● Inizio improvviso ● Dolore unilaterale al fianco ● Irradiazione alla regione inguinale ed alle gonadi ● Frequente la componente neurovegetiva (nausea, vomito, sudorazione, talvolta pallore cutaneo) ● Incapacità ad assumere una posizione antalgica ● Possibili disuria ed ematuria ● ● Sintomatologia legata alla distensione della capsula dovuto all'aumento della pressione idrostatica Segni clinici legati alla irritazione dei gangli ● Febbre ● Segni strumentali di ostruzione ● Paziente mononefro o insufficienza renale avanzata ● Dolore refrattario ● Età avanzata ● Clinica ● Ecografia ● TAC ● Esami ematochimici generalmente non necessari a meno di specifiche indicazioni ● Ketorolac ● Dicloreum ● Paracetamolo ● Morfina Distinguere… ● ● Frattura malattia locale Frattura che diventa malattia sistemica con le sue complicanze dirette ed indirette (embolia grassosa, osteomielite, sindrome da immobilizzazione, embolia polmonare) Scores ● Ottawa ankle rule ● Ottawa knee rule ● Pittsburg ankle rule ● Nexus criteria Calcoli biliari • • I calcoli della della colecisti rappresentano una situazione caratterizzata dalla presenza di formazioni di dimensioni variabili da pochi millimetri a qualche centimetro, all'interno della colecisti (o cistifellea). È una malattia assai frequente, presente nel 10-15% della popolazione adulta. La sua diffusione è maggiore nel sesso femminile e si associa spesso con gravidanze multiple, obesità o rapidi cali ponderali Perché si formano i calcoli ? Le cause • • Ci sono 2 tipi fondamentali di calcoli: calcoli di colesterolo e calcoli pigmentati. I calcoli di colesterolo rappresentano circa il 70% dei casi dei Paesi Occidentali. La nascita è dovuta a più di una causa e la formazione avviene in 3 stadi: - saturazione del colesterolo, - nucleazione e - formazione dei calcoli. Requisito essenziale è che il fegato del il paziente produca una bile satura in colesterolo. Il mantenimento del colesterolo nella bile dipende dall'equilibrio con alcuni fattori quali i sali biliari e i fosfolipidi. I sintomi • Il sintomo più comune riferibile con certezza ai calcoli della colecisti è la colica biliare postprandiale. È necessario che il medico definisca con molta cura i sintomi, prima di ascriverli con sicurezza ai calcoli. La "colica" biliare si distingue per: - la sua localizzazione (generalmente all'epigastrio, la zona al di sotto dello sterno, e solo nel 30% dei casi all'ipocondrio destro, il fianco destro), - la durata e - l'intensità Può essere associata a nausea e a vomito. Il dolore ha intensità massima nella regione epigastrica (la zona al di sotto dello sterno), con una irradiazione verso l'ipocondrio destro nel 30% dei casi ed un'irradiazione verso la schiena nel 6%; solo in una percentuale poco superiore al 10% la sede del dolore ‚ esclusivamente l'ipocondrio destro. I pazienti sintomatici presentano il 25% di possibilità in più, rispetto a quelli asintomatici, di sviluppare complicanze legate alla Colelitiasi Complicanze Ostruzione del dotto cistico Coledocolitiasi Colecistite Idrope (accumulo di mat. siero-mucoso) Empiema Peritonite biliare Ileo biliare Pancreatite acuta ricorrente Stenosi flogistica della VBP o della papilla La colica biliare Dolore epigastrio ed in QSD irradiato dorsalmente Manovra di Murphy positiva Ma…. Murphy’s sign as any other single clinical finding has not sufficient weight to rule in or rule out this condition alone LR – 0,5 LR + 2,8 Does this patient have acute cholecystitis? Jama Vol 289 N 1 2003 ● Farmaci antiinfiammatori non steoridei (diclofenac 75 mg im) ● Paracetamolo ● E poi….?? Terapia ● MORFINA EV (why not???) E’ un vecchio assioma (purtroppo sulla morfina ce ne sono tanti) che la morfina, unico tra gli oppiacei aumenti la pressione dello sfintere di Oddi,e pertanto il suo uso sia controindicato nel trattamento del dolore della patologie del tratto biliopancreatico. Il pseudo assioma vorrebbe non solo che la morfina non venisse usata ma che venisse sostituita dalla meperidina, stessa famiglia degli oppiacei ma con una innumerevole serie di effetti indesiderati quali agitazione delirio e convulsioni. Con l’ausilio della