DIARIO CENSIS-BCC RISTRUTTURAZIONE DEL TERZIARIO DELLA 2. Quattro appuntamenti bimestrali sulla ripartenza Abbiamo resistito alla crisi. Ma oggi qual è la “porta stretta” della ripresa? Per dove passa il rilancio dell’economia nazionale? I primi segnali indicano una ripartenza del manifatturiero e dei comparti dei servizi legati all’industria. Ma solo l’industria non basta. Perché il settore terziario pesa ad oggi per il 71% del valore aggiunto prodotto in Italia, il 55% delle imprese attive e il 66% dell’occupazione. A quali sfide di modernizzazione va incontro il terziario sul piano occupazionale, della esposizione alla concorrenza, dell’internazionalizzazione, della riorganizzazione secondo una logica aziendale strutturata e professionale tipica del settore industriale? Il “Diario della ristrutturazione del terziario”, che il Censis realizzerà, in collaborazione con il sistema delle Banche di Credito Cooperativo, in quattro appuntamenti con cadenza bimestrale a maggio, luglio, settembre e novembre, si ripromette di monitorare nel corso dell’anno le evoluzioni dei “tanti” terziari. Roma, 17 luglio 2010 1 Indice 1. Eppur si muovono! L’incerto risveglio del terziario 1 2. Si rafforza l’impasto tra industria e servizi 6 3. La spinta della finanza ego-responsabile 7 DIARIO CENSIS-BCC DELLA RISTRUTTURAZIONE DEL TERZIARIO Quattro appuntamenti bimestrali sulla ripartenza 2. 1 1. Eppur si muovono! L’incerto risveglio del terziario Nel suo articolo di copertina, l’“Economist” di questa settimana si chiede se c’è nulla che può far riprendere l’Europa (usando tra l’altro l’immagine di una Tour Eiffel “ammosciata”) e indica, come uno dei segnali di fragilità del mercato unico, il fatto che nell’area dell’euro la produttività dei servizi è inferiore del 30% rispetto agli Usa. L’efficienza dei servizi rappresenta sempre più la frontiera per una stabile ripresa economica in Italia. Il Censis rileva tre fenomeni in movimento per quanto riguarda il settore terziario: - continua la funzione di serbatoio di lavoro poco qualificato per i fuoriusciti dal manifatturiero; - si rafforza l’impasto di una parte del terziario con il settore industriale; - e comincia a rafforzarsi una dimensione “capitalistica” del terziario, con una crescente platea di utenti privati che si rivolgono all’offerta di servizi basati sulla leva finanziaria. A proposito dell’ultimo punto, si noti che nell’ultimo anno il settore assicurativo ha registrato un forte impulso nel ramo vita, raccogliendo buona parte del risparmio delle famiglie che disinvestivano dai titoli di Stato: nel 2009 la raccolta dei premi vita è aumentata del 48,7% rispetto all’anno precedente, intercettando cioè una domanda di sicurezza che il sistema del welfare pubblico garantisce sempre meno e che un moderno comparto finanziarizzato dei servizi può invece soddisfare. Inoltre, i principali gruppi bancari italiani sono impegnati in un processo di ri-territorializzazione, per recuperare il rapporto con gli imprenditori locali: le banche che si erano trasformate in “negozi” per la vendita di prodotti finanziari - quasi un prêt-à-porter della finanza - non hanno funzionato, e si ritorna a un’attenzione al territorio e a servizi tagliati su misura per le imprese. Infine, la sanità scopre la sua forza economica: decine di milioni di clienti, enormi investimenti in tecnologia, alcuni centri di eccellenza, una spesa sanitaria privata che negli ultimi dieci anni è cresciuta del 37%, fanno di questo settore un potenziale motore di sviluppo. Nel primo numero di questo diario della ristrutturazione del terziario avevamo indicato le fragilità del settore, che a più di un anno e mezzo DIARIO CENSIS-BCC DELLA RISTRUTTURAZIONE DEL TERZIARIO Quattro appuntamenti bimestrali sulla ripartenza 2. 