North Sails Magazine n. 1/2015 - Copia Omaggio BORN TO SAIL Inside America's Cup story Classics Provence: Classic Beauties TOYS Smartwatch: the battle is on 4 Tigers Terry Kohler 8 Paint my tought 14 Born to sail Inside America's Cup story 22 Fit in style 28 Low tide 34 No ordinary roads Provence: classic beauties 42 North Sails people Saint Tropez: the place to be for sailing enthusiasts 44 Blue your days Tigers of Lowell North Tomasoni Topsail S.p.A. Magazine Biannual Year 4 Number 1 Editorial Design: Zero Starting Ideas, Milano Editor-in-Chief: Andrea Brambilla Contributors for this issue: Bianca Ascenti, Alessandra Carù, Patrizia Coggiola, Paola Corini, Filippo La Bruna, Marco Lugato, Meloria comunicazione, Federico Repetto, Paolo Summa 50 Our challenge your #LIFEISACROSSING 52 Classics Benzina, sudore e lacrime Gasoline, sweat and tears 58 Traveler's picks Provence 60 Blackstage 66 Design Photos: Carlo Borlenghi, Chris Cameron, Luca De Santis, Cesare Medri, Gianluca Moscoloni, North Sails Print: Amilcare Pizzi, Cinisello Balsamo, MI Slow active: sports with a new morphing 72 Toys Smartwatch: the battle is on I l dialogo con un lettore ha le sue regole. O forse no. Sui quotidiani, ogni giorno, ritroviamo freschi bouquet di analisi, di approfondimenti, dissertazioni, politica, esteri, cronaca, sport, localismi, cultura. Manca solo la notizia, quella non c’è più. è fuggita da un pezzo sulla rete, dove il dialogo si fa più dinamico, basato sulle affinità di visione, sulle vicinanze ideologiche, sugli aggettivi, sul giudizio, anche immediato. Aperto e aggiornabile. Il quotidiano è un vecchio amico, lo si vede con piacere ogni giorno e con lui si passano volentieri alcune decine di minuti. Se ce li hai. Poi ci sono gli amici che vedi ogni tanto, gli amici degli amici, i conoscenti, i parenti lontani. I settimanali, i mensili, ma anche le newsletter. E i magazine. Già, il magazine. Ce le ha le regole, un magazine? Dipende. Da chi scrive; ma soprattutto da chi legge. L’avete notato? è entrato in scena un punto e virgola. Una pausa che si colloca a metà strada tra il punto e la virgola. Li contiene entrambi, ne è il Cupido. Come lui, in disuso. Dimenticato. Quando si usa il punto e virgola? Quando cambia il soggetto, all’interno della stessa frase. Un’azione che continua ma con un nuovo protagonista, dalla scrittura alla lettura. Ma non siamo nel tempo delle azioni che continuano, siamo più per i frammenti, le spezzettature, la scrittura sincopata. Per cogliere il cenno e ottenere mille stimoli. Le regole, dicevamo. Un po’ di radici del brand, o di heritage come dicono quelli a trazione anteriore. Quindi ecco il ruggito della tigre: in fondo è a questa tigre e alle sue simili che dobbiamo il nostro nome. “Velisti, velai, tigri. Tutte storie”. Ve lo ricordate? Sarebbe bene, perché chi nasce dal vento andrà sempre più veloce o - invece - farà enormemente più fatica. Dipende da che parte è girato. Ma non sarà mai neutro. Non sarà mai un’acqua cheta. Come chete è bene che non siano le acque della prossima America’s Cup. The show must go on. Ma come gira il vento? Sulla nostra rosa dei venti si parla di benzina, sudore e lacrime che scorrono lungo le gole del Verdon. Ma anche di un contest social, espressione delle traversate della nostra vita. Si parla di Provenza vista mare e di nostra gente vis à vis. Di slow e di running. Insomma, di quelle contraddizioni che sono il senso della vita. T he dialogue with a reader has its own rules. Or perhaps not. In newspapers, every day, we find fresh bunches of analyses, insights, dissertations, politics, foreign affairs, news, sports, localism, and culture. The only thing that is missing is the news. The news has left the building. It left a while ago: it snuck off to the Web, where the dialogue is more dynamic, based on similarities of vision, ideological affinities, adjectives, and judgments in real time. Open and updatable. The newspaper is an old friend; you look forward to meeting up with it every day and enjoying the half hour or so that you spend with it. If you can spare it. Then there are the friends that you see every now and then, friends of friends, acquaintances, distant relatives. The weeklies, the monthlies, as well as newsletters. And the magazines. Of course, magazines. Do magazines have rules? It depends. On the writer; but above all on the reader. Have you noticed? A semicolon has appeared on stage. A pause that is half way between a period and a comma. It contains them both, it is their Cupid. Like him, disused. Forgotten. When do you use the semicolon? When the subject changes within the same sentence. The action continues but with a new protagonist, from the writing to the reading. But this is no longer the time of actions that continue, we prefer fragments, bites, syncopated writing. To make myriad meanings out of a mention. We were discussing rules. A little about the roots of the brand, or its heritage, as the posh guys say. So here is the roar of the tiger: after all, it is to this tiger and others like it that we owe our name. "Sailors, sailmakers, tigers. All stories." Do you remember? It would be useful, because he who is born from the wind will always go faster or, alternatively, will find the going much tougher. Depending on which way he faces. But he will never be neutral. You would never compare him to still waters.Talking of which, the waters of the next America's Cup should not be still. The show must go on. But how stands the wind? Our wind-rose shows gasoline, sweat and tears flowing along the Verdon gorges. But also a social contest, the expression of the crossings that are our lives. We talk of sea-view Provence and our people vis à vis. Of going slow and of running. In short, of those contradictions that are the meaning of life. Registrazione al Tribunale N. 113 del 03/04/2013 2_TIgers_01.15 01.15_TIgers_3 Terry Kohler Terry Kohler e la moglie Mary a bordo di un Citation W. Terry Kohler and his wife Mary aboard a Citation W. di determinazione e talento: riesce a laurearsi Immaginate un ragazzo della provincia al prestigioso MIT (Massachussetts Institute americana, con l’amore per la vela, che of Technology) in 3 anni e 9 mesi, ossia in due comincia a navigare con un Herreshoff 16 terzi del tempo impiegato normalmente. sul lago Michigan a Pentwater, dove la famiglia Quel programma di studi ha come obiettivo materna possiede un cottage estivo. quello di “creare il manager ideale”, Un ragazzo che guarda il lago con la voglia combinando lo studio di ingegneria con quello di allargare il proprio orizzonte. di amministrazione. Terry si mette in mente Sembra finta la storia di Terry Kohler. di farcela. E velocemente. Così densa da incuriosire “Nell’Air Force facevo una media di 70 e meravigliare anche chi E sono anche ore alla settimana. Così valutai che, non fa parte del mondo i momenti se avessi mantenuto quella media, velico. è la vicenda di un in cui si radica uomo indomito, spinta da nel cuore di Terry sarei stato in grado di finire in un tempo minore degli altri, e così feci.” una passione talmente una certezza: Detto fatto. Un calcolo semplice, radicata e testarda, che la sua vita avrà svolto con una volontà di ferro. ha saputo spiegare le ali a che fare con North Sails, intanto, è già un’importante e realizzare un vero sogno. l’acqua, il vento veleria, destinata a diventare la più Terry frequenta una scuola e le vele. grande e importante del mondo. di surf e nei weekend va Dagli anni ’80 diventa la più attiva in ogni a vela a Key Largo con la madre e il patrigno. Coppa America, fornisce vele a sfidanti “Bellissimi ricordi d’infanzia”, li definisce e difensori; le vele North Sails vinceranno ricordando quel periodo. E sono anche più medaglie olimpiche e campionati monotipi i momenti in cui si radica nel cuore di Terry di quelle di ogni altra veleria. una certezza: la sua vita avrà a che fare Nel 1961 Kohler comincia a lavorare alla con l’acqua, il vento e le vele. Vollrath Co. e, dato il carattere deciso Passano gli anni e Terry Kohler diventa pilota e il talento per il business, ne diventa presidente dei bombardieri B47, ma è per terra che vuole e amministratore delegato in poco tempo. mettere i piedi. Si butta a capofitto negli studi Basti pensare che, quando Terry entra e realizza il primo incredibile gioiello 4_TIgers_01.15 in azienda, la compagnia ha un fatturato di 11 milioni di dollari; nel 1997, sotto la sua direzione, raggiunge ben 250 milioni di dollari. Un periodo che vede anche Terry in corsa per il Senato degli Stati Uniti (1980). Correrà come candidato repubblicano anche per la nomina a governatore nel 1982. Ma ciò che fa svoltare in un colpo solo il destino di un uomo e le sorti di un’azienda, è la passione per le regate. Una passione che affonda le sue radici nel lontano 1949, quando Terry intraprende la sua prima regata nella Chicago-Mackinac su Sabre, uno sloop di classe M disegnato e realizzato da Herrenshoff. Nel 1992, a bordo del suo Cynosure, Kohler arriva primo, primo assoluto e primo della sua classe. Nel 1978 difende la Coppa del Canada su Agape, perdendo 4 a 3 contro Evergreen del canadese Donald Green, insieme a Lowell North e Tim Stearn, il costruttore dell’albero. è un amore importante, quello di Kohler per le vele, e naturalmente North Sails è la sua azienda di fiducia. Nel 1983, la svolta. Kohler viene avvicinato da Peter Barrett, anche lui del Wisconsin, che gli chiede se fosse interessato ad acquistare la North Sails. “Tu stai ovviamente scherzando”, gli risponde Kohler. Ma nessuno scherza. 01.15_TIgers_5 Terry Kohler timona la sua Great Lakes 70 Evolution con Tom Whidden. Terry Kohler at the helm of his Great Lakes 70 Evolution with Tom Whidden. 