per il Programma di EMPOWERMENT
delle Amministrazioni Pubbliche del Mezzogiorno
Progetto
“dall'iter alle reti:
Implementazione Sportello Unico”
Settori portanti dell’Est
Europa per gli imprenditori
italiani
Giugno-Luglio 2006
a cura di
Angelo Negri
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
Indice
Introduzione ......................................................................................................... 4
BULGARIA............................................................................................................. 5
Andamento dell’interscambio commerciale con l’Italia e degli investimenti diretti esteri bilaterali
...................................................................................................................... 5
Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale ............... 8
Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei settori ad alto
contenuto tecnologico ..........................................................................................11
Opportunità del mercato per il Made in Italy ...............................................................13
Joint Venture contrattuali (accordi di licenza) .............................................................26
POLONIA ............................................................................................................ 27
Importazioni polacche dall’Italia .............................................................................27
Esportazioni polacche verso l’Italia ..........................................................................28
Andamento dell’interscambio commerciale con l’Italia e degli investimenti diretti esteri bilaterali
.....................................................................................................................29
Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale ..............30
Valutazione degli investimenti diretti da e verso l’Italia .................................................31
Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei settori ad alto
contenuto tecnologico ..........................................................................................31
I settori più promettenti .......................................................................................32
REPUBBLICA CECA ................................................................................................ 39
Interscambio .....................................................................................................40
Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale ..............42
Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei settori ad alto
contenuto tecnologico ..........................................................................................43
Opportunità del mercato per il Made in Italy ...............................................................44
ROMANIA............................................................................................................ 45
Importazioni ......................................................................................................45
Esportazioni ......................................................................................................47
2
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale ..............48
Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale in settori ad alto
contenuto tecnologico ..........................................................................................51
Joint venture contrattuali (accordi di licenza) .............................................................52
SLOVENIA ........................................................................................................... 53
Interscambio con l’Italia .......................................................................................53
Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale ..............55
Investimenti italiani.............................................................................................56
Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei settori ad alto
contenuto tecnologico ..........................................................................................57
Le zone franche in Slovenia....................................................................................58
Opportunità del mercato per il Made in Italy ...............................................................59
UCRAINA ............................................................................................................ 63
Interscambio .....................................................................................................63
Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale ..............64
Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei settori ad alto
contenuto tecnologico ..........................................................................................66
UNGHERIA .......................................................................................................... 67
Andamento dell’interscambio commerciale con l’Italia e degli investimenti diretti esteri bilaterali
.....................................................................................................................67
Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale ..............69
Principali prodotti italiani esportati in Ungheria ...........................................................74
Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei settori ad alto
contenuto tecnologico ..........................................................................................75
Agevolazioni finanziarie per investitori esteri ..............................................................77
News ...............................................................................................................78
3
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
Introduzione
I Paesi dell’Europa dell’Est rappresentano i territori più adatti al business per gli
imprenditori italiani. I fattori che li rendono così attraenti per investimenti sono:
•
la vicinanza geografica;
•
l’abbondanza di risorse a basso costo;
•
disponibilità di manodopera qualificata e di capitali;
•
il prezzo competitivo dell’energia;
•
un fisco più clemente;
•
le prospettive di sviluppo previste.
Questi costituiscono i fattori decisivi per le scelte produttive e commerciali di un numero
crescente di PMI italiane, verso un’area che in gran parte comprende i 10 Paesi che hanno
dato vita il 1° Maggio del 2004 all’allargamento ad Est dell’Unione.
La crescita economica di Bulgaria, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovenia e
Ucraina, sostenuta dai settori della componentistica elettrica e ottica, i macchinari
industriali, l’edilizia, le materie prime e i metalli, l’alimentare, il turismo, ha subito
un’impennata negli ultimi anni e pare si manterrà tra il 5% e l’8% fino al 2008. Il motivo
principale è la vicinanza strategica a mercati di approvvigionamento e di
commercializzazione per i più svariati prodotti e servizi.
Sta passando in secondo luogo, anche se permane, la convenienza dovuta ai costi ridotti
per il personale, la localizzazione ambientale e l’energia.
I numeri traducono la crescente appetibilità dell’area per il made in Italy. Fra il 1999 ed il
2005 le vendite italiane nell’Europa dell’Est sono aumentate in valore del 100%.
4
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
BULGARIA
In Bulgaria c’è una significativa presenza
italiana. Sono presenti un numero notevole di
piccole e medie imprese e di persone fisiche
provenienti dall’Italia.
Per ora l’opinione, che unisce businessman
bulgari ed italiani è la comune convinzione
che gli organismi statali e governativi di
entrambe le parti si muovono con difficoltà.
La mancata informazione operativa aggiornata, le prassi burocratiche od eventuali
malintesi causati dalla scarsa conoscenza reciproca non agevolano i rapporti commerciali.
Questa sfiducia generica da parte dei privati nei confronti degli enti di "promozione e
coordinamento" ha fatto si che quasi l’intero interscambio fra i due paesi si basi solamente
sulla iniziativa dei privati. Non agevolati dai meccanismi statali i nuovi imprenditori bulgari
si sono informati, aggiornati e hanno creato il loro business. Le ragioni che stanno alla base
dell’iniziativa privata sono da attribuire alla necessita degli imprenditori di guardare
all’estero. Senza avvalersi di ricerche scientifiche e studi approfonditi, i bulgari hanno
seguito un po’ il "fiuto" per crearsi un modello, una mappa cognitiva dell’ambiente esterno
economico, che potrebbe essere sintetizzato con queste idee di fondo: è da preferirsi un
rapporto con paesi geograficamente vicini con i quali già da prima esistevano numerosi
scambi commerciali e quindi, sono partners conosciuti e con comportamento facilmente
decifrabile.
Andamento dell’interscambio commerciale con l’Italia e degli investimenti
diretti esteri bilaterali
L’Italia, con un export verso la Bulgaria del valore di 1.141,6 milioni di euro nel 2004, ha
registrato un incremento del 16,2% rispetto allo scorso anno confermandosi il terzo
fornitore (dopo Germania e Federazione Russa). La quota di mercato italiana risulta essere
del 9,85%, in leggero calo rispetto al 2003 (10,2%). L’Italia si è comunque riconfermata
primo Paese cliente per prodotti bulgari, con una quota del 13%, seguita da Germania
(10,2%), Turchia (10%) e Grecia (9,9). Nel gennaio 2005 la quota italiana di destinazione
dell’export bulgaro è salita al 15%.
Il valore delle importazioni italiane dalla Bulgaria nel 2004 è stato pari a 1.043,8 mln. di
euro con un incremento dell’11,6% rispetto al 2003. Complessivamente l’interscambio
5
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
Italia - Bulgaria per il 2004 ha raggiunto la cifra di 2.185,3 milioni di euro, il secondo in
assoluto dopo la Germania, con una quota dell’11,1% del totale dell’interscambio bulgaro.
Complessivamente, l’interscambio Italia-Bulgaria a fine maggio 2005 ha raggiunto la cifra
di 996,31 milioni di euro, che ci colloca al secondo posto subito dietro la Germania con
1.066,96 milioni di euro. Inoltre, l’Italia ha fatto registrare un saldo attivo pari a circa 8,6
milioni di euro.
I settori merceologici più rilevanti dell’interscambio con l’Italia secondo i dati ISTAT per i
primi quattro mesi del 2005 sono i seguenti:
•
Per le esportazioni italiane verso la Bulgaria:
−
macchine ed apparecchi meccanici, elettrodomestici (72,972 milioni di euro);
−
prodotti tessili, articoli di maglieria (54,399 milioni di euro);
−
calzature, cuoio e prodotti di cuoio (40,316 milioni di euro);
−
prodotti dell’ICT, elettrotecnica, strumenti di precisione (37,481 milioni di euro);
−
autoveicoli (32,915 milioni di euro).
Con un forte trend di crescita si caratterizzano i prodotti della metallurgia (+40%) ed i
prodotti chimici (+40%).
•
Le importazioni della Bulgaria dall’Italia si distinguono principalmente nei seguenti
comparti merceologici (tra parentesi il peso percentuale sul totale):
−
macchine e apparecchi meccanici, elettrodomestici (20,89%);
−
prodotti tessili, articoli della maglieria (16,58%);
−
calzature, cuoio e prodotti in cuoio (15,27%);
−
prodotti dell’ICT, elettrotecnica, strumenti di precisione (9,60%).
6
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
Grafico 1 – Bulgaria - Importazioni dall’Italia
25,00%
20,00%
15,00%
20,89%
10,00%
16,58%
15,27%
5,00%
9,60%
0,00%
Importazioni
•
Macchine e apparecchi meccanici, elettrodomestici
Prodotti tessili, articoli della maglieria
Calzature, cuoio e prodotti in cuoio
Prodotti ICT, elettrotecnica, strumenti di precisione
Per importazioni dalla Bulgaria si mantengono tradizionalmente forti i seguenti settori:
−
prodotti della metallurgia, strutture ed utensili meccanici (118 milioni di euro);
−
articoli di abbigliamento (59 milioni di euro), calzature e cuoio (53 milioni di euro);
−
prodotti tessili e articoli di maglieria (48 milioni di euro).
Gran parte delle esportazioni bulgare in Italia si è distribuita nei seguenti comparti
merceologici (tra parentesi il peso percentuale sul totale):
•
Prodotti delle metallurgia, strutture e utensili metallici (20,40%);
•
Calzature, cuoio e prodotti in cuoio (18,07%);
•
Articoli di abbigliamento (16,29%);
•
Prodotti tessili, inclusa la maglieria (9,48%).
7
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
Grafico 2 – Bulgaria – Esportazioni in Italia
25,00%
20,40%
20,00%
18,07%
15,00%
16,29%
9,48%
10,00%
5,00%
0,00%
Esportazioni
Prodotti della metallurgia, strutture e utensili metallici
Calzature, cuoio e prodotti in cuoio
Articoli di abbigliamento
Prodotti tessili, cinclusa la maglieria
Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato
locale
•
Prodotti elettrodomestici
Nell’arco dell’ultimo triennio il settore è stato caratterizzato da un andamento molto
positivo e tale tendenza si è rivelata anche per le forniture italiane. Il prodotto italiano
del settore delle attrezzature per la refrigerazione e degli elettrodomestici si posiziona
nella fascia medio-alta del mercato bulgaro.
La perfetta fusione tra le ottime caratteristiche tecniche della produzione italiana e la
raffinatezza del design ne fanno un prodotto pregiato ed apprezzato sia per gli
ambienti domestici che commerciali. Ha sicuramente contribuito a tale crescita anche
il forte sviluppo del turismo bulgaro, con conseguente espansione del settore
alberghiero e della ristorazione. Gli elementi positivi presenti nel mercato degli
elettrodomestici sono i seguenti:
−
ben sviluppati canali di distribuzione privati di grossisti e commercianti al dettaglio;
−
elevato interesse all’acquisto di elettrodomestici, con un aumento dell’interesse
specie per gli elettrodomestici più piccoli;
−
interesse alle attrezzature per ristoranti, pizzerie, caffetterie.
8
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
•
Macchine per imballaggio e confezionamento
La forte espansione della domanda in questo comparto deve essere posta in relazione
con la crescita dei volumi dell’interscambio di merci della Bulgaria con il resto del
mondo. Si assiste poi da parte dell’industria bulgara ad una crescente attenzione
all’adeguamento della produzione agli standard europei che riguardano la sicurezza del
prodotto. La maggiore tutela sanitaria e veterinaria fa sì che vengano richiesti elevati
standard anche per quanto riguarda la confezione del prodotto, determinando una
domanda in crescita delle tecnologie più avanzate nel settore.
In relazione alla competitività totale di un prodotto, la clientela presta sempre
maggiore attenzione anche all’aspetto esteriore dello stesso.
La crescita delle forniture di macchine ed apparecchi per riempire, chiudere, tappare
od etichettare bottiglie, scatole, sacchi od altri contenitori, può infine essere riferita
anche al processo di modernizzazione del settore agro-alimentare bulgaro, avvenuto
nel corso degli ultimi anni. Nell’ottica della preparazione del settore all’ingresso
nell’UE, va rilevata l’importanza del principale programma di assistenza diretta a tale
settore, il SAPARD, quale supporto allo sviluppo agricolo e rurale.
•
Parti ed accessori di autoveicoli
Il settore ha conosciuto una crescita ininterrotta delle importazioni. Il mercato bulgaro
è tra i pochi dell’Europa sud-orientale che non produce e non assembla autovetture.
Il numero delle autovetture in territorio bulgaro è di oltre 3 milioni. A causa
dell’ancora basso potere d’acquisto della popolazione bulgara rispetto alla media
europea, gli acquirenti locali acquistano per lo più autovetture usate, il che comporta
una forte domanda di parti di ricambio.
Gli autoveicoli nuovi sono ancora pochi ed occupano una porzione del mercato di circa
il 3% del totale degli autoveicoli nel Paese.
La produzione bulgara di parti di ricambio consiste principalmente in: parti ed
attrezzature elettriche ed elettroniche dell’autovettura, cerchioni, pneumatici,
parabrezza, vernici, filtri.
I maggiori fornitori di parti di ricambio sul mercato bulgaro sono l’Italia e la Cina, con
una massiccia presenza nell’arco degli ultimi anni, seguiti da Germania, Russia e
Francia.
•
Macchine, apparecchi e materiale elettrico e loro parti
L’accelerazione del processo di ammodernamento delle tecnologie produttive, il flusso
di investimenti esteri assai sostenuto, il boom avvenuto nel settore delle costruzioni,
9
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
hanno portato ad un aumento del numero delle costruzioni di impianti elettrici.
Nel settore in oggetto rientrano gli apparecchi elettrici a bassa tensione, inferiore a
1000V, che vengono utilizzati nell’impiantistica elettrica di costruzioni civili, di
capannoni industriali, di unità commerciali, ecc. Con tali apparecchi sono attrezzate
anche le centrali elettriche, per le quali nel 2004 sono state avviate le procedure di
privatizzazione. Durante gli ultimi anni, il settore energetico ha visto confermato un
progresso notevole ed una delle azioni principali messe in atto è stata quella della
modernizzazione delle infrastrutture e delle attrezzature che ha determinato una
crescita delle forniture per l’intero settore degli apparecchi elettici.
•
Materiali per costruzioni
Le stabili condizioni economiche in Bulgaria negli ultimi anni hanno contribuito al boom
delle attività di costruzione. La situazione offre buone opportunità di promozione delle
nuove tecnologie e materiali nel settore edile. Una gran parte dei materiali edili
moderni sono importati. Il mercato è interessato ad infissi e porte in alluminio, PVC,
legno, materiali da costruzione e di isolamento, impianti di riscaldamento, ventilazione
e climatizzazione, costruzioni metalliche, ecc.
•
Settore delle tecnologie ambientali
La Bulgaria è un mercato promettente per i servizi di pubblica utilità e le relative
tecnologie. Il sottosettore della distribuzione e trattamento delle acque è
caratterizzato da un forte bisogno di interventi di società private a causa del grado di
obsolescenza degli impianti di distribuzione dell’acqua. Il Ministero dei Lavori Pubblici
ha infatti dichiarato che entro il 2015 il settore avrà bisogno di 3,8 miliardi di dollari di
investimenti. Per quello che concerne gli impianti per il trattamento delle acque, nei
prossimi 3-4 anni il Paese dovrà costruire nuovi impianti e canalizzazioni, secondo gli
standard europei, anche con l’assistenza del programma comunitario ISPA, per il quale
è previsto nei prossimi mesi l’avvio di una decina di tender per nuovi impianti.
Per quello che concerne il settore ambientale il Paese offre buone opportunità. I severi
controlli che la Bulgaria dovrà applicare nella lotta all’inquinamento dell’aria
determinano un forte incremento della domanda di attrezzature e di diversi impianti:
per la desolfurizzazione, per la limitazione delle emissioni di metalli pesanti, ecc. La
modalità di stoccaggio dei rifiuti solidi ed industriali più diffusa in Bulgaria è quella di
posizionarli in discariche tradizionali che spesso non assicurano il rispetto degli
standard europei. Si devono quindi individuare altre modalità per la raccolta e lo
smaltimento dei rifiuti.
10
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
•
Servizi ed attrezzature per il turismo
La Bulgaria dispone di importanti risorse naturalistiche per lo sviluppo del turismo,
come le spiagge del Mar Nero, alcune località montane adatte allo sci, nonché
potenzialità per il turismo culturale, rurale e ricreativo, tre settori che stanno
ricevendo una sempre maggiore attenzione da parte sia di operatori privati che di
autorità pubbliche.
Nel corso degli ultimi anni il turismo si è caratterizzato come il settore dell’economia
bulgara a più rapida crescita. E tale sviluppo ha fatto sì che la Bulgaria si affermasse
come una nuova destinazione turistica con potenziale di ulteriore miglioramento in
futuro.
Circa 4 milioni di turisti stranieri si sono registrati in Bulgaria nel 2004, con un aumento
del 13% rispetto al 2003. Il numero dei turisti provenienti dai Paesi membri dell’UE è
quello che ha registrato maggiori crescite. Le entrate lorde originate dal turismo nel
2004 hanno raggiunto la cifra di 2 miliardi di euro. Punto importante per l’ulteriore
sviluppo del turismo nel Paese saranno le infrastrutture, ancora non sufficientemente
sviluppate (la Bulgaria continua ad avere bisogno di autostrade ed aeroporti per
l’accesso ai luoghi turistici). Ulteriori margini di miglioramento sono presenti nella
qualità del comfort degli alberghi e nel livello del servizio negli alberghi e nei
ristoranti. Imprese italiane specializzate nel settore delle attrezzature per
divertimento e sport (piscine, campi da tennis e golf, centri sportivi, giochi), fast food,
ristoranti avranno quindi buone opportunità, così come tutto il comparto del contract e
delle attrezzature per la ristorazione e l’hotellerie, come anche i centri di formazione
professionale turistica.
Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei
settori ad alto contenuto tecnologico
La sanità è un fattore di primaria importanza nello sviluppo sociale, economico e
tecnologico di un Paese. La tecnologia medica è una parte importante nel processo di
salvaguardia e miglioramento della salute della popolazione. Dal processo di prevenzione
con lo screening, nella diagnosi, nella terapia, la chirurgia e la protesica, nella
riabilitazione, la telemedicina, gli ausili per cronicità e le terapie palliative.
I risultati che in Italia il settore delle tecnologie mediche è riuscito a raggiungere sono il
frutto di enormi sforzi ed investimenti in ricerca e sviluppo che hanno visto come
protagonisti la stessa industria e la medicina supportate dall’informatica, dall’elettronica,
dalla meccanica di precisione. Tutti i settori ad alto contenuto tecnologico che hanno
saputo rispondere con prodotti sempre più sofisticati alle richieste degli operatori della
11
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
sanità.
Un altro fattore che potrà essere favorevole alla crescita del mercato di attrezzature
medicali è la privatizzazione delle policliniche e ospedali statali e la loro modernizzazione.
La Banca Mondiale ha inoltre previsto dei fondi per la ristrutturazione del sistema della
sanità bulgaro. Secondo l’ultimo rapporto della Banca le ristrutturazioni già fatte nel
sistema della pubblica sanità sono insufficienti, nonostante che le spese pubbliche siano
aumentate.
Occorre che il Paese continui ad insistere nelle riforme per cessare il processo di
deteriorazione sia della base materiale e delle attrezzature medicali che dei servizi
offerti. A medio termine gli ospedali e i policlinici in Bulgaria organizzeranno commesse
pubbliche per apparecchiature medicali, sistemi di monitoraggio dei pazienti e sistemi di
management di ospedali.
L’Italia ha continuamente aumentato le esportazioni di apparecchi medicali e chirurgici ed
apparecchi ortopedici. Nel 2004 il valore delle esportazioni del comparto è stato di 4.145
mln. di euro, mentre a ottobre 2005 sono per 3.746 mln. di euro, ovvero +20,27% rispetto
allo stesso periodo del 2004. Il maggior peso nel comparto hanno gli apparecchi medicali
per diagnosi e materiale medico-chirurgico, seguiti dagli apparecchi elettromedicali.
Chimica, meccanica, turismo, agroalimentare e trasporti: questi i settori sui quali le
aziende che intendono investire in Bulgaria dovrebbero tenere d'occhio. Si tratta, inoltre,
di comparti particolarmente attrattivi anche in quanto collegati al Trattato di pre-adesione
all'Unione europea e quindi soggetti ai finanziamenti delle organizzazioni multilaterali:
•
L'industria chimica, assorbe il 12,4% della totale produzione industriale bulgara e
rappresenta il 12,8% dell'export del paese. Le principali voci del settore, sul fronte
della produzione, sono i fertilizzanti, la soda, il materiale plastico ed il PVC.
•
L'ingegneria meccanica, rappresenta invece la quarta voce della produzione
industriale del Paese (9,1%) e conta su 510 società, attive soprattutto nella produzione
di utensili, trattori e macchinari agricoli.
•
Il turismo, secondo uno studio Phare, é uno dei fattori chiave nello sviluppo della
Bulgaria: l'industria turistica contribuisce al PIL per l'8,5% e potrebbe assorbire, nei
prossimi 5 anni, investimenti stranieri per 423,5 milioni di dollari.
•
L'industria agroalimentare é uno dei settori primari dell'economia bulgara: i prodotti
del settore, infatti, contribuiscono per il 18,4% alla produzione nazionale e
rappresentano il 5,5% dell'export bulgaro. A rendere questo comparto molto attrattivo,
oltre alla tradizione ed alla varietà di prodotti, é il programma comunitario Sapard, che
12
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
concede finanziamenti annui per 53 milioni di euro per il periodo 2000-2006. Una quota
consistente di questi sussidi può infatti essere usata per progetti di investimenti privati
presentati da società registrate in Bulgaria.