2 dall’inizio della crisi si mostrava ancora ingessato e, a differenza dell’industria manifatturiera, incapace di reagire. Avevamo segnalato che nel terziario esistono ancora ampie sacche di improduttività e aree in cui predomina il lavoro poco qualificato, ponendosi come un settore che sempre più spesso ha da offrire ai nostri figli posizioni al di sotto dei loro titoli di studio. Nel complesso la scarsa reattività, che era poi la scarsa reattività di larga parte dell’economia italiana, si manifestava in un’assenza di strategie per il futuro e in una notevole lentezza nella ricerca di nuovi prodotti e quindi di nuove porzioni di mercato. Si salvava, dal nostro punto di vista, il settore dei servizi alle imprese, trainato dalla manifattura e da una contiguità ormai consolidata con il sistema delle imprese industriale. Negli ultimi mesi qualcosa sembra cominciare a muoversi, però, nell’eterogeneo e vastissimo mondo del terziario. Non è più solo il terziario avanzato ad attivarsi, ma si intravedono i primi segni di vitalità di altri segmenti che lentamente, ma gradualmente, stanno rivedendo le loro strategie, trovando nuovi mercati e tentando di salvaguardare l’occupazione. Intanto ha continuato ad ispessirsi l’impasto tra manifattura e servizi, perché da un lato le industrie hanno reagito alla crisi aumentando le componenti terziarie dei loro prodotti e puntando sull’efficienza e sulla logistica per ridurre i costi, dall’altro molte imprese di servizi si sono “meccanizzate”, sono cioè diventate clienti della manifattura, per veicolare al largo consumo l’uso di beni durevoli. Si pensi, ad esempio, alle palestre che acquistano macchinari per il fitness, che oggi corrispondono all’80% del fatturato per le imprese che li producono. Inoltre, nei primi 5 mesi dell’anno gli acquisti di autovetture da parte di noleggiatori sono aumentati del 30% (oggi rappresentano il 13% del mercato dell’auto), mentre quelli dei privati solo dell’8%. Analoghe dinamiche si possono immaginare anche nelle lavanderie e nella grande distribuzione, che acquistano quelle lavatrici e quei frigoriferi che gli italiani comprano meno. Ma segnali di vitalità riguardano anche un fenomeno ben più significativo e nodale per il sistema economico italiano, segnali che si cominciano ad intravedere nel mondo della finanza e riguardano in modo particolare la gestione dell’enorme patrimonio finanziario delle famiglie, il quale si sta DIARIO CENSIS-BCC DELLA RISTRUTTURAZIONE DEL TERZIARIO Quattro appuntamenti bimestrali sulla ripartenza 2. 3 spostando da posizioni di pura rendita a posizioni più articolate, con funzioni per certi versi più responsabili, o meglio “ego-responsabili”. Alcuni dati di contesto delineano i cambiamenti in atto: - nel Paese l’occupazione continua a calare e le previsioni non sono buone. Nel primo trimestre 2010, nell’industria gli occupati sono diminuiti del 3,8%, molti di questi fuoriusciti sono confluiti in settori poco specializzati del terziario, come gli alberghi e i ristoranti (+4,2% di occupati) o i servizi alla persona (+11,6%). Continua quindi ad allargarsi la fascia dequalificata e la funzione di “ultima spiaggia” svolta da una parte dei servizi. Cresce però anche l’occupazione nei servizi alle imprese (+2,6%), quindi in settori più avanzati (tab. 1); - i dati sull’andamento delle imprese attive nel terziario nel primo trimestre del 2010 mostrano una riduzione del numero degli esercizi commerciali; ma anche nel settore più in buona salute della logistica e dei trasporti assistiamo ad una razionalizzazione, di cui forse fanno le spese i “padroncini” (si sono infatti perse più di 1.300 imprese in un trimestre), mentre continua a crescere il numero degli alberghi e dei ristoranti. In generale, il saldo negativo tra imprese nate e imprese chiuse (-6.600 imprese nel trimestre) è determinato interamente dal settore dei trasporti e del commercio, altrimenti il saldo sarebbe positivo con circa 3.500 imprese in più nel trimestre (tab. 2); - nel primo trimestre del 2010 è ricominciata a salire la produzione di valore aggiunto, sia nell’industria (+1,1%) che nei servizi (+1%), e particolarmente nei servizi tradizionali come il commercio, i trasporti e le comunicazioni (+1,6%), il credito (+1,3%) (tab. 3); - cresce anche, secondo l’indagine dell’Isae, il clima di fiducia nel settore dei servizi alle imprese, che a giugno 2010 ha raggiunto il punto più alto dall’inizio del 2009 (102,5 punti, era pari a 94 punti un anno fa). DIARIO CENSIS-BCC DELLA RISTRUTTURAZIONE DEL TERZIARIO Quattro appuntamenti bimestrali sulla ripartenza 2. Tab. 1 - Andamento degli occupati per settore di attività economica, I trim. 2009-I trim. 2010 (var. % e migliaia) Industria in senso stretto Var. % I trim. 2009- I trim. 2010 Diff. I trim. 2009- I trim. 2010 (migliaia) Costruzioni Totale industria Commercio Alberghi e ristoranti Trasporti Comunica zioni Credito e assicurazioni Sevizi alle imprese Pubblica Amministrazione Istruzione, sanità e altri serv. soc. e pubb. Altri servizi personali Totale servizi Totale -5,2 -0,3 -3,8 -1,3 4,2 -3,3 0,7 -1,5 2,6 -2,1 -1,8 11,6 0,5 -0,9 -250 -6 -256 -45 46 -30 2 -10 67 -30 -67 141 74 -208 Fonte: elaborazione Censis su dati Istat 5 Tab. 2 - Andamento delle imprese attive nel terziario, IV trim. 2009-I trim. 2010 (v.a. e var. %) Diff. Var. % IV trim. 2009 I trim. 2010 IV trim. 2009- IV trim. 2009I trim. 2010 I trim. 2010 Commercio di cui: Commercio al dettaglio Alberghi, ristoranti e servizi turistici Trasporti e logistica Informatica e telecomunicazioni Servizi avanzati Servizi alle persone Altri servizi alle imprese e alle persone di cui: Servizi finanziari Totale Servizi 1.418.357 810.669 206.291 166.886 83.579 163.727 342.583 469.129 9.931 2.991.239 1.410.252 805.974 206.960 165.545 83.882 164.511 342.993 470.267 10.056 2.984.601 -8.105 -4.695 669 -1.341 303 784 410 1.138 125 -6.638 Fonte: elaborazione Censis su dati Infocamere Tab. 3 - Andamento del valore aggiunto, I trim. 2009-I trim. 2010 (var. %) Var. % Agricoltura e pesca -6,7 Industria In senso stretto Costruzioni Totale industria 1,1 -2,8 0,1 Servizi Commercio, alberghi, trasporti e comunicazioni Credito, attività immobiliari e servizi prof. Altre attività dei servizi Totale Servizi 1,6 1,3 -0,1 1,0 Totale 0,6 Fonte: elaborazione Censis su dati Istat DIARIO CENSIS-BCC DELLA RISTRUTTURAZIONE DEL TERZIARIO Quattro appuntamenti bimestrali sulla ripartenza 2. -0,6 -0,6 0,3 -0,8 0,4 0,5 0,1 0,2 1,3 -0,2 6 2. Si rafforza l’impasto tra industria e servizi Alcuni paradossi dell’economia italiana Anche il lettore attento e preparato, finisce per provare un senso di disorientamento davanti alle notizie economiche degli ultimi mesi. Viviamo effettivamente alcuni apparenti paradossi o contraddizioni nella rassegna pressoché quotidiana di dati che rende difficile capire se ci troviamo in una fase di miglioramento o di peggioramento della situazione economica. Da un lato: - diminuiscono i consumi delle famiglie, che nel 2009 si sono ridotti dell’1,9% rispetto all’anno precedente. Il calo si somma a quello del 2008, arrivando complessivamente a -2,9% nel biennio; - si riducono drasticamente gli investimenti, che segnano un -12,1% nell’ultimo anno, in particolare -14% nel manifatturiero e -10,6% nelle imprese dei servizi; - a febbraio 2010 i finanziamenti alle imprese da parte delle banche sono diminuiti del 2,9% in un anno. Molte imprese si sono rivolte alla banche più per ottenere una ristrutturazione del debito che non per finanziare investimenti produttivi. Basti considerare che i finanziamenti con durata superiore a 5 anni hanno segnato a febbraio un tasso di crescita annuo pari al 5,1%, a fronte di un calo degli impieghi a breve (fino ad un anno) del 7,4%. Eppure, dall’altro lato: - la produzione industriale sale al ritmo del +7,3% annuo (dato registrato a maggio). Il recupero dai minimi toccati a marzo 2009 è di 6,8 punti percentuali. E gli ordinativi sono aumentati del 20,6% ad aprile rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ma allora che succede? La difficoltà nel leggere il panorama economico italiano, dopo la fase acuta della crisi, dipende anche dal fatto che siamo abituati a ragionare per settori separati: agricoltura, industria e servizi. Ma ormai le dinamiche sono DIARIO CENSIS-BCC DELLA RISTRUTTURAZIONE DEL TERZIARIO Quattro appuntamenti bimestrali sulla ripartenza 2. 