6_TIgers_01.15 of Technology) in 3 years and 9 months, Imagine a boy from rural America who learns i.e. in two-thirds of the time it normally takes. to sail on a Herreshoff 16, on Lake Michigan, The university curriculum is aimed at “creating in Pentwater, where his mother’s family owns the ideal manager”, combining the study a summer cottage. He falls in love with sailing. of engineering and of administration. Kohler The youth gazes at the lake and yearns to commits to the course, and to completing it expand his horizons. at top speed. Terry Kohler’s story is so intriguing it sounds “During my stint in the Air Force I flew an like fiction and amazes even those who are average of 70 hours per not part of the sailing world. It is the story of an indomitable That was also the time week. So I estimated that if I kept up the same level of man, driven by a passion so when a certainty strong and steadfast that it took root in his heart: commitment I would be able to finish in far less time than enabled him to spread his his life would be the others, and so I did." wings and realize his dream. connected to water, As easy as 1, 2, 3. A simple Terry attended a surf school wind and sails. calculation, executed with and on weekends went sailing an iron will. Meanwhile, North Sails, already at Key Largo with his mother and stepfather. an important sails manufacturer, was set to "Beautiful childhood memories", he would become the largest and most important in the later define them, recalling that time. That was world. In the ‘80s it became the most active also the time when a certainty took root in his sailmaker in every America’s Cup, providing heart: his life would be connected to water, sails to both champions and challengers. wind and sails. Years pass and Terry Kohler North Sails would win more Olympic medals becomes a pilot flying B47 Bombers. and monotype championships than any other But his heart is not in flying. Instead he devotes sailmaker. In 1961 Kohler began working himself wholeheartedly to his studies and at Vollrath Co. and, given his strong character obtains his first incredible achievement: through and talent for business, quickly became determination and talent he graduates from its President and CEO. Suffice it to say that, the prestigious MIT (Massachusetts Institute when he joined the company, sales were in the order of $11 million; in 1997, under his direction, sales reached $250 million. This period also saw Terry Kohler run for the US Senate in 1980, and as the Republican candidate for the nomination for governor in 1982. But the one crucial factor that changed both the destiny of a man and the fate of a company was Terry Kohler’s passion for regattas. A passion that was born in 1949, when he competed in his first ChicagoMackinac regatta on Sabre, an M-class sloop designed and built by Herrenshoff. In 1992, aboard his Cynosure, Kohler finished first: overall first and first in his class. In 1978 he defended the Canada Cup on Agape, losing 4 to 3 against Evergreen, owned by the Canadian Donald Green, along with Lowell North and Tim Stearn, the manufacturer of the boat’s mast. Kohler is passionate about sails and of course North Sails is his most trusted provider. In 1983, the turning point. Kohler was approached by Peter Barrett, also of Wisconsin, who asked him if he was interested in buying North Sails. “You're kidding of course,” replied Kohler. But it was no joke. 01.15_TIgers_7 pai n t m y t o u g h t Ci sono capi che servono per vestirsi e altri che ti accompagnano nella vita. Some garments are used for getting dressed, others accompany you through life. 8_TIgers_01.15 01.15_TIgers_9 Mentre attraversi la tempesta o il traffico cittadino, ci sono capi a cui ti affidi per liberare le tue ambizioni. Tratteggiando il profilo delle tue giornate. As you walk through a storm or city traffic, there are garments you rely on to release your ambitions. Outlining the shape of your days. 10_TIgers_01.15 01.15_TIgers_11 Ne riconosci l'importanza e il valore, dai dettagli tecnici, dalle chiusure ragionate, dai tagli pensati per chi ha ancora molte sfide da immaginare. You recognize their importance and value: the technical details, the practical fastenings, the cuts designed for those who are still dreaming up challenges. 12_TIgers_01.15 01.15_TIgers_13 Born to sail Per chi la pratica, per chi la ama. Spieghiamo la vela per vedere quanto ci porta lontano. For those who sail and for those who love sailing, let us hoist sail and see how far it takes us. Tips by Bianca Ascenti, journalist Inside America's Cup story 01.15_TIgers_15 Alla 35ma edizione di America’s Cup mancano ancora due anni e tante risposte, l'unica certezza è che nel 2017 si correrà con l’AC 62, catamarano di 19 metri con ala rigida e foil. Non è casuale che si parta sempre dalla barca, perché è lì, nell'incastro dei tre elementi base - scafo, albero, vele - che si decide la partita, ieri come oggi. In 166 anni, infatti, sono cambiati yacht, uomini e tecnologia, ma non la legge che governa questo gioco: vince la barca più veloce. È stato così anche nel 1851, quando la goletta America spiazzò i concorrenti inglesi alla Coppa delle Cento Ghinee vincendo la regata che da allora porta il suo nome. Eppure si trattava del fiore all'occhiello della flotta britannica, principalmente costituita da cutter, yacht molto immersi, stretti e armati con un solo albero e bompresso. Molto diverso era lo schooner nero che attraversò 16_TIgers_01.15 l'Atlantico per sfidarli. America, infatti, era una goletta larga e poco profonda, con prua “a clipper” e fasciame in quercia su ordinate di cedro e rovere. Era veloce e maneggevole e i suoi due alberi, inclinati verso poppa, avevano vele di cotone americano tessute a macchina a strati verticali, superiori a quelle di lino delle imbarcazioni britanniche. Furono questi soli elementi a consentirle di sbaragliare gli avversari, vincendo con un margine di otto minuti? Sicuramente no, ma contribuirono a mutare per sempre il design delle barche di Coppa, in una corsa al futuro che non si è ancora arrestata. Se i giganteschi catamarani ad ala rigida che sfrecciano a 40 nodi vi hanno impressionato, pensate allo shock che hanno rappresentato Thistle, Pilgrim, Jubilee o Reliance, a cavallo dell’Ottocento: dopo le primissime sfide, caratterizzate da una certa disomogeneità nella flotta, infatti, la situazione si regolarizza intorno al 1880, con l’avvento dei cutter e del match race (uno contro uno). È in questo periodo che la sperimentazione fa un balzo in avanti, testando nuove tecniche e materiali. Thistle, il cutter disegnato da George Lennox Watson per la Coppa del 1887, ad esempio, era "figlio" delle prime sperimentazioni in vasca navale, mentre Pilgrim e Jubilee erano fin-keel a dislocamento leggero “ante litteram”, con chiglia a bulbo e timone separato. Niente male, considerando che parliamo del 1893! Ma la barca-icona del “passato” rimane Reliance, defender progettato da Nathanael Herreshoff nel 1903: a quell’epoca l’unica misura obbligatoria era la lunghezza al galleggiamento che non poteva superare i 27,43 metri. Herreshoff disegnò allora uno scafo piatto e poco profondo, con enormi slanci di prua (6,70 m) e di poppa (7,92 m) cosicché, navigando di bolina, la lunghezza al galleggiamento aumentava a quasi quaranta metri, generando un’incredibile velocità! Inoltre aveva una superficie velica immensa per l’epoca (1.501 mq) e soluzioni "futuriste": scafo di bronzo al tobino, albero formato da sezioni di acciaio saldate con un topmast telescopico, verricelli a due velocità, scotte che correvano sotto il ponte in alluminio rivestito di sughero, e una pala del timone che poteva essere riempita d’acqua o svuotata, per migliorarne la sensibilità. Nel 1930, con l'adozione della Universal Rule, si assiste a un altro “salto di qualità”: si corre in tempo reale e si stabiliscono misure ben precise come la lunghezza al galleggiamento deve essere compresa tra i 76 e gli 87 piedi, mentre fuori tutto si arriva a 120. Americani e inglesi - nonostante il crollo di Wall Street del 1929 - spendono fortune per realizzare barche molto avanzate: Enterprise, defender della prima sfida (1930) disegnato da Starling Burgess, aveva l'albero in alluminio e l'equipaggio sotto coperta a girare i verricelli, mentre il challenger Endeavour nel 1934 vantava un anemometro, winch a quattro velocità e un nuovo tipo di fiocco quadrangolare. Ma fu Ranger, defender del 1937 disegnato da Burgess, il principale interprete di quest’epoca: per la prima volta, infatti, una barca di quelle dimensioni utilizzava l'alluminio per albero, boma e tangone, il rayon (sintetico) per il fiocco quadrangolare e la bakelite trasparente per gli oblò. La guerra fermò l’America’s Cup per vent’anni e quando, nel 1958, si tornò a parlare di regate, lo si fece con i più piccoli ed economici 12 Metri Stazza Internazionale. Lunghi 21 metri fuori tutto e 14 al galleggiamento (il Rating indica una categoria di appartenenza e non la lunghezza), i Dodici erano gli eredi naturali (in miniatura) dei J-Class e portatori di altrettante novità: nell’arco di trent’anni lo scafo passa dal fasciame di mogano al lamellare, poi all’alluminio (1974), quindi alla vetroresina e ai materiali compositi, nel 1987. La Classe piacque molto, al punto che, nel 1970, ci furono così tanti sfidanti, che si organizzarono le prime regate di selezione dei challenger. Le barche simbolo di questa generazione sono Intrepid (1967) e Australia II (1983). La prima, progettata da Olin Stephens, aveva lo scafo foderato di tessuto di terilene, chiglia con timone separato e trimmer, e coperta su due livelli (gli uomini ai coffee grinder stavano sotto). Inoltre aveva il boma, flessibile, in titanio come la parte superiore dell'albero, e sartiame in tondino di acciaio a forma ellittica. Australia II, la prima che riuscì a battere gli americani (eh sì, ci vollero 132 anni), presentava invece le ormai leggendarie "alette" nella chiglia disegnate da Ben Lexcen. Queste, insieme a un dislocamento ridotto al minimo, come immersione e lunghezza al galleggiamento, portarono gli australiani a vincere la Coppa. Ma non a difenderla. Nel 1987, infatti, l’americano Dennis Conner la riconquista trasferendola a San Diego e qui nel 1988 si assiste alla “sfida folle” e al debutto di un multiscafo: sfruttando un "buco" nel regolamento, i neozelandesi si appellano al Deed of Gift (che