Malformazioni Congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale Workbook Malformazioni dalla diagnosi prenatale congenite alla terapia postnatale Volterra 30 novembre-1 dicembre 2009 VIII Corso Residenziale 3 0 n o v e m b r e‐1 d i c e m b r e 2 0 0 9 Centro Studi S.Maria Maddalena Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra RTDC REGIONE TOSCANA VIII Corso Residenziale Malformazioni dalla diagnosi prenatale congenite alla terapia postnatale Volterra 30 novembre - 1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale P r o g r a m m a 3 0 n o v e m b r e 14.00 Apertura del corso F. Bianchi, A. Celandroni Sessione I—LA DISABILITÀ INTELLETTIVA Presiede R. Scarinci 14.30 La genetica della disabilità intellettiva C. Romano 15.00 La disabilità intellettiva nel bambino: inquadramento clinico G. Cioni 15.30 Nascere e crescere con la sindrome di Down S. Bargagna 16.00 La Disabilità cognitiva tra ritardo e atipia di sviluppo S. Vicari 16.30 Discussione 17.00 Pausa caffè 17.30 Il sito RTDC: questionario on-line e nuove funzionalità A. Pierini, F. Pieroni 20.30 Cena Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale P r o g r a m m a 1 D i c e m b r e Sessione II—NOVITÀ DELLA DIAGNOSI PRENATALE Presiede M. Srebot 9.00 Screening della sindrome di Down E. Cariati 9.30 Diagnosi prenatale invasiva nelle gravidanze multiple e interruzione selettiva della gravidanza E. Periti 10.00 Screening delle malattie monogeniche A. Renieri 10.30 Pausa caffè 11.00 Possibilità diagnostiche dell’ecografia morfologica L. Pasquini 11.30 Uso di metodiche rapide per la diagnosi di aneuplodie fetali: il punto di vista dell’ostetrico F. Strigini 12.00 Tecniche molecolari di ultima generazione: vantaggi e svantaggi nell’uso in diagnosi prenatale F. Torricelli 12.30 Proposte sul ruolo della consulenza genetica nella diagnosi prenatale B. Toschi 13.00 Discussione 13.30 Colazione di lavoro Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale Relatori e Moderatori Stefania Bargagna Reparto Neuropsichiatria Infantile, ASL 6, Livorno Fabrizio Bianchi Sezione di Epidemiologia, Istituto di Fisiologia Clinica CNR, Fondazione Toscana “G.Monasterio”, Pisa Ettore Cariati Unità Multidisciplinare Difetti Congeniti AOU Meyer, Firenze Amerigo Celandroni UO Pediatria, Ospedale F. Lotti, ASL5, Pontedera Giovanni Cioni Divisione di Neuropsichiatria Infantile, Università di Pisa, IRCCS Stella Maris Lucia Pasquini Servizio Diagnosi Prenatale, AOU Careggi, Firenze Enrico Periti Centro di diagnosi prenatale, Ospedale P.Palagi, ASL 10, Firenze Anna Pierini Sezione Epidemiologia, Istituto Fisiologia Clinica CNR, Fondazione Toscana “G.Monasterio”, Pisa Federica Pieroni Sezione Epidemiologia, Istituto Fisiologia Clinica CNR, Fondazione Toscana “G.Monasterio”, Pisa Alessandra Renieri Genetica Medica, AOU Siena Corrado Romano UOC di Pediatria e Genetica Medica IRCCS Associazione Oasi Maria Santissima, Troina (EN) Renato Scarinci Unità Semplice Citogenetica Prenatale, Università di Siena Massimo Srebot Dipartimento Ostetricia e ginecologia, Ospedale F. Lotti, ASL5, Pontedera Francesca Strigini Dipartimento Medicina della Procreazione e dell’Età Evolutiva, Divisione di Ginecologia e Ostetricia, Università di Pisa Francesca Torricelli SOD Diagnostica Genetica, AOU Careggi, Firenze Benedetta Toschi UO Citogenetica e Genetica Molecolare Dipartimento Materno Infantile AOU Pisana Stefano Vicari Neuropsichiatria Infantile, Ospedale Bambino Gesù, Roma Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale Comitato scientifico Segreteria del Registro Toscano Difetti Congeniti Segreteria scientifica Anna Pierini Renato Scarinci Francesca Strigini Segreteria organizzativa Maria Cristina Imiotti IFC-CNR Tel 050-3152110, fax 050-3152095 e-mail: [email protected] Editing e grafica Rosanna Panini Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale INDICE Lunedì 30 novembre Sessione I—LA DISABILITÀ INTELLETTIVA La genetica della disabilità intellettiva…….…………………………………………... 9 La disabilità intellettiva nel bambino: inquadramento clinico…..…. 23 Nascere e crescere con la sindrome di Down……………………………..….…… 27 La disabilità cognitiva tra ritardo e atipia di sviluppo…….……….....… 30 Il sito RTDC: questionario on-line e nuove funzionalità.……………..….. Martedì 1 dicembre Sessione II—NOVITÀ DELLA DIAGNOSI PRENATALE Screening della sindrome di Down……………...………………………………………..… 32 Diagnosi prenatale invasiva nelle gravidanze multiple e interruzione selettiva della gravidanza…….….....................................… 42 Screening delle malattie monogeniche……….…………………………………………. 80 Possibilità diagnostiche dell’ecografia morfologica….……………………….. 81 Uso di metodiche rapide per la diagnosi di aneuplodie fetali: il punto di vista dell’ostetrico….…………………………………………………………..….. 83 Tecniche molecolari di ultima generazione: vantaggi e svantaggi nell’uso in diagnosi prenatale….……………………………………………………………….. 84 Proposte sul ruolo della consulenza genetica nella diagnosi prenatale….……………………………………………………………………………………………………….. 