7 intersettoriali, non si capisce più l’economia studiando l’andamento dei settori, bensì seguendo la comunanza di strategie e modelli di business. In questo momento il modello di business prevalente consiste nello sfruttare meglio e più a fondo il capitale investito sfruttando i servizi (in un certo senso i servizi si sostituiscono agli investimenti). Nell’impasto tra manifattura e servizi abbiamo assistito ad alcuni fenomeni significativi: - il miglioramento dell’efficienza nella logistica ha permesso a molte aziende un recupero dei costi e quindi di compensare parzialmente il fatturato mancato. Ad esempio, nell’industria alimentare tale recupero è stato del 2% sul fatturato (dato Federalimentare): per sostenere i consumi in calo, i produttori e i distributori hanno mantenuto bassi i prezzi, ma poi lavorando sull’organizzazione, sulla logistica, razionalizzando e quindi terziarizzandosi, hanno recuperato in parte la quota perduta; - al prodotto della manifattura viene aggiunta sempre più spesso una componente di servizi (manutenzione, assistenza, garanzie, assicurazioni). Oggi, ad esempio, nel settore dei macchinari essa rappresenta circa il 30% del valore del prodotto. Ciò non solo aumenta il valore del bene, ma anche il posizionamento sul mercato dell’impresa. Quest’ultima nella maggior parte dei casi “compra” il servizio da imprese di servizi che possiedono quel tipo di esperienza o che comunque forniscono l’assistenza tecnica necessaria; - aumentano le imprese di servizi che acquistano beni durevoli dalla manifattura per veicolarli al largo consumo. In alcuni settori dei servizi, come la logistica e i trasporti, gli investimenti in macchinari sono aumentati del 178% in 5 anni e oggi questo tipo di investimenti rappresentano il 50% del totale degli investimenti in macchinari. 3. La spinta della finanza ego-responsabile Un Paese altamente patrimonializzato Dal punto di vista della ricchezza delle famiglie, l’Italia è uno dei Paesi più ricchi e patrimonializzati del mondo, con riferimento non solo al patrimonio immobiliare, ma anche alle attività finanziarie delle famiglie, la cui consistenza complessiva ammonta a oltre 3.500 miliardi di euro, vale a dire a più del doppio del debito pubblico (tab. 4). DIARIO CENSIS-BCC DELLA RISTRUTTURAZIONE DEL TERZIARIO Quattro appuntamenti bimestrali sulla ripartenza 2. 8 Tab. 4 - La ricchezza finanziaria delle famiglie italiane nel confronto internazionale: attività finanziarie al netto delle passività in rapporto al reddito disponibile, 2008 (val. %) Usa Canada Germania Francia Regno Italia 2,56 2,10 1,85 1,85 2,43 2,37 Fonte: elaborazione Censis su dati Banca d’Italia La vera sfida della modernizzazione del terziario, e quindi dell’intera economia italiana, riguarda allora la finanza, non solo e non tanto come settore tout court, ma proprio come collettore e vettore per ricanalizzare le risorse: una finanza che sia leva di sviluppo e che sappia stimolatore gli investimenti. Occorre far circolare di più la ricchezza delle famiglie italiane e in questo la finanza ha un’enorme responsabilità, ma anche un’enorme opportunità, anche perché il mercato sembra maturo. Il mondo della finanza sta riconvertendosi a questa funzione di collettore, una funzione ancillare allo sviluppo. Con uno slogan potremmo dire: una finanza per il capitalismo, più che un capitalismo finanziario, dove per capitalismo si intende la circolazione positiva dei capitali. Partono gli investimenti ego-responsabili Osservando la tabella 5, relativa alle attività finanziarie delle famiglie italiane, saltano subito agli occhi almeno due dati: - nel 2009 il flusso di investimenti delle famiglie verso i titoli di Stato è diminuito di circa 60 miliardi di euro; - il flusso dell’ultimo anno verso le assicurazioni del ramo vita si è attestato su oltre 24 miliardi, il 35% del totale delle attività finanziarie, vale a dire che le famiglie italiane hanno deciso nell’ultimo anno di investire un terzo dei loro risparmi in assicurazioni vita. La consistenza dei premi del ramo vita è così aumentata del 12%. Mentre nel 2007 e nel 2008 la variazione della raccolta premi nei rami vita era risultata negativa DIARIO CENSIS-BCC DELLA RISTRUTTURAZIONE DEL TERZIARIO Quattro appuntamenti bimestrali sulla ripartenza 2. 