Catania, 22-27 Ottobre 2004 Simposio Schering Ruolo dei folati nella pratica clinica ostetrica In caso di mancata consegna restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa. Periodicità bimestrale - Spedizione in abbonamento postale - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Milano XIV Congresso Nazionale della Società Italiana di Ecografia Ostetrico-Ginecologica Vol. 7, n. 6 Suppl. 1 dicembre 2004 XIV Congresso Nazionale della Società Italiana di Ecografia Ostetrico-Ginecologica Catania, 22-27 Ottobre 2004 L a carenza di folati è uno dei deficit vitaminici più comuni, conseguente a inadeguata assunzione, aumentato fabbisogno, alterato assorbimento e metabolismo o assunzione di farmaci. L’efficacia della supplementazione con acido folico per la prevenzione primaria dei difetti del tubo neurale risale ai primi studi effettuati negli anni ’80. Successivamente tale efficacia è stata dimostrata anche per altre malformazioni che interessano generalmente lo sviluppo della linea mediana del feto (cardiopatie, schisi orali, anomalie della parete addominale). Di recente è stata posta attenzione anche ai possibili benefici della supplementazione periconcezionale di folati in ambito materno-infantile per l’aborto spontaneo ricorrente, ritardo di crescita intrauterina, preeclampsia e patologia placentare. Molti Paesi hanno sviluppato programmi di supplementazione periconcezionale con acido folico con evidenti ricadute sulla prevenzione primaria delle patologie malformative. Di recente anche in Italia, è stato attivato il “Network Italiano Acido Folico” finalizzato a sostenere campagne di prevenzione primaria per la supplementazione periconcezionale di folati. Il Simposio Schering, sul “Ruolo dei folati nella pratica ostetrica”, svoltosi a Catania nell’ambito del XIV Congresso Nazionale della Società Italiana di Ecografia Ostetrico-Ginecologica, ha permesso di porre l’attenzione sui recenti progressi scientifici legati ai benefici della supplementazione periconcezionale con folati in medicina perinatale e ha fornito opportune raccomandazioni sulla gestione del management periconcezionale con la sensibilizzazione della classe medica su misure di prevenzione primaria semplici ed efficaci. Prof. Giuseppe Ettore Direttore Dipartimento Materno Infantile e U.O. di Ginecologia e Ostetricia Azienda Ospedaliera “Garibaldi-Nesima”, Catania 2 XIV Congresso Nazionale della Società Italiana di Ecografia Ostetrico-Ginecologica Ruolo dei folati nella pratica clinica ostetrica Testo a cura di Pietro Cazzola Epidemiologia delle malformazioni congenite in Italia La frequenza totale delle malformazione congenite in Italia si aggira intorno al 5%: per il 3% sono malformazioni già presenti alla nascita, mentre per il 2% si tratta di difetti funzionali, dello sviluppo e di malattie genetiche che vengono diagnosticati nell’età compresa tra 1 e 7 anni. La necessità di monitorare nel tempo la prevalenza delle differenti malformazioni congenite, e di individuarne precocemente i fattori di rischio, ha reso necessaria la creazione di Registri Italiani coordinati dall’Istituto Superiore di Sanità. Da essi emerge che le forme a maggiore prevalenza sono la sindrome di Down, il rene policistico, l’atresia esofagea, l’atresia ano-rettale, la tetralogia di Fallot, la spina bifida, e che i maschi sono maggiormente colpiti rispetto alle femmine (+ 30%). Si stima che le cause delle malformazioni congenite siano per il 50% dei casi sconosciute, per il 20% genetiche e per il 30% legate a fattori esogeni. Tra questi, oltre al fumo, all’alcool ed alle droghe, un posto di rilievo spetta ai farmaci (Tabella 1), il cui Tabella 1. Farmaci teratogeni nell’uomo. Agente/gruppo Anno scoperta Carbamazepina Benzodiazepine1 Misoprostolo Fluconazolo1 Ergotamina1 Corticosteroidi Inibitori DHFR2 Vasocostrittori 1988 1987 1991 1992 1995 1998 2002 2003 1 2 3 Effetti principali Spina bifida, dismorfismi craniofacciali e dita Dismorfismi facciali e deficit neuro-cognitivo Sindrome Moebius, difetti da ipovascolarizzazione Anomalie cranio, cuore, arti Difetti da ipovascolarizzazione Labio-palatoschisi Difetti cardiaci, labio-palatoschisi, difetti