Premio di maggioranza alla lista al primo turno, e va bene, ma se scatta il ballottaggio allora il premio andrebbe allargato anche alle coalizioni apparentate, sul modello dei comuni. E messa così credo che il centrodestra non la veda male». Vuol stravolgere l'Italicum? «No, non va stravolto. Però diciamo la verità: il sistema dei capilista bloccati non è democratico. Nei collegi, pure se non prende nemmeno un voto, il capolista viene sempre eletto, per effetto del quorum nazionale. Risultato: 400 nominati e 250, soprattutto dei partiti più piccoli, nel rodeo delle preferenze». Foto: MINORANZA PD Francesco Boccia deputato democratico SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 221 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'INTERVISTA/FRANCESCO BOCCIA (PD) 09/02/2015 La Repubblica Pag. 8 (diffusione:556325, tiratura:710716) "I numeri ci sono, garantisco io" Tanti amici pronti a venire allo scoperto con l'obiettivo di arrivare alla fine della legislatura TOMMASO CIRIACO ROMA. È come se avvertisse in anticipo ogni movimento, ogni sussulto di Palazzo Madama. Il senatore di Gal Paolo Naccarato non ha dubbi: «Renzi pensi a governare bene e a fare riforme davvero efficaci, che al Senato ci pensiamo noi. Non avrà problemi di numeri». Senatore, lei dice: anche se qualcuno si sfila, il governo andrà avanti comunque. Ma come? «Senta, io vivo al Senato. E posso assicurarle che esiste ormai l'area degli "Stabilizzatori- Orizzonte 2018». C'è chi parla dei nuovi Responsabili. «Qui non c'è nessuno che tratta su nulla. Qui c'è una convergenza spontanea e unilaterale di un nutrito numero di senatori. Sono quelli per i quali viene prima il Paese e poi gli interessi dei partiti». E chi sono questi stabilizzatori? «Al momento giusto si paleseranno. Tanto più aumenteranno i rischi per questo governo sui provvedimenti al Senato, tanto più aumenteranno gli stabilizzatori. Per evitare che la navigazione dell'esecutivo subisca contraccolpi. Renzi tenga solo la barra dritta. L'importante è che faccia riforme, riforme, riforme. Non solo quella elettorale e quella costituzionale». Da dove provengono? «Sono amici appartenenti a tutte le opposizioni. E d'altra parte è normale che chi è in maggioranza veda come fumo negli occhi gli stabilizzatori, perché li spingono verso l'irrilevanza». Intanto piovono su di voi le prime accuse di trasformismo. «Le respingo. Piuttosto mi preoccupano quelli con gli occhi rivolti all'indietro. Siamo in un'altra epoca e loro sono al paleolitico. Ho visto che il mio amico Cicchitto riparla di responsabili. Beh, lui si che se ne intende, visto che all'epoca era capogruppo». Sulle riforme ci sono i numeri anche senza Forza Italia? «Certo. E io metto in conto anche eventuali crisi mistiche di un pezzo del vertice del Ncd. La verità è che ci sono tante prefiche che non si rassegnano all'idea che abbiamo eletto Mattarella». Già ai tempi di Letta consigliò a Berlusconi di evitare strappi. Non le diede ascolto. Stavolta lo farà? «Non credo che Berlusconi abbia rotto con Renzi». Foto: Paolo Naccarato SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 222 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'INTERVISTA/ PAOLO NACCARATO: RIFORME ANCHE SENZA FORZA ITALIA 09/02/2015 La Repubblica Pag. 10 (diffusione:556325, tiratura:710716) "Ristrutturare il debito è giusto, li aiuterò" 'è mai andata la Merkel in Grecia mentre l'economia affondava? Ora c'è la favola della ripresa EUGENIO OCCORSIO ROMA. Il 20 gennaio 1961 nel suo discorso inaugurale, John Kennedy disse: «Nessuno deve negoziare sotto la morsa della paura. E nessuno deve aver paura di negoziare». La frase l'aveva scritta John Kenneth Galbraith, l'economista che di Kennedy fu consigliere. Ce la ripete James Galbraith, che di Kenneth è il figlio ed è anch'egli un economista di primo piano, docente all'università del Texas dove è collega e grande amico di Yanis Varoufakis, neo-ministro delle Finanze greco, con il quale ha scritto il libro "Modesta proposta per uscire dalla crisi dell'euro". «Negli anni '60 si parlava di guerra fredda», dice Galbraith. «Oggi è analogo l'acerrimo confronto sui debiti e la depressione che flagellano un Paese, la Grecia, che non merita di essere messo all'angolo. Dalla Merkel, da Draghi, da Bruxelles, da nessuno». Domani c'è la fiducia a Tsipras. Lei ci sarà? «Sto prendendo l'aereo per Atene. Sarò a fianco di Varoufakis e lo aiuterò a preparare il progetto per il negoziato: vi rendo noto cheè una delle menti più lucide e brillanti dell'economia attuale. Come potevano pretendere,i capi europei, che già avesse pronto il contro-piano se le elezioni sono state convocate in tutta fretta alla fine del 2014? Non è possibile che venga isolato solo perché rompe gli schemi». Quali schemi? «In questi anni abbiamo visto decine di vertici paludati, in cui con reciproco compiacimento i capi dell'Europa prendevano atto della crisi e nominavano qualche comitato con l'impegno di "fare il punto" dopo uno o più mesi. Senza mettere in discussione il mantra reazionario del rientro dal debito quale unica priorità, l'unico modo per uscire dalla crisi. Intanto la Grecia affondava. Ma la signora Merkel c'è andata? Ha visto le condizioni in cui vive, anzi ormai sopravvive, la gente? Sento parlare di ripresa, di risultati conseguiti: ma quale ripresa? Quali risultati? Solo un intervento politico deciso, di rottura, di solidarietà, può restituire dignità all'Europa. Invece appena Tsipras pronuncia la parola "ristrutturazione del debito" che vuol dire allungare i tempi, aspettare la risalita del Pil per restituirli, forse concederne qualcuno nuovo, scatta la tagliola di opposizioni, di minacce, insomma la sindrome della paura. Si devono calmare gli animi per cominciare un negoziato vero. Ho sentito qualche capo europeo esasperato perché ad ogni cambio di governo greco si sentono fare proposte nuove e si deve ricominciare daccapo: scusate, ma allora le elezioni che si fanno a fare? Allora non le facciamo per niente e facciamo governare tutto alla Germania o alla Bce». Propone qualcosa di simile all'intervento statale con cui l'America è uscita dalla recessione? «L'intelligenza di Obama non è stata creare nuovi strumenti bensì valorizzare quelli esistenti: social security, Medicare, Medicaid, sussidi di disoccupazione. Accorgimenti di cui si dotano i Paesi evoluti per affrontare i momenti difficili. Anche in Europa ce n'erano: con l'ossessione dei debiti li state distruggendo tutti». Foto: ECONOMISTA James Galbraith insegna all'università del Texas come Yanis Varoufakis SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 223 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'INTERVISTA/ JAMES GALBRAITH: VAROUFAKIS VIENE ISOLATO PERCHÉ ROMPE GLI SCHEMI 09/02/2015 La Repubblica Pag. 17 (diffusione:556325, tiratura:710716) "Sapevamo tutti cosa stesse accadendo Vedrete: gli indagati aumenteranno" MANCATI CONTROLLI Il nuovo datore non verifica: non ha alcun interesse a farlo FLAMINIA SAVELLI ROMA. Mario (nome di fantasia) è un ex pilota Alitalia che oggi vola per una compagnia aerea degli Emirati Arabi. Eraa conoscenza di quanto facevano i suoi colleghi finiti indagati? «Sapevamo tutti cosa stesse accadendo: molti lo facevano da anni. Sono certo che il numero degli indagati sia molto superiore ai 36 di oggi. E che non siano coinvolti solo i colleghi di Alitalia. Già dal 2009 alcuni piloti cassintegrati avevano cominciato a lavorare fuori dal Paese». Come crede che sia stato possibile eludere i controlli? «Ogni pilota, anche se non operativo, è obbligato a effettuare ore di volo e ad aggiornare i brevetti. Per questo è possibile andare all'estero e passare inosservati. Ma soprattutto, in molti hanno cominciato a svolgere i corsi come insegnanti scegliendo le mete all'estero perché meglio retribuite». Secondo la Guardia di Finanza alcuni sarebbero stati assunti e acquisito svariati benefit... «Il sistema in realtà lo consente, ovviamente dipende dal tipo di contratto di lavoro che può essere concordato anche solo in base alle ore di volo, e dunque alla compagnia estera non interessa verificare. Di fatto,i piloti avrebbero dovuto dichiarare la situazione in Italia». Lei è stato un pilota A l i t a l i a per oltre 15 anni, poi si è trasferito. Come mai? «Quando ho fatto domanda per la nuova compagnia, nel 2013, in Alitalia si parlava già di nuove liste di cassintegrati. Io sarei stato in cima alla lista per anzianità. Ma ho una famiglia, due figli piccoli e non potevo rischiare. L'alternativa era fare come i colleghi finiti nell'indagine della Finanza. Ho preferito andarmene». SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 224 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'INTERVISTA 09/02/2015 La Repubblica Pag. 21 (diffusione:556325, tiratura:710716) OSSERVAZIONI DI TOGLIATTI SUI RAPPORTI CON I PARTITI MARIO PIRANI TRA le nostre carte abbiamo reperito due manoscritti di Togliatti, uno rappresenta delle considerazioni, in forma di domandee risposte, sulla politica dell'allora governo di Unità Nazionale e l'altro è interessante soprattutto dal punto di vista della propaganda del partito e dei suoi rapporti con la direzione del Pci. Chi non è abituato alla lettura degli scritti togliattiani, potrà avere un piccolo spaccato di una visione politica di chi aveva partecipato alla ricostruzione del nostro Paese dopo la guerra. Il primo dei due documenti contiene risposte manoscrittea sei domande su fogli riciclati, dattiloscritti sul retro, firmati in calce e datati Venezia, 14 settembre 1946: Che cosa pensa della crisi ministeriale in corso dopo le dimissioni Corbino? (Corbino era uno dei capi del Partito Liberale allora Ministro del Tesoro, ndr) «Non v'è una vera e propria crisi ministeriale, mi pare. Si tratta di sostituire Corbino, e non mi pare sia poi cosa così difficile». Quale dovrebbe essere secondo il P. C. la politica e l'azione del Ministero del Tesoro? «Applicare il programma del governo, cioè essere disciplinato al governo stesso, e quindi agli interessi di tutto il paese e non a quelli dei gruppi plutocratici che, nella loro visione egoistica esclusiva, tentano con tutti i mezzi di sabotare la ricostruzione nazionale». È favorevole o meno, il P. C., a una unificazione dei dicasteri Finanze e Tesoro? «Nel momento presente no. E non solo per ragioni di equilibrio del gabinetto attuale. Soprattutto perché la concentrazione dei portafogli, oggi, significa chei vari ministri diventano i direttori generali, il contabile generale dello Stato, uomini, cioè che non hanno responsabilità politiche di fronte al paese». Quali gli attuali rapporti col Partito Socialista? «Francamente cattivi. Il patto di unità d'azione, di fatto, da alcuni mesi non funziona. È questa del resto una delle cause per cui le classi lavoratrici hanno visto e vedono diminuire l'efficacia della loro azione». Che cosa pensa sul movimento comunista d'Italia (dissidenti, internazionalisti)? «Alla sommità, qualche piccolo gruppo di sbandati e di provocatori, che non possono giocare nessuna parte nella politica, a patto che i partiti operai sappiano restare uniti e adempiere alla loro funzione di guida delle masse nella lotta per la ricostruzione del Paese». Rapporti con la D. C. sono suscettibili di miglioramento nell'ambito della collaborazione governativa? «Mi pare di sì; ma occorre una cosa: che i dirigenti democristiani liquidino nell'animo loro e nell'ispirazione della loro condotta il preconcetto spirito anticomunista, che avvelena i rapporti tra noi e loro. Non si può stare al governo coi comunisti e in pari tempo pensare che i comunisti sono qualcosa come dei banditi, uomini politici senza fede, antinazionali ecc.O anticomunismo o feconda collaborazione coi comunisti nell'interesse del popolo, ai democristiani la scelta». Nel secondo manoscritto commenta una proposta di propaganda: «A me non piace edè proprio il tipo di propaganda che non mi va. Troppa letteratura, impostazione impressionistica e non di ragionamento logico. Serve per i già convinti che avran voglia di leggerlo, ma ci faran fatica! Chi vorrà farsi un'idea delle cose dovrà andare a cercare gli argomenti col lanternino, in mezzo alla zeppa letteraria, e naturalmente ne ritrarrà la impressione che noi facciamo della letteratura perché abbiamo qualcosa da nascondere. Non capisco perché non si possa scrivere qualcosa di semplice, chiaro, in ordine cronologico, con gli argomenti ben elencati, come in un atto di accusa. Ma queste cose nessuno le sa più fare. Son tutti letterati! Inoltre mi pare sbagliata anche la impostazione. Io non tratterei i fatti come una ritorsione per Spataro (segretario della Dc, ndr.) ad esempio, perché questa impostazione contiene già in sé qualcosa di difensivo. Li tratterei come un attacco della reazione dc alla organizzazione operaia, alla solidarietà ecc. Tutto sommato, farei rifare con altro criterio. P. s. Forse le mie critiche investono un poco tutto il ns. modo di fare la propaganda. Lo riconosco. SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 225 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LINEA DI CONFINE 09/02/2015 La Repubblica Pag. 21 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 226 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La mia aspirazione è che i ns. propagandisti scrivano per la gente semplice. Guardate come sono scritti gli opuscoli dc contro di noi!» La ricostruzione di un Paese in ginocchio e con forti tensioni sociali, il rapporto con gli altri partiti, il governo di unità nazionale, il rapporto con le masse che si rappresentavano, la propaganda, che oggi verrebbe definita "comunicazione" con il Paese, sono temi di nuovo sul tappeto, naturalmente in condizioni storiche e geopolitiche completamente diverse, con soluzioni che oggi devono necessariamente essere differenti e che una generazione nuova è chiamata a interpretare. Sebbene quelle considerazioni facciano parte della preistoria di una parte del panorama politico attuale, gettate su foglietti di carta ingiallita e riciclata da documenti in disuso, ci fanno ragionare sul modo di pensare in politica di un'altra generazione. Si può buttare nel cestino o farne tesoro. 07/02/2015 La Stampa Pag. 2 (diffusione:309253, tiratura:418328) E la diplomazia europea tira il freno "Armare Kiev non è una soluzione" Conferenza sulla sicurezza di Monaco: dialogo con Mosca TONIA MASTROBUONI INVIATA A MONACO L'anno scorso la Conferenza sulla sicurezza di Monaco prestò il suo palcoscenico internazionale all'annuncio della Germania, con la benedizione del presidente della Repubblica Gauck, di volersi «immischiare di più» per usare un'espressione del ministro degli Esteri Steinmeier, abbandonando la tradizionale riluttanza a intervenire nelle crisi militari internazionali. Ma quest'anno, alla responsabile della Difesa von der Leyen è toccato invece il compito di tirare il freno, anche in nome degli alleati europei. Ruolo di primo piano Sulla crisi in Ucraina, la più violenta scoppiata in Europa dalla fine della guerra fredda, la ministra ha puntualizzato che «focalizzarsi solo sulle forniture di armi potrebbe aggiungere benzina al fuoco». Niente soluzioni militari, dunque, e per parte tedesca, ha aggiunto, l'abbandono della vecchia timidezza per un ruolo di primo piano «non vuol dire che guideremo con l'emetto prussiano». Lo stesso compito è toccato al segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, dopo gli annunci dei giorni scorsi su impegno numericamente maggiore per le forze anticrisi Nrf e un'accelerazione dei tempi delle truppe di intervento rapide che potrebbero agire a Est. «La guerra fredda è storia e rimarrà tale», ha detto durante la prima giornata della Conferenza sulla sicurezza. E pur ammettendo che il conflitto in Ucraina «sta peggiorando», Stoltenberg ha gettato ieri acqua sul fuoco: «la Nato non sta cercando uno scontro con la Russia». Anzi, «il nostro obiettivo è includere la Russia, non isolarla». Passi cauti Il motivo è chiaro, spiega una fonte diplomatica: nelle stesse ore in cui prendeva avvio il tradizionale appuntamento di Monaco, la cancelliera Merkel e il presidente francese Hollande erano impegnati nella più delicata missione da mesi, un colloquio a Mosca con Vladimir Putin. E la compattezza con cui anche gli altri partner europei hanno respinto ieri qualsiasi ipotesi di un invio di armi in Ucraina per non irritare i russi, spiega una fonte diplomatica, non amplia neanche troppo il divario con la linea apparentemente più aggressiva degli Stati Uniti, che nei giorni scorsi sembravano pronti all'invio di aiuti militari a Kiev. «Ora sono più cauti» ragiona la fonte. In linea con i partner europei, il responsabile italiano degli Esteri, Gentiloni, ha sottolineato che «bisogna insistere sulla linea del dialogo» e ha ribadito la posizione dell'Italia, contraria all'invio di armi in Ucraina. Qualsiasi soluzione militare «è un azzardo», ha concluso. Gentiloni è impegnato nei giorni monacensi in una decina di incontri bilaterali con i suoi omologhi, il più importante dei quali è quello previsto per oggi con il responsabile degli Esteri russo, Lavrov. Anche la responsabile della Difesa, Pinotti, ha ribadito ieri che occorre raffreddare il clima con Mosca. Ieri sera ha incontrato a cena il collega francese, oggi è previsto un bilaterale con Von der Leyen. Intanto, ieri è emersa anche qualche novità sull'impegno concreto dei tedeschi in Iraq, in particolare sulle armi da 13 milioni di euro che fornirà ai Peshmerga impegnati nei combattimenti contro Isis. E Von der Leyen ha definito le modalità di intervento tedesche «guida dal centro», intendendo che qualsiasi intervento o aiuto militare tedesco nelle zone di crisi sarà sempre e rigorosamente coordinato con i partner europei o della Nato. Foto: Vertice Il segretario Nato Stoltenberg con la ministra von der Leyen SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 227 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Retroscena 07/02/2015 La Stampa Pag. 9 (diffusione:309253, tiratura:418328) Addio "responsabili", con Matteo è l'ora degli "stabilizzatori" E sul programma parte la trattativa riservata con Alfano UGO MAGRI ROMA Renzi si sente forte, e lo è. Aveva un unico tallone d'Achille, rappresentato dai numeri risicati della sua maggioranza a Palazzo Madama. Ma la battaglia su Mattarella ha cambiato la geografia politica del Senato perché, alla prova del fuoco, i nemici se la sono data a gambe prima ancora di combattere, e tanti altri (molti di più) si sono fatti avanti per dare soccorso al vincitore. Se non piace l'immagine, eccone un'altra che circola tra i senatori: se qualcuno lo tradisse, il messia Renzi non resterebbe mai con 11 apostoli in quanto alla porta del Cenacolo ci sarebbe la fila per rimpiazzare Giuda. Ecco la ragione per cui, viene spiegato, i centristi di Area Popolare sono stati costretti a ripiegare su Mattarella che all'inizio non era la loro prima scelta per il Colle. Hanno dovuto cedere quando si sono accorti che, se il premier per vendetta avesse voluto cacciarli dal governo, realmente sarebbe stato in grado di farne a meno. Di qui una ritirata strategica e una ricucitura intelligente, anche sul piano dei rapporti personali, tra il capo dei resistenti Alfano e Renzi. I frutti della pace Si sono immediatamente colti nell'intesa operativa in materia di Giustizia. Ed è notizia di queste ore che, per effetto della ritrovata piena sintonia tra Matteo e Angelino, è stata avviata riservatamente una sorta di verifica programmatica (sebbene Palazzo Chigi non accetterà mai di definirla con un termine così logoro). Entro la prossima settimana Ncd metterà nero su bianco una sorta di agenda contenente le priorità su cui il governo farebbe bene a concentrarsi. A lavorarci sono più d'uno, e il coordinatore nazionale Quagliariello è sicuramente della partita. A sua volta Renzi farà giungere ai centristi alcuni desiderata, vale a dire le materie su cui Ncd in contraccambio dovrà deporre le armi. Non sarà facile individuare i punti di caduta su materie controverse come unioni civili e «jus soli», ma il tentativo verrà sviluppato con spirito generoso da entrambe le parti. Ruote di scorta Pronti a rimpiazzare Alfano, casomai Ncd avesse rotto col premier, c'era una folla di pretendenti. I più chiacchierati sono gli ex-grillini, ben 17 a Palazzo Madama. È su parte di loro che Renzi avrebbe contato in prima battuta. Ma non solo su questi nuovi Responsabili (così si chiamavano gli ascari berlusconiani che puntellarono in Parlamento il governo del Cav nel 2010). Ci sono anche i cosiddetti «Stabilizzatori», un plotoncino di «cani sciolti» da non confondere con i «Ricostruttori» fittiani. Si tratta di 5-6 senatori che non fanno parte della maggioranza, in quanto aderenti a Gal, ma in caso di necessità sarebbero pronti a sostenere il governo. Spiega il loro leader Naccarato: «Si va consolidando in forma spontanea un'area pronta a controbilanciare marosi, beccheggi, rollio e sussulti che Renzi può incontrare nella sua navigazione verso il 2018...». Perfino tra le file «azzurre» c'è una quantità di senatori, stimabili tra i 15 e i 20, pronti a votare per il governo se fosse l'unico modo di evitare le elezioni anticipate. Fanno capo a Verdini, sebbene Denis neghi di tirare le fila perché, spiega chi gli sta vicino, «lui non farebbe mai nulla contro Berlusconi». Loro invece hanno già le valige in mano. Foto: Il governo pronto a essere puntellato anche dagli "stabilizzatori" di Naccarato Foto: Il Ncd Ha dovuto cedere su Mattarella quando i centristi si sono accorti che, se il premier avesse voluto cacciarli dal governo, sarebbe stato in grado di rimpiazzarli Foto: Verifica È stata avviata in modo riservato. Entro la prossima settimana Ncd metterà nero su bianco un'agenda con le loro priorità. E il Pd dirà le sue Foto: Naccarato L'onorevole cossighiano guida una pattuglia di sei pronti a dare una mano a Renzi Foto: Ruotino Renzi ha una folla di pretendenti come ruota di scorta. I più chiacchierati sono senza dubbio gli ex grillini, ben 17 a Palazzo Madama, su cui contare in prima battuta SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 228 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Retroscena 07/02/2015 La Stampa Pag. 9 (diffusione:309253, tiratura:418328) Il premier si cautela dalle richieste della sinistra Pd MARCELLO SORGI Battezzata da Matteo Renzi, l'operazione "responsabili" che ha portato nelle file del Pd otto parlamentari di Scelta civica, procede e promette nuove sorprese. L'ingresso a tutti gli effetti nella maggioranza dei senatori del Gal, il gruppo per le autonomie, oltre a mettere in sicurezza il governo al Senato, potrebbe segnare una tendenza verso nuove adesioni, singole o collettive. Sebbene finora il grosso degli spostamenti sia avvenuto in un'area che già sosteneva l'esecutivo, la possibilità di allargarla a personaggi come l'ex-ministro della Difesa Mauro, dà l'idea della portata della manovra. Mauro infatti qualche mese fa fu sostituito in commissione perchè dal suo voto (contrario) dipendeva il cammino delle riforme. Ma non si tratta solo di mettere in campo forze destinate a sostituire i senatori di Forza Italia, dopo la svolta del partito dell'exCavaliere che ha portato all'annuncio della rottura del patto del Nazareno. Il premier punta a cautelarsi dalle richieste della sinistra Pd di rimettere in discussione la riforma del Senato e la legge elettorale, in nome dell'unità ritrovata sull'elezione di Mattarella. Il metodo del confronto non può essere praticato e dismesso secondo le convenienze, obietta la minoranza Democrat. E Bersani polemicamente si chiede cosa abbiano ottenuto in cambio i transfughi. Renzi ieri è tornato a rivolgersi a Berlusconi, avvertendolo che il governo ha i numeri per portare a termine le riforme. Un discorso fatto a suocera (il leader del centrodestra) perché anche nuora (la minoranza Pd) intenda. Il premier infatti non ha alcuna intenzione di rimettere mano al testo dell'Italicum, che dopo la lunga battaglia al Senato potrebbe essere approvato definitivamente alla Camera se solo fosse votato senza emendarlo, o a quello della riforma del Senato, sul quale si riprende a votare martedì. Sarà un test interessante, se si considera che, pur disponendo a Montecitorio di una maggioranza larga e autonoma, nel precedente passaggio alcuni emendamenti vennero respinti con solo una ventina di voti e con l'aiuto di Forza Italia, che compensava il largo ricorso ai franchi tiratori degli oppositori Democrat. Da Berlusconi per ora non arriva nessun segnale di marcia indietro. L'ex-Cavaliere non ha gradito l'emendamento in materia di tv che comporta un aggravio per le casse di Rai e Mediaset, la nuova formulazione del falso in bilancio e il monito di Renzi sul 20 febbraio, data in cui il governo dovrebbe riformulare il decreto fiscale rinviato dopo le polemiche sulla cosiddetta norma "salva-Silvio". Ma che succederebbe se, malgrado l'Aventino ordinato da Berlusconi, Denis Verdini, l'interlocutore di Renzi dentro Forza Italia, decidesse di staccarsi con un gruppo di parlamentari in difesa del patto del Nazareno? SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 229 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Taccuino 07/02/2015 La Stampa Pag. 9 (diffusione:309253, tiratura:418328) Guerini a Forza Italia "Così rischiate sull'Italicum" "Se si tirano indietro sulle riforme ridiscutiamo tutto" CARLO BERTINI ROMA Anche senza Forza Italia i voti per fare le riforme li abbiamo. Ma se loro si tirassero indietro commetterebbero un errore storico. Anzi due». Quali, onorevole Guerini? « P r i m o : i n t e r ro m p e re i l cammino di riforme che da sempre auspicano, che hanno condiviso fin qui e che potrebbero intestarsi anche loro per gli anni a venire. Secondo: bloccare il superamento delle barriere del ventennio passato che hanno impedito il riconoscimento reciproco tra due schieramenti che hanno perso tempo e delegittimarsi a vicenda». Ce ne sarebbe pure un terzo. Rischiare di perdere i capilista bloccati dell'Italicum che Ber- lusconi fortissimamente vuole. «Questo lo dice lei. Certo, se Forza Italia facesse marcia indietro sulla riforma costituzionale, sarebbe un segnale negativo sul quadro complessivo degli accordi. Ma che vantaggio avrebbero a mettere a rischio l'impianto dell'Italicum così faticosamente costruito insieme? Quando si voterà alla Camera ognuno farà le sue valutazioni con intelligenza e senza emotività». Vi accusano di ricattare Berlusconi sulle tv, ora passate alle minacce sulla legge elettorale? «Nessun ricatto, ci mancherebbe, una cosa sono le riforme, altra sono alcuni provvedimenti di merito su cui non ci deve essere alcun condizionamento: i piani sono del tutto distinti». Del resto pure voi avete i vostri problemi: a non volere i capilista bloccati è la minoranza Pd. «Appunto. Tutto si tiene e quindi invito gli azzurri a fare una riflessione politica, pur s e n z a vo l e r i n ge r i re n e l l e questioni interne ad un altro p a r t i t o. E p e r q u e l c h e r i guarda il Pd, ricordo che l'elezione di Mattarella non è stato un altro capitolo del congresso. Limitiamoci a registrare con piacere il consenso così ampio sul Quirinale, che ci ha permesso di suturare la ferita del 2013: due anni fa il Pd fallì, oggi la sua compattezza è stata decisiva ed è merito dell'iniziativa del segretario in carica». Tradotto: ha vinto Renzi e non Bersani. Torniamo ai numeri: il premier dice che anche senza Forza Italia avete i voti per fare le riforme. È davvero così? E se l'Ncd dovesse perdere pezzi? «Siamo a un punto avanzato della riforma costituzionale su cui c'è ampio consenso e la possiamo approvare in tempi rapidi. Abbiamo i numeri per portarla avanti fino in fondo, ma se quelli di Forza Italia dovessero sottrarsi nell'ultimo miglio, andremo avanti perché è una riforma che serve anche per la credibilità del paese all'estero. Ma io non credo a smottamenti dell'Ncd in Senato, così come a ripensamenti da parte di Forza Italia. Perché tutti hanno a cuore l'interesse del paese, una lunga fase di stabilità di qui al 2018, anche per intercettare la ripresa economica che si profila all'orizzonte». È vero che ci sarebbe comunque un soccorso azzurro di una ventina di "responsabili" vicini a Verdini? «Ripeto: la maggioranza ha i numeri sufficienti in Parlamento per fare le cose che servono al paese». Foto: Scenari «Che vantaggio avrebbero a mettere a rischio l'impianto dell'Italicum?» Foto: Vice segretario Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd Foto: I ricatti «Nessun ricatto I piani tra riforme e singole misure sono del tutto distinti» SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 230 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Intervista 08/02/2015 La Stampa Pag. 1 (diffusione:309253, tiratura:418328) BILL EMMOTT L'Europa si trova di fronte a due trattative importanti ma pericolose: quella tra la Russia, la Germania e la Francia sull'Ucraina, l'altra tra la Grecia e la Germania sul futuro dell'euro. Quale ha maggiori probabilità di successo? Beh, è difficile dirlo. Ma le due trattative condividono una caratteristica comune che può offrire un indizio. Tale caratteristica è che in entrambi i casi le parti opposte nei negoziati hanno iniziato con analisi completamente diverse del problema su cui stanno negoziando. Quando si analizza un problema, o si diagnostica una malattia, in modo opposto è molto difficile concordare una soluzione o una cura. Nell'Ucraina, la Russia di Vladimir Putin vede un Paese che storicamente e culturalmente è stato a lungo parte della Russia, e vede la ribellione che sta sostenendo nell'Est come uno sforzo legittimo per mantenere l'Ucraina e la Russia l'una vicina all'altra. La tedesca Angela Merkel e il francese François Hollande, così come la maggior parte dei loro colleghi dell'Unione europea, vedono invece un Paese sovrano che viene violato dal suo potente vicino di casa, dopo ll precedente dell'annessione della Crimea. Non ci può davvero essere un terreno comune tra queste posizioni. Un cessate il fuoco in Ucraina orientale potrebbe calmare le acque per un po', ma il fatto è che l'Ucraina o è indipendente o non lo è. L'alternativa, che l'America fornisca al governo ucraino un equipaggiamento migliore, così da metterla in grado di fronteggiare i ribelli foraggiati dalla Russia, potrebbe convincere Putin che la battaglia non si può vincere - ma potrebbe anche convincerlo a voler vedere il bluff dell'America e portare a un escalation del conflitto. Cerchiamo quindi di concentrarci su un tema più allegro: il confronto tra il nuovo governo greco la Germania della signora Merkel. In questo caso la negoziazione offre qualche speranza in più. E' vero che le analisi di base delle due parti sui problemi economici della Grecia, e in effetti quelle sulla zona euro nel suo complesso, sono completamente diverse. La Germania vede una malattia causata dal debito greco e per la quale l'austerità è la cura principale. La Grecia vede un debito causato dallo sconsiderato credito tedesco, vede che gli ultimi pacchetti di salvataggio hanno aiutato soprattutto le banche tedesche, e vede l'austerità come causa solo di povertà e non di recupero. Come nel caso dell'Ucraina, non ci può essere via di mezzo tra un creditore che insiste sul fatto che tutti i debiti devono essere pagati per intero, perché condonare i debiti sarebbe immorale e un debitore che dice che l'onere di tali crediti deve essere ridotto, altrimenti le conseguenze saranno, quelle sì, immorali. Il tour delle capitali europee, compresa Berlino, compiuto la settimana scorsa dal nuovo, anticonformista minis t ro d e l l e Fi n a n z e g re co, Yanis Varoufakis, ha chiarito quanto grande sia il divario tra le due parti. Detto questo, c'è una differenza fondamentale tra la politica nazionalista vista nel conflitto ucraino e l'economia nazionalista del caso greco. E' che in economia, e in particolare nelle transazioni finanziarie, c'è più spazio per la creatività. Se le due parti vogliono una soluzione pacifica, in una trattativa economica ci sono abbastanza variabili e dimensioni per rendere possibile un tale accordo. Per la Grecia, due aspetti di quella trattativa potrebbero offrire una via d'uscita - e un anche un modo per far convergere le diverse analisi della Germania e della Grecia. Il primo risiede nel modo di affrontare il peso del debito sovrano della Grecia. Un'ulteriore cancellazione è inaccettabile. Un accordo speciale per la Grecia sarebbe insostenibile tra gli altri membri della zona euro. Quindi, occorre convertire la proposta iniziale della Grecia, di uno scambio di parte del debito in nuovi bond legati alla sua crescita economica, in una regola che può essere applicata non solo alla Grecia, ma a tutti i membri della zona euro, ora e in futuro. Tale norma deve lasciare ai governi l'obbligo di rimborsare i loro debiti, ma con l'opportunità di ridurre l'onere degli interessi annui e del rischio in cambio di condizioni concordate sulla riforma economica interna. Quelle riforme economiche nazionali possono essere inquadrate nel contesto di un'iniziativa a livello europeo per estendere e completare il mercato unico, secondo le linee proposte diversi anni fa da Mario Monti, prima di diventare presidente del Consiglio. Queste riforme interne sono anche la sede per il secondo elemento che può indurre alla speranza. Qui, c'è già un terreno comune nelle analisi tedesca e greca. Syriza, il nuovo partito di governo in Grecia, sarà pure di SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 231 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato I DUE FRONTI DELL'EUROPA 08/02/2015 La Stampa Pag. 1 (diffusione:309253, tiratura:418328) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 232 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato estrema sinistra, ma afferma di voler porre fine al capitalismo clientelare che in Grecia è dominato da oligarchi miliardari e di voler combattere la corruzione e l'evasione fiscale. Questo dovrebbe essere musica per le orecchie tedesche. Il modo migliore per avere sia la competitività che la trasparenza. In altre parole, un mercato unico liberalizzato. Quindi un percorso saggio verso l'accordo potrebbe partire da quel terreno comune. Se le riforme possono essere concordate, trovare modi per rendere il debito abbordabile sarebbe più facile. E può essere attuato come progetto europeo e non solo greco. Una dimostrazione di solidarietà europea è esattamente ciò di cui l'Unione europea ha bisogno. Perché qui sta la ragione ultima per essere più fiduciosi sulla Grecia che sull'Ucraina. L'esistenza del pericolo chiaro e presente di un allargamento della guerra alle frontiere dell'Ue in Ucraina deve rendere tutti gli Stati membri, ma soprattutto la Germania, ansiosi di mantenere l'unità e la solidarietà, e quindi appassionarli a una vera soluzione europea al problema greco. Così, l'irriducibilità della situazione ucraina dovrebbe rendere più facile da affrontare la natura irriducibile della situazione greca. Syriza è un po' troppo amichevole con la Russia per il gusto tedesco. Ma sicuramente lasciar perdere quell'amicizia sarebbe un prezzo che vale la pena pagare. traduzione di Carla Reschia Foto: Illustrazione di Koen Ivens 08/02/2015 La Stampa Pag. 3 (diffusione:309253, tiratura:418328) Così la Nato prova a contenere l'espansionismo militare russo Gli alleati hanno allestito una forza di reazione rapida che a breve arriverà a 30 mila uomini Mosca ha schierato truppe speciali e mezzi corazzati anche in Georgia e Transnistria PAOLO MASTROLILLI INVIATO A NEW YORK Alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza, il vice presidente americano Biden ha detto che «non vogliamo incoraggiare la guerra, ma consentire all'Ucraina di difendersi». Così v o l e v a s p i e ga r e p e r c h é Washington sta considerando di armare Kiev, ed è irritata per i dubbi degli alleati europei sulle sanzioni, che lo stesso Biden aveva definito «inappropriati e fastidiosi» a Bruxelles. Prima di lui, il comandante della Nato Philip Breedlove era stato ancora più esplicito sulla diplomazia: «Se ciò che si sta facendo non produrrà quello che volete ottenere, forse allora tutti gli attrezzi nella nostra borsa dovrebbero essere usati, e i mezzi convenzionali non andrebbero esclusi a priori». Tradotto dal linguaggio ufficiale, gli Usa si preparano alla guerra? Prepararsi al conflitto Il problema va oltre la crisi ucraina, e si capisce leggendo quello che il comandante dello U.S. Army in Europa, Frederick Hodges, ha detto al Wall Street Journal: «Io credo che i russi si stiano mobilitando ora per una guerra che pensano avverrà entro cinque o sei anni. Non dico che cominceranno una guerra in questo lasso di tempo, ma prevedono che alcune cose avverranno, e loro si troveranno coinvolti in un conflitto di qualche genere, di qualche scala, con qualcuno». La chiave della posizione americana probabilmente sta in queste parole. Nella crisi ucraina Washington non vede solo un problema contingente legato a Kiev, che potrebbe essere risolto dalla diplomazia o dal riarmo delle forze governative; ci legge invece un mutamento strategico di lungo termine nelle posizioni di Mosca, che almeno per ora si traduce nella fine dell'approccio collaborativo seguito dal crollo del Muro di Berlino in poi. Putin ha scelto la strada del confronto, del ritorno alle sfere di influenza, e fino a quando sarà al potere bisogna prepararsi al peggio: «L'Europa - ha detto l'ex comandante della Nato Wesley Clark - deve capire che si comporta come Hitler nel 1939». Allora il continente scelse la strategia dell'appeasement, e finì come sappiamo: ora, se si vuole la pace, bisogna come minimo preparare la guerra, sperando naturalmente che nel frattempo le sanzioni economiche, il calo del petrolio e la pressione politica compatta riescano invece a fermare Mosca. Le forze in campo Ma come si presenta la Nato a questo braccio di ferro? Il primo passo è stato fatto con la creazione della nuova forza di reazione rapida, che ha una punta di lancia di 5.000 uomini pronti a schierarsi ovunque in 48 ore, ma arriverà ad avere fino a 30.000 soldati a disposizione, con posti comando e basi in Polonia, Romania, Bulgaria, Estonia, Lettonia e Lituania. In pratica quasi tutto l'ex Patto di Varsavia, più le repubbliche baltiche. Pochi uomini, però, se si considera che l'esercito ucraino punta ad avere circa 250.000 militari, e i ribelli 100.000, con alle spalle gli «omini verdi» di Putin e l'intero apparato russo, che non ha schierato solo le forze speciali Spetsnaz, ma anche i carri armati T-80, i sistemi di difesa aerea, jamming e guerra elettronica. I reparti di Mosca, peraltro, sono già anche in Transnistria e Georgia, e in questo il generale Hodges legge una strategia di espansione che va anche oltre l'Ucraina. L'insicurezza europea Il ministro della Difesa tedesco Ursula von der Leyen ha detto che armare Kiev non serve, perché i ribelli con Mosca alle spalle potranno sempre superare qualunque aiuto offerto ai governativi. Ha ragione nello specifico, ma le sfugge che l'analisi americana ormai va oltre lo specifico: in gioco c'è l'intera sicurezza europea, come ha detto Biden nell'intervista a «La Stampa», e bisogna far capire a Putin che l'Occidente è determinato a difenderla. Non a caso, il ministro degli Esteri Lavrov si è già lamentato che «l'aviazione Usa ha intensificato le sue attività più di quella russa». Hodges infatti si preoccupa delle forze complessive in campo. Gli effettivi dell'esercito Usa sono scesi sotto i 500.000 uomini per la prima volta in dieci anni, e solo 4 alleati Nato rispettano l'impegno ad investire il 2% del Pil nella difesa. Il nuovo trattato Start, firmato a Praga nel 2010, prevede di ridurre le testate nucleari a 1.550, più 700 missili intercontinentali e 800 lanciamissili. Ma mentre il Pentagono ha annunciato la rimozione dei vettori da 50 silos sotterranei, e sta convertendo B -52 e sottomarini nucleari in anticipo rispetto alla scadenza de 2018, Mosca nelle sue esercitazioni «simula gli SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 233 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Retroscena 08/02/2015 La Stampa Pag. 3 (diffusione:309253, tiratura:418328) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 234 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato attacchi atomici contro le capitali occidentali». Roba da Guerra fredda. 5000 uomini La nuova forza di intervento rapido che la Nato sta organizzando 2% Pil Solo 4 Paesi della Nato rispettano l'impegno a investire il 2% del Pil in difesa 78 miliardi Le spese militari in dollari che la Russia ha sostenuto nel 2014 La cifra corrisponde a circa il 3,5 per cento del Pil 870 miliardi Sempre di dollari stanziati dalla Nato La maggior parte, quasi 700 miliardi, sono però le spese dei soli Stati Uniti Le forze in campo NATO RUSSIA 1.685.810 5.421 10.409 1.837 845.000 2.550 5.436 1.389 Spagna 136.000 324 173 12 ITALIA 181.000 320 234 18 26.500 68 30 14 15.850 68 30 20 71.400 899 437 69 31.300 311 80 42 Turchia Ungheria Slovacchia Romania Bulgaria 510.600 7.822 2.504 352 80.000 270 180 90 380 140 19 Forze russe al confine con l'Ucraina Foto: A Donetsk Un miliziano filorusso si appresta ad armare un tank Foto: DOMINIQUE FAGET /AFP 08/02/2015 La Stampa Pag. 13 (diffusione:309253, tiratura:418328) "Bene le riforme, l'Italia crescerà" Visco: nelle Popolari meno gruppi di potere, col piano Draghi il Pil salirà oltre lo 0,5% FRANCESCO SPINI MILANO La decisione della Bce di procedere all'acquisto di titoli di Stato avrà un effetto sul Pil di oltre un punto percentuale nel biennio 2015-2016. Di conseguenza la crescita italiana ora è «valutabile al di sopra dello 0,5% quest'anno e dell'1,5% il prossimo» contro gli 0,4% e 1,2% indicati in precedenza, annuncia il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, nella cornice del congresso Assiom Forex di Milano. Qui spiega che l'impegno di Via Nazionale nell'acquisto di titoli di Stato italiani dovrebbe essere «dell'ordine di 130 miliardi». Non solo Bce. In occasione dell'incontro con la comunità finanziaria, l'inquilino di Via Nazionale promuove l'azione del governo Renzi, dà l'imprimatur alla riforma delle banche popolari e dice di sì alla «bad bank» a cui sta lavorando il ministero dell'Economia a stretto contatto con Palazzo Koch. Criminalità intollerabile Visco sa bene che le misure di politica monetaria non bastano a «consolidare e rafforzare i segnali di ripresa». Ma a suo giudizio «nell'insieme le misure sinora introdotte vanno nella giusta direzione», a cominciare dalle nuove norme sul lavoro. In un contesto economico ancora non facile, chiede impegno per «una migliore qualità dell'offerta formativa» per i giovani in quanto «la dotazione di capitale umano in Italia è bassa nel confronto internazionale». E segnala come «l'intrusione della corruzione e della criminalità organizzata nel tessuto economico e sociale» rimanga «su livelli intollerabili». «Spazi per aggregazioni» Per le banche auspica «strutture di costo più snelle» e segnala «spazi per aggregazioni» per «razionalizzare le strutture organizzative» e «innovare i processi produttivi e distributivi». Quando affronta il capitolo Popolari non accoglie obiezioni alla trasformazione in Spa delle maggiori. La riforma, spiega, «risponde a esigenze da tempo segnalate da noi, dall'Fmi e dalla Commissione Ue e rese ora più pressanti dal passaggio al sistema di vigilanza unica». La Spa, dice «accresce la capacità di ricorso al mercato dei capitali», una «più ampia partecipazione dei soci in assemblea riduce il rischio di concentrazioni di potere in capo a gruppi organizzati di soci minoritari». E ci sono maggiori incentivi «al controllo sull'operato degli amministratori». Insomma, la riforma risponde a un adeguamento al nuovo quadro internazionale, come ha detto il ministro Padoan, e ciò, spiega Visco, «non vuol dire soccombere a un non meglio definito capitale straniero» ma «accrescere la capacità produttiva, organizzativa e patrimoniale» in un contesto più ampio. Restano le Bcc le loro «debolezze» che derivano «dalla dimensione» e «dalla concentrazione, a volte eccessiva, dei rischi di credito». Preferibile, anche qui, un «maggior grado di integrazione». La bad bank di Stato Sui crediti che le banche faticano a riscuotere, Visco dà l'ok all'ipotesi bad bank. Sì all'intervento diretto dello Stato «nel rispetto della disciplina europea sulla concorrenza» con «il pieno coinvolgimento delle banche nei costi dell'operazione e un'adeguata remunerazione del sostegno pubblico». Auspica «opportune agevolazioni fiscali o la prestazione di garanzie pubbliche sulle attività» che derivano dalla vendita dei prestiti in sofferenza. Questo per alleviare il pesante fardello che le banche si sono caricate con la crisi e ridare fiato al credito per famiglie e imprese. ALLARME CORRUZIONE Come la criminalità rimane su livelli intollerabili, attraverso la giustizia bisogna garantire più legalità REGOLE E CREDITO Per non ostacolare la ripresa occorrerà calibrare con cautela le richieste di aumentare le dotazioni di capitale Ignazio Visco Governatore della Banca d'Italia Foto: Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 235 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ECONOMIA &FINANZA /IL GOVERNATORE DI BANCA D'ITALIA AL FOREX: SÌ ALL'INTERVENTO DELLO STATO PER I CREDITI DETERIORATI DELLE BANCHE 08/02/2015 La Stampa Pag. 20 (diffusione:309253, tiratura:418328) "La mia rivista per far sentire le voci del tempo" Alain Elkann Otto anni fa lei ha dato vita a una nuova riv i s t a , « La pham's Quarterly». Di che cosa tratta? «Di storia ma abbraccia le arti: poesia, romanzi, quadri, sculture, architettura. E' tutto patrimonio storico. Sono d'accordo con Faulkner, "il passato non è mai morto. Non è nemmeno passato". Credo che la storia sia una risorsa preziosa, da cui abbiamo un'infinità di cose da imparare. Ecco un'altra citazione, da Goethe: "Colui che non può contare su 3000 anni si trova a vivere alla giornata"». Ogni numero ha un argomento? «Sì. Guerra, religione, stranieri, memoria, politica, giovani, morte; e per ogni soggetto facciamo riferimento ai grandi libri. Se stiamo parlando di politica citiamo Cicerone, Platone, Tucidide, Jefferson, Napoleone, Hitler. Portiamo le voci del tempo». Di che cosa parla il prossimo numero? «Filantropia, nel numero estivo. In autunno, la moda. Scegliamo a seconda di quello che sembra interessante al momento. Il denaro, l'ambiente, la giustizia...». Chi sono i vostri lettori? «Due tipi: quelli oltre i cinquant'anni, che vorrebbero aver prestato più attenzione a scuola, e i ventenni che sentono di non avere alcun contesto stabile, perché Internet e la tv vanno troppo in fretta: la storia dà loro un contesto». Lei è uno scrittore, è stato per molti anni direttore di «Harper's». Come è cambiata la sua vita? «Parecchio. C'è stata la rivoluzione informatica, il passaggio dalla parola stampata all'immagine elettronica. Sono migliorato come scrittore grazie alla pratica. Ogni mese per 30 anni ho scritto un articolo. Ma mi trovo anche sempre più in disaccordo con lo spirito dei tempi. Sono cambiati i mezzi di comunicazione e anche la struttura del pensiero politico». In che senso? «Nella repubblica americana dei padri fondatori c'erano 3 milioni di persone. Chi aveva diritto di voto era alfabetizzato, sapeva leggere e scrivere. L'idea di democrazia implica l'alfabetizzazione. Oggi siamo 320 milioni di persone, di cui 60 analfabeti. Sanno leggere un menu e un segnale stradale, ma non sanno costruire un pensiero. Così la politica è fatta di gesti, frasi a effetto, tv, slogan. Non può essere portatrice di idee complesse che in tv non funzionano: la struttura del pensiero è diventata cultura della celebrità, per essere visti, non ascoltati. È la "bella figura". C'è molta meno libertà rispetto a cinquant'anni fa». Perché? «Dagli anni 80 il paese è diviso in una nazione di ricchi e in una di poveri: è un'oligarchia commerciale. I ricchi sono sempre più spaventati. Della morte, dei poveri, degli stranieri, dei terroristi, delle malattie. I governi degli ultimi 40 anni hanno fatto del loro meglio per instillarci la paura. Ora la gente ha paura di dire quel che pensa, paura di sfidare, paura di contraddire. Non importa per chi votano. Oggi vota solo il 50%, sanno che il voto non ha senso». Non ne ha del tutto? «Se nel 2000 fosse stato eletto presidente Gore, forse nel 2003 non avremmo invaso l'Iraq, che è stata una stupidaggine assoluta. Ma certo chiunque venga