per il Programma di EMPOWERMENT delle Amministrazioni Pubbliche del Mezzogiorno Progetto “dall'iter alle reti: Implementazione Sportello Unico” Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani Giugno-Luglio 2006 a cura di Angelo Negri Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani Indice Introduzione ......................................................................................................... 4 BULGARIA............................................................................................................. 5 Andamento dell’interscambio commerciale con l’Italia e degli investimenti diretti esteri bilaterali ...................................................................................................................... 5 Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale ............... 8 Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei settori ad alto contenuto tecnologico ..........................................................................................11 Opportunità del mercato per il Made in Italy ...............................................................13 Joint Venture contrattuali (accordi di licenza) .............................................................26 POLONIA ............................................................................................................ 27 Importazioni polacche dall’Italia .............................................................................27 Esportazioni polacche verso l’Italia ..........................................................................28 Andamento dell’interscambio commerciale con l’Italia e degli investimenti diretti esteri bilaterali .....................................................................................................................29 Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale ..............30 Valutazione degli investimenti diretti da e verso l’Italia .................................................31 Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei settori ad alto contenuto tecnologico ..........................................................................................31 I settori più promettenti .......................................................................................32 REPUBBLICA CECA ................................................................................................ 39 Interscambio .....................................................................................................40 Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale ..............42 Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei settori ad alto contenuto tecnologico ..........................................................................................43 Opportunità del mercato per il Made in Italy ...............................................................44 ROMANIA............................................................................................................ 45 Importazioni ......................................................................................................45 Esportazioni ......................................................................................................47 2 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale ..............48 Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale in settori ad alto contenuto tecnologico ..........................................................................................51 Joint venture contrattuali (accordi di licenza) .............................................................52 SLOVENIA ........................................................................................................... 53 Interscambio con l’Italia .......................................................................................53 Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale ..............55 Investimenti italiani.............................................................................................56 Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei settori ad alto contenuto tecnologico ..........................................................................................57 Le zone franche in Slovenia....................................................................................58 Opportunità del mercato per il Made in Italy ...............................................................59 UCRAINA ............................................................................................................ 63 Interscambio .....................................................................................................63 Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale ..............64 Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei settori ad alto contenuto tecnologico ..........................................................................................66 UNGHERIA .......................................................................................................... 67 Andamento dell’interscambio commerciale con l’Italia e degli investimenti diretti esteri bilaterali .....................................................................................................................67 Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale ..............69 Principali prodotti italiani esportati in Ungheria ...........................................................74 Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei settori ad alto contenuto tecnologico ..........................................................................................75 Agevolazioni finanziarie per investitori esteri ..............................................................77 News ...............................................................................................................78 3 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani Introduzione I Paesi dell’Europa dell’Est rappresentano i territori più adatti al business per gli imprenditori italiani. I fattori che li rendono così attraenti per investimenti sono: • la vicinanza geografica; • l’abbondanza di risorse a basso costo; • disponibilità di manodopera qualificata e di capitali; • il prezzo competitivo dell’energia; • un fisco più clemente; • le prospettive di sviluppo previste. Questi costituiscono i fattori decisivi per le scelte produttive e commerciali di un numero crescente di PMI italiane, verso un’area che in gran parte comprende i 10 Paesi che hanno dato vita il 1° Maggio del 2004 all’allargamento ad Est dell’Unione. La crescita economica di Bulgaria, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovenia e Ucraina, sostenuta dai settori della componentistica elettrica e ottica, i macchinari industriali, l’edilizia, le materie prime e i metalli, l’alimentare, il turismo, ha subito un’impennata negli ultimi anni e pare si manterrà tra il 5% e l’8% fino al 2008. Il motivo principale è la vicinanza strategica a mercati di approvvigionamento e di commercializzazione per i più svariati prodotti e servizi. Sta passando in secondo luogo, anche se permane, la convenienza dovuta ai costi ridotti per il personale, la localizzazione ambientale e l’energia. I numeri traducono la crescente appetibilità dell’area per il made in Italy. Fra il 1999 ed il 2005 le vendite italiane nell’Europa dell’Est sono aumentate in valore del 100%. 4 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani BULGARIA In Bulgaria c’è una significativa presenza italiana. Sono presenti un numero notevole di piccole e medie imprese e di persone fisiche provenienti dall’Italia. Per ora l’opinione, che unisce businessman bulgari ed italiani è la comune convinzione che gli organismi statali e governativi di entrambe le parti si muovono con difficoltà. La mancata informazione operativa aggiornata, le prassi burocratiche od eventuali malintesi causati dalla scarsa conoscenza reciproca non agevolano i rapporti commerciali. Questa sfiducia generica da parte dei privati nei confronti degli enti di "promozione e coordinamento" ha fatto si che quasi l’intero interscambio fra i due paesi si basi solamente sulla iniziativa dei privati. Non agevolati dai meccanismi statali i nuovi imprenditori bulgari si sono informati, aggiornati e hanno creato il loro business. Le ragioni che stanno alla base dell’iniziativa privata sono da attribuire alla necessita degli imprenditori di guardare all’estero. Senza avvalersi di ricerche scientifiche e studi approfonditi, i bulgari hanno seguito un po’ il "fiuto" per crearsi un modello, una mappa cognitiva dell’ambiente esterno economico, che potrebbe essere sintetizzato con queste idee di fondo: è da preferirsi un rapporto con paesi geograficamente vicini con i quali già da prima esistevano numerosi scambi commerciali e quindi, sono partners conosciuti e con comportamento facilmente decifrabile. Andamento dell’interscambio commerciale con l’Italia e degli investimenti diretti esteri bilaterali L’Italia, con un export verso la Bulgaria del valore di 1.141,6 milioni di euro nel 2004, ha registrato un incremento del 16,2% rispetto allo scorso anno confermandosi il terzo fornitore (dopo Germania e Federazione Russa). La quota di mercato italiana risulta essere del 9,85%, in leggero calo rispetto al 2003 (10,2%). L’Italia si è comunque riconfermata primo Paese cliente per prodotti bulgari, con una quota del 13%, seguita da Germania (10,2%), Turchia (10%) e Grecia (9,9). Nel gennaio 2005 la quota italiana di destinazione dell’export bulgaro è salita al 15%. Il valore delle importazioni italiane dalla Bulgaria nel 2004 è stato pari a 1.043,8 mln. di euro con un incremento dell’11,6% rispetto al 2003. Complessivamente l’interscambio 5 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani Italia - Bulgaria per il 2004 ha raggiunto la cifra di 2.185,3 milioni di euro, il secondo in assoluto dopo la Germania, con una quota dell’11,1% del totale dell’interscambio bulgaro. Complessivamente, l’interscambio Italia-Bulgaria a fine maggio 2005 ha raggiunto la cifra di 996,31 milioni di euro, che ci colloca al secondo posto subito dietro la Germania con 1.066,96 milioni di euro. Inoltre, l’Italia ha fatto registrare un saldo attivo pari a circa 8,6 milioni di euro. I settori merceologici più rilevanti dell’interscambio con l’Italia secondo i dati ISTAT per i primi quattro mesi del 2005 sono i seguenti: • Per le esportazioni italiane verso la Bulgaria: − macchine ed apparecchi meccanici, elettrodomestici (72,972 milioni di euro); − prodotti tessili, articoli di maglieria (54,399 milioni di euro); − calzature, cuoio e prodotti di cuoio (40,316 milioni di euro); − prodotti dell’ICT, elettrotecnica, strumenti di precisione (37,481 milioni di euro); − autoveicoli (32,915 milioni di euro). Con un forte trend di crescita si caratterizzano i prodotti della metallurgia (+40%) ed i prodotti chimici (+40%). • Le importazioni della Bulgaria dall’Italia si distinguono principalmente nei seguenti comparti merceologici (tra parentesi il peso percentuale sul totale): − macchine e apparecchi meccanici, elettrodomestici (20,89%); − prodotti tessili, articoli della maglieria (16,58%); − calzature, cuoio e prodotti in cuoio (15,27%); − prodotti dell’ICT, elettrotecnica, strumenti di precisione (9,60%). 6 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani Grafico 1 – Bulgaria - Importazioni dall’Italia 25,00% 20,00% 15,00% 20,89% 10,00% 16,58% 15,27% 5,00% 9,60% 0,00% Importazioni • Macchine e apparecchi meccanici, elettrodomestici Prodotti tessili, articoli della maglieria Calzature, cuoio e prodotti in cuoio Prodotti ICT, elettrotecnica, strumenti di precisione Per importazioni dalla Bulgaria si mantengono tradizionalmente forti i seguenti settori: − prodotti della metallurgia, strutture ed utensili meccanici (118 milioni di euro); − articoli di abbigliamento (59 milioni di euro), calzature e cuoio (53 milioni di euro); − prodotti tessili e articoli di maglieria (48 milioni di euro). Gran parte delle esportazioni bulgare in Italia si è distribuita nei seguenti comparti merceologici (tra parentesi il peso percentuale sul totale): • Prodotti delle metallurgia, strutture e utensili metallici (20,40%); • Calzature, cuoio e prodotti in cuoio (18,07%); • Articoli di abbigliamento (16,29%); • Prodotti tessili, inclusa la maglieria (9,48%). 7 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani Grafico 2 – Bulgaria – Esportazioni in Italia 25,00% 20,40% 20,00% 18,07% 15,00% 16,29% 9,48% 10,00% 5,00% 0,00% Esportazioni Prodotti della metallurgia, strutture e utensili metallici Calzature, cuoio e prodotti in cuoio Articoli di abbigliamento Prodotti tessili, cinclusa la maglieria Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale • Prodotti elettrodomestici Nell’arco dell’ultimo triennio il settore è stato caratterizzato da un andamento molto positivo e tale tendenza si è rivelata anche per le forniture italiane. Il prodotto italiano del settore delle attrezzature per la refrigerazione e degli elettrodomestici si posiziona nella fascia medio-alta del mercato bulgaro. La perfetta fusione tra le ottime caratteristiche tecniche della produzione italiana e la raffinatezza del design ne fanno un prodotto pregiato ed apprezzato sia per gli ambienti domestici che commerciali. Ha sicuramente contribuito a tale crescita anche il forte sviluppo del turismo bulgaro, con conseguente espansione del settore alberghiero e della ristorazione. Gli elementi positivi presenti nel mercato degli elettrodomestici sono i seguenti: − ben sviluppati canali di distribuzione privati di grossisti e commercianti al dettaglio; − elevato interesse all’acquisto di elettrodomestici, con un aumento dell’interesse specie per gli elettrodomestici più piccoli; − interesse alle attrezzature per ristoranti, pizzerie, caffetterie. 8 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani • Macchine per imballaggio e confezionamento La forte espansione della domanda in questo comparto deve essere posta in relazione con la crescita dei volumi dell’interscambio di merci della Bulgaria con il resto del mondo. Si assiste poi da parte dell’industria bulgara ad una crescente attenzione all’adeguamento della produzione agli standard europei che riguardano la sicurezza del prodotto. La maggiore tutela sanitaria e veterinaria fa sì che vengano richiesti elevati standard anche per quanto riguarda la confezione del prodotto, determinando una domanda in crescita delle tecnologie più avanzate nel settore. In relazione alla competitività totale di un prodotto, la clientela presta sempre maggiore attenzione anche all’aspetto esteriore dello stesso. La crescita delle forniture di macchine ed apparecchi per riempire, chiudere, tappare od etichettare bottiglie, scatole, sacchi od altri contenitori, può infine essere riferita anche al processo di modernizzazione del settore agro-alimentare bulgaro, avvenuto nel corso degli ultimi anni. Nell’ottica della preparazione del settore all’ingresso nell’UE, va rilevata l’importanza del principale programma di assistenza diretta a tale settore, il SAPARD, quale supporto allo sviluppo agricolo e rurale. • Parti ed accessori di autoveicoli Il settore ha conosciuto una crescita ininterrotta delle importazioni. Il mercato bulgaro è tra i pochi dell’Europa sud-orientale che non produce e non assembla autovetture. Il numero delle autovetture in territorio bulgaro è di oltre 3 milioni. A causa dell’ancora basso potere d’acquisto della popolazione bulgara rispetto alla media europea, gli acquirenti locali acquistano per lo più autovetture usate, il che comporta una forte domanda di parti di ricambio. Gli autoveicoli nuovi sono ancora pochi ed occupano una porzione del mercato di circa il 3% del totale degli autoveicoli nel Paese. La produzione bulgara di parti di ricambio consiste principalmente in: parti ed attrezzature elettriche ed elettroniche dell’autovettura, cerchioni, pneumatici, parabrezza, vernici, filtri. I maggiori fornitori di parti di ricambio sul mercato bulgaro sono l’Italia e la Cina, con una massiccia presenza nell’arco degli ultimi anni, seguiti da Germania, Russia e Francia. • Macchine, apparecchi e materiale elettrico e loro parti L’accelerazione del processo di ammodernamento delle tecnologie produttive, il flusso di investimenti esteri assai sostenuto, il boom avvenuto nel settore delle costruzioni, 9 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani hanno portato ad un aumento del numero delle costruzioni di impianti elettrici. Nel settore in oggetto rientrano gli apparecchi elettrici a bassa tensione, inferiore a 1000V, che vengono utilizzati nell’impiantistica elettrica di costruzioni civili, di capannoni industriali, di unità commerciali, ecc. Con tali apparecchi sono attrezzate anche le centrali elettriche, per le quali nel 2004 sono state avviate le procedure di privatizzazione. Durante gli ultimi anni, il settore energetico ha visto confermato un progresso notevole ed una delle azioni principali messe in atto è stata quella della modernizzazione delle infrastrutture e delle attrezzature che ha determinato una crescita delle forniture per l’intero settore degli apparecchi elettici. • Materiali per costruzioni Le stabili condizioni economiche in Bulgaria negli ultimi anni hanno contribuito al boom delle attività di costruzione. La situazione offre buone opportunità di promozione delle nuove tecnologie e materiali nel settore edile. Una gran parte dei materiali edili moderni sono importati. Il mercato è interessato ad infissi e porte in alluminio, PVC, legno, materiali da costruzione e di isolamento, impianti di riscaldamento, ventilazione e climatizzazione, costruzioni metalliche, ecc. • Settore delle tecnologie ambientali La Bulgaria è un mercato promettente per i servizi di pubblica utilità e le relative tecnologie. Il sottosettore della distribuzione e trattamento delle acque è caratterizzato da un forte bisogno di interventi di società private a causa del grado di obsolescenza degli impianti di distribuzione dell’acqua. Il Ministero dei Lavori Pubblici ha infatti dichiarato che entro il 2015 il settore avrà bisogno di 3,8 miliardi di dollari di investimenti. Per quello che concerne gli impianti per il trattamento delle acque, nei prossimi 3-4 anni il Paese dovrà costruire nuovi impianti e canalizzazioni, secondo gli standard europei, anche con l’assistenza del programma comunitario ISPA, per il quale è previsto nei prossimi mesi l’avvio di una decina di tender per nuovi impianti. Per quello che concerne il settore ambientale il Paese offre buone opportunità. I severi controlli che la Bulgaria dovrà applicare nella lotta all’inquinamento dell’aria determinano un forte incremento della domanda di attrezzature e di diversi impianti: per la desolfurizzazione, per la limitazione delle emissioni di metalli pesanti, ecc. La modalità di stoccaggio dei rifiuti solidi ed industriali più diffusa in Bulgaria è quella di posizionarli in discariche tradizionali che spesso non assicurano il rispetto degli standard europei. Si devono quindi individuare altre modalità per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. 10 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani • Servizi ed attrezzature per il turismo La Bulgaria dispone di importanti risorse naturalistiche per lo sviluppo del turismo, come le spiagge del Mar Nero, alcune località montane adatte allo sci, nonché potenzialità per il turismo culturale, rurale e ricreativo, tre settori che stanno ricevendo una sempre maggiore attenzione da parte sia di operatori privati che di autorità pubbliche. Nel corso degli ultimi anni il turismo si è caratterizzato come il settore dell’economia bulgara a più rapida crescita. E tale sviluppo ha fatto sì che la Bulgaria si affermasse come una nuova destinazione turistica con potenziale di ulteriore miglioramento in futuro. Circa 4 milioni di turisti stranieri si sono registrati in Bulgaria nel 2004, con un aumento del 13% rispetto al 2003. Il numero dei turisti provenienti dai Paesi membri dell’UE è quello che ha registrato maggiori crescite. Le entrate lorde originate dal turismo nel 2004 hanno raggiunto la cifra di 2 miliardi di euro. Punto importante per l’ulteriore sviluppo del turismo nel Paese saranno le infrastrutture, ancora non sufficientemente sviluppate (la Bulgaria continua ad avere bisogno di autostrade ed aeroporti per l’accesso ai luoghi turistici). Ulteriori margini di miglioramento sono presenti nella qualità del comfort degli alberghi e nel livello del servizio negli alberghi e nei ristoranti. Imprese italiane specializzate nel settore delle attrezzature per divertimento e sport (piscine, campi da tennis e golf, centri sportivi, giochi), fast food, ristoranti avranno quindi buone opportunità, così come tutto il comparto del contract e delle attrezzature per la ristorazione e l’hotellerie, come anche i centri di formazione professionale turistica. Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei settori ad alto contenuto tecnologico La sanità è un fattore di primaria importanza nello sviluppo sociale, economico e tecnologico di un Paese. La tecnologia medica è una parte importante nel processo di salvaguardia e miglioramento della salute della popolazione. Dal processo di prevenzione con lo screening, nella diagnosi, nella terapia, la chirurgia e la protesica, nella riabilitazione, la telemedicina, gli ausili per cronicità e le terapie palliative. I risultati che in Italia il settore delle tecnologie mediche è riuscito a raggiungere sono il frutto di enormi sforzi ed investimenti in ricerca e sviluppo che hanno visto come protagonisti la stessa industria e la medicina supportate dall’informatica, dall’elettronica, dalla meccanica di precisione. Tutti i settori ad alto contenuto tecnologico che hanno saputo rispondere con prodotti sempre più sofisticati alle richieste degli operatori della 11 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani sanità. Un altro fattore che potrà essere favorevole alla crescita del mercato di attrezzature medicali è la privatizzazione delle policliniche e ospedali statali e la loro modernizzazione. La Banca Mondiale ha inoltre previsto dei fondi per la ristrutturazione del sistema della sanità bulgaro. Secondo l’ultimo rapporto della Banca le ristrutturazioni già fatte nel sistema della pubblica sanità sono insufficienti, nonostante che le spese pubbliche siano aumentate. Occorre che il Paese continui ad insistere nelle riforme per cessare il processo di deteriorazione sia della base materiale e delle attrezzature medicali che dei servizi offerti. A medio termine gli ospedali e i policlinici in Bulgaria organizzeranno commesse pubbliche per apparecchiature medicali, sistemi di monitoraggio dei pazienti e sistemi di management di ospedali. L’Italia ha continuamente aumentato le esportazioni di apparecchi medicali e chirurgici ed apparecchi ortopedici. Nel 2004 il valore delle esportazioni del comparto è stato di 4.145 mln. di euro, mentre a ottobre 2005 sono per 3.746 mln. di euro, ovvero +20,27% rispetto allo stesso periodo del 2004. Il maggior peso nel comparto hanno gli apparecchi medicali per diagnosi e materiale medico-chirurgico, seguiti dagli apparecchi elettromedicali. Chimica, meccanica, turismo, agroalimentare e trasporti: questi i settori sui quali le aziende che intendono investire in Bulgaria dovrebbero tenere d'occhio. Si tratta, inoltre, di comparti particolarmente attrattivi anche in quanto collegati al Trattato di pre-adesione all'Unione europea e quindi soggetti ai finanziamenti delle organizzazioni multilaterali: • L'industria chimica, assorbe il 12,4% della totale produzione industriale bulgara e rappresenta il 12,8% dell'export del paese. Le principali voci del settore, sul fronte della produzione, sono i fertilizzanti, la soda, il materiale plastico ed il PVC. • L'ingegneria meccanica, rappresenta invece la quarta voce della produzione industriale del Paese (9,1%) e conta su 510 società, attive soprattutto nella produzione di utensili, trattori e macchinari agricoli. • Il turismo, secondo uno studio Phare, é uno dei fattori chiave nello sviluppo della Bulgaria: l'industria turistica contribuisce al PIL per l'8,5% e potrebbe assorbire, nei prossimi 5 anni, investimenti stranieri per 423,5 milioni di dollari. • L'industria agroalimentare é uno dei settori primari dell'economia bulgara: i prodotti del settore, infatti, contribuiscono per il 18,4% alla produzione nazionale e rappresentano il 5,5% dell'export bulgaro. A rendere questo comparto molto attrattivo, oltre alla tradizione ed alla varietà di prodotti, é il programma comunitario Sapard, che 12 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani concede finanziamenti annui per 53 milioni di euro per il periodo 2000-2006. Una quota consistente di questi sussidi può infatti essere usata per progetti di investimenti privati presentati da società registrate in Bulgaria. • Per quanto riguarda infine i trasporti, la Bulgaria é un importante crocevia dei commerci e della comunicazione europea ed extra europea. Lo sviluppo delle reti di comunicazione nel Paese avrà quindi un ruolo chiave per lo sviluppo delle comunicazioni fra Europa, Turchia e Medio Oriente. I principali progetti da realizzare in questo settore sono l'ammodernamento degli aeroporti di Sofia e Bourgas e la costruzione di un secondo ponte sul Danubio, fra Vidin e Kalafat. Opportunità del mercato per il Made in Italy I settori di interesse sono stati selezionati attraverso la ponderazione di quattro indicatori fondamentali: • peso dei settori sulle importazioni complessive della Bulgaria; • dinamica della domanda bulgara di importazioni nel settore; • dinamica delle esportazioni italiane verso la Bulgaria nel settore; • quota di mercato dell'Italia e dei suoi concorrenti sulle importazioni bulgare nel settore. L'applicazione di tale criterio di selezione ha portato ad individuare i seguenti settori "promettenti" (evidenziati in corsivo), classificati all’interno di più ampi comparti merceologici individuati secondo la classificazione in capitoli e comparti della Tariffa Doganale: − Capitolo 84: Reattori nucleari, caldaie, macchine, apparecchi e congegni meccanici; parti di queste macchine e apparecchi: Frigoriferi, congelatori-conservatori ed altro materiale, altre macchine ed apparecchi per la produzione del freddo, con attrezzature elettriche o di altra specie; pompe di calore diverse dalle macchine ed apparecchi per il condizionamento dell'aria della voce 8415 (comparto 8418). Macchine per lavare la biancheria, anche con dispositivo per asciugare (comparto 8450). − Capitolo 87: Vetture automobili, trattori, velocipedi, motocicli ed altri veicoli, terrestri, loro parti ed accessori: Parti ed accessori degli autoveicoli (esclusi quelli di telai, di carrozzerie, di 13 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani autocarrelli) (comparto 8708). − Capitolo 85: Macchine, apparecchi, materiale elettrico e loro parti; apparecchi per la registrazione e la produzione del suono, apparecchi per la registrazione o la riproduzione delle immagini e del suono per la televisione, e parti ed accessori di questi apparecchi: Apparecchi per l'interruzione, il sezionamento, la protezione, la diramazione, l'allacciamento o il collegamento dei circuiti elettrici (per esempio: interruttori, commutatori, interruttori di sicurezza, scaricatori, limitatori di tensione, limitatori di sovracorrente, prese di corrente, cassette di giunzione) per una tensione superiore a 1000 V (Comparto 8536). − Capitolo 39: Materie plastiche e lavori di tali materie: Altre lastre, fogli, pellicole, strisce e lamelle di materie plastiche non alveolari, non rinforzati, né stratificati, né muniti di supporto, né parimenti associati ad altre materie; (Comparto 3920). − Capitolo 61: Indumenti ed accessori di abbigliamento, a maglia: T-shirts e canottiere (magliette), a maglia: (Comparto 3920); Maglioni (golf), pullover, cardigan, gilè e manufatti simili, comprese le magliette a collo alto, a maglia (Comparto 6110). − Capitolo 52: Cotone: Tessuti di cotone, contenenti almeno 85 %, in peso, di cotone, di peso inferiore o uguale a 200 g/m² (Comparto 5208); Tessuti di cotone, contenenti, in peso, almeno 85 % di cotone, di peso superiore a 200 g/m² (Comparto 5209). − Capitolo 30: Prodotti farmaceutici: Medicamenti (esclusi i prodotti per usi medici, chirurgici, odontoiatrici o veterinari) costituiti da prodotti anche miscelati, preparati per scopi terapeutici o profilattici, presentati sotto forma di dosi (compresi i prodotti destinati alla somministrazione per assorbimento cutaneo) o condizionati per la vendita al minuto (Comparto 5209). La selezione dei settori evidenziati è basata sull’analisi di statistiche di fonte nazionale, che contengono dati espressi in dollari. La classifica dei capitoli con i sottocomparti è quella della Tariffa Doganale. All’interno di ciascun capitolo vengono selezionati e presentati solo i comparti con un peso sulle importazioni complessive del capitolo non 14 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani irrilevante, quelli con una dinamica della domanda bulgara superiore o vicina a quella media del capitolo, nonché con una quota rappresentativa dell’export italiano sulle importazioni bulgare nel rispettivo capitolo. Va tenuto presente che nelle tabelle relative alle quote di mercato dell’Italia e dei suoi concorrenti sulle importazioni bulgare all’interno dei capitoli evidenziati “promettenti”, per alcuni comparti e per paesi mancano i dati concreti, sostituiti da un’indicazione generale “dati confidenziali”. Secondo l’art. 26 della Legge della Statistica bulgara, nel caso in cui in un certo comparto c’è un unico operatore (sia importatore che esportatore) tale che i dati si possano direttamente attribuire ad esso, nonché nel caso in cui l’informazione contiene dati riferiti a meno di tre operatori fra quali uno possiede una quota superiore del 85%, allora in entrambi i casi è consentita la diffusione dell’informazione da parte degli istituti di Statistica. Reattori nucleari, caldaie, macchine, apparecchi, congegni meccanici e loro parti • I settori più promettenti sono: − Frigoriferi, congelatori-conservatori ed altro materiale, altre macchine ed apparecchi per la produzione del freddo, con attrezzatura elettrica o di altra specie; pompe di calore diverse dalle macchine ed apparecchi per il condizionamento dell'aria della voce 8415. Il settore ha un peso non irrilevante (5,56%) all’interno del più ampio comparto ed è caratterizzato da un’accentuata dinamica delle importazioni (36,69%), superiore rispetto alla media dell’intero capitolo 84 (29%) e alla media dell’import totale bulgaro (21,70%). In effetti, fra il 2001 e il 2005 il valore degli acquisti dall’estero è più che raddoppiato (da 35,30 a 65,96 milioni di dollari). L’UE controlla gran parte del mercato; al suo interno, le forniture italiane predominano, conservando quasi invariata la propria quota. L’export italiano ha saputo sfruttare in misura massima la forte crescita del settore. Le vendite italiane sono raddoppiate in assoluto da 6,77 milioni di dollari nel 2001 a 13,21 milioni di dollari nel 2005. La Germania va perdendo terreno subendo un’erosione della propria quota di circa 6%. Altri fornitori quali la Turchia e la Slovenia con le quote nelle importazioni del settore rispettivamente il 16,59 % e il 9,26% hanno avuto un andamento positivo, specialmente la Turchia che è riuscita a raddoppiare il volume dell’export. Si nota anche la significativa presenza della Grecia. − Macchine per lavare la biancheria, anche con dispositivo per asciugare – Nell’arco del triennio il settore si è caratterizzato da un andamento molto positivo, avendo 15 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani espresso un ritmo di crescita assai rilevante (da 15,32 a 31,55 milioni di dollari). Il settore si contraddistingue da una dinamica degli acquisti totali nel settore assai sostenuta (43,50%) rispetto alla media del più ampio comparto (29%). Tale tendenza positiva di aumento di volumi d’export si è rivelata anche per le forniture italiane passate da 7,24 a 14,51 milioni di dollari. L’Italia è riuscita a sfruttare le potenzialità di crescita del settore ed è leader indiscussa del mercato, con una quota (46%) assai stabile nel triennio. Si è leggermente ridotta la quota del mercato della Slovacchia (12,8%) e quella della Spagna (4,25%). La Turchia ha dato segnali di forte crescita, raddoppiando la sua porzione del mercato da 4,19% a 10,25%. La Slovenia indubbiamente si posiziona fra i primi cinque importatori nel settore. Disaggregando il più ampio comparto, che è per sua natura molto eterogeneo, si nota che la domanda bulgara d’importazioni si rivolge anche alle seguenti categorie merceologiche, considerate d’altronde rappresentative per il sistema produttivo italiano: macchine ed apparecchi per il condizionamento dell’aria, lavastoviglie e macchine per confezione e imballaggio. • IL MERCATO Il prodotto italiano nel settore delle attrezzature per la refrigerazione ed elettrodomestici si posiziona nella fascia medio-alta del mercato bulgaro. La perfetta fusione tra le ottime caratteristiche tecniche della produzione italiana e la raffinatezza del design ne fanno un prodotto pregiato ed apprezzato per ambienti sia domestici che commerciali. Va sottolineato il crescente sviluppo del turismo bulgaro nel corso degli ultimi tre anni, affermatosi come il settore economico a più rapida crescita, trainando con sé quello alberghiero e della ristorazione. Il processo di cambiamento della struttura proprietaria e i nuovi standard competitivi ai quali ha dovuto rispondere il prodotto turistico bulgaro hanno comportato e tuttora comportano la necessità di un urgente ammodernamento dell’infrastruttura turistica e delle attrezzature alberghiere e quelle dei ristoranti, dei locali e dei bar. Considerati gli indicatori macroeconomici del Paese quali la stabilità macroeconomica, il trend positivo del PIL e il miglioramento, anche se limitato, degli standard di vita della popolazione, nonché l’espansione dell’attività creditizia delle banche e in particolare dei crediti al consumo, va cresciuta anche la propensione della gente ad acquistare sempre di più beni di consumo. Nel mercato bulgaro di frigoriferi e di freezer si nota la presenza dei marchi italiani quali Zanussi, Ariston, Indesit. Fra i principali concorrenti del prodotto italiano sono 16 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani Liebherr, Gorenje e Snaige. Nel 2000 Liebherr si è stabilita in loco e ha aperto un’azienda di produzione di frigoriferi. Nel settore c’è anche l'importante presenza del marchio bulgaro di frigoriferi quale il “Mraz”, conosciuto dal passato quando il mercato locale era ancora chiuso per le merci occidentali. Nel caso concreto del mercato bulgaro di lavatrici, la concorrenza più forte dei marchi italiani presenti e conosciuti sul mercato bulgaro (Ariston, Zanussi, Indesit, Candy, Zerowatt, Whirlpool, Iberna, San Giorgio, Faber, Saeco, Smeg) è principalmente rappresentata da alcuni stranieri quali AEG, Siemens, Bosch, Philips, Gorenje. La maggior parte degli importatori di tali prodotti italiani fonda le proprie strategie di marketing soprattutto sulla competitività di prezzo dei prodotti, cercando di ovviare in tal modo al potere d’acquisto ancora basso della popolazione. Un altro fattore competitivo che influenza considerevolmente le scelte del consumatore finale è la garanzia dei prodotti, nonché la disponibilità di centri di servizio ed assistenza. L’ultimo fattore, ma non per importanza, è la pubblicità mirata, preferibilmente tramite televisione e radio, nella quale viene esaltato il rapporto qualità-prezzo. La maggior parte delle ditte estere opera sul mercato bulgaro degli elettrodomestici tramite propri uffici di rappresentanza, ovvero avvalendosi di distributori locali, oppure tramite vendita diretta a ditte commerciali bulgare. Gli elementi positivi presenti nel mercato delle macchine per la refrigerazione di lavatrici, ma anche nel totale comparto degli elettrodomestici sono i seguenti: i ben sviluppati canali di distribuzione privati di grossisti e commercianti al dettaglio; l’elevato interesse all’acquisto di elettrodomestici, con un aumento dell’interesse specie per i più piccoli elettrodomestici; l’interesse alle attrezzature per ristoranti, pizzerie, caffetterie; il crescente numero di siti internet per acquisti on-line di apparecchiature di consumo; la tendenza verso la continua rarefazione dei piccoli commercianti, in particolare dopo l’apertura di ipermercati generali cash and carry e di ipermercati specializzati di tecnica, dove si vendono anche elettrodomestici (METRO, Technomarket, Technopolis, Technolux, Zora). • SETTORI INTERESSANTI − Lavastoviglie; macchine ed apparecchi per pulire o asciugare le bottiglie o altri recipienti; macchine ed apparecchi per riempire, chiudere, tappare o etichettare bottiglie, scatole, sacchi o altri contenitori; macchine ed apparecchi per incapsulare le bottiglie, i boccali, i tubi e gli analoghi contenitori; altre macchine ed apparecchi per impacchettare o imballare le merci (comprese le macchine e apparecchi per imballare con pellicola termoretraibile); macchine ed apparecchi per gassare le bevande - Per quanto riguarda, invece, l’altro settore interessante 17 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani per l’export italiano quale macchine per confezione e imballaggio, va sottolineata la crescita dei volumi dell’interscambio di merci della Bulgaria con il mondo: un fatto che indubbiamente ha portato a sviluppo anche l’industria di confezione, d’impacchettare e d’imballaggio. Va dato sempre più maggior rilievo all’adeguamento della produzione agli standard europei riguardanti la sicurezza del prodotto, il che presuppone livelli elevati di qualità anche della confezione e l’utilizzo di tecnologie più avanzate. Visto in termini della competitività di un prodotto, la clientela presta sempre più attenzione anche all’aspetto esteriore del prodotto. La crescita delle forniture di macchine e apparecchi per riempire, chiudere, tappare o etichettare bottiglie, scatole, sacchi o altri contenitori, può essere riferita anche al processo d’ammodernamento del settore agro-alimentare bulgaro, avvenuto nel corso degli ultimi anni. Al fine di preparare il settore all’ingresso nella UE, va rilevata l’importanza del programma di pre-adesione SAPARD quale supporto allo sviluppo agricolo e rurale. Sotto la misura 1.1 “Investimenti nelle aziende agricole” del programma sono stati finanziati progetti relativi all’acquisto macchinari, attrezzature d’irrigazione, trattori, mietitrebbia, installazioni ed attrezzature agricole, magazzini, impianti e costruzioni per l’allevamento, serre, silos, rinnovamento dei vigneti, miglioramento fondiario. A partire dal 2000 fino all’Ottobre 2003, l’ammontare totale degli investimenti realizzati nell’ambito della sopraccitata misura è pari a 212,47 milioni di Euro di cui il 50% è il supporto SAPARD. Vetture automobili, trattori, velocipedi, motocicli ed altri veicoli, terrestri, loro parti ed accessori • I settori più promettenti sono: − Parti ed accessori degli autoveicoli (esclusi quelli di telai, di carrozzerie, di autocarrelli) – Il settore ha conosciuto una crescita ininterrotta delle importazioni, aumentate da 34,54 a 58,52 milioni di dollari (+69,43%), fino a raggiungere un peso del 0,6% dell’import totale o del 6,43 % delle importazioni del più ampio comparto 84. La dinamica della domanda bulgara di importazioni nel settore (30,16%) è superiore alla media dell’intero comparto 84 (25,09%) e alla media dell’import totale bulgaro (21,70%). I principali fornitori provengono dall’Unione Europea: al suo interno, predomina la Germania (27,45%), la cui quota si è leggermente ridotta. L’Italia resta il secondo fornitore nel triennio, con un incremento della propria quota dal 13,69% al 15,04%. In valore assoluto i volumi dell’export italiano nel 18 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani settore sono raddoppiati da 4,73 a 8,80 milioni di dollari. Altri fornitori di un certo rilievo sono la Francia, la cui quota si è tenuta stabile nel corso del triennio in esame (8,64%), la Russia, la cui quota ha registrato una riduzione (da 7,49 a 5,48) e la Turchia (5,18%), che è apparsa nella graduatoria dei primi fornitori. Il mercato bulgaro è tra i pochi paesi dell’Europa sud-orientale che non produce e non monta autovetture. Il numero delle autovetture nel territorio bulgaro è di oltre 3 milioni. A causa dell’ancor più basso potere d’acquisto della popolazione bulgara rispetto alla media europea, gli acquirenti locali per lo più acquistano autovetture usate, il che comporta una forte domanda di parti di ricambio. L’età media del parco automobilistico nel paese è di 18 anni. La quota di mercato dei veicoli di oltre 20 anni è del 36% e invece quella dei veicoli con anzianità compresa tra i 10-15 anni è di circa il 50%. Gli autoveicoli nuovi sono ancora pochi e occupano una porzione del mercato intorno al 3% del totale degli autoveicoli presenti nel paese. Per il 2004 sono state vendute 17.220 autovetture nuove (+19,9% rispetto al 2002), mentre le autovetture usate importate sono state circa 140.627, registrando un aumento del 28,19% rispetto i volumi dell’import degli anni precedenti. La produzione bulgara di parti di ricambio consiste principalmente in: parti ed attrezzature elettriche ed elettroniche dell’autovettura, cerchioni, pneumatici, parabrezza, vernici, filtri. I maggiori fornitori di parti di ricambio sul mercato bulgaro sono l’Italia e la Cina con una massiccia presenza nell’arco degli ultimi anni, seguiti da Germania e Russia, Francia. Macchine, apparecchi e materiale elettrico e loro parti; apparecchi per la registrazione e la produzione del suono, apparecchi per la registrazione o la riproduzione delle immagini e del suono per la televisione, e parti ed accessori di questi apparecchi • I settori più promettenti sono: − Apparecchi per l'interruzione, il sezionamento, la protezione, la diramazione, l'allacciamento o il collegamento dei circuiti elettrici (per esempio: interruttori, commutatori, interruttori di sicurezza, scaricatori, limitatori di tensione, limitatori di sovracorrente, prese di corrente, cassette di giunzione) per una tensione non superiore a 1000V - Il settore ha conosciuto una crescita ininterrotta delle importazioni, aumentate da 22,47 a 48,00 milioni di dollari, fino a coprire lo 0,45% dell’import totale. La dinamica nell’ultimo triennio è conseguentemente assai 19 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani elevata (46,14%). I quattro quinti delle forniture provengono dall’Unione Europea: al suo interno predomina la Germania (23,30%), la cui quota è diminuita nel periodo in esame, mentre l’Italia resta il terzo fornitore (13,26%) con una quota che si è dimostrata relativamente stabile. In valore assoluto le vendite italiane sono raddoppiate da 3,01 milioni di dollari a 6,36 milioni di dollari. Cresce la quota del mercato della Francia (14,45%), che si è imposta al secondo posto nella graduatoria dei principali importatori nel settore e anche quella della Cina (6,41%), mentre si rivela in via