LA PAROLA AI GIURATI Aula virtuale “Gruppi e influenze sociali”– Giugno 2006 Stefania Motta – matr. 070216 S C H E D A F I L M – LA PAROLA AI GIURATI Al termine dell'ultima udienza di un processo per omicidio, 12 giurati si chiudono in camera di consiglio. L'intera pellicola si sviluppa dentro questo ambiente claustrofobico, mettendo a confronto le personalità, gli stati d'animo, i conflitti culturali ed etnici dei 12 protagonisti chiamati a giudicare della sorte di un ragazzo. Inizialmente, undici giurati, sono convinti che l’imputato sia colpevole di assassinio. Solo il dodicesimo (Henry Fonda), invece, non ha dubbi sulla sua innocenza. Come potrà questo unico uomo riuscire a convincere gli altri? Lentamente, dal continuo confronto tra le opinioni dei giurati (un confronto che spesso trascende nel contrasto verbale e fisico), emergono tutte le contraddizioni dei testimoni, non adeguatamente valutate dall'avvocato difensore (d'ufficio). Uno ad uno, tutti i giurati - chiamati innanzitutto a giudicare se stessi - si convincono dell'innocenza del giovane, superando pregiudizi anche razziali che, in prima istanza, stavano per portarli a esprimere un verdetto di condanna. Sembrava un caso con prove irrefutabili contro un ragazzo di colore accusato di aver ucciso il padre, è “diventato uno dei film migliori della storia del cinema”. C A S T – LA PAROLA AI GIURATI Ecco i 12 protagonisti “invitati per posta a far parte della Giuria.” L’ordine da me scelto per presentarVi i 12 giurati è lo stesso di cambiamento decisionale da parte degli stessi : GIURATO NR. 8 – HENRY FONDA – il deviante GIURATO NR. 9 – JOSEPH SWEENEY persona anziana che per prima si convince dell’innocenza del ragazzo GIURATO NR. 5 – JACK KLUGMANN GIURATO NR. 11 – GEORGE VOSKOVEC C A S T – LA PAROLA AI GIURATI GIURATO NR. 2 - JOHN FIEDLER GIURATO NR. 6 – ED BINNS GIURATO NR. 7 – JACK WARDEN “la partita di baseball lo attende” GIURATO NR. 12 – ROBERT WEBBER Il pubblicitario. Anche se modifica la sua opinione in una successiva votazione. C A S T – LA PAROLA AI GIURATI GIURATO NR. 1 - MARTIN BALSAM – Presidente dei giurati GIURATO NR. 10 - ED BEGLEY GIURATO NR. 4 – E.G. MARSHALL L’uomo che non suda mai GIURATO NR. 3 – LEE G. COBB Il padre del ragazzo scappato di casa TEMATICHE TIPOLOGIA DI GRUPPO PREGIUDIZI e STEREOTIPI DEVIANZA PROCESSO DI DECISIONE INFLUENZA MINORITARIA POLARIZZAZIONE DEL FILM TIPOLOGIA di GRUPPO Un GRUPPO DI PICCOLA DIMENSIONE (12 uomini) ad INTERAZIONE DIRETTA (relazioni a faccia a faccia), un GRUPPO SECONDARIO perché è “un insieme di persone che hanno scopi da raggiungere e relazioni di tipo piuttosto impersonali, sottolineate dal fatto che non conoscono addirittura i propri nomi (emblematica è la scena finale del film tra Henry Fonda ed il personaggio più anziano). 12 uomini di ceto sociale diverso, che svolgono professioni differenti, di età diversa, di scolarizzazione differente che si trova ad un tavolo per condividere un “obiettivo comune” ed un “destino comune”. Secondo la definizione di LEWIN il gruppo è “una totalità dinamica caratterizzata dalla stretta interdipendenza delle sue parti: interdipendenza del destino ed interdipendenza del compito”. E secondo questa definizione più facile è riconoscere l’obiettivo comune rispetto al destino comune. L’OBIETTIVO DEL GRUPPO è evidente fin dall’inizio: emettere una sentenza unanime (anche perché non è ammessa dal sistema giudiziario americano nessuna altra forma). Anche se è curioso che uno dei giurati (il più ricco di pregiudizi razziali, il padre del figlio scappato di casa) esclami ad alta voce, ad un certo punto “Perché siamo qui?”. Ed interessante anche il discorso che fa l’orologiaio quando dice che “il compito comune non è una questione personale dal momento che dall’esito della loro decisione loro non ne guadagneranno nulla…” Il DESTINO COMUNE è più difficile da riconoscere, secondo la definizione di Lewin “l’interdipendenza del destino costituisce un elemento macroscopico di unificazione, nel senso che qualunque aggregato casuale di individui può diventare gruppo se le circostanze ambientali attivano la sensazione di essere improvvisamente nella stessa barca” e non è forse questa la situazione? Io ho avuto la netta sensazione, negli ultimi minuti del film, che le circostanze ambientali (il fatto di trovarsi obbligatoriamente tutti insieme nella stessa piccola sala: condizione estremizzata dal regista con il caldo torrido, il condizionatore che funziona solo se accesa la luce, il temporale che si scatena, le