eletto, democratico o repubblicano sarà assoggettato, apparterrà alle aziende, alle banche, all'apparato militare industriale». Che pensa dell'America di oggi? «Stiamo cercando di tenerci su, di far finta che l'idea democratica sia ancora viva in America. Non è così. Ci stiamo raccontando troppe bugie. La nostra letteratura è la pubblicità, le due principali forme di espressione sono la predica e lo spot». E quindi il «Lapham's Quarterly» è una rivista pessimista? «A lungo termine non sono pessimista. A lungo termine la storia porta al cambiamento. Nulla rimane uguale». La gente non avrà più paura? «Forse troverà un'idea che darà coraggio. Per 2000 anni ha trovato il coraggio nella Chiesa cristiana». Lo troveranno nell'Islam? «Non lo conosco abbastanza. So che la fede nel capitalismo non va bene. E' finito, così com'è finito il marxismo. Sia il marxismo, sia il capitalismo hanno promesso il paradiso in Terra. Il paradiso in Terra non esiste». Che dire della violenza che dilaga? «È la perdita di un'idea migliore, il risultato dell'ignoranza e della paura. Ci vuole un rapporto più costruttivo tra uomo e natura. L'idea di crescita infinita su un pianeta che ha risorse limitate è assurda. Abbiamo bisogno di una nuova filosofia, da cui le persone possano trarre coraggio, significato e fede. Il leader più significativo oggi è il Papa. Ascoltare Obama, Cameron, Putin, Merkel, Netanyahu è una perdita di tempo. L'ultimo politico che ho davvero ammirato è stato Vaclav Havel». Qual è il suo ruolo come scrittore e quello di una rivista come la sua? «Il mio ruolo è rovistare tra le macerie della storia e trovare un'idea, la fenice nella cenere: ho fiducia SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 236 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA Domenica con Lewis H. Lapham Giornalista e scrittore 08/02/2015 La Stampa Pag. 20 (diffusione:309253, tiratura:418328) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 237 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato nell'immaginazione umana, è in grado di trovare la scintilla. C'è un bellissimo libro di Stephen Greenblatt sul Rinascimento, parla della scoperta del De Rerum Natura di Lucrezio scritto nel I secolo a C e poi riscoperto nel XIV secolo da un collezionista di libri italiano. È uno dei primi documenti che dà origine al Rinascimento italiano. Io non l'ho trovata, ma penso che la nuova idea verrà fuori della storia; ecco perché la rivista se ne occupa». traduzione di Carla Reschia Foto: NEVILLE ELDER/CORBIS 09/02/2015 La Stampa Pag. 1 (diffusione:309253, tiratura:418328) "Italicum, non si torna indietro" FRANCESCA SCHIANCHI Le critiche di Fi mi fanno sorridere: hanno votato e scritto le riforme con noi Mi auguro che nel Pd ci sia senso di responsabilità: i numeri non mi preoccupano A PAGINA 7 Una settimana di sedute a ritmo serrato per tentare di chiudere la riforma costituzionale alla Camera. Poi verrà la volta della legge elettorale, su cui «non si torna indietro»: il testo del Senato è «buono ed efficace», va approvato definitivamente a Montecitorio così com'è, «spero entro l'estate». Un cronoprogramma da portare avanti senza timori per i numeri: «Mi auguro che Forza Italia torni sui suoi passi, ma se così non fosse, noi comunque non ci fermeremo: i numeri li abbiamo e andiamo avanti», fa sapere il ministro delle riforme Maria Elena Boschi. Ministro, la legge costituzionale riuscite a chiuderla in seconda lettura entro sabato? «Ci proviamo. Abbiamo chiesto e ottenuto un calendario impegnativo - tutti i giorni dalle 9 alle 23 - perché è importante dare il segnale che le riforme restano la priorità, e a chi parla di forzature antidemocratiche ricordo che lavorare tutti i giorni non è più di quello che fanno gli italiani. Noi ci proviamo, ma molto dipende dall'atteggiamento delle opposizioni, se faranno ostruzionismo o meno». Si vedrà anche cosa farà Forza Italia, se deciderà di non sostenere più la riforma... «Mi auguro che Forza Italia torni sui suoi passi, ma se così non fosse, noi comunque non ci fermeremo. Non siamo preoccupati per i numeri: lo dimostra il fatto che abbiamo chiesto subito di ripartire con le riforme. Con Fi in questo anno abbiamo fatto un lavoro serio, è strano che ora improvvisamente si mettano a criticare riforme che hanno votato e collaborato a scrivere». Berlusconi parla di rischio di una deriva autoritaria. «E' una critica che respingo al mittente, ma che mi fa sorridere. Credo che Forza Italia debba preoccuparsi più di evitare la propria deriva, il naufragio del partito». Ma il patto del Nazareno è rotto definitivamente? «Se è rotto, lo ha rotto Forza Italia. Fin dall'inizio era chiaro che riguardava solo la legge elettorale e le riforme costituzionali, e il Pd lo ha rispettato. Rompere perché abbiamo eletto una persona perbene come Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica mi dispiacerebbe per Forza Italia». Se Fi si tira indietro sulle riforme, potreste minacciare di cambiare i capilista bloccati cari a Berlusconi? «Non si tratta di minacciare nessuno. Abbiamo fatto la legge elettorale con loro: ora, se vogliono continuare a contribuire, bene, altrimenti noi andiamo avanti lo stesso. L'Italicum non si cambia più, non si torna indietro. Il testo del Senato è buono ed efficace e rilanciare sempre significa farla fallire». Darà un dispiacere a chi, come il deputato della mino- ranza Damiano, già chiede di cambiare i capilista. «Mi dispiace, ma ne abbiamo parlato a lungo e abbiamo accolto molte modifiche della minoranza. Non siamo stati sordi alle richieste, ma ora se si fanno altre modifiche alla Camera significa ricominciare, e questo non è serio. Spero che riusciremo ad approvarla definitivamente entro l'estate». Ma come fate se vengono meno i voti di Fi? «Non voglio sottovalutare il contributo politico di Fi, ma noi abbiamo contato su quei voti perché c'era un accordo. Li abbiamo coinvolti, come abbiamo cercato di coinvolgere tutte le opposizioni, incluso il M5S, perché riteniamo sia il metodo giusto per scrivere le regole, non per calcoli numerici». Ma in qualche occasione sono stati numericamente fondamentali. «La maggioranza è autosufficiente come ha dimostrato su tante altre leggi che Forza Italia non ha votato, come il Jobs act per esempio. Sui loro numeri ci abbiamo contato perché c'era un accordo: se non dovesse più esserci, la maggioranza sarà ancora più responsabilizzata, soprattutto al Senato». E' un messaggio per la minoranza del Pd? «Con l'elezione del presidente della Repubblica abbiamo saputo trovare una grande compattezza, e non era scontato. Mi auguro che in tutto il Pd ci sia un forte senso di responsabilità perché stiamo facendo riforme serie e importanti. Ma non sono preoccupata per i numeri». Non è preoccupata perché, come vi accusano, state cercando di fare campagna acquisti? «Ricordo che i senatori di Scelta civica passati al Pd non hanno cambiato schieramento. Continuano a votare la fiducia. Personalmente, ho il massimo rispetto per chi crede ancora in Scelta civica, ma c'è chi vuole partecipare al cantiere del più grande partito europeo, il Pd, ed è nostro dovere accoglierlo». Si parla però anche di un vostro dialogo aperto con vari esponenti dell'opposizione in Senato. «Il dialogo c'è sempre con tutti. E ci sono SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 238 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA AL MINISTRO BOSCHI 09/02/2015 La Stampa Pag. 1 (diffusione:309253, tiratura:418328) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 239 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato momenti importanti, come l'elezione del capo dello Stato o le riforme, in cui sarebbe meglio avere una maggioranza più ampia. Se in altre forze - nel gruppo misto dove convivono sensibilità molto diverse, o tra gli ex M5S - ci saranno persone che si sentiranno di appoggiare le riforme non ci vedo niente di strano. Ma di certo noi non facciamo campagna acquisti. Alla fine comunque decideranno gli italiani con il referendum, e già pregusto il momento in cui Berlusconi, Salvini, Brunetta e Grillo faranno campagna elettorale insieme contro questa riforma. E sarà interessante capire da che parte stanno gli italiani». Il calendario serrato delle sedute una forzatura antidemocratica? Ricordo che lavorare tutti i giorni è quello che fanno tutti gli italiani Rompere perché abbiamo eletto una persona perbene come Sergio Mattarella al Quirinale mi dispiacerebbe per Forza Italia Mi auguro che in tutto il Pd ci sia un forte senso di responsabilità perché stiamo facendo riforme serie e importanti. Ma non sono preoccupata per i numeri Maria Elena Boschi Ministro delle Riforme 14 ore Tour de force per la legge costituzionale: in aula si lavora dalle 9 alle 23 esponenti A passare da Scelta Civica al Pd 5 senatori, 2 deputati e un vice ministro Foto: Risoluta Il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi ribadisce la linea del governo: il cammino delle riforme non si può interrompere LUIGI MISTRULLI /EMBLEMA 09/02/2015 La Stampa Pag. 2 (diffusione:309253, tiratura:418328) Nel Nord-Est vince il campanilismo Tutti contro le nozze fra le Popolari Veneto Banca e Vicenza a rischio scalata dopo il decreto Renzi ALESSANDRO BARBERA INVIATO A VICENZA Guido Piovene raccontava la sua Vicenza come «una piccola Roma, un'invenzione scenografica, dalla cultura svaporante in capriccio e dalla vanità patrizia d'un gruppo di signori di media potenza». Piazza dei Signori ha la stessa immutabile bellezza di quello che nel Medioevo era il mercato cittadino. Uno dei pochi segni di modernità sono le insegne di una filiale di Veneto Banca, aperta da pochi mesi fra la Basilica Palladiana e il palazzo del Monte di Pietà. Veneto Banca non è di Vicenza, e a dispetto del nome è ancora una popolare, una di quelle in cui ogni socio ha un voto. Non è quotata in Borsa, e secondo il decreto Renzi dovrà trasformarsi in società per azioni entro 18 mesi. All'ultima assemblea, lo scorso aprile, c'è voluta una tensostruttura montata in un campo di Montebelluna, non lontano dalla sede. Partecipano più di seimila soci, fra i quali Roberto Bettega. Il momento è delicato: due ispezioni della Banca d'Italia e della Consob avevano fatto emergere «carenze del governo societario e nei controlli interni», carenze «nella capacità di reddito e dei livelli patrimoniali». Quell'assemblea decide l'azzeramento del consiglio e il ridimensionamento a direttore generale di Vincenzo Consoli, l'uomo che con piglio decisionista aveva trasformato la piccola popolare in una banca così grande da rientrare fra quelle vigilate direttamente dalla Banca centrale europea. La Banca d'Italia invita i vertici a valutare la fusione con l'altra popolare veneta non quotata, quella di Vicenza. Fra Natale e Capodanno del 2014 si riuniscono per discuterne con il presidente Gianni Zonin. È già il secondo tentativo. La riunione va male. Veneto è in difficoltà, non abbastanza da accettare quella che a Montebelluna giudicano una resa incondizionata ai rivali vicentini. «Mentre in Lombardia nascevano campioni europei, quella delle banche del Nord est è una storia di litigi e di occasioni perse», racconta Maurizio Sacconi. Cattolica assicurazioni, Antonveneta, Cassamarca, le Casse di risparmio di Padova, Rovigo, Venezia, la Popolare di Marostica sono tutte state assorbite da altri gruppi. All'appello ne mancano tre: oltre a Vicenza e Veneto, la Popolare di Verona. Se quest'ultima è già quotata e con un modello di gestione simile ad una società di capitali, le altre due devono iniziare da zero, o quasi. Se domani si trasformassero in società per azioni, non ci sarebbe nessun 44 miliardi Sono gli attivi della Popolare di Vicenza, quinta banca del Paese 35 miliardi Sono gli attivi della Veneto banca di Montebelluna, sesta banca italiana Il buon senso vorrebbe che almeno due banche venete decidessero di fondersi Giorgio Santini Senatore per il Veneto del Partito democratico Sul risiko delle Popolari ci vuole un atterraggio morbido per evitare devastanti conseguenze sociali Luca Zaia Presidente della Regione Veneto 334 miliardi Il totale degli impieghi delle 36 banche popolari censite da Mediobanca SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 240 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Reportage 09/02/2015 La Stampa Pag. 3 (diffusione:309253, tiratura:418328) Padoan incassa l'ok Ue Il piano salva-banche farà ripartire i prestiti Il governo accelera sulla legge per la "Bad bank di sistema" FABIO MARTINI ROMA In politica ci sono parole che si pensano, ma non si dicono. Matteo Renzi conosce la regola e continua a ripetere che ci sono «segnali di ripresa» economica, ma sta attentissimo a scandire l'espressione "proibita": non parla mai di «svolta» già in atto. Espressione ottimistica che, declamata anticipatamente, potrebbe avere un effetto-boomerang: effetto che non ha portato bene a personalità dal lessico misuratissimo. Come Mario Monti: nel luglio 2012 vide «una luce in fondo al tunnel», che poi non si è mai accesa. Per una volta Renzi sta col freno tirato, ma in questi giorni ha metabolizzato l' opportunità che si è aperta: una volta stabilizzato il quadro politico con l'elezione del Capo dello Stato, se ora davvero arrivasse la ripresa, a quel punto il suo governo potrebbe aprire le vele. Renzi ovviamente spera in una ripartenza forte del sistema-Paese. E infatti non perde occasione per iniettare robuste dosi di ottimismo della volontà, come ha fatto anche due giorni fa, chiudendo a Milano la kermesse sull'Expo ed elencando tutti i fattori che nelle ultime settimane stanno creando i presupposti di una svolta: cambio euro-dollaro, costo del petrolio, maggiori opportunità nelle regole europee, jobs act, segnali nella produzione industriale. Ma Renzi stesso e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan hanno capito che quei segmenti non bastano. Spostano decimali, non punti pieni di Pil. E dunque urge un catalizzatore-moltiplicatore di quei segnali. E lo hanno individuato in un provvedimento battezzato "Bad bank di sistema", in sostanza una leggina che consenta alle banche la radicale cancellazione dei crediti palesemente deteriorati, oramai inesigibili. Un fardello sul portafoglio prestiti, già oggi enorme, (ammonta a 181 miliardi di euro) e che continua a paralizzare la propensione ad erogare nuovi prestiti. Di fatto ingolfando le potenzialità di ripresa. La settimana scorsa Padoan è andato a Bruxelles per verificare se una legge di quel tipo, potesse essere interpretata come un aiuto di Stato mascherato e perciò vietato. Missione delicata. Il ministro ha interpellato il commissario agli Affari economici, il francese Pierre Moscovici; il vicepresidente della Commissione europea con delega all'Euro, il lettone Valdis Dombrovskis e il commissario alla Concorrenza, la danese Margrethe Vestager. La "notizia" è questa: i tre commissari, sia pure con alcune perplessità, non hanno opposto pregiudiziali. Ora il provvedimento sulla bad bank è nei "cantieri" del ministero dell'Economia, come ammette Padoan: «Ci stiamo lavorando». Ma soprattutto due giorni fa, intervenendo al congresso della Assiom Forex, è stato il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco a dare la sua autorevole e a questo punto decisiva benedizione all'operazione "Bad bank". Definendola «cruciale». Auspicando un «coinvolgimento delle banche nei costi dell'operazione», ma anche la «garanzia di remunerazioni adeguate» al sostegno pubblico. In altre parole, lo Stato aiuta le banche a liberarsi dei propri fardelli ma chiede la restituzione di quei prestiti. Una soluzione che eluderebbe l'accusa di «aiuto di Stato» e soprattutto - e su questo Renzi è sensibile - sgonfierebbe le contestazioni sull'ennesimo "regalo" alle banche. Il provvedimento richiederà ancora qualche settimana ma sugli effetti di sistema che avrebbe, il viceministro Enrico Morando, l'unico politico all'Economia, non ha dubbi: «E' vero il premier non ha messo le fanfare nell'annunciare la svolta e fa bene, perché sa che per avere più posti di lavoro, serve un'impresa più forte. In un sistema bancocentrico come il nostro, ripresa vera ci sarà quando si potrà riaprire il rubinetto del credito. Poiché l'eccesso di sofferenze non è risolto dal pur fondamentale Qe della Bce, i segnali di ripresa diventeranno certezze, proprio quando il provvedimento della "Bad bank" dispiegherà i suoi effetti». Segnali di ottimismo 1140 miliardi È il valore del piano della Bce che acquisterà titoli di Stato (60 miliardi di acquisti al mese) per cercare di rilanciare la ripresa 1,13 euro/dollaro Il forte calo della moneta unica dovrebbe dare ossigeno alle esportazioni delle nostre imprese SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 241 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Retroscena 09/02/2015 La Stampa Pag. 3 (diffusione:309253, tiratura:418328) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 242 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 51,69 dollaro/barile La discesa del prezzo del petrolio abbasserà la bolletta energetica dell'Italia di circa 20 miliardi Così le banche 200 150 100 50 83 75,6 84,8 149,6 179,3 nov. 2014 /nov 2013 -1,6% +3,5% -1,4% -0,4% 181,0 dic 2014 /dic 2013 -1,6% +3,6% -1,8% +0,1% Sofferenze lorde novembre '13 9,1% agosto 2014 ottobre '14 Variazioni - LA STAMPA miliardi di euro 7,8% novembre 2013 Attività di dicembre (miliardi di euro) 1.701 1.258,3 1.820,6 1.417,5 9,5% novembre 2014 novembre '14 Sofferenze lorde/ impieghi * Sofferenze nette (senza svalutazioni) Fonte: Abi - *2,8% a fine 2007 Raccolta Depositi Impieghi (privati e P.A.) Prestiti a famiglie e imprese non finanziarie Foto: Da sinistra il premier Matteo Renzi col ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan 09/02/2015 La Stampa Pag. 17 (diffusione:309253, tiratura:418328) Comprare casa, è il momento buono Tasse e spese, gli errori da evitare I rischi: calcolare male imposte e costi. Attenzione a non sforare il budget a disposizione SANDRA RICCIO Comprare casa è il principale investimento nella vita della maggior parte degli italiani. Oggi l'acquisto è diventato più accessibile. Questo perché i prezzi degli immobili sono scesi e i tassi dei mutui sono finalmente ai minimi. Un'occasione da non perdere. A patto però di non commettere errori. Questione di timing Innanzitutto va detto che oggi i tassi sui mutui sono di nuovo a livelli minimi con il variabile sotto all'1,6% e il fisso intorno al 3%. Un buon livello che però potrebbe calare ancora nei prossimi mesi. Occorre quindi farsi bene i conti e capire se è il caso di aspettare ancora. Le spese accessorie E' questo uno degli sbagli più frequenti che commette chi compra casa. Non sembra ma tante volte la complessità dell'operazione di compravendita fa perdere di vista quei particolari che possono sembrare solo dettagli ma che finiscono con il pesare sul conto finale. Sono le tante spese legate ad un immobile, da quelle condominiali agli interventi straordinari sul palazzo. Se gli interventi sono già stati deliberati dall'assemblea L'assegno finale lo dovrà staccare chi ha appena acquistato, Si tratta quindi sempre di verificare se il palazzo ha stabilito interventi importanti. Occhio al Fisco Al prezzo finale dell'immobile va sempre aggiunto un 10% di costi aggiuntivi legati alle imposte catastali, all'iva o all'imposta di registro. Meglio eccedere nel calcolo della somma necessaria. Le ristrutturazioni Tante volte chi compra casa non mette in conto i costi per la ristrutturazione o i tanti costi inattesi che si possono presentare. Per esempio gli impianti elettrici e idraulici tante volte possono essere sottodimensionati o usurati e chi acquista se ne accorge solo a operazione avvenuta. Vale lo stesso per l'isolamento termico o acustico. Una soluzione può essere quella di guardare alla data di costruzione dell'immobile o meglio ancora indagare su eventuali problemi interrogando i vicini. Sconti, non tirare la corda Le trattative in genere portano sempre a una riduzione sul prezzo iniziale che si ferma al 1015% circa. Tentare di ottenere molto di più può far sfumare l'affare, soprattutto se la casa è appena stata messa in vendita. Impegni troppo pesanti Chi acquista con il mutuo deve ragionare bene sul reale budget che ha a disposizione e sui futuri impegni finanziari che potrebbero riguardare l'intero nucleo familiare. In questo conteggio rientra anche la decisione sul tipo di tasso sul mutuo. «Il variabile oggi è molto basso e parte dall'1,6% vale a dire un punto e mezzo in meno del fisso che è al 3% - spiega Roberto Anedda, Direttore Marketing Mutuionline -. Il tasso fisso costa quindi un po' di più ma offre la garanzia di una rata costante e certa per tutta la durata del finanziamento». Nel caso la scelta vada sul variabile è sempre meglio mettere da parte ogni mese una quota che corrisponda a metà della rata in modo da avere le spalle protette in caso di imprevisti rialzi repentini dei tassi. E' bene poi mai fermarsi alla prima proposta di mutuo ma confrontare le varie banche sul mercato. I costi sul mutuo Sono voci di cui molte volte le famiglie non sono nemmeno a conoscenza e che possono far salire il costo finale. E' il caso delle polizze vita sui finanziamenti. Arrivano a valere diverse migliaia di euro, non sono obbligatorie e nel caso di rottamazione del mutuo vanno ristipulate e pagate da capo. Non pensare agli sgravi Un vantaggio che offre il mutuo è quello della possibilità di detrarre gli interessi passivi dall'Irpef. Ogni anno si può arrivare a una quota che è al massimo di 800 euro. Si riesca a usufruire di questo bonus soprattutto nei primi anni del finanziamento quando la componente degli interessi è più alta. Trend, spread e tassi 2 1,15 1,10 2,16 1,85 4,0000 2,8571 1,7142 0,5714 4,51% 5,24% 3,07% 1,65% Variabile - LA STAMPA Febbraio 2008-2015 Fisso Fonte: Elaborazione su rilevazioni www.mutuionline.it Evoluzione spread medio su mutui casa, durata 20 anni Evoluzione migliori tassi su mutui casa, durata 20 anni 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 243 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato tutto SOLDI LAVORO IN CORSO 07/02/2015 Il Messaggero Pag. 3 (diffusione:210842, tiratura:295190) Regioni autonome e no a Kiev nella Nato ma sul piano pesano le sanzioni a Mosca Rimozione dell'artiglieria e cessate il fuoco Il nodo della Crimea, in crisi dopo l'indipendenza L'ipotesi di accordo punta sull'integrità territoriale dell'Ucraina, con statuti speciali per le aree filorusse LA RUSSIA HA PERSO MILIARDI A CAUSA DEI PROVVEDIMENTI DI EUROPA E USA POSSIBILE RIDUZIONE DELLA STRETTA Giuseppe D'Amato MOSCA . Nessuno conferma, nessuno nega. La ragione è che la trattativa è appena iniziata, ma i suoi termini sono noti. Il Patto di pace prevede un'intesa principale che riguarda questioni geostrategiche sullo stile Yalta 1945. L'Ucraina, in sintesi, rinuncia al suo desiderio di aderire all'Alleanza atlantica ed in cambio la Russia riconosce l'integrità territoriale della repubblica slava vicina. Ma il tranello sta, però, nei dettagli, come sempre. Non è chiaro ad esempio ancora quanto a lungo varrà questo Patto e che cosa si intenda con precisione per «integrità territoriale». Quale è la sorte della Crimea, che dopo un referendum contestato si è unita nel marzo scorso alla Russia? Per il Donbass e Lugansk si è sempre parlato di ampia autonomia o territori a regime speciale all'interno dello Stato ucraino. Fin dall'inizio della crisi i russi hanno spinto per la "federalizzazione" della repubblica sorella ex sovietica in modo da avere le mani libere. Lo stesso schema era stato tentato con la mediazione Kozak in Moldova nel 2006 per la Transnistria. Kiev è d'accordo sulle autonomie per dare sfogo ai vari regionalismi interni, ma non vuol sentir parlare di alcuna federalizzazione del Paese. I capitoli del Patto riguardanti le regioni orientali sono un aggiornamento degli accordi settembrini di cessate il fuoco concordati a Minsk. Le mappe delle aree occupate dai contendenti dovranno essere modificate, poiché i separatisti hanno conquistato ampie porzioni di territorio governativo. In precedenza era l'Osce, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, a dover dividere i nemici, ora è stata tirata in mezzo una forza di interposizione straniera. Gli ucraini pretendono che sia composta da occidentali, i separatisti da ex sovietici. I PROVVEDIMENTI Il cessate il fuoco deve essere immediato come la rimozione delle artiglierie. Sul fronte politico, nel documento di Minsk, erano già previste per dicembre elezioni locali nelle terre in mano ai separatisti, saltate per una consultazione organizzata in novembre dalle due Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. La stampa federale scrive dei possibili futuri scenari. Due le sensazioni, che se ne ricavano. La prima è che le vere vittime di questa tragedia sono i civili, i quali vedono trasformate le loro terre in un campo di battaglia. La seconda è che i veri giocatori di questa partita attendono l'occasione giusta per mollare il classico bidone all'altro. Una cosa è guerreggiare in queste province, un'altra, completamente diversa, è dare da mangiare a tre milioni di persone in distretti le cui infrastrutture sono in parte distrutte e le cui industrie sono tecnologicamente superate. LA TRANSNISTRIA Non abbiamo i soldi per sostenere la piccola Transnistria - è scritto su un sito dei liberali russi - dove abita tanta gente quanto nella sola Lugansk, figurarsi per una fetta dell'Ucraina orientale con tutta quella popolazione! C'è poi il capitolo della sempre più isolata Crimea, entrata in profonda crisi, dove il turismo - principale settore economico - è crollato del 60% l'estate scors. La dipendenza dalle forniture di elettricità ed acqua dall'Ucraina resterà a lungo ed il ponte, che unirà la penisola alla Russia, verrà costruito, se tutto andrà bene, non prima del 2018 per un totale di oltre tre miliardi di dollari. Ma questa avventura alla Russia è già costata troppo. Secondo il ministero delle Finanze federale le sanzioni occidentali hanno mandato in fumo da 40 a 60 miliardi di dollari. Il recente downgrade del Paese da parte delle agenzie di rating potrà provocare un danno da 20 a 30 miliardi. A questa montagna di soldi vanno aggiunti i circa 150 persi per il crollo del prezzo del petrolio. La Russia e le sue aziende non possono rifinanziarsi sul mercato internazionale a medio e lungo termine. Se lo Stato federale ha ancora buone riserve valutarie (380 miliardi) i privati (in particolare le compagnie parastatali) sono esposte per 650 miliardi, 100 da restituire nel 2015. Anche da qui la necessità di un buon accordo sulla questione Ucraina. SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 244 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL RETROSCENA 07/02/2015 Il Messaggero Pag. 3 (diffusione:210842, tiratura:295190) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Foto: John Kerry e Arseniy Yatsenyuk SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 245 07/02/2015 Il Messaggero Pag. 6 (diffusione:210842, tiratura:295190) «È stata un'avventura infelice i ceti dinamici votano i dem» «IL FONDATORE È QUELLO CHE SE NE È ANDATO VIA PER PRIMO» Diodato Pirone Senatrice Lanzillotta, perché torna nel Pd e perché proprio ora? «Rispetto al 2013 è cambiato tutto. Allora, come è scientificamente provato dagli studi dei flussi elettorali, Scelta Civica sottrasse a Silvio Berlusconi i voti con i quali avrebbe vinto le elezioni. Oggi il Pd, che non ha più i condizionamenti di allora come la Cgil, è il vero motore delle riforme». Proprio nessun rimorso per la fine di Scelta Civica? «Scelta Civica ha rappresentato quei segmenti dinamici del ceto medio italiano che, sulla basi di valori liberaldemocratici, intendono contribuire a far uscire l'Italia dalla crisi. Alle europee questo elettorato si è spostato su Renzi inviandoci un segnale persino brutale». E Monti? «Il senatore Monti mantiene una statura internazionale. Ma la sua avventura politica non è stata felice. La politica è una cosa complessa e spesso è fatta di amarezze. Lui ha scelto di tirarsene fuori. Più che noi a lasciare lui è stato lui a lasciare noi». Siete in otto ad entrare nel Pd ma per lei è un ritorno a casa. «La nostra è una scelta collettiva che ha un valore politico. Non si tratta di assicurare i numeri al governo al Senato perché eravamo già in maggioranza quanto di riconoscere che con l'arrivo di Renzi il Pd è ritornato alla missione originaria: essere l'energia riformatrice del Paese». Lei dopo la rottura del 2009 col Pd torna sui suoi passi. «Per me quel passaggio fu traumatico. Così come è stato difficile elaborare il risultato del 2013. Ci aspettavamo di rappresentare, come Scelta Civica, una forza centrale in grado di garantire assieme al Pd la governabilità e la modernizzazione del Paese e invece fu proprio il Pd di Bersani a non reggere quella prova. Ora però il centro non c'è più nella società che si sta polarizzando fra chi vede nell'Europa il futuro del Paese e chi è antieuro e xenofobo. E non ci sarà più neppure nella politica». Nel Pd non tutti vi accoglieranno a braccia aperte. «E' un partito con una forte dialettica come accade nelle grandi formazioni politiche di centrosinistra, come il Labour inglese o i democratici americani, dove convivono anime più radicali accanto a quelle liberal. Trovo che sia meglio così rispetto all'afonia de i monoliti socialdemocratici come è ad esempio la Spd tedesca». Cosa dice a chi resta in Scelta Civica? «Capisco il rammarico di chi ha scelto di celebrare il congresso. Ma noi avevamo detto già due mesi fa che ci sembrava una scelta sbagliata. L'Italia non ha bisogno di partitini ma di grandi forze che spingano il cambiamento». Foto: Linda Lanzillotta SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 246 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'intervista Linda Lanzillotta 08/02/2015 Il Messaggero Pag. 1 (diffusione:210842, tiratura:295190) Alfano: «L'Ncd esce ricompattato leali al governo su obiettivi precisi» Barbara Jerkov Auna settimana dal voto per il Quirinale, calmate le polemiche, è il momento, per il leader di Ncd Angelino Alfano, di fare un'analisi. «Gli italiani hanno un ottimo presidente che noi abbiamo votato». A pag. 6 Auna settimana dal voto per il Quirinale, calmate le polemiche, è il momento giusto per fare un'analisi di questo voto. I sondaggi premiano l'iniziativa di Renzi, viceversa il centrodestra ne è uscito logorato. E' davvero così, ministro Alfano? Insomma, chi ha vinto e chi ha perso? «Gli italiani hanno un ottimo presidente che noi abbiamo votato proprio perché la sua persona ci convince. Per Renzi sarà stato un successo se le riforme costituzionali e la legge elettorale non si bloccheranno e quindi dovremo attendere alcune settimane per un giudizio definitivo. Per l'oggi, noi possiamo dire di avere fatto la scelta giusta che non mi pare punita dai sondaggi, anzi». Intanto però Berlusconi dichiara di fatto morto il Patto del Nazareno e anzi vede nelle riforme in cantiere «un rischio di deriva autoritaria», annunciando che da questo momento in poi Forza Italia si ritiene sciolta da ogni impegno. E' la fine delle riforme, ministro? «Ho detto che dovremo aspettare alcune settimane perché lì si capirà se questo voto annunciato caso per caso dal presidente Berlusconi si traduce in un sostanziale no o in un sì senza patto e senza amore». Che fine ha fatto quel patto dei moderati stretto tra lei e Berlusconi per esprimere una candidatura comune? Sembrava essere il primo passo verso una ricomposizione del centrodestra: è già finito prima ancora di decollare? «Si è recuperato un rapporto dopo mesi di duro scontro. Non abbiamo intenzione e interesse a disperdere le opportunità di questo dialogo che va nel solco di una ricomposizione, sui contenuti, del centrodestra. Anche se, questa volta, non ha prodotto il risultato auspicato perché, su una persona come il presidente Mattarella, non è stato possibile conciliare il nostro patto di governo con il loro patto del Nazareno che sostenevano essere stato tradito». Resta il progetto di dar vita a candidature comuni in vista delle prossime regionali, tra Ncd e FI? «La nostra partecipazione al governo non ha cambiato natura: era e rimane legata alla situazione di emergenza di questa legislatura, alla realizzazione di nostri obiettivi programmatici ben precisi e alla mancanza di una reale attuale possibilità alternativa con il centrodestra». E con la Lega di Salvini, sempre in vista del voto di primavera, che rapporto immagina? «E' un problema nel problema e pure grande. Basti pensare all'ultima elezione in Emilia: Lega vincente in centrodestra perdente. Un ottimo risultato della lista della Lega, ma con un candidato presidente, per l'appunto un leghista, che ha conseguito il peggiore risultato di sempre. Se guidano loro, vanno bene loro, ma il centrodestra perde. Non è una formula che ci interessa perché è un pessimo affare per i moderati». A proposito di Salvini: in queste ore è in Sicilia, la sua Regione. Pensa che la proposta di una Lega depadanizzata possa fare presa sul Sud e fare concorrenza a voi e a Forza Italia? «Ripeto una cosa che vale da Bolzano a Lampedusa: se Salvini ci vuole portare fuori dall'Europa e dall'Euro, è chiaro che milioni di moderati sceglieranno Renzi e così la Lega sarà ingrassata col voto di protesta, ma il Pd governerà anche la prossima legislatura». Dentro al suo partito l'elezione di Mattarella ha provocato non pochi scossoni: Sacconi si è dimesso da capogruppo, Saltamartini ha lasciato Ncd. Pentito della sua decisione di votare il nome indicato da Renzi per il Quirinale? «In realtà è il contrario: proprio il nome alla fine mi ha indotto alla scelta di votare per il neo presidente. Avrei avuto dissensi sia con scheda bianca (che per definizione non è un atto ostile al candidato) che votandolo. Ho fatto la scelta giusta e ne rivendico la piena responsabilità perché tengo sempre a mente la serietà che da noi ci si aspetta. Ho ricevuto grandi attestati di stima per questa scelta da parte della nostra base . Se c'è qualche fermento a Roma, che tra l'altro già sta rientrando, posso dire che invece i nostri attivisti e i nostri eletti hanno apprezzato e compreso la decisione e ci spingono ad andare avanti». Ma l'Ncd si è diviso, ministro. «No, il partito esce ricompattato da questa dura prova e Barbara Saltamartini ha annunciato ora una decisione maturata quando abbiamo fatto i gruppi unici con l'Udc. Ovviamente questa rinnovata unità avviene alla faccia di chi voleva destabilizzare noi per destabilizzare il governo. Ogni volta che c'è un nostro momento complicato, si scatenano le forze più disparate ad SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 247 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'intervista 08/02/2015 Il Messaggero Pag. 1 (diffusione:210842, tiratura:295190) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 248 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato aggredirci. Anche stavolta hanno fallito. In sostanza, dopo una settimana di tempesta mediatica, non se n'è andato nessuno». In più d'uno, nell'Ncd, ha invocato a questo punto una verifica di governo: Renzi ha respinto seccamente la richiesta dicendo che non accetta "riti da prima Repubblica"... «Lo penso anch'io e per questo io non l'ho chiesta. Il partito è uscito ricompattato su una linea di sostegno al governo che si qualifichi su obiettivi precisi. A me interessa una cosa: abbiamo degli obiettivi chiari su altre leggi da scrivere con la mano destra. Credo si debba rimettere al centro dell'agenda alcuni temi, innanzitutto le condizioni di chi lavora per lo Stato». E dunque chiede di scrivere nell'agenda di governo? «Vogliamo portare a casa risultati: sicurezza, Forze dell'Ordine, riduzione delle tasse sulla casa, partite Iva, sostegno alla famiglia, Sud, no profit. Ragioniamo di come cambiare l'Italia e non di come regolare i rapporti di forza». In queste ore nella maggioranza stanno accadendo parecchie cose: l'altra gamba moderata della coalizione, Scelta Civica, è confluita in massa nel Pd. I suoi rappresentanti al governo rafforzano di fatto la componente del Pd... Ritiene che questo possa far tornare per forza di cose la questione verifica e/o rimpasto? «Pensiamo che il presidente del Consiglio non ne abbia l'interesse e neanche l'intenzione. Noi lavoriamo su obiettivi e gli italiani si aspettano da noi serietà, competenza e concretezza. Siamo stati noi a garantire stabilità all' Italia quando tutto sembrava precipitare e Grillo intravedeva la rivincita. Non perderemo questo connotato che ci ha fatto votare da un milione e duecentomila cittadini della Repubblica. Ovviamente una stabilità che produce risultati». C'è chi vede nel giro di vite sul falso in bilancio o sull'aumento del canone per le frequenze tv le prime conseguenze concrete dei mutati rapporti con Berlusconi... «Sono certo che il Pd non ragioni nella logica di reazioni e ritorsioni. Chi ha il potere non può e non deve ragionare così nei confronti di chi è all'opposizione e infatti, ribadisco, sono certo che così non sia». In Senato, per far arrivare a destinazione le riforme nonostante lo strappo di Berlusconi, appare inevitabile l'arrivo dal centrodestra di quelli che si sono già autocandidati come "gli stabilizzatori". Un apporto che la imbarazza o la rassicura? «Ancora non li ho visti perché quelli che hanno aderito al Pd non aggiungono nulla in quanto sono già della maggioranza e alcuni del governo. Vedrà che Renzi non vorrà rendersi schiavo dei mille ricatti di singoli parlamentari. E questa sarà la nostra forza. Noi gli offriamo una lealtà sulle riforme e sulle misure concrete e lo facciamo da partito politico di persone serie». 08/02/2015 Il Messaggero Pag. 5 (diffusione:210842, tiratura:295190) Per il premier però l'interlocutore con il centrodestra resta unicamente Verdini Il videomessaggio per scuotere palazzo Chigi e aprire un tavolo su nuove basi PESA IL NODO DEI 50 MILIONI IN PIÙ ALL'ANNO CHE MEDIASET POTREBBE DOVER SBORSARE Marco Conti IL RETROSCENA R O M A Batte un colpo, ancora un po' più forte sperando che da palazzo Chigi qualcuno risponda. Lo fa di sabato pomeriggio, pesando attentamente le parole e provando il monologo-intervista più di una volta per evitare toni troppo duri. Alla fine il risultato che Silvio Berlusconi voleva lo ottiene collocando Forza Italia con tutti e due i piedi fuori del Patto del Nazareno. Insieme a Toti e ai capigruppo Romani e Brunetta, il Cavaliere, da Arcore, lancia un estremo video-appello a Matteo Renzi che serve a ricompattare il partito e a dare anche un senso alle barricate che il gruppo della Camera di FI dovrebbe fare da martedì quando si comincerà a votare la riforma costituzionale. PASSAGGIO Accennare, senza entrare nel merito, a una possibile «deriva autoritaria», significa per l'ex presidente del Consiglio tentare un fronte comune con la sinistra del Pd oltre che con la Lega e il M5S. Mettere alla prova la coesione del Pd sperando sul noto e più volte sperimentato "tafazzismo" della sinistra, significa per il Cavaliere dimostrare che senza FI il governo non va avanti. L'esatto opposto di ciò che invece Renzi intende provare. Ovvero che «nessuno può porre veti» e che il rapporto tra i due contraenti del Patto non è mai stato paritario. Ovvio che ciò abbia fatto crescere l'irritazione del Cavaliere. «Oltre allo sgarbo» ricevuto al momento della scelta del Capo dello Stato, «ora fa anche lo strafottente», sosteneva ieri mattina Berlusconi convocando l'inattesa riunione del gabinetto di crisi ad Arcore. Il passaggio al Pd di un pacchetto di parlamentari di Scelta Civica è stato l'ultimo campanello d'allarme che ha spinto l'ex premier a serrare i ranghi. Il timore che anche qualcuno di FI possa fare lo stesso lo preoccupa e certificherebbe la marginalità di FI sia alla Camera che al Senato. All'irritazione per i 50 milioni di euro in più che Mediaset dovrà pagare, Berlusconi aveva risposto cercando un interlocuzione grazie ai buoni uffici che Toti e Romani hanno subito messo in atto. Senza considerare, forse, che Renzi sul Patto si attende solo un "sì" o un "no" perché «non c'è da trattare nulla» e che comunque Verdini resta l'unico interlocutore con il quale palazzo Chigi ha discusso sinora. Oltre, ovviamente, Berlusconi. L'ex premier sente aria di libertà e della ripresa dell'attività politica che, una settimana dopo l'8 marzo giorno di conclusione dei servizi sociali, lo porterà a Napoli per sostenere la candidatura di Caldoro. ICONA Il passaggio alla Camera delle riforme costituzionali e dell'Italicum lo dà per scontato, ma attende la maggioranza alla terza lettura del Senato nella quale la maggioranza dovrà dimostrare di essere super coesa. A palazzo Chigi non si stracciano le vesti per le dichiarazioni del Cavaliere che candida ancora se stesso per riunire il centrodestra. Prospettiva che allarma anche coloro che dentro il partito di Alfano spingono per un dialogo a destra, ma in buona sostanza anche Fitto che considera Berlusconi «un'icona» e che non ottiene l'azzeramento dei vertici di FI. A Renzi non sembra vero poter dimostrare, dopo mesi di accuse sul contenuto del Patto, che Berlusconi non ha «poteri di veto» e sostiene di attendere con «curiosità» le modifiche «non autoritarie» che intende proporre alle riforme costituzionali e alla legge elettorale che FI ha già votato. Il Patto del Nazareno ANSA RIFORMA TITOLO V COSTITUZIONE LEGGE ELETTORALE NUOVO SENATO Distribuzione dei seggi a livello nazionale con sistema proporzionale Camera elettiva con premio di maggioranza del 20% a chi raggiunge il 35% dei voti a livello nazionale Riforma poteri e competenze di Comuni, Città metropolitane, Province, Regioni a statuto ordinario e speciale Circoscrizione su base provinciale o subprovinciale Niente preferenze e liste bloccate di pochi nomi Doppio sbarramento: 4-5% per i par titi in coalizione, 8% per i par titi non coalizzati Non più elettivo, composto da rappresentanti delle autonomie locali SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 249 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La mossa per spaccare i dem ma Renzi lo gela: non tratto 08/02/2015 Il Messaggero Pag. 5 (diffusione:210842, tiratura:295190) «Finito il tempo dei veti di FI avanti con l'effetto Mattarella» «D'ALEMA PARLA DI STALINISMO? QUELLA STORIA NON CI APPARTIENE» Claudio Marincola ROMA «Berlusconi che parla di deriva autoritaria è quasi commovente...». Debora Serracchiani, portavoce pd, non prende troppo sul serio le parole del Cavaliere, «resto convinta che Forza Italia, che rispetto, non abbia alcun interesse ad abbandonare il percorso delle riforme. Faremo capire agli italiani che è finito il tempo in cui Berlusconi poteva mettere i veti». Sarà un caso ma anche D'Alema di recente ha ironizzato sui metodi "stalinisti" di Palazzo Chigi per una foto in cui compare il presidente Mattarella ma lui sarebbe stato "tagliato". «Non ho visto quella foto, ironia per ironia le rispondo che quelle esperienze proprio non ci appartengono. Più in genere posso dire che il metodo con cui è stato scelto il presidente è operativo da sempre. Sia per le riforme, sia per i passaggi più delicati del Jobs act abbiamo sempre cercato un accordo ma non sempre è stata trovata la sintesi». D'Alema parla anche di un metodo-Mattarella da prendere come esempio. «Non so cosa intenda Massimo D'Alema per metodo Mattarella. Posso dire, per avervi partecipato, in che modo è stato individuato il nome del presidente della Repubblica: eravamo consapevoli di quello che esprimevano i nostri 345 elettori. Sapevamo che avevamo un colpo: non potevamo sbagliarlo, ci siamo resi conto che altri suscitavano perplessità e diffidenza». D'Alema, tra le righe, quella scelta un po' la rivendica. «Torno a dirle: il criterio che abbiamo seguito è stato quello di incontrare tutte le delegazioni. E tutti ci ripetevano un concetto comune: era arrivato il tempo di un presidente che avesse un'esperienza politica tale da resistere agli stress test, una figura in grado di garantire imparzialità, non giocatore ma arbitro. Alla fine seguendo questa strada non è stato difficile arrivare a Mattarella». One man show: Renzi può farcela da solo? «Lei prima parlava di un metodo Mattarella. Io parlerei piuttosto di un effetto Mattarella. Chi ha vissuto questa esperienza si è reso conto che alla fine a tirare un sospiro di sollievo non è stato un partito o un gruppo politico, ma il Paese. Siamo riusciti a fare una scelta condivisa in poco tempo con sollievo di tutti. Molti di noi hanno acquisito la consapevolezza che in tempo di crisi la gente ci chiede questo. Nei circoli del Pd, che venivano da un periodo a dir poco difficile, si respirava una bella atmosfera. C'era fierezza. Questo effetto Mattarella, e vengo dunque alla sua domanda, ci dà forza e può contagiare anche il Parlamento. C'è anche il sollievo di aver cancellato quella brutta pagina di due anni fa. E la spinta si è già vista. Per definire i ddl anti-corruzione e il falso in bilancio è bastata una riunione. Dobbiamo continuare con questa determinazione. L'Italicum va approvato in tempi brevi alla Camera con il testo che è stato licenziato dal Senato. Il ministro Boschi ha detto che dalla prossima settimana ci lavorerà dalle 9 alle 23, sabato compreso». Sul canone delle frequenze tv lo sconto a Mediaset è saltato. «Ci sono precisi vincoli europei: non è stata una ritorsione, solo la mera ratifica di una direttiva». Scelta civica è confluita nel Pd. Il trasformismo ormai è diventata una prassi. «Per alcuni, penso a Maran, Lanzillotta, Ichino, si è trattato di un ritorno. Non c'è stata nessuna campagna acquisti». Accogliereste a braccia aperte anche Scilipoti? «Non credo proprio che ve ne siano le condizioni e non sarebbe un valore aggiunto». Foto: L'intervista di Massimo D'Alema al Messaggero SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 250 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'intervista Deborah Serracchiani 09/02/2015 Il Messaggero Pag. 1 (diffusione:210842, tiratura:295190) Il premier accelera su coppie di fatto e ius soli dopo lo strappo di Berlusconi sulle riforme Il Cavaliere attacca: «Torneremo a fare opposizione a 360 gradi, compatteremo il partito» Marco Conti «Unioni civili e ius soli, subito dopo le riforme costituzionali ed elettorali». Lo aveva promesso e adesso Matteo Renzi è deciso ad accorciare i tempi perché, sostiene, si tratta di argomenti «in cima al programma dei millegiorni». Si comincerà dal Senato - subito dopo l'ok al ddl anticorruzione - con il testo sulle unioni civili che ricalca il sistema in vigore in Germania. Intanto Berlusconi attacca: «La nostra opposizione torna a 360 gradi». A pag. 2 Menafra e Pirone alle pag. 2 e 3 IL RETROSCENA R O M A «Unioni civili e ius soli, subito dopo le riforme costituzionali ed elettorali». Lo aveva promesso ed ora Matteo Renzi è deciso ad accelerare perché, sostiene, si tratta di argomenti «in cima al programma dei millegiorni». Si comincerà dal Senato - subito dopo il ddl anticorruzione con il testo sulle unioni civili già incardinato in commissione e frutto dell'intesa raggiunta nella maggioranza che ricalca il sistema in uso in Germania. Alla Camera basterà attendere il varo delle riforme costituzionali, in agenda la prossima settimana, per incardinare lo ius soli "temperato" per i figli di stranieri che hanno concluso un ciclo scolastico. PROGRESSISTI Due riforme che hanno fatto discutere le forze di maggioranza come i partiti d'opposizione ma che hanno il pregio di essere a costo zero, malgrado il grande impatto sociale. Due argomenti destinati a raccogliere in Parlamento maggioranze allargate che rischiano di creare ulteriori complicazioni alla linea dell'opposizione dura riproposta anche ieri mattina da Silvio Berlusconi. Lo scorso ottobre il Cavaliere, parlando alla Camera, schierò il partito sostenendo la linea dell'esecutivo. «La legge tedesca sulle unioni civili è il giusto compromesso tra le libertà di tutti e il rispetto profondo dei valori cristiani della famiglia», ebbe a dire l'ex premier. Stessa sintonia con Renzi sullo ius soli: «Era una nostra proposta», «siamo d'accordo e riteniamo che dare la cittadinanza ad un figlio di stranieri sia doveroso quando questa persona ha fatto un ciclo scolastico e conosce la nostra storia». Resta da vedere se anche su questi due argomenti vale la linea espressa sull'Italicum o se piuttosto Berlusconi le giudicherà annoverabili tra le «riforme positive» evocate ieri anche