IL SETTIMANALE DI A, B, LEGA PRO, D, CALCIO FEMMINILE E CALCIO A 5 ANNO 5 - N° 24 - 20 giugno 2013 - 1€ All’interno le rubriche di Dal Campo al foro Movimento per la liberazione dell’AIA Luca Marelli, Paola Cicconofri Campionato sammarinese È Serie B Latina e Carpi scrivono la storia Microcredito: Intervista con il direttore generale della BCC di Roma Mauro Pastore 15 www.professionecalcio.eu www.professionecalcio.eu 33 Lecce, Guerriglia senza polizia. Chi al posto di Colonna? Editoriale di Flavio Grisoli [email protected] Due le immagini che resteranno nella memoria di questo play-off di Lega Pro a Lecce. Al fischio finale, con i salentini che hanno fallito la promozione contro il Carpi, le lacrime di Ernesto Chevantòn con il braccio al collo e l’invasione di campo dei “tifosi” del Lecce, che hanno cercato di entrare negli spogliatoi, devastando il campo e le panchine, senza lasciarsi sfuggire “l’occasione” di picchiare gli steward. E’ davvero auspicabile che la giustizia faccia qualcosa, e non solo dare “pacche sulle spalle” a chi si macchia di reati di questo tipo. Ci sono le immagini televisive, e tutti i responsabili devono essere arrestati. E possibilmente rimanere in carcere. Il Daspo non basta. Finché la gente comune non capirà che il calcio è uno sport, e come tale si può vincere ma si può anche perdere, il nostro livello complessivo rimarrà basso. Si deve partire dalla cultura complessiva di un popolo che purtroppo ha vissuto lo stadio come un luogo franco, impunito e di impunità. C’è bisogno di giustizia, di pugno di ferro, perché non possiamo permettere di trasformarci nella Gran Bretagna degli anni ‘80. Le ultime ore parlano di un arresto a Lecce e di due denunciati a piede libero, ma viene anche da pensare per quale motivo le forze dell’ordine non siano intervenute all’interno dello stadio, quando i teppisti erano ancora tutti dentro. Gli steward sono stati aggrediti, picchiati, malmenati. E le immagini Rai hanno testimoniato Reg. del Tribunale di Roma n° 44/2013 il “sacrificio” di uno di loro, che presidiava la scaletta che portava al tunnel degli spogliatoi. Come un soldato a difendere l’ultimo baluardo, si è preso calci e pugni da quattro, cinque criminali, ma riuscendo nel proprio intento. Perché la polizia non è intervenuta all’interno dello stadio, entrando con le camionette, gli idranti e quant’altro? Li avrebbero potuti arrestare tutti. Invece li hanno lasciati fare, per poi lasciare che si sfogassero anche fuori, bruciando, picchiando e devastando. Deve finire il momento del buonismo, alla magistratura chiediamo il rispetto della brava gente che va allo stadio solo per divertirsi e guardare uno spettacolo. Al Giudice Sportivo chiediamo che squalifichi il campo del Lecce per tutto il prossimo campionato. A porte chiuse, per tutto l’anno. E a chi risponde che sarebbe una pena esagerata, ricordiamo solamente quello che sarebbe potuto succedere se un’orda di scalmanati fosse penetrata all’interno degli spogliatoi. Parlando di politica sportiva se si vocifera, come abbiamo già scritto due settimane fa, che potrebbe essere Franco Causio il nuovo Team Manager della Nazionale al posto di Gigi Riva, anche al Settore Giovanile e Scolastico ci sarà un ribaltone con Salvatore Colonna, ex presidente del Cr Campani e attuale Consigliere federale in quota LND, che lascerà l’incarico di vice presidente. La scleta dell’avvocato ha lanciato la corsa verso un’altra mabita poltorna e saranno in tre a contendersela: Repace, Ortolano e Di Cristinzi I teppisti che hanno cercato di forzare il cordone degli steward per introdursi negli spogliatoi del Via del Mare, fortunatamente senza riuscirci (Foto Archivio) Direttore Responsabile Flavio Grisoli email: [email protected] Amministrazione via Carlo Emery, 47 - 00188 Roma Tel/Fax 06.5000975 email: [email protected] Caporedattore Filippo Gherardi email: [email protected] Direttore Editoriale Massimiliano Giacomini email: [email protected] In redazione D.M.d’Ambrosio, L.Frenquelli, G.Condò email: [email protected] Hanno collaborato Guido Del Re Luca Marelli, Paola Cicconofri email: [email protected] [email protected] [email protected] Realizzazione Grafica Rocco Lotito - [email protected] 4 numero 24 - 20 giugno 2013 Confederations Cup: Luis Suarez favorito tra i bomber A cura di Gianluca Boserman [email protected] SCOMMETTI CON NOI L a prima giornata della Confederations Cup è andata in archivio con le grandi favorite, Brasile, Spagna ed Italia che hanno confermato i pronostici della vigilia centrando tre vittorie rispettivamente contro Giappone, Uruguay e Messico. In attesa della seconda giornata, che andrà in scena mentre il giornale è in stampa, le quote per la vittoria finale vedono salire le Furie Rosse di Vicente Del Bosque al quale manca solo questo trofeo per completare un ciclo a dir poco storico. Solo la Francia (Mondiale 1998, Europeo 2000, Confederations Cup 2001) ed il Brasile (Mondiale 2002, Coppa America 2004, Confederations 2005) sono riuscti in questa impresa. La vittoria di Xavi e compagni è data a 2,25, una quota leggermente inferiore a quella dei Campioni in carica, e padroni di casa, del Brasile. I Carioca di Felipao Scolari puntano al terzo titolo consecutivo, sarebbe un record, per prepararsi al meglio al Mondiale del 2014. Il nuovo fenomeno azulgrana Neymar ha trascinato i suoi contro il Giappone ed è il leader indiscusso di una formazione la cui vittoria è quotata 1,40. La terza incomoda potrebbe, e dovrebbe, essere l’Italia di Prandelli. Gli Azzurri dopo l’esordio in chiaroscuro contro il Messico, si troverà davanti prima il Giappone di Zaccheroni e poi proprio i Verdeoro. L’impresa non è facile ma Buffon e compagni sono spesso stati capaci di sorprendere tutti nei grandi avvenimenti: così la fiducia viene ripagata da una quota a 5,00 per quello che sarebbe il primo trionfo in Confederations Cup della nazionale italiana. Decisamente più aperta è la lotta per il capocannoniere del torneo. Il numero 9 del Liverpool e dell’Uruguay Luis Suarez è il grande favorito a 6,00 ma, ad un tiro di scoppio, c’è Soldado delle Furie Rosse. Dietro di loro un terzetto di fenomeni: Neymar, Balotelli e Cavani tutti quotati a 9,00. Sarà battaglia fino all’ultimo goal… 6 numero 24 - 20 giugno 2013 Basterebbe far rispettare le regole Paola Cicconofri Rubrica D ove si giocherà la Supercoppa italiana 2012-2013? È questo l’interrogativo che negli ultimi giorni catalizza le attenzioni dei tifosi di Lazio e Juventus e mostra la totale approssimazione del governo dello sport. Un po’ di storia. Nel 1991, con delibera della Lega (votata a maggioranza) fu stabilito che la finale di Supercoppa doveva disputarsi nello stadio della squadra campione d’Italia. Solo in quattro occasioni (2 volte negli USA, uno a Tripoli, uno a Pechino) in deroga a quella delibera, si è scelto di giocare all’estero con accordo delle squadre partecipanti, per una mera questione economica perché erano garantiti maggiori introiti. Dal ’91 al 2010, su 19 edizioni, 15 sono state disputate in casa della squadra