86 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale La genetica della disabilità intellettiva Corrado Romano UOC di Pediatria e Genetica Medica, IRCCS Associazione Oasi Maria Santissima, Troina (EN) [email protected] 9 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 9 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 10 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 11 11 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 12 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 13 13 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 14 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 15 15 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 16 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 17 17 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 18 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 19 19 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 20 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 21 21 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 22 Indice autori Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale La disabilità intellettiva nel bambino: inquadramento clinico Giovanni Cioni e Vincenzo Leuzzi* Dipartimento di Neuroscienze dell’Età Evolutiva, IRCCS Stella Maris - Divisione di Neuropsichiatria Infantile, Università di Pisa; *Dipartimento di Scienze Neurologiche, Psichiatriche e Riabilitative dello Sviluppo, Università di Roma “La Sapienza”. L'espressione 'ritardo mentale' (RM) indica da alcuni decenni una categoria diagnostica riportata nei principali sistemi classificatori neuro-psichiatrici. Questa è definita dalla presenza di un quoziente di intelligenza (Q.I.) inferiore al minimo della media (< 75-70 punti) della popolazione mondiale e da una condizione di disadattamento alla maggior parte dei contesti normali di vita che, insorgendo prima dei 18 anni, interferiscono con lo sviluppo della personalità. La ricerca ha però accertato l'esistenza di molteplici forme di intelligenza e di disadattamento e ha evidenziato che l'unica disabilità attribuibile direttamente alla condizione di RM è l’apprendimento lento di nuove nozioni. Non si tratta infatti di un ritardo in tutte le funzioni mentali, ma di una difficoltà a raggiungere obiettivi che implicano l'utilizzo di quelle capacità intellettive che permettono di apprendere rapidamente le cose, di eseguire ragionamenti logici, di fare calcoli matematici ed altro. In questa ottica l'espressione ritardo mentale è stata svuotata di significato e, pertanto, è spesso sostituita da quella, semanticamente più aderente, di disabilità intellettiva. L’American Association on Mental Retardation ha continuato ad usare il termine “mental retardation” fino al 2006. Nel giugno 2006 i suoi membri hanno votato di cambiare il nome dell’associazione in "American Association on Intellectual and Developmental Disabilities". Nel 2008 la Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA) ha attivato un gruppo di lavoro per la definizione di "Linee Guida per la salute mentale delle persone con Disabilità Intellettiva" che ha visto numerosi incontri e consensus conference. I documenti finali sono in via di elaborazione, Si anticipano qui alcune note del documento finale per i gruppi di lavoro, guidati dal Prof. Leuzzi dell’Università di Roma “La Sapienza” e di cui hanno parte anche colleghi dell’IRCCS Stella Maris, dedicati all’introduzione ed all’eziologia della disabilità intellettiva, per facilità qui ancora indicata come ritardo mentale (RM). In una overview sulla prevalenza del RM nei soggetti in età scolare negli anni 19602002, Leonard e Wen (1) rilevano una prevalenza, stabile negli anni considerati (3-4/1000 per le forme gravi - IQ < 50 ; 5.4-10.6/1000 per quelle lievi - IQ 50-70), che mostra un picco fra i 10 e i 14 anni, un lieve declino durante l’adolescenza ed infine un marcato decremento nell’età adulta. Il maggiore interessamento dei maschi (rapporto maschi/femmine 1.6-1.7) si mantiene stabile sino ai 15 anni e tende ad annullarsi in seguito. Questi dati testimoniano l’intrinseca fragilità dell’età evolutiva in presenza di fattori biologici o ambientali che possano interferire con lo sviluppo mentale, la maggiore vulnerabilità dei bambini rispetto alle bambine, il possibile ruolo della scolarizzazione nello svelare difficoltà minori. E’ probabile che il declino della prevalenza in età adulta sia attribuibile Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 23 23 Malformazioni congenite 24 dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale all’emergenza di altri sintomi che monopolizzano la diagnosi (disturbi psichiatrici) e/o ad un maggiore mimetismo consentito dalla società degli adulti rispetto alla selettività della scuola, soprattutto per i casi più lievi. I dati riportati comunque danno un’idea della consistenza clinica e del peso sociale di questo disturbo, che nella grande maggioranza dei casi è permanente e non può avvalersi di un trattamento causale. Una meta-analisi di 219 lavori degli ultimi 35 anni sull’etiologia del RM in soggetti con forme non immediatamente deducibile dall’obiettività clinica (ritardi mentali non-sindromici), ha evidenziato aberrazioni cromosomiche, rivelate dall’ esame citogenetico, nel 9,5% dei soggetti (13,3% nelle forme gravi, 4,1% nelle forme lievi; maschi 8.3%, femmine 6,7%), e dalla ricerca dei riarrangiamenti subtelomerici tramite indagine FISH, in un ulteriore 4.4% (F >M; 3.6% vs 2.5%). Il 7,4% dei pazienti era affetta da sindrome del X-fragile (XFS) (diagnosi citogenetica nel 5.4% e molecolare nel 2%). Dismorfismi venivano osservati nel 3891% dei soggetti, malattie metaboliche note nell’1%, alterazioni neurologiche nel 42,9%, alterazioni morfologiche alle neuroimmagini nel 30% (2). Trattandosi di studi che coprono un arco di tempo relativamente ampio, quando si consideri l’evoluzione delle tecniche diagnostiche, è probabile che una quota dei soggetti appartenenti alle ultime categorie siano affetti da condizioni geneticamente determinate. Ciò viene in parte confermato dagli studi su popolazioni (3): in 30037 soggetti nati in Svezia negli anni 1980-1985, è stata