colangiopancreatografiaretrograda, misurando la pressione a livello dello sfintere di Oddi è stato evidenziato un aumento delle onde di contrazione che fanno seguito alla infusione di tutti i tipi di oppiacei, tra cui sia la morfina come anche la meperidina. Da qui quindi non c’è alcuna evidenza che controindichi il ricorso alla morfina difronte ad un paziente affetto da dolore biliopancreatico e ancora di più non c’è alcuna evidenza che consigli la meperidina per lo stesso tipo di pazienti. http://www.medicinadurgenza.com/content/morfina-urgenza-domande-frequenti-ciropaolillo-md-associate-editor-medemit-ps-di-udine ● Spesso sufficienti esame obiettivo ed ecografia per la diagnosi di colitiasi e delle sue complicanze ● Ricovero per colecistite e per le sue complicanze ● Non avere paura della Morfina! Dispnea Sensazione soggettiva di respiro difficile e/o faticoso, fino al quadro della “fame d’aria” La dispnea minacciosa è quasi sempre espressione di insufficienza respiratoria acuta Definire l’insufficienza respiratoria FISIOPATOLOGIA DELL’INSUFFICIENZA RESPIRATORIA ● Lo scopo della respirazione è di far arrivare O2 alle cellule e di espellere la CO2. O2 CO2 Il trasporto dei gas avviene attraverso vari distretti anatomici: -laringe -trachea -bronchi -alveoli -interstizio -capillari -vasi sanguigni Il trasporto dei gas avviene attraverso varie fasi: passaggio gas nelle vie aeree miscela intra-alveolare diffusione alveolo-capillare trasporto dei gas attraverso il sangue Alterazione di una di queste fasi Insufficienza Respiratoria Insufficienza respiratoria definizione “Si parla di insufficienza respiratoria (IR) quando il polmone non è in grado di procedere ad un’adeguata ossigenazione del sangue arterioso o non è in grado di prevenire la CO2 O2 Insufficienza Respiratoria: classificazione IR di tipo I (non-ventilatoria o IR normo-capnica) caratterizzata da una ipossiemia con normali o ridotti livelli di PaCO2 IR di tipo II (ventilatoria o IR ipercapnica) caratterizzata da elevati livelli di PaCO2 associati a vari gradi di ipossiemia. Insufficienza Respiratoria: classificazione Tipo I (parziale): ipossiemia (PaO2<60 mmHg) Tipo II (totale): ipossiemia (PaO2<60 mmHg) + ipercapnia (PaCO2>45-50 mmHg) Aria ambiente a livello del mare Ipossiemia Nella pratica clinica, si definiscono diagnostici per IR valori di PaO2 < 60 mmHg La ragione di questa scelta si basano sulle caratteristiche della curva di dissociazione dell’ossiemoglobina Curva della saturazione ossiemoglobinica ● Il valore della PaO2 di 60 mmHg è il punto critico sotto il quale la curva diventa più ripida e piccoli cambiamenti di PaO2 sono associati ad ampie variazioni nella saturazione dell’ Hb. Ipercapnia ● ● La variabilità della PaCO2 nei soggetti normali è limitata La condizione di ipercapnia è definita da un livello di PaCO2 >45-50 mmHg Insufficienza respiratoria modalità di insorgenza acuta IR cronica “acute-on-chronic” (riacutizzazioni) Insufficienza Respiratoria classificazione modalità insorgenza ● IR acuta – ● compromissione della funzione respiratoria in un periodo temporale molto breve e spesso di entità grave IR cronica – lenta insorgenza e di minore severità per la presenza di meccanismi di compenso Insufficienza Respiratoria Basi fisiologiche dell’insufficienza respiratoria Quadro clinico (sintomi/segni) Principali cause di insufficienza respiratoria Disfunzione della Patologia delle vie pompa respiratoria aeree e del polmone Cause di insufficienza respiratoria ● ● Ridotta efficienza della pompa ventilatoria (ipoventilazione): ● patologia del SNC ● patologia dei muscoli respiratori ● patologia della parete toracica Patologia vie aeree/parenchima polmonare: ● ● Ostruzione vie aeree centrali (ipoventilazione) Malattie vie aeree periferiche/parenchima (alterazione ventilazione/perfusione) Disfunzioni della pompa respiratoria Riduzione dell’input del SNC n Trauma cranico n Ingestione di depressivi del SNC n Emorragia intracranica Alterazione della giunzione neuro-muscolare n n n n n Danno al midollo spinale Avvelenamento da Organofosfati/carbamati Sindrome di Guillian-Barrè Miastenia Grave Botulismo Debolezza