campione d’Italia e nelle tre edizioni precedenti alla delibera, si era comunque disputata a casa della squadra vincitrice dello scudetto e mai nello stadio della vincitrice della coppa Italia. Nel 2010, la Lega firmò con la Cina un accordo per disputare lì tre finali di Supercoppa con la facoltà di procrastinare l’ultima partita nel 2015 o addirittura nel 2016. Secondo questa chiara situazione, la naturale sede della Supercoppa 2012-2013, in ottemperanza ai regolamenti, è lo Juventus Stadium di Torino e in base alla facoltà prevista nell’accordo firmato con la Cina, non esiste nessun obbligo di disputare lì la finale in programma ad agosto 2013. La pretesa di Lotito, sventolata ai quattro venti con il solito modo di urlare alla stampa, è quella di non voler perdere l’incasso garantito dalla Cina (1,8 milioni) e pretendere che la Juventus rinunci alla tournée internazionale ben remunerata (incasserà circa 4 milioni), programmata e già comunicata alla Lega l’8 marzo scorso. Da mesi, nonostante la Lega fosse a conoscenza della programmazione del club bianconero, non ha mai affrontato il problema. Un governo del calcio con una minima organizzazione non avrebbe certo mostrato queste lacune e soprattutto non avrebbe permesso a due protagoniste del nostro campionato di arrivare allo scontro che ha portato alla bagarre mediatica degli ultimi giorni, con ripercussioni negative a livello di immagine per tutto il movimento. La Supercoppa sarà disputata in Italia il 18 agosto ma non è ancora chiaro quale stadio ospiterà il match. Lotito vorrebbe come location il suo Olimpico per massimizzare gli incassi. Beretta ancora tergiversa nella speranza che con qualche inciucio arrivi l’accordo tra le due società. La vera faccia di questo povero calcio è tutta riassunta in questa gestione della Supercoppa. Si fanno orecchie da mercanti per mesi evitando di risolvere il problema; si permette in li- bertà alle due società di discutere con la stampa pompando concetti, a volte anche errati, come se chi urla di più, può trovare ragione e ottenere il proprio tornaconto. Nessuno che richiami alla decenza Lotito per dichiarazioni sopra le righe e nessuno che imponga di risolvere il problema nelle sedi istituzionali preposte, come se dal chiacchiericcio a suon di titoloni, possa arrivare quella soluzione che la Lega non è stata capace di trovare. Siamo veramente in una situazione tutt’altro che lusinghiera. Lega, Figc, Coni sono sempre più accomunati da quella caratterista incompetenza che non solo porta a fallimenti su progetti importanti come ospitare una competizione europea o mondiale, ma che mostrano evidenti limiti anche nella semplice organizzazione di una finale di Supercoppa Italiana. Anche perché, lasciatemelo scrivere, basterebbe far rispettare le regole. Il “Birds Nest”, lo Stadio Nazionale di Pechino (Foto Archivio) numero24 13- -20 04giugno aprile 2013 numero 2013 88 Forse, forse, ci cancellano gli arbitri sottrazionali Se non noi, chi? Movimento per la liberazione dell’AIA M a, davvero, in che diavolo, forma, barzelletta di Nazione (N maiuscola ancora?) stiamo vivendo? Giovanni Sartori, icona, totem, baluardo della sinistra (non solo radical chic), sottomesso, con tutto il rispetto, alla Ministra Kyenge… E “subiectus” da chi? Proprio dal Corrierone, dal Corsera, dal quotidiano italiano più prestigioso. Del quale, fino ad ieri, era uno dei tre, massimo quattro, idoli indiscussi. Uno degli opinionisti-Principi. Non c’è più logica, non c’è più religione, non c’è più diritto di cittadinanza al buon senso. Sartori, che di professione fa, da sempre, il politologo, ed è considerato uno scienziato, in materia, aveva scritto di politica. Ma, stavolta, aveva osato sfiorare un santuario che non si deve nemmeno guardare da lontano: quello dell’integrazione. Con uno strano, quasi inverosimile attacco “da sinistra-sinistra”, Sartori aveva raggiunto il nido delle aquile: l’inosabile. “L’Italia non è una nazione meticcia. Ecco perché lo ius soli non funziona”. Quella parola (“meticcia”), nel politicamente corretto (folle, demenziale, tragicomico) dell’Italia di oggi, non è consentito utilizzarla. È ritenuta una qualifica. Anzi, una squalifica. Sono intervenuti, con immediatezza, gli arbitri alla Nicchi, gli emuli dell’aretone, quelli in servizio permanente effettivo di guardia della rivoluzione. E giù perticate al malcapitato Sartori. Ma, se dal sacro (integrazione) si scivola giù, verso il comico calcistico, la situazione – com’è anche ovvio che sia – peggiora di brutto. Avevamo fatto cenno al codice etico (o, forse, estetico) di Prandelli, il tecnico della Nazionale azzurra, che sembra sempre più un attore da Cinepanettone (l’ha anche fatto per davvero) che un allenatore di calcio. Ebbene, abbiamo avuto la gratificazione di veder trattare l’argomento, di leggerlo, in più quotidiani a tiratura nazionale. Tutti, per il vero (miracolo dei miracoli!), ferocemente critici nei confronti del Mister Dandy (se non Dandy, cosa?). Forse e senza forse, Prandelli comincia a stufare, con questi suoi farisaici “distinguo” (tra Bonucci e Criscito, per cominciare), tra queste sue azzardatissime, ma sempre soft, sempre delicate, sempre mielose, sempre zuccherine, valutazioni da lavagna della scuola elementare d’un dì, con i “buoni” ed i “cattivi” spietatamente distinti, separati. Sveglia, Prandelli! La scuola elementare, per dirne una, non si chiama neppure più così, ma “Scuola primaria”. Poi, non ne parliamo proprio, delle lavagne, del gessetto, del cassino. Sono strumenti di comunicazione non tramontati, ma sepolti da tonnellate di sabbia dell’oblio. Sia come sia, il Mister Cine-calcio ha superato se stesso. Balotelli ha realizzato una rete eccezionale, che ci ha consentito di spezzare le reni al Messico. Per contraltare, il cosiddetto Super-Mario ha immediatamente provveduto a rovinare la festa, togliendosi la maglia, per potersi esibire da Hulk. Ammonizione al volo, da parte di un arbitro, evidentemente non solo impietoso, ma soprattutto rispettoso delle regole (quel che Balotelli, forse, non sarà mai). Come te la commenta, Prandelli, questa ennesima Balotellata? Ma televisivamente, nell’intervista post-gara. Anche in ciò, emerge la novità, l’originalità di un tecnico che cura molto di più gli aspetti d’immagine e di comunicazione, che quelli che sarebbero (e che tuttora restano, qualcuno glielo spieghi) di competenza del responsabile di una squadra Nazionale. Ad esempio: che Balotelli avrebbe dovuto essere strigliato nel chiuso degli spogliatoi, davanti a tutti gli altri calciatori azzurri (non davanti a tutti i telespettatori: lo aggiungiamo a scanso di equivoci). Ancora: che queste espressioni prandelliane, “frou frou”, non si addicono al calcio. Per concludere: che il calcio imporrebbe, ancora oggi, delle regole. In Nazionale, ancora di più. Con un codice etico sbandierato ad ogni pie’ sospinto, non ti dico proprio… Ma che volete, è il prezzo della gloria… Venendo (finalmente!) agli arbitri, al Marcellone aretone, campane a morto stanno già suonando, dalla