Studio INEA nel progetto Agroscenari su strumenti economici per l’adattamento ai cambiamenti climatici dell’agricoltura italiana Introduzione Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali nel 2008 ha avviato un progetto pluriennale dal titolo “Scenari di cambiamento climatico per l’agricoltura italiana”, coordinato dal CRA e con il coinvolgimento di diversi partner di ricerca, tra cui l’INEA. Gli obiettivi generali del progetto riguardano l’analisi degli scenari di cambiamento climatico sul territorio italiano, gli impatti sul settore agricolo e zootecnico in termini di rese, condizioni fitosanitarie, modifiche delle pratiche di gestione di suolo e acqua e sugli strumenti di politiche e azioni di adattamento. Le diverse linee di ricerca sono state svolte in specifiche aree test del progetto (www.agroscenari.it), scelte nelle diverse aree del Paese come rappresentative di condizioni climatiche e di produzioni agricole e zootecniche tipiche italiane. L’INEA ha seguito la Linea 9b del progetto su “Strumenti economici per la valutazione delle possibili azioni di adattamento allo scenario di riduzione delle disponibilità idriche complessive e di alternanza tra periodi siccitosi ed eventi precipitativi estremi”. Prendendo come punto di partenza lo scenario ipotizzato di riduzione delle disponibilità idriche complessive e di alternanza tra periodi siccitosi ed eventi precipitativi estremi, è stata svolta una specifica indagine su alcuni strumenti di diversa natura, strutturale ed economica, che possono supportare l’agricoltura nel processo di adattamento. In particolare, due analisi originali nella metodologia e nelle finalità sono state svolte su: a) la valutazione tecnico-economica di progetti di riutilizzo irriguo; b) la valutazione degli strumenti economici di gestione del rischio climatico siccità. Nel presente articolo si riportano sinteticamente i primi risultati delle analisi svolte. 1. Valutazione tecnico-economica delle potenzialità di riutilizzo irriguo dei reflui depurati: i casi della Valpadana e della Valle Telesina L’aumento della richiesta di acqua necessaria per consentire la produzione di beni agricoli e industriali innesca un processo decisionale complesso, che coinvolge aspetti politici, amministrativi, infrastrutturali e ambientali, orientato al pieno soddisfacimento della domanda e finalizzato alla gestione ottimale della risorsa. Alla luce dei cambiamenti climatici, le decisioni prese in passato possono risultare non idonee a soddisfare le esigenze attuali e non coerenti con la disponibilità futura della risorsa acqua. Negli ultimi anni, infatti, l’aumento dei casi di carenza idrica ha messo in discussione la tenuta gestionale delle risorse e l’equilibrio preesistente tra domanda e disponibilità complessive. In periodi critici caratterizzati da scarsità, la gestione della risorsa acqua dovrebbe essere indirizzata al risparmio idrico, alla ritenzione d’acqua e all’uso di fonti idriche alternative (o nuove), come indicato dalla Commissione Europea. Il riutilizzo irriguo delle acque reflue depurate come fonte alternativa di approvvigionamento, contribuisce ad aumentare la disponibilità idrica di un territorio in maniera duplice: incrementando le voci positive del bilancio idrico e riducendo i prelievi di acqua “da fonti convenzionali”. I benefici derivanti dal riutilizzo irriguo delle acque reflue possono configurarsi anche in virtù dell’aumento delle garanzie di disponibilità idrica futura e dei danni evitati in casi di condizioni climatiche avverse o calamità (riduzione delle produzioni, aumento del prezzo delle commodity o ricorso a politiche di compensazione ex-post). Materiali e Metodi La ricerca, sviluppata nell’ambito del progetto di ricerca, si pone l’obiettivo di operare una valutazione tecnico-economica di possibili progetti di sviluppo di fonti idriche alternative, quale i reflui urbani depurati, in due aree test: la Valpadana e la Valle Telesina. Le scelte riguardanti il riutilizzo irriguo delle acque reflue, coinvolgendo territorio, ambiente e attività economiche in essi ricadenti, sono caratterizzate da una pluralità di interessi. Il processo di valutazione dell’utilizzabilità a scopo irriguo delle acque reflue depurate, pertanto, racchiude sempre giudizi di valore. Si è, quindi, ricercato un processo decisionale razionale, trasparente e flessibile, che ha trovato il proprio riferimento nella Multiple Criteria Decision Making (MCDM). Fase fondamentale del lavoro di studio è stata l’individuazione dei criteri (fattori e vincoli) da impiegare nella MCDM. Per l’analisi delle informazioni è stato implementato un sistema spaziale di supporto alle decisioni che si avvale di un approccio di tipo multicriteriale. Il problema principale relativo alla difficoltà di combinare le informazioni provenienti dai