finestre che si aprono a fatica e che richiedono l'aiuto di due persone per aprirle, le sedie scomode, la saletta chiusa a chiave che può aprire solo dall'esterno la guardia ......) hanno attivato nei 12 uomini la sensazione di essere sulla stessa barca e che la convivenza obbligatoria per diverse ore abbia creato una specie di solidarietà tra di loro (l'aiuto di Henry Fonda a far indossare la giacca al padre del figlio scappato di casa ne è a mio parere un esempio). BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO: Giuseppina Speltini / Augusto Palmonari “I gruppi sociali” –pagg.17-40 Augusto Palmonari / Nicoletta Cavazza / Monica Rubini “Psicologia Sociale” – pagg. 203 - 212 TIPOLOGIA di GRUPPO I gruppi si formano attraversano 4 fasi, secondo Tuckman : FORMAZIONE, caratterizzata dall'ansia e dal tentativo di scoprire e definire la situazione (l’esempio è rappresentato dai primi scambi di frasi tra i giurati nel bagno) CONTRASTO, in cui si definiscono dei conflitti nei sottogruppi (la fase centrale della discussione e le posizioni opposte delle persone all’illustrazione dei fatti ed al ripercorrere insieme quanto avvenuto la sera dell’omicidio.) TIPIZZAZIONE, il ritrovamento della coesione finale, in cui emerge lo spirito di gruppo PRESTAZIONE (nel film non si vede, ma è sottintesa) è la messa in atto della decisione, cioè la proclamazione ufficiale di innocenza dell'imputato. Oltre a queste 4 fasi, le fasi ipotizzate da Bruscalgioane: EUFORICO – IRREALISTICA: il momento iniziale in cui tutti si credono d’accordo e sperano di andare a casa subito e di riprendere le loro abituali attività REALISTICO – DEPRESSIVA: gli 11 giurati si accorgono del problema rappresentato da Herny Fonda (il deviante) e si ha un momento di autoriflessione e presa di coscienza della nuova situazione REALISTICO-PRODUTTIVA: i 12 giurati si mettono all’opera per ottenere una decisione unanime PRODUTTIVO-INNOVATIVA: arrivare tutti insieme a giudicare il ragazzo innocente BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO: Giuseppina Speltini / Augusto Palmonari “I gruppi sociali” – pagg. 92 – 100 Libri di testo per la preparazione esame “Psicologia della formazione” PREGIUDIZI e STEREOTIPI In modo inconsapevole, ma evidente, in tanti dei membri della giuria la razza del ragazzo (categoria etnica), la sua vita famigliare (categoria sociale), i piccoli furti da lui compiuti (storia del suo passato), il suo carattere aggressivo (tratto di personalità), il quartiere in cui viveva (gruppo di appartenenza e stato sociale) hanno determinato (senza nessun tipo di discussione) la sua colpevolezza. Il ragazzo incolpato dell’omicidio del padre rappresenta nell’immagine mentale di ognuno dei membri della giuria lo STEREOTIPO SOCIALE di una categoria ben definita. Negli anni ’50 il “pregiudizio” diffuso negli Stati Uniti tra i “bianchi” è che le persone di colore sono un gruppo sociale spinto dalla povertà e dalla loro “aggressività naturale” alla violenza. Ancora prima dei giurati, i testimoni stessi dell’accaduto hanno subito l’influenza di tali pregiudizi. “Numerose le discussioni tra il figlio ed il padre prima dell’assassinio”, “Il padre che in modo violento picchiava il figlio”, “l’acquisto in un negozio locale di un grosso coltello” ……. Altro PREGIUDIZIO è quello sulla CATEGORIA DEI GIOVANI e sul conflitto naturale padre-figli. Il giurato nr. 3 quello che per ultimo emetterà sentenza di innocenza, in più di un’occasione durante il film (basandosi su un’esperienza personale in primis) colpevolizza i giovani di comportamenti violenti nei confronti dei padri, che per loro fanno tutto, e che ricevono come ricompensa un “sbattere la porta ed andarsene di casa”. Ed il TEMA DELLA VECCHIAIA che timidamente e delicatamente si fa strada. Ad esempio l’empatia del vecchio giurato con il vecchio testimone “era un vecchio con la giacca rotta che voleva solo essere ascoltato” e l’indelicatezza di alcuni giurati verso il vecchio testimone: “è un vecchio” come può essere sicuro di quello che dice BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO: Luciano Arcuri – Maria Rosaria Cadinu “Gli stereotipi” DEVIANZA Henry Fonda è il deviante all’interno del gruppo dei giurati perché fin dall’inizio avanza una posizione diversa rispetto a quella della maggioranza e viene percepito da tutti come un elemento perturbatore della coesione del gruppo e di conseguenza come colui che “disturba” e che fa notevolmente ritardare l’emissione del giudizio finale. La sua posizione diversa, anzi