tubo neurale Gastroschisi, atresie intestinali Solo a dosi elevate Trimetoprim, sulfasalazina, triamterene Efedrina, pseudoefedrina, fenilpropanolamina consumo nel primo trimestre della gravidanza, nelle differenti aree geografiche europee, interessa in media ancora più del 30% delle gestanti (Figura 1). Anche l’esposizione occupaziona- le a sostanze tossiche come piombo, mercurio, benzolo e antineoplastici fa sì che alcuni gruppi di lavoratrici (delle pelli, del comparto tessile, anestesiste, infermiere di sala operatoria) abbiano un ri- Figura 1. Consumo di farmaci, per trimestre di gravidanza, in differenti aree geografiche europee. 70 % consumatori di farmaci INFORMED vol. 7, n. 6, suppl. 1, 2004 Catania, 22-27 Ottobre 2004 Paris Bouchés du Rh 60 50 Gröningen Emilia-Romagna Toscana 40 30 Glasgow 20 10 0 Prima 1° trimestre 2° trimestre 3° trimestre 3 XIV Congresso Nazionale della Società Italiana di Ecografia Ostetrico-Ginecologica I difetti del tubo neurale: prevenzione con folati I difetti del tubo neurale (anencefalia, mielomeningocele, encefalocele) colpiscono una gravidanza su 1.000 ed ogni anno si manifestano nel mondo 300.000 nuovi casi. La chiusura del tubo neurale avviene tra la terza e quarta settimana dopo il concepimento ed è condizionata dall’interazione di fattori genetici poligenici materni e fetali e da fattori extraembrionali. La miglior evidenza di un coinvolgimento genetico sta nell’osservazione che una donna che ha già avuto una gravidanza gravata da un difetto del tubo neurale ha un rischio 10 volte superiore di andare incontro a questa complicanza in una successiva gravidanza. Tuttavia se i difetti del tubo neurale fossero esclusivamente su base genetica non si sarebbe evidenziato un andamento ciclico della loro prevalenza, con aumenti in corrispondenza di periodi caratterizzati da marcate privazioni alimentari. Questi dati hanno suggerito l’intervento di una componente alimentare, che alcuni studi prospettici e trial randomizzati hanno indicato essere i folati. La prima segnalazione dell’associazione tra difetti del tubo neurale e carenza di folati risale al 1965 (Hibbard ED, Smithells RW), ma sono due studi compiuti nel 1980 (Smithells RW, et al.) e nel 1981 (Laurence KM, et al.) che hanno evidenziato che la somministrazione di folati al momento del concepimento a donne con precedenti gravidanze complicate da difetti del tubo neurale ne riduce il rischio di ricorrenza. Questi dati sono stati confermati nel 1991 dall’MRC Vitamin Study Research Group che ha concluso la propria indagine dimostrando che la supplementazione con folati, e non con altre vitamine, esercita un effetto protettivo nei confronti dei difetti del tubo neurale. Successivamente altri studi di intervento hanno avvalorato tale risultato (Figura 2). Le indicazioni emerse dai numerosi trial clinici hanno pertanto indotto le Autorità sanitarie di alcuni paesi (UK-COMA, FDA, Ministero Spagnolo della Sanità, ecc.) a raccomandare l’assunzione giornaliera di 400 µg di folati per la prevenzione dei difetti del tubo neurale. Il coinvolgimento dei folati nel- Figura 2. Studi, per area geografica, sull’impiego dei folati nella prevenzione dei difetti del tubo neurale, e relativa riduzione del rischio. Riduzione del rischio Aumento del rischio ‘80 England T ‘81 S. Wales T ‘88 Atlanta ‘89 W. Australia ‘89 CA/Illinois ‘89 Boston ‘90 Cuba T ‘91 UK-MRC T ‘92 Hungary ‘93 New England ‘95 California ‘99 P.R. China 100 80 60 40 20 0 120 500 % riduzione del rischio/incremento con 95% IC Trial randomizzati Trial non randomizzati Studi osservazionali 600 INFORMED schio maggiore di avere neonati con malformazioni alla nascita. Per quanto riguarda la dieta, è nota la presenza di una stretta associazione tra scarsa assunzione di folati in gravidanza e difetti del tubo neurale, ma più recentemente è emerso anche il coinvolgimento dei folati nello sviluppo della palatoschisi, di alcune malformazioni cardiache e di altre anomalie coinvolgenti lo sviluppo della linea mediana fetale (es. gastroschisi, etc.). vol. 7, n. 6, suppl. 