Percorso attraverso l’ansia: dal panico all’agorafobia inquadramento nosografico, epidemiologia, patogenesi e clinica Dott.ssa Maria Isabella Greco ANSIA: definizione Attivazione generalizzata delle risorse psico-fisiche del soggetto di fronte ad uno stimolo potenzialmente dannoso. La distinzione fra ansia patologica e fisiologica è ricollegata alla sproporzione fra stimolo-risposta e al decadimento funzionale nella seconda. Tratto da DSM-IV CORRELAZIONE FRA ANSIA E PRESTAZIONI (legge di Yerkes-Doson) Livello di prestazione 60 50 40 30 20 10 0 Fisiologica patologica Livello di ansia nosografia Nosografia Il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, II edizione (DSM-II, American Psychiatric Association 1968), descriveva una condizione mal definita di “nevrosi d’ansia”, termine coniato da Freud nel 1895, che comprendeva tutti i pazienti che soffrivano di tensione cronica, eccessive preoccupazioni, cefalea frequente o attacchi d’ansia ricorrenti. (sistemazione ripresa integralmente dal DSM- I, edizione 1952) Inquadramento nosografico attuale La concezione unitaria della “nevrosi d’ansia”, durata quasi un secolo, è terminata di fatto negli anni ‘80 con la diffusione dei criteri diagnostici del DSM III, che la distinse in due distinti disturbi: disturbo di panico disturbo d’ansia generalizzato Il perfezionamento dei criteri diagnostici del DSM DSM III R (1987) : Scompare la distinzione del DSM III tra stati fobici e stati d’ansia L’agorafobia diventa un sottotipo del DAP DSM IV (1994) e DSM IV TR (2000) Permangono le modifiche riportate precedentemente Nel 1994 per la prima volta compare un set di criteri per definire l’attacco di panico, distinto dal disturbo di panico. Infatti l’attacco di panico non è specifico del disturbo di panico ( la cui peculiarità è il carattere “inatteso”) Cambia la soglia diagnostica: dai tre attacchi in tre settimane suggerito dal DSM si passa a ”attacchi ricorrenti e inattesi accompagnati da 1 mese di preoccupazione persistente, o cambiamenti significativi del comportamento” ( DSM IV e DSM IV TR) Inquadramento ICD-10 International Classification of Diseases, 10th edition,Ginevra 1992-OMS L’ICD –10 presenta la sindrome da attacchi di panico all’interno del raggruppamento delle sindromi nevrotiche. Esse includono , come il vecchio DSM III, la distinzione fra due sezioni: le sindromi fobiche e altre sindromi ansiose. La sindrome da attacchi di panico è concepita ancora come una sindrome nevrotica. L’agorafobia è inquadrata fra le sindromi fobiche e può presentarsi con o senza attacchi di panico. La descrizione clinica dei contenuti del disturbo è sovrapponibile nei due sistemi di classificazione Definizione dell’attacco di panico Un periodo definito di intensa paura o disagio, durante il quale quattro (o più) dei seguenti tredici sintomi somatici o cognitivi si sono sviluppati improvvisamente e hanno raggiunto il picco nell’arco di 10 minuti Sintomi dell’attacco di panico l’ordine con cui sono riportati riflette la frequenza con cui vengono riferiti 1.palpitazioni 2.sudorazione 3.tremori 4.dispnea 5.sensazione di asfissia 6.dolore al petto 7.nausea o disturbi addominali 8.sensazione di svenimento 9.sensazione di irrealtà o di essere staccati da se stessi 10.paura di perdere il controllo o di impazzire 11.paura di morire 12.parestesie 13.brividi o vampate di calore ANDAMENTO TEMPORALE DELL’ATTACCO DI PANCO Intensità dell’ansia RAPIDO INCREMENTO DEI SINTOMI LENTO RITORNO ALLA CONDIZIONE DI BENESSERE Tempo (minuti) Disturbo di panico Presenza di attacchi di panico ricorrenti, inaspettati seguiti da almeno un mese di preoccupazione persistente di avere un altro attacco di panico, preoccupazione sulle possibili conseguenze degli attacchi di panico o un significativo cambiamento di comportamento correlato agli attacchi ANSIA ANTICIPATORIA: definizione Preoccupazione persistente di avere altri attacchi di panico Tratto dal DSM IV-TR ANDAMENTO TEMPORALE DEL DISTURBO DI PANICO Intensità dell’ansia ATTACCO DI PANICO ANSIA ANTICIPATORIA ATTACCO DI PANICO ATTACCO DI PANICO ANSIA ANTICIPATORIA ATTACCO DI PANICO Tempo (giorni) AGORAFOBIA: definizione Ansia relativa al trovarsi