automobili che lasciano il segno Fiat Panda di Andrea Conta Era il 1980 quando fu presentata la prima volta al Salone di Ginevra. un’auto dalle linee semplici, quasi spartane, ma ricca di soluzioni ingegnose Che ne esaltavano la versatilità e la funzionalità. Questa filosofia, invariata nel corso degli anni, ha decretato il successo del modello in Italia e all’estero. E ora? non più solo citycar, ma anche 4x4 e piccola SUV. la nuova serie si propone addirittura come una mini monovolume 30 anni da p 28 automobile | febbraio 2012 Giorgetto Giugiaro: «Semplice e geniale» «La prima Panda? Era un po’ come un frigorifero, disegnata per il massimo sfruttamento dello spazio. Ricevetti l’incarico di progettarla da De Benedetti nel luglio del 1976. Poi lui andò via dalla Fiat, ma Tufarelli, il nuovo responsabile del settore auto, mi disse di andare avanti. Umberto Agnelli mi fece allargare il lunotto. La macchina era semplice e geniale. Aveva cerniere esterne, saldature del tetto a vista. Al Salone di Ginevra piacque subito. Certo, era una vettura figlia del proprio tempo: ormai non è più pensabile un modello minimalista ed essenziale come fu la prima Panda». R obusta, funzionale, semplice, spartana. Ma pure agile, pratica, versatile. E ancora: simpatica, essenziale, unica. Quando si parla di Panda, gli aggettivi, per una volta, non sono superflui. Perché la scatoletta progettata da Giorgetto Giugiaro («il corrispettivo a quattro ruote di un elettrodomestico», per usare le parole pronunciate dal designer piemontese al momento della presentazione) non ha perso un grammo della sua ragion d’essere in oltre 30 anni di onorata carriera. Che fosse un modello insolito lo si era capito subito: vuoi per i sedili realizzati con un’intelaiatura tubolare, la tasca a marsupio al posto della plancia, le linee squadrate, i vetri piatti (incluso il parabrezza), le cerniere a vista, il cruscotto minimalista, il posacenere mobile, il sedile posteriore abbattibile e trasformabile… in un’amaca. rotagonista 29 febbraio 2012 | automobile automobili che lasciano il segno Fiat Panda Che potesse diventare un best-seller non era altrettanto scontato. Ma tant’è: tra la Panda e gli italiani (e poi anche tra lei e gli automobilisti europei) fu amore a prima vista, tanto che i tempi di consegna si dilatarono a dismisura. Insomma, il “frigorifero” di Giugiaro riuscì a scaldare il cuore di molti e, ancora oggi, in tantissimi spendono parole affettuose per il mitico Pandino (in origine lungo solo 3,38 metri): basta leggere, in proposito, i numerosi blog che affollano il web. La Panda diventò la seconda auto di famiglia per eccellenza, la vettura ideale per mogli e figli neopatentati, ma non solo. E nella versione 4x4 fu (ed è tuttora) richiestissima da chi era solito percorrere le strade di montagna, perché si comportava meglio di fuoristrada e Suv più blasonati. Non solo: la citycar torinese, erede delle Fiat 126 e 500, ha stabilito una serie di primati, “reinventando” un segmento, quello delle piccole automobili. La Panda è diventata uno dei maggiori successi della casa torinese, con oltre 6,5 milioni di esemplari venduti in tutto il mondo: compatta ma spaziosa, razionale ma al tempo stesso rivoluzionaria, concreta ma pure anticonformista, ha mantenuto intatto il suo appeal. Lo conferma il design della seconda serie, lanciata nel 2003, ben 23 anni dopo il debutto: in fondo non è stato che un aggiornamento, discreto e rispettoso, dell’abito “cucitole” addosso 30 anni fa. Ripercorriamo insieme la storia di un modello che, decennio dopo decennio, è diventato adulto. L a prima Panda è stata prodotta a Mirafiori e a Termini Imerese in circa 4,5 milioni di esemplari. La seconda serie è stata assemblata a Tichy, in Polonia: è stata prodotta in oltre due milioni di unità ed esportata in più di 70 Paesi, tra cui Giappone, Messico, Russia e Sudafrica. I mercati principali della citycar della Fiat sono, da sempre, oltre all’Italia, la Germania e la Francia. Complessivamente, le vendite mondiali della Panda hanno superato quota 6,5 milioni. 