R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO 2 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Romanzo Azzurro 2004 - IL GRANDE BISCOTTO Della stessa collana 2006 - IL CIELO È AZZURRO SOP RA BERLINO 2008 - IL RIGORE MALEDETTO 2010 - LA COREA AFRICANA 2012 – LA STORIA SIAMO NOI Ideazione e coordinamento editoriale: Stef ano Tamburini Copertina e progetto grafico: Federico Deidda Realizzazione tecnica: Fabio Di Donna Con il contributo di: Aldo Agroppi, Mario Carta, Maurizio Di G iangiacomo, Stef ano Edel, Paolo Fizzarotti, Antonio Ledà, Sandro Lulli, Wainer Magnani, Davide Portioli Foto: Archivio Corbis e La Presse Finegil Editoriale Spa Direttore Editoriale: Luigi Vicinanza © Gruppo Editoriale L’ Espresso, via Cristoforo Colombo, 98 - 00147 Roma Tutti i diritti di Copyright sono riservati. Ogni violazione sarà perseguita a termini di legge Finito di realizzare il 10 maggio 2013 3 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO 4 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Romanzo azzurro la nazionale di calcio e gli ultimi dieci anni di sfide europee e mondiali 2004 Il Grande Biscotto a cura di S tefano Tamburini 5 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO 6 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO INTRODUZIONE La NeuroItalia fra sputi e biscotti N on si fece mancare proprio niente, soprattutto pescando fra il peggio del peggio, l’Italia che si presentò in Portogallo per l’Europeo del 2004 con spirito bellicoso e con la convinzione di poter giocare per qualcosa di grande, per quell’obiettivo massimo che era sfuggito nel peggiore dei modi appena quattro anni prima nell’edizione belgaolandese a mezzo secondo dalla fine, quando alla coppa avevano già messo i nastrini con il tricolore verdebiancoerosso e alla fine i nastrini virarono verso un altro tricolore, quello francese. Fin dall’inizio, la spedizione azzurra in Portogallo rivelò i limiti di un gruppo poco compatto, dove la polemica quotidiana, l’attacco alle scelte dell’allenatore Giovanni Trapattoni erano senza nessun tipo di freno. Proverbiale la mattinata in cui, dopo il pareggio con la Svezia, un furibondo Christian Vieri si presentò in sala stampa per sparare ad alzo zero sui giornalisti («Sono più uomo io di tutti voi messi insieme») ed era accompagnato dal dirigente responsabile delle pubbliche relazioni. Segno che neanche chi doveva gestire aveva la sufficiente lucidità per tenere a galla una barca destinata ad affondare. Peggio ancora fu la gestione del tristemente famoso sputo di Francesco Totti al danese Christian Poulsen, concluso con una maxi-squalifica del romanista – una macchia sulla carriera che in troppi tendono a dimenticare o minimizzare – alla fine di 7 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO uno stucchevole balletto di avvocati famosi, difese traballanti e tentativi di trasformare un giocatore quantomeno maleducato in una vittima. In questo contesto la conclusione anticipata dell’avventura, alla fine di un girone eliminatorio non irresistibile (Bulgaria, Danimarca e Svezia), non poteva che essere un’evoluzione quasi scontata. L’Europeo 2004 è infatti passato alla poco onorevole storia azzurra come quello del Grande Biscotto, l’accordo più o meno sotterraneo fra Svezia e Danimarca che all’ultima partita si trovarono nella condizione di poter passare il turno entrambe anche in caso di vittoria azzurra contro la già eliminata Bulgaria. Sarebbe bastato un 2-2 o anche un 1-1 in caso di vittoria risicata degli azzurri. Colpa del regolamento? No, non solo. Colpa anche e soprattutto degli azzurri che non erano stati capaci di vincere nessuna delle due partite e che comunque si trovarono a giocare l’ultima partita prigionieri di una situazione non imprevista (il regolamento era noto) e non evitata solo per gli errori commessi nelle prime due partite. A fare il resto ci aveva pensato l’eterno vittimismo italico, condito anche dai rimpianti del mondiale di due anni prima, chiuso anzitempo per le responsabilità dell’arbitro ecuadoriano Byron M oreno, ma certo anche per i clamorosi errori della squadra azzurra. Dunque, dicevamo dell’eterno vittimismo italico. Quel tipo di atteggiamento aveva condito le giornate di vigilia di appelli alla correttezza, di dubbi sulla lealtà degli avversari che non avevano fatto altro che rispondere risentiti, dicendo che M achiavelli era italiano e non scandinavo e che chi pensa male è perché pensa che lui per primo si comporterebbe male. Forse, con il senno di poi, in qualche modo con tutto quel tam tam alla fine dal clan azzurro avevano fatto in modo di regalar l’idea a svedesi e danesi. Chi non ebbe dubbi invece nel farsi 8 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO convincere dallo show del “prima” furono i tifosi. Svedesi e danesi sugli spalti, ancor prima dell’inizio della sfida decisiva, avevano confezionato striscioni irridenti nei confronti di una squadra, quella azzurra, che – anche agli occhi degli spettatori neutrali – aveva fatto ben poco per riscuotere simpatie. A partire dal caso Totti ma non solo. Insomma, possiamo dire che nessuno ci rimpianse: quella portoghese fu una brutta figura, più morale che sportiva, forse la più brutta avventura azzurra dopo quella del M ondiale del 1966 e prima che arrivasse la disgraziata spedizione a quello del 2010 in Sudafrica. Peccato, perché la qualità della squadra sbarcata in Portogallo non era così scarsa da meritare un addio dopo le prime tre sfide e si erano create le condizioni per poter far qualcosa di importante, grazie all’uscita anticipata di Spagna e Germania e anche alla bassa qualità delle squadre che poi sono arrivate fino in fondo: i padroni di casa del Portogallo – sospinti da un entusiasmo popolare raramente visto altrove in queste proporzioni – e l’assoluta sorpresa della Cenerentola Grecia. Curiosamente la partita inaugurale e la finalissima furono giocate dalle stesse squadre e a vincere fu sempre la Grecia. Squadra operaia, per niente spettacolare, zero talenti ma tanta applicazione, quasi un’orchestra ben diretta da un maestro di calcio, Otto Rehhagel. Una favola, una di quelle che solo lo sport ogni tanto riesce a scrivere. M entre andava in scena, l’Italia si era da tempo qualificate per le vacanze. Dalle ceneri di questa esperienza, due anni più tardi il treno delle favole si fermò non senza sorpresa alla nostra stazione. Un’altra storia, quella tedesca del 2006 con M arcello Lippi in panchina, molto diversa da quella che potrete leggere in queste pagine scritte legando le storie originali narrate dei giornalisti che hanno seguito quell’Europeo, passo dopo passo. Un romanzo 9 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO azzurro del quale conosciamo la fine, come del resto accadrà per gli altri libri della collana, ma che non per questo potrà mancare di risvegliare emozioni sopite e di regalarcene di nuove grazie a una lettura più distaccata di quella legata alla frenesia della diretta e delle polemiche a caldo. (s.t.) 10 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO PRIM A PARTE Avanti tutta con grandi proclami 11 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO 12 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO SABATO 5 GIUGNO Una vigilia piena di ottimismo Nonostante il Mondiale Nippocoreano del 2002 ci avesse consegnato una Nazionale un po’ allo sbando, l’avvicinamento a Euro 2004 sembrava poter offrire qualche elemento di ottimismo in più, con i soliti grandi proclami che stavolta non sembravano affatto di facciata. 13 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO GIOVANNI TRAPATTONI DURANTE IL RITIRO DI COVERCIANO 14 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Trap: fiducia, entusiasmo e acqua santa L’intervista: il ct si confessa alla vigilia della partenza di Stefano Edel (inviato a Firenze) Gesticola, si agita, sbuffa come ai bei tempi, quando infilava scudetti in serie. È l’allenatore che ha vinto di più in Italia, eppure la macchia del M ondiale gettato alle ortiche in Corea e Giappone gli ha lasciato addosso un alone visibile, da cancellare. Giovanni Trapattoni si rimette in gioco per un grande traguardo, provare a diventare campione d’Europa alla guida degli azzurri. A 65 anni potrebbe essere la ciliegina sulla torta di una carriera straordinaria. Trap, di che segno è? «Pesci, visto che sono nato il 17 marzo del 1939». È scaramantico? «Il giusto, credo. Come tutti quelli che fanno il calcio da tanti anni». È vero che ha fatto scorta di acqua benedetta anche per questo Europeo? «Uffa... la solita storia. Comunque sì, è vero, ne ho ordinato un bel po’. Così terrò lontane le situazioni negative e le tante, troppe invidie da cui sono circondato». S iete in vacanza sino a stasera. Due giorni per staccare la spina prima di trasferirvi a Lisbona. Ma come sta la sua Nazionale, a meno di dieci giorni dal debutto a Euro 2004? «Sta bene, forse troppo. Se potessimo scendere in campo fra pochi giorni e non il 14, sarebbe l’ideale. Venerdì ho visto i ragazzi, tutti e 20 quelli che hanno disputato le due partitelle 15 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO (mancavano solo Buffon, Panucci e Fiore, tenuti precauzionalmente a riposo, ndr) in buona condizione, vogliosi di far bene, concentrati al punto giusto. A due settimane dalla conclusione del campionato di serie A, la condizione c’è. E non venitemi a dire che questi sono test ininfluenti, solo perché si è giocato contro una squadra di dilettanti e di ragazzini under 17. Per carità, non è la Danimarca, ma comunque il passo, il ritmo, lo stato psicofisico dei singoli si misurano anche in tali occasioni». I danesi, appunto. Ci pensa? «Anche se c’è ancora una settimana davanti, ci penso eccome! Sono gli avversari che temo di più nella prima fase, e non solo perché mi sembrano i più completi fra quelli del nostro girone. L’esordio è sempre un terno al lotto, per ovvie ragioni: e noi iniziamo proprio contro Tomasson e compagni». S arà la vetrina della definitiva consacrazione di Totti? «Be’, Francesco è già un grande del calcio mondiale. Ha tutto per diventare un grandissimo, e in questi giorni di ritiro mi sono sorpreso pure io per certe sue giocate e per la facilità con cui trova Vieri in avanti. Prendete quattro fra i primi cinque gol rifilati ai ragazzi di Rocca: a colpo sicuro lui pescava Bobo sempre al momento giusto. È come se si muovessero in perfetta sincronia a occhi chiusi. Le triangolazioni che ho visto fare a loro due e a Del Piero lasciano ben sperare». E Cassano? «Il ragazzo è valido, brillante, dotato di fantasia e avrà il suo spazio. Al momento giusto». Questo significa che, a grandi linee, l’Italia della prima partita è ben delineata nella sua testa? «Significa che in questo gruppo ci sono ruoli tutti già definiti. E che, se non capiteranno guai fisici, ho una rosa in grado di offrirmi il massimo delle garanzie per un torneo così 16 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO particolare». C’è un “suo” portavoce in campo? «Più di uno, se è per questo. Parlano in molti, e non crediate che siano i soliti noti. Nesta, ad esempio, è uno che si fa sentire, là dietro». Insomma, lei parte per il Portogallo con sensazioni buone “dentro”. Per quale obiettivo? «Centrare le finali, dunque essere fra le prime quattro. Se superiamo il turno, vedo nella Repubblica Ceca la maggiore minaccia. Perché è una squadra solida, compatta, determinata, senza sfasature. E con un valore aggiunto: Nedved. Temo anche Francia e Inghilterra, anche se sono state inserite nello stesso girone. E poi i portoghesi, in casa loro sanno colpire come pochi». E se dovesse andar male? «Scusi, ma non vorrà mica gufare anche lei! Devo essere ottimista, per forza di cose. È una Nazionale che mi piace perché ha carattere, forza, classe e campioni. Vogliamo proprio che vada a schifìo? No, non posso crederci a priori...». E si tocca là dove, di solito, tiene l’acqua santa. 17 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Basta con l’Italia prima delle ultime di Aldo Agroppi L’ultima volta che abbiamo fatto davvero festa con l’Italia del calcio è stato nel 1982 (mondiale di Spagna), quando i ventenni di oggi non erano ancora nati. Ed è giunta l’ora di porre rimedio a questa mancanza anche perché l’Italia ha tutte le carte in regola per vincerlo, questo Europeo. Quattro anni fa lo abbiamo perso per un nulla, la palla a 10 secondi dalla fine era nella metà campo avversaria e vincevamo 1-0, poi purtroppo è successo quel che è successo. Peccato, perché la squadra di Zoff – Olanda a parte – mi era piaciuta e meritava quel trionfo. E anche quella di Trapattoni, se riuscirà a fare tesoro della disgraziata esperienza mondiale in Corea, ha tutti i mezzi per vincere e per convincere. Il piazzamento di prestigio può andar bene per una Svezia, per una Danimarca. M a in Italia no, qui da noi si spendono più soldi che altrove per il calcio, andiamo in giro dicendo che abbiamo il campionato più bello del mondo e poi dovremmo accontentarci di un piazzamento? Purtroppo nelle ultime uscite siamo stati sempre i primi degli ultimi. In Corea poi siamo usciti contro i padroni di casa e non per colpa dell’arbitro M oreno. Loro due gol buoni ce li hanno fatti... Spero che l’Italia abbia imparato la lezione, abbia capito che dobbiamo giocare un calcio più offensivo: là davanti solo la Francia (con Henry e Trezeguet) si avvicina al nostro potenziale, solo che noi siamo in grado di schierarne due di attacchi di prim’ordine. E, pur senza M aldini (non sarebbe stato male convincerlo), non siamo messi male neanche in 18 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO difesa. Il vero problema lo abbiamo a centrocampo ma Trapattoni ha questi uomini, non altri. Non è che i 50 milioni e passa di commissari tecnici italiani, potendo, avrebbero chiamato altri giocatori in quel settore. Il compito più delicato, comunque, ce l’ha l’allenatore. Se fa come in Corea, quando a al primo soffio di vento toglieva Del Piero e metteva Gattuso, allora sì che siamo fritti: gli altri capiscono che abbiamo paura e la squadra perde fiducia. Ah, a proposito di Del Piero. Trapattoni ha una gran voglia di far giocare Cassano al suo posto ma non può, visto che lo sponsor della nazionale ha come testimonial proprio il bianconero. Finirà che giocherà Del Piero, se andrà bene meglio, se no spazio a Cassano, con buona pace di tutti. Anche dello sponsor. 19 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO 20 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO DOM ENICA 6 GIUGNO L’ombra di Gilardino sugli azzurri Un “fantasma” agita l’avvicinamento degli azzurri all’Europeo portoghese. Ha un nome e cognome: quello di Alberto Gilardino, bomber dell’under 21 di Claudio Gentile, uno che sta facendo sfaceli nella fase finale del campionato continentale di categoria dopo averli fatti in campionato. A ogni conferenza stampa Trapattoni si trova di fronte, puntuale, la domanda «come mai non c’è il giovane Gilardino?». 21 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO ALBERTO GILARDINO CON LA MAGLIA DELL’UNDER 21 AZZURRA 22 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Il giovane bomber scalpita ma il Trap lo lascia a Gentile La nazionale vola in Portogallo con un problema in più di Antonio Ledà (inviato a Firenze) Grazie Trap, firmato Gentile. Il messaggio arriva direttamente da Bochum, in Germania, dove l’under 21 azzurra, trascinata dai gol di Alberto Gilardino, ha guadagnato la finale del campionato europeo di categoria e il biglietto per i Giochi Olimpici di Atene. Il grazie è per la mancata convocazione del bomber con la nazionale maggiore nonostante i 23 gol in campionato. Alla vigilia della partenza della nazionale per Lisbona gli eurogol del talento parmigiano rischiano di riaprire una ferita che si era appena rimarginata. E se è vero che il ct ha molti argomenti a sostegno delle sue tesi («Gilardino è una prima punta, che cosa faccio lascio fuori Vieri?») è anche vero che il calcio è fatto di fortuna, situazioni particolari, momenti da cogliere al volo. La splendida stagione di Gilardino riporta così alla memoria i mondiali del ’78 con l’esplosione di un certo Paolo Rossi. Bearzot allora gli diede fiducia e l’Italia volò altissima conquistandosi la simpatia e la stima dell’intero mondo del pallone. Gilardino vale meno di Rossi? E se invece fosse una clamorosa occasione sprecata? Chissà. Di certo se le cose non dovessero andare per il verso giusto la mancata convocazione del cannoniere principe del campionato diventerà il tormentone dell’estate. Il Trap lo sa ma ormai le scelte sono fatte e non gli resta che concentrarsi sull’avventura che sta per cominciare. 23 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Anzi che è ufficialmente cominciata oggi con l’arrivo degli azzurri e dello staff tecnico nel ritiro di Coverciano. I giocatori si sono presentati alla spicciolata, quando già Firenze andava a letto. Si sono goduti le ultime briciole di libertà consapevoli che da domani non ci sarà più spazio per le famiglie, per il tempo libero, per le polemiche vere o presunte. Domani mattina si ritroveranno sul campo d’allenamento e poi, dopo il pranzo in foresteria, c’è il pullman e un charter Alitalia in attesa sulla pista dell’aeroporto di Pisa. Alle 18,30 la squadra sbarcherà a Lisbona e troverà un clima diverso. Gilardino sarà lontanissimo, concentrato sulla finale del campionato europeo under 21 e sul suo futuro in Italia. Proprio ieri a chi gli domandava se aveva qualcosa da dire al Trap ha fatto spallucce. «L’unica preoccupazione – ha detto – è legata ai tempi dei periti del Tribunale di Parma incaricati di valutare il valore del mio cartellino. Vorrei saperlo presto». Un modo come un altro per far sapere di essere pronto al grande salto. Se non in nazionale almeno in qualche club con ambizioni di scudetto. La lista dei pretendenti, Trap o no, è lunghissima. 24 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Il convitato di pietra non turba i sogni del Trap di Stefano Tamburini Trapattoni ne ha viste e passate tante. Quando era alla Juventus schierava, con i numeri dal 7 all’11, Causio, Tardelli, Rossi, Platini e Boniek e gli davano del catenacciaro. M eno di due anni fa, reduce dall’ignobile eliminazione nippocoreana il suo indice di gradimento era ai minimi termini, con le tv che ripassavano in continuazione le immagini delle spruzzatine d’acqua santa davanti alla panchina colma di fior di attaccanti e fra le scarpette dei fedelissimi Di Livio e Gattuso pronti a entrare, a ripresa appena avviata, al posto di qualche star da prima linea. Un altro, al posto suo, sarebbe tranquillamente andato a spingere il nipotino sul passeggino. Lui invece, tra compilation di congiuntivi sbagliati e neologismi azzardati, non si è mai scomposto, riprendendosi spazio e fiducia anche dopo un devastante avvio di girone di qualificazione europeo. Al punto che ora a mettere la squadra del Trap in cima ai pronostici c’è perfino uno come M ichel Platini, che il calcio italiano emerso dopo quello dei suoi tempi non l’ha mai amato. Sembrerebbe tutto a posto, dunque. No, ecco che l’immancabile ventiquattresimo convocato dalla critica, l’attaccante del Parma Alberto Gilardino, segna i gol che portano l’Italia in finale dell’Europeo under 21 e alla qualificazione olimpica. E che soprattutto ridanno fiato a chi avrebbe voluto l’enfant prodige nel ritiro portoghese degli azzurri. Storia vecchia. Ai tempi del mundial ’82 Gilardino si chiamava Pruzzo, due anni fa il convitato di pietra era Roberto Baggio. 25 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Trapattoni – che sa pesare i gol anche in base alla qualità delle difese avversarie – sa bene cosa vorrebbe dire avere uno così in panchina: alle prime difficoltà, tutti a invocare il miracoloGilardino. Come se Vieri, Totti, Del Piero, Corradi, Cassano e Di Vaio fossero reduci di una bocciofila. Infatti Bearzot in Spagna come vice di Rossi, avendo già Graziani e Altobelli, si era portato un certo Selvaggi. 26 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO LUNEDÌ 7 GIUGNO Tutti a Lisbona, comincia l’avventura Finalmente arriva il giorno della partenza per il Portogallo. Finalmente perché tutti sperano che lasciare l’Italia faccia bene al gruppo azzurro che ha bisogno di dimenticare polemiche sui giocatori che non ci sono, si quelli che avrebbero potuto esserci, sulle scelte dell’allenatore, criticate ancor prima che siano fatte. 27 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO CAPITAN CANNAVARO CON TOTTI E VIERI 28 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Cannavaro & C. “dirottati” sull’aeroporto militare Fase di trasferimento più lunga del previsto di Antonio Ledà (inviato a Lisbona) Allacciate le cinture, l’avventura può cominciare. La nazionale del Trap è partita oggi pomeriggio da Pisa con un charter atterrato in serata a Lisbona. A bordo i 23 azzurri che cercheranno di portare a casa il titolo continentale (che non vinciamo da 36 anni), il mister, lo staff, una trentina di giornalisti e le speranze dell’intera Italia del pallone. La spedizione azzurra è arrivata a Lisbona al termine di una giornata cominciata prestissimo e densa di appuntamenti. Il ct ha voluto tutti sul campo del centro tecnico di Coverciano per l’ultima rifinitura mirata soprattutto a verificare le condizioni di Fiore e Panucci, fermi da alcuni giorni per problemi muscolari il primo, e a un tendine il secondo. Cannavaro e compagni hanno sudato per un’oretta agli ordini del preparatore atletico sotto un sole impietoso. Hanno lavorato di buona lena poi si sono rassegnati al solito assalto dei giornalisti e di qualche curioso riuscito ad arrivare chissà come a bordocampo. Nel pomeriggio la squadra ha lasciato Coverciano per l’aeroporto Galilei di Pisa dove ha trovato in attesa una piccola folla di tifosi. Circa mille persone hanno seguito i giocatori fino alle sale d’imbarco cogliendo impreparati anche gli addetti alla sicurezza. È stato un saluto caloroso ben diverso da quello formale e frettoloso ricevuto all’aeroporto militare di Lisbona. La scelta di dirottare il volo dall’aeroporto civile è stata presa all’ultima ora per rendere più facili le operazioni di sbarco ed evitare i rigidi controlli alle dogane predisposti in Portogallo per ridurre il rischio di 29 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO attentati terroristici. Così la nazionale è passata dall’abbraccio dei fans italiani al saluto di un paio di agenti della polizia degli addetti allo scarico dei bagagli. Una stretta di mano, un autografo e tutti in pullman, destinazione Villa Pezzana, una splendida residenza alla periferia di Lisbona dove, per una ventina di giorni, si parlerà solo italiano. La nazionale ha requisito un’intera ala dell’albergo. Novanta stanze con stucchi e mobili di inizio secolo (primo proprietario era un eccentrico marchese con interessi nelle ex colonie africane), ma dotate di tutti i lussi: piscina, sauna, palestra e una grande sala per ricevimenti che è stata trasformata nella sala mensa. Gli azzurri hanno preso possesso delle loro camere quando già in Portogallo imbruniva e hanno dovuto rinunciare a una prima visita a Lisbona (qualcuno ci aveva sperato) perché il Trap ha fatto regolare le sveglie alle 7.30 del mattino. Alle 10 la nazionale sarà al campo “Dorestello”, un complesso sportivo nuovo di zecca dove sventolano già da qualche giorno due bandierone tricolori. In serata ci sarà un secondo allenamento a porte chiuse, poi tutti davanti alla tv a seguire gli azzurrini impegnati nella finale continentale di categoria. Una vittoria potrebbe dare una carica in più a una squadra che sembra in salute e non vede l’ora di cominciare. M a potrebbe anche riaccendere l’entusiasmo intorno a un gruppo finora un po’ snobbato. Speriamo non abbiamo ragione i tifosi portoghesi. M a intanto allacciamo le cinture. 30 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO C’è già l’altro Europeo da vincere Domani la finale Under 21 contro la Serbia di Paolo Fizzarotti Il sogno nel cassetto è fin troppo evidente: gli azzurrini di Claudio Gentile vogliono fare da apripista alla nazionale maggiore. Per la propria gloria personale, visto che sarebbe il quinto titolo europeo dell’Italia baby; ma anche per dimostrare al Trap che ha fatto male a lasciare a casa il bomber Gilardino. L’Under 21 intanto, mal che vada, un bel risultato l’ha già ottenuto: il biglietto per le Olimpiadi. M a prima c’è la finale di Bochum, domani alle 20.45. L’italia vuole il quinto centro dopo i tre di Cesarone M aldini dal ’92 al ’96 e quello di M arco Tardelli nel 2000. Per la statistica, giova ricordare che l’Italia ha già battuto la Serbia nel girone dei quarti: 2-1, con doppietta di Sculli e brivido finale per un gol annullato allo slavo Lazovic per un fuorigioco quantomeno dubbio. Nel ritiro azzurro sembra finalmente passata la grande paura dopo la sconfitta subita dalla Bielorussia, poi esclusa dalle semifinali. «Abbiamo superato lo choc – assicura Gentile – e dopo la brutta partenza siamo arrivati di slancio alla finale che assegna il titolo. Chiedo ai ragazzi di partire con il piede giusto e di metterci la stessa convinzione delle ultime partite». Unico problema: sostituire Pinzi, esterno destro del centrocampo, che è squalificato. La sua alternativa, M esto, è infatti ancora sofferente per una contrattura muscolare. Confermata in blocco la difesa. Sarà al 90% ancora il modulo con una sola punta, Gilardino, il bomber che chiuderà la sua eccezionale stagione (39 gol, 23 in serie A). In semifinale Gilardino ha firmato una doppietta, pur giocando da unica punta: difficile immaginare un’Under 21 senza di lui. Rientra 31 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Del Nero, assente per squalifica contro il Portogallo. La Serbia è una vecchia conoscenza: gli azzurrini l’hanno incontrata nelle qualificazioni (4-1 ad Avellino e sconfitta 1-0 a Novi Sad, con l’Italia già ammessa alla fase finale) e infine a Bochum, dieci giorni fa. Ci sono state scintille, specie in terra slava, e c’è il precedente fresco del gol annullato a Lazovic, che proprio domani sera rientra dopo un turno di squalifica. La paura è quella di assistere a una partita troppo maschia: e cioè che finisca in rissa. «Non credo che accadrà – conclude Gentile – gli attriti sono roba passata e qui a Bochum tra le due formazioni non c’è stata tensione. E poi la Serbia non è solo una squadra di picchiatori, ha anche una tecnica eccellente. Comunque neanche noi siamo delle signorine». Gentile, 50 anni, 71 presenze da giocatore con la maglia azzurra, è alla sua prima finale come allenatore: «M a in panchina si soffre di più». 32 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO M ARTEDÌ 8 GIUGNO Gli azzurrini campioni d’Europa Nel ritiro portoghese gli azzurri festeggiano davanti al televisore il trionfo dei loro fratelli minori nel campionato europeo under 21. È il quinti titolo continentale degli azzurrini, grazie a un secco 3-0 alla Serbia. Tutto questo mentre nel ritiro della nazionale maggiore i mal di pancia cominciano a esplodere anche nelle conferenze stampa dei giocatori. A inaugurare la serie è il centrocampista del Milan, Rino Gattuso, che reclama apertamente un posto da titolare. Nei prossimi giorni sarà imitato da altri compagni. Insomma, per un trionfo che arriva un tonfo che comincia a prendere forma. 33 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO IL CT DELL’UNDER 21 CLAUDIO GENTILE, AL CENTRO, CON LA COPPA FRA I DIRIGENTI MARINELLI E GRAVINA 34 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO L’Under 21 conquista il quinto titolo di Maurizio Di Giangiacomo Un’Italia campione d’Europa c’è già: è l’Under 21, che dopo aver conquistato la qualificazione alle Olimpiadi di Atene, stasera ha battuto – non senza soffrire – la Serbia M ontenegro nella finale del torneo continentale di categoria. In panchina non c’è Trapattoni ma Claudio Gentile, il bomber non è Bobo Vieri ma Alberto Gilardino, ma le emozioni che ci hanno fatto vivere anche ieri sera Bonera e compagni sono quelle da “notti magiche”. Un successo che non può non essere di buon auspicio per l’altra avventura azzurra, quella che prenderà il via fra meno di una settimana a Guimaraes, quella di Trapattoni e Vieri, di Totti e Nesta, di quell’Italia che invece un titolo europeo non lo vince dall’ormai lontanissimo 1968. Il clima, a Bochum, è quello di una vera finale europea: il traffico blocca centinaia di tifosi e la partita comincia con 15’ di ritardo. Gentile rinuncia allo squalificato Pinzi e schiera a centrocampo il reggino M esto, protagonista di un recupero fisico prodigioso. Va peggio a Petrovic, che non può contare su Delibasic e Jokic (squalificati) e sull’infortunato Dislienkovic: in mezzo alla difesa giostra M iladinovic, un centrocampista, ed è lì che Gilardino e C. dovrebbero colpire. M a in campo, per una mezz’ora, ci sono due squadre che difendono in dieci e rinunciano a pressare l’avversario. Lo schema di Gentile, nonostante il prodigarsi da destra a sinistra di Sculli, resta un 5-4-1. Sostanzialmente non succede nulla, eccezion fatta per una girata volante del solito Gila. Poi, però, arriva la doppia svolta della partita, tutta nel giro di un paio di minuti: il gol di De Rossi su perfetto calcio d’angolo di Donadel; e l’espulsione per somma di 35 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO ammonizioni di M ijalovic che, con la sua squadra sbilanciata in avanti subito dopo aver subito il gol azzurro, falcia M esto al primo ribaltamento di fronte. Il tema tattico dell’incontro ora è chiaro: Serbia-M ontenegro in dieci ma comunque costretta a rovesciarsi in avanti alla ricerca del pareggio; Italia pronta al contropiede. Le palle gol per gli azzurri ci sono, paradossalmente le sbaglia tutte Gilardino e Gentile va al riposo con la speranza di non averne sprecate troppe. In effetti per buona parte della ripresa la Serbia in dieci fa ballare gli azzurri. M a nel finale la squadra di Gentile riesce a far valere la superiorità numerica e chiude il conto con i gol di Bovo (incredibile l’errore del portiere M ilojevic) e Gilardino (finalmente). L’Italia è campione d’Europa: per l’ora è l’Under 21 (quinto titolo dopo quelli del ’92, ’94, ’96 e 2000), adesso tocca alla maggiore. Italia-S erbia 3-0 Italia (4-5-1): Amelia 7,5; Bonera 7 (Zaccardo, 50’ st sv), Barzagli 7, Bovo 6,5, 3 M oretti 6,5; M esto 7,5, De Rossi 7,5, Palombo 6,5, Donadel 7, (Brighi, 43’ st sv), Sculli 7 (Del Nero, 29’ st 7); Gilardino 6,5. A disposizione: Agliardi (p), Zotti (p), Gamberini, Potenza, Rosina, D’Agostino, Caracciolo. Allenatore: Gentile. Reti: 32’ pt De Rossi; 38’ st Bovo, 39’ st Gilardino 36 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Gattuso vuole un posto da titolare «Ho 30 presenze in azzurro, non sono l’ultimo arrivato» di Antonio Ledà (inviato a Lisbona) Ringhia davvero Gennaro Gattuso, mastino del M ilan neo campione d’Italia e della nazionale. Dopo l’allenamento del mattino è il primo a presentarsi in sala stampa. Ha ancora i capelli bagnati dalla doccia ma non vede l’ora di togliersi i sassolini dalle scarpe. E che sassolini! «Ho oltre trenta presenze in Nazionale – attacca – ma non sono quasi mai riuscito a partire con la maglia di titolare». Un messaggio chiarissimo per il Trap che proprio in quel momento stava entrando nel nuovissimo media center di “casa Italia”. Ringhio non l’ha visto o, forse, non ci ha fatto caso e ha continuato spedito con il suo passo da bulldozer. «In questo mondo l’unica certezza che abbiamo è quella di morire – ha risposto a un allibito cronista danese che chiedeva informazioni sulla nazionale azzurra – ma credo che dell’Italia si sappia quasi tutto». Come dire formazione decisa, almeno per la partita d’esordio. « È vero che il ct continua a dirci che non ci sono riserve e titolari – ha continuato – però mi sembra che alcune scelte siano già state fatte». Rassegnato alla panchina? «Io non mi rassegno mai. Continuerò ad allenarmi fino all’ultimo giorno, poi rispetterò le scelte del mister. Certo, la mia situazione è particolare: sembro uno appena arrivato in nazionale». Il Milan ha dominato il campionato eppure i rossoneri in maglia azzurra sono pochini. Perché? 37 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO «Questa è un’altra cosa che mi dà fastidio. Sembra che il M ilan abbia vinto lo scudetto solo grazie ai suoi stranieri. Io non tolgo nulla al valore di Sheva o di Kaka, però una squadra vince se c’è un gruppo e il M ilan è anche Gattuso, Pirlo, Nesta e tutti gli altri». Insomma, si candida per la maglia da titolare. «Dico che sono migliorato molto tecnicamente e che in questo momento sto benissimo. È tutto l’anno che gioco bene credo di poterlo dimostrare anche in Portogallo». Invece continua a essere considerato il mastino da buttare in campo quando c’è da dare una mano alla difesa. Non riesce proprio a uscire da questo cliché. «Non mi offendo quando mi chiamano Ringhio. Davanti alla difesa non si può mica andare per il sottile. Bisogna essere combattivi e tirare fuori il carattere. Io credo che questo non mi manchi però ho dimostrato di non avere solo muscoli. Certe volte, però, mi sembra che contino più le parole che i fatti. Prendete Pirlo...». Un altro incompreso? «Di lui si dice che abbia limiti in fase di copertura. M a l’avete visto quest’anno? Pirlo ha disputato un campionato a grandissimi livelli e credo che sia una follia non trovargli un posto. È chiaro che lui ha bisogno di giocare accanto a un incontrista, ma chi ha detto che la nazionale non possa adottare il modulo del M ilan? Sono convinto che Trapattoni, dall’alto della sua lunghissima esperienza, ci stia pensando». Modulo Milan con Totti al posto di Kaka? «Totti non lo scopro certamente io. E’ uno dei giocatori più importanti d’Europa e in questo torneo può fare la differenza». S i parla di un interessamento del Milan, ne sa qualcosa? «So che mi farebbe un gran piacere, ma Francesco non ha 38 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO bisogno di consigli. Gli dico solo che il M ilan è un grande club e che nella vita non esistono decisioni definitive». Come è cambiato il clima dai Mondiali in Giappone a oggi? «M i sembra ben diverso. Abbiamo capito gli errori fatti allora e non li ripeteremo. Abbiamo tutti lo stesso obiettivo e in fondo anche le voci di mercato che arrivano fino a casa Italia ci servono da stimolo. Vogliamo questo Europeo anche se siamo consapevoli che non sarà facile arrivare sino in fondo». Intanto c’è subito la Danimarca di Tomasson. Che cosa ne pensa? «Lo ripeto da tempo. In un campionato così breve è fondamentale partire bene. Purtroppo non avremo vita facile perché i danesi formano un bel gruppo e ci tengono a fare bella figura. Di Tomasson posso dire che è un professionista serio e che bisognerà tenerlo d’occhio». Magari con il sostegno di Gattuso in mediana? «Chissà che non sia proprio così. Io spero sempre di giocare, perché gli avversari mi piace guardargli negli occhi, non dalla panchina». 39 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO 40 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO M ERCOLEDÌ 9 GIUGNO La rivolta delle riserve La rivolta delle riserve prende campo. Dopo lo sfogo di Gattuso, ecco quello di Del Piero che reclama più spazio, pure uno come Massimo Oddo che titolare non lo sarà mai si mette a far la voce grossa insieme con Andrea Pirlo (sembrava il solo piccolo sfogo e invece…). Poi esplode addirittura il dualismo fra Toldo e Peruzzi per chi è il vero portiere di riserva. Tutto questo mentre in un’intervista al nostro giornale il tecnico rossonero Carletto Ancelotti dispensa un mal riposto ottimismo. 41 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO RINO GATTUSO CON ANTONIO CASSANO E CHRISTIAN VIERI 42 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Il Trap: «Gattuso e gli altri? Ragazzi vivaci, bisogna capirli» Il ct azzurro cerca di spegnere le polemiche di Stefano Edel (inviato a Lisbona) M a che “rivolta delle riserve”, come titolano i giornali portoghesi, «io sono un romantico delle rivolte... E allora datevi da soli la risposta, avete visto l’allenamento di questa mattina? Vi è sembrata una nazionale in disaccordo o, peggio, spaccata, la nostra?». Gattuso sarà pure entrato duro, ma il Trap non si scompone di una virgola. Anzi, tutto sommato giustifica la “ringhiata” di Gennarino, perché fatta con i modi e i toni che ci stanno da parte di chi, oggi, non parte titolare. Il ct si sta ritagliando un altro ruolo, il pompiere. Spegne con decisione i fuochi che potrebbero attizzarsi da qui al giorno del debutto nell’Europeo, lunedì 14, in nome dell’unità del gruppo. Un comandamento sacro, quello del remare tutti insieme dalla stessa parte, che ognuno dei 23 prescelti deve rispettare. «Io considero una squadra come la mia famiglia e i ragazzi come i miei figli. Ho anche dei nipoti, certe volte sono vivaci, ma mica li caccio di casa per questo, anzi sono molto importanti e nutro lo stesso affetto per loro». Il padre di famiglia. Fuor di metafora: « È umano che chi sta fuori sia scontento, ma l’aspetto che un tecnico deve tenere ben presente è la compattezza della rosa e posso assicurare che la temperatura dello spogliatoio è “armoniosa”. Gattuso ha espresso un’opinione, ne prendo atto, tuttavia la questione si risolve all’interno del gruppo, con il massimo rispetto per i compagni. Si potrà cambiare modulo? Non ho forse già risposto in tal senso martedì, quando ho detto che, arretrando Totti di una ventina di metri, e con un certo elemento a 43 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO sinistra, senza far nomi (Cassano più che Del Piero, ndr), ci si avvicina alla fisionomia di gioco del M ilan? Io non sono rinco... ma oggi, pronti via, per la prima gara non posso stravolgere tutto». S top ai milanisti. I milanisti, dunque, si mettano il cuore in pace. L’Italia anti-Danimarca è fatta, ed è quella provata anche questa mattina allo stadio del Belenenses. Con lo spirito giusto, la voglia di far bene, il “progetto” portato avanti in questi mesi: il 4-2-3-1. Perché bisogna credere nella forza delle idee, come i ragazzini terribili di Gentile. «Si è vista un’Under che ha reagito molto bene alla sconfitta iniziale – è l’analisi del Trap – Il gruppo è rimasto compatto e tutti hanno contribuito al trionfo finale, anche chi non ha giocato. È un record di risultati, e questo in passato è sempre stato un segnale anche per la nazionale maggiore: ora aumentano le nostre responsabilità». Chiarito che non ci sarà concorrenza con Gentile per il futuro della panchina azzurra («Lui mio rivale? L’ho avuto come giocatore, se mi ritrovassi 30 anni di meno forse sì che lo sarebbe...»), Trapattoni esclude per ora un Cassano “olimpico”: «Non so se lo spremerò o meno in questi Europei, ma è presto per parlarne». Tanto più se il giovanotto dovesse ritagliarsi in fretta un suo spazio. «M i prefiggo di essere il massimo ricercatore di tutte le risorse umane del mio gruppo» ripete sino alla noia il condottiero azzurro, che al giornale spagnolo El Pais fotografa così la sua Italia: «Totti avrà totale libertà, gli altri dovranno sottostare a una disciplina tattica, lui no. Sarebbe come legare le mani a Picasso». L’avevamo capito bene. 44 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Gattuso? Per me sarebbe già a casa di Aldo Agroppi Prima di tutto i complimenti a Gentile e ai ragazzi dell’Under 21, che hanno stravinto il titolo europeo contro una Serbia che ha qualcosa da dire per com’è andato l’incontro nel girone, ma martedì sera no: l’Italia ha stravinto. E poi una bella censura a Gattuso. M a come si permette di presentarsi davanti ai giornalisti e dire all’allenatore chi far giocare? Proprio lui, uno che dovrebbe baciare ogni centimetro di terreno calpestato da Trapattoni. Gattuso dovrebbe rendersi conto che è un privilegiato, perché non è certo un fenomeno, ha grande grinta, grande corsa e poi nient’altro. Insomma, non so quanti altri ct lo avrebbero convocato. Io al posto del Trap, dopo questa uscita, gli avrei presentato un bel biglietto aereo di ritorno per l’Italia. M a come, in questa Italia sta in panchina gente molto più importante di Gattuso e nessuno fiata. La convocazione in nazionale è una cosa che dà lustro a un giocatore, poi tocca solo all’allenatore fare le scelte, giuste o sbagliate che siano: quasi sempre non ci dorme la notte prima di farle, è lì per farle e se sbaglia paga. Il giocatore deve solo accettarle se no si rompono gli equilibri, si creano tensioni. Ora sta al Trap risolvere il problema, richiamando il giocatore davanti al gruppo, facendogli una bella lavata di capo per far capire che alla prossima, Gattuso o chi vorrà imitarlo, avrà assicurata una corsa in taxi verso l’aeroporto. 