Editore: Edizioni Turbo Srl - Palazzo di Vetro Corso della Resistenza, 23 - 20821 Meda (MB) - Tel. +39 0362 600463/4/5/9 Fax. +39.0362.600616 - e-mail: [email protected] - Periodico mensile - Registrazione al Tribunale di Milano n. 27 del 10 gennaio 2008 Poste Italiane SpA - Spedizione Abbonamento Postale D.L. 353/2003 - Conv. in L. 46/2004 Art. 1 Comma 1 - LO/MI - Stampa: Ingraph - Seregno (MB) ANNO 5 - NUMERO 4 - APRILE 2012 DIRETTORE RESPONSABILE ANGELO FRIGERIO IL CASO A pagina 8 Tu vuò fà l’americano PRIMO PIANO L’EVENTO Tempi e ritardi condizionano le attività delle imprese. Anche all’estero. Solo i Paesi del Nord Europa “saldano” intorno ai 30 giorni. “Aiutateci: perdiamo 250 milioni di esportazioni l’anno” Assica, Isit e Ivsi, con un convegno al Senato, lanciano un grido d’allarme alla politica A pagina 6 A pagina 12 e 13 GLI SPECIALI SPECIALE CUBETTATI DI SALUMI & CONSUMI SPECIALE LOMBARDIA Terra ricca. Anche nell’alimentare 12 province.Tre prodotti Dop e altrettanti Igp, più di 35 Pat. Con oltre 70mila aziende attive del comparto, il territorio abbonda di prodotti tipici. Scatto felino ANNO 5 - NUMERO 4 - APRILE 2012 DIRETTORE RESPONSABILE ANGELO FRIGERIO www.gustoitalia.biz Da pagina 15 a pagina 21 Uno dei prodotti più apprezzati della salumeria italiana. Che trova nell’artigianalità un plus importante. E cerca nella certificazione europea Igp un nuovo strumento di tutela e promozione. Da pagina 28 a pagina 32 FOCUS ON LA LETTERA A pagina 10 Allevamento suini: il piatto piange I lavoratori dell’ ringraziano Riflettori sul comparto italiano. I pregi e i difetti di una produzione legata al circuito delle Dop. Che cerca, faticosamente, di uscire dalla crisi. Con un comunicato, inviato in redazione, le organizzazioni sindacali dell’ex Istituto - Cgil, Uil, Cisl, Ice dir Cida - esprimono il loro apprezzamento a Salumi & Consumi. Da pagina 34 a pagina 37 Colonia 24 - 26 giugno 2012 DOSSIER EXPORT Editore: Edizioni Turbo Srl - Palazzo di Vetro Corso della Resistenza, 23 - 20821 Meda (MB) - Tel. +39 0362 600463/4/5/9 Fax. +39.0362.600616 - e-mail: [email protected] - Periodico mensile - Registrazione al Tribunale di Milano n. 27 del 10 gennaio 2008 Poste Italiane SpA - Spedizione Abbonamento Postale D.L. 353/2003 - Conv. in L. 46/2004 Art. 1 Comma 1 - LO/MI - Stampa: Ingraph - Seregno (MB) La trasmissione televisiva “Striscia la Notizia” contro l’italian sounding negli Usa. Jimmy Ghione, in missione a New York, acquista alcuni prodotti che imitano le specialità del Made in Italy. E li mostra a Rolando Manfredini, responsabile qualità Coldiretti. Che sentenzia: “Tutti tarocchi”. EXPORT MIF © MARKET INDEX FOOD Dati relativi all’intero comparto food confezionato Mese di Febbraio 2012 vs Febbraio 2011 in collaborazione con TREND VENDITE A VALORE TREND VENDITE A VOLUME Australia Un’economia solida, con tassi di crescita superiori al 3%, nonostante la crisi. Un Pil procapite che supera i 37mila euro. L’Italia terzo paese partner tra le nazioni europee. PRESSIONE PROMOZIONALE Da pagina23 a pagina 25 QUOTA A VALORE *PL +5,10% +1,46% 26,09% +5,43% trend a prezzi costanti * PL = Private Label Per l’LCC, febbraio si è concluso con un incremento significativo delle vendite a valore. Più contenuto l’aumento registrato dal sell out a quantità. Rispetto a gennaio, anche la pressione promozionale mostra un lieve incremento. L’incidenza è passata dal 23,36% al 26,09%. Cresce la quota a valore della marca commerciale. POLE POSITION Aprile 2012 EDITORIALE Angelo Figerio Morti bianche e tutela del credito. Ma non basta… Direttore Responsabile ANGELO FRIGERIO Direttore editoriale RICCARDO COLLETTI Editore: Edizioni Turbo Srl Palazzo di Vetro Corso della Resistenza, 23 20821 Meda (MB) Tel. +39 0362 600463/4/5/9 Fax. +39 0362 600616 e-mail: [email protected] Periodico mensile Registrazione al Tribunale di Milano n. 27 del 10 gennaio 2008. Poste Italiane SpA Spedizione Abbonamento Postale D.L. 353/2003 Conv. in L. 46/2004 Art. 1 Comma 1 - LO/MI Stampa: Ingraph - Seregno (MB) Periodico mensile Anno 5 - numero 4 Aprile 2012 Stampa: Ingraph - Seregno (MB) Una copia 1,00 euro - Poste Italiane SpA L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati personali in suo possesso. Tali dati saranno utilizzati per la gestione degli abbonamenti e per l’invio di informazioni commerciali. In base all’Art. 13 della Legge n° 196/2003, i dati potranno essere rettificati o cancellati in qualsiasi momento scrivendo a: Edizioni Turbo S.r.l. Responsabile dati: Riccardo Colletti 4 Questo numero è stato chiuso in redazione il 5 aprile 2012. Mor ti bianche: le chiamano così ma non hanno nulla di candido. Sono quelle che avvengono nei cantieri e nelle fabbriche. Operai e manovali che - per mille motivi, fra cui l’incuria e la mancanza di prevenzione - perdono la vita al loro posto di lavoro. Li ricordano e li commemorano tutti: dal Presidente della Repubblica ai sindacati, fino ad arrivare al sindaco e al sacerdote. Tutto bene, tutto giusto. Ma chi ricorda le altri mor ti bianche? Quelle degli imprenditori, per la stragrande maggioranza piccoli, che si uccidono perché non riescono a far fronte ai debiti? Chi aiuta le loro famiglie? E quelle dei loro dipendenti? Cer to, qualche rigo in cronaca. Parole di circostanza che non asciugano le lacrime. Ma soprattutto non vanno alla radice del problema. Perché? Perché suicidarsi a 47 anni, come Vincenzo Di Tinco di Taranto? O a 45, come Paolo Trivellin di Vicenza? Oppure ancora a 60, come Ivano Polita di Noventa del Piave? L’elenco potrebbe continuare a lungo. La crisi è un ciclone che investe tutto e tutti. E i più deboli soccombono. La storia di Vincenzo Di Tinco è emblematica. Di mestiere faceva il commerciante: le bancarelle del mercato prima, un piccolo negozio di abbigliamento dopo. Aveva un problema con la banca e una tratta da 1.300 euro da pagare a fine mese. Il colloquio con un funzionario, il no al prestito, il suicidio. Una corda e un albero nella sua casa di campagna. Tutto in poche ore. Viene alla mente il titolo di un film: “Non si uccidono così anche i cavalli?” Ivano Polita invece faceva il falegname. Una piccola azienda che, nei tempi d’oro, lavorava con i Benetton per la posa dei pavimenti in legno dei loro negozi. Poi arriva la crisi. Il lavoro non manca. Ma un conto è consegnare i prodotti, un altro farsi pagare. E così il “castelletto” piange, la liquidità manca, la banca non anticipa più. Ma gli stipendi degli operai, gli affitti, il materiale bisogna continuare a pagarlo. “Mi sento solo”, scrive Ivano. “Così non posso più vivere”. Lo trovano nel suo ufficio, dove lavorava sino a sera tardi, impiccato a una trave. Amaro il commento di Luca Zaia, il governatore del Veneto: “Scandaloso. Una volta il fallito era chi aveva debiti. Oggi chi ha crediti”. Cer to, si tratta di casi estremi. Ma sono la punta di un iceberg. Di quella piccola e media impresa, ovvero l’ossatura produttiva del nostro Paese, che non ce la fa più. Fra banche che hanno stretto i cordoni della borsa, clienti che non pagano, pratiche burocratiche sempre più lunghe, inutili e avvilenti. Ma è mai possibile che tre aziende venete convochino i giornalisti perché Equitalia non rimborsa loro 14 milioni di euro (avete capito bene, 28 miliardi di vecchie lire) di Iva? In tutto questo la bagarre sull’ar ticolo 18 e sui provvedimenti sul lavoro fa sorridere. I problemi sono altri. E il primo, e più impor tante da affrontare, è la tutela del credito. Parliamoci chiaro: in Italia chi non vuole pagare, non paga. Non veniteci a raccontare storie. Anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo qualcuno che ha fatto il furbo. Prima li tempestavamo di telefonate. Oggi non più. Sono spariti. Volatilizzati. Lasciandoci con pezzi di car ta di cui abbiamo pagato l’Iva e inserito l’impor to nei fatturati. Il danno e la beffa. Quanti come noi? E’ ora che la politica si dia una bella svegliata. E attivi al più presto quei meccanismi in grado di tutelare chi lavora bene e con professionalità. Bisogna farlo in fretta. Le notizie sulle “mor ti bianche” non le vogliamo più sentire. Ma non basta. La politica può aiutare ma non risolve il problema della solitudine. Ecco allora l’esigenza di un gruppo di amici che si mettono insieme per aiutarsi a fare impresa. Il Buon Gusto Veneto, associazione nata da un gruppo di imprenditori dell’alimentare (vedi Salumi & Consumi di marzo, pagine 26 e 27), ne è un esempio. “La Rete è nata dalla passione e dall’amicizia di alcune persone”, hanno spiegato gli ideatori del progetto. Passione, amicizia: e se Vincenzo, Paolo, Ivano avessero incontrato un luogo così? Chissà… [email protected] L’EVENTO Aprile 2012 Meno sale e grassi. Più vitamine Lisa Ferrarini, presidente di Assica “Aiutateci: perdiamo 250 milioni di esportazioni l’anno” Assica, Isit e Ivsi, con un convegno al Senato, lanciano un grido d’allarme alla politica. Carni e salumi italiani: un potenziale di crescita per il paese: questo il titolo del convegno che si è tenuto - a Roma, giovedì 29 marzo - nella Sala Capitolare del Senato. 6 “Con questo evento intendiamo rendere pubblica una situazione che sta diventando insostenibile”, ha sottolineato in aper tura Lisa Ferrarini, presidente di Assica. “A fronte di risultati eccezionali nel settore dell’expor t, occorre che la politica rimuova gli ostacoli che ancora oggi penalizzano il nostro lavoro all’estero. Non vogliamo soldi ma efficaci soluzioni per risolvere i vari problemi relativi alle limitazioni all’expor t di salumi, della carne suina e degli altri prodotti freschi. Limitazioni che provocano danni, ogni anno, per 250 milioni di euro”. E i “risultati eccezionali” sull’expor t sono presto detti. Nel 2011 il mercato dei salumi ha espor tato prodotti per un miliardo di euro, con una variazione dell’11%, rispetto all’anno precedente, in quantità e un +7% a valore. Il convegno, ar ticolato in due par ti, è proseguito con una relazione di Mario Colombo, presidente Inran (Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la salute) che ha presentato i nuovi dati nutrizionali dei salumi italiani. “Oggi possiamo tranquillamente affermare”, “che i nostri salumi presentano una notevole diminuzione della presenza di sale e grassi. In parallelo è stato invece aumentato l’appor to di proteine, vitamine e sali minerali”. E’ stata poi la volta di Francesco Negroni, presidente di Isit (Istituto dei salumi italiani tutelati): “Oggi le produzioni Dop e Igp rappresentano il 25% del giro d’affari totale della salumeria italiana. Questo evidenzia chiaramente l’impor tanza economica che rivestono queste produzioni sia per il Paese sia per i singoli territori”. Alle due relazioni è seguito un dibattito che ha visto gli interventi di: Paolo Scarpa Bonazza, presidente della Commissione agricola del Senato; Michele Corradino, capo di gabinetto del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali e Elisabetta Bernardi, nutrizionista. La seconda par te del convegno è stata aper ta da Nicola Levoni, presidente di Ivsi (Istituto per la valorizzazione dei salumi italiani), “Oggi è sempre più strategica la promozione all’estero dei nostri prodotti alimentari”, che, insieme a Assica e Isit, ha promosso il convegno. “A tal fine, per evitare dispersioni, occorre evitare dispersioni e puntare su un for te coordinamento delle attività di tutti gli enti e le istituzioni impegnate nell’internazionalizzazione”. Ha ripreso poi la parola Lisa Ferrarini che ha ribadito l’invito al Governo ad abbattere quelle barriere fondamentali per lo sviluppo del nostro commercio con l’estero. “Molti sono gli esempi di vincoli che limitano le nostre espor tazioni”, ha sottolineato la presidente di Assica. “Fra questi le politiche protezionistiche degli Stati Uniti, dove non è consentita l’espor tazione di prodotti a breve stagionatura come salami, coppe e pancette. Oppure altre limitazioni in paesi strategici come la Cina, l’Australia e la Corea del Sud”. Da ultimo Lisa Ferrarini ha sottolineato come i problemi relativi alla persistenza della vescicolare in alcune regioni d’Italia costituiscono un gravissimo limite per gli altri allevamenti del nostro Paese. Al successivo dibattito hanno par tecipato: Adelfio Elio Cardinale, sottosegretario al ministero della Salute; Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo; Lorenzo Terzi, DG Sanco Commissione Ue; Alessandro Giordani, capo settore delle comunicazioni della Commissione Ue e Rober to Luongo, direttore del dipar timento promozione e internazionalizzazione Ice. Angelo Frigerio Nuovi valori nutrizionali dei Salumi Italiani: questo il titolo dell’indagine promossa da Isit (Istituto Salumi Italiani Tutelati) e Ivsi (Istituto Valorizzazione Salumi Italiani) e presentata al convegno. Lo studio conferma il trend di miglioramento di alimenti simbolo della tradizione gastronomica italiana. Le nuove analisi, svolte da Inran (Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione) e SSICA (Stazione sperimentale per l’industria delle conserve alimentari), evidenziano come nei nostri salumi sia notevolmente diminuita la presenza di sale e di grassi, e invece sia aumentato l’apporto delle proteine, delle vitamine e dei sali minerali. Tutto questo è stato possibile grazie al lavoro che negli anni ha caratterizzato l’attività del comparto salumiero, che da realtà artigianale si è progressivamente evoluto in realtà industriale. Benché i salumi utilizzino il sale per la sua funzione conservante, si è arrivati oggi ad una riduzione notevole del suo impiego, grazie all’evoluzione dei sistemi di produzione, al controllo dei periodi di asciugatura e stagionatura e alla maggiore attenzione nella quantità e qualità delle spezie utilizzate. Dallo studio emerge, ad esempio, che i salumi non sono la fonte più importante di sale nell’alimentazione, rappresentata da altri prodotti alimentari consumati quotidianamente ed in maggior misura. Il contenuto di sale nei salumi italiani risulta notevolmente ridotto, in una percentuale che va dal 4% circa fino a oltre il 45% a seconda del prodotto”. Anche i nitrati, (utilizzati sempre a scopo conservativo), hanno subìto una considerevole riduzione nei salumi, mentre i nitriti risultano oggi praticamente assenti. Considerati spesso erroneamente ‘alimenti grassi’, i salumi presentano oggi un’ulteriore notevole riduzione del contenuto lipidico e, grazie alle moderne tecniche di allevamento, ne risulta ottimizzata anche la qualità compositiva, in particolare per quanto riguarda i prodotti insaccati cotti. Per questi alimenti, il contenuto in acidi grassi saturi si è ridotto notevolmente, fino a quasi il 40%, e allo stesso tempo si è ottenuto un equilibrio tra contenuto in grassi saturi e insaturi. In particolare, grassi preziosi come quelli insaturi sono passati dal 30% a oltre il 60% dei grassi totali. I dati divulgati dopo le analisi del 1993 evidenziavano già un elevato contenuto in vitamine del gruppo B, in particolare B1, B2 e B3, importanti ad esempio per i tessuti nervosi, per lo stato di nutrizione della pelle e delle mucose e per la respirazione cellulare. Dalle analisi attuali emerge una presenza significativa di vitamina B6 e di vitamina B12, di cui prima non erano disponibili dati analitici. Quest’ultima in particolare svolge un ruolo rilevante a livello del sistema nervoso e della produzione delle cellule del sangue. Come noto, inoltre, la carenza di vitamina B12 può causare un’insufficienza di acido folico, molto prezioso durante la gravidanza per evitare rischi al feto a livello neurale. Per ciò che riguarda i sali minerali, indispensabili per il buon funzionamento dell’organismo, è soprattutto il livello di potassio a risultare oggi particolarmente elevato rispetto alle quantità emerse dalle analisi del 1993: diversi salumi, con una sola porzione da 50 grammi possono arrivare a coprirne mediamente più del 15% del fabbisogno giornaliero di un adulto. Margherita Bonalumi FOCUS ON Aprile 2012 Se il gusto incontra il benessere Presentati a Milano, i risultati della ricerca per l’aggiornamento dei valori nutrizionali del prosciutto di Parma. Che rivelano di un prodotto ricco di sostanze Il sapore e il gusto del prosciutto di Parma sono noti a tutti. Meno conosciute, forse, sono le caratteristiche nutrizionali di questo salume, che mostrano quanto sia allo stesso tempo gustoso e salutare. Un plus che è strategico comunicare al consumatore, spesso condizionato da informazioni erronee o false credenze sul rapporto tra salumi e salute. Non è quindi un caso che il titolo dell’incontro con la stampa, organizzato dal Consorzio prosciutto di Parma, il 19 marzo, presso la Terrazza Martini a Milano, sia “Il gusto del sapere”. Perché i risultati emersi dall’indagine di aggiornamento dei valori nutrizionali del prosciutto di Parma, condotta da Ssica (Stazione sperimentale per l’industria delle conserve alimentari) e Inran (Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione) meritano di essere resi noti. I dati, raccolti in un opuscolo dal titolo Prosciutto di Parma. Benessere e alimentazione, certificano, infatti, il buon lavoro svolto da tutta la filiera, come sottolinea il presidente del Consorzio, Paolo Tanara: “Gli odierni valori nutrizionali giungono a distanza di alcuni anni dall’ultima ricerca e rappresentano per noi uno strumento di verifica sull’operato e l’impegno profuso dai produttori, dal Consorzio e dagli organi di controllo e su quanto questi si traducano poi in qualità e proprietà nutrizionali nel prosciutto di Parma”. Presenti all’incontro, in qualità di relatori Marco De Angelis, medico dello sport dell’Università degli studi de L’Aquila, Massimo Lucarini di Inran e Serena Soffiantini, responsabile ricerca e sviluppo del Consorzio prosciutto di Parma, coordinati dal popolare conduttore televisivo, Michele Mirabella. Che introduce il dibattito parlando dei tre ingredienti fondamentali del prosciutto di Parma: la carne, il sale e il tempo. Procedendo con ordine, al primo posto si trova la materia prima: “I suini che entrano a far parte del circuito Dop vengono alimentati soprattutto con legumi, graminacee e siero del parmigiano reggiano”, afferma Serena Soffiantini. “Fondamentalmente, quindi, la nutrizione è rimasta quella di un tempo, quando accanto al caseificio c’era la porcilaia, che poteva essere rifornita di siero del latte”. Secondo ingrediente è il sale, l’unico “conservante”, presente nel prosciutto di Parma. La cui percentuale è sorprendentemente calata dal 1993 (anno dell’ultima rilevazione Inran) ad oggi, come sottolinea Massimo Lucarini: “Il dato più interessante tra quelli emersi, riguarda proprio la pre- senza del sale, che è diminuita del 45,8%, rispetto ai precedenti dati in nostro possesso. Questo risultato è da ascrivere all’impegno dell’industria alimentare. Che negli ultimi anni ha investito molto per migliorare l’apparato tecnologico e i processi di produzione”. Un impegno confermato da Paolo Tanara: “È un esempio di come sia possibile conciliare gusto e salubrità. Utilizzando meno sale abbiamo realizzato un prodotto più dolce, più piacevole al gusto e migliore anche sotto il profilo nutrizionale”. Ultimo, ma non per importanza, l’ingrediente tempo. Fondamentale per conferire le eccellenti caratteristiche nutrizionali a questo salume. In primo luogo dal punto di vista delle proteine: “Anche in un prosciutto di Parma a media stagionatura, si prospetta un profilo proteico di grande rilievo, sia dal punto di vista quantitativo (25,9 grammi di proteine in 100 grammi di salume), sia soprattutto da quello qualitativo”, precisa Massimo Lucarini. “Nel corso della maturazione del prodotto, le catene proteiche sono scisse e vengono, così, messi a disposizione amminoacidi liberi, che rendono il prosciutto di Parma particolarmente digeribile e nutriente. Tra gli amminoacidi liberi presenti si trovano quelli ramificati, particolarmente indicati per gli sportivi”. La stagionatura garantisce anche un miglioramento sensibile del profilo lipidico, poiché facilita il processo di formazione di grassi insaturi: “Un’idea molto diffusa è che il grasso animale vada eliminato dalla dieta”, precisa Marco De Angelis. “In realtà, nel prosciutto di Parma, si trovano grassi ‘buoni’ per circa il 70%. Le analisi del prodotto hanno rilevato che il 46% circa del contenuto lipidico è composto da acido oleico, un grasso contenuto nell’olio di oliva che ha effetti positivi nella prevenzione delle patologie cardiovascolari. Completano il piano nutrizionale di questo alimento un’ampia disponibilità di vitamine (in particolare del gruppo B), minerali, come il ferro, facilmente assorbibili dall’organismo e antiossidanti naturali come la vitamina E e il selenio”. Ma, come si accennava, il valore nutrizionale si accompagna al gusto. Protagonista dell’ultima parte dell’incontro, infatti, è stato lo chef Simone Rugiati, che ha condotto uno show cooking, durante il quale sono state proposte alcune ricette a base di prosciutto di Parma, accompagnate dai vini selezionati dal sommelier Giuseppe Vaccarini. Paolo Frettoli 7 Aprile 2012 Tu vuò fà l’americano • Jimmy Ghione, a New York, acquista alcuni prodotti con nome italiano, in vendita presso i supermercati della Grande Mela. • L’inviato di Striscia sottopone i diversi prodotti all’analisi di Rolando Manfredini, responsabile qualità Coldiretti. • Il primo prodotto posto sotto esame è un formaggio, denominato mozzarella, che in realtà “non è assolutamente mozzarella e soprattutto non è italiano”, afferma Rolando Manfredini. • Il secondo acquisto è una salsa di pomodoro che riporta il nome San Marzano. Un prodotto che è tutelato a livello europeo, grazie alla denominazione Dop. Quello acquistato da Ghione è, invece, di origine statunitense. • Tocca poi ai salumi: il primo è un salame “toscano”, a marchio Salumeria Olli, realizzato però negli Usa, come si evince dall’etichetta. • Un altro tipico salume italiano, che vanta l’Igp, è la mortadella di Bologna. Quella mostrata dall’inviato di Striscia è tuttavia Made in Usa. • La rassegna delle “bufale” continua con il salame Finoccchiono, a marchio Milano’s suino d’oro, che storpia il nome della specialità toscana, finocchiona. Anche in questo caso il prodotto è realizzato negli States. • Infine il salame Daniele, che sfrutta la popolarità del prosciutto crudo San Daniele, imitandone non solo il nome, ma anche il marchio, che è “quasi identico a quello originale San Daniele”, osserva Manfredini. Una doverosa precisazione • Nella lista della spesa di Ghione non mancano i formaggi come il Romano cheese, il Gorgonzola e il celebre Parmesan. Tutti nomi identici o simili agli originali italiani, a marchio Bel Gioioso e realizzati negli Stati Uniti. 