IL SETTIMANALE DI A, B, LEGA PRO, D, CALCIO FEMMINILE E CALCIO A 5
ANNO 5 - N° 24 - 20 giugno 2013 - 1€
All’interno le rubriche di
Dal Campo al foro
Movimento per la liberazione dell’AIA
Luca Marelli, Paola Cicconofri
Campionato sammarinese
È Serie B
Latina e Carpi
scrivono la storia
Microcredito: Intervista con il direttore generale
della BCC di Roma Mauro Pastore
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Lecce, Guerriglia senza polizia. Chi al posto di Colonna?
Editoriale
di Flavio Grisoli
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Due le immagini che resteranno nella memoria di questo play-off di Lega Pro a Lecce. Al fischio finale, con i salentini che hanno fallito la promozione contro il Carpi, le
lacrime di Ernesto Chevantòn con il braccio al collo e l’invasione di campo dei “tifosi” del Lecce, che hanno cercato di entrare
negli spogliatoi, devastando il campo e le
panchine, senza lasciarsi sfuggire “l’occasione” di picchiare gli steward. E’ davvero
auspicabile che la giustizia faccia qualcosa, e non solo dare “pacche sulle spalle”
a chi si macchia di reati di questo tipo. Ci
sono le immagini televisive, e tutti i responsabili devono essere arrestati. E possibilmente rimanere in carcere. Il Daspo non
basta. Finché la gente comune non capirà che il calcio è uno sport, e come tale si
può vincere ma si può anche perdere, il
nostro livello complessivo rimarrà basso.
Si deve partire dalla cultura complessiva
di un popolo che purtroppo ha vissuto lo
stadio come un luogo franco, impunito e di
impunità. C’è bisogno di giustizia, di pugno
di ferro, perché non possiamo permettere
di trasformarci nella Gran Bretagna degli
anni ‘80. Le ultime ore parlano di un arresto a Lecce e di due denunciati a piede
libero, ma viene anche da pensare per
quale motivo le forze dell’ordine non siano
intervenute all’interno dello stadio, quando
i teppisti erano ancora tutti dentro. Gli steward sono stati aggrediti, picchiati, malmenati. E le immagini Rai hanno testimoniato
Reg. del Tribunale di Roma n° 44/2013
il “sacrificio” di uno di loro, che presidiava
la scaletta che portava al tunnel degli spogliatoi. Come un soldato a difendere l’ultimo baluardo, si è preso calci e pugni da
quattro, cinque criminali, ma riuscendo nel
proprio intento. Perché la polizia non è intervenuta all’interno dello stadio, entrando
con le camionette, gli idranti e quant’altro?
Li avrebbero potuti arrestare tutti. Invece
li hanno lasciati fare, per poi lasciare che
si sfogassero anche fuori, bruciando, picchiando e devastando. Deve finire il momento del buonismo, alla magistratura
chiediamo il rispetto della brava gente che
va allo stadio solo per divertirsi e guardare
uno spettacolo. Al Giudice Sportivo chiediamo che squalifichi il campo del Lecce
per tutto il prossimo campionato. A porte
chiuse, per tutto l’anno. E a chi risponde
che sarebbe una pena esagerata, ricordiamo solamente quello che sarebbe potuto succedere se un’orda di scalmanati
fosse penetrata all’interno degli spogliatoi.
Parlando di politica sportiva se si vocifera,
come abbiamo già scritto due settimane
fa, che potrebbe essere Franco Causio il
nuovo Team Manager della Nazionale al
posto di Gigi Riva, anche al Settore Giovanile e Scolastico ci sarà un ribaltone
con Salvatore Colonna, ex presidente del
Cr Campani e attuale Consigliere federale in quota LND, che lascerà l’incarico di
vice presidente. La scleta dell’avvocato
ha lanciato la corsa verso un’altra mabita
poltorna e saranno in tre a contendersela:
Repace, Ortolano e Di Cristinzi
I teppisti che hanno cercato di forzare il cordone degli steward per introdursi
negli spogliatoi del Via del Mare, fortunatamente senza riuscirci (Foto Archivio)
Direttore Responsabile
Flavio Grisoli
email: [email protected]
Amministrazione
via Carlo Emery, 47 - 00188 Roma
Tel/Fax 06.5000975
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Caporedattore
Filippo Gherardi
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Direttore Editoriale
Massimiliano Giacomini
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In redazione
D.M.d’Ambrosio, L.Frenquelli, G.Condò
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Hanno collaborato
Guido Del Re
Luca Marelli, Paola Cicconofri
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Realizzazione Grafica
Rocco Lotito - [email protected]
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numero 24 - 20 giugno 2013
Confederations Cup: Luis Suarez favorito tra i bomber
A cura di Gianluca Boserman
[email protected]
SCOMMETTI CON NOI
L
a prima giornata della Confederations
Cup è andata in archivio con le grandi favorite, Brasile, Spagna ed Italia che
hanno confermato i pronostici della vigilia centrando tre vittorie rispettivamente
contro Giappone, Uruguay e Messico. In
attesa della seconda giornata, che andrà
in scena mentre il giornale è in stampa,
le quote per la vittoria finale vedono salire
le Furie Rosse di Vicente Del Bosque al
quale manca solo questo trofeo per completare un ciclo a dir poco storico. Solo la
Francia (Mondiale 1998, Europeo 2000,
Confederations Cup 2001) ed il Brasile
(Mondiale 2002, Coppa America 2004,
Confederations 2005) sono riuscti in questa impresa. La vittoria di Xavi e compagni
è data a 2,25, una quota leggermente inferiore a quella dei Campioni in carica, e
padroni di casa, del Brasile. I Carioca di
Felipao Scolari puntano al terzo titolo consecutivo, sarebbe un record, per prepararsi al meglio al Mondiale del 2014. Il nuovo
fenomeno azulgrana Neymar ha trascinato i suoi contro il Giappone ed è il leader
indiscusso di una formazione la cui vittoria
è quotata 1,40. La terza incomoda potrebbe, e dovrebbe, essere l’Italia di Prandelli.
Gli Azzurri dopo l’esordio in chiaroscuro
contro il Messico, si troverà davanti prima
il Giappone di Zaccheroni e poi proprio i
Verdeoro. L’impresa non è facile ma Buffon e compagni sono spesso stati capaci
di sorprendere tutti nei grandi avvenimenti:
così la fiducia viene ripagata da una quota a 5,00 per quello che sarebbe il primo
trionfo in Confederations Cup della nazionale italiana. Decisamente più aperta è la
lotta per il capocannoniere del torneo. Il
numero 9 del Liverpool e dell’Uruguay Luis
Suarez è il grande favorito a 6,00 ma, ad
un tiro di scoppio, c’è Soldado delle Furie
Rosse. Dietro di loro un terzetto di fenomeni: Neymar, Balotelli e Cavani tutti quotati
a 9,00. Sarà battaglia fino all’ultimo goal…
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numero 24 - 20 giugno 2013
Basterebbe far rispettare le regole
Paola Cicconofri
Rubrica
D
ove si giocherà la Supercoppa italiana 2012-2013? È questo l’interrogativo che negli ultimi giorni catalizza le
attenzioni dei tifosi di Lazio e Juventus
e mostra la totale approssimazione del
governo dello sport. Un po’ di storia. Nel
1991, con delibera della Lega (votata a
maggioranza) fu stabilito che la finale
di Supercoppa doveva disputarsi nello
stadio della squadra campione d’Italia.