per non doversela vedere con una fetta del partito che lo scorso ottobre lo costrinse ad ufficializzare a Montecitorio la posizione "aperturista" di Forza Italia. In sostanza Berlusconi sa di dover fare i conti in materia con le posizioni progressiste della fidanzata Francesca Pascale e con la foto che lo ritrae ad Arcore insieme a Vladimir Luxuria. Dalle mancate reazioni dei suoi risulta chiaro che la giornata trascorsa in famiglia a Pontassieve ha contribuito a rendere flebili le minacce berlusconiane. Renzi continua a pensare che alla fine il Cavaliere non strapperà e farà votare la riforma costituzionale che da domani si voterà a Montecitorio. Per la legge elettorale, che non cambierà, c'è più di un mese di tempo per ricucire prima dell'approdo in aula. E' comunque evidente che il presidente del Consiglio sembra divertirsi nel lavorare anche sulle contraddizioni dell'opposizione e di un pezzo di sinistra del Pd che, dopo l'elezione di Sergio Mattarella al Quirinale e la rottura del patto del Nazareno decretata dal Cavaliere, sollecita un riequilibrio a sinistra dell'azione del governo. Modifiche alla legge elettorale non sono però all'ordine del giorno di palazzo Chigi così come è quasi impossibile una riscrittura del jobs act attraverso i decreti delegati. Uno spazio per dire e fare quel «qualcosa di sinistra» evocato a suo tempo da Nanni Moretti, il premier lo ha individuato nei diritti civili. Ovvero approvando due riforme attese da anni e sulle quali si è consumato un duro scontro ideologico. Più o meno indifferente ai toni minacciosi che provengono dall'opposizione e da dentro la maggioranza - ieri è stata la volta di Scelta Civica - Renzi tira diritto sull'agenda di governo senza farsi imporre mediazioni e partendo da una sostanziale e ritrovata unità del Pd. A chi lo accusa di fare campagna acquisti replica sottolineando che la maggioranza non è mutata nei numeri. Anzi, sarebbe stato un errore non aprire le porte del Pd a chi lo ha lasciato di recente. Marco ContiLe frasi LA LEGGE SULLE UNIONI CIVILI VERRÀ PRESENTATA NELLE SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 251 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Renzi: subito le unioni civili 09/02/2015 Il Messaggero Pag. 1 (diffusione:210842, tiratura:295190) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 252 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato PROSSIME SETTIMANE Renzi, 3 febbraio Renzi, 2 febbraio IL PERCORSO DELLE RIFORME È IMPEGNATIVO: COSTITUZIONE, MA ANCHE DIRITTI CIVILI E IUS SOLI GARANTIRE LA CARTA SIGNIFICA LIBERTÀ COME PIENO SVILUPPO DEI DIRITTI CIVILI NELLA SFERA PERSONALE E AFFETTIVA Mattarella, 3 febbraio Così in Europa Svezia ANSA Islanda Por togallo Irlanda Scozia Inghilterra Galles Spagna Nor vegia Francia Olanda Belgio Svizzera Slovenia Germania Danimarca Croazia Finlandia Irlanda del Nord Sì al matrimonio Sì alle unioni civili Ungheria Austria Paesi europei che hanno legalizzato le unioni tra omosessuali 20 Le proposte di legge in commissione sulla cittadinanza: una d'iniziativa popolare li anni di residenza regolare nel nostro Paese necessari, per lo ius soli, a guadagnarsi la cittadinanza Foto: Matteo Renzi 09/02/2015 Il Messaggero Pag. 2 (diffusione:210842, tiratura:295190) «Non è sacrilegio cominciare a parlarne Ncd nega i radicalismi, non il buon senso» «NON SONO PRIORITÀ RISPETTO AD ALTRI TEMI PIÙ ATTUALI E URGENTI» «L'IMPORTANTE È RISOLVERE LE QUESTIONI SENZA ERIGERE BARRIERE IDEOLOGICHE» Sara Menafra R O M A Ius soli e unioni civili alla tedesca. Almeno sulla carta non sembrano i temi più congeniali ad un partito moderato come il Nuovo centro destra. Il viceministro alla giustizia Enrico Costa, però, non tira il freno, anzi. A sentir lui, una mediazione su questi argomenti si può trovare, a patto di non fare forzature. Viceministro, passate le riforme istituzionali Renzi sembra intenzionato ad affrontare quelle civili, lei che ne pensa? «All'interno del Ncd io sono tra quelli che provengono da una cultura liberale e non ho alcuna pregiudiziale nell'affrontare questi argomenti. Finora questi argomenti sono stati gestiti come fossero bandierine da piantare, invece di forme mature di espressione rispettose della Costituzione. Nel 2000, come consigliere della Regione Piemonte sono stato il primo a presentare una proposta per la costituzione del registro delle unioni civili, per disciplinare le diverse forme di convivenza. Anche il tema dello ius soli è stato affrontato più volte, ricordo che nel 2006 la commissione Affari costituzionali aprì un ampio dibattito sull'argomento». Sulla carta non sembrano i temi più congegnali all'elettorato del Nuovo centro destra. Dopo l'approvazione delle riforme e l'elezione del capo dello stato, questo tema sembra nuovamente dar più spazio all'agenda di Matteo Renzi che alla vostra... «Per il nostro elettorato i diritti civili hanno grande importanza. Siamo un partito di buon senso che rifiuta i radicalismi. E ci aspettiamo che questo metodo, affrontare il tema senza demagogie, discutendo sulle forme, aprendo il dialogo e puntando ad una sintesi costruttiva ad ampio raggio sia seguito dall'attuale governo anche in questo caso. Ricordo personalmente per averlo vissuto direttamente l'andamento del governo Monti. Anche questo era sostenuto da forze eterogenee ma c'era un reciproco o potere di veto che portava all'inerzia. Questo governo quando assume l'onere della sintesi è in grado di svolgerla con un approccio costruttivo e non impeditivo». Ma sono davvero prioritarie le riforme dei diritti civili? «Non sono priorità rispetto ad altri temi più attuali e più urgenti, ma credo che queste analisi e queste riflessioni debbono partire ed evolversi. Non è un sacrilegio cominciare a parlarne in modo più puntuale». Nel merito, potrebbe non essere facile trovare la sintesi. Unioni civili alla tedesca vuol dire stessi diritti contenuti nel matrimonio per tutti, anche le coppie omosessuali, escluse le adozioni. «Credo che l'approccio scelto finora dal Senato, che sta ipotizzando di applicare i diritti del matrimonio in modo automatico alle unioni civili sia un approccio divisivo e che si debba rivedere questa base di partenza». Stesso discorso per lo ius soli che prevede di dare la cittadinanza a tutti i nati in Italia. Quale mediazione è possibile? «Ripeto, non voglio entrare nel merito ora. L'importante è avere un approccio non radicale per risolvere le questioni senza ergere barriere ideologiche. Con un calendario che consenta un dibattito ampio». Foto: Enrico Costa SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 253 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'intervista Enrico Costa (viceministro alla Giustizia) 09/02/2015 Il Messaggero Pag. 9 (diffusione:210842, tiratura:295190) PUTIN NON HA ANCORA INTENZIONE DI CEDERE SULL'UCRAINA PER LUI QUESTA È «LA MADRE DI TUTTE LE BATTAGLIE» MOSCA È INDEBOLITA DALLE SANZIONI MA È IN GRADO DI RESISTERE ALLE PRESSIONI PER UN ALTRO ANNO Giuseppe D'Amato IL RETROSCENA M O S C A Questa è la "madre di tutte le battaglie", il tanto temuto ed atteso colpo di coda contro il declino provocato dalla globalizzazione del XXI secolo. La Russia non vuole rinunciare al suo ruolo di potenza, se non più globale, almeno in Europa ed in Asia. Il «se non vogliamo diventare una colonia», appoggiatemi di Vladimir Putin alla sua gente riecheggia sfide lontane in cui viene tirata a mezzo la stessa «missione» di questo popolo, che ripete orgogliosamente di aver fermato prima i mongoli, poi Napoleone, quindi Hitler. Adesso Mosca si presenta come il baluardo ultimo per la difesa delle tradizioni in genere e dei valori familiari in particolare contro la deriva occidentale. I NEMICI Sono i rapporti russo-europeo-americani ad essere entrati da tempo in crisi. L'Ucraina, Paese strategico centrale di questa area del Vecchio Continente, si è trasformata nel logico campo di battaglia. Non è un caso che l'accorta diplomazia post Guerra Fredda firmò nel 1994 il Memorandum di Budapest, fornendo a Kiev ampie garanzie sulla sua integrità territoriale. Dal marzo 2012, quando Vladimir Putin è tornato al Cremlino, il presidente lavora per la storia e per far uscire la Russia dall'empasse geopolitico successivo al 1991. Troppe misure, all'apparenza insignificanti, davano queste sensazioni. Ad esempio, perché i deputati federali e tutti i funzionari dello Stato hanno dovuto chiudere i propri conti bancari all'estero e disfarsi persino delle proprietà immobiliari in altri Paesi? Perché si sono privilegiate scelte nazionali in econom i a a s c a p i t o d e l l a concorrenzialità? E i miliardi buttati in spese militari? I TEMPI La tempistica è pure fondamentale. La tempesta ucraina è scoppiata nel momento in cui il gigante slavo aveva i forzieri pieni ed il prezzo del petrolio alle stelle. La gente straboccava di orgoglio patriottico per la vittoria alle Olimpiadi invernali di Sochi. Nostre fonti ci avevano raccontato nel marzo scorso che la campagna militare pianificata in Ucraina era fino a dicembre. Oggi la Russia ha capitali ancora per 12-24 mesi. Fin dall'inizio si sapeva che Mosca avrebbe potuto resistere a medio termine (2-3 anni). Poi il suo vantaggio sarebbe terminato. Ecco perché all'improvviso Putin appare più morbido. Dopo «l'adesione» della Crimea con un'azione tecnicamente perfetta, il presidente era stato convinto che si sarebbe potuta creare la «NovoRossija», la «Nuova Russia», privando Kiev del suo sbocco al mare arrivando fino alla Transnistria. Gli ucraini hanno reagito facendo fallire il progetto, imbottigliandolo in alcuni distretti del Donbass e Lugansk. Ottenere la «federalizzazione» della repubblica slava sorella e non discutere della restituzione della Crimea sono gli obiettivi locali del Cremlino. Quelli veri sono altri. GLI EQUILIBRI Vladimir Putin non è d'accordo su questo ordine mondiale, costruito da «chi si sente vincitore» della Guerra Fredda. Un primo risultato importante per il Cremlino sarebbe che l'Ucraina rinunci ad aderire alla Nato. Il secondo che le cancellerie che contano tornino ad ascoltare la voce di Mosca. Il terzo chimerico che gli attuali equilibri internazionali mutino. LE CRITICHE Nelle settimane passate colpiva che Putin si lamentava come i senatori Usa avessero bloccato la turnazione di funzionari nelle istituzioni finanziarie mondiali a discapito di quelli del Brics, i Paesi emergenti. Restano alcune domande aperte: l'Occidente è stato sufficientemente inclusivo con Mosca? Quali errori sono stati compiuti? Da buon russo Putin si giocherà tutto ed alzerà la posta all'infinito. Il rischio che la Russia fallisca finanziariamente è sentito come non vicino. La speranza è che la buona stella aiuti come in passato e soprattutto il prezzo del barile aumenti il prima possibile. Avversari politici in casa che possano intimorire "lo zar" non si vedono ancora all'orizzonte. Foto: DECISO Vladimir Putin intende dialogare con l'Europa ma prima vuole porre una serie di condizioni SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 254 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Lo zar rivuole la Grande Russia: «Non saremo una colonia» 07/02/2015 Il Giornale Pag. 1 (diffusione:192677, tiratura:292798) Un Papa da schiaffi Marcello Veneziani Confesso di seguire divertito la svolta manesca di Papa Francesco. Prima il pugno a chi parla male della mamma o di Madre Chiesa, poi il calcio nel fondo schiena ai corrotti e il manganello contro i preti pedofili, ora la sculacciata ai figli e l'elogio del padre picchiatore. E per la curia pedate all'osso sacro e olio santo da trangugiare al posto dell'olio di ricino? Papa Giovanni mandava ai bambini una carezza tramite i loro genitori, Papa Manesco invece manda ai pupi un fracco di bufitone (ceffone in spagnolo e nei dialetti del nostro sud); anche se poi, in un soprassalto di carità, suggerisce di non mollare la pizza in faccia ma sul culetto. Almeno in queste maniere spicce, Papa Francesco segue la linea di don Camillo ed entra nel mirino del Telefono azzurro. Del resto, il Papa non considera i figli sempre una benedizione di Dio nel nome del cristiano «crescete e moltiplicatevi», perché se superi la modica quantità, dopo il terzo figlio lui ti degrada al rango zoologico (in base alle parole del Papa io che sono un quarto figlio sarei un coniglio). Il messaggio di limitare le nascite è valido per il Terzo mondo, non da noi dove c'è denatalità e i condom battono i conigli. A parte i sussulti maneschi, da parroco all'antica o alla sudamericana, Papa Francesco celebra nel suo magistero le nozze tra Ovvietà e Progressismo un po' furbetto. La prego, Santità, non faccia pure lei il democristiano di sinistra, anche se sono tornati di moda. Sennò pure noi rimpiangiamo Anagni, dove volavano gli schiaffi ai papi. SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 255 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Cucù 07/02/2015 Il Giornale Pag. 4 (diffusione:192677, tiratura:292798) La Ditta già in fibrillazione per gli arrivi dei responsabili La strategia del premier mette in allarme la sinistra del partito: gli ingressi dei montiani e degli ex grillini rischiano di rispostare l'asse al centro. D'Alema avverte: «No agli Scilipoti» BERSANI NON CI STA «Non può essere solo uno spostamento opportunistico» Roberto Scafuri Roma Matteo Renzi si allarga, è risaputo. Ma dall'elezione di Mattarella in avanti, si rischia la tracimazione, l'esondazione, lo straripamento. Non solo in tv, soprattutto tra i banchi parlamentari: sul carro arrivano i montiani, e forse anche altri «responsabili». Segnale chiaro, per quanto per ora ininfluente dal punto di vista dei numeri. «Cosa cambia? Facevano già parte della maggioranza», sottolinea Paolo Corsini, uno dei senatori più lucidi tra quelli che in Senato si sono opposti allemodalità brutali (prendere o lasciare) di certe riforme renziane. Nonsfugge però che un Pd«pigliatutto» cambia la possibilità della sinistra di incidere e contare. Sull'uscio di casa ci sono anche molti ex grillini e persino qualche forzista. «Se tra di essi ci fosse Verdini - mette le mani avanti Massimo Mucchetti - direi che sarebbe assai imbarazzante per il segretario far entrare un uomo che deve rispondere dell'accusa di bancarotta del Credito cooperativo. Anche in questo caso, comunque, poco cambia: i pasdaran del Nazareno votavano già in linea con i renziani». Il pericolo di trasmutazione genetica c'è, se ne avvede per tempo Massimo D'Alema, che in un'intervista al Messaggero ha lanciato l'allarme: «Non si arruolino Scilipoti di turno, il governonon può puntare a sostituire il Patto del Nazareno con il trasformismo parlamentare». Preoccupato l'ex leader Pier Luigi Bersani: «Io non sono affatto per un Pd più stretto ma, se lo si deve fare più largo, ragioniamo politicamente. Non può essere solo uno spostamento di persone... Un conto sono le scelte di tipo personale, opportunistico, secondo me sempre disdicevoli, un conto è quando c'è un passaggio politico». Pure Mucchetti e Corsini distinguono fior da fiore. «Uno come Ichino, per esempio,è una persona stimabile che può dare contributi importanti, che siano condivisibili o meno. Tutt'altro paio di maniche è quando il ripensamento è dettato da convenienza personale». Così, per Corsini, l'importante è che nella sua azione «il Pd continui a fare il Pd e non il PdR, il partito di Renzi». Non si fa illusioni Stefano Fassina, che considera «fisiologico» l'arrivo dei montiani, visto che la riforma del lavoro «è ormai in gran parte coincidente con l'agenda Monti. Il punto sta nell'asse politico e il profilo programmatico del partito. Ma questo da tempo». L'asse si sposta verso destra, è innegabile. Gli ex prodiani (ora bindiani) come Franco Monaco non ci stanno: «Ci si risparmi lo spettacolo non esaltante dei cosiddetti responsabili. Il partito a vocazione maggioritaria non può essere confuso con il partito pigliatutto. I numerinonsono tutto». Non acaso, invece,Renzi ricorda a ogni pie' sospinto che «si va avanti, i numeri ci sono». Con lui gran parte del partito. I Giovani Turchi, che pure si erano voluti distinguere nel voto a Mattarella, ritengono che il «segnale chiaro sia rivolto a Forza Italia, e alcuni ritorni o ripensamenti non mutano il quadro», come spiega Antonio Boccuzzi. Così come non cambieranno le possibilità di frenare le riforme in corso d'approvazione. «Spero che Renzi si renda conto che l'idea di comandare con continui appelli all'obbedienza è rischiosa», è stato il monito di D'Alema. Ma ormai l'appello di Gianni Cuperlo al premier suona come una tromba in un quartetto d'archi: «Cambiamo pure l'Italia, ma facciamolo con la sinistra, Matteo». E il disincanto di Pippo Civati come il grido dell'ultimo dei mohicani : se la rottura del Nazareno e le conseguenti «transumanze fossero una cosa seria, si sarebbe già aperta una crisi». Ma l'aria non è quella, né si può dire: piove, governo ladro. Lìder maximo LA RIVENDICAZIONE Noi marginali? Abbiamo avuto un'influenza determinante nell'elezione del capo dello Stato. Mattarella era il candidato indicato dalla minoranza del Pd SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 256 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato il retroscena 07/02/2015 Il Giornale Pag. 12 (diffusione:192677, tiratura:292798) Trasformata in scudo umano per farci vacillare Un gesto mediatico che mira a dividere il fronte avversario Gian Micalessin Forse già oggi qualche anima bella ci racconterà come la morte di Kayla Jean Mueller sia la conseguenza della risposta eccessivamente bellicosa e violenta della Giordania. Balle. Kayla Jean Mueller era già morta da mesi. Da quando lo stato islamico ha adottato la sua spietata politica degli ostaggi. Una politica che non prevede pietà o compassione, ma solo il patibolo preceduto da una cinica e spregiudicata manipolazione del prigioniero. Da questo punto di vista la fine di Kayla Jean Mueller non è diversa da quella del suo connazionale James Foley e degli altri ostaggi ammazzati dall'Isis. Anche il suo cadavere serve al Califfato e ai suoi agit prop per insinuare la paura nel cuore di un Occidente inerte, radicalizzare la lotta e attirare a se tutti i fanatici islamisti convinti che la «guerra santa» non debba prevedere esclusioni di colpi. Per capirlo basta scorrere il comunicato in cui viene annunciata la sua morte. Leggendolo apprendiamo che sotto le macerie della prigione bombardata dagli aerei giordani è morta solo lei. I suoi carcerieri, gli aguzzini che l'avevano in custodia, sono invece scampati alla morte. Nessun mujahed , spiega infatti il comunicato dell'Isis, è stato ferito o ucciso. A questo punto tutto è chiaro. Con l'avvicinarsi degli aerei giordani la povera Kayla è stata trasformata da ostaggio a scudo umano. Un inconsapevole scudo umano abbandonato dentro una prigione senza più secondini e uomini armati. Uno scudo umano condannato a morire per dimostrare alla Giordania, agli Stati Uniti, all' Europa in genere che colpire l'Isis significa subire contraccolpi difficili da sopportare per il debole stomaco delle democrazie occidentali. Ma accusare la Giordania di aver causato la morte di Kayla non è solo una scusa per la nostra inerzia. È anche il segno della miopia di chi ignora i rischi corsi dal regno hashemita. Da quel regno sono usciti oltre 2500 jihadisti diventati miliziani del Califfato. Tra i giovani delle tribù giordane, ormai sempre più svincolati dagli insegnamenti degli anziani e degli sceicchi tradizionali, i proclami del Califfato fanno sempre più adepti. A Zarqa, cittadina 13 chilometri a nord di Amman, iniziò, del resto, la sinistra parabola del decapitatore Abu Musab Zarqawi il fondatore di quell'«Al Qaida Iraq» ribattezzata Isis dal suo successore Al Baghdadi. Ecco perché Amman non può limitarsi a piangere il pilota bruciato vivo dall'Isis, ma deve portare alle estreme conseguenze quella lotta che Washington e i suoi hanno continuamente rinviato. A differenza del Qatar, della Turchia e dell'Arabia Saudita - i nostri finti e infidi amici sempre pronti ad agevolare sottobanco l'Isis e le altre formazioni jihadiste - la Giordania rischia di diventare con Siria ed Iraq la terza nazione bersaglio dell'Isis. Per questo non può permettersi il lusso di sottostare ai suoi ricatti e alla sue menzogne. Né di adeguarsi alle croniche ed estenuanti esitazioni di noi occidentali. SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 257 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato il retroscena 08/02/2015 Il Giornale Pag. 3 (diffusione:192677, tiratura:292798) Veleni e trappoloni, Verdini smentisce lo strappo Le ricostruzioni pilotate del «Corriere della Sera» e del «Fatto» riaccendono faide interne Fabrizio de Feo Roma Non è certo uomo incline alle segrete confessioni, Denis Verdini. Così come non è esattamente una fonte preferenziale per i «retroscenisti», i giornalisti incaricati di sbirciare dietro le quinte dell'ufficialità. Avviene così che quando il Corriere della Sera pubblica a firma di una delle sue prime firme - Francesco Verderami - un retroscena su un «diario» a cui il dirigente toscano starebbe lavorando, la curiosità sulla veridicità dello «scritto» diventa subito forte. Un dubbio subito «soddisfatto» dal protagonista che prende carta e penna e detta la sua smentita. «Mi vengono attribuite frasi e dichiarazioni nelle quali non mi riconosco. Non è mai stato mio costume parlare con i giornalisti, riceverli nel mio ufficio né tanto meno distribuire loro miei appunti personali, come invece sembra dall'articolo di Verderami». Ma quali rivelazioni conteneva l'articolo? Il retroscena si concentra sugli eventi degli ultimi 15 giorni. «Mi sento sollevato, libero da responsabilità. Osservo nani e ballerine far festa per la fine del patto del Nazareno. Io sto seduto sulla riva del fiume in attesa di pescare qualche pesciolino», le frasi attribuite a Verdini. Poi la ricostruzione del Romanzo Quirinale. «Il Pd attende tranquillo... Fuga di grillini in massa, il comandante zero alla guida di soldatini con piedi d'argilla, la nuova leva nordista che gonfia il petto. E Renzi sulla tolda di comando che - libero da patti addomestica la tigre comunista, prepara rappresaglie e organizza le truppe come Masaniello». Poi una riflessione sull'incontro con Alfano. «Fu una riunione tra fratelli ritrovati, ci facemmo prendere dai sentimenti perdendo il senso della ragione». Infine sul centrodestra. «Per costruirlo ci vorrà tempo e pazienza. E bisogna che Berlusconi capisca cosa loro (Ncd) hanno spiegato con determinazione e garbo quando hanno posto il problema del rapporto con la Lega e della leadership». Con una postilla in cui definirebbe un errore la rottura del Pdl. In verità non esiste alcun diario da cui queste impressioni sono state attinte. Verdini, piuttosto, ha l'abitudine di scrivere report settimanali che invia ad Arcore in cui analizza la situazione politica, perché «verba volant, scripta manent». Report che sono nella disponibilità di pochissime persone. Le frasi appaiono così come un patchwork, un taglia e cuci che riporta parzialmente il pensiero verdiniano. «Sono i soliti pasticci», sorride amaro l'interessato. Ma tra i parlamentari a lui vicini si fa notare che il pensiero di Verdini sulle mosse compiute da Ncd è ben diverso. In realtà il giudizio è duro sia per quanto riguarda la rottura del Pdl che - secondo Verdini - gli alfaniani nel novembre 2013 avrebbero potuto evitare restando vicini a Berlusconi e mantenendo le posizioni di governo, facendo nascere un nuovo esecutivo. Sia per quanto riguarda la gestione della trattativa con Renzi per il Colle. Un braccio di ferro nel quale non sono mai riusciti a far percepire la minaccia reale di una crisi. Perdendo completamente ogni potere contrattuale. Foto: DISCUSSO Denis Verdini è nel mirino SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 258 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato il retroscena 08/02/2015 Il Giornale Pag. 4 (diffusione:192677, tiratura:292798) Sulle riforme è rischio palude Ma il premier ora fa il bullo Renzi punzecchia il Cavaliere per spingerlo a rientrare nel Patto del Nazareno Il vero obiettivo è evitare che salti la legge sul Senato prevista prima dell'estate CAMPAGNA ACQUISTI Bersani: «Spostamenti opportunistici». Zoggia: «Politiche troppo diverse» L'INVITO DI GUERINI «Mi auguro che Fi recuperi l'intelligenza politica necessaria» Laura Cesaretti Roma Chiusa la partita del Quirinale, a Palazzo Chigi si prevedono alcuni mesi di navigazione ragionevolmente tranquilla nelle aule parlamentari. Senza neppure la necessità di «campagne acquisti» che infatti, spiegano, non sono affatto in corso. Ma verso la tarda primavera, e le bellicose esternazioni di Silvio Berlusconi ieri rafforzano il presagio, per il governo Renzi potrebbe arrivare il redde rationem. La seconda lettura della riforma del Senato dovrebbe iniziare a maggio a Palazzo Madama. E se davvero Forza Italia si sfilasse tirandosi dietro un pezzo di Ncd, come ha lasciato intendere il Cavaliere parlando di riforme «non urgenti» e di potenziali «derive autoritarie», il caposaldo del disegno renziano potrebbe saltare. «Berlusconi che parla di derive autoritarie è quasi commovente», replica piccata la vicesegretaria del Pd Debora Serracchiani. Mentre Lorenzo Guerini accusa di «incoerenza» il Cavaliere. «Mi auguro - aggiunge - che Fi recuperi l'intelligenza politica necessaria, ma sia chiaro che noi andiamo avanti lo stesso». È quello l'orizzonte che preoccupa Renzi, e che lo porta ad alzare il tiro su Berlusconi (vedi emendamento sulle frequenze tv) con l'intento di spingerlo a rientrare nel «Patto». Una preoccupazione dissimulata, ma presente nonostante l'ostentazione di sicurezza che fa ad esempio il ministro Boschi: «Spero in un ripensamento di Berlusconi, ma i numeri per andare avanti ci sono». Martedì ricomincia alla Camera l'esame della riforma del Senato e del Titolo V della Costituzione,e la conclusione è prevista per sabato ma potrebbe slittare di qualche giorno a causa dei numerosissimi emendamenti delle opposizioni che puntano, Fi inclusa, a far saltare il voto finale. Sui numeri però a Montecitorio non c'è alcuna incertezza, la maggioranza è ampia e autosufficiente, in grado di rendere innocue anche le fronde interne della sinistra Pd. Nel frattempo inizierà in commissione Affari costituzionali il cammino dell'Italicum, per la terza e definitiva lettura. E dal Pd si guarda con qualche allarme al ruolo che potrebbe giocare, complicando le cose per Renzi, il presidente della commissione Francesco Paolo Sisto, che è di Forza Italia. Anche qui, però, c'è l'antidoto già pronto: a marzo infatti, chiusi i primi due anni di legislatura, si voterà di nuovo, per prassi, sui presidenti di tutte le commissioni parlamentari. E Forza Italia ne detiene diverse, inclusa quella di Sisto, sia alla Camera che al Senato: frutto della mancata vittoria del Pd e della inesistenza di una maggioranza a inizio legislatura. Oggi però una maggioranza c'è, e il Pd è in grado di riprendersele, se volesse. «Sisto dunque potrebbe pensarci due volte, prima di ostacolare la legge elettorale», ragionano nel Pd. Di qui ad allora, però, la maggioranza dovrebbe tenere senza eccessivi problemi, e per questo le polemiche - anche interne al Pd - sulle «campagne acquisti» sono liquidate come pretestuose e infondate da Palazzo Chigi. Per ora, infatti, l'unico acquisto del Pd è stato quello del drappello di Scelta civica: un acquisto pronto da tempo, ma che è stato deciso di rinviare a dopo il voto per il Quirinale per fair play . Ma si tratta di parlamentari già in maggioranza e che spesso già facevano parte del Pd (Ichino, Lanzillotta, Maran, Susta). Se la minoranza Pd si inalbera, con Bersani che denuncia «spostamenti opportunistici» e Davide Zoggia che lamenta «troppe differenze di linea politica» è solo perché l'arrivo di esponenti riformisti e liberal rischia di rendere ancor più minoritaria e ininfluente l'ala sinistra del Pd. Foto: PREMIER Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 259 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato il retroscena 08/02/2015 Il Giornale Pag. 5 (diffusione:192677, tiratura:292798) «Dal Pd poco fair play Scelta civica merita rispetto Al governo? Finché ci va» Il sottosegretario: «Ma quale scissione Chi è andato via non aveva un iscritto...» Felice Manti «"Evoluzione riformista"? Sarebbe stato preferibile un dignitoso silenzio. È una questione di buon gusto». Enrico Zanetti è un filino arrabbiato. Colpa dell'Italia che ha perso a rubgy o dei suoi ex colleghi di partito come il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini che se ne sono andati? «Non esaspero i toni mi sento preso in giro da persone con cui ci si stava confrontando sul presidente di Scelta civica», dice il sottosegretario all'Economia che oggi potrebbe diventare il nuovo leader di Sc. Che cosa resta di Scelta civica dopo la scissione? «Scissione vuol dire che un pezzo di un partito se ne va...». Beh, un quarto degli eletti... «Sono otto persone. Un partito è fatto anche dai coordinatori, dai delegati, da migliaia di persone. È una fuoriuscita minima che fa scalpore perché raggruppa la quasi totalità delle persone che grazie a Sc hanno avuto cariche istituzionali. E se ne vanno per difendere quei posti». È gente senza voti? «È gente senza iscritti, l'unico è Gianluca Susta. Parliamo di un ministro, un viceministro, un sottosegretario e un vicepresidente del Senato, tutti contrari alla mia mozione, che non sono neanche riusciti a prevalere in un "partitino" come lo definiscono loro. Se non sei capace di importi al congresso sei messo male. Sputi nel piatto in cui hai mangiato e che tu hai contribuito a rimpicciolire perché ne eri dirigente». E ora si dovrebbero dimettere? «Io non le chiedo anche se ricordo che qualche anno fa il segretario del Pd tuonò a Porta a porta "chi cambia partito dovrebbe dimettersi"». E lei? Si dimetterà dal governo? «I rapporti tra alleati e quelli nel governo sono separati. Tra noi e Pd serve un chiarimento. L'invito mirato a singoli esponenti è un comportamento... antipatico». Al governo non cambia niente? «È evidente che con così poco fair play tra partiti di maggioranza è possibile che da parte nostra ci sia una minore disponibilità ad accettare alcune scelte che rispondono alle nostre priorità». Insomma, metterete altri veti... «Non ne abbiamo mai messi, è una leggenda metropolitana. Se i ritmi di governo sono stati meno sostenuti è perché sono esplose le contraddizioni dentro i "partitoni". Se il Pd ci rispetta, bene. Altrimenti restiamo al governo finché ci convince». Se dovesse vincere il congresso? «Domani ribadirò gli stessi concetti, come ha fatto ieri anche Alberto Bombassei. È un sentire comune nel partito». E Benedetto Della Vedova? «So che andrà al Misto, ma è un dato tecnico perché con la fuoriuscita il gruppo è stato spazzato via. Lo invito a riflettere. Rispetto agli altri... funamboli ( ride ) è stato coerente, non è entrato...». Nel pacchetto di mischia del Pd... «( Ride di nuovo )... Spero che accetti il risultato del congresso e rimanga nel partito. Altrimenti pazienza...». È stato il più coerente Spero che resti con noi "Ci hanno preso in giro Meglio stare in silenzio Qualche anno fa tuonò: chi cambia partito si dimetta A Della Vedova Ai transfughi A Renzi REALTÀ VIRTUALE Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi prova uno strumento per la «realtà' virtuale» al convegno: su Expo 2015 Ncd mastica amaro dopo le mosse del Pd su Quirinale e riforme SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 260 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SCENARI POLITICI La crisi dei centristi l'intervista » Enrico Zanetti 07/02/2015 Libero Pag. 1 (diffusione:125215, tiratura:224026) Tv e bilanci falsi La verità sui ricatti di Matteo al Cav* FRANCO BECHIS Che sia più politica che sostanza,si capisce dai toni. Dopo avere lanciato il sasso all'indomani della rottura del patto del Nazareno, con quei due pugni allo stomaco di Forza Italia (stangata su tasse Mediaset e nuova legge sul falso in bilancio), il Pd ieri ha iniziato a nascondere la mano. Con un sasso nel pugno e un fiore stretto (...) segue a pagina 7 segue dalla prima (...) nell'altra mano è sceso in campo direttamente Matteo Renzi, che nella sua e-news ha fatto sfoggio di entrambi gli atteggiamenti. Forza Italia si rimangia il Nazareno? «Buon appetito», ha scritto Renzi in versione pugile: «Noi non abbiamo cambiato idea. Ho sempre detto che voglio fare accordi con tutti e che non ci facciamo ricattare da nessuno. Perché i numeri ci sono anche senza di loro». Poi ha allargato il sorriso e teso la mano: «Spero che dentro Forza Italia prevalgano il buon senso e la ragionevolezza. Se ciò non dovesse accadere noi continueremo a rispettare Berlusconi e il suo partito come rispettiamo tutti i partiti che ottengono i voti dei nostri concittadini: il nostro obiettivo non è parlar male dei nostri avversari, ma lavorare bene per l'Italia». La linea del capo del governo è soprattutto questa seconda, e il pugno gli serve semplicemente per non farsi trascinare dentro vicende e regolamenti dei conti tutti interni a Forza Italia. Secondo l'interpretazione che si coglie sia nella cerchia più stretta del premier, sia con qualche sarcasmo all'interno di Forza Italia, il patto del Nazareno non sarebbe archiviato. Ma i segnali politici lanciati nelle ultime ore hanno lo scopo di dare un altro messaggio a Berlusconi: «Se ti interessa riprendere il filo del dialogo, lo si fa con chi lo ha tessuto fino ad oggi: Dennis Verdini e Gianni Letta. Altrimenti ognuno per la sua strada, e auguri». Non è questione di scortesia la scelta degli ambasciatori di Renzi - in primis il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti - di rifiutare ogni contatto con altri possibili ambasciatori che si sono fatti avanti nelle ultime 24 ore, come Maria Rosaria Rossi e Giovanni Toti. I due chiamano al telefonino, lasciano messaggi in segreteria telefonica, contattano anche gli uffici. Lotti non si fa trovare e non richiama nemmeno. Fra gli azzurri il gesto viene interpretato maliziosamente come un atto di amore nei confronti di Verdini, che all'interno del suo partito viene accusato di essere fin troppo testa di ponte del premier. Ma al di là delle simpatie personali, il governo cerca soprattutto di non entrare anche solo dando filo ora a questo o a quel dirigente, in una confusa guerra satrapica interna al partito di Berlusconi. Si tratta però di puri messaggi politici, e lo erano anche gli «avvertimenti» arrivati dall'esecutivo giovedì: né sulla tassa Mediaset, né sul falso in bilancio c'è qualcosa più di un annuncio. L'emendamento proposto al "milleproroghe" infatti contiene solo un principio generale, che può fare oscillare i costi amministrativi delle frequenze digitali sia per Rai che per Mediaset da un euro a 50 milioni. Il quantum però verrebbe deciso - sempre che l'emendamento venga approvato - da un successivo decreto del ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi. Ieri il renziano Michele Anzaldi che aveva soffiato il giorno prima sul fuoco della norma-vendetta su Mediaset, ha gettato acqua sul fuoco (come si deve fare quando i messaggi sono solo politici), sostenendo che oggi Mediaset paga 13 milioni l'anno e che al massimo rischierebbe di doverne pagare qualcuno in più: 17,5 milioni. E usando la chiave politica gli ha replicato Augusto Minzolini: «Non importa che siano 5,10 o 50 i milioni in più da pagare. Quelli interessano Mediaset, non noi. Ma se il governo doveva intervenire sulla materia in un senso o nell'altro avrebbe fatto bene a farlo in un altro momento, non certo all'indomani della rottura del cosiddetto Patto del Nazareno. È una questione di stile e galateo politico». Anche il Mattinale di Renato Brunetta ha usato quella chiave: più della sostanza, la forma politica che avrebbe per Renzi il senso di dare questo messaggio: «Chi resiste, chi non accetta la regola fiorentina della sottomissione, sappia che ne pagherà le conseguenze». Però nelle stesse ore all'Economia si stavano svolgendo riunioni tecniche sul famoso decreto fiscale che contiene quella depenalizzazione per evasori e frodatori fiscali fino al 3 per cento dell'imponibile. Tutte le proposte di modifica della norma sono state cassate dai vertici del ministero, su imput del ministro Pier Carlo Padoan (e probabilmente dello stesso Renzi). Anche quello è un segnale politico, ed è di apertura verso Berlusconi. Di SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 261 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il retroscena 07/02/2015 Libero Pag. 1 (diffusione:125215, tiratura:224026) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 262 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato lui e del Nazareno Renzi ha bisogno, soprattutto in vista del Consiglio dei ministri del prossimo 20 febbraio. Quel giorno oltre al decreto fiscale approderà in consiglio un nuovo capitolo del jobs act, quello sulle formule contrattuali. E inevitabilmente tornerà a spaccarsi il Pd, con il premier che avrà necessità di una mano sia da parte di Angelino Alfano che da Forza Italia. Il Nazareno è magari congelato, più propriamente addormentato. Ma pronto ad essere risvegliato.::: LA SCHEDA LE FREQUENZE TV Lo scorso 30 settembre una delibera dell'Agcom fissava gli importi dovuti da Rai e Mediaset per l'uso delle frequenze del digitale terrestre. I due operatori avrebbero dovuto pagare per il 2014 13 milioni di euro ciascuno invece dei 50 milioni in totale pagati nel 2013. Il Milleproroghe approvato a fine 2014 in Parlamento rinviava la questione al 2015. Ma un emendamento del governo riapre la questione, cancellando pertanto lo sconto riconosciuto dall'Agcom a Rai e Mediaset. Ora l'emendamento del governo è atteso la prossima settimana nelle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera. IL FALSO IN BILANCIO Giovedì inoltre la maggioranza di governo ha deciso di estendere la punibilità del reato di falso in bilancio, prevedendo che sia punibile non solo in seguito a una querela di parte, come avviene dal 2002, ma sempre, d'ufficio. Foto: Denis Verdini e Matteo Renzi in Senato [Ansa] 07/02/2015 Libero Pag. 1 (diffusione:125215, tiratura:224026) «Noi Ncd e Salvini incompatibili Berlusconi scelga» GIANCARLO PERNA L'ufficio di Maurizio Sacconi, presidente Ncd della Commissione Lavoro del Senato, è un compendio della sua vita. C'è una vecchia foto con Bettino Craxi che rimanda al suo passato socialista e quella a fianco di Silvio Berlusconi suo leader per una quindicina d'anni fino alla scissione di Angelino Alfano. (...) segue a pagina 8 segue dalla prima (...) C'è, più in vista delle altre, la foto di Marco Biagi, il professore suo grande amico ucciso dalle Br perché voleva abolire l'articolo 18 e modernizzare il Diritto del Lavoro. Obiettivi che Sacconi ha ereditato e sono ancora il suo cruccio irrisolto. C'è poi il corredo religioso da alto prelato. Un crocifisso in stile Cimabue sopra lo scrittoio,tre icone lignee della Madonna di foggia trecentesca e una Bibbia in bella mostra che rappresentano il suo recente fervore di cristiano che ha ritrovato l'intensità della fede. C'è, infine, il senatore medesimo che appare piuttosto crucciato e che, infatti, mi accoglie con un'osservazione lugubre: «Siamo invecchiati insieme». «E me lo dici pure!», penso io che però non posso dargli torto. È dal 1979 che ci incrociamo quando lui, ventinovenne, entrò per la prima volta alla Camera dove facevo il cronista parlamentare. Era un deputatino socialista veneto molto legato al chiomato Gianni De Michelis e che si fece subito notare per due cose. Era un grandioso imitatore dei personaggi dell'epoca, da Craxi a De Mita a Pertini e un gran secchione appassionato di argomentiforti: bilancio dello Stato, Finanziaria, scala mobile e cose così. Qualche anno dopo, infatti, divenne sottosegretario al Tesoro e ce lo tennero sette anni di fila (19871994) perché ormai ci si raccapezzava solo lui.Era già deputato da quattro legislature quando arrivò il ciclone che spazzò via Psi e prima Repubblica. Sacconi saltò le tre legislature successive,senza però restare a casa. Infatti il Cav, occhio lungo, lo pregò a corte. All'inizio, ne fece il proprio consigliere economico, poi sottosegretario al Lavoro del suo secondo governo (2001-2006) e, nel Berlusconi IV, lo promosse ministro del settore (2008-2011). Dal 2006, Sacconi è tornato in Parlamento,questa volta come senatore. Da allora è lì. Sommando il prima e il dopo, fanno sette legislature che, aggiunte alle poltrone di ministro e sottosegretario, sono una gran bella carriera. Il tutto per dire che, viste le premesse, non si capisce perché mi stia davanti con il muso lungo. «È seccato per avere dovuto dare le dimissioni da presidente dei senatori Ncd in seguito al voto su Mattarella?», chiedo. «È più profondo di così», esordisce Sacconi con l'abituale tono paziente verso i giornalisti, categoria che include tra i diversamente intelligenti. «Ho dato le dimissioni perché undici senatoriNcd avevano pubblicamente annunciato di votare Mattarella, prima ancora che il partito lo avesse deciso. Con ciò indebolendo la nostra capacità negoziale verso Renzi. Mai avuto nulla contro la persona del nuovo capo dello Stato, ma è ovvio che la successiva determinazione di votarlo è stata condizionata dall'atteggiamento di quei senatori a causa dei quali ho deciso di rimettere il mandato». «Cosa intendeva con quel "più profondo"?», chiedo. «È la seconda ragione delle mie dimissioni», replica. «L'atteggiamento tenuto con noi da Renzi ha creato una situazione nuova che non so dove porterà. Il metodo del premier, che si è accordato con la sua sinistra, può compromettere le riforme in corso, soprattutto quella del Jobs Act che più mi sta a cuore. Da non più capogruppo sarò più libero di rifiutare proposte inaccettabili e che potrebbero portare a una rottura politica tra noi e Renzi». «Senatore, sembra che lei abbia una zeppola in bocca. Parli chiaro. Lei teme che il governo Renzi, ormai legato alla sinistra dem e a Vendola possa, con i decreti delegati sul Jobs Act, reintrodurre il vecchio articolo 18 e altri legacci per mantenere ingessata la legislazione sulle assunzioni. Ci vuole tanto a dirlo, cribbio?». «Ooo - fa lui -. Io voglio leggi che liberino la creatività italiana. Dobbiamo sbottigliare la società operando sulla Giustizia, Fisco e Lavoro. Soprattutto il lavoro. La riforma non è solo utile in sé per consentire più assunzioni nell'epoca delle incertezze ma è la prova della discontinuità dell'Italia, la cui storia è stata segnata dal più forte partito comunista dell'Occidente che espresse la propria influenza proprio nelle leggi sul lavoro. Siamo l'unico Paese in cui le assunzioni o sono a vita o non sono. E questo è un ostacolo per farne di nuove che va eliminato. Il Jobs Act, così com'è, non serve. Tanto che l'Ue prevede per il 2015 l'aumento della disoccupazione italiana. Aggiungici il timore che la legge possa essere SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 263 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Intervista a Sacconi 07/02/2015 Libero Pag. 1 (diffusione:125215, tiratura:224026) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 264 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato peggiorata dalle nuove alleanze di Renzi...».