45 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO E poi, caro Trap, capisco che si debba caricare a dovere un giocatore fondamentale come Totti, ma paragonarlo a Platini è una bestemmia. Dai, non scherziamo: Totti è uno ottimo giocatore, Platini era tre ottimi giocatori in uno: centrocampista, trequartista e attaccante. 46 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Del Piero: non ho nulla meno di Totti Anche Alex spara sul Trap: «Ma non do peso ai suoi giudizi» di Antonio Ledà (inviato a Lisbona) Fa sempre più caldo sulla collina Do Restello, il quartiere più esclusivo di Lisbona con vista sul fiume Tejo e sulla torre di Belem, il simbolo di una capitale che si prepara a vivere venti giorni intensissimi. Gli azzurri hanno scelto lo stadio del Belenenses come sede di allenamento e hanno piazzato le tende, nel vero senso della parola, in un grande spazio sul porto. Fa caldo, perché quando non soffia il vento dell’Atlantico il termometro qui sfiora i 35 gradi. M a fa ancora più caldo da quando gli azzurri hanno cominciato a parlare. Qualche segnale di malumore era già arrivato da Pirlo, poi è scoppiata la “bomba” Gattuso, oggi è riuscito a perdere la calma anche Del Piero. «Io sono un tipo orgoglioso – ha risposto ai giornalisti che gli riferivano dei giudizi del Trap su Totti – e per orgoglio vi dico che non ho nulla meno di Totti». Parole scandite con attenzione e ripetute davanti all’esito di un sondaggio sulla popolarità dei calciatori italiani all’estero (Pinturicchio è ancora il più amato dai tifosi): «Avrete capito che non do molto peso al giudizio di Trapattoni – dice – M i fa piacere che i tifosi continuino a starmi vicino e dico basta ai paragoni. Totti è Totti e io sono Del Piero». Per fortuna la conferenza stampa dello juventino si era aperta all’insegna del volemose bene. «Povero Gattuso – aveva esordito – io lo capisco. Chi non vuole giocare? Rino ha solo chiesto di poter fare vedere quello che vale. Una richiesta 47 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO legittima che è stata forse male interpretata e o, forse, esasperata». Quella di Pirlo è sembrata una critica vera e propria alle scelte del Trap. «No, era solo lo sfogo di chi non vede l’ora di scendere in campo. Almeno io lo leggo così». È convinto anche lei che il mister abbia già fatto le sue scelte? «Trapattoni ha le idee chiare e su alcune cose non tornerà indietro. Se poi volete sapere chi sono i titolari non chiedetelo a me. Io credo che tutti si sentano titolari, che tutti abbiamo l’orgoglio per ritenersi degni di difendere la maglia azzurra». Pirlo metteva in dubbio anche il modulo. S e l’Italia tornasse alle due punte lei come la prenderebbe? «Con la massima serenità. Per me è assolutamente indifferente giocare da esterno a sinistra o appena più al centro. Ho appena detto che mi considero un titolare e sono convinto che in un campionato duro come quello che andremo ad affrontare ci sarà spazio per tutti». Per la prima volta però Del Piero non sarà il faro della squadra. «M ica mi offendo. Anzi, non avere più sulle spalle il peso di essere io il trascinatore può aiutarmi a vivere più serenamente questa avventura». Gira voce che abbiate programmato l’ultima amichevole con i ragazzini di Belenenses per evitare contrasti pesanti tra riserve e titolari. S olo solo dicerie? «Assolutamente sì. Il clima nello spogliatoio è tranquillo e mi pare che la squadra stia partendo con il piede giusto. Tra di noi giochiamo tutti i giorni e non c’è il minimo problema». Quanto pesa l’attesa? «Più passano i giorni più si fa sentire. Però io la notte riesco a 48 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO dormire lo stesso». Parliamo di mercato. Vieri si allontana dalla Juve e Trezeguet si riavvicina. «Per David mi fa piacere. Io ci vado molto d’accordo e mi auguro che alla fine si convinca a restare in bianconero. Il valore del giocatore non si discute». Ha parlato con Capello? «No, ho staccato il cellulare (ride, ndr). Però è un tecnico che stimo e sono sicuro che verrà a Torino per vincere. Ed è quello che voglio fare anch’io». 49 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Il sogno di Carletto: vincere un Mondiale da ct degli azzurri Ancelotti ha fiducia nell’Italia: «Ha tutti i mezzi per vincere» di Wainer Magnani (inviato a Parma) Vecchie e nuove foto alle pareti. Trionfi da calciatore che si affiancano a successi conquistati da allenatore. Un maxi schermo, un divano comodo, due fette di salame nostrano e un buon bicchiere di vino. È questa la stanza-bunker di Carletto Ancelotti, legame con l’Europeo che sta per iniziare e che fa da contrasto alla quiete della campagna che lo circonda nel suo eremo, in collina, vicino a Parma. Un Ancelotti che non si sottrae ai tanti temi legati all’Europeo, al suo M ilan e al calcio italiano in genere. Con una confessione: per vincere un Europeo o un M ondiale sulla panchina dell’Italia darebbe indietro la Champions rossonera. In azzurro ci sono solo tre giocatori (Pirlo, Nesta e Gattuso) del Milan. Pochi. «Potevano essere di più ma Pancaro e Inzaghi sono infortunati. A parte questi cinque, gli altri titolari del M ilan sono stranieri...». S olo Nesta sembra sicuro del posto da titolare. «Dipende molto dal modulo. Con tre attaccanti Trapattoni è costretto a giocare più coperto a centrocampo. Gattuso e Pirlo sono però giocatori affidabili e hanno disputato un buon campionato, senza accenni di affaticamento, per cui saranno utili alla causa». Insomma, garantisce per tutti e tre. «Nesta farà un ottimo Europeo. Non ha avuto una stagione 50 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO stressante, perché è rimasto fuori per qualche tempo per infortunio e ha concluso in crescendo. Pirlo e Gattuso, se avranno l’opportunità di giocare, faranno bene». E fra i milanisti delle altre nazionali, chi vede meglio? «Dipenderà anche dal rendimento delle loro squadre ma punterei su Tomasson e Rui Costa». A proposito di Tomasson, sarà il primo incubo della difesa azzurra. Ha consigli per Nesta e Cannavaro? «Nesta conosce bene Tomasson, sa che è pericoloso. Sapranno regolarsi, lui e Cannavaro». Lei è stato nello staff azzurro ai mondiali Usa e ha giocato Europei e Mondiali. Cosa passa nella testa di un giocatore e di un allenatore a ridosso del debutto? «Il pensiero è legato alla possibilità di iniziare bene, in una competizione come l’Europeo è essenziale. Trapattoni cercherà di mettere in campo la miglior formazione, scegliendo i più in forma». Darebbe indietro la sua Champions League per vincere, un giorno, da allenatore della nazionale, un Mondiale o un Europeo? «Sì, la baratterei. In queste competizioni rappresenti l’Italia, il tuo Paese, il massimo». S i sta parlando tanto di schemi tattici. C’è chi vorrebbe sostituire il 4-2-3-1 tradizionale del Trap con uno schema Milan con quattro difensori, tre centrocampisti (Pirlo, Gattuso e Perrotta), due rifinitori (Totti e Cassano) dietro a Vieri, con Del Piero in panchina. Cosa ne pensa? «M i sono ripromesso di non parlare di formazioni. Lascio a Trapattoni questo onere, anche perché lui vede gli allenamenti, conosce il polso della squadra. Certamente la rosa dell’Italia è di qualità. Il campionato ha offerto poche soluzioni per il 51 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO reparto difensivo mentre a centrocampo e in attacco c’è ampia possibilità di scelta. Comunque vada l’Italia avrà sempre una formazione affidabile». Totti può realmente fare la differenza? E Vieri, dopo una stagione incolore con l’Inter, troverà le energie (soprattutto mentali) per tornare quel bomber che le altre nazioni ci invidiano? «Sono convinto che Totti sarà l’uomo dell’Europeo, la punta di diamante della nostra nazionale. Ci sono i presupposti perché faccia benissimo. È motivato, ha una grande sete di rivincita. Per Vieri vale lo stesso ragionamento. Per com’è andata la stagione dell’Inter, questo è un appuntamento che non vorrà mancare». Buffon è il titolare ma per il ruolo di dodicesimo c’è grande competizione tra Toldo e Peruzzi. Non teme che questa incertezza possa essere nociva? «Non credo. I problemi esistono se ci sono portieri scarsi ma non è il caso nostro». Trapattoni ha l’acqua santa, lei ha un rito scaramantico particolare? «Trapattoni si è fatto beccare, ma ogni allenatore ha piccoli gesti che ripete in modo quasi automatico». Lei avrebbe portato Gilardino in Portogallo? «All’Europeo l’Italia è arrivata con determinati giocatori e Trapattoni ha voluto puntare su di loro. Gilardino è un giocatore che avrà tanto tempo per giocare in nazionale». Mercato prima e durante l’Europeo. Uno come Vieri come fa a concentrarsi? «Non è facile preparare un Europeo con tante voci di mercato che girano. È vero che i giocatori sono vaccinati a questo tipo di situazioni ma non sono sereni al 100%». S i parla di Pippo Inzaghi come fuoriquota alle 52 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Olimpiadi. S e potesse dare un consiglio al suo giocatore cosa gli direbbe? «Gli direi di andare a patto che stia bene fisicamente». S iamo ai pronostici. Tutti danno favorita l’Italia, a partire da Platini. «L’Italia è tra le favorite, come sempre. M a essere tra le favorite non significa che debba vincere per forza, perché non è mai semplice. Starei attento alla Francia, poi ci sono Portogallo, Inghilterra, Germania e Spagna». L’Italia è tradizionalmente brava a esaltarsi con le grandi e a impegnarsi meno con quelle che non hanno blasone. Il fatto di avere un girone facile può essere un handicap? «È un ostacolo in più, dato che affrontiamo nazionali che vantano un’ottima organizzazione come Danimarca e Svezia. In modo particolare la Danimarca è avversario temibile, perché ha qualità nel reparto avanzato». Chi dopo Trapattoni? «Non penso che molli. A Trapattoni auguro di vincere l’Europeo e di continuare. È una persona seria». E lei, durante l’Europeo, cosa farà? «Starò a casa a guardare le partite in tv. Forse andrò a vedere qualche incontro». Le piacerebbe allenare la nazionale? Magari dopo Trapattoni arriverà Lippi, diciamo fino ai Mondiali 2006 o agli Europei 2008. Poi ci sarà Ancelotti? «Non so quando ma un giorno allenerò la nazionale. Forse dopo il 2008, magari mi prenoto per i M ondali del 2010 in Sudafrica». E fino al 2010 cosa farà? «Allenerò il M ilan». Capello alla Juve le fa un po’ paura? Con le romane in 53 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO disarmo, l’Inter che è l’Inter e già in estate riesce a far confusione sull’allenatore, sarà lotta a due fra Milan e Juve? «Spero solo di ripetere gli 82 punti conquistati quest’anno con il M ilan, poi se ci sarà chi farà meglio tanto di cappello. In due anni alla Juve ho conquistato 144 punti e nei due al M ilan 143». Niente male. In quattro anni 287 punti: quanti scudetti, in stagioni normali, avrebbe vinto? «Direi quattro, invece ne ho festeggiato solo uno, però stupendo». Chi sarà l’eroe di questi Europei? «Rino Gattuso». S e gioca. «Io dico Rino Gattuso. È un grande». 54 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO GIOVEDÌ 10 GIUGNO Gli azzurri minacciano il silenzio stampa Gli scontenti ci sono, escono allo scoperto tutti i giorni ma secondo il capitano degli azzurri non è così. Ed ecco che arriva anche la minaccia del silenzio stampa. Accade insomma che Gattuso e Pirlo attaccano il Trap e capitan Cannavaro se ne esce con l’immancabile «sono storie costruite ad arte». Così, mentre aleggia la minaccia del silenzio stampa e Totti – scontento del mercato della Roma – si offre al Milan, ci si avvicina al debutto in un brutto clima. 55 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO CAPITAN CANNAVARO, A SINISTRA, INSIEME CON NESTA 56 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Il festival degli scontenti di Stefano Edel (inviato a Lisbona) M a allora, che fuoco cova sotto la cenere azzurra? Cannavaro sbotta e avverte i giornalisti, adombrando la minaccia di un silenzio-stampa, eppure, per ammissione degli stessi giocatori che, a gruppetti di quattro (o cinque come ieri, visto che il ct era in silenzio), si presentano a “Casa Azzurri” per le interviste di rito, «rivalità e dualismi ci sono sempre stati in nazionale e sempre ci saranno» (parole di Toldo). Il borsino degli scontenti, insomma, è in rialzo, a tre giorni dall’esordio europeo. Peruzzi e Materazzi. Peruzzi è il terzo portiere, ma il ruolo gli sta stretto. Sin troppo. Il portiere della Lazio ha fatto buon viso a cattivo gioco, dopo l’uscita verbale seguita al mancato impiego nel corso dell’ultima amichevole con la Tunisia e la successiva pace con il ct. Di esperienza ne ha da vendere, anche se è vero che dal giro azzurro mancava da anni. M a se Buffon è il titolare indiscusso, e se tanto lui che Toldo promettono totale appoggio al compagno, il numero uno della squadra capitolina non ha nessuna intenzione di rassegnarsi a fare il turista viaggiatore. E qui, dove tutti si considerano in corsa per una maglia, prima o poi potrebbe riaccendersi la miccia del ballottaggio sul dodicesimo del Trap: più l’interista, per gerarchia e meriti acquisiti, o non lui, il grande ripescato? Quanto a M aterazzi, è consapevole di essere chiuso dalla coppia di ferro Nesta-Cannavaro, eppure non nasconde l’ambizione di potersi giocare la carta di una presenza a questo Europeo. Come? A nostro avviso, solo se uno dei due centrali si facesse male o incappasse nella squalifica. Chi li rimuove, due così? Gattuso-Fiore-Pirlo. È nel settore dei centrocampisti che si 57 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO contano i musi lunghi, e la ragione è facilmente comprensibile: se il modulo è il 4-2-3-1, i posti a disposizione sono proprio ridotti all’osso. L’“entrata” di Gattuso sul Trap, al di là della comprensibile sponsorizzazione del calcio made in M ilan, era tesa a perorare la causa delle concrete alternative (come le chiama il tecnico) a Perrotta e Zanetti, due fedelissimi del ct. Pirlo, che ancora non ha esternato in questi “caldi” giorni portoghesi, è la soluzione invocata da molti per sganciare Totti da responsabilità di faro assoluto della manovra, e chiaramente davanti a lui la soluzione più logica sarebbe di affiancargli il “mastino” rossonero, proprio come ha fatto, e continuerà a fare, Ancelotti. «Non posso stravolgere subito le cose, ma chi ha detto che l’Italia sarà vincolata solo a uno schema tattico?», ha obiettato Trapattoni di fronte ai giornalisti. Lasciando intendere che le quotazioni dei due milanisti sono elevate, ma sempre se le cose si dovessero mettere male. Su Fiore come alter ego di Camoranesi l’allenatore scommette a occhi chiusi: sta bene, dopo i problemi fisici patiti a Coverciano, e si tratta solo di aspettare l’occasione utile per gettarlo nella mischia. Anche se il ragazzo giustamente scalpita. Del Piero e Cassano. Sarà il grande dubbio che ci accompagnerà sino alla gara di lunedì con la Danimarca: Trap vuole Pinturicchio, scontento perché avverte la sfiducia di gran parte della critica nei suoi confronti, mentre in molti reclamano lo scugnizzo barese subito in campo. Cassano invece non parla, e potrebbe restare silenzioso per tutta la durata del torneo. Del resto, non sarebbe lui se non si comportasse così. 58 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Cannavaro contro i giornalisti «Leggo brutte cose» di Antonio Ledà (inviato a Lisbona) La “minaccia” incombeva nell’aria già da qualche giorno e oggi è diventata concreta. In sala stampa era annunciato l’arrivo di Antonio Cassano, il più estroverso della comitiva azzurra, invece si è presentato Fabio Cannavaro. Il difensore ha detto di parlare a nome dei compagni ed è andato subito al sodo: «Stiamo leggendo cose che non ci sono piaciute. Vi avevamo chiesto una mano invece sembra che manchi il rispetto per il nostro lavoro». Nello spogliatoio azzurro hanno destato malumore le critiche sollevate ieri da Gattuso e le polemiche, più recenti, di Del Piero. «Credo che certe affermazioni siano state enfatizzate – ha spiegato Cannavaro – Noi siamo qui per cercare di conquistare un traguardo prestigioso e non per avvelenarci la vita. Nello spogliatoio il clima è ben diverso da quello che state raccontando e se le cose continueranno così vuol dire che saremo costretti ad andare per la nostra strada». Più che una minaccia. E così la parola «silenzio stampa» (un classico di questi appuntamenti) è stata rispolverata ad appena quattro giorni dall’inizio del ritiro in Portogallo. «Il silenzio stampa è una misura estrema – ha precisato il difensore centrale azzurro – e noi non vorremo arrivare a tanto. Però non possiamo compromettere il nostro cammino in un torneo così importante per qualche parola scappata o male interpretata. Piuttosto rinnovo l’appello agli organi di informazione: abbiamo bisogno del sostegno e della comprensione di tutti». Le parole di Cannavaro sono state riprese da Totti e dagli altri tre azzurri arrivati dal lussuoso Pestana Palace al centro 59 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO stampa allestito nel quartiere di Belem, a due passi dal campo di allenamento. Toldo, Di Vaio e Perrotta hanno minimizzato le polemiche, ma al di là delle intenzioni, il clima a Lisbona non è più quello dei primi giorni. Lo si capisce dalle facce dei giocatori, sempre più tirate con l’avvicinarsi del giorno del debutto, lo si vede nelle dichiarazioni e nelle interviste in tv. Così se la scelta di Cassano di evitare ogni contatto con gli organi di informazione poteva essere interpretata come l’ennesima bizza del più estroverso dei giocatori azzurri oggi c’è una realtà diversa. Le parole di Gattuso prima, di Del Piero poi e ora quelle di Cannavaro raccontano di una nazionale affatto serena. O forse, come si augura il Trap, caricata al punto giusto per la gara d’esordio di lunedì contro la Danimarca. Speriamo sia davvero così. 60 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Se Cannavaro decide che tutto va bene di Stefano Tamburini Titolo di apertura del quotidiano indipendente “l’Eco di casa Cannavaro”: «Nel ritiro azzurro tutto va bene». E poi ancora, nelle altre pagine: «Del Piero è pronto a far posto a Cassano», «Toldo e Peruzzi: prego, faccia lei il dodicesimo; no ci mancherebbe, vada avanti lei», «Gattuso: non gioco? Quel che decide il Trap va sempre bene», «Oddo: Panucci? M eglio lui, io sogno di fare la riserva». Come? Nessuno ha mai detto cose del genere? Anzi, in tv avete sentito le stesse persone dire l’esatto contrario di quello che il capitano azzurro vorrebbe leggere? Vi siete sbagliati o forse erano attori che provavano per il prossimo ciclo di Zelig. Ecco altri titoli dettati da Cannavaro: «Il gruppo è unito», «quel che scrivono i giornali non ci piace». Poi il commento: «È mancato il rispetto nei nostri confronti», un attimo prima della minaccia del silenzio stampa e di lasciare la parola a Totti. I l Picasso di Trapattoni ha prima detto che «tra noi (gli azzurri) c’è un patto di amicizia» e poi ha cominciato a parlare della Roma, del fatto che senza i cinque, sei acquisti promessi non sarebbe lui a tradire ma a sentirsi tradito, aprendo la strada a un nuovo caso. Niente paura, Cannavaro ha preparato il titolo vero («Totti: resto a Roma, anche con una squadra di mezze calzette») e ha provato a dettarlo al compagno, riuscendo solo a far apparire sul sito internet del giallorosso un «ribadisco la mia ferma volontà di rimanere alla Roma». Insomma, nel ritiro azzurro va tutto bene... 61 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO 62 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO VENERDÌ 11 GIUGNO Domani il via, maretta Italia In casa azzurri la tensione sale. Panucci che replica alle esternazioni del compagno di squadra Totti a proposito del mercato della Roma e la cosa ovviamente non può far piacere al Tram. Sul campo di allenamento ultimo test per il ct Giovanni Trapattoni, alle prese con gli ultimi dubbi in vista del debutto con la Danimarca. Intanto siamo alla vigilia delle prime partite, quelle del girone A: PortogalloGrecia e Spagna-Russia. 63 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO IL DIFENSORE AZZURRO CHRISTIAN PANUCCI 64 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Portogallo, il giorno della festa di Stefano Edel (inviato a Lisbona) Ci siamo, finalmente. La festa del calcio continentale, anzi del futebol come lo chiamano qui, può avere inizio. Domani si alza il sipario sul Campionato europeo numero 12, il primo in Portogallo. Ore 17 (locali, le 18 da noi), stadio Dragao di Porto: Rui Costa e compagni inaugurano il torneo affrontando la Grecia, quasi una novizia visto che fra le sedici elette non rientrava da ben 24 anni, risalendo la sua unica, precedente partecipazione al 1980. M eno di tre ore dopo (ore 19.45) toccherà alla Spagna, contro la Russia, teatro della sfida lo stadio Algarve di Faro-Loulè. Collina e le regole. C’è subito un po’ d’Italia a fare passerella, e chi se non il suo arbitro più celebrato, Pierluigi Collina, 44 anni, avrebbe potuto meglio rappresentarla nel momento in cui le luci si accenderanno e il mondo intero punterà lo sguardo su questo Paese bellissimo e malinconico, la cui forza è in una lettera, la “f”, sacra come Fatima, come il fado e, appunto, futebol? È considerato da tutti il numero uno dei fischietti e la sua designazione per la gara d’esordio ha un preciso, doppio significato per l’Uefa: da una parte, garantire alla nazionale di casa una direzione di gara solida ed equilibrata (le scorie del M ondiale nippocoreano sono state pesanti da smaltire), dall’altra avere a disposizione il miglior interprete di quella “tolleranza zero” che ci accompagnerà da qui al 4 luglio, giorno della finale: tradotto in soldoni, niente proteste (parla solo il capitano, e con le dovute maniere), rischio di rosso diretto per le entrate fallose da dietro, ammonizione per chi si toglie la maglietta dopo un gol, mentre invece è tollerata l’esultanza alla Ravanelli, con la casacca alzata sul viso. L’Italia e quel 1968. In Europa il nostro ultimo trionfo si 65 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO perde nella notte dei tempi, Roma 1968, quando Riva e Anastasi abbatterono la Jugoslavia nella ripetizione della finale per il titolo. Trentasei anni fa, un’eternità. Eravamo convinti di riprendercelo, quell’alloro, nel 2000 a Rotterdam, contro la Francia mondiale. L’illusione svanì sul più bello: beffati da Trezeguet. M a molti di quei ragazzi che, con Zoff in panchina, arrivarono a un passo dal successo sono qui, oggi, decisi a prendersi la rivincita. Totti indica di nuovo i galletti come avversari finali, Panucci sogna una sfida altrettanto suggestiva con la Spagna, Del Piero scommette sulla sorpresa. M a nessuno pensa a una Nazionale già a casa dopo la prima fase, sarebbe peggio che in Corea. Festa e sicurezza. La “febbre” da evento è doppia in queste ore, insieme con la festa che contagia tutte e otto le città coinvolte (dieci gli stadi che ospiteranno le partite, sei completamente nuovi e quattro «restaurati»): febbre politica, con il voto per il rinnovo del Parlamento europeo, e febbre calcistica, con decine di migliaia di tifosi attesi da ogni angolo del Continente. Se la polizia di Lisbona, ad esempio, si mostrerà tollerante sugli spinelli, ma non sulle droghe pesanti, le direttive impartite a livello di ordine pubblico prevedono che chi sarà trovato ubriaco non potrà accedere agli impianti, dunque sarà fermato e trattenuto. Eppure la birra si vende a fiumi, visti anche i prezzi (meno di un euro per una Imperial, che equivale a una media). La sicurezza, dunque, quasi un’ossessione: alcune nazionali, Inghilterra e Italia su tutte, viaggiano sotto scorta, ma l’apparato di protezione è imponente: basti dire che si sono spesi 50 milioni solo per tale aspetto. Le cifre, infine: 4.000 volontari dislocati negli stadi, 500 milioni di euro investiti sull’organizzazione, 770 previsti come incasso globale. Chi vince si porta a casa 18 milioni di 66 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO euro. Soldi che fanno gola a tanti. Ecco perché non c’è una sola favorita, ma almeno quattro o cinque. E fra queste, sì, anche l’Italia. 67 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Il Trap non ha cambiato idea Ultimo test: Gattuso, Pirlo e Cassano destinati alla panchina dall’ inviato Antonio Ledà Il Trap ha deciso, la piccola comunità italiana che ha affollato la tribuna dello stadio del Balenenses anche. Così se il ct ha insistito con il modulo che ha regalato all’Italia la fase finale (Camoranesi, Del Piero e Totti dietro a Vieri), i tifosi Christian Vieri nel corso dell’amichevole hanno regalato gli applausi più convinti a Gattuso e Cassano. L’amichevole di oggi aveva poco da dire (troppo deboli i ragazzini del Belenenses) ma a una cosa è servita. Ribadire che nella testa dell’allenatore azzurro le gerarchie sono ben chiare. Gattuso, Pirlo e Cassano dovranno rassegnarsi, per ora, a fare le riserve. Nel primo tempo gli azzurri sono scesi in campo con la formazione che lunedì debutterà contro la Danimarca. Hanno cominciato al piccolo trotto poi si sono sciolti regalando qualche bella giocata e cinque reti una più bella dell’altra. M attatore della frazione è stato Vieri, autore di tre gol, ma anche Del Piero e Camoranesi si sono mossi bene togliendosi il gusto di battere Buffon, prestato ai ragazzini di casa. La ripresa si è aperta nel segno di Cassano che ha colpito due volte e ha servito un paio di assist deliziosi a Corradi. Il bomber è rimasto all’asciutto e i baby del Belenenses hanno avuto i loro cinque minuti di gloria con Capulo e Ruben Braga, bravi a pareggiare i conti con due tiracci da fuori area. Nel finale l’Italia ha colpito con M aterazzi e ha dilagato con Fiore, Cassano e Di Vaio. Il fantasista della Roma è stato protagonista dell’unico momento di apprensione della serata quando si è accasciato colpito duro a un caviglia. Trapattoni è 68 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO entrato in campo per verificare le sue condizioni ma la paura è durata poco. Cassano si è rialzato e ha concluso regolarmente la gara. Alla fine applausi per tutti ma poche indicazioni. Le condizioni degli azzurri sono sembrate buone anche se il test ha un valore solo relativo. Del Piero pare in crescita, Totti e Vieri sembrano non risentire del caldo e della pressione. Qualche nota stonata è arrivata dal reparto difensivo anche se il test vero sarà quello di lunedì. Domani la squadra tornerà ad allenarsi anche se il ct ha deciso di ridurre il ritmo. Gli azzurri lavoreranno solo la mattina (caldo permettendo) e poi avranno una serata libera. La prima da quando sono sbarcati a Lisbona. 69 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Panucci controcorrente: «Silenzio stampa? Io non ci sto» di Antonio Ledà (inviato a Lisbona) Finalmente un azzurro che non si prende troppo sul serio. O meglio che riesce a dare il giusto valore alla spedizione italiana in riva all’Atlantico. M auro German Camoranesi ha la faccia dura da indio ma il sorriso che si apre quanto parla della famiglia: «I miei arriveranno domenica dall’Argentina, non ne potevo proprio più. È la cosa che mi manca di più in questi ultimi giorni di attesa». È sincero il tornante della nazionale, anche quando parla delle pressioni della stampa: «Siete dei rompiscatole, stiamo lavorando per cercare di mantenere la calma e non leggiamo che polemiche». Già, le polemiche. Giovedì Fabio Cannavaro aveva parlato a nome di tutta la squadra ed era arrivato a minacciare il silenzio stampa. Oggi a “Casa Azzurri” si sono presentati Panucci, Pirlo, Corradi e Camoranesi. Tutti e quattro hanno affrontato il problema ma con toni molto più soft. «Le notizie che leggiamo sui giornali non ci stanno aiutando – ha spiegato Pirlo – però non c’è un’ipotesi di silenzio stampa. Cannavaro voleva solo chiedere un po’ più di collaborazione». Panucci è stato, se possibile, più esplicito: «Il silenzio stampa non mi piace. Se dovesse essere deciso io mi adeguerò, però mi sembra un’ipotesi molto remota. Con i compagni abbiamo parlato delle polemiche di questi giorni ma la cosa è finita li». Anche Corradi sembra ben contento di poter dire la sua davanti ai faretti delle telecamere e alla ressa dei giornalisti: «Veleni? Non ne voglio più sentire parlare. Pensiamo agli Europei e all’esordio di lunedì con la Danimarca. Dobbiamo scendere in campo concentrati e non lasciarci distrarre dalle 70 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO voci di mercato o da altre stupidaggini». Evviva allora la sincerità di Camoranesi: «Vivo questa vigilia con una curiosità che non si può raccontare. Per me è la prima volta e me la voglio godere tutta. È un momento che inseguivo da due anni, da quando ho ottenuto la cittadinanza italiana. Sapevo sarebbe arrivato». Il giocatore juventino sembra l’unico a non preoccuparsi delle scelte del Trap. Forse perché ha capito che nelle gerarchie del ct ha, in questo momento, qualche punto di vantaggio su Fiore. «Non credo di aver rubato il posto il posto a nessuno – si affretta a precisare – e non sono affatto sicuro di giocare. Sarà una scelta del mister che conosceremo solo lunedì pomeriggio. Io cerco di farmi trovare pronto e sono sicuro che questo gruppo disputerà un grande Europeo». Il pronostico è condiviso da Pirlo, uno che sta sempre bene attento a quello che dice. «Sarebbe stupido negare che siamo venuti a Lisbona per arrivare in finale. Abbiamo una squadra solida con alcune stelle di prima grandezza. Totti, Vieri e Del Piero sono giocatori che non si possono discutere e le alternative sono validissime. Dobbiamo puntare alla vittoria». E la formazione? Il milanista ha ormai scelto la linea della moderazione: «Il modulo è quello che ci ha portati a Lisbona. Dite che potrebbe penalizzarmi? Non so. Personalmente mi sento pronto e credo che avrò la mia chance». Convinto di poter arrivare lontano anche Panucci: «Non siamo mai stati così forti. Sappiamo di poter vincere anche se nel calcio le sorprese sono sempre in agguato». E per fugare sul nascere le domande sul mercato ecco il colpo a sorpresa: «Io resto nella Capitale senza porre nessuna condizione. Baldini e Sensi ci avevano promesso di allestire una formazione competitiva e non ho motivi per dubitarne. A Roma sto bene e credo che anche Totti resterà. Non so che accordi ci siano tra 71 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO lui e i vertici ma sarebbe bello ripartire tutti assieme». Parole freddine invece per Capello e per la Juve: «Il mister mi ha chiamato dopo aver firmato il nuovo contratto. Gli ho fatto gli auguri e ci siamo salutati. Io a Torino non ci vado di sicuro, a Roma ho appena comprato casa e non potrei più vivere in una città senza sole. E poi, lo ripeto, resto senza porre condizioni. Solo se fosse la società a chiedermi di andare via prenderei in considerazione di cambiare città. M a sarei comunque io a scegliere la nuova maglia». 72 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Troppe esternazioni, azzurri state zitti di Aldo Agroppi Azzurri in silenzio stampa? Direi che a questo punto sarebbe la scelta migliore. M a la decisione non dovrebbero prenderla i giocatori, dovrebbe essere la Federazione a imporla: tutti zitti, alle conferenze stampa si presenta solo Trapattoni. La colpa non è certo dei giornalisti, che raccontano o mandano in onda quello che i giocatori dicono. La colpa è dei giocatori che ogni giorno si presentano e fanno a gara a chi la spara più grossa. Tutti esternano, anche Totti che invece di concentrarsi sull’Europeo continua a parlare della Roma. M a che senso ha? Perché non smettete per venti giorni di pensare alle squadre di club, agli ingaggi e pensate ad allenarvi senza fare dichiarazioni polemiche? A questo punto dovrebbe intervenire pesantemente la Federazione. Ci vorrebbe uno che si presenta in ritiro, prende tutti da una parte e fa un discorsino semplice: «Non siete capaci di andare in conferenza stampa e parlare solo di nazionale senza far polemiche? Allora basta, da oggi tutti zitti, parla solo il Trap». Fra l’altro la cosa porta anche bene, l’unica volta che è stato fatto il silenzio stampa, in Spagna nel 1982, abbiamo vinto il M ondiale... M a passiamo alle partite vere. Finalmente si possono lasciare da parte le chiacchiere e cominciare a guardare un po’ di calcio. Credo che la prima vera grande partita possa essere FranciaInghilterra, frutto di un sorteggio un po’ strano: due grandi squadre così nello stesso gruppo e per giunta costrette a misurarsi subito fra di loro. M i sa che alla fine un pareggio potrebbe andar bene a tutti. Domani invece c’è il Portogallo, il paese organizzatore che 73 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO dovrà vedersela con la Grecia. Un compito facile facile per una buona squadra, che avrà anche qualche favore extra ma potrebbe scontare la pochezza dei suoi attaccanti. Pensate che gioca ancora Nuño Gomez, uno che lo abbiamo visto alla Fiorentina e che abbiamo capito quanto (poco) valga. Le favorite? L’Italia (che ha un girone facilissimo), la Francia, la Repubblica Ceca. E poi ci sarà, come sempre, una che nessuno si aspetta. Una volta vinse la Danimarca che era stata ripescata al posto della Jugoslavia. Non so quale squadra potrà essere stavolta la sorpresa, ma so che ci sarà. 74 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO SABATO 12 GIUGNO Portogallo, una vera tragedia greca Le partite della giornata inaugurale regalano una sorpresa shock: il Portogallo, paese organizzatore, perde contro la Cenerentola greca, la squadra che alla fine diventerà campione d’Europa battendo di nuovo i portoghesi nella sfida bis. Nessuno o quasi ipotizzava alla vigilia un epilogo di questo genere. La partita inaugurale finisce 2-1 per i greci mentre la Spagna fa fuori la Russia. Siamo a due giorni dal debutto azzurro e c’è grande attesa per le sfide di giornata: Svizzera-Croazia e, soprattutto, FranciaInghilterra. 75 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO IL TEDESCO OTTO REHHAGEL, CT DELLA GRECIA 76 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO L’incredibile disastro lusitano di Aldo Agroppi Il Portogallo è riuscito ad andare oltre ogni aspettativa negativa. Appena due giorni fa avevo scritto che avrebbe avuto un compito facile contro la Grecia ma che avrebbe potuto scontare la pochezza dei suoi attaccanti. La squadra di Scolari è riuscita addirittura a mettere in scena una vera e propria tragedia greca. Abbiamo visto scendere in campo un Portogallo disarmante, una squadra allo sfascio, con Rui Costa irriconoscibile, Figo che va a corrente alternata. A parziale scusante c’è senza dubbio l’emozione dell’esordio che in passato ha fregato anche altre squadre dei paesi organizzatori. Alla fine, un bravo allenatore come Rehhagel è riuscito a indovinare tutto con la sua Grecia e ad uscire da trionfatore. La Spagna invece ha vinto di misura ma ha meritato alla grande il successo contro la Russia. Però gli iberici non mi hanno convinto e la cosa più sorprendente è la condizione di Raul, giocatore simbolo in progressiva decadenza da mesi, da quando cioè la moglie lo ha lasciato per stare con un altro. Si vede che l’uomo ha sofferto e il giocatore ne ha risentito, pagando per questa situazione e facendo pagare tutto ciò anche alla squadra che comunque alla fine ha vinto e può pensare serenamente alla seconda sfida. E domani tocca finalmente all’Italia. Inutile nasconderci, siamo favoriti per la vittoria finale e dunque anche per questa sfida d’esordio contro la Danimarca, una squadra da non prendere sotto gamba anche se siamo nettamente superiori. Per ora gli azzurri hanno parlato molto, adesso è arrivato il momento dei fatti. Con una certezza: senza vittoria sarà una bufera di polemiche. Ci sono quelli che spingono per Pirlo, 77 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO per Cassano, che avrebbero voluto Gilardino... Il più a rischio è Del Piero: se non giocherà bene rischierà di uscire a secondo tempo iniziato per far posto a Cassano. E se poi il ragazzino dovesse rendere per come tutti si aspettano, Del Piero finirebbe in panchina con tante altre polemiche. Il campione si vede soprattutto in queste situazioni: la classe di Del Piero non si discute, la vera incognita è la condizione. Insomma, per l’Italia sarà una partita importante, per Del Piero una specie di esame di laurea. 78 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO SECONDA PARTE Il girone degli incubi 79 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO 80 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO DOM ENICA 13 GIUGNO Magico Zidane, l’Italia ci crede È la vigilia del debutto azzurro e c’è già un calciatore che spicca sugli altri. È Zinedine Zidane che a tempo scaduto risolleva la Francia con una doppietta che permette il sorpasso su un’Inghilterra che sta già pregustando il trionfo. Nell’altra sfida solo 0-0 e una noia mortale fra Svizzera e Croazia. Gli azzurri sognano la partenza sprint contro la Danimarca. Nell’altra sfida del girone si affrontano Svezia e Bulgaria. 81 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO FRANCESCO TOTTI, DI SPALLE, CON IL CT GIOVANNI TRAPATTONI 82 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Gli azzurri vogliono la partenza sprint Contro la Danimarca il Trap punta su Totti, Vieri e Del Piero di Antonio Ledà (inviato a Guimaraes) Ci siamo, è il giorno dell’Italia. Domani sera allo stadio Alfonso Enrique di Guimaraes, 350 chilometri a nord di Lisbona, la nazionale azzurra farà il suo esordio nella fase finale del campionato d’Europa. Sarà una gara difficile contro una squadra, la Danimarca, che gioca un calcio lento ma atletico e che ha il vantaggio di conoscerci bene. È la Danimarca di Helveg e Laursen, di Jorgensen e Tomasson. Gente da prendere con le pinze ma che non può spaventare la banda di Giovanni Trapattoni. M ai come questa volta gli azzurri, abituati a partire tra le critiche, arrivano al debutto con cucito addosso il ruolo di grandi favoriti. I giocatori ci sono (e che giocatori!) l’ambiente è buono, la squadra ha una fisionomia costruita in anni di paziente lavoro. C’è poi, aspetto affatto trascurabile, una gran voglia di rivincita dopo la figuraccia rimediata due anni fa ai mondiali nippo-coreani. Le premesse insomma ci sono tutte anche se, come ha ricordato il ct, sarà il campo, da oggi, a dover confermare o ribaltare i valori. L’Italia si presenta all’appuntamento con la Danimarca dopo un ritiro lunghissimo, condito da qualche polemica, ma che è servito per stabilire gerarchie e consolidare il gruppo. Trapattoni parte con lo schema che gli ha consentito di raggiungere il Portogallo e che nelle ultime amichevoli ha funzionato benissimo. È lo “schema Real” con Vieri al centro dell’attacco, Totti alle sue spalle, Del Piero e Camoranesi 83 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO esterni. Perrotta e Zanetti faranno da filtro a centrocampo davanti a quattro difensori: Panucci, Nesta, Cannavaro e Zambrotta. È una formazione che miscela estro e potenza. Che non rinuncia alle invenzioni di fuoriclasse del calibro di Totti e Del Piero ma che starà attenta a non sbilanciarsi. Sull’altro fronte Olsen sogna di ripetere l’impresa della Grecia (che ha battuto nella gara d’esordio il Portogallo) ma intanto manda in campo una squadra assai prudente. Davanti a Sorensen saranno schierati quattro difensori, Helveg, Laursen, Henriksen e Niclas Jensen, tre centrocampisti più due tornanti (Raidal e Jorgensen). È uno schema che prevede il marcamento a uomo su Totti, l’azzurro che i danesi temono di più, con la squadra tenuta molto corta ma pronta a colpire di rimessa. Vieri e compagni dovranno giocare come sanno, senza lasciarsi prendere dall’ansia di sbloccare subito il risultato, ma anche con la consapevolezza di non poter sbagliare. L’Europeo è un appuntamento troppo atteso e per molti sarà l’ultima occasione di salvare una stagione avara. Gli azzurrini dell’Under hanno dimostrato che l’impresa è possibile. Bisogna incrociare le dita e provare a imitarli. 