8 L’indagine sul campo svolta da Striscia fa emergere il problema dell’italian sounding. Ma occorre valutarlo con attenzione. Soprattutto tenendo presente l’attuale situazione dell’export con gli Usa. In pratica è impossibile esportare negli Stati Uniti prodotti a breve stagionatura come i salami, le coppe e le pancette. Questo comporta mancate vendite stimate per circa duemila tonnellate, con un danno per le imprese di trasformazione che può essere quantificato in circa 18 milioni di euro ogni anno. Ecco allora la comparsa dei vari salami “made in Usa”. Non potendo esportarli alcune aziende li hanno prodotti in loco. Si può dargli torto? Angelo Frigerio • Tra i formaggi acquistati, si trovano addirittura una fontina (prodotto Dop), realizzata in Danimarca e esportata in Usa e un’altra mozzarella (peraltro “smoked”, affumicata), che in comune con la specialità italiana, non ha nulla. Terminata la rassegna dei prodotti “tarocchi”, Manfredini cita alcuni dati relativi alla falsificazione alimentare: “Quattro prodotti su cinque, presenti sul mercato statunitense sono falsi. Stimiamo che il valore del nostro export alimentare negli Usa è di 2,5 miliardi di euro. Se noi andassimo a recuperare il falso, arriveremmo a un valore di 12,5 miliardi di euro. E questo non è il solo problema. Gli Stati Uniti esportano in altri paesi prodotti realizzati negli Usa, ma con il nome di un prodotto o di un territorio della Penisola. In mercati emergenti, come la Cina, vengono vendute più referenze false di quelle originali”. NEWS Workshop Mipaaf – Auchan sulla promozione del Made in Italy all’estero Si è concluso lo scorso 27 marzo il workshop promosso dal ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, dal titolo “Nuove strade per l’export del Made in Italy: l’esperienza di Auchan”. L’incontro ha affrontato le opportunità offerte dalla Gdo, come piattaforma export per le piccole e medie imprese. L’analisi si è focalizzata sul progetto di Auchan, che, partito nel 2010, continuerà fino al 2017, grazie al rinnovo dell’accordo con il Mipaaf. “Con la nostra piattaforma export le piccole aziende possono contare su una corsia preferenziale che riduce all’osso la filiera e la distanza tra produttore e consumatore”, ha commentato Fabio Sordi, direttore acquisti e mercati di Auchan. “I numeri dimostrano che il nostro lavoro ha ottime potenzialità: nel 2011 il valore dell’export delle aziende con cui abbiamo collaborato ha raggiunto i 3 milioni di euro”. “Separa e vinci la natura”: il nuovo concorso a premi di Esseoquattro Ha preso il via il 1° aprile il concorso “Separa e vinci la natura”, promosso da Esseoquattro, azienda specializzata nella produzione di imballaggi alimentari. Nei punti vendita aderenti all’iniziativa, i clienti, che acquistano un prodotto al banco freschi, imballato nel sacchetto salvafreschezza brevettato Ideabrill, potranno vincere numerosi premi. Al termine dell’utilizzo, infatti, il consumatore potrà separare gli strati di carta e plastica che compongono l’imballaggio, tra cui è nascosto un codice alfanumerico, che consente di registrarsi al sito www. separaevinci.so4.it e scoprire il premio. Sulla pagina web è, inoltre, possibile consultare i negozi aderenti e le modalità per partecipare al concorso. Oltre all’intento promozionale, questa iniziativa è segno dell’attenzione di Esseoquattro alla sostenibilità ambientale. L’obiettivo è quello di sensibilizzare il consumatore al tema della raccolta differenziata dei rifiuti. Dividere e separare i due strati di cui è composto Ideabrill è, infatti, un semplice gesto che consente di riciclare una parte del sacchetto salvafreschezza. Aprile 2012 Anas: è la Lombardia la regione con la maggiore consistenza di bestiame suino La Lombardia è la regione con la maggiore consistenza di bestiame suino, con un totale di oltre 4 milioni e 164mila capi, di cui 1 milione e 680mila sono suinetti di peso inferiore a 50 chili, oltre 2 milioni sono suini di peso superiore a 50 chili, 5.390 verri e più di 300mila scrofe. A seguire, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto. Le tabelle relative alla consistenza del bestiame sono state rese pubbliche dall’Anas (Associazione nazionale allevatori suini), su elaborazione di dati Istat. Amadori presenta sei referenze gluten free con Spiga barrata Il Gruppo Amadori, nei giorni scorsi, ha presentato alla comunità scientifica riunita a NutriMi, il quarto forum nutrizionale di Nutrizione Pratica, andato in scena a Milano, la propria gamma di prodotti presenti nel prontuario 2012 dell’Associazione italiana celiachia. Attualmente sono sei le referenze con spiga barrata: si va dalle rollate Buona Domenica, ai wurstel Evviva, fino agli hamburger, alle salsicce e alle polpettine della linea I grandi classici. Oltre a queste referenze, sono senza glutine anche gli arrosti a fette Le buone forchette e gli arrosti in versione trancetto. Aspiag – Despar Nordest: nel 2011 il business è cresciuto del 4% Risultati importanti per Aspiag - Despar Nordest. L’azienda distributiva, infatti, ha chiuso il 2011 con un fatturato di 1.779 milioni di euro, in crescita del 4% rispetto al 2010 e con 8.800 persone impiegate. Durante lo scorso anno, la superficie espositiva è aumentata del 3% grazie all’inaugurazione di otto punti vendita Eurospar, tra Friuli Venezia Giulia e Veneto; due superstore (Padova e Pordenone) e molte ristrutturazioni. Con questi risultati, la quota di mercato dell’insegna, nel prossimo triennio, potrebbe salire al 18%, contro il 14,55% attuale. Nel frattempo, per il 2012 sono in programma otto nuove aperture, cinque ristrutturazioni e 100 nuovi posti di lavoro. Speck: produzione in crescita (+4,2%) ed esportazioni consolidate La produzione di speck in Alto Adige ha registrato un incremento del 4,2% rispetto allo scorso anno. In crescita anche la produzione di speck Alto Adige Igp (+1%). Ma i dati più importanti riguardano l’export. Lo speck Alto Adige Igp, infatti, vanta un’alta quota d’export (33,5%) che pone il prodotto marchiato Igp tra quelli maggiormente esportati. In Europa, le performance migliori si ottengono in Germania e Austria e, a seguire, in Svizzera, Belgio, Francia. Il prodotto raggiunge anche Stati Uniti e Giappone. Nielsen: Sigma nel primo bimestre, il retailer con il maggior incremento di fatturato Secondo fonti Nielsen, il Gruppo Sigma nel primo bimestre dell’anno a parità di rete è il retailer con il maggiore incremento di fatturato. Il gruppo distributivo ha registrato nei primi due mesi dell’anno un aumento dell’8% rispetto allo stesso periodo del 2011. Con una nota aziendale, il presidente del Gruppo, Antonello Basciu, ha inoltre ricordato i 50 anni di attività della catena distributiva ed ha auspicato una chiusura dell’anno in corso con un fatturato di 5,8 miliardi di euro circa e una quota di mercato del 4,2%. La cinta senese diventa Dop Con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue, la cinta senese è ufficialmente una Dop. Diventano, così, 241 le denominazioni italiane riconosciute in ambito europeo. La Dop è riservata ai suini di questa razza allevati allo stato brado o semi brado, che provengono da accoppiamenti tra soggetti iscritti entrambi al Registro anagrafico e/o al Libro genealogico del tipo generico “cinta senese”. “Il lavoro degli allevatori e produttori senesi è stato giustamente premiato”, ha commentato il Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Mario Catania. 9 LA LETTERA Aprile 2012 Con un comunicato, inviato in redazione, le organizzazioni sindacali dell’ex Istituto - Cgil, Uil, Cisl, Ice dir Cida esprimono il loro apprezzamento per l’approfondimento pubblicato sul numero di marzo della nostra rivista. Sul numero di marzo abbiamo pubblicato un’inchiesta condotta da Formaggi & Consumi, Salumi & Consumi e Dolci & Consumi in merito alla soppressione dell’Ice. Ci siamo rivolti ad aziende e consorzi interpellandoli sulle difficoltà causate dall’assenza del suppor to dell’ex Istituto, oggi Agenzia per l’internaziona1 2 3 Le immagini 1 e 2 si riferiscono all’articolo pubblicato su Salumi & Consumi n. 3 di marzo (da pagina 16 a 17). L’immagine 3 è ralativa alla newsletter numero 10 di Salumi & Consumi inviata il 9 marzo 2012. 10 lizzazione delle imprese. L’obiettivo, dichiarato, era quello di mettere in luce i servizi offer ti dall’ex Istituto alle aziende che intraprendono la strada dei mercati esteri, e suggerire strumenti e modalità di intervento per la nuova Agenzia. Numerose le risposte giunte in redazione dalle aziende e dai consorzi, che hanno raccontato luci ed ombre dell’attività di Ice e posto l’attenzione proprio su quei servizi imprescindibili alla promozione del Made in Italy. Senza dimenticare le numerose preoccupazioni legate al vuoto di iniziative causato dalla situazione precaria in cui versa l’ex Istituto per il commercio estero. Un’inchiesta a tutto tondo, nella quale sono state analizzate anche le agenzie di altri paesi europei, con i relativi costi di gestione e le modalità di funzionamento. In merito a questa inchiesta, il 2 aprile, abbiamo ricevuto dalle organizzazioni sindacali Cgil, Uil, Cisl, Ice dir Cida la lettera che pubblichiamo di seguito. Aprile 2012 Lettere al direttore La pagina dell’editoriale pubblicato sul numero 3 di Salumi & Consumi del mese di marzo 2012 [email protected] ERAVAMO QUATTRO AMICI… Buongiorno Direttore, sollecitato dal suo editoriale “Morti bianche e tutela del credito. Ma non basta” (vedi pagina 4), le racconto la mia esperienza. Per circa quindici anni ho operato come piccolo imprenditore, titolare di una piccola azienda di componentistica elettronica che lavorava come terzista in lavorazioni ad alto contenuto di manodopera, quelle che, a partire dagli anni ‘80, le aziende più strutturate tendevano ad esternalizzare per motivi di costi. I settori toccati erano telecomunicazioni, elettronica industriale, aeronautica, elettromedicale, fatturato massimo 900.000 euro con 15 dipendenti. Nel 2000 mi sono trovato dentro una improvvisa crisi del settore telecom, che non sono stato in grado di affrontare adeguatamente. Ho cercato di fare quello che ho potuto, ho messo dentro la ditta quello che avevo (fino a togliermi lo stipendio), mi sono indebitato per cercare di diversificare, ma alla fine il peso era diventato troppo grande e a luglio del 2005 non ho avuto altra possibilità se non chiudere. In questa esperienza imprenditoriale ho fatto sicuramente tanti errori che mi hanno portato ad una situazione insostenibile (sono di quelli che sono falliti per debiti e non per crediti non incassati come nelle situazioni che cita nell’articolo), ma credo di poter dire che tutti quegli errori sono stati figli di un’unica impostazione sbagliata: fare le cose in solitudine. Lo dico per una esperienza fatta in quella circostanza e che mi porto nel cuore come segno che nelle fatiche può esserci anche una possibilità di crescita. Quando nel 2003 ero proprio appesantito dalle difficoltà, mi è venuto finalmente di chiedere aiuto: ho radunato quattro amici ed ho domandato loro di starmi vicino. Un professore di economia, un commercialista, un piccolo imprenditore, un prete (amico di tutti noi), ciascuno con la sua competenza ma tutti amici. Lo scopo era di mettere sul tavolo i conti e le scelte aziendali, in modo che potessi ricevere opinioni tecniche-gestionali ed avere un confronto sulla mia posizione umana di fronte a ciò che capitava. E così per due anni ogni 15-20 giorni ci trovavamo da me alla sera e con grande generosità stavano con me fino a tarda ora, sacrificando il loro tempo in una forma di condivisione che ho sentito come un dono imprevisto. Non si sono mai sostituiti alle scelte che competevano a me, ma per me erano il segno di una misericordia che andava oltre i miei errori. Ricordo ancora la premessa che uno di loro mi fece al primo incontro: gli errori fatti non siano motivo di giudizio ultimo su di te. Tecnicamente il tentativo poi non è riuscito, ma posso dire di essere arrivato alla decisione di chiudere con serenità, avendo avuto modo di condividere in famiglia la difficoltà, pur avendo il cuore ferito dal vedere quali conseguenze i miei errori stavano portando per i miei cari. Tutto questo solo per dirle che ho apprezzato particolarmente l’ultima parte del suo articolo, quando fa riferimento a come le cose cambiano se vissute non in solitudine. Pensi che dopo la mia vicenda mi è rimasto il desiderio di poter fare qualcosa, magari addirittura professionalmente, per aiutare i piccoli imprenditori a capire l’utilità di non fare le cose da soli, di aprirsi ad esperienze e supporti esterni (perchè no? anche di capitale se necessario in certi momenti), di dotarsi di strumenti evoluti di controllo di gestione economica e finanziaria (per es. abituarsi anche nelle piccole realtà a fare dei consigli di amministrazione veri e non solo dei verbali di assemblea). Un imprenditore non può, non deve arrivare a sentire una tale fatica ed un tale peso da pensare a gesti estremi. Per questo ha ragione lei, il primo ostacolo da superare è la solitudine, per evitare la presunzione e l’orgoglio quando le cose vanno bene e la fatica e la depressione quando le cose possono andare male. Che questa crisi possa almeno servire a far capire un poco ai piccoli imprenditori che è più bello e persino più efficace non essere soli. Lettera firmata LA PIANA DEL SERENGETI Buongiorno Dr. Frigerio. Mi compiaccio per il suo editoriale “Moriremo democristiani” (vedi Salumi & Consumi, marzo 2012). Tagliente e veritiero. D’altronde, da un Parlamento composto per oltre il 50 % di sindacalisti e astanti della politica *, non ci si può attendere altro; gente che non sa cos’è un vero lavoro e men che meno un’Impresa con un Corretto conto economico ! L’inefficienza della maggioranza del popolo Italiano è sempre figlia del criterio “…accantona il problema e non affrontarlo in diretta” ; anteponi il consenso partitico alla logica ed al buon senso. Fa purtroppo parte della democrazia italianizzata che, anteponendo spessissimo il diritto di avere al dovere di fare, inverte gli addendi e sfocia in anarchia. E’ l’anarchia del poter pagare quando si vuole prescindendo dall’etica, dalle regole e dagli impegni contrattuali assunti; siamo nella piana del Serengeti (vasto territorio in Africa, oggi parco nazionale, ndr), tutto viene lasciato allo stato di forza, o di debolezza, che, quando si parla di pagamenti, riguarda il fornitore. E poi ci lamentiamo se quando siamo in centro Europa ci chiamano … terroni ! Hanno ragione e basta ! Con viva cordialità. Un imprenditore lombardo (*) Astante della politica : colui il quale è sempre presente in politica ed il cui curriculum ha mediamente questi connotati : laborioso scudiero nelle feste di partito (Unità-AmiciziaAvanti- ecc.) quindi approdo in consiglio comunale, quindi provincia o regione con incarichi di consigliere in qualche ente o simil baracca di stato, per poi sbarcare alla camera o al senato ! Mai avuto un lavoro nel quale, in caso di gravi errori o inefficienza professionale, possa essere licenziato o fortemente ridimensionato pagando i propri errori o inefficienze esclusivamente di tasca propria. 11 PRIMO PIANO Aprile 2012 TEMPI MEDI Periodo intercorso fra l’emissione e il saldo delle fatture fra imprese GRECIA IT GRAELCIA IA A SPAGN SVEZI A ANIA GERM DA ISLAN EGIA NORV NDIA FINLA MEDIA EURO PEA 96 27 29 34 35 35 98 103 105 Fonte: Das E io (non) pago! Tempi e ritardi condizionano le attività delle imprese. Anche all’estero. Solo i Paesi del Nord Europa “saldano” intorno ai 30 giorni. curadidiAlice Alice Realini AAcura Realini Tempi e ritardi di pagamento delle fatture. Mai come oggi questo tema è all’ordine del giorno. Di- verse le ragioni. Prima fra tutte la situazione economica mondiale e il momento di difficoltà vissuto dalle banche, con la conseguente crisi di liquidità delle imprese. Un tema, questo, che coinvolge le aziende di tutti i comparti produttivi. Nell’ambito dell’agroalimentare le cose si complicano ulteriormente. Le problematiche sul tavolo sono numerose. Da un lato i rapporti tra imprese e retail, dall’altro quelli tra industria di trasformazione e mondo agricolo e, infine, quelli tra industria e Pubblica amministrazione. La situazione in Europa, rispetto a tutti questi ambiti, si presenta variegata. Non esiste una legislazione comune che disciplini i tempi di pagamento per le transazioni commerciali e la gestione dei ritardi nel saldo delle fatture.A ciascuno “Stato membro, quindi, viene lasciata una certa discrezionalità. Ma la questione è all’attenzione del governo dell’Ue. Tanto che una direttiva, la 2011/7, interviene sulla questione, chiedendo a tutti i Paesi membri di adeguarsi entro il 2013. Sia rispetto ai tempi di pagamento che alle sanzioni in caso di ritardo. Nella prossima puntata dell’inchiesta analizzeremo il costo dei ritardi di pagamento per le aziende e le strategie utilizzate per far fronte a questa problematica. 12 La Pubblica amministrazione L’ultimo allarme, in ordine di tempo, è stato lanciato dal Centro studi della Cgia di Mestre, associazione veneta che riunisce la piccola e media impresa del territorio. E che rileva come, nel 2011, i tempi medi che le aziende hanno dovuto attendere per vedersi saldato un conto dalla Pubblica amministrazione italiana sono stati di 180 giorni circa. Ovvero 52 in più rispetto al 2009. Ed è emblematico, in questo senso, il caso delle tre latterie venete che vantano crediti per 18 milioni di euro e di cui parliamo a pagina 6. I dati Cgia, elaborati a partire dai numeri rilevati da Intrum Justitia, prendono in esame anche la situazione di Germania, Francia e Inghilterra. Il quadro, se paragonato a quello italiano, lascia senza parole. La più virtuosa è la Pubblica amministrazione tedesca, che salda i conti con i propri fornitori in soli 35 giorni. Ben cinque in meno rispetto al 2009. E con solo dieci giorni di ritardo rispetto ai 30 indicati nei contratti. Ma anche la situazione francese sorride alle imprese. Oltralpe, infatti, occorre aspettare 64 giorni perché la Pa saldi le fatture ai fornitori. Un dato che risulta migliorato di sei giorni rispetto al 2009. Cambia il paese ma non il quadro.Anche in Inghilterra, infatti, il dato è allineato a quello di Francia e Germania, con un tempo di attesa medio di 47 giorni, due in meno rispetto al 2009. La direttiva 2011/7 dell’Ue I tempi di pagamento nelle transizioni commerciali sono oggetto di attenzione dell’Ue da diverso tempo. Per questa ragione, il 23 febbraio 2011 viene pubblicata sulla Gazzetta ufficiale europea la direttiva 2011/7/Ue del Parlamento europeo e del Consiglio, che modifica la precedente direttiva 200/35/Ue. Nelle considerazioni preliminari si legge: “Tali ritardi di pagamento influiscono negativamente sulla liquidità e complicano la gestione finanziaria delle imprese. Essi compromettono anche la loro competitività e redditività quando il creditore deve ricorrere ad un finanziamento esterno a causa di ritardi nei pagamenti”. Ma cosa prevede, in concreto, questa direttiva? Nelle dieci pagine che la compongono vengono affrontate tutte le tematiche connesse a tempi e modalità di pagamento tra imprese e nei rapporti con la Pubblica amministrazione. Sono escluse, invece, le transazioni con i consumatori. L’articolo 12 è molto chiaro sugli intendimenti della direttiva: “I ritardi di pagamento costituiscono una violazione contrattuale resa finanziariamente attraente per i debitori, nella maggior parte degli Stati membri, dai bassi livelli dei tassi di interesse di mora applicati o dalla loro assenza e/o dalla lentezza delle procedure di recupero. E’ necessario un passaggio deciso verso una cultura dei pagamenti rapidi […]. Di conseguenza, si dovrebbe provvedere a limitare, di regola, i termini di pagamento previsti dai contratti tra imprese a un massimo di sessanta giorni di calendario”. E non manca una precisazione relativa alla Pa. “Di regola, le pubbliche amministrazioni godono di flussi di entrate più certi, prevedibili e continui rispetto alle imprese. […]. Di conseguenza, per le transazioni commerciali relative alla fornitura di merci o servizi da parte di imprese alle pubbliche amministrazioni, è opportuno introdurre norme specifiche che prevedano, in particolare, periodi di pagamento di norma non superiori a 30 giorni di calendario […] e in ogni caso non superiori a sessanta giorni di calendario”. Anche le cosiddette pratiche commerciali scorrette finiscono nel mirino della direttiva. “Qualsiasi clausola contrattuale o prassi che si discosti gravemente dalla corretta prassi commerciale e sia in contrasto con il principio della buona fede e della correttezza dovrebbe essere considerata iniqua per il creditore”. Leggendo con attenzione il documento, l’indicazione dei trenta giorni è relativa alla data del ricevimento della fattura, proprio come indicato nell’articolo 62 del decreto legge liberalizzazioni, di recente approvazione in Italia. Il