A

Acqua, ecosistemi,
agricoltura
UNO STUDIO SUI FABBISOGNI IDRICI
ED IRRIGUI DELLE COLTURE ALIMENTARI
NELLA REGIONE
LAZIO
a cura di
Maria Elisa Venezian Scarascia
e Luca Salvati
Contributi di
Tomaso Ceccarelli
Mario Cutonilli
Luigi Perini
Marco Zitti
Autori:
Maria Elisa Venezian Scarascia – Segretario Generale ITAL–ICID
Luca Salvati – Ricercatore, Istituto Nazionale di Statistica, Roma
Tomaso Ceccarelli – CRA-CMA
Mario Cutonilli – Vice Presidente ITAL–ICID
Luigi Perini – Direttore CRA-CMA
Marco Zitti – CRA-CMA
Copyright © MMIX
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracne–editrice.it
info@aracne–editrice.it
via Raffaele Garofalo, 133/A-B
00173 Roma
redazione: (06) 72672222 – telefax 72672233
amministrazione: (06) 93781065
ISBN
978-88–548–2759–2
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: ottobre 2009
Indice
 Prefazioni
Capitolo I
 Introduzione
.. L’acqua e le colture,  – .. Fabbisogni idrici delle colture,  – .. L’irrigazione delle colture alimentari,  – .. Caratteristiche dell’area di studio,  – ...
Morfologia e clima,  – ... Agricoltura, 
Capitolo II
 I fabbisogni idrici ed irrigui delle colture nel Lazio
.. L’agricoltura irrigua nel Lazio,  – .. Fabbisogni irrigui delle colture, 
Capitolo III
 Politica e gestione dell’irrigazione
.. Normativa per l’agricoltura irrigua,  – .. Istituzioni e irrigazione,  –
.. Gestione dei sistemi irrigui, 
Capitolo IV
 Pianificazione delle aree irrigue
.. Ristrutturazione degli impianti irrigui esistenti,  – .. Progettazione di nuove
aree irrigue,  – .. Metodi di somministrazione dell’acqua irrigua,  – ... Irrigazione a pioggia,  – ... Irrigazione localizzata, 

6
Indice
Capitolo V
 Programmazione irrigua
.. Tempi e volumi dell’irrigazione,  – .. Volumi irrigui stagionali nel Lazio, 
Capitolo VI
 Risparmio dell’acqua irrigua
.. Tecniche colturali per favorire il risparmio idrico,  – .. Stress idrico controllato, 
 Conclusioni
 Bibliografia
 Appendice – Tavole
Prefazioni
Dopo la pubblicazione del primo volume “Ecosistemi sotto pressione nel Lazio”, l’ITAL–ICID presenta il documento sui fabbisogni irrigui delle colture agricole della regione.
La risorsa idrica disponibile diviene sempre più esigua, specialmente
durante il periodo estivo, creando condizioni di penuria idrica con
conseguenze negative anche per l’agricoltura irrigua. È necessario quindi
che la programmazione della distribuzione dell’acqua irrigua venga inserita nella pianificazione territoriale, con l’obiettivo di risparmiare
l’uso dell’acqua e di ottimizzarne l’efficienza, senza incorrere in una riduzione della produzione alimentare in condizioni di stress idrico.
L’analisi dei volumi irrigui, necessari per soddisfare le esigenze idriche delle colture a livello regionale e provinciale, può fornire utili informazioni per gli indirizzi da seguire in sede decisionale e per individuare eventuali punti critici nella gestione al fine di evitare interruzioni
dell’erogazione irrigua.
In molti casi, le condizioni di crisi idrica, possono essere superate con
il riuso delle acque reflue, che consente di rendere utilizzabile una risorsa idrica altrimenti sprecata, a costi ridotti rispetto all’impiego da
parte degli altri settori.
La superficie irrigua della regione ammonta a circa . ha dei
quali . ha vengono serviti dal sistema irriguo collettivo; la rimanente superficie di . ha utilizza quindi fonti autonome di approvvigionamento, con prelievo diretto dal reticolo idrico superficiale
o da falda. Tali condizioni vanno tenute in considerazione nella programmazione irrigua al fine di evitare impatto ambientale sul territorio e sulle risorse naturali acqua e suolo.
FILIBERTO ZARATTI
Assessore all’Ambiente della Regione Lazio