•
Per quanto riguarda infine i trasporti, la Bulgaria é un importante crocevia dei
commerci e della comunicazione europea ed extra europea. Lo sviluppo delle reti di
comunicazione nel Paese avrà quindi un ruolo chiave per lo sviluppo delle
comunicazioni fra Europa, Turchia e Medio Oriente. I principali progetti da realizzare in
questo settore sono l'ammodernamento degli aeroporti di Sofia e Bourgas e la
costruzione di un secondo ponte sul Danubio, fra Vidin e Kalafat.
Opportunità del mercato per il Made in Italy
I settori di interesse sono stati selezionati attraverso la ponderazione di quattro indicatori
fondamentali:
•
peso dei settori sulle importazioni complessive della Bulgaria;
•
dinamica della domanda bulgara di importazioni nel settore;
•
dinamica delle esportazioni italiane verso la Bulgaria nel settore;
•
quota di mercato dell'Italia e dei suoi concorrenti sulle importazioni bulgare nel
settore.
L'applicazione di tale criterio di selezione ha portato ad individuare i seguenti settori
"promettenti" (evidenziati in corsivo), classificati all’interno di più ampi comparti
merceologici individuati secondo la classificazione in capitoli e comparti della Tariffa
Doganale:
−
Capitolo 84: Reattori nucleari, caldaie, macchine, apparecchi e congegni
meccanici; parti di queste macchine e apparecchi:
Frigoriferi, congelatori-conservatori ed altro materiale, altre macchine ed
apparecchi per la produzione del freddo, con attrezzature elettriche o di altra
specie; pompe di calore diverse dalle macchine ed apparecchi per il
condizionamento dell'aria della voce 8415 (comparto 8418).
Macchine per lavare la biancheria, anche con dispositivo per asciugare (comparto
8450).
−
Capitolo 87: Vetture automobili, trattori, velocipedi, motocicli ed altri veicoli,
terrestri, loro parti ed accessori:
Parti ed accessori degli autoveicoli (esclusi quelli di telai, di carrozzerie, di
13
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
autocarrelli) (comparto 8708).
−
Capitolo 85: Macchine, apparecchi, materiale elettrico e loro parti; apparecchi per
la registrazione e la produzione del suono, apparecchi per la registrazione o la
riproduzione delle immagini e del suono per la televisione, e parti ed accessori di
questi apparecchi:
Apparecchi per l'interruzione, il sezionamento, la protezione, la diramazione,
l'allacciamento o il collegamento dei circuiti elettrici (per esempio: interruttori,
commutatori, interruttori di sicurezza, scaricatori, limitatori di tensione,
limitatori di sovracorrente, prese di corrente, cassette di giunzione) per una
tensione superiore a 1000 V (Comparto 8536).
−
Capitolo 39: Materie plastiche e lavori di tali materie:
Altre lastre, fogli, pellicole, strisce e lamelle di materie plastiche non alveolari,
non rinforzati, né stratificati, né muniti di supporto, né parimenti associati ad
altre materie; (Comparto 3920).
−
Capitolo 61: Indumenti ed accessori di abbigliamento, a maglia:
T-shirts e canottiere (magliette), a maglia: (Comparto 3920);
Maglioni (golf), pullover, cardigan, gilè e manufatti simili, comprese le magliette a
collo alto, a maglia (Comparto 6110).
−
Capitolo 52: Cotone:
Tessuti di cotone, contenenti almeno 85 %, in peso, di cotone, di peso inferiore o
uguale a 200 g/m² (Comparto 5208);
Tessuti di cotone, contenenti, in peso, almeno 85 % di cotone, di peso superiore a
200 g/m² (Comparto 5209).
−
Capitolo 30: Prodotti farmaceutici:
Medicamenti (esclusi i prodotti per usi medici, chirurgici, odontoiatrici o
veterinari) costituiti da prodotti anche miscelati, preparati per scopi terapeutici o
profilattici, presentati sotto forma di dosi (compresi i prodotti destinati alla
somministrazione per assorbimento cutaneo) o condizionati per la vendita al
minuto (Comparto 5209).
La selezione dei settori evidenziati è basata sull’analisi di statistiche di fonte nazionale,
che contengono dati espressi in dollari. La classifica dei capitoli con i sottocomparti è
quella della Tariffa Doganale. All’interno di ciascun capitolo vengono selezionati e
presentati solo i comparti con un peso sulle importazioni complessive del capitolo non
14
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
irrilevante, quelli con una dinamica della domanda bulgara superiore o vicina a quella
media del capitolo, nonché con una quota rappresentativa dell’export italiano sulle
importazioni bulgare nel rispettivo capitolo.
Va tenuto presente che nelle tabelle relative alle quote di mercato dell’Italia e dei suoi
concorrenti sulle importazioni bulgare all’interno dei capitoli evidenziati “promettenti”,
per alcuni comparti e per paesi mancano i dati concreti, sostituiti da un’indicazione
generale “dati confidenziali”. Secondo l’art. 26 della Legge della Statistica bulgara, nel
caso in cui in un certo comparto c’è un unico operatore (sia importatore che esportatore)
tale che i dati si possano direttamente attribuire ad esso, nonché nel caso in cui
l’informazione contiene dati riferiti a meno di tre operatori fra quali uno possiede una
quota superiore del 85%, allora in entrambi i casi è consentita la diffusione
dell’informazione da parte degli istituti di Statistica.
Reattori nucleari, caldaie, macchine, apparecchi, congegni meccanici e loro parti
•
I settori più promettenti sono:
−
Frigoriferi, congelatori-conservatori ed altro materiale, altre macchine ed
apparecchi per la produzione del freddo, con attrezzatura elettrica o di altra
specie; pompe di calore diverse dalle macchine ed apparecchi per il
condizionamento dell'aria della voce 8415.
Il settore ha un peso non irrilevante (5,56%) all’interno del più ampio comparto ed
è caratterizzato da un’accentuata dinamica delle importazioni (36,69%), superiore
rispetto alla media dell’intero capitolo 84 (29%) e alla media dell’import totale
bulgaro (21,70%). In effetti, fra il 2001 e il 2005 il valore degli acquisti dall’estero è
più che raddoppiato (da 35,30 a 65,96 milioni di dollari). L’UE controlla gran parte
del mercato; al suo interno, le forniture italiane predominano, conservando quasi
invariata la propria quota. L’export italiano ha saputo sfruttare in misura massima
la forte crescita del settore. Le vendite italiane sono raddoppiate in assoluto da
6,77 milioni di dollari nel 2001 a 13,21 milioni di dollari nel 2005. La Germania va
perdendo terreno subendo un’erosione della propria quota di circa 6%.
Altri fornitori quali la Turchia e la Slovenia con le quote nelle importazioni del
settore rispettivamente il 16,59 % e il 9,26% hanno avuto un andamento positivo,
specialmente la Turchia che è riuscita a raddoppiare il volume dell’export. Si nota
anche la significativa presenza della Grecia.
−
Macchine per lavare la biancheria, anche con dispositivo per asciugare – Nell’arco
del triennio il settore si è caratterizzato da un andamento molto positivo, avendo
15
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
espresso un ritmo di crescita assai rilevante (da 15,32 a 31,55 milioni di dollari). Il
settore si contraddistingue da una dinamica degli acquisti totali nel settore assai
sostenuta (43,50%) rispetto alla media del più ampio comparto (29%). Tale tendenza
positiva di aumento di volumi d’export si è rivelata anche per le forniture italiane
passate da 7,24 a 14,51 milioni di dollari. L’Italia è riuscita a sfruttare le
potenzialità di crescita del settore ed è leader indiscussa del mercato, con una
quota (46%) assai stabile nel triennio. Si è leggermente ridotta la quota del mercato
della Slovacchia (12,8%) e quella della Spagna (4,25%). La Turchia ha dato segnali di
forte crescita, raddoppiando la sua porzione del mercato da 4,19% a 10,25%. La
Slovenia indubbiamente si posiziona fra i primi cinque importatori nel settore.
Disaggregando il più ampio comparto, che è per sua natura molto eterogeneo, si
nota che la domanda bulgara d’importazioni si rivolge anche alle seguenti categorie
merceologiche, considerate d’altronde rappresentative per il sistema produttivo
italiano: macchine ed apparecchi per il condizionamento dell’aria, lavastoviglie e
macchine per confezione e imballaggio.
•
IL MERCATO
Il prodotto italiano nel settore delle attrezzature per la refrigerazione ed
elettrodomestici si posiziona nella fascia medio-alta del mercato bulgaro. La perfetta
fusione tra le ottime caratteristiche tecniche della produzione italiana e la raffinatezza
del design ne fanno un prodotto pregiato ed apprezzato per ambienti sia domestici che
commerciali.
Va sottolineato il crescente sviluppo del turismo bulgaro nel corso degli ultimi tre anni,
affermatosi come il settore economico a più rapida crescita, trainando con sé quello
alberghiero e della ristorazione. Il processo di cambiamento della struttura proprietaria
e i nuovi standard competitivi ai quali ha dovuto rispondere il prodotto turistico
bulgaro hanno comportato e tuttora comportano la necessità di un urgente
ammodernamento dell’infrastruttura turistica e delle attrezzature alberghiere e quelle
dei ristoranti, dei locali e dei bar.
Considerati gli indicatori macroeconomici del Paese quali la stabilità macroeconomica,
il trend positivo del PIL e il miglioramento, anche se limitato, degli standard di vita
della popolazione, nonché l’espansione dell’attività creditizia delle banche e in
particolare dei crediti al consumo, va cresciuta anche la propensione della gente ad
acquistare sempre di più beni di consumo.
Nel mercato bulgaro di frigoriferi e di freezer si nota la presenza dei marchi italiani
quali Zanussi, Ariston, Indesit. Fra i principali concorrenti del prodotto italiano sono
16
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
Liebherr, Gorenje e Snaige. Nel 2000 Liebherr si è stabilita in loco e ha aperto
un’azienda di produzione di frigoriferi. Nel settore c’è anche l'importante presenza del
marchio bulgaro di frigoriferi quale il “Mraz”, conosciuto dal passato quando il mercato
locale era ancora chiuso per le merci occidentali.
Nel caso concreto del mercato bulgaro di lavatrici, la concorrenza più forte dei marchi
italiani presenti e conosciuti sul mercato bulgaro (Ariston, Zanussi, Indesit, Candy,
Zerowatt, Whirlpool, Iberna, San Giorgio, Faber, Saeco, Smeg) è principalmente
rappresentata da alcuni stranieri quali AEG, Siemens, Bosch, Philips, Gorenje.
La maggior parte degli importatori di tali prodotti italiani fonda le proprie strategie di
marketing soprattutto sulla competitività di prezzo dei prodotti, cercando di ovviare in
tal modo al potere d’acquisto ancora basso della popolazione. Un altro fattore
competitivo che influenza considerevolmente le scelte del consumatore finale è la
garanzia dei prodotti, nonché la disponibilità di centri di servizio ed assistenza.
L’ultimo fattore, ma non per importanza, è la pubblicità mirata, preferibilmente
tramite televisione e radio, nella quale viene esaltato il rapporto qualità-prezzo. La
maggior parte delle ditte estere opera sul mercato bulgaro degli elettrodomestici
tramite propri uffici di rappresentanza, ovvero avvalendosi di distributori locali, oppure
tramite vendita diretta a ditte commerciali bulgare.
Gli elementi positivi presenti nel mercato delle macchine per la refrigerazione di
lavatrici, ma anche nel totale comparto degli elettrodomestici sono i seguenti: i ben
sviluppati canali di distribuzione privati di grossisti e commercianti al dettaglio;
l’elevato interesse all’acquisto di elettrodomestici, con un aumento dell’interesse
specie per i più piccoli elettrodomestici; l’interesse alle attrezzature per ristoranti,
pizzerie, caffetterie; il crescente numero di siti internet per acquisti on-line di
apparecchiature di consumo; la tendenza verso la continua rarefazione dei piccoli
commercianti, in particolare dopo l’apertura di ipermercati generali cash and carry e
di ipermercati specializzati di tecnica, dove si vendono anche elettrodomestici
(METRO, Technomarket, Technopolis, Technolux, Zora).
•
SETTORI INTERESSANTI
−
Lavastoviglie; macchine ed apparecchi per pulire o asciugare le bottiglie o altri
recipienti; macchine ed apparecchi per riempire, chiudere, tappare o etichettare
bottiglie, scatole, sacchi o altri contenitori; macchine ed apparecchi per
incapsulare le bottiglie, i boccali, i tubi e gli analoghi contenitori; altre macchine
ed apparecchi per impacchettare o imballare le merci (comprese le macchine e
apparecchi per imballare con pellicola termoretraibile); macchine ed apparecchi
per gassare le bevande - Per quanto riguarda, invece, l’altro settore interessante
17
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
per l’export italiano quale macchine per confezione e imballaggio, va sottolineata
la crescita dei volumi dell’interscambio di merci della Bulgaria con il mondo: un
fatto che indubbiamente ha portato a sviluppo anche l’industria di confezione,
d’impacchettare e d’imballaggio. Va dato sempre più maggior rilievo
all’adeguamento della produzione agli standard europei riguardanti la sicurezza del
prodotto, il che presuppone livelli elevati di qualità anche della confezione e
l’utilizzo di tecnologie più avanzate. Visto in termini della competitività di un
prodotto, la clientela presta sempre più attenzione anche all’aspetto esteriore del
prodotto.
La crescita delle forniture di macchine e apparecchi per riempire, chiudere,
tappare o etichettare bottiglie, scatole, sacchi o altri contenitori, può essere
riferita anche al processo d’ammodernamento del settore agro-alimentare bulgaro,
avvenuto nel corso degli ultimi anni. Al fine di preparare il settore all’ingresso nella
UE, va rilevata l’importanza del programma di pre-adesione SAPARD quale supporto
allo sviluppo agricolo e rurale. Sotto la misura 1.1 “Investimenti nelle aziende
agricole” del programma sono stati finanziati progetti relativi all’acquisto
macchinari, attrezzature d’irrigazione, trattori, mietitrebbia, installazioni ed
attrezzature agricole, magazzini, impianti e costruzioni per l’allevamento, serre,
silos, rinnovamento dei vigneti, miglioramento fondiario. A partire dal 2000 fino
all’Ottobre 2003, l’ammontare totale degli investimenti realizzati nell’ambito della
sopraccitata misura è pari a 212,47 milioni di Euro di cui il 50% è il supporto
SAPARD.
Vetture automobili, trattori, velocipedi, motocicli ed altri veicoli, terrestri, loro parti
ed accessori
•
I settori più promettenti sono:
−
Parti ed accessori degli autoveicoli (esclusi quelli di telai, di carrozzerie, di
autocarrelli) – Il settore ha conosciuto una crescita ininterrotta delle importazioni,
aumentate da 34,54 a 58,52 milioni di dollari (+69,43%), fino a raggiungere un peso
del 0,6% dell’import totale o del 6,43 % delle importazioni del più ampio comparto
84. La dinamica della domanda bulgara di importazioni nel settore (30,16%) è
superiore alla media dell’intero comparto 84 (25,09%) e alla media dell’import
totale bulgaro (21,70%). I principali fornitori provengono dall’Unione Europea: al
suo interno, predomina la Germania (27,45%), la cui quota si è leggermente ridotta.
L’Italia resta il secondo fornitore nel triennio, con un incremento della propria
quota dal 13,69% al 15,04%. In valore assoluto i volumi dell’export italiano nel
18
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
settore sono raddoppiati da 4,73 a 8,80 milioni di dollari.
Altri fornitori di un certo rilievo sono la Francia, la cui quota si è tenuta stabile nel
corso del triennio in esame (8,64%), la Russia, la cui quota ha registrato una
riduzione (da 7,49 a 5,48) e la Turchia (5,18%), che è apparsa nella graduatoria dei
primi fornitori.
Il mercato bulgaro è tra i pochi paesi dell’Europa sud-orientale che non produce e
non monta autovetture.
Il numero delle autovetture nel territorio bulgaro è di oltre 3 milioni. A causa
dell’ancor più basso potere d’acquisto della popolazione bulgara rispetto alla media
europea, gli acquirenti locali per lo più acquistano autovetture usate, il che
comporta una forte domanda di parti di ricambio. L’età media del parco
automobilistico nel paese è di 18 anni. La quota di mercato dei veicoli di oltre 20
anni è del 36% e invece quella dei veicoli con anzianità compresa tra i 10-15 anni è
di circa il 50%. Gli autoveicoli nuovi sono ancora pochi e occupano una porzione del
mercato intorno al 3% del totale degli autoveicoli presenti nel paese. Per il 2004
sono state vendute 17.220 autovetture nuove (+19,9% rispetto al 2002), mentre le
autovetture usate importate sono state circa 140.627, registrando un aumento del
28,19% rispetto i volumi dell’import degli anni precedenti. La produzione bulgara di
parti di ricambio consiste principalmente in: parti ed attrezzature elettriche ed
elettroniche dell’autovettura, cerchioni, pneumatici, parabrezza, vernici, filtri. I
maggiori fornitori di parti di ricambio sul mercato bulgaro sono l’Italia e la Cina con
una massiccia presenza nell’arco degli ultimi anni, seguiti da Germania e Russia,
Francia.
Macchine, apparecchi e materiale elettrico e loro parti; apparecchi per la registrazione
e la produzione del suono, apparecchi per la registrazione o la riproduzione delle
immagini e del suono per la televisione, e parti ed accessori di questi apparecchi
•
I settori più promettenti sono:
−
Apparecchi per l'interruzione, il sezionamento, la protezione, la diramazione,
l'allacciamento o il collegamento dei circuiti elettrici (per esempio: interruttori,
commutatori, interruttori di sicurezza, scaricatori, limitatori di tensione, limitatori
di sovracorrente, prese di corrente, cassette di giunzione) per una tensione non
superiore a 1000V - Il settore ha conosciuto una crescita ininterrotta delle
importazioni, aumentate da 22,47 a 48,00 milioni di dollari, fino a coprire lo 0,45%
dell’import totale. La dinamica nell’ultimo triennio è conseguentemente assai
19
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
elevata (46,14%). I quattro quinti delle forniture provengono dall’Unione Europea:
al suo interno predomina la Germania (23,30%), la cui quota è diminuita nel periodo
in esame, mentre l’Italia resta il terzo fornitore (13,26%) con una quota che si è
dimostrata relativamente stabile. In valore assoluto le vendite italiane sono
raddoppiate da 3,01 milioni di dollari a 6,36 milioni di dollari.
Cresce la quota del mercato della Francia (14,45%), che si è imposta al secondo
posto nella graduatoria dei principali importatori nel settore e anche quella della
Cina (6,41%), mentre si rivela in via di assottigliamento la porzione spettante ad
uno dei maggiori esportatori mondiali del settore quale Stati Uniti.
•
SETTORI INTERESSANTI
−
Disaggregando il settore, che è per sua natura molto eterogeneo, si nota che la
domanda bulgara d’importazioni dall’Italia si rivolge anche alla seguente categoria
merceologica: Scaldacqua e scaldatori ad immersione, elettrici; apparecchi elettrici
per il riscaldamento dei locali, del suolo o per usi simili; apparecchi elettrotermici
per parrucchiere (per esempio: asciugacapelli, apparecchi per arricciare,
scaldaferri per arricciare) o per asciugare le mani; ferri da stiro elettrici; altri
apparecchi elettrotermici per usi domestici; resistenze scaldanti, diverse da
elettrodi e spazzole di carbone.
Questo settore rappresenta uno dei settori tipici del prodotto “Made in Italy”. Da
quanto emerge dalle quote delle forniture italiane nel settore di sopra, l’export
italiano non ha saputo sfruttare in misura massima la forte crescita del settore, la
quale quota si è ridotta dal 25,83% nel 2001 al 19,82%. Ciò nonostante, in assoluto,
il volume dell’export italiano è cresciuto del 47,99% durante il periodo in esame,
che si rivela tuttavia una performance soddisfacente.
•
IL MERCATO
Il notevole aumento negli ultimi anni delle forniture dall’estero di apparecchi elettrici
di commutazione è legato principalmente al fatto del dinamismo dell’attività creditizia
nel paese e in generale della rapida crescita dell’industria bulgara. L’accelerazione del
processo dell’ammodernamento delle tecnologie produttive, il flusso degli investimenti
esteri assai sostenuto, il boom avvenuto nel settore delle costruzioni, hanno portato ad
un aumento il numero delle costruzioni di impianti elettrici e in tal modo l’utilizzo
degli apparecchi elettrici. Nel settore in oggetto rientrano gli apparecchi elettrici di
bassa tensione, inferiore a 1000V, quali vengono utilizzati nell’impiantistica elettrica di
costruzioni civili, di capannoni industriali, di unità commerciali, ecc. Con tali
apparecchi sono attrezzate anche le centrali elettriche, le quali dal 2004 hanno subito
20
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
procedure di privatizzazione. Durante gli ultimi anni il settore energetico ha visto
confermato un progresso notevole e una delle iniziative principali messe in atto è stata
quella di modernizzare le infrastrutture e attrezzature, generando una crescita delle
forniture per l’intero settore degli apparecchi elettrici. Con il trasferimento della
proprietà nelle mani degli operatori privati, il processo dell’ammodernamento delle
tecnologie già iniziato, continuerà anche in futuro. Tali garanzie per ulteriori
investimenti danno anche i contratti di privatizzazione in cui uno dei parametri più
importanti per la valutazione dell’offerta è quello del volume degli investimenti
previsti nella modernizzazione delle infrastrutture e degli impianti.