documento dell’Ue offre molti spunti. Non costituisce però un obbligo. Quanto ai tempi, la direttiva stabilisce che le disposizioni legislative dei vari stati membri devono conformarsi agli obiettivi indicati entro il 16 marzo 2013. (1.Continua). La legge francese In Francia i pagamenti relativi alle transazioni commerciali sono regolati dalla legge 441-6 Code de commerce modificato dalla Legge sulla modernizzazione dell’economia n.776. Questo comporta che, a partire dal 1° gennaio 2009, per tutti i contratti di vendita e fornitura si applicano termini di pagamento imperativi. L’obiettivo, chiaro, è quello di favorire le piccole e medie imprese. Per questo, salvo disposizione contraria esplicitata nelle condizioni di vendita o pattuita tra le parti, il termine di pagamento delle transazioni commerciali è fissato in trenta giorni dalla data di ricevimento della merce o di esecuzione della prestazione. L’articolo 441-6 precisa che, in ogni caso, il termine non può superare i 45 giorni dalla fine del mese di fatturazione oppure 60 giorni dalla data di emissione della fattura. Poiché si tratta di una disposizione che si applica quando uno dei contraenti è francese, ne derivano l’inderogabilità e l’applicabilità anche nell’ipotesi in cui la legge che disciplina il rapporto di fornitura e compravendita sia diversa da quella francese. Le sanzioni amministrative previste ammontano a 15mila euro per il fornitore francese. L’acquirente, invece, risponde del pregiudizio causato costringendo il fornitore a deroghe surrettizie alla normativa. L’unica possibilità di deroga ai termini di pagamento è costituita da eventuali accordi di settore. Ma anche in questo caso sono previste stringenti limitazioni. …e quella spagnola Nel 2010 il Governo spagnolo è intervenuto sui tempi di pagamento dei prodotti freschi. Con una decisione presa all’unanimità, è stata varata la legge che prevede il pagamento del corrispettivo dovuto entro il termine obbligatorio di trenta giorni. La norma, divenuta subito operativa, nasce per tutelare il mondo agricolo e l’ortofrutta e si è subito estesa anche ad altre tipologie di prodotti agroalimentari. Aprile 2012 TERMINI CONVENZIONALI* Paesi / Termini (valori medi espressi in giorni) 0 30 60 90 120 0-30 GERMANIA ITALIA 30-60 FRANCIA UK 30-90 BELGIO OLANDA 0-90 PORTOGALLO 90-120 SPAGNA Fonte: Cribis D&B INGHIL TERRA 2 4,7 PORTO GALLO 21,4 29,6 POLON IA 33,6 FRAN CIA 35,1 BELGI ITALIA O 37,5 43,1 SPAGN A 54,6 ASSI PAESI B 60,5 ANIA GERM 68,2 RA EURO SVIZZ E Fonte: Studio Dun & Bradstreet MEDIA Percentuale fatture pagate entro i termini stabiliti PEA 40,4 *Tempistica inserita nelle fatture CONFRONTO TRA I PRINCIPALI PAESI EUROPEI Valori medi espressi in giorni TRA IMPRESE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ITALIA Tempi di pagamento medi effettivi Ritardi medi di pagamento 2009 2010 2011 2009 - 2011 128 186 180 52 86 90 +52 +38 ITALIA Tempi di pagamento medi effettivi Ritardi medi di pagamento TRA IMPRESE 2009 2010 2011 88 21 96 103 30 34 2009 - 2011 +15 +13 65 21 64 20 -6 -2 FRANCIA Tempi di pagamento medi effettivi Ritardi medi di pagamento 63 18 59 18 59 18 -4 0 GERMANIA Tempi di pagamento medi effettivi Ritardi medi di pagamento 40 15 36 11 35 10 -5 -5 GERMANIA Tempi di pagamento medi effettivi Ritardi medi di pagamento 49 22 35 10 37 12 -12 -10 REGNO UNITO Tempi di pagamento medi effettivi Ritardi medi di pagamento 49 20 48 19 47 18 -2 -2 REGNO UNITO Tempi di pagamento medi effettivi Ritardi medi di pagamento 52 20 50 18 46 16 Fonte: Elaborazione Studi Cgia Mestre su dati Intrum Justitia DIFFERENZA 70 22 DIFFERENZA FRANCIA Tempi di pagamento medi effettivi Ritardi medi di pagamento -6 -4 Fonte: Elaborazione Studi Cgia Mestre su dati Intrum Justitia 13 L’INIZIATIVA Aprile 2012 Tre Dop in bella “Mostra” Brendolan porta a Cibus le sue specialità: prosciutto veneto, Carpegna e San Daniele. E dedica un evento al giorno. Per un’azienda alimentare esiste una vetrina migliore di Cibus per mettere in mostra i propri fiori all’occhiello? La domanda deve essere sorta 14 anche al management del salumificio Brendolan, che, in occasione della fiera parmense, ha deciso di dedicare una giornata a ciascuna delle Dop, presenti nella sua offerta: il prosciutto veneto, quello di Carpegna e quello di San Daniele. “Volevamo dedicare un momento di riflessione a queste produzioni. Che rappresentano la prova tangibile della nostra filosofia, fortemente orientata alla qualità”, afferma Stefano Pezzini, presidente dell’azienda. Gli eventi si svolgeranno alle 12 presso lo stand dell’azienda. Dove quotidianamente si terrà un incontro per affrontare di volta in volta i temi inerenti a ciascuna specialità: tutela, promozione e valore. Naturalmente ogni appuntamento si concluderà con una degustazione del prodotto. Si comincia, il 7 maggio, con protagonista il prosciutto veneto Dop, una specialità realizzata solo in 15 comuni veneti: “Questo evento, che vedrà la partecipazione del Consorzio del prosciutto veneto, sarà intitolato ‘Prosciutto divino’ e vuole essere un vero viaggio nel panorama agroalimentare della regione. Un panorama reso inconfondibile dalle colline ricoperte dai vigneti: uno dei patrimoni del Veneto. Da questa costatazione è nata l’idea di proporre in modo unitario il vino e le specialità del territorio, per promuovere interamente il patrimonio agroalimentare del Veneto”. La seconda giornata, l’8 maggio, sarà, invece, dedicata al prosciutto di Carpegna, un altro prodotto di nicchia, realizzato nell’omonimo comune marchigiano, in provincia di Pesaro Urbino: “L’obiettivo dell’incontro dedicato al prosciutto di Carpegna è quello di raccontare tutta la storia e la passione celata dietro la produzione di questo salume. Il prosciuttificio si trova, infatti, all’interno del parco di Sasso Simoncello. Siamo gli unici a produrre questa specialità e, ogni anno, realizziamo non più di 100mila pezzi. L’azienda si trova in una zona di montagna, dove è davvero difficile lavorare. Basti pensare che negli scorsi mesi il salumificio era sepolto sotto due metri di neve e i camion non riuscivano a raggiungere l’azienda. L’incontro vuole, quindi, celebrare la passione per questa tipicità. Che rappresenta, non solo una nicchia sempre più apprezzata dal mercato, ma anche una grande ricchezza per il territorio. All’evento saranno, infatti, presenti il Consorzio del prosciutto di Carpegna, le istituzioni marchigiane e gli allevatori della zona. Che, in un contesto territoriale difficile, si stanno specializzando e stanno crescendo grazie a questa produzione”. Ultimo, ma non per importanza, il San Daniele: “Con oltre 300mila cosce prodotte, questo prosciutto rappresenta il core business della nostra azienda. Il 9 maggio, quindi, ci concentreremo proprio su questa specialità, con approfondimenti sulle prospettive di sviluppo e sul futuro della Dop. Inoltre, sarà l’occasione per festeggiare gli 85 anni di Brendolan e presentare il nuovo direttore generale Giuseppe Artuso, che da qualche mese è entrato a far parte della nostra squadra”. Oltre al proprio compleanno l’azienda ha molto da festeggiare: “Dopo le ristrutturazioni che hanno caratterizzato il 2010, ci stiamo concentrando sulle Dop di nicchia. Un mercato che, nonostante la difficile situazione economica, offre buone soddisfazioni. Crediamo molto nelle produzioni di qualità e abbiamo effettuato cospicui investimenti per valorizzare e migliorare questi prodotti. Non possiamo, infatti, puntare a incrementare la produzione, ormai stabilita da vincoli produttivi, anche perché la diffusione di questi prodotti è perlopiù regionale. La qualità è l’unico nostro obiettivo”. Paolo Frettoli Prosciutto veneto La denominazione prosciutto veneto è riservata al prosciutto il cui ciclo di produzione ha luogo nei comuni di Montagnana, Saletto, Ospedaletto Euganeo, Este, Noventa Vicentina, Sossano, Sarego, Lonigo, Alonte, Orgiano, Pressana, Rovereto di Guà, Poiana Maggiore, Barbarano e Villaga. L’Unione Europea ha riconosciuto la Dop a un prosciutto con precise caratteristiche: i luoghi di produzione, la qualità delle carni, i sistemi di lavorazione, le specifiche merceologiche e i contrassegni. Prosciutto di Carpegna La produzione di prosciutto di Carpegna è disciplinata severamente. Le fasi di lavorazione e stagionatura devono essere svolte rigorosamente nel comune di Carpegna e, nel dettaglio, non devono durare meno di 13 mesi. Per la sua realizzazione si utilizzano cosce fresche di suini con una età minima di 10 mesi, nati ed allevati nelle Marche, in Emilia Romagna e in Lombardia e provenienti da macelli accuratamente selezionati. Non sono inoltre ammessi additivi. Il prosciutto di Carpegna ha forma tondeggiante, non globosa, tendente al piatto, con un sufficiente strato di grasso nella parte opposta dell’anca; il peso varia tra gli 8,5 e i 10,5 chili e non può essere inferiore a otto o superiore agli 11 chili. Il colore della fetta deve essere tendenzialmente rosa salmonato, con adeguata quantità di grasso solido, di colore bianco all’esterno. Prosciutto San Daniele Una denominazione riservata solo ai prosciutti prodotti nel comune di San Daniele del Friuli. I suini appartengono alla razza preferibilmente Large White e Landrace talvolta combinati con la razza Duroc, nati, allevati e macellati solo in alcune regioni italiane. La macellazione non deve avvenire prima dei nove mesi di età e il peso del suino non deve essere inferiore ai 160 chili. Le tipiche condizioni climatiche della zona di produzione garantiscono al prosciutto caratteristiche uniche: colore uniforme rosso-rosato del magro, profilo e striature di grasso bianco candido, profumo intenso, gusto dolce e delicato con retrogusto più morbido. Per 100 grammi di parte magra, il 29% è costituito da proteine e solo il 3-4% da grassi. Non è previsto l’impiego di alcun conservante. 7 maggio – Evento “Prosciutto divino”. Protagonisti i prodotti enogastronomici del Veneto, con particolare attenzione al prosciutto veneto Dop. 8 maggio – Giornata dedicata al prosciutto di Carpegna Dop. Una produzione di nicchia realizzata solo nell’omonimo comune marchigiano, tra le montagne del parco di Sasso Simoncello. 9 maggio – Si festeggiano gli 85 anni di Brendolan e il prodotto di punta dell’azienda: il prosciutto San Daniele Dop. TIPICITÀ LOMBARDE A cura di Margherita Luisetto Aprile 2012 12 province.Tre prodotti Dop e altrettanti Igp, più di 35 Pat. Oltre 70mila aziende attive. La Lombardia è una terra ricca. Di paesaggi, di cultura, di imprese, di idee. Ricca anche di prodotti agroalimentari di qualità e di eccellenze enogastronomiche tramandate dalla tradizione popolare. Con i suoi vini, formaggi e salumi, vanta numeri e qualità da primato e referenze legate al territorio, spesso presentate dai produttori come autentiche opere d’arte. Con 12 province, ogni area si caratterizza per la produzione di salumi tipici, autentiche espressioni della cultura e della tradizione locale. Si contano tre prodotti Dop: il salame di Varzi, il salame Brianza e i salamini italiani alla Cacciatora. Tre Igp: il salame d’oca di Mortara, il salame Cremona e la bresaola (prodotto, quest’ultimo, di cui abbiamo già ampiamente parlato sul numero 02/2012 di Salumi & Consumi e che, in questa occasione, non sarà approfondito). E’ in attesa di riconoscimento Igp anche il salame prealpino varesino. Completano la gamma più di 35 prodotti agroalimentari tradizionali, riconosciuti come Pat e commercializzati, per lo più, solo all’interno del territorio lombardo. Tra questi, il salame della bergamasca, la mortadella di fegato, il salame Casalin, la pancetta con filetto, il salame di Mont’Isola, la soppressata bresciana e il salame mantovano. Solo per citarne alcuni. Sul fronte dei produttori, poi, le piccole, medie e grandi imprese, oltre ai laboratori artigianali, sono realtà caratterizzate da una cura minuziosa, dettagliata e, a volte, maniacale, delle modalità di realizzazione dei propri fiori all’occhiello. Tutti impegnati a valorizzare e comunicare le qualità intrinseche dei salumi, sempre realizzati con materia selezionata, lavorata con metodi che si tramandano di generazione in generazione. Como Fumagalli industria alimentari La ricerca continua della qualità dei prodotti, la cura artigianale dei metodi di lavorazione e l’indissolubile legame con il territorio, sono i valori principali che caratterizzano il lavoro di Fumagalli industria alimentari. Che vanta, oltretutto, una vera filiera controllata: dalla genetica del suino, fino alla lavorazione del prodotto. Una gestione dei processi produttivi che ha permesso all’azienda di offrire al consumatore carni e prodotti della salumeria di elevata qualità, caratterizzati da standard di sicurezza unici. “Da sempre rappresentiamo una realtà legata al territorio in cui operiamo. E per questo crediamo fermamente nelle tipicità, in quanto patrimonio agroalimentare tradizionale. Non solo. Consumare prodotti locali implica anche ridurre il trasporto e, quindi, aiutare l’ambiente”, spiega Francesco Pizzagalli, amministratore delegato dell’azienda. “Realizziamo prodotti tipici, seguendo antiche ricette, tra cui mortadella di fegato, salame cotto, borsotto, cotechini e zamponi. Inoltre, siamo produttori del salame Brianza Dop, un insaccato strettamente legato alle campagne brianzole e alla tradizione di lavorazione dei salumi degli ordini monastici lombardi. Oggi, la nostra rete commerciale, operativa sull’intero territorio nazionale, ha permesso che i sapori e la tradizione dei prodotti lombardi siano esportati e apprezzati in buona parte delle regioni d’Italia”. Mortadella di fegato Insaccato cotto di antica tradizione lombarda, realizzato utilizzando fegato, carne suina magra e guanciale di suino. L’impasto, una volta aromatizzato, viene insaccato in budello naturale di suino e cotto in forni ad acqua. Ingredienti: carne di suino, grasso di suino, fegato di suino (25%), sale, vino, saccarosio, stabilizzanti: polifosfati, spezie, antiossidante: ascorbato di sodio, conservante: nitrito di sodio, aromi. Il prodotto finito presenta consistenza compatta con colore caratteristico di fegato cotto. Uboldi Trippa, lingua, nervetti e testina cotta di vitello rappresentano l’intera produzione dell’azienda Uboldi, di Veniano. “Sono prodotti tipici della tradizione lombarda e, nello specifico, della cultura alimentare comasca. Si tratta di referenze gustose, che vantano una bassissima percentuale di grassi e di calorie”, sottolinea Gabriele Uboldi, commercial manager dell’azienda. “La trippa è commercializzata e apprezzata in tutta Italia. La lingua è venduta principalmente in Lombardia e Piemonte, mentre i nervetti sono particolarmente apprezzati in Lombardia e in Veneto. L’intera gamma realizzata dalla nostra azienda è distribuita attraverso il canale Horeca e Gdo”. L’azienda, da sempre, cerca di aderire con massima efficienza alle esigenze della clientela grazie alla costanza della qualità dei propri prodotti. Per la loro realizzazione, infatti, si utilizzano solo carni provenienti da allevamenti sani e controllati e gli ingredienti sono selezionati e genuini. Uboldi, inoltre, garantisce l’affidabilità in ogni fase di produzione e il confezionamento dei prodotti avviene sempre nel rigoroso rispetto delle normative Cee e del proprio programma di autocontrollo. Segue 15 TIPICITÀ LOMBARDE provincia di Pavia Gallotti salumi Il salumificio Gallotti è attivo da oltre 50 anni nel mercato degli insaccati, sia stagionati che cotti. L’azienda, situata ad Albizzano, produce filzetta, salame, salamini alla cacciatora, cresponi nostrani, ma anche salumi da cotta, come cotechini e salamelle, salumi cotti e spiedini. Sul fronte delle referenze legate a doppio filo al territorio, il salumificio è specializzato nella produzione del salame crudo del basso pavese. “La bassa pavese è un territorio della provincia di Pavia che comprende 25 comuni. E’ caratterizzata da acqua e nebbia di inverno, caldo umido d’estate. Un microclima che, da sempre, comporta una tecnica di produzione e conservazione degli insaccati diversa rispetto a quella usata nel vicino Oltrepò. Questi elementi donano ai prodotti finali gusti e aromi unici”, spiega Grazia Gallotti, responsabile commerciale dell’azienda.“Nasce proprio in questa terra il salame crudo del basso pavese. Un insaccato realizzato con tutti i tagli di carne suina, lavorato come un tempo, legato a mano con spago doppio, lasciato stagionare per un minimo di 60 giorni, per le pezzature di un chilo all’origine, fino a un massimo di 90 giorni, per quelle da due chili. Questo salame è il simbolo della nostra cultura e della nostra cucina. Le numerose gare di valutazione di qualità che si svolgono da oltre 20 anni nei vari paesi della Bassa, a cui partecipano assaggiatori specializzati e semplici cultori del salame, sono la testimonianza della tradizione del salame crudo che viene tramandata di generazione in generazione”. Il salame del basso pavese ha ottenuto, nel marzo del 2011, il riconoscimento di prodotto agroalimentare tradizionale.“Attualmente, è realizzato da 12 produttori. Insieme stiamo lavorando alla stesura del Disciplinare”. Il salumificio Gallotti lavora nel segno dell’alta qualità, cura del dettaglio, rispetto dei canoni produttivi. Non solo. L’intera produzione vanta l’assenza del glutine e dei derivati del latte. I suoi prodotti sono stati inseriti nel prontuario dell’Associazione italiana celiachia e salsiccia, luganega, salamella, pasta di salsiccia e spiedini hanno ottenuto anche la certificazione della Spiga barrata. Salame crudo del basso pavese Insaccato di carne suina.Tra gli ingredienti, sale, vino, aglio, pepe e altre spezie. Legato con spago a maglia fitta. Si presenta di forma allungata, è tenero e compatto. Al gusto ha un sapore dolce e delicato e un aroma caratteristico e intenso. Consorzio di tutela del salame di Varzi Dop Nel giugno del 1984 nasce il Consorzio del salame di Varzi. “Sul territorio, il prodotto vantava una particolare fama e i 32 produttori di salame di Varzi si trovarono d’accordo per unire le proprie forze e valorizzare il prodotto di punta del territorio in cui operavano”, esordisce così Annibale Bigoni, direttore del Consorzio. “Si impegnarono quindi per redigere un Disciplinare di produzione e procedere con la richiesta al parlamento europeo per ottenere la Denominazione di origine, giunta nel 1996. Posso confermare che, tra i vari prodotti della salumeria italiana, siamo stati fra i primi a presentare un disciplinare e ad ottenere la Dop”, sottolinea Bigoni. Da allora, però, i tempi sono cambiati e il numero di produttori che realizzano salame di Varzi Dop è diminuito. Oggi, quindi, si contano 13 salumifici abilitati a certificare la propria produzione, e dieci iscritti al Consorzio. Insieme realizzano 400mila chili di prodotto fresco all’anno. Sono molte le caratteristiche che rendono unico e riconoscibile il salame di Varzi Dop. Innanzitutto, la materia prima deriva da suini italiani nati, allevati e macellati in Piemonte, Lombardia e Emilia Romagna. L’impasto richiede l’utilizzo di tutti i tagli sia magri che grassi, tra cui coppa, lonza, filetto, spalla e coscia.Va aggiunto sale, pepe nero in grani, infuso di aglio in vino rosso. Dagli ingredienti, è bandito l’uso di conservanti e coloranti. Il budello deve essere naturale e di suino e, per le pezzature più grandi, è cucito doppio per mantenere morbido il prodotto al suo interno durante la lunga stagionatura. “Il salame di Varzi si presenta di diverse pezzature. Si va da quelle più piccole, da 350, 400 o 500 grammi, adatti al consumo quotidiano, fino alle dimensioni più importanti, come il cucito, da consumarsi nelle grandi occasioni. Da un paio di anni, inoltre, abbiamo immesso sul mercato anche il prodotto preaffettato. Questo garantisce al consumatore la praticità e la velocità di utilizzo e permette alle nostre aziende di affrontare anche il canale della Grande distribuzione”, spiega Annibale Bigoni. “Il Consorzio, poi, si impegna continuamente nella valorizzazione del prodotto. Abbiamo messo a punto una campagna informativa sul territorio d’origine e nelle province limitrofe per far riscoprire il salume e per rimarcare l’idea che solo il salame che riporta la certificazione Dop è il vero salame di Varzi. Inoltre, partecipiamo a eventi, fiere e manifestazioni e realizziamo materiale informativo. L’anno scorso abbiamo preso parte a una serie di attività promozionali in collaborazione con il Consorzio tutela vini Oltrepò Pavese. Insieme abbiamo realizzato tre incontri dedicati a operatori del settore e a giornalisti, sia italiani che stranieri, per far conoscere e degustare il salame di Varzi Dop, abbinato allo spumante metodo classico rosè Docg “Cruase”. Le aziende consorziate Antica salumeria Fronti La scaletta Salumificio artigianale Thogan Porri Buscone Ornella Salumificio Romagnese Vecchio Varzi Salumificio Gap Oltrepò Magrotti Piero Salumeria Belli Salumificio Valverde Vecchio Varzi Il salame di Varzi rappresenta l’85% circa della produzione totale del salumificio Vecchio Varzi. Che, nato più di 30 anni fa al centro della borgata di Varzi, è ancora oggi specializzato nella produzione di salami di qualità. “Il nostro prodotto è completamente naturale. Per la sua realizzazione scegliamo carni fresche selezionate, che derivano da suini della filiera del prosciutto di Parma”, spiega Marco Gallotti, socio titolare e direttore commerciale dell’azienda. “Utilizziamo l’intera mezzena del maiale, inserendo nell’impasto i vari tagli, tra cui pancetta, gola, spalla, lombo e coscia, nelle giuste proporzioni e secondo la nostra lunga esperienza. La lavorazione, poi, è ancora artigianale e rispettosa delle tradizioni. E’ doveroso sottolineare, inoltre, che, nella produzione del salame, non vengono usati gli zuccheri aggiunti, le