84 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Il Trap ha deciso: non si cambia niente Camoranesi e Del Piero sulle fasce, Totti a sostegno di Vieri di Sandro Lulli (inviato a Guimaraes) «Aqui nasceu Portugal», si legge appena entri in città. Qui – appunto a Guimaraes – è nato il Portogallo, poco meno di mille anni fa. E qui, stasera, deve nascere l’Italia europea del Trap; forte, rigogliosa, sicura di sé. L’ago della bilancia di solito si sposta con il colpo di genio. Sì, la giocata, la prodezza, l’intuizione che serve per disorientare chi è ormai sicuro di averti preso le misure. Però l’opera potrà essere completata solo se ci sarà l’impalcatura tattica a prova d’urto. E attenzione: il ct M orten Olsen è uno che mastica calcio. Trapattoni lo sa e non è un caso che oggi per mezz’ora abbia voluto lo stadio Afonso Henriques vuoto. Proprio per provare le contromisure da adottare nel caso in cui la nazionale s’imbattesse in un quadro tattico ostico. Lo schema. L’Italia non varierà i suoi schemi mentre i danesi pensano di avere studiato le trappole giuste. Trapattoni si affiderà al collaudato 4-2-3-1, con Nesta e Cannavaro centrali dinanzi a Buffon, Panucci e Zambrotta ai lati, poi Perrotta e Zanetti faticatori; Camoranesi, Totti e Del Piero dietro a Bobone Vieri. Pericolo. È chiaro che Camoranesi sarà quello a cui il Trap chiederà maggiore sacrificio, sulla destra dove Panucci dovrà dare il giusto supporto. È anche chiaro che dalla parte opposta Zambrotta, con quella sua adattabilità alle più svariate soluzioni tattiche, potrà incidere non poco nella prestazione di Del Piero, al quale, se risparmia arretramenti, 85 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO ne guadagna tutta la squadra sul piano della creazione di gioco. E Totti? Sarà guardato a vista, forse da Henriksen. M a se il Trap pensa di aprire varchi nella retroguardia danese tenendo basso il romanista, può mandare in tilt la catena del gioco offensivo. Capello ha tracciato una strada sicura. Nesta super. Ci vorrà anche un super Nesta, in questo debutto importante dal quale attingere fiducia e col quale allontanare le polemiche che, dopo il pessimo M ondiale, avvelenerebbero l’ambiente. Nesta conosce bene Tomasson e conosce l’abilità del compagno milanista nell’avventarsi sui palloni giusti al momento giusto. Duello fondamentale. Incertezza. Il ct Olsen forse rinuncerà al 4-3-3 a favore o di un 4-5-1, con Tomasson alla Vieri, Rommedhal attaccante di destra, l’udinese Jorgensen a sinistra, entrambi capaci di supportare i faticatori Poulsen e Claus Jensen. Il Trap potrà giocarsi le carte Cassano, Gattuso e Pirlo; Olsen punta forte su Sand, uno che vede la porta. E per fortuna che non c’è Gronkjaer. 86 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO LUNEDÌ 14 GIUGNO Italia spenta, un pareggino al debutto Non comincia bene l’Europeo. Un’Italia spenta rimedia un punto che pare oro contro la Danimarca. Sarà la partita dello scandalo dello sputo di Francesco Totti al danese Poulsen, ma questo lo scopriremo più avanti. Nell’altra sfida del girone la Svezia spaventa gli azzurri con cinque gol alla Bulgaria. 87 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO LO SGUARDO NON TROPPO SODDISFATTO DI ALESSANDRO DEL PIERO 88 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Due occasioni, il pari è d’oro Contro la Danimarca finisce 0-0 di Antonio Ledà (inviato a Guimaraes) Ahi ahi. Chi aveva immaginato un Europeo tutto in discesa deve cominciare a ricredersi. L’Italia ha sudato, e non solo nel senso letterale del termine, per portare a casa un pareggio che alla vigilia nessuno avrebbe sottoscritto. E in più in serata la Svezia, nostra prossima avversaria, ha schiantato la Bulgaria. La gara d’esordio è stata tutta in salita, con gli azzurri in difficoltà e una Danimarca che ha fatto vedere di essere formazione veloce e ben messa in campo. I danesi si sono subito impossessati del pallino del gioco e non lo hanno più ceduto. È vero che anche gli azzurri hanno avuto un paio di occasioni per sbloccare il risultato, ma sarebbe stato un furto. Il pareggio non compromette il cammino verso la finale di Lisbona e forse può essere utile per riportare il gruppo con i piedi per terra. In fondo c’è un precedente che può tranquillizzare il Trap. Il 14 giugno di 22 anni fa gli azzurri esordirono nel mondiale spagnolo con uno striminzito 0-0 contro la Polonia. Ricordiamo tutti come finì. L’Italia è scesa in campo nervosa ed è apparsa subito in difficoltà contro una formazione ben sistemata e in splendida condizione. Rommedahl a destra e Jorgensen a sinistra hanno interpretato da maestri il ruolo di esterni rafforzando il centrocampo quando gli azzurri entravano in possesso di palla, tenendosi larghi e pericolosissimi nelle azioni di attacco. Sono stati loro a far saltare i piani del Trap. Zambrotta si è dovuto rassegnare a giocare sulla linea dei difensori e anche Camoranesi è dovuto rientrare per dare una mano a Perrotta e 89 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Zanetti. Perso il controllo del centrocampo gli azzurri hanno smarrito la possibilità di costruire azioni manovrate. Del Piero si è spremuto all’inseguimento di Helveg e Totti e Vieri hanno avuto pochissimi palloni. Per fortuna dietro la squadra ha tenuto con Nesta e Cannavaro che hanno sbagliato pochissimo e Panucci che ha fatto argine alle incursioni di Jensen. Nonostante tutto i danesi hanno costruito almeno tre o quattro palle gol e dalla curva dei tifosi azzurri sono arrivato i primi cori «Gattuto-Gattuso». Il Trap non si è lasciato convincere e la ripresa è cominciata così come si era concluso il primo tempo. L’Italia ha continuato a soffrire con i rossi padroni del centrocampo e rapidi nel sostenere le punte con inserimenti da dietro. Trap deve essere stato tentato dall’idea di rafforzare il centrocampo ma il caldo gli ha complicato la vita costringendolo a tre cambi che non hanno modificato il 4-2-3-1 iniziale: Gattuso per Zanetti (stremato), Cassano per Del Piero e Fiore per Zambrotta. L’Italia è sembrata più pimpante, ha creato un paio di occasioni ma alla fine deve ringraziare San Buffon. E allora accontentiamoci di un punto. Danimarca-Italia 0-0 Danimarca (4-4-1-1): Sorensen 7; Helveg 7, Jensen N. 6,5, Henriksen 6, Laursen 6,5; Jensen D. 6, Poulsen 6,5 (31’ st, Piske), Rommedahl 6,5, Jorgensen 6 (27’ st, Perez sv); Tomasson 7; Sand 5 (24’ st Jensen C. sv). A disposizione: 16 Skov-Jensen (p), 22 Andersen (p), 2 Bogelund, 13 Kroldrup, 12 Kahlenberg, 21 M adsen, 23 Lovenkrands. Allenatore: Olsen. Italia (4-2-3-1): Buffon 6,5; Panucci 6, Cannavaro 6,5, Nesta 90 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO 7, Zambrotta 6; Perrotta 5,5, Zanetti 5,5 (12’ st Gattuso sv); Camoranesi 4 (22’ st Fiore sv), Totti 6,5, Del Piero 5,5 (18’ st Cassano sv); Vieri 6. A disposizione: 12 Toldo (p), 22 Peruzzi (p), 3 Oddo, 6 Ferrari, 15 Favalli, 23 M aterazzi, 21 Pirlo, 11 Corradi, 17 Di Vaio. Allenatore: Trapattoni. Arbitro: Gonzales (Spagna) Ammoniti: Tomasson al 29’ pt, Helveg al 22’ st; Cannavaro al 16’ st, Cassano al 25’ st, Gattuso al 36’ st, Totti al 48’ st. 91 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Niente paura, la prima è un’insidia di Aldo Agroppi Italia deludente ma non sono sorpreso. La partita d’esordio non è mai facile per nessuno e anche in questo Europeo si sono viste situazioni simili e anche peggiori: il Portogallo ha perso e i giocatori hanno detto di aver patito la pressione della vigilia; Francia e Inghilterra, pur regalando emozioni nel finale, non hanno certo brillato. Insomma, nessuna squadra di prima fascia è al massimo e anche dall’Italia non potevamo aspettarci una prestazione di primo livello. E poi sono mancati alcuni singoli di primo piano come Vieri (inesistente) e Totti (a corrente alternata). Io comunque non mi preoccuperei troppo, perché la Danimarca è la squadra più forte – dopo di noi – nel girone e in questo momento ha una condizione atletica ottima, gioca a memoria. Avete visto come hanno reso Laursen ed Helveg, due che nel nostro campionato non hanno certo brillato? È che nel loro ambiente hanno saputo dare il meglio. Alla fine il pareggio va benissimo, perché è vero che potevamo vincere ma anche loro hanno avuto le occasioni per far gol. Insomma, un punticino che ci permette di guardare avanti. Nulla è compromesso e possiamo tranquillamente progredire nelle prossime partite. Trapattoni naturalmente sa cosa deve fare, come dare tranquillità alla squadra. Non credo che ci possano essere bocciature eccellenti, perché è vero che ha sostituito Del Piero e Zanetti con Cassano e Gattuso ma anche i sostituti non hanno brillato, non ci siamo trovati di fronte a un divario di rendimento fra presunti titolari e riserve emergenti. L’unico che secondo me rischia il posto è Camoranesi, uno 92 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO che con quel look lì con me non sarebbe neanche entrato in campo. A parte che io uno scarto degli argentini non lo avrei mai convocato, primo perché è una sconfessione del nostro vivaio, poi perché in quel ruolo Zambrotta e Fiore possono fare molto meglio. Io ho giocato 11 anni al Torino, ai torinisti voglio un mare di bene e loro lo vogliono a me ma non per questo ho smesso di essere di Piombino. Camoranesi non può diventare italiano per decreto e poi è sinceramente scarso. 93 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Trapattoni: «Pareggio salutare» Il ct: queste partite possono farci raggiungere il giusto spirito di Sandro Lulli (inviato a Guimaraes) Uno schiaffo. Lo chiama proprio così il primo tempo insipido e tremebondo degli azzurri. «Sì, uno schiaffo che ci ha fatto bene. Perché avete notato che nel secondo tempo si è vista proprio un’altra partita?». Un collega inglese: «Che cosa ha detto ai suoi giocatori nell’intervallo?». Il Trap ha la battuta in serbo: «M assì, lo posso anche dire, questi sono segreti di Pulcinella anche se tu non sai chi è Pulcinella. Ai miei giocatori ho detto che dovevano rimanere più corti, perché non potevamo continuare ad attaccare con i lanci lunghi. Eppoi ai miei attaccanti ho suggerito di stare più vicini, altrimenti non avrebbero mai avuto possibilità di andare in gol». Trapattoni, sinceramente, è deluso da questo debutto? «Sono deluso per il pareggio perché avrei voluto vincere anche se la Danimarca non meritava certo di perdere». Ma a che cosa attribuisce il pessimo primo tempo? «Lo attribuisco innanzitutto a una condizione che forse non è ottimale, ma anche al caldo che pure c’era pure per la Danimarca che però avendo una condizione migliore della nostra lo ha accusato meno». E così nella ripresa loro sono calati... «Sì, la Danimarca aveva speso tanto nei primi 45’ e ha rallentato la sua azione, la temperatura è scesa di almeno tre gradi passando da 34 a 31 e questo ci ha permesso di disputare una frazione buona. Contro la Svezia dovremo 94 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO ripartire dalla nostra ripresa». Magari anche con qualche cambio. Perché non ha visto che alcuni elementi erano sulle gambe? «Sono d’accordo. Qualche variazione la opererò. M agari una in partenza, poi altre due strada facendo. Oggi mi sarebbe servito anche il quarto cambio...». Totti marcato a uomo da Poulsen, come si aspettava. Ma il romanista non avrebbe potuto cercare di sottrarsi alla marcatura in qualche altra maniera? «Il problema era generale. Tutti erano in difficoltà per cui non ho motivo di dare la colpa a questo o quello. Ne ho visti tanti azzurri in difficoltà. Prepariamoci a soffrire anche con Svezia e Bulgaria, altre squadre da non sottovalutare anche se giocheremo in ore più fresche e questo ci servirà anche se dovremo lavorare in questi giorni per migliorare». Però l’inserimento di Gattuso ha dato subito tono. «Non c’è dubbio, sapevo che Gattuso stava bene e lo ha dimostrato...». Parlava di alcuni giocatori sottotono. «Non solo Totti, anche Del Piero, Vieri, Camoranesi. M a almeno altri cinque elementi non sono riusciti a emergere». Parliamo di Cassano e del suo inserimento nella ripresa. «Ho giocato a calcio per tanti anni. Potevo scendere in campo in qualsiasi momento ed entravo in partita. Cassano invece non è ancora abituato per queste situazioni. È giovane ha trovato una partita complessa». E allora cosa succede? «Parlerò chiaro a tutti e ripartiremo». 95 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Totti, Picasso stanco con le vesciche di Stefano Edel (inviato a Guimaraes) Totti come Picasso? Caro Trap, lasciamo perdere i paragoni azzardati, e non scomodiamo i geni dell’arte. Il “valore aggiunto” dell’Italia, per dirla con le parole del ct, non si vede, anzi si scolora nel catino bollente dello stadio di Guimaraes, dove iniziamo l’Europeo con uno 0 a 0 decisamente poco onorevole. Problemi di scarpe per il talento romano, ma la giustificazione dei ferri del mestiere poco... ferri nella circostanza regge fino a un certo punto. S ponsor e vesciche. La prestazione del campione tanto sbandierato alla vigilia è decisamente di quelle sotto tono, inquinata alla fine da un’ammonizione che potrebbe pesare molto nel corso della manifestazione. D’accordo il caldo – 32 gradi all’inizio, addirittura 34 al riposo – ma Francesco fa subito capire di non essere nella giornata ideale: stenta a trovare la posizione, anzi per la verità in avvio di gara si colloca appena un po’ dietro a Vieri e a Del Piero, con il compito – così vorrebbe l’allenatore – di inventare a beneficio dei due. M a le idee latitano. Dopo 12’ il primo “lampo” (se ne conteranno quattro nell’arco dei 90’): punizione da 25 metri deviata da Sorensen in angolo. Se non altro, la porta l’aveva inquadrata. M orten Olsen, come previsto, gli mette alle costole un “mastino” del centrocampo, Christian Poulsen, e lui soffre. M a ancor più gli creano fastidio gli scarpini, tant’è che dopo 29’ er Pupone si avvicina alla panchina e chiede un paio di calzature diverse. E meno male che la Nike, lo sponsor con cui ha firmato un sontuoso contratto da 500.000 euro all’anno per cinque anni, proprio su di lui e su Figo ha investito a livello 96 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO d’immagine per pubblicizzare il suo ultimo prodotto, le “Top 90”. Qualcosina si era intuito alla vigilia, quando il romanista si era fermato nel corso dell’allenamento toccandosi i piedi, ma le vesciche (e il caldo) lo tormentano più di quanto si immagini. «S tai più indietro». C’è un pregevole colpo di tacco secondo “lampo” – a beneficio di Camoranesi, al 36’, poi arriva l’ordine del Trap dalla panchina: «Francesco, arretra! Dieci-quindici metri». L’intento è quello di tirarlo fuori dalla tenaglia azionata da Poulsen e Daniel Jensen, efficace quanto basta per togliere spazio all’elemento più creativo della nostra squadra. Totti esegue, si porta quasi a ridosso di Nesta e Cannavaro, prende il pallone e lancia, ma la precisione gli fa difetto. Non è giornata, appunto. Eppure il campione c’è, dagli l’occasione giusta e ti può far gol. L’urlo resta strozzato in gola, al 44’: prima su Del Piero, poi proprio su di lui, che si era liberato benissimo sul palo di sinistra, Sorensen ribatte alla grande. Meglio da regista, ma… La ripresa si apre con il quarto (e, ahimè, ultimo) colpo da manuale: 8’, lancio magistrale in profondità per Zambrotta, che in area spreca, calciando sul fondo, una palla d’oro. La partita del (presunto) genio azzurro finisce praticamente qui. Neppure l’ingresso di Cassano al posto di Del Piero ispira qualcosa di nuovo, a rinverdire certi duetti da manuale in chiave romanista. Francesco si sposta a sinistra, il giovanotto barese va a destra. M a Totti deve arretrare, così chiede il ct e così impone anche il canovaccio tattico della gara, perché i danesi ci danno dentro e soffocano l’estro, lì in mezzo. Due punizioni prima del 90’, una a girare ma con il portiere ben piazzato e l’altra da dimenticare (la sfera sorvola la traversa di un bel po’) sono tutto ciò che il numero 10 può mettere sul piatto. Sino al cartellino giallo, 97 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO rimediato proprio nell’ultimo dei tre minuti di recupero concessi dall’arbitro M ejuto Gonzàlez per uno stupido fallo sul capitano dei danesi, Henriksen, a gamba alzata, entrando duro sullo stinco dell’avversario. No, Francesco, meglio lasciar stare Picasso. E sperare in un riscatto, scarpe permettendo, con la Svezia. 98 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO M ARTEDÌ 15 GIUGNO Il day after azzurro: cambi in arrivo Il pari con la Danimarca ha lasciato non pochi strascichi: il ct Giovanni Trapattoni medita qualche cambio ma non l’inserimento dell’invocatissimo Andrea Pirlo. Gattuso se la prende con qualche compagno non troppo incisivo e all’estero al solito prendono in giro il nostro modo di giocare rinunciatario e ironizzano sul tridente messo in campo dal Trap: tridente azzurro, sì quello difensivo. Nelle partite di giornata, quelle del girone D, Germania e Olanda chiudono sull’1-1 mentre la Repubblica Ceca supera la Lettonia per 2-1. 99 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO LA GRINTA DI RINO GATTUSO, IN CAMPO E FUORI 100 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Il Trap annuncia novità ma non pensa a Pirlo di Sandro Lulli (inviato a Lisbona) Hanno parlato a lungo, ieri mattina, dopo la scena muta della sera prima con una Danimarca che non credeva ai propri occhi. Perché era un’Italia senza luce, senza profondità. Senza peso specifico. Il Trap ha confessato tutti: «M a che succede?». I giocatori: «Siamo mortificati». Poi gli azzurri si sono riuniti: «Qualcuno ha fatto il fighetto, non deve più succedere», è stato sentenziato. M essaggio diretto soprattutto a Totti, che ha capito: vesciche ai piedi, una ferita all’orgoglio. Consoliamoci: dopo avvii stentati l’Italia ha sempre scritto pagine memorabili. Nel frattempo, dopo le treccine, le code, le rasature, i calzini di cartavetrata e le scarpe che stringono i piedi e prosciugano la fantasia, il caldo che avvolge solo i nostri mentre gli altri è come se giocassero con il condizionatore incorporato, siamo in attesa di vedere un po’ di calcio; con la preoccupazione di non vederlo, oppure di vederlo quando sarà tardi. Intanto sono alle viste due cambi: sicuro quello di Gattuso per Zanetti, traballa Camoranesi. Trapattoni, ce la vuole dare una speranza che contro la S vezia non andremo incontro a un primo tempo come quello con i danesi? «La speranza ce l’ho, perché questa Italia è in grado di vincere le prossime sfide...». Quindi che cosa dovrà succedere? «Che dovremo giocare come sappiamo. Gli azzurri li ho visti avviliti, addirittura mortificati. Però la partita dovranno farla loro sia a livello collettivo sia soggettivo». Quali sono le condizioni a cui ancorare la svolta? «Innanzitutto, con la Svezia giocheremo un’ora e mezzo dopo 101 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO e ci sarà meno caldo. E poi ritengo che contro la Danimarca la squadra non sia entrata in sintonia con questa manifestazione». Quindi... «Quindi rispetto dei ruoli, rispetto delle posizioni in campo. Non più lunghi e larghi, ma corti e stretti. Amici cari l’Italia è sempre stata così, sono stati i grandi campioni delle varie epoche a togliere le castagne dal fuoco». Non ha avuto l’impressione che i danesi fossero più attaccati alla maglia? «Non sono d’accordo. Fosse così non avremmo disputato quel buon secondo tempo. Una ripresa che ha anche dimostrato che non è vero che abbiamo una condizione atletica imperfetta». Ma non è stato proprio lei a parlare di condizione non ottimale, nel dopopartita riferendosi a tre, quattro giocatori. «No, no. Io ho solo detto che il caldo era stato accusato moltissimo prosciugando la bocca, rendendo affannosa la respirazione». Ma contro la S vezia ripartirà dalla squadra del primo o del secondo tempo? «Non farò stravolgimenti, sia chiaro. Ci sarà un inserimento (Gattuso per Zanetti, ndr) al massimo due. Dovremo ripartire con la squadra del primo tempo ma con la mentalità del secondo. Perché l’Italia ha una sua fisionomia e non saranno due o tre giocatori a cambiare volto. O si gioca tutti al massimo oppure diventa un problema. Inoltre chi sa suonare il violino non deve passare al contrabbasso». Chiaro il riferimento a Totti. Però c’è un pericolo: che adesso Totti venga sempre marcato in maniera così asfissiante. 102 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO «È vero, però Totti innanzitutto può giocare meglio, eppoi non è detto che i prossimi marcatori siano bravi come Poulsen. La verità è che se cresciamo tutti cresce anche Totti». Ma a Pirlo non pensa per niente? «In questo momento no. Nel M ilan si è ritagliato una posizione che non avrebbe qui. Ci sono giocatori come Gattuso, Zanetti e Perrotta che hanno maggiori attitudini a entrare negli schemi». S vezia da temere. Eppure l’Italia dovrà attaccare, se vuole vincere. «M a se credono che si resti col sedere scoperto sbagliano. Noi non faremo come la Bulgaria che ha prestato il fianco alle scorribande di Ibrahimovic e Larsson». 103 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Sbagliare ci sta, insistere proprio no di Aldo Agroppi Telefonate, gente per strada che mi ferma e mi chiede: «Aldo, ma cosa ti è successo, perché non hai sparato a zero sulla Nazionale?». La risposta è semplice: aspetto venerdì, dopo la sfida con la Svezia. Se andrà male allora mi scatenerò, oggi non me la sento perché non è il caso di fare processi dopo la prima partita, tradizionalmente difficile per le grandi. E poi l’Italia non ha una gran tradizione con le sfide inaugurali. Nell’82 vincemmo il titolo mondiale ma facemmo tre pari piuttosto insipidi nel girone eliminatorio, nel ’94 perdemmo la prima e arrivammo in finale. La forza reale dell’Italia non è quella vista con la Danimarca e venerdì deve per forza venir fuori, perché i nostri giocatori sono fermi da un mese, hanno fatto solo allenamenti e amichevoli ma per trovare la vera condizioni servono le partite. Contro la Danimarca, oltre alla tensione, c’era anche un po’ di ruggine. È vero, sono sempre pronto a criticare, ma stavolta sono fra quelli che frenano. Ho letto bocciature ingenerose e ingiuste. Vedrete, il Trapattoni cambierà quello che c’è da cambiare: uscirà senz’altro Camoranesi, poi ha una gran voglia di mettere Gattuso e Pirlo, anche se su quest’ultimo sta frenando. E poi ha anche il dubbio Del Piero. M a il Trap non può far grandi rivoluzioni. E poi anche la Svezia non è così forte, ha giocato con una Bulgaria da dopolavoro. A rigor di logica l’Italia era ed è in grado di vincere tutte e tre le partite del girone, una l’ha ciccata, un altro pareggio sarebbe drammatico. Però a quel punto mi scatenerei. 104 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Gattuso: «Chi non ci crede torni pure a casa» di Antonio Ledà (inviato a Lisbona) Le scarpette sbagliate, il caldo, l’emozione del debutto. Il giorno dopo il deludente pareggio con la Danimarca in casa Italia si cercano attenuanti. Comincia il Trap, difendendo il suo modulo, continuano gli azzurri, ancora certi di poter disputare un grande Europeo. L’unico ad andare controcorrente è, per l’ennesima volta, Gennaro Gattuso. Il mediano non teme di dire le cose come stanno e lo fa con la stessa grazia di un elefante in un negozio di cristalleria. Il primo tabù ad andare in frantumi è quello dell’infallibilità del ct. Gattuso non accusa apertamente Trapattoni ma lo lavora ai fianchi con bordate pesantissime. «Stiamo dando troppa importanza all’allenatore – ha detto testualmente – In campo andiamo noi e tocca a noi decidere come gestire la partita». Un modo spiccio per spostare il peso (ma anche gli eventuali onori) dalla spedizione in Portogallo dalla panchina ai giocatori. E per chi non avesse capito il messaggio, ecco un’altra frase che la dice lunga su come sta cambiando il clima nello spogliatoio: «Siamo rimasti sorpresi dall’atteggiamento tattico della Damimarca e abbiamo faticato ad adeguarci, ora dobbiamo cercare di non ripetere l’errore con la Svezia per non vanificare due anni di lavoro. Tocca a noi giocatori trovare le contromisure». Gattuso si candida dunque a leader e chiama a raccolta chi non ci sta a uscire al primo turno perché «sarebbe una vergogna». Fino a lunedì l’Italia era una fra le candidate alla vittoria, oggi si parla già di spareggio. Che cosa è cambiato? 105 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO «Purtroppo abbiamo fatto una partitaccia. Abbiamo cominciato male e non siamo mai riusciti a imporre il nostro gioco. La Danimarca ci ha messo in difficoltà con Tomasson nel ruolo di mezza punta e con due esterni che sono stati bravissimi sia in fase di attacco sia in copertura. Noi ci siamo trovati in inferiorità numerica a centrocampo e abbiamo sprecato un mare di energie senza raccogliere nulla». I limiti della squadra si sono visti subito. Non era possibile correggerli? «Dalla tribuna si fa presto a parlare, in campo è un’altra cosa. Ci siamo accorti che eravamo in difficoltà ma poi si è aggiunto il caldo, la tensione e il valore degli avversari. Tutte cose che hanno avuto il loro peso». Possibile che l’Italia sia condannata a partire male? Non vi è venuto il dubbio di aver sbagliato la preparazione? «Assolutamente no. Lunedì non ci hanno tradito le gambe e nemmeno il carattere. Se non avessimo avuto una buona condizioni fisica avremo perso 5-0 come la Bulgaria. Ci siamo salvati proprio perché stiamo bene fisicamente». A chi dà le colpe della brutta figura di lunedì? «All’80 per cento a noi giocatori. Siamo noi che scendiamo in campo e che dobbiamo capire quando attaccare e come difenderci. Il mister in questi casi può far poco. Con la Danimarca abbiamo corso a vuoto per la quasi tutta la partita recuperando pochissimi palloni. È chiaro che se il centrocampo non funziona le punte non ricevono palloni e la difesa va sotto pressione». Ora c’è la S vezia. Che cosa cambia? «Cambia che è già una partita decisiva. M a io dico che non dobbiamo aver paura. O meglio se due giorni fa dicevamo di sentirci pronti a lottare per la vittoria finale e oggi temiamo la Svezia è meglio fare subito le valigie e tornarcene a casa». 106 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Pessimista? «Affatto. Con la Danimarca c’è andata di lusso ma nelle prossime gare dovremo dimostrare di essere una squadra vera. Ieri ne abbiamo parlato a lungo nello spogliatoio e credo che riusciremo a reagire». 107 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Tedeschi e spagnoli se la ridono: «Italia, tridente... difensivo» di Maurizio Di Giangiacomo Il giorno dello scivolone dell’Italia è tradizionalmente quello più atteso dalla stampa europea. In prima fila, come sempre, tedeschi e spagnoli: i primi per la storica rivalità (con l’aggravante Trapattoni); gli iberici per la differente concezione del calcio, catenacciari (e spesso vincenti) noi, offensivisti (e spesso a casa anzitempo) loro. «0-0 - M amma M ia (in italiano, ndr). Falsa partenza per il Trap», titola la B.Z. di Berlino, secondo la quale «il trio delle meraviglie di Trapattoni si è addormentato». Riesumando le espressioni usate da Trapattoni nel suo tedesco “maccheronico” in occasione della storica conferenza stampa ai tempi del Bayern, anche la Bild va all’attacco degli azzurri. «Italien kommt nicht auf Trap» (L’Italia non comincia a trottare), titola il quotidiano popolare tedesco, sottolineando che le mega-star del Trap hanno giocato come bottiglie vuote, Flasche leer, proprio l’immagine che il ct azzurro aveva usato per criticare i suoi giocatori a M onaco. Come abbiamo già sottolineato, gli spagnoli più che con il Trap (comunque messo in croce) se la prendono con il concetto italiano di calcio. «Nell’Italia ha funzionato il tridente... difensivo. Anche se giocano insieme Del Piero, Totti e Vieri non cambia nulla, perché l’Italia continua a giocare nello stesso modo, ovvero male, e Trapattoni non cambia e non cambierà anche se stampa e tifosi lo chiedono gridando», scrive il quotidiano sportivo As. Gli fa eco El Pais, secondo il quale le stelle dell’attacco italiano sono costrette a giocare «l’arido calcio che predicano allenatori come 108 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Trapattoni». Non è da meno M arca, che se la prende con il centrocampo azzurro «una corazzata Potemkin incapace di servire il tridente d’attacco. L’Italia ha interpretato il consueto ruolo: difendere bene, farsi dominare in attesa della prima occasione per risolvere la partita, vincendo uno o mezzo a zero». Il quotidiano sportivo iberico, in ogni caso, “spara” anche su Totti: la sua entrata su Henriksen sarebbe «il simbolo di tutta l’impotenza azzurra. Totti, imbrigliato in un sistema ultradifensivo, ha perso le staffe perché, stanco d’inseguire i danesi, non è riuscito a esibire le sue qualità, nemmeno in un calcio piazzato finito altissimo». Gli spagnoli sanno, però, che l’Italia è ancora capace di tutto. «Nel M ondiale ’82 l’Italia pareggiò tutte le partite della prima fase e alla fine si laureò squadra campione del M ondo», ricorda ancora As. Più soft il commento al mezzo passo falso azzurro della stampa francese. L’Équipe titola in prima pagina «Italia, piano piano», nella nostra lingua, osservando che «le belle promesse e le parole italiane sono state soffocate dal caldo e dal pressing danese». Un pochino più piccante Le Figarò, secondo il quale «La Danimarca ha raffreddato l’Italia. Incapaci di prendere in mano la partita, spesso sopraffatti dalla freschezza danese, gli italiani dovranno riprendersi contro la Svezia e la Bulgaria, se vogliono mettere fine a due decenni di carestia». Sarà l’amicizia fra Berlusconi e Putin, fatto sta che gli unici commenti lusinghieri per gli azzurri arrivano dalla Russia. Secondo il Kommersant, quello fra Danimarca e Italia è stato il miglior incontro fin qui disputato in Portogallo (!). L’inviato del quotidiano russo scrive che Trapattoni dispone di «attaccanti straordinari, da Francesco Totti ad Alessandro Del 109 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Piero a Christian Vieri». Che il porto dia alla testa anche a chi è abituato alla vodka? 110 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO M ERCOLEDÌ 16 GIUGNO Lo sputo di Totti, un colpo da ko È il giorno peggiore per la spedizione azzurra. Una ripresa tv mostra chiaramente come Francesco Totti, reagendo all’ennesima provocazione del danese Christian Poulsen, abbia sputato addosso all’avversario. È l’inizio della fine, un colpo da ko per la serenità del gruppo azzurro già minata da polemiche nate durante la fase di avvicinamento a questo Europeo. Nelle partite di giornata, le prime del secondo giro di sfide, riscatto del Portogallo (2-0) contro la Russia che saluta in anticipo e pareggio (11) fra Spagna e Grecia. 111 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO LO SPUTO DI FRANCESCO TOTTI A CHRISTIAN PULSEN 112 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Il romanista mette nei guai gli azzurri Sputo a un avversario: incastrato dalla tv di Antonio Ledà (inviato a Lisbona) Doveva essere il Picasso dell’Italia, rischia di diventarne lo scarabocchio. Francesco Totti, l’uomo che doveva regalarci l’Europeo rischia di tornare a casa prima ancora della sfida con la Svezia. Una televisione danese ha mandato in onda già martedì un filmato nel quale si vede l’azzurro inseguire e sputare a un avversario. Un gesto antisportivo che Totti rischia di pagare carissimo. Nel pomeriggio la federazione danese ha consegnato il filmato all’Uefa chiedendo sanzioni. La commissione disciplinare si riunirà domani mattina in un albergo di Lisbona e poi emetterà la sua sentenza. La commissione disciplinare ha già chiesto spiegazioni al numero 10 azzurro e domani, dopo averlo sentito, emetterà la sentenza. Poulsen è già stato ascoltato oggi. Per Totti – che si scuserà col danese, sottolineando di essere stato provocato e spiegando che l’avversario non ha protestato – gli Europei potrebbero essersi conclusi in anticipo. Le immagini sono impietose. Si vede un contatto fra l’attaccante e il centrocampista danese Christian Poulsen e la brutta reazione dell’azzurro che insegue l’avversario, lo affianca e lo centra in pieno viso con uno sputo. Poulsen resta stupito poi riprende a giocare perché l’arbitro è troppo lontano per aver visto qualcosa. Neppure dalle tribune si è notato qualcosa. Il fattaccio sarebbe passato inosservato se un sito web danese non avesse messo in rete tre fotogrammi che in un attimo hanno fatto il giro del mondo. La bomba è esplosa nel ritiro azzurro nel primo 113 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO pomeriggio. All’inizio si è pensato a uno scherzo, poi a un fotomontaggio, poi a una forzatura. Con il passare delle ore, però, la vicenda si è delineata in tutta la sua gravità. E quando gli azzurri stavano per scendere in campo per l’allenamento pomeridiano è arrivata la temuta conferma: la Federazione danese ha girato le immagini all’Uefa chiedendo l’apertura ufficiale di un’inchiesta. La delegazione italiana è stata invitata a presentare le controdeduzioni entro la mezzanotte di oggi mentre Totti ha ottenuto di essere sentito domani mattina alle 10, appena prima che venga emessa la sentenza. L’azzurro sarà assistito dall’avvocato Giulia Bongiorno, uno dei legali di Giulio Andreotti, e dal capo dell’ufficio legale della Figc, M ario Gallavotti, arrivati a Lisbona con un aereo privato. Anche la Roma sosterrà il suo capitano con un esperto. Le speranze di evitare la squalifica sono scarsissime. Nel clan italiano si ipotizza uno stop di tre giornate considerata l’importanza della manifestazione e i ripetuti inviti dell’Uefa al rispetto delle regole. M a potrebbero anche essere di più. La disciplinare, presieduta dallo spagnolo Vilaseca, dovrà tenere in considerazione la volontarietà del gesto, l’affidabilità del filmato e le eventuali provocazioni. Tutti elementi sui quali le riprese tv lasciano pochissimi margini di dubbio. L’avventura europea di Totti sembra dunque arrivata al capolinea con i 90 minuti giocati a Guimaraes. Lui, la stella più attesa del torneo, ha cercato di non far vedere la delusione presentandosi regolarmente all’allenamento pomeridiano. Il Trap gli ha consegnato la pettorina gialla delle riserve ma lo ha seguito con un affetto e una attenzione particolare. Il suo Picasso, l’uomo sul quale aveva costruito la squadra, sarà disponibile, se tutto andrà bene per la finale. Riuscirà l’Italia ad arrivare così lontano? E se invece fosse proprio questa la 114 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO scossa che tutti invocavano per rilanciare le quotazioni azzurre? 115 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Se la testa serve solo per il cappello di Aldo Agroppi Un vecchio saggio del calcio come Vujadin Boskov mi diceva sempre: «Caro Aldo, testa di calciatore buona solo per portare cappello». È vero, ci sono giocatori laureati, tantissimi sono intelligenti e preparati, ma in questo caso il detto di Boskov calza a pennello. Totti non ha attenuanti, le immagini televisive sono chiare e a questo punto una squalifica è sacrosanta, anzi doverosa perché lo sputo è quanto di più spregevole, offensivo possa esserci. E poi, non scordiamoci che Totti, come simbolo del calcio, ha anche qualche dovere in più, dovrebbe dare l’esempio. Io ho giocato per tanti anni e ne ho viste di tutti i colori: ne ho date e prese sui campi di calcio, ho sentito volare offese figlie del nervosismo del momento ma non ho mai visto una schifezza del genere. La Federazione (ma esiste ancora?), dovrebbe intervenire pesantemente, con una multa consistente e, se necessario, rimandando il giocatore a casa. Se l’Italia dovesse andare avanti senza di lui che senso avrebbe farlo rientrare per un’eventuale finale. E poi sarebbe anche diseducativo. No, qui ci vuole una severa lezione. È vero che ognuno ha l’intelligenza che merita, però forse perfino Totti potrebbe arrivare a capire. 116 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO GIOVEDÌ 17 GIUGNO La squalifica alla vigilia della Svezia Tre giornate di squalifica per Francesco Totti: è andata pure bene, la gravità del gesto avrebbe meritato una sanzione ben più pesante. La sentenza arriva alla vigilia della sfida con la Svezia che, dopo il pareggio al debutto con la Danimarca, diventa quasi decisivo. Nelle partite del giorno l’Inghilterra affonda la Svizzera (3-0) e la Croazia (2-2) mette i brividi alla Francia di Zidane. 117 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO FRANCESCO TOTTI ATTORNIATO DAI GIORNALISTI 118 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Totti se la cava con tre giornate Domani gli azzurri in campo contro la Svezia di Antonio Ledà (inviato a Oporto) La pinacoteca azzurra perde il suo quadro più bello. Francesco Totti, l’uomo sul quale Trapattoni aveva costruito la squadra, salterà Italia-Svezia di oggi, Italia-Bulgaria e gli eventuali quarti degli Europei. La disciplinare dell’Uefa l’ha riconosciuto colpevole di comportamento antisportivo per lo sputo sul volto del danese Poulser e gli ha inflitto tre turni di squalifica. L’attaccante ha accolto la sentenza con un misto di rassegnazione e amarezza. Ha chiesto scusa ma ha anche capito che per lui la vetrina europea si è chiusa oggi al termine di una mattinata impossibile da dimenticare. C’è, è vero, la speranza di un ricorso, ma ormai il Picasso è macchiato. Il capitano della Roma è arrivato prestissimo all’hotel M eridien di Lisbona, dove si è riunita la commissione disciplinare della Uefa. È sembrato infastidito dai flash dei fotografi e ha subito chiesto la parola, prima ancora di sentire le accuse e visionare il filmato inviato all’Uefa dalla Federazione danese. Ai giudici e, più in generale ai suoi tifosi, ha chiesto scusa, sottolineando che il «vero Francesco Totti non è quello che si è visto lunedì a Guimaraes. Sentivo addosso il peso delle aspettative – ha detto – M i era stato affidato il ruolo di leader e ho vissuto troppo intensamente la partita. Spero che sarà tenuto conto di quello che faccio fuori dal campo». Il pentimento, l’attenuante della provocazione e il fatto che lo sputo non abbia colpito Poulsen hanno convinto i giudici a non accettare in toto le richieste dell’accusa che aveva chiesto quattro turni di squalifica. 119 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Giornata pesante. La giornata dell’attaccante è cominciata prestissimo. Alle 9 il pulmino della Figc si è fermato davanti al quartier generale dell’Uefa a Lisbona. Totti si è fatto accompagnare da Francesco Ghirelli, direttore generale della Federcalcio, dal capo ufficio stampa Antonello Valentini, dagli avvocati M ario Gallavotti e Giulia Bongiorno (arrivati con un volo speciale da Roma) e dal preparatore personale Vito Scala. Ha superato a fatica il cordone dei giornalisti e si è infilato in un saletta al primo piano dell’hotel. Per oltre due ore ha risposto alle domande dei giudici cercando di convincerli della propria innocenza e della scarsa attendibilità di un filmato «del quale ero assolutamente all’oscuro». La parola è poi passata alla difesa che, come hanno spiegato gli avvocati Gallavoti e Bongiorno (la stessa di Andreotti), ha fatto leva su tre argomenti: il pentimento con il riconoscimento dell’errore, lo sputo che è partito da Totti ma non ha raggiunto il volto di Poulsen, e infine il tema giudicato più forte: lo scopo del video-trappola. «Video trappola». Quel video, 90 minuti di riprese personalizzate, sarebbe stato un tranello. «In questo modo – ha spiegato l’avvocato Bongiorno – qualunque squadra da domani farà riprese mirate su un avversario. E in 90’ una gomitata o un qualsiasi atteggiamento antisportivo è probabile che venga fuori». Poulsen, sempre secondo i due legali, «ha provocato Totti fin dall’inizio e della gara» e anche questo aspetto avrebbe convinto la disciplinare a ridimensionare le richieste dell’accusa. «Siamo parzialmente soddisfatti – hanno dichiarato gli avvocati dell’azzurro – anche se adesso studieremo le motivazioni della sentenza (consegnate nella tarda serata) e poi decideremo che fare. «Non so». M entre gli avvocati finivano di parlare, Totti è ricomparso nella hall dell’albergo e si è avviato a passi decisi 120 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO verso l’uscita. È riuscito anche a sorridere e mormorare un «non so» riferito alla gravità della sentenza. Forse si aspettava di più, forse, in cuor suo c’è ancora la speranza di una finale europea. 