trovata una prevalenza del RM dello 0,59% (43% forme severe; 57% forme lievi). Nel 35.3% di questi pazienti venivano individuate malattie genetiche specifiche, mentre nel 19,1 % erano presenti quadri dismorfici aspecifici o malformazioni cerebrali anche queste suggestive di un’ origine genetica. Infine oltre 280 geni sono considerati causa di RM (4) e sul data base Online Mendelian Inheritance in Man (OMIM) la voce MR evoca oltre 1000 riferimenti differenti e quella X-linked MR oltre 300 (5). In sintesi, il peso di determinanti genetiche nell’etiologia del RM appare elevata e probabilmente ancora sottostimato, a causa dei limiti delle attuali conoscenze e tecnologie diagnostiche. Una serie di vantaggi giustifica il massimo sforzo per individuare la causa di un RM. PER IL PAZIENTE: 1) la possibilità di un trattamento etiologico nelle forme derivanti da un’alterazione metabolica (ipotiroidismo congenito, aminoacidopatie, aciduria organiche, etc); 2) la possibilità di un trattamento sintomatico che tenga conto delle specificità del fenotipo e degli elementi di fragilità inerenti ogni singola condizione (es. sindrome di Rett, sindrome del X-fragile, possibile emergenza di patologie extraneurologiche, etc); 3) la possibilità di usufruire di planning educativi mirati; 4) il vantaggio di evitare test e valutazioni non necessarie; 5) la possibilità di poter essere indirizzato, se necessario, presso strutture con particolare competenza nella specifica patologia; Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale PER I GENITORI: l) la possibilità di un counselling genetico (allargato ad altri collaterali che lo richiedessero) basato sulla valutazione del rischio di ricorrenza della malattia e la scelta degli opportuni strumenti di prevenzione (valutazione dello stato di portatore dei genitori, diagnosi prenatale, etc). 2) la possibilità di poter di poter usufruire di specifiche linee guida in campo educativo e di poter contare su gruppi di supporto dedicati; Per il MEDICO: 1) la possibilità di far riferimento a linee guida dedicate nel trattamento e nel monitoraggio del paziente; 2) la possibilità di prevenire le problematiche medico-legali cui si va incontro quando si effettua una diagnosi descrittiva là dove è tecnicamente possibile una diagnosi etiologica. Mentre il RM è un sintomo comune in neuropsichiatra infantile, le condizioni in grado di causarlo possono essere estremamente eterogenee (e talora eccezionalmente rare): non sempre la complessità etiologica è deducibile da quella clinica, per quanto questa venga attentamente caratterizzata. Ciò implica che nel work up diagnostico debba coesistere un approccio phenotype centered on un approccio disorder centered. L’equilibrio è spostato a favore del primo nel caso dei RM sindromici, che per definizione manifestano sintomi neurologici ed extraneurologici tali da definire un pattern fenotipico ricorrente (es. trisomia 21) ed a favore del secondo nei RM nonsindromici ove questo non è riconoscibile. D’altra parte la netta distinzione fra forme sindromiche e nonsindromiche, a parte la specifica sensibilità ed esperienza del clinico, può risultare talvolta eccessivamente schematica: molti soggetti con la sindrome del X-fragile saranno classificati fra i RM nonsindromici nel corso dei primi anni di vita e fra quelli sindromici in seguito. Infine ancor non è disponibile una classificazione condivisa e convenzionale dei tratti cognitivi e comportamentali così come avviene per i tratti somatici (Merks et al., 2003), anche se alcuni fenotipi comportamentali dimostrano la stessa consistenza di quelli somatici (per esempio nella sindrome di Rett, nella sindrome di Angelman, nella sindrome di Williams, etc). In assenza di segni clinici associati, la gravità del RM è scarsamente predittiva dell’etiologia del disturbo. In alcune condizioni (esempio XFS) lo spettro fenotipico espresso dal QI è così ampio da rendere questo parametro poso specifico. Inoltre, in molti casi la valutazione della gravità RM è funzione dell’età del paziente, in considerazione del dispiegarsi nel tempo dell’emergenza (o della mancata emergenza) delle funzioni corticali superiori o per i tempi di espressione delle alterazioni biologiche dovute alla malattia: un bambino fenilchetonurico non trattato o inadeguatamente trattato può mostrare solo un lieve ritardo delle acquisizioni psicomotorie a 12 mesi, ed essere poi gravemente ritardato a 6 anni. Infine, il grado di RM può non essere stabile nel tempo a causa di fattori ambientali (ipostimolazione, trattamento improprio), dell’emergenza di una comorbidità neurologica o psichiatrica (epilessia, autismo), ma anche perché il sintomo può essere espressione di una encefalopatia progressiva misconosciuta (quindi diagnosi alternativa). In ogni caso, una imprevista variazione del quadro clinico al follow-up richiede una rivalutazione della diagnosi, soprattutto se questa è sindromico/descrittiva piuttosto che etiologica. Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 25 25 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale Anche la comparsa di segni clinici associati può coprire un ampio arco temporale. Per questa ragione, possibili deficit neurologici vanno accuratamente e periodicamente ricercati (non un esame neurologico una volta per tutte). Spesso può risultare particolarmente difficile individuare un deficit neurologico rispetto a quanto atteso dal RM. Per esempio una disturbo espressivo verbale può essere considerato parte della diagnosi di RM o alternativamente evocare un deficit neurologico aggiuntivo nella forma di una disartria, disprassia o disfasia; o ancora un disturbo di coordinazione può essere in alcuni casi (e da taluni) ascritto al RM ed in altri (e da altri) considerato una forma di lieve atassia, orientamenti questi con conseguenze diverse sul piano degli accertamenti diagnostici e che nel loro complesso riflettono una frequente difficoltà nel valutare lo sviluppo neurologico del bambino con RM. Le considerazioni di cui sopra suggeriscono una serie di raccomandazioni, come tentativo di uniformare le procedure diagnostiche nei bambini con RM, tenendo conto anche di un principio di economia generale che includa in senso proprio il costo della diagnosi ed i vantaggi che da questa derivano, ma anche più sottilmente il costo psicologico che comporta per i genitori la rievocazione della causa (ed implicitamente della responsabilità) della malattia del proprio bambino. Esse possono servire anche a fornire una guida per il medico che si confronta nel caso del RM con il più elevato livello di frustrazione diagnostica e di impotenza terapeutica. 26 Bibliografia 1) Leonard H, Wen X. The epidemiology of mental retardation: challenges and opportunities in the new millennium. Ment Retard Dev Disab. Res Rev 2002,8:117-134. 2) Van Kaernebeek CD, Jansweijer MC, Leenders AG, Offringa M, Henne Kam RC, Diagnostic investigations in individuals with mental retardation: a systematic literature review of their usefulness, Eur J Hum Genet, 2005,13: 6-25. 3) Stromme P, Hagberg G. Aetiology in severe and mild mental retardation: a populationbased study of Norwegian children. Dev Med. Child Neurol, 2000,42:76-86. 4) Inlow K Restivo L. Molecular and comparative genetics of mental retardation, Genetics, 2004, 166: 835-881. 5) vedi su www.orphanet.org 6) vedi le indicazioni dell’Associazione dei Genetisti Europei sul sito www.eurogentest.org Indice autori Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale Nascere e crescere con la sindrome di Down Stefania Bargagna Reparto Neuropsichiatria Infantile, ASL 6, Livorno PECULIARITÀ DELLA SINDROME DI DOWN La sindrome di Down (SD) comporta numerose problematiche somatiche (es.cardiache, oculari, otorino, tiroidee, celiachia) e psicomotorie che devono essere precocemente individuate e trattate perché possono influire sul livello di capacità funzionale e nel passaggio all’età adulta. Il follow-up dei pazienti con SD è importante per le obiettive possibilità di migliorarne le condizioni e le aspettative di vita. Della SD sono caratteristiche la precocità della diagnosi che insieme al particolare fenotipo evidente fin dalla nascita condizionano in modo significativo le relazioni interpersonali intorno al bambino, a loro volta condizionanti lo sviluppo del bambino. Come per ogni a rischio di ritardo o di atipie nell’evoluzione sarà importante seguire da vicino bambino e famiglia; si tenga conto che nel monitoraggio e lo sviluppo si deve fare una attenta valutazione, con memoria scritta, prove quantificate scale psicometriche, scale ordinali, check list comportamentali, questionari per i genitori, cercando di fare confluire più fonti (es, scuola terapisti ect). L’INTELLIGENZA Nella SD è spesso deficitaria inquadrabile a livello di prestazioni cognitive di solito nel ritardo lieve/medio, tendenza a rallentamenti e stasi profilo disarmonico per peggiore caduta nel versante del linguaggio e in particolare del linguaggio espressivo; esiste comunque una notevole variabilità individuale. Tutte le componenti dell’intelligenza sono compromesse, quella quantitativa, quella qualitativa e quella meta-cognitiva. Nella motricità si rilevano, ipotonia generalizzata, iperlassità dei legamenti, ritardo nell’acquisizione del controllo del tronco, della posizione eretta della deambulazione, scarsa coordinazione, lentezza. Il linguaggio mostra quadri di compromissione molto diversi, che prescindono da competenze cognitive non verbali, competenze sociali, dalle opportunità di apprendimento fornite dall’ambiente socio-culturale; i disturbi fono-articolatori più o meno marcati sono quasi sempre presenti e sensibili a una terapia mirata. L’alterazione del linguaggio investe però anche la grammatica sia in ricezione che in espressione, secondo gradi diversi. Mentre la comprensione verbale nei primi anni di vita segue una progressione molto simile a quella dei bambini normali in linea con l’età mentale, da più grandi spesso le performances anche di comprensione si abbassano di fronte a strutture grammaticali complesse; su questo si ipotizza una influenza negativa della memoria verbale. Il lessico è di solito migliore, anche effetto della stimolazione ambientale. Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 27 27 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale AFFETTIVITÀ A nostro giudizio non c’è un solo temperamento del bambino Down che risentano al pari degli altri figli delle tendenze caratteriali dei genitori e degli stili di comportamento. La passività e l’oppositorietà non sono sempre presenti; si rilevano però nelle interazioni sociali e modalità di affrontare un compito una maggiore rigidità e tendenza alla perseverazione. Gli adolescenti SD non differiscono sostanzialmente dagli altri né per l'età di inizio della pubertà, né per l'anatomia degli organi sessuali. Provano desideri e hanno fantasie come altri ragazzi. In età adulta può comparire depressione, soprattutto se non c’è un buon adattamento sociale. 