diversi criteri al fine di ottenere un unico indice è stato affrontato utilizzando una combinazione lineare dei pesi, attraverso il software ARCGIS. Essendo i criteri misurati con diverse scale, i fattori sono stati standardizzati (normalizzati) e trasformati in modo che tutte le relative carte fossero correlate positivamente con la suitability (ad esempio se le localizzazioni vicine a una strada sono le più vantaggiose per un sito industriale, una carta delle distanze dovrebbe essere trasformata in una che esprime la prossimità). Per la standardizzazione dei fattori è stato utilizzato il range (0÷1). La definizione dei pesi è avvenuta attraverso l’applicazione della Analytical Hierarchy Process (Ahp). Tale tecnica è basata su una “matrice di giudizi”, ottenuta confrontando a coppie i diversi criteri, il cui autovettore rappresenta il peso da assegnare. Si è proceduto, quindi, alla comparazione di ciascun fattore decisionale con tutti gli altri considerati appartenenti allo stesso gruppo. Per valutare la congruenza nell’espressione dei giudizi si è utilizzato l’indice “Consistency Ratio”, che indica la probabilità che le stime inserite nella matrice siano veritiere. Ottenuta la mappa dei criteri si è passati all’aggregazione delle informazioni provenienti dai vari fattori, utilizzando la Weighted Linear Combination (Wlc), che consente di ottenere una carta di Suitability. Nell’analisi multicriteri sono stati inseriti come fattori la distanza dai corpi idrici, la vulnerabilità degli acquiferi, l’indice di aridità di De Martonne, la distanza dai centri urbani e la tipologia della rete irrigua. Come vincoli sono stati scelti la distanza dagli impianti di trattamento delle acque reflue, il fabbisogno irriguo e il sistema di irrigazione. La banca dati di riferimento per l’analisi è il “Sistema informativo nazionale per la gestione delle risorse idriche in agricoltura – SIGRIAN” dell’INEA. I risultati sono rappresentati da carte di suitability che esprimono l’attitudine dei diversi territori all’utilizzabilità irrigua delle acque reflue depurate. La stima dei benefici apportati dal trattamento avanzato dei reflui e del relativo riutilizzo irriguo è stata effettuata utilizzando il metodo del costo-opportunità. Per la valutazione dei costi è stata operata una stima dei costi di costruzione e/o adeguamento degli impianti. Risultati e Discussione Con la MCDM sono state individuate le soluzioni tecnicamente più valide; con l’analisi costibenefici quelle economicamente più valide. In particolare, per le stime dei benefici è stato associato il valore dell’acqua convenzionale risparmiata ai benefici ambientali, che ricadranno in maniera diretta su tutta la collettività che, attraverso la tassazione generale dello Stato, finanzierà gli investimenti. I benefici economici sono considerati in forma diretta a favore del settore agricolo, per mezzo della riduzione di variabilità delle produzioni, e in forma indiretta a favore dei consumatori per la conseguente stabilità dei mercati dei prodotti agricoli e dei relativi prezzi, per cui al settore agricolo spetteranno gli oneri dell’esercizio irriguo per coprire i costi di gestione del riutilizzo, mentre alla collettività gli oneri di depurazione. Conclusioni Una volta individuate le scelte tecnicamente più adatte, i risultati dell’analisi costi-benefici hanno dimostrato che le opere volte all’adeguamento degli impianti di depurazione delle acque reflue urbane ai fini di riutilizzo irriguo diretto nelle aree oggetto di studio procurerebbero benefici ambientali ed economici di lungo periodo tali da garantire la piena copertura dei costi di realizzazione e adeguamento degli stessi, nonostante il metodo di stima applicato non tenga conto dei valori di non-uso relativi al miglioramento qualitativo dei corpi idrici e dell’apprezzamento futuro del valore d’uso della risorsa convenzionale disponibile. Figura 1 – Carta dell’attitudine dei terreni all’irrigazione con acque reflue. Area test Valpadana Ipotesi 1 – Irrigazione prevalente Ipotesi 2 – Irrigazione localizzata Area test Valle Telesina Ipotesi 1 – Irrigazione prevalente Ipotesi 2 – Irrigazione localizzata 2. Strumenti economici per la gestione del rischio, indagine sulle potenzialità come azione di adattamento al cambiamento climatico nelle aree Valpadana e Oristanese Nell’ultimo decennio il dibattito tecnico-scientifico e politico sul tema della gestione del rischio in agricoltura sta vivendo momenti di grande attività e partecipazione a seguito delle modifiche che, a diversi livelli, stanno intervenendo nelle politiche agricole e nel contesto ambientale. Secondo la comune accezione economica, il rischio è una componente propria dell’attività di impresa associata alle aspettative di risultato economico, che possono essere disattese a causa di eventi non