121 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Totti stressato? Mica lavora in fabbrica di Aldo Agroppi Tre giornate a Totti? I giudici sono stati fin troppo generosi e per conto mio oggi il giocatore sarebbe già su un aereo per l’Italia. Basta! Uno così, che ci ha ridicolizzati di fronte al mondo, non merita clemenza. E mi sembra anche che i commenti sui giornali e in tv siano stati generalmente di aperta condanna, con la solita eccezione dei tifosi sfegatati della Roma, che parlano di giustificazioni per l’eccessiva pressione che c’è sul giocatore. M a quale pressione? La pressione ce l’ha mio genero che ogni mattina si sveglia alle cinque per andare a lavorare alle acciaierie, mica uno come Totti che è miliardario, idolatrato, coccolato, enfatizzato. Dai, non scherziamo... l’amore dei tifosi sta andando oltre la ragione, il civile senso di responsabilità. Io uno così non lo giustifico assolutamente. Totti dovrebbe stare a meditare e per la Nazionale non è detto che sia un danno, la storia del calcio è piena di esempi in cui la migliore formazione è quella obbligata. Anch’io, quando facevo l’allenatore, spesso mi sono trovato a disposizione gli uomini quasi contati per squalifiche e infortuni e sono venute fuori grandi partite, anche perché chi gioca al posto di un altro trova motivazioni straordinarie. Guardate la Fiorentina. Per lo spareggio con il Perugia ha perso per infortunio il suo bomber Riganò, Vryzas era in nazionale (e tutti a far polemica sul contratto troppo permissivista) e ha giocato da prima punta Fantini che prima punta non è: ha fatto una grande partita e ha segnato il gol che vale mezza serie A. Chissà che non vada così anche con 122 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO l’Italia, magari entra Pirlo che Trapattoni non voleva far giocare ed emerge una grande squadra. Certo, il Trap – che già sconta il fatto di avere alle spalle una Federazione debole, inesistente, con un presidente che è da tempo una minestra riscaldata e che se ne sarebbe dovuto andare dopo la Corea – ora potrebbe avere un grande alibi. Quanto a Totti, non ci sono giustificazioni: fosse mio figlio mi sentirei un genitore bocciato, uno che non sa insegnare le regole della vita. 123 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Uno sputo pagato a caro prezzo di Stefano Edel (inviato a Oporto) Il danno è enorme, di immagine e (tanto, ma proprio tanto) di soldi. Lo sputo di Francesco Totti a Christian Poulsen resterà uno fra i più “cari” nella storia del calcio italiano, e non solo per le tre giornate di squalifica inflitte dall’Uefa al numero 10 azzurro. Spese ingenti (e impreviste) per preparare, in fretta e furia, la difesa del giocatore, ma soprattutto ricadute pesantissime per gli sponsor che hanno fatto sostanziosi investimenti sulla Nazionale italiana. Parcella super. La Figc ha allestito in poche ore una vera task force per volare da Roma a Lisbona e studiare un “piano di battaglia” teso a limitare i danni. Accanto a M ario Gallavotti, il responsabile dell’Ufficio legale di via Allegri, il presidente federale Franco Carraro ha voluto l’avvocato Giulia Bongiorno, palermitana di nascita ma romana di adozione, salita alla ribalta delle cronache giudiziarie per essere riuscita a far ottenere la doppia assoluzione di Giulio Andreotti ai processi per associazione mafiosa e concorso nel delitto Pecorelli. Non solo: è il difensore di Sergio Cragnotti nell’inchiesta sul crack Cirio, e proprio ieri ha centrato un altro risultato importante, la concessione degli arresti domiciliari, dopo quattro mesi di carcere, al proprio assistito. La parcella si aggirerebbe sui 50.000 euro, denaro che si poteva decisamente spendere in altro modo. Sull’aereo privato che ha portato in Portogallo mercoledì sera Carraro, Abete, il direttore generale Francesco Ghirelli, e con loro Antonello Valentini, responsabile della comunicazione, c’erano anche i due, che hanno soggiornato, a spese della Figc, al “Pestana Palace”. 124 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Insomma, tra uno scherzo e l’altro, la difesa di Totti sarebbe costata intorno ai 100.000 euro. S ponsor furibondi. M a il vero “salasso” la Federazione lo subirà quando ci saranno da fare i conti con i munifici partner che sostengono l’azzurro Italia. Sinora sono stati tirati fuori 43 milioni di euro (per le griffe su scarpe, calzettoni, maglie, accessori ma anche per gli spot pubblicitari nel corso delle partite). Il contraccolpo, secondo alcuni pubblicitari ed esperti di comunicazione, è già forte, al punto che si parla di perdite fra i 30 e i 35 milioni di euro. Se gli indici di ascolto della Nazionale dovessero calare, tranquilli che le aziende non staranno ferme, allertando i propri avvocati. Insomma, una “grana” in più per Carraro. 125 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Trapattoni prova a cambiare l’Italia Con la Svezia Pirlo al posto di Totti, dentro anche Gattuso di Sandro Lulli (inviato a Oporto) Da queste parti dicono: «Coimbra canta, Braga prega, Lisbona fa sfoggio di sé e Oporto lavora». Ecco, si ricomincia nella città giusta. Rimbocchiamoci le maniche, con la consapevolezza che sarà difficile vedere di peggio, in questa notte dove l’Italia dovrà riaccendere la luce dopo l’inaspettato black-out con la Danimarca. Con alle spalle una tattica sbagliata, una squadra involuta e persino uno sputo neppure andato a segno, Trapattoni si rimbocca nuovamente le maniche, in questa Oporto che chiamano la M ilano portoghese, dove lui cresciuto nell’hinterland meneghino dovrebbe trovarsi a proprio agio, con la speranza che alla fine punti sugli uomini giusti. Perché è vero, come dice il ct, che sono i giocatori a «togliere le castagne dal fuoco», ma è anche vero che almeno quelli più utili lui deve essere in grado di sceglierli. Ci giochiamo tutto, stasera, compresa la reputazione. Totti doveva oscurare Zidane, ma tutt’al più – visto che gli hanno fatto girare una sorta di Grande Fratello a sua insaputa (con una telecamera danese sempre fissa su di lui) – si è messo in concorrenza con un tamarro da reality. Questo è ciò che resta del suo Europeo racchiuso nello sputo di un pareggio sofferto. Sinceramente il ragazzo avrebbe meritato altro. Però, adesso che il Trap non avrà più il suo «Picasso», ci aspettiamo un’Italia con meno genio ma più concretezza. Con meno ambizioni di stupire e maggiori possibilità di 126 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO fronteggiare una Svezia che, come ci dice Gigi Riva, è ritenuta più completa della Danimarca. Senza Totti via libera al tenebroso Andrea Pirlo, 25 anni, testa da trentenne: da stasera sarà lui, che parla poco e pensa tanto, a prendere in mano le chiavi del centrocampo. Lui a dettare i tempi e Gattuso (per Zanetti) a correre: un altro lavoratore nel giorno giusto. Che strano: il M ilan dello scudetto sinora era rappresentato soltanto da Nesta. Trapattoni per la prima volta non ha annunciato lo schieramento: deciderà solo domani mattina, ma nella ricostruzione del centrocampo possibile anche la soluzione di Fiore per Camoranesi, perché Pirlo assicura copertura. M a resta viva anche un’altra ipotesi: dentro Favalli, avanzamento di Zambrotta per Camoranesi. Riassumendo forse difesa immutata con Panucci, Nesta, Cannavaro e Zambrotta, poi Gattuso, Perrotta e Fiore a centrocampo con Pirlo leggermente più avanzato. Davanti Vieri, più defilato Del Piero. E nella sua ombra Cassano. Sì, una squadra più coperta e più da contropiede, capace di non farsi infilare da Larsson e Ibrahimovic. Su, riaccendiamo la luce. 127 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO 128 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO VENERDÌ 18 GIUGNO Un altro pari, siamo nei guai L’Italia non va oltre il pareggio contro la Svezia (11) e, complice la vittoria della Danimarca contro la Bulgaria, si complica terribilmente la strada per il passaggio del turno. Il gol del pari fa conoscere per la prima volta Zlatan Ibrahimovic, protagonista di un’acrobazia ai danni del futuro compagno di squadra (alla Juve) Gigi Buffon. Con questi risultati e con quelli della prima giornata, nell’ultima sfida Danimarca e Svezia possono permettersi di pareggiare 2-2 e passare a braccetto indipendentemente dal risultato dell’Italia. Insomma, è l’inizio della fine. Totti, dopo i tentativi di ridurre il danno per lo sputo a Poulsen, si arrende e rinuncia il ricorso mentre da ogni angolo del pianeta calcistico arrivano parole di condanna. Una figuraccia planetaria. 129 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO IL GOL DEL VANTAGGIO AZZURRO SEGNATO DA ANTONIO CASSANO 130 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Italia a due facce, punto quasi inutile di Sandro Lulli (inviato a Oporto) La strada della qualificazione si complica proprio nella sera del riscatto, in quella dove si ritrova l’Italia che piace. Quella che aspettavamo: niente a che vedere con l’altra che fece inorridire con la Danimarca. Però agli azzurri non basta la prodezza di Cassano nel primo tempo perché gli scandinavi scippano una vittoria praticamente acquisita, con quella girata in area di Ibrahimovic, con Buffon uscito male (dopo che aveva già salvato il risultato su Jonson), che adesso peserà sul cammino degli azzurri. Polemiche, sputi. Ora però anche una cattiva stella. Novità. Al di là dell’1-1 è stata un’altra musica. Anche se pesa come un macigno il calo degli ultimi 15’ serviti alla Svezia per riagguantare un pareggio immeritato. Con Totti in tribuna seduto accanto a Ilary Blasi, Trapattoni ha ritoccato il motore. In cantina il 4-2-3-1. Avanti il 4-4-2 che in fase offensiva diventa un arrembante 4-3-3 con Del Piero largo a sinistra e Vieri e la novità Cassano lesti negli inserimenti. Scontate le altre due variazioni: a Pirlo la regia, Gattuso a mordere sulla fascia mediana. Fuori Zanetti e Camoranesi. Assalto. E si è vista subito un’Italia frizzante a trazione anteriore, con un tridente di qualità. E con un centrocampo aggressivo che pure correva il rischio di soffrire l’inferiorità numerica. Comunque l’approccio è subito buono: baricentro alto, vitalità sulle fasce perché Panucci e Zambrotta salgono, mentre da dietro Pirlo la mette dove vuole. Occasioni. Bastava vedere le facce degli azzurri durante l’inno per capire che sarebbe stata tutta un’altra partita dopo l’accrocco con la Danimarca. Già al 3’ Isaksson s’oppone con 131 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO i piedi a Vieri, poi lo svedese si supera sulle conclusioni in rapida sequenza si Perrotta e Vieri. E ancora Vieri lo grazia perché incorna male una palla dipinta dalla destra di Cassano. Tiro al bersaglio: ecco cos’è il primo tempo degli azzurri. L’acuto. E con la Svezia alle corde, pressata centralmente e aggirata sulle fasce si è avuta netta la sensazione che ormai la rete non poteva tardare anche se Bobone Vieri ha fatto imprecare ancora (32’) perché sa solo lui come ha fatto a non schiacciare l’invito di Zambrotta. M a eccolo l’acuto, l’urlo liberatorio. Avanza Panucci e rimette al millimetro, Cassano va incontro alla palla, s’abbassa e gira di testa nell’angolo più lontano da Isaksson. Esplode lo stadio per la nazionale ritrovata, e applaude anche Totti la giocata del “gemello”. I duelli. Il gioco di Pirlo ha permesso alla squadra di decollare sugli esterni. A sinistra un fenomenale Zambrotta ha aperto squarci sulla fiancata della Svezia. M a pesava anche la bravura di Perrotta nei confronti di Wilhelmsson. E che intelligenza tattica Del Piero che sapeva defilarsi al momento giusto portandosi dietro Nilsson così da preparare la pista per Zambrotta. M entre Pirlo surclassava l’altro regista Linderoh, Gattuso pressava Svensson (peccato l’ammonizione al 38’ che farà scattare la squalifica) e Panucci prendeva sul tempo sia Ljungber che Edman rimettendo palloni d’oro che tenevano sempre in apprensione. Certo che l’Italia avrebbe potuto raddoppiare ancora con Cassano servito ancora da Panucci, un gigante anche lui; ma questa Isaksson c’è arrivato. M aestoso Nesta su Ibrahimovic, attento Cannavaro su Larrson. S i copre. E dopo quella di Cassano scatterà la squalifica anche per Cannavaro ammonito pure lui essendo in diffida. M a il raddoppio tarda a venire e il Trap cambia l’assetto e non fa bene: Fiore rileva Cassano al 26’ tra salve di fischi. Al 30’ fuori Gattuso, dentro Favalli. Avanza Zambrotta al fianco 132 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO di Fiore, Perrotta e Pirlo. La beffa. La beffa in agguato. M a per un po’ agli azzurri va bene. Perché Buffon di rosso vestito come un amuleto salva la porta sul contropiede di Ljungberg rifinito da Jonson con una bordata. Camoranesi rileva Del Piero. M omenti di paura. La Svezia ci prova ancora e all’85’ si porta sull’1-1 con Ibrahimovic in acrobazia. Italia-S vezia 1-1 Italia (4-3-1-2): Buffon 6,5; Panucci 7, Cannavaro 6, Nesta 6, Zambrotta 7: Gattuso 7 (30’ st Favalli s.v.), Pirlo 6,5, Perrotta 6,5; Cassano 7,5 (25’ st Fiore 6); Del Piero 6,5 (37’ Camoranesi st) 6, Vieri 5,5. A disposizione: 12 Toldo, 22 Peruzzi, 3 Oddo, 6 Ferrari, 23 M aterazzi, 4 Zanetti, 11 Corradi, 17 Di Vaio. Allenatore: Trapattoni. S vezia (4-4-2): Isaksson 6,5; Wilhelmsson 5 (22’ st Jonson sv), Edman 5 (32’ st Allback sv), Jakobsson 6,5, M ellberg 6; Nilsonn M . 4, Linderoth 6, Svensonn A. 5,5 (9’ st Kallstrom 6), Ljungberg 5,5; Ibrahimovic 6,5, Larsson 7. A disposizione: 12 Hedman, 23 Kihlstedt, 4 M jallby, 13 Hansson, 14 Ostlund, 17 Andersson A., 19 Farnerud, 2 Wahlstedt. Allenatori: Lagerback-Soderberg. Arbitro: M eier (Svizzera) Reti: 37’ pt Cassano; 40’ st Ibrahimovic. Ammoniti: Gattuso 39’ pt; Cannavaro 1’ st; Zambrotta 12’ st, Edman al 9’st; Linderoth al 29’ st. 133 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Cassano costruisce, l’Italia distrugge di Stefano Edel (inviato a Oporto) Cassano “re” della notte di Oporto? Sì, se non ci fossero quei cinque minuti maledetti, quando, a furia di dài e ridài, la Svezia spinge, ci mette alle corde e trova, con un bel po’ di fortuna, la rete del pareggio che può segnare la fine della nostra avventura a Euro 2004. Chissà quante volte l’avrà sognata, una vetrina del genere, il boy giallorosso, promosso a furor di popolo titolare in Nazionale. Una gara da ricordare, certo, ma solo per il gol. Il resto è solo amarezza. Ilary e Francesco. Sugli spalti, dietro la porta di Buffon, alcuni tifosi italiani hanno steso uno striscione polemico: «Baggio non sputa!». Chissà se Totti lo vede, mentre le telecamere lo cercano, e lo trovano, in tribuna d’onore, al momento degli inni. Vicino a lui c’è Ilary Blasi, la “letterina” che diventerà presto sua moglie, delegata più che mai in questi giorni dal Trap e dalla Federazione a tirare su di morale il giovanotto, tradito dal suo carattere e costretto ora a fare da spettatore in questo Europeo che lo avrebbe dovuto incoronare, invece, fra le “stelle” del calcio mondiale. Fischiano, er pupone, gli svedesi: normale. Antonio Cassano, invece, si volta e guarda lassù, verso gli spalti: cerca il suo amico e compagno di squadra, gli fa un cenno. Come dire: «Tranquillo, Francesco, ci penso io». Come in Polonia. Sembra quasi che i due abbiano stretto un patto di ferro. Cassano sa di giocarsi molto, e risponde come deve fare chi è dotato di talento da vendere da madre natura: ovvero recita da protagonista. Dopo 14’ fa correre i brividi lungo la schiena delle migliaia di tifosi scandinavi arrivati a Oporto, su lancio perfetto di Pirlo, ma Isaksson gli chiude 134 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO bene lo specchio della porta e la conclusione di sinistro, sotto misura, si perde sul fondo di poco. Poi, al 18’, calibra un cross perfetto per Vieri, che di testa alza troppo. Peccato, era una palla-gol. Si trova a occhi chiusi con il regista del M ilan, e solo un fuorigioco gli preclude la chance di presentarsi a tu per tu con il portiere. M a nel 4-3-3 della “nuova” Italia si trova che è una meraviglia. E con Zambrotta, a sinistra, fa male alla Svezia. Il gol, al 37’, è frutto di un’intesa collaudata, marca giallorossa: Panucci scende sulla destra e crossa al centro, Antonio arriva in corsa e gira, quasi accucciandosi, di testa la sfera, indirizzandola là dove Isaksson non potrà mai metterci una pezza. Prima rete azzurra, primo gol che pesa per lui in una competizione internazionale di così ampio respiro, e immediato richiamo al novembre 2003, quando, all’esordio in maglia azzurra, segnò alla Polonia. Totti applaude. Un tabù s’infrange, e il gruppo azzurro fa festa, mimando il gesto del bimbo da cullare. Gli italiani in tribuna – encomiabile e commovente il loro tifo – saltano in piedi per la gioia, e lui, Antonio da Bari, corre felice verso il centro del campo cercando, con gli occhi, ancora lassù il suo amico Francesco. Totti sorride e applaude, Ilary è raggiante, la promessa è stata mantenuta: «Visto che ci sono io, a toglierti le castagne dal fuoco?». Prima del riposo, ha la palla buona per il bis, confezionatagli sempre da Panucci e sempre con un cross dalla destra: ma stavolta l’estremo difensore non si fa sorprendere. La delusione. La ripresa dello scugnizzo barese dura 25’, quando cioè Trap decide di toglierlo per dare spazio a Fiore. In questo lasso di tempo Cassano inventa un assist delizioso per Del Piero, il cui tiro è alto, e si becca i rimproveri di Vieri per un contropiede rifinito male. Quando esce, ci sono la standing ovation per lui, le pacche sulle spalle dei compagni, il 135 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO cenno positivo di Totti. M a mai si aspetterebbe che di lì a poco Ibrahimovic gli rovini la festa. E che il suo Europeo possa chiudersi in largo anticipo, martedì prossimo. 136 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Trapattoni tiene accesa la speranza di Antonio Ledà (inviato a Oporto) «Per un’ora ho visto la squadra più bella dei questi Europei». Giovanni Trapattoni arriva in sala con l’aria amareggiata è l’espressione di chi sa di aver subito un torto. Affronta i giornalisti a muso duro e racconta la sua partita. «Io credo che l’Italia abbia giocato una gara bellissima. In certi momenti abbiamo regalato spettacolo puro. Credo che i nostri tifosi siano andati via contenti dallo stadio». Perché allora non abbiamo vinto? «Perché nel finale siamo calati e la Svezia ne ha approfittato. Però credo che il risultato sia ingiusto». Perché ha sostituito Gattuso? «Perché era infortunato. Ha preso due brutti colpi e faceva fatica a stare in campo. Non avevo alternative». E Cassano? «Lui e Del Piero stavano cominciando ad accusare la stanchezza. La Svezia spingeva sulla sinistra e ho ritenuto di dover fare qualcosa. In quel momento serviva un briciolo di esperienza e allora ho richiamato Antonio e ho messo dentro Fiore». Perché nel momento di maggiore pressione non abbiamo fatto il secondo gol? «Perché il calcio è fatto così. Abbiamo sprecato un sacco di occasioni e siamo stati raggiunti. M a io mi auguro di continuare a giocare così». C’è un problema Vieri? «Lo escludo. Vieri è partito alla grande poi è calato. Purtroppo a quel punto non avevo altri cambi. M a il ragazzo c’è e sono sicuro che troverà anche i gol». 137 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Crede ancora nella qualificazione? «Guai a non crederci. Abbiamo ancora una partita e siamo in corsa. Vedremo che cosa faranno Svezia e Danimarca e auguriamoci di affrontare la Bulgaria con la stessa grinta fatta vedere oggi». Che cosa ha detto ai ragazzi? «Erano demoralizzati. Non c’è stato bisogno di aggiungere nulla. Visto il gioco e visto come si erano messe le cose dispiace». Lei non ha nulla da rimproverarsi? «Assolutamente no. Rifarei le scelte che ho fatto anche se adesso mi accuseranno di difensivismo. La verità è che in campo si va in due e anche la Svezia ha avuto il merito di crederci». 138 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Totti si arrende, niente ricorso di Antonio Ledà (inviato a Oporto) Niente ricorso. Francesco Totti accetta la sentenza della commissione disciplinare Uefa e si prepara a vivere da spettatore anche il match dell’Italia contro la Bulgaria e l’eventuale quarto di finale dei campionati europei di calcio. La decisione dell’attaccante azzurro è maturata dopo una lunga notte di consultazioni con gli avvocati Bongiorno e Gallavotti, con i legali della Roma e con i vertici della Federcalcio. Totti avrebbe voluto tentare la carta dell’appello ma sarebbe stato dissuaso da alcune indiscrezioni sul possibile inasprimento della pena filtrate dal quartiere generale dell’Uefa. Si è così rassegnato ai tre turni di squalifica e ha scontato il primo soffrendo in tribuna lontano da telecamere e giornalisti. Le uniche dichiarazioni le ha affidate a un comunicato diffuso dall’ufficio stampa della Federcalcio. S entenza archiviata. «Francesco Totti e la Figc – si legge nella nota – non presenteranno ricorso contro la decisione della Uefa, le cui motivazioni hanno ricostruito i fatti con serenità, riconoscendo che Totti ha subìto una provocazione e che si è sinceramente pentito per l’errore commesso. I giudici sportivi nell’applicare con celerità i regolamenti hanno pronunciato l’ultima parola su un fatto che è ormai archiviato». Media sotto tiro. Il comunicato era stato preceduto da una dichiarazione di Giulia Bongiorno, uno dei due legali arrivati da Roma per difendere il giocatore azzurro, che già lasciava capire che non ci sarebbe stato ricorso. «La sentenza è buona – ha detto l’avvocato – e ha accolto le nostre argomentazioni 139 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO accettando due attenuanti: il pentimento di Totti e la sua reazione alle provocazioni». «Resta invece l’amarezza – ha continuato Giulia Bongiorno – per come è stata gestita la vicenda. Totti ha subito una doppia pena: il processo dell’altro ieri e quello mediatico cui è ancora sopposto». Il retroscena. A far pendere l’ago della bilancia dalla parte di chi sosteneva il no al ricorso (in prima linea Franco Carraro) sarebbero state alcune dichiarazioni arrivate dall’hotel M eridien di Lisbona dove l’Uefa ha stabilito il suo quartiere generale. L’intenzione di non presentare ricorso era stata giudicata «saggia» da un portavoce dell’organismo internazionale che aveva lasciato capire che un appello avrebbe potuto peggiorare le cose. M essaggio fin troppo chiaro per gli avvocati di Totti e per la Figc. Le reazioni. Lo sputo a Poulsen continua a tenere banco sulla stampa internazionale. I giornali esteri sono impietosi con Totti definito «impresentabile». Più sfumati i commenti degli addetti ai lavori. Luca Cordero di M ontezemolo condanna il gesto e si dichiara sicuro «che non si ripeterà». Sven Goran Eriksson giudica «inevitabile» la squalifica ma si dice dispiaciuto per il bomber. Pure il videogioco. E mentre il sito Dagospia apre il videogioco «Sputa con Totti» («Colpisci 11 giocatori e vai in vacanza con Ilary)» la stampa estera è durissima con il nostro giocatore (addirittura velenosa quella spagnola) mentre i commenti di allenatori, giocatori e dirigenti sono più prudenti. Il quotidiano sportivo spagnolo As definisce il fantasista azzurro «impresentabile» e giudica la condanna «un regalo». «L’Uefa ha avuto pietà di lui – scrive El M undo – Totti può solo ringraziare, perché la commissione aveva intenzione di squalificarlo per quattro partite». 140 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO I danesi. In Danimarca il capitano della Roma viene descritto come «la più grande di tutte le stelle» ma con una debolezza: «la capacità di deludere. E questa volta ha deluso». «La vicenda dello sputo – scrive “Il giornale” – può essere fatale a Totti, che con i suoi capelli lunghi e le sue grandi capacità si avviava a essere il più costoso dei giocatori di calcio. Dopo quello che è accaduto a Guimaraes il suo valore commerciale si è dimezzato. La storia dello sputo e il suo cattivo comportamento gli resteranno appiccicati addosso per sempre». Alla vicenda di Totti dedica spazio anche il quotidiano Politiken, che riporta le reazioni di Poulsen sulla vicenda ed emette una sentenza più dura di quella della Uefa: «Totti si è messo fuori dagli Europei». Il Pupone proverà a smentire tutti. 141 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO 142 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO SABATO 19 GIUGNO L’Italia pronta a giocare su due campi Il ritiro azzurro è una mezza polveriera: il ct Trapattoni nel mirino della critica e il timore di un accordo sotterraneo o tacito fra Danimarca e Svezia – quello che poi passerà alla storia come il Grande Biscotto – mettono in condizioni gli azzurri di dover giocare su due campi, quello della loro partita con la Bulgaria e quello dove dovranno sperare in una poco probabile partita vera. Intanto, negli incontri di giornata la rimonta della Repubblica Ceca contro l’Olanda (finisce 3-2 con gli olandesi inizialmente avanti di due gol) promuove Nevded e compagni ai quarti, mentre la Lettonia gioca un brutto scherzo alla Germania, inchiodata sullo 0-0 e costretta ad aggrapparsi all’ultima sfida per passare il turno. 143 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO GIOVANNI TRAPATTONI CERCA DI TRASMETTERE UN PO’ DI CALMA 144 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Ritiro caos, appello anti-inciucio Cannavaro e Gattuso squalificati, Trap e Carraro a rischio di Antonio Ledà (inviato a Lisbona) Aggrappati a un filo. A 72 ore dalla gara con la Bulgaria, la terza e ultima del girone di qualificazione, la Nazionale azzurra ha l’aria di un bastimento finito nel bel mezzo di una bufera. La squadra sa che una vittoria martedì può non bastare e arriva all’appuntamento in condizioni mentali e di organico drammatiche. Gattuso, Cannavaro e Totti sono squalificati, Vieri è l’ombra di se stesso, Del Piero e Pirlo non sembrano in grado di prendersi sulle spalle i compagni. C’è poi il Trap con il contratto in scadenza (e difficilmente gli sarà rinnovato) e Carraro, presidente della Figc, che farebbe fatica a salvare la poltrona in caso di naufragio. Miracolo cercasi. La paura è il sentimento dominante in casa azzurra il giorno dopo lo sfortunato pareggio con la Svezia. Paura di dover tornare a casa dopo appena tre partite, paura di veder sfumare anni di lavoro, paura di non poter far nulla contro un destino che potrebbe decidersi non sul campo di Guimaraes, dove si giocherà Italia-Bulgaria, ma a Oporto dove si affronteranno Svezia e Danimarca. In caso di pareggio con due o più reti entrambe le squadre passerebbero ai quarti eliminando l’Italia. Gli azzurri sarebbero fatti fuori dalla differenza reti e da un regolamento impietoso. È possibile la combine? Nessuno lo dice apertamente ma è chiaro che il sospetto c’è al punto che Carraro è intervento per ricordare che «dopo il caso Totti l’Uefa ha il dovere di stare molto attenta a quello che succederà in campo». Il senso di 145 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO impotenza è evidente e va ad aggiungersi ai problemi di formazione e ai malumori. Gli errori del Trap. Un peccato perché l’Italia ha fatto vedere di essere formazione in grado di andare lontano. Venerdì contro la Svezia, ha messo in mostra un gioco brillante anche se poco redditizio. Per tre quarti di gara ha dato l’impressione di poter dilagare poi si è spenta, paralizzata nelle gambe e nel cervello dalla paura di vincere. Colpa di chi? I giocatori hanno parlato di «calo fisico» e hanno chiamato in causa la sfortuna. In realtà fanno discutere i cambi decisi dal Trap. Perché richiamare in panchina Cassano, fino a quel momento il migliore in campo? Perché rinunciare a una punta per un difensore? Perché privarsi della grinta di Gattuso? Il ct si è difeso sostenendo che sia Gattuso sia Cassano avevano sollecitato il cambio. C’è da crederci ma resta il fatto che appena la squadra ha abbassato il baricentro gli svedesi hanno preso coraggio fino a trovare il gol del pareggio. Bufera nella Figc. Si può parlare solo di malasorte? L’impressione è che la fortuna non stia aiutando gli azzurri che, però, non stanno facendo nulla per meritarsela. Le prime due settimane di ritiro sono state tribolate dalle polemiche sulla formazione, sui calzini più o meno comodi, sulle difficoltà logistiche (ritiro a Lisbona, partite a 400 chilometri di distanza). Poi è esploso il caso Totti e ora, davanti al rischio di dover preparare le valigie, si respira un’aria pesante da resa dei conti. Il Trap ha capito che non sarà riconfermato (il suo contratto scade a luglio) ma anche Carraro è in bilico. Il 25 giugno a Roma è convocato il consiglio federale. Se l’Italia, per quella data, fosse già a casa sarebbero inevitabili decisioni traumatiche. Si parla di un doppio cambio al vertice della Ficg e alla guida della squadra e comincia a circolare qualche nome. 146 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO I più gettonati Dino Zoff e Claudio Gentile per la panchina, Giancarlo Abete e Innocenzo M azzini per la poltrona di via Allegri. Loro per chi tiferanno martedì? 147 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Il Trap prigioniero della sindrome Di Livio di Aldo Agroppi Ancora tu, ma non dovevamo vederci più? Eh no, caro Trap, proprio non ci siamo. M i dispiace prendermela con un brav’uomo come lui, un amico, un grande allenatore che però negli ultimi tempi ne ha combinate di tutti i colori. La lezione della Corea al M ondiale di due anni fa proprio non gli è servita, stavolta è riuscito a far peggio: dopo aver messo in campo una formazione che ha giocato benissimo ha trovato il modo di rovinar tutto. Ero davanti al televisore e stentavo a crederci, ogni volta che vedevo alzarsi la lavagna luminosa con i numeri dei cambi. A un certo punto ho avuto paura addirittura di veder spuntare Di Livio. Poi mi sono ricordato che con la Fiorentina sta facendo il doppio spareggio per la A contro il Perugia e mi sono un po’ tranquillizzato. Però anche Favalli cosa c’entra in una partita come questa? Insomma, sostituzioni da brivido, sbagli clamorosi. Via Cassano che era il migliore in campo e dentro Fiore, poi Camoranesi per Del Piero e Favalli per Gattuso, tutti chiari segnali alla squadra di non voler più cercare il gol e soprattutto segnali agli avversari: venite, venite, siamo qui ad aspettarvi in trincea. M a come si fa? Comunque vada il Trap ha fatto il suo tempo: ha 66 anni, è l’ora di consegnargli una bella medaglietta, un incarico di prestigio, di quelli dove non si possono far danni e tanti ringraziamenti. Ho detto comunque vada perché ci credo ancora. Dovesse andar male sarebbe ancora peggio che in GiapponeCorea, non ci sarebbe neanche un M oreno al quale appigliarsi. Però, a 148 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO parte Vieri (mancato clamorosamente) e Del Piero (che non si sa più se è carne o pesce), la squadra c’è. Con la Bulgaria possiamo vincere senza problemi e dopo, se Danimarca e Svezia non faranno pastette, possiamo ancora dire la nostra. L’Italia è una squadra che come minimo non è inferiore alle altre grandi, purtroppo ha un allenatore che è diventato tutto fuorché un condottiero lucido, convinto. Spero che da qui in avanti – se davvero Danimarca e Svezia non faranno quello che in Italia sarebbe nella testa di tutti – non si faccia più prendere dalla “sindrome di Di Livio”. 149 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO «Non dubitate, siamo svedesi» I gialloblù: tranquilli, noi più sportivi degli italiani di Stefano Edel (inviato a Oporto) Non dubitate di noi, siamo svedesi. Apostoli della lealtà sportiva, e del fair play nel calcio, il vangelo caro all’Uefa. «Guai a pensare che si possa combinare una partita, anche se si tratta della gara decisiva ai fini della qualificazione ai quarti di finale di un Europeo». Il monito è del biondo Erik Edman, un’esperienza poco fortunata al Torino, terzino che sa il fatto suo se è vero che la “strana coppia” di ct gialloblù, Lagerbäck e Söderberg, gli continua a dare fiducia, pur avendolo tolto dal campo, a meno di un quarto d’ora dalla fine della gara con l’Italia, per sostituirlo con Allbäck, un attaccante. C’entra Machiavelli. Il giorno dopo l’1-1 con gli azzurri, che vale un buon 60 per cento di probabilità di superare il turno, e probabilmente il primato nel girone, il clan gialloblù fa festa con moderazione. Sono rimasti a Oporto, Ibrahimovic e compagni, dato che martedì, sempre qui, ma nella cornice dello stadio del Boavista, si disputerà il derby tutto nord-europeo con i danesi di M orten Olsen. Vicini di casa, anzi di mare, ma storici rivali in campo calcistico. Partita, dunque, da gestire con attenzione, ma con due risultati utili su tre a disposizione: ecco perché il gruppo svedese trasuda ottimismo. E filosofeggia. Ancora Edman: «Siamo un po’ più più sportivi di voi, ci insegnano sin da piccoli a rispettare concetti fondamentali come lealtà e correttezza. E poi questa Nazionale non è fatta per i calcoli: gioca sempre per il massimo, i tre punti». 150 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO L’idea che ci possa essere un accordo trasversale per far fuori gli italiani infastidisce il tattico della panchina, alzatosi più volte, nel corso del primo tempo di venerdì, per dettare istruzioni soprattutto agli esterni, in difficoltà contro Zambrotta e Panucci. «Voi avete avuto il “caso Totti” per un gesto di reazione che anche dal nostro punto di vista andava giustamente condannato – osserva l’allenatore – Si è parlato di fair play. Beh, se provassimo a metterci d’accordo per un pari ricco di gol, sarebbe una cosa altrettanto brutta». Però, fa rilevare un giornalista, noi italiani abbiamo avuto un M achiavelli, scrittore illustre, il quale sosteneva che «il fine giustifica i mezzi» (leggere “Il Principe”, il suo capolavoro). «Con tutto il rispetto per M achiavelli – ribatte il ct – quello di un 2-2 premeditato mi sembra un discorso teorico. Perché poi in campo ci vanno 22 giocatori, e un arbitro, che non sai mai cosa può fischiare. Può concederti un rigore, oppure non dartelo. M i sembra molto difficile. Poi, a questi livelli, si gioca sempre per vincere». Controreplica dello stesso giornalista: eppure Jorgensen, uno che il Belpaese lo conosce bene per essere fra i giocatori più rappresentativi dell’Udinese, ha fatto capire che il pari non dispiacerebbe a nessuna delle due: «Vede, vivendo da tanti anni a contatto con il vostro calcio e la vostra mentalità – chiosa Lagerbäck – avrà imparato da... M achiavelli». Ibrahimovic garante. Sorridenti, ma attentissimi a non scivolare sulla classica buccia di banana, i vichinghi gialloblù fanno di tutto per essere convincenti, tranne capitan M ellberg, che si lascia scappare un eloquente: «Sarà difficile togliersi dalla testa che un pari farebbe comodo a tutti». M a Zlatan Ibrahimovic, una volta ribadita l’intenzione di restare all’Ajax (respinte sia le sirene romaniste sia le lusinghe juventine), è interprete di una precisa volontà: «Posso 151 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO assicurare gli italiani che daremo il massimo per conquistare i tre punti. Comporta troppi rischi giocare solo per la divisione della posta. Potrebbe succedere di tutto e in un torneo come questo bisogna rimanere concentratissimi». Anche Fredrik Ljungberg, fra i migliori l’altra sera, ricalca il concetto appena espresso dal bomber: «Per tutti noi quello con la Danimarca è un grande derby. E nessuno vorrà partire, all’inizio del match, con l’idea di limitarsi a non farsi troppo... male». Le milizie del tifo gialloblù, intanto, si sono sistemate a Oporto e dintorni. Grandi bevute a Ribeira, il quartiere che si affaccia sul fiume della città, e alleanza stretta con gli inglesi. M artedì, in ogni caso, sarà derby vero anche sugli spalti: e, a giudicare da quanto visto sinora, la sfida partirà alla pari. Come volevasi dimostrare. 152 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Helveg: «I dubbi? Meglio uscire» Il danese giura sulla serietà dei compagni di Stefano Edel (inviato a Oporto) La battuta è riferita dal giornale portoghese A’ Bola. A un quesito postogli da un cronista di Stoccolma sul derby di martedì prossimo, M orten Olsen ha risposto così: «Con la Svezia ci metteremo d’accordo...». Ahi, ahi, vuoi vedere che, dopo aver lanciato anatemi contro Totti per lo sputo (mancato) a Poulsen, il nocchiero dei rossi di Danimarca stavolta ti combina la pastetta? In realtà, sorridendo e chiarendo subito che si trattava di una... provocazione, Olsen ha voluto mettere per tempo le cose in chiaro: «Siamo all’Europeo ed è evidente che non ci saranno accordi di questo tipo. Giocheremo come sempre, ovvero per vincere». Come si fa il 2-2? All’indomani del 2 a 0 con cui ha estromesso dalla competizione la Bulgaria, la Danimarca sa benissimo di avere gli occhi dell’intera Europa puntati addosso. È stata lei, sia pure attraverso la tv nazionale, a far scoppiare il “caso Totti”, ed è sempre lei ora a giocarsi, in termini di credibilità, l’immagine. Il tecnico dai capelli bianchi, e dalla lunga esperienza, spazza via con decisione i dubbi su eventuali combine: «Uno può anche preparare una partita per fare 0 a 0 – spiega Olsen – ma mi sembra molto difficile, se non impossibile, andare in campo con l’obiettivo di ottenere un 2 a 2». Insomma, nessuno dei suoi giocherà al risparmio o, peggio, per “pilotare” il risultato contro i cugini svedesi: «Vorrei ricordare – è l’ulteriore considerazione del ct – che negli ultimi quattro anni abbiamo perso solo sei partite. Non siamo proprio una squadra che può scendere in campo per 153 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO pareggiare. Per questo, anche contro la Svezia, cercheremo la vittoria». «Viste le illazioni e la nostra situazione, preferirei che fosse la Danimarca ad andare a casa per fugare ogni dubbio – dice addirittura Thomas Helveg – Ognuno può dire quello che vuole, ma penso che questo sia un segnale di insicurezza che dimostra che l’Italia vuole un aiuto dall’esterno». S orensen e Jorgensen. Le sensazioni vere, tuttavia, le lasciano trasparire il portiere dell’Aston Villa e il centrocampista dell’Udinese. Il primo ha la certezza che non sarà un «derby facile, anzi ce la giocheremo sino all’ultimo, perché i nostri rivali sono... rivali storici, e batterli è sempre motivo di orgoglio. Anche se...». Anche se? «Dovremo stare molto attenti a non scoprirci, hanno un attacco molto forte, l’Italia è andata in sofferenza nel finale sotto la loro pressione, sino a subìre il gol». Insomma, sfida aperta, ma con giudizio. Un po’ quello che ripete, a più microfoni e taccuini, Jorgensen: «Il pareggio potrebbe essere un ottimo risultato, ma potrebbe anche non bastare. Io credo che la nostra sfida si risolverà alla distanza». Uniti dai ponti. Carraro invoca il fair play, l’Uefa promette un’attenzione particolare, eppure i sentimenti di amicizia che legano i due popoli sono noti da decenni. E poi ci sono i ponti che hanno spezzato l’ultimo diaframma, il tratto di mare che separa i due Paesi: da Helsingor (il paese di Amleto, in Danimarca) a Helsinborg, in Svezia, il manufatto più lungo d’Europa, e quello di 16 chilometri che congiunge Copenaghen a M almoe. Lungo quelle arcate, riferiscono i giornalisti danesi, martedì potrebbe nascere un nuovo gemellaggio: quello calcistico. 154 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Sotto processo, il Trap al contrattacco L’allenatore spiega le “strane” scelte contro la Svezia di Sandro Lulli (inviato a Lisbona) Così come la Federazione ha fatto bene a non inoltrare il ricorso per le tre giornate a Totti, per non aggravare la posizione del giocatore, Trapattoni avrebbe dovuto trovare altre argomentazioni per giustificare i cambi nella ripresa, sofferti quanto si vuole («sapeste, i fogliettini quanto li rigiro tra le mani prima di decidermi...») ma anche sbagliati, indigeribili pure il giorno dopo quell’1-1 strappato dalla Svezia a 5’ dalla fine, quando l’Italia non c’era più. La verità è che quando è sceso in campo il ct è iniziata la via crucis di una squadra fino a quel momento impeccabile, sul filo della perfezione. Spregiudicata ma accorta, aggressiva ma ragionatrice, è stata una bella Italia. Fino al 70’, quando si è alzato dalla panchina Trapattoni. Perché fuori Cassano che stava bene e teneva alta la squadra e dentro un centrocampista? A quel punto non sarebbe stato meglio far entrare Di Vaio? «Il ragazzo aveva speso tanto, non era più attento a coprire certi spazi. Però è anche vero che quando è uscito mi ha detto che aveva ancora benzina nel serbatoio. Non ho messo Di Vaio perché lui e Cassano sono due giocatori diversi: Antonio tiene alta la squadra, M arco è un contropiedista». Appunto, in quel momento sarebbe stato utile. «M a ho inserito Fiore perché volevo dare più copertura almeno a una delle due fasce, perché gli svedesi sugli esterni ormai pressavano». 