28 ADATTAMENTO SOCIALE Raggiungere una vita autonoma per le persone con SD è un traguardo sempre più realizzabile e in genere le loro capacità di adattamento sono migliori che in altri pazienti con ritardo mentale. In un nostro studio il profilo rispetto alle scale principali della scala Vineland risulta armonico, con prestazioni riferibili ad un’età equivalente tra i 7 e gli 8 anni EQ in tutte le scale. Nelle modalità di adattamento sociale oltre alla concordanza tra il deficit linguistico e il dominio della comunicazione si deve segnalare come punto di forza non solo l’area domestica, ma anche le strategie di coping. Le persone che avevano fatto più anni di trattamento e scuola erano migliori nell’adattamento e questo sembra di buon auspicio per un lavoro. Questo ultimo è determinante per la qualità della vita, ha una ricaduta positiva su sviluppo mentale su autostima, identità, riconoscimento del Sé, senso di competenza, di partecipazione, controllo della propria emotività. L’APPROCCIO RIABILITATIVO L’approccio riabilitativo deve tenere conto di molti fattori che interagiscono tra di loro fra cui quello neurobiologico (la patologia cromosomica con i suoi correlati a livello del substrato nervoso può condizionare diversi processi mentali); quello cognitivo e quello affettivo relazionale: le dinamiche familiari sono influenzate fin dai primi momenti di vita del bambino; i pregiudizi culturali e l’accentuarsi delle caratteristiche fisiche della sindrome con l’età condizionano ulteriormente il rapporto con gli altri. Inoltre un modello riabilitativo non può prescindere dalla relazione con l’ambiente che deve considerare il bambino come un interlocutore capace di chiedere e rispondere in modo che sia il protagonista del suo sviluppo. Il bambino deve essere messo nella condizione di sviluppare la sua creatività e soggettività sulla base della sua motivazione. Nelle caratteristiche generali un trattamento riabilitativo secondo l’approccio deve essere globale: del bambino, della famiglia, dell’ambiente sociale e si deve intervenire per facilitare al massimo le potenzialità di un individuo Down significa lavorare intorno il trattamento deve prevedere un approccio multidisciplinare: neuropsichiatra infantile, psicologo, terapisti, scuola che devono cooperare tra loro. La Programmazione deve essere individualizzata per quel bambino e in quel momento. L’approccio è sempre finalizzato all’attivazione di potenzialità e non all’addestramento di comportamenti. In particolare nel trattamento precoce gli interventi della terapista della neuropsicomotricità quindi non sono da vedersi come stimolazione Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale motoria passiva ma stimolazione rivolta alla funzione, alle scelte funzionali, alla facilitazione del compito attraverso attività, ausili, giochi e giocattoli. Il trattamento del linguaggio deve essere fatto quasi sempre e in varie età con obiettivi diversificati salvaguardando l’individualità dei bisogni e delle risposte. Per i più piccini il trattamento dell’ipotonia orale va praticato il più precocemente possibile nelle maniera più normale della vita infantile come la suzione o l’alimentazione con semplici accorgimenti (che però vanno conosciuti….) in attività motivanti e interessanti; obiettivi settoriali quali incremento del tono muscolare o della riduzione della protrusione della lingua possono essere così raggiunti in maniera ”attiva”, anziché “passiva “. Non si trascuri peraltro che il nucleo del trattamento del ritardo mentale Down o non Down è il disturbo cognitivo, che quindi deve essere curato in tutti i suoi aspetti prestazionali, strategici e adattivi. Indice autori 29 29 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale La disabilità cognitiva tra ritardo e atipia di sviluppo Stefano Vicari Neuropsichiatria Infantile, Ospedale Bambino Gesù, Roma 30 Negli ultimi anni la ricerca Neuropsicologica sul RM ha tentato di rispondere ad alcuni quesiti di base e di fornire un modello interpretativo in grado di spiegare i meccanismi di funzionamento del deficit cognitivo. Nel tempo sono andate delineandosi due principali linee di pensiero contrapposte: una concezione di tipo evolutivo ed una prettamente strutturale. Secondo la prima ipotesi, il profilo cognitivo del RM sarebbe caratterizzato da una curva di sviluppo rallentata che risulta sovrapponibile a quella di un bambino normale di età inferiore (“developmental lag hypothesis”; Zigler e Balla, 1982). Nella seconda concezione, invece, la differenza tra soggetti normali e con RM viene attribuita ad un’organizzazione strutturale della cognizione qualitativamente differente i cui principi generali assumono caratteristiche diverse per ciascuno dei due ambiti (“structural lag hypothesis”; Ellis e Cavalier, 1982). Questa contrapposizione tra aspetto evolutivo ed aspetto strutturale risulta attualmente superata in quanto si ritiene che entrambe le componenti giochino un loro ruolo integrandosi all’interno di questo processo; il RM viene quindi visto come un ritardo di sviluppo caratterizzato anche da una serie di modificazioni strutturali. Secondo Anderson (1986), il RM può essere considerato come “un deficit cognitivo generalizzato in cui i soggetti ritardati tendono a mostrare difficoltà in tutti i processi cognitivi.”