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bimestrale
di informazione
degli Architetti
Pianificatori
Paesaggisti
e Conservatori
Lombardi
491
settembre-ottobre | 2012
settembre-ottobre | 2012
costruire paesaggi
COSTRUIRE
PAESAGGI
Ordini degli Architetti P.P.C. delle Province di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Monza e della Brianza, Pavia, Sondrio, Varese
Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori - via Solferino 19, 20121 Milano - ISSN 1825-8182
491
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Paolo Ventura
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del numero di marzo 2010 sono state
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In copertina:
Elaborazione grafica di una foto di
Filippo Poli realizzata nella provincia
di Mantova
Gli articoli pubblicati esprimono
solo l’opinione dell’autore e non
impegnano la Consulta Regionale
Lombarda degli Ordini degli Architetti
PPC né la Redazione di AL
Chiuso in Redazione: 5 novembre 2012
Il tema del numero 491 è stato curato da
Paolo Ventura e Gian Luca Perinotto
settembre-ottobre I 2012
costruire paesaggi
4 LA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE PROVINCIALE IN LOMBARDIA
di Paolo Ventura
6 VALORIZZARE E COSTRUIRE IL PAESAGGIO CON INTELLIGENZA
di Gian Luca Perinotto
8 PAESE E PAESAGGIO
di Silvano Tintori
12 LA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE IN AMBITO REGIONALE
di Gian Angelo Bravo
14 TUTELA DEL PAESAGGIO E SVILUPPO DEL TERRITORIO
NEGLI STRUMENTI DI GOVERNO DELLA LOMBARDIA
di Luisa Pedrazzini
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PTCP
PTCP
PTCP
PTCP
PTCP
PTCP
PTCP
PTCP
PTCP
PTCP
PTCP
PTCP
BERGAMO di Sara Pace
BRESCIA di Fabio Gavazzi
COMO di Giuseppe Cosenza
CREMONA di Maurizio Rossi
LECCO di Ernesto Crimella
LODI di Barbara Fugazza
MANTOVA di Giancarlo Leoni e Giorgio Redolfi
MILANO di Emilio De Vita
MONZA E BRIANZA di Laura Brioschi
PAVIA di Vincenzo Fontana
SONDRIO di Italo Rizzi
VARESE di Silvio Landonio
professione
40 LA S.C.I.A. IN LOMBARDIA di Walter Fumagalli
41 AGRICOLTURA, ALIMENTAZIONE E ARCHITETTURA | SI ABBASSA
LA SOGLIA DI TUTELA di Manuela Oglialoro
42 CHALLENGING PRACTICE di Vito Redaelli
43 A PIANICO SI RIQUALIFICA LA PIAZZA
DON GHITTI | ALTRI CONCORSI di Roberto Gamba
46 news
omnibus
47 LA RICERCA DEL TERRENO PERDUTO di Michele Caja
48 OTTOLENGHI - BRION, LA POESIA NEL DISEGNO
DI CARLO SCARPA di Matteo M. Sangalli
49 VENT’ANNI DI SOLITUDINE di Filippo De Dominicis
50 news
COSTRUIRE
PAESAGGI
Il paesaggio lombardo nella pianificazione territoriale provinciale
Il convegno tenutosi a Milano il 31 maggio 2012
organizzato dalla Commissione Urbanistica e Territorio della
Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti PPC
LA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
PROVINCIALE IN LOMBARDIA
Il forum del numero 491 di “AL” scaturisce dal
seminario “Il Paesaggio lombardo nella pianificazione territoriale provinciale” del 31 maggio
2012, che ha riunito importanti dirigenti della
Regione e delle Province insieme a rappresentanti degli Ordini provinciali per studiare e discutere dei piani territoriali prodotti dalle Province lombarde ai sensi della Legge 8.6.1990 n.
142 (PTCP).
La produzione dei piani provinciali lombardi è
apparsa di tutto rispetto sul piano della tecnica
pianificatoria.
In Lombardia, come nelle altre regioni italiane,
le Province, dopo uno stallo di qualche anno in
carenza di linee di indirizzo regionale, hanno
effettuato un’intensa opera di ricognizione e di
coordinamento dei piani comunali, per lo più
concentrata nella analisi e nella pianificazione
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paesaggistica, contemperando le istanze di sviluppo manifestatesi alla scala comunale. I dati
sono stati progressivamente oggetto di elevato
grado di informatizzazione e sono consultabili
tramite i geo-portali dei sistemi informativi territoriali provinciali integrati a quello regionale.
L’efficacia della pianificazione provinciale permane tuttavia fragile.
I territori sono assai vasti e sede di fenomeni
complessi e contradditori. Le fasi di redazione
e approvazione dei piani richiedono tempi assai
lunghi e costi elevati.
Le previsioni di piano, peraltro di limitata cogenza, sono esposte a inattesi aggiornamenti
per ottemperare alle nuove norme che vengono
via via emanate dagli enti sopra-ordinati. Sotto
questo aspetto la Regione Lombardia negli anni
2000-2010 approva importanti leggi in materia
di pianificazione e si esprime in vari testi di legge e piani di indirizzo: L.R. 1/2000, Linee guida
del settembre 2001, Nuova legge urbanistica nel
2005; Nuovo Piano Paesistico Regionale e Piano
Territoriale regionale nel 2010. Pure la Regione
mantiene potere decisionale in diverse materie
strategiche, quali ad esempio i servizi e i centri
commerciali di elevate dimensioni o provvedimenti ad hoc.
In questo difficile contesto normativo le Province approvano i propri piani intorno e dopo
gli anni 2003-4-5. Gli adeguamenti alla Legge
Regionale 12/2005, che ridefinisce le competenze specifiche dei PTCP, sono effettuati, parzialmente, negli anni 2009-10-12.
Nello stesso arco di tempo il territorio lombardo
subisce uno dei ritmi di crescita urbana più alti
d’Europa. Il paesaggio tende a prendere l’aspetto
travagliato e pieno di contrasti del non convenzionale servizio fotografico che commenta il forum.
Il timore è che, a seguito dell’imminente ridisegno delle circoscrizioni provinciali, approvato
come Decreto Legge il 31 ottobre 2012, il patrimonio di studi e di pianificazione delle Province
sia ulteriormente indebolito e che il nostro territorio subisca nuove compromissioni.
La Consulta regionale lombarda degli Ordini
degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori mette a disposizione tutta la sua rete
professionale affinché ciò non accada.
Paolo Ventura
Presidente della Consulta regionale lombarda
degli Ordini degli Architetti Pianificatori
Paesaggisti e Conservatori
Una veduta della
provincia pavese.
A pagine precedenti:
Lago di Varese.
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Valorizzare e costruire il paesaggio
con intelligenza
GIAN LUCA PERINOTTO*
L’idea di un incontro pubblico dedicato al paesaggio nell’ambito della pianificazione lombarda
è nata e si è concretizzata all’interno della Commissione Territorio della Consulta Architetti in
un breve arco di tempo, con il contributo fattivo
di molte persone che troverete qui nominate,
chi in “maiuscolo” chi in “minuscolo”, ma tutte
ugualmente importanti per il buon esito del progetto iniziale.
Si è partiti da un particolare assunto: che il confronto tra le diverse realtà territoriali, e i vari
modi di declinare il tema paesaggistico negli
strumenti pianificatori, fosse utile per sviluppare sempre meglio una materia che dovrebbe
“costituire” il fondamento di una nuova prassi
urbanistica.
Il convegno di studi è stato così organizzato con
l’obiettivo di uno scambio di esperienze sui vari
livelli di pianificazione, regionale e soprattutto
provinciale, e sui rapporti di questi con i piani
comunali, avendo come argomento condiviso
quello della tutela, valorizzazione e costruzione
del paesaggio lombardo.
Partendo da questa impostazione, tutti i relatori, per la prima volta riuniti insieme attorno a un
tavolo di discussione, hanno svolto i loro resoconti in maniera davvero innovativa proponendo approfondite letture del paesaggio e diversi
indirizzi di pianificazione nei relativi contesti di
riferimento.
Alla riuscita di questa iniziativa (il Convegno si è
tenuto nella giornata del 31 maggio di quest’anno,
con un notevole interesse da parte di tutti presenti) è seguita, come sua naturale conseguenza,
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la pubblicazione di questo numero monografico
di "AL", che contiene una sintesi degli interventi
sviluppati in quella sede, riscritti per l’occasione
e ricchi di nuovi spunti.
Uno speciale apparato iconografico, con una
campagna fotografica realizzata ad hoc, accompagna le varie sezioni e ci rende nuovamente manifesta la varietà paesaggistica della Lombardia.
Questa si potrebbe ben sintetizzare per mezzo
del logogramma cinese che identifica il paesaggio con i termini di “montagna” e “acqua”, i quali
rappresentano realmente i due estremi entro i
quali si sviluppano tutte le delicate sfumature
paesaggistiche dell’ambiente lombardo.
Di tale complessità, nonché della capacità di approfondire la problematica del paesaggio, ci sono
testimoni i dirigenti di settore dell’ente Regione
e degli enti provinciali, che hanno fornito i loro
contributi al convegno, e che si impegnano per
il buon funzionamento (efficienza ed efficacia)
di una parte decisiva di queste, oggi vituperate,
istituzioni.
Mi preme, infine, rimarcare il saggio richiamo,
che abbiamo ascoltato nel convegno e ritrovate
in queste pagine, di Silvano Tintori sull’attenzione a non “semplicizzare” il tema del paesaggio,
soprattutto in una situazione complessa come
quella della Lombardia.
Questo fattore è da tenere in costante considerazione anche in ogni trasformazione territoriale
ed è utile ricordarsi quanto diceva Carlo Cattaneo, a proposito del paesaggio agricolo lombardo, nel livre de chevet di ogni architetto operante
nella nostra regione: “Per tal modo le alpi eccelse
Sirmione (Bs).
Nella pagina a fianco:
pianura bergamasca con
residenze, colline e
montagne sullo sfondo.
e gli abissi dei laghi, i fiumi incassati e l'uniforme
pianura silicea, le correnti sotterranee e le aque
tèpide nel verno, gli aquiloni intercetti e le influenze marine, le generose piogge e l'estate lùcida e
serena, èrano come le parti d'una vasta màchina
agraria, alla quale mancava solo un pòpolo, che
Il giorno 31 maggio 2012, la
Commissione Urbanistica
e Territorio della Consulta
Regionale Lombarda degli
Ordini degli Architetti PPC,
con il patrocinio della Regione
Lombardia, ha tenuto a Milano, un
Convegno dal titolo “Il paesaggio
lombardo nella pianificazione
territoriale provinciale”. Il
convegno si configurava come
un incontro utile allo scambio
di esperienze ai vari livelli
della pianificazione territoriale,
regionale e provinciale, e ai
rapporti di questa con i piani
comunali. Il tema comune era
quello della tutela, valorizzazione
e costruzione del paesaggio
compiendo il voto della natura, ordinasse gli sparsi
elementi a un perseverante pensiero. Il progresso
dell'incivilimento dimostrerà con fatto posteriore,
che in ogni regione giàciono così predisposti gli
elementi di qualche gran compàgine, che attende
solo il soffio dell'intelligenza.”
lombardo. Gli interventi sono stati
organizzati in modo da fornire
brevi sintesi dello stato dell’arte
degli atti pianificatori vigenti o in
itinere.
Segreteria scientifica
del Convegno
Responsabile: Paolo Ventura;
Coordinatore: Gian Luca
Perinotto; Delegati: Luca
Bertagnon, Francesco Cappa,
Stefano Castiglioni, Elisabetta
Cavalleri, Giuseppe Coti, Marco
Engel, Roberto Fusari, Vittorio
Gandolfi, Fabio Maffezzoni, Elio
Mauri, Chiara Panigatta, Roberto
Pozzoli, Elisabetta Ripamonti,
Gianni Roncaglia, Fulvio
Santarossa, Alberta Stavanoni,
Nicola Tateo, Silvano Tintori
FOTOGRAFIE
FILIPPO POLI
architetto e fotografo di
architettura e paesaggio,
collabora con studi di
architettura in Spagna e
in Italia pubblicando sulle
principali riviste internazionali
di settore (“Domus”, “Abitare”,
“Architectural Review”,
“Arquitectura Viva”, “Mark”,
ecc). Ha ricevuto riconoscimenti
all'IPA prize, Prix de la
Photographie ed ha esposto
al Centro di fotografia di
Philadelphia.
* Coordinatore del convegno
“Il paesaggio lombardo nella
pianificazione territoriale
e provinciale” e consigliere
dell’Ordine degli Architetti
PPC di Pavia.
Il progetto fotografico qui
presentato è un percorso
attraverso il territorio e il
paesaggio antropizzato lombardo:
dall’agricoltura che si insinua fino
ai limiti della città, ai capannoni
industriali che occupano pianure
e valli, dal paese di montagna
difficilmente raggiungibile, alla
cementificazione delle seconde
case nelle località sciistiche, dal
paesaggio metafisico e mutevole
degli argini dei grandi fiumi
lombardi alla calma immobile
degli ambienti lacustri.
Questo servizio è stato realizzato,
espressamente per “AL”, in
collaborazione con gli Ordini degli
491 lombardi.
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Architetti PPC
PAESE E PAESAGGIO
SILVANO TINTORI*
“Paese”, parola della nostra lingua fin dai suoi
esordi nel Basso Medioevo; l’altra, “paesaggio”,
nasce alla fine del sedicesimo secolo dall’interesse, già vivo nell’affresco e nella pittura medievali
e del Rinascimento, verso gli aspetti apprezzabili
fra “le cose di ogni specie”, come scriveva Simmel
cent’anni fa, che “si estendono, una accanto all’altra, su un pezzo di terra”: il “paese” può esistere
senza di noi, non il “paesaggio”, prodotto di uno
sguardo volto a stabilire un rapporto aperto fra il
soggetto e lo spazio (1).
Molti gli sguardi che si sono affiancati e rincorsi. Dice Simmel: non esiste un soggetto assoluto,
quanto e piuttosto “spiriti individuali” per cui, se
può mancarci una visione del mondo “vera” o imposta dal “dato”, questi spiriti svelano “insopprimibili aspirazioni umane” (2).
Viviamo in un sistema sociale popolato da attori
dissociati e indifferenti all’ambiente umanamente e fisicamente difficile che caratterizza il territorio della tarda modernità e del capitalismo maturo: vi sono, però, buone ragioni per credere che
il “paesaggio” conti sempre di più nel momento in
cui si va alla ricerca di qualche “punto di unità” (è
di nuovo Simmel a suggerircela) adatto a frenare
la caduta del nostro mondo nell’ipercomplessità
e nel caos.
Cede il compito di mobilitazione sociale attribuito a lungo al piano, avanza quello di un apprendimento capace di rinnovare i nostri sguardi (3),
oggi probabilmente necessario anche per aggredire dissociazioni e indifferenze prodotte dallo
spread nell’accesso all’istruzione e alla conoscenza, che va pervadendo il mondo globale (4): non ci
tornerebbe utile qualche “parola-chiave”?
“Identità”, per esempio, che non sceglierei causa
la sua natura ambigua, ma perché il nostro legislatore l’ha inserita nell’ordinamento: soltanto
la memoria può però connettere all’attualità impressioni e idee immagazzinate nel passato o rimaste, ieri come oggi, incolte senza percorrere i
vicoli ciechi del localismo.
Non si tratta di contrastare unicamente il “rinnovamento urbano” e ogni altra forma di compromissione del suolo che parta dalla tabula rasa
(la mappe blanche di Le Corbusier) per scrivervi,
come annota Michel de Certeau, “con il cemento la composizione disegnata in laboratorio sulla
base di bisogni distinti a cui fornire risposte funzionali” (5): occorre andare alla scoperta e verso
l’elogio che lo stesso de Certeau scrive dell’opacità e della testardaggine dei luoghi sopravviventi
a “la scrittura artificiale e universale della tecnologia” come resistere alla diffusione di quelle immagini “idolo” o “miraggio” (6), aleggianti nell’oblio della storia, che oramai sul territorio di gran
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parte del pianeta vanno alienando la risorsa della
differenza.
Senza nasconderci dietro il muro dello storicismo, come ha fatto e spesso fa ancora molta cultura della conservazione: diventa fondamentale
“ricomunicarla”, questa storia, in un frangente
dove la globalizzazione e il ruolo preminente che
vi gioca la cultura anglo-sassone tendono a mettere in disparte gli “spiriti” umanistici.
Ci viene in soccorso un libro (peraltro inglese)
di Peter Burke (7). Spiega l’approccio di un nuovo ramo della ricerca storica - la storia culturale - che, pur avendo radici lontane negli studi di
Burckhardt e Huizinga e debiti nei confronti dei
maestri delle Annales (Febvre, Bloch, Braudel e
altri), esprime la necessità del mondo tardomoderno di proseguire nella modifica dei concetti
tradizionali di cultura e di storia della cultura
come di storia e di storiografia: idee, concetti,
mentalità, discorsi e rappresentazioni che scandagliano i processi storici oltre l’evento e l’istituzione secondo l’approccio degli annalisti, allargando il loro orizzonte problematico.
Corpo, sessualità, vissuti propri di chi è trascurato o addirittura dimenticato dalla storiografia
tradizionale, come da molti “tecnicismi” (8), si
affollano in una “controcultura storiografica” (9)
per cui il territorio o – discutiamone – il paesaggio o magari entrambi prendono posto nel magazzino dove frugare per uscire da una visione irriflessiva o, peggio, xenofobica dell’identità.
De Certeau individua nel “camminare” per le
strade di insediamenti troppo premeditati, che
chiama “città-concetto”, un riappropriamento
dei luoghi identificabile in un testo, inteso al di
là dell’enunciato verbale od orale, che svela “modifiche episodiche” di spazi destinati a rimanere
illeggibili fuori dalla mobilità quotidiana del cittadino: economia informale, arte di strada e certe “trasgressioni”, come le occupazioni di questi
giorni a Milano, sono tuttavia sotto i nostri occhi.
Gli storici “culturali” mi sembrano adombrare
spunti penetranti in quell’illeggibilità attraverso
la storia della memoria, la storia del corpo, le nuove costruzioni delle classi e dei generi (il territorio e le donne: un binomio troppo poco esplorato
principalmente dagli urbanisti), delle comunità e
delle identità individuali.
È anche in corso un ampliamento della storia culturale invadente campi negletti, come quelli della
politica, della violenza, delle emozioni, e possiamo, infine, aspettarci nuovi materiali dagli studi
di genetica, che si occupano delle analogie fra
evoluzione biologica e culturale (10), come dalle ricerche sulla “rispazializzazione” della sfera
virtuale (11): da tutto questo traspare uno spettro
memoriale in grado di sovvertire la visione ingenua dell’identità.
Il consumo di suolo: le ultime statistiche denunciano disfunzioni riguardanti la produzione alimentare – il deficit del suolo agricolo è nel nostro
Paese uno dei nodi che strozzano la sua crescita
– lo stato dell’aria e della temperatura, dissesti e
danni di ordine biologico e idrogeologico.
Non basta, però, incidere sulla produzione del
“paese” con regole di sostenibilità, quanto comprendere come oggi, in un sistema sociale complesso e nel suo ambiente difficile, il “paesaggio”
esca da sguardi molteplici o (vedi nota 2) da impulsi che frantumano il concetto classico dello
“spazio assoluto” frequentato da un “osservatore
unico”: venuto meno il vecchio e tranquillizzante
dualismo città-campagna, ci troviamo di fronte
a un “paesaggio” dove “sottourbanizzazione” e
“deruralizzazione” limitano la sua leggibilità e ne
confondono la struttura.
Ora, il “paesaggio geografico” rappresenta da più
di mezzo secolo un’avventura intellettuale sviluppata a scala planetaria in rapporto alle risorse
naturali che, indipendentemente dalle attività
umane, plasmano l’ambiente fisico (12).
Clima e morfologia, idrografia e vegetazione, ancorché logorati dalla placcatura del suolo operata
dall’artefatto moderno, conservano la loro attualità nel quadro di un “paesaggio potenziale” in
prossimità del bivio verso un “paesaggio terzo”
* Delegato della segreteria
scientifica del Convegno e
già professore ordinario di
Urbanistica (1981-2004)
e docente di Fondamenti di
urbanistica (1999-2001)
presso la Facoltà di
Architettura Civile del
Politecnico di Milano.
Beverate (Lc).
Nella pagina a fianco:
veduta di Cremona.
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(la seconda parola-chiave) identificabile nella
sopravvivenza e, magari, nel peggioramento di
quello irretito da infrastrutture dirompenti e da
sciami di capannoni e “villette” – i protagonisti
dello sprawl – come possibile nella prospettiva
di una lettura multipla e innovativa delle “cose di
ogni specie che si estendono su un pezzo di terra”.