1983 Sopra, colori e interni inediti per la Panda Alessi. In alto, ricordava la Citroën Mehari la Panda Marrakech. Nasce la versione a trazione integrale, sviluppata dall’austriaca Steyr Puch: il motore era un 965 cc da 48 CV, derivato da quello della Autobianchi A112. Il sistema di trasmissione era selezionabile manualmente, con una prima marcia ridotta. Tre decenni di storia 1980-1986 Prima serie Al lancio erano disponibili due versioni, la 30 e la 45, corrispondenti alle potenze dei due propulsori: il bicilindrico raffreddato ad aria da 652 cc da 30 CV e lo storico motore ad aste e bilancieri, ereditato dalla 127, con cilindrata di 903 cc e 45 CV. Due anni più tardi arrivò (ma solo per l’estero) anche la 34 (843 cc da 34 CV), nel 1981 debuttò la Panda 45 con il tetto apribile. Al Salone di Parigi del 1982 venne presentata la Panda 45 Super con il cambio a cinque marce (optional), la calandra di plastica nera (e il logo Fiat con le cinque barre diagonali cromate) e alcuni miglioramenti negli interni, soprattutto per quanto riguardava i sedili. Nel 1984 si tocca il tetto di un milione di vendite. La prima serie speciale è la Panda 30 College (nel 1985) con carrozzeria bicolore. 30 automobile | febbraio 2012 1986 Con il restyling arrivano i motori della famiglia Fire (già presenti sulla Uno e sulla Y10): il 769 cc da 34 CV e il 999 cc da 45 CV. Non solo: la Panda è la prima auto, con una lunghezza inferiore a 4 metri, a dotarsi di un propulsore a gasolio. 50.000 97.040 (10 mesi) 138.061 171.423 148.153 168.977 149.103 131.139 112.071 92.746 100.617 98.577 88.915 120.487 118.481 35.797 50.625 100.000 44.806 93.608 112.843 158.611 164.778 184.530 223.410 212.643 200.910 164.246 119.654 185.905 152.426 125.627 150.000 130.000 200.000 176.733 250.000 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Le vendite in Italia 1990 Nel 1990, viene lanciata la Panda Elettra, una delle prime vetture elettriche. Può essere ricaricata alle prese di corrente domestiche, raggiunge i 70 km/h, ma a causa dell’autonomia limitata e del prezzo elevato (oltre 25 milioni di lire) viene acquistata da enti pubblici e istituti di ricerca. 1991 Arriva la Panda Selecta, la versione con il cambio automatico ECVT a variazione continua (già presente sulla Uno): non fu, per la verità, un successo, anche perché gli italiani, all’epoca, mostravano una certa diffidenza verso questo tipo di trasmissioni. 2000 La Panda festeggia i 20 anni di vita e conquista il record: è il modello prodotto più a lungo dalla casa torinese. 2006 Viene presentata la Panda Hydrogen, prototipo a Fuel Cell (celle a combustibile) alimentate a idrogeno: autonomia di oltre 200 km, velocità superiore a 130 km/h ed emissioni nulle allo scarico. 1986-2003 Prima serie restyling Sei anni dopo il lancio, è tempo di restyling, estetico e meccanico. Arrivano i nuovi motori a benzina della famiglia Fire (già presenti sulla Uno e sulla Y10): il 769 cc da 34 CV e il 999 cc da 45 CV. Le versioni ricordano le cilindrate e si chiamano 750 e 1000. Cambiano le sospensioni, la plancia, i sedili, il quadro strumenti, scompaiono i fascioni paracolpi laterali, vengono ridisegnati i passaruota e le portiere, il cambio a cinque marce è di serie sulla versione 1000. Pochi mesi dopo è l’ora della 4x4 ristilizzata (da 50 CV). Poi debutta il 1.3 a gasolio da 37 CV, derivato da quello della Uno, ma ha poca fortuna, tanto che nel 1989 la Panda diesel esce di listino. Oltre alla Elettra e alla Selecta arriva il 1.100 Fire catalizzato da 54 CV. Le norme antinquinamento diventano più severe, e dal 1993 in gamma restano tre motori benzina catalizzati: il 900, il 1.000 Fire e il 1.100 Fire; nel 1994 soltanto il 900 e il 1.100 e nel 2001 il 1.100 da 54 CV (Euro 3). 