. Sappiamo anche, però, che si tratta di persone che presentano spesso una grande variabilità interindividuale, con livelli di prestazione mutevoli anche all’interno dello stesso dominio, con aree di forza e di debolezza i cui profili cambiano continuamente nelle diverse sindromi, nei diversi soggetti ed in momenti differenti. L’impossibilità di tracciare un profilo cognitivo uniforme ha indotto a considerare il RM come una condizione estremamente eterogenea e variabile (Vicari, Albertini, Caltagirone, 1992) ponendo particolare attenzione alle caratteristiche neuropsicologiche tipiche di ciascuna sindrome. Queste considerazioni di carattere teorico trovano conferma nella comune esperienza clinica: la presenza di una disomogeneità nell'anomalo sviluppo intellettivo evidenzia non solo differenze quantitative nelle funzioni cognitive di queste persone, ma soprattutto differenze qualitative che la cui conoscenza è indispensabile ai fini di un corretto inquadramento diagnostico-funzionale, premessa indispensabile per la realizzazione di progetti d’intervento educativo – abilitativi che abbiano come scopo il raggiungimento del «massimo potenziale» di ciascun bambino. Ne consegue che gli interventi per il trattamento devono essere necessariamente individualizzati, in altre parole costruiti sulla base delle specifiche caratteristiche che rendono ogni persona unica ed irripetibile. Parte integrante del trattamento dovranno essere, così, l’osservazione e la valutazione del bambino, non limitate alle sole competenze comunicative e linguistiche ma riguarderà anche le altre abilità cognitive e lo stile emotivo ed affettivo. Se da un lato è, infatti, importante capire quali siano le abilità maggiormente evolute (aree di forza) e quali quelle più compromesse (aree di debolezza) è anche necessario Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale evitare di «spezzettare» il bambino in mille funzioni separate, perdendo di vista così la sua essenza più profonda. In questa relazione, pertanto, verranno presentati i risultati delle più recenti ricerche sul Ritardo Mentale, protocolli specifici di valutazione delle funzioni cognitive e proposte di intervento individualizzato. Indice autori 31 31 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale Screening della sindrome di Down Ettore Cariati Unità Multidisciplinare Difetti Congeniti AOU Meyer, Firenze 32 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 33 33 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 34 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 35 35 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 36 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 37 37 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 38 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 39 39 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 40 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 41 41 Indice autori Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale Diagnosi prenatale invasiva nelle gravidanze multiple e interruzione selettiva della gravidanza Enrico Periti Centro di Diagnosi Prenatale, Ospedale P.Palagi, ASL 10, Firenze 42 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 43 43 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 44 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 45 45 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 46 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 47 47 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 48 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 49 49 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 50 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 51 51 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 52 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 53 53 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 54 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 55 55 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 56 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 57 57 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 58 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 59 59 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 60 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 61 61 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 62 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 63 63 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 64 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 65 65 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 66 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 67 67 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 68 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 69 69 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 70 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 71 71 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 72 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 73 73 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 74 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 75 75 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 76 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 77 77 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 78 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 79 79 Indice autori Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale Screening delle malattie monogeniche Alessandra Renieri Professore Ordinario di Genetica Medica, Università di Siena Direttore UOC Genetica Medica Azienda Ospedaliera Universitaria Senese 80 La consulenza genetica prenatale è un complesso processo “non direttivo” che consiste in due importanti fasi: i) momento di raccolta anamnestica e costruzione dell’albero genealogico e ii) processo comunicativo delle informazioni affinché la coppia adotti la scelta adeguata alle propria sensibilità, cultura, religione ecc. Parte del processo informativo relativo all’erogazione delle informazioni comuni (ad es. coppie con età materna avanzata) viene effettuata in alcuni centri