2 In primo piano Nuove metodiche per fermare la fibrillazione A causa di un battito cardiaco irregolare Lei si è recato dal Suo medico. Oppure, egli ha scoperto per caso, durante una visita, che Lei è affetto da fibrillazione atriale. Anche questo non è raro. Ora Lei si pone la domanda: cosa può aiutarmi? La risposta è che oggi non esiste LA terapia che abbia una garanzia di successo. Esistono tuttavia nuovi metodi avveniristici che arricchiscono l’offerta terapeutica. Il Suo medico persegue due obiettivi con la terapia: prima di tutto Lei deve essere il più possibile protetta/o dalle complicanze della fibrillazione atriale pericolose per la vita, cioè l’ictus cerebrale e l’insufficienza cardiaca. Inoltre si devono attenuare i sintomi fastidiosi e a volte inquietanti (palpitazioni) e deve essere migliorata il più possibile la Sua capacità di rendimento. A questo scopo vengono utilizzati diversi metodi: • La coagulazione del sangue viene ridotta con l’assunzione continuativa di farmaci in modo che non si formi un coagulo e che non si possa occludere un’arteria che porta il sangue al cervello (vedi riquadro «Perché c’è pericolo per il cervello?»). • Alcuni farmaci e/o interventi possono aiutare il cuore a ritrovare un ritmo più regolare. Ognuno è diverso Lei non riceve lo stesso trattamento del Suo vicino che, anche lui, soffre di fibrillazione atriale? Ciò dipende dal fatto che Lei probabilmente ha altri fattori di rischio o malattie di base diverse da lui, oppure la fibrillazione atriale nel Suo caso forse compare a crisi improvvise che terminano spontaneamente, mentre il Suo vicino soffre di una forma cronica che non tende ad arrestarsi da sola. L’attuale variegata offerta terapeutica oggi viene arric- chita da nuove sostanze e metodiche che da parte loro, oltre ai molti vantaggi, hanno alcuni svantaggi. Il cardiologo di Basilea PD Dr. Michael Kühne ci dice: «Abbiamo così delle alternative che ci permettono ancor più di prima di tener conto delle condizioni individuali di ciascun paziente. Spesso, tuttavia, mancano ancora grandi studi sull’utilizzo a lungo termine.» Evitare l’ictus Ciò si riferisce in particolare alla riduzione della coagulazione del sangue, la cosiddetta anticoagulazione. I farmaci standard, conosciuti da tempo, funzionano come antagonisti della vitamina K che interviene nella coagulazione del sangue; i più noti in Svizzera sono Marcoumar® o Sintrom®. Tuttavia, durante questa terapia, i valori di coagulazione possono oscillare, anche fortemente, per altre cause e ciò aumenta il rischio di una trombosi o di un’emorragia. Per questo motivo gli indici di coagulazione devono essere regolarmente controllati. È diverso il caso di una nuova generazione di anticoagulanti ora disponibili anche in Svizzera, come Pradaxa® o Xarelto®, per il trattamento dei pazienti con fibrillazione atriale. Questi bloccano direttamente alcuni fattori della coagulazione, hanno un effetto più rapido e più costante rispetto ai farmaci utilizzati fino ad oggi e non I seguenti esperti hanno lavorato per Lei a questo articolo: PD Dr. Michael Kühne Elettrofisiologia/ Cardiologia Basilea 2/2012 Cuore e Ictus cerebrale Christine Iselin-Kobler Fondazione Svizzera di Cardiologia Redazione scientifica mod. 31.07.2012 In primo piano richiedono più uno stretto controllo dei valori di laboratorio. PD Dr. Michael Kühne: «È probabile che questi siano i farmaci del futuro. Tuttavia dobbiamo dapprima raccogliere delle esperienze su come utilizzarli al meglio e perciò, probabilmente, è meglio utilizzarli prima di tutto nei pazienti per i quali non sono adatti i farmaci tradizionali.» Esistono ancora domande sul perché la durata del loro effetto sia relativamente breve e quindi debbano essere assunti molto regolarmente. Essi non devono essere utilizzati nei pazienti con grave insufficienza renale. Inoltre, il loro effetto attualmente non può essere arrestato immediatamente se si verifica una emorragia o si rende improvvisamente necessario un intervento chirurgico. L’anticoagulazione, a volte, non è necessaria soltanto in pochi pazienti giovani che non hanno altri fattori di rischio. Nella fibrillazione