governa la Coppa dal 1857) e ottengono di poter sfidare il defender con una barca "qualsiasi" purché lunga massimo 90 piedi. Ma il loro monoscafo di 40,5 metri, sarà sconfitto dall’agile catamarano di 18 metri con albero alare di Conner. Per evitare situazioni simili, per la Coppa del 1992 si adotta l'International America’s Cup Class, una "box rule" che fissa sì dei paletti, ma dà contemporaneamente al progettista la libertà di sbizzarrirsi alla ricerca della forma migliore. Il risultato è una barca in composito, leggera, grande e molto invelata con un equipaggio di 16 persone più un passeggero. Nel 1995 Team New Zealand vince l’America’s Cup e la porta ad Auckland, dove rimane sino al 2003. Quell’anno lo svizzero Ernesto Bertarelli, armatore di Alinghi, gliela strappa di mano e decide, sia di difenderla (per la prima volta) in Europa (Valencia, Spagna), sia di adottare la Version 5 della Classe. L'equipaggio passa da 16 a 17 elementi più il passeggero e le vele sono in 3DL, nuovo tessuto a sandwich brevettato dalla North Sail America. Nel 2007, seppur con margini risicati, Alinghi difende il trofeo, ma nel 2012, gli americani di Oracle contestano il suo Challenger of Record e chiedono alla Corte di NY, vincendo la causa, di poter sfidare il defender. Così nel febbraio del 2010 a Valencia si corre la 33ma edizione dell’America’s Cup come ai vecchi tempi, tra due soli team: entrambi scelgono un multiscafo al limite della lunghezza massima consentita (90 piedi), ma mentre Alinghi mette in acqua un catamarano armato in maniera tradizionale, Oracle vara un gigantesco trimarano ad ala rigida di derivazione aerospaziale. E non gli lascia scampo. Nel 2013 il team Usa, forte del suo know how, sceglie di difendere la Coppa a San Francisco con un catamarano di 22 metri con wing; una barca estrema, capace di navigare con soli 5 nodi di vento e di superare i 45 di velocità è largo 14 metri, ha un'ala di 40 metri e porta 11 velisti. Anche se l'opera viva si dimostrerà "fondamentale" per l'esito delle regate, grazie ai foil che consentono di sollevarsi sull'acqua inizialmente è l'ala a focalizzare l'attenzione: di derivazione aerospaziale, si compone di due elementi principali più un terzo più un piccolo, e di numerosi flap per regolarla. La Coppa del 2013 è spettacolare, ma lascia cicatrici profonde: le barche sono troppo pericolose (a causa di un ribaltamento un velista muore in allenamento), costose e complesse da gestire, a terra e in mare. Così, per il 2017 Oracle, che è riuscito a mantenere l’America’s Cup per il rotto della cuffia, trova un compromesso: la nuova Classe degli AC 62 sarà una versione ridotta ma evoluta 19 metri ft con baglio di 11,75 metri, e nasce già con i foil, che nella precedente edizione furono "escogitati" dai kiwi in corso d'opera, e peserà tra i 4.100 e i 4.300 kg. Più leggera e quindi soggetta a minori carichi, vedrà un risparmio del 50% sui costi di costruzione. E di personale, dato che l’equipaggio scenderà da undici a otto velisti. Fantascienza? No, America’s Cup… Still two years to go and many questions to answer before the next, 35th, edition of the America's Cup. The only certainty is that in 2017 it will be run with the 19 meter AC 62 catamaran with rigid wing and foil. It is no coincidence that you always start from the boat, because it is exactly the balance of three basic elements, the hull, mast and sails, that decide the winner. As ever. For the past 166 years, in fact, yachts, men, and technologies have changed but not the law that governs the game: the fastest boat wins. This was so also back in 1851, when the schooner America beat the British competitors in the Hundred Guinea Cup, winning the race that since then bears her name. Yet these boats were the pride of the British fleet, mainly 18_TIgers_01.15 consisting of cutters, deep-set yachts, narrow and fitted with a single mast and bowsprit. Very different was the black schooner that crossed the Atlantic to challenge them. America, in fact, was a wide and shallow schooner, with a "clipper" shaped bow and oak planking on cedar and oak supports. She was fast and easy to handle and her two masts, slanting towards the stern, had sails of American cotton, machine woven in vertical layers, far better than the linen sails on the British boats. Were these the only elements that enabled the schooner to beat all opponents, winning by a margin of eight minutes? Surely not, but they did help to change the design of the Cup boats forever, in a race for the future that has never stopped. If the gigantic, rigid-wing catamarans whizzing along at 40 knots have impressed you, think of the shock waves that Thistle, Pilgrim, Jubilee and Reliance must have caused at the turn of the nineteenth century: after the first few challenges, characterized by a certain lack of homogeneity in the fleet, the situation regained a certain balance in the 1880s, with the advent of the cutter and the match race (one on one). It is in this period that experimentation leaps ahead, testing new techniques and materials. For instance Thistle, the cutter designed by George Lennox Watson for the 1887 Cup, is the result of initial experiments in the towing tank, while Pilgrim and Jubilee are "ante litteram" fin-keel light displacement models, with a bulb 01.15_TIgers_19 keel and separate rudder. Not bad, considering that we are talking about 1893! But the old-timer icon-vessel remains Reliance, the defender designed by Nathanael Herreshoff in 1903: at that time the only compulsory measure is waterline length not exceeding 27,43 m. Herreshoff consequently draws a flat, shallow hull, with hugely extended bow (6,70 m) and stern (7,92 m) so that, sailing upwind, the relative waterline length increases to almost forty meters, generating an incredible speed! For its time it is also distinguished by an incredibly large sail (1501 m2) and several ‘futuristic’ solutions, like the tobin bronze hull, or the mast formed by sections of welded steel with a telescopic topmast, two-speed winches, sheets running under the bridge in aluminum coated cork, and a rudder blade that can be filled with water or emptied, for improved sensitivity. In 1930, with the adoption of the Universal Rule, another "quality leap" is achieved. The race takes place in real time and rules envisage precise guidelines, such as the 20_TIgers_01.15 waterline length, which must be between 76 and 87 feet, while the overall length can reach 120 feet. The Americans and British, despite the Wall Street crash of 1929, spend fortunes building very advanced boats: the defender, Enterprise, winner of the first challenge (1930), designed by Starling Burgess, has an aluminum mast with the crew stationed below deck, to turn the winches, while the challenger Endeavour in 1934 boasts an anemometer, a four-speed winch and a new type of quadrangular jib. But it is Ranger, the 1937 defender, designed by Burgess, which becomes the symbol of this era: for the first time, in fact, a boat of that size uses aluminum for mast, boom and spinnaker pole, rayon (synthetic) for the quadrangular jib and transparent bakelite for the portholes The war halts the America's Cup for two decades and when, in 1958, it is again time to talk about the Cup, the smaller, more economical 12 Meters International Class is adopted. 21 m in length and 14 at the waterline (the Rating indicates the category, not the length), the Twelve Class are the natural heirs (in miniature) of the J-Class and bearers of many innovations. In thirty years the hull passes from mahogany planking to laminate and then aluminum (1974), followed by fiberglass and composite materials, in 1987. The Class becomes very popular, to the point that, in 1970, there are so many challengers, that an initial selection is necessary. These are the first ever challenger regattas. The boats best symbolizing this generation are Intrepid (1967) and Australia II (1983). The first, designed by Olin Stephens, has the hull lined in terylene fabric, the keel with separate rudder and trimmer, and two decks (the crew on the winches below). They also use a flexible boom - in titanium, also used for the top of the mast and steel rod elliptical core rigging. Australia II, the first to beat the Americans (yes, it took 132 years), instead has the now legendary "wings" designed by Ben Lexcen, fitted to the keel. These, along with a displacement reduced to a minimum - as immersion and waterline length - lead the Australians to win the Cup. But not to defend it. In 1987, in fact, the American Dennis Conner regains it, transferring the Cup back to San Diego. Here, in 1988 we witness some crazy challenges and the debut of a multihull vessel. Indeed, taking advantage of a "flaw" in the Regulation, the New Zealanders appeal to the "Deed of Gift" (which has governed the Cup since 1857) and obtain permission to challenge the defender with "any” boat, provided that it is no more than 90 feet long. But their 40,5 m monohull is finally defeated by Connor’s agile 18 m wing-masted catamaran. To avoid similar situations, in 1992 the International America's Cup Class adopts a "box rule" with fixed standards but allowing the designer the freedom to indulge in seeking the best design. The result is a large, lightweight boat of composite materials, with large sails and a crew of 16 plus one passenger. In 1995, Team New Zealand wins the America's Cup and the pass to Auckland, where they remain until 2003. That year the Italo-Swiss, Ernesto Bertarelli, Alinghi owner, seizes the cup and decides both to defend it (for the first time) in Europe (Valencia, Spain) and to use Version 5 of the Class. The crew is increased from 16 to 17 plus a passenger and the sails are in 3DL, a new sandwich fabric patented by North Sail America. In 2007, albeit with a meagre margin, Alinghi defends the trophy. However, in 2012, after a victorious NYC court action, the Oracle Team is declared Challenger of Record. So in February 2010 in Valencia the 33rd Cup is fought by only two competing boats, as in the old times: both are 90-foot