Se possiamo percorrere, guidati da criteri abbastanza generalizzabili e sempre più accettati
dall’opinione pubblica, la corsia ecologica allo
scopo di salvare il salvabile nelle risorse del “paesaggio geografico” come di agire responsabilmente in materia di energia, mobilità, rifiuti e
via dicendo, è lo stesso “paesaggio culturale” ad
apparirci invaso dalla folla eterogenea indagabile
fuori dalla tradizione logocentrica del “territorio
della modernità” e, ricorrendo a de Certeau, alle
trame della “città-concetto”: siamo, dunque, in
prossimità di un “paesaggio terzo” decadente nella sopravvivenza e, magari, nel peggioramento di
quello odierno oppure sull’orlo di uno specchio
riflessivo di significati incolti o dimenticati? (13)
Se vogliamo brandirlo, dobbiamo spalancare le
porte alla green economy affinché sviluppo socioeconomico e salvataggio dell’ambiente possano
trovare coniugazioni nel sistema sociale, altrimenti disattese dai governi oppressi dalla crisi
economica, ma anche accostarci a una “modernità del territorio”, quando sotto la pressione del
nuovo urbanesimo si interverrà, come già avviene, sul “paese”, interpretandolo.
Va, invece, imponendosi sui suoli della dismissione a Milano e in gran parte del mondo un’altra
“città-concetto”, foggiata sul modello esclusivo
park and tower, per contro vissuta come momento di ulteriore crisi dello “spazio assoluto” e
dell’“osservatore unico”; viene, infatti, emergendo uno “spazio agito”, secondo la definizione dello stesso de Certeau, che fa traboccare in quello
pubblico ciò che è in conflitto con il “comando”
impartito dai poteri cosiddetti forti.
Ricorro a un secondo esempio: assistiamo in
Lombardia alla demolizione e ricostruzione di
edifici esistenti con la scusa di un costo inferiore
della sostenibilità del fabbricato nuovo, di norma ininfluente sul prezzo di mercato e sull’uso
sociale di questi immobili, ma devastante il paesaggio della città e a un altro ancora: quello dei
parcheggi pubblici che andrebbero allestiti come
supporto alle aree pedonali e a traffico limitato e
che rappresentano troppo spesso uno dei più stolidi massacri dello spazio urbano; pensiamo, inoltre, a non poche “biocase” brutte e produttrici, un
po’ dappertutto, di tessuti urbanisticamente non
promettenti.
Forse dobbiamo anche aprire una riflessione
sullo “spazio agito” in essere nelle aree pedonali
10
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e orientato a favorire il “camminare” nella città:
per domandarsi se, invaso dai riti collettivi “alla
moda”, che lo convertono in fabbrica del chiasso
e della sporcizia, non si avviti propria volta in immagini “idolo” o “miraggio”di nuovo conio.
Procedo oltre: dal recupero del “dismesso” (principalmente prodotto da fabbriche, caserme, infrastrutture e quant’altro diventi obsoleto, come
potrebbe accadere nella nostra regione anche in
parti della residenza estensiva) sortirà un’altra
città, dove dovremmo fare più posto non soltanto a un verde di arredo, ma alla terra, all’acqua,
alle coltivazioni e, infine e più generalmente, a
un “paesaggio” reimpostato attraverso un’altra
avventura intellettuale, cui esperti di varia estrazione (si vedano le note 7, 10 e 11) mi sembrano
offrire tracce consistenti (14).
È, dunque, sulla differenziazione dello spazio che
va riaperto il discorso identitario: le complessità - sottolineo l’uso del plurale (15) – del sistema
sociale e del suo ambiente umano e fisico – sono
però a-paradigmatiche, se non antiparadigmatiche, in quanto che l’esercizio razionale della previsione ha perduto da tempo la propria efficacia.
Ricorriamo pure a quei costrutti (il “paesaggio
geografico”, il “paesaggio culturale”, il “paesaggio
terzo”), ma, e soltanto, come sonde da proiettare sul territorio per aprirvi nuovi sguardi; cerchiamo di offrire agli attori sociali occasioni di
apprendimento in una nuova cultura dei luoghi;
induciamoli a ripensare i rapporti fra costruzione e suolo; promuoviamo il dialogo fra una storia ricomunicata e un “paesaggio terzo” in grado
di aiutarci a vivere il presente; accantoniamo la
“città-concetto” come espressione del “territorio
della modernità”, in quanto generatrice di situazioni sulle quali incombono spinte omologanti e
aliene alla “modernità del territorio”.
Sassen ha incalzato de Certeau introducendo il
concetto di “spazio conteso”, scosso dalle disuguaglianze che vanno diffondendosi nella popolazione dei maggiori centri del globo (16): l’acutizzarsi della crisi europea potrebbe accrescerle,
né è da escludere un traboccamento negli Stati
Uniti o in qualche paese emergente (17).
Vi sarà comunque un ulteriore spostamento
dell’economia globale verso est che accentuerà
la posizione già oggi marginale del nostro Paese
(18): la “grande narrazione” del liberismo è in sofferenza e la città mutante dentro la città potrebbe
presentare dismissioni senza sostituzioni.
Basilica San Bassiano (Lo),
cascina.
Note
1. G. Simmel, Filosofia del paesaggio in Il volto e il ritratto.
Saggi sull’arte, il Mulino, Bologna, 1985.
2. Due ricerche più recenti possono fornire, la prima, uno
schizzo storico degli sguardi rinvenibili nella storia dell’arte
e, la seconda, un orizzonte problematico che sollecita il
passaggio da uno sguardo contemplativo (il “paesaggio” peraltro inteso come fattezza sensibile della pittura
tradizionale) a una esplorazione esistenziale della forma
sollecitata nella pittura stessa dalla complessità del territorio. Si vedano rispettivamente di: P. Bruscoli, Il paesaggio
nell’arte occidentale: una traccia storica in B. Vecchio e C.
Capinera (a cura di), Museo del paesaggio di Castelnuovo
Berardenga, Protagon Editori Toscani, Colle Val d’Elsa,
1999; F. Tedeschi, Paesaggio e territorio: due termini complementari e Un viaggio fra luoghi e idee nella monografia
illustrativa della mostra Dal paesaggio al territorio. L’arte
interpreta i luoghi. Opere del Novecento dalle collezioni
Intesa Sanpaolo, museo di Santa Chiara a Gorizia, dicembre
2011 - febbraio 2012 e stampata presso la Tipografia Poligrafiche San Marco, Cormons, sd.
3. J. Friedmann, Pianificazione e dominio pubblico. Dalla
conoscenza all’azione, Edizioni Dedalo, Bari, 1993.
4. M. Augé, Per strade e fuori rotta, Bollati Boringheri, Torino,
2012.
5. M. de Certeau, L’invenzione del quotidiano, Edizioni Lavoro, Roma, 2001, pp. 143-167.
6. M. Fumaroli, Paris - New York. Voyage dans les arts et les
images, Fayard, Parigi, 2009.
7. P. Burke, La storia culturale, il Mulino, Bologna, 2006.
8. A distanza di tanti anni pare pur sempre obbligante il
richiamo a due testi fondamentali per riflettere sulla potenza
e sui limiti di scienza e tecnica per cui sono da ricordare: E.
Husserl, Il crepuscolo delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, il Saggiatore, Milano, 1961; M. Heidegger,
La questione della tecnica, in G. Vattimo (a cura di), Saggi e
discorsi, Mursia, Milano, 1976.
9. A. Arcangeli, Che cos’è la storia culturale, Carocci, Roma,
2007.
10. L. Cavalli Sforza, L’evoluzione della cultura, Codice edizioni, Torino, 2010.
11. C. Giaccardi e M. Magatti, L’io globale, Laterza, Bari, 2003.
12. R. Biasutti, Il paesaggio terrestre, UTET, Torino, 1947.
13. B. Vecchio, L’effetto specchio, o il paesaggio come deposito di significati, in F. Tedeschi, Paesaggio e territorio:
due termini complementari, op. cit.
14. Si veda ancora A. Arcangeli, Che cos’è la storia culturale, op. cit., in particolare pp. 75-84.
15. N. Luhmann, Comunicazione ecologica. Può la società
moderna adattarsi alle minacce ecologiche?, Franco
Angeli, Milano, 1990.
16. S. Sassen, Le città nell’economia globale, il Mulino,
Bologna, 2003 .
17. P. Larrouturou, Svegliatevi. Perché l’austerità non può
essere una risposta alla crisi, PIEMME, Milano, 2012.
18. Si veda il database Mgi Cityscope del McKinsey Global
Institute che quest’anno ha investito con la propria indagine 2.600 città del mondo.
491 | 2012
11
LA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE IN AMBITO REGIONALE
GIAN ANGELO BRAVO*
La pianificazione territoriale si articola principalmente a vari livelli: scala regionale, scala provinciale, scala comunale e vede forme di pianificazione a scala intermedia come i Piani Territoriali
d’Area vasta.
Lo strumento per eccellenza della pianificazione
è sempre stato quello a scala comunale (PRG), in
quanto è stato di fatto lo strumento che ha governato le trasformazioni del territorio per settantatre anni, dal 1942 (Legge 1150/42) al 2005 (L.R.
12/2005). È stato il primo strumento che ha permesso di pianificare l’intero territorio comunale,
a differenza del Programma di fabbricazione, soppresso nel 1975 dalla L.R. 51/75, ma è stato anche il
primo strumento che si è dovuto confrontare con
la pianificazione sovraordinata come i Piani dei
Parchi (nazionali e regionali) e i Piani Territoriali
Provinciali.
Di fatto il Piano Regolatore Generale ha però denunciato una forte limitazione in quanto le determinazioni assunte nascevano quasi sempre da
considerazioni endogene, nella convinzione che
all’interno di ogni territorio comunale dovessero essere presenti il maggior numero di funzioni,
indipendentemente dalla specifica vocazionalità
dell’area, in una logica di marketing territoriale.
12
491 | 2012
In contrapposizione a questa logica, sviluppata in
decenni di prassi urbanistica, è maturata la consapevolezza della necessità che la pianificazione
fosse articolata a livello “differenziato” in relazione alla necessità di sviluppare una visione più
organica del territorio e quindi a scala più vasta di
quella comunale.
Il ruolo della pianificazione Provinciale assume
di conseguenza un valore importante sia come
strumento ricognitivo delle molteplici valenze ed
esigenze territoriali, sia di indirizzo per la pianificazione a scala locale, ruolo indispensabile per
assicurare una traduzione coerente delle esigenze
territoriali verso indirizzi pianificatori a scala locale più equilibrati.
Con la L.R. 1/2000 prima e successivamente con la
L.R. 12/2005, la Regione ha riconosciuto un ruolo
strategico alle Province per il governo del territorio locale, ruolo invocato anche dal principio della sussidiarietà. Il PTCP ha assunto nel tempo un
valore strategico sia come strumento ricognitivo
delle molteplici valenze ed esigenze territoriali
(assetto e tutela del proprio territorio), sia di indirizzo e verifica per la pianificazione a scala locale.
A sette anni dall’approvazione della L.R. 12/2005,
si è ora di fronte all’esigenza di un rinnovamento
* Dirigente Unità Organizzativa Programmazione
integrata e Pianificazione
territoriale, Direzione generale Territorio e Urbanistica, Regione Lombardia
della pianificazione di “prima generazione”, sia a
livello locale, con una maggiore consapevolezza
nella predisposizione dei PGT che non hanno ancora raggiunto la maturità auspicata, sia a livello
provinciale attraverso un corretto recepimento
degli indirizzi del PTR. La sua concreta attuazione, infatti, risiede nella “traduzione” che deve essere fatta a livello provinciale delle dinamiche di
evoluzione territoriale secondo i criteri e i principî
di sussidiarietà, autonomia locale e identità dei
territori. In questo quadro, Regione Lombardia sta
pensando anche alla revisione del Piano Territoriale Regionale. La portata e la complessità delle
sfide indicate dal PTR a due anni dalla sua approvazione, richiedono di perfezionare le azioni relative alla coerenza fra le politiche di sviluppo con
quelle di sostenibilità ambientale e di tutela delle
risorse naturali.
È sempre più sentita l’esigenza di una visione unitaria dell’evoluzione del territorio attraverso l’integrazione fra varie politiche settoriali regionali,
inoltre sono da riconsiderare i livelli della governance territoriale, l’aggiornamento del quadro delle conoscenze, la verifica degli effetti prodotti per
arrivare ad individuare nuovi indirizzi e orientamenti su cui basare la nuova generazione dei Piani,
anche attraverso misure innovative per un più razionale uso del suolo a immediata prevalenza (ed
efficacia) sulla pianificazione sottostante.
Architettura e paesaggio
della campagna mantovana
dopo il terremoto.
Nella pagina a fianco:
Foppolo (Bg).
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TUTELA DEL PAESAGGIO E SVILUPPO DEL TERRITORIO
NEGLI STRUMENTI DI GOVERNO DELLA LOMBARDIA
LUISA PEDRAZZINI*
La Legge “per il governo del territorio” della Lombardia (n. 12/2005) interessa una regione connotata da una solida tradizione di strumentazione
urbanistica e, nell’ultimo decennio, caratterizzata
anche da un’estesa “copertura” di piani territoriali
di scala provinciale. Per quanto riguarda le scelte
di pianificazione d’area vasta, poiché in ognuna
delle dodici province che compongono la regione
è vigente un piano territoriale di coordinamento,
talvolta anche di seconda o terza generazione, nel
rapporto tra scelte localizzative di funzioni a scala territoriale ed esigenze comunali, il punto di riferimento è la provincia, con cui i comuni hanno
sviluppato solide relazioni e che costituisce riferimento per gli indirizzi di pianificazione territoriale generale. L’apparato della regolamentazione
delle trasformazioni urbane e territoriali si fonda
sull’applicazione del principio di sussidiarietà, che,
dagli anni ’90, vede direttamente attribuita ai comuni la responsabilità in materia paesaggistica e
urbanistica. La Legge del 2005 interviene dunque
su un sistema consolidato e maturo, ordinando le
numerose disposizioni normative esistenti sino al
momento della sua approvazione, introducendo
diverse novità e promuovendo un rinnovato ruolo
della regione nel campo della pianificazione territoriale ad orientamento strategico e programmatico, forse l’unico ambito in cui il pianificatore non
si era ancora efficacemente espresso e che non era
adeguatamente praticato, anche se riconosciuto
sempre più rilevante per via delle relazioni instaurate tra i diversi enti competenti in materia di pianificazione, di una congiuntura sempre più affannata sul fronte finanziario e di una regione a cui è
richiesto un ruolo di indirizzo efficace in tempi di
risorse scarse.
Un compito di rilievo nel costruire una nuova architettura relazionale è attribuito al Piano territoriale
della Lombardia (PTR) insieme al Piano paesaggistico regionale (PPR), approvati con unico atto
il 16 gennaio 2010. La scelta strategica del piano è
stata quella dell’integrazione con il Piano paesaggistico elaborato secondo il dettato del “codice dei
beni culturali e del paesaggio”. Per dare attuazione
alla valenza paesaggistica del PTR, con attenzione
al dibattito anche a livello nazionale nell’attuazione del D.Lgs. 42/2004, gli elaborati del Piano paesistico del 2001 sono stati aggiornati e assunti dal
PTR che ne ha fatto propri contenuti, obiettivi,
strumenti e misure, ribadendo l'importanza della
valorizzazione dei paesaggi lombardi, quale fattore
identitario, occasione di promozione e di crescita
anche economica, nonché di attenzione alle specificità dei diversi contesti. In tal modo assumendo i
principî fondamentali della Convenzione europea
del paesaggio (2000).
14
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Il PTR si caratterizza per l’impianto di natura strategica e relazionale verso gli altri strumenti di pianificazione e gli enti locali, primari interlocutori,
mostrando attenzione ai portatori di interessi territoriali in genere e non solo agli attori istituzionali.
È stato intenzionalmente proposto senza norme di
attuazione (ad esclusione del piano paesaggistico)
e presenta un range di operatività che va da indirizzi cogenti a orientamenti operativi generali. I tre
macro obiettivi del PTR relativi a tutela, competitività e riequilibrio sono declinati in 24 obiettivi
articolati e calati sui sei diversi sistemi territoriali
che compongono la Lombardia (Montagna, Pedemontano, Laghi, Pianura Irrigua, Po e Grandi Fiumi, Metropolitano). Questa successione di declinazioni e di maggiore definizione delle specificità
regionali, che è interpretazione e non cristallizzazione del futuro del territorio, trova compimento
nell’azione degli enti locali e delle forze economi-
che e sociali della regione. Il Piano paesaggistico
(PPR) costituisce quadro di riferimento e contiene
la disciplina paesaggistica del PTR, mantenendo una propria compiuta unitarietà ed autonoma
identità nei contenuti. In coerenza con l'impostazione sussidiaria di Regione Lombardia, le indicazioni del PPR sono declinate e articolate su tutto il
territorio lombardo attraverso i diversi strumenti
di pianificazione territoriale e di governo del territorio. Specifici criteri guidano la trattazione del
paesaggio nei Piani Territoriali di Coordinamento
Provinciale e nei Piani di Governo del Territorio,
che rappresentano gli strumenti di “maggior dettaglio” attraverso cui il Piano paesaggistico è attuato,
orientando i contenuti delle trasformazioni territoriali. Dedicate linee guida forniscono, inoltre, indicazioni per la progettazione di interventi ricadenti
in ambiti non soggetti a vincolo paesaggistico, quali
quelli relativi alle infrastrutture per la mobilità, agli
impianti energetici ed, entro il 2012, anche degli ambiti degradati, come quelli di cava, seguiti poi dalle
aree periurbane. Le politiche regionali in materia
paesaggistica sono orientate dai contenuti della
“Convenzione europea”, una particolare attenzione
è attribuita alla costruzione partecipata da parte dei
cittadini alle scelte di trasformazione della città e
del territorio con un approccio integrato al paesaggio, da sviluppare nei piani urbanistici (PGT), che
rappresentano lo strumento più vicino al cittadino
per gestire le trasformazioni del paesaggio. Secondo
quanto sopra esposto, i temi aperti nella rinnovata
stagione della pianificazione paesaggistica riguardano le relazioni tra Stato e regioni (nel rapporto tra
tutela e valorizzazione), la politica regionale volta
all’integrazione tra la componente paesaggistica e
naturalistica (parchi, rete ecologica regionale, rete
verde e sistemi verdi), la relazione tra pianificazione paesaggistica e le politiche per il contenimento
del consumo di suolo (con particolare attenzione
alle aree periurbane e all’agricoltura periurbana) e,
non ultimo, all’uso di strumenti integrati per promuovere azioni di sistema per il miglioramento, la
salvaguardia e la valorizzazione del paesaggio lombardo. Una legge così complessa non trova facile
vita nella sua applicazione (circa 200 sono state le
modificazioni e solo la metà dei comuni ha un PGT
adeguato). Ciò nonostante si può affermare che il
monitoraggio delle esperienze locali e provinciali e
lo sviluppo dell’Osservatorio del paesaggio saranno
fondamentali per capire come i processi più innovativi possano essere rilanciati e sostenuti, per interpretare gli elementi più critici, con l’obiettivo di
promuovere una nuova cultura del piano che assuma il territorio come il teatro in cui convergono gli
effetti di tutte quelle politiche che se non vengono
messe in coerenza proprio tramite un disegno di
equilibrato sviluppo urbano e territoriale mostrano i
loro effetti più negativi. Nello stesso modo l’efficacia
del piano territoriale e del piano paesaggistico, si misurerà anche con la capacità di sviluppare una nuova
cultura nei decisori pubblici competenti in materia
di trasformazioni urbane, territoriali e paesaggistiche, nell’applicazione concreta del principio di sussidiarietà e con la responsabilizzazione, orientando
e indirizzando l’azione degli enti territoriali verso
l’innovazione e il miglior uso delle risorse (ambientali ed economiche), senza timore nel proporre una
visione di crescita che vada oltre l’orizzonte della
legislatura, perché questo richiedono le scelte di
sviluppo territoriale durature e sostenibili.
* Dirigente responsabile
Struttura Paesaggio,
Promozione del paesaggio e
tutela dei beni paesaggistici,
Direzione Generale Sistemi
Verdi e Paesaggio, Regione
Lombardia
Alserio (Co).
Nella pagina a fianco:
Chiesa Sassella (So).
491 | 2012
15
BERGAMO
Quella del paesaggio-ambiente è una tematica
fondamentale che può essere affrontata in
modo efficace solo se fortemente integrata
nell’ambito di ogni processo di pianificazione e
progettazione territoriale e urbanistica.
In provincia di Bergamo il principale strumento
di riferimento a valenza paesaggistica è dato dal
vigente PTCP, approvato nel 2004 ai sensi della
L.R. 1/00 e attualmente in fase di adeguamento
alla L.R. 12/05 (1).