lontana FIFA. Forse forse, sarà distrutto uno dei baluardi, uno degli altaroni eretti da Nicchi: quello degli arbitri addizionali. Perfino la FIFA s’è avveduta Arbitri a colloquio (Foto Archivio) www.professionecalcio.eu www.professionecalcio.eu (almeno, pare) che questi due arbitri colorati, eternamente in finzione di attenzione estrema, di concentrazione ai limiti dello stress, hanno più non visto, che visto. Più ignorato, che segnalato. Il limite insuperabile, certo, è quello del gol negato a Muntari, una rete non concessa che, in buona sostanza, assegnò lo scudetto (e poi dicono che Zeman ha torto) alla Juve: l’ennesimo col dubbio, con l’ombra, con il sospetto. Il limite del grottesco, indiscutibilmente, fu quello del gol di Klose, realizzato sfacciatamente con la manina, spudoratamente, con germanica strafottenza, puzza sotto il naso, senso di superiorità “uber alles”, teutonica merkelianità. Ma, tra i due estremi (quello tragico di Muntari non concesso, quello comico di Klose annullato solo per la reazione veemente, tutta partenopea, degli azzurri di De Laurentiis), quante barzellette, quanti gol non visti, quanti errori tragici, incredibili, incommensurabili. 99 Ebbene, finalmente qualcosa “eppur si muove”, perfino nell’imbalsamato calcio, ingessato, mummificato, refrattario ad ogni cambiamento, ad ogni innovazione, ad ogni novità migliorativa. Se davvero gli arbitri “sottrazionali” saranno cancellati, resta solo da chiedersi cosa s’inventerà il fantasioso, statuario, solenne, epico presidente dell’Associazione Italiana Arbitri. Cioè, colui che, in coppia col fido scudiero Pisacreta (ancora fido? Fino a quando?), s’era giocato tutto su questa geniale invenzione dei due arbitri in più: da quattro, a sei. Certo, se l’occhio di falco, elettronico, sarà finalmente istituzionalizzato (dopo che tanti anni or sono il Consiglio Nazionale delle Ricerche l’aveva sperimentato, inutilmente, ad Udine), avremo quantomeno una certezza: che gli arbitri non potranno più arrivare ad undici, tanti quanti i calciatori di una squadra. Come a dire: la media di un arbitro ogni due calciatori. Per intanto, si avvicina il giorno dei limoni neri. Si avvicina il sabato (quella della prossima settimana), nel quale andrà in onda, alle 23.30, su Rai 3, “Un giorno in Pretura”, dedicato innanzitutto alle misteriose (misteriose?) vicende di Lazio – Fiorentina, quella del rigore più elefantiaco, ciclopico, mastodontico della storia del calcio. Puntualmente negato a Jorgensen, della Fiorentina, nonostante la parata, sotto la linea della traversa, del difensore (non portiere: difensore!) Zauri della Lazio. La scorsa settimana titolammo: “Trema, Pisacreta, trema…”. E già: Pisacreta. Il vice presidente dell’associazione italiana arbitri, autore di cotale misfatto calcistico. Un misfatto talmente tale, da far indignare perfino (e sì che ce ne voleva…) Paolo Bergamo. Mentre Pisacreta trema, tutti gli amanti del giusto sperano. Sperano che sia, pur dopo sette anni, svelata la verità. Tra chi trema e chi spera, chi la vincerà? numero24 13- -20 04giugno aprile 2013 numero 2013 10 10 La strana giustizia a due velocità dell’A.I.A. Luca Marelli Rubrica I l 5 luglio 2012 l’edizione pugliese della Gazzetta dello Sport porta alla conoscenza dei lettori una notizia che riguarda la sezione di Bari e che rischiava di essere destabilizzante non solo per gli arbitri pugliesi ma per tutto il movimento. Oltre a ciò molti videro in questa inchiesta anche la possibilità di porre un freno ad un fenomeno molto complesso ed altrettanto ramificato, cioè quello delle gare arbitrate a “nero”, vale a dire organizzate da faccendieri privati senza alcuna affiliazione con FIGC o altre associazioni sportive (CSI, UISP ecc.). Tornei e, a volte, veri e propri campionati paralleli diretti (senza alcuna autorizzazione) dagli stessi arbitri federali che hanno la possibilità di arrotondare dirigendo gare non autorizzate. Una pratica, ovviamente, illecita secondo i regolamenti dell’AIA, tanto che non si contano i deferimenti a carico di associati per violazioni di questo genere. Deferimenti, peraltro, sacrosanti dato che la direzione di queste manifestazioni prive di qualsiasi affiliazione porta a due problemi fondamentali: – Sottrazione di risorse alla Federazione. – Mancanza di tutela per chi partecipa. Ciò vale non solo per gli arbitri ma anche per i calciatori. Arbitri che, in caso di aggressione, avranno ogni onere sulle spalle, non potendo (ovviamente) godere dell’appoggio dell’Associazione. Ecco perché l’AIA combatte con assoluta fermezza questo fenomeno, sia per tutelare l’immagine (spesso gli arbitri scendono in campo con divise ufficiali) sia, soprattutto, per fare in modo che il fenomeno non acquisti i connotati della normalità. Inutile nasconderlo: è un problema che coinvolge ogni singola sezione d’Italia, tanto che proprio questa rivista (qualche mese fa) fece emergere il comportamento quantomeno inadeguato del presidente della sezione Lomellina, fotografato mentre dirigeva una gara non autorizzata e sanzionato con “ben” un mese di sospensione. Dicevamo che l’AIA combatte con fermezza questo fenomeno. Quasi sempre… Torniamo al 5 luglio. La Gazzetta dello Sport scrive: “Uno scandalo in casa degli arbitri baresi o solo 12 un botto destinato a non provocare danni né feriti? Non resta che attendere gli sviluppi di un’indagine in corso che coinvolge e tiene in legittima apprensione la sezione arbitri di Bari. Ad avviarla nei giorni scorsi è stata la Procura Arbitrale Nazionale. La faccenda è particolarmente delicata, tant’è che a tal proposito non emerge alcun particolare dall’universo barese dei fischietti, le bocche restano chiuse. C’è che alcuni dirigenti della sezione arbitrale sarebbero stati coinvolti nella direzione e nella designazione di arbitri, anche tesserati Figc, per gare di campionati organizzati da enti estranei alla stessa federazione. Difficile al momento prevedere gli sviluppi dell’inchiesta, né se verranno accertate eventuali responsabilità. L’unica cosa certa è che la Procura arbitrale nazionale ha già avviato le prime audizioni”. Da quanto appreso si sa che si trattava di veri e propri campionati paralleli che si disputavano (si disputano?) in molti campi della provincia di Bari, con tempi della durata di 35 minuti e che gli arbitri venivano pagati (direttamente presso l’impianto di gioco) con una diaria compresa tra i 30 ed i 40 euro. In sostanza una vera e propria organizzazione con regolamenti interni, designazioni, sanzioni disciplinari decise da chissà chi, con la partecipazione (consapevole?) di molti arbitri delle sezioni locali. Sono passati ormai 12 mesi e non si è saputo assolutamente nulla in merito. Strano, poiché la Procura Arbitrale e le varie Commissioni Disciplinari sono criticabili sotto molti aspetti ma non certo sotto quello della celerità. E la differenza (sospetta) di trattamento delle vicende sottoposte all’attenzione della Procura emerge limpidamente da un altro procedimento passato in sordina ma che, nell’ambiente, ha sollevato polemiche