«E ce n'è abbastanza per giustificare il suo cipiglio inviperito», dico io. «Esatto», conferma lui. Uscirete dal governo se Renzi traligna? «È quello che ci siamo detti». Intanto vi siete riavvicinati al Cav. «Il nodo è Matteo Salvini. La Lega di Bossi era una domanda ruspante di più liberalismo per il Nord: meno tasse, meno burocrazia, ecc. Quella di Salvini è una destra estrema, scettica verso l'Europa e verso la Nazione. È lo scetticismo universale di Salvini che non va e che, rispetto al vitalismo di Bossi, ne fa un decadente». Contrario all'uscita dall'euro? «La liquidità scomparirebbe all'istante. Dall'oggi al domani, niente più stipendi». Una riunificazione NcdFi? «Riunificazione, no. Un rassemblement come in Francia con De Gaulle, tra noi che aderiamo entrambi al Ppe e con gli amici di Fdi che già conosciamo per essere stati insieme». Che pensa di Renzi? «È l'espressione, più giovane e vitale, del politico tradizionale. Ha meritoriamente introdotto la velocità nei procedimenti politici. Non ha però una visione che ispiri la sua azione. La mancanza di convinzioni profonde può farlo procedere a zig zag e questo mi inquieta». Padoan, titolare dell'Economia? «Ministro mentalmente ordinato che conosce le istituzioni sovranazionali. Dovrebbe, con più coraggio, alleviare i contribuenti subissati di tasse immobiliari dovute a comuni inefficienti che scaricano le loro incapacità sui proprietari». Che fare? «C'è una mia proposta. Se un comune supera l'aliquota - non il tetto massimo già esistente, ma uno più basso da fissare - è automaticamente considerato incapace e viene commissariato». Il Cav? «Il ceto medio in particolare gli deve molto. È stato il solo imprenditore italiano che ha affrontato a viso aperto la spaventosa anomalia italiana della possibile presa di potere comunista in un Paese occidentale. Ne saremmo usciti impoveriti». È ancora il condottiero? «Con affetto sincero vorrei dirgli: aiutaci a costruire una grande offerta politica liberal-popolare, sapendo che non sei candidato in prima persona ad attuarla. Fai il king maker del nuovo centrodestra». Pensa al vagolante Angelino? «Alfano,verso cui ho affetto e leale amicizia, è più determinato di quanto appaia. Non va giudicato nel breve ma nel medio periodo». Carbura lento? «Dopo anni, ha rotto con Berlusconi.Se ha avuto il coraggio di farlo con lui che era come suo padre, vuole che non lo abbia per rompere con Renzi, di cui nemmeno è parente?». A lei cos'è rimasto del socialista che fu? «Sono per un nuovo umanesimo politico che metta al centro l'uomo. Il motto che detesto è: fiat iustitia et pereat mundus . L'uomo prevale anche a sulle regole». Il suo cattolicesimo i cui simboli ci scrutano dalle pareti di quest'ufficio? «In politica sono laico e pro divorzio e aborto. Da laico difendo la vita, contro eutanasia e manipolazioni genetiche, e sono contro la parificazione del matrimonio ad altre forme di convivenza». Più a suo agio nel Ppe che tra i socialisti Ue? «Il Pse di oggi è imbastardito da fior di comunisti. Tuttavia anche noi nel Ppe il partito della cancelliera Merkel - dobbiamo precisare il concetto di solidarietà europea, riequilibrando il rapporto tra nord e sud dell'Ue. Per evitare che prevalga una logica baltica a scapito del Mediterraneo». Orfano di Craxi? «Nostalgico». Nostalgico di Berlusconi? «Orfano».Sopra, Maurizio Sacconi con Gianni De Michelis al quale era molto legato al suo esordio, nel 1979, da giovane deputato socialista. A sinistra, con Silvio Berlusconi del quale è stato sottosegretario e ministro del Lavoro e a cui è legato da 15 anni di battaglie fino alla scissione di Alfano e alla nascita di Ncd [Ansa e Fotogramma] VECCHI AMICI 07/02/2015 ItaliaOggi Pag. 1 (diffusione:88538, tiratura:156000) Il nostro programma? Ridurre tasse e vincoli Pistelli a pag. 5 S'era dimesso Maurizio Sacconi da capogruppo del Ncd al Senato, non appena Angelino Alfano, segretario di quel partito, aveva annunciato l'appoggio a Sergio Mattarella, chinando il capo al premier Matteo Renzi. Veneto di Conegliano (Tv), classe 1950, lunga militanza nel Psi prima di passare, come molti altri, a Forza Italia, ministro del lavoro dell'ultimo governo Berlusconi, Sacconi aveva animato la nascita del Nuovo centro destra, quando il Cavaliere aveva minacciato di far cadere l'esecutivo di Enrico Letta. Nell'attuale maggioranza s'era impegnato come presidente della Commissione Lavoro, sul Jobs Act, non senza polemizzare col governo e col Pd, rei di annacquare la portata della riforma. Domanda. Sacconi, che fa? Resta o lascia come Barbara Saltamartini? Risposta. Una premessa, anzi due. D. Prego. R. La prima è che le mie dimissioni sono state presentate al presidente del Senato, quindi sono irrevocabili. D. La seconda? R. La seconda è che confermo la mia leale amicizia con Alfano, Gaetano Quaglieriello e gli altri, coi quali compimmo la scelta di evitare una deriva greca all'Italia. D. Quando decideste di rimanere al governo con Letta... R. Se in quel momento avessimo prodotto una crisi istituzionale, questa si sarebbe sommata a quella economica, gravissima, e ne avremmo generato inesorabilmente una di sistema. Come la Grecia. Anche se l'Italia è ovviamente diversa, con fondamentali economici migliori. E poi... D. E poi? R. Avremmo alimentato il successo di movimenti antieuropei come quello rappresentato, in quel momento, dal M5s di Beppe Grillo. Credo, at vo ci P in coscienza, che non avremmo evitato il commissariamento della Troika... D. Le differenze politiche fra voi e il Pd stanno però emergendo... R. Sì, le ricorrenti differenze tra noi e loro, confermano che questo è un governo di emergenza, fra forze opposte, bipolare. Lo si vede proprio in queste ore, mi scusi... D. Si riferisce a Scelta civica, i cui senatori aderiscono al Pd? R. Esatto. Il Pd sta aggreando a sé Scelta civica e noi, dall'altro lato, aggreghiamo gli altri moderati della maggioranza e lavoriamo nella prospettiva di una ricomposizione dell'area liberalpopolare, alternativa allo stesso Pd. Il governo cioè si va defi nendo come bipartitico: Ncd-Udc e pezzi di Scelta civica, cioè Area popolare, e il Pd, che si ricompone e ingloba gli exmontiani. D. Che succederà, onorevole? R. Questo dovrebbe rendere l'attività di governo trasparente quanto alla necessità di continue mediazioni, continua ricerca di comune denominatore, consapevoli di essere tra noi alternativi. Saranno mediazioni faticose, soprattutto sui capitoli della liberazione della vitalità italiana: lavoro, fi sco e giustizia. D. Ma questo lo ha sempre detto anche Alfano: alle prossime elezioni, ognuno andrà per la sua via. R. Ora, c'è ancor più consapevolezza, nel gruppo dirigente Ncd, che l'unica prospettiva è la ricomp o s i z i o n e d e l l ' a r e a liberal-popolare. E lavorarci, insieme a Forza italia, per costruire l'alternativa a Renzi. Contemporaneamente, però, dovremmo decidere anche come regolarci con Matteo Salvini. D. Lei che ne pensa? R. L'area che stiamo costruendo è quella che si riferisce al Partito popolare europeo, che signifi ca avere principi e cultura comuni. Le proposte di Salvini mi sembra che siano assai lontane dal popolarismo europeo. D. Per esempio? R. Vedo innanzitutto due difetti: lo scetticismo verso l'Europa, con l'idea dell'uscita dall'euro. Ma anche lo scetticismo verso la nazione, che Salvini, al più, considera sommatoria di identità locali. D. Voi, invece? R. La nostra cultura riconosce la nazione nei suoi principi tradizionali, come la vita e la famiglia, nella prevalenza della società sulla dimensione pubblica, nel primato dello stato unitario sulle disastrose gestioni delle Regioni e dei comuni, E poi, noi pensiamo all'Europa come confederazione di nazioni. Siamo noi, l'area della Nazione, altro che il partito di Renzi. D. E su questi principi, lei dice, Renzi non c'è... R. Non appartenogono certo alla sinistra, moderata o radicale che sia. D. Senatore, torniamo al governo. Lei parlava di faticose mediazioni, prima. Come si immagina che procederete? Sul Jobs Act le frizioni non sono mancate. R. Sul Jobs Act, il primo decreto è un timido passo in avanti. Molto meno di quello che serviva al lavoro, però non nuoce. D . C h e cosa sarebbe servito? R. Sarebbe stato utile alla crescita del lavoro il superamento di quell'unicum europeo che è la reintegrazione del licenziato, ossia l'indossolubilità potenziale del rapporto di lavoro «fi nché morte o pensione non vi separi». Ma ora dobbiamo evitare il peggio. SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 265 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA SACCONI 07/02/2015 ItaliaOggi Pag. 1 (diffusione:88538, tiratura:156000) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 266 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato D. E cioè? R. Che nel prossimo provvedimento non si arrivi alla controriforma, come già accontroriforma, come già accadde per la legge di Elsa Fornero, ossia che un'incerta essibilità in uscita si combini con una certa rigidità in entrata. Bruceremmo posti di lavoro. D. A che si riferisce quando parla di rigidità in entrata? R. All'annunciata eliminazione di alcune forme contrattuali, come la collaborazione a progetto. D. Beh, Renzi ne usa spesso l'acronimo, «cocopro», per indicare tutto ciò che deve cambiare. R. Invece è un contratto talora obbligato e insostituibile: per esempio per le attività in outbound dei callcenter, della ricerca di mercato, del recupero crediti, laddove cioè il lavoratore ha la libertà di scegliere il tempo di lavoro ed è remunerato a risultato. D. Anche altre forme contrattuali? R. Lo stesso vale per il lavoro intermittente, nel quale non è prevedibile l'inizio della prestazione, o per i contratti di associazione in partecipazione come nel rapporto tra artisti e case discografi che. Pensiamo davvero di fare di Vasco Rossi un lavoratore dipendente? D. Sacconi ma come arrivate al 2018? R. Ci arriviamo se, insieme, facciamo cose utili. Non sarà semplice: noi vogliamo abolire i vincoli e diminuire le tasse. D. Il Pd invece? R. La loro tentazione è aggiungere quantomeno vincoli mentre, sulle tasse, fanno molta fatica sopratutto a imbrigliare quelle locali sugli immobili, propensi come sono a difendere i comuni, anche quelli ineffi cienti. Per non dire della anomalia giudiziaria di cui consideriamo un simbolo l'abuso delle intercettazioni. D. Lei parla di ricomposizione dell'area liberal-popolare da farsi con FI, la quale è in preda al «tutti contro tutti». Come farete? R. Se il progetto è ambizioso allora si evitano i tanti piccoli progetti di individui e di frazioni che si scatenano proprio quando manca la prospettiva. Nella sfi ducia del futuro cercano solo scialuppe o ciambelle di salvataggio. D. Non sarebbe stato meglio andarse ora, come sta facendo la Saltamartini? R. I movimenti interni all'area che si vuole ricomporre non aiutano ma esaltano le divisioni. D. Cosa accadrà quando, prima o poi si tornerà alle urne? R. Se la legge elettorale rimane quella impostata, la prospettiva è di organizzare una lista, espressione dell'Unione dei movimenti liberalpopolari, che vada al ballottaggio con Renzi. Per poi fare appello a tutti coloro che non si fi dano della sinistra. D. Per tornare alla giustizia, alcuni radicali come Emilia Rossi hanno criticato il ruolo che stanno avendo magistrati in servizio come Nicola Gratteri, nella formulaGratteri, nella formulazione delle proposte di riforme. R. La responsabilità, alla fi ne, è sempre della politica. Il fatto che si utilizzino competenze tecniche è una costante del lavoro ministeriale. D. Per esempio? R. Premesso che il centrodestra deve essere molto autocritico per quanto non ha fatto nell'ultimo ventennio in materia di giustizia, dobbiamo riconoscere che in questi mesi sono stati avviati alcuni percorsi relativi alla effettività della responsabilità civile e contabile del magistrato, allo suo stesso tempo di lavoro, alla promozione di soluzioni extragiudiziali delle controversie in ambito civilistico e di lavoro. Abbiamo bisogno di una giustizia certa e veloce perché è un fattore di competitività, incide sulla crescita. SEGUE DA PAG. 5 D. Lei ha citato fisco, lavoro e giustizia ma non le questioni etiche sulle quali però si è impegnato molto in passato, come sull'eutanasia. Quando Renzi, come ricorda spesso, affronterà il tema delle unioni civili, che farete? R. Sono un laico. Difendo le leggi sul divorzio e sull'aborto dagli attacchi di chi vuole banalizzarli. A Renzi chiediamo di essere pragmatico e non ideologico. D. Che signifi ca? R. Signifi ca che siamo favorevoli a mettere i conviventi nelle migliori condizioni per regolarsi fra di loro ed avere riconosciuta la loro situazione dai servizi pubblici. Cosa diversa è volere il matrimono per tutti e provvidenze pubbliche per tutti, quando invece queste ultime sono state disegnate in funzione della procreazione: dagli assegni familiari alle pensioni di riversibilità. Proponiamo la ricerca condivisa di soluzioni concrete a problemi concreti. D. Per fare che cosa? R. Anche per contrastare l'omofobia, per rispettare le relazioni affettive di tutti, per riconoscere la dignità di ogni persona, servono meno ideologia ed un clima di condivisione. Non si ottiene tutto questo spaccando la nazione e negando i principi della Costituzione che si basa sulla famiglia come società naturale. Proprio nei giorni scorsi ho depositato la proposta di legge per un testo unico sulle convivenze: fa una ricognizione di quello che c'è già e suggerisce quello che manca. D. Veniamo al premier Renzi, senatore. Ai molti socialisti che ho intervistato, ho chiesto se trovavano realistico l'accostamento fatto da alcuni fra lui e Bettino Craxi. Lei che ne pensa? R. Renzi e Craxi hanno in comune l'aver voluto imprimere un'accelerazione ai processi decisionali. Dopodiché... D. Dopodiché? R. Di punti di contatto non ne vedo altri. D. Deluso? R. Certamente dalla mancata cancellazione 07/02/2015 ItaliaOggi Pag. 1 (diffusione:88538, tiratura:156000) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 267 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato dell'art. 18. D. Dopo la famosa direzione del Pd in cui fece concessioni alla minoranza dem... R. Esatto. Si è confermata la natura tendenzialmente conservatrice del Pd. Risentiamo ancora di essere stato il Paese occidentale col più grande partito comunista la cui in uenza si e' esercitata soprattutto sulla regolazione del lavoro. Lo pensano tutte le istituzioni sovranazionali: il lavoro è il benchmark, la pietra di paragone, del cambiamento. I grandi risultati della Germania, dieci anni or sono, i miglioramenti spagnoli oggi, le fatiche della Francia vengono da lì. E per tornare a Craxi... D. Torniamoci... R. La sua scelta di bloccare la scala mobile non servì solo a fermare una spinta in azionistica ma fu percepita come segno di leadership e di svolta dell'Italia. I suoi effetti indotti furono anche maggiori di quelli diretti. Allo stesso modo sarebbe potuto accadere con l'articolo 18. © Riproduzione riservata Foto: Maurizio Sacconi 07/02/2015 ItaliaOggi Pag. 2 (diffusione:88538, tiratura:156000) Senza la copertura del Nazareno Renzi nuota in una vasca di squali Diffi cile far passare le riforme da lui promesse SERGIO SOAVE Tra le varie maggioranze che si sono viste in opera negli ultimi mesi, pare che ora Matteo Renzi abbia scelto di puntare su quella costituita dal Partito democratico attorniato da vari «cespugli», cioè da raggruppamenti parlamentari nati da scissioni o da accordi individuali, chiamati a contribuire al passaggio dei provvedimenti ma poco titolati per condizionarne i contenuti. Anche il Nuovo centrodestra di Angelo Alfano, anch'esso uscito da una scissione del gruppo di Forza Italia ma che aveva in un recente passato ottenuto qualche successo nelle negoziazione programmatica, soprattutto sulla riforma del diritto del lavoro, ora pare ridotto alla condizione ancillare, che provoca risentimenti e ribellioni, che sono la conferma di una condizione strutturalmente subalterna. Si direbbe che a Renzi è riuscito, alla fi ne, il gioco che aveva tentato senza successo Pierluigi Bersani, ma se è così, questa manovra corre gli stessi rischi di insabbiamento che costrinsero alla rinuncia Bersani, che fu battuto soprattutto per le defezioni interne al suo partito. Abbandonando la controgaranzia fornita dal patto del Nazareno e cioè del soccorso azzurro sulle tematiche di carattere istituzionale, Renzi deve ottenere il completo consenso, anche nelle votazioni a scrutinio segreto, dei parlamentari democratici, il che dovrebbe essere assai più arduo del previsto. Inoltre il carattere un po' estemporaneo della maggioranza costruita con il taglia e incolla non si trasferirà facilmente nell'elettorato popolare, che comunque sarà chiamato a pronunciarsi sulle riforme costituzionali in un referendum senza quorum obbligatorio. C'è chi dice che Renzi abbia deciso la rottura del patto con Silvio Berlusconi proprio perché i suoi sondaggi gli facevano ritenere che una campagna contro la costituzione del Nazareno avrebbe portato a una maggioranza di voti negativi nel referendum. Se anche fosse così, non si capisce perché quello stesso testo che era stato in sostanza concordato con Forza Italia, sarebbe ora destinato invece a fare il pieno dei consensi a sinistra. Non sembra che si possa trasferire lo schema adottato con una certa furbizia e un buon successo nell'elezione di Sergio Mattarella nella battaglia per le riforme della Costituzione. L'elezione del presidente, riservata a grandi elettori, si poteva gestire con manovre complesse, senza contare che sulla persona del candidato proposto non esistevano preclusioni da nessuna parte. Approvare una modifi ca dei meccanismi costituzionali e farla approvare da una maggioranza attiva di cittadini è tutto un altro paio di maniche e non sembra che Renzi si renda conto dei problemi che comporta. © Riproduzione riservata SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 268 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL PUNTO 07/02/2015 ItaliaOggi Pag. 4 (diffusione:88538, tiratura:156000) Pd, non è un partito pigliatutti Con gli ex di Scelta civica, il Pd non si rafforza ma si diluisce ALESSANDRA RICCIARDI Nel giorno in cui il Pd allarga il proprio perimetro con l'ingresso degli otto «responsabili» di Scelta civica, e tra questi alcuni ex Pd di peso, non tutti sono convinti che sia una buona mossa. Così il Pd rischia di diventare «un partito pigliatutti», attacca Franco Monaco, deputato democratico, già collaboratore di Romano Prodi e tra i fondatori del movimento politico dell'Asinello. Che su gli ex di Sc ha le idee chiare: «Si facciano da parte». Domanda. Il Pd si rafforza, lei non festeggia? Risposta. Per nulla. Una cosa è la vocazione maggioritaria e inclusiva di un partito, che prescrive di allargare la base di consenso tra gli elettori, altro è reclutare il ceto politico senza tenere conto della coerenza e della linearità dei percorsi individuali. Certi disinvolti riposizionamenti non andrebbero incoraggiati. Sarebbe preferibile piuttosto puntare sull'unità del partito, che ha dato buoni frutti, come ha dimostrato l'elezione di Sergio Mattarella al Quirinale. D. Chi come Lanzillotta ed Ichino faceva già parte del Pd e ora vi ritorna sostiene la piena linearità del proprio percorso. È il Pd che è cambiato, loro rimangono coerenti con la piattaforma politica di Scelta civica. R. L'agenda Monti sarebbe allora il programma del Pd? Seguendo il loro ragionamento, gran parte dei parlamentari del Pd dovrebbero dire che la piattaforma di Bersani, con la quale sono stati eletti, è diversa da quella di Renzi e dunque dovrebbero andarsene... Nella dinamica di un partito si è maggioranza o minoranza, ma prevale sempre il principio di appartenenza al soggetto politico. Questo valeva ieri, quando la maggioranza era in mano a Bersani,e vale oggi che c'è Renzi. Piuttosto, invece di premiare i riposizionamenti, andrebbero trasmessi segnali di coerenza e di rigore, se la priorità, richiamata anche da Mattarella, è quella di rinsaldare il rapporto tra cittadini e istituzioni. D. I numeri però in politica contano. R. Ma non sono tutto, un partito grande e plurale non può trasformarsi in un partito pigliatutti. D. Lei è molto duro con i cosiddetti responsabili. R. La responsabilità è una parola impegnativa. Non andrebbe sprecata per gli scilipoti di ieri e per chi si riposiziona oggi e ha magari un profi lo più dignitoso. Se qualcuno ha sbagliato politicamente a puntare su Scelta civica abbia ora la responsabilità di farsi da parte. D. Certo ora siete molto plurali, da Stefania Giannini di Scelta Civica a Gennaro Migliore, ex Sel e prima ancora Pci. Parlare di un'identità di partito ha ancora senso? R. Io ritengo di sì, anche in una stagione post ideologica e pur trattandosi di un partito grande e inclusivo. Continuo a pensare, a differenza di Renzi, che è dannoso e velleitario puntare alla reductio ad unum del campo del centrosinistra, ossia a un modello bipartitico anziché bipolare. D. Perché dannoso e velleitario? R. Un solo partito al centro del sistema politico, circondato da forze minori non competitive in termini di governo, e con l'insorgenza di una destra lepenista, quella oggi capeggiata da Matteo Salvini, è uno scenario che mi preoccupa. Non è necessario credo evocare Bobbio per rammentare che la politica democratica è competizione tra parti. D. Per molti quello che lei tratteggia negativamente è invece la realizzazione di un sogno democratico, quello del partito della nazione. R. L'accezione è convincente se il partito si fa carico dell'interesse generale del paese e se non nasconde la presunzione di occupare tutto lo spazio della politica anziché considerare se stesso come parte tra le parti. D. Lei dice però che il tentativo di Renzi è velleitario. R. Abbiamo un precedente, quello di Walter Veltroni e Silvio Berlusconi nel 2008, quando provarono a realizzare il bipartitismo con una legge elettorale fortemente maggioritaria. Ottennero due risultati, nell'immediato far cadere il governo Prodi e, nel medio periodo, disarticolare le coalizioni prima di centrosinistra e poi di centrodestra. La storia della politica italiana è pluralistica, sono convinto prevarrà anche questa volta. © Riproduzione riservata SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 269 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA Franco Monaco, deputato dem, già collaboratore di Prodi, dissente dalle acquisizioni di Renzi 07/02/2015 ItaliaOggi Pag. 3 (diffusione:88538, tiratura:156000) Il diritto all'oblio è l'unica tutela in rete Cresce negli Stati Uniti la campagna mediatica contro il «diritto all'oblio» e cioè la decisione emanata lo scorso maggio dalla Corte di giustizia europea che ha imposto ai motori di ricerca sulla rete di cancellare (in taluni casi) link ritenuti «inadequate, irrelevant or no longer relevant» (inadeguate, irrilevanti o non più rilevanti). Come noto questa storica decisione ha creato una serie di problemi interpretativi in particolare relativi sia alle condizioni soggettive e oggettive che qualificano il diritto del singolo a chiedere le cancellazioni, sia relativi al perimetro di estensione della disposizione della Corte. A questo ultimo riguardo, Google (il principale interessato dalla disposizione e che ha rimosso sinora più di 250.000 links) ha deciso di applicare la disposizione solo ai propri siti in essere negli Stati membri Ue, per esempio Google.fr in Francia o Google.de in Germania. Mentre nessuna cancellazione è stata ritenuta valida fuori dalla Ue in particolare nel sito internazionale Google.com (il sito principale negli Stati Uniti). Così secondo la Corte europea e non pochi esponenti di primo piano delle istituzioni comunitarie di Bruxelles, si inficia completamente l'efficacia della disposizione in quanto ciò che viene cancellato sui siti regionali può restare facilmente rintracciabile sul sito internazionale. Da qui la richiesta europea che le cancellazioni, una volta decise, siano estese a tutti i siti del motore di ricerca anche fuori della Ue. Negli Usa taluni considerano questa richiesta molto pericolosa, addirittura una sorta di legalizzazione della censura sulla rete. L'autorevole New York Times due giorni fa si è spinto ad affermare che la decisione della Corte Ue rappresenterà un forte esempio per autocrati come Putin o Erdogan per arrivare a imporre le cancellazioni di link che semplicemente non piacciono al potente di turno. Ora è evidente che la materia è molto delicata ed è giusto che venga dibattuta e approfondita nei dettagli anche tecnico-giuridici; ma non si può arrivarne a disconoscere l'importanza fondamentale. In un contesto come quello della rete dove, di fatto, non vige nessuna regola e tutti possono mettere online qualunque notizia vera o falsa che sia per di più protetti dall'anonimato, il «diritto all'oblio» rappresenta una prima (e sinora unica) vera tutela per i diritti fondamentali dell'individuo. Il dr. Giovanni Maria Ferrari, lettore assiduo della rubrica, mi chiede se il diritto d'autore così come lo conosciamo è nato in Italia. Rispondo che sì è nato da noi; in particolare si può affermare che il moderno diritto d'autore nasce con l'invenzione della stampa a caratteri mobili e quindi con la possibilità di stampare un numero rilevante di copie di libri che non si distinguevano le une dalle altre. Da qui la necessità di tutelare editori e autori da possibili falsi, il che fu fatto attraverso la concessione di «privilegi» da parte del principe a garanzia del lavoro editoriale e autoriale. Il primo «privilegio» di cui si ha notizia storica fu concesso nel 1469 dalla Repubblica Veneta allo stampatore Giovanni de Spira. * delegato italiano alla proprietà intellettuale CONTATTI: [email protected] Foto: Mauro Masi SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 270 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL PUNTO DI MAURO MASI* 07/02/2015 Financial Times Pag. 2 (diffusione:265676, tiratura:903298) Data hand Obama a boost and suggest Fed may raise interest rates in June SHAWN DONNAN - WASHINGTON The US economy added 257,000 jobs in January in another sign of the strength of the nation's recovery. The news caused an already strong dollar to surge. It also offered an economic fillip for Barack Obama, the president. Here are five things to note from yesterday's non-farm payrolls report: 1. The US recovery looks very real Jack Lew, Treasury secretary, told Congress this week that the US economy appeared to have entered a "self-sustaining" recovery. Yesterday's jobs numbers clearly added to that case and economists overwhelmingly saw them as good news. Also included in the January report were upgrades to previouslyreleased November and December figures. Those seemed to indicate that initial gross domestic product figures released last week, which showed the US economy grew by just 2.6 per cent in the final quarter of 2014, may be due for their own upward revision. In the past three months, the US economy has created more than 1m jobs, the strongest pace of job growth since 1997. 2. The good news means the Fed is more likely to start raising rates in June The Federal Reserve last month changed its assessment of the labour market from "solid" to "strong". Yesterday's data "unequivocally vindicated this wording change", said Harm Bandholz, chief US economist at UniCredit. "Given the fact that most FOMC [Federal Open Market Committee] members see the plunge in oil prices, which will push inflation rates even lower in the coming months, as a positive for the US economy, we remain convinced that the Fed continues to get closer to its first rate hike," he wrote. But two big events lie ahead. Janet Yellen, chairwoman of the Fed, is due to testify to Congress this month and the FOMC meets again on March 17-18. The question there will be whether the committee drops a reference to being prepared to be "patient" in raising rates. If that language goes, it will be seen as teeing up a June increase in rates. 3. The strong dollar only got stronger and that remains a concern One of the fears hanging over the US economy is that the recent surge in the dollar will prove a drag on exports and slow the recovery. Thursday's trade data offered some evidence that the strength in the dollar is biting, with exports in December falling and imports rising. The slower than anticipated growth recorded in the last quarter of 2014 was also blamed in part on falling exports. That is generating concerns in Congress and demands for the Obama administration to do more to address what some are calling "currency manipulation" in places such as China, Japan and the eurozone. But the concerns are not only US ones. The International Monetary Fund and the Bank for International Settlements have both warned that too many companies in emerging economies have taken on dollar-denominated debt in recent years. And that could end badly. 4. Wages for workers are finally rising. But is it enough? Average hourly earnings increased 12 cents after falling 5 cents in December. That took the annual rate of wage growth to 2.2 per cent in January, the highest seen since August. Many economists seized on that figure and argued that, taken together with lower oil prices, the higher wages should help boost consumer spending and keep the economy insulated from any global turmoil. However, even the government admitted that may be too rosy a view. Jason Furman, head of the president's economic advisers, said the rates of wage growth were too low and "more must be done to ensure all families can feel the strengthening recovery in their own lives". 5. More people are looking for work. . . and that is a good thing The US unemployment rate actually rose slightly in January, to 5.7 per cent. But that was seen as a good thing. The main reason for it was an increase in the participation rate, which measures the number of workers and also those looking for jobs. There were 703,000 more people working or looking for jobs in January and that brought the labour force participation rate up 0.2 percentage points to 62.9 per cent of the population. That good news was tempered by the fact the number of long-term unemployed was unchanged at 2.8m, or almost a third of the total unemployed. SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 271 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Jobs growth illustrates strength of recovery 07/02/2015 Financial Times Pag. 9 (diffusione:265676, tiratura:903298) Oil & gas MICHAEL KAVANAGH - LONDON Lundin Petroleum this week joined Royal Dutch Shell in committing itself to continue drilling in the Arctic despite the tumble in oil prices since last summer. Ashley Heppenstall, the Swedish group's chief executive, said: "It is critical that exploration continues in the region despite current markets." The commitment of most oil majors and independent drillers to the environmentally fragile region has recently faltered owing to the oil price drop. However, last week Shell confirmed plans to drill this summer in the Chukchi Sea north of Alaska. Analysts have pointed to the Arctic as an area from which oil companies could retreat since the price of crude has fallen. This week Statoil, the state-controlled Norwegian oil group, said that it was considering whether to delay development of its Johan Castberg project in the Norwegian Arctic as part of a review of capital spending. Chevron of the US has shelved plans to drill in the Beaufort Sea in the Canadian Arctic, while Statoil, Denmark's Dong Energy and France's GDF Suez have all recently handed back exploration licences in Greenland. Last year western sanctions against Moscow prompted ExxonMobil of the US to pull out of an exploration joint venture with Rosneft in the Russian Arctic. Despite a waning of interest among oil operators in Arctic waters, Eni of Italy is pushing ahead with plans for a platform at the Goliat field in the Norwegian Barents Sea that will be the northernmost offshore oil production site in the world. Arctic projects have been given the cold shoulder by groups including Statoil and GDF Suez as they review capital spending amid a drop in the oil price SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 272 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Lundin and Shell pledge to continue Arctic exploration 09/02/2015 Financial Times Pag. 2 (diffusione:265676, tiratura:903298) Upbeat data help sustain prime minister's economic and political reform agenda JAMES POLITI - ROME At a Volkswagen dealer in eastern Rome, Bruno Buonavoglia senses that something is changing. Valentino Automobili, the business where the 60-year-old car salesman works, usually sells about 130 vehicles a month from its three locations, but last month sales reached about 150. "January didn't go badly and February didn't start terribly either," Mr Buonavoglia says. "I can't really explain it, but there are some small signs of recovery." Across Italy, dealers have seen new car registrations jump - to 131,000 in January, a 10.9 per cent increase compared with last year, according to transport ministry data. The rebound is one of a handful of economic indicators offering a glimmer of hope that the eurozone's third-largest economy will finally post growth in gross domestic product in 2015 after three years of recession. "A series of data over the past month have been comforting: this really should be the year of a shift in the cycle," said Luca Paolazzi, chief economist at Confindustria, the biggest Italian business lobby. "Things are moving in the right direction." According to a forecast by the European Commission released last week, Italy is expected to generate growth of 0.6 per cent in 2015. This is sluggish by global or even European standards, but could feel like a boom for Italy after the economy shrank 0.5 per cent last year and 1.9 per cent in 2013. Such a turn could prove positive for the eurozone as a whole, since it would be likely to improve Italy's public finances and diminish fears that Rome could face a new debt crisis. It could also help sustain the economic and political reform agenda being pursued by Matteo Renzi, Italy's prime minister. But there have been plenty of false dawns, notably in 2014 when some were predicting growth in excess of 1 per cent for the year, and Italian forecasts are often revised lower. What makes this year different, many economists say, is a combination of external factors that will help sustain the economy even as domestic demand remains low. "Importantly, two new supportive factors will help," UniCredit economists Chiara Corso and Loredana Federico said in a recent note. "A significant euro weakening and the plunge in oil prices, which will underpin the recovery of foreign and domestic demand." The European Central Bank's quantitative easing programme will also improve financial conditions and access to credit, economists note. Among the most encouraging recent signs in Italy are a jump in business confidence in January to the highest level in three and-a-half years and a rise in consumer confidence to a three-month high. There have also been small increases in manufacturing activity and industrial production and a drop in unemployment, although this remains high at 12.9 per cent. Italy plunged back into deflation last month, with the consumer price index dropping by 0.6 per cent, but that figure was partly driven by lower energy prices which could help consumption. Paolo Mameli, senior economist at Intesa Sanpaolo, says he is proceeding with "extreme caution". "In recent Italian history the impact of expected jolts hasn't always translated into growth because the situation is so weak and the recession has lasted so long," he says. "But if this trend continues over the next few months we will revise our estimates upwards." He currently forecasts GDP growth of 0.4 per cent this year. For now, the car dealers at least are a little less worried. An upturn in Italian car sales could bode well for the wider economy SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 273 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Accelerating car sales drive Italy's recovery hopes 09/02/2015 Financial Times - Ed. weekly review Pag. 24 (diffusione:265676, tiratura:903298) C Shankar Athreya has moved from Singapore, where he was global head of strategy and business development at Olam International, to London to take up a job as head of farmland investments at Insight Investment. C Private equity firm Warburg Pincus has a new partner, René Obermann. Mr Obermann, who was most recently chief executive officer of Ziggo, will focus on the telecommunications, media and technology sectors. C Ignazio Rocco di Torrepadula has joined Tikehau Capital Italy as a senior adviser, having previously held a similar role at the Boston Consulting Group. C Paul Harris has left Brevan Howard in Jersey, where he was head of administration, to join Carne Group. He will be available to serve as an independent fund director. C Mena Capital has experienced some changes at the top, with two new managing partners. Slim Feriani, formerly executive chairman, chief executive and chief investment officer at Advance Emerging Capital, comes in as chief executive, while Roger Allen joins as head of business development. C March Gestión de Fondos has hired Lorenzo Parages as head of distribution. Mr Parages was previously in charge of Allfunds Bank's investment services operations in Latin America. Mr Parages began his career within the equity sales division of Banco Urquijo, before moving to Axa Investments as a financial adviser. C Mirae Asset Global Investments has appointed Sander van Ouwerkerk to lead its Benelux and Nordic sales efforts. Mr van Ouwerkerk joins from Acadian Asset Management. C Adrian Mulryan has left ETF provider Source, where he was general counsel, to join law firm Arthur Cox as a partner in its asset management and investment funds group. C Candriam has hired Matthieu David as head of Candriam Investors Group Italy. He was formerly director of external distribution in Italy for BNP Paribas Investment Partners. Candriam has also added Alessandro Malinverno and Ergys Luga to its Italian sales team. C Andy Gboka (pictured above) has joined the team managing Bellevue Asset Management's BB African Opportunities fund. Until last year, Mr Gboka was a senior analyst with Exotix. C Nikko Asset Management has hired an Edinburgh-based head of solutions marketing. Cameron Kuwahara joins from Citigroup Global Markets, where he was a senior sales director in Singapore. He also worked for Bank of America/Merrill Lynch Securities and Deutsche Securities Tokyo. C The UK's Pension Protection Fund has appointed Hans de Boer as chief risk officer. Mr de Boer has held a variety of risk management roles at RBS and ABN Amro. C Kames Capital has hired Matt Harding as an investment analyst focusing on North American equities. Mr Harding joins from the restructuring team at consultancy Zolfo Cooper. C Benjamin Tolub has joined Sycomore Asset Managers as a senior analyst. Mr Tolub used to be an analyst at Millenium Partners. Benjamin Tolub has joined Sycomore Asset Managers SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 274 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Movers & shakers 09/02/2015 The Guardian Pag. 18 Stephanie Kirchgaessner An Italian court is expected to announce a verdict this week in the case against Francesco Schettino, the captain of the Costa Concordia cruise ship that capsized in 2012, killing 32 people. If he is found guilty, Schettino could face more than 26 years in prison.The decision will draw a line under a disaster that shook Italy at a time when the country's confidence was already hit by years of economic turmoil.It was Schettino's hubris that came to define the Costa Concordia tragedy, and made it more significant than simply a terrible maritime accident."Many Italians saw his tale as a metaphor for our country's woes," said Gianni Riotta, former editor of Il Sole 24 Ore. "Schettino's inept saga reminded us of our ruling class's crass failure to steer Italy in the future."The cruise ship ran aground on 13 January after Schettino drove the ship too close to the Tuscan island of Giglio, where it hit rocks, ripping a hole in the hull. The captain told the court he made the manoeuvre as a favour to the ship's head waiter, whose family was from the island, and to please the passengers. He denied he did it to impress a Moldovan dancer, his lover at the time, who was with him.About 4,000 passengers and crew members were on board, though they were not made aware of the severity of the accident until much later.Schettino has been charged with manslaughter, causing the accident, and abandoning ship as hundreds of passengers were trying to evacuate the sinking vessel in the dark of night.A recorded radio conversation between Schettino, who was on a lifeboat, and Gregorio de Falco, a coastguard captain, captured the chaos of the night and solidified Schettino's vill ain status in public opinion, given De Falco's repeated, exasperated orders to Schettino, demanding he return to the ship and direct the evacuation.De Falco's plea for Schettino to "get back on board, for fuck's sake", became so popular that Tshirts were printed with the saying.Schettino has defended his actions, saying he saved lives by steering the ship towards shore after it hit the rocks. He has also blamed faulty generators and his crew for botching his orders. SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 275 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Court to deliver verdict in Costa Concordia skipper's case 07/02/2015 The Independent Pag. 25.29 Disgraced former Prime Minister blamed for demise of the once-mighty Forza Italia MICHAEL DAY IN ROME Da pagina 25 It has dominated the centreright of Italian politics for 20 years, but now the wheels appear to be falling off the Forza Italia party, in line with the declining fortunes of its founder, the billionaire media mogul and three-time Prime Minister Silvio Berlusconi.Membership of the party, which Mr Berlusconi created in 1993 and with which he swept to power months later, has collapsed from a high of 400,000 to just 60,000. Its accounts are in the red and at the end of last year it sacked 50 workers.In December, instead of the usually sumptuous Forza Italia Christmas dinner, the tycoon's political troops were treated to a forlorn outing to a non-descript trattoria on the outskirts of Rome - even if the mogul took the microphone and regaled diners with selfaggrandising jokes.Meanwhile, Forza Italia's poll ratings have sunk to 15 per cent and it is in danger of being overtaken by the rightwing Northern League, which has surged on an immigrant-baiting, anti-euro ticket.The impression of chaos has been underlined by the emergence of one leading dissident, Raffaele Fitto, who has publicly attacked the mogul's leadership.Marcello Veneziani, a leading political pundit at Mr Berlusconi's conservative newspaper Il Giornale, told The Independent that Forza Italia was in crisis, and blamed a fight for the succession. "The real problem is that the Berlusconi era is ending. That's why the party is exploding," he said.But if Forza Italia's problems are in part financial and internecine, the other menace is political: Matteo Renzi. Italy's young, cocky, and ambitious Prime Minister appears to have run rings around Mr Berlusconi, using the mogul's political support to pass political reforms when it suited him, before dumping him when it did not.After the humiliation of his communityservice stint for tax fraud and his expulsion from parliament, the tycoon could at least take comfort from the fact that Forza Italia was still in a position to make deals with Matteo Renzi's government over political reform.But last week Mr Berlusconi let it been known that the "Nazarene pact" (named after the address of the party headquarters where it was thrashed out) with Mr Renzi over reforms was dead. Wheeler-dealing Mr Renzi effectively replied: "Fine, we don't need you any more."By last week securing the election as head of state of Sergio Mattarella - a political enemy of Mr Berlusconi - Mr Renzi has managed to assuage left-wing rebels in his party.He carried out this sly manoeuvre only after enlisting Mr Berlusconi's support to push electoral reforms through the Senate. And the Prime Minister received another boost yesterday with news that six centrist senators from the small Civic Choice party were preparing to defect to his Democratic Party.Mr Berlusconi originally felt compelled to deal with Mr Renzi in the hope of legislative guarantees to protect his business empire, badly wounded by a vicious recession. "Everything has been about saving his businesses," said political scientist Lorenzo de Sio of Rome's LUISS University.But even that backroom guarantee now appears to have been ripped up: new media laws regarding broadcast frequencies will, according to La Repubblica newspaper, add €50m to the costs of Mr Berlusconi's cash-strapped Mediaset TV empire.Mr Berlusconi formed Forza Italia and entered politics 21 years ago to avoid prison and save his business from leftwing opponents.But now, pundits say, things are coming full circle. Among the legislation that he introduced in the 1990s to protect himself and his companies, the bill to remove the crime of false accounting from the penal code was among the most notorious.Mr Renzi is now reintroducing this crime. "It will be good for legality, good for encouraging foreign investment," said Mr De Sio. "And given who got rid of it, its reintroduction will be very symbolic." SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 276 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Berlusconi faces losing control of his party as support and funding slump 09/02/2015 The Independent Pag. 25 MICHAEL DAY Da pagina 23 Three years and one month after he crashed the CostaConcordia on to rocks off the Tuscan coast with the loss of 32 lives, former captain Francesco Schettino will learn this week if he is to spend most of his remaining years in prison.Prosecutors in the regional capital Grosseto are demanding that Mr Schettino be sentenced to more than 26 years after the vessel he was captaining, with more than 4,000 passengers and crew aboard, partially capsized on the night of 13 January 2012, close to the island of Giglio.Mr Schettino, 54, is charged with multiple manslaughter and causing a shipwreck. He is also accused of abandoning ship ahead of his passengers. The ex-commander, who became a national hate figure, created more headlines when he sought to defend himself from the latter charge byclaiming he had "fallen into a lifeboat and couldn't get out".The prosecution says Mr Schettino should face incarceration immediately if convicted due to the gravity of the crime and the risk he might flee the country. In Italy most defendants remain free pending appeals."Francesco Schettino has lied to everyone, to the press, to the court, to the maritime authorities," prosecutor Maria Navarro said in justifying her call for a sentence of 26 years and three months. "He has never accepted responsibility."With summing up continuing today, court sources say a verdict is unlikely before tomorrow evening. Most observers, noting the severe attitude taken by the threeperson judging panel, have predicted a guilty verdict on one or more of the charges.Mr Schettino was in command of the 290m vessel, when in a deviation from its standard route, it passed very close to the shore of Giglio to perform a crowd-pleasinginchino or salute. During this manoeuvre a collision with rocks tore a 50m hole in the ship's side.Senior coast guard officials have said the almost-hourlong delay in calling for the ship to be abandoned was to blame for most, if not all, of the fatalities.Lawyers for Mr Schettino, who denies the charges, have defended his delayed evacuation order by claiming in closing arguments that the ship was still the safest place for passengers and that he gave the order once it became clear that the Concordia was going to sink.Last April, there was controversy when Costa Cruises, the owner of the Concordia, made a deal with an Italian court that limited its criminal liability with a fine of just €1m (£750,000).Giuliano Leuzzi, a lawyer for the national consumer group Codacons, which is leading a class action against the cruise operator, said it was "unacceptable and unbelievable" that the court in Grosseto was not taking into account "serious malfunctions of the ship" that had been identified by two expert reports the court itself had commissioned. SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 277 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Captain of 'Concordia' awaits verdict that could jail him for 26 years 07/02/2015 Le Monde - Ed. dossier Pag. 1,3 (diffusione:30179, tiratura:91840) En fermant l'un de ses guichets aux banques grecques, l'institution « renvoie » les Etats à « leurs responsabilités », a commenté François Hollande Ce n'est pas la première fois que Francfort fait de l'arme des liquidités une arme politique. Avant Athènes, Chypre, Dublin et Madrid en ont fait les frais En Grèce, la décision de Mario Draghi a été vécue comme un insupportable « chantage ». Jeudi soir, des milliers d'Athéniens sont descendus dans la rue Le gouvernement Tsipras et ses partenaires européens ont moins d'un mois pour trouver un accord sur la dette grecque L I R E P A G E S 2 E T 3 Coup d'Etat financier », « diktat politique », « pistolet sur la tempe »... La décision de la Banque centrale européenne (BCE) qui, mercredi 4 février, a fermé l'un de ses guichets aux banques grecques, a suscité une pluie de commentaires indignés dans la presse européenne. Le premier ministre grec, Alexis Tsipras, a dénoncé un « chantage » . Les autres chefs d'Etat européens, eux, ont dans leur ensemble jugé légitime la décision de Francfort. Lors de sa conférence de presse, le président Fran çois Hollande a ainsi déclaré que l'institution « renvoie » les Etats à « leurs responsabilités ». La BCE, elle, affirme que ses règles sont claires : jusqu'ici, elle acceptait les bons du Trésor que les banques grecques lui offraient en garantie contre ses liquidités uniquement parce que le pays était sous le plan d'aide de la « troïka » (BCE, Commission européenne, Fonds monétaire international). Puisque Athènes rejette la « troïka », l'institution n'avait pas d'autre choix que de rejeter à son tour ses titres. Il s'agirait donc d'une décision purement technique. Et pourtant, soulignent nombre d'analystes, elle aurait pu attendre la fin du plan d'assistance, le 28 février, avant d'agir. En prenant les devants, elle a renvoyé M. Tsipras et les gouvernements européens dos à dos. Ne comptez pas sur moi pour financer la dette grecque pendant que vous tardez à vous entendre sur sa renégociation , leur dit-elle en substance. « Elle a sifflé la fin de la récréation », résume un fin connaisseur de l'institution. Une position délicate Ce n'est pas la première fois que la BCE sort de son rôle purement monétaire pour envoyer un message politique. Le sujet est sensible. Explosif, même, car en théorie, l'institution agit en toute indépendance des gouvernements. « En vérité, la position de la BCE est délicate » , explique Alan Lemangnen, chez Natixis. « Elle est le reflet des défaillances de la zone euro elle-m ême : cela met tout le monde un peu mal à l'aise », ajoute Eric Dor, économiste à l'école de management Iéseg. Le 19 novembre 2010, JeanClaude Trichet, à l'époque président de la BCE, avait ainsi envoyé une lettre au ministre irlandais des finances, Brian Lenihan. Dévoilée il a peu, celle-ci a fait scandale dans l'île verte. « Ce n'est que si nous recevons par écrit un engagement du gouvernement irlandais (...) sur les quatre points suivants que nous pouvons autoriser d'autres injections monétaires vers les institutions financières irlandaises », écrivait le Français. Avant d'exiger de l'Irlande de « prendre des actions décisives en matière de consolidation budgétaire, réformes structurelles et restructuration du secteur financier » . En d'autres termes, M. Trichet menaçait de couper les liquidités d'urgence indispensables à la survie des banques irlandaises, si le gouvernement n'entrait pas sous un plan de sauvetage européen. Ce qu'il fit presque aussitôt... En 2013, le même bras de fer se joua entre Chypre, au bord de l'explosion financière, et l'institut monétaire. Le 21 mars, le conseil des gouverneurs fit savoir par communiqué que la fourniture de liquidités d'urgence serait maintenue jusqu'au 25 mars. Mais qu'au-delà, ces aides « ne pourront être envisagées que si un programme Union européenneFMI est mis en place » . Condition que le gouvernement chypriote finit par accepter. En août 2011, la BCE envoie également une lettre au premier ministre espagnol José Luis Zapatero et surtout à Silvio Berlusconi, alors président du conseil italien. A l'époque, la crise des dettes commence à contaminer l'Italie. M. Trichet lui enjoint alors de mettre en œuvre un cocktail de mesures : « privatisations de grande ampleur », « révision des règles de licenciement », « baisse des salaires publics »... La BCE abuse-t-elle donc de sa position pour dicter sa loi aux Etats ? Ceux que le Guardian appelle les « maîtres non élus de Francfort » ne vont-ils pas au-delà de leur rôle ? « En vérité, tout le monde a des attentes démesurées et SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 278 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La BCE force les Européens à s'entendre sur le cas grec 07/02/2015 Le Monde - Ed. dossier Pag. 