Accanto al Piano territoriale, che ha individuato
e definito la disciplina generale degli ambiti ed
elementi di rilevanza paesistico-ambientale (2),
sono rappresentativi anche alcuni strumenti
d’attuazione specifici dello stesso PTCP di
Bergamo:
• le Linee guida per gli sviluppi insediativi
(3), che, riferendosi anche alla scala della
progettazione, propongono un Abaco
progettuale e un Manuale di Buone
Pratiche contenenti indicazioni operative
per la qualificazione degli interventi di
trasformazione (4);
• il Piano di settore della rete ecologica
provinciale (5), che individua il progetto di rete
ecologica a partire dallo schema generale indicato
nel PTCP, avendo cura di definire, oltre agli
elementi della struttura ecologico-ambientale,
anche le presenze più significative dell’armatura
storico-paesaggistica del territorio.
Avendo questi riferimenti provinciali, a partire
dal 2005 (6), i 244 comuni della provincia
di Bergamo stanno sviluppando i PGT. La
situazione attuale rispecchia la media regionale:
meno di due terzi dei comuni della provincia (n.
156) hanno adottato o approvato il PGT, mentre
più di un terzo dei comuni si trova ancora nella
fase di VAS propedeutica all’adozione o nella
fase preliminare d’avvio del procedimento (7).
Dalle verifiche di compatibilità dei piani
comunali con il PTCP è emerso come questa
prima generazione di PGT non ha sempre
saputo o potuto approfondire in maniera
adeguata le tematiche paesaggistiche
utilizzando gli strumenti messi a disposizione
dal livello provinciale. Una maggiore attenzione
alle questioni ambientali è determinata
in alcuni casi dalla presenza sul territorio
comunale di siti della Rete Natura 2000
che comportano la predisposizione di uno
studio di incidenza allegato al PGT. Tuttavia
capita che le procedure di valutazione di
incidenza dei piani, così come peraltro quelle
di valutazione ambientale, vengono alle volte
considerate come “fastidiosi” adempimenti
amministrativi anziché come utili strumenti di
pianificazione. Forse per questo motivo alcune
tematiche rilevanti, e da tempo presenti nella
16
491 | 2012
pianificazione provinciale, come ad esempio
il tema del consumo di suolo (8), non sempre
emergono nei procedimenti di approvazione
dei PGT, ove potrebbero essere adeguatamente
affrontate, ma vengono sottoposte all’attenzione
pubblica e degli amministratori quasi solo per
opera dei media.
Si osserva allora che, sebbene siano disponibili
gli strumenti della valutazione e della
pianificazione, in particolare riferibili al
coordinamento territoriale provinciale, spesso
questi strumenti non sono adeguatamente
conosciuti alla scala locale, oppure vengono
utilizzati male o ancora non vengono utilizzati
perché troppo complessi o scarsamente efficaci.
Appare pertanto necessario operare su più
fronti: promuovere iniziative di comunicazione,
di formazione, di sensibilizzazione rispetto
alle tematiche più urgenti, ma anche interventi
legislativi in grado di introdurre semplificazioni
e meccanismi attuativi più efficaci per gli
strumenti della pianificazione d’area vasta (9).
A questo proposito, e con particolare riferimento
alla sensibilizzazione rispetto alle tematiche
paesaggistiche, è sembrato opportuno
proporre in provincia di Bergamo, accanto
agli strumenti ordinari della pianificazione
territoriale, anche altre iniziative in un’ottica
di collaborazione intersettoriale (10): sul fronte
della comunicazione, si sta promuovendo una
più approfondita conoscenza dei documenti di
studio e analisi correlati al PTCP, già nell’ambito
delle procedure VAS che accompagnano le prime
fasi di elaborazione dei PGT; sul fronte della
sensibilizzazione, si stanno predisponendo in
collaborazione con i comuni e le realtà locali,
alcuni progetti di attuazione del PTCP per
la realizzazione di tratti della rete ecologica
provinciale e per la valorizzazione di percorsi e
paesaggi di particolare interesse storico artistico,
con l’obiettivo di qualificarli come progetti pilota
replicabili anche alla scala territoriale.
Pare auspicabile che iniziative analoghe
vengano sviluppate anche in futuro, ritenendo
che l’attenzione al paesaggio possa essere
promossa, non tanto imponendo strumenti
vincolanti, bensì più opportunamente
offrendo efficaci strumenti di conoscenza e
di coordinamento, unitamente a meccanismi
incentivanti per l’attuazione di interventi
sempre più capaci di salvaguardare e progettare
i paesaggi, valorizzando il prezioso patrimonio
che abbiamo avuto la fortuna di avere in eredità.
Sara Pace
Funzionario Settore Grandi infrastrutture,
Pianificazione territoriale ed Expo,
Provincia di Bergamo
Chignolo d’Isola (Bg).
Provincia: Bergamo
Estensione: 2.722,86 kmq
Numero di Comuni: 244
Abitanti: 1.075.592 (Istat 1.1.2009)
Densità demografica: 395 ab/kmq
Caratteri fisici e morfologici: Il territorio può essere suddiviso in tre
principali fasce altimetriche: fascia montana (circa il 63% del territorio);
fascia collinare (circa il 12%); fascia di pianura (25%). Il territorio ospita
importanti corsi d’acqua e laghi: i fiumi Adda e Oglio, che delimitano
rispettivamente a ovest e a est la Provincia, insieme ai fiumi Brembo e
Serio, sono i principali corsi d’acqua che dalle quote più elevate delle
Alpi Orobie scorrono nella pianura della bassa bergamasca. Il Lago
d’Iseo e il Lago d’Endine sono invece i corpi idrici superficiali più estesi
Tasso di urbanizzazione: 14% (Fonte DUSAF 2007 – classe 1
Note
1. Sulla base di quanto definito nel Documento di indirizzo
approvato dalla giunta provinciale nel 2008, il procedimento
di adeguamento del PTCP alla L.R. 12/05 si sta sviluppando
per fasi successive e con procedure differenziate. La fase più
avanzata riguarda la Variante del PTCP di adeguamento in
materia di ambiti destinati all’attività agricola di interesse
strategico, per la quale si è svolta la prima conferenza VAS
nell’ottobre 2011.
2. Le disposizioni relative al Paesaggio e Ambiente sono
contenute in particolare al Titolo II delle Norme di attuazione
del PTCP e si riferiscono alle rappresentazioni cartografiche
riportate negli elaborati “E2” ed “E5”.
3. Le “Linee guida per il dimensionamento e l'individuazione degli sviluppi insediativi, per la verifica dell'impatto
ambientale e della qualificazione architettonica e urbanistica
degli interventi di trasformazione territoriale”, già assunte
dalla giunta provinciale e proposte ai comuni nel 2008, sono
attualmente in fase di aggiornamento per la parte relativa
agli sviluppi insediativi.
4. L’Abaco e il Manuale delle Linee guida contengono un
pacchetto di schede tecniche che, per ogni tipologia d’intervento (residenziale, produttivo, ecc.) e di contesto territoriale
(tessuti insediativi, spazi aperti), forniscono una matrice di
sostenibilità con indirizzi e indicazioni progettuali supportate
da altrettante schede esemplificative di “buone pratiche”, che
a loro volta richiamano anche altri studi tematici del PTCP (Il
progetto di strade nel territorio; Interventi di valorizzazione
Aree antropizzate)
PTCP vigente: PTCP approvato con DCP n. 40 del 22/04/2004 –
pubblicato sul BURL n. 31 del 28/7/2004
Incarico di redazione: Ufficio di Piano della Provincia e progettisti
esterni - coordinamento Giuliano Lorenzi
Adeguamento alla L.R. 12/2005: in itinere la Variante PTCP per
adeguamento alla L.R. 12/05 in materia di ambiti destinati all’attività
agricola di interesse strategico: avviato procedimento con DGP n.
297 del 27/6/2011; pubblicato Documento di scoping il 7/10/2011;
effettuata prima Conferenza di valutazione il 21/10/2011
Comuni con PGT adottato/approvato: 64% (maggio 2012)
Fonti: ISTAT, DUSAF, dati e documenti degli uffici provinciali
Link PTCP: http://www.provincia.bergamo.it/ProvBgSettori/
provBgSettoriHomePageProcess.jsp?page&myAction=&folderID=594
delle aree spondali e corsi d’acqua).
5. Il “Piano di settore della rete ecologica provinciale”, già
sviluppato a livello di Documento preliminare e assunto
dalla giunta provinciale nel 2008, è attualmente in fase di
adeguamento alla rete ecologica e alla rete verde regionale
individuate nel Piano territoriale della Lombardia.
6. Il nuovo strumento urbanistico comunale in Lombardia è
stato introdotto nel 2005 con la L.R. 12, ma la quasi totalità
dei comuni della provincia di Bergamo ha avviato le procedure d’approvazione del PGT solo a partire dal 2008.
7. In particolare 8 comuni della provincia hanno solo avviato
formalmente il processo di predisposizione del PGT, mentre
53 comuni hanno svolto la prima conferenza VAS e 27
comuni hanno effettuato anche una seconda conferenza VAS
approssimandosi così all’adozione del Piano.
8. Il tema/problema del consumo di suolo è particolarmente attuale in provincia di Bergamo e presente in maniera
diffusa sul territorio, anche nelle zone di montagna, dove è
stato determinato nelle alte valli Brembana e Seriana dalla
proliferazione delle cosiddette “seconde case”, motivo per cui
Regione Lombardia ha recentemente attivato il Piano Territoriale Regionale d’Area Valli Alpine.
9. Ad esempio introducendo forme di regolazione e incentivazione nel campo della perequazione territoriale e dell’uso/
consumo del suolo.
10. A questo proposito il Settore Pianificazione territoriale
della Provincia collabora in particolare con i settori Ambiente, Tutela risorse naturali e Cultura.
491 | 2012
17
BRESCIA
La provincia di Brescia, occupando una superficie
di 4.700 kmq, è la più estesa provincia lombarda
(la tredicesima a livello nazionale) e la seconda per
popolazione e numero di comuni con 1.200.000
residenti in 206 comuni, ma al di là dei numeri la
caratteristica che la contraddistingue risiede nella
varietà complessità del territorio, che va dal Parco
Nazionale dello Stelvio alla bassa pianura dell’Oglio
e dal Lago d’Iseo al Garda, abbracciando tutti i
sistemi territoriali del PTR ad eccezione del Po.
Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
di Brescia, redatto ai sensi della L.R. 1/2000 e
approvato nel 2004, si fonda sul principio delle
“intese” fra Comuni e Provincia. Quest’ultimo
interviene quando ci si trova in presenza di
previsioni urbanistiche, nuove o pregresse, che
eccedono una data quantità di consumo di suolo
riferita alla crescita esogena media del Sistema
Urbano Sovracomunale di riferimento (la provincia
è divisa in 9 SUS). Il piano 2004 prevedeva che,
superata tale quantità, fosse necessario aprire
un confronto, comunque a carattere consultivo,
anche con i comuni dell’intero Sistema Urbano
Sovracomunale di appartenenza, ma l’approvazione
della Legge 12 a marzo 2005, con la precisa
indicazione dei temi prevalenti sul livello comunale,
ha di fatto determinato un primo adeguamento
del piano con l’automatico ridimensionamento
di alcune disposizioni, inizialmente prescrittive,
fra le quali il consumo di suolo. Al contempo altre
indicazioni di piano sono uscite rafforzate, ad
esempio limitando gli interventi insediativi non
concertati nelle cosiddette “zone agricolo-boschive”
(di fatto le zone agricole dei PRG).
Alle criticità di attuazione del piano si sono
aggiunte negli ultimi anni rilevanti novità sotto
il profilo socio-economico e programmatorio. La
crisi economica dal 2008 ha portando allo scoperto
le contraddizioni del settore edilizio che l’hanno
alimentata mettendo in crisi la finanza pubblica
che proprio nell’edilizia trovava, e tuttora trova,
un importante fonte di sostentamento (oneri,
ICI, standard qualitativi). La diffusa presenza di
aree industriali dismesse e capannoni invenduti,
o l’offerta di volumi residenziali ampiamente
superiori alla domanda, sono diventati più evidenti
e prioritari nell’agenda delle attività da mettere
in campo per riportarli ad un livello fisiologico
accettabile. Il quadro della programmazione
sovraordinata ha visto importanti opere passare
dalla fase programmatoria, finalizzata a mantenere
liberi i corridoi infrastrutturali, alla progressiva
esecuzione, con tempi ormai certi (2014) per
l’apertura di Bre.Be.Mi. e del raccordo autostradale
A4-A21 fino all’aeroporto di Montichiari.
A livello regionale, nel 2011 è stato approvato
il PTRA di Montichiari per la cui attuazione
la provincia dovrà definire, in accordo con i
18
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Provincia: Brescia
Estensione: 4.784 kmq
Numero di Comuni: 206
Abitanti: 1.266.998
Densità demografica: 264,82 ab/kmq
Caratteri fisici e morfologici: provincia più estesa della regione, vanta tre laghi
principali - Lago di Garda, Lago d'Iseo ed il Lago d'Idro, più altri numerosi laghi
minori di montagna - tre valli - Val Camonica, Valtrompia e Valle Sabbia, più
altre valli minori - oltre che ad un'ampia zona pianeggiante a sud del territorio
cittadino, conosciuta come la Bassa Bresciana, e varie zone collinari che
circondano il panorama cittadino e si estendono ad est verso il veronese e ad
ovest verso la Franciacorta
Tasso di urbanizzazione: 11,3% (Fonte Dusaf 2.1.2007)
PTCP vigente: approvazione con delibera n. 22 del 21 aprile 2004
Incarico di redazione: Ufficio di Piano della Provincia e progettisti esterni coordinamento Umberto Ferrari
Adeguamento alla L.R. 12/2005: adozione variante con delibera n. 14
del 31 marzo 2009
Link PTCP: http://www.provincia.brescia.it/portal/page/portal/provincia/
temiProvincia/territorio/pianoTerritorialeDiCoordinamentoProvinciale
comuni, modalità di perequazione territoriale
che necessariamente dovranno estendersi e
coordinarsi all’intero territorio provinciale. I
termini per l’adeguamento al Piano Paesaggistico
Regionale (PPR) del 2010 sono stati prorogati al
2013 dettando di fatto l’orizzonte per l’adeguamento
del PTCP che, anche sulla base degli elementi
sopra richiamati, si avvia alla revisione generale
accompagnando quella che sarà la nuova fase
della pianificazione regionale una volta che i piani
comunali risulteranno adeguati alla L.R. 12/05 e al
piano provinciale vigente.
La revisione del piano, avviata nel 2011 con la
stesura di un documento tecnico di indirizzo
ed ora nel vivo della consultazione di enti e altri
soggetti interessati, dovrà quindi trovare, in un
clima di incertezza generale e con uno sguardo
alle innovazioni normative nazionali e regionali,
un nuovo equilibrio fra obiettivi di tutela e
conservazione degli spazi aperti non edificati (il
cosiddetto “sistema rurale-paesistico-ambientale”
del PTR) ed esigenze di sviluppo insediativo dei
singoli comuni; queste ultime sostenute in alcuni
ambiti territoriali da nuove opere infrastrutturali
che segneranno per sempre la percezione e la
vocazione del territorio provinciale.
Sirmione (Bs).
Fabio Gavazzi
Coordinatore Uffici Pianificazione territoriale,
Urbanistica e VAS, Provincia di Brescia
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19
COMO
La Provincia valuta la compatibilità dei Piani di
Governo del territorio dei comuni in rapporto alla
coerenza con i contenuti prescrittivi del PTCP,
con particolare riferimento al Sistema Paesisticoambientale e Storico-culturale e al Sistema
Urbanistico-territoriale.
Occorre premettere che la Provincia di Como
non è stata solo la prima ad approvare il PTCP in
coerenza con i contenuti della L.R. n. 12/2005 e del
D.Lgs 42/2004, ma anche la prima ad introdurre
una limitazione del consumo di suolo attraverso la
definizione di "indici di sostenibilità insediativa"
che definiscono "incrementi addizionali" massimi
della superficie urbanizzata esistente con
l’obiettivo della sostenibilità ambientale dei nuovi
PGT in relazione alla limitazione di consumo di
"nuovo" suolo,
Tale previsione è finalizzata alla tutela della rete
ecologica, definita dal PTCP, quale strumento
di salvaguardia degli aspetti concernenti la
biodiversità.
Infatti uno degli elementi cardine del PTCP di
Como è rappresentato dalla definizione della rete
ecologica, rappresentata nella cartografia del
PTCP mediante poligoni, la cui classificazione
ed estensione può essere meglio definita da
parte degli strumenti urbanistici comunali e
intercomunali, nonché dai piani di settore e altri
strumenti di programmazione negoziata. Poiché
i PRG e gli altri strumenti urbanistici vigenti
alla data di approvazione del PTCP conservano
piena validità ed efficacia, l’applicazione degli
indici di sostenibilità insediativa si applicano
esclusivamente ai nuovi PGT.
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Ciò significa che solo in fase di redazione dei
PGT (e del relativo procedimento di Valutazione
Ambientale Strategica – VAS) la verifica di
compatibilità in relazione agli aspetti paesaggisticoambientali trova piena applicazione. Il problema è
che, ad oggi, solo il 30% dei comuni della provincia
ha adottato/approvato il piano mentre il rimanente
70% è ricorso ad atti di programmazione negoziata,
quali PII e Accordi di Programma, in variante allo
strumento urbanistico vigente.
Tali indicazioni sono estremamente interessanti
se si rileva che le norme di salvaguardia definite dal
PTCP in materia paesaggistico-ambientale e dallo
stesso PTR (con l’eccezione di alcuni contenuti
immediatamente operativi) assumono efficacia
dalla redazione dei nuovi PGT. Non solo, significa
anche che quasi i 3/4 dei comuni della provincia
hanno come atto di pianificazione di riferimento il
PRG, non sottoposto a VAS e pertanto contenente
scelte di trasformazione dei suoli non verificate
in relazione alla sostenibilità ambientale. Il tutto
su un territorio che nello scenario Lombardo è
al terzo posto per aree antropizzate e al secondo
per territori boscati: ovvero un territorio dove
la concentrazione di consumo di suolo nell’area
pedemontana raggiunge livelli estremamente
elevati (basti pensare che alcuni comuni hanno
più del 60% del loro territorio urbanizzato) con
tutte le conseguenti ricadute in ordine all’impatto
sul paesaggio e alla compromissione della qualità
ecologico-ambientale.
Con tale scenario troppo spesso si finisce per
attribuire un ruolo improprio alle funzioni
amministrative in materia paesaggistica che
Como.
Nella pag. a fianco, dall’alto:
Alserio (Co),
Santuario di Alzate (Co).
peraltro non può in alcun modo incidere sulle
scelte, a monte, di pianificazioni urbanistiche che
prevedono, ad esempio, trasformazioni d’uso del
suolo non compatibili:
nella scelta del luogo (es. terrazzamenti di oliveti,
contiguità con beni ed edifici vincolati); nelle
volumetrie (es. eccessive rispetto al contesto).
Non è un problema, quindi, di corretta
individuazione degli enti che autorizzano (forse
andrebbero meglio approfondite le modalità
nell’accertamento della preparazione professionale
e culturale dei funzionari e dei componenti delle
commissioni del paesaggio) ma anche nella
"qualità" degli strumenti urbanistici. Allo stato
attuale, infatti, la verifica dei progetti riguarda
l’approvazione o il diniego "motivato" sulla base di
aspetti: estetico – visuali; tipologici – architettonici.
A mio avviso ciò non e sufficiente soprattutto in
questo momento ove la Regione Lombardia ha
definito un impianto normativo che consente ai
comuni di approvare i PGT e pertanto, in assenza
di un cambiamento culturale, è necessario definire
direttive sul contenimento del consumo di suolo,
prioritariamente puntando al soddisfacimento
dei fabbisogni attraverso la riqualificazione del
tessuto urbano consolidato (es. "rottamazione"
e sostituzione dell’edificato obsoleto, utilizzo
aree dismesse, degradate e vuoti urbani, ecc.) e
solo in subordine ricorrendo a nuovi ambiti di
trasformazione, la cui compatibilità deve essere
accertata attraverso "qualificate" procedure di VAS
e per le quali si potrà ricorrere a meccanismi di
perequazione anche in funzione delle necessarie
compensazioni ecologico-ambientali.