polveri di latte e i caseinati, né tantomeno il glutine e i suoi derivati. Un plus importante, questo, che caratterizza la qualità finale del prodotto trasformato e che ha permesso di inserire i nostri prodotti anche all’interno del prontuario dell’Associazione italiana celiachia”.Vecchio Varzi commercializza il salame di Varzi in diverse pezzature. Si va dal Varzello, la classica filzetta di Varzi, da aprire e gustare al momento, al Varzino da 500 grammi, fino al cucito da un chilo, che impiega almeno 100 giorni per raggiungere la giusta stagionatura, e al cucito maxi, di due chili. “Dal 1° marzo di quest’anno è partito il progetto ‘Le note golose’, realizzato con la collaborazione di Elisabetta Fassino, ceo e account manager della società Le note golose, nonché figura specializzata da 15 anni nel business della distribuzione alimentare nel canale Ho.re.ca. Il progetto, nato con l’idea di creare occasioni in cui si intrecciano tre piaceri sensoriali, l’udito, l’olfatto e il gusto, permette di organizzare esclusive degustazioni di prodotti di alta qualità accompagnate da una scelta musicale raffinata. ‘Le note golose’ porta quindi il salame a marchio Vecchio Varzi al centro di numerosi eventi, organizzati all’interno di ristoranti di alta gamma, ma anche in negozi e salumerie specializzate, dedicati agli operatori del settore. Prossimamente, poi, organizzeremo store promotion per i consumatori finali. Il nostro impegno sul fronte della comunicazione e della valorizzazione coinvolgerà quindi a 360° il mercato. Con l’obiettivo di far conoscere e apprezzare il nostro salame sull’intero territorio nazionale e all’estero”, spiega Marco Gallotti. “La promozione interesserà anche tutte le altre referenze realizzate all’interno del salumificio. Solo per citarne alcune,Vecchio Varzi è specializzato nella produzione della lombata, macerata nel vino Pinot, nelle pancette quadre al ginepro e nel lardo di spallone stagionato”. Sottocrespone Il sottocrespone è caratterizzato da classico impasto Vecchio Varzi, insaccato in budello naturale e stagionato per un minimo di 45 giorni. Il colore della carne è rosso vivo, mentre il grasso è bianco rosato. Il profumo è intenso e corposo, il sapore è dolce e delicato, con un retrogusto amarognolo. Consorzio di tutela del salame d’oca di Mortara Igp Prodotto unico nel suo genere, il salame d’oca di Mortara Igp si distingue per essere realizzato con un impasto composto, in parti uguali (30/35% ciascuna), di carne d’oca, magro di suino, tra cui coppa del collo e spalla, e parte grassa di suino, tra cui pancetta e guanciale. Il salame d’oca di Mortara Igp è tutelato da un Consorzio, costituito oggi da sei produttori, e caratterizzato da una filiera di produzione, dall’allevamento delle oche alla realizzazione del prodotto finale. “Il Consorzio, che ha ottenuto il riconoscimento dell’Igp nel giugno del 2004, ha messo a punto un rigido Disciplinare di produzione che rappresenta, per i produttori, un ritorno alle antiche tradizioni e, nello stesso tempo, una garanzia di qualità”, spiega Fabio Boggiani, segretario del Consorzio. “L’elaborazione del prodotto è del tutto simile agli altri tipi di salame: trito di carni di oca e di maiale, impastate con sale, pepe e aromi di varia natura. Il composto viene poi avvolto nella pelle d’oca, rifilata e cucita. Dopo un’asciugatura di qualche giorno, viene poi cotto in acqua calda”, specifica Gioachino Palestro, presidente del Consorzio. “Il salame d’oca Aprile 2012 provincia di Cremona Alcuni prodotti tipici Salame Cremona Igp Il salame Cremona Igp è realizzato con carne suina selezionata e aromatizzata con sale, aglio pestato, insaccata in budello naturale. Il Disciplinare di produzione prevede l’impiego esclusivo di carni fresche di suini allevati in Italia, nelle zone di produzione del prosciutto di Parma e del prosciutto di San Daniele. Il salame è lasciato stagionare da un minimo di cinque settimane, per la pezzatura più piccola, a oltre quattro mesi, per quella più grande. È grazie alla perfetta integrazione degli ingredienti che il salame Cremona risulta aromatico e speziato al palato, profumato e di colore rosso intenso che sfuma, gradualmente, nel bianco delle parti adipose. Salame di filzetta Salame macinato medio-fine di forma cilindrica regolare, consistenza morbida, diametro di circa sei cm e lunghezza di 45 cm. Vanta un profumo di aglio. La stagionatura dura circa 90 giorni. Cotechino cremonese vaniglia Insaccato in budello naturale o vescica, vanta un peso di un chilo. Le carni, dopo la mondatura, vengono macinate a grana media. La stagionatura dura circa 15 o 20 giorni. La denominazione ‘vaniglia’ deriva dall’impiego di un impasto magro, che conferisce al cotechino una particolare dolcezza. Consorzio di tutela salame Cremona Igp Il Consorzio di tutela del salame Cremona Igp nasce nel 1985, dalla proposta di Enea Gandolfi, presidente, insieme a un gruppo di artigiani locali, con l’obiettivo di valorizzare un prodotto di punta del territorio cremonese. “Inizialmente abbiamo richiesto il riconoscimento Dop. Ma, per una serie di problemi locali, abbiamo optato per l’Igp, mantenendo lo stesso disciplinare di un prodotto Dop”, spiega Enea Gandolfi. “Il salame Cremona Igp è un salume che vanta delle specifiche uniche. A partire dai suini: la materia prima proviene da Lombardia, Emilia Ro- magna, Veneto e Piemonte, zone in cui avviene la maggior produzione di formaggi e in cui i suini sono nutriti con siero di latte, valido apporto alla loro alimentazione”. Il prodotto è realizzato in diverse pezzature. Si va dal salame da 500 grammi, con una stagionatura minima di 35 giorni, a un prodotto di almeno quattro chili, che richiede una stagionatura di 100 giorni. “Ultimamente, però, abbiamo riscontrato che nell’ambito del libero servizio la pezzatura da mezzo chilo può risultare impegnativa. Sia per la battuta di cassa che per il consumo nelle fa- miglie moderne che, nel corso degli ultimi anni, contano un numero di componenti inferiore rispetto a una volta. Abbiamo quindi pensato di ridurre la pezzatura più piccola e, naturalmente, informeremo il Mipaaf ”. Sul fronte della produzione, nel 2011 sono state trasformate 519 tonnellate di materia prima, pari a 171mila salami marchiati Igp. Per un valore, alla produzione, di 2 milioni e 200mila euro circa. Per quanto riguarda, poi, la valorizzazione, il Consorzio promuove il proprio prodotto e, per il 2012, sta mettendo a punto nuove attività. provincia di Monza e Brianza Lingua salmistrata La lingua salmistrata è una lingua di bovino, del peso medio di un chilo, che ha subito un particolare trattamento in infusione.Al taglio si presenta rosata, dal profumo gradevole e dal gusto delicato; le fette sono compatte ma la carne è morbida e friabile. Nervetti I nervetti sono alimenti semplici e sani che, contrariamente a quanto si crede, contengono pochissimi grassi. Si prestano a preparazioni non molto elaborate proprio per la loro semplicità. I nervetti sono i tendini delle zampe del bovino, che uniscono la zampa al ginocchio. Si presentano tagliati a listarelle o a dadolini, di colore biancastro, e vengono aromatizzati con ingredienti diversi a seconda del gusto personale o della tradizione familiare. Alimentari Radice Lingua e nervetti rappresentano le due referenze maggiormente legate al territorio brianzolo realizzate da Alimentari Radice. “Prodotti nel rispetto della tradizione lombarda, lingua e nervetti costituiscono il 15% della produzione totale dell’azienda”, spiega Silvestro Catera, direttore commerciale dell’azienda di Lentate sul Seveso.“I nervetti sono commercializzati per il libero servizio nel formato da 400 grammi e in mattonelle da uno o due chili. Possono essere semplici o realizzati con l’aggiunta di testina di vitello. L’azienda li propone anche in barre per l’utilizzo industriale. In questo caso il prodotto viene cubettato e condito con verdure per poter essere poi venduto presso il banco gastronomia. Per quanto riguarda la lingua, Alimentari Radice la propone in due versioni. Il formato bauletto adatto per essere affettato al banco taglio, come un qualsiasi salume, e la lingua cotta e salmistrata, in forma anatomica, adatta per insaporire i bolliti, piatti tipici della Lombardia e del Piemonte”. Segue 17 Aprile 2012 provincia di Lecco Prosciutto crudo Marco d’Oggiono Prosciutto prodotto con coscia di suino italiano. La salatura avviene con sale marino di Santa Margherita di Savoia in Puglia. La stagionatura ha una durata di 10-12 mesi. Il sapore è molto dolce, tipico della carne salata e opportunamente stagionata, e il colore risulta rosato.Viene proposto sia con osso che disossato. TIPICITÀ LOMBARDE Salame Brianza Dop Per la preparazione del salame Brianza Dop si utilizza spalla, fiscoli di banco, pancetta e gola. La concia prevede l’utilizzo di sale, pepe, aglio e vino. Sul fronte della stagionatura, le pezzature più piccole sono pronte in quindici giorni, ma possono essere necessari cinque mesi per Alcuni prodotti tipici Consorzio salame Brianza Dop Il salame Brianza è un insaccato di pura carne suina prodotto sul territorio brianzolo e, nello specifico, all’interno delle province di Lecco, Como, Monza e Brianza e Milano. Da 35 anni, un Consorzio tutela questo prodotto, considerato di fascia alta e tipico della regione, ma conosciuto sull’intero territorio nazionale e fra i primi ad aver ottenuto il riconoscimento europeo della Dop, nel giugno del 1996. Il Disciplinare di produzione, realizzato nel solco della tradizione, prevede l’utilizzo di materia prima proveniente da allevamenti localizzati in Lombardia, Piemonte e Emilia Romagna. Si presenta di forma cilindrica provincia di Mantova Alcuni prodotti tipici Salumificio Beretta Vittorio - Bermis e di dimensioni variabili. “Una ricetta unica ed inimitabile che dona al Salame Brianza Dop una gusto dolce e inconfondibile e un profumo delicato e caratteristico. E’commercializzato macinato grosso, per pezzature piccole, ma anche fine, per pezzature più impor tanti. Di recente, però, abbiamo chiesto e ottenuto dal ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, l’approvazione a produrre e commercializzare un prodotto di grande pezzatura a macinatura fine, par ticolarmente adatto al banco taglio e al preaffettato in vaschetta. Con questa nuova referenza, presto in commercio, ci proporremo sul mercato come unico salume Dop a macinatura fine”, chiarisce Marco Riva, direttore del Consorzio. “Oggi i salumifici consorziati sono sei: Beretta, Bermis, Baldo, Fumagalli, Monti & Zerbi e Gianoni. Insieme realizzano 300 tonnellate di prodotto all’anno, di cui 40 vengono affettate e confezionate in vaschetta. Il salame, conosciuto in tutta Italia, è commercializzato principalmente in Lombardia e nelle regioni limitrofe, ma una piccola percentuale, pari al 5%, raggiunge anche alcuni paesi del Centro e del Nord Europa”. Sul fronte della comunicazione, il Consorzio si è sempre impegnato a fondo per trasmettere i valori intrinseci del prodotto tutelato, soprattutto attraverso campagne di affissioni a livello regionale. Inoltre, par tecipa alle più impor tanti fiere di settore a volte anche con il sostegno della Regione Lombardia. Il Salumificio Beretta Vittorio produce da por tante per il Salumificio Beretta Vittorio. 50 anni salumi tipici brianzoli. I fratelli Gio- Seguito dai salami stagionati e dagli insaccati vanni e Riccardo Beretta, infatti, dirigono dal freschi da cuocere. “La produzione annua di 1962 l’azienda situata nel cuore della Brianza, mor tadella di fegato cotta incide per il 43% continuando l’attività del padre Vittorio, ini- sul gruppo merceologico degli insaccati cotti ziata nel 1946. Nel corso degli anni è stata e per il 15% sulla produzione totale. Il salame sviluppata un’attenzione sempre maggiore Brianza Dop, invece, realizza il 28% del voalla qualità dei prodotti proposti, nel rispetto lume produttivo di salami stagionati e il 5% delle ricette tradizionali ereditate dal padre. del totale”. I prodotti Bermis sono distribu“Le referenze più tipiche, attualmente pro- iti principalmente in Lombardia, soprattutto dotte e commercializzare con il marchio Ber- tramite dettaglio tradizionale e Gdo. Ma il mis, sono la mor tadella di fegato, cotta e cru- territorio brianzolo rappresenta un for te rida, il salame cotto, la salsiccia brianzola, che chiamo anche per clienti esteri, provenienti si sposa perfettamente con il risotto giallo, e in modo par ticolare da Inghilterra e Germail salame Brianza Dop”, spiega Giulia Beretta, nia, che vogliono impor tare nei loro paesi il responsabile marketing dell’azienda. “Si trat- gusto tipico del salame Brianza Dop. ta di prodotti della tradizione brianzola, ma nello stesso tempo sempre al passo coi tempi. Perché, spesso, vengono rivisitati grazie a nuovi abbinamenti che ne attualizzano le ricette. Caratterizzati da un gusto par ticolare, i nostri salumi tipici sono quindi sempre più soggetti ad essere riscoper ti dai nuovi consumatori. NelSalsiccia brianzola Bermis lo specifico abbiamo riscontrato par ticolare attenzione nei La salsiccia brianzola Bermis confronti della mor tadella di fegaè un insaccato fresco da conto cotta e del salame cotto, consusumare previa cottura. Per la sua mati affettati come antipasti freddi realizzazione si utilizza carne suina e caldi, ma anche della mor tadella di (83%), acqua, sale, fibra alimentare, fegato cruda, da cuocere abbinata a destrosio, vino, spezie e aromi. La verdure e purè. Sempre apprezza- salsiccia brianzola Bermis è venduta to, inoltre, è il salame Brianza Dop, in vaschette in atmosfera protettiva, realizzato unicamente nel territorio da 1.200 e 300 grammi. Il prodotto brianzolo da un ristretto Consorzio è ideale per la preparazione del ridi produttori che seguono un Di- sotto alla monzese, o risotto giallo sciplinare di produzione”. I prodotti con la salsiccia. cotti, come la mor tadella di fegato cotta e il salame cotto, rappresentano il gruppo merceologico più im- Levoni Tra le specialità del territorio, proposte dal salumificio Levoni, spicca il cotechino Mantova, realizzato secondo l’antica ricetta locale, utilizzando materia prima di qualità come carni magre, gole e cotenna. Le carni vengono macinate a grana media, impastate e aromatizzate con sale e pepe. L’impasto è insaccato in budello naturale di maiale e lasciato ad asciugare per uno o due giorni. Il risultato è un cotechino morbido, dal gusto delicato. L’azienda realizza anche il salame mantovano, proposto in diverse tipologie. Oltre alla versione classica, con o senza aglio, Levoni produce il salame mantovano del Po, più magro e a grana grossa, e il salame ‘Vecchia osteria’, caratterizzato da una macinatura più fine e dall’impasto molto morbido. GrazziErnesto Nel comune di Viadana, l’azienda Grazzi Ernesto realizza alcune specialità legate al territorio: i ciccioli frolli e quelli di tipo mantovano, più aromatizzati. “Il cicciolo è un alimento ricco e gustoso che nella tradizione contadina rappresentava un ottimo pasto abbinato alla polenta. Oggi, si utilizza soprattutto per accompagnare aperitivi e antipasti e, se sbriciolato, rende più gustosi focacce, pane o polenta. Questi prodotti sono realizzati, su ordinazione, con grasso di suino di origine certificata 100% nazionale”, spiega il Cavalier Ernesto Grazzi, titolare dell’azienda. “Insieme, le due varianti di ciccioli rappresentano il 30% della nostra produzione e sono distribuite sull’intero territorio nazionale attraverso i canali della Gdo e i grossisti”. Salumificio Galli Remo 18 Il salame mantovano e il cotechino fresco mantovano sono i due prodotti di nicchia realizzati dal salumificio Galli Remo e distribuiti soprattutto nel Nord Italia, nella Gd, nel normal trade e nelle gastronomie specializzate. “Il cotechino fresco e il salame mantovano sono realizzati con materia prima del luogo, lavorata fresca. Insieme costituiscono due prodotti fedeli alle tradizioni e, nel corso degli anni, non hanno subito trasformazioni di alcun genere. Per il nostro salumificio rappresentano il 30% della produzione totale”, spiega Ivano Galli, legale rappresentante dell’azienda. Il salame mantovano del salumificio Galli Remo si caratterizza per l’utilizzo, nell’impasto, di aglio fresco e di vino lambrusco mantovano. Aprile 2012 Rasmo provincia di Bergamo Alcuni prodotti tipici Cotechino alla bergamasca Insaccato fresco di carne suina, con cotenna, realizzato con l’utilizzo di spezie, sale, vino e pochissimo aglio. Legato a mano. Pancetta alla bergamasca Insaccato di carne suina stagionato realizzato con pancettone rifilato e scotennato, sale, spezie e vino. La stagionatura non deve essere inferiore a 45 giorni. Salame della bergamasca Realizzato con le parti migliori del suino (cosce, coppe e pancettone), all’impasto si aggiunge spezie, vino, sale e aglio. Il gusto risulta dolce e delicato. Salsiccia della bergamasca Prodotta con carni suine fresche, il suo impasto è insaccato in budello ovino. Lardo della bergamasca Prodotto caratterizzato dall’aggiunta di erbe aromatiche o spezie, quali rosmarino e bacche di ginepro. Il salumificio Rasmo è radicato, da oltre cinque generazioni, a Gerosa, alle porte della Valtaleggio. Specializzata nella realizzazione di salumi tipici bergamaschi e della valle Brembana, l’azienda si distingue per la qualità delle proprie referenze, garantita dall’esperienza dei maestri norcini. “La produzione di salumi tipici rappresenta quasi il 90% della nostra offerta. Realizziamo, infatti, il salame classico bergamasco, proposto in diversi formati; la pancetta steccata alla bergamasca, con pezzature che vanno da uno fino a quattro chili; la pancetta scotennata, arrotolata, o con pepe; il lardo della bergamasca aromatizzato con salvia e bacche di ginepro. Inoltre, abbiamo creato e brevettato la ‘Goccia brembana’, un salame che nasce dall’unione di due prodotti tipici: il salame bergamasco e il formaggio Branzi”, spiega Giuseppe Rasmo, titolare. “Il nostro salumificio è artigianale e questo ci permette di seguire da vicino tutte le fasi di produzione. Non solo. Anche la posizione geografica della nostra azienda, immersa in un ambiente incontaminato e con un microclima favorevole, consente di ottenere un prodotto di qualità”. Il salumificio Rasmo distribuisce i propri prodotti soprattutto attraverso gastronomie e salumerie di alta gamma e, da qualche anno, anche nella Gd, principalmente in Lombardia. “Bergamo, città dei Mille…sapori” Con la duplice finalità di tutelare la tradizione gastronomica della provincia di Bergamo e di promuoverne la qualità, la Camera di commercio ha istituito nel 1997 il marchio volontario di qualità denominato “Bergamo, città dei Mille... sapori” che, nel corso degli anni ha interessato le produzioni agroalimentari di tutto il territorio orobico. I prodotti tutelati spaziano dalle produzioni lattiero casearie, a quelle di salumeria, fino alla verdura e alla pasta. Il marchio, di proprietà della Camera di commercio di Bergamo, può essere utilizzato solo dai produttori che operano nel rispetto dei disciplinari. Accanto alla finalità di tutela, i prodotti marchiati “Bergamo, città dei Mille... sapori” vengono anche valorizzati attraverso iniziative mirate. Segue 19 19 TIPICITÀ LOMBARDE Aprile 2012 provincia di Milano Alcuni prodotti tipici Salamini italiani alla Cacciatora Dop Salamini di forma cilindrica, consistenza compatta e non elastica. Si contraddistinguono per la particolare dolcezza del gusto, l’assenza di sapori acidi o legati alla presenza di spezie. La stagionatura è breve (dieci giorni), per consentire un consumo immediato. Salame Milano Noto anche come crespone, il salame Milano deriva da un impasto di carne suina e bovina macinato fine a grana di riso e insaccato in crespone di suino o, data la produzione su larga scala, in budello sintetico. È un prodotto di dimensioni notevoli, insaporito semplicemente con sale e aromi quali pepe e aglio. In origine prodotto solo a Codogno e a san Colombano al Lambro, oggi il Salame Milano è prodotto in tutto il territorio lombardo. provincia di Sondrio Alcuni prodotti tipici Cotechino bianco Prodotto fresco, insaccato in budello naturale. Salume grasso, di colore chiaro con punteggiature dovute alle spezie. La pezzatura è di 200 gr. Da consumarsi cotto. Salamini di cervo Salamino che si ottiene dalla mondatura, macinazione e miscela delle carni di cervo e pancetta suina. Fiocco della Valtellina Il fiocco della Valtellina è un tipico prosciutto senza osso ricavato dalla coscia di suino scelto. Il suo sapore è particolare, con un gusto orientato al dolce. Si presenta compatto e roseo. ConsorzioCacciatore Il Consorzio Cacciatore nasce nel 2003 con l’intenzione di svolgere azioni di tutela, promozione e valorizzazione dei Salamini italiani alla Cacciatora Dop e, ad oggi, raggruppa 28 aziende. “Tutelato dal marchio europeo di Denominazione di origine protetta, il prodotto si distingue per essere una referenza di qualità, realizzata con materia prima esclusivamente italiana” riferisce Francesco Negroni, presidente del Consorzio Cacciatore. “I suini impiegati, infatti, sono gli stessi utilizzati per la produzione dei prosciutti Dop di Parma e di San Daniele. La sua produzione avviene nel rispetto della ricetta e del processo produttivo tradizionale, garantiti da severi e accurati controlli condotti da un ente autorizzato dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Dalla forma compatta e dal gusto dolce e delicato, i Salamini italiani alla Cacciatora Dop sono adatti a un consumo pratico, sia come antipasto che come snack fuori dai pasti, caratteristica che altri salumi non hanno. Tutte queste qualità hanno fatto del “Cacciatore” il più diffuso tra i salami tutelati a marchio Dop e Igp”. Nel corso del 2011 sono stati certificati circa 3,4 milioni di chili, per