opposta, a quella della maggioranza, è la perfetta applicazione delle teorie e degli esperimenti di Schacter, e come avvenuto in situazioni di esperimentazione anche in questa situazione reale il deviante è “il destinatario di un numero elevato di comunicazioni allo scopo di convertirlo alle posizioni del gruppo”. BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO: Giuseppina Speltini / Augusto Palmonari “I gruppi sociali” – pagg.210 e 283 Augusto Palmonari / Nicoletta Cavazza / Monica Rubini “Psicologia Sociale” – pagg. 229 - 241 PROCESSO di DECISIONE In questa situazione e nel tipo di decisione da prendere non era possibile come in altre decisioni di gruppo trovare un compromesso tra le opinioni dei membri della giuria, perchè la decisione poteva essere solo univoca (obbligatoria per la legge americana del tempo) COLPEVOLE o INNOCENTE. Per quanto riguarda il processo di decisione vero e proprio, così come la decisione di colpevolezza iniziale, sono state una sorta di compromesso semplicistico dovuto o spiegato dal desiderio di fare in fretta e di scegliere la strada più breve (ed indirettamente eliminare il deviante dalla norma maggioritaria). Da segnalare la scelta del regista relativa alla temperatura della stanza (che continua a salire fino al temporale che segna la votazione del 6 a 6, di totale equilibrio ... a questo punto non c’è più una maggioranza e non c’è più una minoranza quantitativa ma si perde anche la percezione di quale sia l’idea dominante e quindi la vera maggioranza .... BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO: Augusto Palmonari / Nicoletta Cavazza / Monica Rubini “Psicologia Sociale” – pagg. 221 – 230 Rubert Brown “Psicologia sociale dei gruppi” - pagg. 192 - 217 INFLUENZA MINORITARIA Il film è un caso esemplare di descrizione di un tipo di influenza minoritaria: si vede benissimo come i membri del gruppo si "convertano" piano piano dalla iniziale forma di presumibile acquiescenza all'opinione della maggioranza. Lo stile che qualifica per eccellenza l’esercizio dell’influenza di una minoranza attiva è appunto la consistenza. Secondo Moscovici “la consistenza del comportamento ne può disegnare molte forme che vanno dalla ripetizione persistente d’una affermazione particolare – evitando ogni dichiarazione contradditoria – fino alla elaborazione di un sistema di prove logiche”. In sintesi una minoranza che dà prova di consistenza adotta uno stile di comportamento coerente, fermo e tenace. La consistenza poi si esprime secondo due diverse modalità: la consistenza “sincronica o sociale” che definisce l’unanimità di risposte date dai membri di una minoranza (consenso); e la consistenza “diacronica o interna” che si distingue per il mantenimento sistematico da parte della minoranza di una particolare risposta nel tempo e nello spazio. Nel film chi mano a mano decide di schierarsi dalla parte della minoranza è certo di trovare un sostegno sociale nel quadro di un consenso durevole. L'unico comportamento anomalo è quello del pubblicitario che rimbalza in un paio di occasioni la sua decisione "COLPEVOLE" - "INNOCENTE". E questo “gruppo minoritario” costituito da 12 giurati potrà in qualche modo influenzare come minoranza la popolazione americana degli anni ’50 con i suoi pregiudizi nei confronti degli uomini di colore? BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO: Augusto Palmonari / Nicoletta Cavazza / Monica Rubini “Psicologia Sociale” – pagg. 279 – 290 Giuseppina Speltini / Augusto Palmonari “I gruppi sociali” –pagg.229 - 249 POLARIZZAZIONE E’ evidente una polarizzazione iniziale dei giudizi verso l’estremo della colpevolezza dell’imputato, forse più estrema rispetto alle opinioni dei singoli. Per esempio il primo a convertirsi l’anziano, forse era tra gli altri il meno convinto della colpevolezza dell’imputato, ma nella presa di decisione di gruppo iniziale il giudizio si è spostato inevitabilmente verso una categoria di colpevolezza. E’ più facile smuovere le opinioni altrui se si ha l’appoggio di qualcuno. Sempre il personaggio anziano potrebbe non essere stato del tutto convinto del giudizio di colpevolezza, ma inizialmente ha seguito il gruppo. Una volta trovato qualcuno (Henry Fonda)che gli ha instillato il dubbio, è stato più facile per lui non essere acquisciente. BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO: Augusto Palmonari / Nicoletta Cavazza / Monica Rubini “Psicologia Sociale” – pagg. 221 – 230 Rubert Brown “Psicologia sociale dei gruppi” - pagg. 192 - 217 LA PAROLA AI GIURATI