piuttosto sostanziose. Parliamo, in particolare, della vicenda che riguarda Giuseppe Gatti, ex presidente della sezione di Mantova, schieratosi apertamente contro il Presidente dell’Associazione Marcello Nicchi in occasione delle ultime elezioni, con un intervento profondamente polemico nei suoi confronti durante l’Assemblea Generale. Ebbene, nel mese di dicembre un giornalista del quotidiano locale lo contatta per un’intervista in merito. Gatti, nel rispetto del regolamento, decide di declinare l’intervista, non rilasciando dichiarazioni ufficiali. Il giornalista, svolgendo il suo lavoro, si limita a scrivere semplicemente un riassunto della vicenda e delle conseguenze (dimissioni dalla carica di presidente). L’articolo, chissà come (chissà come?), finisce sulla scrivania della Procura Arbitrale che, a tempo di record, deferisce Gatti e, nel mese di maggio, la Disciplinare decide di ritirare la tessera allo stesso. Le motivazioni? Ad un mese ed oltre di distanza dalla decisione ancora non è dato sapere il perché sia stato deciso di espellere Gatti dall’AIA anche se un legittimo sospetto ci pervade. Ed è legittimo anche il sospetto che la solerte Procura si trovi in grave difficoltà in riferimento alla vicenda barese che, da quanto è dato sapere, coinvolge non solo arbitri ma anche dirigenti locali. Dirigenti locali che, sempre nella ricordata Assemblea Generale, sostennero apertamente la conferma di Marcello Nicchi. Ci si augura che la Procura, con la medesima solerzia dimostrata nei confronti del “ribelle” Gatti, decida di affrontare (finalmente) la vicenda di Bari. Perché, sinceramente, questa “giustizia” (sic!) a doppia velocità alternata lascia sgomenti. E, forse, sarebbe il caso che si muovesse autonomamente anche la Procura Federale per fare chiarezza su ciò che ha portato allo scoperto un quotidiano nazionale ed a cui la Giustizia Domestica Arbitrale “pare” poco interessata. Poco interessata od in imbarazzo? Marcello Nicchi (Foto Archivio) www.professionecalcio.eu www.professionecalcio.eu 11 11 Cr Molise, il presidente Di Cristinzi: “Volontariato difficile da sostenere” Continua il nostro viaggio all’interno dei Comitati regionali della Lega Dilettanti di Filippo Gherardi [email protected] C ontinua il nostro giro di interviste tra i presidenti dei Comitati Regionali del calcio dilettantistico. Dopo Melchiorre Zarelli, numero uno del calcio laziale, questa settimana è stata la volta di Piero Di Cristinzi presidente del CR Molise. Anche in questo caso, e visto il periodo dell’anno, impossibile non cominciare chiedendo a Di Cristinzi un bilancio, a grandi linee, della stagione appena conclusa: «La stagione agonistica si è appena conclusa, ma ora comincia la parte più difficile e delicata: quella relativa alle iscrizioni ai prossimi campionati. Ci troviamo a fronteggiare una grave crisi non solo in termini di risorse economiche ma anche, e soprattutto, dal punto di vista delle risorse umane. Purtroppo in un momento storico come questo il volontariato non è più così semplice da sostenere, ed anche per questo motivo, come Comitato Regionale, stiamo pianificando una serie d’incontri per capire quali sono i problemi e cosa fare per fronteggiarli. Da un punto di vista tecnico, la stagione appena terminata va in archivio con un bilancio positivo, all’insegna della correttezza e con pochissimi episodi da condannare. Purtroppo, però, da un punto di vista numerico abbiamo registrato nell’ultimo anno un calo delle iscrizioni rispetto a quanto si è registrato in passato, quando il Molise si stanziava su una media di una squadra ogni 700 abitanti. La nostra regione, malgrado il suo territorio sia piuttosto piccolo dal punto di vista geografico, ha sempre dimostrato grande partecipazione calcistica. Ora, però, ci ritroviamo senza fondi, ed anche le istituzioni non riescono più a dare il loro contributo economico». A proposito di contributo economico, nelle ultime settimane ed anche noi sulle pagine di questo stesso giornale, si è parlato dell’introduzione nel calcio dilettantistico del “microcredito”, la concessione di finanziamenti agevolati alle squadre per l’iscrizione ai vari campionati. Ecco l’opinione di Di Cristinzi in merito: «Il microcredito è un buon incentivo per tutti quei presidenti che hanno la volontà di iscriversi ai campionati ma anche qualche difficoltà economica per farlo, purtroppo, però, non serve a nulla dinnanzi a coloro che, al contrario, hanno perso anche la volontà ad investire nel calcio. Ribadisco, il problema che stiamo riscontrando noi negli ultimi tempi è legato alle risorse umane, basti pensare che ormai gli organigramma delle nostre società difficilmente superano le 2-3 persone. Al contrario, segnali incoraggianti sono arrivati per quel che concerne il fair play finanziario, ed in particolar modo da parte delle squadre di Eccellenza e Promozione». Temi caldi, anche in Molise e non solo per le temperature di questi giorni, sono e saranno anche in futuro il calcio femminile e gli impianti: «Riguardo al calcio femminile, personalmente non ho mai condiviso la volontà di allargare il movimento al calcio a 5 che, secondo me, avrebbe soltanto distrutto la realtà del calcio a 11. Come regione ci siamo sempre opposti. Nell’ultimo anno abbiamo avuto sette formazioni di calcio a 11 femminile, e contiamo di averne almeno un paio in più per la prossima stagione. Il motto coniato dal presidente Tavecchio “L’altra metà del Calcio” è vincente, ora però bisogna lavorare tutti nella stessa direzione. Passando agli impianti, siamo riusciti a coinvolgere la regione e le amministrazioni locali in maniera concreta, riuscendo a completare la bellezza di ben quaranta nuovi impianti in erba sintetica, tra cui due senza barriere ed in cui spesso si giocano anche gare di Serie D». In chiusura, voci di palazzo darebbero lo stesso Di Cristinzi in pole per succedere a Salvatore Colonna nel ruolo di vice presidente del Settore Giovanile Scolastico della Figc: «Ho proposto la mia candidatura, ma a questo punto dipende dai miei colleghi accettarla o meno. Ho avuto esperienze nel settore giovanile nel corso della mia carriera da dirigente calcistico, ed ho anche delle idee di semplificazione dell’intero movimento da proporre. Sarei onorato di assumere un incarico come questo». Pieo Di Cristinzi (Foto Archivio) www.professionecalcio.eu www.professionecalcio.eu 13 13 Cortani: “Vedo una serenità che mancava da anni” In queste settimane si sta studiando il futuro del movimento femminile “Aiuti finanziari per le iscrizioni, Serie A ridotta e nuova Serie B”. La strada è quella buona di Germana Condò [email protected] N ei giorni scorsi la Commissione Federale si è riunita per prendere provvedimenti importanti volti al rilancio del il calcio femminile. La riunione è stata preceduta da un altro incontro, voluto fortemente da Carlo Tavecchio e da Antonio Cosentino, per consentire alle società di esporre i loro programmi e condividere proposte utili. Elisabetta Cortani, in qualità di rappresentante federale delle società di calcio femminile, spiega