Solo in quattro occasioni (2 volte negli USA, uno a Tripoli, uno a Pechino)
in deroga a quella delibera, si è scelto
di giocare all’estero con accordo delle
squadre partecipanti, per una mera questione economica perché erano garantiti
maggiori introiti. Dal ’91 al 2010, su 19
edizioni, 15 sono state disputate in casa
della squadra campione d’Italia e nelle
tre edizioni precedenti alla delibera, si
era comunque disputata a casa della
squadra vincitrice dello scudetto e mai
nello stadio della vincitrice della coppa
Italia. Nel 2010, la Lega firmò con la
Cina un accordo per disputare lì tre finali
di Supercoppa con la facoltà di procrastinare l’ultima partita nel 2015 o addirittura nel 2016. Secondo questa chiara
situazione, la naturale sede della Supercoppa 2012-2013, in ottemperanza
ai regolamenti, è lo Juventus Stadium
di Torino e in base alla facoltà prevista
nell’accordo firmato con la Cina, non
esiste nessun obbligo di disputare lì la
finale in programma ad agosto 2013.
La pretesa di Lotito, sventolata ai quattro venti con il solito modo di urlare alla
stampa, è quella di non voler perdere
l’incasso garantito dalla Cina (1,8 milioni) e pretendere che la Juventus rinunci
alla tournée internazionale ben remunerata (incasserà circa 4 milioni), programmata e già comunicata alla Lega
l’8 marzo scorso. Da mesi, nonostante
la Lega fosse a conoscenza della programmazione del club bianconero, non
ha mai affrontato il problema. Un governo del calcio con una minima organizzazione non avrebbe certo mostrato queste lacune e soprattutto non avrebbe
permesso a due protagoniste del nostro
campionato di arrivare allo scontro che
ha portato alla bagarre mediatica degli
ultimi giorni, con ripercussioni negative
a livello di immagine per tutto il movimento. La Supercoppa sarà disputata in
Italia il 18 agosto ma non è ancora chiaro quale stadio ospiterà il match. Lotito
vorrebbe come location il suo Olimpico
per massimizzare gli incassi. Beretta
ancora tergiversa nella speranza che
con qualche inciucio arrivi l’accordo tra
le due società. La vera faccia di questo
povero calcio è tutta riassunta in questa
gestione della Supercoppa. Si fanno
orecchie da mercanti per mesi evitando
di risolvere il problema; si permette in li-
bertà alle due società di discutere con
la stampa pompando concetti, a volte
anche errati, come se chi urla di più,
può trovare ragione e ottenere il proprio
tornaconto. Nessuno che richiami alla
decenza Lotito per dichiarazioni sopra
le righe e nessuno che imponga di risolvere il problema nelle sedi istituzionali
preposte, come se dal chiacchiericcio
a suon di titoloni, possa arrivare quella
soluzione che la Lega non è stata capace di trovare. Siamo veramente in
una situazione tutt’altro che lusinghiera.
Lega, Figc, Coni sono sempre più accomunati da quella caratterista incompetenza che non solo porta a fallimenti
su progetti importanti come ospitare una
competizione europea o mondiale, ma
che mostrano evidenti limiti anche nella
semplice organizzazione di una finale
di Supercoppa Italiana. Anche perché,
lasciatemelo scrivere, basterebbe far
rispettare le regole.
Il “Birds Nest”, lo Stadio Nazionale di Pechino
(Foto Archivio)
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Forse, forse, ci cancellano gli arbitri sottrazionali
Se non noi, chi?
Movimento per la liberazione dell’AIA
M
a, davvero, in che diavolo, forma,
barzelletta di Nazione (N maiuscola ancora?) stiamo vivendo? Giovanni Sartori, icona, totem, baluardo
della sinistra (non solo radical chic),
sottomesso, con tutto il rispetto, alla
Ministra Kyenge… E “subiectus” da
chi? Proprio dal Corrierone, dal Corsera, dal quotidiano italiano più prestigioso. Del quale, fino ad ieri, era uno dei
tre, massimo quattro, idoli indiscussi.
Uno degli opinionisti-Principi. Non c’è
più logica, non c’è più religione, non
c’è più diritto di cittadinanza al buon
senso. Sartori, che di professione fa,
da sempre, il politologo, ed è considerato uno scienziato, in materia, aveva
scritto di politica. Ma, stavolta, aveva
osato sfiorare un santuario che non
si deve nemmeno guardare da lontano: quello dell’integrazione. Con uno
strano, quasi inverosimile attacco “da
sinistra-sinistra”, Sartori aveva raggiunto il nido delle aquile: l’inosabile.
“L’Italia non è una nazione meticcia.
Ecco perché lo ius soli non funziona”.
Quella parola (“meticcia”), nel politicamente corretto (folle, demenziale,
tragicomico) dell’Italia di oggi, non è
consentito utilizzarla. È ritenuta una
qualifica. Anzi, una squalifica. Sono
intervenuti, con immediatezza, gli arbitri alla Nicchi, gli emuli dell’aretone,
quelli in servizio permanente effettivo
di guardia della rivoluzione. E giù perticate al malcapitato Sartori. Ma, se
dal sacro (integrazione) si scivola giù,
verso il comico calcistico, la situazione – com’è anche ovvio che sia – peggiora di brutto. Avevamo fatto cenno
al codice etico (o, forse, estetico) di
Prandelli, il tecnico della Nazionale
azzurra, che sembra sempre più un
attore da Cinepanettone (l’ha anche
fatto per davvero) che un allenatore
di calcio. Ebbene, abbiamo avuto la
gratificazione di veder trattare l’argomento, di leggerlo, in più quotidiani
a tiratura nazionale. Tutti, per il vero
(miracolo dei miracoli!), ferocemente
critici nei confronti del Mister Dandy
(se non Dandy, cosa?). Forse e senza forse, Prandelli comincia a stufare,
con questi suoi farisaici “distinguo”
(tra Bonucci e Criscito, per cominciare), tra queste sue azzardatissime,
ma sempre soft, sempre delicate,
sempre mielose, sempre zuccherine,
valutazioni da lavagna della scuola
elementare d’un dì, con i “buoni” ed
i “cattivi” spietatamente distinti, separati. Sveglia, Prandelli! La scuola elementare, per dirne una, non si chiama
neppure più così, ma “Scuola primaria”. Poi, non ne parliamo proprio,
delle lavagne, del gessetto, del cassino. Sono strumenti di comunicazione non tramontati, ma sepolti da tonnellate di sabbia dell’oblio. Sia come
sia, il Mister Cine-calcio ha superato
se stesso. Balotelli ha realizzato una
rete eccezionale, che ci ha consentito di spezzare le reni al
Messico. Per contraltare,
il cosiddetto Super-Mario
ha immediatamente provveduto a rovinare la festa,
togliendosi la maglia, per
potersi esibire da Hulk.
Ammonizione al volo, da
parte di un arbitro, evidentemente non solo impietoso, ma soprattutto
rispettoso delle regole
(quel che Balotelli, forse,
non sarà mai). Come te
la commenta, Prandelli,
questa ennesima Balotellata? Ma televisivamente,
nell’intervista post-gara.
Anche in ciò, emerge la
novità, l’originalità di un
tecnico che cura molto di più gli aspetti d’immagine e di comunicazione, che
quelli che sarebbero (e che tuttora
restano, qualcuno glielo spieghi) di
competenza del responsabile di una
squadra Nazionale. Ad esempio: che
Balotelli avrebbe dovuto essere strigliato nel chiuso degli spogliatoi, davanti a tutti gli altri calciatori azzurri
(non davanti a tutti i telespettatori: lo
aggiungiamo a scanso di equivoci).