Prefazioni
“L’acqua non è un prodotto commerciale come gli altri, bensì un patrimonio che deve essere protetto, difeso e trattato come tale”. Questo
è il primo punto della Direttiva Europea /.
L’acqua è indispensabile per l’umana sopravvivenza e lo sviluppo.
È essenziale per la vita umana ed è necessaria per molte attività e processi industriali. Adeguate quantità e sufficienti qualità sono disponibili in natura per sostenere la fauna e la flora in un unico ecosistema.
Un eccessiva quantità di acqua può causare danni alle persone e alle
cose e seri danni da inondazione.
La scarsa quantità di acqua è ugualmente devastante, come la siccità, fenomeni che accadono sempre più spesso. Tutti questi eventi cominciano a diventare più frequenti ed estremi, in accordo con le previsioni sull’impatto del cambiamento climatico. Mantenere un bilancio
sostenibile tra tutti questi aspetti è l’obiettivo della Direttiva Europea
sull’Acqua.
Compito prioritario della politica a tutti i livelli è, pertanto, quello
di programmare l’uso dell’acqua. La politica agricola, da parte sua, deve
tendere all’obiettivo di migliorare la gestione dell’acqua irrigua, puntando sul risparmio della risorsa e sulla maggiore efficienza di utilizzazione, evitando però nel contempo condizioni di stress idrico alle colture che produrrebbero riduzioni alla produttività.
Il lavoro da fare è quello di prendere in considerazione le principali
colture irrigue del Lazio, stimare i fabbisogni idrici ed in base ai fabbisogni irrigui ottenuti per ogni coltura, stimare i volumi irrigui medi necessari. L’obiettivo è quello di conoscere il volume complessivo medio
annuale di acqua, necessario per l’irrigazione complessiva della regione.
Tutto ciò nel rispetto di quelle condizioni di utilizzo, che vanno nella
direzione della salvaguardia dell’ambiente, nel rispetto delle peculiarità
del territorio e delle norme di tutela dettate dall’appartenenza all’Unione Europea.
Ciò consente una migliore pianificazione territoriale di tutti i settori
(civile, domestico, industriale, agricolo), senza dimenticare il valore ecologico dell’agricoltura irrigua che contribuisce in modo positivo all’equilibrio idrogeologico degli ecosistemi.
RANIERO DE FILIPPIS
Direttore del Dipartimento Territorio
della Regione Lazio
Prefazioni

Grazie alla lungimiranza e al sostegno della Regione Lazio, l’ITAL–
pubblica un interessante studio sui fabbisogni irrigui.
Il prezioso studio coordinato dalla dott.ssa Maria Elisa Venezian Scarascia e dal dott. Luca Salvati assume il valore di un modello, i cui principi applicati ad altre aree e ad altre regioni, permetterebbero di disporre di uno strumento di lavoro interessantissimo per chi opera in
agricoltura, ma anche per chi ha responsabilità di pianificazione e salvaguardia del territorio.
ICID
GABRIELLA ZANFERRARI
Presidente dell’ITAL–ICID
Capitolo 
Introduzione
L’acqua è un fattore essenziale per la vita di tutti gli organismi viventi
animali e vegetali. È necessaria per gli usi civili, domestici e per tutte le
attività produttive. Fino a qualche decennio fa, la sua disponibilità non
era percepita come un problema, mentre attualmente essa è diventata la
risorsa naturale più critica nell’intero pianeta. Negli ultimi  anni il consumo dell’acqua è, infatti, raddoppiato e in molte aree del globo il prelievo della risorsa idrica è maggiore della quantità di acqua che viene rinnovata ogni anno attraverso il ciclo idrologico. Il cambiamento climatico
ha aggravato la crisi idrica in tutto il bacino del Mediterraneo e in particolare nella parte centro-meridionale della nostra Penisola. L’aumento
della temperatura media contribuisce ad accelerare la crescita delle colture con conseguente incremento della loro produttività, ma più in generale, anche con un aumento del fabbisogno idrico []. Le acque sotterranee, che costituiscono un prezioso patrimonio, vengono sfruttate e
sempre più assottigliate, mentre l’apporto idrico naturale difficilmente riesce a compensare i prelievi. Anche in Italia il prelievo idrico dai pozzi aumenta continuamente senza che venga operato un controllo minimo.
Acqua e produzione alimentare sono strettamente correlate. L’acqua
e l’energia solare sono infatti i fattori necessari per la produzione delle
colture agrarie. Della radiazione solare si può disporre illimitatamente
a costo zero; l’acqua è divenuta invece, negli ultimi anni, il fattore chiave
per la produzione agricola. Le colture agrarie assorbono l’acqua dal terreno attraverso le radici per poi metabolizzarla e trasferirla nell’atmosfera attraverso le loro foglie nel processo di traspirazione. L’acqua perduta nella traspirazione viene reintegrata di continuo con l’acqua
assorbita dalle radici: è quindi essenziale che nel terreno vi sia sempre