quale sarà la strada intrapresa per far decollare il calcio in rosa. «Ho ravvisato una grande apertura della LND nei confronti delle società di fronte ad un momento di innegabile crisi ed anche progettualità e voglia di fare da parte dei presidenti che finalmente vorrebbero veder decollare le proprie società. Ho finalmente trovato - prosegue Cortani - un ambiente coeso e disponibile al dialogo, una serenità che mancava da molti anni in chi riveste cariche dirigenziali. Abbiamo passato un periodo travagliato, con l’alternarsi di governi che hanno portato problemi, fino ad arrivare ad un lungo commissariamento, per la prima volta nella storia. Un periodo di buio che ha devastato gli animi. A Milano ho trovato una voglia diffusa di ripartire e di trovare tutti insieme le soluzioni più idonee per farlo». Alla considerazione in base alla quale ci sono presidenti che hanno sempre manifestato idee diverse da questa gestione del Dipartimento, aggiunge: «Avere idee diverse non significa mantenere un atteggiamento negativo contro ogni decisione presa democraticamente, come nel caso del Dipartimento. Si guarda avanti». Al rientro da Milano Il presidente Cosentino ha aperto i lavori della Commissione Federale, rappresentando al Presidente Abete e a tutte le componenti presenti, Assoallenatori e Assocalciatori, quanto emerso dall’incontro. Il cambiamento più eclatante scaturito dalla riunione riguarda il Campionato di Serie A. L’organico delle squadre partecipanti verrà ridotto da 16 a 12 a partire dalla stagione 2014/15, eliminando i ripescaggi in caso di mancata iscrizione di una squadra. Sarà compito della FIGC stabilire in che modo poi avverranno le retrocessioni e le promozioni nella stagione di campionato di passaggio. La Serie A2 torna ad essere chiamata Serie B, con organizzazione di campionati interregionali. «Naturalmente per capire come saranno organizzati i gironi di serie B bisognerà attendere la fine del periodo di iscrizione al Campionato spiega Cortani - ma la cosa certa sarà il rispetto del criterio di vicinanza geografica, indispensabile per contenere il costo delle trasferte e si potrà studiare una formula per avvicinarsi sempre più al progetto di una serie B interregionale con fasi finali in nazionale». A livello economico si dovrebbe alleggerire il peso sostenuto dalle società per le iscrizioni, avendo la Lega stanziato per questo fine circa duecentomila euro, garantendo così una riduzione di circa il 30% a iscrizione. Un accordo tra la LND e il Microcredito consentirebbe alle società di richiedere fidi a tassi e a condizioni particolarmente convenienti. Questi i primi provvedimenti stabiliti dalla Commissione Federale, nell’attesa del comunicato ufficiale che verrà pubblicato in luglio. «Sono stati messi in moto meccanismi importanti, che fino a qualche mese fa sarebbero stati impensabili - dichiara Elisabetta Cortani - e ritengo, ma non posso confermarlo, che anche dalla FIGC dovrebbe arrivare un contributo ulteriore per ridurre il peso economico delle iscrizioni sostenute dalle iscritte». Un ruolo importante nel progetto di rilancio del calcio femminile dovranno svolgerlo i media. Infatti tra gli obiettivi della LND c’è anche quello di aumentarne la visibilità attraverso i giornali, le televisioni e le dirette delle partite di serie A. «Tutte le componenti stanno lavorando al nostro fianco per raggiungere lo scopo - dice Cortani - ad esempio l’Associazione Calciatori ha presentato un progetto che in molti punti parla di maggior visibilità e dignità per le calciatrici. Si sta, inoltre, vagliando la possibilità di far intervenire il maschile nei club del femminile, come avviene nel resto d’Europa». Alla luce di questi primi risultati tangibili, chiediamo ad Elisabetta Cortani se abbia qualcosa da dire a chi in passato ha contrastato e contestato il suo operato. «A chi mi ha contrastata perché non la pensava come me o per alcuni lati del mio carattere - risponde - non dico assolutamente niente. Anzi, a volte ne approfitto anche per rubare qualche buona idea e considero comunque uno stimolo la diversità di pensiero. La cosa certa è che io ci sono sempre stata per tutti nel momento del bisogno - conclude - e continuerò sempre ad esserci». Elisabetta Cortani (Foto Archivio) 15 15 www.professionecalcio.eu Il Microcredito: ossigeno per le società sportive Intervista con il direttore generale della Banca di Credito Cooperativo di Roma Mauro Pastore Insieme a lui cerchiamo di capire quali sono le novità in tema di iscrizioni alla prossima stagione di Filippo Gherardi [email protected] L e telecamere di Professione Sport TV sono entrate, la settimana scorsa, nella sede della Banca di Credito Cooperativo di Roma, per intervistare il Direttore Generale Mauro Pastore e per farci spiegare meglio il “microcredito”, l’ultima novità, dal punto di vista economico, introdotta nel calcio dilettantistico italiano. Direttore, cominciamo quest’intervista spiegando quale è la “mission” della Banca di Credito Cooperitavo di Roma «Noi siamo “banche locali”, banche del territorio e non soltanto inserite all’interno dello stesso. Conosciamo le esigenze locali e le viviamo tutti i giorni, per questo motivo cerchiamo di dare il nostro contribuito affinché le realtà territoriali possano disporre di un istituto di credito che conosce, appunto, le loro esigenze e che riesca a soddisfarle». Il motivo centrale della nostra intervista, però, è soprattutto il microcredito: una anticipazione economica alle società da parte dell’istituto di credito sino ad un totale di 10.000 euro, con un tasso agevolato ed il cui rimborso dovrà avvenire in 10 rate durante la stagione sportiva. Questa la spiegazione a grandi linee, ce ne parla più nel dettaglio? «La nostra iniziativa, di comune accordo con la Lega Nazionale Dilettanti, è stata quella di immaginare che le società potessero avere il supporto della banca per sostenere l’iscrizione al campionato dell’anno successivo. Questo supporto attraverso un “microcredito”, che viene concesso dalla banca sulla fiducia che la stessa ripone nei confronti delle società e nella loro capacità di rispettare gli impegni. Per Il Credito Cooperativo si tratta di un ritorno alle origini, considerando che il nostro istituto è nato circa 130 anni fa, in territori rurali, proprio per concedere del piccolo credito a persone che non avevano grosse risorse alle spalle ma solo la loro onorabilità. Ora, in questo periodo storico così difficile, torniamo a dare fiducia, e questa attività di microcredito sui territori consentirà a tante squadre di calcio di poter fronteggiare l’iscrizione del campionato, senza dover immediatamente distogliere una parte importante delle loro risorse, e poter restituire con molta più calma questi importi. Siamo convinti che il microcredito possa essere una delle risposte sociali in questo momento in cui c’è tanto bisogno di “dare poco a tanti”, e noi, in tal senso, siamo la realtà che meglio di tutti rappresenta questo modo di fare banca». Sono molte le caratteristiche e i criteri per accedere a