1,3 (diffusione:30179, tiratura:91840) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 279 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato schizophréniques envers l'institution : on voudrait à la fois qu'elle en fasse plus pour la croissance, mais qu'elle soit plus discrète politiquement », glisse un député européen. Il faut rappeler qu'en tant que banque des banques, le BCE ne peut se permettre de porter trop de risques à son bilan. Si elle acceptait de prendre les bons du Trésor grecs en garantie, pourtant classés en catégorie « spéculative » par les agences de notation, c'était uniquement parce que le plan d'aide lui garantissait que le pays ne risquait pas de faire défaut. Et donc, qu'elle n'essuierait jamais de pertes. « Son rôle n'est pas de prendre les risques à la place des investisseurs privés : on le lui reprocherait » , remarque M. Dor. « Répondre à une carence » Si la BCE a fait des recommandations aux Etats pendant la crise, c'est aussi... parce qu'il fallait bien que quelqu'un le fasse. On a tendance à l'oublier, mais les investisseurs ne faisaient alors plus confiance aux pays périphériques et pariaient sur l'explosion de la monnaie unique. Il était urgent de redresser les déficits - ou d'en montrer la volonté - pour éteindre l'incendie. Puisque les Etats étaient incapables de parler d'une voix, la BCE a retroussé ses manches. « Elle a comblé, parfois avec maladresse, le vide politique européen » , reconnaît un diplomate. De fait, l'institution n'a jamais été à l'aise avec le rôle qu'elle a dû prendre, un peu malgré elle, au sein de la « troïka ». « Il s'agissait de répondre à une carence, l'Europe n'étant pas dotée des institutions adaptées » , déclarait aux Echos du 5 février Peter Praet, son chef économiste. « Cela ne signifie pas que nous sommes satisfaits de la situation actuelle » . Aujourd'hui, la BCE ne rêve que d'une chose : tourner enfin la page de la « troïka »... L'institut monétaire a renvoyé le premier ministre grec, Alexis Tsipras, et les gouvernements européens dos à dos En un an la Bourse d'Athènes a perdu 40 % ÉVOLUTION DE LA BOURSE D'ATHÈNES DEPUIS JANVIER 2012 07/02/2015 Le Monde - Ed. dossier Pag. 3 (diffusione:30179, tiratura:91840) Adéa Guillot Dignité et démocratie. Ces deux mots couraient sur toutes les lèvres au soir du jeudi 5 février, à Athènes, sur la place Syntagma (place de la Constitution) lors d'une manifestation organisée en soutien au gouvernement grec, élu le 25 janvier.Sotiris et Irini Papadrayiannis sont venus en famille, avec leur petit garçon de 4 ans, " dire à l'Europe, et à l'Allemagne en particulier, que l'on ne peut pas ignorer le vote des Grecs et montrer autant de mépris des règles démocratiques ". Quelques heures après l'annonce, mercredi, de la Banque centrale européenne (BCE) de sa volonté de couper, en partie, le robinet des liquidités bancaires à la Grèce, un appel a été lancé sur les réseaux sociaux invitant les Grecs à manifester.Le porte-parole du gouvernement, Gabriel Sakellaridis, a réagi en assurant que le système bancaire grec n'avait rien à craindre. Il a dit que " la Grèce refus - ait - de faire l'objet de chantage, tout comme elle ne fera chanter personne ". Le gouverneur de la Banque de Grèce, Yannis Stournaras, a réaffirmé, jeudi, qu'il n'y avait pas de problème de liquidités et a rappelé que la décision de la BCE n'était pas inaltérable et que, si un accord était trouvé entre la Grèce et ses créanciers, alors l'institution monétaire pouvait revenir sur sa décision, " comme elle l'a déjà fait dans le passé ".Le premier ministre, Alexis Tsipras, a quant à lui rappelé, lors d'un entretien téléphonique avec le gouverneur de la BCE, Mario Draghi, qu'il " était lié par un mandat clair du peuple grec " d'en finir avec l'austérité." Nous serons tous les soirs ici à Syntagma, promet Vassilis Kafetsopoulos, un jeune docteur de 28 ans au regard sombre.Pour soutenir l'effort du gouvernement, et faire pression pour qu'il ne cède pas. Nous lui avons donné un mandat ; il doit s'y tenir. " Le jeune homme brandit une pancarte indiquant : " Nous ne sommes pas une colonie de Merkel ". Derrière lui, un groupe de gardiennes d'école licenciées brutalement de la fonction publique il y a dix-neuf mois crie à plein poumons un slogan sans équivoque : " Nous sommes en démocratie ici ! L'Allemagne doit nous respecter ! "Le ressentiment vis-à-vis de l'Allemagne est très partagé. " Je suis aussi très déçue par la France. A quoi bon appeler l'Union européenne une union si c'est pour manquer à ce point-là de solidarité ? ", interroge Vivi Manolopoulou, une manifestante. " Et pourtant, ce que propose Yanis Varoufakis - le ministre des finances grec - est un virage logique que doit prendre l'Europe. Je ne comprends pas le jusqu'au-boutisme allemand sur l'austérité, alors que ça ne marche pas. Notre économie ne redémarre pas. L'Europe ne redémarre pas alors que l'Amérique qui a suivi une autre piste est sortie de la crise ", affirme la jeune femme." Je suis satisfait de ces premières semaines, affirme Sotiris, le père de famille, car la voix de la Grèce se fait entendre pour la première fois depuis quatre ans, et c'est la première fois que l'on a l'espoir d'une négociation possible et pas juste de diktats humiliants. C'est en tout cas ce que je veux apprendre à mon fils ce soir. A lutter pour une Europe des peuples et pas une Europe des banques. " Sotiris et sa compagne pensent que si l'Europe n'accepte pas de négocier et que le gouvernement Tsipras - " la réponse de la gauche à la crise " - échoue, alors " cela ouvrira la voie au fascisme ".A quelques pas de la place, la grande rue commerçante d'Ermou continue, elle, d'accueillir ses clients, la plupart indifférents à ce qui se passe à quelques mètres d'eux. " Moi je crois que ce gouvernement a annoncé trop vite et a crispé nos créanciers avant même que les vraies négos ne commencent ", regrette un marchand de chaussures. " Que croient-ils là-haut, demande l'un de ses clients en désignant le haut de la place et les manifestants, que l'argent tombe du ciel ? Il va falloir en passer par les exigences européennes. Je crois que ce gouvernement nous mène droit au mur. "Deux semaines après un scrutin qui redéfinit drastiquement les équilibres à la fois en Grèce et en Europe, les Grecs hésitent toujours entre espoir de changement et crainte de lendemains qui déchantent. SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 280 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Les Athéniens dans la rue pour soutenir leur gouvernement 08/02/2015 Le Monde - Ed. dossier Pag. 2 (diffusione:30179, tiratura:91840) E. A. (Londres, correspondance) Les clubs de football anglais sont en train de devenir une catégorie à part, bien plus riches que ceux du reste de l'Europe. Pendant la saison 2013-2014, ils étaient quatorze à figurer dans le top 30 des équipes ayant le plus gros chiffre d'affaires, selon le classement annuel réalisé par le cabinet Deloitte. L'Italie est le deuxième pays le plus présent, avec cinq équipes, tandis que la France n'en compte que deux. Désormais, des clubs comme Sunderland ou Southampton affichent des revenus similaires à ceux du Benfica ou de l'AS Roma, pourtant beaucoup plus connus à travers le monde.Cette domination des clubs anglais est relativement nouvelle. Si Manchester United, Arsenal ou Chelsea font depuis longtemps partie des équipes les plus riches, l'émergence des équipes de seconde catégorie est plus récente. Lors de la saison 2012-2013, seuls huit clubs anglais faisaient partie du top 30.Leur soudaine percée s'explique essentiellement par l'inflation des droits télévisés. La saison 2013-2014 a été la première à laquelle s'appliquaient les droits de retransmission décidés en 2012, qui avaient atteint 3 milliards de livres (4 milliards d'euros) sur trois ans. A l'époque, cela représentait un bond de 70 % du prix des droits.L'argent des droits irrigue, en effet, tous les clubs de Premier League. Pour moitié, il est réparti à égalité entre les vingt équipes qui participent à ce championnat. Un autre quart dépend des résultats réalisés par chaque club. Enfin, le dernier quart dépend du nombre de fois que le match d'une équipe est diffusé en direct. Il faut enfin ajouter à cela les droits vendus à l'étranger, qui sont répartis à égalité entre les clubs. C'est ainsi que Liverpool a été le club le plus rémunéré pendant la saison 2013-2014, touchant 97 millions de livres (130 millions d'euros), tandis que Cardiff City était le club le moins bien loti, avec quand même 62 millions.Où va cet argent ? " Presque tout est reversé aux joueurs et à leurs agents ", se désole John Beech, de l'université de Coventry (Angleterre). Les salaires des footballeurs suivent presque symétriquement les droits de retransmission. Et voilà comment Wayne Rooney empoche désormais 20 millions d'euros par an (hors sponsors) à Manchester United, Radamel Falcao 18 millions dans la même équipe, et Yaya Touré 17 millions à Manchester City. SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 281 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Si riches équipes britanniques 08/02/2015 Le Monde - Ed. dossier Pag. 6 (diffusione:30179, tiratura:91840) Audrey Tonnelier Le dirigeant du constructeur automobile sud-coréen Hyundai Motor et son héritier ont levé 1,1 milliard de dollars (0,9 milliard d'euros) en vendant un bloc d'actions qu'ils détenaient dans la branche logistique du groupe, Hyundai Glovis, ont indiqué, vendredi 6 février, des responsables. La cession permet ainsi d'aider la famille Chung à réduire sa participation dans Hyundai Glovis à 29,99 %, contre 43,39 % auparavant. L'objectif est de se conformer aux nouvelles règles antitrust visant à freiner les transactions intragroupe, à savoir celles entre les filiales de conglomérats familiaux ou " chaebols ". Elles sont considérées comme déloyales par le gouvernement, en particulier lorsque les membres de la famille détiennent une participation de plus de 30 %. - (AFP.)Il n'est pire aveugle que celui qui ne veut point voir ", dit le proverbe. Les marchés boursiers joueraient-ils à se bander les yeux ? La question mérite d'être posée. Alors que la semaine écoulée a été riche en soubresauts politico-économiques, les Bourses mondiales ont affiché une étonnante sérénité. Du lundi 2 au vendredi 6 février, le CAC 40 a grimpé de 1,88 %, tandis que le Footsie londonien s'adjugeait 1,54 % et le Dax allemand, 1,42 %. Même optimisme outre-Atlantique, où Wall Street a été portée par le rebond du baril de pétrole. Le Dow Jones a gagné 3,84 % en cinq jours tandis que le Nasdaq, l'indice des valeurs technologiques, s'adjugeait 2,35 %.Pourtant, en matière de rebondissement, Mario Draghi, le charismatique patron de la Banque centrale européenne (BCE), et Yanis Varoufakis, le ministre grec des finances aux allures de rock star, ont fait fort. En jeu, rien moins que la renégociation de la colossale dette grecque, honnie par le nouveau parti de gauche radicale au pouvoir à Athènes, Syriza, alors que la Grèce est depuis plus de quatre ans sous perfusion de la " troïka " des bailleurs de fonds (BCE, Fonds monétaire international et Commission européenne).Entre ces deux-là, on se doutait bien que ce ne pouvait être le grand amour. Mais un accord semblait à portée de main, lundi 2 février. Athènes avait officiellement renoncé à demander l'effacement pur et simple de sa dette, proposant des solutions alternatives. La tournée européenne de M. Varoufakis et d'Alexis Tsipras, le nouveau premier ministre grec, devait permettre d'approfondir les pistes de discussion avec les principaux responsables politiques du Vieux Continent. Le 4 février au matin, la visite de M. Varoufakis à Francfort, au siège de la BCE, avait semblé ferme mais courtoise.Mais à la nuit tombée, vers 21 h 30, c'est le coup de tonnerre. La BCE, qui vient de tenir son conseil mensuel des gouverneurs, change subitement de ton : elle ne prêtera plus à la Grèce tant que le pays refuse la tutelle de la " troïka ".L'Allemagne, vent debout contre tout aménagement des accords passés entre Athènes et ses bailleurs de fonds, s'est engouffrée dans la brèche. Le ministre des finances, Wolfgang Schäuble, a ainsi affiché jeudi à Berlin ses " désaccords " avec son homologue grec. Allant jusqu'à lancer : " De mon point de vue, nous ne sommes mêmes pas tombés d'accord sur le fait de ne pas être d'accord " ! Ambiance...La Bourse d'Athènes a plongé de plus de 3 % jeudi. Mais, ailleurs en Europe, point de panique. Pas même une légère angoisse. Les indices ont quasiment tous terminé la séance dans le vert ou à l'équilibre. A Paris, le CAC 40, en grappillant 0,15 %, a même franchi le seuil symbolique des 4 700 points. Cela ne lui était plus arrivé depuis... juin 2008 !Les analystes financiers en perdent leur latin. " Nous sommes nous-mêmes un peu surpris que les marchés n'aient pas réagi plus négativement aux dissensions entre la Grèce et l'Europe ", avoue Sylvain Goyon, responsable de la stratégie actions chez Natixis Global Research.Et de chercher des éléments d'explication. Les investisseurs ont sans doute préféré voir le verre à moitié plein. D'abord, au moment où la tension montait d'un cran à Francfort, une bonne nouvelle arrivait de Bruxelles. La Commission a indiqué jeudi que la croissance atteindra 1,3 % en zone euro en 2015, alors qu'elle prévoyait 1,1 % auparavant. Ensuite, sur le front des entreprises, les nouvelles sont également encourageantes : sur la soixantaine de sociétés de l'indice EuroStoxx 600 qui ont publié leurs résultats pour le dernier trimestre 2014, les deux tiers sont meilleurs que prévu.Surtout, les marchés ont toujours les yeux de Chimène pour " Super Mario ". Il continue de bénéficier du crédit que lui a apporté sa fracassante annonce SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 282 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Sur les marchés, le calme avant la tempête ? 08/02/2015 Le Monde - Ed. dossier Pag. 6 (diffusione:30179, tiratura:91840) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 283 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato du 22 janvier : 1 140 milliards d'euros de rachat de dettes (quantitative easing, QE) dans les dix-huit prochains mois. " En zone euro, la perspective du QE et l'espoir d'une amélioration conjoncturelle sont plus forts que tout (...). Les indices actions restent guidés par un principe simple : "Don't fight the ECB" - "Ne pas aller à l'encontre de la BCE" - ", confirme le courtier Aurel BGC." Tout le monde se dit - à raison - qu'avec des taux durablement bas et une économie européenne en reprise, il faut acheter des actions ", abonde M. Goyon.Mais ne serait-ce pas le calme avant la tempête ? " Attention à ne pas tomber dans l'optimisme béat. Ignorer les risques (escalade en Ukraine, défaut de la Grèce, progression du parti de gauche radicale Podemos en Espagne...) n'a jamais prémuni efficacement contre leur occurrence ", prévient M. Goyon. Façon de dire que tout ce qui est aujourd'hui habilement caché sous le tapis pourrait bien ressortir prochainement... Il faudra bien, alors, que les investisseurs ouvrent les yeux. 08/02/2015 Le Monde - Ed. dossier Pag. 6 (diffusione:30179, tiratura:91840) Marie Charrel Un grand pouvoir implique de grandes responsabilités. " La célèbre phrase du comics américain Spider-man ne vaut pas seulement pour Peter Parker, l'homme-araignée défendant la veuve et l'orphelin. Elle s'applique aussi à merveille à la Banque centrale européenne (BCE). Et à son président Mario Draghi - alias " Super Mario ", comme le surnomme parfois la presse.Cette semaine, l'institution a été vivement critiquée pour sa décision du mercredi 4 février. A savoir, fermer l'un de ses guichets de refinancement aux banques grecques, en refusant les obligations souveraines et les dettes garanties par l'Etat grec qu'elle acceptait jusque-là de prendre en garantie (les " collatéraux "). Beaucoup ont qualifié cette décision de politique, jugeant que la BCE outrepassait ici son mandat.Peut-être. Mais c'est oublier que tous les gouverneurs de l'institution n'étaient pas favorables à cette mesure. Ils étaient même très divisés sur le sujet. Mais ce mois-ci, du fait de la rotation des votes, les gouverneurs des banques centrales de France, Grèce, Irlande et Chypre n'avaient pas voix au chapitre. C'est oublier, surtout, que la BCE est aujourd'hui la seule institution supranationale qui fonctionne à peu près bien dans la zone euro. Or, comme la nature, l'économie a horreur du vide. Les politiques européens ayant laissé le champ libre, la BCE a pris la place, plus ou moins malgré elle. Faute de mieux, elle est condamnée à jouer ce rôle d'arbitre. Elle est d'ailleurs la première à s'en lasser.Pour preuve, en suspendant ses faveurs à la Grèce, elle a coupé court au scénario dans lequel les chefs d'Etat se complaisaient déjà. A savoir, celui de faire durer les négociations avec Athènes jusqu'en mai. Pendant ce temps, espéraient-ils, la BCE continuerait de financer la dette grecque sans broncher. Trop facile !Ce n'est pas tout. A y regarder de près, l'institution est loin d'avoir pris les Grecs par surprise. De fait, le ministre des finances, Yanis Varoufakis, a ainsi, à plusieurs reprises ces derniers mois, tweeté que le scénario d'un " chantage " aux liquidités par la BCE était possible. Tout en jugeant ce genre de menace " peu crédible ".En vérité, la partie qui se joue entre Athènes, Francfort et Bruxelles est loin d'être aussi tranchée qu'il n'y paraît. Tout le monde pense avoir un coup d'avance. Nous sommes en pleine théorie des jeux. M. Varoufakis est convaincu que la zone euro, et en particulier Berlin, n'osera pas pousser la Grèce au défaut, par peur des conséquences financières ravageuses. Mais pas seulement. Si Athènes se voyait contrainte de sortir de l'euro, l'inflexible Allemagne serait aussitôt pointée comme coupable. Ce qui donnerait du grain à moudre aux anti-austérité et eurosceptiques de tout bord...Comment tout cela va-t-il finir ? En clash, ou bien en compromis sur un allongement de la dette grecque. Pour que celui-ci soit possible, chacun devra faire des concessions. Les Européens devront accepter que la Grèce tourne la page de l'austérité. Syriza devra renoncer à appliquer les plus généreuses de ses promesses de campagne. Une pilule pour l'instant trop dure à avaler pour le parti de gauche radicale. SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 284 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'encombrant pouvoir de la BCE 08/02/2015 Le Monde Pag. 1 (diffusione:30179, tiratura:91840) Ettore Majorana, génie disparu, réapparu, perdu de vue Philippe Ridet (Rome, correspondant) Il y a un grand avantage à la passion des Italiens pour les faits divers. Sans elle, l'émission " Chi l'ha visto ? ", créée en 1989 sur la RAI, aurait connu le même sort que sa version française (" Perdu de vue ", interrompue en 1999). Et sans " Chi l'ha visto ? ", le sort du physicien Ettore Majorana, dont on a perdu toutes traces en 1938, nous resterait aussi mystérieux qu'une équation à 1 000 inconnues.Né en 1906 à Catane (Sicile) dans une riche famille de l'île, le jeune Ettore est d'abord éduqué par son père, député et ministre, qui, dès ses 4 ans, lui fait résoudre ses premiers problèmes. Envoyé à Rome pour y développer ses dons, le voilà bachelier à 16 ans. Cinq ans plus tard, ayant troqué les maths pour la physique nucléaire, il intègre le fameux institut de Panisperna, accueilli par Enrico Fermi, futur Prix Nobel, qui coache les meilleurs cerveaux d'Italie. Celui de Majorana les dépasse tous.Après avoir résolu en une nuit une équation portant sur le potentiel de l'électron sur laquelle Fermi s'acharnait depuis une semaine, il passe bientôt pour le chaînon manquant entre Newton et Einstein. Une réputation qui se double chez lui d'une complète indifférence à l'égard des trompettes de la renommée. Il néglige de faire publier ses découvertes, note ses idées et ses intuitions sur un paquet de cigarettes dans le bus qui le conduit via Panisperna, où il en fait profiter tout le monde.Désireux de se perfectionner - est-ce possible ? - auprès d'un des pères de la mécanique quantique, Werner Heisenberg, il part à Leipzig en 1933, observateur froid et complice des changements qui affectent l'Allemagne. Il écrit à sa mère, justifiant ainsi " l'élimination des juifs, des communistes et des opposants " : " faire place à la nouvelle génération ".De retour à Rome, il manifeste les premiers symptômes d'une dépression. Jusqu'à ce que, le 25 mars 1938, on perde sa trace sur un paquebot reliant Naples à Palerme. Suicide, retraite dans un monastère, enlèvement ? Toutes les pistes sont ouvertes. Mussolini offre 30 000 lires pour tout renseignement. Un avis de recherche est publié : " Ettore Majorana a mystérieusement disparu. Agé de 31 ans, il mesure 1,70 mètre... " Rimbaud revu par Modiano...Soixante-dix ans se passent jusqu'à ce que, en 2008, un certain Francesco Fasani raconte dans " Chi l'ha visto ? " qu'il a connu Majorana au Venezuela, à Valencia, dans les années 1950. Il se faisait appeler Bini. Une photo atteste leur rencontre. Le parquet de Rome se saisit de ce témoignage et rouvre l'enquête. Mercredi 4 février 2015, la police scientifique a établi que Majorana et Bini étaient la même personne. L'hypothèse du suicide est abandonnée. Restent 999 autres... SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 285 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato l'histoire du jour 08/02/2015 Le Monde Pag. 4 (diffusione:30179, tiratura:91840) Philippe Ridet Roberto Calderoli, vice-président du Sénat, ne sera pas poursuivi. Droite et gauche qui composent la commission des immunités parlementaires se sont refusé à lever la sienne afin d'autoriser la justice à poursuivre ce membre éminent du parti de la Ligue du Nord. En juillet 2013, lors d'un meeting, il avait déclaré : " Quand je vois Cécile Kienge, je ne peux m'empêcher de penser à un orang-outang ". Cécile Kienge, originaire du Congo, était à l'époque ministre de l'intégration d'Enrico Letta (centre gauche) et première femme noire à faire partie d'un gouvernement italien.Ces pairs ont estimé, jeudi 5 février, que ces propos ne relevaient pas de " l'incitation à la haine raciale puisqu'ils ont été prononcés dans le plein exercice de ses activités de parlementaires ". Cette déclaration avait été qualifiée à l'époque d'" inadmissible " par le chef du gouvernement. Dix-huit mois plus tard, la décision de la commission n'a suscité aucun commentaire. Le Sénat doit encore se prononcer sur la demande d'autorisation des poursuites.La force de l'habitude ? Le racisme et l'islamophobie irriguent depuis longtemps la Ligue du Nord. A la fin des années 2000, le député européen Mario Borghezio avait fait déverser de l'urine de porc sur des terrains destinés à la construction de mosquées. Roberto Calderoli avait institué le " jour du cochon ", lors duquel les propriétaires de porcs étaient invités à promener leurs animaux sur les lieux de culte musulmans.Il n'y a pas eu davantage de réactions lorsque, fin janvier, le conseil régional de Lombardie, dirigé par Roberto Maroni, ancien président de la Ligue du Nord, a voté une disposition compliquant, voire empêchant, la construction de nouvelles mosquées dans la région. Sous couvert de sécurité et de " respect du paysage lombard ", la nouvelle loi - qui fait l'objet d'un recours - permettra aux communes d'organiser un référendum pour autoriser de nouvelles édifications de lieux de culte. " La présence des musulmans en Lombardie n'est pas indispensable ", a déclaré un des conseillers régionaux.C'est dans ce silence quasi général, cette absence totale de réactions de la part de la gauche comme des institutions, que la Ligue du Nord pèse aujourd'hui 13 ou 14 % des intentions de vote, faisant jeu égal avec Forza Italia, le parti de Silvio Berlusconi. De la même façon, elle continue de jouir de l'étiquette folkloriste et débonnaire de parti sécessionniste, alors que son fonds idéologique l'apparente à un parti d'extrême droite comme le Front national, avec lequel elle a fait alliance au Parlement européen.Depuis l'accession au sommet du parti de Matteo Salvini, rival générationnel du premier ministre, Matteo Renzi, la Ligue a abandonné tout ce qui faisait sa spécificité (autonomie des régions du Nord, fiscalité différenciée) au profit d'un discours national, audible de Bolzano à Palerme, centré essentiellement sur le refus de l'immigration, de l'islam, de l'euro. Alors qu'elle promouvait le fédéralisme, elle milite pour un Etat fort ; paganiste, elle se positionne désormais en défense d'un catholicisme traditionnel ; autrefois libérale, elle est maintenant contre toute initiative en faveur des couples non mariés, de sexe différent ou pas.La progression de la Ligue du Nord, qui ne pesait que 5 % des suffrages aux élections de février 2013, est d'autant plus notable qu'elle se déroule dans un contexte de crise de la droite traditionnelle. Silvio Berlusconi fait face à une grave fronde interne au sein de Forza Italia, après avoir échoué à contrer le choix de Matteo Renzi d'imposer Sergio Mattarella à la présidence de la République. Le Nouveau Centre droit, parti créé par son ancien dauphin, Angelino Alfano, ne dépasse pas 4 % des intentions de vote.Hypnotisés par la résurrection de la Ligue du Nord, en passe devenir le premier parti de la droite, ni l'un ni l'autre ne sont en mesure de présenter une alternative crédible. Quant à la gauche, soucieuse de ne pas s'aliéner les électeurs de cette formation, elle se tait devant ses dérapages de plus en plus en plus fréquents. " La prochaine élection se jouera entre Renzi et moi ", a prévenu Matteo Salvini. SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 286 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Italie : le racisme ordinaire de la Ligue du Nord 09/02/2015 Les Echos Pag. 19 (diffusione:118722, tiratura:579000) Christophe Palierse L'OPA revalorisée du consortium mené par Fosun s'achève aujourd'hui. L'exploitant de villages de vacances pourrait être retiré de la Bourse de Paris. Journée historique pour le secteur du voyage et des loisirs. Sauf incroyable rebondissement, le Club Méditerranée passera sous pavillon chinois à l'issue de la séance boursière, et ce alors qu'il s'apprête à fêter ses 65 ans en avril. Quand bien même son PDG, Henri Giscard d'Estaing, et son futur actionnaire majoritaire, Fosun, jusqu'à présent (depuis 2010) « partenaire stratégique » et de « long terme », n'ont eu de cesse, depuis des mois, à garantir son « ancrage français », l'affaire n'est pas banale. Sans avoir un caractère stratégique pour la France, elle symbolise en tout cas la nouvelle configuration de l'économie planétaire. A quelques heures de sa clôture, rien ne semble donc compromettre la réussite de l'offre publique d'achat en surenchère du groupement Gaillon Invest II, mené par Fosun, dont le résultat sera connu dans quelques jours. Les initiateurs ont même ouvertement évoqué la possibilité d'un retrait de la cote de l'exploitant de villages de vacances, ce qui est, là aussi, loin d'être anecdotique, puisque l'entreprise, longtemps un inépuisable pionnier dans son domaine, est inscrite à la Bourse de Paris depuis 1966. Pour en arriver là, Fosun a, il est vrai, été contraint de mettre le prix pour faire plier l'homme d'affaires italien Andrea Bonomi, parti à l'assaut du Club au mitan de 2014. Le conglomérat chinois, qui avait lancé en juillet 2013 une OPA amicale à 17,50 euros par action, en association à parité avec Ardian - autre grand actionnaire du Club -, l'a finalement emporté au tout début de l'année moyennant 24,60 euros par action ! Entre-temps, Fosun a non seulement dû lancer une nouvelle OPA réévaluée et en position, cette fois-ci, d'investisseur principal, mais aussi riposter à deux surenchères du groupement d'investisseurs Global Resorts emmené par Andrea Bonomi. Au final, Gaillon Invest II, détenu - du moins initialement - à 82,6 % directement et indirectement par Fosun, valorise le Club Med à 939 millions d'euros pour 100 % des titres, obligations comprises. Un impératif : faire plus que des profits symboliques Ce feuilleton boursier sans équivalent, puisqu'il avait d'abord été marqué par un gel de l'OPA initiale de neuf mois pour cause de recours de minoritaire, pourrait laisser des traces. Car, le Club - que nombre d'observateurs jugent aujourd'hui survalorisé dans la mesure où il n'a pas versé le moindre dividende depuis 2001 du fait de pertes ou de trop modestes profits - a plus que jamais un impératif : délivrer, selon l'expression consacrée des financiers. En clair, faire bien davantage que des profits... symboliques. C'est à son PDG, qui a orchestré son repositionnement en spécialiste haut de gamme des vacances tout compris, et qui compte désormais amplifier son internationalisation, que revient in fine cette mission. Dans l'immédiat, Fosun a une marque française mondiale et l'amorce d'un réseau de clubs et de « resorts » en Chine, un monumental marché des loisirs en devenir. La saga Club Med sur lesechos.fr/dossier Les dates clefs 27 mai 2013 : annonce d'un projet d'OPA à 17 euros par action - par la suite 17,50 euros - de Fosun et d'Ardian. Fin juillet : recours de minoritaires. 29 avril 2014 : rejet des recours par la cour d'appel de Paris. 19 mai : Strategic Holdings, entité de l'homme d'affaires italien Andrea Bonomi, devient le premier actionnaire (10,07 %). 30 juin : annonce du projet de contre-OPA à 21 euros par action de Global Resorts, structure ad hoc d'Andrea Bonomi. 12 septembre : OPA du groupement Gaillon Invest II, mené par Fosun, au prix de 22 euros par action. 11 novembre : surenchère de Global Resorts à 23 euros. 1er décembre : surenchère à 23,50 euros de Gaillon Invest II. 5 décembre : surenchère à 24 euros de Global Resorts. 19 décembre : surenchère à 24,60 euros de Gaillon Invest II. 2 janvier 2015 : annonce du retrait de Global Resorts. 9 février : clôture de la dernière offre en surenchère de Gaillon invest II. SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 287 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato A 65 ans, le Club Med s'apprête à entrer dans une nouvelle ère 09/02/2015 Les Echos Pag. 29 (diffusione:118722, tiratura:579000) Pierre de Gasquet La Banque d'Italie s'est prononcée pour la création d'une structure de défaisance. Cette « bad bank » permettrait de débloquer le crédit. Le marché du crédit reste encore trop figé dans la Péninsule. Malgré la récente initiative massive de la Banque centrale européenne (BCE), la dynamique des prêts aux entreprises reste « encore négative », a reconnu le gouverneur de la Banque d'Italie, Ignazio Visco, au congrès annuel des investisseurs Assiom Forex à Milan. Pour lui, la création d'une structure de défaisance, avec garantie de l'Etat, sur le modèle de la « bad bank » espagnole Sareb, créée en 2012, permettrait de développer un « marché privé des crédits détériorés » (181 milliards d'euros selon le dernier relevé de la Banque d'Italie). Sa prise de position intervient au lendemain des déclarations du ministre de l'Economie, Pier Carlo Padoan, en faveur de la mise en place d'une nouvelle « méthode de gestion de crédits à risques, où le marché aura un rôle important ». « Le traitement des crédits à risque est crucial pour permettre aux banques de dégager les ressources destinées au financement de l'économie réelle », a lancé samedi le gouverneur de la banque centrale. Il s'est également déclaré favorable à des incitations fiscales et au recours à des « garanties publiques » en vue de faciliter la cession des créances douteuses. Soutenir l'économie « Une intervention directe de l'Etat dans le plein respect des règles européennes sur la concurrence, avec pleine participation des banques aux coûts de l'opération et une rémunération adéquate du soutien public, serait souhaitable non pas pour remédier à la prise de risques excessifs de la part de banques particulières, mais pour faire face à la détérioration des crédits liée à la gravité et à la longueur de la récession », a-t-il ajouté. Une manière de souligner que l'initiative n'est pas destinée à résoudre des « cas particuliers » tels que celui de Monte dei Paschi di Siena (MPS) qui doit dévoiler mercredi le montant de ses pertes 2014 (autour de 3,4 milliards d'euros selon les analystes). « La "bad bank'' ne servirait pas à sauver les banques comme dans le cas espagnol ou d'autres scénarios européens, mais à soutenir l'économie et favoriser une reprise plus rapide du crédit », a souligné le directeur général de l'ABI (Association des banques italiennes), Giovanni Sabatini. De son côté, le patron de MPS, Fabrizio Viola, estime que l'instrument est nécessaire à « l'ensemble du système ». SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 288 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La Banque d'Italie se prononce pour une « bad bank » avec garantie de l'Etat 09/02/2015 Les Echos Pag. 30 (diffusione:118722, tiratura:579000) Laurence Boisseau Sous la pression des investisseurs institutionnels, l'Etat a renoncé. Les actions avec des droits de vote double n'ont décidément pas la cote. Après la France qui a décidé de rendre automatique l'attribution de droits de vote double aux actionnaires inscrits au nominatif depuis plus de deux ans, c'est en Italie que les investisseurs institutionnels ont fait entendre leur voix. Avec succès, car le ministre de l'Economie, Carlo Padoan, a indiqué qu'il allait faire machine arrière. Les droits de vote double étaient interdits en Italie jusqu'à cet été. Le 20 août dernier, changement de règles. La loi italienne autorise alors les compagnies à émettre des actions à droit de vote double pour récompenser de leur fidélité des actionnaires qui détiennent leurs titres depuis plus de deux ans. Si elles le font avant la fin janvier 2015, elles n'ont besoin de ne faire voter ce dispositif qu'à la majorité simple des actionnaires. Après la fin janvier, il faudra une majorité des deux tiers des actionnaires, car il s'agit d'une modification des statuts. Majorité simple Pour l'Etat actionnaire, en quête d'argent frais, cette nouvelle règle lui permettait de conserver dans les entreprises publiques son poids en droit de vote tout en vendant des actions. Comme la plupart des compagnies n'avaient pas encore tenu leur assemblée à fin janvier, l'Etat a tenté d'étendre cette possibilité de faire voter à majorité simple. Cela n'a pas manqué de provoquer l'ire des investisseurs institutionnels, surtout étrangers, qui ont adressé une lettre au gouvernement italien. Cette pétition a été signée par plus de 80 investisseurs et membres de conseils d'administration. Parmi eux, de grands noms comme Fidelity, Aviva, Threadneedle, Schroders et UBS, ou encore membre des conseils d'ENI ou d'UniCredit. Ces derniers considèrent que ce type d'instruments ne sert qu'à renforcer le pouvoir des actionnaires qui contrôlent le capital. Une mesure d'autant plus inutile que près de 90 % des entreprises cotées ont un actionnaire familial de référence. Entre août 2014 et janvier 2015, trois sociétés - le groupe de vins et spiritueux Campari, de construction Astaldi et Amplifon, détenus par des familles - ont profité de cette fenêtre de tir pour faire voter des droits de vote double pour les actionnaires depuis plus de deux ans. En France, où le droit de vote double sera généralisé à toutes les sociétés cotées à partir de 2016, sauf si les groupes en décident autrement, les investisseurs tentent de faire pression aussi pour que les groupes modifient leurs statuts aux prochaines AG. Après, ce sera trop tard. Une fois que les droits de vote double sont donnés à des actionnaires, ces derniers ne veulent pas les rendre. SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 289 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Droits de vote double : l'Italie fait machine arrière 09/02/2015 Wall Street Journal Pag. 18 The Wall Street Journal Europe Da pagina 15 Libyan production because of the fighting at Sidra, which is close to the Ras Lanuf and Zueitina terminals it uses. The German company says it has invested more than $ 2 billion in Libya for a daily production capacity of 90,000 barrels.OMV AG of Austria said its North African business also was being hurt by the unrest. The company is a partner in oil fields in central and southern Libya where it says it produced an average of 8,000 barrels a day last year."The outlook in 2015 is even tougher," OMV Chief Executive Gerhard Roiss said recently, citing both lower oil prices and the Libyan crisis at a briefing for the company's quarterly update. "In Libya, this situation is not changing; it's deteriorating."Earlier in 2014, the situation wasn't so dire. Despite fighting raging in Tripoli last summer, Libya surprised the world with a sudden burst of new oil. By October, the country was pumping 887,000 barrels a day, up from 232,000 in June, according to the Organization of the Petroleum Exporting Countries, of which Libya is a member.Global prices for crude have tumbled as investors realized that a glut of oil was hitting the market despite volatility in places such as Libya. In six months, the price of Brent crude plunged to less than $50 a barrel in January, from a high of $115 a barrel in June. On Friday, it was trading at roughly $58 a barrel.Lately, the market has reacted little to the renewed fighting in Libya and the cutback in supplies there. Analysts say OPEC's decision in November not to cut production virtually guaranteed an oversupply whether Libya produces or not."Libya became irrelevant," said Tamas Varga, oil analyst at brokerage PVM in London.The combination of falling prices and the threat of violence has chilled oil-company activity in Libya. At the Sidra oil terminal, ConocoPhillips, Marathon Oil and Hess were part of a rush to return to Libya after economic sanctions were lifted against the Gadhafi regime in 2003, supplying a port that recently was exporting 300,000 barrels a day.But around the new year, seven storage tanks at the port were burned, including two that completely collapsed, and no exports have restarted, according to Libyan oil officials.ConocoPhillips said last week that its production levels in Libya last year fell to 8,000 barrels a day of oil equivalent on average, compared with 30,000 barrels a day in 2013. ConocoPhillips and Hess didn't respond to requests for comment. Marathon declined to comment.The fighting hasn't affected Libya's offshore production, which for now is out of reach of the belligerents. Two offshore fields operated by Italy's Eni SpA and Total joint ventures amount to about 100,000 barrels a day. Other oil output largely comes from desert fields in far-out areas of western and eastern Libya that have been spared by the civil war.But in general the fighting has dealt Libya's oil sector a heavy blow, officials and experts say. Even if there is peace, said Geoff Porter, head of political-risk firm North Africa Risk Consultancy, "you won't see an immediate return of previous production levels." SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 290 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Libya's Oil Sector Reels in War 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 1 (diffusione:581000) Federico Fubini Guardate quelle carte. Mercoledì 14 gennaio i titoli del Banco Popolare, della Popolare dell'Emilia-Romagna e della Popolare di Sondrio hanno iniziato a decollare. Mancano due giorni all'uscita di un lancio Ansa delle 17:58 di venerdì 16 gennaio che annuncia: «Banche, in arrivo norme per riforma Popolari». Quello è il flash di agenzia da cui sarebbe partito uno dei più grandi boom di Borsa della storia recente in questo Paese. Martedì 20 gennaio il governo avrebbe inserito nell' Investment Compact l'abolizione dei vincoli agli investimenti e del principio "una testa-un voto" nel capitale delle principali banche popolari. Gli istituti diventano contendibili, dunque più interessanti per gli investitori. Ma la corsa sui listini di alcuni di essi inizia prima di venerdì sera. Quel giorno il Banco Popolare era già salito del 4,35%. È l'ennesimo paradosso italiano. Quella delle Popolari è una riforma in nome della trasparenza, di un mercato finalmente maturo e aperto. Basta patti fra amici e cerchie chiuse. Peccato che in quei giorni alcune procedure non assecondino lo spirito della riforma. Non solo i movimenti di Borsa di alcune delle Popolari prima dell'annuncio, che hanno innescato indagini della Consob per il sospetto di insider trading: acquisti eseguiti grazie a informazioni riservate. Dubbi di opportunità - non di legalità o legittimità - li apre anche la scelta di Renzi sulla sede da cui annunciare quella riforma: la direzione del Pd, venerdì 16 febbraio verso le 17.30. Il Pd è il perno del sistema politico, il premier ne è il leader e ha diritto di scegliere cosa dire ai suoi. Ma la riforma delle Popolari non era una misura in quel momento già varata, ed era in grado di spostare molti miliardi in pochi minuti. A volte la forma è il contenuto, ogni informazione ha la sua sede appropriata. Un finanziere da tempo vicino al premier, Davide Serra del fondo Algebris, non nasconde di aver investito sulle Popolari «fin dal marzo del 2014» e di aver registrato plusvalenze. Anche qui, niente di illegittimo. Fino a prova del contrario - di cui non c'è alcun sentore - niente indica che Serra abbia agito grazie a informazioni riservate. Esistono però anche per lui valutazioni di opportunità. Quest'anno Serra agli incontri del Pd alla Leopolda, come ha fatto notare Walter Galbiati su Repubblica, ha proposto norme (sensate) per consentire alle banche di pignorare più in fretta gli immobili se un mutuo non viene pagato. Intanto lui stesso investe in un fondo proprio sui crediti incagliati in Italia. E il governo (anche qui: finalmente) si appresta appunto a prendere misure per affrontare il tema dei crediti deteriorati: una misura che può interessare anche Serra. Il finanziere di Algebris fa legalmente il proprio lavoro, e il governo il suo. Se possibile con sobrietà, stile e la giusta reciproca distanza. SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 291 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA GIUSTA DISTANZA TRA GOVERNO E FINANZIERI 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 1 (diffusione:581000) Marco Panara Con il decreto di Palazzo Chigi per la trasformazione delle grandi popolari in spa, di cui regolerà l'attuazione, e con il quantitative easing della Bce, di cui sarà il braccio operativo per i titoli di stato italiani, la Banca d'Italia ritrova una centralità che sembrava aver perduto. Negli anni della politica assente il suo spazio si era allargato, uomini suoi erano entrati al vertice dei ministeri e sino al Quirinale, l'Italia "malata d'Europa" faceva perno su via Nazionale. Poi la politica ha cambiato segno, al governo è arrivato un giovane fiorentino che ogni giorno ne riafferma il primato e gli spazi per gli altri, Bankitalia compresa, si sono chiusi. Nel frattempo c'è stato il passaggio a Francoforte anche della vigilanza bancaria dopo la politica monetaria. segue a pagina 2 Privata del ruolo politico che aveva svolto per qualche lustro, ceduti i due poteri chiave e relegata al suo ruolo funzionale, benché importantissimo, Via Nazionale pareva essersi spostata lentamente dal ruolo di policy maker a quello di grande macchina, efficiente e competente, ma non più "potente". LE FUNZIONI E invece le carte girano e il potere uscito da una porta rientra dall'altra, mentre quel ruolo di gestore di essenziali funzioni rivela che dentro contiene ancora leve potenti. Se cominciamo da queste ci rendiamo subito conto di cosa parliamo. Tra le funzioni dell'istituto centrale ci sono la gestione della tesoreria del Ministero dell'Economia e del sistema dei pagamenti, ma c'è anche l'antiriclaggio (attraverso l'Uif, l'Unità per l'informazione finanziaria) importantissimo visto il peso della criminalità organizzata nel nostro paese, cresciuto con la nuova attenzione di Washington nei confronti dei capitali che vagano tra i paradisi fiscali e diventata delicatissima per il controllo dei denari che si muovono da e verso i paesi soggetti a sanzioni e ancora di più verso i focolai del terrorismo islamico e di altra natura. E poi c'è, senza esaurire un elenco che sarebbe lungo, anche il controllo sull'onorabilità di vertici e azionisti delle imprese finanziarie. Potere delicato, come sa bene Silvio Berlusconi, al quale dopo la condanna definitiva per frode fiscale la Banca d'Italia ha imposto di liberarsi del 20 per cento di Mediolanum, oggi la perla più preziosa dell'impero dell'ex Cavaliere. Anche le funzioni portano poteri, anche se meno vistosi di quelli del passato. POPOLARI E BAD BANK Ma la novità è che anche il mutato rapporto con la politica porta i suoi frutti. La trasformazione delle grandi popolari in società per azioni è un vecchio obiettivo della Banca d'Italia, la cui moral suasion non era bastata a smuovere i rocciosi sistemi di interessi che stanno dietro il consevatorismo di quel settore. Via Nazionale non ha i poteri per imporre e la politica debole di ieri se aveva i poteri non aveva la forza né la volontà di usarli. Il governo decisionista ha cambiato il quadro, e la Banca d'Italia evidentemente ha trovato nei consiglieri economici del capo del governo e in Renzi stesso orecchie attente, ottenendo alla fine quella trasformazione che considera essenziale per ridare slancio al sistema creditizio italiano. Ora la patata bollente è la creazione di una bad bank per sollevare i bilanci delle banche dalle troppe sofferenze e ridare vigore al credito. Se ne parla da anni e pare che il nodo stia venendo al pettine: anche in questo caso il rapporto tra via Nazionale e Palazzo Chigi sarà determinante per trovare una soluzione. DAL POTERE ASSOLUTO AL POTERE CONDIVISO Il passaggio più importante però ha un nome: Bce. E' un passaggio sostanziale che cambia nel profondo il ruolo della Banca d'Italia, che da una parte diventa un pezzo di un sistema più grande e dall'altra una sorta di ponte tra Roma e Francoforte, Bruxelles, Basilea, i luoghi dove si decidono le regole su moneta, finanza, banche e credito, che incidendo sulle scelte di imprese e famiglie finiscono per disegnare i modelli economici e le strutture sociali di ciascun paese, dell'Eurozona e dell'intera Unione Europea. Qui l'evoluzione di via Nazionale è tanto profonda quanto silenziosa. La Banca d'Italia è da sempre la scuola numero uno del paese in una materia speciale: il potere. Nella sua accezione particolare di potere istituzionale. Nel Palazzo di Via Nazionale si viene allevati quotidianamente e con cura al culto di questa materia per la quale non ci sono manuali. Quando i settori sui quali principalmente quel potere si esercitava, la politica monetaria prima e ora la vigilanza bancaria, sono emigrati a Francoforte, a Palazzo Koch, dove questa migrazione era stata vissuta con passione protagonista ai tempi di Ciampi e Padoa Schioppa e poi subita con astio ai tempi di Antonio SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 292 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Popolari e quantitative easing il ritorno della Banca d'Italia 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 1 (diffusione:581000) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 293 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Fazio, non hanno fatto una piega. Hanno semplicemente riorientato il percorso verso una ulteriore specializzazione, quella del potere istituzionale "condiviso". Materia nuova e complicata assai, come testimoniano i duelli nel consiglio direttivo della Bce tra il governatore italiano Ignazio Visco e Jens Weidmann, numero uno della Bundesbank, che mentre si scontrano sul quantitative easing gestiscono insieme - sei mesi comanda l'uno e sei mesi comanda l'altro - il sistema europeo dei pagamenti, la macchina più complessa che c'è. Quella - per intenderci - che garantisce che ogni pagamento arrivi con certezza al suo destinatario. La gestione del potere condiviso è la farina con la quale la Banca d'Italia, insieme agli altri chef dei 19 paesi di Eurolandia, deve cucinare oggi le sue torte. Nella speranza che dal forno venga fuori un prodotto che non sia per noi, che siamo cittadini europei e nello stesso tempo cittadini italiani, troppo indigesto. LA POLITICA MONETARIA Cominciamo col capire come funziona questa condivisione. Sulla politica monetaria, che