multihulls, but while Alinghi is a traditionally armed catamaran, Oracle launches a giant rigid wing trimaran inspired by USA aerospace industry. Against Oracle, Alinghi had no chance of winning. In 2013 the USA team, exploiting its know-how, chooses to defend the Cup in San Francisco with a 22 m winged catamaran. A really innovative vessel able to sail with only 5 knots of wind and exceed 45 knots top speed The cat is 14 m wide, has a 40-meter wing and carries a crew of 11. Although the hull will prove "crucial" for the outcome of the races, thanks to the foils that allow the boat to rise above the waterline, initially it is the wing that attracts attention: inspired by the aerospace industry, it is composed of two main elements plus a third smaller one, and is controlled by numerous flaps. The 2013 Cup is spectacular, but it leaves deep traumas: the boats are too dangerous (after capsizing one sailor died in training); they are extravagantly costly and complex to manage both on land and at sea. So, for 2017 the Oracle Team, who managed to keep the America's Cup by the skin of their teeth, envisage a compromise: the new Class AC 62 will be a smaller 19 m evolved version, with a 11,75 m beam and born with the foils, which in the previous edition were "devised" by the Kiwis during construction, and will weigh between 4,100 and 4,300 kg. Lighter and therefore subject to lower loads, the yacht will save 50% in construction costs. And in crew, which will drop from eleven to eight. Science Fiction? No, simply the America's Cup… 01.15_TIgers_21 Fit in style Le polo di cotone con grafiche a stampa termica e cuciture nastrate: una sola scelta e hai sempre ciò che si adatta perfettamente al tuo stile. 24_TIgers_01.15 The cotton polo shirts with thermal graphic printing and taped seams: only one choice, rewarding you with what always fits in perfectly with your style. 01.15_TIgers_25 26_TIgers_01.15 01.15_TIgers_27 LOW tide Alla fine torno sempre lì, alla semplicità naturale di ciò che mi fa sentire veramente a posto. In the end I always go back there, to the natural simplicity of what makes me feel perfectly at ease. 01.15_TIgers_29 30_TIgers_01.15 01.15_TIgers_33 No ordinary roads Intorno a Saint Tropez, Marsiglia e il Var. Around Saint Tropez, Marseilles and Var. Tips by Paola Corini, Meraviglia Paper Provence: classic beauties Sera d'estate sulla mozzafiato route des Crêtes tra Cassis e La Ciotat. Et alitem repuda vero idio officim porenisquias. L ' haute couture delle navi a vela si ritrova nel Golfo di Saint Tropez in una domenica d’estate. Lo yacht blu notte, maestoso come una balena grigia, lucido a specchio, elegantissimo. Il rame smagliante dei dettagli di Shamrock V, il veliero da regata degli anni Trenta, trentasette metri di bellezza classica. La sagoma delle vele gonfie, bianche traslucide, sull'orizzonte blu sbiadito dalla calura. Arrivano al Vieux Port al tramonto e i team in bermuda cachi e polo bianca lavano il teak, lustrano l'alluminio, o semplicemente restano sdraiati sul ponte in gruppo. Mettono in scena uno spettacolo naturale e unico per chi siede in prima fila all'iconico café rosso (il Sénéquier) a guardare questa grande bellezza. Le scarpe estive abbandonate sulla banchina durante cene private a piedi nudi sui deck di legno superbo. Gli alberi alti come sottili palazzi sul mare. La Dolce Vita accade ancora e noi per qualche giorno ne facciamo parte. Nella Riviera Francese si viene e si torna per ritrovare i passatempi e gli stereotipi irrinunciabili di una vacanza in puro stile anni Sessanta. Le bocce argento sui campi di terra battuta, la lunga baguette incartata sotto braccio, la giacca impeccabile di lino blu, la zuppiera bianca e la sua bouillabaisse sui tavoli all'aperto, il profumo di sapone e di erbe aromatiche nei borghi ocra, la mania delle righe marinare a ogni età, i foulard di seta su auto d'epoca americane color pastello, la foto in bianco e nero di una Brigitte Bardot sorridente in una stanza d'hotel, les nuits Tropéziennes. In questo viaggio l'occhio è sempre rivolto all'acqua. Cerchiamo il mare dalle curve disegnate sulla mozzafiato route des Crêtes tra Cassis e La Ciotat. Tra le chiome verdi, tagliate dal sole. Oltre le panche del porticciolo di Sanary con le magnifiche Pointus centenarie dai mille colori. Nella caletta appartata di Morgiu, la più bella delle calanques marsigliesi. Cerchiamo il mare negli occhi di Marie, 85 anni, che vende il pesce al porto antico di Marsiglia da 67 ed è nata là, nell'Eglise St.-Laurent, in pieno Panier, dove i santonieri dipingono a mano piccole figure e mestieri. Oggi Marie è in piedi davanti a stelle e cavallucci di mare e li presenta ai forestieri, "sono porte-bonheur" (portafortuna), dice. Nel Sud della Francia si sta bene. Nella Provenza affacciata sul blu Mediterraneo fino a dentro, nella macchia odorosa della Vallée Intérieure del corso medio del Var, dove la sera arriva in forma di una ghirlanda di lampadine colorate appese ai grandi castagni, di un lungo apéritif e di fragorose risate d'estate. Se c'è un leitmotiv di questa regione per noi è la sintesi desiderabile di eleganza e sportività, di rétro e moderno, di azzurro e verde. Faro del porticciolo di Cassis e Pointus centenarie nel porticciolo di Sanary. Et alitem repuda vero idio officim porenisquia a vero idio officim porenisquia L'azzurra lucente baia di Saint Tropez e le sue vele. Et alitem repuda vero idio officim porenisquias unt orecest es Marsiglia, geometrie a confronto: la Cathédrale de la Major e il MuCEM Lindau old city centre. Et alitem repuda vero idio officim porenisquia Et alitem repuda vero idio offici 01.15_TIgers_37 L'haute couture dei velieri da regata al Vieux Port di Saint Tropez. Lindau old city centre idio officim porenisquia L 'haute couture delle navi a vela si ritrova nel Golfo di Saint-Tropez in una domenica d’estate. Lo yacht blu notte, maestoso come una balena grigia, lucido a specchio, elegantissimo. Il rame smagliante dei dettagli di Shamrock V, il veliero da regata degli anni Trenta, trentasette metri di bellezza classica. La sagoma delle vele gonfie, bianche traslùcide, sull'orizzonte blu sbiadito dalla calura. Arrivano al Vieux Port al tramonto e i team in bermuda cachi e polo bianca lavano il teak, lustrano l'alluminio, o semplicemente restano sdraiati sul ponte in gruppo. Mettono in scena uno spettacolo naturale e unico per chi siede in prima fila all'iconico café rosso (il Sénéquier) a guardare questa grande bellezza. Le scarpe estive abbandonate sulla banchina durante cene private a piedi nudi sui deck di legno superbo. Gli alberi alti come sottili palazzi sul mare. La Dolce Vita accade ancora e noi per qualche giorno ne facciamo parte. Nella Riviera Francese si viene e si torna per ritrovare i passatempi e gli stereotipi irrinunciabili di una vacanza in puro stile anni Sessanta. Le bocce argento sui campi di terra battuta, la lunga baguette incartata sotto braccio, la giacca impeccabile di lino blu, la zuppiera bianca e la sua bouillabaisse sui tavoli all'aperto, il profumo di sapone e di erbe aromatiche nei borghi ocra, la mania delle righe marinare a ogni età, i foulard di seta su auto d'epoca americane color pastello, la foto in bianco e nero di una Brigitte Bardot sorridente in una stanza d'hotel, les nuits Tropéziennes. In questo viaggio l'occhio è sempre 40_TIgers_01.15 rivolto all'acqua. Cerchiamo il mare dalle curve disegnate sulla mozzafiato route des Crêtes tra Cassis e La Ciotat. Tra le chiome verdi, tagliate dal sole. Oltre le panche del porticciolo di Sanary con le magnifiche Pointus centenarie dai mille colori. Nella caletta appartata di Morgiu, la più bella delle calanques marsigliesi. Cerchiamo il mare negli occhi di Marie, 85 anni, che vende il pesce al porto antico di Marsiglia da 67 ed è nata là, nell'Eglise St.-Laurent, in pieno Panier, dove i santonieri dipingono a mano piccole figure e mestieri. Oggi Marie è in piedi davanti a stelle e cavallucci di mare e li presenta ai forestieri, "sono porte-bonheur" (portafortuna), dice. Nel Sud della Francia si sta bene. Nella Provenza affacciata sul blu Mediterraneo fino a dentro, nella macchia odorosa della Vallée Intérieure del corso medio del Var, dove la sera arriva in forma di una ghirlanda di lampadine colorate appese ai grandi castagni, di un lungo apéritif e di fragorose risate d'estate. Se c'è un leitmotiv di questa regione per noi è la sintesi desiderabile di eleganza e sportività, di rétro e moderno, di azzurro e verde. Simboli provenzali: le imponenti calanques, una partita a pétanque e una tipica boulangerie. Et alitem repuda vero idio officim porenisquias unt orecest es versum imusdame. Dentro ai borghi del Var, tra residenze e paesaggi bucolici, lontani dalla folla. Et alitem repuda vero idio officim porenisquias unt orecest es versum imusdame. North Sails people Federica Bettaglio, store manager North Sails - Saint Tropez saint tropez: The place to be for sailing enthusiasts è un punto di riferimento per gli appassionati di vela di passaggio dalla celebre cittadina della Costa Azzurra, una tappa obbligata per chi ama il mare e vuole trascorrere qualche giorno tra le vele, magari per assistere o partecipare alla competizione delle Voiles. Stiamo parlando del negozio North Sails di Saint Tropez, dove sono passati negli anni i tanti volti noti che frequentano i pontili durante i giorni più importanti dell'anno velistico locale. La posizione è centralissima, su Rue Gambetta, una delle vie principali parallelamente al porto e uno dei cardinidello shopping e della mondanità tropeziènne. Siamo a due passi dallo stellato Restaurant La Ponche (5 rue des Remparts) e dal mitico Hotel Byblos, che la leggenda narra fosse 42_TIgers_01.15 stato pensato come omaggio a Brigitte Bardot. Questo è il contesto dove ogni anno, entra in scena lo spettacolo delle Voiles. "Sicuramente le Voiles sono un momento fondamentale per noi a Saint Tropez", racconta Federica Bettaglio, store manager del punto vendita North Sails, "tutti aspettiamo l'arrivo di questi giorni così carichi di emozioni