Materie plastiche e lavori di tali materie
•
I settori più promettenti sono:
−
•
Altre lastre, fogli, pellicole, strisce e lamelle di materie plastiche non alveolari,
non rinforzati, né stratificati, né muniti di supporto, né parimenti associati ad altre
materie. Il valore delle importazioni nel settore è raddoppiato, grazie ad un
incremento da 23,45 a 44,51 milioni di dollari. Questo dato comporta una dinamica
dell’import assai sostenuta (37,76%), benché l’attrattiva del settore sia attenuata
da un peso non molto rilevante (0,41%) sul totale degli acquisti dall’estero. Tra i
fornitori dell’UE (oltre 61%), l’Italia è leader del mercato con una quota assai
cresciuta nel triennio in esame (dal 14,8% al 22,84%). Si è invece ridotto il peso
della Germania (22,26%), dato pur tuttavia trascurabile se si pensa alla forte
crescita del settore e all’aumento dei volumi dell’export tedesco in assoluto. A
giudicare dai dati relativi al periodo di riferimento, nessuno degli altri paesi
dell’UE, a parte forse la Grecia (9,75%), sembra costituire un concorrente temibile
per l’Italia: non l'Austria (5,97%), che pure inizialmente aveva dato segnali di forte
crescita (7,4%). Ben maggiore è invece l’attenzione che gli esportatori italiani
devono rivolgere alla concorrenza della Turchia, che ha saputo espandere la sua
quota e rafforzare la sua presenza nel settore.
IL MERCATO
Va sottovalutato che il mercato delle materie plastiche nel Paese è un mercato che
conta maggiormente su forniture estere. Il saldo commerciale Bulgaria-mondo ha visto
confermato un saldo negativo di 254,19 milioni di dollari per la Bulgaria.
Nel Paese manca ancora un sofisticato sistema di raccolta differenziata, compresa
quella di materiale plastico, che si traduce in volumi di raccolta e di riciclaggio
abbastanza ridotti. Per tali ragioni, trovandosi in una situazione in cui i volumi di
21
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
raccolta non sono regolari, le aziende di trasformazione di materiale plastico sono
specializzate nel riciclaggio primario della materia senza fare un ulteriore trattamento
chimico della stessa. La fase finale del processo richiedere l’utilizzo di tecnologie
avanzate e investimenti ulteriori.
Secondo i dati approssimativi delle Associazioni di categoria del settore, il volume
annuo di materiale plastico, che viene raccolto e riciclato nel Paese, è di circa 80.000 100.000 tonnellate e viene destinato quasi interamente al mercato interno.
Per i motivi di cui sopra risulta che la industria bulgara si avvale soprattutto alle
forniture estere di tali materie plastiche e soprattutto di quelle della gamma del
trattamento chimico più avanzato.
Inoltre, negli ultimi anni con lo sviluppo delle tecnologie avanzate, il materiale plastico
sia per motivi della sua leggerezza, che per motivi economici viene sempre più
utilizzato in diverse produzioni al quanto prima si usavano altre materie prime.
Indumenti ed accessori di abbigliamento, a maglia
•
I settori più promettenti sono:
−
T-shirts e canottiere (magliette), a maglia - Il settore ha un peso rilevante del
21,48% all'interno del più ampio comparto (capitolo 61) o un peso dello 0,61% del
totale dell’import bulgaro. Il settore fa parte di un più ampio comparto, che, da
sua parte, merita risalto per via del peso notevole (2,83%) che riveste sul totale
degli acquisti dall’estero effettuati dalla Bulgaria, nonché per la posizione di
primaria importanza che ricopre nella struttura delle esportazioni italiane verso il
mondo.
Nel periodo di riferimento l’import nel suddetto settore è cresciuto a ritmi inferiori
(15,18%) di quelli del più ampio comparto - 28,18% e rispettivamente il valore delle
importazioni è aumentato da 49,32 a 65,43 milioni di dollari. Nello specifico
dell’export italiano, la dinamica delle esportazioni italiane risulta inferiore (10,5%)
a questa media. Le aziende italiane non hanno saputo sfruttare la crescita
dell’import nel settore e nel comparto nel suo complesso. Il volume dell’export
italiano nel settore registra un calo del 32% da 5,52 milioni di dollari a 3,74 milioni
di dollari.
Nel complesso, oltre il 70% delle merci acquistate proviene dall’Unione Europea, al
cui interno la Grecia occupa una posizione di gran lunga predominante in virtù di
una quota di mercato pari al 61,5%.
22
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
−
•
Maglioni (golf), pullover, cardigan, gilet e manufatti similari, comprese le magliette
a collo alto, a maglia - è il secondo settore del più ampio comparto 61 “Indumenti
ed accessori di abbigliamento, a maglia” che risulta promettente per l’export
italiano. Questo settore a differenza di quello precedente, individuato lo stesso
promettente, si mostra in crescita sia per quanto riguarda i volumi dell’import
totale del settore, sia riguardante i volumi degli acquisti bulgari dall’Italia
aumentati da 5,13 milioni di dollari a 8,09 milioni di dollari. La quota italiana nel
corso degli anni si è mostrata stabile (34,3%), occupando ininterrottamente la
posizione del primo paese esportatrice nel settore. Seguono la Turchia, che ha
avuto un andamento molto positivo, la cui quota è aumentata dal 8,76% al 15,96% e
poi la Grecia con una fetta del mercato stabile di circa 13% per il periodo in
oggetto. La graduatoria dei primi importatori nel settore contiene anche la Spagna.
IL MERCATO
Nel corso degli ultimi anni la performance del prodotto italiano in entrambi i settori è
frenata da una forte concorrenza soprattutto di paesi, che hanno il vantaggio della
prossimità geografica con la Bulgaria, quali la Grecia e Turchia. Questa concorrenza si
è sentita soprattutto nel settore dei t-shirts e delle magliette a maglia e si è tenuta in
misure accettabili per quanto riguarda il comparto dei maglioni e dei cardigan, nel
quale Italia ha il ruolo di leader.
Visto il deterioramento della quota italiana nel comparto dei t-shirts, va anche
considerato il fatto di una tipologia d’indumenti di frequente uso e la preferenza da
parte dei clienti di tali prodotti a più basso prezzo. Nel caso del comparto dei maglioni
abbiamo una tipologia di prodotto di un prezzo più alto rispetto a quello dei T-shirts,
che fa scegliere la clientela i prodotti di qualità più alta, che tra l’altro è una delle
caratteristiche principali del prodotto italiano.
Il prodotto made in Italy si posiziona nella fascia medio-alta del mercato bulgaro
dell’abbigliamento. In effetti, il prodotto italiano si è già fatto strada nel Paese e viene
riconosciuto esattamente nella gamma alta del prodotto. I brand italiani più noti,
presenti sul mercato bulgaro, si distinguono per la loro qualità e stile, attirando la
clientela delle grandi città, soprattutto i segmenti medio-alti. Nel complesso gli
standard di vita della popolazione, però, rimangono ancora più bassi rispetto alla
media europea. Malgrado ciò, attualmente si avvertono segnali di miglioramento del
potere d’acquisto. Viste le prospettive di crescita, i produttori italiani dovrebbero
puntare maggiormente sulla competitività di prezzo dei prodotti, cercando di
rispondere in tal modo alle nuove esigenze del cliente bulgaro.
Nel triennio in esame l’interscambio commerciale in entrambi i comparti in oggetto ha
23
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
visto confermato un saldo positivo per la Bulgaria. Si registra un tale avanzo
commerciale per la Bulgaria sia nel più ampio comparto in oggetto, che nell’intero
macrosettore del tessile e abbigliamento. L’export bulgaro in questo macrosettore
rappresenta una quota del 25% dell’export totale bulgaro e rappresenta uno dei settori
di maggiore rilievo per l’economia del paese.
Circa il regime doganale per l’import di prodotti manifatturieri, inclusi quelli del
settore tessile e dell’abbigliamento, non sono previsti dazi doganali sulle importazioni
provenienti dai Paesi membri dell’UE. L’eliminazione dei dazi è effettiva dal primo
Gennaio 2002 in vista del prossimo ingresso della Bulgaria nell’Unione Europea (previsto
per il 2007).
Cotone
•
I settori più promettenti sono:
−
Tessuti di cotone, contenenti almeno 85 %, in peso, di cotone, di peso inferiore o
uguale a 200 g/m² - Nel triennio in esame il settore ha conosciuto un buon sviluppo
(DIM = 26,58%), grazie a variazioni annuali degli acquisti sempre crescenti, e di
forte entità. Così, le importazioni hanno fatto registrare un incremento di 26,5
milioni di dollari, toccando quota 70,5 milioni.
La maggior parte delle forniture hanno origine nell’Unione Europea, in primis
l’Italia (38,6%), le cui forniture nel settore sono più di raddoppiate, registrando un
accrescimento continuo (da 12,59 milioni dollari a 27,22 milioni dollari). L’Italia
tiene a distanza la Germania con una quota del 9,09%, assottigliatasi nel corso degli
anni in esame. Altri paesi europei con quote di rilievo sono la Spagna (7,76%) e il
Portogallo (6,61%). La Turchia ha invece dimostrato un dinamismo positivo, che si è
tradotto in una crescita sensibile delle proprie quota di mercato.
−
Tessuti di cotone, contenenti, in peso, almeno 85 % di cotone, di peso superiore a
200 g/m² - è l’altro settore nel gruppo dei tessuti di cotone, che ha mostrato
segnali promettenti per l’export italiano nel triennio in esame. All’interno del più
ampio comparto del cotone in generale, assume il maggiore peso sulle importazioni
totali (28,78%), e si caratterizza per un’elevata dinamica della domanda bulgara di
importazioni. L’export italiano ha approfittato dell’espansione del settore per
incrementare le proprie vendite, cresciute da 14,79 a 22,56 milioni di dollari. La
quota delle vendite italiane nel settore si è mantenuta stabile nel corso degli anni,
confermando l’Italia quale primo paese fornitore; segue la Germania con una fetta
del mercato bulgaro due volte più piccola di quella italiana. Si nota anche la
24
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
presenza della Grecia e della Turchia, le cui forniture evidenziano una crescita
continua.
•
IL MERCATO
Al positivo andamento della domanda di tessuti di cotone contribuiscono numerosi
fattori, il più importanti tra i quali è rappresentato dalla forte crescita dell’industria
tessile nel Paese nel corso degli ultimi anni. Il macro settore tessile e d’abbigliamento
è di grande importanza nell’industria bulgara con un apporto pari all’8,3% sulla
produzione manifatturiera totale. Il settore ha visto confermata una forte crescita, sia
in termini dei volumi produttivi (+52,5%), che in termini di vendite (+42,2%). Al
contempo, nonostante lo sviluppo avvenuto finora nel settore tessile, rimangono
ancora delle capacità produttive non utilizzate. Si tratta soprattutto di aziende di filati
e di tessuti, che lavorano al 40-50% delle loro capacità. Ciò conferma la necessità, per
le aziende del settore, di avvalersi alle forniture estere per sostenere i livelli di
produzione.
Prodotti farmaceutici
•
I settori più promettenti sono:
−
Medicamenti (esclusi i prodotti per usi medici, chirurgici, odontoiatrici o veterinari)
costituiti da prodotti anche miscelati, preparati per scopi terapeutici o profilattici,
presentati sotto forma di dosi (compresi i prodotti destinati alla somministrazione
per assorbimento cutaneo) o condizionati per la vendita al minuto - Nel triennio il
settore ha conosciuto una crescita sostenuta, che si è manifestata in un aumento
del valore delle importazioni, salito da 161,41 a 221,66 milioni di dollari. La
dinamica (17,19%) è in linea con la media; cresce l’attrattività del settore con un
peso (pari al 2,06%), abbastanza rilevante sulle importazioni complessive del Paese,
che ne fa uno dei primi settori dell’import bulgaro.
Il mercato è in prevalenza controllato dai paesi dell’UE (oltre 50%), la cui quota è
peraltro in continuo aumento; non c’è una leadership netta, per via di un’articolata
ripartizione delle forniture straniere nel settore. La Germania (16,56%), la Francia
(16,7%) e la Svizzera (12,70%) sono i concorrenti più temibili. In termini di fetta di
mercato, occupate dei primi paesi nel settore, la quota dell’export italiano pari a
4,9% potrebbe sembrare irrilevante, ma visto in termini di crescita dei volumi, si
registra un aumento notevole delle forniture italiane, da 2,44 milioni di dollari a
10,86. Oltre alla crescita in assoluto, si evidenzia anche un aumento triplo della
quota, passata dall’ 1,51% al 4,9%.
25
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
•
IL MERCATO
La crescita dei volumi d’import nel settore è dovuta soprattutto al continuo aumento
nel consumo di medicamenti. Secondo i dati statistici della Agenzia Esecutiva dei
Medicamenti le vendite nel paese sono aumentate da circa 249 milioni di Euro a 318,10
milioni. Dal rapporto fra medicamenti provenienti dall’import e quelli da produzione
locale, si evidenziano volumi d’import doppi rispetto a quelli della industria
farmaceutica locale.
La Cassa Nazionale di Previdenza Sanitaria è l’acquirente maggiore di medicinali
assieme al Ministero della Sanità per gli ospedali statali e ai comuni per gli ospedali di
loro gestione. La quota degli acquisti pubblici è di circa 70% sul totale.
L’organizzazione del mercato è disciplinata dalla Legge sui medicamenti.
Secondo la normativa le aziende produttrici di medicamenti non possono vendere
direttamente sul mercato e operano tramite distributori, oppure tramite vendita
diretta a ditte commerciali.
Joint Venture contrattuali (accordi di licenza)
Non vi sono specifiche norme che regolano la costituzione di una joint venture in Bulgaria.
In genere, la joint venture è una società formata congiuntamente da un socio bulgaro e da
uno straniero. La partecipazione straniera non ha limiti e la società può assumere
qualunque forma legale. Le società commerciali con simili obiettivi normalmente sono: la
OOD/SRL e la AD/SPA. Per quanto riguarda gli accordi sulle licenze, necessari per la
conclusione di simili contratti di joint venture, essi sono subordinati alle norme previste
nella Legge Commerciale (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 48/1991, ultimo
emendamento GU n°58/2003).
26
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
POLONIA
La Polonia, situata nel cuore dell’Europa,
offre molte possibilità a coloro che vogliano
intraprendere
rapporti
economicocommerciali. Innanzitutto, è il paese che
vanta un numero molto elevato di studenti.
Infatti, la Polonia risulta essere uno dei paesi
più giovani dell’Europa (la metà della
popolazione non ha compiuto ancora 35 anni
di vita). Quasi due milioni di giovani studiano negli atenei, costituendo così quasi la metà
della popolazione che studia (tra i 19 ed i 24 anni). In Polonia sono operativi 116 atenei
statali tra cui: 17 università, 18 scuole tecniche superiori (politecnico, accademia di
tecnica) nonché 263 università private. Vi trovano impiego oltre centomila scienziati di cui
la metà con il titolo di libero docente. A confermare la qualità del pensiero tecnicoscientifico sono le più grandi corporazioni multinazionali che aprono in Polonia i loro centri
di ricerca.
Importazioni polacche dall’Italia
I comparti di maggior peso tra le importazioni polacche dall’Italia sono di seguito indicati
(tra parentesi il peso sull’import totale):
•
Macchine ed apparecchi meccanici (25,3%);
•
Prodotti tessili (10,1%);
•
Apparecchi elettrici e di precisione 89,7%);
•
Autoveicoli (9,3%).
27
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
Grafico 3 – Polonia - Importazioni dall’Italia
30,00%
25,00%
20,00%
25,30%
15,00%
10,00%
9,70%
10,10%
9,30%
5,00%
0,00%
Macchine ed
apparecchi meccanici
Prodotti tessili
Apparecchi elettrici e
di precisione
Autoveicoli
Esportazioni polacche verso l’Italia
•
Autoveicoli (32,3%).
•
Macchine elettriche ed apparecchiature elettriche e di precisione (11,2%).
•
Metallo e prodotti in metallo (8,9%).
•
Prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali (6,8%).
28
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
Grafico 4 – Polonia - Esportazioni dall’Italia
32,30%
35,00%
30,00%
25,00%
20,00%
11,20%
15,00%
8,90%
6,08%
10,00%
5,00%
0,00%
Esportazioni
Autoveicoli
Macchine elettriche ed apparecchiature elettriche e di precisione
Metallo e prodotti in metallo
Prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali
Andamento dell’interscambio commerciale con l’Italia e degli investimenti
diretti esteri bilaterali
La comunità imprenditoriale italiana operante in Polonia è una realtà ampia e variegata.
Accanto ad una presenza tradizionale di grandi aziende (FIAT, Unicredito, Ferrero, Merloni,
Brembo), un numero crescente di piccole e medie imprese (si stima la presenza attiva di
circa 800 società a capitale, interamente o parzialmente, italiano) guarda con sempre
maggiore interesse al mercato locale, non più considerato semplicemente come uno sbocco
per la commercializzazione dei prodotti, ma anche come sede favorevole ad investimenti
produttivi e al lancio di produzioni verso i mercati dei Paesi vicini.
Nei primi 11 mesi del 2005 l’Italia si è confermata secondo partner commerciale del
Paese, dopo la Germania, con un interscambio pari a 11,5 miliardi di dollari. Il saldo
commerciale risulta da tempo a favore dell'Italia, che nel 2005 si è collocata al terzo
posto, sia come Paese fornitore, che come importatore. In tale contesto, va rilevato come
ad incidere sul buon andamento delle esportazioni polacche in Italia sia l’esportazione
della nuova Panda della Fiat, prodotta interamente in Polonia. Per quanto riguarda
l’esame settoriale, è interessante notare come gli scambi più consistenti tra i due Paesi
avvengano essenzialmente all’interno degli stessi comparti (macchine ed impianti,
29
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
metallurgia, elettrotecnica).
L’afflusso di investimenti dall’Italia ha raggiunto un totale di oltre 4 miliardi di dollari,
che collocano il nostro Paese tra i principali investitori in Polonia (dopo Francia, Olanda,
Stati Uniti, Germania, e spalla a spalla con la Gran Bretagna). In realtà la nostra posizione
potrebbe essere anche migliore, considerando che il secondo posto ricoperto dai Paesi
Bassi deriva dal fatto che molte imprese sono registrate in quel Paese, ancorché il capitale
investito sia di origine diversa.
Tra i nostri investitori, la Fiat rimane al primo posto, con un capitale investito globale di
1,8 di miliardi di USD, seguita dal settore dell’intermediazione finanziaria rappresentato
dall’Unicredito, con un investimento di 1,2 miliardi di USD per l’acquisto della banca Pekao
SA (seconda banca polacca). Da segnalare che con la fusione tra Unicredito e HVB si
dovrebbe realizzare in loco l’integrazione tra la banca Pekao SA e la banca BPH (terza
banca polacca), controllata da HVB, il che porterà alla creazione, sotto controllo italiano,
del maggiore gruppo bancario del Paese, con una presenza sul territorio di 1200 sportelli
ed una quota di mercato attorno al 20%. A completare la presenza italiana nel settore
bancario, si segnalano gli uffici di rappresentanza di San Paolo IMI, Banca Intesa, BNL, oltre
ad un ufficio del Monte dei Paschi di Siena presso la Banca Citybank Handlowy.
Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato
locale
Per la protezione ambientale è stata impostata una strategia di incremento della
presenza italiana nel settore investimenti e tecnologie, in collaborazione con
istituzioni/controparti italiane e polacche, con progetti di tipo formativo e promozionale.
Nel settore agro-alimentare si stanno moltiplicando le azioni promozionali (anche di tipo
privatistico) mirate, progettate e realizzate insieme agli enti territoriali italiani (regioni,
province, consorzi regionali), con il raccordo costante con i centri di influenza polacchi del
settore (associazioni e scuole di sommelier e cuochi, giornalisti), allo scopo di valorizzare
le produzioni tipiche italiane e diffondere la cultura della preparazione dei cibi italiani. È
in fase di svolgimento (dal dicembre 2004 fino al giugno 2006) il Programma Interregionale
a sostegno delle aziende italiane per la penetrazione o il consolidamento sul mercato
polacco, per tanti versi ancora molto ricettivo. Si tratta del programma di promozione
commerciale dei prodotti di qualità coordinato dal Ministero delle Politiche Agricole e
Forestali, di intesa con il Ministero delle Attività Produttive, realizzato con il contributo
delle Regioni e gestito dall’ICE e dall’ISMEA.
L’industria turistico-alberghiera rappresenta inoltre una opportunità rilevante di sviluppo
per la Polonia e quindi per le possibilità italiane di intervento in termini formativi, di
30
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
investimenti e di fornitura di attrezzature. Particolarmente interessanti potranno rivelarsi
le aree sciistiche dei monti Tatra e Sudeti (per quanto riguarda sport invernali e turismo
estivo) e l’area di Cracovia (turismo religioso).
Per quanto riguarda infine le infrastrutture, l’accesso alla UE, e di conseguenza il
sostegno comunitario, è il più forte stimolo di sviluppo al settore che il Paese abbia mai
avuto. Ma è anche un’occasione senza precedenti offerta all’imprenditoria italiana del
settore dei lavori e delle costruzioni, forte sia delle proprie tecnologie sia delle esperienze
acquisite nell’utilizzo dei fondi strutturali dell’Unione. Da non sottovalutare è infatti la
circostanza che la costruzione/ristrutturazione di alcune delle principali direttrici stradali
e ferroviarie polacche siano state inserite tra le priorità europee.