Ancora: che queste espressioni prandelliane, “frou frou”, non si addicono
al calcio. Per concludere: che il calcio
imporrebbe, ancora oggi, delle regole. In Nazionale, ancora di più. Con
un codice etico sbandierato ad ogni
pie’ sospinto, non ti dico proprio… Ma
che volete, è il prezzo della gloria…
Venendo (finalmente!) agli arbitri, al
Marcellone aretone, campane a morto stanno già suonando, dalla lontana
FIFA. Forse forse, sarà distrutto uno
dei baluardi, uno degli altaroni eretti
da Nicchi: quello degli arbitri addizionali. Perfino la FIFA s’è avveduta
Arbitri a colloquio
(Foto Archivio)
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(almeno, pare) che questi due arbitri
colorati, eternamente in finzione di
attenzione estrema, di concentrazione ai limiti dello stress, hanno più
non visto, che visto. Più ignorato, che
segnalato. Il limite insuperabile, certo, è quello del gol negato a Muntari,
una rete non concessa che, in buona
sostanza, assegnò lo scudetto (e poi
dicono che Zeman ha torto) alla Juve:
l’ennesimo col dubbio, con l’ombra,
con il sospetto. Il limite del grottesco,
indiscutibilmente, fu quello del gol
di Klose, realizzato sfacciatamente
con la manina, spudoratamente, con
germanica strafottenza, puzza sotto il naso, senso di superiorità “uber
alles”, teutonica merkelianità. Ma, tra
i due estremi (quello tragico di Muntari non concesso, quello comico di
Klose annullato solo per la reazione
veemente, tutta partenopea, degli azzurri di De Laurentiis), quante barzellette, quanti gol non visti, quanti errori
tragici, incredibili, incommensurabili.
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Ebbene, finalmente qualcosa “eppur
si muove”, perfino nell’imbalsamato
calcio, ingessato, mummificato, refrattario ad ogni cambiamento, ad
ogni innovazione, ad ogni novità migliorativa. Se davvero gli arbitri “sottrazionali” saranno cancellati, resta
solo da chiedersi cosa s’inventerà il
fantasioso, statuario, solenne, epico
presidente dell’Associazione Italiana
Arbitri. Cioè, colui che, in coppia col
fido scudiero Pisacreta (ancora fido?
Fino a quando?), s’era giocato tutto su questa geniale invenzione dei
due arbitri in più: da quattro, a sei.
Certo, se l’occhio di falco, elettronico, sarà finalmente istituzionalizzato
(dopo che tanti anni or sono il Consiglio Nazionale delle Ricerche l’aveva
sperimentato, inutilmente, ad Udine),
avremo quantomeno una certezza:
che gli arbitri non potranno più arrivare ad undici, tanti quanti i calciatori di
una squadra. Come a dire: la media
di un arbitro ogni due calciatori. Per
intanto, si avvicina il giorno dei limoni
neri. Si avvicina il sabato (quella della
prossima settimana), nel quale andrà
in onda, alle 23.30, su Rai 3, “Un giorno in Pretura”, dedicato innanzitutto
alle misteriose (misteriose?) vicende
di Lazio – Fiorentina, quella del rigore
più elefantiaco, ciclopico, mastodontico della storia del calcio. Puntualmente negato a Jorgensen, della Fiorentina, nonostante la parata, sotto
la linea della traversa, del difensore
(non portiere: difensore!) Zauri della
Lazio. La scorsa settimana titolammo:
“Trema, Pisacreta, trema…”. E già:
Pisacreta. Il vice presidente dell’associazione italiana arbitri, autore di
cotale misfatto calcistico. Un misfatto
talmente tale, da far indignare perfino
(e sì che ce ne voleva…) Paolo Bergamo. Mentre Pisacreta trema, tutti
gli amanti del giusto sperano. Sperano che sia, pur dopo sette anni, svelata la verità. Tra chi trema e chi spera,
chi la vincerà?
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La strana giustizia a due velocità dell’A.I.A.
Luca Marelli
Rubrica
I
l 5 luglio 2012 l’edizione pugliese della Gazzetta dello Sport porta alla conoscenza dei
lettori una notizia che riguarda la sezione di
Bari e che rischiava di essere destabilizzante
non solo per gli arbitri pugliesi ma per tutto il
movimento. Oltre a ciò molti videro in questa inchiesta anche la possibilità di porre un
freno ad un fenomeno molto complesso ed
altrettanto ramificato, cioè quello delle gare
arbitrate a “nero”, vale a dire organizzate da
faccendieri privati senza alcuna affiliazione
con FIGC o altre associazioni sportive (CSI,
UISP ecc.). Tornei e, a volte, veri e propri
campionati paralleli diretti (senza alcuna autorizzazione) dagli stessi arbitri federali che
hanno la possibilità di arrotondare dirigendo
gare non autorizzate. Una pratica, ovviamente, illecita secondo i regolamenti dell’AIA, tanto che non si contano i deferimenti a
carico di associati per violazioni di questo genere. Deferimenti, peraltro, sacrosanti dato
che la direzione di queste manifestazioni
prive di qualsiasi affiliazione porta a due problemi fondamentali:
– Sottrazione di risorse alla Federazione.
– Mancanza di tutela per chi partecipa. Ciò vale non solo per gli arbitri ma
anche per i calciatori. Arbitri che, in caso di
aggressione, avranno ogni onere sulle spalle, non potendo (ovviamente) godere dell’appoggio dell’Associazione. Ecco perché l’AIA
combatte con assoluta fermezza questo
fenomeno, sia per tutelare l’immagine (spesso gli arbitri scendono in campo con divise
ufficiali) sia, soprattutto, per fare in modo che
il fenomeno non acquisti i connotati della normalità. Inutile nasconderlo: è un problema
che coinvolge ogni singola sezione d’Italia,
tanto che proprio questa rivista (qualche
mese fa) fece emergere il comportamento
quantomeno inadeguato del presidente della sezione Lomellina, fotografato mentre dirigeva una gara non autorizzata e sanzionato
con “ben” un mese di sospensione. Dicevamo che l’AIA combatte con fermezza questo
fenomeno. Quasi sempre… Torniamo al 5
luglio. La Gazzetta dello Sport scrive: “Uno
scandalo in casa degli arbitri baresi o solo
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un botto destinato a non provocare danni né
feriti? Non resta che attendere gli sviluppi di
un’indagine in corso che coinvolge e tiene
in legittima apprensione la sezione arbitri di
Bari. Ad avviarla nei giorni scorsi è stata la
Procura Arbitrale Nazionale. La faccenda è
particolarmente delicata, tant’è che a tal proposito non emerge alcun particolare dall’universo barese dei fischietti, le bocche restano
chiuse. C’è che alcuni dirigenti della sezione
arbitrale sarebbero stati coinvolti nella direzione e nella designazione di arbitri, anche
tesserati Figc, per gare di campionati organizzati da enti estranei alla stessa federazione. Difficile al momento prevedere gli sviluppi dell’inchiesta, né se verranno accertate
eventuali responsabilità. L’unica cosa certa è
che la Procura arbitrale nazionale ha già avviato le prime audizioni”. Da quanto appreso
si sa che si trattava di veri e propri campionati
paralleli che si disputavano (si disputano?) in
molti campi della provincia di Bari, con tempi
della durata di 35 minuti e che gli arbitri venivano pagati (direttamente presso l’impianto
di gioco) con una diaria compresa tra i 30
ed i 40 euro. In sostanza una vera e propria organizzazione con regolamenti interni,
designazioni, sanzioni disciplinari decise da
chissà chi, con la partecipazione (consapevole?) di molti arbitri delle sezioni locali. Sono
passati ormai 12 mesi e non si è saputo assolutamente nulla in merito. Strano, poiché la
Procura Arbitrale e le varie Commissioni Disciplinari sono criticabili sotto molti aspetti ma
non certo sotto quello della celerità. E la differenza (sospetta) di trattamento delle vicende
sottoposte all’attenzione della Procura emerge limpidamente da un altro procedimento
passato in sordina ma che, nell’ambiente, ha
sollevato polemiche piuttosto sostanziose.