per chi abita qui e ama il mare. In quei giorni il negozio è pieno di professionisti e di gente che frequenta la vela. Arrivano da tutto il mondo, passano da noi i clienti fidelizzati ma anche gli equipaggi in competizione che non mancano di fare tappa qui ogni anno". Le Voiles dunque, non solo per addetti ai lavori? "Ma certo, anche chi non ha la barca lo frequenta, e tante persone passano anche solo a guardare questi splendidi velieri, incrociare i mostri sacri della vela e poi grazie al periodo dell'anno, per il clima meraviglioso di ottobre, approfittano dei nostri tramonti mozzafiato…" Le Voiles rappresentano sicuramente il momento più prestigioso ed esclusivo, ma nel calendario di Saint Tropez non mancano altre occasioni per chi ama il mare e la vela: dalla regata Les Voiles d'Automne in novembre, alle Voiles Latines a metà maggio, che vedono radunarsi una straordinaria parata di imbarcazioni classiche mediterranee, che il pubblico può ammirare, partecipando ad animazioni, degustazioni e incontri per appassionati. Ribus aut endi optiis molum sam, nonetum, quiam, sandit eatet res id ea nobis aut ex explant ionsequiam velles es et vellacea atet ant, quas doluptatem quis exeres eosania corenihil in ressum fugit pa seque delestr untiat eum qui cumquo cus et ut latiis asperest iusapic ipsandipis se enis pliquuntore doluptibus experia es voloritasin eos qui resto quat inctur maiorescia quat alique nus molupta consequisque dit quat. Evenis est, sequae et occus explatquatio quiae pore, odis mos atem et quibearum re ius venisAsperrum sectati officit officid esedis aut abo. Da de sum ipsuntis etur simus doluptatur atus iunt volorro berspel moluptas aut facepra tistrum fuga. Itae volorat. Maximet asi a volorep udisquas aut re, sum denihicienit aut as et fuga. Ut dendunt aut moluptatiam repero odit et re veles porit elicil min nem eaque re, erit que voluptaest essitae aut inum quibus et explace ptatia voloris sitibus ium hitiorum id quassundi rempores doluptaturia simusam, officiae. Tatem verioris dolorem nihilique ne nulluptatet, si consequis sae estia di omnimagnim voluptatibus aditem la dolori arciis quo bea plam dipsanda con prempor ionsequ atempor porerov itiossusda voluptatur, que poratem quatinimus event eiumqui dolupis entur solorem porerer ionseque re cuscipicia volorero blatur? Ota volut et ut volupti ssunt. Occuptias eos eturis quas est, cone magnis rem quiaerio excerru ptatur anda que con cust, soluptis aut dent. Ut ent qui omnis am re est venis acest quo ea perit rerions erecepe roviditincia dolor atur as maiore sapellectur? Des magnate ndant.s atem et quibearum re ius venisAsperrum sectati officit officid esedis aut abo. 01.15_TIgers_43 Cambio rotta, cambio programmi, cambio prospettiva. Ma non il mio stile. I change course, I change plans, I change perspective. But never my style. 44_TIgers_01.15 01.15_TIgers_45 01.15_TIgers_49 Our Challenge Your #Lifeisacrossing To take part in a race solely for the sake of competition. To put yourself on the line to show your mettle. Some say that taking part is what matters; we say that being able to face challenges is essential. Iniziare una gara solo per il gusto della competizione. Mettere in gioco se stessi per dimostrare di avere molto da raccontare. Qualcuno direbbe che l’importante è partecipare, noi che è fondamentale saper affrontare le sfide. Questa è l’anima di North Sails e questo è lo spirito su cui si fonda il #LIFEISACROSSING THE INSTAGRAM CHALLENGE. Una sfida e un’opportunità allo stesso tempo: il motivo e il momento per tirare fuori qualcosa in più e dimostrare che la propria vita è una traversata. In due mesi xxx partecipanti hanno raccontato con una foto xxx storie e condiviso un’idea comune: #LifeIsacrossing Avete accettato questa sfida con il solo motivo di mettervi alla prova. Ora avete dimostrato che ognuno di voi può vincerla. “THE INSTAGRAM CHALLENGE” è diventata per noi una tappa significativa ed è per questo che abbiamo deciso di dedicarvi una mostra fotografica con i migliori 30 scatti e dare ampio spazio, su questo magazine, alle foto che più ci hanno emozionato. “Life is a crossing” è un’idea destinata a non fermarsi e chiunque vorrà, potrà continuare a raccontare la sua traversata. This is the soul of North Sails and this is the spirit underpinning the #LIFEISACROSSING THE INSTAGRAM CHALLENGE. At once an opportunity and a challenge: the reason and the time to show true grit and prove that one’s life is a crossing. In two months, 918 participants told 3,500 stories with a photo and shared a common idea: #LifeIsacrossing You accepted this challenge with the goal of putting yourselves to the test. Now each of you has shown you are up to the challenge. "THE INSTAGRAM CHALLENGE" has become a significant milestone for us and that's why we decided to celebrate it with an exhibition of the best 30 photos, and to feature in the magazine the shots that have most excited us. "Life is a crossing" is an idea that will live on, and anyone who wants to can continue to tell the story of their own crossing. Sulla D952, verso la Rive Droite delle Gorges du Verdon. Classics Una vita di passioni nel viaggio nelle Gole del Verdon. Et alitem repuda vero idio officim porenisquias unt orecest es A life of passions biking through the Verdon Gorges. Tips by Paolo Summa and Marco Lugato, Moto di Ferro Benzina, sudore e lacrime Gasoline, sweat and tears I n un viaggio e nel suo sogno ripercorro la mia vita, un’avventura in cui il fascino dell’incoscienza ha alimentato la voglia di chilometri, un’immersione e una fusione di destinazioni che non mi hanno fatto fermare mai. Ricomincio anche In questo viaggio a farmi invadere da ciò che vivo: qui le sfide sono verticali, qui l’azzurro del cielo e dell’acqua ti penetrano nel profondo, qui il verde potente della natura si intride di paura e di emozioni folli. Arriviamo allo strapiombo sulla Mescla, il punto di confluenza del Verdon e dell’Artuby: una cornice selvaggia e grandiosa. Proseguiamo costeggiando burroni, strapiombi e falesie. vere flat-track. La meccanica è sorprendente, con un motore vigoroso che spinge dal regime di coppia massima accompagnato da una sinfonia di scarico corposa e volitiva. L'aspirazione e l'impianto di scarico, concorrono, unitamente ai trenta chili di peso in meno, a determinare una sostanziale differenza, vantaggio della prima, fra la Moto di Ferro e l'originale W800. La cura del dettaglio maniacale, i particolari ricercati e l'armonia con la quale sono assemblati sulla moto, fanno di questo prodotto artigianale un riferimento per l'intero settore in costante espansione. è un viaggio che non ha destinazione, ma un’espressione di avventure che non finiscono, per generazioni che vorranno unirsi a me e continuare nel mio modo di intendere la vita. Artiginalità, sperimentazione, pezzi unici che vogliono contraddistinguere chi sceglie la filosofia che esprimo: moto per fare ciò che ci va di fare e dire ciò che ci va di dire. Un’essenzialità fatta di pelle e motore, per chi si vuole stringere intorno a un’idea di bellezza. Un giorno capisci che devi seguirla: è istintinto, come guidare una moto che ha un'estetica classica, diretta, disadorna, proporzionata. Intuizione e curve, polvere e energia, acciaio e determinazione: questo è ciò che contraddistingue la mia squadra, In direzione di Castellane, all'estremo nord-est del canyon. Et alitem repuda vero idio officim porenisquias unt orecest es Le vedute ampie si susseguono e la storia si racconta da sola nei borghi arroccati, nel profumo di lavanda e nelle distese di olivi. Qui non smetto di credere in quel sogno fatto di sangue, di lacrime, di sudore. Insieme alla Tracker mi lascio guidare dalla strada, per sentire quel tutt’uno che tanto ho cercato, che tanto ho voluto, esprimere, condividere, armonizzare. Maneggevole, leggera, intuitiva, la Tracker si presenta in una veste dove i Pirelli Skorpion tassellati svolgono perfettamente il loro compito. L'ergonomia vede una proiezione anteriore dei pesi con il manubrio che induce una guida caricata sull'avantreno, come sulle 54_TIgers_01.15 del tuo modo di essere, di aria che respiri, di idee ancora da plasmare, di fascino ancora da modellare. La mia vita è nata con un viaggio e con un sogno che resistesse al tempo, che si ribellasse alla conformità: due ruote, velocità, ferro, stile, durezza. Sensibilità. Ho immaginato tutti questi elementi, li ho forgiati, li ho messi insieme. Con questa moto volevo catturare agilità, precisione, storia e futuro. L'ho fatto con quella passione che mi ha fatto mangiare l’asfalto, quella costanza che mi ha messo in sella a sei anni per non smontare mai. Lo continuo a fare per gli stessi valori e per la ricerca di qualcosa sempre di nuovo, la squadra Moto di Ferro: pura adrenalina di chi non si guarda indietro ma vuole vedere solo avanti. Una spinta, una propulsione, quella della nostra passione, che ci fa guardare tutti nella stessa direzione. Siamo tutti uniti nella perseveranza di chi non vede l’ora di rimettersi in viaggio e rimettersi in gioco, di respirare i profumi dell’acciaio. Mi fermo ma la voglia di ripartire non mi dà tregua. L’immaginazione è ancora più veloce dei suoni che mi circondano, delle curve che si susseguono, dei viaggi che ancora mi aspettano. Riparto e con me tutta la materia di cui sono fatti i sogni. Lac de Saint-Croix: la magia dello smeraldo. Et alitem repuda vero idio officim porenisquias unt orecest es W Elica in legno... bellissima. Appena decollati, si punta a Nord tra ville da mille e una notte. Wooden propeller... gorgeous. Heading north just after takeoff surrounded by villas from. hen I dream up and go on a trip, I retrace my life, reliving an adventure where the allure of recklessness has spurred me on, mile after mile; a full immersion into a blend of destinations that forced me to carry on and on… Once again I surrender to the ambiances of my journey: here, every challenge is sheer, the blue of this sky and of this water seep into your soul, and here the powerful green of nature is imbued with irrational fear and