questo microcredito, ce le illustra? «Sì, certamente. Partiamo dalla territorialità, e più nel dettaglio dal fatto che il Credito Cooperativo per normativa di vigilanza può operare solo nei territori dove è presente con delle filiali o nei comuni strettamente limitrofi. Noi siamo la banca che ha iniziato questa attività, ma facciamo parte di un sistema (il Credito Cooperativo Nazionale) che è suddiviso in Federazioni regionali ed interregionali. Il nostro presidente Francesco Liberati, ad esempio, è anche il presidente della Federazione interregionale Lazio-Umbria-Sardegna, e sono convinto che la testimonianza che lo stesso porterà di questa iniziativa creerà un’attività emulativa anche da parte delle altre Federazioni. Passando al tetto massimo di concessione, stiamo parlando di una somma, 10.000 euro, che intesa nella sua essenza assoluta può sembrare non enorme, ma considerando le risorse limitate a disposizione delle società di calcio dilettantistiche credo che il fatto di poterli restituire in un arco temporale di dieci mesi sia davvero significativo. Inoltre, trattandosi di un prestito finalizzato la società di calcio che ha intenzione di presentare la sua domanda deve farlo allegando, alla stessa, la domanda di iscrizione al campionato di competenza. La scadenza del rimborso, come detto, è fino a dieci mesi, e corrisponde ai termini di operatività dello stesso campionato dilettantistico. In chiusura, mi preme dire che gli interessi applicati a questo finanziamento sono davvero bassi, pari al 4% annui fissi, e le rate per l’estinzione dello stesso saranno mensili, costanti e posticipate. I garanti saranno solo ed esclusivamente le società calcistiche, non sono previste ulteriori garanzie». I tempi di inizio legati al microcredito sono previsti per i primi giorni di luglio, ma già da queste settimane chi deciderà di attingervi potrà recarsi in banca ed avanzare una sorta di “pre-richiesta” «Assolutamente sì, ancora non è pronta tutta la documentazione e quindi raccoglieremo, appunto, solo una pre-richiesta, ma già tra una settimana tutte le nostre filiali saranno in grado di avviare la richiesta ufficiale e, a differenza di quanto non avviene di solito con i prestiti bancari, in questa circostanza i tempi saranno davvero brevissimi per l’accettazione. Ragioniamo in termini di giorni». Mauro Pastore (Foto Archivio) numero24 13- -20 04giugno aprile 2013 numero 2013 16 16 Carpi, la carrozza non è tornata zucca Gli emiliani escono imbattuti da Lecce e conquistano una storica cadetteria Brini: “Vittoria meritata, il Lecce ha perso la B durante tutta la stagione” di Filippo Gherardi [email protected] Il sogno (irrealizzabile) del Carpi diventa realtà, e la formazione emiliana raggiunge la sua prima storica promozione in Serie B. I biancorossi pareggiano 1 a 1 al Via del Mare ed in virtù della vittoria per 1 a 0 maturata sette giorni prima al Cabassi brindano al salto di categoria, condannando, altresì, il Lecce ad almeno un’altra stagione in Lega Pro. E pensare che la gara si era subito messa in salita per gli emiliani, colpa della rete al secondo minuto di gioco realizzata da Bogliacino che aveva totalmente ribaltato le sorti della doppia finale. Poi, con il passare dei minuti e malgrado una temperatura caldissima (e non soltanto per i 31 gradi registrati nel capoluogo salentino), la miglior condizione fisica e brillantezza dei ragazzi di mister Fabio Brini ha preso il sopravvento sfociando nel gol dell’1 a 1 di Kabine, su calcio di punizione, al settantatreesimo minuto che fa esplodere di gioia il Carpi e scatena la rabbia del Lecce e dei suoi tifosi. Davide che batte Golia, al termine di una stagione lunga, intensa e dai risvolti imprevedibili. Artefice di questo risultato, oltre a giocatori e società, è stato anche mister Fabio Brini, subentrato alla guida della formazione emiliana al posto di Daniele Tacchini lo scorso febbraio, ed oggi stratega a bordo campo di una favola destinata a rimanere impressa nella memoria locale. Raggiunto telefonicamente, il tecnico di Porto Sant’Elpidio non nasconde la propria soddisfazione: «Sensazioni splendide, indescrivibili. Considerata, sulla carta, la differenza che doveva esserci tra noi e il Lecce quello che è stato fatto, e raggiunto, ha davvero dell’incredibile. Se ripenso ad entrambe le gare però, e non solo a quella di ieri, credo che la vittoria del Carpi sia da considerarsi più che mai meritata. Abbiamo dimostrato in entrambe le sfide una miglior condizione fisica e grandissimo carattere». Adesso per il Carpi si spalancano, come detto, le porte della Serie B, ma anche di una realtà diversa rispetto a quella vissuta fino a questo momento. Un nuovo contesto da assaporare passo dopo passo, ponderando al meglio le proprie scelte, come conferma sempre lo stesso Brini: «Credo che questa società debba organizzarsi nel miglior modo possibile in previsione del prossimo campionato, la Serie B è molto difficile e non può essere preparata in maniera approssimativa». Riguardo al suo futuro, invece, Brini aspetta di sapere quale sarà la programmazione societaria, oltre che di incontrare il presidente Caliumi e i suoi collaboratori: «Del mio futuro dobbiamo ancora parlarne. Dipenderà in gran parte da quale situazione si ha intenzione di allestire per l’anno prossimo, ma in ogni modo questo non dipende né dal sottoscritto e né da altre persone, bensì solo e soltanto dal volere del presidente e della società». In attesa, quindi, di interrogarsi sul futuro prossimo, Brini si gode il presente e la strettissima attualità sua e del Carpi, dispensando anche qualche dedica per la promozione appena raggiunta: «Una dedica, in primis, va a tutto lo staff. Hanno lavorato benissimo, con grande serietà ed il fatto che la squadra sia arrivata in grande condizione, dal punto di vista fisico e mentale, fino alla fine del campionato è soprattutto merito loro». In chiusura, l’altra faccia della medaglia della “domenica Del Via del Mare” è, naturalmente, quella triste e malinconica, ma anche arrabbiata, del Lecce. Impossibile, quindi, Caliumi, presidente del Carpi (Foto Archivio) www.professionecalcio.eu www.professionecalcio.eu 17 Una bella immagine dei giocatori del Carpi al fischio finale (Foto Archivio) non chiedere a Brini anche un parere sul tragico epilogo della stagione dei salentini: «Il Lecce secondo me non ha perso la serie B nella finale di ieri ma, al contrario, nel corso dell’intera stagione, facendosi recuperare tanti punti in classifica e permettendo al Trapani di superarlo al primo posto. I play-off per loro non erano preventivabili, ed è anche e soprattutto per questo che sono arrivati un po’ scarichi ed appesantiti agli ultimi impegni. Ripeto, il Carpi è stato superiore al Lecce tra andata e ritorno soprattutto dal punto di vista fisico». Fabio Brini, tecnico degli emiliani (Foto Archivio) numero24 13- -20 04giugno aprile 2013 numero 2013 18 18 Il Latina scrive la storia Sono serviti i supplementari alla formazione pontina per battere il Pisa e volare in B Colletti: “Il segreto è la coesione