155 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Per quale motivo non ha sostituito prima Del Piero? «Perché Del Piero aveva disputato una gran partita e si stava prendendo una rivincita giocando bene sotto tutti i profili». Uno da sostituire sarebbe stato Vieri. Non le pare? «Vieri ha disputato un primo tempo eccezionale, svariando su tutto il fronte e dando anche una mano al centrocampo. Purtroppo non gli è andata bene nelle conclusioni perché avrebbe potuto chiudere la partita. M entre nell’azione del pareggio di Ibrahimovic non poteva arrivarci con la testa a ricacciare fuori il pallone spiovente». S i sapeva che ultimamente Vieri era su questo livello. Ma ci ripensa mai a Gilardino, uno che aveva dimostrato di avere il gol nel sangue? «Non torno sulle scelte delle quali è stato discusso ampiamente». Comunque nel giro di 12’ ha tolto due punte (Cassano e Del Piero) e inserito due centrocampisti, Fiore e Camoranesi. Un segnale di resa. «M i avreste attaccato anche se non avessi fatto così. In quel caso sareste qui a dire per quale motivo non mi ero coperto». Gattuso con i crampi: mai vista una cosa del genere nel Milan. Perché in Nazionale c’è questo affaticamento? «Non c’è nessun affaticamento. I crampi possono venire anche a chi non li ha mai avuti». Perché non ha sostituito Gattuso con Zanetti? «Perché Zanetti aveva un risentimento inguinale». Però non lo avevate comunicato. E comunque era in panchina. «Non possiamo sempre dire tutto. Non vedete che gli altri stanno con la bocca chiusa?». S i sente bersagliato, crocifisso, in discussione? «Io sono un ottimista. Io vengo alle conferenze stampa perché 156 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO credo che rispondendo si possono chiarire le cose. Non vorrei prendere in considerazione l’idea del silenzio stampa». Danimarca-S vezia finirà con un risultato che non vorremmo? «Credo nella loro cultura sportiva. Però ci sono tanti interessi commerciali in giro con la globalizzazione. Noi pensiamo a vincere bene con la Bulgaria, poi vedremo». 157 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO E Gattuso si schiera con il Trap «Io e Cassano fuori? Giusto, il ct non aveva alternative» di Antonio Ledà (inviato a Lisbona) Il più spontaneo è come sempre Rino Gattuso che trova il modo di scherzare anche davanti al sospetto di una combine tra Svezia e Danimarca ai danni dell’Italia. Ringhio dice di non credere alla possibilità di concordare il 2-2 ma intanto lascia un appello alle tv italiane: «M artedì portate quaranta telecamere a Oporto e vediamo bene quello che succede». Il tema ha tenuto banco in tutte le interviste di oggi. E non poteva essere diversamente. «Sono sicuro che prevarrà il principio di lealtà sportiva – ha spiegato Gattuso – ma c’è una cosa che mi dà fastidio. È una settimana che danesi e svedesi ci danno lezioni morali. Ora voglio vedere dov’è il loro fair play. Vediamo che cosa sono capaci di combinare». Andrea Pirlo non vuole neanche sentire parlare di un Europeo deciso dalla differenza reti: «Non ci credo. E non perché sia convinto della lealtà sportiva di Danimarca e Svezia ma perché per esperienza personale dico che è difficile concordare un 22. Se bastasse uno 0-0 sarebbe tutto molto più facile, ma uno 0-0 costerebbe caro ai danesi». I due milanisti della Nazionale negano di aver sentito il loro compagno di club Tomasson o di avere pensato di farlo. «Sarebbe una cosa ridicola – ha spiegato Pirlo – Tomasson è un professionista e sa bene come comportarsi. Tra l’altro la sua Danimarca è la squadra che rischia di più. Che cosa dovrei dirgli?». Gattuso la pensa come il compagno ma va oltre: «M i viene il 158 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO dubbio che noi italiani non siamo simpatici. Forse perché diciamo che il nostro calcio è il più bello e il più ricco d’Europa. Da qualche tempo in tutte le occasioni importanti ci succede qualcosa di strano. Eppure noi giocatori non ci stiamo comportando male». E Totti? Anche sulla vicenda dello sputo il centrocampista azzurro dimostra di avere le idee chiare: «Non giustifico Francesco, però l’Uefa ha creato un precedente pericoloso. Voglio vedere chi in 90 minuti non commette neanche un errore. Io sono andato a riguardarmi la partita con la Danimarca e vi assicuro che Gravesen ha picchiato dall’inizio alla fine come un fabbro. Che cosa sarebbe successo se avessimo fatto come loro? E che cosa succederà d’ora in avanti, in tutte le gare appena appena delicate?». Domande da girare all’Uefa sperando di rimanere in corsa in questo Europeo portoghese. Sulla partita di venerdì Gattuso e Pirlo si dichiarano «soddisfatti a metà». E mentre il secondo evita di commentare le svelte tecniche del ct, Gattuso – una volta tanto – indossa i panni del difensore: «La stampa ha accusato Trapattoni per i cambi. Vi posso assicurare che Cassano aveva speso tanto, guardava verso la panchina e ha sollecitato il cambio almeno quattro o cinque volte. Il ct non aveva alternative. Che poi la sua uscita sia coincisa con un calo della squadra non è colpa di nessuno. Immaginatevi che cosa sarebbe successo se fosse entrato in campo un attaccante e avessimo preso il gol». Anche sulla sua sostituzione Gattuso conferma le dichiarazioni del Trap: «Ho preso due colpi molto duri e non stavo bene. A un certo punto ho sentito qualcosa tirare dentro la gamba. Niente di grave, ma non potevo più rendere al 100 per 100 e quindi ho preferito lasciare il posto a un compagno più fresco». 159 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Per il mediano, squalificato per doppia ammonizione, l’Europeo rischia di essere già finito, ma lui sembra ottimista. «A questo punto è inutile parlare di formazione – conclude – Chiunque andrà in campo sa che deve vincere e fare almeno due gol. Io la valigia la lascio nell’armadio». 160 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO DOM ENICA 20 GIUGNO Ci mancava solo lo show di Vieri! Nel ritiro azzurro ormai siamo al limite della tensione. Su alcuni giornali escono ricostruzioni fantasiose di una lite fra Bobo Vieri e Gigi Buffon dopo la partita con la Svezia e il bomber perde la testa attaccando tutti i giornalisti. I compagni cercano di smorzare ma è chiaro che, episodio dopo episodio, ormai il livello di guardia è stato superato. La sfida decisiva con la Bulgaria – e soprattutto quella fra Danimarca e Svezia che può promuovere entrambe con un comodo 2-2 – si avvicina ma quasi tutti parlano del derby del mar Baltico, dando per scontata una vittoria con i bulgari già eliminati. Cosa che tanto scontata non è. Le partite di giornata, le ultime del girone A, offrono i primi verdetti. Il Portogallo batte la Spagna e acciuffa i quarti in extremis insieme con la sorprendente Grecia che – sia pur sconfitta dalla Russia (2-1) – acciuffa la qualificazione grazie al maggior numero di gol segnati. 161 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO BOBO VIERI DURANTE LA CONFERENZA-SCONTRO CON I GIORNALISTI 162 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Ciclone Bobo: «Basta, non parlo più» Il bomber attacca alcuni giornalisti: sono più uomo di tutti voi di Antonio Ledà (inviato a Lisbona) Scarpette sbullonate, calzettoni e sputi. Un spot pubblicitario di qualche anno fa sosteneva che c’è baruffa nell’aria. Sbagliato. In casa Italia parlare di baruffa è un eufemismo. È come dire che c’è freddino a 50 gradi sotto zero. La conferma è arrivata nella tarda mattinata con uno show senza precedenti di Christian Vieri, in arte Bobo. È stato uno spettacolo. Il primo assolo di un bomber che in questi Europei non ha avuto altro modo di mettersi in luce. Vieri ha letto i giornali ed è caduto dalla sedia. Su alcuni quotidiani veniva raccontato di un presunto battibecco con Buffon dopo l’1-1 con la Svezia. «Tutte invenzioni», ha voluto chiarire l’attaccante azzurro, «con voi non parlo più». Nella sala stampa di Casa Italia l’aria era già bella carica di elettricità. Antonio Valentini, responsabile comunicazione per la Figc, aveva aperto la riunione accusando «alcuni organi di informazione» di diffondere notizie «false e senza la minima verifica». Poi era entrato nello specifico del caso Vieri per raccontare che «dopo la partita con la Svezia Buffon e la sua famiglia, Vieri e la mamma sono andati a cena assieme. Tutto quello che ho letto è falso. Io ero negli spogliatoi, sul pullman della squadra e nell’albergo degli azzurri. Posso assicurarvi che tra Vieri e Buffon non c’è stato alcun litigio». Falso dunque che nel tunnel degli spogliatoi il bomber si sia rivolto al numero uno azzurro per rimproveragli qualche responsabilità sul gol. 163 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO E falsa anche la risposta di Buffon: «Pensa a te che ne hai sbagliati fin troppi». Vieri ha ascoltato Valentini, poi ha preso il microfono ed è cominciato lo spettacolo. «Ci state massacrando dalla mattina alla sera, ne avete inventate tante ma questa supera ogni limite. Oggi è l’ultima volta che parlo con voi. Su alcuni giornali ho letto di uno scambio di battute pesanti tra me e Buffon. Sono fantasie che io non sono più disposto ad accettare. Voi potete parlare di me dal punto di vista tecnico, dire che gioco bene o che gioco male, criticarmi perché non segno o perché a qualcuno non sono piaciuto. Non mi è mai fregato molto della vostra opinione ma va bene purché si parli di calcio. Non accetto invece la mancanza di rispetto all’uomo, le offese, le falsità sulla mia vita privata». In un crescendo di toni il centravanti si è poi lasciato prendere la mano. «Sono più uomo io di tutti voi messi insieme», ha affermato. Nella sala c’è stato un primo brusio. «Ci massacrate dalla mattina alla sera. Da venti giorni non fate che inventare falsità. Noi abbiamo sempre cercato di rispettare tutti, ma così non è possibile andare avanti. Sono stufo e dico quello che penso: io ho la coscienza a posto e la mattina posso guardarmi allo specchio...». A quel punto il brusio è diventata una voce: «Anche a casa mia ci sono gli specchi». Vieri si è interrotto, forse ha capito di aver esagerato (o forse no?) si è alzato e ha abbandonato Casa Azzurri. Valentini è rimasto solo, seccato, ma non ha aggiunto una parola. Segno, anche questo, di un clima che si è fatto pesantissimo e che rischia di diventare un problema in più per il Trap alla vigilia della partita contro la Bulgaria. Dopo l’incidente, Buffon e gli altri azzurri hanno cercato di ricucire lo strappo con la stampa (pur giustificando Vieri) 164 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO ma nessuno è riuscito a nascondere la tensione e le difficoltà del momento. L’unica speranza è che dopodomani Vieri scarichi la sua rabbia in campo. 165 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Caro Trap, non faccia il Trap di Stefano Tamburini Coraggio Trapattoni, per una volta non faccia il Trap all’acqua santa e si ricordi di quando faceva giocare assieme Boniek, Platini, Rossi, Tardelli e Causio. Tanto, a 66 anni, non deve mica far vedere che è bravo per trovare un altro ingaggio. Comunque vada non potrà più schizzare acqua santa davanti alla panchina azzurra, non potrà più scegliersi liberamente i Di Livio e i Gattuso da spedire in campo al posto degli attaccanti ogni volta che il vento avversario comincerà a soffiare più forte. La prossima panca, per lei potrebbe essere quella dei giardini pubblici. Su, non ne faccia un dramma, ogni cosa ha il suo tempo. Anche se riuscisse a vincerlo questo Europeo, quando tornerà in Italia sa benissimo che il taccuino per le convocazioni lo avranno già consegnato a M arcello Lippi. E allora, per una volta, sorprenda tutti e faccia il contrario di ciò che le suggerirebbe “la sindrome di Di Livio” (copyright Aldo Agroppi). M etta chi vuole al al posto di Cannavaro, M aterazzi o Ferrari fa lo stesso. Non che siano due fenomeni, però per i bulgari possono bastare e avanzare. M a a centrocampo non si sogni di togliere Pirlo e Perrotta (Gattuso purtroppo dovrà stare a guardare), e se Zanetti è davvero infortunato, durante Italia-Svezia si dimentichi il cugino di Camoranesi con la cipolla in testa e non si faccia indurre dalla tentazione di inserire Favalli nella casella di Zambrotta per avanzare lo juventino in mediana. Faccia giocare Fiore, uno che da quelle parti – specie se gli avversari non sono fulmini di guerra – può fare la differenza. E là davanti con Cassano provi il colpo di genio: fuori Vieri, 166 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO dentro Corradi. Bobone non pare più lui, se proprio non vuol rischiare di farsi tirare una bottiglietta gli conceda il primo tempo, ma se a un certo punto le sembrasse di rivedere lo sciagurato Egidio Calloni, non abbia scrupoli. E non li abbia neanche con Del Piero e con il passerotto che lo assiste ogni volta che beve l’acqua dello sponsor: Di Vaio sa far gol, non è mica lì solo per tenere a casa Gilardino. E già che ci siamo, dica al suo vice Ghedin di legarla alla panchina nel caso le venissero in mente le solite sostituzioni: tanto Gattuso non può giocare, Di Livio ha appena fatto lo spareggio con la Fiorentina, Zanetti lo annunciano stirato, Camoranesi è Camoranesi, Favalli è appena andato all’Inter... Sì, è vero, c’è anche Svezia-Danimarca e lei teme quella pastetta che se ci fossero due squadre italiane sarebbe quasi scontata. M a si ricordi che se non vince con la Bulgaria non potrà neanche fare il martire e prendersela con l’eventuale autore del gol del 2-2 o con il terzino che si è spostato per farglielo segnare. Se le andasse bene poi ci sarebbe la Repubblica Ceca. Sarebbe un’altra storia, ma se decidesse di continuare a non fare il Trap, magari sulla panchina ai giardini potrà sedersi un po’ più felice. 167 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Svezia e Danimarca non ci stanno I giocatori: ma quale biscotto! di Stefano Edel (inviato a Oporto) I giornali, dell’una e dell’altra sponda, fanno a gara per allontanare qualsiasi ombra di possibile accordo. Anni, anzi secoli di “guerra” calcistica dividono Danimarca e Svezia, e ora che la storia di questi Europei le mette di fronte, in un derby che potrebbe schiudere a entrambe le porte dei quarti di finale (se finisse, ad esempio, 2 a 2), la parola d’ordine che rimbalza di bocca in bocca è una sola: basta con i sospetti, giocheremo con lealtà e correttezza per superarci a vicenda. I pugni di S öderberg. All’Hotel Palacio di Oporto, dove i gialloblù hanno piantato le tende, la conferenza-stampa di Tommy Söderberg, il “motivatore” dei due ct che guidano la Nazionale, diventa (finalmente) meno... fredda delle precedenti. Sbatte i pugni sul tavolo, a un certo punto, il tecnico e lo fa alla domanda proprio sul 2 a 2 che varrebbe la qualificazione di ambedue. «Noi non parliamo del risultato – sbotta – perché ciò che ci preme maggiormente è come impostare, e giocare, la partita. Sono gli schemi d’attacco, la sistemazione della difesa, le situazioni sui calci piazzati a interessarci, non le “voci” alimentate ad arte. Voi (e si rivolge ai cronisti italiani, ndr) avete creato questa situazione e voi insistete sul risultato. Quando giochi, invece, devi solo pensare a vincere, lottando su ogni pallone. Devi parlare con il cuore». Karlsson e Gattuso. Gattuso è volato in Patria perché è diventato papà, ma “Henke” Larsson gli risponde per le 168 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO rime, a distanza. Il bomber del Celtic, ora sul mercato alla ricerca di una nuova squadra («M i piacerebbe finire in un posto di mare, con il clima mite», allusione forse a Barcellona?), attacca deciso: «Non comprendo il bisogno di piazzare 50 telecamere dentro lo stadio. Noi siamo professionisti, abituati a dare il meglio per il nostro Paese. E ci comporteremo come sempre, puntando a vincere». Anche perché lo spauracchio da evitare, nei quarti, è la Repubblica Ceca. La vacanza in Italia. Chi la butta sull’ironia, cercando di stemperare il clima un po’ teso, è l’osservatore Benny Lennartsson, di cui i due ct si fidano ad occhi chiusi. «Spero di vincere martedì – commenta – Sapete, devo venire in vacanza in Italia». Poi, facendosi di colpo serio, aggiunge: «Non potete avanzare dubbi sulla lealtà della Svezia, è come insultarci. La gara con i danesi sarà molto delicata: quella di Olsen è un’ottima squadra, la migliore del nostro gruppo, con due ali come Jorgensen e Gronkjaer tra le migliori dell’Europeo. Negli ultimi cinque confronti con loro c’è sempre stato un gol di differenza. E poi noi non siamo furbi, come gli italiani...». Al momento del congedo, tuttavia, gli scappa la battuta: «Segna Larsson. Una doppietta». Scusi, come? «Scherzavo, naturalmente». L’eco danese. M orten Olsen si è già concesso sabato sull’argomento della presunta combine, stavolta si addentra sugli aspetti tecnici della gara con i “cugini”: «Davanti hanno due giocatori, come Larsson e Ibrahimovic, che mettono paura, dovremo montare loro una guardia acerrima». Quanto alla formazione, il dubbio è Rommedhal, che soffre di un problema muscolare all’anca. I sospetti italiani? «Lasciamo perdere – taglia corto il ct – È un derby, e con tutta la gente 169 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO che verrà a vederci secondo voi dovremmo finire per forza di cose in parità, e con quattro gol per di più? Io non ci credo». Se lo dice lui... 170 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO LUNEDÌ 21 GIUGNO Il giorno più lungo degli azzurri Siamo arrivati alla vigilia del gran giorno, quello del verdetto: dentro o fuori. Non dipende solo dagli azzurri, che devono comunque vincere con la Bulgaria, ma anche dalla sfida fra Svezia e Danimarca. Un 2-2 regalerebbe a entrambe il passaggio del turno, un 1-1 potrebbe fare altrettanto ma a patto che gli azzurri vincano con un solo gol di scarto. È dunque la partita del sospetto, quella che la maggior parte degli italiani guarderanno in tv sperando che il Grande Biscotto non vada davvero in scena. Nelle partite di giornata, quelle del girone B, l’Inghilterra ribalta la Croazia (4-2) e passa ai quarti insieme con la Francia che non incanta ma batte comunque la Svizzera per 3-1. 171 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO GIOVANNI TRAPATTONI DAVANTI ALLA PANCHINA AZZURRA 172 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Italia, partita doppia di Sandro Lulli (inviato a Guimaraes) L’Italia è un vaso di coccio tra tanti vasi di ferro; l’Italia è una Nazionale che vuole passare il turno sapendo di non aver vita facile nei quarti, dove ad attenderla ci sarebbe la Repubblica Ceca di Nedved. L’Italia sa tutto e sa niente: deve superare la Bulgaria con un punteggio rotondo e sperare che Danimarca e Svezia, già unite dal ponte Copenaghen-M almoe, non restino unite anche grazie a un pareggio: un 2-2 sarebbe il risultato ideale per passeggiare assieme nelle stanze prestigiose dell’Europeo con la certezza di cacciare dalla porta principale gli azzurri. Signori, la fabbrica azzurra di polemiche rischia di chiudere di colpo, stasera. I veleni. Speriamo, tratteniamo il fiato, auguriamoci che a Oporto, a una manciata di chilometri a sud da qui, i baltici non facciano gli italiani. Però comunque vada la Nazionale non avrebbe dovuto trovarsi a vivere questa situazione. Non avrebbe dovuto cercare il primo successo dopo due gare proprio con chi, come la Bulgaria, ha sempre perso. Troppe parole, troppi veleni. Troppe situazioni gestite male. L’ultima? Quella di Bobo Vieri. Una Federazione organizzata avrebbe stoppato il giocatore prima che raggiungesse la sala stampa: invece a quella sciagurata conferenza Bobone ce lo hanno addirittura accompagnato, se non sospinto. E così è stata completata l’opera di una spedizione sinora fallimentare anche se mettiamo da parte la questione sportiva, che ci fa indignare meno perché con la Svezia i progressi li avevamo toccati con mano, al di là dei colpi di scure del ct. Anima nera. In Portogallo è venuta fuori l’anima nera di un gruppo che sembra tutt’altra cosa di quello dipinto – con convinzione, ne siamo certi – dall’ottimista Trapattoni. Le 173 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO stilettate, le dichiarazioni forti, le “soffiate” via sms, i tradimenti, il comportamento di Totti e in precedenza le parole di fuoco di Gattuso e Fiore. Lo stesso Fiore ha ribadito che «la formazione la fa il ct, questo sì... ma c’è qualcuno che sponsorizza qualcun altro...». M ai erano venute alla luce situazioni del genere. Nel 2000 la gestione di Zoff risultò irreprensibile: SuperDino sì che fu sfortunato nella finale coni francesi. Lui sì avrebbe meritato il titolo che manca dal ’68, dopo aver regalato emozioni, gioco e fatto respirare aria pulita. Minaccia. Il ct danese M orten Olsen ieri è stato chiaro: «Ai quarti meritano di andare Danimarca e Svezia». Qualcosa da replicare? Dobbiamo andare a elemosinare il rispetto dell’etica e dei valori del calcio proprio noi italiani che mostriamo quei bei finali dei campionati: dalla A alla C2. Piazzeremo le telecamere pronti a gridare al tacito accordo. Accomodatevi. M agari se la giocano per davvero Danimarca e Svezia e ci rinfrescano la memoria machiavellica. Così poi il 27 a Oporto rischiamo da andare incontro a un’altra figuraccia con i cechi che sinora hanno giocato un calcio fantastico e coraggioso, come contro l’Olanda. Vieri incerto. Il Trap ormai appare orientato – dato per scontato M aterazzi per lo squalificato Cannavaro – a riproporre Fiore per Gattuso (altro squalificato) in un centrocampo con Pirlo e Perrotta. M a in alternativa restano Camoranesi e Zanetti. Vieri resta incerto: decisione stamani. Il Trap vuole parlare con lui per il ginocchio e per la condizione psicologica. Altrimenti via libera a Corradi nella partita che decide tutto con Del Piero capitano (assente Cannavaro). La federazione ha prenotato l’aereo: se va male domani già tutti a casa. 174 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Trapattoni chiama a raccolta i suoi «Pensiamo a vincere, i calcoli li faremo alla fine» di Antonio Ledà (inviato a Guimaraes) Trapattoni rispolvera il saio: «Questa sera farò il giro delle camere. Voglio guardare in faccia i ragazzi e sentirmi dire da loro in che condizioni sono». Alla vigilia della gara con la Bulgaria il ct azzurro punta tutto sul cuore e sulla forza del gruppo. «Pensiamo a vincere – è il messaggio – i calcoli li faremo dopo la partita». Nel momento del dentro o fuori Trapattoni si riaffida a un’arma antica: la voglia dei suoi ragazzi di salvare un campionato d’Europa cominciato male e andato avanti tra malumori e incidenti di percorso. Vieri ha un ginocchio dolorante? Non fa nulla. «Oggi parlerò con lui e con i medici – ha spiegato il ct azzurro – Se c’è la possibilità lo manderò in campo». Perrotta ha una caviglia gonfia? «Gli ho concesso una giornata di riposo ma sono certo che ci sarà». Totti e Gattuso? «Peccato, ma siate certi che chi li sostituirà avrà le stesse motivazioni». È un Trap spavaldo, quello che guida l’ultimo allenamento degli azzurri sul campo di Guimaraes e poi affronta i giornalisti. La sua Nazionale è acciaccata ma questo non è il momento di cercare scuse. Oggi sono rimasti fermi Vieri, Perrotta, Cannavaro e Zanetti. Totti e Gattuso si sono allenati ma non saranno disponibili. Il ct guarda avanti e prova a ripartire dalla formazione che ha giocato nel primo tempio con la Svezia, con M aterazzi al posto di Cannavaro, Fiore, Perrotta e Pirlo a centrocampo, Vieri (o Corradi), Cassano e 175 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Del Piero in avanti. «Dobbiamo ripetere la prestazione di venerdì – dice il mister – anche se ancora non ho deciso la formazione. Partiremo con quello schema (4-3-3) ma ho giocatori che mi consentono di cambiare gioco a seconda di come si schiereranno gli avversari». Il punto sul quale il ct non ha dubbi è la voglia dei ragazzi di andare avanti. «Vi assicuro – ha detto – che il clima nello spogliatoio non è così rovente come viene descritto. Io li conosco bene e li vedo tutti motivati e molto uniti. Sono convinto che gli undici che scenderanno in campo daranno il massimo». Inevitabile una domanda sul tormentone di questi giorni: la possibile combine tra Svezia e Danimarca. «Io ho fatto il giocatore per tanti anni – ha tagliato corto il ct – e non ho mai pensato a cose del genere. Sono certo che Svezia e Danimarca giocheranno la loro partita onestamente e l’ho già detto ai ragazzi. Dobbiamo concentrarci sulla Bulgaria e non pensare ad altro. I conti li faremo domani notte dopo il fischio finale. Personalmente sono convinto che il nostro Europeo sarà ancora lungo». 176 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Va in scena la partita del sospetto Timori di intesa, danesi e svedesi giurano: nessun complotto di Stefano Edel (inviato a Oporto) L’assicurazione è di quelle solenni, con tanto di portavoce (William Gaillard) che la riferisce urbi et orbi: «Danimarca e Svezia giocheranno la loro partita con lealtà». E se lo dice il presidente dell’Uefa, Lennart Johansson, che svedese è, i dubbi dovrebbero essere definitivamente fugati. M a sì, i dubbi della pastetta, un altro dei tanti derby che vanno in scena in questo Europeo dei veleni e degli... sputi ancorato a un risultato di parità, anzi a un 2 a 2 che, indipendentemente dai gol segnati dall’Italia alla Bulgaria, proietterebbe di diritto le due Nazionali vichinghe ai quarti di finale, a scapito proprio degli azzurri. Fa sapere ancora, il gran capo dell’organizzazione: «Nella nostra cultura l’accordo fra due squadre a danno di una terza non esiste. Da noi il calcio è praticato con uno spirito ludico, ma anche con la volontà di vincere. E tra i due Paesi esiste una sana rivalità». Olsen imbufalito. Per carità, prendiamo pure per oro colato le dichiarazioni del numero uno dell’Uefa, ma qui l’odore di un pareggio ricco di reti che garantirebbe, appunto, la qualificazione dei cugini nordeuropei è molto forte. Giri per le strade di Oporto (la sfida va in scena nello stadio do Bessa, quello del Boavista) e vedi i tifosi delle due parti prendersi in giro, lanciarsi occhiatacce, ma poi tutto finisce a grandi risate. La voglia di festeggiare insieme un traguardo importante, e di tendere un bel trappolone all’Italia, è più forte dello stesso orgoglio nazionale. Eppure, mai una vigilia è stata tanto sentita nei ritiri delle rispettive squadre. «È ridicolo pensare a 177 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO un risultato preordinato come il 2-2, ne parlate solo voi italiani – si infervora, all’inizio della conferenza-stampa, il vecchio M orten Olsen, ct dei rossi - Qui c’è un gruppo di gente onesta, che vuole uscire da questa storia pulita. L’obiettivo è vincere, come devo dirvelo?». Eppure, non ci si può levare dalla testa che la combinazione del risultato indicato da tutti come il più favorevole autorizzi qualcosina più di una speranza... «Danimarca e Svezia meritano di andare ai quarti – ammette il tecnico – Speriamo vi approdino entrambe». Frase sibillina, che ridà fiato al partito dei sospetti. M a una spiegazione c’è: Olsen non vede di buon occhio la partita dell’Italia, è convinto che la Bulgaria non opporrà una grande resistenza. Un solo dubbio. Passando all’aspetto tattico, l’allenatore danese esprime convinta ammirazione per la solidità e le qualità dell’avversario: «Saranno a confronto, come sempre, due diverse culture calcistiche. Loro hanno anche dei giovani di talento, e i giovani hanno alti e bassi: confidiamo nei bassi». Quanto alla formazione, l’unico dubbio riguarda la maglia di esterno destro a centrocampo: Rommedhal non è in perfette condizioni, non dovesse farcela toccherebbe a Gronkjaer. Sintetico, ecco il parere di Jorgensen: «Smettiamola con la storia del 2-2, è un tormentone che avete creato solo voi italiani. Io dico che se gli azzurri vincono 2-0, passano al 99%». Non punterei sul 2-2. E gli svedesi? Si sono già pronunciati nei giorni scorsi, ora la buttano sull’ironia e la... provocazione. Lo sa – chiedono al ct tattico Lars Lagerbäck – che l’82% degli scommettitori on line inglesi ha puntato sul pareggio per 2-2? Risposta: «Non punterei neppure la mia ultima sterlina su quel risultato tra Danimarca e Svezia». «Per quale motivo dovrebbe finire così? – aggiunge divertito – Dovete chiederlo 178 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO agli inglesi, forse anche loro hanno letto M achiavelli», citato a proposito della famosa frase «il fine giustifica i mezzi». E la partita, allora, come sarà? «Intendiamoci, il 2-2 è un risultato possibile – puntualizza l’allenatore che lavora insieme con Söderberg, il motivatore del gruppo – ma certamente non puoi preparare una gara pensando di fare un risultato simile. In ogni caso, il pari è un risultato che ci può stare bene». I precedenti. Svezia e Danimarca si sono affrontate finora 96 volte e la Svezia si trova in vantaggio per 44 vittorie a 36 con 16 pareggi. In tre occasioni è finita 2-2: nel 1941, 1963 e 1979. Il pareggio è assente dal 1982: fu 1-1 a Copenaghen in un derby valevole per la Coppa Nordica. Dovesse uscire stasera, sarebbe storico. Insomma, incrociamo le dita. 179 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO 180 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO M ARTEDÌ 22 GIUGNO Il Grande Biscotto: azzurri a casa Alla fine il tanto temuto 2-2 fra Svezia e Danimarca arriva davvero. Il Grande Biscotto condanna gli azzurri, che si qualificano per le vacanze nonostante la vittoria per 2-1 contro la Bulgaria. Non si saprà mai se l’idea a danesi e svedesi gliel’abbiamo data noi con tutto il nostro chiedere assicurazioni preventive, con tutti gli allarmi lanciati probabilmente per il fatto che se ci fossimo stati noi al posto di danesi e svedesi quel 2-2 non l’avremmo certo disdegnato. Ufficialmente nessuno, né tantomeno l’Uefa, aprì inchieste sullo quello strano 2-2. Anzi, tutti erano lì a giurare che era arrivato per caso. Nel tempo si scoprirà, sia pure senza l’imprimatur di un verdetto ufficiale, che i sospetti su quella partita erano fondati. Quella con la Bulgaria sarà anche la partita capolinea di Giovanni Trapattoni sulla panchina dell’Italia. Al suo posto, e lo si sapeva da tempo, arriverà Marcello Lippi. 181 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO ZAMBROTTA CONSOLA CASSANO DOPO L’INUTILE VITTORIA AZZURRA 182 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO L’Italia si qualifica per le vacanze Inutile la vittoria contro la Bulgaria (2-1) al 94’ di Antonio Ledà (inviato a Guimaraes) Addio. Nonostante i due gol di Cassano è successo quello che tutti temevano. Il pari tra Danimarca e Svezia (guardacaso è finita 2 -2 ) ci sbatte in faccia la porta dei quarti degli Europei. Siamo fuori, costretti fare le valigie e, quel che è peggio, a sorbirci lezioni di sportività. Colpa un po’ di tutto: delle polemiche, degli sputi, di un clima che non è mai stato sereno. Unica consolazione il fatto che lasciamo Lisbona imbattuti. È la prima volta che succede nel campionato continentale. Oggi le cose si sono messe subito male per gli azzurri con Vieri costretto a dare forfait per un problema al ginocchio che si trascina da qualche giorno. Al suo posto Trapattoni ha mandato in campo Corradi mantenendo inalterato lo schema che aveva funzionato bene nel primo tempo con la Svezia. Difesa a quattro con Nesta e M aterazzi centrali, Zambrotta e Panucci a spingere sulle corsie. Centrocampo con Fiore e Perrotta a recuperare palloni per Pirlo e attacco a tre punte con Del Piero spostato a destra, Corradi al centro e Cassano libero di spaziare su tutto il fronte. La Bulgaria ha risposto rinforzando il centrocampo con Petrov e Lazarov molto larghi ma sulla stessa linea di Hristov, Yankovich e Petkov. Davanti è rimasto il solo Berbatov, stella emergente del calcio dell’Est. L’avvio è prudente. Gli azzurri sembrano tesi (in panchina avranno già acceso le radioline?) e i bulgari ne approfittano per 183 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO provare qualche sortita. Petrov infastidisce Panucci sulla sinistra e al decimo costringe Buffon a scaldarsi le mani. È un campanello d’allarme ma la gara fatica a salire di tono. Al 13’ Fiore e Del Piero sprecano uno splendido cross di Cassano e al 26’ Corradi colpisce debolmente di testa su un traversone di Zambrotta, poi Fiore alza la mira a cinque metri dalla porta. Troppo poco per una squadra che deve vincere e che deve farlo con due gol di vantaggio. Poco, anche perché la Bulgaria non sta a guardare. Gioca corta con Yankovic a dettare i ritmi e i due esterni rapidissimi a sfruttare gli spazi ogni volta che ne hanno la minima possibilità. Trapattoni capisce che non tira aria buona, e non solo per la pioggia che cade abbondante. In più arriva la notizia del vantaggio danese a Oporto. Ci vorrebbe una ringhiata (Gattuso dove sei!) e invece è un pianto. Con l’Italia che tentenna, vittima di se stessa, i ragazzi di M arkov colpiscono. Berbatov lotta con M aterazzi che lo afferra per la maglia e lo butta giù in piena aria di rigore. Petrov va sul dischetto e non perdona. È il 45’ e c’è solo il tempo di incassare i fischi dei tifosi arrivati da ogni angolo d’Italia. La ripresa comincia con il leccese Bojinov (classe ’85) al posto di Yankovich e con Bobo Vieri a scaldare i muscoli dietro la porta. Passa un minuto e Cassano trova il colpo che cambia il volto alla gara. Il suo bolide fa tremare la traversa e Perrotta è svelto a mettere dentro il gol del pareggio. È la svolta. Gli azzurri capiscono che possono farcela e alzano il ritmo. Trap manda in campo Vieri per Corradi e la squadra guadagna peso e grinta. Per venti minuti è un assedio alla porta di Zdravkov. Ci prova Del Piero, ci prova Cassano, ci prova Vieri su calcio d’angolo. Il raddoppio è nell’aria ma la Bulgaria stringe i denti. Non ci sta a lasciare l’Europeo con tre sconfitte 184 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO in tre gare e ha pure un pizzico di fortuna. M arkov rinforza la linea gotica buttando dentro Kotev e Dimitrov. Il Trap risponde giocando la carta Di Vaio con Panucci centrale. La Bulgaria ha un ultimo sussulto con un calcio di punizione sventato da Buffon e poi crolla. Al 94’ Cassano raccoglie un cross di Oddo e regala i tre punti agli azzurri. È una soddisfazione amara perché da Oporto arriva la notizia del pareggio per 2-2 tra Svezia e Daminarca. È il risultato che si temeva e che caccia gli azzurri fuori dagli Europei. L’Italia torna a casa a testa alta, ma non ha motivo di gioire. Anzi c’e da stare sicuri che le polemiche continueranno a lungo. Italia-Bulgaria 2-1 Italia (4-3-3): Buffon 7; Panucci 6, Nesta 6, M aterazzi 5 (38’ st Di Vaio sv), Zambrotta 7; Fiore 5,5, Pirlo 6, Perrotta 7 (23’ st Oddo sv); Cassano 7,5, Del Piero 4,5, Corradi 5 (8’ st Vieri 5). A disposizione: 12 Toldo, 22 Peruzzi, 4 Zanetti, 6 Ferrari, 15 Favalli, 16 Camoranesi. Allenatore: Trapattoni. Danimarca (4-3-3): Zdravkov 6; Borimirov 6,5, Pazin 6 (19’ st Kotev 6), Zagortchitch 6, Stoyanov 6,5; Jankovic 6 (1’ st Bojinov 6), M . Petrov 7,5, Hristov 7 (34’ st Dimitrov sv); Petkov 6,5, Berbatov 6,5, Lazarov 6. A disposizione: 12 Kolev, 23 Ivankov, 2 Ivanov, 4 I. Petkov, 13 Peev, 14 Chilikov, 16 M anchev. Allenatore: M arkov. Arbitro: Ivanov (Russia) Reti: 45’ pt Petrov (rigore), 3’ st Perrotta, 49’ st Cassano Ammoniti: 44’ pt M aterazzi; 45’ pt M . Petrov; 4’ st Bojinov; 21’ st Stoyanov; 35’ st Lazarov 185 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Svezia e Danimarca avanti a braccetto Il derby finisce come temuto, solo all’inizio sembra gara vera di Stefano Edel (inviato a Oporto) A braccetto, Danimarca e Svezia escono dal campo con il sorriso dei vincenti. È finita proprio come temevamo: 2 a 2. L’Italia è a casa, i vichinghi approdano in pompa magna ai quarti di finale dell’Europeo, e poco importa loro che quel gol finale di Jonson, per il modo in cui è arrivato, faccia pensare. Sin troppo. Torta doveva essere e torta è stata. Erano 22 anni che non usciva il pari fra queste due squadre che per tutta la lunga vigilia, a chi poneva domande, hanno sempre risposto cose del tipo «Guai a mettere in dubbio la lealtà e la correttezza dei nordici». Quella che va in scena allo stadio do Bessa, sotto una pioggerellina fine ma insistente, all’inizio sembra partita vera, intensa, emozionante, caratterizzata da continui capovolgimenti di fronte. E le due tifoserie, distribuite uniformemente (curva di sinistra ai rossi danesi, curva di destra ai gialli svedesi), creano un’atmosfera da grande derby. C’è spazio anche per l’ironia, tutta di marca Sweden: due striscioni, uno dei quali sequestrato dall’Uefa, ci prendono in giro. Comprensibile, nessuno ha gradito il clima di sospetto da cui è stato preceduto il confronto. Il primo (quello portato via dagli addetti al controllo) recita in inglese: «Facciamo 2 a 2 e gli spaghetti sono fuori». L’altro, apparso in curva al momento degli inni, dice: «Italiani, appena siamo 2 a 2 comunichiamo...». In sostanza, se il risultato è quello che voi temete, ne possiamo parlare. 186 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Tomasson eurogol. Costretta a inseguire un solo obiettivo, la vittoria, per evitare guai, la squadra di M orten Olsen va subito all’attacco, graffiando sulla sinistra con Jorgensen. È la Danimarca aggressiva e dinamica vista già in azione contro gli azzurri, che spinge sulle fasce con determinazione e furore agonistico. Spreca un’occasione d’oro con Gronkjaer, su precisa apertura di Tomasson, poi trova la giocata vincente proprio con l’attaccante del M ilan, ed è un “numero” da applausi a scena aperta, palla colpita di collo pieno, a 20 metri dalla porta, che scavalca Sorensen picchiando sul palo interno e finendo nel sacco. Il popolo rosso esplode di gioia, ma non sa che da lì a qualche minuto solo un grande Sorensen (bravissimo a respingere due volte, nella stessa azione, su Larsson e Ibrahimovic) e poi il palo alla sinistra dell’estremo difensore, su colpo di testa preciso di capitan M ellberg, gli eviteranno la beffa. Incontro addomesticato? M ah, fin qui non si direbbe. Rigore netto. La Svezia che torna in campo dopo l’intervallo ha un’altra marcia rispetto ai primi 45’: e dopo appena un giro di lancetta d’orologio, eccoti scodellato il pareggio. Larsson approfitta di un momento di incertezza della difesa danese, si lancia in area e sull’uscita di Sorensen finisce a terra. Il rigore, fischiato da M erk con un paio di secondi di ritardo, è sacrosanto: e lo stesso bomber del Celtic trasforma. Tomasson-2 e gestaccio. Olsen si arrabbia in panchina e scuote i suoi. M orale: sotto la regìa di un ottimo Gravesen, i danesi si ributtano in avanti con la stessa decisione mostrata all’inizio. È questione di carattere, si dice dalle loro parti: ne hanno da vendere, nella serata autunnale di Oporto, e Tomasson, l’ariete che non perdona, li rimanda in paradiso. Un’altra stoccata delle sue, con un bel sinistro rasoterra che ipnotizza Isaksson per la seconda volta. Peccato solo che, 187 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO dopo il gol, il centravanti vada sotto la curva degli svedesi facendo loro segno di tacere e poi, tornando verso il centro del campo, battendosi il fondoschiena con le mani. Gesto irriverente, non da campione. E alla fine 2-2. Da Guimaraes arriva la notizia della vittoria azzurra, e la Svezia rischia di beccare la terza rete. Poi, in un confuso batti e ribatti, con Sorensen che respinge corto, Jonson pesca la matta. Giusto così. M a il 2 a 2, alla fine, lascia tanti dubbi. 188 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Trap, un ciao che significa addio Il ct: «Credo nella buona fede di Danimarca e Svezia» di Sandro Lulli (inviato a Guimaraes) Tutti a casa. Saluti e baci. E abbracci. Saluta l’Italia, saluta il Trap – al quale non sarà rinnovato il contratto in scadenza – potrebbe salutare tra qualche giorno anche il presidente Carraro. Non finisce nel veleno, almeno stasera, però quel 2-2 di Oporto è un pugno nello stomaco. Testa alta. Il ct ha parole d’elogio per tutti gli azzurri. «Noi usciamo a testa alta. Abbiano dato il massimo, ottenuto la vittoria con la Bulgaria che abbiamo inseguito con cocciutaggine e ottenuta con merito nonostante il campo viscido e la pioggia ci abbiamo non poco ostacolato. Però ho visto davvero grande impegno. Io mi sento appagato – aggiunge – nonostante quello che è stato detto e scritto di me e detto e scritto della squadra». Arbitri. Da Byron M oreno a Valentin Ivanov. «Che dire. Anche stasera potrei dire qualcosa (un rigore negato, ndr) però questo è un argomento che merita una risposta a 360º da parte di tutto lo sport italiano, noi ripeto andiamo avanti a testa alta». S fortuna. Trapattoni non cade nella polemica su DanimarcaSvezia «perché non ho visto la partita però è uscito proprio quel risultato lì, che io davvero non pensavo che uscisse». E su di sé: «M i sono sempre ritenuto un allenatore fortunato. Però se guardo il mondiale e guardo adesso quello che è successo qui in Portogallo non posso dire altrettanto. Questa miscela di italianità – dice proprio così – non mi ha portato 189 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO fortuna». Fatale. Fatale il primo pareggio. «Sulla nostra eliminazione è chiaro che ha pesato il primo pareggio con la Danimarca, cioè una partenza sbagliata. Però siamo fuori anche per il tacco di Ibrahimovic, altrimenti avremmo battuto la Svezia e adesso ai quarti ci saremmo noi. Comunque ringrazio i ragazzi, lo ripeto, hanno dato tutti il massimo». I due assenti. Nessun rancore per Totti e Vieri. «In un Europeo possono starci le squalifiche e gli infortuni. Noi avevamo i rincalzi per sostituire i nostri due giocatori di punta. Quindi non dite se mi sento tradito, perché non è così. Un mio errore? Un allenatore fa sempre la formazione in base a come vede i propri giocatori. Se poi va male si deve rassegnare e non macerarsi». Contratto. Trapattoni non darà dimissioni né sarà esonerato. «Il mio contratto – spiega – scadrà il 15 luglio e sino ad allora non c’è attività internazionale. Per cui non ci sono problemi. Lo ripeto, in venticinque anni di attività mi sono sempre sentito fortunato, con la Nazionale non è andata come volevo. Il mio futuro? C’è un filosofo che dice che il futuro è l’opportunità». Però l’Italia l’opportunità di entrare nei quarti l’ha persa, al di là di tutto, anche per demeriti propri. E anche contro la Bulgaria non è piaciuta. Trapattoni era stato il primo a parlare, a caldo, nell’intervista concessa in diretta alla Rai. Cosa pensa del pareggio nell’altra partita? «C’è stato. Alla fine a noi non hanno regalato niente e si è visto...». Neanche gli arbitri ci hanno regalato niente, e si è visto. «Sì, mi resta più di un dubbio. Ne ho almeno un paio – dice il responsabile tecnico della nazionale italiana – un paio di falli loro mi sono apparsi davvero dubbi, in particolare uno su del Piero». 