Capitolo I
una adeguata quantità di acqua necessaria ad assicurare la crescita e la
produzione della coltura. Le colture alimentari hanno da sempre utilizzato, ed in molti casi tuttora utilizzano, esclusivamente acqua piovana;
tuttavia la maggiore domanda di cibo, la necessità di aumentare il reddito agrario e l’impiego di varietà più produttive hanno reso indispensabile integrare l’acqua piovana con l’apporto irriguo.
L’irrigazione rappresenta, quindi, uno dei principali fattori per lo sviluppo rurale, per l’incremento della produzione alimentare e del reddito
agrario e per la stabilizzazione della produttività. Negli ultimi anni le aumentate esigenze di consumo idrico, la crescente competizione tra i diversi usi e l’incremento di variabilità del clima, con una maggiore presenza di periodi siccitosi, hanno creato condizioni di penuria idrica tali
da provocare una convergenza di opinioni sulla eccessiva quantità di acqua prelevata ai fini irrigui, attribuendo all’agricoltura un eccessivo
consumo idrico a sfavore degli altri settori. La quantità di acqua consumata dalle colture alimentari è infatti elevata: per produrre un chilogrammo di frumento occorrono – tonnellate di acqua. Va rilevato, tuttavia, che l’acqua distribuita alle colture non viene tutta consumata dalle
piante ma ritorna in parte nel ciclo idrologico attraverso l’infiltrazione
in falda, anche se arricchita da frazioni di concimi e di pesticidi in gran
parte sottoposti poi ai processi metabolici di degradazione nel terreno.
Al contrario, l’acqua consumata per usi domestici ed industriali
viene rilasciata contaminata da ioni spesso tossici e dalla presenza di microrganismi patogeni.
Le risorse idriche disponibili vengono comunque consumate in modo
poco efficiente in tutti i settori di utilizzo e in quantità spesso superiori alle
risorse rinnovabili, creando condizioni di deficit idrico. È opinione diffusa
che l’agricoltura utilizzi mediamente il % delle risorse idriche consumate
complessivamente: si è quindi ravvisata la necessità di ricorrere a tecnologie innovative per ridurre i prelievi dell’acqua irrigua e aumentarne nel
contempo la produttività. Uno degli obiettivi principali della pianificazione
del territorio rurale dovrebbe interessare la programmazione dell’uso
dell’acqua irrigua per migliorarne la gestione, risparmiare la risorsa e aumentarne l’efficienza produttiva attraverso il monitoraggio continuo delle
entrate e delle uscite idriche nell’ecosistema agro-forestale.
È essenziale attuare tale programmazione sulla base della visione
complessiva della domanda e dell’offerta della risorsa idrica con gli strumenti oggi a disposizione.
Introduzione

La pianificazione territoriale deve tener conto delle esigenze idriche
espresse da tutti i settori (civile, domestico, industriale, agricolo) tenendo ben presente il valore ecologico dell’agricoltura nel contribuire
positivamente all’equilibrio idrogeologico degli ecosistemi. Anche secondo la politica agricola della Unione Europea il settore agro-forestale
resta fondamentale per la conservazione e la valorizzazione del territorio
e delle sue riserve naturali e in particolare dell’acqua.
Attualmente, in Italia, l’attività di pianificazione è di competenza
delle Regioni che, spesso, devono operare su un territorio notevolmente
eterogeneo e, quindi, con varie difficoltà nell’attuare processi di analisi e di monitoraggio, già di per sé complessi, che possono trovare soluzione solo con i potenti mezzi informatici oggi disponibili.
.. L’acqua e le colture
L’acqua, indispensabile per la produzione alimentare e con un ruolo
primario in tutte le attività umane diviene, a seguito dei cambiamenti climatici e dell’aumento della domanda idrica, il punto chiave tra produzione, agricoltura e ambiente. L’acqua giunta sul terreno con la pioggia
o con l’irrigazione torna in parte all’atmosfera attraverso i processi di evaporazione dal terreno o da superficie idrica e di traspirazione delle
piante; una parte defluisce lungo la superficie del suolo fino a raggiungere i corsi d’acqua e parte penetra nel terreno fino a saturarlo per poi
raggiungere la falda sotterranea. Più precisamente, il terreno si comporta
come un recipiente nel quale pioggia e irrigazione rappresentano le entrate, mentre l’acqua trasferita all’atmosfera nei processi di evapotraspirazione (ET) e quella infiltrata nel suolo o defluita lungo la superficie, vengono considerate uscite. Con la misura in continuo delle entrate
e delle uscite si opera un bilancio idrologico in base al quale si individua il momento nel quale le uscite superano le entrate, cioè quando si
instaura una condizione di squilibrio idrico con la conseguente necessità di supplire artificialmente l’acqua alle colture con l’irrigazione [].
L’energia necessaria ai processi di evaporazione e di traspirazione
(evapotraspirazione), durante i quali l’acqua dallo stato liquido passa
a quello di vapore che ritorna nell’atmosfera, proviene dalla radiazione
solare. La radiazione solare, disponibile in quantità illimitate, mette a
disposizione delle piante non solo il calore necessario per la crescita e