prevedibili nel processo di pianificazione-produzione-vendita. In assoluto, lo strumento più diffuso per trasferire il rischio è l’assicurazione: tramite la stipula di polizze assicurative l’imprenditore agricolo cede alla compagnia assicurativa parte del rischio, dietro pagamento di un premio assicurativo commisurato all’entità del rischio assicurato. In Italia, le assicurazioni agricole sono agevolate dallo Stato (Fondo di solidarietà nazionale per le calamità naturali in agricoltura del d.lgs. 102/04), in futuro saranno in parte coperte dalla PAC 2014-2020 sul II pilastro (misura nazionale del Piano nazionale di Sviluppo rurale). Per fare valutazioni sull’uso di questi strumenti economici come misura di adattamento, si è operata un’analisi delle potenzialità degli strumenti di gestione del rischio in termini di avversione al rischio delle aziende agricole e di approfondimento sulle potenzialità degli strumenti (fondi mutualistici e assicurazioni) e limiti e potenzialità in relazione al rischio climatico. I risultati ottenuti offrono un contributo al dibattito in corso a livello nazionale e internazionale da un lato sulla efficacia delle politiche sul rischio rispetto alle esigenze delle aziende agricole, dall’altro sulla conoscenza e l’approccio delle stesse imprese rispetto al rischio e a strumenti economici innovativi. Una specifica indagine sugli strumenti economici di gestione del rischio climatico siccità tra le azioni di adattamento ai cambiamenti climatici e sulla propensione degli agricoltori all’uso di tali strumenti. Nell’ultimo decennio il dibattito tecnico-scientifico e politico sul tema della gestione del rischio in agricoltura sta vivendo momenti di grande attività e partecipazione a seguito delle modifiche che, a diversi livelli, stanno intervenendo nelle politiche agricole e nel contesto ambientale. Secondo la comune accezione economica, il rischio è una componente propria dell’attività di impresa associata alle aspettative di risultato economico, che possono essere disattese a causa di eventi non prevedibili nel processo di pianificazione-produzione-vendita. In assoluto, lo strumento più diffuso per trasferire il rischio è l’assicurazione: tramite la stipula di polizze assicurative l’imprenditore agricolo cede alla compagnia assicurativa parte del rischio, dietro pagamento di un premio assicurativo commisurato all’entità del rischio assicurato. In Italia, le assicurazioni agricole sono agevolate dallo Stato (Fondo di solidarietà nazionale per le calamità naturali in agricoltura del d.lgs. 102/04), in futuro saranno in parte coperte dalla PAC 2014-2020 sul II pilastro (misura nazionale del Piano nazionale di Sviluppo rurale). Per fare valutazioni sull’uso di questi strumenti economici come misura di adattamento, si è operata un’analisi delle potenzialità degli strumenti di gestione del rischio in termini di avversione al rischio delle aziende agricole e di approfondimento sulle potenzialità degli strumenti (fondi mutualistici e assicurazioni) e limiti e potenzialità in relazione al rischio climatico. I risultati ottenuti offrono un contributo al dibattito in corso a livello nazionale e internazionale da un lato sulla efficacia delle politiche sul rischio rispetto alle esigenze delle aziende agricole, dall’altro sulla conoscenza e l’approccio delle stesse imprese rispetto al rischio e a strumenti economici innovativi. Metodologia di indagine La metodologia di indagine si basa sulla ricerca per survey, strumento tipico di rilevazione dell’informazione nell’ambito delle indagini di ricerca sociale con campioni rappresentativi di popolazione1. Si tratta di una ricerca che in letteratura sociale è definita “esplorativa”, cioè che non ha ipotesi precise da verificare, ma nasce da interessi generali di conoscenza. Al fine di assicurare la validità statistica dei risultati, le fasi di maggiore attenzione sono la formulazione delle domande da somministrare, la scelta del campione, che deve essere rappresentativo della popolazione di riferimento, la scelta del metodo di somministrazione del questionario e l’analisi dei risultati. Con riferimento alla formulazione delle domande, date le finalità dell’indagine sono state scelte nelle dimensioni concettuali delle ricerche sociali definite di comportamento (azioni) e di atteggiamento (opinioni, motivazioni, valutazioni, ecc.). Le domande utilizzate possono essere ricondotte a vari tipi a secondo dell’obiettivo informativo: dicotomico (si/no), multiple (più risposte), scale numeriche (range di valori), scale verbali a chiusura di tipo Likert (molto d’accordo, abbastanza d’accordo, ecc.). La validità delle domande, cioè la loro capacità di rilevare l’oggetto di indagine (la propensione al rischio) e il rispetto delle regole base di somministrazione (comprensibilità, chiarezza, struttura