atriale si scatena negli atri una «tempesta» elettrica con innumerevoli scariche. I molti impulsi creano un cortocircuito e fanno fibrillare gli atri, impedendo una regolare stimolazione anche dei ventricoli. Niente anticoagulazione: e allora? Cosa fare nel caso di un paziente nel quale, nonostante un elevato rischio di ictus, non è possibile l’anticoagulazione con i farmaci, per esempio a causa di emorragie gastroenteriche? Anche per questi casi particolari la medicina ha pronta una nuova risposta: la chiusura dell’auricola. Chiudendo questa piccola estroflessione dell’atrio sinistro del cuore con una specie di zaffo si impedisce che qui si formi un coagulo di sangue. Inoltre anche l’aspirina in questi pazienti offre una certa riduzione del rischio di ictus. Farmaci per il ritmo Quando si cerca di ripristinare il ritmo sinusale, cioè il ritmo normale e regolare del cuore, la cardioversione, un elettroshock nel corso di una breve narcosi, ha un elevata percentuale di successo. Dato che questa tecnica, tuttavia, non modifica la causa della fibrillazione atriale, quest’ultima spesso prima o poi ricompare. Per evitare queste ricadute e per risparmiare ai pazienti degli episodi di attacchi acuti di fibrillazione atriale, oggi si utilizzano farmaci con diverso meccanismo d’azione. Questi farmaci antiaritmici, però, risolvono la fibrillazione atriale in modo duraturo soltanto in una minoranza di pazienti. Tuttavia la rendono meno frequente e contribuiscono spesso a normalizzare la frequenza cardiaca di base. È anche possibile che contrastino un peggioramento della funzione di pompa del cuore (insufficienza cardiaca) in seguito a un sovraccarico. Come tutti i farmaci, anche questi principi attivi hanno effetti collaterali più o meno indesiderati o pericolosi. PD Dr. Kühne: «I farmaci utilizzati oggi, come flecainide, propafenone o sotalolo, di regola sono ben tollerati. Nei pazienti con una cardiopatia o un’insufficienza cardiaca viene inoltre preso in considerazione solo il farmaco amiodarone che è l’antiaritmico più efficace. Purtroppo può avere importanti effetti c ollaterali, per esempio un’ipersensibilità alla luce e problemi alla ghiandola tiroide». Il problema degli effetti collaterali si pone anche notemod. 31.07.2012 Fibrillazione atriale Cause Esistono alcuni fattori di rischio che favoriscono la fibrillazione atriale. Tra questi vi sono l’ipertensione arteriosa, l’obesità, l’elevato consumo di alcolici e l’insufficienza cardiaca. Alla prima comparsa di questo disturbo deve anche essere sempre valutata la (iper)funzione tiroidea, in quanto il suo trattamento spesso risolve anche la fibrillazione atriale. Eventi scatenanti Mentre le crisi di fibrillazione atriale in alcuni pazienti sembrano comparire casualmente, altri possono citare degli eventi scatenanti più o meno tipici con i quali più frequentemente iniziano gli episodi di fibrillazione. Nelle persone giovani questi fattori scatenanti sono soprattutto l’assunzione di alcol, l’alimentazione abbondante o lo stress. In alcuni l’aritmia inizia nelle prime ore del mattino, in altri durante o immediatamente dopo l’attività fisica, spesso in associazione a un’intensa sudorazione. Segni Sintomi più frequenti: palpitazioni. Altri segni sono affanno, progressivamente più intenso o a crisi intermittenti, senso di spossatezza generalizzata e una riduzione del rendimento fisico. Molti episodi di fibrillazione atriale si arrestano spontaneamente, per esempio durante il sonno. Al contrario, esistono anche pazienti nei quali la fibrillazione atriale compare proprio durante le fasi di riposo. La fibrillazione atriale può anche presentarsi senza questi segni evidenti e a volte può essere scoperta per caso durante una visita medica. Cuore e Ictus cerebrale 2/2012 3 4 In primo piano effettuato chirurgicamente. Ciò si verifica nei pazienti che si sottopongono a un intervento cardiochirurgico a cuore aperto (per esempio per l’inserimento di una nuova valvola cardiaca), ma recentemente viene anche effettuato come intervento a sé stante con la cosiddetta chirurgia mini-invasiva. Kühne: «Una possibile opzione con risultati fino ad oggi incoraggianti, per