1, 2004 Catania, 22-27 Ottobre 2004 4 XIV Congresso Nazionale della Società Italiana di Ecografia Ostetrico-Ginecologica INFORMED vol. 7, n. 3, 2004 Catania, 22-27 Ottobre 2004 Serina Vit. B6 Metionina Tetraidrofolato 5,10-metilene tetraidrofolato Glicina S-adenosil metionina Vit. B12 Accettori metilati Metionina sintasi 5,10-metilene tetraidrofolato reduttasi S-adenosil omocisteina 5-metiltetraidrofolato Omocisteina Serina Vit. B6 Cistationina beta-sintasi Cistationina Cisteina SO4 Figura 3. Tappe metaboliche dell’omocisteina. l’organogenesi non riguarda solamente il sistema nervoso centrale, ma è stato osservato un suo effetto preventivo anche nei confronti delle schisi orali (riduzione del 50% del rischio di occorrenza) e dei difetti cardiaci conotroncali (riduzione del 30% del rischio di occorrenza). L’ esatto meccanismo con cui i folati agiscono nel prevenire i difetti del tubo neurale non è del tutto chiarito. Una delle teorie più accettate è che la suscettibilità a sviluppare difetti del tubo neurale sia dovuta al fatto che una loro carenza (dietetica o su base metabo- lica) provochi un aumento dei livelli ematici di omocisteina, che è una molecola embriotossica. Omocisteina L’ omocisteina è un aminoacido solforato che è strettamente correlato alla metionina ed alla cisteina. L’ omocisteina che si trova negli organismi si forma nel corso del metabolismo della metionina introdotta con la dieta (ciclo di metilazione) (Figura 3). A propria volta l’omocisteina viene trasformata in cisteina o riconvertita nuovamente in me- tionina attraverso reazioni enzimatiche che richiedono la presenza di folati, vitamina B6 e B12 quali coenzimi (Figura 3). I livelli plasmatici dell’omocisteina sono influenzati dall’età, dal sesso e da altre condizioni (gravidanza, menopausa) e variano fisiologicamente da 5 a 15,9 mmol/L. Iperomocisteinemia e malformazioni congenite Le alterazioni delle vie metaboliche dell’omocisteina, causate 5 XIV Congresso Nazionale della Società Italiana di Ecografia Ostetrico-Ginecologica aumento dello stress ossidativo; molteplici alterazioni del metabolismo dell’ossido nitrico (NO); riduzione dei processi di metilazione; attivazione eccitotossica dei differenti sottotipi recettoriali per l’ N-metil-D-aspartato (NMDA) glutammato. L’ alterazione genetica più studiata del metabolismo dell’omocisteina è quella che riguarda l’enzima metilenetetraidrofolato reduttasi (MTHFR). Il gene per l’ MHTFR è localizzato sul cromosoma 1 e codifica una proteina di 77 kilodalton che catalizza la conversione del 5,10-metilenetetraidrofolato in 5,10 metiltetraidrofolato (MTHF). L’ allele C677T è caratterizzato da una mutazione puntiforme nella posizione 677 in cui la citosina (C) è sostituita dalla timidina (T): questa mutazione determina la sostituzione nell’enzima di un’alanina con una valina. Nei soggetti omozigoti (TT) l’attività dell’MTHFR a 37°C è Tabella 2. Cause delle alterazioni del metabolismo dell’omocisteina e relativi effetti. Causa Effetto Difetti congeniti della transolforazione o della demetilazione dell’omocisteina (soggetti omozigoti) Difetti congeniti della transolforazione o della demetilazione dell’omocisteina (soggetti eterozigoti) Carenze di folati, B12 e B6 (insufficiente apporto con gli alimenti) Iperomocisteinemia grave con omocisteinuria Alterazioni del metabolismo dei folati, per lo più con normali concentrazioni plasmatiche Alterazioni del metabolismo della vitamina B12, per lo più con normali concentrazioni plasmatiche Iperomocisteinemia di grado variabile, spesso solo dopo carico orale con metionina Iperomocisteinemia di grado variabile, spesso solo dopo carico orale con metionina Iperomocisteinemia basale di grado variabile, a volte alterato test da carico orale con metionina Iperomocisteinemia basale di grado variabile, a volte alterato test da carico orale con metionina Tabella 3. Frequenza dell’allele C677T nelle differenti aree geografiche ed etnie. Mod. da Wilcken B, et al. (2003) Numero CC (%) Genotipo CT TT (%) (%) 468 500 29 34 50 39 385 47 33 57 Spagna – Spagnoli bianchi – Altri 601 51 Francia, Strasbourg Olanda Finlandia, Helsinki Ungheria Russia 95% IC Frequenza T (%) 20.1 26.4 16.7-24.0 22.7-30.4 45.3 46.0 51 32 15.3 10.6 12.1-19.3 4.6-22.6 41.0 