Parliamo, in particolare, della vicenda che
riguarda Giuseppe Gatti, ex presidente della
sezione di Mantova, schieratosi apertamente contro il Presidente dell’Associazione Marcello Nicchi in occasione delle ultime elezioni,
con un intervento profondamente polemico
nei suoi confronti durante l’Assemblea Generale. Ebbene, nel mese di dicembre un
giornalista del quotidiano locale lo contatta
per un’intervista in merito. Gatti, nel rispetto
del regolamento, decide di declinare l’intervista, non rilasciando dichiarazioni ufficiali. Il
giornalista, svolgendo il suo lavoro, si limita
a scrivere semplicemente un riassunto della vicenda e delle conseguenze (dimissioni
dalla carica di presidente). L’articolo, chissà
come (chissà come?), finisce sulla scrivania
della Procura Arbitrale che, a tempo di record, deferisce Gatti e, nel mese di maggio,
la Disciplinare decide di ritirare la tessera allo
stesso. Le motivazioni? Ad un mese ed oltre
di distanza dalla decisione ancora non è dato
sapere il perché sia stato deciso di espellere
Gatti dall’AIA anche se un legittimo sospetto
ci pervade. Ed è legittimo anche il sospetto
che la solerte Procura si trovi in grave difficoltà in riferimento alla vicenda barese che,
da quanto è dato sapere, coinvolge non solo
arbitri ma anche dirigenti locali. Dirigenti locali
che, sempre nella ricordata Assemblea Generale, sostennero apertamente la conferma
di Marcello Nicchi. Ci si augura che la Procura, con la medesima solerzia dimostrata nei
confronti del “ribelle” Gatti, decida di affrontare (finalmente) la vicenda di Bari. Perché, sinceramente, questa “giustizia” (sic!) a doppia
velocità alternata lascia sgomenti. E, forse,
sarebbe il caso che si muovesse autonomamente anche la Procura Federale per fare
chiarezza su ciò che ha portato allo scoperto
un quotidiano nazionale ed a cui la Giustizia
Domestica Arbitrale “pare” poco interessata.
Poco interessata od in imbarazzo?
Marcello Nicchi
(Foto Archivio)
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Cr Molise, il presidente Di Cristinzi: “Volontariato difficile da sostenere”
Continua il nostro viaggio all’interno dei Comitati regionali della Lega Dilettanti
di Filippo Gherardi
[email protected]
C
ontinua il nostro giro di interviste tra i
presidenti dei Comitati Regionali del
calcio dilettantistico. Dopo Melchiorre Zarelli, numero uno del calcio laziale, questa settimana è stata la volta di Piero Di Cristinzi
presidente del CR Molise. Anche in questo
caso, e visto il periodo dell’anno, impossibile non cominciare chiedendo a Di Cristinzi
un bilancio, a grandi linee, della stagione
appena conclusa: «La stagione agonistica
si è appena conclusa, ma ora comincia la
parte più difficile e delicata: quella relativa
alle iscrizioni ai prossimi campionati. Ci troviamo a fronteggiare una grave crisi non
solo in termini di risorse economiche ma
anche, e soprattutto, dal punto di vista delle
risorse umane. Purtroppo in un momento
storico come questo il volontariato non è
più così semplice da sostenere, ed anche
per questo motivo, come Comitato Regionale, stiamo pianificando una serie d’incontri per capire quali sono i problemi e cosa
fare per fronteggiarli. Da un punto di vista
tecnico, la stagione appena terminata va in
archivio con un bilancio positivo, all’insegna
della correttezza e con pochissimi episodi
da condannare. Purtroppo, però, da un
punto di vista numerico abbiamo registrato nell’ultimo anno un calo delle iscrizioni
rispetto a quanto si è registrato in passato,
quando il Molise si stanziava su una media
di una squadra ogni 700 abitanti. La nostra
regione, malgrado il suo territorio sia piuttosto piccolo dal punto di vista geografico, ha
sempre dimostrato grande partecipazione
calcistica. Ora, però, ci ritroviamo senza
fondi, ed anche le istituzioni non riescono
più a dare il loro contributo economico».
A proposito di contributo economico, nelle
ultime settimane ed anche noi sulle pagine di questo stesso giornale, si è parlato
dell’introduzione nel calcio dilettantistico del
“microcredito”, la concessione di finanziamenti agevolati alle squadre per l’iscrizione
ai vari campionati. Ecco l’opinione di Di Cristinzi in merito: «Il microcredito è un buon
incentivo per tutti quei presidenti che hanno
la volontà di iscriversi ai campionati ma anche qualche difficoltà economica per farlo,
purtroppo, però, non serve a nulla dinnanzi
a coloro che, al contrario, hanno perso anche la volontà ad investire nel calcio. Ribadisco, il problema che stiamo riscontrando
noi negli ultimi tempi è legato alle risorse
umane, basti pensare che ormai gli organigramma delle nostre società difficilmente superano le 2-3 persone. Al contrario,
segnali incoraggianti sono arrivati per quel
che concerne il fair play finanziario, ed in
particolar modo da parte delle squadre di
Eccellenza e Promozione». Temi caldi, anche in Molise e non solo per le temperature
di questi giorni, sono e saranno anche in
futuro il calcio femminile e gli impianti: «Riguardo al calcio femminile, personalmente
non ho mai condiviso la volontà di allargare il movimento al calcio a 5 che, secondo
me, avrebbe soltanto distrutto la realtà del
calcio a 11. Come regione ci siamo sempre
opposti. Nell’ultimo anno abbiamo avuto
sette formazioni di calcio a 11 femminile, e
contiamo di averne almeno un paio in più
per la prossima stagione. Il motto coniato
dal presidente Tavecchio “L’altra metà del
Calcio” è vincente, ora però bisogna lavorare tutti nella stessa direzione. Passando
agli impianti, siamo riusciti a coinvolgere la
regione e le amministrazioni locali in maniera concreta, riuscendo a completare la
bellezza di ben quaranta nuovi impianti in
erba sintetica, tra cui due senza barriere ed
in cui spesso si giocano anche gare di Serie
D». In chiusura, voci di palazzo darebbero
lo stesso Di Cristinzi in pole per succedere
a Salvatore Colonna nel ruolo di vice presidente del Settore Giovanile Scolastico della
Figc: «Ho proposto la mia candidatura, ma
a questo punto dipende dai miei colleghi
accettarla o meno. Ho avuto esperienze nel
settore giovanile nel corso della mia carriera da dirigente calcistico, ed ho anche delle
idee di semplificazione dell’intero movimento da proporre. Sarei onorato di assumere
un incarico come questo».