Valutazione degli investimenti diretti da e verso l’Italia
Sulla base delle considerazioni sopra espresse, mentre si sottolinea che non emergono
investimenti polacchi di rilievo verso l’Italia, i settori che si ritiene siano particolarmente
interessanti per sviluppare azioni di promozione degli IDE sono:
•
Trasformazione alimentare, in particolare nei settori lattiero-caseario e carni;
•
Utilities ambientali (in particolare nella gestione rifiuti e nella produzione di energia).
Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei
settori ad alto contenuto tecnologico
Opportunità di investimento e di sviluppo commerciale sono ravvisabili nei settori delle
tecnologie per il mercato energetico. In vista del vasto programma di privatizzazione
delle centrali energetiche per il calore e per l’elettricità si aprono scenari molto
interessati nel campo delle tecnologie per il miglioramento dell’efficienza energetica e
della compatibilità ambientale, sia nella produzione che nella distribuzione dell’energia
elettrica e termica, nonché delle reti di distribuzione del gas.
Un altro settore energetico che si sta rapidamente espandendo è quello della produzione
di additivi per il biodiesel (estri di colza), e degli impianti per energia rinnovabile (in
particolare eolica). In generale, va rilevato come interessanti opportunità di cooperazione
siano ravvisabili nel settore dell’ambiente e delle energie pulite. In questo campo la
Polonia dovrà adeguare gradualmente il livello delle emissioni inquinanti alla normativa
della UE e a quanto sottoscritto con il protocollo di Kyoto. Il Paese, la cui produzione di
energia elettrica proviene quasi interamente da centrali alimentate a carbone (circa il 96%
della capacità complessiva), ha grossi problemi di inquinamento, in particolare nella
regione della Slesia, dove è concentrato il maggior numero di centrali elettriche, anche
31
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
per la presenza di grossi giacimenti di carbone.
La Polonia intende procedere alla realizzazione di piccole centrali idroelettriche sparse nel
territorio e dell’ordine di alcune centinaia di MW, per sfruttare le non eccessive
disponibilità di acqua, ma che comunque potrebbero sopperire al fabbisogno delle
comunità locali. Per l’ammodernamento e ristrutturazione del comparto elettrico
nazionale, il cui fabbisogno è stato quantificato nell’ordine di 50 miliardi di dollari circa,
queste Autorità hanno chiesto espressamente il coinvolgimento di aziende e di capitali
esteri.
Anche il settore delle grandi infrastrutture, nella fattispecie reti stradali e ferroviarie,
presenta notevoli prospettive di inserimento delle nostre tecnologie e delle nostre
imprese.
Particolarmente ambizioso è il piano pluriennale di realizzazione di nuove autostrade e
superstrade, così come il raddoppio e l’ammodernamento delle linee ferroviarie esistenti.
Buone prospettive si ravvisano inoltre per il settore delle moderne tecnologie per la
trasformazione dei prodotti agricoli e dell’industria alimentare. L’adeguamento alle
normative comunitarie in tema di igiene e di standard di qualità, così come previsto
dall’acquis communautaire, porterà molte aziende alimentari polacche a dover adeguare i
loro impianti.
I settori più promettenti
I settori di interesse sono stati selezionati attraverso la ponderazione di quattro indicatori
fondamentali:
•
peso dei settori sulle importazioni complessive della Polonia;
•
dinamica della domanda polacca di importazioni nel settore;
•
dinamica delle esportazioni italiane verso la Polonia nel settore;
•
quota di mercato dell'Italia e dei suoi concorrenti sulle importazioni polacche nel
settore.
L'applicazione di tale criterio di selezione ha portato ad individuare i seguenti settori
"promettenti" (evidenziati in corsivo), classificati all’interno di più ampi comparti
merceologici:
•
Mobili (Mobili).
•
Cuoio e prodotti in cuoio (Calzature).
•
Macchine e apparecchiature elettriche e di precisione (Valvole e tubi elettronici e altri
32
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
componenti elettronici; Apparecchi medicali, chirurgici e ortopedici).
•
Macchine e apparecchi meccanici (Macchine e apparecchi per la produzione e l’impiego
dell’energia meccanica; Macchine per l’agricoltura e la silvicoltura; Macchine utensili).
•
Prodotti alimentari, bevande, tabacco (Oli e grassi vegetali e animali; Altri prodotti
alimentari).
•
Prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali (Prodotti chimici di base).
La selezione dei settori evidenziati è basata sull’analisi di statistiche di fonte
internazionale (ONU-Comtrade), che contengono dati espressi in dollari; per consentire una
visione più ampia, si è integrato il commento con i dati in euro sulle esportazioni italiane
diffusi dall’Istat.
Mobili
•
I settori più promettenti sono:
−
Mobili - Le importazioni rientranti in questo comparto, che in realtà s'identifica con
l'omonimo settore, ammontano a 421 milioni di dollari (0,8% dell’import totale).
La Germania, avendo sopravanzato l’Italia, occupa la posizione di primo fornitore,
con una quota attestata al 27,5%, che pure è in calo rispetto al 30,3% di quattro
anni prima. La fetta di mercato italiana, pari al 23,1% nel 2000, si è erosa fino al
19,5%, lasciando spazio a una moderata crescita di quella francese, passata dal 10,2
all’11,7 per cento. Su livelli nettamente inferiori, seguono la Svezia (4%) e la
Repubblica Ceca (3,9%), che non danno segnali di dinamismo.
Il calo della quota italiana si è accompagnato a una lieve flessione del valore delle
nostre vendite, passato dagli 87 milioni di dollari a 82 milioni.
Cuoio e prodotti in cuoio
•
I settori più promettenti sono:
−
Calzature – Il valore delle importazioni nel settore è stato di 310 milioni, cifra che
rappresenta un incremento del 27,4% rispetto all’anno precedente. Nell’ambito
dell’Unione Europea, la cui quota aggregata si è ridotta di ben dieci punti
percentuali negli ultimi quattro anni (da 53,4 a 43,3 per cento), l’Italia ha
mantenuto la posizione di primo fornitore su scala mondiale, ma dal 34% circa che
aveva ottenuto nel periodo 2000-2003 è scesa al 30%. I suoi concorrenti europei,
33
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
nessuno dei quali si dimostra in netta crescita, restano comunque molto distanziati
e, con la sola eccezione della Spagna (5,1%), hanno tutti quote inferiori al 3 per
cento. Molto diversa è la situazione dell’Asia orientale, la cui porzione è aumentata
dal 39,2 al 46,4 in quattro anni grazie alla forte spinta prodotta dal Vietnam, salito
rapidamente dall’8,6 al 16,1 per cento, dalla Malaysia (da 0,4% a 4,3%) e da Taiwan
(da 5,6% a 7,9%), mentre l’incidenza della Cina è crollata.
Secondo la fonte internazionale, in questo settore le nostre esportazioni verso la
Polonia sono ammontate a 93 milioni di dollari.
Macchine elettriche e apparecchiature elettriche e di precisione
•
I settori più promettenti sono:
−
Tubi e valvole elettronici e altri componenti elettronici – Il settore merita
attenzione per il forte dinamismo (la DIM è pari al 20,2%) e per il rilevante peso
(2,2%) che detiene sul totale delle importazioni polacche.
In termini di valore, le importazioni hanno raggiunto un picco di 1,2 miliardi di
dollari.
Dall’Unione Europea proviene il 54,7% delle forniture: al primo posto c’è la
Germania con una quota del 14,3%, abbastanza stabile nel tempo, mentre il Regno
Unito, che segue con il 13,5%. La Francia, anch’essa stabile, è il terzo fornitore
(8%). Altrove, si segnalano gli Stati Uniti (8,2%) e, a livello di macroaree, l’Asia
orientale (28,1%).
L’Italia ha fatto registrare una quota pari al 6,2%; in valore assoluto le nostre
esportazioni, secondo la fonte internazionale, hanno raggiunto i 75 milioni di dollari
rispetto agli appena 15 di sei anni prima.
−
Apparecchi medicali, chirurgici e ortopedici – La crescita del settore, pur non
essendo esaltante, è superiore alla media e si sostanzia in un incremento delle
importazioni da 292 a 368 milioni di dollari (DIM = 7,9%).
La quota dell’Unione Europea (56,4%), stabile negli anni, spetta per quasi la metà
alla Germania (26%); al secondo posto tra i fornitori europei, molto più in basso, c’è
l’Italia (6,1%). L’unico altro esportatore di peso è rappresentato dagli Stati Uniti, la
cui quota (22,3%) mostra una relativa stabilità. L’Asia orientale (11,3%) non dà
segni di accrescere la propria fetta di mercato, specie a causa di un calo della
quota giapponese (dall’8,3% al 5,2%). La quota italiana (6,1%) è rimasta pressoché
la stessa.
34
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
Articoli di abbigliamento e pellicce
•
I settori più promettenti sono:
−
Articoli di vestiario e accessori – Le importazioni del settore sono drasticamente
aumentate. La dinamica quadriennale delle importazioni, nonostante l’iniziale
flessione, è stata positiva (+9,2%) e superiore alla media (6,3%). La Cina, la cui
quota mostra incrementi del 3-4% ogni anno, è il primo fornitore si è aggiudicata
una fetta di mercato pari al 27,5%. Al secondo posto è salita la Turchia. All’interno
dell’Unione Europea l’Italia è diventata il primo fornitore, sopravanzando la
Germania. L’unico che dà dimostrazione di buon dinamismo, con piccoli ma
progressivi incrementi, è l’Ungheria (4,2%).
L’export italiano ha dato buona prova di sé. Le esportazioni italiane sono sempre
aumentate, passando da 40 milioni di dollari a quasi 70.
Macchine e apparecchi meccanici
•
I settori più promettenti sono:
−
Macchine e apparecchi per la produzione e l’impiego di energia meccanica, esclusi i
motori – Le importazioni sono rapidamente cresciute nel comparto, passando da
1,06 a 1,63 miliardi di dollari. In questo che è uno dei settori più "pesanti"
dell’import polacco (3% del totale), la dinamica quadriennale ha fatto registrare un
valore assai alto, pari al 15,3%. Circa l’80% delle forniture proviene dai Paesi
dell’UE, in primo luogo dalla Germania, la cui quota è aumentata dal 33 al 38,4 per
cento in quattro anni. L’Italia, che tuttavia mantiene la seconda posizione, ha
seguito un percorso inverso, passando dal 16,4 al 14,7 per cento durante lo stesso
periodo. L’ultimo concorrente di rilievo è la Francia (8,5%), in calo rispetto alla
quota che aveva conquistato negli anni precedenti (11,4%). Infine, merita una
segnalazione l’Ungheria, la cui posizione (4,2%) compie lenti ma continui progressi,
mentre appaiono modeste e in fase di stallo le quote di Regno Unito (2,7%), Stati
Uniti (3,2%), Giappone (2,4%) e Cina (2,2%).
L’erosione della quota italiana dimostra che il nostro export non ha tenuto il passo
con il ritmo delle importazioni polacche nel settore; ciò detto, va tenuto presente
che in valore assoluto le esportazioni dall’Italia sono nettamente aumentate,
subendo a volte lievi contrazioni. Gli articoli che l’Italia esporta maggiormente sono
compressori e pompe per vuoto (111 mln. €) e valvole e rubinetteria (83 mln.).
−
Macchine per l’agricoltura e la silvicoltura – Nel quadriennio le importazioni del
35
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
settore sono andate vicine al raddoppio, essendo aumentate da 179 milioni di euro
a 332 milioni; gli ultimi due anni sono stati particolarmente propizi, con un
incremento complessivo che ha sfiorato il 70 per cento. In conseguenza di tale
accelerazione, la dinamica mostra una valore assai alto, pari al 22,9%, ciò che
rende il settore interessante nonostante rivesta un peso limitato sul totale
dell’import polacco (0,6%). Oltre il 90% delle forniture è di origine europea, e la
Germania detiene una quota del 38%, nettamente al di sopra degli altri Paesi, ma in
lieve calo rispetto agli anni precedenti. L’Italia è il secondo fornitore con una fetta
di mercato del 13%, rimasta pressoché invariata, ed è seguita a un certa distanza
dalla Repubblica Ceca (9%), che ha invece più che raddoppiato, il proprio peso
sull’import polacco nel settore. Quote di un qualche rilievo hanno anche la Francia
(5,8%), il Regno Unito (5,4%) e il Belgio (5,2%), mentre è sorprendentemente
modesta la porzione degli Stati Uniti (3,9%).
La posizione italiana è dunque buona; in valore assoluto, la fonte internazionale
situa le esportazioni italiane a 43 milioni di dollari.
−
Macchine utensili – Le importazioni del settore stanno risalendo la china, grazie a
un incremento di quasi il 30%, hanno raggiunto il valore di 780 milioni di dollari.
L’attenzione per il settore è giustificata da un peso non trascurabile sull’import
polacco totale (1,4%) e da una dinamica (7,9%) più alta che nella media dei casi;
tuttavia, la relativa appetibilità che tali dati fanno emergere resta un poco
ridimensionata dalla considerazione che essa è in parte dovuta ai grandi
investimenti effettuati dalla Fiat per adeguare le linee di produzione della Seicento
alla nuova Panda.
In Europa, che assorbe oltre l’80% delle forniture, gli unici Paesi a distinguersi sono
la Germania (36%) e l’Italia (21,5%), che sono però caratterizzati da prestazioni
molto diverse: la quota tedesca, infatti, ha subito una netta erosione, mentre
quella italiana si è notevolmente accresciuta. In Asia orientale (14,3%), si rivelano
in crescita sia il Giappone (7,3%) che la Cina (5,2%).
L’exploit prodotto dall’export italiano è davvero notevole: secondo la fonte
internazionale le nostre esportazioni sono balzate da 77 a 167 milioni di dollari in
un solo anno. Come risulta da una disaggregazione del settore, tale impennata va
principalmente attribuita alle voci (SA 84669315) parti ed accessori di macchine
utensili che operano con asportazione di metallo, con esportazioni dall’Italia
aumentate da 2 a 51 milioni di euro, e (SA 84571010 – 90) centri di lavorazione per
metalli (da 1 a 33 mln.).
36
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
Prodotti alimentari, bevande, tabacco
•
I settori più promettenti sono:
−
Oli e grassi vegetali e animali – Pur non incidendo in modo particolarmente
significativo sull’import polacco (0,9%), il settore merita risalto per via di un
aumento pronunciato delle sue importazioni, passate da 361 a 517 milioni di euro.
La dinamica è pertanto elevata (12,7%), avendo un valore doppio di quella media
(6,3%). L’Unione Europea provvede a circa il 70% delle forniture, di cui il 30% è di
origine tedesca. La Germania aveva tuttavia un rilievo maggiore in passato, così
come i Paesi Bassi. Di queste défaillances ha approfittato il Belgio, che in quattro
anni è riuscito ad incrementare la propria fetta di mercato dal 7,6 al 18,7 per
cento.
L’Italia ha una quota molto modesta, pari al 2%: secondo la fonte internazionale, in
valore assoluto le nostre esportazioni sono aumentate da 5,2 a 10,2 milioni di
dollari nei quattro anni. Dei 517 milioni di dollari di merci importate, ben 324 si
riferiscono a panelli, che effettivamente sono quasi l’unico prodotto che ha
trascinato la crescita dell’import, con la sola parziale eccezione dell’olio di soia.
Molto limitata è invece l’importazione d’olio d’oliva.
−
Altri prodotti alimentari – Partite da un valore di 507 milioni di dollari, le
importazioni del settore sono notevolmente cresciute fino a raggiungere quota 662
milioni di dollari, corrispondenti all’1,2% dell’import polacco totale. Considerato il
settore nel suo insieme, i maggiori fornitori sono la Germania (26,7%), i Paesi Bassi
(11,9%), la Repubblica Ceca (7,5%) e la Francia (6,3%), mentre la quota italiana è
salda attorno ad un modesto 4,5% da ben cinque anni. Tuttavia, essendo questo un
settore residuale e dunque molto eterogeneo, conviene scomporlo per poter
analizzare i dati ad un livello più disaggregato. Così, una prima disaggregazione può
servire per commentare l’andamento delle importazioni di paste alimentari, che
interessa i produttori italiani: ebbene, risulta che in questo ambito il valore degli
acquisti dall’estero nel quadriennio è passato da 6 a 15 milioni di dollari. L’Italia è
al primo posto tra i fornitori europei con una quota del 34,4%. Nessun concorrente
europeo sembra in grado d’intaccare la posizione italiana, che è però passata in
secondo piano a causa dell’improvviso balzo fatto registrare dalla quota del
Vietnam.
Un altro settore d’interesse per l’Italia è dato dai prodotti della panetteria. La
Germania è leader di mercato con una quota del 28,4%, ed è seguita dalla
Repubblica Ceca (19,6%), pure in crescita. L’Italia è attestata al 10,4% ed è
incalzata da Paesi Bassi (8,2%), Bulgaria (6,9%), molto dinamica, e Regno Unito
37
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
(6,5%). Resta infine da analizzare il settore del caffè (torrefatto), che ha
incrementato le proprie importazioni da 22 a 32 milioni di dollari. La Germania
detiene qui il 49,6% del mercato, mentre l’Italia è scesa a una quota del 16,6%
rispetto al 20% dell’anno precedente. L’unico altro fornitore di rilievo è l’Ungheria
(7,3%).
Prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali
•
I settori più promettenti sono:
−
Prodotti chimici di base – Il grande peso relativo del settore (5% dell’import
polacco) e la dinamica, superiore alla media, che lo caratterizza (9,2%) sono tali da
giustificarne la trattazione specifica. Il valore delle importazioni ha raggiunto i 2,75
miliardi di dollari. L’export tedesco, qui come altrove, non conosce rivali e assorbe
il 28,8% del mercato. Molto distanziati i concorrenti: sono stabili i Paesi Bassi
(7,1%), in moderata crescita la Francia (7,5%), il Belgio (7,3%) e la Russia (5,8%),
mentre la Repubblica Ceca (4,8%) è in calo. Quanto all’Italia, ha una fetta di
mercato del 3,7%.
38
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
REPUBBLICA CECA
La Repubblica Ceca offre una serie di incentivi
per favorire la localizzazione di imprese
produttive estere nel Paese. Per meglio
gestire il flusso di investimenti diretti esteri e
per garantire una costante assistenza alle
imprese estere, il Governo ha costituito la
CzechInvest, Agenzia Ceca per gli investimenti
esteri, nel pieno rispetto delle regole fissate
dalla Commissione Europea in tema di aiuti pubblici.
Lo schema di incentivi agli investimenti e stato introdotto per la prima volta nell’Aprile del
1998 ed e valido indistintamente per le imprese estere e ceche. Dal 1 Maggio 2000, inoltre,
il sistema di incentivi fiscali e stato esteso anche alle imprese gia operanti in Repubblica
Ceca con progetti di espansione. Infine, il livello minimo di investimento e stato abbassato
a 10 milioni di dollari nel Gennaio 2002 dal Parlamento Ceco e, nelle regioni
industrialmente depresse, questo e stato fissato a 3 milioni di dollari.
Gli incentivi a disposizione per le imprese includono: esenzione dalle tasse sull’impresa per
10 anni, se la Società e di nuova formazione, o sconto parziale delle tasse sull’impresa per
5 anni, se la Società e già esistente; sovvenzioni alla creazione di nuovi posti di lavoro;
sovvenzioni per la formazione del personale; sconto sulla vendita di siti industriali e
garanzia sulle infrastrutture di collegamento; sconto sulla vendita di terreni di proprietà
dello Stato Ceco.
Gli incentivi sono disponibili collettivamente o singolarmente e sono stati congegnati in
modo da dispiegare il massimo effetto gia in coincidenza con le prime fasi del progetto
quando il cashflow in uscita è molto elevato.
Gli incentivi sono a disposizione per tutte le imprese che rispondano ai seguenti requisiti:
•
l’investimento deve essere effettuato in un settore manifatturiero, in cui almeno il 50%
dei costi della linea di produzione consistano in apparati meccanici ed elettronici
presenti nella lista di macchinari ad alto contenuto tecnologico approvata dal governo;
•
l’investimento deve essere effettuato attraverso l’acquisizione o la costruzione di un
nuovo impianto di produzione o nell’espansione o modernizzazione di un impianto già
operante per lanciare una nuova linea di produzione;
•
l’investitore deve investire almeno 350 milioni di Corone Ceche (circa 10 milioni di
39
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
Euro), il limite viene ridotto a 100 milioni di Corone Ceche (circa 3 milioni di Euro)
nelle regioni in crisi industriale;
•
almeno 145 milioni di Corone Ceche devono essere coperte dal capitale
dell’investitore, nelle regioni in crisi industriale il limite fissato e di 50 milioni;
•
gli investimenti in macchinari
dell’investimento totale;
•
la produzione proposta deve rispettare tutti gli standard ambientali Cechi.
devono
rappresentare
non
meno
del
40%
Nel Giugno del 2002 il Governo Ceco ha introdotto due nuovi programmi di incentivi agli
investimenti:
•
il programma quadro per il supporto di progetti nei servizi strategici;
•
il programma quadro per il finanziamento alla creazione e all'espansione di centri
tecnologici.