esempio, quando la normale ablazione con catetere non ha avuto successo». È importante sapere che Lei stessa/o può contribuire a proteggere cuore e cervello da eventuali danni seguendo uno stile di vita sano. La pressione arteriosa elevata deve essere ridotta. In caso di fibrillazione atriale anche la soglia di tolleranza per l’assunzione di alcolici è ridotta. Nel laboratorio di emodinamica il medico procede all’ablazione delle aree del cuore di una paziente nelle quali originano le aritmie. volmente per l’antiaritmico più recente, il dronedarone (Multaq®), che in Svizzera è disponibile solo da alcuni anni. Il dronedarone non contiene una componente iodata, e quindi non causa problemi alla tiroide. Tuttavia uno studio sul dronedarone ha ridimensionato le speranze riposte in questo farmaco perché esso ha dovuto essere interrotto a causa di alcuni eventi cardiovascolari sui soggetti coinvolti. Il farmaco, perciò, viene impiegato ancora raramente. Arrestare la fibrillazione con il caldo o con il freddo La cardiologia ha anche fatto progressi grazie a nuove fonti di energia e migliori forme di cessione dell’energia nel campo delle tecniche di ablazione con catetere delle aree del cuore dove si formano le aritmie. La maggior parte dei pazienti viene trattata con tecniche di ablazione basate sul calore con l’utilizzo di una corrente ad alta frequenza. Un’alternativa più recente è la cosiddetta crioablazione (Kryos: greco = gelo), con la quale i tessuti vengono distrutti con l’utilizzo del freddo. «Tuttavia», precisa il cardiologo, «i dati disponibili sulla crioablazione sono molto minori rispetto all’ablazione con radiofrequenze». Il Dr. Kühne descrive l’ablazione dei foci con isolamento delle vene polmonari come una nuova possibilità. Ciò perché è noto che l’attività elettrica a livello di queste vene ha un ruolo importante nello scatenare la fibrillazione atriale. In pazienti attentamente selezionati, soprattutto quelli con fibrillazione atriale a crisi, o quando il trattamento con farmaci antiaritmici non si è dimostrato utile, il successo di questo trattamento miniinvasivo è elevato, anche se da un quarto fino a un terzo dei pazienti si deve sottoporre a un secondo intervento. Anche qui, tuttavia, esistono poche esperienze per un periodo di tempo superiore ai cinque anni. L’isolamento delle vene polmonari, in parte, viene anche 2/2012 Cuore e Ictus cerebrale In sintesi Purtroppo non esiste UN metodo di trattamento per la fibrillazione atriale. Questo disturbo è troppo condizionato dalle diverse possibili malattie di base e dai fattori di rischio individuali presenti. Nel giro di pochi anni si sono moltiplicate le possibilità di trattamento di quella che è l’aritmia cardiaca più frequente. Nuovi farmaci nel campo degli anticoagulanti e degli antiaritmici oltre all’ampliamento e all’affinamento dei metodi interventistici e chirurgici offrono diverse varianti terapeutiche. Altre possibilità sono oggetto di ricerca. I pazienti con la fibrillazione atriale in questo modo possono essere trattati «su misura». Ciò permette alla maggior parte di vivere con la loro malattia con un rischio molto minore e una migliore qualità di vita rispetto a pochi anni fa. Perché c’è pericolo per il cervello? I pazienti colpiti hanno un rischio da cinque a otto volte più alto di avere un ictus cerebrale rispetto alle persone di uguale età senza fibrillazione atriale. Perché? Ce lo spiega il neurologo PD Dr. Patrik Michel del CHUV di Losanna: «Quando l’atrio è colpito da un tremolìo disordinato (fibrillazione), il sangue al suo interno viene pompato più lentamente. In questo caso può formarsi un coagulo, solitamente nell’atrio sinistro, che viene spinto dal flusso del sangue e può ostruire un vaso sanguigno che porta sangue al cervello. Il 15-20% di tutti gli ictus cerebrali si può far risalire a una fibrillazione atriale. Questo rischio viene anche aumentato quando sono presenti ulteriori fattori di rischio come ipertensione arteriosa, diabete o una malattia delle valvole cardiache. In età avanzata la fibrillazione atriale è una delle cause principali di un ictus cerebrale mortale». mod. 31.07.2012