Pieo Di Cristinzi
(Foto Archivio)
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Cortani: “Vedo una serenità che mancava da anni”
In queste settimane si sta studiando il futuro del movimento femminile
“Aiuti finanziari per le iscrizioni, Serie A ridotta e nuova Serie B”. La strada è quella buona
di Germana Condò
[email protected]
N
ei giorni scorsi la Commissione Federale si è riunita per prendere provvedimenti importanti volti al rilancio del il calcio
femminile. La riunione è stata preceduta
da un altro incontro, voluto fortemente da
Carlo Tavecchio e da Antonio Cosentino, per consentire alle società di esporre
i loro programmi e condividere proposte
utili. Elisabetta Cortani, in qualità di rappresentante federale delle società di calcio
femminile, spiega quale sarà la strada intrapresa per far decollare il calcio in rosa.
«Ho ravvisato una grande apertura della
LND nei confronti delle società di fronte
ad un momento di innegabile crisi ed anche progettualità e voglia di fare da parte
dei presidenti che finalmente vorrebbero
veder decollare le proprie società. Ho finalmente trovato - prosegue Cortani - un
ambiente coeso e disponibile al dialogo,
una serenità che mancava da molti anni
in chi riveste cariche dirigenziali. Abbiamo
passato un periodo travagliato, con l’alternarsi di governi che hanno portato problemi, fino ad arrivare ad un lungo commissariamento, per la prima volta nella storia. Un
periodo di buio che ha devastato gli animi.
A Milano ho trovato una voglia diffusa di ripartire e di trovare tutti insieme le soluzioni
più idonee per farlo». Alla considerazione
in base alla quale ci sono presidenti che
hanno sempre manifestato idee diverse
da questa gestione del Dipartimento, aggiunge: «Avere idee diverse non significa
mantenere un atteggiamento negativo
contro ogni decisione presa democraticamente, come nel caso del Dipartimento. Si guarda avanti». Al rientro da Milano
Il presidente Cosentino ha aperto i lavori
della Commissione Federale, rappresentando al Presidente Abete e a tutte le
componenti presenti, Assoallenatori e Assocalciatori, quanto emerso dall’incontro. Il
cambiamento più eclatante scaturito dalla
riunione riguarda il Campionato di Serie A.
L’organico delle squadre partecipanti verrà
ridotto da 16 a 12 a partire dalla stagione
2014/15, eliminando i ripescaggi in caso di
mancata iscrizione di una squadra. Sarà
compito della FIGC stabilire in che modo
poi avverranno le retrocessioni e le promozioni nella stagione di campionato di
passaggio. La Serie A2 torna ad essere
chiamata Serie B, con organizzazione di
campionati interregionali. «Naturalmente
per capire come saranno organizzati i gironi di serie B bisognerà attendere la fine
del periodo di iscrizione al Campionato spiega Cortani - ma la cosa certa sarà il
rispetto del criterio di vicinanza geografica,
indispensabile per contenere il costo delle
trasferte e si potrà studiare una formula per
avvicinarsi sempre più al progetto di una
serie B interregionale con fasi finali in nazionale». A livello economico si dovrebbe
alleggerire il peso sostenuto dalle società
per le iscrizioni, avendo la Lega stanziato
per questo fine circa duecentomila euro,
garantendo così una riduzione di circa il
30% a iscrizione. Un accordo tra la LND
e il Microcredito consentirebbe alle società di richiedere fidi a tassi e a condizioni
particolarmente convenienti. Questi i primi
provvedimenti stabiliti dalla Commissione
Federale, nell’attesa del comunicato ufficiale che verrà pubblicato in luglio. «Sono
stati messi in moto meccanismi importanti,
che fino a qualche mese fa sarebbero stati
impensabili - dichiara Elisabetta Cortani
- e ritengo, ma non posso confermarlo,
che anche dalla FIGC dovrebbe arrivare
un contributo ulteriore per ridurre il peso
economico delle iscrizioni sostenute dalle
iscritte». Un ruolo importante nel progetto
di rilancio del calcio femminile dovranno
svolgerlo i media. Infatti tra gli obiettivi della LND c’è anche quello di aumentarne la
visibilità attraverso i giornali, le televisioni
e le dirette delle partite di serie A. «Tutte
le componenti stanno lavorando al nostro
fianco per raggiungere lo scopo - dice Cortani - ad esempio l’Associazione Calciatori
ha presentato un progetto che in molti
punti parla di maggior visibilità e dignità
per le calciatrici. Si sta, inoltre, vagliando la
possibilità di far intervenire il maschile nei
club del femminile, come avviene nel resto
d’Europa». Alla luce di questi primi risultati
tangibili, chiediamo ad Elisabetta Cortani
se abbia qualcosa da dire a chi in passato
ha contrastato e contestato il suo operato. «A chi mi ha contrastata perché non
la pensava come me o per alcuni lati del
mio carattere - risponde - non dico assolutamente niente. Anzi, a volte ne approfitto
anche per rubare qualche buona idea e
considero comunque uno stimolo la diversità di pensiero. La cosa certa è che io ci
sono sempre stata per tutti nel momento
del bisogno - conclude - e continuerò sempre ad esserci».
Elisabetta Cortani
(Foto Archivio)
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Il Microcredito: ossigeno per le società sportive
Intervista con il direttore generale della Banca di Credito Cooperativo di Roma Mauro Pastore
Insieme a lui cerchiamo di capire quali sono le novità in tema di iscrizioni alla prossima stagione
di Filippo Gherardi
[email protected]
L
e telecamere di Professione Sport TV
sono entrate, la settimana scorsa, nella
sede della Banca di Credito Cooperativo di
Roma, per intervistare il Direttore Generale
Mauro Pastore e per farci spiegare meglio
il “microcredito”, l’ultima novità, dal punto di
vista economico, introdotta nel calcio dilettantistico italiano.
Direttore, cominciamo quest’intervista
spiegando quale è la “mission” della
Banca di Credito Cooperitavo di Roma
«Noi siamo “banche locali”, banche del territorio e non soltanto inserite all’interno dello
stesso. Conosciamo le esigenze locali e le
viviamo tutti i giorni, per questo motivo cerchiamo di dare il nostro contribuito affinché
le realtà territoriali possano disporre di un
istituto di credito che conosce, appunto, le
loro esigenze e che riesca a soddisfarle».
Il motivo centrale della nostra intervista,
però, è soprattutto il microcredito: una
anticipazione economica alle società da
parte dell’istituto di credito sino ad un
totale di 10.000 euro, con un tasso agevolato ed il cui rimborso dovrà avvenire
in 10 rate durante la stagione sportiva.
Questa la spiegazione a grandi linee, ce
ne parla più nel dettaglio?
«La nostra iniziativa, di comune accordo
con la Lega Nazionale Dilettanti, è stata
quella di immaginare che le società potessero avere il supporto della banca per sostenere l’iscrizione al campionato dell’anno
successivo. Questo supporto attraverso un
“microcredito”, che viene concesso dalla
banca sulla fiducia che la stessa ripone nei
confronti delle società e nella loro capacità
di rispettare gli impegni. Per Il Credito Cooperativo si tratta di un ritorno alle origini,
considerando che il nostro istituto è nato circa 130 anni fa, in territori rurali, proprio per
concedere del piccolo credito a persone
che non avevano grosse risorse alle spalle
ma solo la loro onorabilità. Ora, in questo
periodo storico così difficile, torniamo a
dare fiducia, e questa attività di microcredito sui territori consentirà a tante squadre
di calcio di poter fronteggiare l’iscrizione del
campionato, senza dover immediatamente
distogliere una parte importante delle loro
risorse, e poter restituire con molta più calma questi importi. Siamo convinti che il microcredito possa essere una delle risposte
sociali in questo momento in cui c’è tanto
bisogno di “dare poco a tanti”, e noi, in tal
senso, siamo la realtà che meglio di tutti
rappresenta questo modo di fare banca».