del gruppo”. Sanderra: “Non ci siamo mai arresi” di Delfina Maria d’Ambrosio [email protected] Latina si tinge di nerazzurro. È festa nel capoluogo pontino per il raggiungimento della serie B, storico traguardo per il club che in tutta la sua storia non era mai riuscito ad accedere al campionato cadetto. Questo è solo l’ultimo riconoscimento di una stagione esaltante che ha visto i neroazzurri vincere prima la Coppa Italia di Lega Pro contro il Viareggio, poi il titolo di campione d’Italia con la formazione Berretti e dulcis in fundo la vittoria dei play-off. Un campionato che però non ha risparmiato insidie e momenti di difficoltà, come il calo di rendimento che ha visto i pontini abbandonare il ruolo di capolista che hanno ricoperto per gran parte del campionato per scivolare in terza posizione, alle spalle dell’Avellino e della Nocerina. La promozione diretta è sfumata proprio nella fase finale del campionato, ma la serie cadetta è arrivata comunque tramite i play-off dove i pontini si sono prima imposti in semifinale sulla Nocerina, i molossi avevano infatti vinto 1-0 al San Francesco D’Assisi stesso risultato che hanno ottenuto i neroazzurri al Francioni passando grazie al miglior posizionamento in classifica, e poi hanno affrontato il Pisa, raccogliendo un pareggio a reti bianche in toscana, e vincendo ieri per 3-1 durante i tempi supplementari. I nerazzurri toccano così il punto più alto della loro storia che, come in tutte le favole che si rispettino, arriva dopo un periodo nerissimo, solo nel 2008-2009 il club militava in Eccellenza, in quattro anni quindi la squadra di questa città è stata capace di rialzarsi e crearsi un nuovo futuro. Fabrizio Colletti, vicepresidente del Latina Calcio e figlio della presidente del club Paola Cavicchi, ha spiegato: «È stato un anno meraviglioso, non capita a tutti di conquistare il “Triplete”, nel nostro caso promozione in B, Coppa Italia e campioni d’Italia con la Berretti. Sono risultati che si commentano da soli e che sottolineano il duro lavoro che abbiamo fatto. Ieri notte com’è comprensibile viste le forti emozioni del pomeriggio non riuscivo ad addormentarmi e ho iniziato a chiedermi che cosa avessimo avuto più delle altre squadre. Ho subito trovato la risposta: l’organizzazione e la stima reciproca. Noi come società abbiamo voluto impostare il rapporto con i ragazzi come avveniva negli anni ’50, quando non si ragionava solo in termini monetari ma contava il rapporto che c’era tra le varie forze del club, noi abbiamo dato il massimo ai nostri calciatori, trattandoli nel migliore dei modi e aiutandoli sempre e loro hanno fatto lo stesso con noi. Sabato sera - ha proseguito Fabrizio Colletti - abbiamo ricevuto tutti noi dirigenti sms dalla squadra che ci diceva che voleva vincere per regalarci una soddisfazione che meritavamo, attestati di stima di questo genere sono ormai cosa rara. Abbiamo vissuto in simbiosi in pace e armonia, siamo stati una vera e propria famiglia, ci sono state discussioni, come è giusto che sia, ma c’è stata anche la forza di fissare e di far rispettare delle regole, come un bravo padre farebbe. Oggi se il Latina è riuscito a riscattare tutte le difficoltà e ad andare in serie B è merito di questo magnifico gruppo che siamo riusciti a cre- Fabrizio Colletti, vicepresidente del Latina (Foto Archivio) www.professionecalcio.eu www.professionecalcio.eu 19 La festa dei giocatori pontini a fine gara (Foto Archivio) are». Il vicepresidente nerazzurro ha poi commentato la finalissima: «La gara di ieri è stata la sintesi di tutta la stagione e l’esempio lampante di come il Latina intenda il calcio. Ci siamo esaltati nelle difficoltà, abbiamo dimostrato che con gambe e specialmente testa si può rendere tutto possibile, abbiamo gettato il cuore oltre l’ostacolo e ce l’abbiamo fatta». Il tecnico del Latina Stefano Sanderra (Foto Archivio) Sulla panchina del Latina a condividere questa gioia con tifosi, calciatori e società c’era Stefano Sanderra, un nome noto nel capoluogo pontino. Con lui i laziali avevano già ottenuto la promozione in Prima Divisione due anni fa e vinto i play-out lo scorso anno, in questa stagione è subentrato a Fabio Pecchia e ha guidato i pontini sia nella finalissima di Coppa Italia che nell’ultima fase del campionato: «Sono stati tre anni molto intensi ma siamo riusciti a fare bene, come allenatore sono davvero felice di aver raggiunto, dopo tanta gavetta tra Lega Pro e serie D, la B. Con la società avevamo un accordo, in caso di promozione sarei rimasto a Latina, quindi l’anno prossimo sarò sempre io la guida tecnica di questa squadra. Ieri ci siamo trovati davanti un avversario difficile, il Pisa è una squadra molto forte che non molla mai, ma noi abbiamo fatto lo stesso, non ci siamo arresi e abbiamo ottenuto questo risultato storico per la città, ora siamo già pronti a pianificare la prossima stagione». www.professionecalcio.eu 21 Il procedimento innanzi alla Giustizia Sportiva: le norme generali www.studiolegaledelre.it Dal campo al foro [email protected] Rubrica a cura di Guido Del Re I l titolo IV del CGS è rubricato “Norme generali del procedimento”. In questa parte del Codice, vengono esaminate le questione procedurali e le modalità di proposizione dei reclami e dei ricorsi. L’art.33 CGS rubricato “Reclami di parte e ricorsi di organi federali” individua i soggetti legittimati a proporre reclamo ed relativi diritti che ne derivano. La legittimità attiva discende direttamente dall’interesse alla proposizione del ricorso, secondo questo postulato possono proporre ricorso i soggetti e le società che ne abbiano appunto interesse. Relativamente allo svolgimento delle gare la legittimità cadrà sui titolari dell’interesse diretto quindi le società ed i tesserarti che hanno partecipato alla gara stessa. Anche i soggetti terzi possono essere legittimati alla proposizione del ricorso, questo nei casi di illecito sportivo, in quanto portatori di interessi cosiddetti indiretti. All’interno dell’articolo 33 CGS vengono individuati altri soggetti legittimati alla proposizione del ricorso : “a)il Presidente federale, anche su segnalazione dei Presidente delle leghe e del presidente delegato del Settore per l’attività giovanile e scolastica; b) la Procura federale avverso le decisioni relative ai deferimenti della stessa disposti.” L’art. 38 CGS è un articolo che affronta la parte “formale” dei ricorsi ed indica le modalità di comunicazione degli atti ed i relativi termini dei procedimenti. I reclami ed i ricorsi, oltre ad essere motivati, devono avere la sottoscrizione delle parti o dei loro procuratori; i reclami redatti senza motivazione ed in forma generica sono dichiarati inammissibili. In tema di reclami, gli stessi devono essere preannunciati per mezzo del “preannuncio di reclamo” con allegata la prescritta tassa. Le parti hanno comunque la facoltà di non dare seguito al preannuncio di reclamo o di rinunciarvi prima che venga discusso l’oggetto del reclamo nel merito. Fermo restando i termini stabiliti dal CGS, il Presidente Federale ha