190 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO M ERCOLEDÌ 23 GIUGNO Triste rientro, paga solo il Trap C’è un’aria da Waterloo nella comitiva azzurra, pronta al rientro a casa e ad abbracciare il nuovo ct Marcello Lippi. Torna a casa anche la Germania, battuta 2-1 dalla Repubblica Ceca, che si qualifica insieme con gli olandesi che quasi non ci speravano più e che comunque passano il turno dopo un tranquillo 3-0contro la Lettonia che non sarebbe servito a niente senza la vittoria della Repubblica Ceca. Ci sono altre vittime di primo piano, oltre agli azzurri: Spagna e Germania su tutte. I quarti di finale saranno Portogallo-Inghilterra, Svezia-Olanda, Francia-Grecia e Repubblica Ceca-Danimarca. Già, proprio quest’ultimo era il quarto che pensavano di giocare gli azzurri che invece sono già in volo verso casa. 191 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO LO SCORAMENTO DEL TRAP DOPO LA PARTITA CON LA BULGARIA 192 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Scopa e scala 40, ultima partita azzurra La Nazionale sull’aereo diretto in Italia Volti stanchi e solo voglia di vacanza di Stefano Edel (inviato a Lisbona) Ciao Lisbona, addio Portogallo. L’Italia scornata e delusa torna a casa, portandosi dietro un fardello di polemiche, destinate a ripercuotersi con fragore sul Palazzo, visto e considerato che domani a Roma si terrà un Consiglio federale tra i più delicati e sofferti della nostra storia calcistica. Sul volo AZ 8235 dell’Alitalia che decolla dall’aeroporto della capitale lusitana alle 17.50 locali (le 18.50 da noi) i volti sono scuri. Primo fra tutti, quello di Giovanni Trapattoni, all’epilogo del suo ciclo azzurro. Povero ct, sperava di arrivare fra i primi quattro, invece è già a casa. Niente riprese Rai. Ci sono anche le mamme di Bobo Vieri e di Gianluigi Buffon, il papà di Oddo, il fratello di Corradi e i genitori di Cannavaro sul charter, ma si guardano bene dal parlare con i giornalisti. L’ordine di Antonello Valentini, responsabile delle pubbliche relazioni e dell’ufficio-stampa della Federazione, è perentorio: «Con i giocatori nessuna parola». Loro davanti, noi dietro. E anche se non si vede fisicamente, il muro viene alzato. Tant’è che alla Rai, che pure ha l’esclusiva con la Figc, viene impedito di fare riprese, il che provoca le risentite rimostranze di Enrico Varriale e Donatella Scarnati, gli inviati di RaiSport e del Tg1 al seguito della squadra. Ci pensa Gigi Riva, accompagnatore ufficiale, a salvare parzialmente la figuraccia concedendo allo stesso Varriale l’intervista-bilancio della 193 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO spedizione. Estrapoliamo solo la risposta alla domanda su Totti: «Il ragazzo è sotto shock, sorride poco. Troverà serenità con il tempo, ma dovremo aiutarlo». S i gioca a carte. Con tutto il codazzo di dirigenti e accompagnatori al seguito, Cannavaro e compagni volano verso casa con un grosso magone dentro: la consapevolezza di un fallimento totale. E se anche, in ossequio alle disposizioni ricevute, non aprono bocca, il senso delle loro dichiarazioni a caldo, subito dopo la vittoriosa (e inutile) gara con i bulgari, è riproponibile pari pari anche ora che non c’è più l’obbligo di un ritiro da rispettare e le vacanze si avvicinano. Una frase per tutti, quella di Nesta, tra i pochi a salvarsi (in campo e fuori): «Basta con i Byron M oreno di turno, non cerchiamo scuse». Insomma, c’è, per fortuna, chi ha il senso dell’autocritica e si batte il petto per i tanti, troppi errori commessi. È un volo di due ore e mezzo quello che porta i 23 giocatori e lo staff tecnico, insieme con tutto il management di via Allegri, prima alla M alpensa e poi a Fiumicino. Tempo trascorso a leggere, ascoltare musica, guardare un film e giocare a carte. I più accaniti a scopa e scala 40? Di Vaio, Del Piero e Pirlo da una parte, Nesta e Peruzzi dall’altra. Cassano triste. Nelle prime file, il boy giallorosso gioca al computer, ma si vede lontano un miglio che ha la testa altrove. Lo sguardo è smarrito, la voglia di scherzare è rimasta sul campo del Belenenses, il polpaccio fasciato. Gli occhi cerchiati sono la spia di una notte insonne. Cassano come Rooney o il Cristiano Ronaldo del Portogallo: i titoli dei giornali portoghesi, ieri mattina, erano tutti per lo scugnizzo barese e il suo pianto a dirotto. Gli resta – magra consolazione – il trofeo assegnatogli dall’Uefa quale migliore in campo, l’altra sera. Niente premi. Come ha spiegato Stefano Balducci, braccio 194 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO destro di Valentini nella gestione dell’ufficio-stampa, la Federcalcio torna dal Portogallo con i conti in attivo: un milione di euro. Fossimo approdati ai quarti, avremmo guadagnato il doppio, e via via su, a scalare, sino ai 19 milioni che intascheranno i vincitori. Il bilancio è positivo perché non saranno pagati i premi agli azzurri: l’accordo economico, infatti, prevedeva 150.000 euro a testa in caso di secondo posto e 250.000 per il successo finale. Se può servire, il presidente federale Carraro ha almeno un motivo per consolarsi: le casse di via Allegri restano chiuse. A doppio giro di chiave. 195 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Il Trap avverte Lippi: «Sarà dura» Addio con consigli al successore di Sandro Lulli (inviato a Lisbona) Avremo un ct col sigaro. Esigente, permaloso, talvolta scontroso, ma preparato. Ambizioso e di personalità. E speriamo mai si trovi a voler prendere gli azzurri a calci nel sedere perché se ci fosse stato lui, dopo il pataTrap con la Danimarca, qualcuno non l’avrebbe passata liscia. M arcello Lippi bussa alla porta, mentre Giovanni Trapattoni – possiamo dire un po’ in stato confusionale senza voler mancare di rispetto? – esce da quella di servizio o quasi. «Attento M arcello – dice il ct praticamente già fuori dalla panchina azzurra – ti do subito un consiglio: qui avrai vita molto più dura che non in una squadra di club...». Giobbe. E poi chiarisce il concetto: «Perché in nazionale c’è meno tempo per lavorare, meno occasioni per risollevarsi dopo una caduta. Perché si devono mettere assieme giocatori italiani di varie aree geografiche, molti dei quali sostenuti da parte della stampa. Perché – continua regalando la prima perla – un commissario tecnico deve avere più pazienza di M osè. M osè si chiama? No, volevo dire Noè. Già, è vero – dice rivolto a un giornalista milanese – di Giobbe. M a nel riferimento storico il Trap voleva dare anche una punzecchiata a M arcello, ben sapendo che il suo successore – per fortuna – non ha la sua arte di mediare». Eredità. E cosa lascia il Trap, dopo quattro anni di gestione? È una nazionale da ricostruire? Naturalmente l’uomo di Cusano M ilanino esalta il gruppo, che invece è totalmente da rifondare. «Lascio una squadra che può dare ancora molte 196 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO soddisfazioni. Credo che l’Italia talvolta venga sopravvalutata, tuttavia la ritengo una delle prime quattro, cinque in Europa. Quando subentrai a Dino Zoff andai a caccia di nuovi talenti, poi ritornai sui calciatori affidabili che non avevo mai abbandonato. Insomma, guai radere al suolo, meglio trovare energie nuove». Cassano. Però se non ci fosse stata la squalifica di Totti probabilmente Cassano non avrebbe visto il campo. «I giovani devono maturare. Antonio sa bene che in lui ho sempre creduto tanto che il giocatore era informato della mia intenzione di portarlo all’Europeo (si può quasi ipotizzare che il no all’Under di Gentile fosse strategico e non sarebbe stato leale, ndr). La verità è che avevo paura di bruciarlo. Ci vorrà attenzione anche con Gilardino: perché i giocatori si vedono agli Europei e ai M ondiali, dove si gioca ogni tre giorni e con queste pressioni...». Del Piero. La domanda apparentemente cattiva ma che tuttavia riassume il pensiero di molti italiani arriva a metà conferenza stampa: Trapattoni, ma perché è dal ’96 che puntate sul Del Piero e l’Italia sistematicamente perde? M a chi ve lo impone? «Del Piero a me non l’ha imposto nessuno, però io lo ritengo un giocatore valido su cui puntare. Del Piero – sottolinea convinto, beato lui – in questa squadra ci sta eccome. Erano qui tutti per i loro meriti». Totti e Vieri. Altre due delusioni. Altre due difese da parte del ct. «Totti ha commesso un errore e l’ha ben capito. Con lui l’Italia si sarebbe espressa ancora meglio, perché so cosa e quanto vale Francesco del quale ho detto, attenzione, non che è meglio di Zidane ma che ha giocare diverse, talvolta più incisive». E Vieri? «È stato condizionato dall’infortunio. L’altra sera è stato lui a chiedermi se poteva entrare nella ripresa e l’ho accontentato». 197 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Estero. Ora potrebbe diventare ct di una nazionale estera. Sorride malizioso: «Il futuro è fatto di opportunità. Io non sono uno che molla». 198 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Niente processi, paga solo il Trap Carraro dimissionario al consiglio che incoronerà Lippi di Antonio Ledà (inviato a Lisbona) L’annuncio ufficiale slitterà forse di qualche giorno ma ormai non ci sono dubbi: M arcello Lippi è il nuovo commissario tecnico della Nazionale. Lo hanno confermato, con i loro silenzi, i vicepresidenti della Figc Giancarlo Abete e Innocenzo M azzini, presenti ieri all’ultima conferenza stampa di Trapattoni a Casa Azzurri. I due dirigenti si sono limitati a dire che la decisione verrà presa dal consiglio federale convocato per domani, lasciando capire che l’unica incertezza è legata ai tempi dell’annuncio. Franco Carraro dovrebbe presentarsi in consiglio dimissionario e questo potrebbe far slittare di qualche ora, al massimo di qualche giorno, una scelta che tutti danno per scontata. M azzini, che in Portogallo ha rivestito il ruolo di capo della delegazione italiana, ha difeso Trapattoni sostenendo che «nessuno sarà messo sotto processo» ma ha poi aggiunto che il consiglio federale «ha l’obbligo di fare una prima valutazione della spedizione azzurra agli Europei e trarne le conseguenze». Spogliata dal burocratese la frase vuol dire una sola cosa: la missione è fallita e la Figc non potrà far finta di nulla. Trap è dunque arrivato al capolinea anche se i vertici federali gli rendono l’onore delle armi. «Sono amareggiato del risultato – ha spiegato Abete – ma non del gioco. Credo che i nostri ragazzi si siano difesi con grande dignità sbagliando solo il primo tempo della gara inaugurale con la Danimarca. Per il 199 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO resto non mi sento di condannarli. Usciamo dagli Europei con cinque punti. Non era mai successo prima e credo che la circostanza meriti una riflessione». Per il vice di Carraro l’Uefa «dovrà rivedere il meccanismo delle qualificazioni. L’ultima gara, in un torneo così breve, acquista una importanza esagerata. Avete visto che cosa è successo all’Italia, ma penso anche alla sfida tra Germania e Repubblica Ceca. Continuo a non voler credere alle ipotesi di combine però il meccanismo si presta». Inutile insistere sulla presunta pastetta nordica ai nostri danni. «Non ne ho voluto parlare prima – ha detto Abete – a maggior ragione non parlo adesso. Ci sono alcune cose che lasciano perplessi ma bisogna sapere ripartire». Poche battute anche sul consiglio federale di venerdì. «Carraro presenterà una sua relazione e il consiglio la valuterà. Al momento posso dire che non ci saranno processi anche se è chiaro che non siamo soddisfatti di come sono andate le cose. Non sono però tra quelli che vedono tutto negativo. L’Italia ha dimostrato di essere ancora ai vertici del calcio continentale». Prudenti anche le dichiarazioni di Innocenzo M azzini. «Forse abbiamo fatto qualche errore – ha confessato il capo della delegazione azzurra – ma chi è che non ha mai fatto sbagli? Personalmente ero convinto che la squadra potesse arrivare alle semifinali. Siamo usciti prima ma non solo per colpa nostra». Nessun accenno alla presunta combine tra Svezia e Danimarca, qualcosa da dire, invece, ai club di serie A. «Dovremo studiare un modo di stare più vicini alla Nazionale sacrificando, se occorre, qualche interesse particolare. Credo che questo sia uno dei tempi da discutere venerdì in consiglio insieme con l’analisi di quanto accaduto in questi venti giorni in Portogallo». 200 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO E il Trap? «Non ci va di criminalizzare nessuno – ha concluso M azzini – ma la discussione sarà a tutto campo». Compresa la panchina. 201 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Azzurri in fuga anche dagli autografi Malpensa: pochi tifosi e niente contestazioni di Mario Carta (inviato a Malpensa) Niente pomodori, né verdi né fritti, all’aeroporto. Nessuno tra i cento tifosi arrivati alla M alpensa per accogliere l’Italia che rientrava a testa bassa dal Portogallo portava ortaggi nel cinturone, e se anche qualcuno li avesse avuti (applaudita la gag di Roberto Da Crema, quello delle televendite a squarciagola con la voce asmatica, fra lattuga, cetrioli o pomodori), a chi tirarli? Il solo Alessandro Nesta ha fatto vedere il suo volto all’uscita 66 degli arrivi internazionali del Terminal 2, insieme con qualche portaborse in divisa Figc. Ed è stato applaudito. Il difensore del M ilan si è assunto la responsabilità di essere normale, rifiutando di obbedire al consiglio dei responsabili dell’ordine pubblico. C’è anche chi ha parlato di un lancio d’uovo ma non ci sono state tracce. Si sono sentiti chiarissimi invece gli applausi, e fra cento persone in trepida attesa di tutto meno che di una rissa, e una quarantina di poliziotti non era difficile accorgersene. Tutti gli altri azzurri invece si sono defilati, con una comoda triangolazione degna di uno schema di difesa (lo stile Trap insegna) da maestri del catenaccio. O del contropiede, se preferite. Così dall’indifferenza si è passati alla delusione, dall’eurobeffa all’eurodiffidenza. «È stata una scelta della polizia, dettata da ragioni di ordine pubblico», spiega Carla Fossati, addetta stampa della Sea, la società che gestisce l’aeroscalo di M alpensa. E sarà anche così, ma di sicuro all’Italia dopo il 2-2 fra Danimarca e Svezia è stato 202 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO fornito un altro alibi, del quale non c’era bisogno. Non ce n’era bisogno. Quella che aspettava senza ruggire e senza mostrare le zanne di una nazione ormai abituata ai flop anche calcistici era gente che abita a dieci minuti da Aerocity, arrivata dopo il tam tam dei telegiornali per poter finalmente usare il videofonino appena avuto in regalo. Erano pochi. C’erano papà con i bambini sulle spalle pronti a indicare Totti e Vieri, c’erano bambine schiacciate sulle transenne depistanti, il supertifoso di Gattuso arrivato lì solo per lui. Tutti lì, al cordone delle divise, e Loro da un’altra parte. Nessuna prova di fischi, dopo il fiasco. Così a vedere gli azzurri sbarcare dal charter arrivato da Lisbona sono stati una sessantina di giornalisti accreditati, ma da lontano. Beati. M a neanche loro avevano pomodori. Si può dire che ci fossero più giornalisti che tifosi, si deve dire che non erano tifosi ma curiosi. Si è notata soltanto una bandiera, stinta. Un residuato dei mondiali del 1982, forse, e non sventolava. La delusione è stata grande, più di quella per l’eliminazione. I calciatori che non vengono più giudicati per quello che fanno sul campo sono diventati vip, e ora sfuggono anche ai loro doveri di Vip. Qualcuno ha proseguito fino a Roma, altri avevano la coincidenza per la Costa Smeralda. Ieri l’aria che tirava al terminal sussurrava di qualche sberleffo per Totti e per Vieri, ma sarebbero stati di più gli applausi perché non importava che tornassero sconfitti da Lisbona o da vincitori dalla Coppa del M ondo. Contava il fatto che fossero loro, e conta che si siano negati a un autografo. Alla fine l’unico che sembrava soddisfatto era un passerotto che sul marciapiede becchettava beato le briciole dei fan rimasti a bocca asciutta. Non era l’uccellino di Del Piero, quello della pubblicità dell’acqua, ma una bambina con la maglietta del suo idolo lo ha indicato. Ha potuto sorridere 203 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO soltanto alla sua immagine pubblicitaria, perché quella vera dopo la fuga di ieri è sbiadita, ancora un po’ di più. 204 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO TERZA PARTE L’era Lippi e il miracolo Grecia 205 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO 206 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO GIOVEDÌ 24 GIUGNO Gli altri giocano, l’Italia pensa al dopo Mentre l’Europeo va avanti – il Portogallo elimina l’Inghilterra ai rigori (8-7, 2-2 dopo i supplementari) – la partita dell’Italia si gioca in patria. La Federcalcio non lascia passare altro tempo e ufficializza quello che tutti ormai sanno da ben prima dell’eliminazione degli azzurri. Alla vigilia di un consiglio federale-farsa, con tanto di finte dimissioni del presidente Franco Carraro e una resa dei conti rimandata, la scelta di Lippi di fatto è già ufficiale. 207 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO MARCELLO LIPPI NELLA PRIMA CONFERENZA STAMPA DA CT AZZURRO 208 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO La Federcalcio gioca la carta Lippi Domani un Consiglio federale carico di tensione di Stefano Edel (inviato a Roma) Nella sala-conferenze dello stadio Dragao di Oporto, alla vigilia di Italia-Svezia, Franco Carraro, chiamato a esprimere il suo punto di vista sul caso Totti, si era lasciato andare a una confidenza: «Spero proprio che uno sputo non mi costringa a farlo per davvero, il Consiglio federale del 25». E invece, in via Allegri, a neppure 48 ore dal ritorno in patria della spedizione più sciagurata che il calcio di casa nostra ricordi da vent’anni a questa parte, oggi alle 13 va in scena il ribaltone. Anzi, il semi-ribaltone, perché, nonostante le dimissioni (scontate) che presenterà al “governo” del pallone, il numero uno della Figc resterà (per ora) al suo posto. Finte dimissioni. Sarà comunque l’inizio del processo, nelle stanze dei bottoni della Federazione più ricca e discussa dello sport italiano, e c’è chi garantisce che le sorprese potrebbero essere superiori al previsto. In ogni caso, l’ordine del giorno prevede, al punto 1, l’esame dell’Europeo azzurro e dell’Europeo dell’Under 21, cioè le ombre e le luci di una fine primavera che ha condensato, tutte assieme, le contraddizioni gestionali del vertice del pallone, con scelte sbagliate e condivisioni di programmi assai discutibili. Carraro, dunque, si presenterà dimissionario, per poi vedersi respinte dal Consiglio le dimissioni. L’accordo con il Coni (che sta cambiando il suo statuto, quindi non ci sono le condizioni per commissariare) è già stato trovato, e nonostante i malumori di Alleanza nazionale, da sempre contro il massimo dirigente 209 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO federale, nulla si muoverà. Forse ci sarà il ridimensionamento di Innocenzo M azzini, uno dei vice di Carraro e capo della spedizione azzurra a Lisbona, ma non è detto. Così come Giancarlo Abete, sicuramente il più critico nei confronti della politica della Figc, potrebbe attendere la resa dei conti di fine anno per sparare le sue cartucce. Inizia l’era Lippi. L’unica cosa sicura dovrebbe essere – usiamo sempre il condizionale – l’annuncio del cambio di ct sulla panchina italiana: via Giovanni Trapattoni, che ha fallito sia al M ondiale nippo-coreano sia a Euro 2004, e assunzione di M arcello Lippi, l’ex tecnico della Juve, con accordo biennale. M eglio lui, secondo Carraro e gli altri, di Gentile (ottima chioccia per i giovani) e di Dino Zoff, ct nel 2000 e dunque eventuale cavallo di ritorno. Lippi ha polso, è preparato, sa motivare molto il gruppo. E soprattutto è depositario di un preciso modulo di gioco. Auguriamoci solo che la svolta sia veramente radicale per il nostro calcio, da ventidue anni lontano dal gradino più alto di un podio. È l’ora di tornare a vincere. 210 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Collina, l’unico che se la gode di Sandro Lulli (inviato a Lisbona) Il fischietto dei record, che da sei anni viene puntualmente eletto migliore al mondo, potrebbe stabilirne un altro e diventare il primo ad aver diretto partita d’apertura e di chiusura del campionato europeo. Pierluigi Collina, reduce da due arbitraggi impeccabili, adesso che non è uscita la sua designazione per i quarti, comincia a farci un pensiero, anche se potrebbe essere scelto per una delle semifinali del 30 o del 1º luglio e non sarebbe un’onta. Dopo avere avuto in pugno la finale dell’ultimo mondiale asiatico, a un anno dalla chiusura dell’attività (ma speriamo arrivi una deroga) sarebbe giusto vederlo tra le due squadre che si disputeranno l’Europeo. Nel 1976 Sergio Gonella diresse Cecoslovacchia-Germania vinta ai calci di rigore dai cechi, con il cucchiaio di Panenka. Nel 1996 invece Pierluigi Pairetto diresse GermaniaRepubblica Ceca, vinta dai tedeschi con il famoso golden gol di Oliver Bierhoff. Nel 2000 Francia-Italia, vinta dai transalpini con il golden gol di Trezeguet, fu diretta dallo svedese Frisk. Adesso se c’è una logica l’onore spetta a Collina che nel frattempo si allena nei campi attorno all’albergo degli arbitri, il SolVerde. Collina si è fatto apprezzare subito il 12 giugno nell’apertura tra Portogallo e Grecia: direzione senza ombre, ha anche concesso un penalty contro il Portogallo, trasformato da Basinas, partita poi vinta per 2-1 dagli ellenici. M entre il 21 ha brillato ancora nello scoppiettante incontro tra Croazia e Inghilterra vinto dagli inglesi (4-2), per merito della doppietta di Rooney. 211 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Il giorno di Italia-Bulgaria a Guimaraes c’era anche il designatore Paolo Bergamo. E prima dell’incontro ha avuto parole d’elogio nei confronti del direttore di gara viareggino, sicuramente tra i migliori, se non il migliore in senso assoluto, come rendimento nella fase prima dei quarti di finale. E certamente Bergamo tornerà in Portogallo qualora Collina diriga semifinali o finali. Dall’Italia arriverà inoltre il dottor Angelo Pizzi, viareggino, medico della Can A e B. Che naturalmente segue Pierluigi, oltreché esserne amico prima che un estimatore. «Collina vanta una condizione fisica straordinaria. Lui è veramente come il vino – ci ha detto oggi – più passano gli anni più migliora». Ora sono 44 anni, la prossima estate potrebbe arrivare lo stop dall’Uefa. «Io spero di no – spiega Pezzi – perché Collina può dare ancora molto al calcio, oltreché essere d’esempio alle nuove generazioni di arbitri. E mi chiedo ancora per quale motivo un calciatore non ha limiti di età mentre un arbitro deve avere un tetto. Credo che l’Uefa dovrebbe legare l’età alle capacità fisico-atletiche». 212 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Portogallo, la semifinale è di rigore Superata l’Inghilterra dopo una maratona di emozioni Il portiere Ricardo decisivo: para il rigore e poi lo segna di Sandro Lulli (inviato a Lisbona) Se ne parlerà a lungo di questa partita da consegnare alla storia del calcio. In semifinale va, com’è giusto che sia, il Portogallo, che rimanda a casa un’Inghilterra deludente e senza cuore. Sono serviti supplementari e calci di rigore perché i portoghesi erano tornati in corsa meritatamente a 7’ dalla fine. Poi Rui Costa e Lampard avevano fatto il resto nel supplementare. Quindi i tiri dal dischetto, infiniti anche questi, con il portiere portoghese Ricardo che diventa decisivo alla settima serie: prima para a mani nude il tiro di Vassel e poi va sul dischetto e realizza il gol che lo consacra ormai a eroe nazionale. Regalo. Certo che per l’Inghilterra la partita era entrata subito nei binari giusti, con quella ingenuità in versione-regalo che aveva confezionato Costinha. Il regista arretrato portoghese voleva solo allungare di testa al portiere Ricardo, senonché ha messo sui piedi di M ichael Owen un assist delizioso che lo svelto attaccante inglese ha trasformato in gol dopo appena 3’. Reazione. Però la squadra di Eriksson ha avuto il torto di non pressare subito i portoghesi, lasciando molti spazi vuoti. Belli e spettacolari i duelli. A sinistra con Nuno Valente su Beckham, a destra con Valente su Scholes. Eppoi che brividi per Jorge Andrade con Rooney, o per Carvalho con Owen. E siccome c’era Figo in serata – motore e ispiratore a tutto 213 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO campo – con il difensore di destra Gary Neville ha dovuto fare gli straordinari. Così come Cole con Cristiano Ronaldo. Il ko. Fortunata all’inizio, l’Inghilterra, ma non tanto al 27’, quando ha visto andare al tappeto boom boom Rooney, uscito con un piede dolorante dopo un incontro ravvicinato con Nuno Valente. Il ct inglese Eriksson non ci ha pensato su un attimo, dentro Vassel, attaccante dell’Aston Villa che si è portato sulla destra, affinché Owen andasse a occupare la posizione lasciata libera dal capocannoniere dell’Europeo. E proprio Owen (30’) solo per la bravura di Ricardo non è riuscito a raddoppiare con un destro deviato con un tuffo miracoloso. Pressione. L’Inghilterra, troppo sicura di sé, anche nella ripresa s’è accontentata di controllare, giocando sempre nella propria metà campo, ma rischiando troppo sulle conclusioni di Ronaldo, Simao e Figo. Eriksson ha tolto lo spento Scholes, inserito Neville e messo a sinistra Gerrard. Scolari ha reso più offensivo il Portogallo con Simao per l’incerto Costinha. Poi è venuto il momento di Rui Costa: via un difensore per farlo entrare. Quindi Portogallo a trazione anteriore che non poteva non rischiare. Premiato al 38’ con l’imprendibile girata di testa di Postiga (da poco entrato per Figo) pescato da destra da Simao. E dopo un gol di testa di Campbell annullato allo scadere per un’azione fallosa si è scivolati verso i supplementari. S upplementari. Sempre il Portogallo a fare la partita, con l’Inghilterra piantata e affaticata a difendere l’1-1. Nessun silver gol, si va al secondo tempo. Cole salva sulla linea, l’Inghilterra va sotto al 5’ sulla staffilata di Rui Costa ma recupera in mischia con Lampard a 5’ dalla fine con una girata di destro. E così si va ai rigori. Il finale adatto a una partita da non consigliare ai deboli di cuore, che arride al Portogallo. 214 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Del portiere Ricardo il rigore decisivo. Da batticuore la sequenza dei rigori. Dopo i primi cinque rigori, ancora parità, si va a oltranza. Prima serie ancora pari, alla settima sequenza Beckham (Inghilterra fiori), Deco (Portogallo gol); Owen (Inghilterra gol); Simao (Portogallo gol); Lampard (Inghilterra gol); Rui Costa (Portogallo fuori); Terry (Inghilterra gol); Cristiano Ronaldo (Portogallo gol); Hargreaves (Inghilterra gol); M aniche (Portogallo gol); Cole A. (Inghilterra gol); Postiga (Portogallo gol); Vassel (Inghilterra parato); Ricardo (Portogallo gol). 215 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO A mani nude verso il paradiso Ricardo, eroe senza guanti del Portogallo che ora sogna di Sandro Lulli (inviato a Lisbona) Per fortuna che c’è Ricardo, gridano per le strade di una Lisbona impazzita dove adesso non si pensa neppure più alla semifinale, ma addirittura alla finale. Ricardo cuor di leone, Ricardo è un eroe, una gloria nazionale. Ricardo è il portiere che fa sgorgare le lacrime a Eusebio che vola in campo ad abbracciarlo; che fa sciogliere persino un duro come il ct Scolari, che se n’infischia di guadagnare consensi perché ad esempio non avrebbe riposto nella naftalina il portiere-mito Vitor Baìa per far posto a questo ragazzone di 188 centimetri che tra i pali diventa un vero e proprio superman. E nella notte di Lisbona, allo stadio Da Luz, 65 mila posti, il più grande del Portogallo, Ricardo si è consegnato alla storia, parando – non senza aver gettato platealmente i guanti dietro la porta – l’ultimo rigore dell’Inghilterra a Vassell, per poi andare lui sul dischetto dove era stata sistemata la palla della semifinale. Un dischetto maligno che già aveva tratto in inganno David Beckham uscito con quel destro spedito sulla Luna. E anche M anuel Rui Costa era un po’ scivolato, calciando in maniera orribile. Ora, tocca a lui, al portiere nato a una decina di chilometri da Lisbona, che gioca nello Sporting di Lisbona. Ed è pronto, Ricardo. Pronto, deciso e sicuro. Ha la stessa faccia di Francesco Toldo nell’ultimo Europeo, quando agli olandesi ripeteva: «Tanto lo paro». E lo parava. 216 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Ricardo pochi istanti prima di neutralizzare il rigore a Vassell si era tolto i guanti. Avete mai visto, in tempi moderni, un portiere che per la parata decisiva si sfila i guanti e si sputa nelle mani? M ai, è la prima volta. Un portiere non si separa mai dai guanti, da quando entra in campo. I guanti sono tutto, si sente diverso dai compagni, fa il possibile per diventare tutt’uno con quelle manone bianche che devono restituirgli tutte le ore trascorse tra i pali a volare qui e là, a saltare in lungo e in largo, perché gli allenamenti dei portieri sono personalizzati, duri, talvolta monotoni anche se ultimamente sono stati fatti dei progressi. Insomma, eccolo il ragazzo di casa. Forse non tanto apprezzato per quanto merita perché è nato qui, è benvoluto e apprezzato ma sotto sotto la tifoseria ammirava di più Vitor Baia, se non altro per trovare una scusa per criticare l’ispido Luiz Felipe Scolari, un omone venuto dal Brasile e capace di terrorizzare anche certi giornalisti pungenti. La porta dove si agita il suo collega James, la palla già sul dischetto, manca solo il fischio di M eier, mentre i 65mila trattengono il fiato. Chissà cosa pensa Ricardo avvolto dalla sua maglia grigia, le maniche tirate su, le mani nude. La rincorsa di potenza, un destro micidiale: teso, forte e angolato. Proprio come insegnavano una volta a battere i rigori, cari Beckham, Rui Costa e Vassell. E Ricardo, umile, semplice e schivo se l’è ricordato. E si è consegnato alla storia. E ora il Portogallo lo chiama eroe e vuole l’Europeo quando appena due settimane prima era stato sconfitto dalla Grecia, nella sfida di apertura. M ani d’oro, mani nude. M a perché? «Perché mi sono sentito più forte, senza guanti. E un po’ anche per 217 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO innervosire Vassel». E il rigore calciato subito dopo, sorprendendo anche il compagno di squadra? «No, nessuna iniziativa improvvisa, ero già d’accordo con Scolari...». Sorride Ricardo cuor di leone mentre tiene in braccio la figlioletta. 218 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO VENERDÌ 25 GIUGNO Carraro salva il posto, via all’era Lippi Mentre l’Europeo continua a regalare sorprese – tocca alla Grecia eliminare un’altra big, la Francia – in Italia il balletto delle responsabilità si rivela una farsa: Carraro, come previsto, salva il posto e Marcello Lippi può parlare per la prima volta da ct degli azzurri. 219 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO LA GIOIA DEI GIOCATORI GRECI DOPO IL GOL DI ZAGORAKIS 220 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Parte l’era Lippi di Stefano Edel (inviato a Roma) Ha chiesto scusa a tutti, ma resta al suo posto. Non ha esonerato Trapattoni, ma è come se lo avesse fatto. Perché, con un contratto in essere (scadrà il 15 luglio), ne ha già presentato il successore, M arcello Lippi. L’Italcalcio volta pagina, e Franco Carraro salva ancora se stesso. Tutto scontato. Altro che ribaltone o rivoluzione in vista, qui tutti restano ben saldi sulla loro poltrona. Tutti, tranne il tecnico protagonista di due fallimenti clamorosi nel giro di 24 mesi, l’uscita agli ottavi di finale del M ondiale nippo-coreano e il mancato approdo ai quarti dell’Europeo in Portogallo. Oggi, giorno di Consiglio federale, Carraro ha fatto atto di contrizione davanti al governo del pallone, ma dopo aver presentato le dimissioni si è sentito rivolgere un invito unanime da parte delle cinque componenti (Lega di A-B, Lega di C, Lega dilettanti, Assoallenatori e Assocalciatori): ritirale, non serve. Gesto politicamente significativo, ma mossa che non ha avuto effetti, perché manca un successore all’altezza (per ora) e perché non ci sono le condizioni per commissariare la Federcalcio (in attesa del nuovo statuto del Coni). Insomma, paga per tutti il Trap, e si salvano gli organizzatori di una delle più bislacche e avvelenate spedizioni che la storia della Nazionale ricordi. Vai Olimpica. In pasto all’opinione pubblica, secondo un disegno studiato bene a tavolino, era meglio dare subito la novità del nuovo ct che stare ancora lì, a piangere sul latte versato. Anche in questo il numero uno della Figc non ha sbagliato il colpo. E a chi gli faceva notare che tutta la politica degli ultimi anni è servita a partorire un calcio italiano, a livello di Nazionale maggiore, di pessima qualità, ha risposto non... 221 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO replicando, con un secco: «No comment». Come se lui e i suoi collaboratori non c’entrassero nulla. Abile nel portare l’uditorio dove voleva lui, Carraro ha indicato a Lippi, che lavorerà in stretta sintonia con il ct dell’under 21 Claudio Gentile, un traguardo immediato: la vittoria alle Olimpiadi. «La Federazione è molto impegnata a preparare al meglio la rappresentativa azzurra. Dobbiamo fare di tutto per arrivare alla medaglia d’oro». Dunque, Atene si staglia già all’orizzonte come simbolo dell’auspicato riscatto. Anche se non trionfiamo ai Giochi dal 1936! Tre fuori quota sono possibili, ma quali? Totti e Cassano, chiedono molti a gran voce, più Inzaghi. Possibile solo se la Roma acconsentirà. E a giudicare dall’ira di Sensi, non è detto che sia così. Potrebbe essere già la prima grana da risolvere per l’ex marito della Signora bianconera. 222 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Finiti i proclami è l’ora delle imprese di Stefano Tamburini Il confine è sottilissimo ma è più profondo di quanto possa apparire e può diventare un baratro per chi sta dalla parte sbagliata e cade. Facendosi male. Di là dal confine, a scrivere pagine coraggiose – che restano scolpite nelle memorie collettive ancor prima che sui nastri delle videocassette o nei byte di un dvd – ci sono quelli che a un certo punto fanno la cosa giusta. Tipo: a due minuti dalla fine della partita, con la loro squadra sotto di un gol, accarezzano il pallone, lo piazzano al limite dell’area per tirare una punizione. E quel pallone lo infilano all’incrocio dei pali. Poi, qualche attimo dopo, con la stessa freddezza, vanno sul dischetto del rigore e ne sparano un altro dalla parte opposta del portiere. Oppure: dopo 120 minuti di dura battaglia, che con i recuperi fanno quasi 130, si trovano con un paio di guanti a difendere una porta diventata enorme al cospetto di avversari che tirano un rigore dopo l’altro e fanno centro. Prendono i guanti e li gettano dietro la porta, a mani nude respingono quel pallone che pesa più di un macigno e un attimo dopo vanno sul dischetto e con un gesto fanno capire al compagno che dovrebbe tirare il penalty successivo che può tenersi in disparte. Lo stadio ammutolisce di fronte a quel «ci penso io» e a quest’uomo che, assieme ai guanti, ha appena gettato dietro la porta tutte le paure. Libero da ogni peso, fa ancor di più di ciò che gli viene chiesto per contratto: segna il gol che regala al suo Paese una nottata di delirio e un’iniezione di orgoglio. Di qua dal confine – dalla parte sbagliata – ci sono invece i 223 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO giocatori normali, quelli che sono capaci anche di offrire numeri di gran classe (quasi sempre al cospetto di squadre di secondo livello) e che prima di giocare si fanno ricordare per l’acconciatura, i tatuaggi, le fidanzate conosciute in televisione, gli ingaggi milionari, le bizze contro gli allenatori e le reboanti dichiarazioni davanti ai microfoni. Poi, quando arriva il momento di far vedere quello che valgono, sputano. 224 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Lippi emozionato: mi sudano le mani di Stefano Edel (inviato a Roma) Il primo pensiero, doveroso, lo ha rivolto a Trapattoni (definito «un professionista fantastico»), l’ultimo al suo ex giocatore Edgar Davids («anche se non è argomento che c’entri – ha chiarito – il mio rammarico è di non essere stato capace di recuperare un rapporto giusto con lui»). Saltando dal ct uscente, ma ormai ex, al ribelle scappato dalla Juventus al Barcellona, M arcello Lippi ha spiegato il suo teorema azzurro, lasciandolo monco solamente in una cosa. Ovvero gli schemi, cioè come giocherà la sua Nazionale, e i nomi del futuro gruppo Italia. «Non cambierò». Accantonata giocoforza l’idea di una gita in barca all’isola di Capraia, il tecnico viareggino era arrivato a Roma giovedì sera, dormendo a casa della figlia Stefania, vicino alla sede della Federcalcio. La telefonata di Carraro era stata chiara: «M ister, la presentiamo domani dopo il Consiglio federale». «Sono felice, e quando si è felici di conseguenza si è anche emozionati»: questo il suo esordio davanti ai giornalisti. «È tutto il giorno che mi sudano le mani», l’ammissione successiva. Cosa cambierà nell’uomo Lippi questo incarico? «Nulla, credo. La Nazionale non mi cambierà, non vedo perché dovrebbe. Comunque, se mai lo farebbe in meglio». «Non ho gufato». La prima parte della chiacchierata («non mi sentirete più sino al 16 luglio, quando prenderò ufficialmente possesso della panchina della Nazionale») è un viaggio dentro il personaggio, con le sue sensazioni e i suoi sentimenti. «Non sono preoccupato, il ruolo è importante, 225 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO di prestigio, ma sono molto deciso a interpretarlo nel migliore dei modi. So benissimo che non sarà facile, Trapattoni mi ha confessato che è un lavoro mica male in fatto di tensioni, ma la Nazionale è nei sogni di qualsiasi allenatore, anche nei miei. Se ho gufato contro gli azzurri all’Europeo? No, ci mancherebbe, pur sapendo che il mio nome circolava per il futuro. Sono stati sfortunati, alcune avversarie sono passate con quattro punti, altre, come il Portogallo, sono giunte in semifinale dopo aver perso la prima partita. Non è andata come avremmo voluto, ma quanta jella». Niente rivoluzioni. Carraro, e con lui l’intero movimento calcistico, gli chiedono di non fallire l’obiettivo del M ondiale 2006 in Germania, ma un conto è guidare una compagine di club, un conto l’Italia. «La Nazionale da sempre è l’espressione vera del calcio di un Paese. Io non voglio cambiare nulla, non sono qui per fare rivoluzioni. Porterò il mio entusiasmo, la mia esperienza internazionale. Ci sono fior di giocatori in questo gruppo, che va conservato. Su di esso opereremo gli innesti di alcuni giovani dell’Under 21, i più bravi, per andare, mi auguro, il più lontano possibile». I club e lo staff. Saltando «dall’altra parte della barricata» (sua definizione), il nuovo commissario tecnico ha già idee chiare sui rapporti con le società e sui collaboratori. «Girerò molto, vuoi per sentirmi vicino al campo, vuoi per avere un confronto stretto e produttivo con i colleghi. Sia chiaro, al dialogo con i tecnici delle squadre di club penserò io. Soltanto io». Quanto allo staff, la sintesi è questa: «Credo in una struttura agile, snella, con pochi punti di riferimento. Dunque, un allenatore in seconda, un allenatore dei portieri, un preparatore atletico». Totti e Vieri? «Credetemi, l’immagine che ho di entrambi è splendida, solare. Uno o 226 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO due episodi non credo che possano cambiare un giudizio». M a con Davids è successo... «Errore che non si ripeterà più». Ed è già una promessa. 