Marco Tullio Cicerone
Marco Tullio Cicerone
Dopo il giudizio negativo del Momsen (“superficiale” “giornalista nel
senso peggiore del termine” “poco lungimirante” ,in Storia di Roma
antica, 1973)
La critica ha corretto il tiro
Oggi si tende ad individuare le complesse sfaccettature della sua
personalità intellettuale
Sebastiano Timpanaro: da homo novus vuole “portare energie fresche e
una maggiore onestà amministrativa a un regime che bisognava a tutti i
costi difendere” base di consenso alla classe dirigente. Per stabilire un
terreno di intesa fra la classe di governo e i settori della sociatà che la
sostengono
Marco Tullio Cicerone nacque nel 106 a.C. ad Arpino , nei pressi dell' attuale Frosinone
, da agiata famiglia equestre ;
compì ottimi studi di retorica e di filosofia a Roma e iniziò a frequentare il foro sotto la
guida del grande oratore Lucio Licinio Crasso e dei due Scevola .
Strinse con Tito Pomponio Attico (detto Attico per i continui viaggi in Grecia) un'
amicizia destinata a durare per tutta la vita . Pubblicherà le opere di Cicerone e di altri
autori latini, un vero e proprio editore.
Nell' 81 , o forse anche prima , debuttò come avvocato e nell' 80 difese la causa di
Sesto Roscio ( accusato di Parricidio ) , che lo mise in conflitto con autorevoli esponenti
del regime sillano .
Tra il 79 e il 77 si allontanò da Roma ( forse per paura di rappresaglie dopo il grande
successo della sua orazione a difesa di Roscio ) ed effettuò un lungo viaggio in Grecia e
in Asia dove studiò la filosofia e , sotto la guida di Molone di Rodi , la retorica .
Nel 69 fu edile , nel 66 pretore e diede il suo appoggio alla proposta di concedere a Pompeo poteri straordinari per la lotta contro il re del Ponto , Mi
Al ritorno sposò Terenzia , dalla quale nacquero Tullia ( che Cicerone appellò
affettuosamente " Tulliola " ) , nel 76 , e Marco , nel 65 .
Nel 75 fu questore di Sicilia . Corretto e puntiglioso
nel 70 sostenne trionfalmente l' accusa dei Siciliani contro l' ex governatore Verre ,
accusato di truffa e di empietà . Sette Verrine di cui furono pronunciate solo le prime 2
Nel 69 fu edile anche grazie all’appoggio di Pompeo
nel 66 pretore e diede il suo appoggio alla proposta di concedere a Pompeo poteri
straordinari per la lotta contro il re del Ponto , Mitridate , facendo così gli interessi
degli equites ( lui stesso era di famiglia equestre ) che venivano ostacolati nel loro
lavoro di esattori delle imposte da Mitridate " Pro lege Manlia " in favore della legge
proposta dal tribuno Manilio che prevedeva , come detto , la connessione a Pompeo di
poteri straordinari su tutto l' Oriente , e la " De imperio Gnaei Pompei "
Nel 63 fu eletto console e soffocò in modo duro la congiura di Catilina ,
4 Catilinarie , cariche di pathos , il suo capolavoro consolare
( Quo usque tandem abutere , Catilina , patientia nostra ? )
Nel 60 primo triunvirato, il suo astro iniziò a decadere
Nel 58, per l' accusa da parte del tribuno Clodio
di aver messo a morte senza processo i complici di Catilina,
dovette recarsi in esilio e la sua casa venne rasa al suolo .
Nel 57 viene richiamato a Roma , grazie anche a Milone, vi rientrò
trionfalmente
Nel 52 Clodio , acerrimo nemico di Cicerone , rimase ucciso e venne
accusato Milone , il diretto rivale di Clodio ; Cicerone assunse le difese di
Milone componendo la Pro Milone , una delle sue opere meglio riuscite .
Nel 51 fu governatore di Cilicia , pur avendo accettato a malincuore di
allontanarsi da Roma .
49 a.C. Allo scoppio della guerra civile aderì con scarso entusiasmo alla
causa di Pompeo
dopo la sconfitta di quest' ultimo ottenne il perdono da Cesare .
Negli anni successivi divorziò da Terenzia e si risposò con la sua giovane
pupilla Publilia , dalla quale tuttavia divorziò dopo pochi mesi .
Nel 45 gli morì la figlia Tullia e in quegli anni iniziò la composizione di una
lunga serie di opere filosofiche , mentre il dominio di Cesare lo teneva distante
dalle vicende politiche .
Nel 44 , dopo l' assassinio di Cesare , tornò alla vita politica e cominciò la lotta
contro Antonio ;
pronunciò le Filippiche ( in totale18 ) per indurre il senato a dichiarargli guerra
e a dichiararlo nemico pubblico ; sono orazioni in cui serpeggia l' odio , dove
Antonio viene presentato come un tiranno assoluto , un ladro di denaro
pubblico , un ubriacone
Con un brusco voltafaccia , Ottaviano si sottrasse alla tutela del senato , e
strinse un accordo con Antonio e un altro capo cesariano , Lepido ( secondo
triumvirato )
43 a.C. Antonio pretese ed ottenne che il nome di Cicerone venisse inserito
nelle liste di proscrizione . Venne raggiunto dai sicari presso Formia , dopo che
aveva intrapreso un tentativo di fuga, pare che le sue mani , autrici di una
miriade di scritti , siano state appese nel foro .