Gli incentivi offerti sono di due tipi:
•
sussidi all’attività economica, con la copertura fino al 50% delle spese eligibili, vale a
dire costi dei salari nei primi due anni, spese in conto capitale in edifici, macchinari e
apparecchiature, inclusi i costi per asset intangibili fino al 25% dei costi in conto
capitale;
•
sussidi per la formazione del personale, con copertura fino al 35% delle spese di
formazione speciale per impiegato e fino al 60% delle spese di formazione generale per
impiegato, laddove per formazione generale si intende la conoscenza che un impiegato
può utilizzare anche al di fuori della particolare impresa, mentre per formazione
speciale si intende la conoscenza acquisita per quel particolare investimento.
Interscambio
Nel 2005 l’Italia ha mantenuto in saldo positivo la propria bilancia commerciale con un
valore complessivo dell’interscambio di 7,7 miliardi di corone (circa 265 milioni di euro). Il
totale delle esportazioni italiane ammonta a circa 3 miliardi di euro mentre le importazioni
sono state pari a circa 2,7 miliardi di euro. L’export italiano nel periodo in esame si è
attestato al sesto posto dietro la Germania (30%), la Federazione Russa (5,6%), la
Slovacchia (5,4%), la Cina (5,2%) e la Polonia (4,9%), con una quota pari al 4,7% del
totale delle esportazioni nel Paese. Come cliente della Repubblica Ceca, l’Italia invece si
colloca al settimo posto, già occupato nel 2004, con una quota del 4,2%, posizionandosi
dopo Germania (33,2%), Slovacchia (8,7%), Polonia (5,5%), Austria (5,5%), Francia (5,4%) e
Regno Unito (4,6%). Nel 2005 osserviamo un certo peggioramento rispetto al 2004 della
40
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
posizione italiana come un partner della Repubblica Ceca.
Mentre la posizione nel caso delle esportazioni ceche, dove si nota una crescita del 6%
rispetto al 2004, rimane invariata, le importazioni dei prodotti italiani sentono una
diminuzione del 6,6% spostando l’Italia dal terzo al sesto posto nella classifica dei partner
commerciali più importanti.
La struttura delle importazioni non registra particolari cambiamenti rispetto agli anni
precedenti, confermandosi, tra le voci più significative, macchine e mezzi di trasporto,
unitamente a beni lavorati intermedi, manufatti vari e prodotti chimici. Stessa
composizione confermano anche le esportazioni.
Il nostro paese si conferma dunque fra i principali partner commerciali della Repubblica
Ceca, sia sul fronte delle importazioni che delle esportazioni.
In realtà la quota italiana delle importazioni risulta anche superiore a quella indicata,
perché molti prodotti italiani vengono importati nel paese da rappresentanze di nostre
aziende situate in Austria o Svizzera e pertanto vengono classificate come esportazioni di
quei paesi.
Nella struttura delle importazioni dall’Italia le voci più significative sono state “macchine e
mezzi di trasporto” che hanno contato per il 41,1% sul totale, seguite da “beni lavorati
intermedi” (25,4%) e “prodotti chimici” (11,6%).
Grafico 5 – Repubblica Ceca - Importazioni dall’Italia
32,30%
35,00%
30,00%
25,00%
20,00%
11,20%
8,90%
15,00%
6,08%
10,00%
5,00%
0,00%
Importazioni
Autoveicoli
Macchine elettriche ed apparecchiature elettriche e di precisione
Metallo e prodotti in metallo
Prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali
41
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
La composizione delle esportazioni ha ricalcato, almeno per le prime due voci, quelle delle
importazioni: il 45% infatti delle esportazioni ceche in Italia ha riguardato “macchine e
mezzi di trasporto”, seguite da “beni lavorati intermedi” (26,9%) e “manufatti vari”
(12,2%).
Grafico 6 – Repubblica Ceca - Esportazioni
45,00%
40,00%
35,00%
30,00%
45,00%
25,00%
20,00%
26,90%
15,00%
10,00%
12,20%
5,00%
0,00%
Macchine e mezzi di
trasporto
Beni lavorati intermedi
Manufatti vari
Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato
locale
I settori delle macchine e apparecchiature elettriche e di precisione, delle macchine e
apparecchi meccanici, degli articoli in gomma e in plastica, dei prodotti chimici e fibre
sintetiche e artificiali, del metallo e degli autoveicoli presentano le dinamiche più
interessanti in termini di incremento delle importazioni e opportunità per le imprese
italiane.
Parimenti in sviluppo è il settore alimentare, dove i prodotti della cultura enogastronomia
italiana, grazie anche all’aumento di reddito che consente acquisti di qualità, trovano
sempre una maggiore affermazione. Molto promettente è inoltre il settore turistico.
L’Italia risulta una delle mete preferite dai turisti cechi.
Possibilità di investimento potrebbero aprirsi per le aziende italiane in relazione
all’ulteriore fase di privatizzazione che dovrebbe portare, secondo le intenzioni del
42
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
governo, alla fine delle partecipazioni pubbliche.
Dopo la privatizzazione di CESKY TELECOM, monopolista della telefonia ceca, e di
UNIPETROL, la principale azienda energetica, si dovrebbe procedere alla privatizzazione
della quota detenuta dallo Stato nella CEZ, la compagnia elettrica di stato, e di CSA, la
compagnia aerea di bandiera, oltre alle società che gestiscono le principali miniere di
carbone del paese.
Nel settore edilizio, dove la presenza italiana è stata rilevante fin dai primi anni ’90,
attraverso la gestione e ristrutturazione di immobili abitativi e commerciali,
l’imprenditoria nazionale continua ad affermare la propria leadership, soprattutto nella
capitale, dove di recente un gruppo di investitori italiani ha acquisito uno dei più
importanti lotti di immobili del centro.
Essendo dal 1° maggio 2004 membro dell’Unione Europea, la Repubblica Ceca può ora
ricorrere ai Fondi Strutturali.
L’autorità che gestisce i Fondi Strutturali è il Ministero per lo Sviluppo Regionale.
Per la regione di Praga, un programma (71 milioni di euro) sarà basato sul miglioramento
dell’ambiente urbano e un altro (50 milioni di euro) sullo sviluppo delle risorse umane.
Particolarmente promettente appare, infine, il settore delle infrastrutture e dei trasporti
per il quale il Governo ceco ha approvato recentemente un Piano Nazionale per la
realizzazione di 1000 Km di autostrade, con le relative priorità per quanto attiene in
particolare il Corridoio 6 ed il completamento della circonvallazione di Praga.
Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei
settori ad alto contenuto tecnologico
Alcune aziende italiane operanti nel settore ad alto contenuto tecnologico segnalano
l’elevata qualità della manodopera locale, supportata da un adeguato sistema formativo.
D’altra parte è intenzione del governo di migliorare ulteriormente la competitività del
sistema economico nei settori Hi Tech, a tal fine è stato recentemente approvato un piano
nazionale per l’“Innovazione e Competitività” che prevede interventi pubblici, sia diretti
che a sostegno di iniziative private, tendenti ad incrementare il grado di innovazione del
sistema produttivo ceco e ad aumentare la quota sul PIL degli investimenti in ricerca e
sviluppo tecnologico.
Sono in corso notevoli adeguamenti strutturali della rete informatica e satellitare che
potrebbero presentare opportunità di investimento e collaborazione in materia.
43
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
Opportunità del mercato per il Made in Italy
Un’analisi effettuata esaminando la dinamica dei diversi comparti produttivi, i loro valori
in termini di incremento delle importazioni, ha evidenziato come i settori delle macchine e
apparecchiature elettriche e di precisione, delle macchine e apparecchi meccanici, degli
articoli in gomma e in plastica, dei prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali, del
metallo e degli autoveicoli presentino gli andamenti più interessanti in termini di
incremento delle importazioni e opportunità per le imprese italiane.
Parimenti in sviluppo è il settore alimentare, dove i prodotti della cultura
enogastronomica italiana, grazie anche all’aumento di reddito che consente acquisti di
qualità, trovano sempre una maggiore affermazione.
Molto promettente è inoltre il settore turistico. L’Italia risulta una delle mete preferite
dai turisti cechi.
Possibilità di investimento potrebbero aprirsi per le aziende italiane in relazione
all’ulteriore fase di privatizzazione che dovrebbe portare, secondo le intenzioni del
governo, alla fine delle partecipazioni pubbliche entro il 2005.
Dopo la privatizzazione di CESKY TELECOM, monopolista della telefonia ceca, e di
UNIPETROL, la principale azienda energetica, si dovrebbe procedere alla privatizzazione
della quota detenuta dallo Stato nella CEZ, la compagnia elettrica di stato, e di CSA, la
compagnia aerea di bandiera, oltre alle società che gestiscono le principali miniere di
carbone del paese.
Nel settore edilizio, dove la presenza italiana è stata rilevante fin dai primi anni ’90,
attraverso la gestione e ristrutturazione di immobili abitativi e commerciali,
l’imprenditoria nazionale continua ad affermare la propria leadership, soprattutto nella
capitale, dove di recente un gruppo di investitori italiani ha acquisito uno dei più
importanti lotti di immobili del centro.
Essendo dal 1° maggio 2004 membro dell’Unione Europea, la Repubblica Ceca può ora
ricorrere ai Fondi Strutturali.
Per la regione di Praga, un programma (71 milioni di euro) sarà basato sul miglioramento
dell’ambiente urbano e un altro (50 milioni di euro) sullo sviluppo delle risorse umane.
L’autorità che gestisce i Fondi Strutturali è il Ministero per lo Sviluppo Regionale.
Particolarmente promettente appare, infine, il settore delle infrastrutture e dei trasporti
per il quale il Governo ceco ha approvato recentemente un Piano Nazionale per la
realizzazione di 1000 Km di autostrade, con le relative priorità per quanto attiene in
particolare il Corridoio 6 ed il completamento della circonvallazione di Praga.
44
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
ROMANIA
Il caso della Romania è diventato un modello
di internazionalizzazione che ha fatto scuola
in tutto il mondo, con 18 mila imprese con
marchio italiano create in dieci anni.
Per investire in Romania oggi, occorre
abbandonare le produzioni di abbigliamento e
calzature e incoraggiare la presenza di grandi
imprese e anche medie e piccole ma nei setto
ri più avanzati come servizi ambientali, informatica, alta tecnologia e servizi bancari.
L’Italia si conferma come primo partner commerciale della Romani sia per quanto riguarda
l’import che l’export. Le principali tipologie merceologiche esportate dall’Italia verso la
Romania sono prodotti tessili, pelli, calzature, macchine agricole e industriali ed, infine,
prodotti chimici. Le merci importate in Italiana riguardano invece l’abbigliamento, la
maglieria, il cuoio e le calzature, i minerali ferrosi e non ferrosi.
Importazioni
Le importazioni di merci italiane in Romania, in continuo aumento, sono cresciute da 2,5
miliardi di dollari nel 2000 a 4,7 miliardi di dollari. Nel periodo di riferimento è stata
registrata una dinamica (DIM) del 24,15%.
Le importazioni romene dall’Italia si sono principalmente indirizzate, verso i seguenti
comparti merceologici (tra parentesi il peso sull’import totale dal nostro paese):
•
Prodotti tessili (compresa la maglieria)
In questo comparto le importazioni romene dall’Italia sono cresciute in modo continuo.
•
Cuoio e prodotti in cuoio (comprese le calzature)
Nel quadriennio considerato, le importazioni di merci italiane nel comparto sono
cresciute in notevole misura, aumentando in valore da 461 a 828 milioni di dollari, con
una dinamica pari al 21,5%. Ciò ha portato l’Italia a detenere una quota di circa 77% sul
totale dell’export mondiale in Romania in questo comparto, con un forte accento sui
settori cuoio (81,7%) e calzature (74%).
•
Macchine ed apparecchi meccanici
Questo rappresenta uno dei comparti costanti dell’import romeno dall’Italia, sempre
45
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
più dinamico. Un ruolo di primo piano nel comparto è rivestito dal settore apparecchi
per uso domestico (31,4% sul totale importazioni romene nel comparto), seguito da
macchine per impieghi speciali (29%).
•
Metallo e prodotti in metallo
Le importazioni dall’Italia nel comparto sono aumentate da 181 milioni di dollari a 464
milioni di dollari, mostrando una buona dinamica (37%) nel quadriennio in esame. I
flussi consistenti di importazione dall’Italia si sono registrati nei settori cisterne e
serbatoi in metallo; radiatori e caldaie e generatori di vapore.
Le importazioni romene dall’Italia principalmente si indirizzano verso i seguenti comparti
merceologici (tra parentesi il peso sull’import totale dal nostro paese):
•
Prodotti tessili (29%);
•
Cuoio e prodotti in cuoio (17,6%);
•
Macchine ed apparecchi meccanici (13%);
•
Metallo e prodotti in metallo (10%).
Grafico 7 – Romania – Importazioni dall’Italia
29,00%
30,00%
25,00%
17,60%
20,00%
13,00%
10,00%
15,00%
10,00%
5,00%
0,00%
Prodotti tessili
Cuoio e prodotti in
cuoio
Macchine ed
apparecchi
meccanici
46
Metallo e prodotti
in metallo
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
Esportazioni
Le esportazioni romene in Italia sono in continuo aumento. Secondo la fonte ONUComtrade, sono cresciute in valore del 85%, con tassi annuali oscillanti tra il 17 e il 23 per
cento circa, passando da 2,3 a 4,3 miliardi di dollari.
I comparti in cui si concentra gran parte dell’export romeno in Italia sono i seguenti (tra
parentesi il peso sulle esportazioni totali verso il nostro paese):
•
Cuoio e prodotti in cuoio (comprese le calzature)
È importante rilevare che la quasi totalità delle esportazioni del comparto rientra nel
settore delle calzature, mentre gli altri due settori che vi sono compresi, ossia cuoio e
borse e articoli da viaggio, generano flussi piuttosto limitati.
•
Articoli di abbigliamento (esclusa la maglieria)
Va sottolineato che quasi il 100% delle esportazioni classificate nel comparto si
concentra nel settore articoli di vestiario e accessori, n.c.a., mentre i settori
rimanenti, cioè articoli di vestiario in pelle e pellicce e articoli in pelliccia, hanno un
peso relativo assai limitato.
•
Prodotti tessili (compresa la maglieria)
All’interno del comparto, è il settore degli articoli in maglieria a rivestire il peso di
gran lunga maggiore (80% circa).
•
Metallo e prodotti in metallo
Contrariamente alla tendenza in forte aumento mostrata dagli altri principali comparti,
in questo il valore delle esportazioni non è variato in misura rilevante rispetto agli anni
precedenti.
I comparti in cui concentra gran parte dell’export romeno in Italia sono i seguenti (tra
parentesi il peso sulle esportazioni totali verso il nostro paese):
•
Cuoio e prodotti in cuoio (27%);
•
Articoli di abbigliamento (25%);
•
Prodotti tessili (12%);
•
Metallo e prodotti in metallo).
47
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
Grafico 8 – Romania – Esportazioni dall’Italia
27,00%
25,00%
30,00%
25,00%
20,00%
12,00%
15,00%
7,00%
10,00%
5,00%
0,00%
Cuoio e prodotto
Artic oli di
in c uoio
abbigliamento
Prodotti tessili
Metallo e
prodotti in
metallo
Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato
locale
Come ovunque, il Made in Italy gode di un’immagine di altissima qualità, anche se i prezzi
dei prodotti sono ancora elevati per le tasche del consumatore medio romeno. Il mercato
dei beni di consumo, dove la presenza italiana è più massiccia, ed in particolare dei
prodotti alimentari, condizionatamente alla crescita del tenore di vita della popolazione
(la fascia di acquirenti locali con maggiore potere di acquisto è calcolabile intorno all’810% su una popolazione totale di 21,7 milioni di abitanti), potrà tuttavia assumere un certo
interesse nel breve - medio termine.
Le maggiori opportunità per le imprese italiane emergono nei seguenti settori:
•
Settori tradizionali
−
•
Tessile/Abbigliamento/Calzaturiero - beneficiario ancora di una manodopera
competitiva sia per costi (valutati da alcuni studi di consulenza a circa 0,09
euro/minuto) che per l’alta preparazione e formazione professionale; settore di
tradizione nella collaborazione italo-romena.
Settori suscettibili di positivi sviluppi a breve - medio termine
−
Turismo – con un potenziale paesaggistico spettacolare (monumenti, musei, litorale
48
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
marino, località balneo-climatiche, caccia e pesca sportiva; le più interessanti zone
turistiche della Romania sono: i Carpazi, il Litorale del Mar Nero, il Delta del
Danubio (il più ampio parco faunistico d’Europa), la Moldavia–Bucovina, la regione
di Maramures (una della più caratteristiche zone storico etnografiche), con
stabilimenti da ristrutturare e un grande potenziale per l'agriturismo.
−
Costruzioni – settore che conoscerà nei prossimi 10-12 anni uno sviluppo
specialmente nelle zone urbane con il sostegno del governo e con lo sviluppo del
credito ipotecario. Nel 2004 il settore ha registrato una crescita del 10%.
−
Infrastrutture/Trasporti – settore per cui il Governo romeno ha elaborato una
strategia a medio-lungo termine (dieci anni) nella quale sono previsti
l’ammodernamento e lo sviluppo del sistema ferroviario e stradale nonché la
realizzazione di due corridoi di trasporto autostradale. Per quanto concerne il
sistema di strade nazionali e le autostrade il programma verrà realizzato in 15
tappe, al termine delle quali dovranno essere riabilitati più di 9.000 Km di strade
nazionali. I finanziamenti dovrebbero provenire dalla Banca Europea per la
Ricostruzione e Sviluppo (BERS), dalla Banca Internazionale per la Ricostruzione e
Sviluppo (IBRD), dalla BEI, dall'Unione Europea (programmi ISPA e PHARE) e dal
Governo romeno. La componente ISPA ha rappresentato senza dubbio in questi anni
stata la componente più significativa dei finanziamenti nell’ambito delle
infrastrutture di trasporto, con un budget per il periodo 2000-2006 che anche qui
supera il miliardo di Euro.
−
Ambiente – settore per cui la Romania viene strettamente monitorata da parte
dell’Unione Europea a causa dei grossi problemi, in particolare nei settori chiave
della qualità dell’acqua, del trattamento dei rifiuti e dell’inquinamento
atmosferico e del suolo. Il settore gode già di finanziamenti comunitari, tramite il
programma ISPA (50% ambiente, 50% trasporti) e, recentemente, tramite il
programma Sapard con le componenti principali su impianti di potabilizzazione
acqua e trattamento acque reflue e fognature. Il settore avrà, comunque, a lungo
termine necessità di capitale estero. Si stima infatti che il costo totale dello sforzo
di adeguamento agli standard comunitari nei quattro settori fondamentali
dell’acqua, dei rifiuti, dell’inquinamento industriale e della conservazione del
patrimonio naturale ammonti a circa 63 miliardi di euro, e potrà essere completato
solo nel 2050.
Particolare rilevanza assume in questo ambito il programma di pre-adesione ISPA
nella sua componente ambientale, che tra il 2000 ed il 2006 dovrebbe fornire
finanziamenti per un ammontare di 1,19 miliardi di Euro, affinché la Romania possa
49
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
adeguarsi alle direttive europee in materia ambientale, soprattutto in quei settori
critici ove l’adeguamento significa rilevanti investimenti (acqua potabile,
trattamento delle acque reflue, gestione dei rifiuti solidi e dei rifiuti pericolosi,
inquinamento dell’aria). A partire dal 2007 i fondi preadesione come l’ISPA si
trasformeranno nei Fondi di Coesione e dovrebbero quindi aumentare di circa 7-8
volte rispetto alla dotazione finanziaria al momento dell’adesione.
−
Agroindustria – settore che sta attraversando da oltre dieci anni un periodo di crisi,
dovuto soprattutto all’obsolescenza delle attrezzature e alla arretratezza delle
tecniche che impediscono di soddisfare la domanda interna e costringono la
Romania ad importare i prodotti agroalimentari. Dunque, nonostante l’enorme
potenziale produttivo dei terreni, ricchi di humus, la carenza di adeguati volumi di
capitale rende difficili gli ammodernamenti strumentali e strutturali di cui
necessitano le aziende del settore.
Le prospettive per le aziende italiane interessate al mercato romeno sono sicuramente
favorevoli, non solo per la posizione geografica del Paese e per il numero dei suoi abitanti
(21,7 milioni di potenziali consumatori), ma anche per i vantaggi comparati che ancora
offre la delocalizzazione produttiva.
Tra i settori più importanti, oltre a quelli tradizionali del tessile/abbigliamento e della
trasformazione del legname, suscettibili di positivi sviluppi a breve-medio termine sono
quelli dell’informatica e telecomunicazioni (che dal 1 gennaio 2003 sono completamente
liberalizzati) e delle costruzioni, nonché i comparti che beneficiano (e beneficeranno) dei
finanziamenti UE (i già citati programmi Phare, Ispa, Sapard) quali: infrastrutture,
trasporti, ambiente, agro-industria e turismo rurale.
Per quanto riguarda la presenza di istituti di credito italiani in Romania, alcune tra le
nostre più importanti banche hanno proprie filiali (Banca di Roma, Gruppo Veneto Banca),
desk operativi (Banca Intesa BCI, Monte dei Paschi di Siena, Banca Popolare di Verona), o
hanno effettuato acquisizioni di quote di banche locali. Così, Unicredito ha acquisto la
turca Demirbank, trasformandola in Unicredit Romania; la San Paolo IMI ha acquistato il
97% della West Bank, trasformandola in San Paolo IMI Bank Romania; il gruppo di società
italiane IMM Manufatti Maglierie ha rilevato il pacchetto maggioritario della Daewoo Bank
Romania e la Banca Popolare di Vicenza ha acquisito il 5% della filiale romena
dell’austriaca Volksbanken A.G.