Sono molte le caratteristiche e i criteri
per accedere a questo microcredito, ce
le illustra?
«Sì, certamente. Partiamo dalla territorialità, e più nel dettaglio dal fatto che il Credito
Cooperativo per normativa di vigilanza può
operare solo nei territori dove è presente
con delle filiali o nei comuni strettamente
limitrofi. Noi siamo la banca che ha iniziato questa attività, ma facciamo parte di un
sistema (il Credito Cooperativo Nazionale)
che è suddiviso in Federazioni regionali
ed interregionali. Il nostro presidente Francesco Liberati, ad esempio, è anche il presidente della Federazione interregionale
Lazio-Umbria-Sardegna, e sono convinto
che la testimonianza che lo stesso porterà
di questa iniziativa creerà un’attività emulativa anche da parte delle altre Federazioni.
Passando al tetto massimo di concessione, stiamo parlando di una somma, 10.000
euro, che intesa nella sua essenza assoluta può sembrare non enorme, ma considerando le risorse limitate a disposizione delle
società di calcio dilettantistiche credo che
il fatto di poterli restituire in un arco temporale di dieci mesi sia davvero significativo.
Inoltre, trattandosi di un prestito finalizzato
la società di calcio che ha intenzione di presentare la sua domanda deve farlo allegando, alla stessa, la domanda di iscrizione al
campionato di competenza. La scadenza
del rimborso, come detto, è fino a dieci
mesi, e corrisponde ai termini di operatività dello stesso campionato dilettantistico.
In chiusura, mi preme dire che gli interessi
applicati a questo finanziamento sono davvero bassi, pari al 4% annui fissi, e le rate
per l’estinzione dello stesso saranno mensili, costanti e posticipate. I garanti saranno
solo ed esclusivamente le società calcistiche, non sono previste ulteriori garanzie».
I tempi di inizio legati al microcredito
sono previsti per i primi giorni di luglio,
ma già da queste settimane chi deciderà di attingervi potrà recarsi in banca ed
avanzare una sorta di “pre-richiesta”
«Assolutamente sì, ancora non è pronta
tutta la documentazione e quindi raccoglieremo, appunto, solo una pre-richiesta, ma
già tra una settimana tutte le nostre filiali
saranno in grado di avviare la richiesta ufficiale e, a differenza di quanto non avviene
di solito con i prestiti bancari, in questa circostanza i tempi saranno davvero brevissimi
per l’accettazione. Ragioniamo in termini di
giorni».
Mauro Pastore
(Foto Archivio)
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Carpi, la carrozza non è tornata zucca
Gli emiliani escono imbattuti da Lecce e conquistano una storica cadetteria
Brini: “Vittoria meritata, il Lecce ha perso la B durante tutta la stagione”
di Filippo Gherardi
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Il sogno (irrealizzabile) del Carpi
diventa realtà, e la formazione emiliana raggiunge la sua prima storica
promozione in Serie B. I biancorossi
pareggiano 1 a 1 al Via del Mare ed
in virtù della vittoria per 1 a 0 maturata sette giorni prima al Cabassi
brindano al salto di categoria, condannando, altresì, il Lecce ad almeno un’altra stagione in Lega Pro. E
pensare che la gara si era subito
messa in salita per gli emiliani, colpa
della rete al secondo minuto di gioco realizzata da Bogliacino che aveva totalmente ribaltato le sorti della
doppia finale. Poi, con il passare dei
minuti e malgrado una temperatura
caldissima (e non soltanto per i 31
gradi registrati nel capoluogo salentino), la miglior condizione fisica e
brillantezza dei ragazzi di mister Fabio Brini ha preso il sopravvento sfociando nel gol dell’1 a 1 di Kabine,
su calcio di punizione, al settantatreesimo minuto che fa esplodere di
gioia il Carpi e scatena la rabbia del
Lecce e dei suoi tifosi. Davide che
batte Golia, al termine di una stagione lunga, intensa e dai risvolti imprevedibili. Artefice di questo risultato,
oltre a giocatori e società, è stato
anche mister Fabio Brini, subentrato alla guida della formazione emiliana al posto di Daniele Tacchini lo
scorso febbraio, ed oggi stratega a
bordo campo di una favola destinata
a rimanere impressa nella memoria
locale. Raggiunto telefonicamente,
il tecnico di Porto Sant’Elpidio non
nasconde la propria soddisfazione:
«Sensazioni splendide, indescrivibili. Considerata, sulla carta, la differenza che doveva esserci tra noi e
il Lecce quello che è stato fatto, e
raggiunto, ha davvero dell’incredibile. Se ripenso ad entrambe le gare
però, e non solo a quella di ieri, credo che la vittoria del Carpi sia da
considerarsi più che mai meritata.
Abbiamo dimostrato in entrambe le
sfide una miglior condizione fisica e
grandissimo carattere». Adesso per
il Carpi si spalancano, come detto,
le porte della Serie B, ma anche di
una realtà diversa rispetto a quella
vissuta fino a questo momento. Un
nuovo contesto da assaporare passo dopo passo, ponderando al meglio le proprie scelte, come conferma
sempre lo stesso Brini: «Credo che
questa società debba organizzarsi
nel miglior modo possibile in previsione del prossimo campionato, la
Serie B è molto difficile e non può
essere preparata in maniera approssimativa». Riguardo al suo futuro,
invece, Brini aspetta di sapere quale
sarà la programmazione societaria,
oltre che di incontrare il presidente
Caliumi e i suoi collaboratori: «Del
mio futuro dobbiamo ancora parlarne. Dipenderà in gran parte da quale
situazione si ha intenzione di allestire per l’anno prossimo, ma in ogni
modo questo non dipende né dal
sottoscritto e né da altre persone,
bensì solo e soltanto dal volere del
presidente e della società». In attesa, quindi, di interrogarsi sul futuro
prossimo, Brini si gode il presente
e la strettissima attualità sua e del
Carpi, dispensando anche qualche
dedica per la promozione appena
raggiunta: «Una dedica, in primis,
va a tutto lo staff. Hanno lavorato
benissimo, con grande serietà ed
il fatto che la squadra sia arrivata
in grande condizione, dal punto di
vista fisico e mentale, fino alla fine
del campionato è soprattutto merito
loro». In chiusura, l’altra faccia della medaglia della “domenica Del Via
del Mare” è, naturalmente, quella triste e malinconica, ma anche arrabbiata, del Lecce. Impossibile, quindi,
Caliumi, presidente del Carpi
(Foto Archivio)
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Una bella immagine dei giocatori del Carpi al fischio finale
(Foto Archivio)
non chiedere a Brini anche un parere
sul tragico epilogo della stagione dei
salentini: «Il Lecce secondo me non
ha perso la serie B nella finale di ieri
ma, al contrario, nel corso dell’intera
stagione, facendosi recuperare tanti
punti in classifica e permettendo al
Trapani di superarlo al primo posto.
I play-off per loro non erano preventivabili, ed è anche e soprattutto per
questo che sono arrivati un po’ scarichi ed appesantiti agli ultimi impegni.
Ripeto, il Carpi è stato superiore al
Lecce tra andata e ritorno soprattutto dal punto di vista fisico».
