Istituzioni di linguistica a.a. 2011-2012 Federica Da Milano [email protected] La variazione linguistica Il numero delle lingue è molto superiore a quello degli stati Es. il caso italiano Italiano, sardo, friulano, tedesco, francese, sloveno, francoprovenzale, albanese, ladino, catalano, greco, walser, croato Lingua e dialetto Dialetto: lingua propria di un numero limitato di parlanti che si trova a convivere con un’altra lingua dagli usi più estesi • Il dialetto è un sistema linguistico: ogni dialetto ha un sistema fonologico, morfologico, sintattico, ecc. • Lingua vs. dialetto: differenza socioculturale, non linguistica Es. fiorentino La situazione italiana • Italiano scritto • Italiano parlato formale • Italiano parlato informale • Italiano regionale • Dialetto di koinè • Dialetto del capoluogo di provincia • Dialetto locale continuum La variazione linguistica Sociolinguistica: settore della linguistica che studia le relazioni tra la lingua e la società Variabile sociolinguistica: insieme dei modi coi quali i parlanti possono realizzare una data unità di un sistema linguistico in funzione di una data variazione di tipo sociale; ciascuno dei modi è detto variante Varietà di lingua: insieme di forme linguistiche, ai vari livelli di analisi, cooccorrenti con alcune caratteristiche della società La variazione linguistica - Variazione diatopica Variazione diastratica Variazione diafasica (sottocodici e registri) Variazione diamesica - Variazione diacronica La variazione linguistica Le quattro dimensioni di variazione suddette costituiscono degli assi di riferimento lungo i quali si possono ordinare le varietà compresenti nello spazio di variazione di ciascuna lingua. Ciascun asse si può concepire come un continuum La variazione linguistica • La sociolinguistica studia le diverse modalità di realizzazione della lingua a seconda delle diverse tipologie di parlanti Linguistica teorica sociolinguistica Parlante nativo idealizzato Competenza linguistica Comunità ling. omogenea ‘identità’ parlanti ‘reali’ competenza comunicativa comunità ling. stratificata ‘diversità’ La variazione linguistica • Competenza comunicativa: capacità dei parlanti di utilizzare la lingua nei modi appropriati alle varie situazioni • prestigio La variazione linguistica Mi pregio di informarLa che la nostra venuta non rientra nell’ambito del fattibile (italiano formale aulico) Trasmettiamo a Lei destinatario l’informazione che la venuta di chi sta parlando non avrà luogo (italiano tecnico-scientifico) Vogliate prendere atto dell’impossibilità della venuta dei sottoscritti (italiano burocratico) La informo che non potremo venire (italiano standard letterario) La variazione linguistica Le dico che non possiamo venire (italiano neostandard) Sa, non possiamo venire (italiano parlato colloquiale) Ci dico che non possiamo venire (italiano popolare) Mica possiam venire, eh (italiano informale trascurato) Ehi, apri ‘ste orecchie, col cavolo che ci si trasborda (italiano gergale) (Berruto) La variazione linguistica • Il neo-standard La varietà di lingua comunemente usata dalle persone colte che ammette come pienamente corretti alcune forme e costrutti fino a tempi non lontani ritenuti non facenti parte della ‘buona’ lingua (Berruto) La variazione linguistica La variazione linguistica • Comunità linguistica: insieme delle persone che parlano una determinata lingua Stratificata, non omogenea • Repertorio linguistico: insieme dei codici e delle varietà che un parlante è in grado di padroneggiare all’interno del repertorio linguistico più ampio della comunità cui appartiene Lingue in contatto Prestito Es. computer (non adattato) algebra (adattato) Calco Es. grattacielo Storia linguistica dell’Italia unita Tullio De Mauro (1963) Storia linguistica dell’Italia dopo il conseguimento dell’unità politica (1861) fino agli anni del secondo dopoguerra (1945-1960) Storia linguistica dell’Italia unita “Al momento dell’unificazione, la percentuale complessiva dei cittadini che come lingua madre avevano un idioma nazionale europeo diverso dall’italiano non raggiungeva neppure l’uno per cento dell’intera popolazione; il nucleo più compatto era allora costituito dalle popolazioni delle alte valli alpine occidentali di dialetto provenzale o francoprovenzale e di lingua francese. Ma, anche cinquant’anni dopo l’unità, quando, in seguito alla prima guerra mondiale, i confini settentrionali e orientali italiani si estersero e inclusero nuovi gruppi d’altra lingua, gli alloglotti raggiunsero appena il due per cento della popolazione” Storia linguistica dell’Italia unita “Nei decenni che precedettero l’unità, in tutta la Penisola ai dialetti, soprattutto alle loro varianti illustri elaboratesi nei maggiori centri urbani, competeva una piena dignità sociale: usati dagli strati popolari, lo erano altresì dai ceti più colti, dalle aristocrazie e perfino dai letterati, non soltanto nella vita privata, ma spesso anche nella vita pubblica e in occasioni solenni” Storia linguistica dell’Italia unita “…quando nel 1861 venne compiuto il primo censimento della popolazione del nuovo regno, oltre il 78% della popolazione italiana risultò analfabeta” “…negli anni dell’unificazione nazionale, gli italofoni, lungi dal rappresentare la totalità dei cittadini italiani, erano poco più di seicentomila su una popolazione che aveva superato i 25 milioni di individui: a mala pena, dunque, il 2,5 % della popolazione, cioè una percentuale di poco superiore a quella di coloro che allora e poi nelle statistiche ufficiali venivano designati come ‘alloglotti’” Storia linguistica dell’Italia unita Nuove condizioni linguistiche: - gli effetti dell’emigrazione - conseguenze dell’industrializzazione - urbanesimo e migrazioni interne - lingua e dialetti nella scuola - fattori di unificazione: burocrazia ed esercito - la stampa quotidiana e periodica - spettacoli e trasmissioni di massa L’italiano, oggi “Oggi il tema dominante nelle nostre più serie questioni linguistiche non è più quello della variazione geografica, come negli anni del già fruttuosissimo e poi ripetitivo dibattito sull’ ‘italiano’ regionale, né più tanto quello della variazione strettamente socioculturale, alla quale si richiama il concetto, non ancora ben definito, di ‘italiano popolare’: questi due aspetti della forte variabilità della nostra lingua permangono certamente, ma era ora di accorgersi che la variazione ‘diamesica’, relativa al diverso mezzo a cui si affida la lingua, è davvero in primo piano nelle vicende più recenti dell’italiano e che attraverso essa, in definitiva, si sono determinate quelle altre variazioni, nonché quella del grado di formalità o ‘diafasica’” (F. Sabatini)