Anche nel 2005, si sono registrate nuove operazioni di sviluppo delle rete bancaria italiana
in Romania. UniCredit Romania ha aperto una seconda agenzia a Costanza proseguendo la
strategia di consolidare la presenza nelle regioni con potenziale economico raggiungendo il
numero di 36 unità operazionali. Peraltro con la recente fusione con l’HVB, secondo gruppo
50
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
finanziario tedesco presente anche sul mercato romeno, la rete locale dell’Unicredit
acquista una dimensione ancor più considerevole, in funzione della quale si annuncia
l’assunzione di oltre 500 persone.
Anche il San Paolo IMI Romania, che attualmente ha una rete territoriale di 17 agenzie e 7
succursali, sta esaminando la possibilità di estendere la propria attività sul mercato
romeno, finora concentrata soprattutto agli imprenditori italiani operanti in Transilvania.
Mentre il Gruppo Veneto Banca, azionista di maggioranza della Banca Italo Romena,
acquisendo l’85% delle azioni della compagnia di leasing Dutch Romanian Trading Group
(DRT), è entrato sul mercato del leasing, rilevando una struttura aziendale avviata con il
proprio management, che si stima abbia un valore di mercato tra 1,5 – 2 milioni di euro.
Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale in
settori ad alto contenuto tecnologico
•
Servizi bancari
Le possibilità di investimento nel settore bancario sembrano stimolanti. Le stime di
crescita del settore per i prossimi anni sono elevate: il credito al settore privato
crescerà ancora nel decennio prossimo del 25% su base annua. Il grado di
intermediazione bancaria del paese, pur aumentando ad un ritmo pari al 40% annuo
nell’ultimo triennio, è ancora basso (21% sul PIL).
Tutti questi elementi evidenziano che nel mercato bancario romeno c’è il potenziale di
crescita ed anche lo spazio per crescere. Attualmente in Romania ci sono 40 banche,
alcune delle quali ancora molto piccole, che dovranno comunque essere acquisite da
gruppi più grandi: si confida quindi molto nel ruolo che gli istituti di credito stranieri
possono rivestire in quest’opera di riequilibrio e consolidamento degli assetti
proprietari nel settore (dopo la privatizzazione di BCR e CEC il 98% del sistema bancario
romeno sarà privato, ed il 70% sarà in mani straniere).
•
Informatica e Telecomunicazioni
Settore che classifica la Romania come ottava tra i paesi esteuropei, con uno sviluppo
dinamico e che gode di una posizione prioritaria nella politica del Governo romeno
(progetti
per
l’informatizzazione
del
sistema
fiscale,
assicurazioni,
dell’amministrazione pubblica, delle scuole e commercio elettronico).
•
Industria della Difesa
Settore per il quale il prossimo biennio dovrebbe rappresentare un punto di svolta in
quanto la Romania, in qualità di membro della NATO, dovrà adeguare il proprio
modello di Difesa alle esigenze della sua nuova collocazione internazionale. A partire
51
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
dal 2007 finanziamenti significativi dovrebbero essere disponibili sul bilancio statale
per ammodernare le Forze Armate romene e per rivitalizzare l’industria locale della
difesa, in modo che le risorse destinate a tal fine vengano principalmente spese
all’interno del Paese, creando opportunità anche per la ripresa delle esportazioni
militari. Oltre quindi alle inevitabili acquisizioni di materiali e sistemi da effettuare
all’estero, si prevede che la Romania concentri i propri sforzi attraverso forniture che
possano essere realizzate attraverso una significativa capacità produttiva locale,
privilegiando contratti di offset incentrati sul trasferimento di tecnologia e che
prevedano forme diverse di coproduzione. Molto interessanti le prospettive delle
privatizzazioni e delle collaborazioni industriali in questo settore.
Joint venture contrattuali (accordi di licenza)
Ai sensi della normativa romena, la joint-venture è una società costituita congiuntamente
da soci romeni e stranieri. La partecipazione degli investitori esteri non è limitata, e la
società può avere ogni forma contemplata dalla Legge N. 31/1990 (con ulteriori modifiche
e completamenti) sulle società commerciali.
La Legge sulle società commerciali non pratica alcuna differenza tra soci persone
fisiche/giuridiche romene e straniere. I soci stranieri non sono soggetti ad alcuna
limitazione in più rispetto a quelli romeni nello svolgimento di attività imprenditoriali in
Romania.
Il Codice commerciale romeno contempla anche la forma di associazione in
partecipazione, a tempo determinato o indeterminato, per lo sfruttamento di beni o
know-how che le parti utilizzano insieme a scopo di profitto.
Per quanto riguarda, invece, gli accordi di licenza (produzione su licenza, vendita su
licenza, uso di marchi e brevetti), le norme nazionali sono integrate con le disposizioni
delle varie convenzioni ed accordi internazionali in materia, sottoscritti e ratificati dalla
Romania.
L’accordo di concessione, da parte della controparte italiana, di una licenza produttiva
può essere un primo strumento efficace e flessibile (una forma di collaborazione meno
impegnativa seppur implicante un minor controllo sul prodotto finale) per avviare un
inserimento progressivo nel mercato romeno. Potrebbe rivelarsi una tappa intermedia nella
futura costituzione di una joint-venture in loco per associazione nel rispettivo ciclo
produttivo.
52
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
SLOVENIA
Sono molteplici le ragioni che inducono a
individuare nella Slovenia una vantaggiosa
destinazione per i propri investimenti. La
principale ragione è un elevato senso etico in
ambito economico e lavorativo, ottime
relazioni con i mercati occidentali e sudorientali, una posizione centrale in Europa ed
eccellenti infrastrutture, e non ultimo l’elevato standard della qualità della vita.
Una serie di fattori favorevoli consente di creare un clima adatto all'inizio di un'attività
economica:
•
Una legislazione in linea con gli standard dell'Unione Europea;
•
I processi amministrativi previsti per l'inizio di un'attività economica corrispondono a
quelli degli stati membri UE,
•
Un livello di imposizione fiscale tra i più bassi a livello europeo gli investitori stranieri
sono autorizzati a rimpatriare i loro guadagni e il capitale investito in misura illimitata
una politica governativa favorevole agli investimenti.
Dietro a molte scelte d’investimento si nascondono una serie di industrie e una rete di
fornitori sempre disponibili in Slovenia.
Interscambio con l’Italia
L’Italia si rafforza notevolmente, pur rimanendo in seconda posizione, con un incremento
dell’export verso la Slovenia di circa 19,4% in valore rispetto allo stesso periodo dell’anno
precedente (2.453 milioni di Euro, anziché 2.087, nei primi dieci mesi del 2005).
L’incremento delle esportazioni italiane è stato di ben 366 milioni di Euro; con tale balzo,
l’Italia si avvicina rapidamente alla Germania leader del mercato.
Aumentano anche le esportazioni slovene in Italia, che raggiungono 1.499 milioni di Euro
nei primi dieci mesi del 2005 (1.327 milioni di Euro nei primi dieci mesi del 2004). Le
forniture italiane verso la Slovenia riguardano una gamma abbastanza vasta di prodotti,
tra cui macchinari (d’uso generale, d’uso specializzato, veicoli stradali), oli e carburanti,
apparecchi elettrici e per telecomunicazioni, metalli e prodotti di metallo, prodotti tessili
e abbigliamento, oltre, naturalmente, ai prodotti alimentari, specialmente frutta ed
53
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
ortaggi nonché vari tipi di pasta alimentare. Gli acquisti italiani riguardano
prevalentemente veicoli da trasporto, prodotti metallici, metalli non ferrosi,
apparecchiature elettriche, tessuti e prodotti tessili, abbigliamento ed alcuni prodotti
siderurgici.
Le forniture italiane verso la Slovenia mostrano un consistente aumento e riguardano una
gamma abbastanza vasta di prodotti, tra cui macchinari (d’uso generale, d’uso
specializzato, veicoli stradali) apparecchi elettrici e per telecomunicazioni, metalli e
prodotti di metallo, prodotti tessili, abbigliamento, alcuni prodotti siderurgici.
Vanno inoltre rilevati i prodotti alimentari, specialmente ortaggi e frutta nonché vari tipi
di pasta alimentare, prodotti che però sono ancora ostacolati da misure non tariffarie. Gli
acquisti italiani riguardano prevalentemente metalli e prodotti in metallo (subfornitura),
veicoli da trasporto, metalli non ferrosi, apparecchiature elettriche, tessuti e prodotti
tessili, abbigliamento, alcuni prodotti siderurgici. L’Italia contribuisce in larga misura
all’import sloveno nei comparti per i quali la domanda resta vivace e ricca di opportunità
per il nostro Paese. Oltre alla tradizionale fornitura di beni industriali e intermedi, l’Italia
assicura la fornitura di beni di consumo per i quali la nostra produzione è famosa nel
mondo (moda, arredamento, agroalimentare, ecc.) anche approfittando di una crisi
strutturale di questi comparti produttivi sloveni che sono a bassissima competitività per
eccesso di personale e scarsità di tecnologie.
Sempre in base ai dati più recenti, in Slovenia sono presenti circa 100 aziende italiane, con
un n° di circa 4.000 addetti, operanti nei seguenti settori: settore bancario, produzione
tessile, distribuzione abbigliamento, produzione pelletteria, macchine lavorazione pelle e
componentistica, produzione occhiali e montature, distribuzione gas naturale, commercio,
produzione zucchero, produzione di macchine agricole e componentistica, motori,
distribuzione caffè, costruzioni civili, distribuzione stampa, semilavorati in legno, mobili,
materiale
ferroviario
e
rotabile,
produzione
elettro-medicali,
distribuzione
componentistica auto, produzione di gas tecnici, acciaio.
Le esportazioni slovene in Italia sono concentrate principalmente nei seguenti comparti
merceologici (tra parentesi il peso sul totale):
•
autoveicoli (20,2%);
•
prodotti della metallurgia, strutture e utensili metallici (17,3%)
•
prodotti dell’ICT, elettrotecnica, strumenti di precisione (9,8%)
•
macchine e apparecchi meccanici (8,7%).
54
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
Grafico 9 – Slovenia – Esportazioni in Italia
20,20%
25,00%
17,30%
20,00%
9,80%
15,00%
8,70%
10,00%
5,00%
0,00%
Autoveicoli
Prodotti della Prodotti dell'ICT,
elettrotecnica,
metallurgia,
strumenti di
strutture e
precisione
utensili metalicci
Macchine e
apparecchi
meccanici
Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato
locale
I comparti nei quali si sono maggiormente concentrate le importazioni slovene danno luogo
alla seguente graduatoria:
1. metalli e prodotti di metalli;
2. prodotti raffinati del petrolio;
3. macchinari ed attrezzature;
4. autoveicoli e parti;
5. prodotti chimici.
Il consistente incremento dei nostri traffici verso questo Paese, che nel 2004 è stato pari al
15,1% in valore, mostra però a livello settoriale dei picchi di aumento e di decremento che
meritano di essere commentati.
Il maggiore incremento in assoluto è registrato dal settore dei carburanti le cui
esportazioni passano da 303 milioni di euro del 2003 a ben 429,4 milioni di euro del 2004
(111 milioni di euro nel 2002).
Rilevanti aumenti si sono registrati nel periodo preso in considerazione, per automobili e
parti (da 158,4 a 255,4 milioni di euro), per i prodotti agroalimentari, che passano da
55
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
106,2 milioni di euro del 2003, a ben 160,2 milioni di euro del 2004, e ai prodotti in gomma
e plastica che hanno registrato nel periodo preso in considerazione un aumento meno
eclatante, ma costante.
Sostanziale e significativo incremento anche per il settore abbigliamento il cui import
dall’Italia passa da 34,3 milioni di euro del 2003 a 100,1 milioni di euro del 2004 (191,8%).
Ha registrato un notevole aumento anche il settore altri mezzi di trasporto che passa da
11,0 del 2003 a 21,7 milioni di euro del 2004.
Il settore tessili passa da 215,5 nel 2003 a 93,2 milioni di euro nel 2004. Questa variazione
negativa e da attribuire alla crisi dell’industria dell’abbigliamento in Slovenia. Sta infatti
diminuendo fortemente la produzione e quindi il fabbisogno di tessuti, aumenta invece del
191,8% l’acquisto di prodotti finiti dall’Italia (abbigliamento).
Stazionari o con basse oscillazioni in più o in meno, tutti gli altri settori, incluso il settore
del legno e prodotti di legno e dell’arredamento.
Investimenti italiani
La Slovenia rappresenta per l'Italia il terzo mercato di sbocco nei paesi dell'Est Europa,
dopo quello della Russia e della Polonia.
Non mancano casi di aziende italiane che hanno scelto la Slovenia come meta dei loro
investimenti produttivi. Tra i maggiori possiamo menzionare gli investimenti della Fiat, che
già alla fine degli anni Ottanta aveva realizzato una joint-venture con la slovena Tam, o il
Gruppo Saffa che ha acquisito la Cartiera di Kolicevo. Importanti sono anche le fabbriche
Tekstilindus di Kranj e la Yulon di Lubiana del Gruppo Tessile Bonazzi di Verona;
ricordiamo inoltre la Weissenfels di Fusine in Valromana (Udine) che ha scelto la Slovenia
per delocalizzare parte della sua attività industriale. Rilevante anche la joint venture
dell'Europaper di Trieste con la segheria slovena Avsec. Ed inoltre per completare la rosa di
esempi, possiamo menzionare la Slovenski Plinovodi (Gruppo Dondi), la Milinotest
(Biscottificio Primavera), la Veriga (lrca S.p.A.), l'Adriaplin (Italgas) e la Sloga (Pasticceria
Italiana).
Nella maggior parte dei casi, le joint-venture, così come le società a capitale interamente
italiano, sono di piccole dimensioni. Un'esperienza pilota nel campo dell'insediamento in
Slovenia di nuove iniziative industriali di questo tipo è rappresentato dall"'incubatore" di
Sezana, una località che dista solo due chilometri dal confine italo - slovena di Trieste.
Nell'area attrezzata di Sesana si sono insediate recentemente sei nuove imprese italiane.
La localizzazione in Slovenia è conveniente per gli imprenditori italiani sia per il costo del
lavoro che per il livello della tassazione, che è del 25% sugli utili societari, anche se non
56
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
esistono particolari agevolazioni agli investimenti esteri. Secondo alcuni imprenditori
italiani il costo del lavoro che è più alto del costo del lavoro in altri Paesi dell'Europa
Centro - orientale viene però compensato dai minori oneri della logistica (Lubiana dista
solo una novantina di chilometri dai confini con l'Austria e l'Italia), dall'alta scolarizzazione
e dalla buona preparazione professionale, dalla sostanziale assenza di fenomeni di
corruzione e dall'alto grado nella certezza del diritto acquisito dal sistema legislativo
sloveno.
Insediarsi con attività industriali in Slovenia, oltre che alla relativa convenienza del costo
del lavoro rispetto all'Italia, all'apprezzabile livello tecnico delle maestranze e alla
vicinanza geografica (da Lubiana, capitale della Slovenia, si arriva in meno di un ora di
automobile al confine con l'Italia), può essere profittevole anche per la recente adesione
del Paese al CEFTA (Central European Free Trade Agreement), un patto commerciale nel
quale fanno parte la Polonia, l'Ungheria, la Repubblica Ceca, la Romania e la Slovacchia,
mirante, a fine millennio, all'abbattimento totale delle barriere doganali tra i Paesi
membri.
Da quanto detto ne deriva che, produrre in Slovenia significa anche collocare i prodotti nei
Paesi CEFTA, fruendo di progressive riduzioni dei dazi.
La Slovenia è un membro anche dell' "Alps-Adriatic working group", la quale fu fondata nel
1977 e comprende 18 regioni dell'Austria, dell'Italia, della Svizzera, della Germania,
dell'Ungheria e della ex-Jugoslavia (tra cui la stessa Slovenia). Questo gruppo di lavoro si
dedica principalmente alle cooperazioni Delle aree degli affari, dell'ambiente, della
cultura, dell'informazione, del trasporto e del turismo.
Inoltre la Slovenia fa parte del "Central European Initiative", insieme con l'Austria, la
Croazia, la Bosnia Erzegovina, la Macedonia, la Repubblica Ceca, l'Ungheria, l'Italia, ].a
Polonia, la Slovacchia e altre.
Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei
settori ad alto contenuto tecnologico
Le più importanti possibilità di cooperazione nel settore delle tecnologie potrebbero
nascere soprattutto nei settori non ancora interamente privatizzati. Si pensi, soprattutto,
al settore della telefonia fissa e a quello della telefonia mobile. Quest’ultimo, che negli
ultimi tempi ha visto l’arrivo in Slovenia di operatori internazionali come Vodafone, offre
delle amplissime possibilità di collaborazione, così come il settore televisivo che, grazie
alla capillare diffusione delle TV via cavo, presenta grandi opportunità di diffusione della
tecnologia del digitale terrestre.
57
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
Sempre nel settore comunicazioni, il cablaggio quasi completo dei più grandi centri abitati
dovrebbe aprire spazi promettenti per gli Internet providers, che in Slovenia si dividono un
mercato sempre più grande a dispetto delle ridotte dimensioni (con una vistosa eccezione)
dei singoli operatori.
Le zone franche in Slovenia
Per attrarre investimenti stranieri la Slovenia ha istituito delle zone franche o "free trade
zone", riservando una particolare attenzione al reale incremento dell'occupazione. Con la
legge n. 1947, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale slovena (Uradni list) n. 45 del 12 giugno
1998, il Governo della Repubblica di Slovenia ha regolamentato sia la costituzione, prevista
nei porti e aeroporti adibiti al traffico internazionale, che il funzionamento delle zone
franche fino al 1° gennaio 2010 (articolo 1, comma 2).
Le attività contemplate nella normativa - articolo 18 - sono quelle produttive svolte a
carattere "artigianale" quindi di piccole e medie dimensioni, l'erogazione di servizi,
l'attività bancaria e finanziaria, la vendita all'ingrosso, mentre la vendita al dettaglio è
consentita solo nel confronti degli altri utenti della zona.
Obblighi e requisiti per poter operare all'interno delle zone:
•
gli imprenditori devono essere registrati in Slovenia per l'attività da svolgere all'interno
della zona;
•
tenuta di una contabilità separata;
•
l'impresa deve comportare un aumento degli occupati;
•
almeno il 5 1 % del valore delle merci importate deve essere esportato.
Agevolazioni:
•
dazi import: zero;
•
dazi export;
•
verso Ue: 1% verso EFTA: zero;
•
l'aliquota sugli utili 10%;
•
riduzione fiscale pari al 50% del valore dell'investimento effettuato, l'imponibile viene
ridotto di una somma pari a 50% dei salari corrisposti ai lavoratori assunti nell'anno di
esercizio che prima risultavano disoccupati da almeno sei mesi. In breve saranno
operative le zone franche di Capodistria e Maribor.
58
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
Opportunità del mercato per il Made in Italy
Macchine e apparecchi meccanici, elettrodomestici
Il comparto, che è molto vasto (comprende ben quattordici settori), presenta una dinamica
delle importazioni pari al 41,38%, superiore alla media generale (26,68%), e un peso
relativo del 10,9%, corrispondente a un valore degli acquisti di 1,5 miliardi di dollari.
La dinamica delle importazioni dall’Italia (44,72) si è mantenuta superiore alla media
slovena: le nostre esportazioni nel comparto sono pertanto accresciute fino a raggiungere i
356 mln. $; di conseguenza si è ampliata la nostra presenza sul mercato.
I principali fornitori nel comparto sono i paesi europei, primo fra tutti la Germania, la cui
quota peraltro si è ridotta, sia pure leggermente, dal 34,7 al 33,9%; l’Italia rappresenta il
diretto concorrente mentre gli altri paesi seguono a distanza. L’Austria, ad esempio, è
l’unico tra gli immediati concorrenti a vantare una presenza in crescita (dall’8,2 al 9,6%); a
seguire la Francia (stabile al 4,3%), Croazia, Ungheria e Rep. Ceca (con quote intorno
all’1,3-1,5%).
•
I settori più promettenti sono:
−
Macchine per impieghi speciali – Si tratta di un settore dalla definizione
apparentemente oscura, che ricomprende al suo interno una vasta categoria
merceologica (essiccatori, macchine per stampa, macchine tessili, laminatoi). Il
rilievo dato al settore si giustifica in virtù di una dinamica pari al 51,69%, che è ben
al di sopra della media del comparto (41,38%), nonché di quella generale delle
importazioni dal mondo (26,68%). Nell’ultimo biennio, infatti, l’acquisto di merci
classificate in questo settore è cresciuto da 296 a 449 milioni di dollari; la
distribuzione delle quote tra i fornitori ha evidenziato sensibili variazioni, con
impennate o cadute molto brusche. Il risultato più sensazionale è quello
dell’Austria, che ha visto la propria quota passare dal 6,6% a oltre il 10%. In questo
contesto altamente dinamico, avanza anche l’Italia che rafforza la propria presenza
(dal 19,1 al 21,8%) alle spalle della Germania che registra una pesante flessione
(dal 44,3 al 39%); mantengono le loro posizioni gli altri paesi concorrenti, tra cui si
annoverano la Svizzera (in leggera flessione al 4,1%), La Francia (più netta la
riduzione della propria quota, dal 4,2 al 3,5%), il Regno Unito (stabile intorno al
3%), Giappone (2%), gli Stati Uniti che quasi dimezzano la propria presenza,
peraltro esigua.