Fabio Brini, tecnico degli emiliani
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Il Latina scrive la storia
Sono serviti i supplementari alla formazione pontina per battere il Pisa e volare in B
Colletti: “Il segreto è la coesione del gruppo”. Sanderra: “Non ci siamo mai arresi”
di Delfina Maria d’Ambrosio
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Latina si tinge di nerazzurro. È festa
nel capoluogo pontino per il raggiungimento della serie B, storico traguardo per il club che in tutta la sua storia
non era mai riuscito ad accedere al
campionato cadetto. Questo è solo
l’ultimo riconoscimento di una stagione esaltante che ha visto i neroazzurri
vincere prima la Coppa Italia di Lega
Pro contro il Viareggio, poi il titolo di
campione d’Italia con la formazione
Berretti e dulcis in fundo la vittoria
dei play-off. Un campionato che però
non ha risparmiato insidie e momenti
di difficoltà, come il calo di rendimento che ha visto i pontini abbandonare
il ruolo di capolista che hanno ricoperto per gran parte del campionato
per scivolare in terza posizione, alle
spalle dell’Avellino e della Nocerina.
La promozione diretta è sfumata proprio nella fase finale del campionato,
ma la serie cadetta è arrivata comunque tramite i play-off dove i pontini si
sono prima imposti in semifinale sulla Nocerina, i molossi avevano infatti
vinto 1-0 al San Francesco D’Assisi
stesso risultato che hanno ottenuto
i neroazzurri al Francioni passando
grazie al miglior posizionamento in
classifica, e poi hanno affrontato il
Pisa, raccogliendo un pareggio a reti
bianche in toscana, e vincendo ieri
per 3-1 durante i tempi supplementari. I nerazzurri toccano così il punto
più alto della loro storia che, come in
tutte le favole che si rispettino, arriva
dopo un periodo nerissimo, solo nel
2008-2009 il club militava in Eccellenza, in quattro anni quindi la squadra di questa città è stata capace di
rialzarsi e crearsi un nuovo futuro.
Fabrizio Colletti, vicepresidente del
Latina Calcio e figlio della presidente
del club Paola Cavicchi, ha spiegato:
«È stato un anno meraviglioso, non
capita a tutti di conquistare il “Triplete”, nel nostro caso promozione in B,
Coppa Italia e campioni d’Italia con
la Berretti. Sono risultati che si commentano da soli e che sottolineano
il duro lavoro che abbiamo fatto. Ieri
notte com’è comprensibile viste le
forti emozioni del pomeriggio non riuscivo ad addormentarmi e ho iniziato
a chiedermi che cosa avessimo avuto più delle altre squadre. Ho subito
trovato la risposta: l’organizzazione e
la stima reciproca. Noi come società
abbiamo voluto impostare il rapporto con i ragazzi come avveniva negli
anni ’50, quando non si ragionava
solo in termini monetari ma contava
il rapporto che c’era tra le varie forze
del club, noi abbiamo dato il massimo ai nostri calciatori, trattandoli nel
migliore dei modi e aiutandoli sempre
e loro hanno fatto lo stesso con noi.
Sabato sera - ha proseguito Fabrizio
Colletti - abbiamo ricevuto tutti noi
dirigenti sms dalla squadra che ci diceva che voleva vincere per regalarci
una soddisfazione che meritavamo,
attestati di stima di questo genere
sono ormai cosa rara. Abbiamo vissuto in simbiosi in pace e armonia,
siamo stati una vera e propria famiglia, ci sono state discussioni, come
è giusto che sia, ma c’è stata anche
la forza di fissare e di far rispettare
delle regole, come un bravo padre farebbe. Oggi se il Latina è riuscito a riscattare tutte le difficoltà e ad andare
in serie B è merito di questo magnifico gruppo che siamo riusciti a cre-
Fabrizio Colletti, vicepresidente del Latina
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La festa dei giocatori pontini a fine gara
(Foto Archivio)
are». Il vicepresidente nerazzurro ha
poi commentato la finalissima: «La
gara di ieri è stata la sintesi di tutta la stagione e l’esempio lampante
di come il Latina intenda il calcio. Ci
siamo esaltati nelle difficoltà, abbiamo dimostrato che con gambe e specialmente testa si può rendere tutto
possibile, abbiamo gettato il cuore
oltre l’ostacolo e ce l’abbiamo fatta».
Il tecnico del Latina Stefano Sanderra
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Sulla panchina del Latina a condividere questa gioia con tifosi, calciatori
e società c’era Stefano Sanderra, un
nome noto nel capoluogo pontino.
Con lui i laziali avevano già ottenuto la promozione in Prima Divisione
due anni fa e vinto i play-out lo scorso anno, in questa stagione è subentrato a Fabio Pecchia e ha guidato i
pontini sia nella finalissima di Coppa
Italia che nell’ultima fase del campionato: «Sono stati tre anni molto
intensi ma siamo riusciti a fare bene,
come allenatore sono davvero felice
di aver raggiunto, dopo tanta gavetta
tra Lega Pro e serie D, la B. Con la
società avevamo un accordo, in caso
di promozione sarei rimasto a Latina,
quindi l’anno prossimo sarò sempre
io la guida tecnica di questa squadra.
Ieri ci siamo trovati davanti un avversario difficile, il Pisa è una squadra
molto forte che non molla mai, ma noi
abbiamo fatto lo stesso, non ci siamo
arresi e abbiamo ottenuto questo risultato storico per la città, ora siamo
già pronti a pianificare la prossima
stagione».
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Il procedimento innanzi alla Giustizia Sportiva: le norme generali
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Dal campo al foro
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Rubrica a cura di Guido Del Re
I
l titolo IV del CGS è rubricato “Norme generali del procedimento”. In
questa parte del Codice, vengono
esaminate le questione procedurali
e le modalità di proposizione dei reclami e dei ricorsi. L’art.33 CGS rubricato “Reclami di parte e ricorsi di
organi federali” individua i soggetti
legittimati a proporre reclamo ed relativi diritti che ne derivano. La legittimità attiva discende direttamente
dall’interesse alla proposizione del
ricorso, secondo questo postulato
possono proporre ricorso i soggetti
e le società che ne abbiano appunto
interesse. Relativamente allo svolgimento delle gare la legittimità cadrà sui titolari dell’interesse diretto
quindi le società ed i tesserarti che
hanno partecipato alla gara stessa. Anche i soggetti terzi possono
essere legittimati alla proposizione
del ricorso, questo nei casi di illecito
sportivo, in quanto portatori di interessi cosiddetti indiretti. All’interno
dell’articolo 33 CGS vengono individuati altri soggetti legittimati alla
proposizione del ricorso : “a)il Presidente federale, anche su segnalazione dei Presidente delle leghe e
del presidente delegato del Settore
per l’attività giovanile e scolastica;
b) la Procura federale avverso le decisioni relative ai deferimenti della
stessa disposti.” L’art. 38 CGS è un
articolo che affronta la parte “formale” dei ricorsi ed indica le modalità di
comunicazione degli atti ed i relativi
termini dei procedimenti. I reclami
ed i ricorsi, oltre ad essere motivati,
devono avere la sottoscrizione delle
parti o dei loro procuratori; i reclami redatti senza motivazione ed in
forma generica sono dichiarati inammissibili. In tema di reclami, gli stessi devono essere preannunciati per
mezzo del “preannuncio di reclamo”
con allegata la prescritta tassa. Le
parti hanno comunque la facoltà di
non dare seguito al preannuncio di
reclamo o di rinunciarvi prima che
venga discusso l’oggetto del reclamo nel merito. Fermo restando i termini stabiliti dal CGS, il Presidente
Federale ha la facoltà di stabilire
particolare modalità procedurali ed
abbreviazioni di termini dandone
preventiva comunicazione agli organi della giustizia sportiva ed alle
parti, nei casi in cui ritenga ci siano
particolari urgenze sportive ed organizzative. L’art. 34, rubricato “Svol-
gimento dei procedimenti”, illustra le
modalità di decisione degli Organi
di giustizia sportiva i quali, escluso
il Giudice sportivo in quanto organo monocratico, si esprimono con
la maggioranza. Le decisioni devono essere motivate e depositate
entro 15 giorni dalla loro adozione.