in sedute collettive. Tuttavia, la parte di raccolta anamnestica e di costruzione dell’albero genealogico non può essere delegata a sedute collettive, così come la parte informativa specifica dipendente dalla storia familiare della coppia. Non è infrequente infatti trovare nell’albero genealogico un parente affetto da una malattia monogenica rara. Le malattie monogeniche sono infatti rare se prese singolarmente ma poiché esistono circa 6.000 malattie diverse è possibile che in ogni albero genealogico, se esteso a sufficienza, vi sia un parente affetto da malattia rara. Il genetista durante la consulenza deve pertanto valutare se il grado di parentela è sufficientemente stretto da risultare in un rischio per la coppia e comunicare se sono disponibili test prenatali specifici. Verrà presentata l’esperienza del centro di Genetica Medica di Siena con esempi di consulenze in cui l’iter procedurale ha permesso una corretta realizzazione di tutto il processo ed altri esempi in cui per assenza di consulenza preconcezionale o assenza di definizione diagnostica del parente affetto, preliminare alla consulenza prenatale, l’iter ha dovuto seguire percorsi non ottimali. Attualmente, il progredire delle conoscenze scientifiche ha permesso la disponibilità di un numero crescente di test genetici per malattie monogeniche, effettuati attraverso metodiche di genetica molecolare. Inoltre, lo sviluppo di tecniche innovative di citogenetica molecolare, quali la array-CGH, porterà nel prossimo futuro una ulteriore potenzialità diagnostica. Indice autori Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale Possibilità diagnostiche dell’ecografia morfologica Lucia Pasquini Servizio Diagnosi prenatale, AOU Careggi, Firenze L’ecografia morfologica (o ecografia del II trimestre) è una ecografia che solitamente viene eseguita tra 19 e 21 settimane di gravidanza ed ha diverse finalità: 1. valutazione della crescita fetale rispetto al primo trimestre 2. valutazione dell’anatomia fetale La valutazione della crescita fetale nel secondo trimestre è importante per riuscire a diagnosticare la eventuale presenza di un ritardo di crescita precoce. La valutazione dell’anatomia è importante per escludere la presenza di eventuali malformazioni maggiori, non è compito dell’ecografia la rilevazione delle cosiddette anomalie minori. Purtroppo la morfogenesi fetale è un evento complesso ed evolutivo che non può essere colto in maniera omnicomprensiva in un unico esame. Per questi motivi è possibile che talune anomalie fetali possano non essere rilevate all’esame ecografico morfologico. L’esperienza finora acquisita suggerisce che un esame ecografico routinario, non mirato, consente di identificare dal 30 al 70% delle malformazioni maggiori. Una mancata diagnosi può essere la conseguenza di vari fattori: 1) limite fisico della tecnologia attuale, per esempio difetti di piccole dimensioni come i difetti del setto interventricolare o interatriale o i difetti inaccessibili agli ultrasuoni come la palatoschisi isolata; 2) condizioni subottimali di visualizzazione del feto: in caso di cospicuo spessore della parete addominale materna, scarsità di liquido amniotico, posizione sfavorevole del feto, gravidanza multipla, epoca gestazionale avanzata, fibromi, cicatrici addominali; 3) storia naturale della anomalia (difetti evolutivi e difetti a comparsa tardiva): alcuni difetti si sviluppano o si manifestano solo tardivamente nel corso del III trimestre o dopo la nascita a causa della storia naturale di quella determinata patologia, quindi non sono individuabili in esami precoci e sono compatibili con un’ecografia normale nel II trimestre. Queste anomalie comprendono alcune malformazioni cerebrali (per esempio le anomalie della girazione corticale, l’idrocefalia, la microcefalia), alcune anomalie scheletriche (per esempio l’acondroplasia), alcune malformazioni cardiache (per esempio le stenosi valvolari e la coartazione aortica di difficile diagnosi prenatale anche con un esame mirato come l’ecocardiografia fetale), le patologie del tratto gastroenterico (per esempio atresia duodenale o intestinale), alcune anomalie delle vie urinarie (per esempio idronefrosi e alcune forme di patologia cistica), la patologia neoplastica (per esempio teratomi e neuroblastomi) ed emorragica (per esempio emorragie surrenali o cerebrali); Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 81 81 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 4) difetti che si manifestano con segni ecografici indiretti: per esempio l’atresia anale, l’atresia esofagea, l’ernia diaframmatica; 5) difetti che non si accompagnano ad alterazioni strutturali evidenziabili: per esempio il ritardo mentale, le malattie metaboliche, alcune sindromi genetiche, alcune anomalie cromosomiche come la sindrome di Down. Indice autori 82 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale Uso di metodiche rapide per la diagnosi di aneuploidie fetali: il punto di vista dell’ostetrico Francesca Strigini Dipartimento Medicina della Procreazione e dell’Età Evolutiva, Divisione di Ginecologia e Ostetricia, Università di Pisa L’ecografia consente oggi di sospettare diverse forme sindromiche del feto in utero. Fra queste sono comprese le anomalie cromosomiche, che possono essere diagnosticate con certezza utilizzando la biopsia coriale, l’amniocentesi o, più raramente, la cordocentesi. L’amniocentesi o la biopsia coriale sono in genere preferibili perché gravate da rischi minori per la prosecuzione della gravidanza; d’altra parte, entrambe richiedono tempi di coltura in vitro piuttosto lunghi. I