26.6 44 47 44 39 11.8 13.7 9.5-14.6 6.8-25.7 33.9 33.3 178 40 48 11.8 7.8-17.4 35.7 188 545 378 587 52 54 44 53 42 42 45 40 6.4 4.0 11.1 7.0 3.7-10.9 2.7-6.0 8.3-14.7 5.2-9.3 27.4 25.1 33.7 26.9 Medio Oriente Israele 210 57 34 8.6 5.5-13.1 25.7 Cina Nord, etnia Han Sud, etnia Han 643 430 31 39 49 53 19.8 8.1 16.9-23.0 5.9-11.1 44.2 34.7 Oceania Australia – Bianchi – Altri 288 75 51 53 41 36 8.0 10.7 15.4-11.7 5.5-19.7 28.6 28.7 Americhe Messico Area Europa Italia, Sicilia Italia, Campania Italia, Veneto – Italiani bianchi – Altri 500 18 50 32.2 28.3-36.4 57.0 USA, Atlanta – Bianchi – Neri – Ispanici – Asiatici – Altri 300 298 62 26 100 47 78 35 62 63 42 20 47 35 32 10.7 2.7 17.7 3.8 5.0 7.7-14.7 1.4-5.2 10.2-29.0 0.7-18.9 2.2-11.2. 31.7 12.6 41.1 21.2 21.0 Canada, Alberta – Bianchi – Altri 240 30 57 5,7 38 43 5.8. 0.0 3.5-9.6 0.0-11.4 24.6 21.7 Totale 7130 INFORMED da difetti enzimatici su base genetica, o da difetti di cofattori e di substrati, determinano un accumulo cellulare di questa molecola e, successivamente, un innalzamento dei suoi livelli plasmatici (Tabella 2). Gli effetti teratogeni dell’iperomocisteinemia possono essere ricondotti a diversi meccanismi: vol. 7, n. 6, suppl. 1, 2004 Catania, 22-27 Ottobre 2004 6 XIV Congresso Nazionale della Società Italiana di Ecografia Ostetrico-Ginecologica INFORMED vol. 7, n. 6, suppl. 1, 2004 Catania, 22-27 Ottobre 2004 del 50-60% più bassa rispetto ai controlli (CC), mentre gli eterozigoti (CT) evidenziano un comportamento intermedio. I soggetti omozigoti (TT), ed in alcuni casi anche gli eterozigoti (CT), mostrano un aumento dei livelli plasmatici di omocisteina, particolarmente quando carenti in folati. La frequenza dell’allele C677T nella popolazione è soggetta a differenze etniche e regionali ed è particolarmente elevata in Italia e tra gli Ispanici che vivono in USA (Tabella 3). Nelle madri C677T omozigoti che non hanno assunto folati in periodo periconcezionale il rischio di difetti del tubo neurale è risultato pari 5,9%, mentre in quelle che ne hanno fatto uso esso è stato dell’1,2%. La spiegazione dell’effetto protettivo dei folati è stata ipotizzata da Finnell RH, et al. (2004) in una recente rassegna sulle interazioni tra fattori genetici e fattori alimentari: “..l’assunzione di folati previene le malformazioni congenite compensando la suscettibilità genetica individuale. I transitori aumenti dei folati sierici materni ottenuti con la supplementazione vincerebbero (infatti) le (varie) insufficienze metaboliche presenti...”. Oltre che nei difetti del tubo neurale, il coinvolgimento del polimorfismo C677T è stato anche segnalato nella palatoschisi e nelle malformazioni cardiache. Anche in queste patologie la somministrazione periconce- zionale di folati ha evidenziato il loro ruolo preventivo. L’ aumento dei livelli plasmatici di omocisteina, oltre che dal polimorfismo MTHFR, può essere sostenuto anche da altri difetti genetici, come quelli a carico dell’enzima metionina sintetasi: occorre tuttavia sottolineare che, data la scarsa prevalenza dei soggetti omozigoti, il loro contributo alla casistica delle malformazioni congenite viene considerato marginale. Iperomocisteinemia e danno vascolare La prima segnalazione dei danni vascolari causati dall’omocisteina risale al 1975 quando McCully e Wilson riferirono di aver osservato due decessi per accidente cerebrovascolare in bambini con omocisteinuria. Questi Autori, descrivendo le arterie di questi soggetti (uno di 2 mesi e l’altro di 8 anni) affermarono che esse “avevano un aspetto simile a quello di una persona anziana...”