un valore al consumo, in Italia, stimato intorno a 40-45 milioni di euro. Buone anche le performance sul fronte export: il 15% del prodotto è venduto all’estero, principalmente in Germania e in Francia, per un fatturato stimabile tra i 5 e i 10 milioni di euro. “Il prodotto è presente in tutte le principali insegne e canali distributivi. Stimiamo che circa il 40% dei volumi di vendita sia realizzato presso ipermercati, supermercati e altri punti vendita a libero servizio, mentre il restante 60% si localizza nei punti vendita tradizionali e nei discount”, specifica il presidente. Il successo di questo salume è dovuto anche alle importanti attività di comunicazione e di valorizzazione messe a punto dal Consorzio. “Nel corso degli ultimi anni abbiamo puntato molto sulla comunicazione attraverso le emittenti televisive. In particolare, nelle reti Sky, è andato in onda uno spot semplice e ironico, volto soprattutto a catturare l’attenzione del pubblico degli sportivi. Lo spot ha permesso di diffondere la conoscenza dei Salamini italiani alla Cacciatora e, nello stesso tempo, informare sulle garanzie offerte dal marchio Dop. Abbiamo inoltre partecipato a diversi eventi promozionali, anche in collaborazione con gli enti pubblici. Le attività promozionali continueranno anche quest’anno”, chiarisce Francesco Negroni. Il Consorzio è fortemente impegnato nell’attività di vigilanza sul mercato per contrastare le pratiche di abuso della denominazione tutelata. Talvolta, infatti, accade di trovare nei punti vendita salamini generici erroneamente etichettati col termine “Cacciatore”. Va ricordato che il vero salame Cacciatore è soltanto quello con il marchio Dop. Il salame Cacciatore si trova in commercio nel formato intero, sfuso oppure confezionato in atmosfera modificata. Mottolini Il Salumificio Mottolini, situato a Poggiridenti, è noto per la produzione di bresaola. Ma, tra le referenze proposte, è presente anche un’altra specialità tipica del territorio: il fiocco della Valtellina. “Il fiocco è un prodotto storico che nasce, circa un secolo fa, come alternativa ai prosciutti crudi. Non è altro che una coscia suina disossata, lasciata stagionare per due mesi in particolari stampi che gli conferiscono la caratteristica forma. Il prodotto è poi pressato e stuccato, e lasciato stagionare per altri quattro o sei mesi”, esordisce Emilio Mottolini, responsabile commerciale dell’azienda. “Vantiamo una consolidata esperienza nella produzione del fiocco della Valtellina, che è tra le nostre referenze da oltre 25 anni. Scegliamo una materia prima di qualità, di derivazione austriaca o tedesca, con caratteristiche qualitative che la rendono ideale per essere trasformata in fiocco della Valtellina, attraverso una lavorazione accurata che consente inoltre di ottenere un prodotto finito con un’alta resa e dallo scarto esiguo. Con oltre mille pezzi alla settimana, la produzione del fiocco incide per il 10% circa, a valore, e per il 20% a volume”. L’azienda è specializzata anche nella realizzazione del prosciuttino, o fiocchetto. Per la sua produzione si utilizza la noce della coscia suina ma, a differenza del fiocco, non viene pressato e la sua forma risulta arrotondata a pera. “Oltre alle sue qualità organolettiche, il fiocchetto vanta anch’esso un’alta resa, con uno scarto del 4/5% durante la lavorazione, e un rapporto qualità/prezzo ottimale. Lo proponiamo nella versione classica e in quella al pepe, con una pezzatura che varia da un chilo a un chilo e mezzo”. Tra le referenze a marchio Mottolini spiccano lo speck della Valtellina, il violino di capra e la bresaola di cervo, tutti commercializzati nei negozi specializzati e offerti nei ristoranti della zona. “Se il fiocco, il fiocchetto e lo speck della Valtellina sono distribuiti sull’intero territorio nazionale, le altre produzioni di nicchia sono conosciute, per lo più, solo nell’ambito regionale ma sono fonte di orgoglio per l’azienda che rimane legata sempre e comunque ai prodotti del proprio Prosciutto crudo Fiocco della Valtellina Dal cuore della coscia suina senz’osso, attraverso una lavorazione artigianale e una stagionatura prolungata, si ottiene il Fiocco Valtellina. Il gusto particolarmente dolce lo rende, insieme alla peculiare caratteristica dello scarto quasi inesistente, perfetto per gli affettati, la vendita al banco, il catering e la Grande distribuzione organizzata. Gli ingredienti sono: carne di suino, sale, destrosio, aromi e spezie. Il prodotto può essere venduto in rete, intero sottovuoto, a metà sottovuoto e, per i più esigenti, direttamente affettato in vaschetta in atmosfera protettiva. Gianoncelli 20 Nasce nel 1967 a Poggiridenti grazie all’intuizione di Arturo Gianoncelli, il salumificio Gianoncelli, che si specializza, fin da subito, nella realizzazione della bresaola della Valtellina ricavata dai tagli migliori di coscia bovina. L’azienda, oggi guidata dal figlio Sergio che, con tanta passione ha saputo rinnovarla, si distingue sul mercato per l’alta qualità. Tra le referenze proposte spicca il fiocco della Valtellina. “Il fiocco è un prodotto che si ottiene dalla coscia fresca di suino che, una volta sezionata, è sottoposta alla refilatura del grasso, della cotenna e delle parti tendinose, fino ad ottenere il cuore più tenero del prosciutto. Il pezzo è quindi sottoposto a salagione manuale per un periodo di circa 15 giorni, e a stagionatura per un tempo che varia tra i tre e i quattro mesi, per poi esse- re inserito negli stampi per la pressatura”, spiega il titolare Sergio Gianoncelli. Come tutti i prodotti realizzati dal salumificio, anche il fiocco è frutto di una costante cura di tutte le fasi di produzione. “E’ nostra premura seguire da vicino ogni singolo pezzo, nel rispetto della storia della nostra azienda, che ha sempre curato con passione i propri prodotti. Scegliamo, poi, materia prima di qualità e ingredienti genuini e naturali”, specifica Gianoncelli. “L’azienda vanta una produzione artigianale e realizza circa 20mila fiocchi all’anno, con una pezzatura di quattro chili. Il prodotto è commercializzato intero, ma anche a metà e a quarto, attraverso grossisti e salumifici di qualità. E’ apprezzato su tutto il territorio nazionale ed estero per la dolcezza, la fragranza e il basso contenuto di grassi”. Prodotto salato a media stagionatura, si ottiene dalla coscia fresca di suino. E’ apprezzato per la fragranza e per il basso contenuto di grassi. Si presenta di colore rosato, carne magra e tenera. Il gusto è tipico, il profumo è delicato e leggero. Aprile 2012 provincia di Varese Alcuni prodotti tipici Salame prealpino varesino Salame dalla forma cilindrica, con presenza di muffe naturali bianco-grigie, si presenta di colore rosso/rosato, con grasselli di forma regolare bianchi o tendenti al rosa. Al taglio la fetta si presenta compatta. La consistenza è soda e morbida. L’aroma è pulito. PROVINCIA DI BRESCIA Salame di Monte Isola Insaccato di carne suina stagionato e affumicato, rappresenta un prodotto tipico di Monte Isola. Per la sua realizzazione si utilizza carne di suino, sale, spezie, vino e aglio.Vanta un peso di 500-800 grammi e un diametro che varia da cinque a otto mm. Nella preparazione, la carne è tagliata a pezzetti con coltello. L’insacco avviene in budello naturale e si lega a mano utilizzando solo due fili. Il salame si presenta morbido, per la breve stagionatura (un mese circa), e di colore scuro, per il processo di affumicatura con fumo di legno di ginepro. Soppressata bresciana Salume realizzato con carne suina mista macinata, guanciale e filetto tagliati a dadini, con l’aggiunta di vino, aglio, sale e spezie. Può essere consumato fresco o stagionato. Consorziodelsalameprealpinovaresino Il Consorzio del salame prealpino varesino nasce nel 2005 per tutelare un prodotto storico e ottenere il riconoscimento di Indicazione geografica protetta. “Lo scopo era riunire i piccoli e i medi produttori in un consorzio per valorizzare collettivamente quel salame che ognuno produceva seguendo le proprie tradizioni. Ma anche per identificare e migliorare le caratteristiche qualitative del salame stesso”, esordisce così Massimo Colombo, segretario del Consorzio, che oggi è composto da tre piccole aziende (i salumifici Bustese, Colombo Salvo e Minoli), da quattro artigiani e da dieci aziende agricole. “L’idea del Consorzio nasce dai produttori, insieme alla Provincia e alla Camera di commercio di Varese. Ma un ruolo importante PROVINCIA DI LODI Marchio ‘Lodigiano terra buona’ Il marchio di qualità ‘Lodigiano terra buona’ nasce dalla volontà del dipartimento Agricoltura e ambiente rurale della Provincia di Lodi, di valorizzare e promuovere la tradizione e le eccellenze del settore agro-alimentare del territorio. Ma anche per tutelare il benessere degli animali, l’ambiente e la salute dei consumatori. I prodotti a marchio ‘Lodigiano terra buona’ rappresentano il fiore all’occhiello della produzione di questa terra: carni, latte, formaggi, salumi e cereali.Tra i salumi, ne fanno parte il salame di puro suino, il salame mignon, il salametto,il cotechino tradizionale, il cotechino a boccia e il prosciutto cotto. Per preservarne il gusto tipico sono stati messi a punto i disciplinari di produzione. Che rivolgono un’attenzione meticolosa ai componenti di base, alla loro preparazione, alla modalità di macinazione delle carni, alle fasi di insaccatura e stagionatura. I disciplinari prevedono anche il monitoraggio dei requisiti sensoriali e delle caratteristiche dimensionali, che giocano un ruolo di primo piano nel determinare le qualità organolettiche finali. Tra le aziende che vantano il marchio di qualità ‘Lodigiano terra buona’ segnaliamo il salumificio Castoldi di Borghetto Lodigiano. è stato quello dell’istituto zooprofilattico di Binago che ha condotto analisi dettagliate su tutte le fasi di produzione, dall’impasto alla stagionatura, del salame prealpino”. Secondo il Disciplinare, l’area di produzione è isolata a nord dalle Alpi, a ovest dal lago Maggiore e dal fiume Ticino, a sud dalle pianure del Magentino e del Milanese, a est dalle foreste del Parco Pineta di Appiano Gentile. “Il prodotto è realizzato esclusivamente con suini italiani, reperiti nella pianura padana. E’ caratterizzato dalla presenza, tra gli ingredienti, del timo macerato in vino bianco e rosso e dell’aglio fresco. Il risultato è un salame con un buon sentore di erbe aromatiche. L’insacco, poi, è in budello naturale, la legatura è manuale con corda di colore scuro, la stagionatura richiede un minimo di cinque settimane di tempo. Oggi si realizzano, all’incirca, 100mila pezzi all’anno, per un totale di 600 quintali”. Il salame prealpino varesino è proposto in diverse pezzature, da quelle più piccole, da 400 grammi, a quelle più importanti, da un chilo, ed è commercializzato principalmente nel Nord Italia. Guida per i buyer Alimentari Radice Tel. 0362/57721 www.alimentariradice.com Mottolini Tel. 0342/564070 www.mottolini.it Fumagalli industria alimentari Tel. 031/557172 www.fumagallisalumi.it Salumificio Beretta Vittorio - Bermis Tel. 039/9200105 www.bermis.it Gallotti salumi Tel. 0382/484063 www.gallottisalumi.it Vecchio Varzi Tel. 0383/52283 www.vecchiovarzi.it Gianoncelli Tel. 0342/215230 www.gianoncelli.it Grazzi Ernesto Tel. 0375/782043 www.grazziernesto.it Fine 21 PRIMO PIANO Eurocarne 2012, Festeggia 25 anni il Salone dedicato alle tecnologie e ai prodotti per la lavorazione e distribuzione delle carni, in scena a Verona dal 24 al 27 maggio. Con oltre 300 espositori, rappresenta un’ottima vetrina per fare business. Ma è anche occasione di approfondimento su consumi, mercati e nuovi trend. Andrà in scena dal 24 al 27 maggio, presso lo spazio fieristico di Verona, la 25° edizione di Eurocarne , il Salone triennale interna- zionale delle tecnologie e dei prodotti per la lavorazione, conservazione, refrigerazione e distribuzione delle carni organizzato da Veronafiere e Ipack-Ima Spa. “Eurocarne è una delle manifestazioni più impor tanti a livello mondiale per l’innovazione del settore. Oltre 300 espositori, per il 30 % provenienti dall’estero, saranno presenti all’interno dei padiglioni 1, 2, 4 e 5 del quar tiere fieristico, consolidando la superficie dell’ultima edizione”, spiega Emilia Arosio, presidente di Eurocarne e di Assofoodtec, l’Associazione italiana costruttori macchine, impianti e attrezzature per la produzione, la lavorazione e la conservazione alimentare. Emilia Arosio “ Eurocarne è oggi l’evento che concentra, in un solo tempo e in un solo luogo, l’intera offerta di prodotti, attrezzature e servizi per la lavorazione e la conservazione delle carni. “ Emilia Arosio Con quali novità si presenta la 25° edizione del salone? Eurocarne 2012 si propone non solo come momento espositivo altamente qualificato, ma anche come contenitore di proposte e di spunti formativi efficaci per il settore. Il concetto prende forma dall’idea del ‘meat district’: un momento di aggiornamento globale che fa della mostra uno strumento di marketing di elevato valore. Si tratta di un progetto, organizzato in collaborazione con Ice, che rappresenterà il filo conduttore della manifestazione. Il “meat district” si declinerà in momenti informativi, con convegni su temi di grande attualità e interesse per il compar to delle carni, in dimostrazioni live sulla realizzazione di prodotti innovativi a base di carne per il consumatore moderno, in ambientazioni destinate al trade, sempre più accattivanti e all’avanguardia. Il progetto è volto a intercettare, raccogliere, organizzare e raccontare prodotti, tendenze e soluzioni con un’attenzione speciale ai temi e alle sfide di un mercato sempre più complesso e in rapida evoluzione. A quali operatori è rivolta la manifestazione? L’offer ta di Eurocarne attira operatori dei settori più diversi. Sono coinvolti i salumifici e i prosciuttifici, le aziende di lavorazione e preparazione di carni macinate, gli addetti alla macellazione e alla trasformazione di prodotti a base di carne, sia crudi (spiedini, salsicce, rollè, in- voltini, hamburger) che cotti (cotolette, crocchette). Il Salone è dedicato, inoltre, a tutto il retail: punti vendita tradizionali, come macellerie e salumerie, Gd, grossisti e centrali d’acquisto. Non mancano gli operatori della lavorazione di prodotti con ingredienti a base di carne, come ripieni di pasta fresca, sughi pronti, spalmabili, omogeneizzati, liofilizzati e surgelati. Uno tra i nostri più affezionati visitatori è il Cav. Giovanni Rana. E, infine, centri di conservazione e traspor to e società di ristorazione collettiva. Il ventaglio di proposte è veramente ampio. Quali sono i principali motivi per cui un operatore sceglie di partecipare a questa kermesse? Eurocarne è oggi l’evento che concentra, in un solo tempo e in un solo luogo, l’intera offer ta di prodotti, attrezzature e servizi per la lavorazione e la conservazione delle carni. Esporre a Eurocarne vuol dire essere par te attiva di questo panorama tecnologico e diventare punto di riferimento per gli operatori alla ricerca di nuovi business. Nella mia duplice veste di presidente Eurocarne e presidente Assofoodtec, confermo che la manifestazione costituisce, ancora oggi, l’unico e più impor tante evento di riferimento in Italia. Soprattutto in un momento, come questo, di stabilità apparente, resa possibile da un mercato estero che si mantiene positivo, contrariamente a un mercato nazionale che risente della situazione congiunturale attuale. Come si compone l’offerta merceologica di Eurocarne 2012? Il 26% degli espositori si occupa di impianti, macchine e attrezzature per la lavorazione e la trasformazione delle carni. Il 22% del segmento delle tecnologie e dei materiali di imballaggio e confezionamento, in for te espansione rispetto all’edizione precedente. Il 17% è rappresentato da impianti e attrezzature per la macellazione. A seguire, in ordine di incidenza, le aziende di additivi e materiali, di impianti e sistemi di refrigerazione, di attrezzature e materiali per l’igiene ambientale, di sistemi e attrezzature di controllo, etichettatura e pesatura. Presenti anche aziende dedicate agli allestimenti, arredamenti e piccole attrezzature per i punti vendita. Quali eventi sono stati organizzati? La manifestazione non sarà soltanto una vetrina impor tantissima per il business, ma anche un evento di approfondimento e di aggiornamento su impor tanti tematiche legate a consumi, mercati, nuovi trend, normative, oltre a quelle di più stretta attualità. Fra gli eventi collaterali in programma, il 24 maggio Assica presenterà la ricerca ‘Meno sale, meno grassi, più salute. Nuovi valori per i salumi italiani’. Il 25 maggio, Mark Up – Gruppo Sole 24 Ore parlerà di ‘Innovazione come volano di sviluppo del repar to carni nel retail’. Nello stesso giorno, a cura di Chiriotti Editori, è previsto il convegno su ‘Carni fresche: maturazione, lavorazione, distribuzione’. La società italiana di Medicina veterinaria preventiva di Roma toccherà il tema legato ai ‘Sottoprodotti e sicurezza alimentare’. Sabato 26 maggio, daremo spazio al seminario ‘L’origine delle carni va in etichetta: dalla carne bovina in poi’. Infine, domenica 27 maggio, Assomacellai Fiesa Confesercenti organizzerà l’evento dal titolo ‘Tracciabilità sulle carni equine: sviluppi e consumi in Europa’. Quali obiettivi vi siete posti per questa edizione? Il nostro obiettivo è l’incremento dell’internazionalità con un programma studiato ad hoc, organizzato anche con la collaborazione di Ice. Sono, infatti, attesi oltre 100 buyer provenienti da America Latina (Argentina, Brasile, Perù, Uruguay), Europa Centro Orientale (Russia, Ucraina, Polonia, Croazia, Slovenia, Ungheria), Medio Oriente (Emirati Arabi Uniti, Iran, Arabia Saudita) e dal bacino del Mediterraneo (Turchia, Egitto, Tunisia e Marocco). Oltre ai tradizionali flussi dei principali Paesi dell’Unione europea. ASSOFOODTEC Associazione italiana costruttori macchine, impianti, attrezzature per la produzione, la lavorazione e la conservazione alimentare 22 Assofoodtec, che si compone di sei realtà associative di grande e consolidata rappresentatività settoriale, si propone agli operatori internazionali come l’interlocutore più qualificato per conoscere quanto di meglio possa offrire l’industria italiana nel campo delle macchine, impianti e attrezzature per la produzione, la lavorazione e la conservazione. Assofoodtec si pone in rappresentanza di un settore che realizza un fatturato di circa 4,5 miliardi di euro con un export che attestandosi mediamente oltre il 60% della produzione, con nicchie di mercato che raggiungono il 90%, colloca l’Italia al primo posto nel mondo. Principali aree di destinazione delle esportazioni sono paesi Ue (51%), paesi extra Ue (16%) Asia (13,7%), Africa (8,3%), America del Nord (4,8%), America del Centro Sud (6,2 %). Australia EXPORT Aprile 2012 Un’economia solida, con tassi di crescita superiori al 3%, nonostante la crisi. Un Pil procapite che supera i 37mila euro. L’Italia terzo paese partner tra le nazioni europee. Un paese giovane, con una storia lunga solo 225 anni. Un’economia forte, che non sembra essere stata turbata dalla crisi mondiale. Una popo- lazione mediamente giovane e con una capacità di spesa importante. Una grande attenzione al food Made in Italy e alle tradizioni enogastronomiche del Bel Paese. Sono questi, a grandi linee, i tratti distintivi dell’Australia. La cui economia, nel periodo 1998-2009, è cresciuta a un tasso medio del 3,4%. Valore che le ha permesso di distinguersi come il Paese Ocse con la migliore performance economica. E non finisce qui. Le stime relative al Prodotto interno lordo per il 2011 mostrano cifre importanti: 1.096 miliardi di euro con una crescita del 3,25% rispetto al 2010. Incremento che, nell’anno in corso, dovrebbe invece attestarsi al 3,75%. Non solo. Nel 2009, sulla base dei dati del Fondo monetario internazionale, l’Australia si è collocata al 13° posto tra i paesi più avanzati per dimensione del Pil nominale: 753,660 miliardi di euro. In questo caso, il dato è inferiore a quello della Federazione Russa e superiore a quello del Messico. Altrettanto importante, l’11° posto conquistato in merito al Pil procapite, pari a 34.454 euro. In questo caso, invece, si è davanti a un valore superiore a quello della Finlandia, che si colloca al 12° posto, e di poco inferiore a quello dell’Austria (10° posto). Insomma, il quadro è assolutamente positivo. E allettante. Anche per le imprese italiane che vogliono sviluppare attività di business in questo Paese. Per quel che riguarda i rapporti tra l’Australia e l’Italia, i dati più recenti, relativi al 2010, mostrano che le vendite dei prodotti italiani verso l’Australia hanno raggiunto i 3,9 miliardi di euro.Valore che colloca l’Italia all’11° posto tra i paesi fornitori, e ben al terzo posto se, invece, l’analisi si focalizza all’Europa. Le vendite dei prodotti Made in Italy, infatti, sono di poco inferiori a quelle realizzate da Germania e Regno Unito. Complessivamente, nel periodo gennaio – ottobre 2010, l’export italiano in Australia è aumentato del 22% circa. In questo risultato, anche all’agroalimentare spetta un ruolo importante. Gli ultimi dati mostrano per i cibi conservati da un lato e bevande, vini e aceti dall’altro, un fatturato pari, rispettivamente, a 55,5 e a 48,3 milioni di euro. In termini percentuali, i cibi conservati rappresentano il 2% delle importazioni dall’Italia, mentre per le bevande la quota è dell’1,8%. L’aspetto più interessante di queste cifre, però, riguarda i trend rispetto all’anno precedente. Per gli alimentari, l’incremento è del 18,5%, mentre per le bevande la crescita è stata del 9,3%. Come accennato, questi risultati si spiegano sia con le peculiarità della popolazione australiana, “affamata” di culture e tradizioni estere, sia con l’importanza che, nell’ambito del Paese, vanta la comunità italiana. Infatti, a differenza di quanto si è verificato in altre nazioni in cui gli italiani sono emigrati, in Australia, sin dall’inizio, i nostri connazionali hanno partecipato alla costruzione del Paese ricoprendo ruoli e funzioni strategiche all’interno del panorama economico. Oggi, la comunità italiana conta poco più di 1.200.000 cittadini, gran parte dei quali si concentrano nel- Quali salumi si possono esportare La legislazione australiana è particolarmente restrittiva per quanto riguarda l’ingresso di carni trasformate nel Paese.