Giuseppe Cosenza
Dirigente Settore Grande Viabilità, Parchi, Prog.
e territorio, Grandi Opere Strategiche, Trasporti e
Motorizzazione, Provincia di Como
Provincia: Como
Estensione: 1.288 kmq
Numero di Comuni: 160
Abitanti: 594.988 (fine 2010)
Densità demografica: 461,9 ab/kmq
Caratteri fisici e morfologici: Il territorio si sviluppa con un andamento nordsud, partendo dalle pendici delle Alpi fino alla zona della Brianza Comasca, nella
fascia compresa fra la Confederazione Elvetica e il ramo occidentale del Lago di
Como (Lario). Il territorio della provincia presenta caratteristiche morfologiche
e paesaggistiche molto singolari, viste le sue complesse, ma significative
origini geologiche che contribuiscono ad esaltarne le naturali bellezze, e che
determinano, allo stesso tempo, alcune limitazioni nel rapporto tra sistema
naturale e antropizzato
Tasso di urbanizzazione: 21,86%
PTCP vigente: dal 20 settembre 2006
Incarico di redazione: Uffici provinciali
Adeguamento alla L.R. 12/2005: si
Comuni con PGT adottato/approvato: 56%
Link PTCP: http://www.provincia.como.it/temi/territorio/territorio-trasportiviabilita/piano-territoriale-coordinamento-provinciale/
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21
CREMONA
Il territorio appartiene alla bassa pianura
lombarda. In posizione periferica rispetto
all’area centrale della regione, si articola
in ambiti spaziali che costituiscono l’esito
dell’interrelazione di fattori fisico-naturali
e antropici. Formato da un piano – livello
fondamentale della pianura – è attraversato da
morfologie depresse (valli fluviali) e interessato
da alcuni leggeri rilevati (dossi e pianalti).
Nel processo di costruzione del territorio e del
paesaggio ha avuto notevole importanza l’azione
delle acque che hanno inciso i territori montani
e riempito, e poi sagomato, il bacino padano.
L’analisi del sistema paesistico-ambientale
è stata effettuata sulla base delle indicazioni
del PTPR. I tre circondari della Provincia
rispecchiano le connotazioni assunte dal
paesaggio. Sono di pertinenza strettamente
cremasca le valli dell’Adda, del Moso e del Serio
Morto e la fascia dei fontanili e delle risorgive;
il sistema dei pianalti e dei dossi e la valle del
Morbasco costituiscono una zona di transizione
tra il territorio cremasco e cremonese e
individuano e delimitano a nord-est il soncinasco.
Il cremonese è rappresentato dalla pianura
bordata dalla valle del Po a sud, da quella
dell’Oglio a nord e a est; il casalasco è quasi
interamente situato nella valle del Po.
La struttura del paesaggio provinciale è
stata individuata sulla base di una lettura
comparata dei fattori naturali e antropici ed è
stata suddivisa nelle componenti di interesse
paesaggistico primario e secondario in due
ambiti: il paesaggio agricolo della pianura
cremasca e quello della pianura cremonese-
22
491 | 2012
Provincia: Cremona
Estensione: 1.771 kmq
Numero di Comuni: 115
Abitanti: 365.115
Densità demografica: 206 ab/kmq
Caratteri fisici e morfologici: territorio completamente pianeggiante, plasmato da
valli fluviali e da una fitta rete idrografica. L’alto cremasco è caratterizzato dalla
linea delle risorgive, con una massiccia presenza di fontanili
Tasso di urbanizzazione: 13,2 % (fonte: primo rapporto di monitoraggio PTCP –
dicembre 2011)
PTCP vigente: Vedi voce sotto (Adeguamento alla L.R. 12/2005). Approvazione
originaria con DCP n. 95 del 9/7/2003
Incarico di redazione: Provincia di Cremona; Politecnico di Milano; Labter
Adeguamento alla L.R. 12/2005: Variante approvata con DCP n. 66 del
08/04/2009 e pubblicata sul BURL n. 20 del 20/5/2009
Percentuale di Comuni con PGT approvato: 83%
Link PTCP: http://www.provincia.cremona.it/territ/?view=LivDue&id=147
casalasca. Le componenti di interesse
paesaggistico primario rappresentano sistemi
di ampie dimensioni delimitanti o attraversanti
il territorio, sono caratterizzate da una stretta
relazione con i corsi d’acqua; le componenti
di interesse secondario presentano caratteri
paesaggistici simili a quelli dei paesaggi agricoli
contermini.
L’agricoltura, per la presenza storica sul
territorio, per la superficie utilizzata, per i
processi produttivi e mercantili, è stata la
generatrice dei cambiamenti del paesaggio.
Gli elementi fondanti del paesaggio agricolo
lombardo tradizionale sono il sistema di
regimazione idraulica, tra cui spiccano i
fontanili, le siepi e i filari (piantata).
Elemento caratterizzante il paesaggio è
la cascina che si ritrova in tutta la zona
pianeggiante con caratteri diversi a seconda
delle tecniche costruttive, delle dimensioni
Canale Vacchelli, Spino
d’Adda (Cr).
Nella pag. a fianco:
un'allevamento
a Camisano (CR).
fondiarie e delle funzioni. Se ne osservano tre
differenti tipologie: nel cremasco (piccole unità
poderali a base familiare) la cascina funge anche
da abitazione ed è costituita da corpi di fabbrica
giustapposti con la presenza di un porticato
antistante; nel cremonese, caratterizzato da
poderi più vasti, si trova la cascina isolata in
cui la struttura a corte chiusa si coniuga con la
necessità di ospitare i braccianti; nelle cascine
del casalasco si ritrovano entrambe le tipologie
in funzione delle dimensioni poderali e delle
modalità di conduzione delle aziende agricole.
Il territorio provinciale presenta molteplici
fenomeni insediativi dovuti ai differenti
caratteri fisico-naturali che hanno influenzato
l’organizzarsi dei centri edificati. La struttura
insediativa è caratterizzata da alcuni elementi
di dimensioni maggiori, poli urbani attrattori
di nuove attività e insediamenti, e molti centri
minori. Nei centri urbani sono spesso presenti
nuclei edificati di notevole rilevanza storica.
La crescita insediativa, che ha interessato
le aree adiacenti ai centri edificati, segue
molteplici configurazioni, da quelle compatte
a quelle frammentate a quelle articolate. Si
rilevavano forme più compatte nel cremasco e
nelle zone piatte della provincia che tendono
ad articolarsi man mano che ci si sposta verso
il casalasco. Lo sviluppo parcellizzato ha
dato origine a frazioni autonome che si sono
affiancate ai centri urbani: il caso più comune
è rappresentato dalla cascina cui man mano
si sono aggiunti edifici a costituire un borgo
rurale.
Sulla base dei“Criteri ed indirizzi relativi ai
contenuti paesaggistici dei piani territoriali
di coordinamento provinciali”, sono stati
introdotti all’interno del PTCP nuovi temi
che costituiscono un approfondimento
rispetto a quanto definito nel PTCP del
2003. Nello specifico: alberi monumentali;
aree a rischio archeologiche; centuriazione;
aree caratterizzate da baulature; geositi.
L’introduzione recepisce sia le indicazioni
regionali, sia permette una lettura più precisa
dei caratteri paesaggistici e ambientali del
territorio. Tali livelli informativi possono
riguardare trasversalmente l’intero contesto
provinciale come lo specifico contesto di uno
o più degli 8 ambiti paesistico-territoriali
omogenei.
Maurizio Rossi
Dirigente Settore Pianificazione territoriale e
trasporti, Provincia di Cremona
491 | 2012
23
LECCO
Nel Piano Territoriale di Coordinamento
Provinciale di Lecco si assegna un ruolo di
riferimento al paesaggio come matrice del
riconoscimento degli aspetti strutturali per
l’intero territorio e di quelli caratterizzanti le
singole parti.
Il territorio lecchese è particolarmente
ricco paesaggisticamente grazie anche alla
sua estensione, dalla pianura alle colline
pedemontane, alle prealpi lungo l’invaso esteso di
quel “ramo” del Lario.
La particolarità strutturale dell’area lecchese
genera contesti locali molto differenziati, in molti
casi assolutamente unici.
È il caso del “paesaggio lariano” che è certamente
uno dei più significativi della Lombardia e
dell’Italia settentrionale.
Il nostro lago, considerato dal punto di vista
paesaggistico, presenta due caratteri che devono
essere posti alla base della pianificazione: l’unicità
e l’unitarietà.
Il paesaggio del Lario è unico, in quanto prodotto
della combinazione di una condizione naturale
straordinariamente felice (la morfologia, il clima) e
di una cultura materiale che ha saputo sfruttarne al
massimo le risorse, al tempo stesso garantendone
la conservazione nella lunga durata.
L’unicità lo rende eccezionale e famoso nel mondo.
Il paesaggio è unitario, cioè una sorta di
“condominio” visuale e ambientale nel quale i
comportamenti di ogni condomino influenzano
tutti gli altri, più direttamente di quanto accada
nella maggior parte del territorio. L’unitarietà,
amplificando le relazioni tra le sue diverse parti,
lo rende vulnerabile. L’unitarietà chiama in causa
il metodo, ossia le procedure, sollecita livelli di
condivisione delle scelte più elevati che in altri
contesti meno interconnessi.
L’unicità chiama in causa il merito delle scelte,
impone limiti quantitativi e qualitativi severi al
campo delle trasformazioni operabili, fa salire i
costi (ma anche i valori).
Al fine di meglio perseguire gli obiettivi di qualità
il PTCP definisce cartograficamente nella tavola
“Scenario 9B” il paesaggio del Lario Orientale in:
• ambito di primo affaccio al lago (suddiviso in
ambiti elementari di paesaggio);
• fronte lago (distinguendone i tratti secondo otto
tipologie).
Ai fini della valutazione dell’impatto di progetti
di trasformazione le norme fanno esplicito
riferimento ai seguenti tre criteri di valutazione:
• rapporto di intervisibilità con il lago;
• rapporto con i percorsi di rilevanza
paesaggistica;
• rapporto con il contesto locale.
Nell’Allegato 2 delle Norme di Attuazione del
piano sono riportate le indicazioni e i criteri
24
491 | 2012
di corretto comportamento che valgono come
indirizzi di tutela, e a cui si rimanda per una
maggiore specificazione.
Con questo approfondimento il PTCP ritiene di
aver apportato un contributo significativo come
“buone pratiche” alla tutela e valorizzazione del
paesaggio lariano.
Ora tocca un po’ a tutti, in particolare alla scuola e
alle università insegnare ai giovani il valore della
bellezza e dell’eredità culturale che deriva da un
grande passato. La diffusione dell’attaccamento
al “bello della natura e al bello dell’arte” è il
presupposto irrinunciabile per avere, domani, una
cittadinanza consapevole e capace di difendere il
proprio patrimonio.
Lecco.
Nella pag. a fianco:
Civate (Lc).
Ernesto Crimella
Dirigente Settore Territorio e Trasporti,
Provincia di Lecco
Provincia: Lecco
Estensione: 816,17 kmq
Numero di Comuni: 90
Abitanti: 341.354 (al 31.12.2011)
Densità demografica: 418 ab/kmq
Caratteri fisici e morfologici: lago, montagna, collina e alta pianura
Tasso di urbanizzazione: circa il 15% della sup. prov. (Banca dati Dusaf 2.1 Regione Lombardia)
PTCP vigente: D.C.P. n. 4 del 16 marzo 2004
Adeguamento alla L.R. 12/2005: D.C.P. n. 7 del 23 e 24 marzo 2009
Comuni con PGT approvato: 43% (39 comuni)
Comuni con PGT adottato: 64% (58 comuni)
Link PTCP: http://www.provincia.lecco.it/territorio-2/ptcp/
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25
LODI
Il Lodigiano è territorio complesso e conteso da
una pluralità di usi e funzioni, spesso antagonisti
e in contrasto fra loro, che generano fattori
di conflitto, disequilibrio e insostenibilità, da
conciliare con risorse sempre più ridotte.
I dati che fotografano il territorio, da leggere
con criticità e da interpretare a servizio
di un progetto di sviluppo condiviso, sono
caratterizzati da: un indice relativo a
infrastrutture e reti pari al doppio del parametro
dell’ottimalità (194,14% Istituto Tagliacarne
2004), da una percentuale di “superficie
naturale” variabile dall’83 all’87% dell’estensione
territoriale e un consumo di suolo, dal 1999 al
2007, pari a 7,5 mq/ab anno, con l’urbanizzazione
giornaliera di 4.553 mq, pari a circa 1,1 volte
piazza del Duomo di Lodi (CRCS – Centro di
Ricerca sui Consumi di Suolo).
Come si inseriscono in questo contesto gli
strumenti di governo e i procedimenti di
trasformazione? La risposta è in linea con
quanto rassegna la storia urbanistica italiana:
gli strumenti di pianificazione difficoltosamente
e sporadicamente sono la risposta e il quadro
nel quale si declinano e trovano concretezza
le visioni di sviluppo delle comunità locali.
La dimensione straordinaria, in variante
e in deroga, unitamente alla “progettualità
esogena” (Leggi obiettivo e grandi progetti
infrastrutturali) hanno minato e tarlato il
“sistema delle regole” di piano e il paesaggio
identitario.
In merito, è rilevante segnalare che il 20%
del consumo di suolo registrato tra il 1999 e
il 2007, circa 265 ha, è stato fagocitato dalla
26
491 | 2012
infrastrutturazione TAV (CRCS 2011).
Recentemente, la relazione paesaggio e usi
del suolo ha trovato nuovi “motori di novità
e di potenziale disequilibrio” nell’evoluzione
degli usi del suolo agricolo, verso pratiche e
“filiere” integrative del reddito, funzionali alla
produzione di energia da fonti rinnovabili,
agevolate e incentivate. Questo ha modificato
l’immagine e la natura del paesaggio rurale,
intensificando la tendenza verso la monocoltura,
la banalizzazione e l’artificializzazione del
paesaggio.
La volontà della Provincia di Lodi è stata, ed è,
quella di attivare proposte di programmazione
e sviluppo in una visione territoriale
condivisa che recuperi, e metta a sistema,
gli elementi vocazionali e identitari del
territorio, attraverso progetti d’ambito, anche
perequabili territorialmente. Coerentemente,
la Provincia, come ente capofila di un articolato
sistema di partenariato, ha attivato un
PIA – Progetto Integrato d’Area “Lodigiano
per Expo: terra buona e percorsi di fiume”
e Azioni emblematiche, attuative di Bando
di finanziamento Cariplo. Tali iniziative
possono innervare di forza e vigore nuovi
gli strumenti di governo del territorio e
promuovere la cooperazione e la collaborazione
interistituzionale, secondo i principî di
adeguatezza, sussidiarietà e partecipazione.
L’obiettivo è quello di declinare e di perseguire
la sostenibilità del territorio, anche per le
generazioni future, ponendo al centro salute,
vivibilità e paesaggio. Lavorare, quindi,
per una riforma istituzionale che non svuoti di
Ponte Bonaparte (Lo).
Nella pag. a fianco: Basilica
di san Bassiano (Lo).
ruolo e di significato l’ente intermedio e per una
riforma fiscale che consenta una reale gestione
delle risorse economiche e finanziarie.
Operare nella consapevolezza che la qualità
progettuale e gli elementi risarcitori delle
comunità locali debbano essere urgentemente
attivati per garantire la sostenibilità sociale,
fortemente compromessa dalle trasformazioni
d’uso del suolo.
Barbara Fugazza
Responsabile dell'Unità Operativa Sviluppo
Urbanistico e conservazione dei beni paesaggistici
e architettonici. Provincia di Lodi
Provincia: Lodi
Estensione: 78.309 ha (dato CRCS, 2012)
Numero di Comuni: 61 (ISTAT 2011)
Abitanti: 229.085 (anno 2011)
Densità demografica: 292,54 ab/kmq
Caratteri fisici e morfologici: Tre corsi d’acqua racchiudono il territorio:
il fiume Adda, ad est, affluisce nel Po che segna il limite sud; il Lambro scorre
ad ovest e sfocia anch’esso nel Po. L’80% della superficie è coperta da suoli
agricoli. In questo contesto la Regione Lombardia ha istituito il Parco Adda
Sud: 230 kmq di superficie quasi interamente coltivata, con zone boschive,
insediamenti a carattere ricreativo e didattico e, nel territorio del Comune
di Lodi, il progetto della grande “Foresta di Pianura”. Di rilievo, inoltre,
la riserva naturale delle Monticchie, un’oasi curata dal WWF. Dal punto
di vista infrastrutturale la Provincia è una direttrice radiale del sistema urbano
milanese costituita da un fascio di direttrici nord-ovest, sud-est, (A1, TAV,
Via Emilia, Ferrovia Mi-Bo), incrociate dalle direttrici est-ovest delle corone
metropolitane.
Tasso di urbanizzazione: 7,5 mq/ab anno (dato CRCS, 2012)
PTCP vigente: Redatto ai sensi della L.R. 1/2000; Approvato con delibera di
Consiglio Provinciale n. 30 del 18 luglio 2005; Vigente dall’8 febbraio 2006, (dati
Provincia di Lodi)
Incarico di redazione: Politecnico di Milano - M.C. Treu - DGP n. 100/2002
Adeguamento alla L.R. 12/2005: Avvio procedimento con DCP n. 23 del
18.7.2006; incarico gruppo lavoro interno con consulenze - DGP 162/2007; Assetto
organizzativo con DD 614/2008; Adozione con DCP n. 8 del 6.4.2009, (dati
Provincia di Lodi)
Comuni con PGT approvato: 58% (dati provinciali al 31 maggio 2012)
Link PTCP: http://cartografia.provincia.lodi.it/index.php/i-progetti/ptcp
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MANTOVA
Il PTCP della provincia di Mantova, adeguato
alla L.R. 12/2005 e ai criteri regionali, si
configura quale strumento flessibile e aperto di
riferimento per gli strumenti di pianificazione e
le azioni dei comuni (PGT), degli altri enti locali
e della Provincia stessa.
I contenuti del piano sono articolati in cinque
sistemi tematici: 1. sistema paesaggistico e
ambientale; 2. sistema insediativo e produttivo;
3. sistema del rischio e del degrado; 4. sistema
della mobilità e dei trasporti; 5. sistema agricolo
e rurale.
Ogni sistema comprende: quadro conoscitivo,
sistema degli obiettivi, indirizzi normativi e
previsioni di piano.
In generale per tutti i sistemi tematici vengono
proposti limiti di sostenibilità (di tutela,
sviluppo e valorizzazione), nonché criteri di
compatibilità (qualitativi e quantitativi) che
attengono alla tutela e alla valorizzazione
paesaggistica e ambientale.
Gli obiettivi per il paesaggio si possono
sintetizzare nei seguenti punti:
• salvaguardare gli ambiti e gli elementi
caratteristici e significativi dei paesaggi
mantovani;
• contenere il consumo di territorio libero;
• incrementare gli ecosistemi naturali, quali
risorse paesaggistiche e ambientali del
territorio;
• attuare i progetti della rete verde provinciale,
in coerenza e integrazione con la rete ecologica
regionale e le reti locali;
• riconoscere e ripristinare le situazioni di
rischio e degrado;
• incentivare forme di cooperazione interistituzionali per la salvaguardia, la gestione e la
pianificazione del paesaggio.
Sia nelle tavole che nella normativa di piano,
il paesaggio è assunto con riferimento alle
seguenti categorie:
• aree assoggettate a specifica tutela di legge
(Vincoli, Siti Natura 2000 e aree protette);
• aree paesaggistiche di rilevanza provinciale
(corsi d’acqua, aree umide, aree verdi,
elementi geomorfologici, nuclei storici, beni
architettonici, luoghi di valore simbolico,
percorsi, ecc.);
• ambiti della Rete Verde Provinciale, articolata
in 3 livelli di rilevanza, per i quali sono definiti i
principali progetti di intervento comprensivi dei
Parchi Locali di interesse Sovralocale proposti;
• ambiti di Degrado, Rischio e Compromissione
paesaggistica (in essere e a rischio).
Per tutte le categorie sono definite prescrizioni
e indirizzi di tutela e valorizzazione, nonché
progetti e programmi di intervento che devono
essere verificati e approfonditi dai Comuni nel
28
491 | 2012
recepire i temi del paesaggio nei PGT.
Significativa la disciplina di piano per le
previsioni di trasformazione territoriale
dei Comuni, finalizzata a verificarne la
compatibilità paesaggistica e ambientale, a
limitare il consumo di suolo e a salvaguardare le
aree agricole.