ha già un discreto cammino dietro le spalle, quello che avviene è che quotidianamente sulla tavola di Ignazio Visco e di ciascuno dei governatori dei 19 paesi di Eurolandia, arriva una piccola montagna di carte in questi giorni di rinnovata crisi greca la montagna è altissima - che riguardano la definizione della politica monetaria (abbassare i tassi o no, farlo ora o farlo dopo, aumentare la liquidità del sistema, come farlo: nel 2013 le decisioni sono state oltre 500) e le operazioni conseguenti che vengono fatte non dalla Bce direttamente ma attraverso le banche centrali attrezzate per fare operazioni sui mercati dei titoli o delle valute. Su quelle scrivanie arrivano carte sulla gestione interna della Bce, arrivano e partono documenti, analisi, temi di discussione. La sintesi si compie nelle riunioni del consiglio direttivo a Francoforte, ma la preparazione e la gestione sono collettive e quotidiane. Con discussioni animate e scontri feroci. Nei quali pesa chi ha credibilità scientifica e posizioni forti sostenute da una capacità di analisi riconosciuta e da una struttura solida. Non è un caso che siano la Banca d'Italia e la Bundesbank a gestire il sistema dei pagamenti europeo, o che siano la Banca d'Italia, la Banca di Francia e la Bundesbank a lavorare insieme per il sistema europeo integrato per tutti i titoli. Il peso scientifico, organizzativo e tecnologico si trasferisce nelle decisioni di politica monetaria, e la posizione di Ignazio Visco per esempio ha inciso in misura rilevante sulle riduzioni dei tassi e sul varo del quantitative easing, mentre è stata sconfitta sulla condivisione dei rischi, alla quale Visco e altri erano favorevoli e Weidmann guidava una maggioranza di contrari. Il quantitative easing tuttavia è arrivato ed è probabile che i suoi effetti contro la deflazione e per la ripresa dell'economia siano positivi. LA VIGILANZA Sulla vigilanza le cose sono assai confuse, si sta appena cominciando a imparare a lavorare insieme e già è scoppiata la prima contraddizione: quella tra una politica monetaria fortemente espansiva e una politica bancaria invece fortemente restrittiva. A farla esplodere platealmente è stato proprio il quantitative easing, deciso dal Consiglio direttivo della Bce nel momento in cui nel Consiglio di vigilanza (l'organo che elabora le politiche di vigilanza da sottoporre al Consiglio direttivo della Bce che poi le adotta) si discuteva se aumentare ancora i requisiti patrimoniali delle banche. Il punto è che il primo effetto dell'aumento dei requisiti patrimoniali è una diminuzione del credito, ovvero l'esatto contrario di quello che la stessa Bce si propone con il quantitative easing: aumentare il flusso di denaro all'economia per far risalire i prezzi e contrastare la deflazione. Questa partita è esemplare per comprendere quel nuovo ruolo di ponte tra Roma e Francoforte che la Banca d'Italia è chiamata a svolgere. Le regole che sono state varate negli ultimi anni hanno avuto al centro il rafforzamento patrimoniale e operativo delle banche. Giusto obiettivo. Il metodo adottato per raggiungerlo tuttavia ri1 vela qualcosa di più. Oltre ad avere un sistema più solido, i regolatori vogliono costruire anche un sistema diverso. Nel quale la banca abbia un ruolo meno centrale nell'economia e si allarghi invece quello del mercato. Le aziende insomma dovrebbero finanziarsi meno andando agli sportelli e di più con capitale di rischio ed emettendo titoli. Anche questo obiettivo è condivisibile, l'Italia per esempio è un sistema fortemente bancocentrico, con gli istituti che finanziano oltre l'80 per cento delle attività delle imprese, contro il 30 per cento degli Stati Uniti: è troppo. E infatti le nostre imprese sono sottocapitalizzate e troppo indebitate. IL PONTE TRA ROMA E FRANCOFORTE Tuttavia anche in questa come in tutte le cose non c'è un modello che sia giusto per tutti. Se troppa banca non fa bene, non è detto che troppa finanza sia sempre la cura giusta. In Italia c'è un grandissimo numero di imprese piccole e 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 1 (diffusione:581000) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 294 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato piccolissime che non hanno le dimensioni per accedere al mercato dei capitali e delle obbligazioni. Devono crescere e devono aprirsi, lo sappiamo, ma in tempi accettabili e nella misura ottimale per le caratteristiche del nostro sistema. E qui (è uno dei casi) la Banca d'Italia nell'esercizio del potere "condiviso" è chiamata ad esercitare il suo nuovo ruolo di ponte. Le sue posizioni a Francoforte (come a Bruxelles e a Basilea) devono contribuire a decisioni condivise che non prescindano dalle caratteristiche e anche dai problemi del modello italiano. Un esempio di come le regole di vigilanza incidono sulla vita di famiglie e aziende è la "ponderazione degli attivi in base al rischio". Vuol dire che gli impieghi delle banche non vengono valutati tutti nello stesso modo in relazione a quanto patrimonio bisogna avere a fronte di quegli impieghi. Nella revisione degli attivi fatta dalla Bce la scorsa estate, il credito alle imprese (che è l'impiego prevalente delle banche italiane) è stato considerato assai più rischioso per esempio dell'investimento in derivati finanziari (che è l'impiego prevalente per esempio della Deutsche Bank e di alcune banche francesi). Tecnicalità? Niente affatto. Vuol dire una pressione più forte sulle banche italiane che sulla Deusche Bank, e quindi più difficoltà per le banche italiane nel fare credito alle imprese, quindi meno investimenti, meno crescita, meno occupazione. E una domanda di fondo: siamo sicuri che il nostro modello sarebbe migliore se le banche facessero meno credito alle imprese e si riempissero invece di derivati? In quel caso la Banca d'Italia ha fatto e continua a fare le sue battaglie nelle varie sedi, non ottenendo molto al momento. Ma l'auspicio è che alla fine il "potere condiviso" porti a risultati più soddisfacenti anche nelle politiche bancarie oltre che in quelle monetarie. Naturalmente un ponte solo non basta per rappresentare gli interessi dell'Italia in Europa. Ce ne vorrebbe almeno un altro che abbia la solidità e la continuità che la Banca d'Italia è in grado di assicurare. Quel ponte dovrebbe costruirlo il governo con Bruxelles, con il G7, il G20 il Financial Stability Board e tutti gli altri luoghi dove si decide insieme per tutti. Visco ricorda spesso che negli appuntamenti in queste sedi, nei quali la Banca d'Italia è presente insieme al ministro dell'Economia, nei tre anni da quando è governatore ha accompagnato a ogni appuntamento un ministro diverso mentre dall'altra parte (per fare un esempio) accanto al suo amico Weidmann c'era sempre Wolfgang Scheuble. Ora forse le cose almeno a livello di mobilità dei ministri cambieranno. Sarà bene che cambino anche le amministrazioni, la cui qualità e continuità di presenza nella preparazione delle decisioni europee, fino ad oggi non ha brillato affatto. s di meo , bce, Foto: 1 2 3 4 Il direttore generale Salvatore Rossi (1) e i tre vicedirettori generali che compongono insieme al governatore Ignazio Visco (nella foto grande) il Direttorio della Banca d'Italia, che dalla recente riforma è un organo collegiale: Fabio Panetta (2), Luigi Federico Signorini (3) e Valeria Sannucci (4) La Banca d'Italia si è sottoposta negli ultimi anni a una robusta cura dimagrante che ha portato alla riduzione di un terzo delle sedi e del personale Il presidente della Bce Mario Draghi (1) e la presidente del Consiglio di Vigilanza Daniele Nouy (2) [ LA SQUADRA DEL GOVERNATORE ] 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 1 (diffusione:581000) Banca Generali, Azimut, Fineco in Borsa la festa non è finita Adriano Bonafede Banca Generali Azimut, Fineco la festa in Borsa non è finita a pagina 16 Giovedì scorso 5 febbraio Piermario Motta ha stappato con i suoi più stretti collaboratori una bottiglia di champagne. L'amministratore delegato di Banca Generali aveva ben di che festeggiare: il titolo aveva raggiunto un nuovo massimo assoluto a 25,2 euro. E non era tutto: dal 2008 la rivalutazione dell'azione è stata a quattro cifre, avendo di poco superato il 1000 per cento. Festeggiamenti a parte, il caso Banca Generali non è isolato. Per la verità, sia guardando i conti di fine anno sia avendo sottomano i primi risultati di gennaio, tutte le società di asset gathering e management quotate in Borsa da Mediolanum ad Azimut, da Finecobank ad Anima - possono ben essere soddisfatte. Non soltanto il 2014 si è rivelato il miglior anno della loro storia, ma il 2015 - guardando i primi dati di gennaio - si annuncia come altrettanto buono. Mediolanum e Banca Generali hanno raccolto (al netto dei riscatti) qualcosa come 4 miliardi di euro nel 2015. Mentre Azimut e Finecobank sono soltanto un gradino più giù, a circa 3,6 miliardi. E se il buon giorno si vede dal mattino, è sorprendente il più 80 per cento (a 406 milioni) di Banca Generali a gennaio 2015 sul gennaio precedente. Raccolta molto positiva nel primo mese dell'anno anche per Mediolanum - che da sei anni di seguito risulta prima nella classifica della raccolta netta annuale - e per tutte le altre. La verità è che le società dell'asset gathering - ovvero le reti di promotori (benché il mix di business di ognuna sia differente e peculiare mentre Anima, ad esempio, è solo una sgr che utilizza per i suoi prodotti il solo canale bancario) - stanno vivendo da un paio d'anni un momento d'oro. Che ha raggiunto il culmine lo scorso anno ma che potrebbe toccare nuovi record anche quest'anno, sempre che non accadano fatti imprevisti in grado di turbare i mercati. Gli addetti ai lavori parlano di una fortunata coincidenza astrale che favorisce la raccolta e l'allocazione del risparmio in prodotti gestiti come i fondi d'investimento o le polizze vita. «Innanzitutto - dice Piermario Motta, amministratore delegato di Banca Generali, non si è mai visto nell'ultimo mezzo secolo uno scenario del genere con rendimenti dei Bot a breve praticamente a zero e con un tasso a tre anni dello 0,5-0,6. Con tassi così bassi il risparmiatore cerca altre strade e si rivolge ai promotori finanziari, che hanno una preparazione professionale». Un concetto rimarcato anche da Massimo Doris, amministratore delegato di Banca Mediolanum, che spiega anche dove alla fine vengono indirizzati i soldi dei clienti: «Circa la metà del nostro patrimonio gestito è investito in fondi azionari. Siamo la società che ha più azionario rispetto agli altri. Ma per i nostri clienti troviamo sempre un mix di investimenti coerenti con il loro profilo di rischio e sempre con una visione di lungo termine (circa 10 anni)». Anche la crisi del mattone fa la sua parte. «Negli ultimi cinque anni - dice Motta - i prezzi degli immobili, tradizionale rifugio dei risparmiatori italiani, sono crollati e anche nei centri storici delle grandi città i valori sono mediamente inferiori del 30 per cento rispetto al picco del 2008. Questo contribuisce a spostare i risparmi verso il gestito». Il felice momento dell'asset gathering è fotografato anche dagli analisti sentiti da Bloomberg che hanno passato in rassegna i conti delle società quotate in Borsa e che assegnano a tutte una percentuale di "buy" superiore o uguale al 50 per cento: 63,6 per cento per Mediolanum (e 18,2 "hold"); 50 sia per Generali che per Azimut; 57,1 per Finecobank (con il 42,9 di hold); addirittura 90 per cento per Anima. Gian Luca Ferrari, equity analist di Mediobanca, titola significativamente il suo ultimo report del 2 febbraio scorso sul settore "Bei tempi a venire" e parla della coincidenza sia dei bassi tassi d'interesse che del momento positivo vissuto dai mercati azionari. Tutto questo spiega perché massicci acquisti di azioni delle cinque società quotate siano arrivati anche dall'estero. «Dopo il lancio del quantitative easing da parte della Bce - dice Matteo Ghilotti, head of Italian equity research di Equita - gli investitori esteri, che sono quelli che muovono il mercato, sono tornati a comprare titoli finanziari dei cosiddetti paesi periferici. Un po' sono tornati sulle banche, anche se permane ancora una certa prudenza, ma molto invece sulle società di asset gathering». I titoli del comparto si sono mossi in maniera significativa nell'ultimo mese: più 24 per cento Mediolanum, più 10 Banca Generali, più 20 Azimut, più 9 Finecobank e più 11 Anima. Anche il 2015 si è SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 295 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato finanza e borsa 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 1 (diffusione:581000) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 296 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato avviato sotto una buona stella. s. di meo Foto: Qui sopra, Massimo Doris (1), ad di Mediolanum, Alessandro Foti (2), ad di Finecobank e Pietro Giuliani (3), presidente e ad di Azimut Qui sopra, Piermario Motta , ad di Banca Generali 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 1 (diffusione:581000) Giorgio Lonardi Eugenio Occorsio «Light is back», dice Adolfo Guzzini che di luce se ne intende. «Così ho aperto la convention dei nostri venditori in Nordamerica», racconta il re dei sistemi di illuminazione, base a Recanati, 206 milioni di vendite 2014, 1250 dipendenti. «La recessione è finita e sarà un grande 2015. Noi partiamo da Milano: l'Expo innanzitutto, dove illumineremo una dozzina di padiglioni, e poi Sant'Ambrogio con il sistema appena installato, il Duomo che avvieremo fra poco, il Cenacolo dove abbiamo riportato la luce». segue alle pagine 2 e 3 con un articolo di Christian Benna Tanto entusiasmo si coniuga con la raffica di dati degli ultimi giorni. L'indice manifatturiero calcolato dall'inglese Markit è salito in gennaio a 51,2 punti dai 49,4 di dicembre e quello dei servizi tiene lo stesso passo (la soglia dei 50 è lo spartiacque fra espansione e contrazione del ciclo). Il saldo fra imprese aperte e chiuse redatto dall'Unioncamere è stato nel 2014 superiore alle 30mila unità tanto da far affermare a Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere stessa, che «siamo davanti a una reale opportunità di invertire la rotta». La disoccupazione è scesa in dicembre al 12,9% dal precedente 13,3 e sono stati creati 100mila posti di lavoro. E poi la madre di tutte le cifre: in gennaio sono state immatricolate 131.385 auto con un aumento del 10,9% sullo stesso mese del 2014, e addirittura il gruppo Fca ha fatto meglio del mercato (+11,4%). «Anche il nostro settore, quello dei componenti, nell'ultimo mese ha registrato segnali positivi che confortano la prospettiva di un ritorno alla crescita economica del Paese», dice Alberto Bombassei, presidente di Brembo, leader dei freni di alta qualità. «I dati del ministero dei Trasporti ci lasciano quasi increduli. L'uscita dalla crisi non è dietro l'angolo ma i segnali sono incoraggianti e fanno scorgere i primi spiragli di una crescita. Non promesse questa volta, ma risultati concreti e tangibili». Anche Brunello Cucinelli, uno dei signori della moda italiana che ha chiuso il 2014 in crescita di oltre il 10% a quota 355,8 milioni, sprizza ottimismo: «Guardando ai nostri ordini per la collezione Primavera-estate 2015 e ai sellout finali invernali 2014, siamo convinti che il 2015 sarà davvero speciale. Per noi prefiguriamo una crescita dei ricavi e delle marginalità a due cifre». Cucinelli, di ritorno da Milano Unica, fiera dedicata ai tessuti, vede rosa per l'intero settore: «C'è una bella atmosfera, una gran voglia di fare, la chiamerei una leggera ripartenza». Leggera e forse qualcosa di più. Tirano venti di ripresa, Grecia (e soprattutto Ucraina) permettendo. Tassi insistentemente bassi, petrolio a buon mercato, liquidità offerta dalle banche rimpinguate dal quantitative easing, euro in ribasso: un mix di fattori positivi che sta facendo sentire i suoi effetti. Certo, sulle cifre, in ogni caso positive dopo sei anni di rosso, bisogna intendersi. Il premier Matteo Renzi, al quale va comunque dato credito di una certa stabilità politica che è un fattore non ultimo di ripresa economica, la settimana scorsa a Porta a Porta si è sbilanciato: «Nella Legge di Stabilità abbiamo inserito una crescita dello 0,5% nel 2015, la Confindustria ora prevede il 2». In verità, la Confindustria non aveva detto esattamente questo, almeno a leggere "Congiuntura flash" datato Gennaio 2015: «C'è una combinazione favorevole di elementi esterni - energia, tassi, cambi, ripresa del commercio mondiale - e sommando i loro effetti si arriva a una spinta per l'Italia pari al 2,1% di Pil potenziale, e 2,5 nel 2016». Ma bisogna «fare la tara», al pieno concretizzarsi di questi fattori, scrive sempre il Centro studi di viale dell'Astronomia, tenendo conto delle difficoltà del contesto di grave crisi. E servono «politiche più orientate per dare sostegno alla crescita e all'occupazione tenendo conto della flessibilità conquistata a Bruxelles». A conti fatti difficilmente si arriverà ad una crescita così clamorosa però, fanno capire nei corridoi confindustriali, all'1% si potrebbe arrivare. Ma il numero degli ottimisti è sostanzioso: la Banca d'Italia, per bocca del vicedirettore Fabio Panetta, dopo l'annuncio del Qe ha detto che si potrà fare «meglio di quanto indicato nel bollettino di gennaio». Anche l'Unione europea è più ottimista del governo, per una volta, arrivando allo 0,6 di crescita 2015. Perfino il Fondo Monetario si sbilancia a nostro favore: «L'Italia può fare ancora meglio di quanto previsto ufficialmente», è arrivato a dire venerdì scorso Carlo Cottarelli, non dimenticato commissario alla spending review (che è stata per inciso un'occasione perduta) e oggi executive director all'Fmi. «Tutto questo fa proprio SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 297 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Auto, meccanica e Nordest ecco dove si affaccia la ripresa 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 1 (diffusione:581000) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 298 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato rabbia», riflette Matteo Zoppas, presidente di Confindustria Venezia e consigliere di Acqua San Benedetto Spa. Perché rabbia? «Perché se si allentasse il peso fiscale sulle imprese, in presenza di una domanda interna tendenzialmente in ripresa, si potrebbe fare davvero molto di più». Riccardo Illy invece, pur condividendo gli scenari di moderato ottimismo, punta sulla semplificazione legislativa: «Perché in Italia ci devono essere quarantamila leggi e in Germania solo cinquemila? Così si scoraggiano gli investimenti esteri». In ogni caso, la ripresa avanza. Nel quarto trimestre del 2014 gli ordini di macchine utensili sono cresciuti del 19,1% sullo stesso periodo dell'anno scorso. E questo, precisa l'Ucimu, non è dovuto solo all'export ma alla forte domanda interna (+18,8%). Una conferma che l'industria meccanica ha ricominciato a investire e si sta rimettendo in moto arriva dai dati Istat sull'import di macchinari (si tratti di dati "ibridi" che riguardano non solo la meccanica ma anche segmenti dell'impiantistica e alcuni semilavorati). In questo caso a tirare la volata è la Lombardia che da sola copre il 45,9% dell'import con un incremento del 21,7% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, seguita dall'Emilia Romagna (+16,6%). Insomma il manifatturiero investe e si approvvigiona anche all'estero. In un altro comparto ancora del made in Italy , le piastrelle, si respira un clima frizzante. A Sassuolo, capitale mondiale del settore, parlano di una crescita dei fatturati del 5,5% nel quarto trimestre, e di un impulso ancora maggiore per l'anno in corso. Lo certifica la partecipazione di 120 aziende al Coverinx, la Fiera americana del settore, 15 in più dell'anno scorso. Il dollaro in rialzo spinge le aziende a puntare sul mercato Usa. E ha convinto il gruppo Concorde a investire alcune decine di milioni di euro in una fabbrica in Tennessee. Del resto, calcola la Confindustria, ogni 60mila euro di ordini in più equivalgono ad un occupato e mezzo. Un po' in tutti i settori: e vale 100 milioni l'investimento che interessa il gruppo armatoriale D'Amico di Salerno che ha varato il 2 febbraio in Giappone la nave "Cielo d'Italia" e sta costruendo gemella attesa nel primo trimestre del 2016. L'ordine fa parte di un piano di sviluppo da 1,2 miliardi che prevede il varo di 38 navi entro il 2016. Andiamo avanti. Uno dei malati più gravi, il mercato immobiliare, riprende a crescere, segnando per le compravendite un rialzo del 3,7% su base annua. Lo rileva l'Istat, che nell'ultimo trimestre dell'anno scorso registra un'impennata del 13,9% per mutui e finanziamenti con ipoteca. La ripresa si insinua in ogni ganglio dell'economia: «A gennaio dopo quattro anni le vendite di libri cartacei sono aumentate, +1,2% sul gennaio 2014», dice Alberto Ottieri, ad delle Messaggerie Italiane, la holding editoriale che controlla i marchi del gruppo Gems (Garzanti, Longanesi, Bollati Boringhieri, Vallardi) ed è il maggior distributore italiano. Perfino il carrello della spesa torna a gonfiarsi: negli ultimi 15 giorni di gennaio le vendite di Conad sono cresciute dell'1% rispetto allo stesso periodo del 2014. Poco, ma in confronto alla rovinosa caduta dei consumi delle famiglie segna la fine del crollo. Così come per il turismo: Gabriele Burgio, ad di Alpitour, è sicuro che «il 2015 sarà un anno migliore del 2014, gli italiani hanno ricominciato a viaggiare. E gli stranieri stanno imparando a guardare l'Italia con occhi nuovi. Basta guardare alla richiesta crescente per le località di mare per giugno e settembre". Intanto, in vista dell'Expo il gruppo Uvet oltre ad acquistare 500mila biglietti ha già prenotato quasi un milione di notti in 200 alberghi di Milano e dell'hinterland. Negli ultimi sei mesi del 2014, precisano alla controllata American Express, i viaggi d'affari sono aumentati del 6%, una tendenza che si consoliderà nel 2015. Calici in alto al Grand Hotel Courmayeur Mont Blanc appena inaugurato (investimento di quasi 50 milioni) da parte di una trentina d'imprenditori guidati dal professore della Bocconi Severino Salvemini, fra i quali Marco Drago (De Agostini) tramite Blu Acquario Prima, quindi Franco Bernabè, e alcuni finanzieri come Antonio Tazartes di Investitori Associati, Antonio Belloni di Bc Partners e Giancarlo Aliberti di Apax. Ci sono zone d'Italia dove la ripresa procede già spedita. Nel Nordest dal 2014 sono ripartiti i consumi di beni durevoli: Treviso (+4,2%), Verona (+3,8%), Padova (+3%). Segnali incoraggianti anche dal mondo dell'industria, sempre nell'area: la Ryoma di Treviso, (macchine professionali per il caffè), segnala rispetto al gennaio dello scorso anno, spiega l'ad Federico Gallia, «gli ordini in Italia in crescita del 3,5%. Possiamo guardare ai prossimi mesi con maggiore tranquillità e ottimismo rispetto al recente passato». S DI MEO, meryll lynch , [ I SETTORI ] 1 2 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 1 (diffusione:581000) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 299 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Foto: Riccardo Illy (1) e Adolfo Guzzini (2): i loro gruppi industriali stanno potenziando gli investimenti per cogliere la probabile riscossa dei mercati Foto: A fianco, alcuni dei comparti più rappresentativi del made in Italy che si preparano alla ripresa del mercato in arrivo: auto (1); illuminazione per grandi impianti (2), meccanica di precisione (3), moda e design (4) Alberto Bombassei (1) e Brunello Cucinelli (2), due industriali fra i leader in altrettanti settori storicamente forti del made in Italy: meccanica e moda 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 1 (diffusione:581000) Aziende pubbliche ora tagli selettivi Paolo De Ioanna La questione della caduta degli investimenti pubblici è ora finalmente al centro della discussione. Il sistema delle partecipazioni degli enti territoriali in aziende che erogano servizi pubblici a carattere industriale (servizi idrici, elettricità, trasporti, smaltimento rifiuti, ecc) ha sempre svolto nel nostro paese, ma anche in Europa, un ruolo sostanziale nello sviluppo economico. Recenti lavori (Istat, Corte dei Conti e Ragioneria generale dello Stato) offrono una base conoscitiva esauriente, che conferma la funzione strategica di queste imprese. Dall'esame dei dati emergono tre ordini di criticità: la governance; le fonti di finanziamento; l'assetto industriale, mono o plurisettoriale. Sembra chiaro che il riordino del sistema delle partecipate deve partire da una chiara distinzione, operativa e organizzativa, tra le società industriali che gestiscono servizi pubblici e quelle cui sono stati intestati compiti strumentali di ordine logistico-amministrativo. Con l'emanazione delle direttive comunitarie su appalti, concessioni e utility (nn.23, 24 e 25/2014) scopriamo che le economie dei nostri partner europei considerano le società in house che gestiscono partecipazioni industriali che hanno ad oggetto servizi pubblici essenziali, una tipologia ordinaria, a certe condizioni. segue a pagina 10 segue dalla prima Scopriamo, esplorando i dati europei sulle partecipate, che viene affidato alle società locali un ruolo cruciale nella manutenzione e sviluppo infrastrutturale dei territori. Il nodo dunque non è la forma giuridica, a cui abbiamo dedicato fiumi di norme alla ricerca di improbabili liberalizzazioni e privatizzazioni dall'alto, ma l'equilibrio economico patrimoniale delle gestioni, la loro reale capacità di creare reddito, sviluppo e lavoro produttivo e di non premere con oneri non giustificati sulle comunità locali o sullo Stato. Dunque ci sono gli elementi per riprendere un discorso costruttivo su questo settore e il Governo sembra intenzionato a promuoverlo sulla base di una nuova delega contenuta nel disegno di legge sulla riforma delle pubbliche amministrazioni. Questa nuova delega si fonda proprio sulla distinzione tra società che gestiscono servizi strumentali e funzioni amministrative e società che gestiscono servizi pubblici di interesse economico generale con la definizione, in conformità con la disciplina dell'Ue, di criteri e strumenti di gestione volti ad assicurare il perseguimento dell'interesse pubblico ed evitare effetti distorsivi sulla concorrenza. La delega, tra l'altro, prevede la razionalizzazione e il rafforzamento dei criteri pubblicistici per gli acquisti e il reclutamento del personale, per i vincoli alle assunzioni e le politiche retributive, finalizzati al contenimento dei costi, nonché l'eliminazione di sovrapposizioni tra istituti pubblicistici e privatistici ispirati alle medesime esigenze di disciplina e controllo. Proviamo a indicare poche questioni che andrebbero bene messe a fuoco. Primo punto. I processi di aggregazione produttiva sui territori non si realizzano spontaneamente ma neppure per decreto; la leva più forte sembra essere quella della progettazione e messa in campo di interventi di intensificazione e razionalizzazione degli investimenti sul territorio dai quali emergano benefici netti in termini di efficienza, innovazione e qualità dei servizi. La scelta della monosettorialità o della forma multi-utility dovrebbe scaturire dall'analisi delle specifiche situazioni territoriali, attraverso un coinvolgimento reale delle classi dirigenti locali. In sostanza, la promozione dei processi di aggregazione deve essere realizzata mediante politiche pubbliche interconnesse, in grado di creare sistemi incentivanti. Dunque torna in pieno il tema delle politiche pubbliche e del loro grado di integrazione sul territorio. Secondo punto. Dove si trovano i capitali che mancano? I cavalieri bianchi del capitalismo finanziario mondiale non sono alle viste e quando arrivano non sembrano disposti a considerare le esigenze dei territori e delle popolazioni; è opportuno cercare di coinvolgere fondi pensione e fondi assicurativi, fondi sovrani e banche di sviluppo, ma forse è meglio iniziare facendo affidamento sulle nostre forze. Ma quali? Gli istituti finanziari che storicamente hanno il compito di sostenere gli investimenti produttivi a lungo termine degli enti locali: la Cassa depositi e prestiti è il primo soggetto da considerare insieme alle altre banche pubbliche di sviluppo. Le esperienze europee ci indicano che la creazione di una inhouse unica per ambito può essere talora la forma più semplice per procedere rapidamente all'unificazione della gestione, sfruttando economie di scala, quando la presenza di SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 300 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato [ IL COMMENTO ] 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 1 (diffusione:581000) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 301 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato storie locali complesse rende lungo e difficile il raggiungimento di dimensioni razionali, o quando la scarsa conoscenza delle condizioni delle infrastrutture, il carente livello di servizio e la scarsa efficienza del ciclo attivo rendono problematico e incerto l'avvio di un percorso alternativo, quale la creazione di una società mista o l'affidamento a terzi. Infine, occorre capire bene come si possono mettere in campo formule di finanziamento degli investimenti, senza garanzia diretta o indiretta dello Stato, che utilizzino a fondo la capacità di raccolta di Cdp e delle altre banche di investimento pubbliche. Formule da realizzare entro schemi produttivi ben costruiti in termini finanziari e industriali. In fondo gran parte dell'area degli investimenti territoriali (trasporti, rifiuti, reti idriche) realizzati da tedeschi e francesi è di mercato, ma passa attraverso soggetti societari controllati direttamente o indirettamente da enti territoriali. Forse è il momento di studiare bene queste esperienze, e utilizzare i tassi bassi per mettere in campo iniziative industriali economicamente valide. 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 30 (diffusione:581000) IN ITALIA I SEGNALI POSITIVI PER L'OCCUPAZIONE, NELLE ULTIME SETTIMANE, COMINCIANO A ESSERE NUMEROSI. SONO SEMPRE DI PIÙ MOLTE LE GRANDI IMPRESE CHE RIAPRONO I CANCELLI IN ENTRATA O, ALMENO, ANNUNCIANO DI VOLERLO FARE Filippo Santelli «Per noi le competenze fanno la differenza». Salini Impregilo ha un piano di sviluppo ambizioso. Cavalcare la ripresa degli investimenti in infrastrutture, in Italia e all'estero, raddoppiando entro il 2017 i ricavi, a 7 miliardi di euro. E aumentando i dipendenti di 15mila unità: «Nel 2014 ne abbiamo assunti 2mila e 500, quest'anno saranno altrettanti», spiega Gianluca Grondona, 44 anni, responsabile delle Risorse umane. A breve, soprattutto personale per le commesse già in portafoglio, tecnici specializzati e project manager con cinque, sette anni di esperienza. Ma nel medio periodo, dice, la scommessa è sui giovani: «Stiamo selezionando un centinaio di ingegneri neolaureati che manderemo a farsi le ossa nei nostri cantieri in giro per il mondo». Pionieri, li hanno definiti, considerato che finiranno in Paesi come Etiopia, Qatar, Namibia o Malesia. «L'obiettivo è avere, fra cinque anni, una nuova classe di manager dal profilo internazionale. In un settore come il nostro in cui il ricambio generazionale è rimasto a lungo limitato». Una rondine non farà la ripresa, certo. Eppure in Italia i segnali positivi, nelle ultime settimane, cominciano a essere numerosi. Aziende che riaprono i cancelli in entrata o, almeno, annunciano di volerlo fare. «Se il Jobs Act passerà, potremo assumere tra le 3mila e 4mila persone in due anni», va ripetendo da un paio di mesi l'amministratore delegato di Telecom Marco Patuano. Ma più che le nuove leggi sul lavoro targate Renzi, ancora in attesa di attuazione, il primo motore di occupazione sono gli investimenti industriali. Quello sulla banda larga, nel caso di Telecom. I nuovi modelli prodotti a Melfi per Fiat Chrysler, che nello stabilimento inserirà mille e 500 (giovani) lavoratori. L'apertura di una decina di ristoranti per McDonald's, che solo a dicembre ha reclutato 500 persone nello Stivale. «Ecco il nostro Jobs Act», ha scritto sui manifesti la catena di fast food: di questi tempi un piano di assunzioni è anche una campagna di marketing. Più che i c o s i d d e t t i M c J o b s però, impieghi a basso valore aggiunto, a fare da termometro della ripresa italiana sono le figure più qualificate, i laureati. Gli ultimi dati del consorzio Almalaurea mostrano che tra i dottori magistrali della classe 2012 solo il 55% ha trovato lavoro entro un anno. E nelle discipline più richieste, come ingegneria, uno su tre non risulta occupato. Per i cento posti del suo programma di formazione, del resto, Salini Impregilo ha ricevuto in pochi giorni oltre mille e 600 curriculum. «Non fatichiamo a reperire laureati con competenze di livello», conferma Mauro Sirani Fornasini, 60 anni, a capo degli stabilimenti produttivi di Intertaba, controllata italiana di Philip Morris. La multinazionale del tabacco ha appena posato la prima pietra del nuovo impianto di Crespellano, nel Bolognese, investimento da 500 milioni di euro e 600 posti di lavoro, dove dal 2016 verrà prodotta una nuova sigaretta tecnologica, iQos: tabacco riscaldato anziché bruciato, senza cenere né fumo. Nell'attesa le assunzioni sono già partite: «Abbiamo creato un training center nel vicino stabilimento di Zola Predosa», racconta il manager. «Lo scopo è validare il processo produttivo di iQos, che ha standard comparabili a quelli del settore farmaceutico, e certificare le competenze dei lavoratori». Esperti di chimica, elettronica e meccanica, sia ingegneri che periti tecnici. I primi sono stati reclutati proprio con l'aiuto di Almalaurea. «Per i secondi la difficoltà è maggiore, gli istituti tecnici non sono stati valorizzati a sufficienza negli ultimi anni - nota Sirani Fornasini - così abbiamo iniziato un esperimento pilota con una scuola, prendendo in stage venti ragazzi dell'ultimo anno». Assaggeranno come si lavora in impresa, l'aspetto su cui gli studenti sono meno pronti. E colmare il divario tra formazione e lavoro è anche parte della strategia di Salini, che da quest'anno offrirà a 500 universitari al secondo o terzo anno, cento italiani e 400 stranieri, un percorso di tutoraggio e uno stage in azienda. L'alternativa, per il reclutamento, è usare le nuove tecnologie. Nel travagliato settore del credito Banca Ifis è una mosca bianca: l'anno scorso ha assunto 120 persone, incrementando del 20% la forza lavoro. Altrettanto dovrebbe fare quest'anno, anticipa il direttore Risorse umane, il 58enne Paolo SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 302 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Salini Impregilo, Telecom, Fiat neolaureati ai posti di partenza 09/02/2015 La Repubblica - Affari Finanza - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 30 (diffusione:581000) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 303 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Zennaro: «Cerchiamo soprattutto due profili. Addetti commerciali per la nostra attività di finanziamento alle piccole e medie imprese, giovani laureati con background economico. E consulenti del credito per le famiglie che faticano a ripagare i debiti». Tutta Italia va coperta, ecco la difficoltà. Per questo, oltre a utilizzare molto LinkedIn e a fianco agli open day fisici, dall'anno scorso la società organizza anche giornate di reclutamento virtuali: «Cominciamo con una presentazione in streaming, proseguiamo con un colloquio via Skype e solo per quelli che lo superano c'è la valutazione faccia a faccia». Il contratto iniziale è a tempo determinato, un anno più un anno, oppure di apprendistato. Accanto allo stipendio fisso, per i commerciale, una parte variabile legata al risultato che arriva a raddoppiare la busta paga. «Ma a fare la differenza - spiega Zennaro è che nella nostra banca, in crescita ma ancora piccola, un neolaureato fa in breve tempo un'esperienza di lavoro a 360 gradi. E può valorizzare il suo potenziale». Tutti i direttori del personale in effetti sono convinti che sia proprio questo il fattore decisivo per trattenere i giovani in azienda. Forse non un problema urgente, visti i tempi di magra sul mercato del lavoro, me che lo potrebbe diventare con la ripresa, quando la battaglia per assicurarsi i talento più qualificati si scatenerà anche in Italia. «In Intertaba facciamo moltissima rotazione del personale - dice Sirani Fornasini - in modo che tutti abbiano una visione ampia dei processi. Inoltre coinvolgiamo i dipendenti nella valutazione dei risultati, costruendo insieme a loro un piano di carriera». Quanto a Salini impregilo, Grondano spiega che le retribuzioni sono sopra la media dei concorrenti: «Davvero decisive però sono la formazione e la possibilità di prendere parte a progetti di eccellenza. È questo che fa crescere il valore di un giovane professionista». © RIPRODUZIONE RISERVATA 2 1 S di Meo Fonte:ALMALAUREA Foto: Qui sopra, Marco Patuano (1), ad di Telecom Italia e Mauro Sirani Fornasini (2), direttore Operations di Intertaba, Gruppo Philip Morris Foto: Qui sopra, Paolo Zennaro (1), responsabile Risorse umane di Banca Ifis, Ginaluca Grondona (2), responsabile Risorse umane di Salini Impregilo 09/02/2015 Corriere Economia - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 1 Non nascondiamo la mina del debito sotto il tappeto DANIELE MANCA I l debito è la grande zavorra che rischia di frenare il mondo. L'attenzione che oggi prestiamo alle vicende della Grecia non deve far pensare che il tema riguardi solo Atene. Anzi, negli ultimi anni, per colpa della grande crisi in atto dal 2007, l'indebitamento degli Stati è aumentato fortemente. In uno studio della società di consulenza McKinsey & Co., rielaborato dal Financial Times, si mostra come fossero mal riposte le speranze che la crisi potesse spingere a una riduzione del debito globale. Tra il 2007 e il 2014 in 47 nazioni (22 sviluppate e 25 emergenti) l'indebitamento dei governi è cresciuto di 25 mila miliardi (25 trilioni). E questo pone «una minaccia alla stabilità globale » secondo il rapporto. La sola Cina ha visto quadruplicare il suo debito totale (privato e pubblico) ed è pari oggi al 282% del suo prodotto interno lordo. E' per questo che le vicende greche devono suonare come una campanello di allarme non solo per Atene, ma per l'intera comunità internazionale. Si potranno avviare riflessioni globali su come sarà possibile arrivare a una gestione del debito che non sia soltanto quella di ridurlo con politiche di bilancio restrittive che rischiano di frenare ulteriormente le economie. I suggerimenti di McKinsey vanno da un allungamento delle scadenze a forme innovative di ripartizione del rischio tra chi presta e chi riceve finanziamenti. Ma è evidente che anche i singoli Stati devono comprendere che più incisiva e decisa sarà la loro azione sul proprio debito, maggiore sarà la possibilità di avere guadagni in termini di competitività -flessibilità di bilancio. Gli Stati Uniti hanno visto aumentare, tra il 2007 e il 2014, il rapporto tra debito totale (famiglie, aziende, governi) e Pil del 16%, la Germania dell'8%, l'Italia del 55%. Speriamo che l'allarme sia risuonato anche a Roma. @daniele_manca © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 304 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL PUNTO 09/02/2015 Corriere Economia - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 23 Esodati I forzati del riposo anticipato rischiano un taglio del venti per cento Smettere di versare all'Inps troppo presto adesso provoca un doppio danno: con i nuovi limiti di età si resta senza redditi più lungo e la copertura si accorcia Per i co.co.pro se i versamenti sono continuativi assegno al 54% dello stipendio Il sistema contributivo non fa crescere in modo proporzionale l'assegno di chi fa carriera ROBERTO E. BAGNOLI Rappresentano una nuova categoria sociale, nata con il deciso allungamento della vita lavorativa disposto dalla riforma Monti-Fornero del 2011. E per loro è stato addirittura coniato un nuovo vocabolo. Sono gli esodati, lavoratori espulsi dal mondo del lavoro prima di aver maturato il diritto a una pensione sempre più lontana nel tempo. Le conseguenze del fenomeno sono pesantissime: per un trentenne di oggi (che già dovrà mettere in conto un vitalizio molto ridotto), interrompere forzatamente il lavoro a cinquant'anni significherà avere un tasso di copertura della pensione rispetto all'ultima retribuzione più basso anche di venti punti percentuali, rispetto a quello che otterrebbe arrivando regolarmente al traguardo. Le elaborazioni realizzate in esclusiva per CorrierEconomia da Progetica, società di consulenza in pianificazione finanziaria e previdenziale mostrano anche questo fenomeno del pianeta pensioni. Gli esempi «Le elaborazioni sono dedicate ai possibili esodati - spiega Andrea Carbone, partner di Progetica - cioè a lavoratori, in particolare dipendenti, che interrompono l'attività prima del pensionamento; negli esempi si è ipotizzato che lo stop avvenga a cinquanta, cinquantacinque o sessant'anni, anziché alla scadenza normale di sessantotto. Oltre che per il periodo in cui non si lavora e non si riceve la pensione, l'impatto è pesante anche sull'importo del vitalizio, che in molti casi scende sotto la quota del 50%». Così, per esempio, per un dipendente trentenne che dovrebbe staccare con un rapporto del 51% fra pensione e ultima retribuzione, la copertura precipita al 32% se smette di lavorare a cinquant'anni, al 38% e 45% rispettivamente se, invece, interrompe a cinquantacinque o sessant'anni. Per un cinquantenne, il tasso di sostituzione (rapporto tra rendita e ultima retribuzione) è del 59% senza interruzioni: diventa meno della metà (il 24%) se stacca subito, il 43% e 51%, rispettivamente, se interrompe a cinquantacinque o sessant'anni. Per un autonomo la coperta è ancora più corta: dal 43% senza interruzione dell'attività, scenderebbe rispettivamente al 28%, 32% e 38%. Nel caso di un cinquantenne che lavora in proprio, il rapporto fra pensione e ultima retribuzione passa dal 45% con un lavoro continuativo sino alla pensione al 17%, 30% e 38% per chi invece interrompe a cinquanta, cinquantacinque e sessant'anni. Gestione separata Infine gli ultimi casi, relativi a lavoratori iscritti alla gestione separata: per questa categoria, a parità di reddito netto mensile sono più elevati il lordo su cui si calcola l'aliquota contributiva Inps (pari al 30,72%, interamente a carico del lavoratore) e il rapporto fra pensione e ultima retribuzione. Così, per esempio, a fronte del netto mensile ipotizzato negli esempi, pari a mille euro, il lordo si attesta a 20.822, contro i 16.695 euro di un dipendente. Per un co.co.pro trentenne il rapporto fra pensione e ultima retribuzione è pari al 54% con continuità di lavoro; scende però al 33% con due buchi contributivi e interruzione a cinquant'anni, al 38% e 46% se invece s'interrompe, rispettivamente a cinquantacinque e sessanta. I numeri Nelle simulazioni realizzate da Progetica sul tema degli esodati sono stati ipotizzati età d'inizio lavoro a trent'anni e di pensionamento a sessantotto, un reddito netto mensile di mille euro per il trentenne, duemila SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 305 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Come investire e risparmiare Dopo la Fornero Gli effetti perversi di requisiti sempre più rigidi e di mondo del lavoro che espelle anzitempo 09/02/2015 Corriere Economia - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 23 SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 306 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato per il quarantenne e tremila per il cinquantenne, un buco contributivo per dipendenti e autonomi e due per i lavoratori in gestione separata, caratterizzati generalmente da una vita lavorativa più discontinua. Tutti i valori sono al netto delle tasse ed espressi in termini reali, cioè al netto dell'inflazione. Secondo una stima fornita nei mesi scorsi dal governo, malgrado i sei interventi di salvaguardia varati dopo la riforma Monti-Fornero rimangono ancora da tutelare quasi 50 mila esodati. La legge di Stabilità per il 2015 non ha previsto alcun provvedimento a favore di questa categoria di lavoratori. © RIPRODUZIONE RISERVATA ETÀ ETÀ INTERRUZIONE ATTIVITÀ' LAVORATIVA TASSO DI SOSTITUZIONE SENZA INTERRUZIONE TASSO DI SOSTITUZIONE CON INTERRUZIONE 50 55 60 32% 38% 45% 50 55 60 34% 39% 47% 50 55 60 24% 43% 51% 50 55 60 28% 32% 38% 50 55 60 26% 30% 36% 50 55 60 17% 30% 38% 50 55 60 33% 38% 46% 50 55 60 31% 37% 45% LA FORBICE DEL TEMPO Come cambia rapporto pensione/ultimo stipendio se si smette di lavorare prima del tempo IPOTESI: Età della pensione: 68 anni Età di inizio lavoro: 30 anni Crescita media Pil reale: 0% Crescita reddito passato: 1,5% Redditi netti mensili: 1.000€ 30enne, 2.000€ 40enne, 3.000€ 50enne Buchi contributivi: (dipendenti autonomi) 2 (gestione separata) 30,40 e 50 anni. Tutti i valori sono al netto della fiscalità ed espressi in termini reali al netto dell'inflazione Fonte: elaborazioni Progetica 09/02/2015 Corriere Economia - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 27 Borsa Fiere, Ferrovie, Media Si accendono i titoli dell'Expo Il primo maggio è lontano ma c'è già chi punta sulle azioni legate alla vendita dei biglietti e alla gestione dell'Esposizione ADRIANO BARRI' Si compra sulle voci e si vende sulle notizie. Mancano ottanta giorni ad Expo 2015 ma il mercato ha già iniziato a scommettere sulle società quotate in Piazza Affari che possono trarre i maggiori benefici dall'Expo, l'esposizione universale di Milano che inizia il primo maggio 2015. Rialzi a doppia cifra per una pattuglia di titoli che appartengono ai settori più disparati: le infrastrutture e i trasporti, la finanza, i media, la gestione di manifestazioni. In cima al podio della classifica stilata da Websim.it, c'è la Popolare di Milano che da inizio anno guadagna poco meno del 40%. Un balzo su cui hanno influito anche le speculazioni circa il cambio della normativa sul sistema di governo delle banche popolari. Alle sue spalle gli editori Rcs Media group (che pubblica il Corriere della Sera ) e L'Espresso che, da gennaio, hanno già guadagnato rispettivamente il 22% e del 20%. «La società Expo - spiega Mauro Vicini direttore di Websim.it - si aspetta di vendere 24 milioni di biglietti di cui almeno il 50% stranieri. Per ora ne sarebbero stati venduti 8 milioni di cui 5 a stranieri e prenotate 3 milioni di camere di albergo. Solo nel campo dell'ospitalità e della ristorazione si potrebbe arrivare a una spesa pari all'1% del Pil. Anche se non si dovesse trattare di un dato incrementale rappresenterebbe pur sempre un beneficio per le società coinvolte direttamente e indirettamente nell'evento, alcune quotate in Piazza Affari e sulle quali da mesi si riscontra un forte interesse del mercato». L'Expo è quindi una ciliegina sulla torta. Almeno per la Popolare di Milano il cui rally da inizio anno è legato principalmente al provvedimento del governo che punta all'abolizione del voto capitario e favorisce l'ingresso nel capitale dei investitori istituzionali, alla finestra da molti anni. «L'istituto guidato da Giuseppe Castagna continua Vicini - ha un bilancio solido e rimane tra i nostri titoli bancari preferiti, anche per la sua forte presenza in una delle aree più ricche del Paese. Due terzi del business sono sviluppati in Lombardia, la regione con il Pil più alto del Paese. Le sofferenze sono sotto controllo e la visibilità sui prossimi dividendi è ora più alta: l'istituto ha già accantonato il 50% degli utili conseguiti finora nell'ipotesi pagamento dei dividendi sul 2014. Stimiamo una cedola di 2 centesimi per azione pari a un rendimento del 3,4%». L'impatto di Expo si vedrà anche sulle infrastrutture e sui trasporti sia dell'area milanese che nazionale. Ferrovie Nord Milano è il principale gruppo integrato nel trasporto e nella mobilità in Lombardia e insieme a Trenitalia svolge l'esercizio dell'attività di trasporto pubblico locale ferroviario. Da inizio anno il titolo guadagna circa il 6% ma a partire da fine 2013 il rialzo è stato superiore al 60%. Il mercato potrebbe avere quindi in parte già scontato le attese positive circa l'impatto dell'Expo. Occhi puntati anche su Atlantia che gestisce il più importante sistema di trasporti autostradali in Italia e lo scalo aereo di Fiumicino attraverso la società Adr. La scorsa settimana Goldman Sachs ha tolto il titolo dalla Conviction Buy List, confermando comunque il giudizio Buy (acquistare ndr). Da inizio anno Atlantia guadagna il 18% grazie anche a un certo appeal speculativo. Secondo alcune indiscrezioni di stampa Adia, fondo sovrano di Abu Dhabi, starebbe discutendo con Adr per arrivare a una partnership. Riflettori accesi anche su Fiera Milano, società che gestisce l'area fieristica di Rho-Pero adiacente a quella di Expo. «Tra i vari progetti in campo - continua Vicini - c'è un piattaforma informativa messa a punto con la Camera di Commercio e PWC per mettere in contatto le aziende italiane con i Paesi Expo mentre il servizio di coordinamento della gestione del sito durante i mesi dell'evento è attualmente in fase di negoziazione». © RIPRODUZIONE RISERVATA Società Prezzo attuale Perf.