. Oggi è noto che l’iperomocisteinemia rappresenta un fattore di rischio cardiovascolare indipendente, addirittura più potente di quelli convenzionali (fumo, ipertensione, ipercolesterolemia, ecc.) (Tabella 4), e che quando si associa ad essi l’effetto combinato è più che moltiplicativo. La vasotossicità degli elevati livelli plasmatici di omocisteina è principalmente legata allo stress ossidativo indotto dall’auto-ossidazione della molecola che provoca un cospicuo danno endoteliale con conseguenti inibizione della produzione di NO, proliferazione delle cellule muscolari lisce e stato pro-trombotico (Figura 4). Nella genesi di quest’ultimo sono in causa molteplici fattori: aumentata espressione delle molecole di adesione (VCAM); aumentata produzione di trombossano; aumentata attività del fattore V; ridotta attività della trombomodulina e della proteina C, ridotta funzione dell’antitrombina III. Tabella 4. Rischio relativo di patologie vascolari in rapporto ai differenti fattori favorenti. Fattori di rischio Malattie vascolari Malattie vascolari Malattie vascolari cerebrali periferiche coronariche Iperomocisteinemia 40,3 22,3 23,9 Ipercolesterolemia 1,2 1,6 3,1 18,2 16,5 7,8 3,6 3,5 3,5 Ipertensione Fumo di sigarette 7 XIV Congresso Nazionale della Società Italiana di Ecografia Ostetrico-Ginecologica 75% vol. 7, n. 6, suppl. 1, 2004 Catania, 22-27 Ottobre 2004 OMOCISTEINA legata a proteine plasmatiche 25% Omocisteina tiolattone Stress ossidativo Danno endoteliale Disolfuri misti INFORMED AUTOSSIDAZIONE RADICALI LIBERI Omocisteina libera Omocisteina totale Proliferazione cellule vascolari vasali Inibizione produzione NO Alterazione del sistema coagulazione Figura 4. Vasotossicità dell’omocisteina. Fisiologicamente durante la gravidanza i livelli plasmatici di omocisteina si riducono progressivamente a causa dell’emodiluizione, dei cambiamenti ormonali e per l’aumentato fabbisogno di metionina del feto; a ciò è necessario aggiungere la supplementazione di folati che avviene nel primo trimestre (Figura 5). Numerose indagini hanno messo in luce che le gestanti con iperomocisteinemia hanno un maggior rischio di complicanze gravidiche come l’aborto spontaneo e la preeclampsia. gerita da diversi studi ed una metanalisi condotta da Nelen WL, et al. (2000) ha confermato che l’iperomocisteinemia rappresenta un fattore di rischio per tale patologia. Gli stessi Autori hanno inoltre osservato che il rischio di poliabortività è più elevato quando è presente anche un Figura 5. Variazione dei livelli plasmatici dell’omocisteina durante la gravidanza. 7,9 8 7 5,6 6 micromol/L Omocisteina e gravidanza 5 5,5 4,3 4 3 2 1 Aborto spontaneo L’ esistenza di un’associazione tra iperomocisteinemia ed aborto spontaneo è stata sug- 0 Controllo 8-16 settimane 20-28 settimane 36-42 settimane 8 XIV Congresso Nazionale della Società Italiana di Ecografia Ostetrico-Ginecologica INFORMED vol. 7, n. 6, suppl. 1, 2004 Catania, 22-27 Ottobre 2004 deficit di folati. A questo proposito, in termini di prevenzione, occorre ricordare uno studio che ha preso in considerazione 25 donne nullipare con precedenti aborti ripetuti (Quéré I, et al. 2001): il trial ha evidenziato che tutte avevano genotipo TT e che dopo la normalizzazione dell’omocisteinemia con folati e vitamina B6 hanno avuto gravidanze che si sono concluse con successo. Per quanto riguarda la patogenesi dell’abortività ricorrente associata ad iperomocisteinemia è da sottolineare il fatto che essa non è dovuta a fenomeni trombotici dei vasi materni, in quanto la formazione di spazi intervillosi funzionali si realizza solo dopo circa 12 settimane di gestazione. Più probabilmente la causa è da ricercarsi in un’interferenza della sintesi del DNA dovuta all’alterata produzione dei gruppi metile che si verifica per effetto del polimorfismo C677T. Preeclampsia L’ eventuale ruolo dell’iperomocisteinemia nella patogenesi della preeclampsia è stato ipotizzato per la prima volta nel 1995 da Dekker GA, et al. che hanno riscontrato la presenza di elevati livelli plasmatici di tale molecola nel 17% delle gestanti con preeclampsia severa. Successivamente numerosi studi hanno confermato questa ipotesi evidenziando anche un effetto concentrazione-dipen- Figura 6. Concentrazione plasmatica dell’omocisteina alla 16a settimana di gestazione in pazienti che in seguito hanno sviluppato preeclampsia e in donne che sono rimaste normotese. dente (Powers RW, et al. 1998). In uno studio caso-controllo Lopez-Quesada E, et al. (2003) hanno calcolato che le pazienti con iperomocisteinemia hanno un rischio di sviluppare preeclampsia che è 7 volte superiore rispetto ai relativi controlli. Per quanto riguarda l’associazione tra polimorfismo C677T e iperomocisteinemia