31 febbraio 2012 | automobile automobili che lasciano il segno Fiat Panda Da Mina alla Dakar Mina fa la testimonial Nel 2003, la tigre di Cremona presta la sua voce per il lancio della seconda serie. Mina cantava «Can’t take my eyes off of you», cioè «Non posso staccare gli occhi da te», già cavallo di battaglia di Gloria Gaynor negli anni Settanta. E lo spot si chiudeva con il claim «Non chiamarmi baby». Gingo, Twingo e Panda La seconda generazione si sarebbe dovuta chiamare Gingo. Un nome che però ricordava troppo da vicino quello della Twingo. Ma in seguito alle proteste della Renault e degli affezionati del Pandino, Fiat tornò alla vecchia denominazione. Auto dell’Anno La Panda seconda serie si aggiudica il prestigioso riconoscimento “Car of the Year 2004” battendo VW Golf e Mazda 3. La Panda è la prima auto del segmento A a vincere questo premio. Sul tetto del mondo Nel 2004 due Panda 4x4 si so- no cimentate in un test drive da Kathmandu (Nepal) al campo base avanzato dell’Everest, a 5.200 metri di altezza: un’impresa notevole, soprattutto se si considera che le due vetture erano state preparate solo con alcune modifiche alla calibrazione della centralina di controllo del motore per adeguarla alla benzina in vendita in Asia. Piace anche ai cinesi… Anni fa la cinese Great Wall si era palesemente ispirata alla piccola Fiat per realizzare la Peri. Un clone della Panda, secondo il Lingotto. Che si rivolse al Tribunale di Torino per vietarne le importazioni in Europa. All’ombra della Grande Muraglia, però, il ricorso di Fiat fu respinto: secondo i giudici cinesi, infatti, le differenze erano “significative” e, dunque, i due modelli non potevano essere confusi. rivate dalla 4x4, parteciparono alla Dakar, il raid più famoso al mondo: quasi 8.700 km attraverso i deserti e gli sterrati di Marocco, Mauritania, Mali e Senegal. Le due Panda, spinte dal 1.3 Multijet da 105 CV, avevano la trazione integrale a inserimento automatico e il Locking Differential, un sistema che garantiva la suddivisione ottimale della forza motrice sulle ruote. Sempre meno cara Una delle ragioni del successo della Panda è stata la sua convenienza: nel 1980 a un impiegato occorrevano, in media, nove stipendi per La Cross alla Dakar Per dimostrare la sua affidabilità anche sui terreni offroad più estremi, nel 2007 due Panda Cross, de- acquistarla (prezzo: 3.700.000 lire), mentre nel 2010 ne bastavano sei. 100 CV per stupire Al Salone di Parigi del 2006 fu presentata la Panda 100 HP: grazie al 1.4 benzina da 100 CV (non più a listino) questa versione raggiungeva i 185 km/h e scattava da 0 a 100 km/h in 9,5”. Oltre alle prestazioni, anche il look era da vera sportiva: spoiler, scarichi cromati, paraurti specifici, cerchi da 15” e, all’interno, volante in pelle e design “corsaiolo”. Tante serie speciali Numerose le concept e le serie speciali nate sulla base della seconda serie. Tra le altre ricordiamo i prototipi Panda Marrakech e Terramare (anfibio); la Panda Alessi, che aveva nel design degli interni il suo punto di forza; la Monster 4x4, nata dalla collaborazione tra Fiat e Ducati; la Jolly, una courtesy car con carrozzeria cabriolet per il trasporto di Vip a Capri; infine, la Panda Mamy, che aveva un ricco equipaggiamento di serie studiato per il trasporto dei bambini. Tre decenni di storia Terza serie dal 2011 2003-2011 Seconda serie Con la seconda generazione, la Panda fa un salto di qualità. Disegnata dal Centro Stile Bertone, viene presentata al Salone di Ginevra. È un po’ più lunga dell’antenata (3,54 m contro 3,38), ha la carrozzeria a 5 porte, è costruita a Tichy, in Polonia, diventa subito “Auto dell’anno” e continua a mietere consensi, in Italia e all’estero. La gamma, sempre più ricca, apre al gasolio (con il 1.3 Multijet da 69 CV, poi diventati 75), quindi al metano e infine al Gpl. Per quanto riguarda i cambi, oltre al manuale c’è il sequenziale robotizzato (Dualogic). La trazione? Anteriore o integrale (arricchita dal blocco del differenziale elettronico) abbinata all’ESP. Da citycar spartana diventa una mini monovolume, con tanti accessori e optional per una personalizzazione pressoché infinita. Il clima può essere manuale o automatico. 32 automobile | febbraio 2012 La nuova Panda è assemblata a Pomigliano d’Arco, lo storico stabilimento campano (profondamente rinnovato) dove venivano fabbricate le Alfa Romeo. Al di fuori dell’Europa, la citycar della Fiat sarà commercializzata in circa 40 Paesi. L’obiettivo annuo, a regime, è di vendere 280.000 esemplari del nuovo modello. Nel 2012 Fiat prevede di piazzare nel mondo 230.000 Panda (tra la Classic, attualmente a listino, che continuerà a essere prodotta per un po’ in Polonia, e la nuova serie).