% da inizio anno 22,9 4,0 0,7 9,2 1,1 1,2 2,9 7,3 0,6 0,9 0,7 Atlantia Mediaset Bpm Sias Rcs MediaGroup Gr. Ed. L'Espresso Tamburi Fiera Milano Fnm Arnoldo Mondadori Ed. Il Sole 24 SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 307 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Trend Da Atlantia ai treni locali, passando per gli alberghi e le banche radicate in Lombardia, come la Popolare di Milano 09/02/2015 Corriere Economia - Ed. n.5 - 9 febbraio 2015 Pag. 27 SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 308 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ore Capitaliz. (milioni euro) 18,4% 16,6% 37,9% 15,5% 22,5% 20,6% 10,5% 14,8% 5,7% 6,5% 15,0% 18.605 4.559 3.284 2.098 592 454 398 301 256 244 89 Da seguire Una selezione di titoli appartenenti a Piazza Affari esposti favorevolmente a Expo2015 Fonte: elaborazione Corriere Economia, dati al 3/2/2015Su & giù L'andamento di Piazza Affari 23.000 22.000 21.000 20.000 19.000 18.000 5 feb 2014 5 feb 2015 gen 2015 mar apr mag giu lug ago set ott nov dic Ftse Mib 40% La rivalutazione della Popolare di Milano, legata anche alla riforma bancaria 07/02/2015 Milano Finanza - Ed. n.27 - 7 febbraio 2015 Pag. 1 (diffusione:100933, tiratura:169909) Paolo Panerai Bruno Vespa. Lei ha definito per decreto che le banche popolari devono cambiare profondamente: se un azionista ha 100 mila azioni non può contare per un solo voto come chi possiede una sola azione. È successo l'ira di Dio, nonostante di riforma delle popolari si parli da 20 anni senza cambiare niente perché, si dice, questo è solidarismo cattolico, mentre con il decreto le banche diventano un'altra cosa: 20 mila persone per strada, non verranno più finanziate le piccole imprese e le famiglie... Matteo Renzi. Perché ora, invece, si stanno finanziando? Per favore... V. E allora? questo le sembra normale che oggi un gruppo di dipendenti di una banca conti quanto uno che vuole investirci per trasformare l'istituto in una banca in grado di stare sul mercato globale? Questo meccanismo non può funzionare, abbiamo detto, le dieci banche più grandi devono trasformarsi, non essere più cooperative, devono trasformarsi, in semplici spa, solo le dieci banche più grandi. In Europa dicono che il sistema bancario italiano non funziona, il sistema non ha credibilità: abbiamo voluto inviare il messaggio agli investitori che chi ci mette più soldi è più credibile, non è pensabile che indipendentemente da quanto si metta ciascuno con una azione valga come un altro soggetto contante. Così si supera un modello di banca, posso dirglielo male? Molto legata a interessi localistici, perché poi, non bisogna dimenticarlo, una parte delle banche locali ha combinato pasticci, basta prendere i giornali degli ultimi dieci anni per capire che razza di pasticci alcuni banchieri popolari hanno combinato: reticolati di amicizie, protezioni, privilegi; lo sappiamo tutti. La prima volta che si ha il coraggio di cambiare, parte il pregiudizio: non viene attaccato il solidarismo cattolico. Uno come Giovanni Bazoli, il capo di Banca Intesa, che non mi sembra propriamente un sostenitore delle nostre riforme, ha detto una cosa sacrosanta. Ha detto: sulle banche popolari, su quelle era giusto intervenire. Con calma, senza troppi pregiudizi andiamo avanti. V. Come giudica una voce di speculazione in atto su questi titoli? Tra l'altro il rastrellamento è stato cominciato dal suo amico Serra finanziere a Londra che ha messo insieme importanti quote. R. Su questo punto della speculazione, voglio essere molto esplicito: io non faccio operazioni di borsa ma rispetto chi le fa, chiunque esso sia, perché non è un reato; ma diventa reato se per investire ha utilizzato informazioni riservate. Io sono il primo a chiedere che si facciano indagini le più rigorose possibili e se qualcuno ha fatto il furbo è giusto che paghi fino all'ultimo giorno e all'ultimo centesimo. Ma che l'obbligo di trasformarsi in spa abbia fatto salire il valore in borsa delle banche popolari è un dato sicuramente positivo. Infatti, vuol dire che c'è più valore per gli azionisti; diciamo che la gente investe perché crede in quelle banche: più investimenti ci sono in quei titoli, più forte diventano le banche, più posti di lavoro si creano, più prestiti saranno erogati. Però si deve essere chiari, io sono il primo a dire: la Consob indaghi tutti i soggetti (... ) io richiedo chiarezza. Detto anche questo, c'è l'intervento del governo e del Parlamento su alcune banche popolari italiane perché sono in mano ai signorotti di territorio che continuano a spartirsi gli accordi.... V. Quindi, Presidente Renzi, il decreto resta così? R. Assolutamente sì: si va verso la trasformazione in spa e su questo sono pronto a mettere la fiducia perché è un provvedimento che dà il senso del cambiamento richiestoci in Europa e che toglie le banche ai soliti noti per darle a regole chiare di mercato, senza scherzi. Se qualcuno viola le leggi mettiamolo in carcere ma non cerchiamo di fare i furbi su questa vicenda perché è l'Italia che diventa seria sul mercato bancario, non accettiamo nessun giochino su questo cambiamento. Trascrizione del dialogo a Porta a Porta di martedì 3 febbraio Ho trascritto l'intero dialogo sulla riforma delle Popolari, perché il giorno dopo sono stati colti solo pochi passaggi nelle cronache dei giornali e in particolare tutto si è focalizzato sulla minaccia che il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha lanciato su stimolo di Bruno Vespa. In realtà ci sono molti altri punti da analizzare di interesse dell'intero Paese. Alcuni evidenziano che Renzi ha risposto di pancia, senza fare riferimento ai dati; altri, come quella rassicurazione ai clienti delle Banche di credito cooperativo (Bcc), appaiono non chiarissimi e quindi può tornare utile anche al capo del governo saperne di più. Per esempio, che anche una Bcc, quella di Roma, arriva agli 8 miliardi di patrimonio netto e quindi non è vero che chi ha i SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 309 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ORSI & TORI 07/02/2015 Milano Finanza - Ed. n.27 - 7 febbraio 2015 Pag. 1 (diffusione:100933, tiratura:169909) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 310 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato conti presso la più grande delle Bcc non osserverà nessun cambiamento se il decreto sarà convertito così com'è. Mi pare che su un argomento tanto importante come il futuro del complesso di banche che insieme rappresenta il 25% circa del sistema regni molta confusione e molto interessata. Per esempio, nelle categorie delle risposte di pancia del presidente del Consiglio va catalogata quella secondo cui non ( segue da pagina 3 sarebbe vero che il sistema delle popolari ha continuato a finanziare le imprese e le famiglie nei lunghi anni della crisi. Basta leggere il rapporto di R&S di Mediobanca, per scoprire che dal 2005 al 2013 le popolari hanno aumentato i prestiti di quasi il 7% all'anno (+68% cumulato) mentre le altre banche si sono mantenute stabili con una crescita media di appena lo 0,6% all'anno. In valore assoluto le popolari hanno aumentato il credito di 162 miliardi di euro, una cifra tripla rispetto a quella delle banche commerciali. Anche le popolari hanno inevitabilmente risentito della crisi e dei vincoli crescenti dal 2011 e hanno ridotto i prestiti alla clientela di 25 miliardi, ma questa flessione è infinitamente inferiore a quella decisa dalle altre banche. Quindi, almeno su questo punto, il presidente Renzi deve ricredersi. Se proprio lui ha giustamente lamentato, fin da quando era solo segretario del Pd, della mancanza di credito, pensi cosa sarebbe successo se le banche popolari fossero state banche ordinarie. Su un punto, invece, il presidente Renzi ha perfettamente ragione: quando dice che sul mercato borsistico non possono esistere società/banche che non consentono a chi investe di avere pari potere del suo investimento. È oltretutto un corretto ragionamento di pura democrazia finanziaria e non è insignificante che lo faccia un politico per il quale, come categoria, la democrazia si misura per teste. Quindi se il decreto che impone di abbandonare la forma di cooperativa per azioni e diventare semplici società per azioni si fosse focalizzato sulle sole popolari quotate in borsa, avrebbe centrato in pieno l'obiettivo. Non è sostenibile che chi compra 1 milione di azioni in borsa conti quanto chi ne ha una sola. Anche se poi nei fatti il governo ha introdotto nella normativa societaria il voto plurimo, che è di segno esattamente opposto a quello perseguito dal decreto sulla riforma delle popolari: infatti si dà la possibilità a chi possiede un certo numero di azioni da un congruo tempo di trasformare le azioni con voto plurimo, cioè, per esempio, con dieci voti ogni azione invece del classico uno. Per fortuna nessuno si è permesso di dire che fra i primi a usufruire di questo vantaggio ai fini del controllo delle società sarà la FCA guidata da Sergio Marchionne: con l'assegnazione delle azioni di Ferrari agli azionisti, la finanziaria Exor del giovane John Elkann avrà circa il 30% della Ferrari, ma con la trasformazione di azioni a voto multiplo il comando della grande casa, risanata e sviluppata da Luca Montezemolo, sarà assicurato. Chi ha insinuato che con il decreto di riforma delle popolari Renzi abbia fatto un gran regalo al suo amico Davide Serra, certamente uno dei possibili consiglieri del decreto almeno in termini filosofici seguendo la religione della City, potrebbe anche insinuare che abbia fatto un regalo all'amico Sergio e al suo giovin signore Yaki. In realtà, la creazione delle azioni a voto plurimo è nel mondo finanziariamente evoluto da molti anni. In Usa prima che altrove, lì giustificandosi con la dimensione del capitale delle società, sì da dare la possibilità a chi ha fondato una società di continuare a tenerla sotto controllo con le azioni a voto plurimo. Per fare un esempio comprensibile da un numero crescente di telespettatori italiani che seguono i canali di Discovery, il comando della società televisiva è di Liberty Media con appena l'11% del capitale, mentre una quota quasi tripla la possiede Condé Nast. Quindi, via ai sospetti e un applauso a Renzi per aver avuto il coraggio di dire che in borsa deve valere la regola della democrazia finanziaria. Chi si quota sa che deve rispettare regole più stringenti di chi si tiene le società fuori dal mercato. Ma proprio in base al principio di democrazia liberale, il discorso cambia se si decide di imporre le stesse regole anche a chi non è quotato e ha il difetto di essersi sviluppato superando gli 8 miliardi di patrimonio. La logica che viene esposta per i casi delle banche popolari non quotate ma grandi è che per la dimensione raggiunta e per il numero di soci raccolti, di fatto viene a cadere lo spirito della cooperazione. MF-Milano Finanza ritiene che questa sia una visione faziosa. Se non lo fosse, come provvedimento immediato il governo dovrebbe decidere che la Coop debba trasformarsi immediatamente in una semplice spa. Eppure nelle singole Coop sparse per l'Italia e riunite in super colossi pluriregionali esiste sempre uno spazio riservato ai soci. Che hanno un trattamento migliore che gli acquirenti non soci. Esattamente come per le popolari, dove la condizione per essere clienti è di essere anche soci. Il punto 07/02/2015 Milano Finanza - Ed. n.27 - 7 febbraio 2015 Pag. 1 (diffusione:100933, tiratura:169909) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 311 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato delicato è proprio qui: l'abuso di questo schema. È notorio che una importante popolare che recentemente ha dovuto cambiare consiglio e vertici, anche secondo le ispezioni di Bankitalia, abbia concesso prestiti a condizione che fino a un 40% di essi fossero reinvestiti in azioni della stessa banca, sì da rafforzare nominalmente il patrimonio. Si tratta di veri e propri abusi e se è questa una delle motivazioni che hanno spinto Bankitalia a sostenere il decreto governativo, male hanno fatto gli uomini del direttorio guidato da Ignazio Visco a non distinguere da banca a banca. Della stessa categoria di problematiche fa parte la difficoltà crescente delle banche popolari non quotate di garantire la liquidità delle azioni in capo ai soci clienti. Infatti, la Bce ha progressivamente imposto la riduzione del Fondo acquisto azioni proprie e indiscutibilmente ora tutte le banche popolari sane non quotate hanno difficoltà a garantire di trovare un acquirente a chi ha bisogno di vendere. Per questo qualcuno sta pensando a soluzioni moderne, ma senza rinunciare alla natura cooperativa, che come dimostrano i numeri di Mediobanca ha fatto più di tutte le altre banche per non togliere l'ossigeno alle aziende in difficoltà durante i lunghi anni di crisi. C'è una sola banca popolare, quotata, che non ha aumentato negli ultimi anni i finanziamenti. Ma è una banca speciale perché nasce dal genio di Giovanni Bazoli, creatore di Intesa Sanpaolo. Ha cominciato a guidare i consigli di banche nella sua Brescia, dove c'erano due banche private. Quando si pose la necessità di integrazione, individuò nella Popolare di Bergamo il partner ideale per le banche bresciane. Obiettivo centrato, con un colpo a sorpresa: dare natura di banca popolare alla nuova entità, cioè Ubi (Unione banche italiane). È sorprendente due volte, quindi, l'affermazione di Bazoli che Renzi ha citato a suo favore del suo decreto. Dove si dimostra che la formula di cooperativa-banca popolare può tornare buona anche come cavallo di Troia per costruire grandi banche. (riproduzione riservata) Paolo Panerai 07/02/2015 Milano Finanza - Ed. n.27 - 7 febbraio 2015 Pag. 1 (diffusione:100933, tiratura:169909) Meglio Casa del Btp • Rende di più, anche dopo le tasse • Non è un debito altrui • I prezzi sono ancora fermi • I tassi dei mutui mai stati così bassi Teresa Campo R. Su questo argomento ci sono infiniti pregiudizi, come non vedevo da anni. Per chi ci ascolta da casa: avete un conto in una banca di credito cooperativo? Sì. Non vi cambia niente. Le banche di credito cooperativo sono fuori da questa storia, anche se io penso che le banche di credito cooperativo siano in alcuni casi troppo piccole, ma è anche la loro specificità e la loro missione per cui non siamo intervenuti su questa tipologia, ma solo sulle popolari con più di 8 miliardi di patrimonio. Punto 1: abbiamo detto alle banche di credito cooperativo: ragazzi, fate una riflessione, ce ne sono 380 in Italia mi pare, forse bisogna avere una dimensione diversa. Punto 2: fra le banche popolari ce ne sono dieci più grandi, sono ormai solo nominalmente banche popolari, hanno snaturato il concetto di banca popolare cui fa riferimento lei a proposito di solidarismo cattolico movimentista operaista del passato. Per fare Uno degli effetti del Quantitative easing americano è stato quello di far ripartire il mercato immobiliare d'Oltreoceano. A dicembre negli Stati Uniti le vendite di nuove abitazioni sono aumentate rispetto al mese precedente dell'11%, attestandosi a 481 mila unità. Favorito da prestiti bancari più facili per i costruttori e nonostante l'attesa di un futuro rialzo dei tassi, il mattone a stelle e strisce va a gonfie vele. E questa è una buona notizia per tutta l'economia americana. Dopo anni di stagnazione per il mercato immobiliare italiano è bene chiedersi se il Qe europeo da oltre mille miliardi di euro fino al 2016 possa avere lo stesso effetto sul mattone tricolore. Lo crede Alessandro Mazzanti, ceo di Cbre Italia. «Uno degli effetti del Qe sarà quello di tenere a lungo i tassi bassi», afferma Mazzanti, «e un periodo più lungo di bassi tassi d'interesse rende il settore immobiliare più appetibile. In questo contesto il valore degli immobili potrebbe crescere. Infatti, la diminuzione attesa sui rendimenti dei bond governativi, già su livelli molto bassi, potrebbe velocizzare l'inizio della fase di diminuzione dei rendimenti immobiliari, soprattutto nei mercati più periferici come l'Italia dove la ripresa è più lenta». Quindi bisogna approfittarne in fretta per non perdere il treno. Non solo. Secondo Mazzanti il combinato disposto di tassi d'interesse bassi e tassi di cambio più competitivi avrà un effetto positivo sull'economia. Ciò dovrebbe riflettersi sul mercato degli utilizzatori attraverso un rafforzamento della domanda e, di conseguenza stimolare un aumento dei canoni di locazione, favorito anche, in Italia, dalla carenza di spazi di qualità. «Anche le famiglie potrebbero beneficiare dal miglioramento dell'economia in generale, acquistando più fiducia sul futuro e tornando a far crescere la domanda interna e far ripartire i consumi», aggiunge Mazzanti Guarda al mattone europeo con maggiore ottimismo anche Standard & Poor's. Nell'ultimo rapporto sul settore immobiliare residenziale in Europa si legge: «I tassi di interesse molto bassi, un euro più debole e bassi prezzi del petrolio potrebbero sostenere una ripresa dei prezzi delle case in Europa nel corso dei prossimi 24 mesi». D'altronde una certa ripresa dei prezzi in Spagna e Irlanda c'è già stata e ora potrebbe essere il turno dell'Italia. Sottolinea uno studio Cbre: «Rispetto alla Spagna, in Italia il numero e la tipologia degli investitori attivi nel 2014 sono stati più esigui. Ad esempio, nel 2014 le Socimis, i nuovi Reit spagnoli, hanno rappresentato circa un terzo degli investimenti totali e anche gli investitori domestici sono tornati attivi. In Italia invece, le Siiq non sono mai decollate e gli investitori nazionali sono stati pressoché assenti negli ultimi due anni, con investimenti stabilizzati intorno al miliardo di euro anche nel 2014». Anche perché qualche segnale di inversione di trend si inizia a percepire. Secondo i primi dati elaborati da Cbre Italia, è incrementato il volume degli investimenti immobiliari nel Paese nell'ultima parte dell'anno: 2,6 miliardi di euro, oltre il 50% in più rispetto al trimestre precedente. Ciò ha portato il volume annuale a 5,3 miliardi di euro, un aumento dell'11% rispetto allo scorso anno. Ancora una volta è stato il capitale straniero a guidare la ripresa, rappresentando l'80% degli investimenti totali protagonisti nel trimestre, con oltre4 miliardi investiti. «Il SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 312 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato CONFRONTI Con la liquidità in arrivo dalla Bce, finanziarsi sarà più a buon mercato E le alternative sono ormai a tassi rasoterra. Ma dove conviene comprare? 07/02/2015 Milano Finanza - Ed. n.27 - 7 febbraio 2015 Pag. 1 (diffusione:100933, tiratura:169909) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 313 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato risultato, pur se ancora preliminare, non ci sorprende e conferma quanto emerso dall'indagine sulle intenzioni degli investitori presentata a marzo scorso: un rinnovato interesse degli investitori stranieri sul nostro mercato, a prescindere dai fondamentali. Ciò che sorprende è il sorpasso della Spagna che, dati quasi definitivi, dovrebbe chiudere l'anno con un volume eccezionalmente elevato, poco meno del doppio rispetto all'Italia», continua Mazzanti. Il volume annuo registrato sul mercato immobiliare italiano mette in evidenza un recupero significativo dalla crisi più acuta del 2012 (+104%) ed è incoraggiante per il settore, ma dimostra ancora una volta il ritardo cronico del Paese nei confronti dell'Europa che corre a velocità più che doppie, con un volume complessivo che nel 2014 dovrebbe superare di oltre il 30% quello dello scorso anno. Un numero interessante emerso dall'analisi è quello relativo alla differenza di capitale domestico e straniero investito in Italia tra il 2007 e il 2014. Se gli investimenti stranieri sono in linea rispetto al 2007, quelli domestici sono inferiori dell'80%. Sempre dalla ricerca emerge che la maggior parte degli investimenti domestici è stata realizzata da fondi legati alle casse di previdenza di alcune categorie: commercialisti, medici, architetti. Mancano quindi i privati. Continua Mazzanti: «L'attendismo degli investitori italiani è forse una delle cause che ha impedito all'Italia di agganciare l'Europa nella forte crescita degli investimenti: gli investitori internazionali, invece, hanno confermato una fiducia elevata, a prescindere dalla debole economia del Paese. Certo ciò si riflette nel rischio maggiore attribuito all'immobiliare rispetto al passato, i rendimenti sui Bot sono ai minimi storici in Italia mentre i rendimenti immobiliari sono ancora superiori al picco minimo precedente, ma è comunque un dato che fa riflettere». E conclude: «Siamo comunque sulla buona strada per la ripresa, grazie anche ai segnali positivi del governo, con la riforma sui contratti di locazione e sulle Siiq. Ci auguriamo che prosegua in questa direzione e soprattutto che ciò possa stimolare il mercato degli investimenti attraverso la creazione di nuovi strumenti e il ritorno degli investitori nazionali. La ripresa c'è, ma il mercato è cambiato rispetto al ciclo passato». Una maggiore fiducia nell'economia potrebbe far ripartire anche quel mercato dei mutui cruciale per la domanda residenziale. Ormai l'offerta da parte degli istituti di credito non manca e i prezzi del mercato sono diventati appetibili. Anche se l'inizio della crisi in tutto il mondo data dalla seconda metà del 2007, in realtà in Italia gli effetti hanno cominciato a farsi sentire molto più tardi. Prima sono scese lentamente le compravendite, con anche un breve rimbalzo nel 2010, poi le quotazioni. Lungo tutto questo periodo, i valori di vendita delle abitazioni non hanno fatto altro che seguire la debolezza della domanda: dopo le iniziali resistenze hanno cominciato a scendere davvero, ma per così dire un po' in sordina, con una brusca accelerazione solo nell'ultimo biennio (quando le transazioni sono crollate del 50%), accelerazione che ha portato la svalutazione complessiva degli ultimi cinque anni a un buon 20%. Dalla parte dell'acquirente, il risultato è che le occasioni, come accennato, oggi non mancano. E chi compra ora potrà contare su una buona rivalutazione, simile a quella ottenuta da chi ha puntato sul mattone Usa nel 2008. (riproduzione riservata) DISTANZA TRA I RENDIMENTI IMMOBILIARI E QUELLI DEI BOT L'ITALIA È RIMASTA INDIETRO RISPETTO ALLA SPAGNA 2007 2008 2003 2009 2004 2000 2010 2005 2001 2011 2006 2002 2012 2014 2013 Rendimenti percentuali GRAFICA MF-MILANO FINANZA Investimenti immobiliari in miliardi di euro 1% 2% 4% 5% 6% 7% 3% 8% Shopping Centres Uffici Rendimento Bot a 10 anni Fonte: Cbre Research 2007 2008 2003 2009 2004 2010 2005 2011 2006 2012 2014 2013 0 2% 6% 8% 10% 12% 4% Fonte: Cbre Research Spagna Italia 5,7 mld di € (-16%) 4,6 mld di € (+20%) PER SPAGNA E IRLANDA IL 2014 È STATO UN ANNO DA RECORD IRLANDA ITALIA SPAGNA GRAFICA MF-MILANO FINANZA Fonte: Cbre Research Investimenti immobiliari a confronto - In milioni di euro 0 2.000 4.000 6.000 8.000 10.000 2012 2013 2014 07/02/2015 Milano Finanza - Ed. n.27 - 7 febbraio 2015 Pag. 13 (diffusione:100933, tiratura:169909) Obama leader d'Europa Mariangela Pira «La Grecia si salverà grazie alle pressioni Usa sulla Germania». Parola di Alberto Forchielli, managing partner di Mandarin Capital Partners. Forchielli da tempo risiede negli Usa dove lavora al secondo fondo della società di private equity. Domanda. Come vede la situazione della Grecia? Risposta. Il Paese si salverà. Il nuovo governo è partito male ma ha cambiato atteggiamento. La cosa più importante è che riesca a generare un avanzo primario sul bilancio pubblico. D. Chi gioca il ruolo più importante nella vicenda? R. Sono gli Usa a fare da traino. Obama non vuole che il Paese cada nell'orbita di Putin e diventi una zona franca tra Balcani ed Europa. La pressione americana sui tedeschi conta molto. D. Intanto come giudica l'operato della Bce? R. Se ci riferiamo al Qe, penso che Draghi abbia fatto troppo poco e troppo tardi. Nessun Paese si è messo a posto con quella manovra, soprattutto non ha avuto effetti sulla ricchezza del cittadino medio, cosa che invece è avvenuta negli Usa. D. Ci sono voci di nuovi interventi della Banca centrale svizzera per evitare un eccessivo apprezzamento del franco. R. La Banca centrale svizzera temeva di andare in bancarotta con troppi euro svalutati in portafoglio. Ma le autorità monetarie non possono fallire perché possono stampare moneta. Quindi ritengo che la mossa della Bns sia stata inopportuna. D. Qual è il più grande rischio per l'economia italiana? R. Più che rischio è una certezza. Quella che il Paese rimarrà indietro rispetto all'Europa, che è già indietro rispetto al resto del mondo. Il nostro debito aumenterà rispetto al pil. Il punto è: di quanto? Se ci paragoniamo al Giappone, il debito potrà aumentare di altri 100 punti. Il Sol Levante è ancora lì con il suo rapporto debito/ pil del 240%. Certo, non saremo più ricchi e Milano non sarà più bella di com'è ora. D. Ma l'Expo non potrebbe dare un impulso? R. Nell'era internet una simile manifestazione non serve a nulla, se non ad alimentare il sistema degli appalti. Io vivo fra tre continenti e non ho mai letto un articolo sull' Expo. Se ne parla solo sui giornali italiani. D. È partito il nuovo round di trattative per l'accordo di libero scambio tra Usa ed Europa. Alcune stime parlano di effetti positivi sul pil europeo di mezzo punto percentuale. R. Per gli Usa è un grande affare. Il problema è europeo perché qui ci sono ancora tanti ostacoli da superare prima della firma. Non ritengo probabile un accordo in tempi ragionevoli. D. E sul patto di libero scambio tra Usa e Paesi del Pacifico a eccezione della Cina? R. Ha ottime probabilità di essere approvato. I rumor che vengono dal Congresso repubblicano, dominato dal big business, raccontano che Obama il mese prossimo otterrà la Free Trade Authority, ovvero la delega a chiudere questo accordo. D. Aiuterà l'economia Usa? R. La bilancia dei pagamenti Usa peggiorerà, ma l'accordo ha grande valore politico e strategico perché gli Usa tengono fuori i cinesi e i Paesi dell'area possono contrastare una Cina che si sta facendo fastidiosa. D. Obama ha proposto di regolarizzare 5 milioni di immigrati da anni negli Usa, rendere gratuiti i community college (scuole di avviamento professionale), tassare la liquidità all'estero delle multinazionali. Come legge queste mosse? R. Prima Obama era frenato dalle elezioni. Ora non ha nulla da perdere e vuole lasciare un'eredità. Proponendo cose giuste. Negli Usa la vita dell'americano medio non migliora, i nuovi posti di lavoro offrono 10 euro l'ora. Con tali proposte i sondaggi su Obama, che erano pessimi, stanno migliorando. D. Il che è utile ai fini delle prossime presidenziali. R. Sì, perché se l'americano medio vede che il Congresso repubblicano boccia le proposte di Obama si chiede se valga la pena eleggere un altro repubblicano. D. Jeb Bush può farcela? R. Avrà i voti di repubblicani e democratici moderati che non se la sono sentita di votare Romney, ma anche della comunità ispanica, dato che parla spagnolo ed è sposato a una messicana.È stato eletto per due mandati in Florida proprio perché amato dalla comunità ispanica. D. La Clinton? R. Non ha possibilità contro Jeb. I democratici potrebbero farcela solo se Hillary rinunciasse e i suoi fondi andassero a Elizabeth Warren, candidata di sinistra e vicina alle proposte di Obama. D. Il più grande rischio per l'economia cinese? R. Mi preoccupa la chiusura verso il mondo esterno: bloccare i programmi con cui si possono eludere i controlli internet e accedere così a Twitter o Facebook, fa sì che gli studenti cinesi siano isolati dall'influenza occidentale. E perché le banche cinesi non possono utilizzare tecnologia occidentale? Fatico a capire come SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 314 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA VISIONI 07/02/2015 Milano Finanza - Ed. n.27 - 7 febbraio 2015 Pag. 13 (diffusione:100933, tiratura:169909) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 315 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato si concili lo sviluppo economico con l' autarchia tecnologica. D. Lo yuan salirà a medio termine? R. Difficile, perché non c'è crescita e soprattutto è in atto un forte deflusso di capitali dal Paese. (riproduzione riservata) Foto: Alberto Forchielli 07/02/2015 Milano Finanza - Ed. n.27 - 7 febbraio 2015 Pag. 25 (diffusione:100933, tiratura:169909) C'è una busta per te Carla Signorile Class Cnbc Arriveranno in primavera i frutti del Jobs Act e dell'iniziativa Garanzia Giovani. Ne è convinto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che si prepara a lanciare un'offensiva contro la precarietà lavorativa dei giovani. Nell'intervista alla trasmissione televisiva di Class Cnbc I vostri soldi, la prima dedicata alla finanza personale, il ministro svela le prossime mosse, a cominciare dal 20 febbraio quando varerà il disboscamento dei contratti precari. Domanda. Ministro, quando vedremoi primi effetti della Garanzia Giovani e del Jobs Act sul tasso di disoccupazione giovanile? Risposta. Ad aprile, maggio e giugno, ovvero nel secondo trimestre di quest'anno. Solo allora entreranno pienamente a regime gli interventi che abbiamo previsto nella legge di stabilità con il bonus occupazionale. D. Perché è ottimista? R. In questi giorni Unicredit ha dichiarato che assumerà 1.500 giovani. Poche settimane fa l'aveva già fatto la Fiat, lo ha detto Telecom, quindi cominciamo ad avere testimonianze importanti. Sull'iniziativa Garanzia Giovani abbiamo già 400 mila ragazzi che si sono registrati, ma stiamo facendo uno sforzo ulteriore. D. Quale? R. Facciamo in modo che sia possibile sommare il bonus occupazionale previsto dalla Garanzia Giovani a quello previsto dalla Legge di stabilità. Quindi tra qualche mese i numeri si vedranno eccome. D. Intanto tra pochi giorni, il 20 febbraio, varerete il Codice dei contratti. Daremo l'addio al contratto a chiamata? R. Il 20 febbraio presenteremo il decreto attuativo sul riordino dei contratti precari. Elimineremo alcune tipologie di contratto che hanno prodotto precarietà, ristruttureremo le altre in modo che siano pienamente coerenti con la loro missione. D. Che cosa intende? R. Se un lavoratore è dipendente deve avere un contratto di lavoro dipendente, se è un lavoratore autonomo vero deve avere un contratto di lavoro da autonomo vero. Faremo in modo che anche questi lavoratori, almeno nella fascia più debole, abbiano tutele adeguate. Questa scelta si affianca alla nostra scelta di promuovere il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, sostenuto sul piano economico dalla decontribuzione nei primi tre anni di assunzione. Questi due elementi - nuovo contratto e disboscamento delle tipologie esistenti sicuramente ci porterannoa un panorama del sistema contrattuale molto più stabile, molto più chiaro. D. Che cosa risponde a chi la critica di aver creato un profondo solco trai dipendenti che hanno il vecchio regime, quindi ancora protetti dall'articolo 18, e chi invece verrà assunto dopo il Jobs Act? Potrà durare a lungo questo sistema duale? R. Solo l'esperienza ci potrà dire se bisogna tornare su questo problema. Queste due tipologie sono compatibili perché è legittimo che chi ha il vecchio contratto lo mantenga. Dall'altro lato,i nuovi assunti che vengono da una situazione di disoccupazione o di contratti precari avranno le tutele crescenti. D. A proposito di solco, ce n'è un altro che riguarda i pensionati, tra chi va in pensione con le vecchie regole e chi andrà con il nuovo sistema contributivo. La critica principale che vi viene rivolta è quella di non pensare ai pensionati di domani. Dall'innalzamento delle tasse sui fondi pensione al Tfr in busta paga: misure che alleggeriranno ulteriormente le future pensioni... R. Andiamo con ordine. Sul tema della tassazione c'è stata una modifica tra l'avvio della legge di Stabilità e la sua conclusione. È stato introdotto un credito d'imposta per quei fondi che investiranno sull'economia reale italiana. Quindi, è vero che è stata innalzata la tassazione, ma questa tassazione può essere ridotta se i fondi investono sull'economia reale italiana. D. Basterà? R. Di certo otteniamo due risultati: un buon rendimento peri fondi e un'economia che cresce di più. Da questo punto di vista il problema è stato affrontato, anche se non risolto completamente. D. Altra critica da parte dei fondi è che da marzo consentirete di ottenere il Tfr in busta paga. Il rischio è avere di più oggi a fronte di una pensione decisamente più povera tra 20 anni. Sarà chiaro agli italiani? R. È una facoltà che lasciamo ai cittadini. Il Tfr in busta verrà utilizzato da tutti quegli italiani che in maniera autonoma e consapevole valuteranno che per loro è più utile e opportuno avere subito risorse a disposizione piuttosto che conservarle per il futuro. È un atto che fondamentalmente mette sulle spalle del cittadino la responsabilità di questa decisione. Noi pensiamo che i nostri connazionali abbiano la maturità per compiere questa scelta. D. Ministro, Leiè sempre stato favorevolea una maggiore flessibilità in uscita dopo la Riforma Fornero del 2011. Che cosa SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 316 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA 07/02/2015 Milano Finanza - Ed. n.27 - 7 febbraio 2015 Pag. 25 (diffusione:100933, tiratura:169909) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 317 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato intende in pratica? R. Innanzitutto con la legge di Stabilità si sono tolte le penalizzazioni per coloro che vanno in pensione in questi anni non avendo ancora raggiunto i requisiti, mentre prima venivano penalizzati. Vogliamo affrontare un grave problema sociale, quello delle persone che arrivano a un'età vicina al pensionamento e magari perdono il posto di lavoro e non riescono, con gli ammortizzatori sociali, a raggiungere la pensione. Questo, a nostro avviso, è un problema socialmente rilevante e l'esigenza è quindi trovare forme di flessibilità, ovvero modalità che consentano a queste persone di arrivare alla pensione. D. Un'idea è quella dell'autoprestito. Ovvero anticipare una piccola somma per consentire di avere un reddito fino al momento della pensione e poi la restituzione in piccole rate nell'assegno pensionistico.È fattibile? R. Ci sono molte opzioni e ipotesi in campo, tra cui questa. Fondamentalmente stiamo cercando, da una parte, di rispondere alle esigenze da cui è partita la legge Fornero - che erano quelle di avere un sistema stabile e non avere problemi nel bilancio pubblico dall'altra coniugarlo con la legittima aspettativa dei cittadini italiani di poter maturare la pensione. Bilanciare le due cose non è semplice, ma è quello che ci apprestiamo a fare e che discuteremo con il nuovo presidente dell'Inps Tito Boeri, non appena sarà insediato. D. Il problema sonoi soldi. Dove li troverete? R. Il tema dei fondi ce l'abbiamo ben presente, oltre al fatto che dobbiamo rispettare le norme a livello comunitario. Quindi abbiamo bisogno di studiare una forma che, oltre a darci le risorse necessarie, non vada a impattare sui parametri europei che noi ci auguriamo siano sempre più flessibili e aperti e ci consentano di intervenire in particolare sul versante degli investimenti. D.A proposito dei pensionati, quando arriverà la busta arancione? R. L'Inps ha avviato una fase di sperimentazione e sta monitorando gli esiti per avere uno strumento il più efficace possibile. Una cosa dev'essere chiara per tutti: l'Inps lo farà nei prossimi mesi, comincerà a farlo, ma noi dobbiamo sapere che, più la data della pensione è lontana, più il rischio di avere una valutazione non equa del risultato è alto. L'assegno pensionistico è influenzato da alcuni parametri, come il pil e sapere quale sarà il prodotto interno lordo del nostro Paese tra 10, 20 e 30 anni è problematico. D. Quindi, addio alla busta arancione? R. Nient'affatto. Io credo comunque che sia giusto fare un lavoro di proiezione di questo genere perché rende i cittadini consapevoli del loro futuro e quindi saranno liberi di scegliere. Potranno decidere, ad esempio, se mettere una parte dei loro risparmi nei fondi pensione o comunque in forme assicurative tali da garantire una migliore pensione. D. Entro l'anno può prendere anche questo impegno, ministro? R. Direi proprio di sì anche se penso che si partirà per categorie perché, naturalmente, ci vuole un po' di tempo per metterlo a regime. Sicuramente la partenza ci sarà. D. In questi giorni avete lanciato l'iniziativa #diamociunamano. Di cosa si tratta? R. Questo è un progetto cui stiamo lavorando da tempo e che risponde a un'idea generale, ovvero: «Nessun italiano deve stare a casa ad aspettare». Noi siamo alla ricerca di una società coesa, impegnata e responsabile a partire da ogni singolo cittadino. In questo caso abbiamo scelto di promuovere un progetto secondo cui, chi ha avuto un sostegno che non è solo la cassa integrazione, ma anche un aiuto dal proprio comune per pagare l'affitto - può essere interpellato o può offrirsi come volontario per andare a dare una mano alla propria comunità. D. Che cosa bisogna fare in pratica? R. Si deve passare attraverso un'Associazione di volontariato, che organizzi il lavoro. Il Comune o l'ente locale stabilirà se quel progetto è utile o meno alla comunità. Noi, come Stato, abbiamo deciso di pagare l'assicurazione ai volontari. Quindi, chi si trova in queste condizioni e vuole dare una mano, può rivolgersi o al proprio comune o alla propria associazione di volontariato e dire: «Io sono qui, sono disponibile». Poi, nel momento in cui parte il progetto, noi lo assicuriamo. Se ci diamo una mano tutti insieme l'Italia ripartirà e ripartirà molto bene. (riproduzione riservata) ha collaborato Simone Cerroni Foto: Giuliano Poletti 07/02/2015 Milano Finanza - Ed. n.27 - 7 febbraio 2015 Pag. 28 (diffusione:100933, tiratura:169909) Sul diritto all'oblio la posizione della Ue è l'unica tutela MAURO MASI Cresce negli Stati Uniti la campagna mediatica contro il diritto all'oblio, cioè la decisione emanata lo scorso maggio dalla Corte di Giustizia europea che ha imposto ai motori di ricerca sulla Rete di cancellare (in taluni casi) link ritenuti «inadequate, irrelevant or no longer relevant» (inadeguati, irrilevanti o non più rilevanti). Questa storica decisione ha creato una serie di problemi interpretativi relativi sia alle condizioni soggettive e oggettive che qualificano il diritto del singolo a chiedere le cancellazioni, sia relativi al perimetro di estensione della disposizione della Corte. A questo ultimo riguardo, Google (il principale interessato dalla disposizione e che ha rimosso sinora più di 250 mila link) ha deciso di applicare la disposizione solo ai propri siti in essere negli Stati membri Ue, mentre nessuna cancellazione è stata ritenuta valida fuori dalla Ue in particolare nel sito internazionale Google.com (il sito principale negli Stati Uniti). Così secondo la Corte Europea e non pochi esponenti di primo piano delle istituzioni comunitarie di Bruxelles, si inficia completamente l'efficacia della disposizione, in quanto ciò che viene cancellato sui siti regionali può restare facilmente rintracciabile sul sito internazionale. Da qui la richiesta europea che le cancellazioni, una volta decise, siano estese a tutti i siti del motore di ricerca anche fuori della Ue. Negli Usa taluni considerano questa richiesta molto pericolosa, addirittura una sorta di legalizzazione della censura sulla Rete. Il New York Times si è spinto ad affermare che la decisione della Corte Ue rappresenterà un forte esempio per autocrati come Putin o Erdogan per arrivare a imporre le cancellazioni di link che semplicemente non piacciono al potente di turno. La materia è molto delicata ed è giusto che venga dibattuta e approfondita nei dettagli anche tecnico-giuridici; ma non si può arrivarne a disconoscere l'importanza fondamentale. In un contesto come quello della Rete dove, di fatto, non vige nessuna regolae tutti possono mettere on line qualunque notizia vera o falsa che sia per di più protetti dall'anonimato, il diritto all'oblio rappresenta una prima (e sinora unica) vera tutela per i diritti fondamentali dell'individuo. * * * Il dr Giovanni Maria Ferrari, lettore assiduo della Rubrica, mi chiede se il diritto d'autore è nato in Italia. Rispondo che sì, è nato da noi; in particolare si può affermare che il moderno diritto d'autore nasce con l'invenzione della stampa a caratteri mobili e quindi con la possibilità di stampare un numero rilevante di copie di libri che non si distinguevano le une dalle altre. Da qui la necessità di tutelare editori e autori da possibili falsi il che fu fatto attraverso la concessione di privilegi da parte del Principe a garanzia del lavoro editoriale e autoriale. Il primo privilegio di cui si ha notizia storica fu concesso nel 1469 dalla Repubblica Veneta allo stampatore Giovanni de Spira. *delegato italiano alla Proprietà Intellettuale SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 318 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL PUNTO di MAURO MASI 06/02/2015 The Economist - Ed. n.6 - 7 febbraio 2015 Pag. 22 Matteo gets his man The choice of Italy's president is good news for the prime minister SERGIO MATTARELLA, a 73-year-old Sicilian, constitutional-court judge and former government minister, became Italy's 12th president on February 3rd. Matteo Renzi, the prime minister who backed him, said his election would "turbocharge" his reforms. Mr Renzi (shown above with Mr Mattarella) is prone to exaggeration: he faces a long, hard climb. But he has again shown formidable political skills. When the 89-year-old Giorgio Napolitano stepped down in midJanuary Mr Renzi promised a successor by the end of the month. That he delivered was no mean feat. Mr Napolitano agreed in 2013 to serve a second term only because parliament could not agree on his successor. This time Mr Renzi managed to unite his fractured Democratic Party (PD) behind Mr Mattarella, and secure the backing of the opposition Left, Ecology and Freedom party and of Angelino Alfano, his interior minister, who leads the New Centre Right party. That was enough: after three days of voting in which no candidate won a two-thirds majority, Mr Mattarella was elected on the fourth round, which required a simple majority, by 665 votes out of 1,009. Silvio Berlusconi, leader of Forza Italia, the main right-wing opposition party, and former prime minister, was against Mr Mattarella. That was mainly because he had not been consulted more carefully, despite his pact to support Mr Renzi's constitutional reforms. Most in Forza Italia backed Mr Berlusconi, but quite a few defied him. The result has strengthened Mr Renzi's position both in the PD and in government, weakened Mr Berlusconi, and thrown the right into disarray. Mr Renzi will press on with his reforms, with or without Mr Berlusconi's backing. He hopes that opponents on both left and right will not risk an early election, since that could produce a more Renzian parliament. A new electoral law should be approved by the lower house by April. The reform of the Senate will take longer, but could be done next year. The economy is at last showing glimmers of life. But as Mr Mattarella himself conceded, Italy's prolonged economic crisis has damaged the country's social fabric. He called formore reform of institutions, of public administration and of the judicial system. And he spoke of the need to combat corruption and organised crime-a highly personal theme, since he entered politics ini98o only after the assassination by the Mafia of his brother, then Sicily's president. SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 319 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Italy's president 06/02/2015 The Economist - Ed. n.6 - 7 febbraio 2015 Pag. 26 Even sorting out Greece's debts may not be enough to repair the euro WOLFGANG SCHAUBLE, Germany's flinty finance minister, summed it up neatly, if inadvertently. "Nobody is forcing anything on Greece," he told reporters in Brussels. "But the obligations apply." A day earlier Greek voters, chafing at those same obligations after many years of recession, had elected a government led by the anti-austerity Syriza party. Greece may have brought its problems upon itself. But after five years of control by a foreign "troika"-the European Commission, the European Central Bank and the IMF, which have enforced the terms of Greece's bail-outs-it is not hard to see why some Greeks believe that plenty of nasty things have indeed been forced on them. Mr Schauble, Europe's foremost ayatollah of austerity, may not have meant to highlight the tensions at the heart of the euro zone. But Greece has made them impossible to ignore. Working out how to redistribute the pain of reducing its huge debt burden is only a start. Yanis Varoufakis, the leather-jacketed new Greekfinance minister spent the week touring Europe's capitals in search of a deal, spraying sound bites and inspiring fashionistas. His proposals were vague, but a uniform refusal among Greece's creditors to consider explicit debt write-offs led him to put forward ingenious schemes, including GDP-linked bonds (see Free Exchange), to engineer some relief in other ways. That received a lukewarm reception. Greece's banks may anyway present a more urgent problem, especially after the ECB announced that it would no longer accept Greek government bonds as collateral (see page 6i). European Union officials are frustrated by the Greeks' shambolic approach and would prefer to extend the current bail-out, which expires at the end of February. Mr Varoufakis appears to have ruled that out. Yet for all the Sturm und Drang of its early days in office, the signs are that the Greek government is learning the limits of its creditors' patience. More wobbles lie ahead, but the smart money is still on an eventual deal. If the economics of this latest iteration of the euro crisis are no thornier than before, the politics have turned into a veritable gorse bush. For all the tough talk of firewalls, EU officials are far from relaxed about the risk of Greece leaving the euro. Yet the more they offer Syriza, the more they risk undermining moderates elsewhere. This irritates centre-right governments in such countries as Spain and Portugal that have told their voters there is no alternative to austerity and reform; and it scares centre-left parties who stand to lose the most if voters turn to more radical alternatives. (Like many parties rooted in student hard-left politics, Syriza reserves its fiercest scorn for social democrats.) Some officials freely acknowledge that the dilemma is insoluble. Euro-zone members have been surprisingly united, so far, over how best to handle Greece. But beneath the surface some intriguing new fissures are emerging. Mediterranean countries have joined the northern guardians of fiscal rectitude in urging a tough line on Greece. France and Italy deny Greek requests for debt cancellation, partly because they have large loans to Greece; but they also quietly hope that the debate may tug others into the growth-first camp. Much of Europe's political mainstream, even in Germany, faces challenges from upstart anti-elite parties exploiting discontent and a weakening of old loyalties. Nor is Greece the euro's only problem. The ECB may be resisting calls to flood Greek banks with money, but it differs with Germany over quantitative easing and fiscal policy. It also faces dilemmas of its own. As Europe's