Parte prima Carlo Collodi è lo pseudonimo più noto di Carlo Lorenzini, fiorentino (18261890), giornalista e scrittore. Volontario nelle Guerre d'Indipendenza del '48 e del '60, dagli anni '50 si impegnò anche come scrittore e commediografo. Dal 1856 usò anche lo pseudonimo Carlo Collodi, con cui firmò le opere degli anni '70 e '80: a Collodi, dove aveva vissuto da bambino. Il primo libro per bambini è del 1876: I racconti delle fate, splendide traduzioni di fiabe francesi. Poi, una serie di testi scolastici lo rese un benemerito dell'istruzione pubblica nell'Italia appena unita: scrisse Giannettino, Minuzzolo ed altri, nei quali la narrazione si fonde alle nozioni. Nel 1881, sul numero iniziale del Giornale per i bambini (pioniere dei periodici italiani per ragazzi), uscì la prima puntata de Le avventure di Pinocchio, con il titolo Storia di un burattino. “…pur troppo s'è fatta l'Italia, ma non si fanno gl'Italiani.” (M. D’Azeglio) La prima condizione per un popolo che vuole essere veramente unito è la comunanza della lingua: un problema per un’Italia formata da tante realtà geografiche e culturali diverse. La SCUOLA diventa lo strumento per eccellenza per unificare il nostro Paese anche da questo punto di vista. Ma com’era la scuola a quei tempi? UN PO’ DI STORIA….. La scuola italiana è nata prima dello Stato Italiano: è sorta infatti nel 1859 per iniziativa del Regno di Sardegna e fu estesa prima al Piemonte e alla Lombardia, poi a tutto il Regno d'Italia, nel corso del processo di unificazione nazionale . Il Parlamento Piemontese approvò una legge , proposta da Gabrio CASATI, che prevedeva per i Comuni l’obbligo di assicurare GRATUITAMENTE l’istruzione elementare per DUE ANNI. PERCHE’ UNA SCUOLA PER TUTTI? Obiettivi fondamentali dell' istruzione obbligatoria pubblica, secondo Casati, furono: unificare in un sistema scolastico statale tutte le istituzioni scolastiche preesistenti; strappare al clero l'egemonia nel campo dell'istruzione e dell'educazione; formare le nuove classi "medie", che avrebbero dovuto costituire il corpo della nuova organizzazione dello Stato unitario (la burocrazia, l'amministrazione, l'organizzazione militare ecc.). PERCHE’ NON TUTTI PERO’ ANDAVANO A SCUOLA? Il mancato assolvimento dell'obbligo scolastico nelle scuole elementari era comunque molto alto ed era estremamente ristretta la percentuale di coloro che si avviavano all'istruzione media e superiore. Ad incidere sul mancato assolvimento dell'obbligo fu sicuramente la situazione del lavoro infantile e minorile e la condizione di vita e di lavoro dei lavoratori. L'uso e l'abuso del lavoro minorile, pesante e deleterio per la salute e sottoretribuito, erano largamente estesi nelle zone industriali e in particolare nel settore tessile; ma triste e terribile era anche la condizione dei fanciulli lavoratori del sud , utilizzati quasi come schiavi nei lavori agricoli e ancor più nell'industria estrattiva. La giornata durava in media 12 ore, dalle 4 del mattino alle 16 per sei giorni consecutivi, durante i quali i lavoratori trascorrevano sul posto anche le ore di riposo, compreso quello notturno. Il vitto era pane e cipolla. In questa situazione la scuola rimaneva un miraggio molto lontano. Nel 1877 viene approvata un’altre legge che riguarda l’istruzione: è proposta dall’allora Ministro dell’Istruzione Michele Coppino. Essa portava a cinque le classi della scuola elementare, rendeva gratuita l'istruzione elementare e introduceva le sanzioni per chi disattendeva l'obbligo (le sanzioni non erano previste nella precedente legge Casati). Le