nella preeclampsia, Powers RW, et al. (2003) hanno osservato che esso non modifica l’omocisteinemia nelle pazienti preeclamptiche che assumono vitamine. Una recente indagine, condotta da Yilmaz H, et al. (2004) in una popolazione di donne turche con preeclampsia, ha escluso un coinvolgimento del polimorfismo C677T nella genesi dell’iperomocisteinemia, per altro presente in queste pazienti, e ha suggerito la possibilità che quest’ultima possa essere la conseguenza dell’ipertensione e del danno vascolare, piuttosto che un fattore di rischio indipendente di origine genetica. Le ricerche condotte per verificare se i dosaggi dei livelli di omocisteina possano essere utilizzati come test di screening per la preeclampsia hanno fornito risultati contrastanti: secondo Sorensen TK, et al. (1999) l’iperomocisteinemia è un indicatore del danno endoteliale che precede lo sviluppo della preeclampsia, mentre per Hietala R, et al. (2001) alla 16a settimana di gestazione non ci sono significative variazioni nei livelli plasmatici di omocisteina che possano far prevedere lo sviluppo di preeclampsia (Figura 6). Quest’ultimo dato è stato 9 XIV Congresso Nazionale della Società Italiana di Ecografia Ostetrico-Ginecologica Come ridurre i livelli plasmatici di omocisteina durante la gravidanza? Ellison J, et al. (2004) hanno valutato i livelli di omocisteinemia in due gruppi di gestanti che hanno ricevuto folati con differenti modalità: un gruppo è stato trat- 1 No acido folico 0 Acido folico 400 µg uid –1 –2 16 18 20 22 24 26 28 30 Gestazione (settimane) 32 34 36 Figura 7. Variazione della concentrazione plasmatica dell’omocisteina durante la gravidanza in rapporto ai valori riscontrati nel primo trimestre. tato fino alla 16a settimana di gestazione, mentre l’altro ha ricevuto la supplementazione fino al termine della gravidanza. Questa secondo schema posologico si è rivelato più idoneo nel mantenere bassi e costanti i livelli plasmatici di omocisteina per tutta la durata della gravidanza (Figura 7). Supplementazione con folati I termini “acido folico” e “folati” sono spesso utilizzati scambievolmente per designare una serie di composti appartenente al gruppo delle vitamine B. I folati sono sintetizzati dal regno vegetale [folico deriva da “folium” (foglia)] e dai batteri, ma non dall’uomo che deve assumerli attraverso gli alimenti o tramite supplementazione farmacologica. Gli alimenti più ricchi di folati sono le verdure a foglia larga (spinaci), i fagioli, il germe di grano, il lievito di birra, il fegato. Occorre tuttavia ricordare che: solo il 50% dei folati ingeriti viene assorbito dall’organismo, in quanto essi sono termo- e fotosensibili; le verdure fresche conservate a temperatura ambiente possono perdere in 3 giorni fino al 70% del contenuto di folati; la cottura riduce del 95% il contenuto di folati delle verdure; nell’organismo non esistono depositi di folati. La principale funzione dei folati appare essere quella di fungere da accettori e donatori di unità INFORMED Altre complicanze Il primo studio che ha indagato lo stato dell’omocisteinemia in donne con storia di abruptio placentae è stato condotto nel 1995 da Spuijbroek M. che ha evidenziato un aumento dei livelli plasmatici di tale aminoacido nel 31% dei casi. Successivamente Vollset SE, et al. (2000) nell’Hordaland Homocysteine Study hanno confermato il maggior rischio di abruptio placentae (OR 3,1) nelle donne che hanno livelli di omocisteinemia >15 µmol/L. Dai numerosi dati di tale studio è emerso, inoltre, che l’iperomocisteinemia si può associare anche a parto prematuro sia prima della 37a settimana, sia prima della 32a. Tuttavia, a proposito della rottura prematura delle membrane (tra la 24a e la 32a settimana di gestazione), uno studio pubblicato molto recentemente da Knudtson EJ, et al. (2004) non ha mostrato differenze tra i casi e i controlli nella concentrazione plasmatica di omocisteina. 2 Variazione della concentrazione plasmatica dell’omocisteina (micromol/L) smentito da Cotter AM, et al,. (2001), ma confermato recentemente da D’Anna R, et al. (2004). vol. 7, n. 6, suppl. 