di assottigliamento la porzione spettante ad uno dei maggiori esportatori mondiali del settore quale Stati Uniti. • SETTORI INTERESSANTI − Disaggregando il settore, che è per sua natura molto eterogeneo, si nota che la domanda bulgara d’importazioni dall’Italia si rivolge anche alla seguente categoria merceologica: Scaldacqua e scaldatori ad immersione, elettrici; apparecchi elettrici per il riscaldamento dei locali, del suolo o per usi simili; apparecchi elettrotermici per parrucchiere (per esempio: asciugacapelli, apparecchi per arricciare, scaldaferri per arricciare) o per asciugare le mani; ferri da stiro elettrici; altri apparecchi elettrotermici per usi domestici; resistenze scaldanti, diverse da elettrodi e spazzole di carbone. Questo settore rappresenta uno dei settori tipici del prodotto “Made in Italy”. Da quanto emerge dalle quote delle forniture italiane nel settore di sopra, l’export italiano non ha saputo sfruttare in misura massima la forte crescita del settore, la quale quota si è ridotta dal 25,83% nel 2001 al 19,82%. Ciò nonostante, in assoluto, il volume dell’export italiano è cresciuto del 47,99% durante il periodo in esame, che si rivela tuttavia una performance soddisfacente. • IL MERCATO Il notevole aumento negli ultimi anni delle forniture dall’estero di apparecchi elettrici di commutazione è legato principalmente al fatto del dinamismo dell’attività creditizia nel paese e in generale della rapida crescita dell’industria bulgara. L’accelerazione del processo dell’ammodernamento delle tecnologie produttive, il flusso degli investimenti esteri assai sostenuto, il boom avvenuto nel settore delle costruzioni, hanno portato ad un aumento il numero delle costruzioni di impianti elettrici e in tal modo l’utilizzo degli apparecchi elettrici. Nel settore in oggetto rientrano gli apparecchi elettrici di bassa tensione, inferiore a 1000V, quali vengono utilizzati nell’impiantistica elettrica di costruzioni civili, di capannoni industriali, di unità commerciali, ecc. Con tali apparecchi sono attrezzate anche le centrali elettriche, le quali dal 2004 hanno subito 20 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani procedure di privatizzazione. Durante gli ultimi anni il settore energetico ha visto confermato un progresso notevole e una delle iniziative principali messe in atto è stata quella di modernizzare le infrastrutture e attrezzature, generando una crescita delle forniture per l’intero settore degli apparecchi elettrici. Con il trasferimento della proprietà nelle mani degli operatori privati, il processo dell’ammodernamento delle tecnologie già iniziato, continuerà anche in futuro. Tali garanzie per ulteriori investimenti danno anche i contratti di privatizzazione in cui uno dei parametri più importanti per la valutazione dell’offerta è quello del volume degli investimenti previsti nella modernizzazione delle infrastrutture e degli impianti. Materie plastiche e lavori di tali materie • I settori più promettenti sono: − • Altre lastre, fogli, pellicole, strisce e lamelle di materie plastiche non alveolari, non rinforzati, né stratificati, né muniti di supporto, né parimenti associati ad altre materie. Il valore delle importazioni nel settore è raddoppiato, grazie ad un incremento da 23,45 a 44,51 milioni di dollari. Questo dato comporta una dinamica dell’import assai sostenuta (37,76%), benché l’attrattiva del settore sia attenuata da un peso non molto rilevante (0,41%) sul totale degli acquisti dall’estero. Tra i fornitori dell’UE (oltre 61%), l’Italia è leader del mercato con una quota assai cresciuta nel triennio in esame (dal 14,8% al 22,84%). Si è invece ridotto il peso della Germania (22,26%), dato pur tuttavia trascurabile se si pensa alla forte crescita del settore e all’aumento dei volumi dell’export tedesco in assoluto. A giudicare dai dati relativi al periodo di riferimento, nessuno degli altri paesi dell’UE, a parte forse la Grecia (9,75%), sembra costituire un concorrente temibile per l’Italia: non l'Austria (5,97%), che pure inizialmente aveva dato segnali di forte crescita (7,4%). Ben maggiore è invece l’attenzione che gli esportatori italiani devono rivolgere alla concorrenza della Turchia, che ha saputo espandere la sua quota e rafforzare la sua presenza nel settore. IL MERCATO Va sottovalutato che il mercato delle materie plastiche nel Paese è un mercato che conta maggiormente su forniture estere. Il saldo commerciale Bulgaria-mondo ha visto confermato un saldo negativo di 254,19 milioni di dollari per la Bulgaria. Nel Paese manca ancora un sofisticato sistema di raccolta differenziata, compresa quella di materiale plastico, che si traduce in volumi di raccolta e di riciclaggio abbastanza ridotti. Per tali ragioni, trovandosi in una situazione in cui i volumi di 21 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani raccolta non sono regolari, le aziende di trasformazione di materiale plastico sono specializzate nel riciclaggio primario della materia senza fare un ulteriore trattamento chimico della stessa. La fase finale del processo richiedere l’utilizzo di tecnologie avanzate e investimenti ulteriori. Secondo i dati approssimativi delle Associazioni di categoria del settore, il volume annuo di materiale plastico, che viene raccolto e riciclato nel Paese, è di circa 80.000 100.000 tonnellate e viene destinato quasi interamente al mercato interno. Per i motivi di cui sopra risulta che la industria bulgara si avvale soprattutto alle forniture estere di tali materie plastiche e soprattutto di quelle della gamma del trattamento chimico più avanzato. Inoltre, negli ultimi anni con lo sviluppo delle tecnologie avanzate, il materiale plastico sia per motivi della sua leggerezza, che per motivi economici viene sempre più utilizzato in diverse produzioni al quanto prima si usavano altre materie prime. Indumenti ed accessori di abbigliamento, a maglia • I settori più promettenti sono: − T-shirts e canottiere (magliette), a maglia - Il settore ha un peso rilevante del 21,48% all'interno del più ampio comparto (capitolo 61) o un peso dello 0,61% del totale dell’import bulgaro. Il settore fa parte di un più ampio comparto, che, da sua parte, merita risalto per via del peso notevole (2,83%) che riveste sul totale degli acquisti dall’estero effettuati dalla Bulgaria, nonché per la posizione di primaria importanza che ricopre nella struttura delle esportazioni italiane verso il mondo. Nel periodo di riferimento l’import nel suddetto settore è cresciuto a ritmi inferiori (15,18%) di quelli del più ampio comparto - 28,18% e rispettivamente il valore delle importazioni è aumentato da 49,32 a 65,43 milioni di dollari. Nello specifico dell’export italiano, la dinamica delle esportazioni italiane risulta inferiore (10,5%) a questa media. Le aziende italiane non hanno saputo sfruttare la crescita dell’import nel settore e nel comparto nel suo complesso. Il volume dell’export italiano nel settore registra un calo del 32% da 5,52 milioni di dollari a 3,74 milioni di dollari. Nel complesso, oltre il 70% delle merci acquistate proviene dall’Unione Europea, al cui interno la Grecia occupa una posizione di gran lunga predominante in virtù di una quota di mercato pari al 61,5%. 22 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani − • Maglioni (golf), pullover, cardigan, gilet e manufatti similari, comprese le magliette a collo alto, a maglia - è il secondo settore del più ampio comparto 61 “Indumenti ed accessori di abbigliamento, a maglia” che risulta promettente per l’export italiano. Questo settore a differenza di quello precedente, individuato lo stesso promettente, si mostra in crescita sia per quanto riguarda i volumi dell’import totale del settore, sia riguardante i volumi degli acquisti bulgari dall’Italia aumentati da 5,13 milioni di dollari a 8,09 milioni di dollari. La quota italiana nel corso degli anni si è mostrata stabile (34,3%), occupando ininterrottamente la posizione del primo paese esportatrice nel settore. Seguono la Turchia, che ha avuto un andamento molto positivo, la cui quota è aumentata dal 8,76% al 15,96% e poi la Grecia con una fetta del mercato stabile di circa 13% per il periodo in oggetto. La graduatoria dei primi importatori nel settore contiene anche la Spagna. IL MERCATO Nel corso degli ultimi anni la performance del prodotto italiano in entrambi i settori è frenata da una forte concorrenza soprattutto di paesi, che hanno il vantaggio della prossimità geografica con la Bulgaria, quali la Grecia e Turchia. Questa concorrenza si è sentita soprattutto nel settore dei t-shirts e delle magliette a maglia e si è tenuta in misure accettabili per quanto riguarda il comparto dei maglioni e dei cardigan, nel quale Italia ha il ruolo di leader. Visto il deterioramento della quota italiana nel comparto dei t-shirts, va anche considerato il fatto di una tipologia d’indumenti di frequente uso e la preferenza da parte dei clienti di tali prodotti a più basso prezzo. Nel caso del comparto dei maglioni abbiamo una tipologia di prodotto di un prezzo più alto rispetto a quello dei T-shirts, che fa scegliere la clientela i prodotti di qualità più alta, che tra l’altro è una delle caratteristiche principali del prodotto italiano. Il prodotto made in Italy si posiziona nella fascia medio-alta del mercato bulgaro dell’abbigliamento. In effetti, il prodotto italiano si è già fatto strada nel Paese e viene riconosciuto esattamente nella gamma alta del prodotto. I brand italiani più noti, presenti sul mercato bulgaro, si distinguono per la loro qualità e stile, attirando la clientela delle grandi città, soprattutto i segmenti medio-alti. Nel complesso gli standard di vita della popolazione, però, rimangono ancora più bassi rispetto alla media europea. Malgrado ciò, attualmente si avvertono segnali di miglioramento del potere d’acquisto. Viste le prospettive di crescita, i produttori italiani dovrebbero puntare maggiormente sulla competitività di prezzo dei prodotti, cercando di rispondere in tal modo alle nuove esigenze del cliente bulgaro. Nel triennio in esame l’interscambio commerciale in entrambi i comparti in oggetto ha 23 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani visto confermato un saldo positivo per la Bulgaria. Si registra un tale avanzo commerciale per la Bulgaria sia nel più ampio comparto in oggetto, che nell’intero macrosettore del tessile e abbigliamento. L’export bulgaro in questo macrosettore rappresenta una quota del 25% dell’export totale bulgaro e rappresenta uno dei settori di maggiore rilievo per l’economia del paese. Circa il regime doganale per l’import di prodotti manifatturieri, inclusi quelli del settore tessile e dell’abbigliamento, non sono previsti dazi doganali sulle importazioni provenienti dai Paesi membri dell’UE. L’eliminazione dei dazi è effettiva dal primo Gennaio 2002 in vista del prossimo ingresso della Bulgaria nell’Unione Europea (previsto per il 2007). Cotone • I settori più promettenti sono: − Tessuti di cotone, contenenti almeno 85 %, in peso, di cotone, di peso inferiore o uguale a 200 g/m² - Nel triennio in esame il settore ha conosciuto un buon sviluppo (DIM = 26,58%), grazie a variazioni annuali degli acquisti sempre crescenti, e di forte entità. Così, le importazioni hanno fatto registrare un incremento di 26,5 milioni di dollari, toccando quota 70,5 milioni. La maggior parte delle forniture hanno origine nell’Unione Europea, in primis l’Italia (38,6%), le cui forniture nel settore sono più di raddoppiate, registrando un accrescimento continuo (da 12,59 milioni dollari a 27,22 milioni dollari). L’Italia tiene a distanza la Germania con una quota del 9,09%, assottigliatasi nel corso degli anni in esame. Altri paesi europei con quote di rilievo sono la Spagna (7,76%) e il Portogallo (6,61%). La Turchia ha invece dimostrato un dinamismo positivo, che si è tradotto in una crescita sensibile delle proprie quota di mercato. − Tessuti di cotone, contenenti, in peso, almeno 85 % di cotone, di peso superiore a 200 g/m² - è l’altro settore nel gruppo dei tessuti di cotone, che ha mostrato segnali promettenti per l’export italiano nel triennio in esame. All’interno del più ampio comparto del cotone in generale, assume il maggiore peso sulle importazioni totali (28,78%), e si caratterizza per un’elevata dinamica della domanda bulgara di importazioni. L’export italiano ha approfittato dell’espansione del settore per incrementare le proprie vendite, cresciute da 14,79 a 22,56 milioni di dollari. La quota delle vendite italiane nel settore si è mantenuta stabile nel corso degli anni, confermando l’Italia quale primo paese fornitore; segue la Germania con una fetta del mercato bulgaro due volte più piccola di quella italiana. Si nota anche la 24 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani presenza della Grecia e della Turchia, le cui forniture evidenziano una crescita continua. • IL MERCATO Al positivo andamento della domanda di tessuti di cotone contribuiscono numerosi fattori, il più importanti tra i quali è rappresentato dalla forte crescita dell’industria tessile nel Paese nel corso degli ultimi anni. Il macro settore tessile e d’abbigliamento è di grande importanza nell’industria bulgara con un apporto pari all’8,3% sulla produzione manifatturiera totale. Il settore ha visto confermata una forte crescita, sia in termini dei volumi produttivi (+52,5%), che in termini di vendite (+42,2%). Al contempo, nonostante lo sviluppo avvenuto finora nel settore tessile, rimangono ancora delle capacità produttive non utilizzate. Si tratta soprattutto di aziende di filati e di tessuti, che lavorano al 40-50% delle loro capacità. Ciò conferma la necessità, per le aziende del settore, di avvalersi alle forniture estere per sostenere i livelli di produzione. Prodotti farmaceutici • I settori più promettenti sono: − Medicamenti (esclusi i prodotti per usi medici, chirurgici, odontoiatrici o veterinari) costituiti da prodotti anche miscelati, preparati per scopi terapeutici o profilattici, presentati sotto forma di dosi (compresi i prodotti destinati alla somministrazione per assorbimento cutaneo) o condizionati per la vendita al minuto - Nel triennio il settore ha conosciuto una crescita sostenuta, che si è manifestata in un aumento del valore delle importazioni, salito da 161,41 a 221,66 milioni di dollari. La dinamica (17,19%) è in linea con la media; cresce l’attrattività del settore con un peso (pari al 2,06%), abbastanza rilevante sulle importazioni complessive del Paese, che ne fa uno dei primi settori dell’import bulgaro. Il mercato è in prevalenza controllato dai paesi dell’UE (oltre 50%), la cui quota è peraltro in continuo aumento; non c’è una leadership netta, per via di un’articolata ripartizione delle forniture straniere nel settore. La Germania (16,56%), la Francia (16,7%) e la Svizzera (12,70%) sono i concorrenti più temibili. In termini di fetta di mercato, occupate dei primi paesi nel settore, la quota dell’export italiano pari a 4,9% potrebbe sembrare irrilevante, ma visto in termini di crescita dei volumi, si registra un aumento notevole delle forniture italiane, da 2,44 milioni di dollari a 10,86. Oltre alla crescita in assoluto, si evidenzia anche un aumento triplo della quota, passata dall’ 1,51% al 4,9%. 25 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani • IL MERCATO La crescita dei volumi d’import nel settore è dovuta soprattutto al continuo aumento nel consumo di medicamenti. Secondo i dati statistici della Agenzia Esecutiva dei Medicamenti le vendite nel paese sono aumentate da circa 249 milioni di Euro a 318,10 milioni. Dal rapporto fra medicamenti provenienti dall’import e quelli da produzione locale, si evidenziano volumi d’import doppi rispetto a quelli della industria farmaceutica locale. La Cassa Nazionale di Previdenza Sanitaria è l’acquirente maggiore di medicinali assieme al Ministero della Sanità per gli ospedali statali e ai comuni per gli ospedali di loro gestione. La quota degli acquisti pubblici è di circa 70% sul totale. L’organizzazione del mercato è disciplinata dalla Legge sui medicamenti. Secondo la normativa le aziende produttrici di medicamenti non possono vendere direttamente sul mercato e operano tramite distributori, oppure tramite vendita diretta a ditte commerciali. Joint Venture contrattuali (accordi di licenza) Non vi sono specifiche norme che regolano la costituzione di una joint venture in Bulgaria. In genere, la joint venture è una società formata congiuntamente da un socio bulgaro e da uno straniero. La partecipazione straniera non ha limiti e la società può assumere qualunque forma legale. Le società commerciali con simili obiettivi normalmente sono: la OOD/SRL e la AD/SPA. Per quanto riguarda gli accordi sulle licenze, necessari per la conclusione di simili contratti di joint venture, essi sono subordinati alle norme previste nella Legge Commerciale (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 48/1991, ultimo emendamento GU n°58/2003). 26 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani POLONIA La Polonia, situata nel cuore dell’Europa, offre molte possibilità a coloro che vogliano intraprendere rapporti economicocommerciali. Innanzitutto, è il paese che vanta un numero molto elevato di studenti. Infatti, la Polonia risulta essere uno dei paesi più giovani dell’Europa (la metà della popolazione non ha compiuto ancora 35 anni di vita). Quasi due milioni di giovani studiano negli atenei, costituendo così quasi la metà della popolazione che studia (tra i 19 ed i 24 anni). In Polonia sono operativi 116 atenei statali tra cui: 17 università, 18 scuole tecniche superiori (politecnico, accademia di tecnica) nonché 263 università private. Vi trovano impiego oltre centomila scienziati di cui la metà con il titolo di libero docente. A confermare la qualità del pensiero tecnicoscientifico sono le più grandi corporazioni multinazionali che aprono in Polonia i loro centri di ricerca. Importazioni polacche dall’Italia I comparti di maggior peso tra le importazioni polacche dall’Italia sono di seguito indicati (tra parentesi il peso sull’import totale): • Macchine ed apparecchi meccanici (25,3%); • Prodotti tessili (10,1%); • Apparecchi elettrici e di precisione 89,7%); • Autoveicoli (9,3%). 27 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani Grafico 3 – Polonia - Importazioni dall’Italia 30,00% 25,00% 20,00% 25,30% 15,00% 10,00% 9,70% 10,10% 9,30% 5,00% 0,00% Macchine ed apparecchi meccanici Prodotti tessili Apparecchi elettrici e di precisione Autoveicoli Esportazioni polacche verso l’Italia • Autoveicoli (32,3%). • Macchine elettriche ed apparecchiature elettriche e di precisione (11,2%). • Metallo e prodotti in metallo (8,9%). • Prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali (6,8%). 28 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani Grafico 4 – Polonia - Esportazioni dall’Italia 32,30% 35,00% 30,00% 25,00% 20,00% 11,20% 15,00% 8,90% 6,08% 10,00% 5,00% 0,00% Esportazioni Autoveicoli Macchine elettriche ed apparecchiature elettriche e di precisione Metallo e prodotti in metallo Prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali Andamento dell’interscambio commerciale con l’Italia e degli investimenti diretti esteri bilaterali La comunità imprenditoriale italiana operante in Polonia è una realtà ampia e variegata. Accanto ad una presenza tradizionale di grandi aziende (FIAT, Unicredito, Ferrero, Merloni, Brembo), un numero crescente di piccole e medie imprese (si stima la presenza attiva di circa 800 società a capitale, interamente o parzialmente, italiano) guarda con sempre maggiore interesse al mercato locale, non più considerato semplicemente come uno sbocco per la commercializzazione dei prodotti, ma anche come sede favorevole ad investimenti produttivi e al lancio di produzioni verso i mercati dei Paesi vicini. Nei primi 11 mesi del 2005 l’Italia si è confermata secondo partner commerciale del Paese, dopo la Germania, con un interscambio pari a 11,5 miliardi di dollari. Il saldo commerciale risulta da tempo a favore dell'Italia, che nel 2005 si è collocata al terzo posto, sia come Paese fornitore, che come importatore. In tale contesto, va rilevato come ad incidere sul buon andamento delle esportazioni polacche in Italia sia l’esportazione della nuova Panda della Fiat, prodotta interamente in Polonia. Per quanto riguarda l’esame settoriale, è interessante notare come gli scambi più consistenti tra i due Paesi avvengano essenzialmente all’interno degli stessi comparti (macchine ed impianti, 29 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani metallurgia, elettrotecnica). L’afflusso di investimenti dall’Italia ha raggiunto un totale di oltre 4 miliardi di dollari, che collocano il nostro Paese tra i principali investitori in Polonia (dopo Francia, Olanda, Stati Uniti, Germania, e spalla a spalla con la Gran Bretagna). In realtà la nostra posizione potrebbe essere anche migliore, considerando che il secondo posto ricoperto dai Paesi Bassi deriva dal fatto che molte imprese sono registrate in quel Paese, ancorché il capitale investito sia di origine diversa. Tra i nostri investitori, la Fiat rimane al primo posto, con un capitale investito globale di 1,8 di miliardi di USD, seguita dal settore dell’intermediazione finanziaria rappresentato dall’Unicredito, con un investimento di 1,2 miliardi di USD per l’acquisto della banca Pekao SA (seconda banca polacca). Da segnalare che con la fusione tra Unicredito e HVB si dovrebbe realizzare in loco l’integrazione tra la banca Pekao SA e la banca BPH (terza banca polacca), controllata da HVB, il che porterà alla creazione, sotto controllo italiano, del maggiore gruppo bancario del Paese, con una presenza sul territorio di 1200 sportelli ed una quota di mercato attorno al 20%. A completare la presenza italiana nel settore bancario, si segnalano gli uffici di rappresentanza di San Paolo IMI, Banca Intesa, BNL, oltre ad un ufficio del Monte dei Paschi di Siena presso la Banca Citybank Handlowy. Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale Per la protezione ambientale è stata impostata una strategia di incremento della presenza italiana nel settore investimenti e tecnologie, in collaborazione con istituzioni/controparti italiane e polacche, con progetti di tipo formativo e promozionale. Nel settore agro-alimentare si stanno moltiplicando le azioni promozionali (anche di tipo privatistico) mirate, progettate e realizzate insieme agli enti territoriali italiani (regioni, province, consorzi regionali), con il raccordo costante con i centri di influenza polacchi del settore (associazioni e scuole di sommelier e cuochi, giornalisti), allo scopo di valorizzare le produzioni tipiche italiane e diffondere la cultura della preparazione dei cibi italiani. È in fase di svolgimento (dal dicembre 2004 fino al giugno 2006) il Programma Interregionale a sostegno delle aziende italiane per la penetrazione o il consolidamento sul mercato polacco, per tanti versi ancora molto ricettivo. Si tratta del programma di promozione commerciale dei prodotti di qualità coordinato dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, di intesa con il Ministero delle Attività Produttive, realizzato con il contributo delle Regioni e gestito dall’ICE e dall’ISMEA. L’industria turistico-alberghiera rappresenta inoltre una opportunità rilevante di sviluppo per la Polonia e quindi per le possibilità italiane di intervento in termini formativi, di 30 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani investimenti e di fornitura di attrezzature. Particolarmente interessanti potranno rivelarsi le aree sciistiche dei monti Tatra e Sudeti (per quanto riguarda sport invernali e turismo estivo) e l’area di Cracovia (turismo religioso). Per quanto riguarda infine le infrastrutture, l’accesso alla UE, e di conseguenza il sostegno comunitario, è il più forte stimolo di sviluppo al settore che il Paese abbia mai avuto. Ma è anche un’occasione senza precedenti offerta all’imprenditoria italiana del settore dei lavori e delle costruzioni, forte sia delle proprie tecnologie sia delle esperienze acquisite nell’utilizzo dei fondi strutturali dell’Unione. Da non sottovalutare è infatti la circostanza che la costruzione/ristrutturazione di alcune delle principali direttrici stradali e ferroviarie polacche siano state inserite tra le priorità europee. Valutazione degli investimenti diretti da e verso l’Italia Sulla base delle considerazioni sopra espresse, mentre si sottolinea che non emergono investimenti polacchi di rilievo verso l’Italia, i settori che si ritiene siano particolarmente interessanti per sviluppare azioni di promozione degli IDE sono: • Trasformazione alimentare, in particolare nei settori lattiero-caseario e carni; • Utilities ambientali (in particolare nella gestione rifiuti e nella produzione di energia). Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei settori ad alto contenuto tecnologico Opportunità di investimento e di sviluppo commerciale sono ravvisabili nei settori delle tecnologie per il mercato energetico. In vista del vasto programma di privatizzazione delle centrali energetiche per il calore e per l’elettricità si aprono scenari molto interessati nel campo delle tecnologie per il miglioramento dell’efficienza energetica e della compatibilità ambientale, sia nella produzione che nella distribuzione dell’energia elettrica e termica, nonché delle reti di distribuzione del gas. Un altro settore energetico che si sta rapidamente espandendo è quello della produzione di additivi per il biodiesel (estri di colza), e degli impianti per energia rinnovabile (in particolare eolica). In generale, va rilevato come interessanti opportunità di cooperazione siano ravvisabili nel settore dell’ambiente e delle energie pulite. In questo campo la Polonia dovrà adeguare gradualmente il livello delle emissioni inquinanti alla normativa della UE e a quanto sottoscritto con il protocollo di Kyoto. Il Paese, la cui produzione di energia elettrica proviene quasi interamente da centrali alimentate a carbone (circa il 96% della capacità complessiva), ha grossi problemi di inquinamento, in particolare nella regione della Slesia, dove è concentrato il maggior numero di centrali elettriche, anche 31 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani per la presenza di grossi giacimenti di carbone. La Polonia intende procedere alla realizzazione di piccole centrali idroelettriche sparse nel territorio e dell’ordine di alcune centinaia di MW, per sfruttare le non eccessive disponibilità di acqua, ma che comunque potrebbero sopperire al fabbisogno delle comunità locali. Per l’ammodernamento e ristrutturazione del comparto elettrico nazionale, il cui fabbisogno è stato quantificato nell’ordine di 50 miliardi di dollari circa, queste Autorità hanno chiesto espressamente il coinvolgimento di aziende e di capitali esteri. Anche il settore delle grandi infrastrutture, nella fattispecie reti stradali e ferroviarie, presenta notevoli prospettive di inserimento delle nostre tecnologie e delle nostre imprese. Particolarmente ambizioso è il piano pluriennale di realizzazione di nuove autostrade e superstrade, così come il raddoppio e l’ammodernamento delle linee ferroviarie esistenti. Buone prospettive si ravvisano inoltre per il settore delle moderne tecnologie per la trasformazione dei prodotti agricoli e dell’industria alimentare. L’adeguamento alle normative comunitarie in tema di igiene e di standard di qualità, così come previsto dall’acquis communautaire, porterà molte aziende alimentari polacche a dover adeguare i loro impianti. I settori più promettenti I settori di interesse sono stati selezionati attraverso la ponderazione di quattro indicatori fondamentali: • peso dei settori sulle importazioni complessive della Polonia; • dinamica della domanda polacca di importazioni nel settore; • dinamica delle esportazioni italiane verso la Polonia nel settore; • quota di mercato dell'Italia e dei suoi concorrenti sulle importazioni polacche nel settore. L'applicazione di tale criterio di selezione ha portato ad individuare i seguenti settori "promettenti" (evidenziati in corsivo), classificati all’interno di più ampi comparti merceologici: • Mobili (Mobili). • Cuoio e prodotti in cuoio (Calzature). • Macchine e apparecchiature elettriche e di precisione (Valvole e tubi elettronici e altri 32 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani componenti elettronici; Apparecchi medicali, chirurgici e ortopedici). • Macchine e apparecchi meccanici (Macchine e apparecchi per la produzione e l’impiego dell’energia meccanica; Macchine per l’agricoltura e la silvicoltura; Macchine utensili). • Prodotti alimentari, bevande, tabacco (Oli e grassi vegetali e animali; Altri prodotti alimentari). • Prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali (Prodotti chimici di base). La selezione dei settori evidenziati è basata sull’analisi di statistiche di fonte internazionale (ONU-Comtrade), che contengono dati espressi in dollari; per consentire una visione più ampia, si è integrato il commento con i dati in euro sulle esportazioni italiane diffusi dall’Istat. Mobili • I settori più promettenti sono: − Mobili - Le importazioni rientranti in questo comparto, che in realtà s'identifica con l'omonimo settore, ammontano a 421 milioni di dollari (0,8% dell’import totale). La Germania, avendo sopravanzato l’Italia, occupa la posizione di primo fornitore, con una quota attestata al 27,5%, che pure è in calo rispetto al 30,3% di quattro anni prima. La fetta di mercato italiana, pari al 23,1% nel 2000, si è erosa fino al 19,5%, lasciando spazio a una moderata crescita di quella francese, passata dal 10,2 all’11,7 per cento. Su livelli nettamente inferiori, seguono la Svezia (4%) e la Repubblica Ceca (3,9%), che non danno segnali di dinamismo. Il calo della quota italiana si è accompagnato a una lieve flessione del valore delle nostre vendite, passato dagli 87 milioni di dollari a 82 milioni. Cuoio e prodotti in cuoio • I settori più promettenti sono: − Calzature – Il valore delle importazioni nel settore è stato di 310 milioni, cifra che rappresenta un incremento del 27,4% rispetto all’anno precedente. Nell’ambito dell’Unione Europea, la cui quota aggregata si è ridotta di ben dieci punti percentuali negli ultimi quattro anni (da 53,4 a 43,3 per cento), l’Italia ha mantenuto la posizione di primo fornitore su scala mondiale, ma dal 34% circa che aveva ottenuto nel periodo 2000-2003 è scesa al 30%. I suoi concorrenti europei, 33 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani nessuno dei quali si dimostra in netta crescita, restano comunque molto distanziati e, con la sola eccezione della Spagna (5,1%), hanno tutti quote inferiori al 3 per cento. Molto diversa è la situazione dell’Asia orientale, la cui porzione è aumentata dal 39,2 al 46,4 in quattro anni grazie alla forte spinta prodotta dal Vietnam, salito rapidamente dall’8,6 al 16,1 per cento, dalla Malaysia (da 0,4% a 4,3%) e da Taiwan (da 5,6% a 7,9%), mentre l’incidenza della Cina è crollata. Secondo la fonte internazionale, in questo settore le nostre esportazioni verso la Polonia sono ammontate a 93 milioni di dollari. Macchine elettriche e apparecchiature elettriche e di precisione • I settori più promettenti sono: − Tubi e valvole elettronici e altri componenti elettronici – Il settore merita attenzione per il forte dinamismo (la DIM è pari al 20,2%) e per il rilevante peso (2,2%) che detiene sul totale delle importazioni polacche. In termini di valore, le importazioni hanno raggiunto un picco di 1,2 miliardi di dollari. Dall’Unione Europea proviene il 54,7% delle forniture: al primo posto c’è la Germania con una quota del 14,3%, abbastanza stabile nel tempo, mentre il Regno Unito, che segue con il 13,5%. La Francia, anch’essa stabile, è il terzo fornitore (8%). Altrove, si segnalano gli Stati Uniti (8,2%) e, a livello di macroaree, l’Asia orientale (28,1%). L’Italia ha fatto registrare una quota pari al 6,2%; in valore assoluto le nostre esportazioni, secondo la fonte internazionale, hanno raggiunto i 75 milioni di dollari rispetto agli appena 15 di sei anni prima. − Apparecchi medicali, chirurgici e ortopedici – La crescita del settore, pur non essendo esaltante, è superiore alla media e si sostanzia in un incremento delle importazioni da 292 a 368 milioni di dollari (DIM = 7,9%). La quota dell’Unione Europea (56,4%), stabile negli anni, spetta per quasi la metà alla Germania (26%); al secondo posto tra i fornitori europei, molto più in basso, c’è l’Italia (6,1%). L’unico altro esportatore di peso è rappresentato dagli Stati Uniti, la cui quota (22,3%) mostra una relativa stabilità. L’Asia orientale (11,3%) non dà segni di accrescere la propria fetta di mercato, specie a causa di un calo della quota giapponese (dall’8,3% al 5,2%). La quota italiana (6,1%) è rimasta pressoché la stessa. 34 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani Articoli di abbigliamento e pellicce • I settori più promettenti sono: − Articoli di vestiario e accessori – Le importazioni del settore sono drasticamente aumentate. La dinamica quadriennale delle importazioni, nonostante l’iniziale flessione, è stata positiva (+9,2%) e superiore alla media (6,3%). La Cina, la cui quota mostra incrementi del 3-4% ogni anno, è il primo fornitore si è aggiudicata una fetta di mercato pari al 27,5%. Al secondo posto è salita la Turchia. All’interno dell’Unione Europea l’Italia è diventata il primo fornitore, sopravanzando la Germania. L’unico che dà dimostrazione di buon dinamismo, con piccoli ma progressivi incrementi, è l’Ungheria (4,2%). L’export italiano ha dato buona prova di sé. Le esportazioni italiane sono sempre aumentate, passando da 40 milioni di dollari a quasi 70. Macchine e apparecchi meccanici • I settori più promettenti sono: − Macchine e apparecchi per la produzione e l’impiego di energia meccanica, esclusi i motori – Le importazioni sono rapidamente cresciute nel comparto, passando da 1,06 a 1,63 miliardi di dollari. In questo che è uno dei settori più "pesanti" dell’import polacco (3% del totale), la dinamica quadriennale ha fatto registrare un valore assai alto, pari al 15,3%. Circa l’80% delle forniture proviene dai Paesi dell’UE, in primo luogo dalla Germania, la cui quota è aumentata dal 33 al 38,4 per cento in quattro anni. L’Italia, che tuttavia mantiene la seconda posizione, ha seguito un percorso inverso, passando dal 16,4 al 14,7 per cento durante lo stesso periodo. L’ultimo concorrente di rilievo è la Francia (8,5%), in calo rispetto alla quota che aveva conquistato negli anni precedenti (11,4%). Infine, merita una segnalazione l’Ungheria, la cui posizione (4,2%) compie lenti ma continui progressi, mentre appaiono modeste e in fase di stallo le quote di Regno Unito (2,7%), Stati Uniti (3,2%), Giappone (2,4%) e Cina (2,2%). L’erosione della quota italiana dimostra che il nostro export non ha tenuto il passo con il ritmo delle importazioni polacche nel settore; ciò detto, va tenuto presente che in valore assoluto le esportazioni dall’Italia sono nettamente aumentate, subendo a volte lievi contrazioni. Gli articoli che l’Italia esporta maggiormente sono compressori e pompe per vuoto (111 mln. €) e valvole e rubinetteria (83 mln.). − Macchine per l’agricoltura e la silvicoltura – Nel quadriennio le importazioni del 35 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani settore sono andate vicine al raddoppio, essendo aumentate da 179 milioni di euro a 332 milioni; gli ultimi due anni sono stati particolarmente propizi, con un incremento complessivo che ha sfiorato il 70 per cento. In conseguenza di tale accelerazione, la dinamica mostra una valore assai alto, pari al 22,9%, ciò che rende il settore interessante nonostante rivesta un peso limitato sul totale dell’import polacco (0,6%). Oltre il 90% delle forniture è di origine europea, e la Germania detiene una quota del 38%, nettamente al di sopra degli altri Paesi, ma in lieve calo rispetto agli anni precedenti. L’Italia è il secondo fornitore con una fetta di mercato del 13%, rimasta pressoché invariata, ed è seguita a un certa distanza dalla Repubblica Ceca (9%), che ha invece più che raddoppiato, il proprio peso sull’import polacco nel settore. Quote di un qualche rilievo hanno anche la Francia (5,8%), il Regno Unito (5,4%) e il Belgio (5,2%), mentre è sorprendentemente modesta la porzione degli Stati Uniti (3,9%). La posizione italiana è dunque buona; in valore assoluto, la fonte internazionale situa le esportazioni italiane a 43 milioni di dollari. − Macchine utensili – Le importazioni del settore stanno risalendo la china, grazie a un incremento di quasi il 30%, hanno raggiunto il valore di 780 milioni di dollari. L’attenzione per il settore è giustificata da un peso non trascurabile sull’import polacco totale (1,4%) e da una dinamica (7,9%) più alta che nella media dei casi; tuttavia, la relativa appetibilità che tali dati fanno emergere resta un poco ridimensionata dalla considerazione che essa è in parte dovuta ai grandi investimenti effettuati dalla Fiat per adeguare le linee di produzione della Seicento alla nuova Panda. In Europa, che assorbe oltre l’80% delle forniture, gli unici Paesi a distinguersi sono la Germania (36%) e l’Italia (21,5%), che sono però caratterizzati da prestazioni molto diverse: la quota tedesca, infatti, ha subito una netta erosione, mentre quella italiana si è notevolmente accresciuta. In Asia orientale (14,3%), si rivelano in crescita sia il Giappone (7,3%) che la Cina (5,2%). L’exploit prodotto dall’export italiano è davvero notevole: secondo la fonte internazionale le nostre esportazioni sono balzate da 77 a 167 milioni di dollari in un solo anno. Come risulta da una disaggregazione del settore, tale impennata va principalmente attribuita alle voci (SA 84669315) parti ed accessori di macchine utensili che operano con asportazione di metallo, con esportazioni dall’Italia aumentate da 2 a 51 milioni di euro, e (SA 84571010 – 90) centri di lavorazione per metalli (da 1 a 33 mln.). 36 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani Prodotti alimentari, bevande, tabacco • I settori più promettenti sono: − Oli e grassi vegetali e animali – Pur non incidendo in modo particolarmente significativo sull’import polacco (0,9%), il settore merita risalto per via di un aumento pronunciato delle sue importazioni, passate da 361 a 517 milioni di euro. La dinamica è pertanto elevata (12,7%), avendo un valore doppio di quella media (6,3%). L’Unione Europea provvede a circa il 70% delle forniture, di cui il 30% è di origine tedesca. La Germania aveva tuttavia un rilievo maggiore in passato, così come i Paesi Bassi. Di queste défaillances ha approfittato il Belgio, che in quattro anni è riuscito ad incrementare la propria fetta di mercato dal 7,6 al 18,7 per cento. L’Italia ha una quota molto modesta, pari al 2%: secondo la fonte internazionale, in valore assoluto le nostre esportazioni sono aumentate da 5,2 a 10,2 milioni di dollari nei quattro anni. Dei 517 milioni di dollari di merci importate, ben 324 si riferiscono a panelli, che effettivamente sono quasi l’unico prodotto che ha trascinato la crescita dell’import, con la sola parziale eccezione dell’olio di soia. Molto limitata è invece l’importazione d’olio d’oliva. − Altri prodotti alimentari – Partite da un valore di 507 milioni di dollari, le importazioni del settore sono notevolmente cresciute fino a raggiungere quota 662 milioni di dollari, corrispondenti all’1,2% dell’import polacco totale. Considerato il settore nel suo insieme, i maggiori fornitori sono la Germania (26,7%), i Paesi Bassi (11,9%), la Repubblica Ceca (7,5%) e la Francia (6,3%), mentre la quota italiana è salda attorno ad un modesto 4,5% da ben cinque anni. Tuttavia, essendo questo un settore residuale e dunque molto eterogeneo, conviene scomporlo per poter analizzare i dati ad un livello più disaggregato. Così, una prima disaggregazione può servire per commentare l’andamento delle importazioni di paste alimentari, che interessa i produttori italiani: ebbene, risulta che in questo ambito il valore degli acquisti dall’estero nel quadriennio è passato da 6 a 15 milioni di dollari. L’Italia è al primo posto tra i fornitori europei con una quota del 34,4%. Nessun concorrente europeo sembra in grado d’intaccare la posizione italiana, che è però passata in secondo piano a causa dell’improvviso balzo fatto registrare dalla quota del Vietnam. Un altro settore d’interesse per l’Italia è dato dai prodotti della panetteria. La Germania è leader di mercato con una quota del 28,4%, ed è seguita dalla Repubblica Ceca (19,6%), pure in crescita. L’Italia è attestata al 10,4% ed è incalzata da Paesi Bassi (8,2%), Bulgaria (6,9%), molto dinamica, e Regno Unito 37 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani (6,5%). Resta infine da analizzare il settore del caffè (torrefatto), che ha incrementato le proprie importazioni da 22 a 32 milioni di dollari. La Germania detiene qui il 49,6% del mercato, mentre l’Italia è scesa a una quota del 16,6% rispetto al 20% dell’anno precedente. L’unico altro fornitore di rilievo è l’Ungheria (7,3%). Prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali • I settori più promettenti sono: − Prodotti chimici di base – Il grande peso relativo del settore (5% dell’import polacco) e la dinamica, superiore alla media, che lo caratterizza (9,2%) sono tali da giustificarne la trattazione specifica. Il valore delle importazioni ha raggiunto i 2,75 miliardi di dollari. L’export tedesco, qui come altrove, non conosce rivali e assorbe il 28,8% del mercato. Molto distanziati i concorrenti: sono stabili i Paesi Bassi (7,1%), in moderata crescita la Francia (7,5%), il Belgio (7,3%) e la Russia (5,8%), mentre la Repubblica Ceca (4,8%) è in calo. Quanto all’Italia, ha una fetta di mercato del 3,7%. 