Capitolo I
l’energia da loro utilizzata nel processo di sintesi della biomassa, ma fornisce anche l’energia necessaria alla traspirazione che con la fotosintesi
rappresentano i processi fondamentali del metabolismo vegetale.
La coltura agraria è formata da una popolazione di piante che, assorbendo acqua e sali minerali dal terreno ed utilizzando l’energia solare, crescono, sintetizzano biomassa, fioriscono e producono frutti e
semi che costituiscono la produzione alimentare. Se ne deduce che una
produzione agraria ottimale si ottiene quando i principali fattori che vi
concorrono, acqua e radiazione, vengono forniti alla coltura in quantità ottimali in funzione delle loro esigenze.
La radiazione solare, che in Italia risulta disponibile in quantità quasi
sempre ottimali per le colture, attiva il flusso del processo evapotraspirativo. Fattore limitante del processo risulta invece essere spesso l’acqua presente nel terreno. L’acqua del terreno assorbita dalle radici delle
piante sale alle foglie sfruttando il potere di aspirazione esercitato
dalle condizioni di umidità dell’atmosfera. Tanto minore sarà la percentuale di umidità dell’aria, tanto maggiore sarà la forza di aspirazione
regolatrice della risalita dell’acqua nella pianta. Più elevata sarà la radiazione solare e quindi la temperatura dell’aria, più accelerato risulterà il metabolismo vegetale e più abbondante la biomassa sintetizzata,
ma maggiore sarà l’acqua necessaria per il processo produttivo. Da tutto
ciò emerge l’importanza di mantenere le colture in condizioni idriche
ottimali del terreno per ottenere una buona produzione agraria.
Si può quindi concludere che il flusso di evapotraspirazione (ET) di
una coltura rappresenta l’indice basilare del suo fabbisogno idrico ed è
funzione della radiazione solare incidente che, come già detto, costituisce
il fattore primario di controllo del processo. La radiazione solare di una
località dipende dalla sua latitudine e varia con la stagione, ma i suoi valori medi mensili variano poco da un anno all’altro anche se vengono influenzati dalla nuvolosità, cioè dal numero di ore di insolazione.
.. Fabbisogni idrici delle colture
Poiché l’energia solare incidente sulla superficie terrestre è il fattore
principale del processo evapotraspirativo, il calcolo del fabbisogno
idrico di una coltura si basa sui valori della radiazione solare incidente.
Molte sono le formule, più o meno complesse, impiegate per il calcolo
Introduzione

dell’evapotraspirazione e che utilizzano i dati della radiazione solare.
La formula di Penman-Monteith, raccomandata anche dalla FAO [],
rappresenta una delle versioni più complete per il calcolo dell’evapotraspirazione di riferimento (ETo), cioè di una coltura standard, poiché
oltre alla radiazione solare tiene conto anche di altri fattori locali che
ne possono influenzare il flusso. Per tale motivo essa è stata utilizzata
in questo documento per la stima dei fabbisogni idrici ed irrigui delle
colture più importanti per l’agricoltura irrigua del Lazio. Poiché il processo di traspirazione è indice del metabolismo vegetale, la sua intensità dipenderà dallo stadio vegetativo delle piante e dallo stato della coltura: tali fluttuazioni vanno prese in considerazione quando dal dato di
evapotraspirato di riferimento, cioè riferito ad una coltura presa come
termine di paragone, si passa a quello della coltura scelta, in un determinato stadio vegetativo e nel suo ambiente climatico.
Ogni specie vegetale ha un suo particolare metabolismo ed un ciclo vegetativo proprio, caratteristiche che incidono fortemente sui loro
fabbisogni idrici e che quindi occorre tenere in considerazione nelle
procedure di calcolo dei volumi idrici necessari per la crescita e la produzione delle singole colture. Più precisamente, per mettere in relazione il decorso climatico con le caratteristiche colturali al fine di individuare i loro fabbisogni idrici, si utilizza un coefficiente che sia
capace di trasformare l’evapotraspirato di riferimento in evapotraspirato della coltura da irrigare. Tale coefficiente, noto come “KC”, è oggetto di molteplici studi in ambito internazionale e nazionale. Molto
note ed usate sono le linee guida, curate dalla FAO [], che costituiscono
una preziosa guida per tale calcolo. Il coefficiente colturale “KC”
serve, quindi, a considerare il diverso comportamento che ogni specie,
ogni varietà, ogni loro stadio vegetativo presenta nei confronti dell’utilizzo dell’acqua.
Di tutte le colture agrarie quelle autunno-vernine possono beneficiare delle piogge normalmente abbondanti nel nostro Paese durante
la stagione umida. Le colture perenni, soprattutto le arboree, hanno apparati radicali molto sviluppati con i quali possono esplorare gli strati
più profondi del terreno e disporre quindi di maggiori quantità idriche
che, tuttavia, durante la stagione estiva, difficilmente riescono a soddisfare la richiesta delle colture.
Le colture primaverili estive sono a rapido accrescimento, con apparati radicali in genere poco profondi anche se ben sviluppati, ed

Capitolo I
hanno esigenze idriche elevate perché il loro ciclo vitale si svolge prevalentemente durante i mesi più caldi e più secchi dell’anno. Nelle nostre condizioni climatiche è quindi indispensabile fornire a queste colture la quantità di acqua necessaria per la loro crescita e produzione.
Anche le diverse varietà di ciascuna coltura possono manifestare esigenze differenti tra loro: ad esempio le varie classi di maturazione del
mais con metabolismo idrico differente presentano esigenze idriche diverse in funzione della lunghezza del loro ciclo vitale.
I fabbisogni idrici delle colture variano moltissimo col procedere della
loro crescita: al momento della semina esse devono trovare nel terreno una
abbondante quantità di acqua indispensabile per la germinazione dei semi;
una discreta quantità è necessaria durante la prima fase di accrescimento.
Il fabbisogno idrico della coltura aumenta gradatamente con lo sviluppo
dell’apparato fogliare delle piante, raggiunge il massimo durante gli stadi
di fioritura, di formazione dei semi e del loro riempimento, e si riduce sempre più con l’avvicinarsi della maturazione. L’adozione del fattore moltiplicativo “KC” permette di tener conto di tali differenze colturali e degli
stadi di sviluppo delle piante (Fig. ). I valori riportati sono indicativi e possono variare in funzione del clima e delle varietà scelte.
Nella Tabella  vengono presentati i valori di “KC” per le nove colture irrigue più coltivate nel Lazio, riferiti ai mesi durante i quali di solito si verifica nelle piante sofferenza per carenza idrica e quindi è ne-
Figura 1. Variazione del fabbisogno idrico generalizzato e del coefficiente KC di una coltura durante i suoi stadi vegetativi.
Introduzione