Nella fase del dibattimento le parti
hanno il diritto di richiedere di essere ascoltate in tutti i procedimenti, esclusi quelli innanzi il giudice
sportivo, e possono farsi assistere
da una persona di loro fiducia. L’articolo 35 CGS individua i possibili
mezzi di prova, sottolineando che i
rapporti di arbitri, assistenti di gara e
del delegato al campo della procura
federale, costituiscono piena prova.
Quanto detto conferma come, all’interno del diritto calcistico, l’onere
della prove subisce un inversione: è
il tesserato, che si troverà accusato di un fatto, che dovrà dimostrare
di essere innocente. In determinate
situazioni possono essere anche utilizzare prove televisive, ad esempio
quando un comportamento illecito
all’interno del terreno di giuoco non
sia stato visto dall’arbitro e riportato
nel referto di gara.
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A San Marino lo sport è per tutti
Il 30% dei titani è iscritto in una delle 32 Federazioni affiliate al CONS
Ce ne parla Gian Primo Giardi, presidente
Campionato sammarinese
A cura di Flavio Grisoli
trascrizione a cura di Delfina Maria d’Ambrosio
N
el pomeriggio che ha anticipato la gara
della Nazionale Under 21 contro la
Moldavia (gara valida per le qualificazioni
a Euro 2015 di categoria, e terminata 3-0
per gli ospiti), abbiamo avuto la possibilità
di intervistare il presidente del Comitato
Olimpico Nazionale Sammarinese, Gian
Primo Giardi. Con lui abbiamo affrontato le
principali tematiche legate allo sport vissuto
nella piccola Repubblica incastonata fra la
Romagna e le Marche.
Cominciamo dalla strettissima attualità
quindi dai Giochi dei Piccoli Stati che
si sono conclusi pochi giorni fa in Lussemburgo: un oro, quattro argenti e otto
bronzi ottenuti, com’è andata sotto il
suo punto di vista?
«Come abbiamo intitolato sulla nostra rivista “Il Podio”: luci ed ombre. Le ombre
consistono in un medagliere che ci vede
in flessione rispetto all’edizione precedente svoltasi in Liechtenstein e ancor di più
rispetto al 2009 quando c’è stato un buon
bottino di medaglie; le luci sono rappresentate da un nucleo di giovani con i quali
alcune federazioni già da qualche tempo
stanno operando e che hanno dato delle
soddisfazioni sia in termini di medaglie che
in termini di prestazioni visto che hanno migliorato tutti i loro personali, sicuramente per
il 2015 quando andremo in Islanda potranno dare ulteriori soddisfazioni e migliorare il
bottino».
Nel 2017 si tornerà qui a San Marino
«Sì, i Giochi sono stati ideati proprio qui
nel 1985, la seconda edizione l’abbiamo
ospitata nel 2001 e sicuramente è stata un
successo, contiamo di ripeterla nel 2017
quando inizierà il terzo ciclo».
Nel Comitato Olimpico ci sono 9000
tesserati circa su una popolazione di
28.000 abitanti è una percentuale straordinaria, forse irripetibile in qualsiasi altra
parte del mondo
«Sicuramente il nostro piccolo territorio e il
fatto di avere anche delle strutture adeguate facilità l’accesso allo sport sia per i giovani
che per i meno giovani, credo che questo
sia un valore aggiunto per la nostra Repub-
[email protected]
blica».
Proprio sotto il punto di vista delle
strutture San Marino è veramente all’avanguardia, noi che ci occupiamo settimanalmente del calcio di queste zone
sappiamo che i campi sono stati tutti
rifatti, sono tutti in sintetico
«Il calcio rappresenta un’eccellenza anche
grazie alle buone relazioni esterne con gli
organismi internazionali, anche altre federazioni godono di ottimi impianti che la Repubblica riesce a mettere a disposizione, ci
sono poi ancora altre federazioni che hanno necessità e nel medio periodo cercheremo di soddisfare anche le loro esigenze».
Il Comitato Olimpico conta trentuno federazioni associate, è una struttura molto articolata nonostante il territorio sia
decisamente ristretto
«C’è da tenere presente che le federazioni
sono 32 perché una è associata ad un’altra
federazione, è di recente costituzione ed è
entrata a far parte della famiglia del Comitato Olimpico. Sicuramente visto i 9000 tesserati c’è anche bisogno di avere delle strutture che coordinano e organizzino l’attività».
Quanto non le è andato già il quarto posto nel tiro a volo a Londra 2012?
«Prima di tutto voglio dire rifare i complimenti ad Alessandra perché è stata una
gara fantastica. Chiaramente essendo sulle tribune l’attesa arrivati a quel punto era
di una medaglia e c’è stata anche un po’ di
delusione, ma ripeto complimenti ad Alessandra Perilli».
Dal punto di vista economico il momento di crisi quanto ha inciso sul movimento sportivo qui a San Marino?
«Fino ad oggi razionalizzando le spese, siamo riusciti a non penalizzare i contributi alle
Federazioni quindi per ora non possiamo
lamentarci, per il prossimo futuro dovremo
fare ulteriori razionalizzazioni e ottimizzazioni perché gli ulteriori tagli potrebbero rendere nocumento allo sviluppo dell’attività delle
Federazioni».
A livello politico quanto è vicino il governo allo sport di San Marino?
«Devo testimoniare che l’autorità politica è
sempre molto vicina allo sport, mi rallegro
perché anche nell’ultima spedizione ai Giochi dei Piccoli Stadi siamo stati accompagnati dalla reggenza e anche dal segretario
di stato allo sport Matteo Fiorini».
Per quanto riguarda le naturalizzazioni,
tante piccole Federazione ne fanno uso
e forse anche abuso, ne ho parlato tante
volte con il presidente della Federazione
Giuoco Calcio Crescentini che ha sempre glissato. La posizione del Comitato
Olimpico qual è?
«Credo che privilegiare quelli che sono i
cittadini e i residenti che condividono la nostra cultura e le nostre consuetudini sia una
buona abitudine quindi prima delle regolamentazioni e delle normative c’è anche un
aspetto culturale che deve essere affrontato».
Quali sono i suoi obiettivi e quelli del Comitato Olimpico per il prossimo futuro?
«A luglio, visto che siamo agli inizi e fino ad
ora ci siamo dovuti occupare di un’agenda molto fitta, avremo l’appuntamento con
il Consiglio Nazionale riguardo la politica
sportiva. I temi sul tappeto sono tanti, ho
già avuto modo di dire che probabilmente
la legge sullo sport che è datata 1997 è uno
dei primi obiettivi che cercheremo di andare ad aggiornare perché sia al passo con i
tempi».
In Italia c’è una legge del 1981 quindi voi
siete già un passo avanti
«Sì, ma i tempi di modificazione oggi sono
talmente rapidi che a volte delle bozze già
predisposte nei precedenti quadrienni sono
già obsolete».
Gian Primo Giardi, presidente
del Comitato Olimpico di San Marino
(Foto Archivio)
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Latina e Carpi scrivono la storia È Serie B