38 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani REPUBBLICA CECA La Repubblica Ceca offre una serie di incentivi per favorire la localizzazione di imprese produttive estere nel Paese. Per meglio gestire il flusso di investimenti diretti esteri e per garantire una costante assistenza alle imprese estere, il Governo ha costituito la CzechInvest, Agenzia Ceca per gli investimenti esteri, nel pieno rispetto delle regole fissate dalla Commissione Europea in tema di aiuti pubblici. Lo schema di incentivi agli investimenti e stato introdotto per la prima volta nell’Aprile del 1998 ed e valido indistintamente per le imprese estere e ceche. Dal 1 Maggio 2000, inoltre, il sistema di incentivi fiscali e stato esteso anche alle imprese gia operanti in Repubblica Ceca con progetti di espansione. Infine, il livello minimo di investimento e stato abbassato a 10 milioni di dollari nel Gennaio 2002 dal Parlamento Ceco e, nelle regioni industrialmente depresse, questo e stato fissato a 3 milioni di dollari. Gli incentivi a disposizione per le imprese includono: esenzione dalle tasse sull’impresa per 10 anni, se la Società e di nuova formazione, o sconto parziale delle tasse sull’impresa per 5 anni, se la Società e già esistente; sovvenzioni alla creazione di nuovi posti di lavoro; sovvenzioni per la formazione del personale; sconto sulla vendita di siti industriali e garanzia sulle infrastrutture di collegamento; sconto sulla vendita di terreni di proprietà dello Stato Ceco. Gli incentivi sono disponibili collettivamente o singolarmente e sono stati congegnati in modo da dispiegare il massimo effetto gia in coincidenza con le prime fasi del progetto quando il cashflow in uscita è molto elevato. Gli incentivi sono a disposizione per tutte le imprese che rispondano ai seguenti requisiti: • l’investimento deve essere effettuato in un settore manifatturiero, in cui almeno il 50% dei costi della linea di produzione consistano in apparati meccanici ed elettronici presenti nella lista di macchinari ad alto contenuto tecnologico approvata dal governo; • l’investimento deve essere effettuato attraverso l’acquisizione o la costruzione di un nuovo impianto di produzione o nell’espansione o modernizzazione di un impianto già operante per lanciare una nuova linea di produzione; • l’investitore deve investire almeno 350 milioni di Corone Ceche (circa 10 milioni di 39 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani Euro), il limite viene ridotto a 100 milioni di Corone Ceche (circa 3 milioni di Euro) nelle regioni in crisi industriale; • almeno 145 milioni di Corone Ceche devono essere coperte dal capitale dell’investitore, nelle regioni in crisi industriale il limite fissato e di 50 milioni; • gli investimenti in macchinari dell’investimento totale; • la produzione proposta deve rispettare tutti gli standard ambientali Cechi. devono rappresentare non meno del 40% Nel Giugno del 2002 il Governo Ceco ha introdotto due nuovi programmi di incentivi agli investimenti: • il programma quadro per il supporto di progetti nei servizi strategici; • il programma quadro per il finanziamento alla creazione e all'espansione di centri tecnologici. Gli incentivi offerti sono di due tipi: • sussidi all’attività economica, con la copertura fino al 50% delle spese eligibili, vale a dire costi dei salari nei primi due anni, spese in conto capitale in edifici, macchinari e apparecchiature, inclusi i costi per asset intangibili fino al 25% dei costi in conto capitale; • sussidi per la formazione del personale, con copertura fino al 35% delle spese di formazione speciale per impiegato e fino al 60% delle spese di formazione generale per impiegato, laddove per formazione generale si intende la conoscenza che un impiegato può utilizzare anche al di fuori della particolare impresa, mentre per formazione speciale si intende la conoscenza acquisita per quel particolare investimento. Interscambio Nel 2005 l’Italia ha mantenuto in saldo positivo la propria bilancia commerciale con un valore complessivo dell’interscambio di 7,7 miliardi di corone (circa 265 milioni di euro). Il totale delle esportazioni italiane ammonta a circa 3 miliardi di euro mentre le importazioni sono state pari a circa 2,7 miliardi di euro. L’export italiano nel periodo in esame si è attestato al sesto posto dietro la Germania (30%), la Federazione Russa (5,6%), la Slovacchia (5,4%), la Cina (5,2%) e la Polonia (4,9%), con una quota pari al 4,7% del totale delle esportazioni nel Paese. Come cliente della Repubblica Ceca, l’Italia invece si colloca al settimo posto, già occupato nel 2004, con una quota del 4,2%, posizionandosi dopo Germania (33,2%), Slovacchia (8,7%), Polonia (5,5%), Austria (5,5%), Francia (5,4%) e Regno Unito (4,6%). Nel 2005 osserviamo un certo peggioramento rispetto al 2004 della 40 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani posizione italiana come un partner della Repubblica Ceca. Mentre la posizione nel caso delle esportazioni ceche, dove si nota una crescita del 6% rispetto al 2004, rimane invariata, le importazioni dei prodotti italiani sentono una diminuzione del 6,6% spostando l’Italia dal terzo al sesto posto nella classifica dei partner commerciali più importanti. La struttura delle importazioni non registra particolari cambiamenti rispetto agli anni precedenti, confermandosi, tra le voci più significative, macchine e mezzi di trasporto, unitamente a beni lavorati intermedi, manufatti vari e prodotti chimici. Stessa composizione confermano anche le esportazioni. Il nostro paese si conferma dunque fra i principali partner commerciali della Repubblica Ceca, sia sul fronte delle importazioni che delle esportazioni. In realtà la quota italiana delle importazioni risulta anche superiore a quella indicata, perché molti prodotti italiani vengono importati nel paese da rappresentanze di nostre aziende situate in Austria o Svizzera e pertanto vengono classificate come esportazioni di quei paesi. Nella struttura delle importazioni dall’Italia le voci più significative sono state “macchine e mezzi di trasporto” che hanno contato per il 41,1% sul totale, seguite da “beni lavorati intermedi” (25,4%) e “prodotti chimici” (11,6%). Grafico 5 – Repubblica Ceca - Importazioni dall’Italia 32,30% 35,00% 30,00% 25,00% 20,00% 11,20% 8,90% 15,00% 6,08% 10,00% 5,00% 0,00% Importazioni Autoveicoli Macchine elettriche ed apparecchiature elettriche e di precisione Metallo e prodotti in metallo Prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali 41 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani La composizione delle esportazioni ha ricalcato, almeno per le prime due voci, quelle delle importazioni: il 45% infatti delle esportazioni ceche in Italia ha riguardato “macchine e mezzi di trasporto”, seguite da “beni lavorati intermedi” (26,9%) e “manufatti vari” (12,2%). Grafico 6 – Repubblica Ceca - Esportazioni 45,00% 40,00% 35,00% 30,00% 45,00% 25,00% 20,00% 26,90% 15,00% 10,00% 12,20% 5,00% 0,00% Macchine e mezzi di trasporto Beni lavorati intermedi Manufatti vari Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale I settori delle macchine e apparecchiature elettriche e di precisione, delle macchine e apparecchi meccanici, degli articoli in gomma e in plastica, dei prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali, del metallo e degli autoveicoli presentano le dinamiche più interessanti in termini di incremento delle importazioni e opportunità per le imprese italiane. Parimenti in sviluppo è il settore alimentare, dove i prodotti della cultura enogastronomia italiana, grazie anche all’aumento di reddito che consente acquisti di qualità, trovano sempre una maggiore affermazione. Molto promettente è inoltre il settore turistico. L’Italia risulta una delle mete preferite dai turisti cechi. Possibilità di investimento potrebbero aprirsi per le aziende italiane in relazione all’ulteriore fase di privatizzazione che dovrebbe portare, secondo le intenzioni del 42 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani governo, alla fine delle partecipazioni pubbliche. Dopo la privatizzazione di CESKY TELECOM, monopolista della telefonia ceca, e di UNIPETROL, la principale azienda energetica, si dovrebbe procedere alla privatizzazione della quota detenuta dallo Stato nella CEZ, la compagnia elettrica di stato, e di CSA, la compagnia aerea di bandiera, oltre alle società che gestiscono le principali miniere di carbone del paese. Nel settore edilizio, dove la presenza italiana è stata rilevante fin dai primi anni ’90, attraverso la gestione e ristrutturazione di immobili abitativi e commerciali, l’imprenditoria nazionale continua ad affermare la propria leadership, soprattutto nella capitale, dove di recente un gruppo di investitori italiani ha acquisito uno dei più importanti lotti di immobili del centro. Essendo dal 1° maggio 2004 membro dell’Unione Europea, la Repubblica Ceca può ora ricorrere ai Fondi Strutturali. L’autorità che gestisce i Fondi Strutturali è il Ministero per lo Sviluppo Regionale. Per la regione di Praga, un programma (71 milioni di euro) sarà basato sul miglioramento dell’ambiente urbano e un altro (50 milioni di euro) sullo sviluppo delle risorse umane. Particolarmente promettente appare, infine, il settore delle infrastrutture e dei trasporti per il quale il Governo ceco ha approvato recentemente un Piano Nazionale per la realizzazione di 1000 Km di autostrade, con le relative priorità per quanto attiene in particolare il Corridoio 6 ed il completamento della circonvallazione di Praga. Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei settori ad alto contenuto tecnologico Alcune aziende italiane operanti nel settore ad alto contenuto tecnologico segnalano l’elevata qualità della manodopera locale, supportata da un adeguato sistema formativo. D’altra parte è intenzione del governo di migliorare ulteriormente la competitività del sistema economico nei settori Hi Tech, a tal fine è stato recentemente approvato un piano nazionale per l’“Innovazione e Competitività” che prevede interventi pubblici, sia diretti che a sostegno di iniziative private, tendenti ad incrementare il grado di innovazione del sistema produttivo ceco e ad aumentare la quota sul PIL degli investimenti in ricerca e sviluppo tecnologico. Sono in corso notevoli adeguamenti strutturali della rete informatica e satellitare che potrebbero presentare opportunità di investimento e collaborazione in materia. 43 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani Opportunità del mercato per il Made in Italy Un’analisi effettuata esaminando la dinamica dei diversi comparti produttivi, i loro valori in termini di incremento delle importazioni, ha evidenziato come i settori delle macchine e apparecchiature elettriche e di precisione, delle macchine e apparecchi meccanici, degli articoli in gomma e in plastica, dei prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali, del metallo e degli autoveicoli presentino gli andamenti più interessanti in termini di incremento delle importazioni e opportunità per le imprese italiane. Parimenti in sviluppo è il settore alimentare, dove i prodotti della cultura enogastronomica italiana, grazie anche all’aumento di reddito che consente acquisti di qualità, trovano sempre una maggiore affermazione. Molto promettente è inoltre il settore turistico. L’Italia risulta una delle mete preferite dai turisti cechi. Possibilità di investimento potrebbero aprirsi per le aziende italiane in relazione all’ulteriore fase di privatizzazione che dovrebbe portare, secondo le intenzioni del governo, alla fine delle partecipazioni pubbliche entro il 2005. Dopo la privatizzazione di CESKY TELECOM, monopolista della telefonia ceca, e di UNIPETROL, la principale azienda energetica, si dovrebbe procedere alla privatizzazione della quota detenuta dallo Stato nella CEZ, la compagnia elettrica di stato, e di CSA, la compagnia aerea di bandiera, oltre alle società che gestiscono le principali miniere di carbone del paese. Nel settore edilizio, dove la presenza italiana è stata rilevante fin dai primi anni ’90, attraverso la gestione e ristrutturazione di immobili abitativi e commerciali, l’imprenditoria nazionale continua ad affermare la propria leadership, soprattutto nella capitale, dove di recente un gruppo di investitori italiani ha acquisito uno dei più importanti lotti di immobili del centro. Essendo dal 1° maggio 2004 membro dell’Unione Europea, la Repubblica Ceca può ora ricorrere ai Fondi Strutturali. Per la regione di Praga, un programma (71 milioni di euro) sarà basato sul miglioramento dell’ambiente urbano e un altro (50 milioni di euro) sullo sviluppo delle risorse umane. L’autorità che gestisce i Fondi Strutturali è il Ministero per lo Sviluppo Regionale. Particolarmente promettente appare, infine, il settore delle infrastrutture e dei trasporti per il quale il Governo ceco ha approvato recentemente un Piano Nazionale per la realizzazione di 1000 Km di autostrade, con le relative priorità per quanto attiene in particolare il Corridoio 6 ed il completamento della circonvallazione di Praga. 44 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani ROMANIA Il caso della Romania è diventato un modello di internazionalizzazione che ha fatto scuola in tutto il mondo, con 18 mila imprese con marchio italiano create in dieci anni. Per investire in Romania oggi, occorre abbandonare le produzioni di abbigliamento e calzature e incoraggiare la presenza di grandi imprese e anche medie e piccole ma nei setto ri più avanzati come servizi ambientali, informatica, alta tecnologia e servizi bancari. L’Italia si conferma come primo partner commerciale della Romani sia per quanto riguarda l’import che l’export. Le principali tipologie merceologiche esportate dall’Italia verso la Romania sono prodotti tessili, pelli, calzature, macchine agricole e industriali ed, infine, prodotti chimici. Le merci importate in Italiana riguardano invece l’abbigliamento, la maglieria, il cuoio e le calzature, i minerali ferrosi e non ferrosi. Importazioni Le importazioni di merci italiane in Romania, in continuo aumento, sono cresciute da 2,5 miliardi di dollari nel 2000 a 4,7 miliardi di dollari. Nel periodo di riferimento è stata registrata una dinamica (DIM) del 24,15%. Le importazioni romene dall’Italia si sono principalmente indirizzate, verso i seguenti comparti merceologici (tra parentesi il peso sull’import totale dal nostro paese): • Prodotti tessili (compresa la maglieria) In questo comparto le importazioni romene dall’Italia sono cresciute in modo continuo. • Cuoio e prodotti in cuoio (comprese le calzature) Nel quadriennio considerato, le importazioni di merci italiane nel comparto sono cresciute in notevole misura, aumentando in valore da 461 a 828 milioni di dollari, con una dinamica pari al 21,5%. Ciò ha portato l’Italia a detenere una quota di circa 77% sul totale dell’export mondiale in Romania in questo comparto, con un forte accento sui settori cuoio (81,7%) e calzature (74%). • Macchine ed apparecchi meccanici Questo rappresenta uno dei comparti costanti dell’import romeno dall’Italia, sempre 45 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani più dinamico. Un ruolo di primo piano nel comparto è rivestito dal settore apparecchi per uso domestico (31,4% sul totale importazioni romene nel comparto), seguito da macchine per impieghi speciali (29%). • Metallo e prodotti in metallo Le importazioni dall’Italia nel comparto sono aumentate da 181 milioni di dollari a 464 milioni di dollari, mostrando una buona dinamica (37%) nel quadriennio in esame. I flussi consistenti di importazione dall’Italia si sono registrati nei settori cisterne e serbatoi in metallo; radiatori e caldaie e generatori di vapore. Le importazioni romene dall’Italia principalmente si indirizzano verso i seguenti comparti merceologici (tra parentesi il peso sull’import totale dal nostro paese): • Prodotti tessili (29%); • Cuoio e prodotti in cuoio (17,6%); • Macchine ed apparecchi meccanici (13%); • Metallo e prodotti in metallo (10%). Grafico 7 – Romania – Importazioni dall’Italia 29,00% 30,00% 25,00% 17,60% 20,00% 13,00% 10,00% 15,00% 10,00% 5,00% 0,00% Prodotti tessili Cuoio e prodotti in cuoio Macchine ed apparecchi meccanici 46 Metallo e prodotti in metallo Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani Esportazioni Le esportazioni romene in Italia sono in continuo aumento. Secondo la fonte ONUComtrade, sono cresciute in valore del 85%, con tassi annuali oscillanti tra il 17 e il 23 per cento circa, passando da 2,3 a 4,3 miliardi di dollari. I comparti in cui si concentra gran parte dell’export romeno in Italia sono i seguenti (tra parentesi il peso sulle esportazioni totali verso il nostro paese): • Cuoio e prodotti in cuoio (comprese le calzature) È importante rilevare che la quasi totalità delle esportazioni del comparto rientra nel settore delle calzature, mentre gli altri due settori che vi sono compresi, ossia cuoio e borse e articoli da viaggio, generano flussi piuttosto limitati. • Articoli di abbigliamento (esclusa la maglieria) Va sottolineato che quasi il 100% delle esportazioni classificate nel comparto si concentra nel settore articoli di vestiario e accessori, n.c.a., mentre i settori rimanenti, cioè articoli di vestiario in pelle e pellicce e articoli in pelliccia, hanno un peso relativo assai limitato. • Prodotti tessili (compresa la maglieria) All’interno del comparto, è il settore degli articoli in maglieria a rivestire il peso di gran lunga maggiore (80% circa). • Metallo e prodotti in metallo Contrariamente alla tendenza in forte aumento mostrata dagli altri principali comparti, in questo il valore delle esportazioni non è variato in misura rilevante rispetto agli anni precedenti. I comparti in cui concentra gran parte dell’export romeno in Italia sono i seguenti (tra parentesi il peso sulle esportazioni totali verso il nostro paese): • Cuoio e prodotti in cuoio (27%); • Articoli di abbigliamento (25%); • Prodotti tessili (12%); • Metallo e prodotti in metallo). 47 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani Grafico 8 – Romania – Esportazioni dall’Italia 27,00% 25,00% 30,00% 25,00% 20,00% 12,00% 15,00% 7,00% 10,00% 5,00% 0,00% Cuoio e prodotto Artic oli di in c uoio abbigliamento Prodotti tessili Metallo e prodotti in metallo Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale Come ovunque, il Made in Italy gode di un’immagine di altissima qualità, anche se i prezzi dei prodotti sono ancora elevati per le tasche del consumatore medio romeno. Il mercato dei beni di consumo, dove la presenza italiana è più massiccia, ed in particolare dei prodotti alimentari, condizionatamente alla crescita del tenore di vita della popolazione (la fascia di acquirenti locali con maggiore potere di acquisto è calcolabile intorno all’810% su una popolazione totale di 21,7 milioni di abitanti), potrà tuttavia assumere un certo interesse nel breve - medio termine. Le maggiori opportunità per le imprese italiane emergono nei seguenti settori: • Settori tradizionali − • Tessile/Abbigliamento/Calzaturiero - beneficiario ancora di una manodopera competitiva sia per costi (valutati da alcuni studi di consulenza a circa 0,09 euro/minuto) che per l’alta preparazione e formazione professionale; settore di tradizione nella collaborazione italo-romena. Settori suscettibili di positivi sviluppi a breve - medio termine − Turismo – con un potenziale paesaggistico spettacolare (monumenti, musei, litorale 48 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani marino, località balneo-climatiche, caccia e pesca sportiva; le più interessanti zone turistiche della Romania sono: i Carpazi, il Litorale del Mar Nero, il Delta del Danubio (il più ampio parco faunistico d’Europa), la Moldavia–Bucovina, la regione di Maramures (una della più caratteristiche zone storico etnografiche), con stabilimenti da ristrutturare e un grande potenziale per l'agriturismo. − Costruzioni – settore che conoscerà nei prossimi 10-12 anni uno sviluppo specialmente nelle zone urbane con il sostegno del governo e con lo sviluppo del credito ipotecario. Nel 2004 il settore ha registrato una crescita del 10%. − Infrastrutture/Trasporti – settore per cui il Governo romeno ha elaborato una strategia a medio-lungo termine (dieci anni) nella quale sono previsti l’ammodernamento e lo sviluppo del sistema ferroviario e stradale nonché la realizzazione di due corridoi di trasporto autostradale. Per quanto concerne il sistema di strade nazionali e le autostrade il programma verrà realizzato in 15 tappe, al termine delle quali dovranno essere riabilitati più di 9.000 Km di strade nazionali. I finanziamenti dovrebbero provenire dalla Banca Europea per la Ricostruzione e Sviluppo (BERS), dalla Banca Internazionale per la Ricostruzione e Sviluppo (IBRD), dalla BEI, dall'Unione Europea (programmi ISPA e PHARE) e dal Governo romeno. La componente ISPA ha rappresentato senza dubbio in questi anni stata la componente più significativa dei finanziamenti nell’ambito delle infrastrutture di trasporto, con un budget per il periodo 2000-2006 che anche qui supera il miliardo di Euro. − Ambiente – settore per cui la Romania viene strettamente monitorata da parte dell’Unione Europea a causa dei grossi problemi, in particolare nei settori chiave della qualità dell’acqua, del trattamento dei rifiuti e dell’inquinamento atmosferico e del suolo. Il settore gode già di finanziamenti comunitari, tramite il programma ISPA (50% ambiente, 50% trasporti) e, recentemente, tramite il programma Sapard con le componenti principali su impianti di potabilizzazione acqua e trattamento acque reflue e fognature. Il settore avrà, comunque, a lungo termine necessità di capitale estero. Si stima infatti che il costo totale dello sforzo di adeguamento agli standard comunitari nei quattro settori fondamentali dell’acqua, dei rifiuti, dell’inquinamento industriale e della conservazione del patrimonio naturale ammonti a circa 63 miliardi di euro, e potrà essere completato solo nel 2050. Particolare rilevanza assume in questo ambito il programma di pre-adesione ISPA nella sua componente ambientale, che tra il 2000 ed il 2006 dovrebbe fornire finanziamenti per un ammontare di 1,19 miliardi di Euro, affinché la Romania possa 49 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani adeguarsi alle direttive europee in materia ambientale, soprattutto in quei settori critici ove l’adeguamento significa rilevanti investimenti (acqua potabile, trattamento delle acque reflue, gestione dei rifiuti solidi e dei rifiuti pericolosi, inquinamento dell’aria). A partire dal 2007 i fondi preadesione come l’ISPA si trasformeranno nei Fondi di Coesione e dovrebbero quindi aumentare di circa 7-8 volte rispetto alla dotazione finanziaria al momento dell’adesione. − Agroindustria – settore che sta attraversando da oltre dieci anni un periodo di crisi, dovuto soprattutto all’obsolescenza delle attrezzature e alla arretratezza delle tecniche che impediscono di soddisfare la domanda interna e costringono la Romania ad importare i prodotti agroalimentari. Dunque, nonostante l’enorme potenziale produttivo dei terreni, ricchi di humus, la carenza di adeguati volumi di capitale rende difficili gli ammodernamenti strumentali e strutturali di cui necessitano le aziende del settore. Le prospettive per le aziende italiane interessate al mercato romeno sono sicuramente favorevoli, non solo per la posizione geografica del Paese e per il numero dei suoi abitanti (21,7 milioni di potenziali consumatori), ma anche per i vantaggi comparati che ancora offre la delocalizzazione produttiva. Tra i settori più importanti, oltre a quelli tradizionali del tessile/abbigliamento e della trasformazione del legname, suscettibili di positivi sviluppi a breve-medio termine sono quelli dell’informatica e telecomunicazioni (che dal 1 gennaio 2003 sono completamente liberalizzati) e delle costruzioni, nonché i comparti che beneficiano (e beneficeranno) dei finanziamenti UE (i già citati programmi Phare, Ispa, Sapard) quali: infrastrutture, trasporti, ambiente, agro-industria e turismo rurale. Per quanto riguarda la presenza di istituti di credito italiani in Romania, alcune tra le nostre più importanti banche hanno proprie filiali (Banca di Roma, Gruppo Veneto Banca), desk operativi (Banca Intesa BCI, Monte dei Paschi di Siena, Banca Popolare di Verona), o hanno effettuato acquisizioni di quote di banche locali. Così, Unicredito ha acquisto la turca Demirbank, trasformandola in Unicredit Romania; la San Paolo IMI ha acquistato il 97% della West Bank, trasformandola in San Paolo IMI Bank Romania; il gruppo di società italiane IMM Manufatti Maglierie ha rilevato il pacchetto maggioritario della Daewoo Bank Romania e la Banca Popolare di Vicenza ha acquisito il 5% della filiale romena dell’austriaca Volksbanken A.G. Anche nel 2005, si sono registrate nuove operazioni di sviluppo delle rete bancaria italiana in Romania. UniCredit Romania ha aperto una seconda agenzia a Costanza proseguendo la strategia di consolidare la presenza nelle regioni con potenziale economico raggiungendo il numero di 36 unità operazionali. Peraltro con la recente fusione con l’HVB, secondo gruppo 50 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani finanziario tedesco presente anche sul mercato romeno, la rete locale dell’Unicredit acquista una dimensione ancor più considerevole, in funzione della quale si annuncia l’assunzione di oltre 500 persone. Anche il San Paolo IMI Romania, che attualmente ha una rete territoriale di 17 agenzie e 7 succursali, sta esaminando la possibilità di estendere la propria attività sul mercato romeno, finora concentrata soprattutto agli imprenditori italiani operanti in Transilvania. Mentre il Gruppo Veneto Banca, azionista di maggioranza della Banca Italo Romena, acquisendo l’85% delle azioni della compagnia di leasing Dutch Romanian Trading Group (DRT), è entrato sul mercato del leasing, rilevando una struttura aziendale avviata con il proprio management, che si stima abbia un valore di mercato tra 1,5 – 2 milioni di euro. Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale in settori ad alto contenuto tecnologico • Servizi bancari Le possibilità di investimento nel settore bancario sembrano stimolanti. Le stime di crescita del settore per i prossimi anni sono elevate: il credito al settore privato crescerà ancora nel decennio prossimo del 25% su base annua. Il grado di intermediazione bancaria del paese, pur aumentando ad un ritmo pari al 40% annuo nell’ultimo triennio, è ancora basso (21% sul PIL). Tutti questi elementi evidenziano che nel mercato bancario romeno c’è il potenziale di crescita ed anche lo spazio per crescere. Attualmente in Romania ci sono 40 banche, alcune delle quali ancora molto piccole, che dovranno comunque essere acquisite da gruppi più grandi: si confida quindi molto nel ruolo che gli istituti di credito stranieri possono rivestire in quest’opera di riequilibrio e consolidamento degli assetti proprietari nel settore (dopo la privatizzazione di BCR e CEC il 98% del sistema bancario romeno sarà privato, ed il 70% sarà in mani straniere). • Informatica e Telecomunicazioni Settore che classifica la Romania come ottava tra i paesi esteuropei, con uno sviluppo dinamico e che gode di una posizione prioritaria nella politica del Governo romeno (progetti per l’informatizzazione del sistema fiscale, assicurazioni, dell’amministrazione pubblica, delle scuole e commercio elettronico). • Industria della Difesa Settore per il quale il prossimo biennio dovrebbe rappresentare un punto di svolta in quanto la Romania, in qualità di membro della NATO, dovrà adeguare il proprio modello di Difesa alle esigenze della sua nuova collocazione internazionale. A partire 51 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani dal 2007 finanziamenti significativi dovrebbero essere disponibili sul bilancio statale per ammodernare le Forze Armate romene e per rivitalizzare l’industria locale della difesa, in modo che le risorse destinate a tal fine vengano principalmente spese all’interno del Paese, creando opportunità anche per la ripresa delle esportazioni militari. Oltre quindi alle inevitabili acquisizioni di materiali e sistemi da effettuare all’estero, si prevede che la Romania concentri i propri sforzi attraverso forniture che possano essere realizzate attraverso una significativa capacità produttiva locale, privilegiando contratti di offset incentrati sul trasferimento di tecnologia e che prevedano forme diverse di coproduzione. Molto interessanti le prospettive delle privatizzazioni e delle collaborazioni industriali in questo settore. Joint venture contrattuali (accordi di licenza) Ai sensi della normativa romena, la joint-venture è una società costituita congiuntamente da soci romeni e stranieri. La partecipazione degli investitori esteri non è limitata, e la società può avere ogni forma contemplata dalla Legge N. 31/1990 (con ulteriori modifiche e completamenti) sulle società commerciali. La Legge sulle società commerciali non pratica alcuna differenza tra soci persone fisiche/giuridiche romene e straniere. I soci stranieri non sono soggetti ad alcuna limitazione in più rispetto a quelli romeni nello svolgimento di attività imprenditoriali in Romania. Il Codice commerciale romeno contempla anche la forma di associazione in partecipazione, a tempo determinato o indeterminato, per lo sfruttamento di beni o know-how che le parti utilizzano insieme a scopo di profitto. Per quanto riguarda, invece, gli accordi di licenza (produzione su licenza, vendita su licenza, uso di marchi e brevetti), le norme nazionali sono integrate con le disposizioni delle varie convenzioni ed accordi internazionali in materia, sottoscritti e ratificati dalla Romania. L’accordo di concessione, da parte della controparte italiana, di una licenza produttiva può essere un primo strumento efficace e flessibile (una forma di collaborazione meno impegnativa seppur implicante un minor controllo sul prodotto finale) per avviare un inserimento progressivo nel mercato romeno. Potrebbe rivelarsi una tappa intermedia nella futura costituzione di una joint-venture in loco per associazione nel rispettivo ciclo produttivo. 52 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani SLOVENIA Sono molteplici le ragioni che inducono a individuare nella Slovenia una vantaggiosa destinazione per i propri investimenti. La principale ragione è un elevato senso etico in ambito economico e lavorativo, ottime relazioni con i mercati occidentali e sudorientali, una posizione centrale in Europa ed eccellenti infrastrutture, e non ultimo l’elevato standard della qualità della vita. Una serie di fattori favorevoli consente di creare un clima adatto all'inizio di un'attività economica: • Una legislazione in linea con gli standard dell'Unione Europea; • I processi amministrativi previsti per l'inizio di un'attività economica corrispondono a quelli degli stati membri UE, • Un livello di imposizione fiscale tra i più bassi a livello europeo gli investitori stranieri sono autorizzati a rimpatriare i loro guadagni e il capitale investito in misura illimitata una politica governativa favorevole agli investimenti. Dietro a molte scelte d’investimento si nascondono una serie di industrie e una rete di fornitori sempre disponibili in Slovenia. Interscambio con l’Italia L’Italia si rafforza notevolmente, pur rimanendo in seconda posizione, con un incremento dell’export verso la Slovenia di circa 19,4% in valore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (2.453 milioni di Euro, anziché 2.087, nei primi dieci mesi del 2005). L’incremento delle esportazioni italiane è stato di ben 366 milioni di Euro; con tale balzo, l’Italia si avvicina rapidamente alla Germania leader del mercato. Aumentano anche le esportazioni slovene in Italia, che raggiungono 1.499 milioni di Euro nei primi dieci mesi del 2005 (1.327 milioni di Euro nei primi dieci mesi del 2004). Le forniture italiane verso la Slovenia riguardano una gamma abbastanza vasta di prodotti, tra cui macchinari (d’uso generale, d’uso specializzato, veicoli stradali), oli e carburanti, apparecchi elettrici e per telecomunicazioni, metalli e prodotti di metallo, prodotti tessili e abbigliamento, oltre, naturalmente, ai prodotti alimentari, specialmente frutta ed 53 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani ortaggi nonché vari tipi di pasta alimentare. Gli acquisti italiani riguardano prevalentemente veicoli da trasporto, prodotti metallici, metalli non ferrosi, apparecchiature elettriche, tessuti e prodotti tessili, abbigliamento ed alcuni prodotti siderurgici. Le forniture italiane verso la Slovenia mostrano un consistente aumento e riguardano una gamma abbastanza vasta di prodotti, tra cui macchinari (d’uso generale, d’uso specializzato, veicoli stradali) apparecchi elettrici e per telecomunicazioni, metalli e prodotti di metallo, prodotti tessili, abbigliamento, alcuni prodotti siderurgici. Vanno inoltre rilevati i prodotti alimentari, specialmente ortaggi e frutta nonché vari tipi di pasta alimentare, prodotti che però sono ancora ostacolati da misure non tariffarie. Gli acquisti italiani riguardano prevalentemente metalli e prodotti in metallo (subfornitura), veicoli da trasporto, metalli non ferrosi, apparecchiature elettriche, tessuti e prodotti tessili, abbigliamento, alcuni prodotti siderurgici. L’Italia contribuisce in larga misura all’import sloveno nei comparti per i quali la domanda resta vivace e ricca di opportunità per il nostro Paese. Oltre alla tradizionale fornitura di beni industriali e intermedi, l’Italia assicura la fornitura di beni di consumo per i quali la nostra produzione è famosa nel mondo (moda, arredamento, agroalimentare, ecc.) anche approfittando di una crisi strutturale di questi comparti produttivi sloveni che sono a bassissima competitività per eccesso di personale e scarsità di tecnologie. Sempre in base ai dati più recenti, in Slovenia sono presenti circa 100 aziende italiane, con un n° di circa 4.000 addetti, operanti nei seguenti settori: settore bancario, produzione tessile, distribuzione abbigliamento, produzione pelletteria, macchine lavorazione pelle e componentistica, produzione occhiali e montature, distribuzione gas naturale, commercio, produzione zucchero, produzione di macchine agricole e componentistica, motori, distribuzione caffè, costruzioni civili, distribuzione stampa, semilavorati in legno, mobili, materiale ferroviario e rotabile, produzione elettro-medicali, distribuzione componentistica auto, produzione di gas tecnici, acciaio. Le esportazioni slovene in Italia sono concentrate principalmente nei seguenti comparti merceologici (tra parentesi il peso sul totale): • autoveicoli (20,2%); • prodotti della metallurgia, strutture e utensili metallici (17,3%) • prodotti dell’ICT, elettrotecnica, strumenti di precisione (9,8%) • macchine e apparecchi meccanici (8,7%). 54 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani Grafico 9 – Slovenia – Esportazioni in Italia 20,20% 25,00% 17,30% 20,00% 9,80% 15,00% 8,70% 10,00% 5,00% 0,00% Autoveicoli Prodotti della Prodotti dell'ICT, elettrotecnica, metallurgia, strumenti di strutture e precisione utensili metalicci Macchine e apparecchi meccanici Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale I comparti nei quali si sono maggiormente concentrate le importazioni slovene danno luogo alla seguente graduatoria: 1. metalli e prodotti di metalli; 2. prodotti raffinati del petrolio; 3. macchinari ed attrezzature; 4. autoveicoli e parti; 5. prodotti chimici. Il consistente incremento dei nostri traffici verso questo Paese, che nel 2004 è stato pari al 15,1% in valore, mostra però a livello settoriale dei picchi di aumento e di decremento che meritano di essere commentati. Il maggiore incremento in assoluto è registrato dal settore dei carburanti le cui esportazioni passano da 303 milioni di euro del 2003 a ben 429,4 milioni di euro del 2004 (111 milioni di euro nel 2002). Rilevanti aumenti si sono registrati nel periodo preso in considerazione, per automobili e parti (da 158,4 a 255,4 milioni di euro), per i prodotti agroalimentari, che passano da 55 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani 106,2 milioni di euro del 2003, a ben 160,2 milioni di euro del 2004, e ai prodotti in gomma e plastica che hanno registrato nel periodo preso in considerazione un aumento meno eclatante, ma costante. Sostanziale e significativo incremento anche per il settore abbigliamento il cui import dall’Italia passa da 34,3 milioni di euro del 2003 a 100,1 milioni di euro del 2004 (191,8%). Ha registrato un notevole aumento anche il settore altri mezzi di trasporto che passa da 11,0 del 2003 a 21,7 milioni di euro del 2004. Il settore tessili passa da 215,5 nel 2003 a 93,2 milioni di euro nel 2004. Questa variazione negativa e da attribuire alla crisi dell’industria dell’abbigliamento in Slovenia. Sta infatti diminuendo fortemente la produzione e quindi il fabbisogno di tessuti, aumenta invece del 191,8% l’acquisto di prodotti finiti dall’Italia (abbigliamento). Stazionari o con basse oscillazioni in più o in meno, tutti gli altri settori, incluso il settore del legno e prodotti di legno e dell’arredamento. Investimenti italiani La Slovenia rappresenta per l'Italia il terzo mercato di sbocco nei paesi dell'Est Europa, dopo quello della Russia e della Polonia. Non mancano casi di aziende italiane che hanno scelto la Slovenia come meta dei loro investimenti produttivi. Tra i maggiori possiamo menzionare gli investimenti della Fiat, che già alla fine degli anni Ottanta aveva realizzato una joint-venture con la slovena Tam, o il Gruppo Saffa che ha acquisito la Cartiera di Kolicevo. Importanti sono anche le fabbriche Tekstilindus di Kranj e la Yulon di Lubiana del Gruppo Tessile Bonazzi di Verona; ricordiamo inoltre la Weissenfels di Fusine in Valromana (Udine) che ha scelto la Slovenia per delocalizzare parte della sua attività industriale. Rilevante anche la joint venture dell'Europaper di Trieste con la segheria slovena Avsec. Ed inoltre per completare la rosa di esempi, possiamo menzionare la Slovenski Plinovodi (Gruppo Dondi), la Milinotest (Biscottificio Primavera), la Veriga (lrca S.p.A.), l'Adriaplin (Italgas) e la Sloga (Pasticceria Italiana). Nella maggior parte dei casi, le joint-venture, così come le società a capitale interamente italiano, sono di piccole dimensioni. Un'esperienza pilota nel campo dell'insediamento in Slovenia di nuove iniziative industriali di questo tipo è rappresentato dall"'incubatore" di Sezana, una località che dista solo due chilometri dal confine italo - slovena di Trieste. Nell'area attrezzata di Sesana si sono insediate recentemente sei nuove imprese italiane. La localizzazione in Slovenia è conveniente per gli imprenditori italiani sia per il costo del lavoro che per il livello della tassazione, che è del 25% sugli utili societari, anche se non 56 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani esistono particolari agevolazioni agli investimenti esteri. Secondo alcuni imprenditori italiani il costo del lavoro che è più alto del costo del lavoro in altri Paesi dell'Europa Centro - orientale viene però compensato dai minori oneri della logistica (Lubiana dista solo una novantina di chilometri dai confini con l'Austria e l'Italia), dall'alta scolarizzazione e dalla buona preparazione professionale, dalla sostanziale assenza di fenomeni di corruzione e dall'alto grado nella certezza del diritto acquisito dal sistema legislativo sloveno. Insediarsi con attività industriali in Slovenia, oltre che alla relativa convenienza del costo del lavoro rispetto all'Italia, all'apprezzabile livello tecnico delle maestranze e alla vicinanza geografica (da Lubiana, capitale della Slovenia, si arriva in meno di un ora di automobile al confine con l'Italia), può essere profittevole anche per la recente adesione del Paese al CEFTA (Central European Free Trade Agreement), un patto commerciale nel quale fanno parte la Polonia, l'Ungheria, la Repubblica Ceca, la Romania e la Slovacchia, mirante, a fine millennio, all'abbattimento totale delle barriere doganali tra i Paesi membri. Da quanto detto ne deriva che, produrre in Slovenia significa anche collocare i prodotti nei Paesi CEFTA, fruendo di progressive riduzioni dei dazi. La Slovenia è un membro anche dell' "Alps-Adriatic working group", la quale fu fondata nel 1977 e comprende 18 regioni dell'Austria, dell'Italia, della Svizzera, della Germania, dell'Ungheria e della ex-Jugoslavia (tra cui la stessa Slovenia). Questo gruppo di lavoro si dedica principalmente alle cooperazioni Delle aree degli affari, dell'ambiente, della cultura, dell'informazione, del trasporto e del turismo. Inoltre la Slovenia fa parte del "Central European Initiative", insieme con l'Austria, la Croazia, la Bosnia Erzegovina, la Macedonia, la Repubblica Ceca, l'Ungheria, l'Italia, ].a Polonia, la Slovacchia e altre. Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei settori ad alto contenuto tecnologico Le più importanti possibilità di cooperazione nel settore delle tecnologie potrebbero nascere soprattutto nei settori non ancora interamente privatizzati. Si pensi, soprattutto, al settore della telefonia fissa e a quello della telefonia mobile. Quest’ultimo, che negli ultimi tempi ha visto l’arrivo in Slovenia di operatori internazionali come Vodafone, offre delle amplissime possibilità di collaborazione, così come il settore televisivo che, grazie alla capillare diffusione delle TV via cavo, presenta grandi opportunità di diffusione della tecnologia del digitale terrestre. 57 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani Sempre nel settore comunicazioni, il cablaggio quasi completo dei più grandi centri abitati dovrebbe aprire spazi promettenti per gli Internet providers, che in Slovenia si dividono un mercato sempre più grande a dispetto delle ridotte dimensioni (con una vistosa eccezione) dei singoli operatori. Le zone franche in Slovenia Per attrarre investimenti stranieri la Slovenia ha istituito delle zone franche o "free trade zone", riservando una particolare attenzione al reale incremento dell'occupazione. Con la legge n. 1947, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale slovena (Uradni list) n. 45 del 12 giugno 1998, il Governo della Repubblica di Slovenia ha regolamentato sia la costituzione, prevista nei porti e aeroporti adibiti al traffico internazionale, che il funzionamento delle zone franche fino al 1° gennaio 2010 (articolo 1, comma 2). Le attività contemplate nella normativa - articolo 18 - sono quelle produttive svolte a carattere "artigianale" quindi di piccole e medie dimensioni, l'erogazione di servizi, l'attività bancaria e finanziaria, la vendita all'ingrosso, mentre la vendita al dettaglio è consentita solo nel confronti degli altri utenti della zona. Obblighi e requisiti per poter operare all'interno delle zone: • gli imprenditori devono essere registrati in Slovenia per l'attività da svolgere all'interno della zona; • tenuta di una contabilità separata; • l'impresa deve comportare un aumento degli occupati; • almeno il 5 1 % del valore delle merci importate deve essere esportato. Agevolazioni: • dazi import: zero; • dazi export; • verso Ue: 1% verso EFTA: zero; • l'aliquota sugli utili 10%; • riduzione fiscale pari al 50% del valore dell'investimento effettuato, l'imponibile viene ridotto di una somma pari a 50% dei salari corrisposti ai lavoratori assunti nell'anno di esercizio che prima risultavano disoccupati da almeno sei mesi. In breve saranno operative le zone franche di Capodistria e Maribor. 