“Al momento dall’Italia è possibile esportare solo prosciutti crudi stagionati per 400 giorni, realizzati con carni provenienti dagli allevamenti italiani e, dal 2010, prodotti cotti, come cotechini e zamponi, confezionati in contenitori ermetici e successivamente sottoposti al trattamento di sterilizzazione”, spiega Davide Calderone, direttore di Assica. “L’apertura del mercato australiano all’importazione di zamponi e cotechini è stata raggiunta proprio grazie all’impegno di Assica, che ha proposto una serie di istanze, in collaborazione con il ministero della Salute e le ambasciate, per ottenere l’autorizzazione alla commercializzazione di questi salumi”. Per quanto riguarda gli altri prodotti della salumeria, sussistono, invece, alcuni vincoli che ne impediscono l’importazione, a causa di un’interpretazione estremamente severa delle normative sulla sanità animale. Severità che si applica anche a prodotti autorizzati, come i prosciutti stagionati 400 giorni, per cui sono richieste specifiche garanzie: “InDavide Calderone nanzitutto per poter esportare in Australia, è necessario che l’azienda abbia ottenuto le rigorose autorizzazioni previste per l’esportazione verso il mercato statunitense. In secondo luogo, la normativa australiana impone specifici test da effettuare in allevamento, nell’arco dei sei mesi precedenti e successivi alla macellazione dei suini da cui si ottengono le carni per la produzione del prosciutto. Si tratta di norme particolarmente gravose per la filiera italiana, che non sono giustificate dal punto di vista scientifico. È stato, infatti, ampiamente dimostrato che una stagionatura di 400 giorni è in grado di inattivare eventuali virus”. Simili restrizioni, per quanto legittime dal punto di vista della normativa internazionale, fungono da misure protezionistiche: “Il mercato australiano è molto interessante per le nostre produzioni, anche grazie alla presenza di numerose comunità italiane nel paese. Nel 2011 l’Italia ha esportato 444,3 tonnellate di salumi, per un valore di 5,7 milioni di euro. In prevalenza le vendite hanno riguardato i prosciutti stagionati, pari a 442,6 tonnellate; il resto sono prodotti cotti sterilizzati. Purtroppo la presenza dei vincoli descritti impedisce l’esportazione di prodotti di salumeria che potrebbero essere molto apprezzati dai consumatori australiani e quindi potenzialmente in grado di determinare ottimi risultati nell’export, come il prosciutto cotto e la mortadella”. Le misure protezionistiche della normativa australiana trovano una sponda nella presenza, in alcune regioni del territorio italiano, di malattie infettive del suino come la malattia vescicolare in Campania e Calabria e la peste suina africana in Sardegna: “Il sussistere di focolai di queste patologie animali, che ricordo non essere trasmissibili all’uomo, rappresenta un pretesto per limitare le importazioni dei nostri prodotti. Poiché la presenza di queste malattie è circoscritta ad alcune regioni, si potrebbe ottenere l’apertura completa del mercato con il riconoscimento da parte delle autorità australiane del ‘principio della regionalizzazione’. Un principio secondo cui la presenza di una malattia dell’animale in una regione non pregiudica l’esportazione di carne e di prodotti dall’intero Paese.Verrebbero così premiate le regioni virtuose, che non presentano rischi dal punto di vista sanitario. Questo principio è stato recentemente accolto dal Canada, che ha quindi ampliato la gamma di prodotti esportabili nel Paese”. le due città più importanti: Melbourne, a ragione considerata la capitale dell’enogastronomia e del gusto europeo, dove si trovano circa 450mila italiani e Sidney. Sono queste anche le città più popolate del Paese che, complessivamente, conta 22,5 milioni di abitanti. Ma quali sono i vincoli da rispettare qualora si vogliano esportare le proprie produzioni in questa terra che, a fronte dei numeri elencati, può considerarsi un vero e proprio Eldorado? Sul fronte dei dazi, in linea generale, negli ultimi anni le autorità di governo australiane hanno sviluppato una politica di riduzione del regime tariffario. Attualmente, l’80% delle tariffe doganali è inferiore al 5% e solo il 7% risulta superiore al 20%. Per quel che riguarda l’import nel Paese degli alimentari, i vincoli maggiori sono rappresentati dagli standard fitosanitari. L’ingresso in Australia di questa tipologia di prodotti è legata a una preventiva analisi di valutazione del rischio (Import risk analisys).Tuttavia, già dal 2008 il Governo ha avviato un processo di riforma complessiva del sistema di biosicurezza per rispon- dere alle critiche avanzate dai principali partner commerciali. Sul fronte della distribuzione, invece, sono due le insegne che si spartiscono il mercato: Coles e Woolworths. L’Australia è il mercato più concentrato al mondo per il commercio al dettaglio e 40 centesimi di ogni dollaro australiano vengono spesi dagli australiani nei negozi e supermercati Woolworths e Coles. L’entità di queste aziende è importante perché il commercio al dettaglio è il maggior componente dell’economia sia in termini economici sia in termini della forza lavoro. I prezzi fissati da Woolworths e Coles sfociano direttamente nell’inflazione e l’inflazione influenza i tassi di interesse fissati dalla banca centrale australiana. Le due insegne, insieme, infatti, rappresentano il 76% del mercato. Alle grandi superfici di queste due società si affiancano altri operatori: gestori di supermercati di medie dimensioni, gourmet shop, importatori/grossisti e ristoratori che, in virtù delle dimensioni del loro business, spesso riescono anche a importare direttamente prodotti dall’estero. Segue 23 DOSSIER EXPORT 2 0 0 9 / SETTORE ALIMENTARE 2 0 1 0 Aprile 2012 1.096 miliardi di euro 37.754 euro 753,660 miliardi di euro 72,8% 11,1% Prodotto interno lordo 2011 (stima) Pil pro capite Pil nominale Quota del settore terziario sul Pil Quota del settore manifatturiero sul Pil RIPARTIZIONE DEL MERCATO PER COMPARTO MERCEOLOGICO Frutta eRIPARTIZIONE verdura Carne Caseario Prodotti da forno Vino Farine e prodotti cereali Frutta e verdura Altri cibi 25% 15% 6% 8% 25% 6% 35% DELLE VENDITE PER CANALE Farine e prodotti cereali Tot. 58,2 mld di euro Altri cibi Vino Prodotti da forno Caseario Libero servizio Carne Altri Tot. 95 mld di euro Caffè e ristoranti Rivendita alcolici Supermercati Libero servizio Altri 11% 7% 63% 11% 6% Caffè e ristoranti Supermercati Rivendita alcolici Fonte: CCIE di Melbourne LA CAMERA DI COMMERCIO Quando la tradizione gastronomica incontra il business Con 340 associati, dal 1986 l’ufficio di Melbourne porta il Made in Italy in Australia, attraverso fiere e manifestazioni. Né mancano appuntamenti nel Bel Paese, con Vinitaly e Cibus in pole position. Parla Luca Bottallo, segretario generale. Luca Bottallo “L’Australia è un Paese giovane: ha solo 225 anni di vita. Di conseguenza, la sua storia enogastronomica non solo è molto breve, ma è anche un vero e proprio ‘melting pot’, dove sono confluite culture e tradizioni provenienti dalle diverse parti del mondo”. Per Luca Bottallo, segretario generale della Camera di commercio italiana di Melbourne, sono questi i tratti distintivi dell’Australia.Terra in cui la comunità italiana, a differenza da quanto successo in altri paesi, sin da subito, ha potuto svolgere (e svolge) compiti importanti, fondamentali per la costruzione del Paese. In questo contesto si inserisce anche l’attività della Camera di commercio. Che, a Melbourne, è nata nel 1986. “Oggi 340 imprenditori sono associati alla Camera. Del board attuale fa parte anche Dario D’Agostino, uno chef molto noto in Australia. Dove ha portato la passione che contraddistingue la tradizione gastronomica italiana. La presenza di D’Agostino nel nostro Board spiega anche quanto sia importante per la nostra Camera di commercio, l’agroalimentare Made in Italy”, precisa il segretario generale. Quali sono i segreti per conquistare il consumatore australiano? Innanzitutto occorre tenere presente che il consumatore australiano è molto curioso. Prima di acquistare direttamente un prodotto, vuole conoscere e capire il territorio e le 24 24 tradizioni in cui viene realizzato. E’ interessato alla storia e alle abitudini di quella zona, alle peculiarità culturali e così via. A me piace definire l’Australia una spugna che ha saputo, assorbire il meglio delle tradizioni e delle culture delle popolazioni che hanno popolato il Paese. Come questa “fame di tradizione” viene trasformata in opportunità di business? Il campo d’azione è molto vasto. In virtù di quanto già accennato, l’assenza, cioè, di una propria cultura e tradizione enogastronomica, in Australia è fondamentale un’intensa attività di formazione e di educazione rivolta sia agli operatori del mercato che ai consumatori. E’ quindi necessario ideare iniziative e momenti per creare cultura enogastronomica e trasferire sia agli addetti ai lavori sia ai consumatori finali le informazioni necessarie. Forse il termine può apparire forte, ma come Camera di commercio siamo promotori di una vera e propria azione educativa sul fronte enogastronomico. E, di fatto, c’è molta attenzione nei confronti di questa materia. Basti pensare che una trasmissione come Master Chef è nata in questo Paese. Dove, ormai, siamo alla settima edizione. E quindi come Camera di commercio organizzate attività sulla falsariga di questa trasmissione? Anche. Oltre alle consuete attività di incoming di operatori italiani in Australia, e viceversa, abbiamo anche avviato, ormai da qualche anno, un’importante collaborazione con l’università William Angliss Institute, il più prestigioso istituto australiano nell’ambito dell’hospitality con il quale organizziamo corsi di formazione. Si tratta di momenti in cui coinvolgiamo anche importanti enti italiani come i consorzi di tutela dei prodotti Dop e Igp, piuttosto che la Scuola di pizza italiana. L’intervento dei tecnici di queste associazioni consente di offrire informazioni importanti relative sia alle caratteristiche dei singoli prodotti sia alla lavorazione degli stessi. A chi sono destinati questi incontri? Organizziamo sessioni ad hoc per operatori come ristoratori, chef, imprenditori della distribuzione. A cui si affiancano dei momenti per la stampa specializzata australiana e quella consumer, nonché per gli opinion leader più in generale. La collaborazione con l’Università, inoltre, ci ha permesso di far conoscere, con grande successo, delle micro realtà italiane. Penso alle Piccole e medie imprese regionali, che realizzano tipicità locali. E per quel che riguarda gli incoming di operatori? In Italia abbiamo alcuni appuntamenti fissi come Vinitaly e Cibus. Dove solitamente abbiamo anche un nostro stand. Poi, periodicamente, organizziamo missioni in alcune regioni d’Italia: dalla Lombardia, alla Calabria; dal Veneto alla Puglia, passando per Basilicata e Campania. E’ nostro interesse lavorare con tutte le regioni italiane. Questo, infatti, ci consente di offrire un panorama completo dell’agroalimentare Made in Italy, con focus, appunto, sulle specialità regionali. Esistono in Australia delle fiere dedicate all’agroalimentare? Certo. La più famosa, giunta alla sua 13° edizione, è la manifestazione biennale Fine Food, in scena solitamente a settembre. E’ una fiera business to business destinata, quindi, solo ed esclusivamente agli operatori professionali. Ogni edizione si conclude con una media di circa 30mila visitatori, provenienti anche dal Sud est asiatico. Anche l’Italia è presente a questa manifestazione. Sono circa 15 le società che partecipano direttamente, mentre una cinquantina sono rappresentate dai loro partner commerciali. Siete coinvolti nell’organizzazione di questa fiera? Come Camera di commercio ci preoccupiamo di promuovere la partecipazione delle aziende italiane all’evento, agevolandone la presenza con un’attività di coordinamento a 360 gradi, inclusi gli aspetti logistici. Non dimentichiamo, inoltre, che il valore di una fiera si misura con i contatti commerciali utili che crea e sviluppa. Quindi, come CONTATTI Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia - Melbourne Level 1, 185 Faraday St., Carlton VIC 3053 T. +61 3 8341 3200 | F. +61 3 9347 8920 - [email protected] - www.italcham.com.au Camera di commercio una delle nostre priorità è assistere durante la manifestazione i produttori italiani presenti, con l’organizzazione di incontri ad hoc con operatori commerciali locali. A Melbourne, siamo tra i promotori di un’altra importante kermesse, aperta al pubblico: Good food & Wine show. Di che si tratta? E’ una manifestazione annuale, tradizionalmente in scena a giugno, aperta al pubblico. A ragione si può affermare che si tratta di un appuntamento importante. I numeri lo confermano: più di 300 espositori, per oltre 27mila visitatori. Il dato sale a 100mila se si considerano le altre città in cui va in scena la manifestazione: Sidney, Perth e Brisbane. Durante la kermesse, inoltre, è possibile vendere i propri prodotti. E, mediamente, il consumatore o l’operatore che partecipa alla fiera effettua acquisti tra i 500 e i 1000 dollari australiani. Per il 2012, però, abbiamo in programma un’altra importante novità: La Dolce Italia, una kermesse in scena il 10, l’11 e il 12 agosto al Royal exhibition building, il palazzo più antico di Melbourne. La manifestazione, organizzata da alcuni privati, si svolgerà con il patrocinio della nostra Camera di commercio e del Consolato. Quali saranno i tratti distintivi di questa manifestazione? Si parlerà del Made in Italy a 360 gradi: dal food alla moda; dalla cultura al turismo. Per quel che riguarda l’area dedicata al food, l’offerta è molto ampia: si va dalla pasta ai vini, passando per i formaggi. Sono in programma, inoltre, corsi di cucina, competizioni e degustazioni. Non mancherà, ovviamente, il ristorante italiano e l’area dedicata alla pizza. Solo per accennare agli eventi più importanti che sono in programma. Si aspettano circa 25mila visitatori, un numero importante, considerando che si tratta della prima edizione. Ovviamente, anche per Good food & Wine show e per La Dolce Italia, la Camera di commercio è al fianco Aprile 2012 7,5% 5,3% Quota dell’edilizia Quota delle sul Pil miniere sul Pil 3,2% Quota dell’agricoltura sul Pil Il mondo distributivo Woolworths: il primo punto vendita Woolworths in Australia ha aperto i battenti nel 1924, a Sidney in Pitt Street. Da allora ad oggi, l’insegna, con il suo claim Fresh food people, è entrata a pieno titolo nell’economia del Paese con supermercati dislocati in quasi tutti i maggiori centri metropolitani. Oggi Woolworths, con un fatturato che sfiora i 59 miliardi di dollari, vanta una quota di mercato del 40%. L’offerta a marca commerciale dell’insegna australiana include i brand: Macro wholefoods market, Woolworths select e Woolworths fresh. La gamma Macro wholefoods market include referenze destinate a un target di consumatori alla ricerca di prodotti salutistici, con un ottimo rapporto qualità prezzo. L’offerta spazia dai prodotti gluten free a quelli con quantitativi ridotti di sale, zuccheri e grassi. Il marchio Woolworths select, invece, si colloca nella fascia La Gdo premium, con prodotti di alta gamma: le migliori referenze per ogni famiglia di prodotto. Infine, Woolworths fresh include prodotti freschi. Coles: correva l’anno 1914 quando George Coles, rientrato in Australia dopo un periodo di studi negli Stati Uniti, apriva a Collingwood – Melbourne, in Smith Street, il prio Coles variety store. Nel 1960, l’azienda apriva il primo supermercato, a North Balwyn – Victoria. Quindi, il 1973, segna un importante traguardo, che trasforma in realtà il sogno di Coles: avere un supermercato in ognuno delle capitali australiane. Oggi, Coles vanta una market share del 35%, e nei suoi 700 punti vendita, ogni settimana sviluppa circa 11 milioni di transazioni commerciali. Nel 2007 Coles è stata acquisita Wesfarmers una delle più grandi aziende australiane che ha in atto un’aggressiva strategia di diversificazione attraverso continue acquisizioni. Metcash Trading: Metcash Trading è una multinazionale sudafricana. L’azienda rifornisce centri di distribuzione indipendenti (Iga, Friendly Iga, Supa Iga, Iga X-press, Friendly Grocer) in New South Wales, Victoria, Queensland, Act, South Australia e Western Australia. In Tasmania non vi è alcuna relazione formale di scambio commerciale tra Metcash Limited e i dettaglianti Iga, ma semplicemente un accordo per l’uso del marchio Iga. Aldi: il gruppo tedesco è sbarcato in Australia nel gennaio 2001. Oggi controlla con successo più di 200 negozi in New South Wales, Act, Queensland and Victoria. Si è posizionato nel segmento del “hard discount” come rivale diretto di Bi-Lo e Pick n’ Pay. Il dettaglio tradizionale L’associazione nazionale australiana dei commercianti al dettaglio (Narga, National association of retail grocers of Australia) comprende oltre 5mila negozi con più di 225mila persone impiegate. Il settore alimentare di fornitori indipendenti comprende il 20% del mercato nazionale alimentare e offre materiale essenziale a migliaia di comunità regionali e lontane - particolarmente quelle considerate troppo piccole per interessare le maggiori catene di supermercaticompetendo, invece, con le stesse attraverso grandi negozi nei centri regionali e metropolitani. In ogni modo, la quota di mercato delle grandi catene è in continua crescita attraverso sia nuove locazioni sia acquisizioni di negozi indipendenti. L’organizzazione si schiera ogni giorno contro le grandi catene dei supermercati che attraverso acquisizioni strategiche aumentano la loro presenza sul mercato strappando clienti ai piccoli venditori al dettaglio di prodotti alimentari. Fine 25 Vuoi “raccontare” il tuo punto vendita? manda una mail a: [email protected] FOCUS SHOP Alimentari e coloniali fratelli Ciapponi – Morbegno (So) Oltre un secolo di Valtellina Dal 1883, la famiglia Ciapponi vende prodotti tipici locali nel cuore di Morbegno, in provincia di Sondrio. Il negozio è, oggi, gestito dai fratelli Paolo e Alberto Ciapponi, insieme ai cugini Dario ed Emilio. Ampia la selezione di formaggi, composta soprattutto da produzioni locali, in particolare, i fratelli Ciapponi propongono il bitto di propria produzione. Vasta anche la gamma di salumi tipici della Valchiavenna. Alla vendita di dolci dai marchi noti come Galbusera, Tre Marie e Pastiglie Leone, si affiancano quelli di loro produzione, soprattutto di bisciola e biscotti. Oltre alla produzione di pane di segale, è presente una cantina per la stagionatura di prodotti tipici e una galleria per antichi distillati. Tra i servizi offerti si trova anche la vendita online di prodotti valtellinesi. La scheda Anno di nascita: 1883 Superficie di vendita: 300 mq Numero di vetrine: 7 Salumi proposti: salumi locali della Valchiavenna e Ferrarini Formaggi proposti: formaggi locali, in particolare il Bitto, di produzione e stagionatura propria Sito web: www.ciapponi.com E-mail: [email protected] Mein Gastronomia - Trento Non solo specialità del Trentino La Gastronomia Mein, situata a Trento, inizia la sua attività oltre 50 anni fa e, da circa 20, è gestita dalla famiglia Franceschini. Vasta l’offerta di salumi, che va dalla coppa reale di Parma, alla luganega trentina, passando per il lardo di Colonnata e, ovviamente, per speck Alto Adige Igp. La gamma di formaggi comprende la robiola tre latti e il pecorino rosso di Pienza, oltre ai nostrani stagionati e al parmigiano Vacche rosse. Il locale presenta anche un reparto dedicato ai dolci, uno a frutta e verdura e una piccola enoteca. Il negozio offre servizi dedicati durante le festività natalizie e vanta due chef per produzione di piatti tipici nel laboratorio di gastronomia. Inoltre offre il servizio di shopping online. La scheda Anno di nascita: 50 anni fa, circa. Superficie di vendita: 100 mq circa. Numero di vetrine: due Salumi proposti: coppa reale di Parma, lardo di Colonnata, speck con marchio Igp Alto Adige. Formaggi proposti: Pecorino rosso di Pienza, robiola tre latti, nostrani stagionati, Vacche rosse. Sito web: www.lagastronomiamein.it E-mail: [email protected] Volpetti - Roma Volpetti e le varietà della gastronomia I fratelli Claudio ed Emilio Volpetti, originari di Norcia, in Umbria, gestiscono il loro negozio, a Roma, dal 1973. Numerose le possibilità di scelta nel comparto dei salumi: i più noti sono il lardo di Colonnata, la cima senese, la coppa piacentina e il guanciale di Langhirano. Ampia anche la scelta sul fronte dei formaggi: tra i tanti si trovano il parmigiano reggiano, il provolone Auricchio, l’Asiago stravecchio d’allevo e il bagoss di Bagolino. Non manca, inoltre, la vendita di dolci, in particolare di cioccolato Amedei e uova pasquali Venchi. L’offerta dei fratelli Volpetti è diversificata: oltre alla vendita classica, da alcuni anni è presente anche Volpetti plus. Si tratta di una pizzeria-tavola calda, dove gustare piatti gastronomici, torte e budini di produzione artigianale. La scheda Anno di nascita: 1973 Superficie di vendita: 80 -100 mq, circa Numero di vetrine: 5 Salumi proposti: lardo di Colonnata, coppa piacentina, langhirano, cima senese. Formaggi proposti: parmigiano reggiano, bagoss di Bagolino, provolone Auricchio, Asiago stravecchio d’allevo. Sito web: www.volpetti.com E-mail: [email protected] Antica salumeria Mazzilli – Giovinazzo (Ba) Prodotti tipici da tre generazioni 26 L’offerta dell’antica salumeria Mazzilli comprende un’ampia gamma di prodotti tipici. Il negozio di Giovinazzo, in provincia di Bari, è nato nel 1920 come latteria e si è progressivamente specializzato nella selezione di specialità alimentari. La salumeria è di proprietà della famiglia Mazzilli da tre generazioni ed è ora gestita da Fabrizio Mazzilli con il padre Giuseppe. Prosciutto crudo di Sant’Ilario, salsicce di Faeto e capocollo di Martina Franca sono solo alcuni salumi presenti nell’offerta, che comprende anche mortadella a marchio MecPalmieri, bresaola Igp e salumi di Norcia. Per quanto riguarda i formaggi, oltre ad un’ampia gamma di latticini locali, realizzati dal caseificio Sciscio di San Michele di Bari, la salumeria Mazzilli propone anche pecorini sardi, parmigiano reggiano, caciocavallo di Gravina e provolone stravecchio. Il punto vendita di circa 70 metri quadri, vanta anche una piccola cantina. La scheda Anno di nascita: 1920 Superficie di vendita: 70 mq Numero di vetrine: 2 Salumi proposti: Prosciutto crudo di Sant’Ilario, salsicce di Faeto, capocollo di Martina Franca, mortadella MecPalmieri, bresaola Igp e salumi di Norcia Formaggi proposti: latticini locali del caseificio Sciscio, pecorini sardi, parmigiano reggiano, caciocavallo di Gravina, provolone stravecchio E-mail: [email protected] Aprile 2012 Budello: naturale è meglio Intervista a Ennio Budri, recentemente rieletto presidente del Consorzio. Le nuove strategie per comunicare il valore e i vantaggi di questo prodotto. Una rielezione all’insegna della continuità. Quella che ha visto la conferma di Ennio Budri a presidente del Consorzio tutela budello naturale. L’elezione si è tenuta nel corso dell’Assemblea annuale dei soci che si è svolta il 16 marzo a Bentivoglio, in provincia di Bologna. Un’occasione per confrontarsi con ospiti esperti, sulle normative sanitarie, sui vincoli politici al commercio delle budella e sull’indicazione in etichetta della presenza di budello naturale. Ma soprattutto per rinnovare le cariche sociali e stabilire la strategia futura per la promozione di questo prodotto.