Tabella 1. Valori medi mensili del coefficiente colturale KC per alcune colture.
Coltura
Mar.
Mais granella
Mais insilato
Patata
0,6
Barbabietola
Ortaggi
Mag.
Giu.
Lug.
Ago.
Set.
0,6
0,8
1,0
1,2
0,8
0,4
0,6
0,9
1,1
1
0,8
1,2
1,1
0,8
0,5
1,0
0,8
0,8
0,4
0,6
0,8
1,1
0,8
0,6
Medica
0,4
0,6
0,95
0,9
0,6
0,6
Vite
0,3
0,4
0,8
0,85
0,6
Fruttiferi
0,4
0,6
0,8
1,0
0,9
0,4
1,1
0,35
Girasole
0,3
Apr.
0,9
Ott.
0,4
0,6
cessario irrigare. Il “KC” moltiplicato per il valore di ETo della coltura
di riferimento nel periodo corrispondente, fornisce il fabbisogno idrico
della coltura. I valori di “KC” riportati nella Tabella  sono stati utilizzati in questo documento per la stima dei fabbisogni idrici delle colture.
.. L’irrigazione delle colture alimentari
Quando il terreno contiene acqua sufficiente per soddisfare l’assorbimento radicale la coltura cede all’atmosfera una quantità di acqua
evapotraspirata pari al suo livello massimo, compatibile con la sua capacità a trasferire acqua dal suolo all’atmosfera. Se il contenuto idrico
del terreno si riduce la coltura non riesce a mantenere il flusso di ET
ottimale e, attraverso alcune strategie di regolazione, riduce la sua crescita con conseguente diminuzione della sintesi di biomassa e quindi
della produzione agricola. La quantità di acqua del terreno che permette alla coltura una ET massima e che viene assorbita dalle radici
senza che nella coltura si instauri sofferenza, viene considerata “acqua
facilmente utilizzabile”; tale frazione non è uguale per tutte le colture
e per i diversi tipi di suolo. Con la riduzione della frazione di “acqua
facilmente utilizzabile” del suolo e l’instaurazione di uno stato di sofferenza nelle piante subentra un calo del flusso evapotraspirativo che
si allontana dal valore di ET massimo tanto più quanto minore è la frazione dell’“acqua facilmente utilizzabile”[].
Per collegare lo stress idrico subito dalla coltura e la riduzione della
produzione che ne deriva, causati dal ridotto flusso evapotraspirativo per

Capitolo I
la limitata umidità del terreno, si utilizza una funzione lineare in base alla
quale dalla quantità dell’acqua presente nel terreno si può risalire al
grado di stress subito dalle colture e di conseguenza al grado di riduzione
della produzione. Più precisamente per conoscere lo stato di sofferenza delle piante si utilizza il coefficiente di riduzione della crescita “KS”
che viene utilizzato nel calcolo di previsione della riduzione della produzione alimentare in caso di condizioni di aridità. Il “KS” è uguale ad
1 se nel terreno non vi è deficit idrico, cioè quando vi è una quantità di
acqua tale da poter sopperire a tutte le necessità della coltura. Nell’Italia centro-meridionale la quantità di acqua prontamente utilizzabile
dalle piante, presente nel suolo durante il periodo primaverile–estivo,
è quasi sempre inferiore alla quantità ottimale (Fig. ) [].
Per evitare la riduzione della resa agraria è indispensabile che la coltura trovi sempre nel terreno una adeguata quantità di acqua facilmente
utilizzabile e in caso contrario è necessario intervenire con erogazione
di acqua irrigua. Per la stima dei tempi e dei volumi degli interventi irrigui occorre quindi conoscere oltre ai valori dell’ETo anche quelli della
precipitazione e della capacità di ritenzione idrica del suolo.
La quantità massima di acqua che un terreno può contenere dipende
principalmente dalla sua composizione strutturale oltre che dalla sua profondità. Il parametro che tuttavia interessa l’agricoltura è la quantità di
acqua che il terreno riesce a trattenere per renderla disponibile alle colture: l’AWC (Available Water Content o Available Water Capacity). Un terreno prevalentemente sabbioso, ad esempio, può avere mediamente una
ccapacità
apacità di
di acqua
acqua disponibile
disponibile nei
nei tterreni
erren i n
ell Italia ccentrale
e n t r a le e m
e r i d i o n a le .
nell’Italia
meridionale.
Figura 2. Variazioni del contenuto idrico medio mensile nel suolo, espresso come percentuale della capacità di acqua disponibile nei terreni nell’Italia centrale e meridionale.
Introduzione