58 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani Opportunità del mercato per il Made in Italy Macchine e apparecchi meccanici, elettrodomestici Il comparto, che è molto vasto (comprende ben quattordici settori), presenta una dinamica delle importazioni pari al 41,38%, superiore alla media generale (26,68%), e un peso relativo del 10,9%, corrispondente a un valore degli acquisti di 1,5 miliardi di dollari. La dinamica delle importazioni dall’Italia (44,72) si è mantenuta superiore alla media slovena: le nostre esportazioni nel comparto sono pertanto accresciute fino a raggiungere i 356 mln. $; di conseguenza si è ampliata la nostra presenza sul mercato. I principali fornitori nel comparto sono i paesi europei, primo fra tutti la Germania, la cui quota peraltro si è ridotta, sia pure leggermente, dal 34,7 al 33,9%; l’Italia rappresenta il diretto concorrente mentre gli altri paesi seguono a distanza. L’Austria, ad esempio, è l’unico tra gli immediati concorrenti a vantare una presenza in crescita (dall’8,2 al 9,6%); a seguire la Francia (stabile al 4,3%), Croazia, Ungheria e Rep. Ceca (con quote intorno all’1,3-1,5%). • I settori più promettenti sono: − Macchine per impieghi speciali – Si tratta di un settore dalla definizione apparentemente oscura, che ricomprende al suo interno una vasta categoria merceologica (essiccatori, macchine per stampa, macchine tessili, laminatoi). Il rilievo dato al settore si giustifica in virtù di una dinamica pari al 51,69%, che è ben al di sopra della media del comparto (41,38%), nonché di quella generale delle importazioni dal mondo (26,68%). Nell’ultimo biennio, infatti, l’acquisto di merci classificate in questo settore è cresciuto da 296 a 449 milioni di dollari; la distribuzione delle quote tra i fornitori ha evidenziato sensibili variazioni, con impennate o cadute molto brusche. Il risultato più sensazionale è quello dell’Austria, che ha visto la propria quota passare dal 6,6% a oltre il 10%. In questo contesto altamente dinamico, avanza anche l’Italia che rafforza la propria presenza (dal 19,1 al 21,8%) alle spalle della Germania che registra una pesante flessione (dal 44,3 al 39%); mantengono le loro posizioni gli altri paesi concorrenti, tra cui si annoverano la Svizzera (in leggera flessione al 4,1%), La Francia (più netta la riduzione della propria quota, dal 4,2 al 3,5%), il Regno Unito (stabile intorno al 3%), Giappone (2%), gli Stati Uniti che quasi dimezzano la propria presenza, peraltro esigua. − Macchine di impiego generale - Si tratta anch’esso di un comparto dalla definizione generica che ricomprende al suo interno un’ampia varietà merceologica (condizionatori d’aria, forni industriali, elevatori, macchine semoventi); tale 59 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani comparto si è caratterizzato per un’elevata dinamica delle importazioni dal mondo (47,76). E’ la Germania a rappresentare il primo fornitore del comparto con una quota rimasta sostanzialmente stabile intorno al 33%. L’Italia rafforza la sua posizione, vedendo incrementarsi di quasi un punto la propria quota al 27,9%. L’Austria realizza una buona performance portandosi al 10,9%, seguita da Francia (in leggera flessione al 5,2%), Regno Unito (stabile intorno al 3%), Svizzera e Stati Uniti (intorno al 2%), Giappone (stabile all’1%). Autoveicoli Il comparto è caratterizzato da una dinamica delle importazioni pari a 28,56, dunque superiore, seppur di poco, alla media generale (26,68%), ma merita menzione per via del rilevante peso all’interno della struttura complessiva dell’import sloveno (12,2%). La dinamica delle esportazioni italiane in Slovenia (45,45%) è decisamente superiore a quella generale del comparto, sicché la presenza italiana, con un valore delle vendite a 160 milioni di dollari, è uscita rafforzata, con un incremento della propria quota dell’ordine di oltre un punto percentuale, al 9,5% Il buon risultato dell’export italiano non scalfisce pur tuttavia la leadership tradizionali di paesi quali la Francia (che esce dal confronto ulteriormente rafforzata di quattro punti al 42,2%), e la Germania (la cui presenza si accresce di un punto al 22,2%). Minotaria la presenza degli altri paesi fornitori, tra cui si annoverano Austria, Croazia e Rep. Ceca (con quote intorno all’1,2-1,4%). • I settori più promettenti sono: − Autoveicoli – E’ proprio il settore degli autoveicoli in senso stretto ad avere espresso la dinamica più elevata rispetto alla media del comparto (39,53 rispetto a 28,56); tra l’altro rappresenta quasi il 70% del totale delle importazioni slovene in questo comparto che ricomprende anche i settori delle Parti e accessori per autoveicoli e delle Carrozzerie. In termini quantitativi va detto che il settore ha generato un volume di importazioni pari a circa 1,2 mld. $, in fortissima ascesa rispetto agli anni precedenti. La Francia è diventata il principale fornitore, raggiungendo una quota del 32,7% 60 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani (con un incremento poderoso di oltre 7 punti percentuali), scavalcando pertanto la Germania che, invece è rimasta stabile al 27%; pesante la flessione registrata dalla Spagna che più che dimezza la propria quota (dal 19,2 all’8,2%), e che si vede scalzata dall’Italia che conquista un punto percentuale e si porta all’11%. Gli altri fornitori seguono distanziati: Giappone, Corea del, Turchia e Regno Uniti “viaggiano” con quote intorno al 2,2-2,8%. Prodotti della siderurgia, strutture ed utensili metallici Le importazioni del comparto hanno conosciuto negli ultimi anni uno sviluppo non trascurabile, come dimostra una dinamica pari al 26,93%, che è lievemente superiore alla media generale (26,68%); in valore, sono aumentate da 1,4 a 1,8 miliardi di dollari, e rappresentano una buona fetta del totale dell’import sloveno dal mondo (pari al 13,2%). L’Italia, con una dinamica di crescita dell’export verso la Slovenia (31,82%) superiore alla media del comparto, ha rafforzato la propria leadership portandosi al 23,8%, corrispondente a un valore esportato di 435 mln. $. La Germania è il principale concorrente delle aziende italiane, ma non riesce a cogliere il trend favorevole e vede invariata la propria presenza (19,3%); gli altri competitors seguono distanziati e mostrano altresì segnali di indebolimento, primo fra tutti l’Austria (perde un punto al 10,9%), la Rep. Ceca (in leggera flessione al 6,7%), la Francia (6%), la Russia (5,8%), Croazia e Ungheria (con quote in leggerissima flessione intorno al 2,4%) • I settori più promettenti sono: − Prodotti della siderurgia – Il risalto dato a questo settore è giustificato da un’eccellente dinamica (35,73%), nonché dal fatto che vi rientra una buona parte (35,1%) delle merci importate nel comparto. Il valore delle importazioni è aumentato da 473 a 642 milioni di dollari. Sono quattro i paesi che occupano una posizione di primo piano nel mercato: l’Italia (la cui quota si accresce di oltre un punto al 20,7%), precede la Germania, che pure è in calo (-1 punto al 15,6%), la Rep. Ceca e l’Austria (anch’essi in calo di circa un punto, con quote entrambe intorno al 13,3-13,5%). − Tubi – Anche questo settore si evidenzia per una buona performance delle importazioni dal mondo (la dinamica, difatti, è pari a 32,35), e pertanto può essere considerato a pieno titolo tra i settori più promettenti per l’export italiano; in termini quantitativi, il volume delle importazioni dal mondo ha raggiunto i 90 mln. di dollari, un grosso balzo in avanti. 61 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani Nel settore è netta la leadership dell’Italia, la cui quota si accresce ulteriormente superando il 35%; seguono a distanza gli altri competitors tra cui spiccano la Germania (in leggera crescita al 21,9), l’Austria (anch’essa in lieve crescita al 15,7%). Occupano posizioni di rincalzo paesi, quali la Rep. Ceca (stabile al 5,8%), Slovacchia (si accresce di un punto la quota al 3,8%), Croazia (in flessione al 3,4%), Francia (anch’essa in flessione al 3,3%). Calzature, cuoio e prodotti in cuoio Questo comparto, che assorbe appena il 3% delle importazioni slovene, merita pur tuttavia risalto per via di un’elevata dinamica delle importazioni, pari a 47,15, decisamente superiore alla media generale (26,68%). Il valore delle importazioni nel comparto, pari a 387 milioni di dollari, è cresciuto decisamente rispetto agli anni precedenti in cui il valore importato era di 263 mln., apportando qualche modifica nella distribuzione geografica dei flussi commerciali. In conseguenza di ciò, l’Italia ha visto ridursi il divario di competitività che la vedeva primeggiare al cospetto dei diretti concorrenti: difatti la presenza italiana nel mercato sloveno si è ridotta di oltre sei punti, attestandosi al 20,4%, insidiata sempre più da vicino dall’Austria che, sebbene anch’essa in flessione, è riuscita a contenere meglio i danni, fermandosi al 19,6%; anche gli altri concorrenti hanno visto assottigliarsi la propria quota per cui l’effetto complessivo pare quello di una maggiore polverizzazione nella distribuzione geografica delle forniture; scendendo nel dettaglio si registrano la flessione della Cina (adesso al 6,4%), quella più evidente della Germania (al 4,5%), una certa stabilità della Bosnia (3,3%), una flessione per l’Ungheria (2,5%), la stabilità del Vietnam (1,8%). • I settori più promettenti sono: − Cuoio – Il settore presenta una dinamica assai elevati pari all’83,72%, molto più elevata della media del comparto (47,15%), nel quale riveste un peso preponderante del 40,8%, corrispondente a un valore delle importazioni di 158 milioni di dollari. L’Italia, che deteneva circa un quarto del mercato, perde 5 punti percentuali, mantenendo pur tuttavia la leadership della fornitura per effetto del crollo dell’Austria, sua più diretta concorrente, la quale riporta la propria presenza al livello dei fornitori minori del settore, tra cui merita una citazione soltanto la Germania (1,8%). 62 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani UCRAINA Interscambio I rapporti fra l’Italia e l’Ucraina dal 1995 a oggi sono stati caratterizzati da un costante sviluppo dell’inter-scambio (sola eccezione nel 1999). Secondo i dati del Comitato di Statistica dell’Ucraina nel 2005 l’interscambio è salito a 2.924,2 milioni di dollari con un aumento del 20,5% rispetto all’anno precedente. Le esportazioni ucraine verso l’Italia si sono attestate a 1.893,9 (1.590.859 secondo l’ISTAT fino ad ottobre) milioni di dollari (+13,5%), mentre le importazioni dall’Italia sono state pari a 1.030,3 (996.482 secondo l’ISTAT fino ad ottobre) milioni di dollari (+ 27,8%). La bilancia commerciale registra perciò un saldo negativo nei confronti dell’Italia pari a 863,6 milioni di dollari. L’Italia si trova al terzo posto come cliente dell’Ucraina (dopo la Russia e la Turchia) ed al sesto come fornitore (dopo la Russia, la Germania, il Turkmenistan, la Cina e la Polonia). In ambito UE, l’Italia è al primo posto come Paese Cliente ed al terzo come Paese Fornitore. Nella tabella seguente è riportata la struttura delle merci scambiate tra Ucraina e Italia. Tabella 1 – Scambi Ucraina con l’Italia per comparti (importo dall’Italia in Ucraina, export dall’Ucraina in Italia – valori in milioni di dollari, peso in percentuale sul totale delle importazioni 2004) Peso % delle esportazioni italiane in Ucraina Anno 2004 Comparti Animali vivi e prodotti del regno animale Prodotti del regno vegetale Grassi e oli animali e vegetali; prodotti della loro scissione Prodotti alimentali, bevande e tabacco Prodotti minerali Prodotti delle industrie chimiche e industrie connesse Articoli in gomma e materie plastiche Pelli, cuoio e loro prodotti Legno e prodotti in legno Carta e prodotti di carta, stampa ed editoria 63 0,1 0,6 0,1 1,6 0,1 10,9 10,4 3,9 0,4 1,5 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani Peso % delle esportazioni italiane in Ucraina Anno 2004 Comparti Prodotti tessili Articoli di abbigliamento e pellicce Pietre, gesso, cemento, amianto, vetro e loro derivati Metalli e prodotti in metallo Macchine ed apparecchi meccanici Mezzi e materiale da trasporto Strumenti ed apparecchi di ottica, per fotografia Merci e prodotti diversi Totale 12,3 1,1 1,9 5,7 41,8 2,1 2,7 2,9 100,0 Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale Continua il buon andamento delle vendite per alcuni settori dei beni di consumo italiani, anche durevoli. In particolare tutto il comparto della moda (abbigliamento, calzature, articoli in pelle) sembra destinato a conquistare nuove quote di mercato nonostante la concorrenza – spesso sleale – delle produzioni asiatiche. A seguito della formazione di una nuova classe di utenti con livelli di consumo sostenuto, appaiono ulteriormente promuovibili settori già apprezzati quali quello dell’arredamento, dei generi alimentari, delle bevande alcoliche di qualità e del sistema persona. Lo sviluppo dell’edilizia induce a considerazioni favorevoli sia nel campo delle imprese costruttrici sia in quello della fornitura dei materiali e delle macchine. A partire dal 2008 dovrebbe essere liberalizzata la proprietà agricola e forestale. Attualmente il mercato dei macchinari agricoli è sostanzialmente poco ricettivo a causa degli scarsi mezzi finanziari degli utilizzatori: con l’affermarsi della proprietà privata in agricoltura è lecito attendersi una crescita della domanda per tutto il settore primario, ivi incluse le attrezzature per il food processing, la catena del freddo, la produzione di vino e distillati. In questa fase, vi sono opportunità di sviluppo ed investimento nella maggioranza dei settori dell’economia ucraina. Settori di interesse per le imprese italiane sono: industria leggera, in particolare del food processing, dei legnami, del turismo e, seppure attualmente in fase di rallentamento, il settore edile. Pur con alcuni limiti legislativi e regolamentari, interessantissime opportunità si aprono nel settore agricolo e zootecnico. Come in tutte le economie di transizione, inoltre, notevoli 64 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani potenzialità per infrastrutture, trasporti, energia e public utilities. Rilevanti opportunità anche nel tradizionale settore siderurgico. Interessanti prospettive, per gli investimenti diretti, si registrano inoltre nella cooperazione industriale nei settori ad alto contenuto tecnologico. Ottime le possibilità di delocalizzazione visti sia i costi contenuti della manodopera (in numerose aree del Paese, questi sono circa 100 dollari mensili), sia il buon livello di formazione della stessa. L’Italia sta al quarto posto come cliente dell’Ucraina (dopo la Russia, la Germania e la Turchia) e al quinto come fornitore (dopo la Russia, la Germania, il Turkmenistan e la Polonia). Secondo l’ISTAT italiano, l’Italia nel 2004 esportava verso l’Ucraina principalmente macchine (sia per impegni speciali che generali – 177,53 mln. di Euro), articoli di abbigliamento in tessuto e accessori (108,714 milioni di Euro), mobili (98,133 mln. di Euro), apparecchi per uso domestico (77,633 mln. di Euro), calzature (57,767 mln. di Euro). Nello stesso periodo l’Italia importava dall’Ucraina: prodotti della siderurgia (159,48 mln. di Euro), prodotti petroliferi raffinati (202,108 milioni di Euro), ghiaia, sabbia e argilla maggiormente di argille refrattarie (81,088 mln. di Euro), prodotti dell’agricoltura, dell’orticoltura e della floricoltura (67,091 milioni di Euro), oli e grassi vegetali e animali maggiormente di girasole - (58,751 mln. di Euro), cuoio (58,377 mln. di Euro). Nei primi otto mesi le esportazioni dall’Italia verso l’Ucraina sono aumentati del +15,6% ed hanno raggiunto di USD 0,63 miliardi (Fonte: Comitato della Statistica dell’Ucraina); le importazioni dall’Ucraina sono aumentate +31,5% ed hanno raggiunto di USD 1,26 miliardi. Per l’Italia il saldo è negativo: -0,63 miliardi USD. I settori che offrono maggiori possibilità all’imprenditoria italiana sono, allo stato attuale, macchine ed apparecchi meccanici (per l’industria alimentare, lavorazione del legno) quelli degli impianti e attrezzature nonché dei materiali nel campo dell’edilizia e del food processing, mobili, calzature/tessile/abbigliamento, turismo. • Edilizia Si assiste negli ultimi anni ad una maggiore esigenza di spazio abitativo e di attrezzature ed impianti per l’ammodernamento degli edifici pubblici e privati che alimentano una forte corrente di importazione dall’estero. L’import dall’Italia dal 1999 è in crescita. Tenuto conto anche di una possibile collaborazione con la BERS e le Municipalità locali ai loro programmi di sviluppo (per attrezzature idriche ed impianti per lo smaltimento di rifiuti) si ritiene opportuna una presentazione coerente del sistema Italia di settore 65 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani (materiali edili, valvolame, pompe, rubinetterie, impianti di riscaldamento, ecc.) in forma collettiva alla manifestazione AcquaTerm, nonché un Punto Italia presso Building Ukraine con seminari. • Food Processing Nel suo complesso il settore agro-alimentare continua a svolge un ruolo significativo nell’economia ucraina, ma è obsoleto e richiede un rapido ammodernamento. Le imprese agricole ucraino manifestano l’esigenza di macchinari e apparecchiature agricole, lamentano la scarsità di capitale e di credito agevolato. Per questo motivo la penetrazione italiana nel mercato dovrebbe essere focalizzata soprattutto tramite un intervento tecnologico assistito da un piano finanziario che vede la partecipazione delle nostre banche, della Bers e della IFC. Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei settori ad alto contenuto tecnologico L’Ucraina ha ereditato un notevole parco industriale con settori ad alto potenziale tecnologico in particolare nei settori delle telecomunicazioni, dell’armamento ed in campo energetico. Difficoltà strutturali hanno indotto un orientamento volto essenzialmente alla conservazione dei posti di lavoro senza consentire un rinnovo dell’apparato produttivo e sufficienti investimenti in ricerca e sviluppo. Tuttavia, gli standard tecnologici di alcuni settori industriali hanno consentito al Paese di conservare posizioni di rilievo nei mercati dell’area CSI. I programmi di cooperazione vengono anche sostenuti da programmi internazionali (EBRD, consorzi bancari). I maggiori interventi della aziende italiane in tale settore comprendono vari progetti di cooperazione tecnica nel settore energetico, nel settore delle telecomunicazioni per l’aviazione civile e nel campo siderurgico e degli acciai speciali. Importanti potenzialità si vanno delineando in alcuni settori in cui le aziende italiane potrebbero trovare interessanti opportunità di intervento. In particolare si nota un crescente interesse per il settore dello smaltimento e il riciclaggio dei rifiuti e per la modernizzazione dell’impiantistica industriale del settore agroalimentare. 66 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani UNGHERIA Andamento dell’interscambio commerciale con l’Italia e degli investimenti diretti esteri bilaterali L’Italia continua, nonostante le note difficoltà connesse alla concorrenza asiatica e in particolare cinese, a rappresentare un partner commerciale di primissimo piano per l’Ungheria. Nella classifica dei Paesi esportatori verso l’Ungheria, il nostro Paese si colloca al 5° posto, preceduta da Germania, Austria, Russia e Cina. Rispetto alla classifica fornita per l’ultimo semestre 2004, dunque, è la Cina ad aver superato le nostre esportazioni verso l’Ungheria, sia per l’eccellente risultato delle esportazioni del gigante asiatico, sia, peraltro, a causa di un lieve calo dell’export italiano. Per quanto riguarda la composizione merceologica dell’export italiano, la parte preponderante è costituita da prodotti manifatturieri (per un controvalore di 625,8 mln di euro), seguiti da macchinari e mezzi di trasporto (455,2 mln di euro), prodotti alimentari, bevande e tabacchi (45,0 mln di euro), materie prime (16,7 mln di euro) e carburanti ed energia elettrica (0,7 mln di euro). Le importazioni dell’Ungheria dall’Italia si sono principalmente distribuite nei seguenti comparti merceologici (tra parentesi il peso percentuale sul totale): • Macchine e apparecchiature elettriche e di precisione (18,7%); • Macchine e apparecchi meccanici (16,9%); • Prodotti tessili (14,3%); • Prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali (9,2%). 67 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani Grafico 11 – Ungheria – Importazioni in Italia 18,70% 16,90% 20,00% 14,30% 18,00% 16,00% 14,00% 9,20% 12,00% 10,00% 8,00% 6,00% 4,00% 2,00% 0,00% Macchine e apparecchiature elettriche e di precisione Macchine e apparecchi meccanici Prodotti tessili Prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali I panieri delle esportazioni tedesche, austriache e cinesi risultano essere pressoché analoghi al nostro; la Russia, invece, esporta in Ungheria per lo più carburanti ed energia. Le importazioni italiane dall’Ungheria, analogamente, vedono al primo posto prodotti manifatturieri (499,8 mln di euro), quindi macchinari e mezzi di trasporto (407,0 mln di euro), seguiti dai prodotti alimentari, bevande e tabacco (87,3 mln di euro), materie prime (83,6 mln di euro) e carburanti ed energia elettrica (1,1 mln di euro). Le esportazioni ungheresi in Italia si sono principalmente distribuite nei seguenti comparti merceologici (tra parentesi il peso percentuale sul totale): • Macchine e apparecchiature elettriche e di precisione (20,1%); • Prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali (10,9%); • Prodotti tessili (8,9%); • Metallo e prodotti in metallo (8,7%). 