emotions. We reach the precipice above the Mescla, where the Verdon and the Artuby watercourses converge within wild, lavish scenery. We continue along winding roads bordering ravines, cliffs and crags. The recurring wide landscapes voice their stories through quaint hillside hamlets, ancient olive groves and the scent of lavender. My dream, imbued with blood, with tears and with sweat, is more real and believable than ever. Together with the Tracker I let the road guide me, to finally experience the long-sought togetherness I wanted to share in full harmony. Handy, lightweight and intuitive, my Tracker is fitted with Pirelli Skorpion off-road tires, which perform perfectly. The bike’s ergonomics envisage front mass and weight design favoring a comfortable handlebar touch just as on a real flat-track. The mechanics are simply amazing, a powerful engine characterized at high speed by the deep, throaty roar of the exhaust. Thanks to the 30 kilos less, to the intake and exhaust systems, there is a substantial difference between Di Ferro’s customized Tracker and the original Kawasaki W800, with the former having the benefit. A maniacal care for details and the highest level of sophistication and harmony with which these beauties are hand-assembled make this bike a benchmark for a market in constant expansion. It embodies a trip with no destination but which expresses your way of being, the air you breathe, the ideas yet to be formed, the charm still to be completed. My life began during such a trip together with a dream unyielding to time and to conformity: two wheels, speed, steel, style and strength. Sensibility. I conceived, forged and put together all these elements. With this bike my aim was to capture agility, precision, history and the future. I did it with the same passion that spurred me to gobble up tarmac, the same steadfastness that put me on a saddle at the age of 6, never to dismount. I continue my quest, spurred on by my same old values but always searching for something new, for never-ending adventures, for those generations that might want to join me and share my way of understanding life. Craftsmanship, experimentation, customized vehicles that distinguish those who share my philosophy: motorcycles that enable us to do what we like and make our own statement. Distinctly naked, stripped back to leather and engine, for those who want to live with an idea of beauty. One day you realize that you have to follow that idea: it’s a basic instinct, just like riding a classic motorcycle, straightforward, essential, and well proportioned. Intuition and curves, dust and energy, steel and determination: exactly what distinguishes my team, the Moto Di Ferro team: pure adrenaline of those who never look back, those who only want to see ahead. A dash, the thrust of our passion that drives us all to look in the same direction. We are all united in the perseverance of those who cannot wait to get back on the road and face new challenges, breathing in the scent of steel. When I stop, the urge to take off again gives me no respite. My imagination is faster still than the sounds surrounding me, the continuous curves, and the trips that await me. I hit the road again, and with me all the matter of which dreams are made. 01.15_TIgers_57 Traveler's Picks: Provence by Meraviglia Paper Saint Tropez Hôtel Ermitage 14 avenue Paul Signac 83990 • Saint Tropez www.ermitagehotel.fr Un involucro classico e rigoroso. La Dolce Vita riambientata in una Berlino anni Cinquanta. Arty. A classic, rigorous treat. La Dolce Vita set in Berlin during the Fifties. Arty Le TIGrr Café, Hôtel Ermitage 14 avenue Paul Signac 83990 • Saint Tropez www.tigrr.fr La terrazza più intima di Saint Tropez. Very popular. The most intimate Saint Tropez terrace. Very popular. Mama Shelter Tropicana La Plage, Plage de Pampelonne Les Bateaux Verts www.bateauxverts.com Ristorante-lido sulla sabbia, che porta l'esotico nel Mediterraneo. Loin des foules, sulla mitica Plage de Pampelonne. Il battello per le escursioni nel Golfo. Piccolo, antico, sportivo, per chi non ama sentirsi un turista. Restaurant-lido on the beach, bringing the tropics to the Mediterranean. Loin des foules, on the legendary Pampelonne Beach. The dream vessel for excursions in the Gulf. Small, antique, sporty, for those who hate to feel like a tourist. La Tarte Tropézienne Place des Lices 83990 • Saint Tropez www.latartetropezienne.fr Sénéquier www.senequier.com L'irrinunciabile pantagruelica torta brioche farcita di crema, oltre a ogni altra delizia da forno francese. Dal 1955. The indispensable gargantuan cake brioche filled with cream, as well as every other delight from the French bakery range. Since 1955. Il bar del porto antico, quello raffinato, storico e ancora cool. Di un rosso deciso e distintivo come cera lacca. VIP-watching. The old port bar, refined, historic, and still cool. Decorated in a strong and distinctive sealingwax red. VIP-watching. Var Maison Meire Glacier Port de Sanary Place de la Republique Sanary-sur-Mer La Bastide de Moustiers Moustiers-Sainte-Marie Chemin de Quinson 04360 • Moustiers-Sainte-Marie le MOle - Passédat 1 esplanade du J4 13002 • Marseille www.passedat.fr Nel porticciolo pittoresco di Sanary. Anche le cialde sono faites maison. Un borgo attaccato alla roccia, porta d'ingresso alle spettacolari Gorges du Verdon. Tempio di una cucina essenziale servito su un tavolo a capofitto sul mare. In the small picturesque harbor of Sanary. Even the waffles are faites maison. A hillside village leading into the spectacular Gorges du Verdon. Temple to a minimal cuisine served on tables overhanging the sea. Domaine de la Baume, Tourtour 2071 route d'Aups 83690 • Tourtour www.domaine-delabaume.com Marsiglia Maison Emperour 4 rue des Récolettes 13001 • Marseille www.empereur.fr La Provenza nella sua massima espressione. Il più romantico della collezione di Maisons & Hotels Sibue. Provence at its best. The most romantic of the collection of Maisons & Hotels Sibue. Mama Shelter Marseille 64 rue de la Loubiere 13006 • MARSEILLE www.mamashelter.com/marseille Il perfetto city hotel europeo, divertente, facile e honest. Il paradiso della maison per grandi e piccini. Che sa di sale. A treasure trove for young and old. A whiff of salt and good taste. The perfect European city hotel, fun, easy and honest. Bouches-du-Rhône La Réserve Ramatuelle Chemin de la Quessine 83350 • Ramatuelle www.lareserve-ramatuelle.com Chez Loury "le Mistral" 3 rue Fortia, 13001 • Marseille www.loury.com Poisonniere Laurent 5 Quai Jean Jacques Barthélémy 13260 • Cassis Il design stellato che ammira ed esalta il paesaggio, dall'alto borgo di Ramatuelle con il magnifico panorama del Golfo di Saint Tropez. Less is more per un gioiello dei LHW - The Leading Hotels of the World. La bouillabaisse original ma anche il migliore tegame di porcini. The starry design complements the landscape, from the hillside village of Ramatuelle with the magnificent view of the Saint Tropez Gulf. Less is more for a jewel of the LHW - The Leading Hotels of the World. La Cantinetta 24 Cours Julien, 13006 • Marseille The original bouillabaisse but also the best dish of porcini mushrooms. La pesca del giorno e i suoi contorni su piccoli tavoli che sfiorano le barche. We like it! The catch of the day with side dishes served on small tables elbowing the boats. We like it! Piccolo bistrot francese all'italiana. Reservation impérative! Small Italian-style French bistro. Booking is mandatory! La Réserve Ramatuelle 58_TIgers_01.15 Domaine de la Baume 01.15_TIgers_59 Ogni passerella ha il suo codice di eleganza. Anche quelle metropolitane, dove bianco e nero sono un lasciapassare. Each catwalk has its own dress code. Even metropolitan routes, where black and white will always get you through. Design Non solo cime. Anche il design può diventare performante. Not just ropes. Design can also be performant. Tips from Patrizia Coggiola, journalist Slow active: Sports with a new morphing Ogni persona ha un modo diverso per stare al mondo. Ognuna il proprio stile. Allora perché non rendere diversa e unica anche l'attrezzatura sportiva? Per chi fa sport in modo attivo, il grado di coinvolgimento personale è praticamente tutto. Chi scia, surfa o anche solo pedala in bicicletta, sa che la soddisfazione è molto più che andare da un punto a un altro. è sentire che il tuo corpo funziona al massimo, è sapere che ciò che stai utilizzando è pensato per seguire la tua visione dello sport. Probabilmente è così che nascono i progetti "sartorial" per lo sport, quelle attrezzature artigianali, fatte a mano, customizzate e uniche per seguire in ogni dettaglio della propria passione active. Un trend che non manca di popolare i siti di crowdfounding: Aura Optic - Custom Vision for Action Sports, sono lenti intercambiabili, leggere, handcrafted e soprattutto fog free, lanciate su Kickstarter la scorsa primavera, hanno ricevuto più del quadruplo dei fondi necessari all'avvio del progetto. "Noi di Aura sappiamo che ognuno ha il proprio stile" rivelano Schaeffer Warnock e Jake Nelson, entrambi sciatori accaniti con background a Salt Lake City, Utah. "Ecco perché i nostri 66_TIgers_01.15 Altro slide sport, altre attenzioni funzionali ed estetiche, passiamo dallo sci al surf. Surf-o-Morph è forse il primo surf "di design", progetto dal Giulio Iacchetti per Surfer’s Den, e ha visto la luce nel 2014, anche se l'idea risale Un pezzo alla volta, ogni giorno, da più di sessant’anni. Decisamente agli antipodi di una bici in carbonio moderna. Pelizzoli oggi è affiancato da Alessandro Caccia, un "ragazzone di bottega" che armato di Ipad ha avuto l'idea di allargare i confini del mercato utilizzando la tecnologia. Attraverso due siti, www.pelizzoligion.it e www.pelizzoliworld.com, Giovanni oggi spedisce nel mondo più di un centinaio di nuovi telai fatti su misura. Un'attività che non ha mancato di risvegliare l'interesse di qualche ricercatore… Grazie al progetto Samsung Maestro Academy, vera scuola di maestranze artigiane supportata dal colosso hightech, nella bottega