pari a  mm (cioè possiede una capacità di riserva idrica di 
m/ha), mentre un terreno di medio impasto o un terreno argilloso
hanno rispettivamente valori di AWC pari a  e  mm. Per i calcoli riportati in questo documento sono stati utilizzati i valori di AWC dei terreni stimati per i singoli nodi della rete laziale con il procedimento del
pedotrasferimento. I valori di AWC si ritengono costanti nel tempo.
Le precipitazioni, per contro, presentano una spiccata variabilità sia
tra anno e anno, sia tra i vari periodi dell’anno; i valori climatici mensili medi, stimati sulla base di una congrua serie storica di dati meteorologici, possono fornire indicazioni di massima sul soddisfacimento dei
fabbisogni idrici colturali. Ai fini operativi, per la programmazione irrigua occorre però utilizzare nel calcolo del bilancio idrico i dati di pioggia effettivi forniti dalla stazione meteorologica più vicina.
In Italia su una superficie attrezzata per l’irrigazione di circa  milioni di ettari, secondo i dati di fonte ISTAT [], ne risultano effettivamente irrigati soltanto  milioni e mezzo, pari al %. Nel nord del
Paese il rapporto tra irrigato ed irrigabile è più alto, sia per una più
ampia diffusione degli impianti irrigui, sia per la maggiore disponibilità idrica. Nel Lazio lo stesso rapporto scende al % a dimostrazione della ridotta utilizzazione delle reali potenzialità irrigue delle sue
aree. La superficie delle colture irrigue ha subito una riduzione durante il decennio –. In particolare, sono diminuite le foraggere avvicendate mentre non sembrano essere ridotti sensibilmente il
mais e la vite.
L’agricoltura irrigua viene spesso considerata responsabile di alcuni
problemi ambientali connessi all’inquinamento della falda, alla salinizzazione del suolo ma, soprattutto, all’eccessivo consumo idrico,
specie se rapportato al prodotto alimentare ottenuto; viene inoltre addebitato ad essa un basso ritorno degli investimenti effettuati. L’irrigazione, invece, può arrecare benefici sia in ambito economico sia, se
ben gestita, in quello ambientale. Un’attenzione particolare va quindi
rivolta nell’adozione di speciali strategie innovative al fine di esaltare
gli effetti positivi ed annullare quelli negativi della pratica irrigua. Per
raggiungere questi obiettivi occorre:
— conservare l’acqua abbattendo gli sprechi e limitando i consumi alle
quantità strettamente necessarie alle colture;
— evitare inquinamenti della falda dosando razionalmente concimi e
pesticidi;
AWC

Capitolo I
— limitare l’azione erosiva e il trasporto dello strato superficiale del
suolo con relativa perdita della fertilità attuando sistemazioni collinari e curando il drenaggio dei deflussi;
— controllare il processo di salinizzazione delle acque e del suolo.
Per progettare uno schema irriguo a livello aziendale che possa
operare in modo razionale secondo gli obiettivi sopra ricordati occorre
esaminare diversi aspetti di contorno quali:
a) avvicendamenti colturali;
b) condizioni socio-economiche;
c) caratteristiche e limiti del sistema di distribuzione dell’acqua irrigua;
d) sistema di irrigazione adottato;
e) programmazione dell’erogazione irrigua.
La diversa combinazione di tutti questi fattori contribuisce al grado
di successo della pratica irrigua e della sua efficienza. Più in particolare:
a) oltre alla scelta delle colture idonee alle condizioni climatiche è necessario valutare la situazione di mercato e la convenienza economica dell’irrigazione;
b) occorre un esame delle condizioni socio-economiche che comprende il calcolo del costo dell’impianto, della sua manutenzione
ed il costo degli investimenti pubblici oltre all’analisi dell’impiego
della forze di lavoro e del loro costo;
c) va valutato il regime di distribuzione dell’acqua irrigua che può anche limitarne il funzionamento; la distribuzione turnata può, ad
esempio, causare una riduzione di efficienza del sistema per l’impossibilità da parte dell’agricoltore del controllo dei tempi e dei volumi; d’altra parte in caso di ridotta flessibilità della distribuzione
irrigua gli agricoltori tendono a rifornirsi da altre fonti, quale la
falda, creando gravi problemi ambientali;
d) vanno perseguite la regolarità e l’uniformità della distribuzione dell’acqua irrigua che dipendono dalla disponibilità idrica, dal tipo di
progettazione, dalle possibilità di captazione, dal metodo irriguo e
dal drenaggio operato;
e) va valutata una razionale programmazione irrigua che richiede la
conoscenza delle condizioni climatiche della zona, quelle del suolo
e delle colture.
Introduzione