muscolare n Miopatie/ Distrofie muscolari Disfunzioni della pompa respiratoria Ridotta efficienza della pompa ventilatoria Ipoventilazione (può essere associata a segni di riduzione del drive respiratorio) Disfunzioni vie aeree/polmone Ostruzione vie aeree centrali ● Croup ● Corpo estraneo ● Anafilassi ● Tracheite batterica ● Epiglottite ● Ascesso retrofaringeo Disfunzione vie aeree periferiche/Polmone ● Asma / Bronchiolite ● Polmonite ● Edema polmonare ● Fibrosi cistica ● Displasia broncopolmonare Patologia vie aeree/parenchima polmonare Ostruzione vie aeree centrali Ostruzione vie aeree periferiche/malattie parenchima polmonare Ipoventilazione Alterazione degli scambi gassosi Meccanismi fisiopatologici dell’ipossiemia A. Ipoventilazione B. Alterazione della diffusione C. Shunt D. Squilibrio Va/Q Approccio strumentale diagnostico Pulsossimetria EGA Saturimetria (ossimetria pulsata) Saturimetria (ossimetria pulsata) ● ● ● Tecnica non invasiva Permette la misurazione accurata della saturazione dell’O2 attraverso posizionamento di un elettrodo a livello di un dito SO2 >90% in aria ambiente Saturimetria (ossimetria pulsata) Tecnica: misura dello spettro di assorbimento o di riflessione della luce da parte dell’emoglobina ossigenata e ridotta La curva di dissociazione dell’Hb Saturimetria (ossimetria pulsata) Indicazioni ● Monitoraggio continuo dei pazienti in condizioni critiche ● Follow up delle alterazioni dell’ossigenazione ● Test da sforzo ● Studio delle alterazioni dell’ossigenazione durante il sonno Saturimetria (ossimetria pulsata) Vantaggi ● Possibilità della registrazione del trend e impiego di allarmi ● Semplice e relativamente poco costoso ● Scarso addestramento del personale ● Accuratezza della attuale strumentazione ● Facilità di esecuzione, non invasività, ripetibilità Saturimetria (ossimetria pulsata) Limiti ● Perdita di segnale x artefatti da movimento, ipotensione, ipoperfusione, pigmentazione cutanea, etc ● Presenza di carbossiemoglobina, metaemoglobina ● Lettura imprecisa, sottostima agli estremi della scala Diagnosi differenziale ● Storia clinica ● Esame obiettivo ● Esami ematochimi ed EAB ● Esami strumentali (si va bene, ma quali???) Terapia… ● ● Ossigeno (di ipossia si muore ed anche rapidamente) Se attacco asmatico i cardini della terapia sono beta 2 agonisti e gli anticolinergici ● Cortisonico farmaco di seconda linea ● Teofillina e solfato magnesio solo casi selezionati Red flags asma ● ● ● ● ● ● Pazienti che hanno avuto almeno un episodio di “near fatal asthma” (con ricorso ad intubazione o a ventilazione meccanica) Pazienti che nell’ultimo anno sono stati ricoverati in ospedale o in pronto soccorso per asma Pazienti che usano abitualmente o hanno da poco interrotto la terapia con steroidi orali Pazienti che non assumo regolarmente il trattamento con steroidi inalatori I pazienti che fanno un uso eccessivo di ß2- agonisti a breve durata d’azione, soprattutto nel caso in cui le dosi siano > di 1 confezione di salbutamolo (o equivalenti) al mese. I pazienti con malattie mentali o problemi psicosociali, inclusi quelli che utilizzano sedativi. Terapia… ● Se edema polmonare… ● Ossigeno ● Nitroderivato ● Furosemide ● CPAP ● L’attacco di asma richiede un trattamento immediato Sono fondamentali dosi adeguate di un ß2-agonista inalatorio a breve durata d’azione (iniziare con 24 spruzzi ogni 20 min nella prima ora; le riacutizzazioni lievi richiedono da 2 a 4 spruzzi ogni 3-4 h, mentre per le riacutizzazioni moderate da 6 a 10 spruzzi ogni 1-2 h). ● ● ● ● ● Il trattamento con steroidi orali (0.5 -1 mg di prednisolone/ Kg o dosi equivalenti durante un periodo di 24 ore), introdotto precocemente durante una riacutizzazione di moderata o di grave entità, aiuta a ridurre l’infiammazione e accelera la guarigione. In caso di ipossiemia (SO2%<95%) è indicata la somministrazione di ossigeno (presso il pronto soccorso oppure in ambiente ospedaliero). L’uso di terapie in associazione comprendenti un ß2-agonista/ anticolinergico è associata ad un numero minore di ospedalizzazioni e ad un maggior aumento del PEF e del FEV1. Le metilxantine non sono consigliate in associazione