in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile (o imbarazzante) allontanarsi o nei quali potrebbe non essere disponibile aiuto nel caso di un Attacco di Panico inaspettato o sensibile alla situazione o di sintomi tipo panico (es. essere fuori casa da soli, essere in mezzo alla folla o in coda, essere su un ponte, viaggiare in autobus, in treno o automobile). Le situazioni vengono evitate (per es., gli spostamenti vengono ridotti) oppure sopportate con molto disagio o con l’ansia di avere un Attacco di Panico o sintomi tipo panico, o viene richiesta la presenza di un compagno. Tratto dal DSM IV-TR Epidemiologia del disturbo di panico 1% - 2% della popolazione generale soffre di attacchi di panico ricorrenti Insorge tra la tarda adolescenza e i 35 anni E’ più frequente nelle femmine, con un rapporto in media tra 2 e 3:1 rispetto ai maschi Simile fra bianchi e neri Se l’età di esordio del disturbo di panico è inferiore ai 20 anni, i parenti di primo grado hanno una probabilità 20 volte maggiore di avere un disturbo di panico Il prolasso mitralico è fortemente associato con il disturbo di panico Frequente associazione fra asma/BPCO e attacchi di panico Riproducibilità degli attacchi Varie sostanze, tra queste il lattato di sodio, il bicarbonato di sodio e la caffeina, ed alcune tecniche come l’inalazione di C02, sono in grado di provocare in soggetti predisposti attacchi di panico che vengono esperiti come assai simili, se non identici, a quelli spontanei. La possibilità di riprodurre gli attacchi di panico in condizioni di laboratorio rappresenta un’occasione eccezionale per lo studio dell’eziopatogenesi e delle basi biologiche del disturbo di panico; sfortunatamente il meccanismo d’azione con cui agiscono le tecniche di scatenamento più convincenti rimane in larga parte sconosciuto Eziopatogenesi Il panico è un disturbo ad eziopatogenesi complessa : l’eziologia risulterebbe dall’interazione tra fattori ereditari, rappresentati da una particolare vulnerabilità alle reazioni di paura e ansia (sottese da una specifica sensibilità di alcuni circuiti), ed eventi di vita stressanti, come alterazioni dell’attaccamento emozionale ai genitori o o traumi in età adulta che coinvolgono l’attaccamento e la separazione la patogenesi non può che essere biologica, l’attacco di panico rappresenta una risposta comune verosimilmente mediata da specifici circuiti cerebrali Modelli neurobiologici del disturbo di panico Donald Klein, Arch Gen Psychiatry, 1993 Disfunzione del sistema di allarme da soffocamento Jack Gorman e colleghi, Am J Psychiatry, 2000 Disfunzione del circuito neuronale della paura Teoria catecolaminica Per molti anni si è considerata la possibilità che gli attacchi di panico fossero manifestazioni di uno scarico massivo da parte del sistema nervoso betaadrenergico. Ma nessuno studio ha mai dimostrato che i beta-bloccanti siano specificamente efficaci nell’arrestare gli attacchi di panico spontanei. Per esempio, il propranololo somministrato per via endovenosa in dosi sufficienti per ottenere un blocco beta –adrenergico periferico completo non è risultato in grado di arrestare un attacco di panico indotto da lattato di sodio in pazienti con disturbo di panico. Ansia di separazione Nella metà degli anni Sessanta, D. F. Klein ha proposto la teoria etiologica secondo la quale l’agorafobia con attacchi di panico rappresenta una funzione aberrante del substrato biologico che sta alla base della normale ansia di separazione umana. In realtà, il 20-50% degli adulti con disturbo di panico e agorafobia ricorda manifestazioni di ansia di separazione patologica, spesso sottoforma di fobia della scuola, durante l’infanzia. Inoltre, l’iniziale attacco di panico nella storia di un paziente che sviluppa disturbo di panico è talora preceduto della perdita reale o minacciata di una persona significativa. Falso allarme per l’asfissia In seguito Klein (1993) ha proposto l’idea che gli attacchi di panico siano specificamente connessi all’ipersensibilità di un meccanismo ”allarme –soffocamento”. Prende spunto dalle acquisizioni sulla specifica sensibilità alla CO2 dell’area chemocettiva bulbare, quest’area stimola i centri respiratori per adeguare la