La stagione irrigua ha inizio quando la richiesta evapotraspirativa risulta
maggiore degli apporti piovosi e dell’acqua disponibile nel terreno, tanto
da creare uno stato di sofferenza per le colture. Per conoscere il momento
dell’intervento irriguo in tempo reale è necessario monitorare gli eventi meteorologici e, in base ad essi, calcolare il bilancio idrico del terreno al fine
di reintegrare possibilmente la stessa quantità di acqua mancante negli strati
del suolo esplorati dalle radici. Dalle molteplici prove in campo eseguite
negli ultimi decenni è emerso che i volumi stagionali ottimali oscillano tra
i . e i . m/ha tenendo conto delle diverse esigenze delle colture e
delle specifiche condizioni di suolo e di clima. I fabbisogni irrigui più elevati si presentano durante il periodo estivo quando la pioggia presenta i valori più bassi dell’anno e si creano condizioni di elevata evapotraspirazione.
.. Caratteristiche dell’area di studio
... Morfologia e clima
La superficie territoriale della regione Lazio si estende su . km
di cui . km costituiscono la superficie agricola utile (SAU) che, dal
 al , si è ridotta del %. Il territorio regionale è formato per
più della metà da colline (%), per il % da montagna e solo per il
% da pianura. Le pianure del Lazio sono state in gran parte acquisite all’agricoltura con la bonifica idraulica. Parte di esse si trova ad una
quota prossima od inferiore al livello del mare e pertanto è servita da
impianti di sollevamento meccanico delle acque. Negli ultimi decenni
la limitazione dei finanziamenti ha inciso negativamente sulla manutenzione e sull’ammodernamento delle reti dei canali di bonifica e di
irrigazione, mentre è aumentato il deflusso idrico ad essi convogliato
per eventi piovosi estremi concentrati in alcuni periodi dell’anno. Contemporaneamente il mutato quadro fisico ed economico derivante dall’espansione urbanistica e da una maggiore pressione antropica hanno
contribuito ad accentuare nel complesso la vulnerabilità del territorio.
Da un recente studio sui sistemi idrogeologici vulcanici, finanziato
dalla regione Lazio [], è emerso che i prelievi da falda per gli usi potabili, industriali ed agricoli superano la ricarica idrica naturale e che
la ridotta portata dei corsi d’acqua non può essere imputabile al solo
abbattimento delle precipitazioni.

Capitolo I
-2 -1
Tabella 2. Radiazione
in MJ m
g innella
g nellaLazio
regione Lazio.
Tabellasolare
2. Radiazione
solare
MJ mregione
G
Radiazione
solare
(MJ/m-2/giorno)
n° ore di
insolazione
giornaliera
F
M
A
M
G
L
A
S
O
N
D
13,8 19,2 26,3 34,1 39,5 41,9 40,8 36,3 29,2 21,4 15,1 12,4
9,3
10,4 11,7 13,2 14,4 15,0 14,8 13,7 12,3 10,8
9,6
9,0
Tabella 3. Valori medi mensili delle precipitazioni registrate nella regione (mm)
Tabella 3. Valori medi mensili delle precipitazioni registrate nella regione (mm).
Mesi
G
F
M
A
M
G
L
A
S
O
N
D
Pioggia (mm)
70
69
65
85
61
46
30
45
77
111
125
92
Il clima della regione Lazio beneficia della forte azione mitigatrice del
mar Tirreno e di quella dei rilievi appenninici che la proteggono dai venti
dell’est. Quindi le temperature non sono mai molto basse in inverno né
molto alte in estate. I valori giornalieri medi della radiazione solare nel
Lazio e quelli delle ore di insolazione sono visibili nella Tabella .
Sul Lazio cade una pioggia media annua di  mm pari ad un volume idrico totale di , km di cui solo , km sono destinati al rinnovo delle risorse idriche; negli ultimi trenta anni è stata registrata una
riduzione delle precipitazioni del ,% []
Dalla Tabella , che riporta i dati medi mensili delle precipitazioni
registrati nella regione, si evidenzia un picco della pioggia nel periodo
ottobre-dicembre con il mese più piovoso in novembre e quello più
secco in luglio.
Nelle Tavole I–XII dell’Appendice vengono presentate le mappe delle
precipitazioni medie mensili nelle diverse zone della regione dalle quali
emerge la forte variabilità spaziale e temporale della pioggia, notevole soprattutto tra i diversi mesi dell’anno. Anche l’evapotraspirato di riferimento mensile medio della regione (Figg. XIII–XXIV dell’inserto) mostra
una elevata variabilità nelle differenti zone del Lazio. Dai dati di pioggia
e di ETo emerge che lunghi periodi di siccità si alternano a periodi di intense precipitazioni, concentrate in brevi periodi dell’anno; le precipitazioni abbondanti contribuiscono al rinnovo delle risorse idriche ma
spesso provocano il rischio idrogeologico del territorio []. Infatti l’%
del surplus idrico delle precipitazioni si concentra nel periodo ottobrefebbraio creando problemi di esondazioni, di processi erosivi e frane.
Introduzione