In particolare il PTCP:
• individua gli ambiti agricoli strategici da
conservare per la loro rilevanza sia produttiva
che paesaggistica (circa il 90% della superficie
agricola esistente);
• determina criteri e parametri (anche
quantitativi) per la localizzazione e il
dimensionamento delle nuove previsioni
insediative dei comuni;
• per quanto riguarda la localizzazione vengono
definiti criteri orientati all’adeguatezza e alla
sostenibilità delle scelte rispetto ai valori e
ai rischi presenti sul territorio, privilegiando
la densificazione, il riuso, la riqualificazione
e l’ampliamento di zone urbane esistenti,
evitando la frammentazione, l’interessamento
di aree sensibili, le conurbazioni lungo le strade;
• per quanto riguarda il dimensionamento
viene assunto il 2,5% all’anno delle aree urbane
esistenti (20% in meno degli ultimi anni),
quale soglia quantitativa massima per ogni
Comune. Tale soglia si distingue in una quota
base dell’1% (di competenza comunale), e in
una quota condizionata dell’1,5% (di rilevanza
sovralocale) che deve essere accompagnata da
misure compensative di sostenibilità (almeno il
10% per interventi di rinaturazione, 20% di fonti
energetiche rinnovabili, misure per la tutela del
suolo e delle acque).
Sia i criteri localizzativi che quantitativi sono
assunti nei procedimenti di approvazione
di progetti pubblici e privati di competenza
della provincia, per i quali, in generale, devono
essere sempre previsti adeguati interventi di
mitigazione e compensazione paesaggistica e
ambientale.
Giancarlo Leoni
Dirigente Settore Ambiente, Pianificazione
Territoriale e Autorità Portuale,
Provincia di Mantova
Giorgio Redolfi
Responsabile Servizio Pianificazione e Parchi,
Provincia di Mantova
Nella pag. a fianco:
architettura e paesaggio
della campagna mantovana
dopo il terremoto.
Lago di Mantova.
Provincia: Mantova
Estensione: 2.338,84 kmq
Numero di Comuni: 70
Abitanti: 415.442 (31.12.2010)
Densità demografica: 177,63 ab/kmq
Caratteri fisici e morfologici: Provincia pianeggiante, articolata in Alto Mantovano delle colline moreniche;
Alta e Media pianura ghiaiosa fra Oglio e Mincio; Bassa pianura e Pianura alluvionale dell’Oltrepò.
Tasso di urbanizzazione: (non disponibile)
PTCP vigente: 1° PTCP approvato con D.C.P. n. 61 del 28/11/2002 (il PTCP vigente è la Variante Generale di
adeguamento alla L.R. 12/2005)
Incarico di redazione: Politecnico di Milano
Adeguamento alla LR 12/2005: Variante Generale al PTCP approvata con D.C.P. n. 3 del 8.2.2010
Comuni con PGT approvato: 64% (45 comuni)
Link PTCP: http://www.provincia.mantova.it/context_docs.jsp?ID_LINK=175&area=8
491 | 2012
29
MILANO
Il processo di adeguamento del Piano Territoriale
di Coordinamento Provinciale (PTCP) alla
L.R. 12/05 è stato avviato il 28 luglio 2009
contestualmente alla procedura di Valutazione
Ambientale Strategica (VAS). Dopo l'avvio del
percorso per l'acquisizione delle proposte dei
soggetti istituzionali, delle rappresentanze sociali
e dell'individuazione dell' Autorità competente per
la VAS si sono svolte quattro fasi di consultazione
con i Comuni che hanno portato alla stesura
del Documento Linee Guida approvato poi in
Consiglio Provinciale.
La Giunta Provinciale, successivamente alle
Conferenze dei Comuni e alla conclusione del
procedimento di VAS ha adottato il PTCP lo scorso
7 giugno.
Le strategie di fondo che orientano e caratterizzano
il Piano adottato sono da un lato il potenziamento
del sistema urbano policentrico - articolato in
una Città centrale (Milano e altri 24 comuni), e
in 13 Poli attrattori - e dall'altro la riduzione del
consumo di suolo non qualificato (fino al suo
azzeramento).
Il piano prevede la messa in "rete" delle reti
infrastrutturali, garantendo una maggiore
integrazione tra infrastrutture su ferro e piste
ciclabili attraverso il rafforzamento delle
connessioni trasversali e il prolungamento delle
linee metropolitane. Particolare attenzione è
rivolta al potenziamento della rete ecologica e
alla connessione tra i parchi, alla definizione
degli ambiti agricoli di interesse strategico e
all'incremento di interventi di housing sociale
in risposta al fabbisogno abitativo. Il Piano
Provinciale si è adeguato agli obiettivi e alle misure
generali di tutela paesaggistica dettati dal Piano
Territoriale Regionale (PTR) e alle prescrizioni del
Piano Paesaggistico Regionale (PPR) provvedendo
all'individuazione delle aree assoggettate a tutela,
alla definizione di unità tipologiche di paesaggio,
all'individuazione di ambiti agricoli strategici, e
all'individuazione e articolazione della rete verde
provinciale e le correlate proposte di PUS.
La promozione di "grandi progetti territoriali"
in particolare le grandi dorsali territoriali,
(rappresentate dalle valli dell'Olona, del Lambro
e dalla Dorsale Verde Nord), il Parco della terra,
sul tema dell'integrazione tra città e campagna,
il Parco dell'acqua, incentrato sull'Idroscalo,
dedicato ad attività sportive e di svago legate
all'acqua ed Expo fuori le mura, rappresentano
l'occasione di azioni di supporto al rafforzamento
della rete territoriale provinciale.
La previsione di "Progetti Strategici" di elevata
qualità è condizione necessaria per accedere a
nuovo consumo di suolo nella "Città Centrale" e
consente di raddoppiare il consumo di suolo nei
"poli attrattori".
30
491 | 2012
Provincia: Milano
Estensione: 1.575 Kmq
Numero di Comuni: 134
Abitanti: 3.156.000 (1.1.2011, Istat)
Densità demografica: 2.003 ab/kmq
Caratteri fisici e morfologici: Collina, alta pianura
asciutta e pianura irrigua
Tasso di urbanizzazione: 32,8%
PTCP vigente: DGP n. 55 del 14.10.2003.
Incarico di redazione: Settore Pianificazione
Territoriale e Programmazione delle
Infrastrutture
Adeguamento alla L.R. 12/2005: DCP n. 16 del
7.6.2012
Comuni con PGT adottato: 19%
Comuni con PGT approvato: 57%
Comuni con PGT non ancora adottato: 25%
Link PTCP: http://www.provincia.milano.it/
pianificazione_territoriale/piano_territoriale/PTCP_
vigente/index.html
Milano, Porta Nuova.
Il PTCP promuove la qualificazione delle
trasformazioni, prevedendo il miglioramento del
rapporto tra insediamenti e servizi, in particolare a
verde, il sostegno alla progettazione architettonica
di qualità ecosostenibile non impattante sulle
componenti ambientali, il mantenimento di
un'elevata qualità sociale e vitalità economica degli
insediamenti.
Le indicazioni normative del PTCP hanno
carattere prescrittivo per aree e ambiti, tematici
e territoriali, corrispondenti alle competenze
tecnico-­amministrative provinciali definite dalla
L.R. 12/2005, in particolare: attività agricole di
interesse strategico, cave, rifiuti, strade, boschi,
impianti per la produzione di energia da fonti
rinnovabili (FER), rete verde e rete ecologica
(varchi).
Per consumare nuovo consumo è necessario
che siano realizzate l’80% delle trasformazioni
previste dallo strumento vigente, che si riusi
almeno il 20% delle aree dismesse, e sia migliorata
la "concentrazione degli insediamenti".
I Comuni possono prevedere un consumo di suolo
massimo del 2% - non ripetibile nella vigenza dello
strumento urbanistico - se rispettano gli indicatori
di sostenibilità.
Emilio De Vita
Direttore Centrale, Pianificazione e Assetto del
Territorio, Provincia di Milano
491 | 2012
31
MONZA E BRIANZA
Un territorio tradizionalmente ricco per
imprenditorialità, attrattività residenziale
e offerta di servizi, ma nuovo per identità
giurisdizionale (la Provincia di Monza
e Brianza è stata istituita nel 2004 ed è
operativa dal 2009) è l’oggetto di un piano
di coordinamento recentemente adottato
e prossimo all’approvazione. Il confine
amministrativo ritaglia dalla geografia fisica
una realtà che, pur evocando nel nome Brianza
una caratteristica qualità del paesaggio, è
nota in questi ultimi tempi per ragioni ben
diverse. Città diffusa, conurbazione, continuum
urbanizzato, saturazione sono alcuni dei
termini comunemente utilizzati per descrivere
l’esito del processo di trasformazione urbana
che ha interessato questo territorio negli
ultimi decenni, territorio conosciuto, come
sottolineato di recente anche dalla stampa
nazionale, per il primato nel consumo di suolo.
In questo quadro lo spazio aperto, lo spazio
non urbanizzato, è oggetto di attenzione
particolare del piano e, nello specifico, della sua
componente paesaggistica; al motto generale di
“fare buon uso del suolo”, la salvaguardia dello
spazio aperto è la priorità che la Provincia si è
data per avviare un’inversione di tendenza che,
da residuale, lo elevi a spazio vitale.
Il compito è stato affrontato mediante la
costruzione di un sistema delle tutele del suolo
volto a proteggere lo spazio aperto residuo,
a mantenere (dove ancora è possibile) la
continuità degli spazi liberi, a riqualificare il
territorio rurale e il suo fragile rapporto con il
tessuto edificato.
Al sistema delle tutele del suolo concorrono
32
491 | 2012
principalmente, con diversi gradi di vincolo:
• la rete verde di ricomposizione paesaggistica.
Discendente da indicazioni contenute nel
Piano territoriale regionale e nel relativo
Piano paesaggistico, nel particolare contesto
insediativo della Provincia di Monza e della
Brianza la rete verde si sviluppa collegando
tra loro i parchi regionali e i Plis (parchi
locali di interesse sovracomunale), le aree
agricole e i margini dei nuclei urbani; pur
con un perimetro alquanto frastagliato
connette da un punto di vista paesaggistico,
naturalistico e fruitivo i territori compresi tra
l’altopiano delle Groane e la valle dell’Adda.
Oltre al vincolo di inedificabilità, sono
previsti il riequipaggiamento delle aree
in senso naturalistico e fruitivo, secondo
modalità compatibili con l’attività agricola,
la caratterizzazione dello spazio rurale
e la previsione di opere di mitigazione e
compensazione.
• i parchi regionali ed i Plis;
• gli ambiti agricoli di interesse strategico;
• gli ambiti di interesse provinciale. Si tratta
di aree ritenute strategiche per ridisegnare il
confine urbano e per ricostruire il rapporto
tra margini edificati e spazi aperti che non
hanno le caratteristiche necessarie ad essere
inserite nella rete verde o negli ambiti agricoli
strategici e che non sono parte di Plis, ma che
il piano sceglie di assoggettare ad un’attenzione
particolare;
• la difesa del suolo.
In aggiunta al tradizionale concetto di tutela
applicato a beni e ad aree cui sono riconosciute
qualità di pregio, nel Ptcp l’approccio alla
Parco villa Reale di Monza
(MB).
Nella pag. a fianco: Lissone
(MB). Parco villa Reale di
Monza (MB). Parco Valle del
Lambro (MB).
tutela è funzionale a preservare un bene perché
scarso. Ciò tenderebbe a connotare il piano
come un progetto “difensivo”; in realtà un ruolo
primario è dedicato anche alla ricerca della
qualità degli spazi aperti, e del loro rapporto
con i luoghi della città costruita, che evidenzia
la volontà di costruire un modello di tutela
“non statica”, ma “attiva”. Testimoni di questa
attenzione sono gli studi conoscitivi che il Ptcp
ha riservato al tema: individuando le tipologie
di paesaggio cui appartengono, riconoscendo
le morfologie fondamentali dello spazio aperto
(areali, nella Brianza centro-occidentale; a rete,
nella Brianza orientale), interpretandone il
diverso ruolo, enunciando gli indirizzi per azioni
paesaggistiche e indicando gli strumenti per la
loro attuazione.
Laura Brioschi
Ufficio di piano, Settore Pianificazione
Territoriale e Parchi, Provincia di Monza
e della Brianza
Provincia: Monza e Brianza
Estensione: 405,57 kmq (PTCP MB)
Numero di Comuni: 55
Abitanti: 849.636 (al 1 gennaio 2011)
Densità demografica: 2.094,91 ab/kmq
PTCP vigente: PTCP della Provincia di Milano, 2003
PTCP adottato: PTCP della Provincia di Monza
e della Brianza, dicembre 2011
Comuni con Pgt approvato: 67% (37 comuni)
Fonti: PTCP di Monza e della Brianza; Istat
Link PTCP: http://www.provincia.mb.it/Temi/
Pianificazione_territoriale/ptcp/pianoterr/piano_
vigente.html
http://www.provincia.mb.it/Temi/Pianificazione_
territoriale/ptcp/pianoterr/PianoMB.html
491 | 2012
33
PAVIA
Governo del territorio, programmazione e
coordinamento per gli interventi di tutela e
valorizzazione del paesaggio, cartografia: sono
queste le tre articolazioni che sostanziano le
politiche provinciali per l'assetto del territorio.
La cornice legislativa è costituita, oltre che dalle
norme nazionali quali il Codice Culturale del
Paesaggio, dalla Legge Regionale n. 12 del 2005
“Norme per il governo del territorio”, che individua
i soggetti, le procedure e gli strumenti per la
pianificazione territoriale e i diversi atti di governo
del territorio, oltre a disciplinare il funzionamento
del Sistema informativo Territoriale regionale e
provinciale.
Sia il vigente PTCP che quello in corso di
adeguamento, specificano obiettivi e linee d’azione
che costituiscono il riferimento per i diversi livelli
di pianificazione.
Per una parte del territorio provinciale individuata
come Barco Certosa, la Provincia ha approvato
uno specifico Piano Paesistico di dettaglio i
cui contenuti sono stati poi ripresi nel Piano
Territoriale Regionale. In tale piano vengono
dettate specifiche norme di tutela per gli elementi
caratterizzanti il paesaggio.
La Provincia di Pavia è dotata di un Piano
Territoriale di Coordinamento approvato nel
dicembre 2003. Attualmente si sta procedendo
34
491 | 2012
al suo adeguamento alle disposizioni della L.R.
12/2005 e succ. modif., e integraz., nonché ai
contenuti del Piano Territoriale Regionale
approvato nel 2010, e alle ulteriori disposizioni
introdotte dalla L.R. 12/2011 con particolare
riferimento alla definizione della Rete Ecologica
Provinciale, verificata alla scala provinciale.
Particolare attenzione visti i risvolti che ne
conseguono è dedicata alla individuazione degli
ambiti agricoli strategici. A tal fine la Provincia ha
innescato un percorso di condivisione con i comuni
per la loro definizione per arrivare a un risultato di
vera tutela delle aree agricole stesse.
La Provincia di Pavia è composta da 190 comuni. Di
questi poco più del 50% (circa 100 comuni), si sono
adeguati alla L.R. 12/2005 dotandosi del nuovo
Piano di Governo del Territorio. Preciso anche che
per i più diversi motivi molti comuni arriveranno
alla data del 31 dicembre 2012 senza neanche aver
adottato i PGT.
Facendo una breve disamina dei PGT pervenuti in
Provincia per la verifica di compatibilità al vigente
PTCP, si può senz’altro ammettere che non sempre
si sono comprese le finalità del nuovo strumento,
che non dovrebbe essere più esclusivamente una
pianificazione urbanistica, ma appunto governare
il territorio attraverso una serie di azioni. Di
contro molti comuni pensano di risolvere i loro
Campagna pavese.
Nella pag. a fianco:
filari di pioppi nella
campagna.
bilanci prevedendo nuove aree di trasformazione.
Il risultato è un sovradimensionamento di questi
piani, con un sempre più elevato consumo di
suolo, e una poca attenzione alla pianificazione
del paesaggio. Questo è conseguente anche al
debole ruolo delle Province che la L.R. 12/2005
individua espressamente. Norme nazionali poi
che discendono direttamente dalla disciplina
europea quale lo sviluppo delle energie sostenibili,
permettono, in assenza di una norma regionale che
individui le aree non idonee, la loro localizzazione
in zone anche tutelate, facendo venir meno una
qualsivoglia forma di tutela.
Per concludere, la pianificazione del paesaggio e
delle aree protette richiede saperi diversi e nuovi
modelli di governo del territorio, fondati sulla
cooperazione tra istituzioni, e la partecipazione
responsabile di attori pubblici e privati. Ruolo
importante dovrebbero rivestirlo anche i
progettisti e pianificatori. Ritengo indispensabile
un percorso formativo che introduca politiche e
strumenti innovativi di gestione territoriale e del
paesaggio, in linea con i principî di sostenibilità,
sussidiarietà e multidisciplinarietà.
Vincenzo Fontana
Dirigente Settore Territorio e Trasporti,
Provincia di Pavia
Provincia: Pavia
Estensione: 2.965 kmq
Numero di Comuni: 190
Abitanti: 548.307 (ISTAT 31.12.2010)
Densità demografica: 184,93 ab/kmq
Caratteri fisici e morfologici: i fiumi Ticino e Po, che si incontrano 4 km a sud
del capoluogo, dividono la provincia in tre zone: il Pavese, a nordest, la Lomellina,
a nordovest tra Ticino e Po, e l'Oltrepò, a sud. La provincia è in gran parte
pianeggiante. A sud di una limitata fascia pianeggiante l'Oltrepò presenta
un'ampia area collinare che lentamente si innalza in modeste montagne (tutte
sotto i 1000 m). Solo all'estremità meridionale, a sud di Varzi, le montagne si
fanno più impervie e raggiungono altitudini considerevoli con alcune delle
maggiori vette dell'Appennino Ligure, tra cui il Monte Lesima (1724 m) e il Monte
Chiappo (1700 m)
Tasso di urbanizzazione: 9,0% (Fonte Dusaf 2.1.2007)
PTCP vigente: approvazione con delibera n. 53 del 7 novembre 2003
Adeguamento alla L.R. 12/2005: avviato il 1 marzo 2006, linee guida definite con
delibera n. 385/19927 del 5 luglio 2007
Link PTCP: http://www.provincia.pv.it/index.php?option=com_content&view=categ
ory&id=111&Itemid=201&lang=it
491 | 2012
35
SONDRIO
La provincia di Sondrio, nota come Valtellina,
evoca i caratteri territoriali e ambientali
connaturati nell’ambito amministrativo
dell’ente locale.
Le peculiari caratteristiche geomorfologiche, i
ripidi terrazzamenti vitati del versante retico
e più in generale l’uso del suolo e delle risorse
e le relazioni tra fondovalle e montagna,
definiscono l’unicità di un ambiente e
paesaggio, non associabile ad altre realtà
lombarde. Unicità che, per vastità e varietà,
non ha uguali anche nell’arco alpino.
Questa consapevolezza ha guidato la
redazione del Piano Territoriale di
Coordinamento nella ricerca dei punti di forza
e debolezza, nell’individuazione degli obiettivi
e delle strategie.
Frutto di ripetute elaborazioni la
pianificazione è iniziata nel 1998, ma si è
conclusa ed è stata approvata solo nella
primavera del 2010.
Certamente è stato un lungo percorso che
progressivamente si è arricchito di temi e
procedure, introdotti e/o precisati prima
dalla Legge Regionale n. 1/2000 poi dalla
L.R. 12/2005 quali l’ambiente, nelle sue
componenti sostanziali e giuridiche, gli ambiti
agricoli strategici, o dettati da argomenti e
problematiche di primaria importanza come
la produzione di energia da fonte rinnovabile
(utilizzo e tutela della risorsa idrica).
Attorno alla risorsa idrica, in accordo con
il Ministero dell’Ambiente per la Tutela del
Territorio e del Mare, l’Autorità di Bacino del
fiume Po, la Regione Lombardia e APAT (oggi
ISPRA), il Piano Territoriale è stato integrato
con il Piano del Bilancio Idrico del bacino
dell’Adda sopralacuale, che con la successiva
sottoscrizione dell‘intesa ai sensi dell’Art.
57, comma 1, del D.Lgs. 112/1998 è diventato
piano di settore in materia di tutela e gestione
delle risorse idriche.
Estensione che risponde sia alla direttiva
comunitaria 2000/60 sia all’inscindibile
relazione tra uso della risorsa, ambiente e
paesaggio, ove l’acqua e il regime torrentizio
tipico dell’area montana è, in molti casi,
l’elemento di prima importanza.
Il piano territoriale di coordinamento,
ripercorrendo le indicazioni della
pianificazione regionale, riconosce quattro
macrounità tipologiche del paesaggio, due
dell’area montana (di versante, delle energie
di rilievo) e due di fondovalle (dei laghi
insubrici, del fondovalle) a loro volta suddivisi
in sottounità tipologiche che declinano i
caratteri fondamentali e indicano gli indirizzi
di conservazione-gestione da dettagliare e
36
491 | 2012
sviluppare nei piani di governo del territorio.