respirazione alle necessità metaboliche; si tratta di una zona strettamente connessa con il locus ceruleus(attivazione del locus coeruleus da afferenze del sistema “asfissiostato” )La teoria di Klein prevede che questo sistema di allarme abbia una soglia bassa, a causa della quale trasmette la sensazione di una falsa asfissia, cui segue una risposta di panico. Il locus coeruleus Il locus coeruleus è un centro noradrenergico, situato nel tronco encefalico, che svolge un importante ruolo nelle funzioni di vigilanza, essendo preposto anche alla mediazione delle reazioni di paura, fino alle situazioni estreme di attivazione, in cui vengono percepite sensazioni di imminente pericolo vitale. L’attivazione del locus coeruleus, con il conseguente scatenamento delle reazioni di allarme, può essere indifferentemente sollecitata sia da afferenze periferiche (sensazioni fisiche) che da afferenze corticolimbiche (eventi scatenanti riconosciuti dal soggetto) che sottocorticali (stimoli inconsci) Sistema serotoninergico L’ipotesi di una disfunzione serotoninergica nel DP è essenzialmente derivata da studi clinici, nei quali è emersa l’efficacia terapeutica della clomipramina, un farmaco triciclico particolarmente attivo come inibitore del reuptake della 5-HT, ma, soprattutto in quest’ultimo decennio, degli SSRI che si devono attualmente considerare i farmaci di prima scelta nel DP PROCESSAZIONE DEGLI STIMOLI PERICOLOSI: La Strada Bassa e la Strada Alta verso l’Amigdala Corteccia Cerebrale VIA Talamo Sensoriale Consapevolezza LENTA VIA RAPIDA Stimolo Pericoloso Amigdala Assenza di consapevolezza Risposta avversiva Disfunzione cognitiva Molti autori hanno postulato l’esistenza di una disfunzione cognitiva come fattore associato ai disturbi di panico. In evidenza: Un’esagerata sensazione di minaccia Tendenza a svalutare la presenza di fattori precipitanti o di eventi traumatici Distorsione di sensazioni somatiche ed emozioni Viene postulata un’iperattività del sistema preattentivo di allarme, insufficientemente controllato dai processi cognitivi superiori Tratti di carattere E’ esperienza clinica che i pazienti con agorafobia e panico mostrino spesso tratti di carattere dipendente che precedono l’esordio del panico Sequenze decisionali per gli attacchi di panico 1) escludere la presenza di una condizione medica generale: Disfunzioni Vestibolari Periferiche (esame oto-vestibolare) Epilessia Temporale (EEG) Disturbi Cardiovascolari (ECG) Feocromocitoma (inefficacia terapia per DP ⇨ raccolta delle urine delle 24 ore per la determinazione dei metaboliti delle catecolamine) Disfunzioni della tiroide (familiarità per tiroideopatie, sesso femminile, FT3,FT4,TSH) 2) escludere gli effetti diretti di una sostanza (inclusi i farmaci) Astinenza da alcol (Anamnesi, esami ematochimici: macrocitosi, rialzo gamma-GT, AST-ALT) o da BDZ (anamnesi,bdz nelle urine) Intossicazione da sostanze (cannabis,cocaina,anfetamine) (Anamnesi con domande dirette, esame tossicologico nelle urine) 3) identificare se presenti ricorrenti attacchi di panico inaspettati (disturbo di panico con o senza agorafobia) 4) stabilire un eventuale fattore scatenante (fobia sociale, fobia specifica, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo posttraumatico da stress) 5) ansia presente in altre malattie psichiatriche: Disturbo d’ansia generalizzato Disturbo di depersonalizzazione Disturbi somatoformi Disturbi caratteriali Disturbi depressivi Schizofrenia 6) ansia “normale” Complicanze Ansia persistente Evitamento fobico Depressione Abuso di alcool e farmaci Disturbo di somatizzazione (doctor shopping) Modificazioni della personalità Gli attacchi di panico hanno una durata limitata nel tempo. Durante l’attacco sono possibili e efficaci una serie di interventi. In conseguenza del tempo che il paziente impiega per giungere in pronto soccorso è probabile, a quel punto, che la sintomatologia sia ascrivibile ad un ansia residua e post- panico. Consigliato l’uso delle benzodiazepine in fase acuta e successivamente l’utilizzo di farmaci che influenzino il sistema serotoninergico per la progressiva desensibilizzazioine dei “circuiti della paura” Utile, in associazione,la psicoterapia