“Innanzitutto vorrei sottolineare che la gestione de Consorzio è collegiale”, precisa Ennio Budri.“Un comitato di presidenza composto da quattro persone affronta le questioni principali, che vengono poi sottoposte al direttivo composto dalla presidenza e da altri sette soci”. La rielezione conferma l’approvazione dei soci per la svolta intrapresa quattro anni fa nella strategia generale per la promozione e la tutela del budello naturale. “Prima si cercava di interloquire soprattutto con le istituzioni. Ma è il consumatore il vero ago della bilancia, l’unico che può veramente innescare un meccanismo virtuoso che, a partire dalla distribuzione possa portare a una piena valorizzazione di questo prodotto. Quindi era soprattutto a lui che dovevamo rivolgerci. Le iniziative intraprese dal Consorzio sono state numerose. Abbiamo avviato una collaborazione con Slow Food, l’associazione che, con il sistema dei presidi, tutela alcuni prodotti di nicchia, come il salame signora di Conca Casale. Abbiamo partecipato anche a trasmissioni televisive e radiofoniche, su Rai Uno e su Radio Montecarlo. Siamo stati anche sponsor di eventi sportivi di livello mondiale, come il Figure Skating di Torino e il Superstar series nel 2010. Inoltre, abbiamo avviato operazioni di comarketing con colossi della ristorazione fuori casa , accordi di forniture privilegiate per i soci (ad esempio con il gruppo Fiat Auto). Nel 2011 il Consorzio ha partecipato Insca ((International natural sausage casing association), dove i più importanti budellai del mondo hanno potuto constatare la nostra caparbietà nel promuovere il budello naturale. Intendiamoci, non è facile parlare alle persone del budello naturale, ma è comunque estremamente importante informare sulle sue qualità , oltre che insegnare a riconoscere i salumi portatori di questo elegante e prezioso “vestito”. A tal proposito è nata l’etichetta BN (budello naturale) che viene concessa in uso ai salumifici che ne fanno richiesta”. Proprio a questi ultimi è rivolta la strategia per il 2012:“Bisogna far comprendere alle aziende che il budello naturale rappresenta un plus per le loro produzioni. A questo scopo contatteremo i vari consorzi di tutela e utilizzeremo come punto di incontro il sito internet, in cui dedicheremo un’apposita sezione per rispondere ai dubbi dei salumifici sulle modalità di utilizzo e i vantaggi del budello naturale. Anche in vista delle nuove normative per quanto riguarda l’etichetta dei salumi, su cui dal 2013 dovrà essere indicato se l’involucro è commestibile e, nel caso non lo sia, le opportune istruzioni d’uso”. Intorno all’etichetta ruota anche un’altra questione di grande importanza: “Uno dei nostri principali obiettivi è ottenere, almeno per l’Italia, l’obbligo di indicare in etichetta la presenza del budello naturale come un ingrediente. Si tratta di un traguardo difficile da ottenere, ma che porterebbe a una piena trasparenza nei confronti del consumatore, che avrebbe la facoltà di scegliere con chiarezza. Occorre però vincere l’ovvia opposizione di molte industrie alimentari, che producono in modo fortemente standardizzato e quindi necessitano di budelli sintetici per poter stagionare con pezzature assolutamente stabili”. Ma anche il budello naturale offre alcune soluzioni in questo senso: “Il budello collato viene realizzato grazie alla sovrapposizione su uno stampo di strisce di budellina di maiale naturale in vari strati , che, poste a seccare insieme, per osmosi delle proteine, formano un unico budello. Questa lavorazione permette di ottenere varie forme e calibri perfetti, al pari del sintetico, consentendo stagionature omogenee. Si tratta quindi di un prodotto adatto anche a lavorazioni standardizzate o alla produzione di salumi per il preaffettato, che richiedono calibri assolutamente stabili. Per chiarire eventuali dubbi che in passato hanno acceso il dibattito se i budelli collati fossero o meno da considerare naturali , il Consorzio ha istituito un comitato scientifico che ha potuto stabilire che il collato è un budello naturale , quindi un alimento. Inoltre la storia e leggi europee lo confermano. Il collato è, quindi, un budello naturale che, secondo noi, permette a un salumificio di sostituire gli involucri sintetici senza problemi dal punto di vista tecnico”. Paolo Frettoli I vantaggi del budello naturale • Più lenta maturazione del prodotto, da cui si ottiene un salume di qualità decisamente superiore sia dal punto di visto del gusto che del profumo. • Mantenimento della morbidezza dei prodotti nel tempo. Anche quando, per cause commerciali non sempre favorevoli, si è costretti ad una stagionatura più prolungata del necessario. • Minor calo peso dei salumi, grazie alle caratteristiche di spessore e di composizione del tessuto naturale, capace di rallentare la traspirazione del prodotto e quindi la sua costante perdita di umidità e di peso. • Per le produzioni artigianali, l’utilizzo del budello naturale consente di “personalizzare” il proprio prodotto rispetto a quello industriale che è più standardizzato, globalizzato e quindi meno riconoscibile, soprattutto quando la scelta viene fatta direttamente dal consumatore sullo scaffale del punto vendita senza la mediazione del salumiere. • Per le produzioni industriali, l’utilizzo di budelli naturali anche per prodotti standardizzati a veloce stagionatura e per l’affettamento, grazie ai budelli collati, di facile utilizzo e pelatura. 27 Aprile 2012 GLI SPECIALI DI SALUMI & CONSUMI SCATTO FELINO È uno dei prodotti più apprezzati della salumeria italiana. Che vanta nell’artigianalità un plus importante. E cerca nella certificazione europea un nuovo strumento di tutela e promozione. UN PO’ DI STORIA Risalgono al primo secolo d. C. i primi riferimenti al salame Felino. Nella raccolta latina De re coquinaria, attribuita ad Apicio, si fa riferimento a questo salume. Nella decorazione interna del Battistero di Parma (1196 – 1307), nella lastra zodiacale dedicata al segno dell’acquario, compaiono, a cavallo di un sostegno girevole di una pentola, due salami che per dimensioni e forma, ricordano quella caratteristica del Felino. Durante il Rinascimento, il salame Felino era noto alle corti dei Farnese e dei Borbone. La cittadina parmense era, infatti, famosa per il mercato suinicolo. Nel 1766 un censimento dei suini indica nel Marchesato di Felino una delle piazze più importanti, tanto che sono state rinvenuti calmieri relativi alle quotazioni di salame magro e grasso, che risalgono a questo periodo. Si fa riferimento alle particolari modalità di conservazione della carne suina, nella zona di Felino, anche in alcune cronache di costume dei primi del 1800. Qualche mese fa, un noto personaggio televisivo, chiamato a intervenire durante un evento, dedicato ai salumi, alla domanda su quale fosse il suo salame preferito rispose candidamente “Il salame Felino”. L’affermazione, reiterata, suscitò non poco imbarazzo in sala perché l’evento riguardava salumi di tutt’altra zona. Una gaffe che dà il senso di quella che è la conoscenza del salame Felino presso il consumatore medio. Che riconosce la qualità e l’artigianalità di questo prodotto, ma sembra essere più in difficoltà quando si tratta di indicare qual è la sua provenienza. Le iniziative di aziende produttrici e del Consorzio di tutela hanno come obiettivo proprio la diffusione della conoscenza di questo prodotto, ribadendone il legame specifico con la tradizione della salumeria parmense. Il carattere artigianale di questo prodotto è confermato dal modus operandi delle aziende. Nonostante volumi produttivi importanti (4.100 tonnellate nel 2011, secondo i dati forniti dal Consorzio) molti produttori rivendicano come plus la manualità con cui vengono ancora realizzate alcune lavorazioni, come ad esempio il processo di legatura. Tradizionale è anche l’insacco in budello naturale (culare, gentile o filzetta). Un’accortezza, prevista dal Disciplinare di produzione, che garantisce un gusto e un aspetto particolare a questo salume. Il tema dell’artigianalità è caro anche al Consorzio, che, proprio per tutelare il prodotto dal rischio di un’eccessiva banalizzazione e di una conseguente perdita del suo carattere tradizionale ha avviato le procedure per la certificazione europea Igp. L’iter si è dimostrato piuttosto tortuoso, ma il Consorzio si dichiara ottimista, certo che le risposte fornite dall’Italia alle opposizioni presentate da Paesi Bassi, Belgio e Germania, garantiranno una rapida soluzione della vicenda. Al momento la tutela del prodotto è garantita dalla protezione nazionale transitoria, che consente l’utilizzo del salame Felino Igp ai soli produttori localizzati nel territorio amministrativo della Provincia di Parma. Per quanto riguarda le vendite, il salame Felino è conosciuto e richiesto prevalentemente al Centro Nord, anche se il Sud e l’estero mostrano un crescente apprezzamento per questo salume. Il fatturato al consumo, secondo i dati forniti dal Consorzio, si è attestato nel 2011 intorno ai 60 milioni di euro. I plus sopra descritti spesso incidono in modo significativo sul prezzo finale di questo prodotto. Una questione che si riflette nelle performance dei vari formati. Che evidenziano una preferenza del consumatore per pezzature intorno ai 500 grammi, piuttosto che per il classico salame da 800/1.000 grammi. Le motivazioni sono da ricercare proprio nella battuta di cassa più contenuta, oltre che nella composizione numerica ridotta delle famiglie moderne. Un trend recepito dalle aziende, che hanno ampliato la propria offerta, con tranci o salami con pezzature inferiori. Il prodotto preaffettato incide ancora in modo modesto (circa il 5%) ed è richiesto soprattutto all’estero. Francia, Svizzera, Germania, Bulgaria e Inghilterra sono i paesi più interessanti. Per il mercato italiano, è ancora preferito il formato intero o il trancio, da affettare con il tradizionale taglio obliquo. 4.100 tonnellate Dati Consorzio del salame Felino produzione nel 2011 60 milioni di euro valore al consumo 2011 5% incidenza sul totale delle vendite Le aziende consorziate Cavalier Umberto Boschi Fereoli Gino e Figlio Fereoli Mario e Figlio Gualerzi La Felinese salumi Ronchei Salumi F.lli Boschi Salumificio Ducale Salumificio Giuberti Amerio Ca’ di Parma Salumificio Monpiù 28 Guida per i buyer Cavalier Umberto Boschi Tel. 0521/836724 www.umbertoboschi.it La Felinese salumi Tel. 0521/837711 www.felinese.it Salumi F.lli Boschi Tel. 0521/836559 www.boschifratelli.com Salumificio Ducale Tel. 0521/815476 www.salumificioducale.it Terre Ducali Tel. 0521/857640 www.terreducali.it Aprile 2012 “L’Igp è vicina” Parla Carletto Ferrari, presidente del Consozio del salame Felino. Per quale motivo è stata richiesta l’Igp e non la Dop? Il motivo è molto semplice. La normativa Ue impone che, per ottenere la certificazione Dop, tutta la filiera sia localizzata nel territorio a cui si riferisce la Dop. Nel caso specifico del salame Felino, la produzione è storicamente concentrata in provincia di Parma, ma i maiali utilizzati per realizzare questo prodotto sono allevati anche fuori dalla provincia. Al momento una disposizione transitoria vieta di utilizzare il nome Felino per salame prodotto al di fuori della zona di produzione indicata dal Disciplinare. Si sono registrate ricadute positive sulle vendite? Lo scopo principale del Disciplinare non era di natura commerciale, ma era quello di tutelare la qualità di questo prodotto. Il pericolo per i produttori di salame Felino, era che il mancato riconoscimento Partiamo dal tema più scottante: a che dell’Igp, potesse aprire la strada ad un’inpunto è l’iter di per ottenere la certificaziodustrializzazione e una banalizzazione di ne Igp? un salame, che fa dell’artigianalità uno dei Siamo in uno stato molto avanzato. La riplus principali. Se il salame Felino fosse chiesta di registrazione è in attesa della stato prodotto secondo i criteri industriadecisione finale da parte degli uffici della li avrebbe corso il rischio di diventare un Commissione europea. Sono state presentate prodotto anonimo e scomparire. osservazioni da parte di Belgio, Paesi Bassi e Carletto Ferrari Una tutela anche di fronte a eventuali Germania. Recentemente, l’Italia ha offerto riepisodi di contraffazione… sposte chiare e, ci auguriamo, convincenti. Che dovrebbero Più che casi di contraffazione vera e propria del salame risolvere definitivamente la questione. Felino esiste un problema di concorrenza sleale mediante Quali vantaggi vi attendete dalla certificazione Igp? l’utilizzo di denominazioni identiche per salami con caratteSoprattutto un miglioramento del rapporto con il consu- ristiche diverse. Un altro problema è la confusione indotta matore e la Grande distribuzione. L’Igp offre, infatti, la garan- nel consumatore dall’uso di denominazioni come “tipo Fezia di poter acquistare un salame di Felino con una qualità lino”, che lasciano intendere che qualità e gusto siano molo conforme alla tradizione. vicine a quelle del tradizionale Felino. La nascita del Consorzio del salame Felino è storia recente. Nel luglio scorso, infatti, il nuovo organismo, che vede la partecipazione di 11 aziende, ha sostituito l’Associazione dei produttori per la tutela del salame di Felino. Che nel corso degli anni ha ottenuto numerosi successi nella promozione e nella tutela di questo prodotto. Tra cui, la formulazione del Disciplinare e la protezione nazionale transitoria, che permette l’utilizzo della denominazione salame Felino Igp alle sole aziende localizzate nella provincia di Parma. L’obiettivo principale, su cui si concentra l’azione del Consorzio, resta tuttavia la certificazione europea Igp. Un percorso lungo e tortuoso, che, nonostante le ultime osservazioni presentate in sede europea da alcuni Stati membri, vede vicino il traguardo. Ne abbiamo parlato con Carletto Ferrari, presidente del Consorzio. Complessivamente quanto vale a volume e a valore il salame Felino? Nel 2011 sono state prodotte 4.100 tonnellate di salame Felino, certificato da Ecepa (Ente certificazione prodotti agro-alimentari). Il valore al consumo è stato di 60 milioni di euro circa. Quali sono le aree geografiche più interessanti? Tradizionalmente l’area più importante è il Nord Italia. Tuttavia le scelte dei consumatori premiano sempre più salumi di qualità, a discapito dei prodotti medi generici. Grazie a questa congiuntura il salame Felino comincia ad essere sempre più apprezzato anche al Sud e nel mercato europeo. Negli ultimi anni, infatti, abbiamo riscontrato un crescente interesse in paesi come Francia, Svizzera, Germania, Bulgaria e Inghilterra. In questi paesi è preferita la pratica vaschetta take away. Il salame Felino è comunque offerto per la maggior parte intero. Il preaffettato incide circa per il 5% sul nostro fatturato. Sempre in tema di export, negli ultimi mesi del 2011, inoltre, abbiamo accolto con grande entusiasmo l’interessamento di alcuni mercati asiatici, che hanno avanzato le prime richieste. E per quanto riguarda i canali di vendita? La Gdo rappresenta certamente il canale più performante, seguito dall’Horeca. Sono molto importanti, inoltre, le salumerie e le gastronomie di alta gamma. Il Consorzio ha in programma iniziative particolari per il futuro? La promozione della conoscenza del salame Felino presso il consumatore è una delle finalità principali dell’azione del Consorzio, in vista di un possibile allargamento delle quote di mercato. Le scelte operative, comunque, saranno definite compiutamente quando verrà ufficializzato il riconoscimento della denominazione da parte dell’Unione Europea. Segue 29 GLI SPECIALI DI SALUMI & CONSUMI Aprile 2012 Cavalier Umberto Boschi Alessio Tomaselli Il salame Felino di Cavalier Umberto Boschi è ottenuto utilizzando esclusivamente il “prezioso” trito di banco (solo 1,5 Kg per suino). La carne fresca, proveniente da suini nazionali e non sottoposta a processi di congelamento, viene mondata dalla componente grassa in eccesso. L’involucro utilizzato è budello gentile di suino. Non vengono usati starter, zuccheri o derivati del latte e farine. Il salame, ora disponibile anche in tranci pelato sottovuoto, è inserito nel prontuario Aic. Ingredienti: carne suina, sale, aromi naturali. Conservante: nitrato di potassio. Peso medio: dagli 800/1.000 gr. del classico salame “gentile”, ai 300/350 gr. del salame in tranci pelato sottovuoto “Il nostro salame Felino è un prodotto di alta qualità, che risponde alle esigenze di un consumatore moderno e attento”, spiega Alessio Tomaselli, direttore commerciale del salumificio Cavalier Umber to Boschi. Il plus principale di questo prodotto risiede nell’attenta lavorazione cui viene sottoposta la materia prima: “Utilizziamo solo trito di banco, che proviene dal sottospalla del suino pesante italiano. Si tratta di una par te muscolare sottocutanea che ‘lavora’ poco e quindi si mantiene sorprendentemente morbida e povera di connettivo. Da ciascun animale se ne ricava solo 1,5 kg circa. Ciascuna par te viene rifilata a mano, eliminando le par ti grasse in eccesso e quelle non idonee. Si ottiene così un salame Felino molto magro, in cui la presenza di grasso, inferiore al 27/28%, è da attribuirsi alle marezzature del trito. Dopo la macinatura della carne vengono aggiunti sale e pepe nero in grani e, successivamente, l’impasto viene insaccato in un budello gentile naturale. L’utilizzo tradizionale di questo tipo di budello è previsto dal Disciplinare e consente al prodotto di assumere caratteristiche organolettiche peculiari, impossibili da ottenere con quello sintetico. Si procede, infine, alla legatura manuale. La produzione settimanale si aggira intorno ai 250 quintali”. La fase di stagionatura ha una durata variabile, a seconda delle caratteristiche che si vogliono conferire al salame: “Il periodo di maturazione varia dalle cinque alle sette settimane. Il consumatore sembra generalmente preferire un salame più morbido, con stagionatura non eccessivamente lunga. Il prodotto destinato ad essere affettato richiede, invece, una stagionatura non inferiore ai 50 giorni. Per l’affettamento del salame Felino si utilizza lo stesso prodotto che viene abitualmente venduto intero. Il salame viene tagliato a becco di flauto e le fette sono disposte a mano in vaschetta preformata”. Il formato da 500/600 grammi è quello che oggi riscontra il maggior incremento nelle vendite: “Il mercato lo richiede sia perché le famiglie sono sempre meno numerose, sia perché consente una battuta di cassa inferiore. Si spiega così il suo successo”. Un’altra referenza di recente inserimento nella gamma aziendale è il trancio di salame Felino pelato da 300/350 grammi: “Si tratta di un prodotto nuovo che si caratterizza per un alto contenuto di ser vizio. Il salame Felino viene stagionato almeno 50 giorni, pelato, tagliato in due tranci, avvolto in un foglio accoppiato di alluminio goffrato color oro e confezionato sottovuoto. In questo modo il prodotto non subisce ulteriore calo peso, mantenendo inalterate le proprie caratteristiche organolettiche”. 