227 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO La Grecia spodesta Zidane Lenta e senza idee, la Francia si inchina a Charisteas di Antonio Ledà (inviato a Lisbona) Aveva ragione monsieur Santini a predicare prudenza. La sua Nazionale champagne, la squadra campione in carica, lascia gli Europei battuta dalla Grecia. Per gli ellenici è un risultato storico ma meritato, arrivato al termine di una gara giocata con grande volontà e a ritmo intensissimo. Il gol partita è arrivato nella ripresa per merito di Charisteas. Ti aspetti la Francia e invece è la Grecia che al fischio d’inizio prende possesso del centrocampo e comincia a far girare a vuoto M akelele e Dacourt. I due sono in costante inferiorità numerica ma Zidane resta isolato sulla destra, i terzini non spingono e le punte vedono il primo pallone dopo la bellezza di 20 minuti. Gara perfetta. Il ct ellenico Otto Rehhagel aveva chiesto ai suoi concentrazione e grinta schierando una squadra molto raccolta con una sola punta, Charisteas, cinque centrocampisti e una difesa che ha trovato in Dellas un baluardo straordinario. L’avvio è tutto di marca ellenica, con un paio di tentativi di Nikolaidis e Charisteas prima di un episodio che ha fatto molto discutere: Karagunis ha battuto una punizione dallo spingolo sinistro dell’area di rigore e la palla, dopo aver attraversato una selva di gambe, ha dato l’impressione di oltrepassare la linea bianca, carambolando tra il palo e il portiere. Barthez l’ha schiaffeggiata fuori e l’arbitro ha fatto continuare il gioco. Non era gol ma la paura ha convinto i francesi ad alzare la linea difensiva e la gara si è fatta più equilibrata. I greci hanno avuto un’altra occasione con un gran 228 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO tiro di Zagorakis, i Bleus hanno risposto con un colpo di testa di Henry che ha sfiorato la traversa. Poco per una squadra partita per difendere il suo titolo europeo e scesa in campo spavalda, con la testa già alle semifinali. Reazione francese. Nell’intervallo il ct francese Jacques Santini deve essersi fatto sentire e alla ripresa del gioco Zidane e compagni hanno cominciato a spingere con più convinzione. Al 48’ Trezeguet ha preso la mira con una mezza girata al volo, al 56’ Lizarazu è stato anticipato in piena area di rigore un attimo prima del tiro e un minuto dopo ancora Trezeguet ha messo a lato di testa. Rehhagel ha capito che si metteva male e ha richiamato in panchina Nicolaidis, una mezza punta, per fare entrare Lakis, un incontrista dal fisico possente. Il gol-partita. La mossa ha dato i suoi frutti e al 64’ la Grecia è passata con un’azione da manuale: Zagorakis è scappato sulla destra e ha crossato al centro. Charisteas è saltato altissimo e ha messo il pallone nell’angolo sotto la traversa. I Bleus hanno accusato il colpo e Santini ha provato a sostituire Trezeguez con Saha, Dacourt, stanchissimo, con Wiltord e Pires con Rothen. La gara è cresciuta di intensità ma la Grecia ha capito che poteva fare il colpo del secolo e ha stretto i denti. Zagorakis è retrocesso sulla linea dei terzini, Basinas ha macinato un migliaio di chilometri e Charisteas ha dato una mano a centrocampo. È finita con un assalto all’arma bianca e i greci in festa. Sono loro la vera sorpresa. 229 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO 230 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO SABATO 26 GIUGNO Il conto salato dell’eliminazione L’Europeo si avvicina all’epilogo – oggi tocca all’Olanda gioire per l’accesso alla semifinale ai danni della Svezia ma solo dopo i calci di rigore – e alla Federcalcio c’è la conta dei danni per l’uscita anticipata. Un flop da 100 milioni di euro. 231 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO LA GIOIA DELL’OLANDESE RUUD VAN NISTELROOY 232 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Azzurri, un buco da 100 milioni Gli sponsor presentano il conto dell’uscita anticipata di Stefano Edel (inviato a Roma) Quanto è costata, in soldoni, l’eliminazione degli azzurri dall’Europeo agli sponsor che investono sulla Nazionale di calcio? La domanda è lecita nel momento in cui chi si è avventurato sul terreno, sempre infido, delle negative ricadute economiche del flop portoghese è giunto a risultati contrapposti: il sito internet www.dagospia.it riporta ad esempio le conclusioni dell’indagine fatta da Economy, secondo cui il crac oscillerebbe fra i 100 e i 120 milioni di euro. Danno minimo, invece, stando al sondaggio del Sole-24 Ore e pubblicato su www.ilsole24ore.com. Beretta ci ripensa? Partiamo proprio da quest’ultimo. Le conseguenze per chi ha legato le fortune dei propri marchi a quelle di Totti & C., secondo la redazione on line del Sole, non sarebbero così deleterie come ipotizzato da molti all’indomani dell’uscita di scena dal torneo continentale. L’unica voce fuori dal coro – «sì, non abbiamo ammortizzato l’investimento fatto» – è stata quella della Beretta, la nota azienda lombarda di salumi che a Casa Azzurri, rimasta aperta a Lisbona anche dopo il nostro ritorno a casa, ha lasciato un solo addetto, richiamando l’intero staff al seguito. «Non abbiamo preso decisioni per l’immediato futuro, ma è certo che chiederemo un incontro chiarificatore alla Federcalcio», hanno fatto sapere dalla Brianza. Spia eloquente di un malumore che potrebbe portare a rivedere l’accordo quadriennale stipulato con la Figc, per una somma totale di tre milioni di euro (1,5 miliardi delle 233 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO vecchie lire l’anno). Giancarlo Crippa, l’addetto alle pubbliche relazioni dell’azienda, avrebbe confidato a Economy: «Le ripercussioni negative per l’uscita di scena dell’Italia si sentono, e riguardano la visibilità». In soldoni, meno interesse a comprare i prodotti pubblicizzati. Gli spot non visti. E veniamo alla ricerca pubblicata da Dagospia. I titoli sono forti: si parla di «disastro economico», di «sponsor furiosi», di «introiti pubblicitari in caduta». Sicuramente c’è molto di vero. Ciò che, invece, meraviglia è che i ricercatori di Eta Meta research abbiano quantificato in una cifra superiore ai 100 milioni di euro (chi azzarda addirittura 120) il danno potenziale subìto dai partner commerciali della Federcalcio, pari al 65-70% degli investimenti effettuati sulla spedizione portoghese. A loro giudizio, si paga dazio soprattutto sugli spot televisivi, cioè gli spazi pubblicitari acquistati durante le partite, e che la Sipra, concessionaria Rai, ha venduto a peso d’oro (da un minimo di 335.000 euro a un massimo di 1,24 milioni), intascando più di 50 milioni di euro. Se l’audience cala, automaticamente anche la pubblicità ne risente. E qui parliamo di 24.300 secondi di spot, solo per gli Europei, andati esauriti da mesi. Ora, se la gente non si sente più attratta dal guardare la tv perché l’Italia è stata eliminata, la conclusione dei ricercatori è una sola: soldi e soldi buttati via. M a a smentirli ci sono gli indici di ascolto ancora alti (l’altra sera Francia-Grecia è stata vista in media da 8.353.000 telespettatori con il 38.79% di share, 24 ore prima erano stati quasi 12 milioni a seguire i rigori di Portogallo-Inghilterra, con uno share del 63.10%), e questo farebbe pensare che anche gli spot abbiano goduto della stessa attenzione precedente. Le magliette in meno. Se le dieci aziende che si sono legate all’Italia per un quadriennio (Tim, quattro milioni all’anno, 234 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Uliveto, Le M armotte, Pasta Amato, Beretta, Birra Peroni, Dbtel, Fujifilm, Nutella Ferrero e Valleverde, tre milioni a testa) fanno più o meno buon viso a cattivo risultato, chi non sembra dormire sereno è lo sponsor tecnico degli azzurri, la Puma, che ha versato nelle casse di via Allegri 38,8 milioni. Ancora non è quantificabile la perdita nella vendita di magliette e gadget, ma se tanto dà tanto, quando uscimmo dal M ondiale nippocoreano, la Kappa, precedente partner, subì un bel contraccolpo: gli introiti calarono del 5 per cento. Che accadrà ora? Si accettano scommesse sull’argomento. 235 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Olanda in orbita con Van der Sar La Svezia colpisce due legni ma i rigori le sono fatali di Sandro Lulli (inviato a Faro Loulè) Avanti l’Olanda, che vince un po’ anche per l’Italia e mette a tacere gli svedesi. Partita senza fine e in equilibrio. Supplementari con reti inviolate, poi rigori e finisce 4-4. Si va avanti a oltranza dal dischetto: Wihelmsson si fa parare da Van der Sar, speedy Robben segna. Per gli orange ora c’è il Portogallo. S fottò. Prima dell’inizio un’altra telecamera puntata, non era danese. Però ha inquadrato un’enorme maglia gialla della Svezia. Sulle spalle il nome di Totti e come numero un 2-2: praticamente hanno condensato così l’Europeo dell’Italia, dallo sputo a Poulsen, al pareggio di tacco di Ibrahimovic contro gli azzurri e infine il rocambolesco 2-2 nel derby tra nordici, quello che ci ha mandato a casa. Altrimenti l’Italia tra oggi e domani sarebbe andata in campo per i quarti finale. Spiritosi, certo. Vedremo se gli svedesi sapranno conservare l’ironia dopo questa eliminazione. Intensità. Si vede subito che alla Svezia interessa principalmente chiudere le fasce dove vogliono inserirsi Van der M eyde e il giovane talento Robben, 20 anni, freccia del Psv Eindhoven che si fa subito vedere quando sguscia tra Jakobsson e Hansson e chiama Isaksson a una difficile parata con palla in angolo. Dalla parte opposta Stam e Frank de Boer in tensione perché hanno a che fare con Ibrahimovic e Larsson, due potenti e veloci. Però l’Olanda stenta a prendere quota, non trova continuità di manovra con Seedorf e Davids 236 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO che escono poco dalla linea mediana del campo e la formazione di Advocaat si allunga con la conseguenza di lasciare Van Nistelrooy isolato e quindi ben marcato. Risposta. Solo sul finire del primo tempo l’Olanda ha saputo alzare il suo baricentro e non è un caso che alla conclusione sia arrivato Cocu: il regista del Barcellona ha calciato di potenza e Isaksson (bravo come sempre, lo era stato anche contro gli azzurri) ha tolto di porta, mettendo oltre la linea di fondo. Frank de Boer zoppica: un guaio muscolare lo mette fuori gioco e l’Olanda non ci rimette ripresentando Bouma al fianco di Stam. Però questa Svezia è furba: appena vede che gli orange si aprono fa scattare il contropiede. Così al 44’ Jonson ruba palla, si allarga e pesca Svensson che però fa partire un destro inguardabile e un’occasione gol va in fumo. Tattica. Ci si aspettava molto di più da questo primo tempo. M a è stata la tattica accorta – soprattutto da parte della Svezia – a mettere il freno a mano al gioco. Fasce presidiate, spazi stretti: sia Van Nistelrooy sia Ibrahimovic sono stati costretti a giocare spalle alla porta, perdendo il 50 per cento delle loro possibilità. S cossa. L’Olanda non vuol fare la fine di Inghilterra e Francia. E si ripresenta in campo con connotazioni aggressive. Via libera a Arjen Robben: mulinelli sulla sinistra, M ellberg suda freddo. Prima palla per la testa di van Nistelrooy che però manda fuori. M a per gli orange si sono problemi in fase di costruzione a centrocampo con Davids frenetico e impreciso, Cocu lento, Seedorf poco propenso all’inserimento. Occasioni. La Svezia si rifà sotto: Stam non riesce ad allontanare, Ibrahimovic calcia a botta sicura ma poco fuori dalla porta c’è Cocu bene appostato che respinge. M a l’Olanda accarezza il vantaggio all’11’: traversone di Seedorf, Van Nistelrooy punta Isaksson: doppio rimpallo e la palla 237 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO esce. La Svezia replica con una botta di Svensson: Van der Sar è pronto. S upplementari. Dopo Portogallo-Inghilterra un’altra sfida infinita. Al 2’ del primo tempo supplementare trema la Svezia: conclusione di Robben, la palla sfugge a Isaksson e carambola sul palo. Occorre anche il secondo tempo supplementare. Isaksson si salva sulla punizione di Seedorf. 5’: gol annullato a Van Nistelrooy, un fuorigioco dubbio. Poi una traversa di Larsson con una girata in area, e un palo di Ljungberg, alla destra di Van der Sar. Rigori. Occorrono anche i calci di rigore. Non ne bastano cinque. Finisce 4-4. Poi M ellberg fallisce, il baby Robben no. Avanti l’Olanda. 238 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO DOM ENICA 27 GIUGNO Ci consoliamo: anche la Danimarca ko Dopo la Svezia anche la Danimarca torna a casa. Magra consolazione per gli azzurri ma un po’ di sorriso è spuntato sui volti di quelli che, a casa, hanno visto la sfida che – senza il Grande Biscotto – avrebbero dovuto giocare gli azzurri, quella con la Repubblica Ceca. La vittoria è netta: 3-0. Il livello tecnico degli Europei non è proprio entusiasmante. 239 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO FESTEGGIA LA REPUBBLICA CECA, PIANGE LA DANIMARCA 240 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO L’Europeo? Sembra il torneo dei bar… di Aldo Agroppi Che dormita, davanti alla tv per Svezia-Olanda: altro che Europeo, sembrava il torneo dei bar! Unica consolazione, ho recuperato un po’ di sonno, ma di calcio vero ne ho visto poco. Speriamo di rifarci con semifinali e finale, dove potrebbe esserci il gufo Pierluigi Collina. Dopo Lippi – che nonostante le smentite ha fatto quel che chiunque avrebbe fatto al posto suo – anche l’arbitro italiano è lì che spera e sa benissimo che, eliminata l’Italia, ha la strada spianata. In fondo se lo merita, è il migliore. L’unico handicap potrebbe essere rappresentato da un’eventuale finale Portogallo-Grecia, che sarebbe la ripetizione della sfida inaugurale già arbitrata da Collina. Tornando alle partite, stiamo assistendo alla caduta di tutti gli dei, uno dopo l’altro. E non è un caso. Questi campioni celebrati che arrivano agli Europei e diventano stelle cadenti, di affascinante hanno solo il nome. Il problema è che i big arrivano a questo appuntamento dopo un’annata intensa e sono senza energie, così prendono il sopravvento gli operai del calcio, che aspettano questa vetrina per affermarsi. Loro, gli operai, non hanno giocato 60 partite in un anno, non hanno avuto le pressioni del campione arricchito, che a questo punto della stagione ha solo voglia di andare al mare. La differenza la fanno le motivazioni e le grandi potenze pagano la mancanza di spirito di sacrificio dei loro giocatori. Se sei Zidane e non hai freschezza atletica, basta che ti mettano un uomo in marcatura e finisci a fare tocchettini a centrocampo come farebbe Rivera a 60 anni. 241 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO E così eccoci a celebrare squadre come la Grecia, che hanno giocatori di terzo piano e qualche riserva di grandi squadre come l’interista Karagunis, il romanista Dellas e Charisteas, centravanti di scorta del Verder Brema. Poi hanno preso un allenatore (Rehhagel) proveniente da un grande campionato, che ha saputo dare un gioco, e ora sono lì a sognare. Ha ragione Platini, basta con questi giocatori tromboni. Un vecchio saggio delle mie parti diceva sempre: quando hai il culo al caldo non hai più voglia di andare a soffrire. Ricordiamoci che non vinciamo dall’82 e tutti gli schiaffoni che abbiamo rimediato purtroppo non sono serviti a nulla. 242 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO La Danimarca regge solo un tempo Cechi spietati nella ripresa: tre gol e semifinale in tasca di Antonio Ledà (inviato a Oporto) Inchiniamoci alla Repubblica Ceca, è la squadra più divertente, e probabilmente più forte, di questi Europei. Nedved e compagni hanno ridicolizzato la Danimarca con un gol di Koller e due di Baros e possono volare in semifinale dove troveranno la Grecia. La Repubblica Ceca è forte, lo sa e prova subito a dimostrarlo. Per dieci minuti aggredisce i danesi che non si aspettavano una partenza così rabbiosa e devono subire. Nedved e Poborsky sono ispirati e Sorensen deve salvarsi tre volte: prima su un tiraccio del Pallone d’oro, poi su un colpo di testa di Koller, quindi su una sventola da fuori area di Galasek. Il ct danese M orten Olsen comincia a sudare, si accende la prima sigaretta e chiede alla squadra di stare più corta. Tomasson prova. Tomasson continua a fare da boa in avanti ma Jorgensen e Gronkiaer capiscono che devono dare una mano al centrocampo e Poulsen, preferito all’ultimo momento a Daniel Jensen, si sacrifica andando a chiudere la corsia di destra a Poborsky. Superata la sfuriata, i danesi riprendono coraggio. Cominciano a far girare la palla e, quando possono, partono in velocità. Al 15’ Poulsen ha la prima grande occasione della partita: riceve un pallone in area, si libera di Bolf, tradito forse da un rimpallo, ma tira sulla schiena dell’avversario, a due metri dal portiere. È un campanello d’allarme che i cechi non sentono o fanno finta di non sentire. Errore grave perché la Danimarca 243 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO capisce che può giocarsi le sue carte con qualche possibilità di successo e affonda ancora con Poulsen, di testa, quindi con Jorgensen. La gara sale di tono e questa volta ad accendersi la sigaretta è Karen Bruckner. Il ct prova a spostare Nedved di corsia, poi costringe Koller a fare il centrocampista aggiunto, ma ormai la Danimarca è padrona della zona nevralgica del campo e non rinuncia a pungere. Le furie bianche danno l’impressione di essere sorprese. Continuano ad aggredire gli avversari con rabbia, qualche volta ricorrendo alle maniere forti, ma collezionano solo calci d’angolo che non disturbano Sorensen. La svolta. La ripresa comincia sulla falsariga del primo tempo. I cechi provano subito a chiudere i conti e stavolta fanno centro. Nedved affonda, conquista l’ennesimo angolo e sul cross Koller riesce a rubare il tempo a Laursen mettendo la palla in rete. È una mazzata per la Danimarca che prova a organizzare una reazione ma è costretta a concedere spazi agli avversari. Così al 62’ arriva il raddoppio. Galasek ruba palla a centrocampo, Poborsky vede Baros scattare sul filo del fuorigioco e lo lancia in profondità. L’attaccante entra in area e sull’uscita del portiere lo supera con un pallonetto. Momento magico. È il momento magico dei ragazzi di Bruckner che ne approfittano per passare ancora. È Nedved a prendere palla e a sfruttare la velocità di Baros. Il baby talento del Liverpool si beve Helveg e Laursen, aspetta l’uscita e Sorensen e lo infila con un tocco delizioso. Sugli spalti comincia la festa con i tifosi danesi ammutoliti e la loro squadra completamente in barca. Jensen e Tomasson provano a salvare almeno l’onore e in un paio di occasioni arrivano a infastidire il portiere avversario Cech. M a ci vorrebbe ben altro. Jiranek è compagni hanno infatti fiutato l’aria della semifinale e non si lasciano sorprendere. 244 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Accorciano la squadra sulla linea dei mediani, raddoppiano le marcature, insistono con il pressing e, appena possono, partono in contropiede. È il gioco voluto da Bruckner che continua a fumare in panchina, ma questa volta di felicità. Il finale è tutto dei suoi ragazzi che si concedono il lusso di sprecare un paio di occasioni clamorose e regalano la gioia della standing ovation a Baros. Ora la sulla strada della Repubblica Ceca c’è la Grecia, squadra rivelazione di questi Europei. 245 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO 246 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO LUNEDÌ 28 GIUGNO Scommettitori traditi dall’Italia Giornata di riposo per le quattro semifinaliste mentre si continuano a fare i conti dei danni dell’eliminazione nella fase a gironi dell’Italia. Emergono le cifre delle scommesse bruciate e si tratta di milioni di euro che i tifosi azzurri avevano “investito” sulla squadra di Giovanni Trapattoni. E dal Portogallo c’è anche il tempo di registrare una feroce polemica fra l’arbitro italiano Pierluigi Collina e il nostro opinionista Aldo Agroppi, che aveva fatto balenare un certo interesse (lui per la verità aveva parlato di “gufata”) per l’uscita anticipata da parte del ct azzurro in pectore Marcello Lippi e appunto del direttore di gara italiano che, senza la nazionale in campo, avrebbe visto crescere le sue chances per dirigere la finalissima. Escono le designazioni e per Collina è “solo” semifinale: la polemica tutta toscana (un viareggino contro un piombinese) con Agroppi diventa internazionale. 247 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO L’ARBITRO PIERLUIGI COLLINA, ULTIMO ITALIANO RIMASTO IN GARA 248 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Collina si ferma alla semifinale L’arbitro ad Aldo Agroppi: «Mai gufato contro l’Italia» di Sandro Lulli (inviato a Espinho) A lui probabilmente non passa neanche per la testa, però la finale affidata a M arkus M erk rischia di essere un’ingiustizia. Intendiamoci: Pierluigi Collina, reduce da due direzioni di gara da Principe del fischietto, terminerà il suo Europeo - dopo averlo aperto – con una semifinale di qualità: GreciaRepubblica Ceca. Quindi bilancio ultrapositivo per il miglior arbitro del mondo. Tuttavia veder nominare un tedesco nell’anno in cui il presidente della commissione arbitrale Uefa è un tedesco (Roth Volker) porta quantomeno a pensare che ci possa esser stato un occhio di riguardo. Risposta. È un Collina rilassato quello che incontriamo a Espinho, località a sud di Oporto, a 300 chilometri da Lisbona. Rilassato, abbronzato e in piena forma, prima di iniziare questa intervista, nel giorno consentito dall’Uefa («altrimenti – dice – avrei replicato prima»), l’arbitro vuole rispondere – senza mai nominarlo – al nostro opinionista Aldo Agroppi, che ha scritto di lui: «Ha gufato contro l’Italia perché senza l’Italia può puntare a dirigere la finalissima». Commenta: «M i è sembrata una cosa molto triste, la cosa più brutta di questo Europeo. Prima fare queste affermazioni, contro di me e anche contro M arcello Lippi, uno dovrebbe conoscere bene le persone, anche perché proprio io, che ho un valore così alto della nazione, mi sento offeso anche come professionista. Ci vuole rispetto per chi lavora e s’impegna e punta tutto sulla professionalità e la preparazione. Conosco 249 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Lippi: anche lui si comporta come me. Tanta applicazione per arrivare dove è arrivato». L’elogio. Pierluigi Collina però ci tiene anche a fare un ringraziamento. È per l’ex tecnico del Porto, Josè M ourinho, passato al Chelsea, che giorni fa ha detto che il Portogallo è fiero di vederlo arbitrare e che «dovrebbero dargli il Pallone d’oro». «Il tecnico – aggiunge – ha detto cose molto belle e forse è andato oltre, ma è stato molto gentile. Sono attestati di stima che fanno sempre bene al morale». S oddisfatto. Il primo luglio a Oporto la seconda semifinale: Grecia-Repubblica Ceca. «Accontentarmi? Questo è un bell’accontentarsi. Io e i miei assistenti M arco Ivaldi e Narciso Pisacreta siamo soddisfatti e da oggi ci concentreremo per fare bene come nelle due partite che ci siamo lasciati alle spalle. La finale a M erk? È un buon arbitro che non aveva mai avuto in passato questa soddisfazione». S u Nedved. Collina ritroverà lo juventino Nedved, capitano della Repubblica Ceca: «Si parla di un calciatore modello, Pallone d’oro in carica. In campo collabora, è serio». M a ci sarà chi andrà a rovistare negli archivi. E monterà ad arte Olanda-Repubblica Ceca, Euro 2000. Collina assegnò all’89’ un netto rigore agli orange – atterramento di Ronald de Boer, trasformazione del gemello Frank – che vinsero mentre da Praga si rovesciavano critiche ingiuste sull’arbitro viareggino, paragonato addirittura a M ussolini. M a ieri il ct ceco Bruckner ha affermato: «Sapere che c’è Collina per noi è una garanzia». S u Ciampi. Presente e passato. A Collina abbiano chiesto qual è stato il momento più bello della carriera. E non ci ha pensato su un attimo: «Quando il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi mi ha concesso il titolo di commendatore per meriti sportivi. Quel giorno ero 250 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO emozionato e orgoglioso, sentimenti che provo ancora adesso se ripenso a questa onorificenza». Inizi. Pierluigi Collina ha cominciato ad arbitrare a Bologna a 17 anni. «Non avrei continuato se non mi fossi sentito dire da tutti che ero bravino...». Però ricorda ancora i campi di dilettanti: «Non capisco come facciano dei genitori a offendere pesantemente un giovane arbitro alle prime armi. Eppoi tutto quello che accade sui campi dei dilettanti: non mi stancherò mai di sostenere quegli arbitri che permettono al movimento dilettantistico di andare avanti e talvolta sono al centro di episodi di violenza». Esempio e coraggio. Pierluigi Collina ha sempre cercato di apprendere da tutti, non ha mai avuto un punto di riferimento. «Anche adesso trovo molto utili i ritiri a Coverciano – spiega – perché giovani e vecchi e io sono tra questi, possono confrontarsi, scambiarsi idee ed esperienze per migliorare la direzione di gara». M a per essere un buon arbitro cosa serve? «In assoluto il coraggio. Il coraggio di decidere subito e possibilmente bene». Lingue e dialogo. Collina parla correntemente inglese, spagnolo e francese. «Non mi sono mai servito delle lingue per smascherare qualche insulto, ma solo per avere un dialogo franco e chiaro, perché spiegarsi a gesti spesso non basta. E io sono uno che dialoga molto: magari poi ognuno resta della propria idea però rispetto sempre chi mi sta di fronte». Ed è per questo che il Principe del fischietto riscuote consensi in tutto il mondo. Relax. E ora? «Dopo la semifinale torno subito a casa perché ho bisogno di staccare la spina. Le vacanze le trascorrerò a Viareggio, come sempre. Poi il 3 agosto si riparte con il ritiro...». 251 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Collina se la prende tanto con me? Forse ha la coda di paglia… di Aldo Agroppi Dunque secondo l’arbitro Pierluigi Collina io avrei scritto la frase più brutta dell’Europeo? M i dispiace che quello che in un articolo pubblicato appena ieri, e in altre occasioni, ho definito il miglior arbitro, l’abbia presa così. Credo che ci sia un po’ di coda di paglia, incendiata dalla delusione di non vedersi assegnata la finalissima ma solo una delle semifinali. Io ho cominciato a scrivere di queste gufate una settimana fa, poteva rispondermi prima. E poi gufare non è un’accusa, è uno stato d’animo normalissimo. Quando ero allenatore contro di me hanno gufato tanti colleghi che volevano il mio posto e io ho fatto altrettanto quando sapevo che c’era qualcuno in bilico. E a gufare non ero certo il solo: andate a vedere sulle tribune di uno stadio qualsiasi quando una delle due squadre va male. C’è il pienone di allenatori che si propongono, che aspettano... e che gufano. Certamente la sera dell’eliminazione dell’Italia quel fortissimo senso di dispiacere e di delusione che avevo dentro io, così come lo avevano tutti i tifosi italiani, Collina non lo aveva. Rispondete sinceramente: pensate che fosse lì a disperarsi o a pensare: dai, Pierluigi, ce l’hai fatta anche stavolta, puoi sperare di dirigere la finale? 252 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO L’Italia brucia milioni di puntate ai botteghini Il 40 per cento degli scommettitori aveva scelto gli azzurri di Davide Portioli Quanto pesa un gol segnato all’ultimo secondo? O una parata decisiva, un errore clamoroso, un pareggio? Stiamo parlando di scommesse dedicate a Euro 2004, o meglio dei risultati per gli scommettitori. Difficile dare cifre a torneo in corso. Di certo, l’uscita di scena di Italia e altre grandi non ha aiutato gli scommettitori a rientrare: il 40% delle giocate su una squadra vincitrice si erano indirizzate sugli azzurri. La nostra attenzione questa volta la rivolgiamo al mondo delle scommesse, a quelle legate in modo particolare alla manifestazione in corso di svolgimento in Portogallo. E finora il bilancio sembra essere positivo, visto che il movimento di giocate può essere definito soddisfacente, mentre in questi giorni si punta ancora in vista delle semifinali e poi si penserà alla finale. La Snai, la più importante agenzia di scommesse sul territorio italiano, può al momento segnalare un monte giocate di oltre 40 milioni di euro. Una Snai che ha seguito passo passo la manifestazione aggiornando di continuo le quote offerte ai propri clienti, legate a diversi aspetti di questo Euro 2004. Basti vedere come sono cambiate le quote delle singole squadre via via che si è andati avanti nel torneo. Il caso più indicativo è ovviamente quello della Grecia, semifinalista a sorpresa. All’immediata vigilia del torneo una vittoria finale ellenica era pagata 80 (per ogni euro giocato se ne ricevano 80), adesso la quota è di 10. M a a conferma dell’attenzione 253 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO della Snai, determinata certo anche dai flussi di puntate da parte dei vari scommettitori, la quota pagata per la vittoria degli Europei da parte della squadra allenata da Otto Rehhagel era già scesa a 33 dopo il successo nella gara d’apertura contro il Portogallo. Come segnala l’Ufficio stampa Snai, l’uscita dell’Italia dal torneo è stata avvertito, ma in questo caso probabilmente il tifo non c’entra. Il giocatore italiano viene dipinto come un attento calcolatore, che generalmente si convince a giocare quante più informazioni riesce ad avere sull’evento, in questo caso sulla partita. Da quando la squadra azzurra e altre grandi (come Inghilterra e Spagna) sono state estromesse dalla manifestazione, le puntate presso le agenzie Snai sono diminuite. In pratica quanta più incertezza c’è legata all’esito della singola partita, ma anche della vittoria finale, minori sono le giocate che vengono tentate. Da un lato però, incentrandosi essenzialmente sulle grandi favorite le scommesse ad esempio sulla vittoria finale, minore sarà il numero di scommettitori che a fine torneo passeranno a incassare ai vari punti Snai. Italiani scommettitori, ma con giudizio, quindi, anche se non manca chi ha tentato il colpo grosso, puntando sulla Grecia quando la sua quotazione da vincente era ancora più alta. Sono stati in 77, fra questi anche il direttore del Tg4, Emilio Fede. 254 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO M ARTEDÌ 29 GIUGNO Il Portogallo accarezza il sogno Vigilia della prima semifinale fra Portogallo e Olanda con un’intera nazione paralizzata per la sfida che potrebbe aprire le porte sul grande sogno. In Italia la coda polemica non si esaurisce. In un’intervista al nostro giornale, Franco Scoglio – estroso tecnico (scomparso nel 2005) molto incline al linguaggio colloquiale e alla logica del dire le cose come stanno – ne ha per tutti. Vale la pena di riproporla, puntando sul ricordo del personaggio molto particolare – soprannominato il Professore per via del suo passato da insegnante di educazione fisica – per quelli che possono ancora ricordarlo e spiegando ai più giovani che non era assolutamente un vecchio brontolone, piuttosto un saggio dai modi spicci ma eleganti ma poco incline alla mediazione. Uno che ogni volta che parlava regalava titoli e polemiche. 255 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO MANUEL RUI COSTA, UNO DEI LEADER DELLA SQUADRA PORTOGHESE 256 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Un intero paese spinge la squadra di Sandro Lulli (inviato a Lisbona) Un Paese in estasi, una Lisbona in fibrillazione, una squadra che trattiene il fiato perché sente che ce la può fare a battere l’Olanda per volare in finale e consegnarsi alla storia. E nel frattempo i calciatori rossoverdi chiedono persino aiuto ai potenti del cielo. Chi sente voci misteriose, chi vede la M adonna e chi si fa guidare dai santi. Figo ha protettori speciali, il portiere Ricardo andrà a piedi al santuario di Fatima che dista 200 chilometri da qui e gli farà compagnia il ct Scolari che però ha chiesto aiuto a Nostra Signora di Caravaggio: candele votive per lei a Farroupilha. E oggi il tecnico brasiliano ha ricevuto la telefonata dal suo amico Fratel Valerio che svolge la propria opera in un orfanotrofio di Porto Alegre il quale gli ha detto: «Felipe, le candele stanno brillando come non avevano brillato prima. Significa che sei protetto dal Cielo sino alla fine dell’Europeo...». Ecco perché Luiz Felipe Scolari oggi ha una calma e una sicurezza mai mostrate prima. Sereno dentro e fuori, proprio lui che solitamente è stizzoso, brusco. «Devo studiare ancora bene l’Olanda al videotape – ha detto – però vi dico subito che una variazione l’apporterò per togliere spazio alle loro ali, Van der M eyde e soprattutto Robben. Sì, i pericoli arriveranno da lì, dovremo cercare di farli crossare meno possibile per la testa di Van Nistelrooy». L’appello di Felipao. M a quando l’Omone reduce dal successo con il Brasile al mondiale 2002 ha avvertito che in sala si respirava aria di vittoria ha voluto riportare tutti sulla terra. «Se qualcuno crede di aver già vinto sbaglia. Non siamo 257 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO campioni d’Europa, non abbiamo vinto ancora niente. Guardate che il Portogallo è già arrivato oltre il limite previsto, perché io vi avevo promesso i quarti. Dunque non mettiamo pressioni alla squadra in queste ore che ci separano dalla partita con l’Olanda che reputo tra le nazionali più forti». Poi il colpo di teatro: «Semmai chiedo a tutto il popolo portoghese e soprattutto ai tifosi che verranno allo stadio di vestirsi di rossoverde. Dobbiamo contrastare la marea arancione dei sostenitori dell’Olanda: vestiamoci con i colori nazionali e facciamo vedere loro che noi siamo di più». Bella forza, siamo in Portogallo… Comunque il consiglio ha reso entusiasta la stampa portoghese. L’ironia di Advocaat. M entre meno entusiasta è uscita la stampa olandese dall’incontro con il ct Dick Advocaat, al quale non era andata giù l’idea che avessero fatto una colletta per pagare a lui e al suo staff il biglietto aereo di ritorno dopo la sconfitta con la Repubblica Ceca: «Ora sto facendola io la colletta, per mandare a casa tutti quei giornalisti che non hanno creduto in me e nella mia squadra arrivata alla semifinale, nonostante le vostre critiche». Una sorta di Bobo Vieri, ma meno offensivo e più ironico. Questo Advocaat, dopo aver superato la maledizione dei rigori con la Svezia, non ha più paura di niente e con gli orange in semifinale contro il paese ospitante vada come vada ben poco avranno da imputargli. Le formazioni. Squadra fatta: Bouma riprende il posto di Frank de Boer. Nel Portogallo potrebbe entrare Pauleta per Costinha, con Couto in allerta qualora la caviglia di Jorge Andrade desse ancora problemi. 258 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Comunque la Grecia merita un premio di Aldo Agroppi Poteva e doveva esserci l’Italia, domani o dopodomani a giocarsi l’accesso alla finale. E invece eccoci qui ad attendere Portogallo-Olanda e Repubblica Ceca-Grecia. Le prime tre potevano starci. In sede di pronostico avevo indicato chiaramente Portogallo e Repubblica Ceca come due possibili protagoniste, mentre l’Olanda fa parte del gruppo delle favorite della vigilia. La vera sorpresa è la Grecia. Qui si vede la mano dell’allenatore, uno navigato che ha vinto tre campionati in Germania. Senza grandi stelle ha creato un ottimo collettivo, diciamo che con un po’ di frittura ha fatto un ottimo cacciucco. Gioca all’italiana: difesa raccolta, centrocampo che protegge, in spazi larghi Dellas e C. sarebbero nei guai e invece rischiano poco. Non hanno molte chances contro i cechi, ma hanno una carica che può regalarci un’altra sorpresa. Certo, sarà dura, perché la Repubblica Ceca è stata fin qui la migliore squadra: giocatori tosti, allenatore capace, Nevded come alfiere, Baros, Jankulovski e altri cresciuti in tornei evoluti. Se non ci fosse di mezzo il Portogallo sarebbe la favorita numero uno. Il Portogallo domani sera avrà di fronte l’Olanda. Dei padroni di casa avevo parlato bene anche dopo la sconfitta contro la Grecia. Il debutto è sempre una sfida a sé, un’insidia, c’è tanta tensione. Però i lusitani hanno il vantaggio di giocare in casa, hanno la spinta del pubblico che aumenta il rendimento e condiziona quello avversario. L’Olanda è arrivata fin qui ma non mi ha convinto: non è più il meraviglioso squadrone degli anni settanta e neanche quello di Van Basten, Gullit e 259 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Rijkaard. La sfida è comunque incerta. E l’Italia? L’Italia sta a guardare. Ora tocca a Lippi, che dovrà presentarsi nella versione falce e M arcello: basta procuratori, dirigenti nei ritiri, orecchini, tatuaggi, sponsor. L’allenatore deve farsi odiare dai giocatori. L’allenatore amico è come il medico paziente che fa diventar la piaga puzzolente. Lippi, lo sapete, non mi è simpatico, ma per questo può essere la persona giusta. 260 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Scoglio come Bartali: «Italia, tutto da rifare» Il tecnico analizza la spedizione azzurra di Sandro Lulli (inviato a Lisbona) Sulla scena dell’Europeo irrompe l’allenatore Franco Scoglio e si salvano in pochi. Com’è giusto che sia. A cominciare dai vertici azzurri: «Non avevate avuto sentore di una delusione annunciata?». Il Professore boccia la Nazionale ma non scarica tutto sulle spalle del Trap: «Sarebbe troppo facile». E adesso? «Lippi è l’uomo giusto per dare una sterzata però....». È rimasto deluso da Vieri, Totti, Raul, Beckham e Zidane, «un campione assoluto ormai in piena decadenza». S cusi S coglio, ma secondo lei dove iniziano gli errori della Nazionale? «Prenda la Juve. Ha M oggi, Giraudo e Bettega. Prenda il M ilan: ha Galliani e Braida. Prenda l’Inter: non ha nessuno e infatti non vince niente». Vuol dire che l’Italia non ha personaggi-guida. «Esattamente. Infatti i risultati non sono arrivati. E abbiamo assistito a uno spettacolo mediocre. Solo alla sagra del divismo che niente ha prodotto». Cosa intende per divismo? «In Nazionale non si va con il proprio preparatore. E neppure con il proprio fisioterapista. Non si va con moglie o fidanzata al seguito. Certe cose lasciamole fare a chi ha una cultura diversa dalla nostra. Io ho avuto la netta impressione che ormai in Nazionale trionfi la cultura dell’apparire, più di quella dell’essere. Bisogna lavorare seriamente per 20 giorni se si vuol guadagnare il rispetto dei tifosi». Dunque che cosa dovrebbe accadere? 261 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO «La ricostruzione deve avvenire su due livelli: da una parte lo staff tecnico che ha nominato M arcello Lippi al quale mando il mio in bocca al lupo perché lo ritengo una persona che vale e che è meritevole. Dall’altro lo staff in sinergia col primo che deve avere visibilità, mostrare le sue capacità di mediazione. Uno staff che abbia peso politico. Ci vogliono persone carismatiche, che sappiamo imporsi a livello europeo e mondiale e sappiano imporsi anche ai calciatori affinché non si ripetano certe scene: polemiche, polemicuzze, bizze, conferenze stampa che dovevano essere soppresse». Ma dopo il Mondiale tutti si aspettavano un cambiamento... «M a quale cambiamento poteva venire, se non era cambiato nessuno nello staff. Non è stato fatto tesoro del mondiale e i frutti sono questi: il ritorno a casa è meritato. Il fiasco era annunciato. Speriamo che adesso sia stata compresa la lezione». Ma secondo lei Trapattoni non poteva fare di più? «Trapattoni era un uomo solo. Non dico neppure un tecnico; dico proprio un uomo solo. Non gli do colpe, però io la pensavo diversamente dalla sue scelte». Cioè, si spieghi meglio? «Vede, non mi attacco a Gilardino. Troppo banale andare a piangere su questo ragazzo che sicuramente è bravo. Il fatto è che in Portogallo non sono stati portati i giocatori più in forma. I più in forma erano altri, che sono rimasti a casa». Ma lei, S coglio, che idea si è fatta del pareggio per 2-2 tra Danimarca e S vezia? «Risultato perfetto. Proprio noi andiamo a sottilizzare? Non scherziamo, quello doveva essere e quello è stato. Al mondiale pregammo l’Ecuador... Io mi domando ancora se per caso 262 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Paolo M aldini...». Cosa c’entra Paolo Maldini, che dopo il Mondiale s’è fatto da parte... «M aldini è il più grande calciatore italiano. Lui è un esempio, un leader e un trascinatore. M a vorrei che dicesse perché si è fatto da parte. Perché un calciatore modello come lui ha preferito tirarsi fuori...». Vuol dire che Maldini aveva capito che non esisteva un progetto? «In un certo senso sì. M agari potrebbe essersi reso conto che qualcosa non andava...». Comunque Trapattoni poteva contare su Totti... «Totti? Gran bel giocatore, ma un leader non lo sarà mai». C’erano anche Vieri e Cassano. «Di Vieri ho sempre parlato bene. M a dopo quella polemica che ha fatto con la stampa è uscito indebolito anche il campione. Cassano ha gran numeri, ha talento ma lasciamo stare il leader». Un leader del futuro potrebbe essere Nesta. «Neppure per sogno. Bravo, ma non ha le capacità di M aldini». Insomma, il calcio italiano è in crisi. «Di più. Ho brutti presagi. Per questo non vedo l’ora di andare di nuovo all’estero. Presto risolverò il contratto con il Napoli. O torno con una nazionale africana, oppure allenerò in serie A una squadra dell’Est». Per caso lei tifa per la Repubblica Ceca? «Buona squadra, ma è un miscuglio di calciatori mercenari. Con Nedved che però è un trascinatore». Insomma, per chi tifa? «Spero che vinca la Grecia, che mi ha fatto respirare calcio. Conosco Otto Rehhagel perché in Germania abitavo vicino a 263 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO lui, a Kaiserslautern. Non ha molta voglia di lavorare ma quando lo fa lavora sul collettivo e si vede. L’ha capito anche la Francia...». 