9 (-11,4% e -11,2% rispettivamente), nel 2009 la raccolta è aumentata del 48,7% rispetto all’anno precedente, superando 81 miliardi di euro (nel 2008 il valore era di 54,5 miliardi). Il terziario finanziario sta intercettando la voglia degli italiani di pensare al loro futuro non solo in termini di rendita finanziaria, ma anche di maggiore responsabilità verso se stessi e la propria famiglia. Cresce cioè la domanda di servizi che garantiscano nel tempo una migliore qualità della vita, una maggiore tranquillità familiare per ciò che riguarda la salute e l’invecchiamento, attingendo a prodotti finanziari come assicurazioni sulla vita, piani pensionistici, assicurazioni per la long term care. Si può prevedere che crescerà anche la domanda assicurativa per la messa in sicurezza degli immobili o per tutelarsi dai rischi ambientali. In questo modo l’ego-responsabilità dell’investitore produce, grazie ala mediazione della finanza, una socio-responsabilità che può fare in modo che i servizi funzionino bene per tutti e a costi equilibrati. Tab. 5 - Attività finanziarie delle famiglie italiane, 2009 (milioni di euro) Flussi Strumenti non di deposito delle banche Titoli di Stato Azioni e partecipazioni italiane Assicurazioni ramo vita Altre attività Totale attività 21.210 -59.978 50.922 24.343 32.357 68.854 Consistenze 373.751 199.250 783.879 383.752 1.854.151 3.594.783 Fonte: elaborazione Censis su dati Banca d’Italia La sanità come motore di sviluppo In questo orizzonte, il sistema sanitario si appresta a giocare un ruolo di primo piano nello sviluppo del Paese: può contare infatti su milioni di clienti, dispone di macchinari e tecnologia avanzati, nonché di altissime competenze professionali. Nell’ultimo decennio, in effetti, la spesa sanitaria è aumentata del 60% per ciò che riguarda le retribuzioni e del 105% per ciò che riguarda gli investimenti in attrezzature. Una spinta verso la DIARIO CENSIS-BCC DELLA RISTRUTTURAZIONE DEL TERZIARIO Quattro appuntamenti bimestrali sulla ripartenza 2. 10 imprenditorializzazione, magari partendo dai centri di eccellenza esistenti, potrebbe facilitare anche un rapporto più produttivo con la finanza, in cui attivare il meccanismo virtuoso appena descritto. Basti pensare che secondo una recente indagine del Censis il 56% delle aziende sanitarie italiane rappresentano, sul territorio in cui agiscono, l’azienda con il fatturato più elevato. Meno negozi e più territorio per le banche Il sistema bancario italiano ha un discreto patrimonio di credibilità che deriva dalla tenuta in questi ultimi due anni. Inoltre, si è ormai concluso il processo di accorpamento e di centralizzazione delle banche. Ora assistiamo ad una parziale inversione di tendenza, cresce infatti la consapevolezza che la banca per far ben il suo mestiere deve essere più radicata sul territorio. Basta analizzare le strategie dei due gruppi più grandi per capire che si è ormai esaurito il ciclo della banca come “negozio di prodotti finanziari” e si è esaurito per carenza di clienti. Nel 2009 il flusso finanziario verso strumenti emessi dalle banche, esclusi i depositi, si è più che dimezzato (58%) e anche l’imprenditore cerca nella banca un sostegno e una consulenza per la sua azienda, più che strumenti di investimento. Non è un caso che a febbraio del 2010 gli impieghi verso le imprese sono diminuiti del 2,9% presso le banche tradizionali, mentre nel sistema fortemente territorializzato delle Banche di Credito Cooperativo è aumentato del 6%. DIARIO CENSIS-BCC DELLA RISTRUTTURAZIONE DEL TERZIARIO Quattro appuntamenti bimestrali sulla ripartenza 2.