La scelta più “forte”, scritta tra le norme
prescrittive e prevalenti, escluso il Piano
di Bilancio Idrico, riguarda le aree più
antropizzate dei fondovalle dell’Adda e della
Mera, dove le espansioni urbane e produttive
degli ultimi decenni hanno profondamente,
e spesso negativamente, alterato paesaggio e
ambiente.
In queste aree sono state individuate le fasce
perifluviali per conservare e riqualificare
il paesaggio e l’ambiente fluviale, i corridoi
paesistico-ambientali, posti in prossimità
della viabilità principale, esistente e
programmata e degli abitati, finalizzati a
interrompere il processo di conurbazione
che cancella l’identità dei “paesi”, nonché
Bianzone (So).
gli ambiti agricoli strategici per la tutela e
valorizzazione della produzione agricola
e i terrazzamenti vitati e non, con valenza
agricola di tipo produttivo e paesaggistico di
tipo estetico percettivo.
La strategia del piano è volta a riqualificare
e valorizzare gli elementi che caratterizzano
paesaggio e ambiente montano; traccia
le linee, da precisare nella pianificazione
comunale, per conseguire uno sviluppo
sostenibile, interrompe o quantomeno
limita l’ingiustificato e irrazionale consumo
di suolo.
Italo Rizzi
Dirigente Settore Pianificazione Territoriale,
Energia e Cave, Provincia di Sondrio
Provincia: Sondrio
Estensione: 3.211,9 kmq
Numero di Comuni: 78
Abitanti: 183.343 ab/kmq
Densità demografica: 57,08 ab/kmq
Caratteri fisici e morfologici: territorio prevalentemente montuoso solcato
da valli che si estendono principalmente per via longitudinale; le principali
sono la Valtellina e la Valchiavenna. Una voce importante per l'economia e
la tradizione culturale è la coltivazione della vite da cui si ottengono diverse
varietà vinicole molto rinomate. Il difficile territorio montuoso è stato terrazzato
attraverso la costruzione di muri a secco. I terrazzamenti costruiti nel corso
dei secoli rappresentano un esempio di ingegneria rurale e un interessante
esempio di trasformazione del territorio da parte dell'uomo.
La coltivazione della vite rappresenta tuttora un punto nodale nel
mantenimento delle tradizioni popolari ancora molto radicate soprattutto
nei paesi.
Tasso di urbanizzazione: 2,4% (Fonte Dusaf 2.1.2007)
PTCP vigente: approvazione con delibera n. 4 del 25 gennaio 2010; pubblicazione
sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia n. 14, 7 aprile 2010
Adeguamento alla L.R. 12/2005: si
Link PTCP: http://www.provincia.so.it/pianificazione%20territoriale/PTCP/
default.asp
491 | 2012
37
VARESE
La Provincia di Varese amministra un territorio
di 1.096 kmq (escluse le superfici lacustri),
orograficamente assai mutevole, dalla montagna
prealpina del nord all’alta pianura asciutta del
sud, e all’interno del quale vi sono ben 141 comuni,
con circa 873.000 residenti, il che porta la densità
demografica media a circa 797 ab/kmq.
Il paesaggio si caratterizza sulle fasce prealpina,
collinare e dell’alta pianura in maniera peculiare:
nella parte nord dei laghi insubrici, delle
montagne e delle grandi valli, l’ambiente naturale
e seminaturale ha il sopravvento. L’insediamento
tende a saturarsi sul fondovalle.
Nella parte centrale delle colline, la presenza
antropica è più forte, ma i laghi e gli ambienti
boscati rappresentano comunque un paesaggio
semi naturale ancora consistente.
Nella parte sud dell’alta pianura la pressione
antropica è invece dominante e le “isole”
verdi rappresentano l’ultimo baluardo per la
riconoscibilità dell’identità dei luoghi.
In particolare il paesaggio del laghi insubrici,
richiamando la storia geologica della formazione
delle Alpi, le vicende climatiche, e con queste,
anche le morfologie e le forme di insediamento di
periodo storico, è uno dei più peculiari della fascia
prealpina.
La presenza dei laghi condiziona fortemente il
clima e l'abito vegetale dei luoghi assumendo
quella specificità - detta insubrica - rappresentata
da una flora spontanea o di importazione (dai
lecci, all'ulivo, al cipresso) propria degli orizzonti
mediterranei.
Alla presenza delle acque lacustri si devono
numerosi altri elementi di singolarità riguardanti
l'organizzazione degli spazi (tipo di colture, di
insediamento, attività tradizionali come la pesca,
interrelazioni per via d'acqua) e le testimonianze
storiche, la percezione e la fruizione del paesaggio
come scenario di soggiorno e turismo.
Il territorio urbanizzato è pari a circa il 32%
dell’intera superficie, con una maggior incidenza
nel sud (ambiti territoriali 9 – 10 – 11) col 44%
e nel centro (ambiti territoriali 5 – 6 – 7 – 8) col
36%, rispetto al nord (ambiti territoriali 1 – 2 – 3
– 4) col 17%.
Il PTCP ha visto la sua genesi nel 2003, con la
stesura delle prime linee programmatiche. L’anno
successivo è stato redatto il Documento direttore,
in collaborazione tra Provincia e IRER, per poi
giungere nel 2005 al Documento programmatico,
che sostanziava la proposta di piano.
Quest’ultima è frutto di un lavoro redazionale
condotto internamente all’ente, avvalendosi di
collaborazioni esterne limitatamente ad aspetti
specialistici non coperti da personale interno.
A dicembre 2005, ad esito di un percorso da
tempo avviato nell’ambito della conferenza di
38
491 | 2012
Comuni, Comunità Montane e Parchi, è stata
trasmessa agli enti una bozza del piano, al fine
di una revisione riguardante gli errori materiali
nell’identificazione degli ambiti agricoli.
A giugno 2006 il piano è stato adottato e pubblicato
per la raccolta di pareri e osservazioni.
L’approvazione è avvenuta nell’aprile 2007 e la
pubblicazione dell’avviso sul BURL è del 2.5.2007,
data a partire dalla quale il PTCP è vigente ed è
iniziato il lavoro di verifica di compatibilità degli
strumenti urbanistici comunali (PGT e loro
varianti). Attualmente (alla data del 28.09.2012)
sono settantuno i Comuni che hanno un PGT
approvato, corrispondenti al 50,35% del totale (141).
La verifica di compatibilità si è rivelata utile
anche ai fini di “registrare” quelle previsioni
del PTCP meritevoli di perfezionamento o
modifica, in prospettiva dell’adeguamento
dello stesso alle sopravvenute disposizioni
legislative (in particolare a quelle che riguardano
Provincia: Varese
Estensione: 1.201,70 kmq (1.096 escludendo le sup. lacustri)
Numero di comuni: 141
Abitanti: 873.241 (ISTAT 2011)
Densità demografica: 797 ab/kmq
Caratteri fisici e morfologici: Il “varesotto” si caratterizza come area di collegamento tra l’area alpina e la
pianura; presenta un territorio suddivisibile in tre grandi fasce: a nord quella montana prealpina, i cui ambienti
sono prevalentemente naturali, al centro la fascia collinare, caratterizzata dalla presenza dei laghi, al sud la
pianura, fortemente antropizzata
Tasso di urbanizzazione: 32% (aree antropizzate/sup. territoriale al netto delle sup. lacustri – dato DUSAF 2.1,
agg. 2007)
PTCP vigente: approvato con Delibera del Consiglio prov. n. 27 dell’11.4.2007. L’avviso di approvazione è stato
pubblicato sul BURL, serie Inserzioni e Concorsi, n. 18 del 2.5.2007
Incarico di redazione: redatto internamente all’ente, salvo per alcuni temi a carattere specialistico
Adeg. alla LR 12/2005: il PTCP è stato redatto conformemente alla versione iniziale della L.R. 12/2005
Comuni con PGT approvato: 50,35% (dato aggiornato al 4.10.2012)
Link PTCP: http://cartografia.provincia.va.it/PTCP/
l’individuazione dei cosiddetti ambiti per l’attività
agricola di interesse strategico e a quelle in
materia di paesaggio). Riguardo il processo di
adeguamento, esso ha già trovato disponibilità
economica, ma in attesa della definizione del
futuro assetto delle Province si è interrotto.
Santa Caterina del Sasso
(Va).
Silvio Landonio
Dirigente Settore Territorio e Urbanistica,
Provincia di Varese
491 | 2012
39
professione
IL LAVORO DEGLI OPERATORI DELL’EDILIZIA È SEMPRE PIÙ COMPLICATO
La S.C.I.A. in Lombardia
Come se la crisi non bastasse, da Palazzo Lombardia
ecco arrivare un’altra bella gatta da pelare
Nella speranza di rendere più semplice
la vita dei cittadini, il legislatore
nazionale aveva aggiornato l’Articolo
19 della Legge 7 agosto 1990 n. 241,
introducendo nel nostro ordinamento
l’istituto della Segnalazione Certificata
di Inizio di Attività.
Tale articolo stabilisce oggi che
“ogni atto di autorizzazione, licenza,
concessione non costitutiva,
permesso o nulla osta comunque
denominato (…) il cui rilascio dipenda
esclusivamente dall’accertamento
di requisiti e presupposti richiesti
dalla legge o da atti amministrativi a
contenuto generale (…) è sostituito
da una segnalazione dell’interessato,
con la sola esclusione dei casi in
cui sussistano vincoli ambientali,
paesaggistici o culturali (…) nonché di
quelli previsti dalla normativa per le
costruzioni in zone sismiche”.
Subito sono sorte accese discussioni
tra gli operatori del diritto: la S.C.I.A. si
applica anche ai titoli abilitativi edilizi
oppure no?
Per risolvere questo dubbio il
legislatore ha approvato l’Articolo
5.2, lettera “c”, del Decreto Legge
13 maggio 2011 n. 70, in forza del
quale le disposizioni dell’Articolo
19 “si interpretano nel senso che
le stesse si applicano alle denunce
di inizio attività in materia edilizia
disciplinate dal Decreto del Presidente
della Repubblica 6 giugno 2001, n.
380, con esclusione dei casi in cui le
denunce stesse, in base alla normativa
statale o regionale, siano alternative o
sostitutive del permesso di costruire”.
La norma prosegue stabilendo poi
che le disposizioni dell’Articolo 19 “si
interpretano altresì nel senso che non
sostituiscono la disciplina prevista
dalle leggi regionali che, in attuazione
dell’Articolo 22, comma 4, del Decreto
del Presidente della Repubblica 6
giugno 2001, n. 380, abbiano ampliato
l’ambito applicativo delle disposizioni
di cui all’Articolo 22, comma 3, del
40
491 | 2012
medesimo decreto”.
Detto in parole più comprensibili, la
S.C.I.A. sostituisce tutte le D.I.A., tranne
quelle che secondo la normativa
statale o regionale sono “alternative o
sostitutive del permesso di costruire”
(e per ragioni di coerenza non
sostituisce ovviamente i permessi di
costruire), e comunque rimangono in
vita le disposizioni regionali che hanno
ampliato il campo di applicazione della
D.I.A.
Per uniformarsi alla normativa statale
il Consiglio regionale lombardo ha
approvato la Legge Regionale 13 marzo
2012 n. 4, il cui Articolo 15 ha così
aggiornato l’Articolo 41, primo comma,
della Legge Regionale 11 marzo 2005
n. 12: “ferma restando l’applicabilità
della segnalazione certificata di inizio
attività (S.C.I.A.) nei casi e nei termini
previsti dall’Articolo 19 della Legge
241/1990 e dall’Articolo 5, comma
2, lettera c), del D.L. n. 70/2011, chi
ha titolo per presentare istanza di
permesso di costruire ha facoltà,
alternativamente e per gli stessi
interventi di trasformazione urbanistica
ed edilizia, di inoltrare al comune
denuncia di inizio attività”.
Alla luce di questa disposizione non
può non nascere un dubbio così
sintetizzabile:
• in virtù dell’Articolo 33 della Legge
Regionale n. 12/2005, in Lombardia
“tutti gli interventi di trasformazione
urbanistica ed edilizia del territorio
sono subordinati a permesso di
costruire”;
• ai sensi del successivo Articolo 41,
in Lombardia le D.I.A. possono essere
presentate “alternativamente” al
permesso di costruire e “per gli stessi
interventi di trasformazione urbanistica
ed edilizia” (e quindi sono “alternative”
e “sostitutive” del permesso di
costruire”);
• in forza del medesimo Articolo 41,
in Lombardia la S.C.I.A. si applica solo
“nei casi e nei termini” previsti dalla
legge statale;
• tale legge statale stabilisce che le
S.C.I.A. possono sostituire le D.I.A. solo
allorquando, in base alla normativa
regionale, queste ultime non siano
“alternative o sostitutive del permesso
di costruire”;
• in Lombardia quindi le S.C.I.A. non
possono sostituire le D.I.A.
Ma se ciò è vero, allora come può
l’Articolo 41 fare salva in Lombardia
“l’applicabilità della segnalazione
certificata di inizio di attività”?
Attendiamo lumi dai giudici o dal
Palazzo, ma nel frattempo la cautela
è d’obbligo.
Walter Fumagalli
Nella pag. a fianco:
cantiere di Porta Vittoria a Milano.
UN CONVEGNO E UNA MOSTRA SULLA PROGETTAZIONE DEL PAESAGGIO CONTEMPORANEO AL MADE EXPO 2012
AGRICOLTURA, ALIMENTAZIONE E ARCHITETTURA
Il convegno “Next Landscapes” presente all’interno della mostra AAA+A: Agricoltura, Alimentazione,
Architettura affronta le future trasformazioni nell’ambito del paesaggio costruito
L’edizione di Made Expo 2012 ha
allestito, come già nelle esposizioni
precedenti, un’area espositiva dedicata
al Salone Forestazione Urbana e Verde
Attrezzato, ideata per le aziende e i
professionisti che lavorano nel campo
del costruire eco-sostenibile.
Il tema della mostra di quest’anno era
rivolto all’interazione tra Agricoltura,
Alimentazione e Architettura con
la finalità di coinvolgere i tre settori
nella ricerca di strategie che possano
garantire scelte sostenibili per il Pianeta.
L’argomento scelto è stato “Costruire
paesaggi”. All’interno della mostra sono
stati presentati progetti i cui obiettivi
sono variamente modulati: arricchire il
patrimonio vegetale in città, conciliare
agricoltura urbana e periurbana,
migliorare le metodiche per gestire le
risorse idriche, privilegiare tecniche
costruttive e soluzioni architettoniche
eco-compatibili. Tali esperienze sono
state selezionate in base ad un'idea
di Progetto di paesaggio che si ispira
al concetto complesso di paesaggio,
identità frutto di azioni umane, di fattori
naturali e delle loro interrelazioni, come
espresso dalla Convenzione europea
del Paesaggio. La mostra AAA+A:
Agricoltura, Alimentazione, Architettura,
divisa in tre sezioni, “Esploratorio
Costruire Paesaggi”; “Planetarium
2012”; “Territorio”, ha ospitato il
Convegno internazionale dal titolo “Next
Landscapes”, quarta edizione di High
Green Tech Symposium, organizzato da
Nemeton High Green Tech Magazine.
Operatori di varie discipline, architettura,
agricoltura, paesaggio, ma anche
letteratura, arte, scienza, sono stati
coinvolti per dare il loro contributo
all’incontro. L’attenzione generale
si è orientata verso le profonde
trasformazioni attese per il futuro.
La ricerca si rivolge alla creazione di
nuove forme di habitat sostenibili,
in cui si realizzi una rivoluzione
dell’ambito urbano, cioè, l’interazione tra
paesaggio costruito, sistema del verde e
agricoltura. Manuela Oglialoro
MODIFICATO IL DECRETO LEGISLATIVO 70 DEL 2011
SI ABBASSA LA SOGLIA DI TUTELA
La Legge 106/2011 di conversione del Decreto Sviluppo (D.Lgs 70/2011) modifica la tutela
dei beni culturali e paesaggistici
In seguito all'entrata in vigore del
Decreto Legge c.d. Sviluppo (D.Lgs.
70 del 2011), e alla sua conversione
con Legge n. 106/2011, sono state
introdotte significative modifiche nel
D.Lgs. 42/2004. Le più importanti da
considerare sono quelle riguardanti
la definizione di Beni culturali e alcuni
cambiamenti nelle procedure di
Autorizzazione paesaggistica.
Per quanto riguarda i Beni culturali (Art.
10), la Legge 106 /11 abbassa la soglia
di tutela degli immobili pubblici o di
persone giuridiche no profit, innalzando
il limite temporale per la “presunzione
dell’interesse culturale” da 50 a 70 anni,
escludendo automaticamente dalla
tutela tutte quelle opere di architettura e
urbanistica realizzate in Italia nel periodo
del secondo dopoguerra, espressione
artistica di alcune delle più affermate
personalità in campo progettuale.
Relativamente all’Autorizzazione (Art.
146), la Legge 106/11 stabilisce che,
nel caso in cui le previsioni del piano
paesaggistico siano state recepite
dagli strumenti urbanistici locali e
quindi il parere del Soprintendente sia
obbligatorio ma non vincolante, tale
parere se non reso entro 90 giorni dal
ricevimento della documentazione
inviata dall'autorità competente può
far scattare il silenzio assenso, ovvero il
parere è da considerarsi favorevole. M.O.
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UNA NUOVA OPPORTUNITÀ PROFESSIONALE PROPOSTA DA ARCHITECTURE SANS FRONTIÈRES
CHALLENGING PRACTICE
Un corso di formazione, on line e sul campo, che si occupa del ruolo delle discipline del progetto in contesti
di povertà urbana e marginalità
Quando si pensa di lavorare all'estero,
anche temporaneamente, può
emergere il timore di affrontare culture
e procedure nuove, o di non potere
sostenere economicamente queste idee.
“Professione nel mondo” si è prefisso,
tra gli altri, l'obiettivo di diminuire tale
incertezza, promuovendo opportunità
per affrontare in modo più preparato
queste sfide.
Un progetto innovativo in questa
prospettiva è “Challenging Practice:
Essentials for the Social Production
of Habitat”, di Architecture Sans
Frontières International, sviluppato con
il sostegno della Commissione Europea
attraverso il programma Leonardo da
Vinci e lanciato nel luglio 2012. Il titolo
è già un bel programma: ragionare sui
principî per la produzione di un habitat
rappresenta, infatti, un esercizio utile per
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ogni architetto. Ne abbiamo discusso
con Beatrice De Carli, capoprogetto per
ASF-Italia.
Il programma consiste in un corso - on
line e sul campo - che nasce dall’esigenza
di una più solida formazione degli
architetti che intendano occuparsi del
ruolo delle discipline del progetto in
contesti di povertà urbana e marginalità.
Una disciplina poco trattata nei corsi di
studi tradizionali: ci sono dei Master in
Europa, anche di alto profilo, ma sono
impegnativi in termini di durata e costi.
“Abbiamo voluto colmare”, sottolinea
De Carli, “un vuoto nell’offerta formativa
a disposizione dei progettisti che
desiderano avvicinarsi al campo dello
sviluppo internazionale, per interesse
proprio o perché hanno saltuariamente
occasione di lavorare in questo ambito,
ma che non hanno tempo o risorse da
investire in formazione specifica”: il corso
sarà tendenzialmente gratuito con un
minimo rimborso spese. Lo stesso titolo,
Challenging practice, riflette il senso
della sfida culturale alla ricerca di una
expertise per l’interazione tra il progetto
di spazio e i temi dell’inclusione sociale e
dello sviluppo internazionale.
Il corso è strutturato in quattro fasi:
la prima, attivabile sin d'ora su www.
challengingpractice.org, introduce alle
conoscenze di base per affrontare i
progetti/processi. La seconda fase
prevede un seminario intensivo della
durata di un week-end, il cui scopo
è approfondire i principî d'azione.
Vi saranno almeno cinque seminari
all'anno, uno per paese aderente al
progetto (Francia, Inghilterra, Italia,
Spagna, Svezia): il primo è previsto per
l’inverno 2012. La terza fase consiste
in un approfondimento teorico on-line
dei contenuti del corso. L'ultima fase
offrirà al progettista la possibilità di
un’esperienza sul campo per mettere
in pratica gli insegnamenti: il primo
workshop è previsto per l'estate 2013.
Considerato che una delle domande
fondamentali di “Professione nel
mondo” è capire se vi sia una geografia
d’azione specifica per l'architetto
italiano, chiediamo a De Carli se il corso
privilegi più un taglio “tematico” (per
problemi) oppure per paesi di intervento:
l'attenzione è prevalentemente tematica,
attraverso l’esplorazione di alcune
questioni trasversali (discriminazione,
povertà urbana), e di alcuni ‘principles of
engagement’ (partecipazione, approcci
sostenibili) poi investigati per casi studi.