economy founders, the temptation is for the bank to fill the political void left by squabbling governments. Yet central bankers enjoy no democratic legitimacy: the last thing Mario Draghi, the ECB president, wants is the j ob of deciding whether Greece stays in or leaves the euro. Across Europe many lament that all would be well if only sinners saw the light. But their theology is contradictory. To some, the need is simply for the Greeks and others to accept that they must reform their economies and repay their debts. To others, the Germans must concede that some debts will never be repaid and get over their obsession with balanced budgets. If the sorry experience of the past few years teaches anything, it is that economic consensus does not lead to political consensus. An accommodation may be found for Greece's debt; but that will not dispel the populist challenge, in Greece or elsewhere. An iron will is SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 320 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Charlemagne | Europe's fault lines 06/02/2015 The Economist - Ed. n.6 - 7 febbraio 2015 Pag. 26 SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 321 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato not enough Most democracies contain institutions that channel and balance competing interests. In the euro zone, by contrast, politics has worked largely through crisis management and late-night dealmaking. That cannot fix the problems of a 19-country currency zone whose members have very different ideas about how to run the place. Nor can politics be wished away. Great efforts have been made to construct defences against financial contagion, and to strengthen economic and fiscal rules. But in the absence of trust, bail-out funds and banking unions get you only so far. Say this for Syriza's election: it has forced Europeans to confront questions they keep trying to ignore. Senior figures like Donald Tusk, head of the European Council, are thinking about how to improve euro-zone politics, perhaps starting with firing up the old Franco-German motor. But there can be no progress when Greeks and Germans see each other, respectively, as heartless austerians and recidivist rule-breakers. Each euro member made a great sacrifice of sovereignty by joining; what this crisis reveals is how few have yet faced up to its consequences. Indeed, the games of the past week must leave many observers feeling gloomy. There is little reason to think that exhortations for more understanding now have more chance of succeeding than in the past. Europe will find a way to muddle through, and the fissures will grow mossy again. Until the next earthquake. • Foto: Economist.com/bLogs/charlemagne 06/02/2015 The Economist - Ed. n.6 - 7 febbraio 2015 Pag. 61 The enforcer How the European Central Bank can dictate terms to the Greek government AS PART of his campaign to present a Lmore conciliatory face to Greece's European creditors, Yanis Varoufakis, the new Greek finance minister, dropped by the European Central Bank (ECB) in Frankfurt on February 4th. He met Mario Draghi, its president, in an encounter Mr Varoufakis described as "fruitful". But there are sweet fruits and bitter ones. After his visit, the ECB'S governing council served up a bitter variety by deciding to make life tougher for Greek banks, already beset by big outflows of deposits. The decision was a warning shot to the new government over its unwillingness to abide by Greece's bail-out arrangements. When banks borrow from the ECB, they must provide eligible collateral. As a result of this week's decision, from February 11th Greek banks will no longer be able to present bonds that have been issued or guaranteed by the Greek government. Their ability to do so until now, in spite of the fact that junk-rated Greek debt is not strictly eligible, has rested on a waiver of the ECB'S rules. That waiver has in turn depended upon the Greek government's compliance with the terms of a rescue undertaken by the euro area and the cil has rescinded the waiver on the grounds that is no longer possible to assume a successful conclusion of the review of that programme. The ECB'S decision brings forward something that would have occurred anyway at the end of February, when the bailout programme is due to expire unless the Greek government requests an extension (something Mr Varoufakis has said it will not do). A separate decision taken a year ago would have had a similar effect on bonds issued by banks and guaranteed by the Greek government, which make up a much larger part of the collateral the banks have been using to borrow from the ECB. The decision means that Greek banks will soon become much more reliant upon "emergency liquidity assistance" loans are subject to risk-sharing among the euro zone's 19 national central banks. In exceptional circumstances, however, a national central bank can lend to banks that have run out of suitable collateral, at its own risk and at higher rates of interest. This is ELA. Although national central banks can instigate its use, the ECB must be informed, and can restrict it if two-thirds of the governing council decide that is warranted. Greek banks are therefore suffering a double blow. The uncertainty caused by elections and a change in government has prompted big deposit outflows, of €4.4 billion ($5.4 billion) in December and more than twice that in January. To make up for this, banks have had to borrow much more from the ECB. But now they have much less eligible collateral available. The growing reliance on ELA makes the banks, and thus the Greek government vulnerable. According to Karl Whelan, an economist at University College Dublin, the ECB has great discretion over how much ELA to permit and when to withdraw it. So Greek banks' growing dependence on ELA leaves the government at the ECB'S mercy as it tries to renegotiate its bailout. The ECB has form. In 2013 it announced that it would stop authorising the extension of ELA to Cypriot banks within days unless Cyprus entered a rescue programme to ensure their solvency. That forced the Cypriot government to accept a controversial bail-out programme. A threat to cut off ELA also forced Ireland into a rescue programme in 2010. Even a decision to cap ELA could have a dramatic effect, since it would be likely to trigger capital controls and limits on withdrawals from banks. Mr Varoufakis may be a specialist in game theory. Mr Draghi has had actual practice. • Foto: The Last time someone messed with Draghi SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 322 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Greece and the ECB 06/02/2015 The Economist - Ed. n.6 - 7 febbraio 2015 Pag. 7 Politics The new prime minister of Greece, Alexis Tsipras, and his finance minister, Yanis Varoufakis (above left), toured Europe in search of debt relief and support against austerity. Mr Varoufakis floated a plan to replace Greek debt with bonds linked to GDP growth. For the most part, they met a dusty response; the European Central Bank stopped taking Greek government bonds as collateral. Markets were volatile but seemed hopeful that a deal would eventually be done. America and Europe prepared a new peace initiative to present to the Russians to end the war in eastern Ukraine, amid heavy fighting and more military and civilian deaths. Earlier, the pro-Russian rebel leader said he would expand his force to 100,000 men. More Russian equipment and, according to NATO, troops poured across the border. The International Court of Justice in The Hague rejected claims by both Croatia and Serbia that the other was guilty of genocide during their wars of 1991-95, when some 20,000 people were killed. Italy's parliament picked a new president, Sergio Mattarella, a former judge. He was the candidate of Matteo Renzi, the prime minister. By securing his choice quickly, Mr Renzi improved his chances of pushing through his reforms. Tightening the net China stepped up controls over the internet. It is now requiring users of blogs and chat rooms to register their real names with internet providers and they must promise to avoid attacking the political system. Censors have also been trying to restrict access to "virtual private networks", which are often used to circumvent the blocking of politically sensitive websites. Myanmar accused a senior UN official of interfering in its affairs after she had raised concerns about discrimination against members of the Muslim Rohingya minority. The Rohingya are stateless and have been the target of attacks by members of Myanmar's Buddhist majority. The coalition government in Australia suffered a resounding defeat in state elections in Queensland. The foreign minister, Julie Bishop, denied that she is planning to oust the prime minister, Tony Abbott, whose popularity has slumped, by mounting a challenge for the leadership of the Liberal Party. Barbaric State Islamic State militants broadcast their beheading of a Japanese journalist and murder of a Jordanian fighter pilot, whom they burnt alive in a cage. Jordanians, hitherto ambivalent about the bombing of Sunni jihadists, turned against the movement strongly, welcoming King Abdullah's continued participation in the American-led coalition as well as his execution of two jailed militants in revenge. Egypt's president deported an Australian j ournalist who had reported for Aljazeera, ending his incarceration of 400 days for broadcasting "false" news. Meanwhile, Egypt's courts jailed 230 people for antigovernment activity, including a liberal activist, Ahmed Douma, who was sentenced to life in prison. Houthi rebels who have overrun the capital of Yemen, Sana'a, refused to release the country's president, Abd Rabbo Mansour Hadi, and his cabinet from house arrest until a deal is reached on integrating the rebels into the regular army. They said that without a deal, "a revolutionary leadership" under their command would take full control. Forces from Chad and Cameroon backed by French planes fought their most serious battle since entering north-eastern Nigeria to suppress Boko Haram, a jihadist group. They claimed to have killed 250 militants and "wiped out" their bases near the border with Cameroon. But the fighting spilled into Cameroon, with Boko Haram reportedly killing at least 70 people in the townofFotokol. Petro dollars Maria das Grac.as Foster, the chief executive of Petrobras, Brazil's state-controlled oil company, resigned amid a corruption scandal centred on claims that Petrobras solicited billions of dollars in payments from construction companies, some of which were funnelled to political parties. These include the Workers' Party, which is led by Dilma Rousseff, Brazil's president. The lower house of Brazil's Congress has elected as its Speaker Eduardo Cunha, who has often clashed with Ms Rousseff. In Argentina it emerged that Alberto Nisman, a prosecutor who was found dead in January, had drafted a warrant for the arrest of the president, Cristina Fernandez de Kirchner. Mr Nisman had accused the president of obstructing the investigation of the bombing of a Jewish community centre in Buenos Aires in 1994. The arrest warrant was found in a rubbish bin in his home. Mexico's president, Enrique Pena Nieto, ordered an SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 323 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato The world this week 06/02/2015 The Economist - Ed. n.6 - 7 febbraio 2015 Pag. 7 SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 324 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato investigation into conflict-ofinterest allegations against him, his wife and the finance minister, Luis Videgaray. Mr Pena also backed a constitutional reform to create a set of interlocking institutions to fight corruption. Pope Francis declared that Oscar Romero, an archbishop from El Salvador who was shot dead while celebrating mass in 1980, was a martyr. This opens the way to his beatification. Earlier popes had regarded the archbishop, who was an exponent of "liberation theology", as a Marxist. Budget gambit Barack Obama presented a $4 trillion budget that he said is intended "to replace mindless austerity with smart investments". It includes plans to increase capital-gains tax for top earners from 23.8% to 28%, various levies on business and expanded tax credits for the less well-off. The Republicans who control Congress will not pass it. Just a few weeks after confounding the pundits by declaring that he was seriously interested in running for president again, Mitt Romney announced that, upon reflection and a great deal of datacrunching, he was not going to enter the race after all. Harper Lee said she was "humbled and amazed" that her second novel would be published, 55 years after "To Kill a Mockingbird". The new book, "Go Set a Watchman", acts as a sequel, featuring Scout Finch as an adult woman. Ms Lee had written it prior to penning her seminal work, but the manuscript was lost for decades. She says the work is "a pretty decent effort". •• 08/02/2015 The Observer Pag. 40 (tiratura:110000) William Keegan Membership of the euro subjects Italy to the fiscal sadism against which the Greeks have revoltedThe runup to this election promises to be a mixture of daily boredom and entertaining gaffes. When I returned to London after a seminar in Venice last weekend, the gaffe of the day appeared to be the responsibility of Stefano Pessina, acting chief executive of Walgreens Boots Alliance ( plain old Boots to you and me), who told us that a Labour win would be "a catastrophe" for Britain.On closer inspection, it turned out that a Labour win, if it forced the likes of tax exiles such as Pessina to pay their taxes, would be more of a catastrophe for him and his ilk.There is a cynical campaign being conducted by some business leaders and City luminaries to discredit the leader of the opposition for being "anti-business", when the driving force behind Miliband's approach is simply the desire to combat the excesses of modern capitalism, some of which notoriously contributed to the crisis of 2007-09, from which, frankly, we are still trying to emerge.The Labour party has not been antibusiness since the reforming job done, at great cost to himself, by Neil Kinnock in the 1980s. It is fashionable to give all the credit to Tony Blair for reforming the Labour party, but the truth is that much hard work was also put in by Kinnock.Indeed, if anything, under Blair and Gordon Brown, Labour, in its desire to please, became almost too pro-business and too pro- City; it was a sucker for consultations with the latter - which, curiously enough, often gave vent to advice and reforms that led to the feathering of the nests of those consulted. "Light-tough regulation" was one such example. And there were all manner of tax concessions for dubious enterprises (see Private Eye, passim).Which brings me back to last weekend's seminar in the country from which Pessina is a Monacobased tax exile. Every year now, for 20 years, the Italian government has hosted a meeting of British and Italian journalists at which Italian ministers, officials and industrialists can speak under what are known as Chatham House Rule - where information can be used but sources must be protected.In my experience, at such events, there is almost always an obsession with what is going on somewhere else. Sure enough, on this occasion the big focus of interest was whether prime minister Matteo Renzi would see his candidate for president, the veteran Sergio Mattarella, elected, down there in Rome, over opposition from the egregious Silvio Berlusconi, who still calls a lot of the shots.The result was considered a triumph for Renzi with, it was hoped, good omens for his "reform agenda": We shall see. I did not get where I am today by going too closely into Italian politics, although I once spent a memorable evening with Giulio Andreotti.But my interest in the Italian economy goes back many years, and the word "reform" has come up so often - the subject of ambitious presentations at many a seminar - that one has to beware of "reform fatigue" (which is not weariness with reform: there seldom appears to be much in practice), but there is always a chance that something may actually happen.You see, for decades, the Italian economy trundled along quite nicely, with a strong industrial sector, a great name for design, and the ability to devalue the lira from time to time, when wages got out of control and international competitiveness suffered. That is to say, for all its "structural rigidities" and "Italian practices", the economy performed reasonably well.In recent decades, it has been hit by a succession of blows, not least the financial crisis - which struck after great strides had been made in reducing the budget deficit - and the economic straitjacket of the eurozone. Membership of the single currency not only removes the freedom to devalue against, for example, Germany; it also subjects Italy to the kind of fiscal sadism against which the Greeks have just revolted.The many "rigidities" of Italy's economy are highlighted in the film Girlfriend in a Coma , made by Annalisa Piras and former Economist editor Bill Emmott, described by Le Monde as "a desperate love letter to Italy".Well, the Italians are having another go. One reform which might not be too popular with Pessina is yet another attempt to crack down on tax avoidance generally considered something of a national sport.They are trying to speed up the justice system as part of an effort to stimulate more inward investment, and - especially important for so many of the young, who are effectively excluded from the labour market - the Renzi administration aims to reduce the imbalance in labour SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 325 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato In the Eternal City, the euro remains the eternal problem 08/02/2015 The Observer Pag. 40 (tiratura:110000) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 326 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato contracts between those with a "job for life" and those desperate to get a job.Meanwhile, rays of hope as the sun was setting in Venice last Saturday were: first, although Italy cannot devalue against Germany, the entire eurozone may gain some relief from both the European Central Bank quantitative easing programme boosting money and credit - and the devaluation of the euro. Then there is the potential boost to spending from the lower oil price.Nevertheless, macroeconomic policy in the eurozone remains far too restrictive. I think we are talking of alleviation of the Italian economy's problems, rather than a cure. 08/02/2015 The Sunday Times Pag. 27 Philip Pangalos ATHENS Matthew Campbell CROWDS gathering outside the Greek parliament are a common spectacle in Athens. For once, though, the thousands of people parading in front of the sand-coloured building on Friday night were not expressing anger against the government.On the contrary, they were chanting the name of their unlikely new hero, Yanis Varoufakis, the finance minister who, before emerging as a national champion in the war against Berlinbacked austerity, was a humble academic and blogger in Texas.With his shaved head, motorbike boots and colourful metaphors, the square-jawed economist has stolen the limelight from Alexis Tsipras, the young firebrand who was elected Greece's new leader on a wave of anti-austerity anger last month.His supporters did not seem to care that he had returned empty-handed on Friday from a tour of European capitals in which even the left-leaning French and Italian governments insisted Greece must stick to commitments made to the EU and International Monetary Fund (IMF) and rejected any write-off of its debt.Many Greeks believe Varoufakis's muscle-flexing against Germany - and his rejection of the much-hated "troika" of creditors, the EU, the European Central Bank and the IMF - will pressure it into ending draconian austerity measures that are blamed for boosting unemployment and shrinking the economy by more than one quarter.In his leather jacket,Varoufakis looks more nightclub bouncer than politician and has been portrayed on Greek social media variously as Superman, James Bond or an Athenian version of the tenacious New York policeman who singlehandedly takes on an army of villains in the Hollywood Die Hard action films, starring Bruce Willis. A new video game features Varoufakis as "Syriza Man" challenging "the evil Dr Troika".Whatever his special powers, however, Varoufakis, who rides a powerful Yamaha motorbike, will find it hard to save his country from the abyss; and for the enjoyment of his enemies, besides the more flattering parodies, Varoufakis is also being caricatured on the internet as Lord Voldemort, thwarted villain of the Harry Potter series.At a preparatory meeting on Thursday for an EU summit this week, countries lined up in support of a hardline German document rejecting any rollback of reforms or commitments made by previous Greek governments."It was Greece against all others, basically one versus 18," an official said.On a tour of Europe, Tsipras had got a sympathetic hearing from François Hollande of France on Wednesday and from Matteo Renzi, the beleaguered Italian prime minister, the day before: both have been critical of the fiscal rigour imposed on eurozone countries by Angela Merkel, the German chancellor, and both - like Greece - are under pressure to implement structural economic reforms. Yet they seemed reluctant to rock the boat: a French cartoonist summed up the impasse, showing Tsipras saying to Hollande: "Please will you plead our cause with Merkel?", to which the French leader replies: "I was going to ask you the same thing." SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 327 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Debt Hard: Greeks hail new action hero 08/02/2015 Corriere della Sera - La Lettura - Ed. n.167 - 8 febbraio 2015 Pag. 2 Io, Limonov Noi siamo l'Europa E l'Ucraina è un'invenzione dal nostro inviato a Mosca paolo valentino «Nell'ultimo anno la società russa è cambiata radicalmente. Abbiamo vissuto più di due decenni di umiliazioni, come Paese e come popolo. Abbiamo subìto sconfitta dopo sconfitta. Il Paese che i russi avevano costruito, l'Unione Sovietica, si è suicidato. È stato un suicidio assistito da stranieri interessati. Per 23 anni siamo stati in piena depressione collettiva. Il popolo di un grande Paese ha un costante bisogno di vittorie, non necessariamente militari, ma deve vedersi vincente. La riunione della Crimea alla Russia è stata vista dai russi come la vittoria che ci era mancata per così tanto tempo. Finalmente. È stata qualcosa di paragonabile alla Reconquista spagnola». È stato tutto nella sua vita, Eduard Venia minovich Savenko, alias Eduard Limonov. Teppista di periferia, giornalista, forse agente del Kgb, mendicante, vagabondo, maggiordomo di un nababbo progressista americano, poeta, scrittore à la page nei salon parigini, dissidente, irresistibile seduttore, cecchino nelle Tigri di Arkan durante la decomposizione della Jugoslavia, leader politico, fondatore del Partito nazionalbolscevico, prima di vederlo sciolto e di creare L'Altra Russia. Ma Limonov, aspro come l'agrume da cui viene il suo pseudonimo, è soprattutto un antieroe, un esteta del gesto, un outsider che ha sempre scelto di proposito la parte sbagliata, senza mai essere un perdente. Al fondo, Eduard Limonov è un grande esibizionista, che però non ha mai avuto paura di rischiare e di pagare prezzi anche molto alti, per tutti i due anni di prigionia, culminati nel 2003 nei due mesi trascorsi nella colonia penale numero 13, nelle steppe intorno a Saratov. Può quindi sembrare paradossale che, per la prima volta nella sua vita spericolata, il personaggio reso celebre dall'omonimo libro di Emmanuel Carrère si ritrovi non più ai margini, non più nelle catacombe della conversazione nazionale russa, eccentrico carismatico in grado di appassionare poche decine di desperados , ma sia in pieno mainstream , aedo dell'afflato nazionalista, che i fatti d'Ucraina e la reazione dei Paesi occidentali hanno acceso nello spirito collettivo della nazione. Limonov riceve «la Lettura» nel suo piccolo appartamento nel centro di Mosca, non lontano dalla Piazza Majakovskij. Un giovane alto e robusto viene a prenderci per strada, accompagnandoci su per le scale. Un altro marcantonio ci apre la porta blindata. Sono i suoi militanti, che gli fanno da guardie del corpo. Avrà anche 71 anni, ma a parte i capelli argentei, ne dimostra venti di meno. Magro, il volto affilato, il famoso pizzo, l'orecchino, è tutto vestito di nero, pantaloni attillati e giubbotto senza maniche su golf a collo alto. Parla con una voce sottile, leggermente stridula. Ha modi m olto miti e gentili, totalmente fuori tema con i furori che hanno segnato la sua vita. «Voi occidentali non state capendo nulla», esordisce, mentre offre una tazza di tè. Che cosa non capiamo? «Che il Donbass è popolato da russi. E che non c'è alcuna differenza con i russi che abitano nelle regioni sud-occidentali della Federazione, come Krasnodar o Stavropol: stesso popolo, stesso dialetto, stessa storia. Putin sbaglia a non dirlo chiaramente agli Usa e all'Europa. È nel nostro interesse nazionale». Quindi l'Ucraina per lei è Russia? «Non tutta. L'Ucraina è un piccolo impero, è composta dai territori presi alla Russia e da quelli presi a Polonia, Cecoslovacchia, Romania e Ungheria. I suoi confini sono le frontiere amministrative della Repu bblica Socialista Sovietica dell'Ucraina. Non sono mai esistiti. È territorio immaginario che, ripeto, esisteva solo a scopi burocratici. Prenda Leopoli, cosiddetta capitale del nazionalismo ucraino: lo sapeva che l'Ucraina l'ha ricevuta nel 1939 per effetto della firma del Patto Molotov-Ribbentrop? In quel momento il 57% della popolazione era polacca, il resto erano ebrei. Di ucraini poche tracce. Il Sud del Paese poi venne dato all'Ucraina dopo essere stato conquistato dall'Armata Rossa. Questa è la storia. Ma quando l'Ucraina ha lasciato l'Urss non ha restituito quei territori, a cominciare dalla Crimea ovviamente, che le era stata regalata SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 328 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA Oltre l'Occidente Poeta, avventuriero, leader dei nazional-bolscevichi, il protagonista del libro di Carrère apre la sua casa a «la Lettura» e avverte: «La nostra identità è la nostra storia» 08/02/2015 Corriere della Sera - La Lettura - Ed. n.167 - 8 febbraio 2015 Pag. 2 SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 329 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato da Krusciov nel 1954. Non capisco perché Putin abbia ancora paura di dire che Donbass e Russia sono la stessa cosa». Forse perché ci sono confini riconosciuti a livello internazionale. «A nessuno fregò nulla dei confini internazionalmente riconosciuti nel 1991, quando l'Unione Sovietica fu sciolta. Qualcuno disse qualcosa? No. Questa è la mia accusa all'Occidente: applica due standard alle relazioni internazionali, uno per i Paesi come la Russia e uno per se stesso. Non ci sarà pace in Ucraina fin quando non lascerà libere le colonie, intendo il Donbass. L'errore di Putin è non dirlo apertamente». Forse Putin fa così perché non vuole annettere il Donbass come ha fatto con la Crimea, perché sono solo problemi. «Forse lei ha ragione. Forse non avrebbe voluto neppure la Crimea. Ma il problema è suo, gli piaccia o meno. È il capo di Stato della Russia. E rischia la reputazione». Non si direbbe, a giudicare dalla sua popolarità, che rimane superiore all'80%. «È ancora l'effetto inerziale della Crimea. Ma se abbandonasse il Donbass al suo destino, lasciandolo a Kiev, con migliaia di volontari russi sicuramente destinati a essere uccisi, la sua popolarità si scioglierebbe come neve al sole. Non sembra, ma Putin è in un angolo». Che cosa farà, secondo lei? «Reagisce bene. Si sta radicalizzando. Ha capito che gli accordi di Minsk sono una balla, aiutano solo il presidente ucraino Poroshenko. Anche se controvoglia, dovrà agire. Quando un anno fa emerse il problema della Crimea, Putin era preso dall'Olimpiade di Sochi, che considerava l'impresa della vita. Era felice. Ma fu obbligato a usare i piani operativi dell'esercito russo, che ovviamente esistevano da tempo. Certo la Crimea è stata la sua vittoria, anche se malgré lui . Il Donbass non era affatto nel suo orizzonte. In Occidente tutti lo accusano di volerlo annettere, in realtà è molto esitante». Dopo l'Ucraina quale sarà il prossimo territorio da riconquistare, i Paesi baltici? «Intanto non penso che i Paesi baltici abbiano nulla a che fare con la Russia. Quanto all'Ucraina, credo che dovrebbe esistere come Stato, composto dalle nove province occidentali che possono essere considerate ucraine. Non sarò io a negare la loro cultura eccezionale e la loro bella lingua. Ma, ripeto, lascino i territori russi». Lei lo ha attaccato molto in passato: Putin è o no il leader giusto per la Russia? «Siamo un regime autoritario. E Putin è il leader che ci ritroviamo. Non c'è alcuna possibilità di mandarlo via. Ma c'è una differenza tra il Putin dei due primi mandati e quello di oggi. Il primo fu pessimo, soprattutto impegnato a gestire il suo complesso d'inferiorità del piccolo ufficiale del Kgb. Gli piaceva la compagnia dei leader internazionali, Bush junior, Schröder, Berlusconi. Ma nel tempo ha imparato. È migliorato. Ha detto addio alle luci del varietà e si è messo al lavoro sul serio. Vive tempi difficili, ma fa ciò che è necessario. E non è possibile oggi chiedergli di non essere autoritario». Ma la Russia può non essere un Paese autoritario? «Se Obama continua a dire che ci devono punire, ci costringe a darci dei leader autoritari». Che cos'è per lei la Russia? «La più grande nazione europea. Siamo il doppio dei tedeschi. A dirla tutta, noi siamo l'Europa. La parte occidentale è una piccola appendice, non solo in termini di territorio, ma anche di ricchezze». Per la verità l'Ue è la prima potenza commerciale al mondo. «Ci sono cose più importanti del commercio e dei mercati». Ma se siete la più grande potenza europea, perché siete così nazionalisti? «Non siamo più nazionalisti di francesi o tedeschi. Siamo una potenza più imperiale che nazionalista. Le ricordo che in Russia vivono più di 20 milioni di musulmani, ma non sono immigrati, sono qui da sempre. Noi siamo anti-separatisti. Certo, in Russia c'è anche un nazionalismo etnico, per fortuna minoritario, ma per noi significa soltanto guai. Io non sono un nazionalista russo, non lo sono mai stato. Mi considero un imperialista, voglio un Paese con tante diversità ma riunito sotto la civiltà, la cultura e la storia russe. La Russia può 08/02/2015 Corriere della Sera - La Lettura - Ed. n.167 - 8 febbraio 2015 Pag. 2 SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 330 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato esistere solo come mosaico». Ma siete o no parte del mondo occidentale? «Non è importante. È una questione dogmatica, senza significato reale. La Corea del Sud è parte del mondo occidentale? No, eppure viene considerata come tale. Dov'è la frontiera dell'Occidente? Non è rilevante per i russi». Che cosa contraddistingue l'identità russa? «La nostra storia. Noi non siamo migliori degli altri, ma non siamo neppure peggiori. Non accettiamo di essere trattati come inferiori, snobbati o peggio umiliati. Questo ci fa molto arrabbiare. È il nostro stato d'animo attuale». Ma, per esempio, l'Occidente si richiama ai valori della Rivoluzione francese, democrazia, divisione dei poteri, diritti umani. La democrazia è parte dei vostri valori? «Per i russi la nozione più importante e fondamentale è quella di spravedlivost , che significa giustizia, nel senso di giustizia sociale, equità, avversione alle disuguaglianze. Penso che la nostra spravedlivost sia molto vicina a quella che voi chiamate democrazia». Le sanzioni e la crisi economica possono minacciare il consenso di Putin? «Penso che l'economia nel mondo di oggi sia sopravvalutata. Il motore della storia sono le passioni. Alle pressioni economiche si può resistere. E resisteremo. Certo Putin deve fare la sua parte in Donbass. Guardi alla nostra storia: l'assedio di Leningrado, la battaglia di Stalingrado. Possiamo farcela. In molti hanno provato a colpirci, da Napoleone a Hitler. Ma l'orgoglio nazionale russo pesa più delle politiche economiche e credo di conoscere bene il carattere del mio popolo». © RIPRODUZIONE RISERVATA Su Putin «Siamo un regime autoritario e lui fa il necessario. Io? Un imperialista. La Russia? Può esistere solo come mosaico» Foto: Eduard Limonov (Dzerzinsk, 22 febbraio 1943) nella sua casa di Mosca. Sotto: l'Ucraina Foto: ILLUSTRAZIONE DI ANTONELLO SILVERINI 07/02/2015 Tempi - Ed. n.6 - 11 febbraio 2015 Pag. 18 (diffusione:102000) Quello marcio non sono io Dall'inchiesta Finmeccanica alla casa al Colosseo fino all'incredibile indagine sull'anfora romana. Claudio Scajola ripercorre i suoi infiniti processi e le sue molte assoluzioni. Di cui però il circuito mediatico si è totalmente dimenticato di parlare RACHELE SCHIRLE CLAUDIO SCAJOLA, TRA GLI UOMINI più potenti del centrodestra italiano e conseguentemente per quindici anni tra gli uomini più influenti d'Italia, è stato arrestato a Roma l'8 maggio 2014 con una operazione condotta dalla divisione distrettuale antimafia di Reggio Calabria e condotto in carcere in diretta televisiva. Su di lui è stato detto e scritto di tutto ma ora, dopo due mesi di prigione, cinque di arresti domiciliari e un'ordinanza che gli consente di parlare con chiunque, anche telefonicamente, ma di non allontanarsi dal comune di residenza, Imperia, è stato rinviato a giudizio per «procurata inosservanza di pena», articolo 390 del codice penale. Insomma, nessun favoreggiamento alla latitanza dell'ex deputato di Forza Italia, Amedeo Matacena, come molti giornalisti hanno detto e scritto e come anche è stato creduto dall'opinione pubblica visto il clamore dell'arresto. La scorsa settimana, però, ha ricevuto la notizia che un altro procedimento nel quale era stato coinvolto su iniziativa della procura di Napoli si è concluso con un'archiviazione del fascicolo, disposta dal gip su richiesta dello stesso pm che aveva disposto l'avviso di garanzia, Henry John Woodcock. Con lui parliamo non soltanto di vicende giudiziaria ma anche, molto, di attualità politica. Onorevole Scajola, è l'ennesima soddisfazione giudiziaria che incassa dopo quelle relative alla casa vicina al Colosseo, l'inchiesta sul porto d'Imperia e persino una mirabolante accusa relativa all'illecita detenzione di un'anfora romana. Premesso che non parlerei proprio di "soddisfazioni", quella dell'anfora è una vicenda incredibile se pensa che la mia famiglia e io abbiamo subito per un reperto di nessun valore una doppia per Ma dopo tutti questi procedimenti, ormai una decina tra quelli che si sono conclusi, finora tutti in suo favore, e quelli ancora aperti, non si sente nell'occhio del ciclone? Non credo che vi sia dietro una regia, se è quello che intende. Penso però che quando sei colpito sul piano giudiziario e mediatico, sei debole, allora c'è la catena di chi ti scarica addosso tutto ciò che trova. Questo fenomeno, naturalmente, incrocia la viltà degli uomini. Ritornando all'inchiesta Finmeccanica: non c'era alcuna tangente, nessun intervento anche solo improprio da parte sua, nessuna opacità. Pensa che questa inchiesta non sarebbe nemmeno dovuta partire? Mi sono molto interrogato in proposito e sono giunto a una conclusione. Dovrei essere risentito nei confronti dei magistrati della procura di Napoli. Eppure, se i pm non avessero avuto la correttezza di valutare che non c'era alcun estremo per rinviarmi a giudizio, oggi sarei a processo anche per questo reato come per la vicenda Matacena. E, mi creda, anche in questo secondo caso sono totalmente estraneo alle accuse, sia pure a quelle molto modeste che mi vengono addebitate nel processo che si è aperto a Reggio, non a quelle mirabolanti che sono state fatte credere all'opinione pubblica e che hanno accompagnato un arresto che ha avuto una regia, sul piano televisivo, che nemmeno Steven Spielberg avrebbe saputo costruire in maniera più impressionante. Ritorniamo dunque a un vecchio concetto, che si dimostra sempre più vero. Nell'opinione pubblica e nei media si è consolidata l'idea secondo la quale la vecchia «comunicazione giudiziaria», che il legislatore ha poi cambiato nella formula «avviso di garanzia» proprio perché notìzia comunicata nell'interesse dell'indagato, è una condanna. Onorevole Scajola, accade se quotidiani come il Corriere della Sera aprono il giornale sul suo avviso di garanzia. Lei sta parlando dello stesso giornale, ma non è certo il solo, che non ha scritto mezza riga sul mio proscioglimento. Su quell'avviso di garanzia sono stati aperti i telegiornali locali e nazionali. Mio cognato, che in quei giorni, nell'ottobre 2012, • quisizione, in ufficio e a casa, e ci è stata sequestrata l'anfora nonostante mia moglie abbia prontamente esibito un documento del soprintendente ai beni archeologici della Liguria che affidava proprio a mia moglie il compito di conservarla e custodirla. • si trovava in Scozia, ha appreso la notizia dal telegiornale della tv britannica e la notizia ha letteralmente fatto il giro del mondo. E sa chi ne ha fatto le spese? Claudio Scajola? Ovviamente sì, ma con SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 331 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA QUANDO LA GIUSTIZIA FUNZIONA INTERNI 07/02/2015 Tempi - Ed. n.6 - 11 febbraio 2015 Pag. 18 (diffusione:102000) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 332 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato me l'Italia. Nel mondo il circuito mediatico giudiziario non produce i danni e le distorsioni che avvengono nel nostro amato paese. In Italia con casi come questo avveleniamo il dibattito pubblico e ci danneggiamo sul piano dell'immagine. Abbiamo dato un esempio di poca serietà a tutti, anche ai brasiliani che hanno visto coinvolta una delle figure più autorevoli della loro Repubblica, l'ex ministro Nelson Jobim che proprio su Tempi.it - e ringrazio di questo il vostro giornale - disse a caldo che quelle accuse non stavano in piedi, che mi aveva conosciuto in incontri istituzionali e niente più: «Visitai un cantiere (credo a La Spezia), dove potei vedere una nave per pattugliamento. In nessun momento - disse Jobim - ebbe luogo una qualche "trattativa riguardo a tangenti". Le notizie che circolano in Italia sono false». Con questa inchiesta abbiamo prodotto un danno irreversibile alla credibilità del nostro paese e delle nostre aziende di Stato. Finmeccanica è un gioiello e opera bene tra mille difficoltà. Sa chi ha tratto vantaggio dal nostro harakiri? Inglesi, tedeschi e americani. Da un lato provochiamo così un danno micidiale a noi stessi e dall'altro forniamo all'opinione pubblica l'idea che sia tutto marcio e che un interessamento a fin di bene come quello che svolsi da ministro dello Sviluppo e in generale a favore di tutte le imprese italiane che ho avuto l'onore di affiancare durante i miei due mandati presso il dicastero di via Veneto - nasconda invece la ricerca di arricchimento. Una tangente da 500 milioni, si figuri! Ho battuto l'ennesimo record. Come quello, del resto, del mio arresto nella vicenda Matacena... In che senso, scusi? Nel senso che nella storia della giustizia italiana sono la sola persona indagata per quel reato a essere stato arrestato. Tanto è vero che anche gli amici hanno stentato a credere che potessi essere chiamato a rispondere del solo reato di «procurata inosservanza della pena». Vabbè ma qualcosa avrà pur fatto... Guardi, il cosiddetto «caso Matacena» per quanto mi riguarda, non esiste. Vado a tutte le udienze del processo, da quando è iniziato. Da quando è stato effettuato il mio arresto è stata presentata come un'operazione formidabile e io sono stato descritto come colui che voleva andare a fare il referente della 'ndrangheta in Europa. No, dico, ma si rende conto? Roba fuori dal mondo e che fa capire che anche certi inquirenti pensano che la politica si riduca al solo tentativo di arricchimento, anziché di servizio. Si è fatta apparire un'inchiesta come un'iniziativa contro la criminalità organizzata quando qui non si vede l'ombra di un criminale. La mia "colpa"? Essermi interessato della valutazione o meno di status di rifugiato politico per Amedeo Matacena, quando questi già si trovava - su disposizione dei magistrati reggini - in stato di fermo a Dubai, regolarmente detenuto. Quale fuga? Quale favoreggiamento alla latitanza? Sa quale domanda ulteriore mi pongo adesso? In che modo usciranno i pubblici ministeri reggini da questo vicolo cieco? Prevarranno le prove e il diritto o il condizionamento prodotto dallo stesso clamore mediatico suscitato? Ho grande fiducia nella capacità dei giudici di individuare la verità, ma spero anche che a questa si possa giungere in tempi brevi. È anche per questo che ringrazio Woodcock. Gli sarebbe convenuto rinviarmi a giudizio e trascinare la cosa per anni o riconoscere che non c'era nulla a mio carico? Mi sono detto: Woodcock è stato con me un magistrato corretto. Purtroppo una parte di pm si innamora delle proprie tesi e le persegue anche contro l'evidenza fattuale. Non è stato così, nella vicenda Finmeccanica. Si è mai spiegato come mai da parte del suo partito siano mancati importanti gesti di solidarietà e vicinanza? Ne ha avuti da esponenti di altri partiti? In molti è prevalsa la valutazione: «Uno in meno, c'è spazio per me». E ancora: «Scajola è ingombrante, ha contribuito a costruire Forza Italia, è una figura con collegamenti a livello nazionale e riconoscimenti a livello internazionale, aveva un'idea di partito come progetto politico, strutturato in forma democratica e partecipativa, è uno che crede che la politica è progetto». È prevalsa la linea dell'occupazione di quel che c'è, sempre meno, e anche l'idea che Scajola avrebbe potuto influenzare Berlusconi sul partito progettuale anziché del partito compravendita. Venendo alla politica: disastro in Forza Italia. Chi ha sbagliato nella gestione di Mattarella? Non è giusto addossare la colpa a tizio o a caio. È stato compiuto un errore di fondo: il capo dello Stato deve essere eletto con il più ampio consenso possibile. L'onere della proposta spettava al partito che esprimeva il 45 per cento dei grandi elettori, il Pd, che doveva avanzare una soluzione capace di intercettare il gradimento più vasto. Non credo si possa dire che la proposta fosse provocatoria o di parte. Mattarella esprime una cultura politica cattolica dopo diversi presidenti di altro orientamento ed è una persona da diversi anni lontana dall'agone politico e dunque poteva essere 07/02/2015 Tempi - Ed. n.6 - 11 febbraio 2015 Pag. 18 (diffusione:102000) SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 333 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato recepita bene. Invece qualcuno ha pensato che il manuale Cencelli si applicasse al Quirinale: se le presidenze delle camere e la presidenza del consiglio sono in mano alla sinistra, allora la presidenza della Repubblica deve essere espressa dal centrodestra. Una valutazione politica grossolana, ignorante. E allora la contromossa doveva essere: bene la segnalazione di Mattarella, ma allora votiamolo dalla prima votazione. Se il centrodestra avesse giocato questa carta sarebbe stato compartecipe dell'elezione e avrebbe smascherato giochi diversi. Non si può dire, come è stato fatto, nome giusto e metodo sbagliato. Il nuovo presidente è un democristiano, ma di sinistra. Lo conosce? Che capo dello Stato sarà? Ho una conoscenza relativa, superficiale, perché è di una generazione precedente alla mia. Non c'è dubbio che per motivi diversi la presidenza della Repubblica ha assunto un ruolo improprio rispetto alla competenza costituzionale. E costa tre volte Buckingham Palace e due volte la Casa Bianca. Mattarella, per cultura politica ed educazione, può essere l'uomo che riconduce il Colle alla sua giusta dimensione costituzionale, sia sul piano sostanziale che formale. Esiste un problema di riferimenti politici per l'elettorato cattolico e in generale moderato? Certo che sì. Sono almeno due elezioni, politiche 2013 ed europee 2014, che i moderati manifestano il loro disagio non andando a votare o scegliendo Renzi, la Lega o Grillo. Ci vuole una proposta politica nuova, capace di ridestare l'area moderata. Una cosa è il patto del Nazareno, un'altra annullare Forza Italia. C'è spazio per un soggetto politico nuovo. Scajola fa ancora notizia. Anche nelle primarie liguri il centrodestra sembra al palo. È così anche nella sua regione? Non ho votato, né fatto votare per Paita o Cofferati. Sono un uomo di centrodestra che si pregia della sua coerenza. Certo, più ancora che nel resto d'Italia, alcuni nostri ex amici, vista l'inconsistenza di Forza Italia, hanno cercato strade diverse. Fitto ha delle ragioni nel porre in discussione la linea fin qui tenuta? Conduce la battaglia giusta di chi si trova in un partito che stenta a costruire il suo percorso. Perché lo tengono fuori? Non sono più informatissimo sulle vicende, non appassionanti, dei vertici azzurri. Ma resto della stessa opinione di sempre: un partito deve includere, non escludere. La Lega cresce. C'è un modo per arginarla? La Lega ha un leader che comunica bene, un mezzo progetto politico che va diretto alle sensazioni primarie degli italiani, ma l'alternativa di governo è un'altra cosa. E Aitano? Come è uscito dall'elezione del capo dello Stato? Francamente la posizione di Angelino - e me ne dispiaccio - ha dato spazio alle critiche di chi vede Ned come un partito trasformista e poltronista. Il futuro di Scajola? Contro la mia volontà sono stato costretto a difendermi da solo dalla "ingiustizia". Sto collezionando una per una vittorie di tappa, quando sarà finito il percorso - spero presto - se avrò cose da dire, come sempre, le dirò. • 07/02/2015 Le Magazine du Monde - Ed. dossier Pag. 20 par Philippe Ridetpar Transistar.Corruption en séries.Après les succès à la télévision italienne de "Romanzo criminale" et "gomorra", "1992" revisite l'opération mani pulite. une plongée dans les affaires politico-financières qui ébranlèrent la péninsule.Qui a dit que les Italiens n'avaient pas de mémoire ? Pour avoir élu à trois reprises Silvio Berlusconi à la présidence du Conseil, les voilà désormais poursuivis par cette réputation. En partie vraie, en partie fausse, comme tous les clichés. Mais les Transalpins savent, s'il le faut, se colleter avec leur mémoire, même si elle est douloureuse. La série télévisée " Romanzo criminale ", narrant les faits et méfaits de la Banda della Magliana, du nom d'un quartier de Rome qui avait mis en coupe réglée tous les trafics de la Ville éternelle dans les années 1970, s'est taillé un beau succès, après le film du même nom de Michele Placido. Puis est venu le tour de la fiction télévisuelle " Gomorra ", suite logique au best-seller de l'écrivain journaliste Roberto Saviano et de l'excellent film de Matteo Garrone sur l'univers hyperviolent de la Mafia napolitaine (la Camorra). Diffusée en France par Canal +, la série est encensée par les journalistes (dont celui du Monde).Faute d'avoir vu la moindre image de cette série dont les spectateurs du Festival de Berlin auront la primeur, on ne peut juger de sa qualité. Mais sa première diffusion devrait créer une belle polémique, s'agissant de personnages réels et toujours vivants et d'un pays où la mémoire (revenons-y) est aussi une question politique. Pour les uns, les juges de cette époque, dont Antonio Di Pietro qui fonda par la suite un parti aujourd'hui quasiment disparu, sont des " héros ", des " princes de la vertu ", des " nettoyeurs des écuries d'Augias ". Pour les autres, des " salopards ", des " pères la vertu ", qui en mettant à bas un système n'ont pas réalisé qu'ils allaient permettre l'émergence d'une classe politique (Forza Italia, la Ligue du Nord...) pire encore que celle à laquelle elle se substituait. Le débat n'a pas commencé, mais on peut prévoir qu'il sera animé.Culture et confiture.Transistar. SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 09/02/2015 334 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Corruption en séries.