Actio prima in Verrem
L'occasione che era soprattutto desiderabile, o giudici, l'occasione che più d'ogni altra
serviva a placare l'ostilità verso la vostra classe e il discredito dell'amministrazione
giudiziaria sembra data e offerta a voi, in un momento critico per lo stato, non per
decisione umana ma quasi per volere divino. Già da tempo infatti è invalsa questa
opinione, dannosa per lo stato e pericolosa per voi, che si è diffusa per i discorsi di tutti
non solo fra il popolo romano ma anche fra le nazioni estere: con l'attuale
amministrazione della giustizia un uomo danaroso, colpevole quanto si voglia, non può in
nessun caso essere condannato.
Ora proprio al culmine della crisi per la vostra classe e per
la vostra amministrazione giudiziaria, mentre sono pronti coloro che si accingono ad
inasprire l'ostilità verso il Senato con adunanze del popolo e proposte di legge, è stato
posto a processo Gaio Verre, un uomo che secondo l'opinione generale è già condannato
posto a processo Gaio Verre, un uomo che secondo l'opinione generale è già condannato
per la sua vita e le sue azioni, ma secondo la sua personale fiducia e le sue pubbliche
osservazioni è assolto per la grande quantità del suo denaro. Io ho assunto questa causa,
giudici, con pieno consenso e vivissima attesa da parte del popolo romano, non per
accrescere l'ostilità verso una classe sociale ma per porre rimedio al discredito generale.
Infatti ho portato in tribunale un uomo che vi desse la possibilità di ristabilire
nell'amministrazione giudiziaria la stima perduta, di riconquistare il favore del popolo
romano, di dare soddisfazione alle nazioni straniere, un uomo che è stato dilapidatore del
denaro pubblico, persecutore dell'Asia e della Panfila, pirata della giustizia nelle cause fra
cittadini, rovina e flagello della provincia di Sicilia. Se voi lo giudicherete con imparzialità e
scrupolo coscenzioso, resterà salda l'autorità che deve rimanere in vo; se invece le enormi
ricchezze di costui infrangeranno lo scrupolo coscenzioso e l'imparzialità dei processi, io
raggiungerò pur sempre questo scopo: risulterà che è venuto mancare un processo allo
stato piuttosto che un imputato ai giudici o un'accusatore all'imputato.
1- Giudici, quello che più c'era da augurarsi, e quello che solo era necessario a porre fine
all'odio verso la vostra classe (dei senatori, N.d.T.) ed al discredito dell'ordine giudiziario,
sembra vi sia stato dato, anzi, offerto da una mano non umana, ma quasi (direi) divina, in
un momento delicatissimo per il nostro Stato repubblicano. Infatti l'opinione, dannosa
allo Stato e pericolosa per voi, secondo la quale con l'attuale sistema giudiziario nessun
uomo ricco, sebbene colpevole, possa mai essere condannato, si è ormai diffusa ed
alimentata per comune diceria non solo fra noi ma anche nei paesi esteri
Ora, proprio in un momento così delicato per il vostro ordine, mentre sono in agguato quelli che con
comizi e proposte di legge fanno di tutto per infiammare l'odio verso di voi, avete di fronte come
imputato il reo Gaio Verre, uomo già condannato dall'opinione pubblica per la sua
condotta di vita e per le sue azioni, ma che, stando alle sue speranze e vanterie, è stato,
grazie alla sua enorme ricchezza, già assolto. Giudici, io a questo processo mi sono
presentato come accusatore col consenso unanime e con l'interesse del popolo romano,
non per accrescere l'odio verso l'ordine senatorio, ma per rimediare ad una vergogna
nazionale. Ho portato dinanzi a voi un uomo condannando il quale potreste ridare alla
giustizia la perduta stima, riconciliarvi col popolo romano, dare soddisfazione ai popoli
stranieri; un uomo che è stato il depredatore del pubblico erario, l’oppressore dell’Asia
Minore e della Panfilia, il violatore della giustizia romana, la peste e la rovina della
provincia siciliana. 3- Se voi lo giudicherete con rigore e secondo coscienza, quella autorità
che deve appartenervi vi resterà salda; se al contrario le sue ingenti ricchezze riusciranno a
vincere sul rispetto della legge e sull'imparzialità del giudizio, potrò ottenere almeno
questo, che sia chiaro a tutti che, più che l'accusato ai giudici o l'accusatore al colpevole, è
mancato piuttosto il tribunale allo Stato.
Verrine, Actio secunda, V, 117 segg.
La prima Catilinaria (63 .C.)
Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? quam diu etiam furor iste
tuus nos eludet? quem ad finem sese effrenata iactabit audacia? Nihilne te
nocturnum praesidium Palati, nihil urbis vigiliae, nihil timor populi, nihil
concursus bonorum omnium, nihil hic munitissimus habendi senatus locus, nihil
horum ora voltusque moverunt? Patere tua consilia non sentis, constrictam iam
horum omnium scientia teneri coniurationem tuam non vides? Quid proxima,
quid superiore nocte egeris, ubi fueris, quos convocaveris, quid consilii ceperis,
quem nostrum ignorare arbitraris?
O tempora, o mores! Senatus haec intellegit. Consul videt; hic tamen vivit. Vivit?
immo vero etiam in senatum venit, fit publici consilii particeps, notat et designat
oculis ad caedem unum quemque nostrum. Nos autem, fortes viri, satis facere
rei publicae videmur, si istius furorem ac tela vitamus. Ad mortem te, Catilina,
duci ,iussu consulis, iam pridem oportebat, in te conferri pestem, quam tu in nos
omnes iam diu machinaris.
La prima Catilinaria (63 .C.)
Quo usque tandem abutere,
Catilina, patientia nostra?
quam diu etiam furor iste
tuus nos eludet? quem ad
finem sese effrenata
iactabit audacia? Nihilne te
nocturnum praesidium
Palati, nihil urbis vigiliae,
nihil timor populi, nihil
concursus bonorum
omnium, nihil hic
munitissimus habendi
senatus locus, nihil horum
ora voltusque moverunt?
• Il furor = follia
• Cicerone, venuto a
conoscenza di un complotto
per un attentato contro di
lui, aveva chiesto che il
Palatino dov’era la sua
dimora, venisse presidiato
• Nihil…nihil… anafora
Patere tua consilia non
sentis, constrictam iam
horum omnium scientia
teneri coniurationem
tuam non vides? Quid
proxima, quid
superiore nocte egeris,
ubi fueris, quos
convocaveris, quid
consilii ceperis, quem
nostrum ignorare
arbitraris?
Concinnitas
Quid…quid… anafora
+ Quos poliptoto
Costruzione: quem
nostrum arbitraris
ignorare quid etc….
O tempora, o mores!
Senatus haec intellegit.
Consul videt; hic tamen
vivit. Vivit? immo vero
etiam in senatum venit,
fit publici consilii
particeps, notat et
designat oculis ad
caedem unum quemque
nostrum. Nos autem,
fortes viri, satis facere
rei publicae videmur, si
istius furorem ac tela
vitamus.
Anadiplosi
Fortes viri antifrastico
Ad mortem te, Catilina,
duci ,iussu consulis, iam
pridem oportebat, in te
conferri pestem, quam tu
in nos omnes iam diu
machinaris.
Concinnitas : oportebat
al centro, preceduto e
seguito dalle due
subordinate che regge
( schema a farfalla)
RETORICA
Gorgia da Lentini (tiranno
Trasibulo)
V-IV sec.a.C. età classica
Sofistica ad Atene
Aristotele scrive la “Retorica”
Le tre correnti retoriche
dell’età ellenistica III-I a.C.)
III I sec. A.C. età ellenistica
Scuola atticista
Scuola asiana
Scuola rodiota (Molone di
Rodi)
Quo usque tandem abutere, Catilina,
patientia nostra? quam diu etiam furor iste
tuus nos eludet? quem ad finem sese
effrenata iactabit audacia? Nihilne te
nocturnum praesidium Palati, nihil urbis
vigiliae, nihil timor populi, nihil concursus
bonorum omnium, nihil hic munitissimus
habendi senatus locus, nihil horum ora
voltusque moverunt? Patere tua consilia
non sentis, constrictam iam horum
omnium scientia teneri coniurationem
tuam non vides? Quid proxima, quid
superiore nocte egeris, ubi fueris, quos
convocaveris, quid consilii ceperis, quem
nostrum ignorare arbitraris?
O tempora, o mores! Senatus haec
intellegit. Consul videt; hic tamen vivit.
Vivit? immo vero etiam in senatum venit,
fit publici consilii particeps, notat et
designat oculis ad caedem unum quemque
nostrum. Nos autem, fortes viri, satis
facere rei publicae videmur, si istius
furorem ac tela vitamus. Ad mortem te,
Catilina, duci ,iussu consulis, iam pridem
oportebat, in te conferri pestem, quam tu
in nos omnes iam diu machinaris.
Il furor = follia
Cicerone, venuto a conoscenza di un
complotto per un attentato contro di lui,
aveva chiesto che il Palatino dov’era la sua
dimora, venisse presidiato
Nihil…nihil… anafora
Costruzione: quem nostrum arbitraris
ignorare quid etc….
Concinnitas
Quid…quid… anafora
+ Quos poliptoto
Anadiplosi
Concinnitas : oportebat al centro,
preceduto e seguito dalle due subordinate
che regge ( schema a farfalla)
Fortes viri antifrastico
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