di Giovanni Pelizzoli è nata la Samsung Smart Bike, che integra all’interno del telaio alcuni componenti innovativi come una batteria, un modulo Wi-Fi e Bluetooth, Aura Optic - Custom Vision for Action Sports Surph-o-Morph occhiali consentono un facile cambio delle lenti e cinghie. In questo modo si dispone di ciò che è necessario per sciare in qualsiasi condizione, con opzioni di colore in modo da rendere esattamente unico il modello indossato. Abbiamo progettato un occhiale che offre non solo la nitidezza necessaria durante le discese, ma anche nella salita e ovunque, grazie a un doppio trattamento antinebbia sempre applicato a mano". C'è la possibilità di avere fino a cinque punti di ventilazione per evitare la formazione di umidità, e la calzata è più alta del solito, sulla fronte, per migliorare stabilità ed ergonomia della visione. al 2011. In questo caso è la Natura a ispirare l'unicità delle forme. Il progetto Surf-o-morph "proviene da un mix di riferimenti, sia per l'elaborazione numerica dei file in 3D, sia per il fatto di essere ispirato al design naturale che troviamo nei grandi animali marini". Orca, Delfino, Squalo: questi i nomi che definiscono le linee di ogni modello, forme che rimangono fedeli e sembrano tagliate su misura di ciascuno di questi magnifici animali. Dal design all'artigianato: Giovanni Pelizzoli nel suo capannone-officina nei pressi di Curno in provincia di Bergamo è un vero mito del ciclismo un maestro artigiano che realizza opere d’arte su due ruote. Costruisce telai su misura in acciaio e metallo e salda insieme i pezzi uno ad uno. un processore Arduino, 4 proiettori laser e una camera digitale, il tutto controllabile via smartphone. In particolare la telecamera posteriore permette al ciclista di guardarsi sempre alle spalle, grazie al feed video in real-time trasmesso sullo smartphone Samsung. Un risultato entusiasmante frutto dell’interazione di due generazioni, che hanno lavorato gomito a gomito, proprio all'interno dell'incubatore Samsung Maestro Academy. I 4 proiettori laser integrati proiettano una pista ciclabile luminosa, aiutano a rispettare la distanza di sicurezza, segnalano la presenza del ciclista anche in prossimità di svolte cieche. In aggiunta, è dotata di un sistema di tracking GPS, che tiene traccia dei percorsi più battuti e segnala alle autorità quali occorre convertire in piste ciclabili reali con più urgenza. Sul piano strutturale, ovviamente la signature unica di Pellizzoli: tubi curvi, in alluminio, capaci di neutralizzare le vibrazioni più dannose per il corpo ed extracomfort in caso di discontinuità stradale, come nelle grandi città. Altra tendenza forte nel ciclismo: torna l’uso dell’alluminio, come negli anni Ottanta. Nella due ruote Epo Bicycle, presentata dall'olandese Bob Schille alla Design Academy di Eindhoven, la scocca è formata premendo due fogli di alluminio, saldati poi insieme grazie a un processo che fonde metallo con il calore generato da corrente elettrica. Per ora è ancora in fase di prototipazione ma promette di tornare ad essere una bicicletta 100% Made in Holland, come non avviene più da decenni. è invece in produzione e ricevibile comodamente a casa in un ottimizzato 'flat-packaging', la bicicletta in legno assemblabile a mano. In meno di un'ora dalla consegna, PedalFactory assicura che chiunque può iniziare a pedalare sulla sua nuova SandwichBike. "Se riesci a fare un panino, allora sai anche montare una Sandwichbike," la società dichiara. La bici è fatta di 19 parti che sono confezionate e consegnate in una scatola di cartone con gli strumenti necessari per assemblare: il telaio è realizzato in pannelli di multistrato di faggio waterproof, tenuto insieme da cilindri in alluminio fresato. "Questo crea una grande esperienza di coinvolgimento e fascino per gli appassionati, che mettendo insieme i pezzi si sentono parte del processo, con vantaggi logistici e sostenibili enormi". Chiunque da Amsterdam a Honolulu può ricevere un Sandwichbike per posta. 01.15_TIgers_67 Each person has a different manner of being in this world. Each person has his own individual style. So why not also make sports equipment individual and unique? For those who take an active part in sports the personal amount of involvement is pretty much everything. Skiers, surfers, or those who just pedal on a pushbike know that gratification is a result of much more than getting from one place to another. It's feeling your body working at peak efficiency, it's appreciating that the gear you are using is conceived to share your vision of sports. That's probably how custom-made designs for sports are born: hand-crafted equipment that is unique and customized to cater in every detail to one's favorite sporting activity. A trend that doesn’t fail to attract crowds to crowdfunding sites: Aura Optic - Custom Vision for Action Sports optic lenses: interchangeable, lightweight, handcrafted and, best of all, fog-free. Launched via Kickstarter last spring, the new eyewear attracted more than four times the necessary funds to start the project. "We at Aura understand that everyone has their own style" declared Schaeffer Warnock and Jake Nelson, both keen skiers from Salt Lake City, Utah. "That's why our goggles allow 68_TIgers_01.15 easy swapping of both lenses and straps. The result is that you always have exactly what you need for skiing in any weather, as well as color options to create and wear some really unique models! We've designed goggles that not only offer the sharpness required during descents, but are also suitable for uphill and all-track scenarios, thanks to the handapplied, exclusive double anti-fog treatment." These goggles can have up to five different vents in order to prevent any trace of condensation, and the fit on the forehead is higher than usual to improve stability and vision ergonomics. From skiing to surfing: in this other slide sport, equal attention is devoted to functional and aesthetic details. Surf-o-Morph is probably the first "designer" surf project by Giulio Iacchetti commissioned by Surfer's Den; it was produced in 2014, although the idea dates back to 2011. In this case it was Nature that inspired the exclusive shapes. The Surf-o-morph project "derives from a combination of different references, inspired by the numerical elaboration of 3D file processing and by the natural shapes of the large marine species." Orca, Dolphin and Shark are the marketing names that define each model, faithfully recalling the forms of these magnificent animals. From design to craftsmanship: Giovanni Pelizzoli in his workshop-shed, located close Surph-o-morph www.pelizzoligion.it to Curno, near Bergamo, is a true legend in the cycling world, a master craftsman who makes works of art on two wheels. He designs custom-made steel and metal frames, welding the pieces together, one by one. One piece at a time, day after day, for over sixty years. The exact opposite of a modern carbon-fiber bike. It was Pelizzoli's new partner, the strapping young iPad-brandishing 'workshop apprentice', Alessandro Caccia, who had the idea of expanding the market boundaries exploiting technology. Via two websites, www.pelizzoliworld.com today Pelizzoli delivers over a hundred made-to-measure new frames around the world. An activity that has inevitably awoken the interest of some researchers. Indeed, thanks to the project www.pelizzoligion.it 01.15_TIgers_69 Run baby, run... dubbed Samsung Maestro Academy, a real school for traditional artisans supported by the high-tech colossus, the Samsung Smart Bike was created in Giovanni Pelizzoli's workshop. The design uses innovative components such as a battery, a Wi-Fi and Bluetooth system, an Arduino processor, 4 laser projectors and a digital camera all located inside the bike's frame and controlled via smartphone. In particular, the rear camera allows the rider to see what's happening behind him, thanks to the real-time video feed to the Samsung smartphone. An amazing development, resulting from the interaction of two generations working in tandem at the Samsung Maestro Academy. The four integrated laser projectors shine a luminous bike path, assist the cyclist in respecting safety distances, and signal the presence of the cyclist even in the vicinity of blind turns. Furthermore, the bikes are equipped with a GPS tracking system, which keeps track of the more frequently used paths and reports to the authorities which ones should most urgently be converted into proper cycle lanes. From the structural aspect, obviously Pellizzoli’s unique signature: curved aluminum tubes that neutralize the more harmful vibrations for the human body and provide extra comfort in case of rough roads, common enough in many big cities. Another increasingly popular trend in cycling: the use of aluminum is back, as in the 'Eighties. 