La prospettiva di ricerca è comunque
interessante: se apparentemente vi
è un bacino geografico “naturale”
professionale nel sud del mondo con
maggiori disagi socio-economici
(America Latina, Africa, India, ecc.), in
realtà i “principî” proposti da ASF sono
utili anche, ad esempio, per ambiti di
povertà urbana o esclusione sociale a
Milano.
Challenging practice, in definitiva, ha
tutte le premesse per diventare una
sperimentazione snella e di grande
interesse verso nuove professionalità
da spendere nel mondo su particolari
tematizzazioni progettuali, in questo
caso ad alto contenuto sociale.
Senza dimenticare che l’equivalenza
“lavoro etico = lavoro volontario e non
remunerato” non è così automatica: al
contrario, siamo convinti che questo
impegno potrebbe nel prossimo futuro
tradursi in opportunità nuove, expertise
specifiche e modelli di sviluppo culturale
attualizzabili, con profitto economico,
anche in Italia, dove sempre più
ritroviamo ambiti di marginalità, degrado
sociale e urbano. Vito Redaelli
Inviate le vostre segnalazioni
o proposte di argomenti a:
[email protected]
professione | concorsi
A P I ANICO S I RIQ UALIFIC A
L A P IAZZ A D O N GH ITTI
COMUNE DI PIANICO (Bergamo)
via Nazionale 74
www.comune.pianico.bg.it
Concorso di idee
dicembre 2011 - aprile 2012
RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE E URBANA
DI PIAZZA DON GHITTI E AREA ADIACENTE
Commissione giudicatrice
Ettore Fontana (Presidente)
Angelo Chigioni (Sindaco)
arch. Alessandro Dagai
arch. Dario Lambertenghi
1° premio: € 1.000,00
2° premio: € 500,00
3° premio: € 250,00
Pianico (poco più di 1.400 abitanti) si
estende su un territorio collinare, a 40
chilometri da Bergamo, al termine della
valle del fiume Borlezza, prima della sua
confluenza di questo nel Lago d’Iseo.
Il paese, di origini antiche, conserva un
borgo medievale, costruito su un piccolo
colle. Qui, l’antica chiesa parrocchiale
dedicata a San Zenone ha lasciato
spazio a un nuovo edificio, eretto nel
1925 e, di fronte, al monumento ai Caduti
e a una nuova torre campanaria.
Il Comune aveva indicato con questo
bando la sua intenzione di veder
concepito un intervento di qualità, che
individuasse un’area di parcheggio;
razionalizzasse la viabilità, i percorsi
pedonali, le aree verdi, l’illuminazione,
con un costo massimo di €. 250.000.
L’iniziativa è stata apprezzata e ha oggi
avuto un seguito, che vede il progetto
vincitore (nel frattempo evolutosi
in esecutivo) in via di attuazione. Il
programma d’intervento, minimo, ma
significativo per il paese, nato come
concorso di idee, si è infatti rivelato una
positiva opportunità costruttiva.
Il suo probabile soddisfacente esito
1° classificato
David Lumina (Pianico - BG),
Massimo Castellani, Enrico Carlessi,
Fabrizio Ghilardi
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si verifica nonostante il numero dei
concorrenti (15) sia stato molto limitato:
un’esiguità evidentemente dovuta alla
bassa entità dei premi messi in palio
che ha scoraggiato una più numerosa
partecipazione.
La giuria ha proclamato vincitori un
gruppo di professionisti del paese, con
una proposta che ha saputo raccogliere,
in un disegno unitario ben percepibile,
tutta l’area oggetto di studio, pur
distinguendo gli spazi funzionali della
piazza; effettuando una scelta di
materiali lapidei, che si mantengono in
sintonia con quelli utilizzati anche nel
resto del centro storico.
David Lumina, Massimo Castellani,
Enrico Carlessi, Fabrizio Ghilardi
hanno utilizzato infatti il ridisegno
delle pavimentazioni per realizzare un
virtuale collegamento tra la chiesa e la
torre campanaria; hanno contornato il
monumento esistente; creato un nuovo
parcheggio pubblico seminterrato,
che sfrutta il dislivello tra la via e il
soprastante sagrato e, nella piazza, di
fronte all’area deputata alla collocazione
della nuova fontana, hanno ricavato
sedute lineari, generate da nuovi muri,
rivestiti in acciaio corten. Roberto Gamba
gli altri
classificati
2° classificato
Paolo Crippa, UrbanStudio (San Donato Milanese, MI)
Dario Vanetti, Mirco Figaroli
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3° classificato
Maria Vittoria Mastella (Ferrara), Fabio Figaroli,
Paolo De Simone, Laura Mazzei
altri concorsi
CONCORSO DI IDEE PER LE ARCHITETTURE DI SERVIZIO DEL SITO DI EXPO MILANO 2015
DICEMBRE 2011 - APRILE 2012
La programmazione del concorso è stata motivata dalla rilevanza delle architetture di servizio che, distribuite su tutto il lotto
di intervento dove, nel 2015, si svolgerà la manifestazione, caratterizzeranno fortemente il sito e ospiteranno funzioni determinanti
per la piacevolezza della visita. È prevista la realizzazione di edifici temporanei, costruibili in modo rapido e sostenibile dal punto di
vista ambientale e che assicurino la reale possibilità di riciclo e riutilizzo di materiali e componenti al termine dell’evento.
1° classificato
Andrea Liverani, Enrico Molteni,
Onsitestudio, Angelo Lunati, Gian
Carlo Floridi (Milano)
Collaboratori: Lorenzo Tamberi
Philipp Wuendrich
2° classificato
Jesús Orúe Vázquez, Pedro Javier Ledo Márquez, Jesùs
Làzaro Izquierdo (Jerez de la Frontera - Cadice - Spagna)
Collaboratori: Javier Bononato Vázquez, Javier
Perdigones Gómez, Giulia Giovannoni, Sebastian Moya
Benicio, Francesca Cristiano
3° classificato
Ternullomelo Architects, Nuno Marcos (Lisbona)
Collaboratori: Stefania Stellacci, Paolo Maselli
Consulenti: Gonçalo Pinheiro, João Paulo
Cardoso (PRPC engenheiros), João Mira
(Ohmsor), Rui Batista, João Mira (Ohmsor)
CENTRO POLIFUNZIONALE DI FIESSE (BRESCIA)
OTTOBRE 2011 - MARZO 2012
Concorso di idee, bandito dal comune della cittadina della Bassa Bresciana, per il recupero funzionale dell’area Madella e la
realizzazione di un centro polivalente, composto da uffici comunali, sala consiliare, sala convegni per 90 posti, locali per ospitare
istituto bancario, ambulatorio medico, centro diurno anziani e migliorare la fruibilità degli spazi urbani circostanti.
1° classificato
Cesare Masina (Piacenza)
Collaboratore: Danilo Cremonesi
2° classificato
Paolo Boschi (Pontedera PI), Andrea
Marchi, Serena Paloschi, Tosca Bertini
3° classificato
Alfredo Borghi (Madrid), Vittorino Belpoliti
(Reggio Emilia), Giovanni Mecozzi (Ravenna)
RIQUALIFICAZIONE DELLA PIAZZA GARIBALDI DI CASTERNO A ROBECCO SUL NAVIGLIO (MILANO)
OTTOBRE 2011 - APRILE 2012
Il concorso di idee aveva come tema l’individuazione di una soluzione che attribuisse il giusto valore a una zona nevralgica
del paese, con la formazione di una proposta complessiva che promuovesse la riqualificazione della piazza, la rivalutazione
architettonica del contesto storico di uno dei luoghi più antichi del paese, tenendo conto delle preesistenze circostanti, del traffico
viario, ciclistico e pedonale. Bisognava porre attenzione a sistemi in grado di limitare il consumo energetico e lo sfruttamento delle
risorse naturali, in rispetto all’ambiente e al benessere collettivo.
1° classificato
Marco Sartori (Treviso),
Roberto Pezzini
2° classificato
Simona Cornegliani (Milano),
Maria Silvia Borsani, Petra Hirsch
3° classificato
Marco Giola (Casorezzo, MI), Valentina Chinosi,
Valentina Morelli, Edoardo Spadoni
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professione l news
REGIONE LOMBARDIA: PAESAGGIO
LETTURE
Nell’ambito delle proprie attività
Éupolis Lombardia (l’Istituto superiore
per la ricerca, la statistica e la
formazione), ha concluso, su mandato
della Direzione Generale Sistemi Verdi
e Paesaggio di Regione Lombardia,
il progetto per l’Osservatorio per la
qualità del paesaggio. Menzionato dal
Codice dei Beni culturali e Paesaggio
in relazione all’articolazione territoriale
dell’Osservatorio nazionale per la
qualità del paesaggio, ha trovato
riconoscimento nel Piano Paesaggistico
Regionale lombardo del 2010.
Il gruppo di ricerca, composto
da Lorenzo Penatti, Matteo Mai e
Laura Boi (coordinato da Guido
Gai), ha sviluppato un modello di
osservatorio che prende le mosse
dalle finalità perseguite da Regione
ed enti locali: la conservazione
dell’identità dei paesaggi lombardi
attraverso il controllo dei processi
di trasformazione, per tutelare le
preesistenze e i relativi contesti;
il miglioramento della qualità
paesaggistica degli interventi di
trasformazione del territorio; la
diffusione della coscienza dei valori del
paesaggio, e la sua fruizione, da parte
dei cittadini.
L’Osservatorio, considerando
la complessità del significato di
paesaggio, individua vari “moduli”
di lettura: questi, impostati come
un sistema aperto, potranno essere
ampliati o ridotti, rispetto alle priorità
emergenti o a specifiche indicazioni di
policy regionali.
Conoscere e rendere riconoscibile
la realtà architettonica di una città.
Raccogliere il lavoro di chi per la città si
è adoperato e coinvolgere la collettività
in un processo di progressiva presa
di coscienza dell’identità dei propri
luoghi: è questo l’obiettivo che si
pone il libro dedicato al lavoro di un
architetto, scomparso prematuramente,
cui l’Ordine degli Architetti PPC di
Varese, in occasione dei festeggiamenti
per i 50 della propria fondazione, ha
pensato di dedicare anche una bella
mostra. Attraverso la pubblicazione di
disegni originali e fotografie, oltre che
attraverso una serie di testimonianze
dirette raccolte in un cd allegato, il
libro – primo di una collana dedicata
ai professionisti che hanno costruito
la città e la provincia di Varese –
ricostruisce il lavoro e l’impegno
di Luciano Brunella. Nato a Varese
nel 1940 Brunella si trasferisce a
Milano dove si laurea in architettura
con una tesi con relatore Ernesto
Nathan Rogers. Nel 1966 torna a
Varese dove comincia una proficua
attività progettuale che, purtroppo, si
concluderà prematuramente.
L’Osservatorio della
qualità del paesaggio
PROVINCIA DI MILANO: PTCP
Concluso il periodo per le
osservazioni
Il Piano Territoriale di Coordinamento
Provinciale della Provincia di Milano,
adeguato alla L.R. 12/2005, è stato
adottato dal Consiglio Provinciale il
7.6.2012. Il Piano è stato elaborato dalla
struttura del Settore Pianificazione
Territoriale e Programmazione delle
Infrastrutture, con il supporto del
Centro Studi PIM. Negli elaborati,
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Luciano Brunella a Varese:
un itinerario
Milano: Porta Nuova e Bresso, Parco Nord.
presenti su www.provincia.mi.it,
leggiamo gli obiettivi: “rafforzamento
del policentrismo milanese, articolato
in una città centrale, costituita da
Milano e da altri 24 Comuni, e in 13 poli
attrattori intermedi (…) prolungamento
verso l’esterno della rete metropolitana
e dei servizi ferroviari (…) costruzione
di una Rete verde di raccordo dei
PLIS, rete ecologica e spazi aperti tra
i vari poli del sistema policentrico (…)
creazione di un sistema qualificato di
Grandi Dorsali Territoriali (verde nord,
ovest-valle dell’Olona ed est-valle del
Lambro)”. Il periodo previsto per le
osservazioni si è concluso e molte
sono le osservazioni pervenute dalle
associazioni presenti sul territorio,
dirette a chiedere una migliore tutela
della aree ancora agricole, non edificate
e di pregio ambientale. M.O.
B. Bosetti, A. Del Corso, L. Trentin
(a cura di)
Una stagione breve. Le architetture
di Luciano Brunella
Ordine degli Architetti PPC di Varese,
2012
pp. 144 (con cd), € 10,00
omnibus
La ricerca del terreno perduto
Già da un primo sguardo all’elenco
degli invitati colpisce la presenza
confortante di molti nomi conosciuti,
nuovi e vecchi. Quasi come se la
ricerca di un terreno comune –
Common Ground è il tema centrale
della esposizione della XIII Biennale
coordinata da David Chipperfield –
abbia innestato un gioco di relazioni
sovratemporali, slegato dall’ansia
del nuovo a tutti i costi. Non che
non venga dato spazio ai ‘giovani’,
ma il fatto di accostarli accanto
a nomi consolidati del panorama
internazionale fa riflettere e diviene
momento di verifica. Il confronto,
infatti, è forse uno dei fili rossi
che tiene insieme l’eterogeneità
delle diverse sezioni. Seguendo le
indicazioni del curatore gli autori
hanno coinvolto a partecipare altri
colleghi di varie discipline. Nasce
così una serie di mostre dentro la
mostra, in cui si sperimentano prove
di collaborazione di natura differente.
Da una parte la collaborazione tra
architetti: nel padiglione svizzero
Miroslaw Sic costruisce, con altri due
studi, una sorta di città analoga in
forma di affresco; V. M. Lampugnani
espone il Campus Novartis, in bilico
tra l’ordine dell’impianto e la varietà
linguistica dei singoli progetti; Hans
Kollhoff espone i modelli in legno dei
suoi progetti accanto a quelli in gesso
dei suoi studenti; Sergison Bates
espongono progetti di housing urbano
di diversi studi europei. Dall’altra la
collaborazione come momento di
ricerca di radici comuni: Valerio Olgiati
invita 41 architetti ad esporre le loro
immagini di riferimento; gli irlandesi
O’Donnell Toumey espongono teche
e modellini di progetti a loro cari, da
Alvar Aalto ad Aldo Rossi; Caruso
St John riuniscono sette architetti,
accomunati da un gusto per il
dettaglio e per la storia, su cui aleggia
lo spirito collezionistico di John Soane.
Una certa nostalgia per un mondo
di forme perdute traspare, a volte,
attraversando le sale dell’esposizione.
Il rimpianto di un linguaggio condiviso,
di contro all’esasperato individualismo
di molte architetture contemporanee,
diviene il terreno che lega esperienze
lontane tra loro nel tempo.
Un atteggiamento riflessivo, che
anche nelle espressioni più radicali,
sembra ritrovare la presenza del
passato, come nel Campo Marzio di
Peter Eisenmann rielaborato in chiave
razionalista, quasi un omaggio alla
continuità di Tafuri tra Piranesi e le
neoavanguardie degli anni 70.
La consapevolezza per la storia
combinato ad un certo gusto per la
raccolta tassonomica – dalle teche di
Cino Zucchi che raccolgono modellini
souvenir di monumenti storici,
alla sezione di Diener & Diener sui
padiglioni della Biennale, con foto di
Basilico e testi di vari autori, a quella
di Fulvio Irace che compara facciate di
architetture milanesi del dopoguerra
– si pone come atteggiamento
condiviso, quasi una reazione al diffuso
minimalismo delle precedenti Biennali.
Che sia questo un segnale di
inversione di rotta, a indicare
un possibile ritorno a intendere
l’architettura come parte della storia
urbana? Così sembrerebbe, guardando
all’intervento conclusivo di Rafael
Moneo, intitolato programmaticamente
“Architetti della città”, che declina
al plurale l’esperienza del progetto
all’interno del contesto storico delle
nostre città. ◆ Michele Caja
Common Ground
XIII Biennale 2012
Venezia
29 agosto – 25 novembre 2012
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Ottolenghi – Brion, la poesia nel disegno di Carlo Scarpa
Il primo rifugio dell’uomo, sprovvisto
di intenzioni trascendentali, era la
manifestazione della sua natura che
significava proteggersi dalla Natura.
Fu solo nel e con il disegno che vide
la luce il primo concetto di spazio
che superò quel rifugio, e nei segni si
depositarono le intenzioni e i significati
del costruire. Il desiderio e il possibile
rimasero da allora inseriti nell’azione
creatrice del disegnare, l’unica in
grado di creare una narrazione delle
idee nello spazio. Idee che, raramente,
si cristallizzano in architetture
poetiche, come nel caso di due opere
di Carlo Scarpa: la tomba Brion e la
casa Ottolenghi.
Qual è l’importanza del disegno nel
fare architettura di Scarpa? Se alcuni
indizi ce li da l’architetto attraverso le
trascrizioni delle sue conferenze - “La
poesia nasce dalle cose in sé (…)” due mostre dedicate a questi progetti
ci permettono di “vedere le cose”
attraverso i suoi disegni.
A Roma al MAXXI Architettura è
in corso L’architettura può essere
poesia?, una mostra dedicata alla
Tomba Brion e articolata in due
sezioni: disegni e fotografie. I disegni
originali e alcuni prototipi relativi
al monumento sono esposti nelle
teche della Sala Centro Archivi di
Architettura mentre alle pareti sono
appese 17 fotografie di Guido Guidi,
parte di un lavoro commissionatogli,
nel 1996, dal CCA di Montréal. In
questa sezione, a cura di Francesca
Fabiani, gli scatti di Guidi restituiscono
attraverso la geometria delle ombre
una visione poetica dell’opera di
48
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Scarpa e raccontano la suggestiva
ricerca del fotografo sulle nozioni
di tempo, spazio e luce. Un viaggio
attraverso il processo mentale
dell’architetto, che considera la luce
nel suo trasformarsi nel tempo per
contemplare l’architettura nel suo farsi.
L’altra sezione, curata da Guido
Pietropoli, dedicata ad una selezione
di disegni, ci permette di vedere
come la poesia dell’architettura passa
attraverso il gesto creatore della mano.
La rappresentazione del progetto
è anche la narrazione degli intenti
dell’architetto, i fogli di spessori e
superfici diversi vengono interrogati
e tormentati come i materiali da
costruzione: i disegni concorrono
in maniera determinante a formare
l’atmosfera del Brion.
La seconda mostra è al Centro
Carlo Scarpa a Treviso, I disegni di
Carlo Scarpa per casa Ottolenghi.
Una selezione di 28 disegni che
appartengono al MAXXI Architettura
e sono conservati al Centro presso
l’Archivio di Stato di Treviso, eccetto
uno che è della collezione di Giuseppe
Tommasi, l’allievo scomparso nel
2012 che ha concluso, alla morte del
maestro nel 1978, i lavori della casa.
Tommasi, nel 2011, ha portato a
termine anche la pubblicazione
sui disegni per casa Ottolenghi, un
volume curato da Alba di Lieto che
approfondisce l’offerta della mostra.
Un video accompagna l’allestimento
e racconta le vicende della casa di
Bardolino che non si pone come
una presa di possesso della natura
e del luogo ma è di esso una sorta
di condensazione, un disvelamento
attraverso l’architettura. Un obiettivo
raggiunto attraverso un progetto
con un tasso di esecutività non certo,
variabile, crescente; un modo di
procedere connaturato alla poetica
di Scarpa dove il disegno era lo
strumento principale di controllo del
lavoro. ◆ Matteo M. Sangalli
L’architettura può essere poesia?
MAXXI Architettura
Sala Centro Archivi di Architettura,
Roma
16 giugno 2012 – 13 gennaio 2013
I disegni di Carlo Scarpa per casa
Ottolenghi
Centro Carlo Scarpa, Treviso
28 giugno – 6 ottobre 2012
Vent’anni di solitudine
Entrando, la sequenza serrata che
accoglie e cattura lo sguardo potrebbe
indurci a un pensiero immediato. Eppure
il plastico del municipio di Segrate al
centro, il prototipo delle cabine per
l’isola d’Elba sullo sfondo, il gigantesco
collage della “Città Analoga” da un lato,
la foto di gruppo, il maestro al centro
e gli ‘allievi’ intorno, dall’altro, non
sembrano sufficienti per mettere a fuoco
un tema. La Tendenza – Architectures
Italiennes 1965-1985, curata da Frédéric
Migayrou, è difficilmente riconducibile
all’interpretazione del titolo, o meglio, dei
titoli, a fronte dello straordinario affresco
di idee che propone. Ma è proprio dopo
aver preso atto di quella diversità che
lega, negli spazi del Centre Pompidou, i
pattern del gruppo Metamorph all’intima
monumentalità di Aldo Rossi, che si
deve riflettere sul senso di una tendenza
che è, in senso letterale, continuo
avvicinamento al limite degli elementi
stessi che fanno l’architettura della città:
elementi sognati che spesso sfuggono gli
stessi codici della rappresentazione, segni
trasfigurati dietro le atmosfere pesanti,
che attraversano le case di Dario Passi, o
i recinti di Franz Prati.