68 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani Grafico 12 – Ungheria – Esportazioni dall’Italia 20,10% 25,00% 20,00% 14,30% 10,90% 15,00% 8,70% 10,00% 5,00% 0,00% Macchine e Prodotti chimici e apparecchiature fibre sintetiche e elettriche e di artificiali precisione Prodotti tessili Metallo e prodotti in metallo Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale Il grado di penetrazione commerciale dei prodotti italiani in Ungheria risulta differente a seconda che si considerino i prodotti destinati al mercato dei consumatori ovvero i beni strumentali e/o intermedi, che entrano nel ciclo produttivo delle imprese ungheresi. Nell’ambito del primo insieme, sono ben conosciuti e presenti sul mercato ungherese soprattutto i prodotti dei settori agroalimentare, dell’arredo e design e del tessileabbigliamento. Pur trattandosi, tuttavia, di un mercato in rapida crescita, i livelli medi dei salari locali non consentono un’altrettanto celere crescita della domanda di prodotti di qualità, ma mediamente cari rispetto agli standard locali, quali quelli italiani. Il rafforzamento del fiorino anche nei confronti dell’euro ha peraltro agevolato le importazioni dei nostri prodotti. Nel settore dell’abbigliamento, la forma prevalente di presenza italiana è costituita da sottomarche a prezzi piuttosto accessibili al pubblico dei consumatori ungheresi e comunque di buona fattura rispetto agli standard locali. Tra le marche italiane più importanti, invece, Benetton – che è presente in Ungheria con uno stabilimento nell’est 69 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani del Paese – è sicuramente una delle più diffuse. Nella capitale, inoltre, sono presenti, con propri negozi, firme dell’alta moda italiana quali MAX MARA, Ermenegildo Zegna e Brioni. Continua a crescere, con un trend positivo iniziato già nel 2004, la presenza di prodotti agroalimentari italiani sul mercato locale, sebbene continui ad essere superiore, in termini assoluti, la presenza di alimenti provenienti da Germania, Olanda e Austria. Pare consolidato, pertanto, il recente superamento dell’export alimentare italiano rispetto a quello francese. In ascesa anche i prodotti provenienti dalla Spagna. L’assenza di catene distributive e di grandi centri commerciali a gestione italiana pesa ovviamente sull’accesso dei nostri prodotti al mercato locale. In effetti, sia i prodotti alimentari, sia le bevande (vini, acque, ecc.) sono spesso distribuiti tramite piccoli negozi specializzati in prodotti italiani piuttosto che in supermercati, peraltro con inevitabile aggravio sul prezzo di vendita e conseguente minore fruizione da parte del vasto pubblico di consumatori potenzialmente interessati all’acquisto. Il lancio del recente progetto “Contratto per l’internazionalizzazione”, teso alla promozione dell’agroalimentare italiano all’estero, in collaborazione con Buonitalia S.p.A potrebbe costituire un ulteriore strumento di penetrazione e miglioramento della posizione dei nostri prodotti anche in Ungheria. I macchinari rappresentano il 36% delle nostre esportazioni in Ungheria. Stesso successo per le macchine e le attrezzature agricole italiane, la cui esportazione, tra l’altro, potrebbe essere resa più facile dai fondi strutturali messi a disposizione dall’UE per la modernizzazione delle aziende agricole ungheresi. Volendo delineare, invece, il quadro dei segmenti di settore maggiormente promettenti in un ottica di più lungo periodo, risultano sempre in crescita l’agroalimentare e i settori collegati della processazione dei prodotti alimentari e dell’imballaggio. Altro segmento in aumento è poi quello delle subforniture per il settore automobilistico. Il forte sviluppo conosciuto dal comparto dell’automobile promette di trascinare nella crescita anche il collegato settore delle sub-forniture di parti ed accessori per veicoli e loro motori. Nel settore dei macchinari, l’interesse sembra orientarsi sempre più verso macchine utensili, apparecchiature ad alta tecnologia per la modernizzazione della produzione e macchine agricole (l’aumento più sensibile registrato nelle importazioni ungheresi di macchinari è peraltro quello relativo ai prodotti provenienti dai Paesi di nuova adesione all’UE e dai Paesi extra-UE). Più specificamente, i settori "promettenti" (evidenziati in corsivo), classificati all’interno di più ampi comparti merceologici: • Macchine e apparecchi meccanici (Macchine utensili; Macchine e apparecchi per la 70 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani produzione e l’impiego dell’energia meccanica; Apparecchi di uso domestico). • Macchine e apparecchiature elettriche e di precisione (Motori, generatori, trasformatori elettrici; Macchine per ufficio, elaboratori e sistemi informatici). • Articoli in gomma e in materie plastiche (Articoli in materie plastiche). • Veicoli e mezzi di trasporto (Autoveicoli; Parti e accessori per autoveicoli e loro motori). • Prodotti agro-alimentari (Prodotti alimentari; Prodotti ortofrutticoli) Macchine e apparecchi meccanici • I settori più promettenti sono: − Macchine e apparecchi per la produzione e l’utilizzazione dell’energia meccanica (esclusi i motori per aeromobili, veicoli e motocicli. − Macchine utensili (compresi parti e accessori) – Tra le varie macchine comprese in questa voce, vanno segnalate come più interessanti le macchine utensili per la lavorazione dei metalli, del legno, e delle materie plastiche. − Apparecchi di uso domestico. Macchine e apparecchiature elettriche e di precisione • I settori più promettenti sono: − Motori, generatori, trasformatori elettrici – Il risalto dato a questo settore si giustifica in base a una dinamica delle importazioni molto elevata (18,1%), risultato di un quadriennio d’ininterrotta espansione durante il quale esse sono aumentate dagli iniziali 345 milioni di dollari fino ai 568 milioni. Emerge qui un forte ridimensionamento della quota di mercato detenuta dai paesi UE a vantaggio dell’Asia orientale. In Europa, la Germania è di gran lunga il primo fornitore, con una quota del 24,7%, anche se in calo rispetto al 29,2% del ‘98; le altre porzioni sono modeste e perlopiù in via di riduzione. Tra i paesi asiatici, Cina (12,5%) e Tailandia (11,3%) sono emerse quasi dal nulla proprio negli anni qui in esame, ed anche la quota giapponese (6,9%) ha dato prova di una buona crescita. Per quanto riguarda l’Italia, la sua quota è piuttosto modesta – 4,5% – essendosi dimezzata nei quattro anni considerati. Questo dato implica che il nostro export non è riuscito a tenere il passo con l’andamento molto sostenuto delle importazioni nel settore; ciò 71 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani non toglie che, secondo i dati Istat, il valore assoluto delle nostre esportazioni, che ha toccato quota 49 milioni di euro è in regolare aumento da molti anni. − Macchine per ufficio, elaboratori e sistemi informatici – L’espansione del settore è stata imponente fino al 2000, quando le importazioni hanno raggiunto quota 2,25 miliardi di dollari, ossia più di un miliardo rispetto ad appena due anni prima, ma ha poi subito una secca battuta d’arresto negli anni successivi (-11%). Va precisato che gran parte del valore relativo ai prodotti rientranti in questa voce è attribuito alla voce (SA 847330) parti e accessori di macchine automatiche per l’elaborazione dell’informazione ecc. Con una quota del 18,9%, l’Italia è il primo fornitore dell’Ungheria, dopo che la Germania ha visto precipitare la sua fetta di mercato dal 25,8% all’8,3% in quattro anni (probabilmente in seguito a fenomeni di delocalizzazione produttiva). Oltre all’Italia, ne hanno approfittato i Paesi dell’Asia orientale, la cui quota complessiva è salita dal 30 al 45 per cento: in particolare, si sono distinti Singapore (dal 5,9% al 16,9%) e la Cina (dal 7,5% all’11,9%). L’Istat rileva che anche le esportazioni italiane hanno avuto una netta crescita (+17,4%), arrivando a toccare quota 106 milioni di euro. Articoli in gomma e in materie plastiche Le importazioni nel comparto hanno fatto registrare una buona crescita, con un valore di 1.354 milioni di dollari. Questo andamento è espresso da una dinamica di buon livello (9,2%), in linea con quella che descrive l’aumento generale dell’import magiaro (9,4%). • I settori più promettenti sono: − Articoli in materie plastiche – Questo settore vanta importazioni in continuo aumento. Primo fornitore è la Germania con una quota del 35%, diminuita però rispetto al 39,5% di quattro anni prima, così come la porzione austriaca, scesa dal 16 all’11,3 per cento. Diverso è il caso dell’Italia: dopo essere stato insolitamente "bloccato" dal ’94 attorno a un quota di poco superiore all’8%, il nostro export ha fatto registrare un rialzo fino al 10,5%. I dati Istat rilevano che l’Ungheria ha importato dall’Italia merci del settore per un valore di 105 milioni di euro, con un incremento del 12,3% rispetto ai 94 milioni di un anno prima. 72 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani Autoveicoli In questo comparto – che comprende anche parti e accessori, più le carrozzerie - si è registrato un aumento delle importazioni che, in valore, sono passate da 3,1 a 3,8 miliardi di dollari. • I settori più promettenti sono: − Autoveicoli – Le importazioni sono aumentate da 1,18 a 1,45 miliardi di dollari (la dinamica è del 7,3%), parallelamente allo sviluppo della domanda di nuovi autoveicoli, sia per uso passeggeri che commerciale. In ambito UE (71%) la Germania ha una quota del 24%, abbastanza stabile, mentre la Francia dimostra un buon dinamismo, avendo aumentato la sua fetta di mercato dal 9,2 al 15,4 per cento. Per contro, diminuisce l’incidenza della quota spagnola (dal 10% al 9%) e, ancor di più, italiana (dal 9% al 7,4%). Secondo l’Istat le nostre esportazioni sono aumentate del 3,8%, toccando quota 133 milioni di euro: si tratta, comunque, di un risultato ancora lontano dai 155 milioni del 2000, che era stato un anno particolarmente fortunato. − Parti e accessori per autoveicoli e loro motori – Il settore è senza dubbio interessante, considerato che il valore delle importazioni ha raggiunto quota 2,06 miliardi di dollari, sia pure con un sostanziale ristagno negli ultimi due anni in esame (la dinamica è pari al 5,1%). Da un punto di vista delle quote di mercato, il dominio tedesco è schiacciante (72,7%) da molti anni e lascia pochissimo spazio ai concorrenti, dei quali l’Austria è il principale (5%). La quota italiana è modestissima (2,5%) e non dà segni di crescita. Peraltro, i dati Istat segnalano una flessione del valore delle nostre esportazioni (4%), attestate a 36 milioni di euro. Prodotti agro-alimentari Il consumo di prodotti agro-alimentari è aumentato anno per anno, in correlazione all’aumento del tenore di vita della popolazione. Ovviamente più che le quantità è aumentata la qualità e la varietà dei prodotti. Così, le importazioni magiare del settore sono passate dagli 886 milioni di dollari ai 1.109 milioni. • I settori più promettenti sono: − Alimentari – Le importazioni magiare di prodotti alimentari sono passate da 605 milioni di dollari a 796 milioni, con un aumento quadriennale del 31,5%. 73 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani La quota italiana in questo comparto è del 5,6%, ben al di sotto delle potenzialità della variegata offerta dell’industria alimentare italiana, mentre la Germania continua ad essere maggiormente presente, con una quota del 10,6%; altri concorrenti sono l’Olanda, con l’8%, e l’Austria col 5,2%. La maggiore attenzione ed il maggiore interesse degli ungheresi verso la cucina mediterranea, e quella italiana in particolare, potrebbe costituire una buona chiave d’ingresso per una maggiore presenza dei prodotti italiani in Ungheria. − Prodotti ortofrutticoli – Le importazioni ungheresi di prodotti ortofrutticoli sono aumentate da 281 milioni di dollari ai 314 milioni (+11,7%). Le importazioni dall’Italia (31 milioni di dollari) hanno rappresentato il 10% del totale del settore. L’Olanda precede l’Italia, con una quota del 11,3%, seguita da USA (5,9%), Germania (4,9%) e Austria (2,5%). In crescita sono le importazioni di frutta da Spagna, Turchia e Grecia. La presenza italiana potrebbe aumentare soprattutto nel comparto della frutta. Principali prodotti italiani esportati in Ungheria • Macchine da scrivere e contabili, autoveicoli, prodotti metalmeccaniche, prodotti delle industrie manifatturiere, l’applicazione dell’elettricità e loro parti; • pelli conciate senza pelo; • materie plastiche artificiali e resine sintetiche; • materiali da costruzione di terracotta e di materie refrattarie; • prodotti dell'agricoltura, della caccia e della silvicoltura; • prodotti alimentari, bevande e tabacco; • prodotti delle industrie tessili e dell'abbigliamento; • pasta da carta, carta e prodotti di carta; • prodotti dell'editoria e della stampa; • prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali; • articoli in gomma e materie plastiche; • prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi; • metalli e prodotti in metallo; 74 delle industrie apparecchi per Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani • macchine ed apparecchi meccanici, macchine elettriche ed apparecchiature elettriche, elettroniche ed ottiche; • mezzi di trasporto; • altri prodotti delle industrie manifatturiere. Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei settori ad alto contenuto tecnologico Per quanto concerne la cooperazione commerciale ed industriale nei settori ad alto contenuto tecnologico, il carattere trasversale di tali settori impone un coordinamento sempre maggiore di tutte le Istituzioni italiane all’estero interessate ai meccanismi di promozione della cooperazione commerciale-industriale-scientifico-tecnologica. In questo senso, risulta fondamentale la stretta collaborazione tra Ambasciata (Sezione Economico-commerciale e Ufficio dell’Addetto scientifico) e Ufficio ICE al fine di individuare le prioritá e gli strumenti di intervento. Molte delle iniziative promosse, in particolare, dall’Ufficio Scientifico dell’Ambasciata, in conformitá con le direttive espresse dal MAE, sono state finalizzate all’internazionalizzazione del sistema produttivo italiano e alla promozione della cooperazione industriale in settori ad alto contenuto tecnologico e di sviluppo commerciale. Sono state inoltre intraprese operazioni di “scouting” con cui verranno favoriti diretti contatti di cooperazione S&T fra istituzioni italiane e ungheresi. • TECNOLOGIE INFORMATICHE E DELLE TELECOMUNICAZIONI − Affidabilità delle Reti Informatiche Progetto congiunto sul tema dell’allocazione delle risorse e la capacità di ripristinare i guasti che principalmente si verificano nelle reti di telecomunicazioni basate sull’architettura protocollare IP/MPLS su WDM che garantiscono Qualità di Servizio (QoS). La cooperazione nel campo delle telecomunicazioni e delle tecnologie dell’informazione ha favorito l’avvio di progetti europei e bilaterali ampliando il numero di proposte di ricerca e il conseguimento di risultati scientifici d’eccellenza. − Telemedicina / Informatica medica / Teleconsulto Numerose iniziative promosse nell’ICT applicata alla Medicina e gestione della Pubblica Amministrazione con interscambio di tecnologia e know-how con i Paesi 75 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani del Centro-Est. Tra esse: • “e-government and e-health” in Central-East Countries-Regional Cooperation” avviato presso il Polo Tecnologico Universitario di Milano. “Corso avanzato-master di informatica medica, telemedicina e e-health” programmato dall’Ambasciata d’Italia a Budapest in cooperazione con l’Associazione Italiana di Telemedicina e Informatica Medica-@ITIM. Progetto Eurotocomat - telemedicina prenatale e ingegnerizzazione di nuova tecnologia e sviluppo della rete di Telecardiotocografia a livello europeo. BIOTECNOLOGIE Particolare attenzione é stata data allo sviluppo della cooperazione nel settore agricoltura e biotecnologie applicate al sistema agricolo e sviluppo sostenibile: − Iniziative condotte dall’Ambasciata d’Italia per divulgare su tutto il territorio ungherese l’iniziativa ’BIONOVA - International Biotechnology Exhibition’ e incentivare la partecipazione di operatori ungheresi del mondo della ricerca e dell’imprenditoria a programmi e join-venture per lo sviluppo delle ’Life Sciences’ e biotecnologie. L’iniziativa ha rappresentato un importante appuntamento per favorire incontri fra operatori stranieri sia nel campo della ricerca e innovazione, sia nella promozione di operazioni di partenariato nelle biotecnologie emergenti. − Frutticoltura e viticoltura. Iniziative a livello accademico ed imprenditoriale, per favorire la cooperazione fra l’Italia e l’Ungheria nel settore del miglioramento varietale in viticoltura ed enologia. Tali iniziative hanno portato ad un forte incremento della partecipazione degli esperti e maestranze ungheresi al SIMEI di Milano (Salone Internazionale delle macchine per l’enologia), all’EIMA di Bologna (Esposizione Internazionale Macchine Agricole) e al Vinitaly di Verona (Salone Internazionale dei vini). − Miglioramento varietale e colture transgeniche Numerose iniziative sono state promosse nel campo del miglioramento varietale e del vivaismo contribuendo al processo di adeguamento del sistema agricolo ungherese alle direttive UE In questo settore é stata rafforzata la presenza in Ungheria di imprenditori (vivaisti e frutticoltori) italiani, e la collaborazione in progetti bilaterali condotti a livello accademico e ministeriale. La frutticoltura e il miglioramento varietale costituiscono infatti un settore portante per l’economia agricola di entrambi i paesi, fornitori di prodotti di alta qualità: l’Italia, in particolare, è fra i primi produttori al mondo di piante da vivaio, 76 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani con una consolidata presenza in Ungheria anche nel settore del vivaismo in viticoltura. − Produzione di biomasse a fini energetici Incontri tecnici e contatti istituzionali sono stati avviati per la valutazione degli aspetti economici e tecnologici di ingegnerizzazione degli impianti, il ciclo completo del “biomass fuel” dalla fase di produzione all’utilizzo, la razionalizzazione della produzione di materia prima (trasporto e stoccaggio). • INNOVAZIONE TECNOLOGICA − Nuove Tecnologie e Beni Culturali Utilizzo delle grandi infrastrutture di ricerca e delle nuove tecnologie che da esse si sono sviluppate e che costituiscono un insostituibile strumento per una migliore conoscenza e analisi non invasiva delle opere d’arte, oltre che per definire, su basi scientifiche, le migliori metodiche di intervento per la loro conservazione. Agevolazioni finanziarie per investitori esteri • riconoscimento all’investitore straniero della parità di trattamento con gli investitori nazionali; • possibilità riconosciuta agli stranieri di rimpatriare gli utili realizzati, come pure i dividendi ed il capitale nella stessa valuta in cui è stato effettuato l’investimento senza alcuna limitazione; La legislazione ungherese è alquanto liberale in materia di investimenti stranieri: non vi sono particolari restrizioni agli investimenti e non sono richieste autorizzazioni preventive o licenze se non per attività e settori specifici. Non sono previsti inoltre particolari vincoli o restrizioni riguardo al capitale investito (è ammessa la costituzione di società straniere al 100%) o alla possibilità di acquisire quote di società ungheresi già esistenti. Con riferimento agli incentivi concessi agli investimenti (sia locali che stranieri), l’ordinamento ungherese distingue incentivi indiretti (di tipo prevalentemente fiscale) e incentivi o agevolazioni dirette. Le agevolazioni fiscali si traducono prevalentemente nella possibilità di ottenere, in presenza di particolari condizioni, sgravi fiscali ed esenzioni specifiche. Attualmente la legge prevede, per investimenti in aree ad alta priorità (zone svantaggiate, ove il tasso di disoccupazione è di norma superiore al 15%) ed in aree privilegiate, un esenzione totale 77 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani dal pagamento dell’imposta sul reddito societario per un periodo massimo di cinque anni. Dal 1° gennaio ‘98 per investimenti nelle aree ad alta priorità di valore superiore ai 3 miliardi di HUF l’esenzione è di 10 anni. Nelle altre regioni la riduzione dell’imposta sul reddito societario è pari al 50% per un periodo massimo di cinque anni, a condizione che il valore dell’investimento superi l’importo di 1 miliardo di HUF, e che l’impresa accresca il suo fatturato da esportazioni di almeno il 25% in un anno (per un valore non inferiore a 600 milioni di HUF). A livello regionale agevolazioni fiscali fino al 6% del totale dell’investimento effettuato possono essere concesse per il valore dei macchinari destinati ad essere utilizzati nel processo produttivo (per le aree privilegiate, l’esenzione può essere concessa anche per gli edifici). A livello locale, i comuni possono concedere l’esenzione dall’imposta comunale sulle società. Per quanto concerne le agevolazioni dirette, nel Paese sono stati istituiti diversi fondi gestiti dal Ministero dell’Industria, del Commercio e del Turismo, in gran parte diretti ad offrire fonti alternative di finanziamento per le imprese. In particolare, le aziende possono utilizzare il Fondo per lo sviluppo economico per due diversi scopi: • sviluppare le infrastrutture interne dello stabilimento, attraverso il ricorso a crediti senza interessi; • sviluppare le infrastrutture all’esterno dello stabilimento, ottenendo finanziamenti a fondo perduto o crediti senza interessi. Per poter accedere a questo Fondo è necessario rivolgersi al Ministero dell’Industria del Commercio e del Turismo. Il contributo massimo previsto ammonta a 200 milioni di HUF (nel caso in cui l’investimento superi 1 miliardo di fiorini, il contributo statale potrà essere superiore). Si può inoltre usufruire dei Fondi per l’occupazione per creare posti di lavoro nelle zone da alta priorità. Il competente Ufficio del Lavoro e Collocamento può concedere contributi alle aziende che ne fanno richiesta, attingendo dal Fondo Regionale (contributo che può arrivare a coprire fino all’80% dello stipendio per l’assunzione di disoccupati). News UNGHERIA: FINANZIAMENTO DEL FMI PER PROGETTI AMBIENTALI Il Fondo Monetario Internazionale concederà al Governo ungherese un finanziamento di 28,6 milioni di Euro come contributo al completamento di due progetti ambientali, l'uno 78 Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani riguardante un impianto per il trattamento delle acque di scarico nella zona nord di Budapest (complementare all'impianto di Csepel, in fase di realizzazione) e l'altro relativo alla riabilitazione della riserva forestale di Gemenc (ICE BUDAPEST). 79