Tabella 4. Deficit idrico (mm) valori medi per provincia e fascia altimetrica (1961-1990)
per
p provincia
p
e fascia altimetrica (1961-1990).
Provincia
P
r o v in c ia
Pianura
P
ia n u r a
Collina
C
o llin a
270
-
Roma
R
om a
Latina
L
a t in a
Viterbo
V
it e r b o
Rieti
R
ie t i
Frosinone
F
r o s in o n e
Lazio
L
a z io
Montagna
M
o n ta g n a
Provincia
P
r o v in c ia
229
-
231
186
149
14
49
164
275
228
175
17
5
214
243
217
212
21
2
223
258
179
211
Fonte:
F
o n te : n
nostre
ostre elaborazioni
e la b o r a z i o n i
164
16
64
173
163
16
63
198
Con i dati annuali medi delle precipitazioni e quelli dell’evapotraspirato di riferimento è stato possibile calcolare un bilancio idrologico
climatico da cui emergono le condizioni di deficit idrico che caratterizzano la regione e le informazioni di massima che possono essere di
aiuto nella previsione dei fabbisogni irrigui. (Tab. ).
Dai risultati di tale calcolo emergono le diverse condizioni di deficit idrico e gli eventuali tempi di stress delle colture che ne derivano
(Tab. ) che possono essere di aiuto nella previsione dei fabbisogni irrigui [].
Si può constatare che la riserva di acqua del terreno è al suo massimo
durante il periodo autunno-invernale e scende invece a valori minimi
nella tarda primavera per rimanervi per tutta la stagione estiva, periodo
in cui è pressoché impossibile praticare l’attività agricola senza dover
ricorrere all’irrigazione (Fig. ).
dell’AWC).
d
e ll’ A W C ) .
Figura 3. Variazioni del contenuto idrico medio mensile nei terreni del Lazio (quote percentuali dell’AWC).

Capitolo I
... Agricoltura
Le cinque province laziali comprendono  comuni (Tab. ) ed una
popolazione di .. individui residenti.
Le aziende agricole del Lazio sono circa . pari ad una superficie SAU di . ha. La produzione lorda vendibile ammonta a circa
. euro per azienda (circa . euro/ha), con un fatturato complessivo di . milioni di euro. La frammentazione fondiaria caratteristica dell’agricoltura italiana è accentuata nel Lazio per la presenza di
aziende agricole di ridotte dimensioni: infatti il % delle aziende, per
lo più a conduzione diretta e soprattutto in regime di autoconsumo ha
una superficie minore di  ha.
Contribuisce ad aggravare i problemi delle aziende della regione l’invecchiamento degli addetti agricoli dei quali il % sono oltre i  anni.
Le grandi aziende sono ubicate nelle pianure costiere nelle province di
Viterbo e Latina e sulle zone collinari di Rieti e Frosinone. Le aziende
di medie dimensioni sono situate soprattutto nel Viterbese, nella pianura Pontina e in alcune valli interne, mentre le aziende di piccole dimensioni prevalgono sui rilievi collinari delle province di Rieti, Frosinone e Latina. Le colture agrarie del Lazio coprono una superficie di
circa . ha, suddivisa in colture erbacee (. ha), foraggere
(. ha) e colture legnose agrarie (. ha). In particolare le colture foraggere producono .. q di foraggio; gli ortaggi coprono una superficie di circa . ha, la vite viene allevata su una superficie di . ha; la barbabietola si estende su . ha con una
produzione di  q/ha, il girasole copre una superficie di . ha con
una produzione di , q/ha, la patata si estende su . ha con produzione di  q/ha. Le produzioni sono destinate, per la maggior parte,
Tabella 5. Numero di comuni, popolazione e superficie delle province del Lazio
Tabella 5. Numero di comuni, popolazione e superficie delle province del Lazio.
Provincia
n° comuni
Popolazione
Superficie (Km2)
Viterbo
Rieti
60
293.798
3.612
73
151.242
2.749
Roma
121
3.849.487
5.352
Latina
33
513.450
2.250
Frosinone
91
494.325
3.244
378
5.302.302
17.207
Lazio
Fonte ISTAT
Introduzione

al mercato della capitale senza peraltro usufruire di un’adeguata organizzazione commerciale. Numerosi sono i prodotti agricoli tradizionali
protetti dai vari marchi DOP, IGP, IGT, DOC, ai quali l’irrigazione può arrecare notevoli vantaggi. La zona della Tuscia è caratterizzata da una
diversificazione colturale che comprende il settore ortofrutticolo, le colture oleaginose, i cereali, patate e legumi. Nella produzione di frutta,
localizzata nella provincia di Viterbo, prevale la produzione di nocciole,
prodotto tipico della zona. Nella pianura pontina prevalgono le colture
orticole, molte delle quali in coltura protetta, e le floricole caratterizzate da elevato reddito. La provincia di Roma è ricca di colture viticole,
in particolare nell’area dei Castelli Romani dove si produce il vino tipico della zona. Importanti sono anche le colture floricole (allevate in
serra), orticole, frutticole e l’olivicoltura. Nelle province di Frosinone
e di Rieti prevale un’agricoltura a basso reddito con terreni coltivati prevalentemente a prati e pascoli permanenti, a cereali e a ortaggi destinati al consumo locale e in particolare a quello familiare. Nella provincia
di Rieti è molto diffuso l’olivo che dà un notevole reddito per la produzione di olio DOP della Sabina. A tutt’oggi nel Lazio sono state istituite aree protette per una superficie complessiva di . ha, pari al
,% del territorio regionale, percentuale superiore alla media nazionale. I boschi del Lazio hanno un estensione di . ha pari al %
della superficie regionale.
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a cura di - Aracne editrice