−
Macchine di impiego generale - Si tratta anch’esso di un comparto dalla definizione
generica che ricomprende al suo interno un’ampia varietà merceologica
(condizionatori d’aria, forni industriali, elevatori, macchine semoventi); tale
59
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
comparto si è caratterizzato per un’elevata dinamica delle importazioni dal mondo
(47,76).
E’ la Germania a rappresentare il primo fornitore del comparto con una quota
rimasta sostanzialmente stabile intorno al 33%.
L’Italia rafforza la sua posizione, vedendo incrementarsi di quasi un punto la
propria quota al 27,9%.
L’Austria realizza una buona performance portandosi al 10,9%, seguita da Francia
(in leggera flessione al 5,2%), Regno Unito (stabile intorno al 3%), Svizzera e Stati
Uniti (intorno al 2%), Giappone (stabile all’1%).
Autoveicoli
Il comparto è caratterizzato da una dinamica delle importazioni pari a 28,56, dunque
superiore, seppur di poco, alla media generale (26,68%), ma merita menzione per via del
rilevante peso all’interno della struttura complessiva dell’import sloveno (12,2%).
La dinamica delle esportazioni italiane in Slovenia (45,45%) è decisamente superiore a
quella generale del comparto, sicché la presenza italiana, con un valore delle vendite a
160 milioni di dollari, è uscita rafforzata, con un incremento della propria quota
dell’ordine di oltre un punto percentuale, al 9,5%
Il buon risultato dell’export italiano non scalfisce pur tuttavia la leadership tradizionali di
paesi quali la Francia (che esce dal confronto ulteriormente rafforzata di quattro punti al
42,2%), e la Germania (la cui presenza si accresce di un punto al 22,2%).
Minotaria la presenza degli altri paesi fornitori, tra cui si annoverano Austria, Croazia e
Rep. Ceca (con quote intorno all’1,2-1,4%).
•
I settori più promettenti sono:
−
Autoveicoli – E’ proprio il settore degli autoveicoli in senso stretto ad avere
espresso la dinamica più elevata rispetto alla media del comparto (39,53 rispetto a
28,56); tra l’altro rappresenta quasi il 70% del totale delle importazioni slovene in
questo comparto che ricomprende anche i settori delle Parti e accessori per
autoveicoli e delle Carrozzerie.
In termini quantitativi va detto che il settore ha generato un volume di
importazioni pari a circa 1,2 mld. $, in fortissima ascesa rispetto agli anni
precedenti.
La Francia è diventata il principale fornitore, raggiungendo una quota del 32,7%
60
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
(con un incremento poderoso di oltre 7 punti percentuali), scavalcando pertanto la
Germania che, invece è rimasta stabile al 27%; pesante la flessione registrata dalla
Spagna che più che dimezza la propria quota (dal 19,2 all’8,2%), e che si vede
scalzata dall’Italia che conquista un punto percentuale e si porta all’11%.
Gli altri fornitori seguono distanziati: Giappone, Corea del, Turchia e Regno Uniti
“viaggiano” con quote intorno al 2,2-2,8%.
Prodotti della siderurgia, strutture ed utensili metallici
Le importazioni del comparto hanno conosciuto negli ultimi anni uno sviluppo non
trascurabile, come dimostra una dinamica pari al 26,93%, che è lievemente superiore alla
media generale (26,68%); in valore, sono aumentate da 1,4 a 1,8 miliardi di dollari, e
rappresentano una buona fetta del totale dell’import sloveno dal mondo (pari al 13,2%).
L’Italia, con una dinamica di crescita dell’export verso la Slovenia (31,82%) superiore alla
media del comparto, ha rafforzato la propria leadership portandosi al 23,8%,
corrispondente a un valore esportato di 435 mln. $.
La Germania è il principale concorrente delle aziende italiane, ma non riesce a cogliere il
trend favorevole e vede invariata la propria presenza (19,3%); gli altri competitors seguono
distanziati e mostrano altresì segnali di indebolimento, primo fra tutti l’Austria (perde un
punto al 10,9%), la Rep. Ceca (in leggera flessione al 6,7%), la Francia (6%), la Russia
(5,8%), Croazia e Ungheria (con quote in leggerissima flessione intorno al 2,4%)
•
I settori più promettenti sono:
−
Prodotti della siderurgia – Il risalto dato a questo settore è giustificato da
un’eccellente dinamica (35,73%), nonché dal fatto che vi rientra una buona parte
(35,1%) delle merci importate nel comparto. Il valore delle importazioni è
aumentato da 473 a 642 milioni di dollari.
Sono quattro i paesi che occupano una posizione di primo piano nel mercato: l’Italia
(la cui quota si accresce di oltre un punto al 20,7%), precede la Germania, che
pure è in calo (-1 punto al 15,6%), la Rep. Ceca e l’Austria (anch’essi in calo di circa
un punto, con quote entrambe intorno al 13,3-13,5%).
−
Tubi – Anche questo settore si evidenzia per una buona performance delle
importazioni dal mondo (la dinamica, difatti, è pari a 32,35), e pertanto può essere
considerato a pieno titolo tra i settori più promettenti per l’export italiano; in
termini quantitativi, il volume delle importazioni dal mondo ha raggiunto i 90 mln.
di dollari, un grosso balzo in avanti.
61
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
Nel settore è netta la leadership dell’Italia, la cui quota si accresce ulteriormente
superando il 35%; seguono a distanza gli altri competitors tra cui spiccano la
Germania (in leggera crescita al 21,9), l’Austria (anch’essa in lieve crescita al
15,7%).
Occupano posizioni di rincalzo paesi, quali la Rep. Ceca (stabile al 5,8%), Slovacchia
(si accresce di un punto la quota al 3,8%), Croazia (in flessione al 3,4%), Francia
(anch’essa in flessione al 3,3%).
Calzature, cuoio e prodotti in cuoio
Questo comparto, che assorbe appena il 3% delle importazioni slovene, merita pur tuttavia
risalto per via di un’elevata dinamica delle importazioni, pari a 47,15, decisamente
superiore alla media generale (26,68%).
Il valore delle importazioni nel comparto, pari a 387 milioni di dollari, è cresciuto
decisamente rispetto agli anni precedenti in cui il valore importato era di 263 mln.,
apportando qualche modifica nella distribuzione geografica dei flussi commerciali.
In conseguenza di ciò, l’Italia ha visto ridursi il divario di competitività che la vedeva
primeggiare al cospetto dei diretti concorrenti: difatti la presenza italiana nel mercato
sloveno si è ridotta di oltre sei punti, attestandosi al 20,4%, insidiata sempre più da vicino
dall’Austria che, sebbene anch’essa in flessione, è riuscita a contenere meglio i danni,
fermandosi al 19,6%; anche gli altri concorrenti hanno visto assottigliarsi la propria quota per
cui l’effetto complessivo pare quello di una maggiore polverizzazione nella distribuzione
geografica delle forniture; scendendo nel dettaglio si registrano la flessione della Cina
(adesso al 6,4%), quella più evidente della Germania (al 4,5%), una certa stabilità della
Bosnia (3,3%), una flessione per l’Ungheria (2,5%), la stabilità del Vietnam (1,8%).
•
I settori più promettenti sono:
−
Cuoio – Il settore presenta una dinamica assai elevati pari all’83,72%, molto più
elevata della media del comparto (47,15%), nel quale riveste un peso
preponderante del 40,8%, corrispondente a un valore delle importazioni di 158
milioni di dollari.
L’Italia, che deteneva circa un quarto del mercato, perde 5 punti percentuali,
mantenendo pur tuttavia la leadership della fornitura per effetto del crollo
dell’Austria, sua più diretta concorrente, la quale riporta la propria presenza al
livello dei fornitori minori del settore, tra cui merita una citazione soltanto la
Germania (1,8%).
62
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
UCRAINA
Interscambio
I rapporti fra l’Italia e l’Ucraina dal 1995 a
oggi sono stati caratterizzati da un costante
sviluppo dell’inter-scambio (sola eccezione
nel 1999). Secondo i dati del Comitato di Statistica dell’Ucraina nel 2005 l’interscambio è
salito a 2.924,2 milioni di dollari con un aumento del 20,5% rispetto all’anno precedente. Le esportazioni ucraine verso l’Italia si sono attestate a 1.893,9 (1.590.859 secondo l’ISTAT fino ad ottobre) milioni di dollari
(+13,5%), mentre le importazioni dall’Italia sono state pari a 1.030,3 (996.482 secondo
l’ISTAT fino ad ottobre) milioni di dollari (+ 27,8%). La bilancia commerciale registra perciò
un saldo negativo nei confronti dell’Italia pari a 863,6 milioni di dollari.
L’Italia si trova al terzo posto come cliente dell’Ucraina (dopo la Russia e la Turchia) ed al
sesto come fornitore (dopo la Russia, la Germania, il Turkmenistan, la Cina e la Polonia).
In ambito UE, l’Italia è al primo posto come Paese Cliente ed al terzo come Paese
Fornitore.
Nella tabella seguente è riportata la struttura delle merci scambiate tra Ucraina e Italia.
Tabella 1 – Scambi Ucraina con l’Italia per comparti (importo dall’Italia in Ucraina,
export dall’Ucraina in Italia – valori in milioni di dollari, peso in percentuale sul totale
delle importazioni 2004)
Peso % delle esportazioni
italiane in Ucraina
Anno 2004
Comparti
Animali vivi e prodotti del regno animale
Prodotti del regno vegetale
Grassi e oli animali e vegetali; prodotti della loro scissione
Prodotti alimentali, bevande e tabacco
Prodotti minerali
Prodotti delle industrie chimiche e industrie connesse
Articoli in gomma e materie plastiche
Pelli, cuoio e loro prodotti
Legno e prodotti in legno
Carta e prodotti di carta, stampa ed editoria
63
0,1
0,6
0,1
1,6
0,1
10,9
10,4
3,9
0,4
1,5
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
Peso % delle esportazioni
italiane in Ucraina
Anno 2004
Comparti
Prodotti tessili
Articoli di abbigliamento e pellicce
Pietre, gesso, cemento, amianto, vetro e loro derivati
Metalli e prodotti in metallo
Macchine ed apparecchi meccanici
Mezzi e materiale da trasporto
Strumenti ed apparecchi di ottica, per fotografia
Merci e prodotti diversi
Totale
12,3
1,1
1,9
5,7
41,8
2,1
2,7
2,9
100,0
Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato
locale
Continua il buon andamento delle vendite per alcuni settori dei beni di consumo italiani,
anche durevoli.
In particolare tutto il comparto della moda (abbigliamento, calzature, articoli in pelle)
sembra destinato a conquistare nuove quote di mercato nonostante la concorrenza – spesso
sleale – delle produzioni asiatiche.
A seguito della formazione di una nuova classe di utenti con livelli di consumo sostenuto,
appaiono ulteriormente promuovibili settori già apprezzati quali quello dell’arredamento,
dei generi alimentari, delle bevande alcoliche di qualità e del sistema persona.
Lo sviluppo dell’edilizia induce a considerazioni favorevoli sia nel campo delle imprese
costruttrici sia in quello della fornitura dei materiali e delle macchine.
A partire dal 2008 dovrebbe essere liberalizzata la proprietà agricola e forestale.
Attualmente il mercato dei macchinari agricoli è sostanzialmente poco ricettivo a causa
degli scarsi mezzi finanziari degli utilizzatori: con l’affermarsi della proprietà privata in
agricoltura è lecito attendersi una crescita della domanda per tutto il settore primario, ivi
incluse le attrezzature per il food processing, la catena del freddo, la produzione di vino e
distillati.
In questa fase, vi sono opportunità di sviluppo ed investimento nella maggioranza dei
settori dell’economia ucraina. Settori di interesse per le imprese italiane sono: industria
leggera, in particolare del food processing, dei legnami, del turismo e, seppure
attualmente in fase di rallentamento, il settore edile.
Pur con alcuni limiti legislativi e regolamentari, interessantissime opportunità si aprono nel
settore agricolo e zootecnico. Come in tutte le economie di transizione, inoltre, notevoli
64
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
potenzialità per infrastrutture, trasporti, energia e public utilities.
Rilevanti opportunità anche nel tradizionale settore siderurgico. Interessanti prospettive, per
gli investimenti diretti, si registrano inoltre nella cooperazione industriale nei settori ad alto
contenuto tecnologico.
Ottime le possibilità di delocalizzazione visti sia i costi contenuti della manodopera (in
numerose aree del Paese, questi sono circa 100 dollari mensili), sia il buon livello di
formazione della stessa.
L’Italia sta al quarto posto come cliente dell’Ucraina (dopo la Russia, la Germania e la
Turchia) e al quinto come fornitore (dopo la Russia, la Germania, il Turkmenistan e la
Polonia).
Secondo l’ISTAT italiano, l’Italia nel 2004 esportava verso l’Ucraina principalmente macchine
(sia per impegni speciali che generali – 177,53 mln. di Euro), articoli di abbigliamento in
tessuto e accessori (108,714 milioni di Euro), mobili (98,133 mln. di Euro), apparecchi per
uso domestico (77,633 mln. di Euro), calzature (57,767 mln. di Euro).
Nello stesso periodo l’Italia importava dall’Ucraina: prodotti della siderurgia (159,48 mln. di
Euro), prodotti petroliferi raffinati (202,108 milioni di Euro), ghiaia, sabbia e argilla maggiormente di argille refrattarie (81,088 mln. di Euro), prodotti dell’agricoltura,
dell’orticoltura e della floricoltura (67,091 milioni di Euro), oli e grassi vegetali e animali maggiormente di girasole - (58,751 mln. di Euro), cuoio (58,377 mln. di Euro).
Nei primi otto mesi le esportazioni dall’Italia verso l’Ucraina sono aumentati del +15,6% ed
hanno raggiunto di USD 0,63 miliardi (Fonte: Comitato della Statistica dell’Ucraina); le
importazioni dall’Ucraina sono aumentate +31,5% ed hanno raggiunto di USD 1,26 miliardi.
Per l’Italia il saldo è negativo: -0,63 miliardi USD.
I settori che offrono maggiori possibilità all’imprenditoria italiana sono, allo stato attuale,
macchine ed apparecchi meccanici (per l’industria alimentare, lavorazione del legno) quelli
degli impianti e attrezzature nonché dei materiali nel campo dell’edilizia e del food
processing, mobili, calzature/tessile/abbigliamento, turismo.
•
Edilizia
Si assiste negli ultimi anni ad una maggiore esigenza di spazio abitativo e di attrezzature
ed impianti per l’ammodernamento degli edifici pubblici e privati che alimentano una
forte corrente di importazione dall’estero. L’import dall’Italia dal 1999 è in crescita.
Tenuto conto anche di una possibile collaborazione con la BERS e le Municipalità locali ai
loro programmi di sviluppo (per attrezzature idriche ed impianti per lo smaltimento di
rifiuti) si ritiene opportuna una presentazione coerente del sistema Italia di settore
65
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
(materiali edili, valvolame, pompe, rubinetterie, impianti di riscaldamento, ecc.) in
forma collettiva alla manifestazione AcquaTerm, nonché un Punto Italia presso Building
Ukraine con seminari.
•
Food Processing
Nel suo complesso il settore agro-alimentare continua a svolge un ruolo significativo
nell’economia ucraina, ma è obsoleto e richiede un rapido ammodernamento. Le imprese
agricole ucraino manifestano l’esigenza di macchinari e apparecchiature agricole,
lamentano la scarsità di capitale e di credito agevolato. Per questo motivo la
penetrazione italiana nel mercato dovrebbe essere focalizzata soprattutto tramite un
intervento tecnologico assistito da un piano finanziario che vede la partecipazione delle
nostre banche, della Bers e della IFC.
Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei
settori ad alto contenuto tecnologico
L’Ucraina ha ereditato un notevole parco industriale con settori ad alto potenziale
tecnologico in particolare nei settori delle telecomunicazioni, dell’armamento ed in campo
energetico.
Difficoltà strutturali hanno indotto un orientamento volto essenzialmente alla conservazione
dei posti di lavoro senza consentire un rinnovo dell’apparato produttivo e sufficienti
investimenti in ricerca e sviluppo. Tuttavia, gli standard tecnologici di alcuni settori
industriali hanno consentito al Paese di conservare posizioni di rilievo nei mercati dell’area
CSI.
I programmi di cooperazione vengono anche sostenuti da programmi internazionali (EBRD,
consorzi bancari). I maggiori interventi della aziende italiane in tale settore comprendono
vari progetti di cooperazione tecnica nel settore energetico, nel settore delle
telecomunicazioni per l’aviazione civile e nel campo siderurgico e degli acciai speciali.
Importanti potenzialità si vanno delineando in alcuni settori in cui le aziende italiane
potrebbero trovare interessanti opportunità di intervento. In particolare si nota un
crescente interesse per il settore dello smaltimento e il riciclaggio dei rifiuti e per la
modernizzazione dell’impiantistica industriale del settore agroalimentare.
66
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
UNGHERIA
Andamento dell’interscambio commerciale con l’Italia e degli investimenti
diretti esteri bilaterali
L’Italia continua, nonostante le note difficoltà connesse alla concorrenza asiatica e
in particolare cinese, a rappresentare un
partner commerciale di primissimo piano
per l’Ungheria.
Nella classifica dei Paesi esportatori verso
l’Ungheria, il nostro Paese si colloca al 5°
posto, preceduta da Germania, Austria,
Russia e Cina. Rispetto alla classifica fornita per l’ultimo semestre 2004, dunque, è la Cina ad aver superato le nostre esportazioni
verso l’Ungheria, sia per l’eccellente risultato delle esportazioni del gigante asiatico,
sia, peraltro, a causa di un lieve calo dell’export italiano.
Per quanto riguarda la composizione merceologica dell’export italiano, la parte
preponderante è costituita da prodotti manifatturieri (per un controvalore di 625,8 mln di
euro), seguiti da macchinari e mezzi di trasporto (455,2 mln di euro), prodotti alimentari,
bevande e tabacchi (45,0 mln di euro), materie prime (16,7 mln di euro) e carburanti ed
energia elettrica (0,7 mln di euro).
Le importazioni dell’Ungheria dall’Italia si sono principalmente distribuite nei seguenti
comparti merceologici (tra parentesi il peso percentuale sul totale):
•
Macchine e apparecchiature elettriche e di precisione (18,7%);
•
Macchine e apparecchi meccanici (16,9%);
•
Prodotti tessili (14,3%);
•
Prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali (9,2%).
67
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
Grafico 11 – Ungheria – Importazioni in Italia
18,70%
16,90%
20,00%
14,30%
18,00%
16,00%
14,00%
9,20%
12,00%
10,00%
8,00%
6,00%
4,00%
2,00%
0,00%
Macchine e
apparecchiature
elettriche e di
precisione
Macchine e
apparecchi
meccanici
Prodotti tessili
Prodotti chimici e
fibre sintetiche e
artificiali
I panieri delle esportazioni tedesche, austriache e cinesi risultano essere pressoché
analoghi al nostro; la Russia, invece, esporta in Ungheria per lo più carburanti ed energia.
Le importazioni italiane dall’Ungheria, analogamente, vedono al primo posto prodotti
manifatturieri (499,8 mln di euro), quindi macchinari e mezzi di trasporto (407,0 mln di
euro), seguiti dai prodotti alimentari, bevande e tabacco (87,3 mln di euro), materie prime
(83,6 mln di euro) e carburanti ed energia elettrica (1,1 mln di euro).
Le esportazioni ungheresi in Italia si sono principalmente distribuite nei seguenti comparti
merceologici (tra parentesi il peso percentuale sul totale):
•
Macchine e apparecchiature elettriche e di precisione (20,1%);
•
Prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali (10,9%);
•
Prodotti tessili (8,9%);
•
Metallo e prodotti in metallo (8,7%).
68
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
Grafico 12 – Ungheria – Esportazioni dall’Italia
20,10%
25,00%
20,00%
14,30%
10,90%
15,00%
8,70%
10,00%
5,00%
0,00%
Macchine e
Prodotti chimici e
apparecchiature fibre sintetiche e
elettriche e di
artificiali
precisione
Prodotti tessili
Metallo e
prodotti in
metallo
Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato
locale
Il grado di penetrazione commerciale dei prodotti italiani in Ungheria risulta differente a
seconda che si considerino i prodotti destinati al mercato dei consumatori ovvero i beni
strumentali e/o intermedi, che entrano nel ciclo produttivo delle imprese ungheresi.
Nell’ambito del primo insieme, sono ben conosciuti e presenti sul mercato ungherese
soprattutto i prodotti dei settori agroalimentare, dell’arredo e design e del tessileabbigliamento.
Pur trattandosi, tuttavia, di un mercato in rapida crescita, i livelli medi dei salari locali
non consentono un’altrettanto celere crescita della domanda di prodotti di qualità, ma
mediamente cari rispetto agli standard locali, quali quelli italiani. Il rafforzamento del
fiorino anche nei confronti dell’euro ha peraltro agevolato le importazioni dei nostri
prodotti.
Nel settore dell’abbigliamento, la forma prevalente di presenza italiana è costituita da
sottomarche a prezzi piuttosto accessibili al pubblico dei consumatori ungheresi e
comunque di buona fattura rispetto agli standard locali. Tra le marche italiane più
importanti, invece, Benetton – che è presente in Ungheria con uno stabilimento nell’est
69
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
del Paese – è sicuramente una delle più diffuse. Nella capitale, inoltre, sono presenti, con
propri negozi, firme dell’alta moda italiana quali MAX MARA, Ermenegildo Zegna e Brioni.