1, 2004 Catania, 22-27 Ottobre 2004 10 XIV Congresso Nazionale della Società Italiana di Ecografia Ostetrico-Ginecologica INFORMED vol. 7, n. 6, suppl. 1, 2004 Catania, 22-27 Ottobre 2004 Biosintesi nucleotidi 5,10-metilenetetraidrofolato reduttasi MTHFR Cistationina Cistationina sintetasi+Vit. B12 5,10-metilene tetraidrofolato 5-metil tetraidrofolato Omocisteina Tetraidrofolato S-adenosil-omocisteina DNA Proteine Lipidi metilati Metionina sintetasi+Vit. B12 Metil-transferasi S-adenosil-metionina Recettori acido folico Metionina DNA Proteine Lipidi Acido folico Figura 8. Il ciclo dei folati. monocarboniose in numerose reazioni critiche del metabolismo degli acidi nucleici e di alcuni aminoacidi (in particolare metionina e cisteina). Nella Figura 8 sono schematicamente rappresentate le tappe metaboliche dei folati. La carenza di folati può essere la conseguenza di inadeguata assunzione con la dieta, alterato assorbimento, alterato metabolismo o aumentate richieste. I gruppi a rischio di carenza di folati sono: bambini e adolescenti; donne in gravidanza e durante l’allattamento; donne in postmenopausa, anziani; soggetti che assumono diete dimagranti; alcolisti; pazienti con malattie gastrointestinali (gastrite atrofica, celiachia, morbo di Crohn); pazienti con anemie megaloblastiche; pazienti con malattie dermatologiche; pazienti con tumori; pazienti in trattamento con alcuni farmaci (contraccettivi orali, fentoina, fenobarbital, Tabella 5. Carenza estrogenica, omocisteinemia e folatemia. Premenopausa Postmenopausa Omocisteina basale (µmol/L) 10 ± 3 12 ± 4* Omocisteina post carico metioninico (0,1 g/kg) 32 ± 9 46 ± 16* 761 ± 284 76 ± 27* 16 ± 4 14 ± 5* Estradiolo (pmol/L) Folati (nmol/L) * p < 0,05 11 XIV Congresso Nazionale della Società Italiana di Ecografia Ostetrico-Ginecologica mangiando cibi più ricchi di folati; ingerendo alimenti fortificati con folati; assumendo folati sotto forma di composto medicinale. Quest’ultima opzione appare la più fattibile per i seguenti motivi: nella maggior parte dei casi difficilmente gli individui modificano la loro dieta; i cibi fortificati non sono disponibili nel nostro Paese. La raccomandazione di un’assunzione extra di folati si rivolge in particolar modo a tutte le donne in età fertile che programmano una gravidanza o non la escludono. Nella prevenzione dei difetti del tubo neurale tale assunzione dovrebbe iniziare almeno un mese prima del concepimento e vol. 7, n. 6, suppl. 1, 2004 6,0 5,0 4,0 n = 17 3,0 n = 20 2,0 n = 21 n = 13 1,0 n = 10 6,5 0 0 5 0 3, 2, 1, 4, 0 0 6, 5, 0 7, 0 0 0 8, 9, 10, Folatemia materna (ng/mL) Figura 9. Prevalenza dei difetti del tubo neurale in rapporto alla folatemia materna. Tratta da Wald NJ, et al. (2001) continuare almeno per tutto il primo trimestre di gravidanza. Per quanto riguarda la posolo- gia, Wald NJ, et al. (2001) hanno dimostrato che tanto più è elevata la concentrazione dei fola- Tabella 6. Concentrazioni sieriche dei folati dopo aumento dell’assunzione di acido folico e previsione della riduzione del rischio dei difetti del tubo neurale, in rapporto alla folatemia basale. Tratta da Wald NJ, et al. (2001) Concentrazioni sieriche dei folati (ng/mL) e previsione della riduzione del rischio (%) 2,5 5,0 7,5 10,0 Incremento dell’assunzione di acido folico (mg/die) 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,75 1,0 2,0 3,0 4,0 5,0 3,4 4,4 5,3 6,3 7,2 9,6 11,9 21,3 30,7 40,1 49,5 (23%) (36%) (45%) (52%) (57%) (66%) (71%) (82%) (87%) (89%) (91%) 5,9 6,9 7,8 8,8 9,7 12,1 4,4 23,8 33,2 42,6 52,0 (13%) (23%) (30%) (36%) (41%) (51%) (57%) (71%) (78%) (82%) (85%) 8,4 9,4 10,3 11,3 12,2 14,6 16,9 26,3 35,7 45,1 54,5 (9%) (16%) (23%) (28%) (32%) (41%) (48%) (63%) (71%) (76%) (80%) 1O,9 11,9 12,8 13,8 14,7 17,1 19,4 28,8 38,2 47,6 57,0 (7%) (13%) (18%) (23%) (27%) (35%) (41%) (57%) (66%) (71%) (75%) INFORMED methotrexate, trimethoprim, pirimetanina, sulfasalazina); pazienti con iperomocisteinemia. A proposito di quest’ultimo gruppo, è degna di rilievo l’osservazione che la carenza estrogenica che si verifica in postmenopausa si accompagna ad una riduzione della folatemia e ad un aumento della concentrazione plasmatica dell’omocisteina (Tabella 5). Il fabbisogno