264 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO M ERCOLEDÌ 30 GIUGNO Portogallo, tuffo nella grande gioia La prima finalista è il Portogallo, padrone di casa che batte 2-1 in rimonta l’Olanda e mentre tutto il paese vive un gigantesco carnevale è già vigilia dell’altro scontro che apre la porta all’atto conclusivo, quello fra Grecia e Repubblica Ceca, con in campo l’unico italiano rimasto in gara, l’arbitro Pierluigi Collina. 265 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO L’ESULTANZA PORTOGHESE DOPO IL GOL DI MANICHE 266 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Il Portogallo sogna, Olanda ko Prodezze di Ronaldo e Maniche di Sandro Lulli (inviato a Lisbona) Il popolo di navigatori ha le vele al vento, la prua puntata sul titolo e tante possibilità di sbarcare sul titolo europeo. Sì, ha tutto questo Portogallo per ritagliarsi un posto nella storia, e in finale saprà sicuramente riproporre il suo calcio dove risaltano esuberanza atletica e tecnica raffinata. Si piega anche l’Olanda, per quanto sia rimasta in partita sino all’ultimo dopo la sciagurata autorete di Jorge Andrade. La verità è che il Portogallo ha mostrato per una volta la sua concretezza con una rete per tempo di Ronaldo e M aniche – quest’ultima una prodezza – e poi ha anche saputo stringere i denti sul ritorno disperato degli orange. S imili. Tattica e tatticismi non hanno permesso alla partita di decollare sin dai primi minuti e ce ne sono voluti più di venti per vedere salire il ritmo. Advocaat, che ha tolto Van der M eyde, ha trovato più sprint sulla destra con Overmars. M entre Scolari è riuscito ad avere maggiore incisività con Pauleta, schierato al posto di Nuno Gomes. Davids s’è piazzato sul regista portoghese Deco, però M aniche ha preso in custodia Cocu, quello incaricato di rifornire Van Nistelrooy e Robben. Insomma, squadre speculari. M a quando sono saliti di tono Figo e Cristiano Ronaldo la retroguardia orange, debole soprattutto sugli esterni Reiziger e Van Bronckhorst, ha iniziato a barcollare. Il Portogallo ha fiutato il momento e ha preso a giocare a ridosso dei propri attaccanti. Vantaggio. Il Portogallo è passato in vantaggio dopo che aveva già sfiorato la segnatura con Pauleta. Comunque ha 267 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO sbloccato la partita sugli sviluppi di un calcio d’angolo che Deco (26’) ha scodellato alla perfezione per Cristiano Ronaldo, lesto a deviare dentro di testa. L’Olanda ha smarrito le misure. S’è allungata, è andata in inferiorità numerica a centrocampo esponendosi al contropiede rossoverde, quasi sempre organizzato da un Figo stratosferico. Però è stato perfetto il servizio di M aniche, che dalla sinistra ha pescato Pauleta: botta di destro, ma Van der Sar ha tolto di porta con una bravura inaudita. Errore. Tuttavia l’Olanda era riuscita a pareggiare, con una stilettata di Van Nistelrooy però ritenuto in fuorigioco. Il bomber s’è ribellato, ha protestato ed è stato ammonito. Aveva ragione lui: la sua posizione era regolare per una questione di centimetri. E così poco dopo il Portogallo è andato nuovamente vicino al raddoppio con un capolavoro di Figo: sinistro a girare, portiere superato, ma la palla incoccia il palo. Prodezza. Figo e Pauleta falliscono il raddoppio che però (12’) trova M aniche con un destro a rientrare, imparabile, scagliato fa trenta metri e il José Alvalade esplode. Partita chiusa. No, perché su un traversone di Van Bronckhorst, Jorge Andrade mette nella sua porta con l’intento di anticipare Van Nistelrooy. E sul 2-1 l’Olanda gioca tutte le sue carte. M a gli va male: solo attacchi disperato, mentre Nuno Gomes e poi nel finale Deco non riescono a realizzare la terza rete dopo azioni di contropiede da manuale. Vola il Portogallo, con merito. L’Olanda salva la faccia solo per la combattività. 268 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO GIOVEDÌ 1° LUGLIO Grecia, la favola vola in finale Euro 2004 si chiuderà come era cominciato. La finale sarà fra Grecia e Portogallo, le stesse squadre che hanno disputato l’incontro inaugurale. I greci battono la Repubblica Ceca al 105’. Nel 2004 era ancora in vigore la regola del silver gol, chi era in vantaggio alla fine del primo tempo supplementare passava il turno senza giocare il secondo supplementare. L’ultimo italiano, l’arbitro Pierluigi Collina, lascia fra gli applausi. 269 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO L’ESULTANZA GRECA DOPO IL GOL DECISIVO DI DELLAS 270 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Il silver gol di Dellas esalta gli ellenici La Repubblica Ceca fa la partita ma si arrende al 105’ di Antonio Ledà (inviato a Oporto) Sono gli Europei delle sorprese. L’ultima si chiama Grecia e ha la faccia pulita di Traianos Dellas, autore del gol che ha deciso la semifinale di Oporto con la Repubblica Ceca. La rete è arrivata all’ultimo secondo del primo tempo supplementare e ha messo fine a una battaglia che sembrava segnata ma che i greci hanno combattuto con coraggio. La gara metteva di fronte l’attacco più prolifico degli Europei con la difesa meno battuta. Era scontato attendersi una partenza sprint dei ragazzi di Bruckner e così è stato. I greci non fanno neanche in tempo a prendere le misure agli avversari che già rischiano di affondare. Al 3’ Rosicky calcia al volo riprendendo una respinta di Dellas e manda la palla a sbattere sulla traversa. Nikopolidis sorride per lo scampato pericolo ma un minuto dopo deve superarsi per deviare in angolo una fucilata di Jankulovski. È un momentaccio per gli ellenici che però stringono i denti, raddoppiano la marcatura su Nedved, il più temuto dei cechi, e, piano piano, riprendono coraggio. Vryzas si fa beccare due volte in fuorigioco poi Charisteas arriva con un attimo di ritardo su un tiro cross di Zagorakisi appena toccato dal portiere Cech. La Repubblica Ceca sembra perdere smalto e, dopo un’altra occasione sprecata da Jankulovski, perde Nedvev, toccato a una caviglia e costretto ad abbandonare il campo zoppicante. È un brutto colpo per la squadra di Bruckner che continua a tenere in mano le redini del gioco ma 271 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO fa fatica a mettere in moto i suoi attaccanti. Gli esterni (soprattutto Poborsky sulla sinistra) spingono con insistenza però il muro eretto della Grecia al limite della sua area non cede. Kapsis, preferito all’ultimo momento a Venetidis, mette la museruola a Koller e il capocannoniere del torneo, M ilan Baros, rimane fatalmente isolato. Nella ripresa la torre del Borussia reclama un rigore che Collina, giustamente, non concede, poi stacca di testa, su un calcio d’angolo di Poborsky, e manda la palla a sfiorare il palo. La Grecia risponde con un tiro di Vryzas e si fa spavalda. Alza il baricentro, conquista dieci metri di campo e prova il colpaccio. Il finale è intensissimo. Al 79’ Koller si mangia un gol già fatto dopo una triangolazione con Rosicky. All’82’ Baros si libera di due avversari e tira fuori. Al 90’ è Giannakopoulos a seminare il panico. Si va ai supplementari ed è la Grecia a creare le prime occasioni. Cech si salva con un po’ di fortuna poi Collina ferma Charisteas scattato sul filo del fuorigioco. A tre minuti dalla fine del primo tempo supplementare Dellas ha la palla buona, ma si fa parare il tiro. Il difensore impreca ma non arrende e all’ultimo secondo indovina la zuccata che vale la finalissima di domenica con il Portogallo (era ancora in vigore la regola del silver gol, con una squadra in vantaggio alla fine del primo tempo supplementare, il secondo non si gioca). Per uno strano gioco del destino sarà la stessa partita che aveva aperto gli Europei. 272 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Lusitani, un gioco dal cuore brasiliano di Aldo Agroppi Portogallo da applausi. Anzi, oltre ogni più rosea previsione. La nazionale lusitana è stata avvantaggiata sicuramente in modo netta, quasi clamorosa dal fatto di giocare in casa. Disputare partite davanti a 70mila spettatori che ti incitano finisce col migliorare il rendimento mentre limita quello degli avversari. Una volta pagato lo scotto della gara d’esordio, quando la forte pressione si è fatta sentire in modo negativo, è andata in crescendo giocando via via meglio. E per questo si può dire che la finale conquistata è sicuramente meritata, il Portogallo ha fatto vedere il gioco migliore, forse anche perché è allenato da un tecnico brasiliano. Forse certe volte conviene affidarsi a un allenatore straniero. Anche Rehhagel ha fatto bene con la Grecia, dandole un gioco pragmatico, ma meno arioso. Scolari invece ha dato al Portogallo un gioco ideale ad esaltare le doti di uomini come Figo, Ronaldo e Deco. I lusitani hanno fatto vedere un gioco arioso, spensierato. Un brasiliano non pensa mai al catenaccio. Aggiungiamoci poi che, a differenza di quanto visto in altre occasioni, la squadra di casa non è stata favorita dalle decisioni arbitrali. E il Portogallo sta finendo così alla grande una stagione che ne ha visto i protagonisti impegnati a lungo, ad esempio col Porto campione d’Europa. C’è chi dice che si gioca troppo. Spero che non venga usata come scusa per la spedizione azzurra. Quest’anno il campionato è virtualmente finito con un mese d’anticipo, siamo usciti dalla coppe europee in primavera. Il fatto è che in nazionale ci sono giocatori viziati, privilegiati, che mal digeriscono i ritiri: non c’è voglia di sudore. Per tacere dei 273 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO malumori esternati di continuo. M alumori che forse sono alla causa della polemica nata tra Riva e Rivera. Una grande pena. Siamo tutti affezionati a loro, è brutto vederli impegnati in una polemica da rione, da bar. La presa di posizione più inopportuna però è stata quella di Riva, che forse si è sentito chiamato in causa e ha voluto giustificare il proprio ruolo. In fondo Rivera ha solo detto che i giocatori sono troppo coccolati e che agiscono all’interno di una Federazione inesistente. M i dispiace, ma sto con Rivera. 274 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Collina, addio con rimpianti Nella semifinale ancora una prova di classe di Sandro Lulli (inviato a Oporto) Addio! Non scherziamo. Semmai arrivederci, in attesa che da qualche parte “piova” la deroga che gli permetterebbe di dirigere sino al campionato 2005-2006 e quindi avventurarsi per i sentieri del M ondiale tedesco. E comunque Pierluigi Collina, 44 anni, ha ancora una stagione dinnanzi a sé, una bella carta da giocare al tavolo dei regolamenti del nostro calcio. M a da giocare anche al tavolo di quelli della Fifa che di solito non è malleabile, ma trattandosi del migliore arbitro del mondo potrebbe fare uno strappo alle regole. Perché Collina fa parte di una specie in estinzione che deve essere protetta. Prendete le due semifinali: quella tra Portogallo e Olanda e quella tra Grecia e Repubblica Ceca. Due gran partite, solo che nel primo caso si è visto l’arbitraggio spigoloso, irritante e fallace dello svedese Frisk, mentre a Oporto c’è stato il contributo di un vero e proprio direttore d’orchestra, impareggiabile, inimitabile. Può anche sbagliare Collina (c’è una sospetta trattenuta di Dellas su Koller che accentua la caduta, ma l’arbitro viareggino era coperto) però lui è al di sopra di ogni sospetto e i suoi errori, qualora ci siano, vengono sempre oscurati da una direzione equilibrata, pacata, snella, soprattutto credibile. Dal saluto della Nazionale al saluto di Collina, ma lui esce di scena in punta di piedi, tra gli applausi. Non tra i fischi e le polemiche che hanno accompagnato gli azzurri, poi scivolati 275 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO nell’anonimato senza lasciare traccia, senza soddisfazioni. Quelle che si prende il Principe, anche se gli hanno negato l’orgoglio di dirigere la finale che sembrava fatta apposta per l’uomo che da sei anni consecutivamente viene eletto miglior arbitro del mondo. Pazienza, c’è la speranza che l’Uefa dopodomani non debba pentirsi della scelta, perché così come è improponibile un paragone tra Collina e Frisk lo è altrettanto con il tedesco M erk. Che dire, fatti loro. L’extraterrestre del fischietto, ben coadiuvato dai guardalinee Ivaldi e Pisacreta, ha sciorinato tutto il suo repertorio, dipanato tutta la sua esperienza, messo a frutto il suo coraggio. E, se uno il coraggio non l’ha non se lo può dare. E lui lo usa sempre in maniera appropriata. La direzione di Collina è stata la prosecuzione non solo delle due partite sin qui sostenute e cioè Portogallo-Grecia e Croazia-Inghilterra ma di tutte le sue tappe più luminose anche le più recenti, dalla finale delle Olimpiadi (1996) alla finale di Champions League (1998-1999), dalla finale del M ondiale (2002) alla finale della Coppa Uefa (2003-2004). E forse lui stesso, nella maratona che ha permesso alla Grecia di raggiungere in finale il Portogallo, ha rivisto tutta la sua carriera tra i flash e le luci, tra i boati e l’orgia di bianco e di blu che accomunava i tifosi greci e cechi. Dal debutto in Serie C nell’88-89 al debutto in serie B l’8 settembre del 1991, poi tre mesi dopo l’irruzione in serie A in un Ascoli-Verona che decretò la sua ascesa. Internazionale dal 1995, Collina passerà alla storia non solo per aver arbitrato quattro finali, ma per aver inventato un nuovo modo di direzione, meno dispotica, più democratica. «Le quattro lingue? Le ho imparate per dialogare e farmi capire dai calciatori», ci diceva pochi giorni fa. Addio? No, semmai arrivederci, principe del fischietto. E se c’è qualcuno capace di clonarlo si faccia avanti. 276 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO VENERDÌ 2 LUGLIO SABATO 3 LUGLIO La vigilia che non finisce mai Due giornate interminabili per le due finaliste, soprattutto per il Portogallo, padrone di casa. I greci sono la sorpresa assoluta e c’è chi dice che anche sconfitti sarebbero felici. Gli inviati in Portogallo assicura che a guardare le loro facce determinate proprio non sembrerebbe. Hanno già vinto la sfida inaugurale e sanno dunque come si fa a battere i portoghesi. C’è incertezza, tanta incertezza. In Italia l’ondata di amarezza per l’eliminazione anticipata non accenna a placarsi. 277 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO LOUIS FIGO, CAPITANO DEL PORTOGALLO CHE SOGNA IN GRANDE 278 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Portogallo-Grecia, la finale imprevista di Sandro Lulli (inviato a Lisbona) Se qualcuno il 12 giugno, dopo la partita d’apertura, si fosse detto convinto che Portogallo e Grecia sarebbero state le finaliste, probabilmente lo avrebbero scortato direttamente dalla sala stampa in qualche manicomio distante da Lisbona, ma adesso farebbe in tempo, con le scuse del caso, a raggiungere lo stadio Da Luz dove domani sera si celebra la partita più strana della storia. In effetti s’è verificato ciò che meno era pronosticabile: per fortuna il calcio ha trovato la forza di stupire ancora, rompendo gli argini della banalità e dei verdetti già annunciati. E non è ardito affermare che il successo di Euro 2004 è legato soprattutto all’apoteosi di queste di due nazionali guidate da tecnici stranieri di grande temperamento destinati a illuminare la scena mondiale per molto tempo ancora, che hanno regalato le emozioni più belle e durature. Dunque si ritrovano. Erano loro le predestinate: Portogallo e Grecia. Le più forti e le più vitali, quelle capaci di amplificare le proprie virtù calcistiche, mentre invece le “solite note”, una dopo l’altra, tra critiche e polemiche, siluramenti e dimissioni, si sarebbero infilate nel tunnel della decadenza. Il Portogallo di Felipao Scolari, in fondo, deve essere grato alla Grecia che gli regalò subito la prima sconfitta indicando al ct ciò che non andava. E così l’Omone coi baffi cambiò rotta, subito, con coraggio. Nacque da quella mortificazione il vero Portogallo che manda in estasi la nazione: meno narciso ma più efficace, che lievitò e si migliorò passando attraverso le vittorie con Russia e Spagna, costruì il capolavoro con l’Inghilterra e poi passò in semifinale come un rullo 279 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO compressore sull’Olanda ridotta a un mazzo di tulipani appassiti. Scolari aveva tanti solisti ma ha creato un’orchestra. Scolari ha immesso nel Portogallo la capacità di creare calcio del Brasile conservando i connotati europei. Il suo 4-2-3-1 riesce a esaltare i valori dei singoli sui quali ha puntato: le capacità dei mediani M aniche e Costinha, la creatività di Figo e Deco, l’astuzia e la velocità di Cristiano Ronaldo. Se il Portogallo avesse avuto una vera prima punta avrebbe fatto ancor più il vuoto: vivacchia con lo scarso Pauleta anche se stasera, speriamo, dovrebbe tornare Nuno Gomes capace almeno di aprire varchi. Eppoi c’è la difesa: Ricardo Carvalho e Andrade centrali di livello mondiale. Però, siamo sinceri, i miracolati sono i greci, con il loro calcio spietato e distruttivo come poche volte si era visto. La Grecia è capace di stare alle corde per 90’, poi esce e con un colpo d’incontro ti stende. Lo fece con la Russia (di Vryzas il gol qualificazione) e con la Francia (Charisteas) e s’è ripetuta l’altro giorno: la Repubblica Ceca ricorderà a lungo Traianos Dellas. Tattica inflessibile quella imposta da Otto Rehhagel: 5-3-2, dice il tedesco amico dell’arbitro M erk, suo dentista a Kaiserslautern. M a in effetti è un 4-5-1, talvolta un 4-4-2. Squadra corta e aggressiva in pressing perpetuo. Katsouranis, Basinas e Zagorakis sono tre mastini di centrocampo; Fyssas un difensore che sa salire; Dellas e Kapsis una coppia difensiva che stritola. Giannakopoulos sostituirà Karagounis. Sì, il Portogallo è favorito. M a non sarà una passerella. Scolari lo sa. 280 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Il nostro calcio deve ripartire da capo di Aldo Agroppi Portogallo e Grecia giocheranno domani sera la finale di Euro 2004. In panchina sono guidati però da due allenatori stranieri, rispettivamente un brasiliano e un tedesco. Un dato che può dare al nostro calcio indicazioni importanti. Forse è da rivedere il modo in cui ne teniamo in considerazione le componenti. Per quanto riguarda i tecnici ad esempio, siamo sempre pronti ad esaltare e a incensare i nostri allenatori, poi però non vinciamo mai o quasi in Europa. Nelle coppe usciamo prima, agli Europei e ai M ondiali ci manca sempre qualcosa. Il problema è che il nostro calcio è tutto sbagliato, diciamo che il nostro è il campionato più bello, ma non è vero, è solo quello più costoso. L’attività principale dei nostri giocatori più celebrati sembra essere quella di partecipare a serate di gala, o quella di girare spot. Come risultato finale gli altri vincono, noi se va bene arriviamo secondi, o meglio siamo i primi degli ultimi. Colpa di un vezzo che ci portiamo dietro da troppo tempo: l’esaltazione sempre e comunque di ragazzi che non sanno cos’è il sacrificio, cos’è il sudore e che possono contare su conti in banca stratosferici. Del resto una volta i contratti si siglavano anno per anno. A fine stagione si potevano ritoccare il compenso, ma se eri andato male il ritocco era al ribasso. Ora invece hanno contratti di tanti anni, che garantiscono compensi miliardari. Come possono essere stimolati a progredire, a fare qualcosa in più? E qualcuno parla anche di crisi del calcio italiano. M a la crisi dal punto di vista economico riguarda in realtà presidenti e società, non i 281 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO giocatori. Se non cambia qualcosa non usciremo mai da questa spirale, il problema è che la maggior parte dei presidenti non ha la capacità di gestire un bilancio. Da questo punto di vista siamo la Repubblica delle banane. È un calcio vergognoso, siamo il cattivo esempio di questo mondo. E il peggio è che il Palazzo avalla tutto: esclusioni ingiuste (come quella della Fiorentina), ripescaggi e quant’altro. Una Federazione fantasma con personaggi che si ripropongono di continuo. Certo, se alla fine i tifosi continuano a riempire gli stadi, vuol dire che va bene così. 282 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO DOM ENICA 4 LUGLIO La Grecia sul trono d’Europa Il grande sogno della Cenerentola greca diventa una favola. Sono proprio i greci ad alzare la coppa in uno stadio pieno di lacrime, quelle dei portoghesi che carezzavano l’idea di poter celebrare il loro primo grande trionfo internazionale davanti al proprio pubblico.L’imprevisto, l’imprevedibile, stavolta diventano realtà ma dietro a tutto c’è un preciso disegno tecnico e tattico: un gruppo di riserve in grandi squadre di altri paesi, alcuni giovani di belle speranze e una disciplina assoluta, imposta dal ct tedesco Otto Rehhagel. La dimostrazione pratica di come il concetto di squadra valga più di quello di singolo campione. Anche perché quasi tutti i big non è che abbiano brillato. 283 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO IL SOGNO DEI GRECI DIVENTA FAVOLA: SONO LORO AD ALZAR LA COPPA 284 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Il Portogallo piomba nell’incubo Decide un gol di Charisteas di Sandro Lulli (inviato a Lisbona) La maledizione si abbatte ancora una volta, in questo Europeo, sulla squadra favorita: cade il Portogallo, in Paradiso ci va una Grecia da far stropicciare gli occhi. Altro che calcio dimesso, gli ellenici portano a casa il titolo europeo dopo aver costruito un capolavoro. S cacchi. È stata subito una partita a scacchi. Tattica rigida. Portogallo dedito a costruire, Grecia programmata per distruggere, possibilmente prosciugando le fonti del gioco lusitano. Rehhagel ha tenuto a zona Basinas e Zagorakis su Costinha e M aniche. Due giocatori abili nel pressing sul portatore di palla. Però si è visto che anche gli ellenici non si limitavano soltanto a coprirsi, ma avevano i tempi giusti per attaccare gli spazi. Duelli. Il ct della Grecia ha fatto marcare a uomo solo il regista Deco con Katsouranis e la prima punta Pauleta con Kapsis. Fasce coperte da Zeitaridis e Fyssas che hanno subito reso vita difficile a Figo e Ronaldo che nei primi minuti si sono scambiati più volte di posizione. Risposta. Il Portogallo non è mai riuscito a liberare un uomo dinanzi alla porta: infatti è stato un terzino, M iguel, a impegnare da lontano Nikopolidis, abile a deviare in angolo. M a poco dopo è arrivata la replica degli ellenici che hanno fatto tremare Ricardo con un’azione congegnata. Cresce. È stata la Grecia infatti a crescere e anche a salire in cattedra nella prima parte della partita, dopo aver preso il sopravvento a centrocampo. Scolari, preoccupato, tra l’altro 285 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO ha dovuto sostituire l’infortunato M iguel con Ferreira giocandosi un cambio. Deco, M aniche e Costinha in ombra, Figo e Cristiano Ronaldo irriconoscibili rispetto alla partita contro l’Olanda. Portogallo frenato dalla rete dei raddoppi, e incapace di creare le premesse per le conclusioni a rete. Che in effetti non ha costruito neppure la formazione di Rehhagel anche se sul piano della manovra è apparsa più lucida. Mossa. Il Portogallo dopo aver sofferto nei primi 45’ doveva cercare di forzare il ritmo per creare squilibri alla Grecia. Scolari però ha ripresentato la stessa squadra dando ordini precisi: cercare di sfondare anche centralmente con Pauleta e Deco per far riprendere morale a Figo e a Cristiano Ronaldo che non riuscivano a decollare. Tutto inutile. Acuto. Infatti la Grecia non solo non ha sofferto, ma si è resa ancora più pericolosa attaccando lei soprattutto sulla propria destra dalla parte di Seitaridis e Giannakopoulus. Poco dopo è andata in vantaggio. Perfetto calcio d’angolo eseguito da Basinas e Charisteas così come aveva fatto con la Francia ha fulminato di testa Ricardo rubando il tempo a Costinha. Reazione. Fisiologico a questo punto l’inserimento di Rui Costa per Costinha. Ci volveva un fantasista per rompere la monotonia e cercare di costruire una reazione capace di fare arretrare il baricentro agli ellenici. La pressione da parte dei lusitani è arrivata, però Pauleta non era in grado di tradurre in rete la mole di gioco dei compagni. Quindi, finalmente, Scolari si è deciso: dentro Nuno Gomes, per lo spento attaccante, per vivacizzare ancora di più la manovra. Rehhagel risponde immediatamente: fuori Giannakopoulos, dentro Venetidis. 286 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Assalti. M a il Portogallo non c’era e quando ha avuto due occasioni non è stato in grado di pareggiare. Prima Carvalho, poi Figo, si sono visti deviare i tiri dall’attento Nikopolidis. Troppo tardi, Portogallo addio, alla storia si consegna la Grecia. 287 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO La lezione del campo e la realtà dei fatti di Stefano Tamburini La M issione impossibile non esiste più. La squadra che gli scommettitori quotavano a 100 – il livello assegnato a imprese tipo lo scudetto dell’Empoli e la vittoria della M inardi in Formula 1 – ora è lì che canta e che balla davanti a un Paese incredulo. Due volte ha perso il Portogallo contro questa Grecia imbottita di improbabili eroi, riserve nei grandi campionati, guidati dal nipotino tedesco di Nereo Rocco. Due volte, all’inizio e alla fine dell’Europeo: nulla di prevedibile, nulla di razionale, comunque nulla di immeritato. M a a essere ancor più imprevedibile, è stato molto di quel che è accaduto in mezzo alle due sfide. M ai una grande competizione ha bocciato in blocco le cosiddette grandi, cadute una dopo l’altra di fronte a due squadre considerate povere, una delle quali partita con il marchio del «cosa ci stai a fare tu qua?». Un marchio che è passato presto a quelli che avrebbero dovuto essere protagonisti, i Grandi Campioni. Uno dopo l’altro sono crollati senza entusiasmare, in moltissimi casi senza mostrare neanche di pensare di averlo, quell’entusiasmo che ha fatto la differenza. L’entusiasmo, assieme alla consapevolezza di rappresentare prima un popolo e poi lo sponsor, non si acquisisce con un tatuaggio o con qualche trecciolina colorata. È una cosa che si ha dentro e se non si ha, è giusto tornare a casa senza prendersela con gli arbitri M oreno di turno o con le partite aggiustate dagli avversari. Evitando a tutti la brutta figura degli allarmi preventivi, delle telecamere-spia e, magari, anche delle telecronache insopportabili. Quanto sarebbe bello non sentire 288 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO più «aggredire gli spazi» (pugni nel vuoto?), «il tiro sul palo più lungo» (forse la porta è un trapezio e non lo sapevamo), «non è stato propriamente all’altezza» (dire che ha giocato male no?), ma è una speranza che si avvicina al sogno. Così come pensare di riuscire a vedere un giorno un po’ di queste cose: un giocatore sorpreso a sputare all’avversario rimandato a casa prima della sentenza invece di regalargli l’avvocato più costoso e irritante (ingegnosa la storia della richiesta di risarcimento da parte dello scaracchiatore); un allenatore eliminato dalla Corea che deve trovarsi un altro lavoro; una Federazione e una Lega che prendono atto del fatto che da 22 anni l’Italia non vince niente e cambiano l’andazzo. M agari cominciando a ridurre il monte-debiti delle società, che ormai è pari a un’intera manovra finanziaria, dal capire che il calcio non è solo Champions League e serie A. Gli ottimi dati di ascolto delle partite di questo Europeo, anche senza l’Italia, dovrebbero far riflettere. In un Paese normale sarebbero già cambiate tante cose. In un Paese normale, appunto. 289 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO STEFANO FIORE DURANTE LA PARTITA CON LA BULGARIA 290 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO IL RETROSCENA Mai una vittoria è stata così amara colloquio con Stefano Fiore di Alessandro Bernini La mente inquieta, le gambe alla ricerca della palla, la mente che vagava, gli occhi spesso rivolti alla panchina dove c’erano più auricolari che parastinchi. Stefano Fiore era uno degli undici titolari in campo quel 22 giugno 2004, il giorno del dramma sportivo azzurro e dell’eutanasia sportiva di chi difendeva i valori delle squadre nordiche. L’Italia batte 2-1 il Portogallo, ma Svezia e Danimarca si vogliono così tanto bene da regalarsi un bel 2-2 che qualifica entrambe e fa fuori gli azzurri. Stefano Fiore c’era. Classe 1975, calabrese di Cosenza, 38 presenze e due reti con la maglia azzurra, nel suo palmares non solo l’argento agli Europei del 2000 ma anche due Coppe Uefa con la maglia del Parma e una Supercoppa Uefa con quella del Valencia. Ha appeso le scarpe al chiodo nel 2011 nella sua Cosenza e da qui è partita la sua avventura di direttore sportivo. Classe cristallina, cervello che viaggiava a velocità doppia rispetto alla palla. Nasce 10 e diventa 8, «perché avevo capito – confida – che i trequartisti spesso erano visti come fumo negli occhi dagli allenatori. Per il pubblico erano i più bravi a regalare la giocata, per i tecnici quasi un lusso insopportabile. E così ho fatto un passo indietro, cercando di diventare un giusto mix tra fantasista e mediano». Parli di Euro 2004 ed è impossibile non ripartire da quel 22 giugno e da una vigilia travagliata, ricca di speranza e soprattutto brutti pensieri legati a Svezia-Danimarca. «In 291 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO albergo – confida – ne parlavamo, certo. C’erano diverse linee di pensiero, qualcuno per la verità temeva il pareggio di Svezia e Danimarca perché alla fine tutto il mondo è paese. Però dentro di noi non volevamo crederci, anche perché era l’unico modo per restare carichi e scendere in campo con l’atteggiamento giusto per battere il Portogallo. E poi insomma, un conto è uno 0-0, un conto dover fare 2-2… Anche Trapattoni ci diceva di pensare solo alla nostra partita, però in campo i compagni si informavano. Durante l’intervallo c’erano diversi sguardi bassi, anche perché per tutta la settimana c’erano state crociate per evitare il biscotto delle altre e poi eravamo noi a perdere 1-0 con la Bulgaria». Si va avanti tra illusioni e colpi al cuore, con la beffa finale del 2-1 segnato da Cassano che prima esulta e poi sprofonda in un diluvio di lacrime. «In campo qualcuno sapeva del 2-2 tra Danimarca e Svezia ma non tutti. Ricordo che guardare la palla di Cassano e voltarsi verso la panchina fu un tutt’uno. M a da quella panchina non arrivarono gli sguardi che cercavamo. Il Trap ci disse di non mollare, anche perché comunque c’era sempre la speranza che qualcosa cambiasse. Anche se, a essere onesti, negli ultimi istanti c’era più che altro rassegnazione». Rassegnazione motivata. A Oporto finisce a tarallucci e vino, agli azzurri tocca un biglietto solo-ritorno destinazione Roma. «A posteriori – racconta Fiore – ognuno si è disegnato la propria verità su questa storia. Comunque io mi porterò sempre dietro la certezza di aver subito un torto. Dico di più: riviste le immagini e scoperti alcuni retroscena come le parole pronunciate in campo tra giocatori, penso che Danimarca e Svezia non siano neanche state brave a fare questo biscotto. In che senso? Secondo me sono state sin troppo spudorate…». Anche se l’Italia ci aveva messo del suo, con quei due 292 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO pareggini striminziti contro Danimarca prima e Svezia poi. «Già, tra l’altro segnando un solo gol nonostante avessimo grandi attaccanti, da Totti a Vieri, da Del Piero a Cassano, fino a Corradi e Di Vaio. Peccato perché secondo me quell’Italia poteva fare grandi cose». Eppure si dice che in quello spogliatoio tirasse una brutta aria. I rumors, si sa, quasi mai sono completamente casuali. Così si racconta di un Cassano giovanissimo eppure già guardato in cagnesco dai compagni per eccesso di egocentrismo ed esuberanza, di Totti e Del Piero che si rispettavano sapendo però che uno dei due era di troppo, ma anche di una furiosa lite tra Buffon e Vieri subito dopo l’1-1 di Italia-Svezia. Fa un sospiro Stefano Fiore: «C’erano molte personalità forti in quello spogliatoio e forse non si è riusciti a gestire la situazione. Il cammino per le qualificazioni era stato agevole, con segnali di forza che potevano e dovevano farci serenità. Invece all’Europeo siamo partiti e c’era già qualcosa di incrinato al nostro interno, piccole situazioni che poi magari sono degenerate. Alcune sono esplose davanti a tutti come quella conferenza stampa di Vieri («Sono più uomo io di tutti quanti voi messi insieme», tuonò di fronte alla sala gremita di giornalist i, ndr), altre sono rimaste all’interno dello spogliatoio ma di certo non hanno contribuito a creare un bel clima. Dispiace perché quella squadra aveva una grande caratura tecnica, purtroppo non siamo riusciti a trovare gli equilibri giusti fuori dal campo per gestire quel potenziale». Parole che forse ci fanno guardare con un’ottica diversa al famoso sputo di Francesco Totti al danese Poulsen, follia che gli costò tre giornate di squalifica. Totti doveva essere il mattone più importante nel progetto tattico del Trap, invece quel mattone si sgretolò lasciando crepe ovunque. «In campo nessuno si era reso conto, ma dopo vedemmo le immagini. 293 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO C’era poco da aggiungere. Ricordo che Totti venne da noi e si scusò, si era reso conto che quel gesto rischiava di fare danni non solo alla sua carriera ma anche al nostro Europeo. La controprova non c’è, ma secondo me sarebbe stata un’altra Italia con Francesco in campo». A distanza di anni, Stefano Fiore fa ancora fatica a capire cosa sia scattato in quel momento nella testa di Totti: «Ci sono giocatori ruvidi, violenti, pronti a provocare o abituati a scendere in campo con i nervi tesi. Francesco no, lui è uno che sa gestire le emozioni, abituato a subire falli. Lo considero un buono sia in campo sia fuori, come dimostrano le tante iniziative per il sociale che ha sempre portato avanti. Credo sia l’unica macchia che Totti cancellerebbe volentieri dalla sua carriera». Così come Fiore cancellerebbe volentieri quegli sguardi che stentavano a incrociarsi fra campo e panchina dopo il gol della vittoria segnato da Cassano contro la Bulgaria. Sguardi difficili da incrociare fra chi sapeva e chi ancora sperava, il Grande Biscotto è indigesto ancora oggi. 294 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Indice INTRODUZIONE - La NeuroItalia fra sputi e biscotti PRIMA PARTE - Avanti tutta con grandi proclami 5 GIUGNO: Una vigilia piena di ottimismo Trap: fiducia, entusiasmo e acqua santa Basta con l’Italia prima delle ultime 6 GIUGNO: L’ombra di Gilardino sugli azzurri Il giovane bomber scalpita ma il Trap lo lascia a Gentile Il convitato di pietra non turba i sogni del Trap 7 GIUGNO: Tutti a Lisbona, comincia l’avventura Cannavaro & C. “dirottati” sull’aeroporto militare C’è già l’altro Europeo da vincere 8 GIUGNO: Gli azzurrini campioni d’Europa L’Under 21 conquista il quinto titolo Gattuso vuole un posto da titolare 9 GIUGNO: La rivolta delle riserve Il Trap: «Gattuso e gli altri? Ragazzi vivaci, bisogna capirli» Gattuso? Per me sarebbe già a casa Del Piero: non ho nulla meno di Totti Il sogno di Carletto: vincere un Mondiale da ct degli azzurri 10 GIUGNO: Gli azzurri minacciano il silenzio 295 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO stampa Il festival degli scontenti Cannavaro contro i giornalisti «Leggo brutte cose» Se Cannavaro decide che tutto va bene 11 GIUGNO: Domani il via, maretta Italia Portogallo, il giorno della festa Il Trap non ha cambiato idea Panucci controcorrente: «Silenzio stampa? Io non ci sto» Troppe esternazioni, azzurri state zitti 12 GIUGNO: Portogallo, una vera tragedia greca L’incredibile disastro lusitano S ECONDA PARTE - Il girone degli incubi 13 GIUGNO: M agico Zidane, l’Italia ci crede Gli azzurri vogliono la partenza sprint Il Trap ha deciso: non si cambia niente 14 GIUGNO: Italia spenta, un pareggino al debutto Due occasioni, il pari è d’oro Niente paura, la prima è un’insidia Trapattoni: «Pareggio salutare» Totti, Picasso stanco con le vesciche 15 GIUGNO: Il day after azzurro: cambi in arrivo Il Trap annuncia novità ma non pensa a Pirlo Sbagliare ci sta, insistere proprio no Gattuso: «Chi non ci crede torni pure a casa» Tedeschi e spagnoli se la ridono: «Italia, tridente... 296 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO difensivo» 16 GIUGNO: Lo sputo di Totti, un colpo da ko Il romanista mette nei guai gli azzurri Se la testa serve solo per il cappello 17 GIUGNO: La squalifica alla vigilia della Svezia Totti se la cava con tre giornate Totti stressato? Mica lavora in fabbrica Uno sputo pagato a caro prezzo Trapattoni prova a cambiare l’Italia 18 GIUGNO: Un altro pari, siamo nei guai Italia a due facce, punto quasi inutile Cassano costruisce, l’Italia distrugge Trapattoni tiene accesa la speranza Totti si arrende, niente ricorso 19 GIUGNO: L’Italia pronta a giocare su due campi Ritiro caos, appello anti-inciucio Il Trap prigioniero della sindrome Di Livio «Non dubitate, siamo svedesi» Helveg: «I dubbi? Meglio uscire» Sotto processo, il Trap al contrattacco E Gattuso si schiera con il Trap 20 GIUGNO: Ci mancava solo lo show di Vieri! Ciclone Bobo: «Basta, non parlo più» Caro Trap, non faccia il Trap Svezia e Danimarca non ci stanno 21 GIUGNO: Il giorno più lungo degli azzurri Italia, partita doppia 297 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO Trapattoni chiama a raccolta i suoi Va in scena la partita del sospetto 22 GIUGNO: Il Grande Biscotto: azzurri a casa L’Italia si qualifica per le vacanze Svezia e Danimarca avanti a braccetto Trap, un ciao che significa addio 23 GIUGNO: Triste rientro, paga solo il Trap Scopa e scala 40, ultima partita azzurra Il Trap avverte Lippi: «Sarà dura» Niente processi, paga solo il Trap Azzurri in fuga anche dagli autografi TERZA PARTE - L’era Lippi e il miracolo Grecia 24 GIUGNO: Gli altri giocano, l’Italia pensa al dopo La Federcalcio gioca la carta Lippi Collina, l’unico che se la gode Portogallo, la semifinale è di rigore A mani nude verso il paradiso 25 GIUGNO: Carraro salva il posto, via all’era Lippi Parte l’era Lippi Finiti i proclami è l’ora delle imprese Lippi emozionato: mi sudano le mani La Grecia spodesta Zidane 26 GIUGNO: Il conto salato dell’eliminazione Azzurri, un buco da 100 milioni Olanda in orbita con Van der Sar 27 GIUGNO: Ci consoliamo: anche la Danimarca ko L’Europeo? Sembra il torneo dei bar… 298 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO La Danimarca regge solo un tempo 28 GIUGNO: Scommettitori traditi dall’Italia Collina si ferma alla semifinale Collina se la prende tanto con me? Forse ha la coda di paglia… L’Italia brucia milioni di puntate ai botteghini 29 GIUGNO: Il Portogallo accarezza il sogno Un intero paese spinge la squadra Comunque la Grecia merita un premio Scoglio come Bartali: «Italia, tutto da rifare» 30 GIUGNO: Portogallo, tuffo nella grande gioia Il Portogallo sogna, Olanda ko 1 LUGLIO: Grecia, la favola vola in finale Il silver gol di Dellas esalta gli ellenici Lusitani, un gioco dal cuore brasiliano Collina, addio con rimpianti 2-3 LUGLIO: La vigilia che non finisce mai Portogallo-Grecia, la finale imprevista Il nostro calcio deve ripartire da capo 4 LUGLIO: La Grecia sul trono d’Europa Il Portogallo piomba nell’incubo La lezione del campo e la realtà dei fatti IL RETROSCENA - M ai una vittoria è stata così amara 299 R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO 300