Continua a crescere, con un trend positivo iniziato già nel 2004, la presenza di prodotti
agroalimentari italiani sul mercato locale, sebbene continui ad essere superiore, in termini
assoluti, la presenza di alimenti provenienti da Germania, Olanda e Austria. Pare
consolidato, pertanto, il recente superamento dell’export alimentare italiano rispetto a
quello francese. In ascesa anche i prodotti provenienti dalla Spagna. L’assenza di catene
distributive e di grandi centri commerciali a gestione italiana pesa ovviamente sull’accesso
dei nostri prodotti al mercato locale. In effetti, sia i prodotti alimentari, sia le bevande
(vini, acque, ecc.) sono spesso distribuiti tramite piccoli negozi specializzati in prodotti
italiani piuttosto che in supermercati, peraltro con inevitabile aggravio sul prezzo di
vendita e conseguente minore fruizione da parte del vasto pubblico di consumatori
potenzialmente interessati all’acquisto.
Il lancio del recente progetto “Contratto per l’internazionalizzazione”, teso alla
promozione dell’agroalimentare italiano all’estero, in collaborazione con Buonitalia S.p.A
potrebbe costituire un ulteriore strumento di penetrazione e miglioramento della posizione
dei nostri prodotti anche in Ungheria. I macchinari rappresentano il 36% delle nostre
esportazioni in Ungheria. Stesso successo per le macchine e le attrezzature agricole
italiane, la cui esportazione, tra l’altro, potrebbe essere resa più facile dai fondi
strutturali messi a disposizione dall’UE per la modernizzazione delle aziende agricole
ungheresi.
Volendo delineare, invece, il quadro dei segmenti di settore maggiormente promettenti in
un ottica di più lungo periodo, risultano sempre in crescita l’agroalimentare e i settori
collegati della processazione dei prodotti alimentari e dell’imballaggio.
Altro segmento in aumento è poi quello delle subforniture per il settore automobilistico. Il
forte sviluppo conosciuto dal comparto dell’automobile promette di trascinare nella
crescita anche il collegato settore delle sub-forniture di parti ed accessori per veicoli e
loro motori. Nel settore dei macchinari, l’interesse sembra orientarsi sempre più verso
macchine utensili, apparecchiature ad alta tecnologia per la modernizzazione della
produzione e macchine agricole (l’aumento più sensibile registrato nelle importazioni
ungheresi di macchinari è peraltro quello relativo ai prodotti provenienti dai Paesi di nuova
adesione all’UE e dai Paesi extra-UE).
Più specificamente, i settori "promettenti" (evidenziati in corsivo), classificati all’interno
di più ampi comparti merceologici:
•
Macchine e apparecchi meccanici (Macchine utensili; Macchine e apparecchi per la
70
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
produzione e l’impiego dell’energia meccanica; Apparecchi di uso domestico).
•
Macchine e apparecchiature elettriche e di precisione (Motori, generatori,
trasformatori elettrici; Macchine per ufficio, elaboratori e sistemi informatici).
•
Articoli in gomma e in materie plastiche (Articoli in materie plastiche).
•
Veicoli e mezzi di trasporto (Autoveicoli; Parti e accessori per autoveicoli e loro
motori).
•
Prodotti agro-alimentari (Prodotti alimentari; Prodotti ortofrutticoli)
Macchine e apparecchi meccanici
•
I settori più promettenti sono:
−
Macchine e apparecchi per la produzione e l’utilizzazione dell’energia meccanica
(esclusi i motori per aeromobili, veicoli e motocicli.
−
Macchine utensili (compresi parti e accessori) – Tra le varie macchine comprese in
questa voce, vanno segnalate come più interessanti le macchine utensili per la
lavorazione dei metalli, del legno, e delle materie plastiche.
−
Apparecchi di uso domestico.
Macchine e apparecchiature elettriche e di precisione
•
I settori più promettenti sono:
−
Motori, generatori, trasformatori elettrici – Il risalto dato a questo settore si
giustifica in base a una dinamica delle importazioni molto elevata (18,1%), risultato
di un quadriennio d’ininterrotta espansione durante il quale esse sono aumentate
dagli iniziali 345 milioni di dollari fino ai 568 milioni. Emerge qui un forte
ridimensionamento della quota di mercato detenuta dai paesi UE a vantaggio
dell’Asia orientale. In Europa, la Germania è di gran lunga il primo fornitore, con
una quota del 24,7%, anche se in calo rispetto al 29,2% del ‘98; le altre porzioni
sono modeste e perlopiù in via di riduzione. Tra i paesi asiatici, Cina (12,5%) e
Tailandia (11,3%) sono emerse quasi dal nulla proprio negli anni qui in esame, ed
anche la quota giapponese (6,9%) ha dato prova di una buona crescita. Per quanto
riguarda l’Italia, la sua quota è piuttosto modesta – 4,5% – essendosi dimezzata nei
quattro anni considerati. Questo dato implica che il nostro export non è riuscito a
tenere il passo con l’andamento molto sostenuto delle importazioni nel settore; ciò
71
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
non toglie che, secondo i dati Istat, il valore assoluto delle nostre esportazioni, che
ha toccato quota 49 milioni di euro è in regolare aumento da molti anni.
−
Macchine per ufficio, elaboratori e sistemi informatici – L’espansione del settore è
stata imponente fino al 2000, quando le importazioni hanno raggiunto quota 2,25
miliardi di dollari, ossia più di un miliardo rispetto ad appena due anni prima, ma
ha poi subito una secca battuta d’arresto negli anni successivi (-11%).
Va precisato che gran parte del valore relativo ai prodotti rientranti in questa voce
è attribuito alla voce (SA 847330) parti e accessori di macchine automatiche per
l’elaborazione dell’informazione ecc.
Con una quota del 18,9%, l’Italia è il primo fornitore dell’Ungheria, dopo che la
Germania ha visto precipitare la sua fetta di mercato dal 25,8% all’8,3% in quattro
anni (probabilmente in seguito a fenomeni di delocalizzazione produttiva). Oltre
all’Italia, ne hanno approfittato i Paesi dell’Asia orientale, la cui quota complessiva
è salita dal 30 al 45 per cento: in particolare, si sono distinti Singapore (dal 5,9% al
16,9%) e la Cina (dal 7,5% all’11,9%).
L’Istat rileva che anche le esportazioni italiane hanno avuto una netta crescita
(+17,4%), arrivando a toccare quota 106 milioni di euro.
Articoli in gomma e in materie plastiche
Le importazioni nel comparto hanno fatto registrare una buona crescita, con un valore di
1.354 milioni di dollari.
Questo andamento è espresso da una dinamica di buon livello (9,2%), in linea con quella
che descrive l’aumento generale dell’import magiaro (9,4%).
•
I settori più promettenti sono:
−
Articoli in materie plastiche – Questo settore vanta importazioni in continuo
aumento. Primo fornitore è la Germania con una quota del 35%, diminuita però
rispetto al 39,5% di quattro anni prima, così come la porzione austriaca, scesa dal
16 all’11,3 per cento. Diverso è il caso dell’Italia: dopo essere stato insolitamente
"bloccato" dal ’94 attorno a un quota di poco superiore all’8%, il nostro export ha
fatto registrare un rialzo fino al 10,5%.
I dati Istat rilevano che l’Ungheria ha importato dall’Italia merci del settore per un
valore di 105 milioni di euro, con un incremento del 12,3% rispetto ai 94 milioni di
un anno prima.
72
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
Autoveicoli
In questo comparto – che comprende anche parti e accessori, più le carrozzerie - si è
registrato un aumento delle importazioni che, in valore, sono passate da 3,1 a 3,8 miliardi
di dollari.
•
I settori più promettenti sono:
−
Autoveicoli – Le importazioni sono aumentate da 1,18 a 1,45 miliardi di dollari (la
dinamica è del 7,3%), parallelamente allo sviluppo della domanda di nuovi
autoveicoli, sia per uso passeggeri che commerciale.
In ambito UE (71%) la Germania ha una quota del 24%, abbastanza stabile, mentre
la Francia dimostra un buon dinamismo, avendo aumentato la sua fetta di mercato
dal 9,2 al 15,4 per cento. Per contro, diminuisce l’incidenza della quota spagnola
(dal 10% al 9%) e, ancor di più, italiana (dal 9% al 7,4%).
Secondo l’Istat le nostre esportazioni sono aumentate del 3,8%, toccando quota 133
milioni di euro: si tratta, comunque, di un risultato ancora lontano dai 155 milioni
del 2000, che era stato un anno particolarmente fortunato.
−
Parti e accessori per autoveicoli e loro motori – Il settore è senza dubbio
interessante, considerato che il valore delle importazioni ha raggiunto quota 2,06
miliardi di dollari, sia pure con un sostanziale ristagno negli ultimi due anni in
esame (la dinamica è pari al 5,1%). Da un punto di vista delle quote di mercato, il
dominio tedesco è schiacciante (72,7%) da molti anni e lascia pochissimo spazio ai
concorrenti, dei quali l’Austria è il principale (5%). La quota italiana è modestissima
(2,5%) e non dà segni di crescita.
Peraltro, i dati Istat segnalano una flessione del valore delle nostre esportazioni (4%), attestate a 36 milioni di euro.
Prodotti agro-alimentari
Il consumo di prodotti agro-alimentari è aumentato anno per anno, in correlazione
all’aumento del tenore di vita della popolazione. Ovviamente più che le quantità è
aumentata la qualità e la varietà dei prodotti. Così, le importazioni magiare del settore
sono passate dagli 886 milioni di dollari ai 1.109 milioni.
•
I settori più promettenti sono:
−
Alimentari – Le importazioni magiare di prodotti alimentari sono passate da 605
milioni di dollari a 796 milioni, con un aumento quadriennale del 31,5%.
73
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
La quota italiana in questo comparto è del 5,6%, ben al di sotto delle potenzialità
della variegata offerta dell’industria alimentare italiana, mentre la Germania
continua ad essere maggiormente presente, con una quota del 10,6%; altri
concorrenti sono l’Olanda, con l’8%, e l’Austria col 5,2%.
La maggiore attenzione ed il maggiore interesse degli ungheresi verso la cucina
mediterranea, e quella italiana in particolare, potrebbe costituire una buona chiave
d’ingresso per una maggiore presenza dei prodotti italiani in Ungheria.
−
Prodotti ortofrutticoli – Le importazioni ungheresi di prodotti ortofrutticoli sono
aumentate da 281 milioni di dollari ai 314 milioni (+11,7%).
Le importazioni dall’Italia (31 milioni di dollari) hanno rappresentato il 10% del
totale del settore. L’Olanda precede l’Italia, con una quota del 11,3%, seguita da
USA (5,9%), Germania (4,9%) e Austria (2,5%). In crescita sono le importazioni di
frutta da Spagna, Turchia e Grecia. La presenza italiana potrebbe aumentare
soprattutto nel comparto della frutta.
Principali prodotti italiani esportati in Ungheria
•
Macchine da scrivere e contabili, autoveicoli, prodotti
metalmeccaniche, prodotti delle industrie manifatturiere,
l’applicazione dell’elettricità e loro parti;
•
pelli conciate senza pelo;
•
materie plastiche artificiali e resine sintetiche;
•
materiali da costruzione di terracotta e di materie refrattarie;
•
prodotti dell'agricoltura, della caccia e della silvicoltura;
•
prodotti alimentari, bevande e tabacco;
•
prodotti delle industrie tessili e dell'abbigliamento;
•
pasta da carta, carta e prodotti di carta;
•
prodotti dell'editoria e della stampa;
•
prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali;
•
articoli in gomma e materie plastiche;
•
prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi;
•
metalli e prodotti in metallo;
74
delle industrie
apparecchi per
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
•
macchine ed apparecchi meccanici, macchine elettriche ed apparecchiature elettriche,
elettroniche ed ottiche;
•
mezzi di trasporto;
•
altri prodotti delle industrie manifatturiere.
Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei
settori ad alto contenuto tecnologico
Per quanto concerne la cooperazione commerciale ed industriale nei settori ad alto
contenuto tecnologico, il carattere trasversale di tali settori impone un coordinamento
sempre maggiore di tutte le Istituzioni italiane all’estero interessate ai meccanismi di
promozione della cooperazione commerciale-industriale-scientifico-tecnologica.
In questo senso, risulta fondamentale la stretta collaborazione tra Ambasciata (Sezione
Economico-commerciale e Ufficio dell’Addetto scientifico) e Ufficio ICE al fine di
individuare le prioritá e gli strumenti di intervento.
Molte delle iniziative promosse, in particolare, dall’Ufficio Scientifico dell’Ambasciata, in
conformitá
con
le
direttive
espresse
dal
MAE,
sono
state
finalizzate
all’internazionalizzazione del sistema produttivo italiano e alla promozione della
cooperazione industriale in settori ad alto contenuto tecnologico e di sviluppo
commerciale. Sono state inoltre intraprese operazioni di “scouting” con cui verranno
favoriti diretti contatti di cooperazione S&T fra istituzioni italiane e ungheresi.
•
TECNOLOGIE INFORMATICHE E DELLE TELECOMUNICAZIONI
−
Affidabilità delle Reti Informatiche
Progetto congiunto sul tema dell’allocazione delle risorse e la capacità di
ripristinare i guasti che principalmente si verificano nelle reti di telecomunicazioni
basate sull’architettura protocollare IP/MPLS su WDM che garantiscono Qualità di
Servizio (QoS).
La cooperazione nel campo delle telecomunicazioni e delle tecnologie
dell’informazione ha favorito l’avvio di progetti europei e bilaterali ampliando il
numero di proposte di ricerca e il conseguimento di risultati scientifici
d’eccellenza.
−
Telemedicina / Informatica medica / Teleconsulto
Numerose iniziative promosse nell’ICT applicata alla Medicina e gestione della
Pubblica Amministrazione con interscambio di tecnologia e know-how con i Paesi
75
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
del Centro-Est. Tra esse:
•
ƒ
“e-government and e-health” in Central-East Countries-Regional Cooperation”
avviato presso il Polo Tecnologico Universitario di Milano.
ƒ
“Corso avanzato-master di informatica medica, telemedicina e e-health”
programmato dall’Ambasciata d’Italia a Budapest in cooperazione con
l’Associazione Italiana di Telemedicina e Informatica Medica-@ITIM.
ƒ
Progetto Eurotocomat - telemedicina prenatale e ingegnerizzazione di nuova
tecnologia e sviluppo della rete di Telecardiotocografia a livello europeo.
BIOTECNOLOGIE
Particolare attenzione é stata data allo sviluppo della cooperazione nel settore
agricoltura e biotecnologie applicate al sistema agricolo e sviluppo sostenibile:
−
Iniziative condotte dall’Ambasciata d’Italia per divulgare su tutto il territorio
ungherese l’iniziativa ’BIONOVA - International Biotechnology Exhibition’ e
incentivare la partecipazione di operatori ungheresi del mondo della ricerca e
dell’imprenditoria a programmi e join-venture per lo sviluppo delle ’Life Sciences’
e biotecnologie. L’iniziativa ha rappresentato un importante appuntamento per
favorire incontri fra operatori stranieri sia nel campo della ricerca e innovazione,
sia nella promozione di operazioni di partenariato nelle biotecnologie emergenti.
−
Frutticoltura e viticoltura.
Iniziative a livello accademico ed imprenditoriale, per favorire la cooperazione fra
l’Italia e l’Ungheria nel settore del miglioramento varietale in viticoltura ed
enologia. Tali iniziative hanno portato ad un forte incremento della partecipazione
degli esperti e maestranze ungheresi al SIMEI di Milano (Salone Internazionale delle
macchine per l’enologia), all’EIMA di Bologna (Esposizione Internazionale Macchine
Agricole) e al Vinitaly di Verona (Salone Internazionale dei vini).
−
Miglioramento varietale e colture transgeniche
Numerose iniziative sono state promosse nel campo del miglioramento varietale e
del vivaismo contribuendo al processo di adeguamento del sistema agricolo
ungherese alle direttive UE In questo settore é stata rafforzata la presenza in
Ungheria di imprenditori (vivaisti e frutticoltori) italiani, e la collaborazione in
progetti bilaterali condotti a livello accademico e ministeriale.
La frutticoltura e il miglioramento varietale costituiscono infatti un settore
portante per l’economia agricola di entrambi i paesi, fornitori di prodotti di alta
qualità: l’Italia, in particolare, è fra i primi produttori al mondo di piante da vivaio,
76
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
con una consolidata presenza in Ungheria anche nel settore del vivaismo in
viticoltura.
−
Produzione di biomasse a fini energetici
Incontri tecnici e contatti istituzionali sono stati avviati per la valutazione degli
aspetti economici e tecnologici di ingegnerizzazione degli impianti, il ciclo
completo del “biomass fuel” dalla fase di produzione all’utilizzo, la
razionalizzazione della produzione di materia prima (trasporto e stoccaggio).
•
INNOVAZIONE TECNOLOGICA
−
Nuove Tecnologie e Beni Culturali
Utilizzo delle grandi infrastrutture di ricerca e delle nuove tecnologie che da esse si
sono sviluppate e che costituiscono un insostituibile strumento per una migliore
conoscenza e analisi non invasiva delle opere d’arte, oltre che per definire, su basi
scientifiche, le migliori metodiche di intervento per la loro conservazione.
Agevolazioni finanziarie per investitori esteri
•
riconoscimento all’investitore straniero della parità di trattamento con gli investitori
nazionali;
•
possibilità riconosciuta agli stranieri di rimpatriare gli utili realizzati, come pure i
dividendi ed il capitale nella stessa valuta in cui è stato effettuato l’investimento senza
alcuna limitazione;
La legislazione ungherese è alquanto liberale in materia di investimenti stranieri: non vi
sono particolari restrizioni agli investimenti e non sono richieste autorizzazioni preventive
o licenze se non per attività e settori specifici.
Non sono previsti inoltre particolari vincoli o restrizioni riguardo al capitale investito (è
ammessa la costituzione di società straniere al 100%) o alla possibilità di acquisire quote di
società ungheresi già esistenti.
Con riferimento agli incentivi concessi agli investimenti (sia locali che stranieri),
l’ordinamento ungherese distingue incentivi indiretti (di tipo prevalentemente fiscale) e
incentivi o agevolazioni dirette.
Le agevolazioni fiscali si traducono prevalentemente nella possibilità di ottenere, in
presenza di particolari condizioni, sgravi fiscali ed esenzioni specifiche. Attualmente la
legge prevede, per investimenti in aree ad alta priorità (zone svantaggiate, ove il tasso di
disoccupazione è di norma superiore al 15%) ed in aree privilegiate, un esenzione totale
77
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
dal pagamento dell’imposta sul reddito societario per un periodo massimo di cinque anni.
Dal 1° gennaio ‘98 per investimenti nelle aree ad alta priorità di valore superiore ai 3
miliardi di HUF l’esenzione è di 10 anni. Nelle altre regioni la riduzione dell’imposta sul
reddito societario è pari al 50% per un periodo massimo di cinque anni, a condizione che il
valore dell’investimento superi l’importo di 1 miliardo di HUF, e che l’impresa accresca il
suo fatturato da esportazioni di almeno il 25% in un anno (per un valore non inferiore a 600
milioni di HUF).
A livello regionale agevolazioni fiscali fino al 6% del totale dell’investimento effettuato
possono essere concesse per il valore dei macchinari destinati ad essere utilizzati nel
processo produttivo (per le aree privilegiate, l’esenzione può essere concessa anche per gli
edifici).
A livello locale, i comuni possono concedere l’esenzione dall’imposta comunale sulle
società.
Per quanto concerne le agevolazioni dirette, nel Paese sono stati istituiti diversi fondi
gestiti dal Ministero dell’Industria, del Commercio e del Turismo, in gran parte diretti ad
offrire fonti alternative di finanziamento per le imprese. In particolare, le aziende possono
utilizzare il Fondo per lo sviluppo economico per due diversi scopi:
•
sviluppare le infrastrutture interne dello stabilimento, attraverso il ricorso a crediti
senza interessi;
•
sviluppare le infrastrutture all’esterno dello stabilimento, ottenendo finanziamenti a
fondo perduto o crediti senza interessi.
Per poter accedere a questo Fondo è necessario rivolgersi al Ministero dell’Industria del
Commercio e del Turismo. Il contributo massimo previsto ammonta a 200 milioni di HUF
(nel caso in cui l’investimento superi 1 miliardo di fiorini, il contributo statale potrà essere
superiore).
Si può inoltre usufruire dei Fondi per l’occupazione per creare posti di lavoro nelle zone da
alta priorità. Il competente Ufficio del Lavoro e Collocamento può concedere contributi
alle aziende che ne fanno richiesta, attingendo dal Fondo Regionale (contributo che può
arrivare a coprire fino all’80% dello stipendio per l’assunzione di disoccupati).
News
UNGHERIA: FINANZIAMENTO DEL FMI PER PROGETTI AMBIENTALI
Il Fondo Monetario Internazionale concederà al Governo ungherese un finanziamento di
28,6 milioni di Euro come contributo al completamento di due progetti ambientali, l'uno
78
Settori portanti dell’Est Europa per gli imprenditori italiani
riguardante un impianto per il trattamento delle acque di scarico nella zona nord di
Budapest (complementare all'impianto di Csepel, in fase di realizzazione) e l'altro relativo
alla riabilitazione della riserva forestale di Gemenc (ICE BUDAPEST).
79
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