la facoltà di stabilire particolare modalità procedurali ed abbreviazioni di termini dandone preventiva comunicazione agli organi della giustizia sportiva ed alle parti, nei casi in cui ritenga ci siano particolari urgenze sportive ed organizzative. L’art. 34, rubricato “Svol- gimento dei procedimenti”, illustra le modalità di decisione degli Organi di giustizia sportiva i quali, escluso il Giudice sportivo in quanto organo monocratico, si esprimono con la maggioranza. Le decisioni devono essere motivate e depositate entro 15 giorni dalla loro adozione. Nella fase del dibattimento le parti hanno il diritto di richiedere di essere ascoltate in tutti i procedimenti, esclusi quelli innanzi il giudice sportivo, e possono farsi assistere da una persona di loro fiducia. L’articolo 35 CGS individua i possibili mezzi di prova, sottolineando che i rapporti di arbitri, assistenti di gara e del delegato al campo della procura federale, costituiscono piena prova. Quanto detto conferma come, all’interno del diritto calcistico, l’onere della prove subisce un inversione: è il tesserato, che si troverà accusato di un fatto, che dovrà dimostrare di essere innocente. In determinate situazioni possono essere anche utilizzare prove televisive, ad esempio quando un comportamento illecito all’interno del terreno di giuoco non sia stato visto dall’arbitro e riportato nel referto di gara. www.professionecalcio.eu 23 A San Marino lo sport è per tutti Il 30% dei titani è iscritto in una delle 32 Federazioni affiliate al CONS Ce ne parla Gian Primo Giardi, presidente Campionato sammarinese A cura di Flavio Grisoli trascrizione a cura di Delfina Maria d’Ambrosio N el pomeriggio che ha anticipato la gara della Nazionale Under 21 contro la Moldavia (gara valida per le qualificazioni a Euro 2015 di categoria, e terminata 3-0 per gli ospiti), abbiamo avuto la possibilità di intervistare il presidente del Comitato Olimpico Nazionale Sammarinese, Gian Primo Giardi. Con lui abbiamo affrontato le principali tematiche legate allo sport vissuto nella piccola Repubblica incastonata fra la Romagna e le Marche. Cominciamo dalla strettissima attualità quindi dai Giochi dei Piccoli Stati che si sono conclusi pochi giorni fa in Lussemburgo: un oro, quattro argenti e otto bronzi ottenuti, com’è andata sotto il suo punto di vista? «Come abbiamo intitolato sulla nostra rivista “Il Podio”: luci ed ombre. Le ombre consistono in un medagliere che ci vede in flessione rispetto all’edizione precedente svoltasi in Liechtenstein e ancor di più rispetto al 2009 quando c’è stato un buon bottino di medaglie; le luci sono rappresentate da un nucleo di giovani con i quali alcune federazioni già da qualche tempo stanno operando e che hanno dato delle soddisfazioni sia in termini di medaglie che in termini di prestazioni visto che hanno migliorato tutti i loro personali, sicuramente per il 2015 quando andremo in Islanda potranno dare ulteriori soddisfazioni e migliorare il bottino». Nel 2017 si tornerà qui a San Marino «Sì, i Giochi sono stati ideati proprio qui nel 1985, la seconda edizione l’abbiamo ospitata nel 2001 e sicuramente è stata un successo, contiamo di ripeterla nel 2017 quando inizierà il terzo ciclo». Nel Comitato Olimpico ci sono 9000 tesserati circa su una popolazione di 28.000 abitanti è una percentuale straordinaria, forse irripetibile in qualsiasi altra parte del mondo «Sicuramente il nostro piccolo territorio e il fatto di avere anche delle strutture adeguate facilità l’accesso allo sport sia per i giovani che per i meno giovani, credo che questo sia un valore aggiunto per la nostra Repub- [email protected] blica». Proprio sotto il punto di vista delle strutture San Marino è veramente all’avanguardia, noi che ci occupiamo settimanalmente del calcio di queste zone sappiamo che i campi sono stati tutti rifatti, sono tutti in sintetico «Il calcio rappresenta un’eccellenza anche grazie alle buone relazioni esterne con gli organismi internazionali, anche altre federazioni godono di ottimi impianti che la Repubblica riesce a mettere a disposizione, ci sono poi ancora altre federazioni che hanno necessità e nel medio periodo cercheremo di soddisfare anche le loro esigenze». Il Comitato Olimpico conta trentuno federazioni associate, è una struttura molto articolata nonostante il territorio sia decisamente ristretto «C’è da tenere presente che le federazioni sono 32 perché una è associata ad un’altra federazione, è di recente costituzione ed è entrata a far parte della famiglia del Comitato Olimpico. Sicuramente visto i 9000 tesserati c’è anche bisogno di avere delle strutture che coordinano e organizzino l’attività». Quanto non le è andato già il quarto posto nel tiro a volo a Londra 2012? «Prima di tutto voglio dire rifare i complimenti ad Alessandra perché è stata una gara fantastica. Chiaramente essendo sulle tribune l’attesa arrivati a quel punto era di una medaglia e c’è stata anche un po’ di delusione, ma ripeto complimenti ad Alessandra Perilli». Dal punto di vista economico il momento di crisi quanto ha inciso sul movimento sportivo qui a San Marino? «Fino ad oggi razionalizzando le spese, siamo riusciti a non penalizzare i contributi alle Federazioni quindi per ora non possiamo lamentarci, per il prossimo futuro dovremo fare ulteriori razionalizzazioni e ottimizzazioni perché gli ulteriori tagli potrebbero rendere nocumento allo sviluppo dell’attività delle Federazioni». A livello politico quanto è vicino il governo allo sport di San Marino? «Devo testimoniare che l’autorità politica è sempre molto vicina allo sport, mi rallegro perché anche nell’ultima spedizione ai Giochi dei Piccoli Stadi siamo stati accompagnati dalla reggenza e anche dal segretario di stato allo sport Matteo Fiorini». Per quanto riguarda le naturalizzazioni, tante piccole Federazione ne fanno uso e forse anche abuso, ne ho parlato tante volte con il presidente della Federazione Giuoco Calcio Crescentini che ha sempre glissato. La posizione del Comitato Olimpico qual è? «Credo che privilegiare quelli che sono i cittadini e i residenti che condividono la nostra cultura e le nostre consuetudini sia una buona abitudine quindi prima delle regolamentazioni e delle normative c’è anche un aspetto culturale che deve essere affrontato». Quali sono i suoi obiettivi e quelli del Comitato Olimpico per il prossimo futuro? «A luglio, visto che siamo agli inizi e fino ad ora ci siamo dovuti occupare di un’agenda molto fitta, avremo l’appuntamento con il Consiglio Nazionale riguardo la politica sportiva. I temi sul tappeto sono tanti, ho già avuto modo di dire che probabilmente la legge sullo sport che è datata 1997 è uno dei primi obiettivi che cercheremo di andare ad aggiornare perché sia al passo con i tempi». In Italia c’è una legge del 1981 quindi voi siete già un passo avanti «Sì, ma i tempi di modificazione oggi sono talmente rapidi che a volte delle bozze già predisposte nei precedenti quadrienni sono già obsolete». Gian Primo Giardi, presidente del Comitato Olimpico di San Marino (Foto Archivio)