spese per il mantenimento delle scuole rimasero, però, a carico dei singoli comuni, i quali, nella maggior parte dei casi, non erano in grado di sostenerle e dunque la legge non fu mai attuata pienamente. Questa legge servì soprattutto per formare i nuovi cittadini: oltre ad imparare a leggere, a scrivere ed a far di conto, agli alunni veniva insegnata educazione civica in modo da introdurre i giovani nella società. Venne dato anche molto spazio alle materie scientifiche QUAL ERA DUNQUE L’OBIETTIVO PRINCIPALE DELLA SCUOLA? Rispondiamo leggendo ciò che scriveva il pedagogista Gabelli, che contribuì alla stesura della legge Coppino: "L'utilità o il valore pratico delle scuole non consiste tanto nell'insegnare a leggere e scrivere, quanto nello spargere nelle nostre popolazioni certe idee e nel far nascere certe abitudini [...]. L'obbedienza, l'assiduità, la costanza, la pazienza, l'amor dell'ordine e del lavoro, l'abitudine del risparmio, la fiducia in sè, il sentimento della propria dignità, il rispetto del dovere, ecco quello che devono praticamente insegnare le scuole" Legge Coppino 15 luglio 1877. (Approvata dal Senato del Regno nella seduta del 1 giugno 1877 e ripresentato alla Camera il 4 giugno). Art. 1 I fanciulli e le fanciulle che abbiano compiuta l'età di sei anni, e ai quali i genitori o quelli che ne tengono il luogo non procaccino la necessaria istruzione, o per mezzo di scuole private ai termini degli articoli 355 e 356 della legge 13 novembre 1859, o coll'insegnamento in famiglia, dovranno essere inviati alla scuola elementare del comune. (…) Art.2 L'obbligo di cui all'articolo 1 rimane limitato al corso elementare inferiore, il quale dura di regola fino ai nove anni, e comprende le prime nozioni dei doveri dell'uomo e del cittadino, la lettura, la calligrafia, i rudimenti della lingua italiana, dell'aritmetica e del sistema metrico; può cessare anche prima se il fanciullo sostenga con buon esito sulle predette materie un esperimento che avrà luogo o nella scuola o innanzi al delegato scolastico, presenti i genitori od altri parenti. Se l'esperimento fallisce obbligo è protratto fino ai dieci anni compiuti. Art. 5 L'ammenda sarà inflitta tanto per la trascuranza dell'iscrizione, quanto per le mancanze abituali, quando non siano giustificate. A questo scopo il maestro notificherà al municipio di mese in mese i mancanti abitualmente. La mancanza si riterrà abituale quando le assenze non giustificate giungano al terzo delle lezioni nel mese. Art. 6 La somma riscossa per le ammende, sarà impiegata dal comune in premi e soccorsi agli alunni. SERVIRONO QUESTE DUE LEGGI? Nel 1871 il 68 % della popolazione superiore ai sei anni non sapeva nè leggere nè scrivere e nel 1901, a quarant'anni dalla legge Casati, la percentuale di analfabeti era ancora del 48,7. il numero degli alunni delle scuole elementari aumentò da 1.723.000 nel 1871 a 2.733.000 nel 1901. Pinocchio è più volte alle prese con un ABBECEDARIO. Ma…di cosa si tratta? Gli abbecedari consistevano, praticamente, in piccoli libri illustrati, contenenti l’ “a b c”, cioè le prime lettere dell’alfabeto e, quindi, i principi del leggere e dello scrivere. I sillabari, a loro volta, presentavano i simboli scritti che costituiscono le sillabe e, quindi, parole intere e frasi. Nei primi decenni dell’Unità d’Italia si ha una grande produzione di sillabari per le scuole. Spesso sulle copertine dei sillabari veniva rappresentata la figura di una madre nell’atto di insegnare ai figli le basi della lettura e della scrittura. O ancora scene di vita familiare e scolastica.