ad alte dosi di ß2-agonisti inalatori: non producono ulteriori benefici, aumentano invece il rischio di comparsa di eventi avversi. L’uso di fillinici può essere giustificato in caso di mancata disponibilità di ß2-agonisti inalatori. Se il paziente è già in terapia con fillinici prima della somministrazione di una dose ulteriore (di teofillina a breve durata d’azione) è necessario misurarne la concentrazione ematica. E’ stato dimostrato che l’uso di 2 grammi di magnesio solfato endovena riduca il ricorso al ricovero nei pazienti con una riacutizzazione di asma che non risponde al trattamento con broncodilatatori e Il dolore lombare ● ● ● ● ● ● Lombosciatalgia Sciatica Frattura lombare Infezione Malattia sistemica Malattia vascolare ● ● ● ● ● ● Low back pain: Back pain from the low costal arch to the gluteal muscles which is not caused by any secondary condition (herpes zoster, renal colic, etc.). Acute low back pain: Pain lasting less than 12 weeks, or recurring LBP following a pain-free interval of at least 6 months. Chronic (recurring) low back pain: Pain lasting 12 weeks or longer or recurrences within less than 6 months. Lumbar pain: No neurological (senso-motor) deficits; Pain does not radiate below knee; pain not restricted to a specific dermatome. Sciatica: Dermatome-related pain to area below the knee; often more intense than in the lumbar region; pins and needles or numbness; occasional muscular weakness; reduced reflexes. Complex LBP (“red flags”): senso-motor deficits; pain due to tumour, metastasis, fracture or infection. ● ● Treatment of acute low-back pain with piroxicam: results of a double-blind placebo-controlled trial. Piroxicam can provide effective relief of acute low-back pain with good toleration; it should be considered for use in the initial treatment of this condition. Amlie E. et all. Spine (Phila Pa 1976). 1987 Jun;12(5):473-6. ● ● Analgesico oppioide OK, non ci sono studi controllati ma attenzione agli effetti indesiderati ● ● ● Comparison of an Antiinflammatory Dose of Ibuprofen, an Analgesic Dose of Ibuprofen, and Acetaminophen in the Treatment of Patients with Osteoarthritis of the Knee In short-term, symptomatic treatment of osteoarthritis of the knee, the efficacy of acetaminophen was similar to that of ibuprofen, whether the latter was administered in an analgesic or an antiinflammatory dose. John D. Bradley et all.(N Engl J Med 1991; 325:87–91.) Bed rest for acute low-back pain and sciatica Hagen KB, Hilde G, Jamtvedt G, Winnem M http://www.thecochranelibrary.com For people with acute LBP, advice to rest in bed is less effective than advice to stay active. For patients with sciatica, there is little or no difference between advice to rest in bed and advice to stay active. There is little or no difference in the effect of bed rest compared to exercises or physiotherapy, or seven days of bed rest compared with two to three. Muscle Relaxants for Nonspecific Low Back Pain: A Systematic Review Within the Framework of the Cochrane Collaboration Muscle relaxants are effective in the management of nonspecific low back pain, but the adverse effects require that they be used with caution. Trials are needed that evaluate if muscle relaxants are more effective than analgesics or nonsteroidal antiinflammatory drugs. Van Tulder et all.: Spine: 1 September 2003 - Volume 28 - Issue 17 - pp 1978-1992 Steroids for LBP – from rationale to inconvenient truth Corticosteroids are powerful anti-inflammatory and analgesic adjuvants for certain chronic pain conditions . Even if there is an inflammatory component in the pathogenesis of discogenic radicular syndromes, and even if animal studies can bring a theoretical rationale for their use, the clinical evidence available do in no way support the systemic use of GC for LBP. Thus, in view of the lack of demonstrable benefit, the risk of use is unacceptable. Federico Balaguéa et all. Published 11 April 2012, doi:10.4414/smw.2012.13566 Treatment: Current Treatment Recommendations for Acute and Chronic Undifferentiated Low Back Pain ● ● Paracetamol as the analgetic drug of first choice, followed by non-steroidal