logica, tempi di somministrazione, ecc.) sono state verificate dal gruppo di lavoro del progetto (test con esperti del settore) e da un test pilota effettuato dai rilevatori presso alcune aziende del campione, i cui risultati hanno portato ad alcuni correttivi sul questionario. Il questionario ha la classica struttura ad imbuto, cioè parte da domande di carattere più generale per passare via via a quelle a contenuto più specifico: nella sezione 1 sono chieste informazioni generali per capire il livello di conoscenza e le preoccupazioni dell’agricoltore rispetto ai fattori meteo-climatici e le azioni intraprese per gestire il rischio in fase di produzione; la seconda parte è dedicata alle assicurazioni agricole quali strumenti più diffusi; la terza parte intende approfondire la propensione all’uso dei fondi di mutualità quali strumenti innovativi. Con riferimento alla scelta del campione, il questionario è stato sottoposto alle aziende campione della Rete di informazione contabile agricola 2012 dell’INEA ricadenti nell’area test dello studio. La scelta è legata al fatto che il campione RICA è già statisticamente strutturato e collaudato per essere rappresentativo dell’agricoltura e delle caratteristiche aziendali nelle diverse aree del Paese. A tutte le aziende del campione RICA delle due aree test è stato chiesto di partecipare all’indagine. Per la somministrazione del questionario, considerando anche il contesto socio-culturale degli intervistati e i riferimenti in letteratura sui vantaggi e svantaggi delle diverse tipologie (telefoniche, va lettera, ecc.), si è scelta la modalità face to face, quindi direttamente presso le aziende, ed è stata effettuata da rilevatori specializzati (affidamento a società specializzata nel settore agricolo). La modalità organizzativa ha consistito in contatti preliminari (telefono e lettera) e poi un colloquio 1Principali riferimenti della base teorica: K. D. Bailey, Metodi della ricerca sociale, Il Mulino, Bologna, 1995; P. Corbetta, Metodologie e tecniche della ricerca sociale, Il Mulino, Bologna, 1999; A. Fink, The Survey Kit, Sage Publication, 1995. in azienda con parte introduttiva per illustrare obiettivi e finalità e il contesto di riferimento, vale a dire i cambiamenti climatici, il concetto di rischio climatico, l’adattamento e le possibili azioni, le opportunità offerte dalla politica agricola. Si è scelta la somministrazione pen and paper (cartaceo), ma i dati sono stati successivamente riversati in un database appositamente realizzato. Infine, rispetto alla rappresentatività delle risposte, il tasso ottenuto (rapporto tra le imprese intervistate e totale delle contattate) è considerato significativo, considerando che l’indagine è di tipo esplorativo e quindi di approfondimento (non risolutivo rispetto a 2 alternative). Nell’area test Valpadana hanno partecipano al questionario 65 aziende nelle province di Mantova, Cremona, Parma e Piacenza (su un totale di 134 aziende del campione RICA 2012). Nell’area Oristanese sono stati rilevati 61 questionari (su 71 aziende del campione RICA). Le analisi dei dati e l’interpretazione dei risultati è avvenuta su base statistica. Principali risultati della ricerca Figura 1 - Conoscenza e consapevolezza sui rischi climatici Figura 2 – Stima % perdita del reddito aziendale per evento avverso (N. risposte) Figura 3 - Precauzioni contro i danni (%) Figura 4 - Assicurazioni Figura 5 – Fondi di mutualità Conclusioni In entrambe le aree, altamente specializzate in termini produttivi, le imprese agricole comprendono e percepiscono le modifiche che stanno intervenendo negli assetti ambientali che influenzano le pratiche e la produzione agricola, ritengono di dover intervenire, ma con l’aiuto dello Stato (non è solo rischio di impresa). La propensione alla gestione del rischio è in generale bassa, ma si ha conoscenza e si utilizzano strumenti quali le assicurazioni, più in Valpadana, in quanto più conosciute nei meccanismi finanziari (maggiore confidenza), ma la presenza di agevolazioni è fondamentale per la scelta dell’adesione. I fondi di mutualità sono poco conosciuti in entrambe le aree e la propensione a fidarsi di altri agricoltori (meccanismo associativo) è bassa (più alta in Valpadana dove l’associazionismo è più comune). Spiegato il meccanismo di base la propensione ad aderire aumenta leggermente. La finalità delle PAC 2014-2020 di incrementare il livello di gestione del rischio attraverso strumenti economici agevolati non sembra poter prescindere, per avere efficacia, da forti e capillari azioni di diffusione della conoscenza, coinvolgimento dei soggetti e formazione, anche per il miglioramento della gestione aziendale (pianificazione del rischio). Specifici investimenti vanno fatto in tale direzione. Di Raffaella Zucaro e Antonella Pontrandolfi