70_TIgers_01.15 In the two wheel category, an Epo Bicycle was recently presented by Dutchman Bob Schille to the Eindhoven Design Academy. The chassis is formed by pressing together two aluminum sheets, which are subsequently welded together with the heat generated by an electric current device that melts metal. At present it is still in the prototyping process, but it is very close to becoming a 100% Made in Holland bicycle, which hasn't happened for several decades. What instead is currently in production, and can be delivered with ease to one's home in an optimized flat-pack box, is a bicycle with a wooden structure, which can be hand-assembled in under one hour from delivery, by PedalFactory, which guarantees that any buyer can start pedaling on his new SandwichBike in that time. "If you can make a sandwich, then you also assemble a Sandwich-bike," the company says. The bike is made of 19 parts that are packaged and delivered in a box with the necessary tools to assemble it. The frame is made of waterproof beech plywood panels held together by milled aluminum cylinders. "DIY offers the great experience of involvement and fascination for the enthusiasts, who, from the moment they put together the pieces, feel part of the construction process, giving enormous advantages in both logistics and eco-sustainability". Anyone, from Amsterdam to Honolulu, can receive a Sandwich-Bike pack, via normal mail! Pause active ultra performanti con il Running Pack North Sails. Per monitorare i propri progressi biometrici, non solo "fitness tracker", ma anche app, braccialetti intelligenti e smartwatch. Active, ultra high performance pauses, with the North Sails Running Pack. To monitor your biometric progress, treat yourself not only to fitness trackers, but also to Apps, smartwatches, and smart bracelets. SandwichBike Gear 2 UP by JAWBONE ARCUS RING - Motion analyzer FITBIT - Surge 01.15_TIgers_71 Toys I nuovi giocattoli, non per bambini. Per trovare nuovi desideri da esaudire. New toys, but not for kids. New wishes to fulfill. Tips from Patrizia Coggiola, journalist smartwatch: the battle is on Ormai la battaglia è aperta e sul campo degli orologi intelligenti si scontrano big dell'hightech contro nuove startup. Ma quale comprare? O meglio attendere? E soprattutto, quali saranno le applicazioni pratiche e che uso ne faremo nella vita di tutti i giorni? Apple, Samsung e LG, oppure nuove tech-venture come Pebble e Martian: più di una dozzina di aziende stanno creando smartwatch da accompagnare ai nostri smartphone. Uno smartwatch è in grado di andare ben oltre l’ora esatta: dall'alert delle chiamate in arrivo, email, notifiche dai social network, agli aggiornamenti dalle app scaricate direttamente sull’orologio intelligente. Alcuni modelli sono anche in grado di effettuare telefonate in maniera indipendente e i più recenti comprendono fotocamere e cardiofrequenzimetri integrati: l’unico requisito è (ma ci sono delle eccezioni) la connessione aperta con lo smartphone, via Bluetooth. Per il resto, anziché tirare fuori il telefono a ogni trillo, basta buttare l'occhio all’orologio e il risultato è lo stesso. Come farli entrare nella vita di tutti i giorni? Proprio come nelle fiction, dove i protagonisti di Dick Tracy o Knight Rider ci avevano abituato a vederli interagire con il proprio polso: naturale compagno e in rari casi sostituto dello smartphone, tante sono le differenze all'interno di un segmento di mercato che conta già parecchie decine di modelli. Per sceglierli non rimane che consumarsi sopra forum e tabelle comparative dei techblog online. Ad esempio, è importante sapere che ci sono smartwatch con un outlook più o meno confortevole delle notifiche più recenti, anche quelle che potremmo aver perso all'arrivo. Il Pebble è uno dei più performanti con la possibilità di rivedere più di 50 degli ultimi alerts. Display a colori o E Ink (l'anacronistico schermo monocromo)? Anche se sembra una feature legata al design, dalla modalità con cui sono visualizzate le informazioni dipendono due importanti elementi: con la versione bianco e nero è possibile visualizzare senza problemi anche in outdoor; inoltre l'e Ink screen allunga moltissimo l'autonomia di carica (da 2 a 5 giorni). Con le versioni a colori, d'altra parte, come il di verifica compatibilità al link: www.android.com/wear/check Non vi convince la scocca rettangolare? C'è chi ha scelto la perfezione del cerchio come Moto 360. Touch-display o bottoni tradizionali? Per navigare, l'interfaccia ideale non è detto sia touch-screen. Con il Pebble, per esempio molti comandi di scroll passano dai tasti. Molte persone trovano preferibile un look classico, che oltretutto porta con sé un abbattimento dei costi. Moto 360 The battle can be considered open and in the smartwatch arena high-tech giants engage with new startups. But what to buy? Or is it better to wait? And above all, what will be its practical applications and how will we use it in everyday life? Apple, Samsung and LG, or new techventures such as Pebble and Martian: over than a dozen companies are creating smartwatches to serve as your smartphone companion. A smartwatch can do far more than tell the time. It can deliver notifications, calls, texts, emails and social info, App updates downloaded directly to your "intelligent" watch. Some models can make phone calls independently and the most recent include cameras and integrated heart rate monitors: the only requirement (but there are exceptions) is a live Bluetooth connection to your smartphone. One advantage: instead of pulling out your phone whenever it buzzes, you can just glance at your watch and the result is the same. How to get them to enter our everyday life? Just as they do in TV series, where we became used to seeing Dick Tracy or Knight Rider protagonists interacting with their own wrists: a natural companion and in rarer cases a proper substitute smartphone, many are the differences within a market segment that already counts several dozen models. In order to choose, one must research the relevant forums and peruse the online comparative Techblog tables. For example, it is important to know that some models have a more or less effective management of incoming notifications, including those that we might have missed on arrival. The Pebble is one of the better performing models, allowing review of more than 50 recent alerts. Color or E Ink display? (There's something anachronistic about a monochrome display). It’s not a simple design feature: E Ink displays provide a couple of very important benefits. Firstly, the black & white displays make it possible to read the screen outdoors without worrying about glare. Secondly, an E Ink screen is a major factor in helping to save battery life (from 2 to 5 days). On the other hand, with color versions such as the Samsung Gear Live and Gear 2, photo and video content visualization is improved. Some smartwatches offer a growing App library and some even feature integrated Fitness Apps geared to track your progress. And then there's Apple, with the long-awaited iWatch. How do you decide which smartwatch is most suited for your needs and budget? First rule: never buy a smartwatch if you’re not sure it’s compatible with your smartphone. For example, Pebble and Pebble Steel, as well as Martian Notifier, all interact with both Android and iOS systems. The iWatch is obviously designed for the iOS platform, while Samsung Gear 2 and Gear Neo speak exclusively with Samsung Galaxy smartphones. On the other hand, Sony SmartWatch 2 works with any smartphone or tablet, from Android 4.0 or later. Android offers a clear user-friendly verification service at the link: www.android.com/wear/check You’re not keen on the rectangular watch shape? Some makes, such as Moto 360, have chosen the design perfection of the circle. Choice between Touch-display and traditional buttons? To navigate, touch screen might not necessarily be the ideal interface method. On the Pebble, for example, you have to do a fair amount of scrolling with the physical buttons. Many users prefer the classic look, which also costs less. Ma a cosa può servirci concretamente uno smartwatch al polso? È questo il senso della campagna messa a punto da Amazon. Il gigante del commercio online ha pubblicato una serie di video per spiegare perché non potremo fare a meno di dispositivi intelligenti da tenere al polso. But what is the actual purpose of having a smartwatch on your wrist? This is the gist of the campaign developed by Amazon. The Internet sales giant has released a series of videos explaining why we just cannot do without smart-devices on our wrists! Apple Watch 72_TIgers_01.15 Samsung Gear Live and Gear 2, è possibile visualizzare meglio foto e contenuti video. Un certo numero di smartwatch offre una crescente libreria di app, e alcuni sono dotati di caratteristiche di fitness integrate per tenere traccia dei progressi. E poi c'è Apple, con il tanto atteso iWatch. Come si fa a decidere che uno SmartWatch è giusto per le nostre esigenze e budget? Primo, non comprare uno smartwatch se non si è verificata la compatibilità con lo smartphone. Per esempio, Pebble e Pebble Steel, così come Martian Notifier, dialogano sia con Android che iOS. L'iWatch prevedibilmente è blindato su piattaforma iOS, così come Samsung Gear 2 e Gear Neo parlano solo con Samsung Galaxy smartphones, mentre il Sony SmartWatch 2 funziona con ogni smartphone o tablet Android 4.0 o seguenti. Per device in ambiente Android trovate un comodo servizio Neptune Pine Pebble Galaxy Gear2 Sony Smartwatch 01.15_TIgers_73 NORTH SAILS STORES Agrigento c/o Città dei Templi Ph. +39 0922 511 206 Opatija Ph. +385 51 712 754 Alassio Ph. +39 0182 470 671 Orio al Serio Ph. +39 035 330 525 Alessandria Ph. +39 0131 265 653 Porto Cervo Ph. +39 0789 920 33 Alghero Ph. +39 079 981 604 Portoferraio Ph. +39 0565 916 624 Asti Ph. +39 0141 324 327 Portoroz Ph. +386 5 6747 224 Bari Ph. +39 080 20 81 024 Rijeka Ph. +385 51 403 993 Bodrum Ph. +90 252 35 85 214 Rimini c/o Le Befane Ph. +39 0541 395 707 Castelguelfo Ph. +39 0542 488 289 Riva del Garda Ph. +39 0464 030 405 Castel Romano Ph. +39 06 505 765 45 Saint Tropez Ph. +33 4 949 727 03 Catania c/o Centro Sicilia Ph. +39 095 749 3419 Sanremo Ph. +39 0184 506 203 Chiavari Ph. +39 0185 368 054 Santa Margherita Ligure Ph. +39 0185 293 652 Cuneo Ph. +39 0185 2001 Sassari Ph. +39 079 23 15 11 Ferrara Ph. +39 0532 242 816 Savona Ph. +39 019 204 11 85 Firenze Ph. +39 055 210 583 Sopot Ph. +48 58 736 55 49 Forte dei Marmi Ph. +39 0584 854 97 Taranto Ph. +39 099 40 06 755 Genova Ph. +39 010 586 116 Torino Ph. +39 011 454 66 08 Genova Nervi Ph. +39 010 321 513 Torino c/o Ottogallery Ph. +39 011 663 23 33 Grosseto Ph. +39 0564 21 733 Torino Grugliasco c/o Le Gru Ph. +39 011 707 98 26 Koper Ph. +386 5 62 760 52 Trapani Ph. +39 0923 25121 La Spezia Ph. +39 0187 73 17 56 Trieste Ph. +39 040 760 0133 Lignano Sabbiadoro Ph. +39 0431 705 28 Turgutreis Ph. +90 252 382 7135 Livigno Ph. +39 334 11 18 203 Varese Ph. +39 0332 236 149 Livorno Ph. +39 0586 898 551 Viareggio Ph. +39 0584 32 018 Marsala Ph. +39 0923 71 46 10 Zadar Ph. +385 23 250 611 Mikolajki Ph. +48 87 421 5000 Zagreb Ph. +385 1 466 67 07 Milano Ph. +39 02 763 172 25 Tomasoni Topsail S.p.A. 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