anti-inflammatory drugs (NSAIDs). Because of the mostly benign nature of the condition, only in few cases diagnostic imaging or specialist involvement are indicated. Primary Care: Clinics in Office Practice Volume 39, Issue 3, September 2012, Pages 481–486 Low Back Pain Emorragie Segni e sintomi Tipo di emorragia Sangue fuoriesce da una ferita con flusso costante di colore rosso scuro. Emorragia venosa Sangue fuoriesce da ferita a fiotti che corrispondono ai battiti cardiaci,colore rosso vivo. Perdita rapida e copiosa di sangue in relazione alla grandezza del vaso. Pallido, sudato, pressione bassa, polso piccolo e frequente, respiro superficiale ed affannoso, brividi. Possibile dolore, gonfiore, indurimento,alterazione della coscienza. Emorragia arteriosa Emorragia interna Nel paziente traumatizzato l’emorragia è la causa più comune di shock Definizione di emorragia esterna Epistassi Emorragia delle cavità nasali. Otorragia Emorragia delle orecchie. Ematemesi Vomito ematico color rosso vivo, se l’emorragia digestiva è alta (esofago) oppure colore nero se il sangue è già stato digerito nello stomaco. Emottisi Sangue nella secrezione catarrale emessa con la tosse e proveniente dalle vie respiratorie. Melena Feci nere per sangue digerito in caso di emorragia delle vie digestive. Rettorragia Sangue rosso che fuoriesce dall’orifizio anale, spesso frammisto con feci in corso di emorragia delle basse vie digestive. Ematuria macroscopica Metrorragia Urina rosse per emorragia delle vie urinarie. Sangue dalla vagina per patologia genitale. Posizionamento del laccio emostatico • Utilizzare gli appositi lacci o una striscia di stoffa o altro materiale di fortuna(cravatta o fazzoletto) di larghezza adeguata dai 3 ai 5 cm. non di materiale elastico. • Non usare stringhe da scarpe, lacci emostatici da endovena, fili elettrici, ecc. • Posizionare il laccio a monte della ferita alla base dell’arto. • Stringere il laccio in modo da bloccare il passaggio del sangue. • Non posizionare il laccio in prossimità delle articolazioni. • Non posizionare il laccio in prossimità di fratture o sospette tali. • Posizionare il laccio il più lontano possibile dalla ferita. • Allentarlo ogni 5 minuti per 20/30 secondi. • Non rimuoverlo mai in caso di amputazioni. Primo soccorso ad una emorragia esterna Ferite del cuoio capelluto • Medicare senza esercitare una compressione anche se c’è un’abbondante fuoriuscita di sangue. • Non esplorare la ferita. • Non rimuovere eventuali frammenti ossei. • Tenere ferma la testa, possibilmente in posizione neutra. • Applicare eventualmente del ghiaccio. Ferita penetrante o trapassante • Non esplorare la ferita. • Non rimuovere corpi estranei conficcati. • Eseguire una medicazione occlusiva. • Se la ferita è al torace, la medicazione va chiusa solo su tre lati. Oggetti conficcati • Non rimuovere l’oggetto conficcato. • Esporre l’area della lesione. • Controllare l’emorragia esercitando pressione ai lati della ferita e non sull’ oggetto. • Immobilizzare l’ oggetto conficcato con una medicazione a tampone e fissarlo con un cerotto a cravatta. • Immobilizzare la zona lesionata come se fosse una frattura. Avulsione cutanea Liberare la superficie della ferita da frammenti o altro materiale. • Disporre la cute nella posizione originaria. • Controllare l’emorragia ed eseguire una medicazione compressiva. • Eviscerazione • Non toccare o cercare di riposizionare l’organo fuoriuscito. • Se si tratta di organi addominali flettere le gambe del paziente in modo da limitare la pressione sui muscoli addominali. • Coprire l’organo esposto e la ferita con un involucro di plastica o con un telino sterile imbevuto di soluzione fisiologica. • Eseguire una medicazione ampia e occlusiva ma non coprire la lesione. La prima cosa da fare da parte del paz. è, previo lavaggio della cavità con acqua fredda (se possibile), fare emostasi stringendo le ali del naso verso il setto dalla parte che sanguina e piegare la testa in avanti. Si deve rimanere in questa posizione CONTINUATIVAMENTE almeno per 10-15 minuti senza mollare la stretta. http://empills.com/2012/01/tamponamentonasale-anteriore-ancorato/