motivi che invece suggeriscono l’opportunità di cercare di ottenere una risposta rapida sono molteplici, e comprendono l’ansietà della paziente di fronte ad un sospetto ecografico e, soprattutto nelle epoche più avanzate della gravidanza, la necessità di offrire in breve tempo le opzioni più opportune per la gestione della gravidanza stessa. Le metodiche rapide per lo studio del cariotipo fetale, come la QF-PCR, forniscono tuttavia meno informazioni rispetto allo studio completo del cariotipo, e non è ancora noto quanto ciò possa essere rilevante in una popolazione di feti selezionati in base ai reperti ecografici. Indice autori Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 83 83 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale Tecniche molecolari di ultima generazione: vantaggi e svantaggi nell’uso in diagnosi prenatale Francesca Torricelli SOD Diagnostica Genetica, AOU Careggi, Firenze I progressi tecnologici nel campo dell’ecografia, della biologia e della genetica molecolare e l’ampliarsi delle conoscenze nel campo delle ricerche genomiche hanno consentito l’affermazione della diagnosi prenatale come parte integrante non solo dell’ostetricia moderna ma anche della medicina preventiva. La rapida evoluzione delle tecniche di diagnosi molecolare deve però essere attentamente valutata nella loro applicazione alla diagnosi prenatale al fine di evitare interpretazioni errate di esami eseguiti senza una indicazione clinica specifica. A partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta, lo sviluppo di un approccio pratico per l’analisi dei cromosomi umani ha portato alla comprensione del ruolo svolto dalle anomalie cromosomiche nell’insorgenza o nello sviluppo di varie sindromi trovando una rapida applicazione alla diagnosi prenatale del I e del II trimestre. 84 La citogenetica tradizionale, pur utilissima nell’individuare un gran numero di anomalie cromosomiche, numeriche e strutturali, è necessariamente limitata nelle sue possibilità diagnostiche dal potere di risoluzione del microscopio. Il maggiore progresso degli ultimi anni, nel campo della citogenetica, è rappresentato dallo sviluppo della tecnica FISH (Fluorescence In Situ Hybridation) e dalla più recente metodica della CGH-Array. Quest’ultima, descritta per la prima volta nel 1997 (matrix-CGH), ha aperto la strada alla possibilità di una più alta e più ampia risoluzione delle anomalie cromosomiche strutturali e delle sindromi da microdelezione cromosomica. La CGH-Array (Comparative genomic Hybridization) è una tecnologia genome-wide in grado di caratterizzare ad alta risoluzione il genoma umano. Tale tecnica consente di individuare alterazioni cromosomiche di dimensioni inferiori ai limiti di risoluzioni delle tecniche di citogenetica classica e/o molecolare e permette inoltre di definire in modo più preciso aberrazioni cromosomiche precedentemente caratterizzate. La CGH-Array si candida come tecnica di elezione per la caratterizzazione delle anomalie cromosomiche, anche in diagnosi prenatale. È da utilizzare però in caso di conferma e caratterizzazione di alterazioni citogenetiche complesse e in caso di ricerca di alterazioni familiari, in quanto le tecniche citogenetiche classiche rimangono fondamentali come primo approccio diagnostico. È significativo ricordare che la CGH-Array non è in grado di evidenziare la presenza di alterazioni cromosomiche bilanciate. Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale In questa prospettiva la CGH-Array può essere considerata una tecnica di grande supporto alla citogenetica classica in diagnosi prenatale, sia per la caratterizzazione di alterazioni cromosomiche, sia come tecnica di elezione per un’analisi genome wide. Al fine di introdurre la tecnologia Array nella diagnostica corrente e considerando una valutazione costi/beneficio, è necessaria una selezione dei casi da studiare. È quindi opportuno sottolineare che l’utilizzo della CGH-Array in diagnosi prenatale deve essere di supporto alle tecniche tradizionali per la definizione dei breakPoint presenti e non come primo approccio diagnostico. Indice autori 85 85 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale Proposte sul ruolo della consulenza genetica nella diagnosi prenatale Benedetta Toschi UO Citogenetica e Genetica Molecolare Dipartimento Materno Infantile AOU Pisana 86 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 87 87 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 88 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 89 89 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 90 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 91 91 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 92 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 93 93 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 94 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale 95 95 Indice autori Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009 Malformazioni congenite dalla diagnosi prenatale alla terapia postnatale INDICE DEGLI AUTORI B R Bargagna S.......................... 27 Renieri A ............................ 80 Romano C ............................ 9 C Cariati E ............................ 32 Cioni G .............................. 23 S Strigini F ............................ 83 L T Leuzzi V ............................. 23 Torricelli F ......................... 84 Toschi B ............................. 86 96 P Pasquini L .......................... 81 Periti E .............................. 42 V Vicari S .............................. 30 Volterra - 30 novembre-1 dicembre 2009