giornaliero di folati per gli individui sani, che aumenta ulteriormente in gravidanza, può essere soddisfatto attraverso tre modi: Prevalenza dei difetti del tubo neurale/1.000 nati Catania, 22-27 Ottobre 2004 12 XIV Congresso Nazionale della Società Italiana di Ecografia Ostetrico-Ginecologica ti nel siero materno, tanto è minore la prevalenza dei difetti del tubo neurale (Figura 9). In base a questo studio, in cui si è tenuto conto anche della concentrazione basale dei folati sierici, un incremento della quantità dei folati può determinare una riduzione progressivamente maggiore del rischio di difetti del tubo neurale (fino al 91%) (Tabella 6). Un effetto dose dipendente dei folati è stato evidenziato anche da Czeizel AE, et al. (1999) nella prevenzione della palatoschisi e del labbro leporino. Dal punto di vista della tollerabilità occorre sottolineare che una supplementazione giornaliera con i dosaggi attualmente disponibili, anche protratta per anni, non comporta alcun rischio e, forse, potrebbe risultare utile per la prevenzione delle patologie cardiovascolari legate all'aumento dei livelli plasmatici di omocisteina. L’ acido folinico (5-formil-tetraidrofolato) è un precursore immediato del 5-10 metilenTHF che viene metabolizzato a 5MTHF (forma circolante dei folati organici) già durante l’assorbimento intestinale. L’ acido folinico è costituito da una miscela proporzionale di due epimeri chirali in uguale proporzione (destro- e levoisomero). Soltanto il levo-isomero (levofolinato) sembra essere biologicamente attivo, mentre il destro-folinato non pare essere metabolizzato nell’organismo. Figura 10. Riduzione della omocisteinemia in donne in menopausa trattate con acido levofolinico. Gruppo che ha assunto acido levofolinico Gruppo placebo 12 Omocisteina (µmol/L) INFORMED vol. 7, n. 6, suppl. 1, 2004 Catania, 22-27 Ottobre 2004 * 10 * p < 0,01 vs basale e placebo 8 6 4 2 0 Basale Dopo 4 settimane La forma levo-isomera dell’acido folinico si trova per lo più in commercio come calcio levofolinato pentaidratato. Le caratteristiche farmacocinetiche di quest’ultimo possono essere schematizzate come segue: tale effetto è più evidente se i livelli di omocisteina sono elevati e la folatemia è ridotta; solo l’1-5% del levo isomero elude il metabolismo intestinale o epatico; È stato inoltre osservato che la supplementazione con acido levofolinico: il suo assorbimento per via orale è pari al 97%, (l’assorbimento della forma destro gira è del 19%); agisce favorevolmente sul metabolismo lipidico aumentando il colesterolo HDL e riducendo il colesterolo LDL; la sua biodisponibilità aumenta col crescere della dose somministrata. migliora il metabolismo glicemico aumentando la sensibilità all’insulina; Studi randomizzati e controllati eseguiti con acido levofolinico a diversi dosaggi (4-7,5 mg) hanno evidenziato che: aumenta la reattività vascolare, ed in modo particolare la dilatazione flusso-mediata. esso riduce del 25-30% la concentrazione plasmatica di omocisteina (Figura 10); questa azione è presente anche quando le concentrazioni dell’omocisteinemia e della folatemia sono nei limiti fisiologici. È da segnalare il fatto che parte di questi effetti sono dissociati o non mediati dalla riduzione dell’omocisteina. Bibliografia INFORMED Hibbard BM, et al. Folic acid and reproduction. Acta Obstet Gynecol Scand. 1965; 44:375 Smithells RW, Chinn ER. Spina bifida in Liverpool. Dev Med Child Neurol. 1965; 47:258 Smithells RW, et al. Possible prevention of neural-tube defects by periconceptional vitamin supplementation. Lancet. 1980; 1 (8164):339 Laurence KM, et al. Double-blind randomised controlled trial of folate treatment before conception to prevent recurrence of neural-tube defects. Br Med J (Clin Res Ed) 1981; 282:1509 Vitamin Study Research Group. Prevention of neural tube defects: results of the Medical Research Council Vitamin Study. MRC. Lancet. 1991; 338:131 Wilcken B, et al. Geographical and ethnic variation of the 677C>T allele of 5,10 methylenetetrahydrofolate reductase (MTHFR): findings from over 7000 newborns from 16 areas world wide. 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