All’interno di questo manifesto di
instabilità, in cui le distanze e le crisi
stimolate dalla critica contemporanea
(davvero ben documentata attraverso
una ampia selezione bibliografica,
quasi in una sorta di mostra parallela)
appaiono evidenti, non c’è spazio per chi
il limite verso cui tendere lo ha toccato,
raggiungendo, nella costruzione, nella
configurazione o più semplicemente
nell’ironia, una condizione di apparente
equilibrio. In questo senso sarebbe più
semplice poter leggere l’esposizione
attraverso i pochi ma significativi assenti:
sono questi a costituire
il confine, più o meno
consapevole, più o meno
solido, di una rassegna che
testimonia tutta l’ambiguità
del problema - centrale per
i protagonisti in scena legato alla rappresentazione
della città.
Che lavorino attraverso
procedimenti di riduzione
progressiva, o che riflettano
su continue sovrapposizioni
e intersezioni, a tutti i
partecipanti spetta di diritto
il posto in una ipotetica città
analoga, analoga a quella
firmata Rossi, Consolascio,
Reichlin, Reinhart, e costruita
questa volta attraverso la
ricomposizione dei brani
esposti: una città fatta di
tanti tempi, discontinua, non
misurabile, in cui non trova
spazio né il luogo senza
tempo di Giorgio Grassi,
né il monumento continuo
G.R.A.U., nuovo cimitero di Nizza, 1982-86.
di Superstudio, né la strutturazione
territoriale di Costantino Dardi.
Il cerchio si può chiudere: in una
istantanea lunga venti anni convivono
sogni e fantasmi che finiscono
inevitabilmente per ripiegare su se stessi,
quando dimenticano di rintracciare, negli
insegnamenti di Ludovico Quaroni o negli
studi veneziani di Saverio Muratori, origini
troppo frettolosamente rimosse.
Resta, in questa parentesi ventennale,
un filo sottile, mai troppo evidente ma
neppure così celato, tra il Mario Ridolfi
del ciclo delle Marmore, precedente
nobile secondo l’interpretazione
curatoriale, e quel Paolo Portoghesi che,
nonostante la presenza tutto sommato
marginale all’interno del percorso
espositivo, tra Roma Milano e Venezia ha
sempre rappresentato il centro intorno a
cui gli architectes italiens non hanno mai
faticato a riconoscersi.
◆ Filippo De Dominicis
La Tendenza. Architectures Italiennes
1965-1985
20 giugno – 10 settembre
Parigi, Centre Pompidou
491 | 2012
49
omnibus I news
MOSTRE / 1
Finestre sul mondo
“Think of this as a window” recita la
scritta al neon di Cerith Wyn Evans
campeggiante sul muro dirimpetto
all’arrivo della scala che distribuisce i
vari piani del Museo Cantonale d’Arte di
Lugano. È questo un invito a immaginare
un mondo diverso che possa manifestarsi
al di là del confine fisico.
Il Museo Cantonale d’Arte è la seconda
tappa - la più vicina alla nostra
contemporaneità - di un viaggio che si
compie all’interno dell’universo “finestra”.
La finestra, in questo percorso, è intesa in
quanto soggetto fisico da rappresentare
e strumento necessario per la conoscenza
di ciò che sta oltre: la realtà che essa
inquadra. La bella mostra, curata da
Giovanni Iovane, Marco Franciolli, Silvie
Wuhrmann e Francesca Bernasconi,
attraverso 200 opere provenienti
da musei internazionali e importanti
collezioni private e lo sguardo di 114
artisti che spaziano dalla pittura classica
alla videoinstallazione, offre l’occasione,
anche attraverso l’individuazione di nuclei
tematici specifici, di provare a pensare, e a
guardare alla finestra, e al mondo da essa
incorniciato, con una nuova profondità.
fotografia e design. L’immagine
come progetto, lo Spazio Enzo Pifferi
di Como ha promosso una mostra
fotografica dedicata all’opera di Parisi.
Circa sessanta stampe in bianco e
nero e alcune monografie e riviste
dell’epoca raccontano i molteplici
aspetti della vita e del lavoro
dell’architetto, fotografo e designer. Se
dal maestro Giuseppe Terragni l’allievo
Parisi apprende la capacità di dialogo
con le più varie espressioni dell’arte,
è però l’inventiva che lo guida, in un
costante rapporto con la storia e le
avanguardie, nella definizione di una
personale poetica progettuale.
dai primi anni Sessanta al 1997.
Attraverso circa 120 tra studi e schizzi
architettonici, modelli di studio e di
concorso, disegni, la mostra, a cura
di Germano Celant, affronta il tema
del teatro esponendo architetture
progettate e costruite, scenografie
per opera e balletto e allestimenti
spettacolari. Per questa occasione è
stato anche ricostruito il modello del
Teatro del Mondo ricollocato in quella
parte di laguna dove, trainato da un
rimorchiatore, era approdato nel 1979,
per ripartire, l’anno successivo alla
volta di Dubrovnik.
Aldo Rossi Disegni 1980-1996
Milano, Galleria Antonia Jannone
20 settembre – 31 ottobre 2012
Aldo Rossi Teatri
Venezia, Fondazione Emilio e
Annabianca Vedova
Magazzini del Sale
30 giugno – 25 novembre 2012
Ico Parisi, architettura fotografia
design
Como Spazio Enzo Pifferi
6-11 settembre 2012
MOSTRE / 3
Aldo Rossi a Milano
e a Venezia
Giuseppe Uncini, Finestra con ombra, 1968.
Courtesy Fondazione Marconi, Milano.
Una finestra sul mondo. Da Dürer a
Mondrian e oltre.
Sguardi attraverso la finestra dell’arte
dal Quattrocento ad oggi
Lugano (Svizzera), Museo Cantonale
d’Arte e Museo d’Arte
16 settembre 2012 – 6 gennaio 2013
MOSTRE / 2
A Como Ico Parisi
In occasione della pubblicazione
del volume di Giovanna D’Amia e
Lucia Tentoni, Ico Parisi, architettura
50
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Acquerelli, collage, disegni a penna e
a matita di Aldo Rossi sono esposti
fino a fine ottobre presso la Galleria
Antonia Jannone di Milano. Non si
tratta di schizzi o appunti di studio,
ma opere su carte, cartoncini e veline,
in cui è possibile riconoscere la
riflessione che Rossi ha elaborato per
alcuni suoi progetti: la scuola di Cantù,
il Centro commerciale Letzipolis di
Zurigo, la sistemazione dell’ospedale
e di un complesso amministrativo
di Hasselt, il Palazzo dello Sport
di Milano, il Marburg Museum e il
Monumento a Sandro Pertini a Milano.
Contemporaneamente, a Venezia, i
Magazzini del Sale, ospitano sedici
progetti dell’architetto milanese:
Aldo Rossi, Triennale, 1992,
acquarello e inchiostro su carta.
LETTURE / 1
Terragni, una
retrospettiva a Foligno
Il CIAC, Centro italiano arte
contemporanea, di Foligno celebra con
una mostra (fino al 9 dicembre) l’opera
di Giuseppe Terragni, per affrontarne
l’espressività artistica, gli aspetti
tecnologici e la teoria compositiva,
mettendone in evidenza il (forse
non abbastanza riconosciuto) ruolo
d’impegnato modernista e protagonista
del razionalismo. Nella mostra, i
due curatori, il primo cofondatore
del Centro studi Giuseppe Terragni
di Como, il secondo responsabile
scientifico del CIAC, non solo illustrano
le numerose opere che hanno reso
celebre l’architetto, ma propongono,
anche in questo catalogo (graficamente
un po’ disordinato), una lettura
approfondita dei principî compositivi,
da Terragni adottati e considerati nei
suoi scritti. Ciò avviene attraverso
l’esposizione di documenti, maquette
dell’Archivio Terragni e delle foto
particolari della campagna realizzata
da Paolo Rosselli, in occasione del
centenario della sua nascita. I principî,
definiti “le regole della sua arte, che
sono anche quelle dell’architettura”,
sono focalizzati in una serie
d’argomentazioni che compongono
una sorta di programma di viaggio
nell’architettura. Il catalogo presenta,
inoltre, con inediti approfondimenti,
il Danteum, il monumento romano da
Terragni concepito, ma non costruito,
nelle cui stanze egli avrebbe voluto
depositare il racconto allegorico
della storia dell’architettura. In alcuni
suoi progetti (il Negozio Vitrum, il
Monumento ai Caduti, la Casa del
fascio di Como) sono state d’altra parte
sperimentate le innovazioni tecniche
che il Danteum avrebbe espresso; in
altri (Monumento ai caduti di Erba,
Monumento a Sarfatti, Asilo Sant’Elia,
Casa Giuliani Frigerio, Casa del fascio
di Roma, Casa Vietti, Piano per il
quartiere satellite di Rebbio) possono
essere riconosciuti i temi riassunti nel
Danteum: la narrazione astratta, la
sezione aurea, il centro molteplice, la
storia dell’architettura e della colonna,
i rapporti di luce e ombra, il telaio in
cemento armato, i tagli nelle murature,
l’ascesi. Roberto Gamba
Attilio Terragni e Italo Tomassoni (a
cura di)
Giuseppe Terragni viaggio
nell’architettura
CIAC, Foligno, 2012
pp. 128, € 25,00
LETTURE / 2
Expo 2015: un pro memoria
Il libro di Alessia Gallione –
giornalista di “Repubblica” che segue
costantemente la vicenda Expo
2015 - è molto utile a fissare in modo
organico una serie di accadimenti che,
con buona probabilità, nel prossimo
futuro saranno destinati a essere
marginalizzati dall’approssimarsi
dell’evento Expo, dalle necessità e dalle
urgenze dal “fare” e del “fare in tempo”
che inevitabilmente si imporranno.
Proprio per questo, ricostruire i
passaggi che si sono succeduti dal 30
ottobre 2006, data della candidatura
di Milano, al 31 marzo 2008, data
dell’assegnazione di Expo 2015, sino
ad oggi (2012), corrisponde a fissare la
cronologia di una vicenda che – come
è stato detto da molti e più volte – ha
avuto numerosi problemi di gestione.
Il lavoro di Alessia Gallione è molto
documentato, completato da tabelle e
dati cronologici, e si riferisce anche a
numerosi colloqui che la giornalista ha
avuto con molti dei personaggi che nel
corso di questi anni si sono avvicendati
sulla scena di Expo 2015. Alcuni di loro
hanno parole chiare sui ritardi che una
gestione non lineare dell’affaire Expo
ha causato.
D’altra parte il libro sottolinea,
ancora una volta, come Expo 2015
sia un’occasione per Milano e per
l’Italia, nata da un impegno di molti,
condiviso da tutte le parti politiche, e
in particolare da Letizia Moratti, l’exsindaco di Milano, in carica nel periodo
di candidatura e di assegnazione
dell’Expo e nei primi anni di gestione.
E, a questo punto, è augurio generale
che l’organizzazione e la realizzazione
dell’Expo possano essere da qui in
avanti ben condotte. Con una certa
dose di ottimismo, è ragionevole
allora pensare che il lavoro puntuale
contenuto in “Dossier Expo” possa
essere di memoria e utilità per il futuro,
al fine di evitare che i problemi che
si sono avuti sino a ora si verifichino
anche la prossima volta. Anche se,
è giusto dire, furono chiari i segnali
d’allarme espressi sin dall’inizio da
alcuni che ben ricordavano le modalità
di gestione di altri “grandi eventi”
italiani.
Il sottotitolo del volume è: Milano 2015:
i grandi interessi economici, la politica,
i costruttori. Come le promesse di una
città nuova sono cadute e come si
può, allo scadere del tempo, riprovarci.
Dopo la premessa, Un capolavoro al
contrario, le tre parti che compongono
il libro, sono: Il sogno; Il risveglio; La
sfida.
Si spera che un auspicabile secondo
volume possa trattare di cose fatte
finalmente bene. Maurizio Carones
Alessia Gallione
Dossier Expo
RCS libri, Milano, 2012
pp. 366, € 12,00
491 | 2012
51
Consiglieri: Mauro Armellini,
Umberto Baratto, Stefania Buila,
Franco Maffeis, M. Paola Montini,
Roberto Nalli, Enzo Renon,
Patrizia Scamoni, Lucio Serino
(Termine del mandato: 15.10.2013)
Consulta Regionale Lombarda
degli Ordini degli Architetti Pianificatori
Paesaggisti e Conservatori
tel. 02 29002174
www.architettilombardia.com
Segreteria:
[email protected]
Presidente: Paolo Ventura;
Vice Presidente: Angelo Monti;
Segretario: Fabiola Molteni;
Tesoriere: Sergio Cavalieri;
Consiglieri: Laura Boriani,
Laura Gianetti, Gianluca Perinotto,
M. Elisabetta Ripamonti, Silvano
Sanzeni, Giuseppe Sgrò, Franceso
Valesini, Daniela Volpi
Ordine APPC di Bergamo
tel. 035 219705
www.bg.archiworld.it
Presidenza e segreteria:
[email protected]
Informazioni utenti:
[email protected]
Presidente: Franceso Valesini;
Vice Presidente: Vittorio Gandolfi,
Francesca Carola Perani;
Segretario: Remo Capitanio;
Tesoriere: Arianna Foresti;
Consiglieri: Angela Giovanna Amico,
Stefano Baretti, Fabio Corna, Francesco
Forcella, Emilio Braian Giobbi,
Carlos Manuel Gomes de Carvalho;
Matteo Seghezzi, Elena Sparaco, Marco
Tomasi, Roberto Francesco Zampoleri
(Termine del mandato: 13.7.2013)
Ordine APPC di Brescia
tel. 030 3751883
www.bs.archiworld.it
Presidenza e segreteria:
[email protected]
Informazioni utenti:
[email protected]
Presidente: Paolo Ventura;
Vice Presidente: Gianfranco Camadini;
Paola Faroni, Roberto Saleri;
Segretario: Laura Dalè;
Tesoriere: Luigi Scanzi;
Ordine APPC di Como
tel. 031 269800
www.ordinearchitetticomo.it
Informazioni utenti:
[email protected]
Presidente: Angelo Monti;
Vice Presidente: Angelo Avedano;
Segretario: Margherita Mojoli;
Tesoriere: Enrico Nava;
Consiglieri: Matteo Ardente,
Alessandro Bellieni, Stefania Borsani,
Elisabetta Cavalleri, Alessandro Cappelletti,
Alessandra Guanziroli, Veronica Molteni,
Giacomo Pozzoli, Stefano Seneca,
Marco F. Silva, Marcello Tomasi
(Termine del mandato: 15.3.2014)
Ordine APPC di Cremona
tel. 0372 535422
www.architetticr.it
Presidenza e segreteria:
[email protected]
Presidente: Silvano Sanzeni
Vice Presidente: Carlo Varoli;
Segretario: Andrea Pandini;
Tesoriere: Claudio Bettinelli;
Consiglieri: Giuseppe Coti, Luigi
A. Fabbri, M. Luisa Fiorentini, Antonio
Lanzi, Massimo Masotti, Nunzia
Vanna Musoni, Vincenzo Ogliari
(Termine del mandato: 15.10.2013)
Ordine APPC di Lecco
tel. 0341 287130
www.ordinearchitettilecco.it
Presidenza, segreteria e informazioni:
[email protected]
Presidente: M. Elisabetta Ripamonti;
Vice Presidente: Paolo Rughetto;
Segretario: Marco Pogliani;
Tesoriere: Vincenzo D. Spreafico;
Consiglieri: Davide Bergna, Enrico
Castelnuovo, Favio Walter Cattaneo,
Alfredo Combi, Guido De Novellis,
Carol Monticelli, Diego Toluzzo
(Termine del mandato: 15.10.2013)
Ordine APPC di Lodi
tel. 0371 430643
www.lo.archiworld.it
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Informazioni utenti:
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Presidente: Laura Boriani;
Vice Presidente: Giuseppe Rossi;
Segretario: Guido Siviero;
Tesoriere: Massimo Pavesi;
Consiglieri: Paolo Camera, Simonetta
Fanfani, Paola Mori, Chiara Panigatta,
(Termine del mandato: 15.10.2013)
Ordine APPC di Mantova
tel. 0376 328087
www.mn.archiworld.it
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Presidente: Sergio Cavalieri;
Vice Presidente: Alessandro Valenti;
Segretario: Alessandra Fortunati;
Tesoriere: Manuela Novellini;
Consiglieri: Andrea Cattalani,
Gianni Girelli, Cristiano Guernieri,
Sandro Piacentini, Enrico Rossini,
Pietro Triolo, Sabrina Turola
(Termine del mandato: 15.10.2013)
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Vice Presidenti: Marco Engel,
Franco Raggi;
Segretario: Valeria Bottelli;
Tesoriere: Annalisa Scandroglio;
Consiglieri: Maria Luisa Berrini,
Maurizio Carones, Maurizio De Caro,
Rosanna Gerini, Paolo Mazzoleni,
Alessandra Messori, Emilio Pizzi,
Vito Mauro Radaelli, Clara Maria Rognoni,
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Ordine APPC di Monza e della Brianza
tel. 039 2307447
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Presidente: Fabiola Molteni;
Vice Presidenti: Ezio Fodri, Fabio Sironi;
Segretario: Mariarosa Vergani;
Tesoriere: Carlo Mariani;
Consiglieri: Francesco Barbaro,
Giuseppe Caprotti, Giuseppe Elli,
Marta Galbiati, Enrica Lavezzari,
Cristina Magni, Roberto Pozzoli,
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tel. 0382 27287
www.ordinearchitettipavia.it
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[email protected]
Informazioni utenti:
[email protected]
Presidente: Aldo Lorini;
Vice Presidente: Lorenzo Agnes;
Segretario: Paolo Marchesi;
Tesoriere: Alberto Vercesi;
Consiglieri: Marco Bosi, Raffaella Fiori,
Paolo Lucchiari, Luca Pagani,
Gianluca Perinotto, Paolo Polloni,
Andrea Vaccari
(Termine del mandato: 15.10.2013)
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tel. 0342 514864
www.so.archiworld.it
Presidenza e segreteria:
[email protected]
Informazioni utenti:
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Presidente: Giuseppe Sgrò;
Vice Presidente: Giovanni Vanoi;
Segretario: Aurelio Valenti;
Tesoriere: Claudio Botacchi;
Consiglieri: Marco Del Nero,
Andrea Forni, Marco Ghilotti,
Carlo Murgolo, Nicola Stefanelli
(Termine del mandato: 15.10.2013)
Ordine APPC di Varese
tel. 0332 812601
www.ordinearchitettivarese.it
Presidenza:
[email protected]
Segreteria:
[email protected]
Presidente: Laura Gianetti;
Segretario: Matteo Sacchetti;
Tesoriere: Emanuele Brazzelli;
Consiglieri: Luca Bertagnon,
Maria Chiara Bianchi, Riccardo Blumer,
Claudio Castiglioni,
Stefano Castiglioni,
Ada Debernardi, Alberto D’Elia,
Mattia Frasson, Ilaria Gorla,
Carla G. Moretti, Giuseppe Speroni,
Stefano Veronesi
(Termine del mandato: 15.10.2013)
La rivista AL, fondata nel 1970, raggiunge ogni due mesi tutti i
27.635 architetti iscritti ai 12 Ordini degli Architetti PPC della Lombardia:
2.379 iscritti dell’Ordine di Bergamo
2.399 iscritti dell’Ordine di Brescia
1.722 iscritti dell’Ordine di Como
721 iscritti dell’Ordine di Cremona
951 iscritti dell’Ordine di Lecco
403 iscritti dell’Ordine di Lodi
719 iscritti dell’Ordine di Mantova
12.199 iscritti dell’Ordine di Milano
2.562 iscritti dell’Ordine di Monza e della Brianza
870 iscritti dell’Ordine di Pavia
370 iscritti dell’Ordine di Sondrio
2.340 iscritti dell’Ordine di Varese
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Ricevono, inoltre, la rivista:
i 90 Ordini degli Architetti PPC d’Italia;
1.555 Amministrazioni comunali
lombarde; Assessorati al Territorio
delle Province lombarde e Uffici tecnici
della Regione Lombardia; Federazioni
degli architetti e Ordini degli ingegneri;
Biblioteche e librerie specializzate;
Quotidiani nazionali e Redazioni di riviste
degli Ordini degli Architetti PPC nazionali;
Università; Istituzioni museali;
Riviste di architettura ed Editori.
Scarica

COSTRUIRE PAESAGGI - Consulta Regionale Lombarda degli