250 quintali produzione settimanale di salame Felino La Felinese Roberto Spotti Il salame Felino è un prodotto importante nell’offerta del salumificio La Felinese: “La produzione raggiunge le 600 tonnellate all’anno e l’incidenza sul fatturato è del 10% circa”, afferma Roberto Spotti, amministratore delegato. L’azienda, che ha sede proprio a Felino, in provincia di Parma, segue modalità produttive che si ispirano a quelle tradizionali:“Oltre a seguire tutte le procedure richieste dal Disciplinare di produzione per quanto riguarda la selezione delle materie prime e l’insacco in budello naturale, cerchiamo di rispettare la ‘storia’ di questo prodotto. Per esempio continuiamo a legare il prodotto a mano, come una volta. Si tratta di un procedimento costoso, ma che garantisce un aspetto artigianale. La stagionatura minima stabilita dal Disciplinare è di 30 giorni, periodo adatto alle esigenze della distribuizione, ma quella ottimale è di almeno 45 giorni. Anche i formati di vendita più performanti sono quelli fedeli alla tradizione, soprattutto in Italia: “Per quanto riguarda il panorama nazionale, la classica pezzatura da 800 grammi è, generalmente, la più richiesta, anche per la facilità con cui questo salame può essere affettato a casa a coltello. Le vendite sono localizzate, in modo particolare, nel Nord Ovest. Per 30 600 tonnellate 10% le sue peculiarità il salame Felino è un prodotto dal prezzo elevato, che, in questo momento di calo generalizzato dei consumi, subisce una forte pressione promozionale”. Diverso il discorso per quanto riguarda le vendite all’estero, dove il salame Felino è apprezzato soprattutto preaffettato in vaschetta: “Questa preferenza è dettata dai gusti dei consumatori esteri, che, ad esempio in Germania, non accettano le muffe che si formano naturalmente sulla superficie del budello. Occorre aggiungere che, dal punto di vista industriale, affettare il prodotto con il caratteristico taglio obliquo è piuttosto oneroso e, quindi, la battuta di cassa finale delle vaschette è generalmente più alta”. Per quanto riguarda i canali di vendita, la Felinese si rivolge prevalentemente alla Gd, che genera circa il 60% del fatturato, ma una fetta di mercato importante spetta al normal trade, che incide per il restante 40%: “Questo secondo canale, nonostante il momento difficile, ha ancora un valore strategico per la nostra azienda. Vantiamo anche un marchio riservato al dettaglio tradizionale: I Tesori del Castello. Nella gamma di prodotti con questo brand è presente anche il salame Felino, proposto con stagionature più lunghe”. 60% produzione annua incidenza del salame Felino incidenza della Gdo di salame Felino sul fatturato aziendale sul fatturato aziendale Il salame Felino de La Felinese è prodotto seguendo la tradizione: la materia prima impiegata deriva da carne di suini rigorosamente nati, allevati e macellati in Italia, appartenenti alla filiera produttiva del Prosciutto Parma Dop. La carne viene macinata a grana grossa e insaccata in budello naturale di suino; la legatura è fatta a mano con corda unica non a rete; la stagionatura minima è di 30 giorni. Il prodotto non contiene glutine, Ogm o derivati, né lattosio o proteine del latte. Ingredienti: carne di suino, sale, destrosio, spezie. Conservanti: nitrato di potassio e nitrito di sodio. Peso medio: intero da 800 gr. a 500 gr.; tagliato a metà sottovuoto; disponibile anche affettato in vaschette da 70 gr. e 100 gr. Shelf life: 90 giorni consigliati per il prodotto sfuso, 60 giorni consigliati per il prodotto a metà sottovuoto e in vaschetta Atp. 40% incidenza del normal trade sul fatturato aziendale 300 quintali 300mila euro 30% produzione annua fatturato annuo incidenza del salame Felino di salame Felino di questo prodotto sul fatturato aziendale Salumificio Ducale Giovanni Tortini “Ogni anno realizziamo circa 300 quintali di salame Felino, per un fatturato pari a 300mila euro”, afferma Giovanni Tortini, responsabile qualità del salumificio Ducale, azienda di Colorno, in provincia di Parma. “Si tratta di un prodotto molto importante, la cui incidenza sul fatturato aziendale è del 30% circa”. I plus della produzione del salumificio Ducale sono da ricercare, in particolare, nella scelta della materia prima: “Siamo molto attenti alla selezione delle carni per i nostri prodotti. Ci rechiamo personalmente nei macelli per operare una scelta particolarmente accurata. Le successive lavorazioni seguono metodi tradizionali, che non prevedono l’utilizzo di spezie e aromi. Un’altra caratteristica del nostro salame è la stagionatura in cantine naturali, che conferisce al prodotto un sapore davvero particolare. Infine, un altro plus fondamentale del nostro salame Felino è l’assenza totale di allergeni”. L’adozione del Disciplinare di produzione previsto dal Consorzio offre ulteriori garanzie sotto l’aspetto qualitativo: “L’Igp assicura una maggiore attenzione nella scelta delle carni, degli ingredienti e nella cura dei diversi processi produttivi. Dal punto di vista della tutela del prodotto, la certificazione rappresenta uno strumento per tutelare la produzione di salame Felino di qualità, in quanto scoraggia la concorrenza sleale e la pratica dell’italian sounding”. Per quanto riguarda le aree di vendita, il prodotto è richiesto soprattutto nel Nord Italia, in particolare nel dettaglio tradizionale e nell’Horeca, ma anche da parte di grossisti e rivenditori. Un settore particolarmente interessante è quello della marca commerciale:“Quello della private label è sicuramente un business in crescita, che incide, al momento, per il 30% sul fatturato complessivo di questo prodotto”, conclude Tortini. Realizzato con carni magre selezionate e pancetta fresca, con l’aggiunta di una concia particolare, il salame Felino viene insaccato in budello naturale. Il processo di stagionatura dura circa 30 giorni e avviene in cantine naturali. Il prodotto non contiene allergeni e non è soggetto ad alcuna restrizione per le popolazioni sensibili. Ingredienti: carne suina, sale e pepe. Shelf life: 90 giorni. Salumificio Monpiù Massimo Boccardi Nell’offer ta del salumificio Monpiù è presente anche il salame Felino, intero da 900 o 500 grammi, oppure a metà sottovuoto, incar tato in car ta paglia, da 450 grammi. “Nel 2011 abbiamo realizzato 49,2 tonnellate circa di salame Felino, per un valore complessivo che sfiora i 526mila euro. L’incidenza sul fatturato aziendale è del 3,5%”, afferma Massimo Boccardi, responsabile di stabilimento dell’azienda. “Si tratta di un salame ancora for temente caratterizzato dalla tradizione. Viene realizzato con materia prima proveniente esclusivamente da suini italiani, come previsto dal Disciplinare di produzione. L’insacco, in budello naturale, e la legatura vengono effettuate ancora manualmente. Si procede poi alle fasi di stagionatura e asciugatura, che complessivamente durano circa 60 giorni”. Il salumificio Monpiù collabora prevalentemente con la Grande distribuzione: “Questo canale incide per circa il 90% sul nostro fatturato. L’area di vendita più impor tante è l’Emilia Romagna, ma il nostro prodotto è apprezzato anche all’estero, in par ticolare in Francia”. Per quanto riguarda l’expor t, il conseguimento della cer tificazione europea Igp può rappresentare un elemento di for te sviluppo: “L’Igp rappresenta un plus molto impor tante. Oltre ad essere una garanzia dal punto di vista qualitativo, la cer tificazione europea assicura una maggiore visibilità al prodotto e consente alle aziende di operare in modo più incisivo nei mercati esteri”. Salame stagionato ottenuto dalla lavorazione di carne suina italiana, insaccato in budello naturale gentile. La stagionatura dura minimo 75 giorni. Viene successivamente tagliato a metà, messo sottovuoto e incartato con carta paglia. Ingredienti: carne di suino, sale, vino, destrosio, pepe, aromi naturali. Conservanti: E250, E252. Peso medio: 400 gr. Shelf life: 90 giorni Salumi Boschi Fratelli Il segreto del successo del salame Felino si chiama qualità. La Salumi Boschi Fratelli produce da oltre 100 anni una vasta gamma di salumi nel pieno rispetto della tradizione culinaria del territorio. Il prodotto principale è il salame Felino che sviluppa il 50% del fatturato. La qualità è ricercata attraverso una rigorosa selezione delle carni e un processo produttivo tradizionale. Le materie prime utilizzate sono il trito di banco (sottospalla) e il trito di pancetta di suino, che dona una morbidezza inconfondibile all’impasto. Durante le fasi di lavorazione vengono aggiunti solamente sale, pepe e vino. Per l’insacco si utilizzano budelli rigorosamente naturali. La stagionatura avviene in ambienti in cui vengono monitorate costantemente temperatura ed umidità. Durante questo processo il salame si asciuga e si favorisce lo sviluppo di muffe, che consentono di completare le caratteristiche organolettiche del salame Felino. Tutto punta alla realizzazione di un prodotto di qualità indiscutibile così come dimostrato dal successo avuto sul mercato nazionale ed estero. L’adeguamento degli impianti di produzione, dello stabilimento e delle certificazioni BRC e IFS, consentiranno un aumento considerevole delle esportazioni, che oggi rappresentano circa il 30% del fatturato della Salumi Boschi Fratelli. Il successo dell’azienda è da attribuire a un approccio particolare al mercato: alla richiesta di prodotti standardizzati e spesso di bassa qualità, si è avuto il coraggio di rispondere coniugando cultura e tradizione in un prodotto di elevata qualità. Segue 31 GLI SPECIALI DI SALUMI & CONSUMI Aprile 2012 Terre Ducali Giulio Gherri SALUMI & CONSUMI AWARDS 2012 I premi dell’eccellenza assegnati dal retail Al via la quarta edizione di Salumi & Consumi Awards, i premi dell’eccellenza assegnati dal retail. L’iniziativa intende sottolinearel’impegno delle aziende che si sono distinte nell’ideazione e nella realizzazione di attività di marketing e comunicazione, svolte nell’anno solare 2011. LE NOMINATION MIGLIOR SPOT TV Speck Alto Adige Igp Consorzio tutela speck Alto Adige Wuber Salumificio fratelli Beretta Golfetta Golfera MIGLIOR MATERIALE POP Espositore de i Pippi Becher Brochure Palmieri. Favola senza tempo Mec Palmieri Folder Rigamontine di bresaola Rigamonti MIGLIOR CAMPAGNA STAMPA TRADE Benvenuti in famiglia Raspini La carne salada originale è quella del Trentino Salumificio Val Rendena Infografico Terre Ducali Terre Ducali MIGLIOR INIZIATIVA DI CO-MARKETING Mc Donald’s Consorzio tutela speck Alto Adige Pasta fresca Orogiallo Morgante Brandani gift group F.lli Veroni MIGLIOR CAMPAGNA STAMPA CONSUMER Prosciutto toscano Dop: un capolavoro sulla tua tavola Consorzio del prosciutto toscano Dop Campagna stampa su periodica femminile e Topolino Raspini Fratelli d’Italia Salumificio fratelli Beretta Dop San Vincenzo, fette non parole San Vincenzo MIGLIOR CAMPAGNA NEW MEDIA Comunicazione su web e social media Consorzio tutela speck Alto Adige www.parmadolceamore.it Prosciuttificio La Badia Operazione SalaMiniMaxiPremi Salumificio fratelli Beretta MIGLIOR CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE PER LA VALORIZZAZIONE DEL PRODOTTO TIPICO San Daniele - Il prosciutto per ogni pane italiano Consorzio del prosciutto di San Daniele Collaborazione con il Consorzio vini Oltrepò Pavese Consorzio di tutela del salame di Varzi Valorizzazione dello speck Alto Adige Igp negli Stati Uniti Consorzio tutela speck Alto Adige MIGLIOR PROMOZIONE IN-STORE Vivi Veroni F.lli Veroni La qualità ha un gusto tutto da scoprire Morgante Affetta&Vinci Raspini MIGLIOR PROMOZIONE AL CONSUMO utili&belli F.lli Veroni Disney, bi-pack con Mini-Topolino Raspini Ham cotto Raspini Concorso SalaMiniMaxiPremi Salumificio fratelli Beretta Fine 32 MIGLIOR PACKAGING PRE-AFFETTATO Bauletto assortito da 24 spuntini Macelleria Falorni Rigamontine di bresaola Rigamonti Gamma affettati Terre Ducali MIGLIOR PACKAGING DEL PRODOTTO A LIBERO SERVIZIO i Pippi Becher Gamma Fette fresche carni italiane Raspini Salame felino pelato e sottovuoto Vecchio Varzi Giulio Gherri “Per quanto riguarda il salame Felino registriamo tassi di crescita davvero importanti”, afferma Giulio Gherri, presidente di Terre Ducali. “Sono positive tanto le vendite con il nostro marchio, quanto quelle del prodotto con private label. Collaboriamo, infatti, con altre aziende e numerose insegne della Grande distribuzione. L’incidenza delle vendite di questo prodotto a marchio commerciale è, nel complesso, del 20% circa”. Per la preparazione del salame Felino viene riposta una scrupolosa attenzione nella selezione della materia prima: “Utilizziamo carne suina proveniente in prevalenza dai nostri allevamenti a ciclo chiuso ubicati in provincia di Parma. Si tratta di suini con una genetica di alto livello, che garantisce un’ottima resa dal punto di vista qualitativo e quantitativo. La particolare attenzione riservata all’alimentazione degli animali ha portato all’utilizzo di mangimi prodotti all’interno dell’azienda agricola. Per tutte le altre fasi di lavorazione si segue scrupolosamente il Disciplinare di produzione”. L’offerta dell’azienda comprende sia il prodotto intero, che quello affettato: “Le vendite di salame Felino intero sono caratterizzate da una sensibile riduzione delle pezzature. Invece del salame tradizionale da 800, 1.000 grammi, il consumatore sembra prediligere grammature intorno ai 500 grammi, che consentono una battuta di cassa più contenuta. Un trend confermato anche dai buoni risultati ottenuti dal trancio di salame Felino tagliato a metà da 500 grammi, con taglio obliquo, e confezionato pelato sottovuoto”. Il prodotto preaffettato viene offerto in vaschette preformate da 90 grammi: “Per affettare si utilizza un’affettatrice Berkel e le fette vengono poste nelle vaschette manualmente. Viene offerto sia a libero servizio con il nostro marchio, sia nel take away con l’etichetta tecnica o il brand dell’insegna”. L’area di maggior interesse per questo salame tipico del parmense è il Nord Italia, ma sempre più frequentemente le richieste provengono anche da altre regioni: “L’obiettivo è promuovere la conoscenza di questo prodotto in aree di mercato ancora poco presidiate. A tal proposito, si stanno rivelando particolarmente utili le iniziative promozionali dedicate alle tipicità del nostro territorio, promosse in collaborazione con alcune insegne della Grande distribuzione”. Anche all’estero l’identificazione tra il salame Felino e la zona di Parma rappresenta una leva commerciale strategica: “Questo prodotto comincia a essere riconosciuto e apprezzato come specialità del territorio anche all’estero. Le vendite oltre confine si concentrano in Francia, Germania e alcuni paesi del Nord Europa”. MIGLIOR INNOVAZIONE DI PRODOTTO Salame del cacciatore stagionato nella crusca Agroalimentare Ciriaci Salame felino pelato e sottovuoto Cav. Umberto Boschi Linea Bellavita Ermes Fontana Nduja in tubetto d’alluminio Nduja e Salumi di Bellantone Gabriella MIGLIOR INNOVAZIONE DI PRODOTTO – MATERIA PRIMA Gentilsila Sus Gran riserva Falcone 1846 Centro carni Sila Prosciutto di maiale grigio Macelleria Falorni Bresaola di carne bovina nazionale di razza Piemontese Salumificio Mottolini MIGLIOR INIZIATIVA A FAVORE DELLA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE Filiera suinicola Salumificio Pedrazzoli Vaschette di affettati con il 30% in meno di plastica Terre Ducali Vivi Veroni F.lli Veroni La cerimonia di premiazione si svolgerà in occasione di Cibus Parma, martedì 8 maggio alle ore 17.00 presso la Sala Convegni del Padiglione 7 Il salame Felino di Terre Ducali si caratterizza per l’utilizzo di carne di spalla suina disossata, trito di prosciutto, magro di pancetta e magro di gola. Durante la fase di triturazione, a pasta grossa, vengono aggiunti sale e pepe in grani. Pepe aglio pestati e disciolti in vino bianco secco, vengono inseriti prima dell’insacco in budello naturale di tipo gentile. Ingredienti: carne suina, sale, aromi naturali, spezie e zuccheri. Antiossidante: ascorbato di sodio. Conservanti nitrato di potassio e nitrito di sodio. Peso medio: 1 Kg circa. Shelf life: 60 giorni consigliati. FOCUS ON Aprile 2012 Allevamento suini: Riflettori sul comparto italiano. I pregi e i difetti di una produzione legata al circuito delle Dop. Che cerca, faticosamente, di uscire dalla crisi. Tra incudine e martello. Un comparto, quello della suinicoltura italiana che da anni vive una difficile situazione. Le motiva- 34 zioni sono diverse e tutte valide: difficoltà commerciali, aumento dei costi di produzione, un cambio generazionale in corso. Ad aggravare il tutto la crisi economica, che ha rischiato di dare il colpo di grazia al settore. Il circuito delle Dop Un dato su tutti fotografa la condizione della suinicoltura nazionale: il 70% delle produzioni è destinata al circuito delle Dop. Ovvero prosciutto di Parma e San Daniele. Che richiedono un suino pesante, macellato a 160 chili circa. La cui produzione comporta un aggravio dei costi unitari del 20% rispetto alla media europea, a causa dei tre mesi di allevamento in più rispetto a quelli previsti per il suino comunitario e di un’alimentazione rigidamente controllata. Un secondo dato: la razione standard per il suino, solo nell’ultimo anno, è aumentata del 24,3%. Colpa della speculazione sulle materie prime, della globalizzazione dei mercati, resta il fatto che gli allevatori non possono sopperire all’aumento dei costi. Ed ecco che la Dop, da efficace misura di difesa dalla concorrenza estera, diventa quasi un problema. Perché il riconoscimento del valore di questa produzione è adeguato per le cosce, destinate alla produzione di prosciutti, ma non per gli altri tagli, che entrano in competizione con la carne di provenienza straniera, notevolmente più economica. Una soluzione per migliorare questa situazione era stata tentata con l’istituzione del Consorzio del gran suino padano. Sostanzialmente un fallimento, per la difficoltà di far apprezzare e riconoscere alla vendita i plus di questa filiera. Un’altra proposta è la programmazione della produzione destinata al circuito Dop, che potrebbe portare ad un generale aumento della qualità e dei prezzi. O, ancora, l’etichettatura obbligatoria con indicazione dell’origine dei suini. Tutte proposte che trova- no l’opposizione di altri anelli della filiera, preoccupati dai margini sempre più ridotti. Dal punto di vista produttivo, una strada intrapresa da alcune aziende (un esempio è quello di Andrea Cavazzuti, che abbiamo intervistato), è la specializzazione di alcune aziende nell’ingrasso di suini non destinati alle produzioni Dop, per erodere quote di mercato ai competitor esteri. Che vantano una suinicoltura altamente specializzata, con genetiche magre, fortemente performanti. Da qui l’aumento delle importazioni di materia prima dall’estero (+25,4% nel 2011 per i suini vivi con peso inferiore a 50 chili). Inevitabile, in considerazione dei minori costi di quest’ultima e della contrazione nazionale della consistenza delle scrofe (-7,5% in base alla rilevazione di giugno 2011; -1,2% in base a quella di dicembre 2011). A cui si aggiunge una maggiore omogeneità dei lotti, con variazioni da un suino all’altro nell’ordine di una decina di chili: un vantaggio indiscusso per i macelli. La burocrazia Un altro fattore di criticità per l’allevamento italiano è la burocrazia. Un lavoro nel lavoro. Una mole di normative e controlli da parte di enti diversi che finisce per sottrarre tempo e risorse agli allevatori. Non sono solo le nuove regolamentazioni da interpretare e seguire, ma anche il dover rispondere a diversi organi di controllo: Asl, Arpa, Forestale, ecc. Ne risulta una gran confusione e una difficoltà a districarsi in questa giungla. La Cun Nonostante le tensioni che si sono create nel corso del 2011, l’istituzione della Commissione unica nazionale ha rappresentato un’opportunità per gli allevatori. Che hanno potuto ottenere una contrattazione, dal loro punto di vista, più equa. Un sistema ancora giovane (nato nel 2008) e migliorabile, ma che rappresenta, nonostante tutto, un punto di incontro (e scontro) fondamentale tra allevatori e macellatori. Paolo Frettoli CONSISTENZA DEL BESTIAME SUINO AL 1° DICEMBRE 2011 PER CATEGORIA E REGIONE (N° DI CAPI) totale Diff. % Totale Diff. % scrofe 11/10 capi 11/10 67.363 -1,21 987.111 -0,23 475 -0,42 798 0,13 300.591 -1,19 4.164.452 0,28 TRENTINO-ALTO AD. 907 -1,20 27.755 0,35 Bolzano 677 -1,02 17.405 0,39 Trento 230 -1,71 10.350 0,30 VENETO 65.044 -1,23 742.713 0,27 FRIULI-VENEZIA G. 21.192 -1,02 226.364 0,40 476 -0,63 2.971 0,54 EMILIA ROMAGNA 116.148 -1,19 1.646.660 0,30 TOSCANA 11.516 -1,24 201.141 0,42 UMBRIA 10.301 -1,23 263.421 0,44 MARCHE 9.196 -1,33 167.151 0,57 LAZIO 3.113 -1,17 91.820 0,45 ABRUZZO 7.094 -1,21 117.252 0,55 MOLISE 1.467 -1,21 54.245 0,70 CAMPANIA 11.159 -1,31 150.199 0,69 PUGLIA 1.766 -1,29 26.229 0,20 BASILICATA 2.659 -1,23 75.739 0,34 CALABRIA 7.415 -1,13 124.029 0,72 SICILIA 4.891 -1,17 47.575 -0,04 SARDEGNA 65.997 -1,21 233.156 0,45 ITALIA 708.770 -1,20 9.350.781 0,32 PIEMONTE VALLE D’AOSTA LOMBARDIA LIGURIA Fonte: ANAS - Associazione Nazionale allevatori suini (1.Conti- Aprile 2012 “È necessario rivedere i modelli produttivi” Andrea Cavazzuti, titolare dell’omonima azienda In un contesto nazionale della suinicoltura dominato dall’appar tenenza al circuito delle Dop, l’azienda agricola Cavazzuti ha scelto di produrre al di fuori del circuito: “Si tratta di una soluzione maturata dopo anni di ricerca”, spiega Andrea Cavazzuti. “Le questioni sanitarie giocano un ruolo centrale nella suinicoltura moderna. E la nostra ricerca si è orientata proprio nella direzione di una maggiore sicurezza sotto questo punto di vista”. Questa impostazione ha por tato ad alcune conseguenze: “Prima di tutto abbiamo preso la decisione di passare da un allevamento a ciclo semichiuso, con 1.500 scrofe, a uno da ingrasso. Questo ci ha permesso di raggiungere un alto livello di specializzazione e di aumentare la produttività, grazie all’adattamento della sala par to e della gestazione alle nuove esigenze”. Per operare le oppor tune modifiche, ma anche per aumentare la sicurezza dal punto di vista sanitario, l’azienda ha operato un totale depopolamento dell’allevamento: “Una scelta molto dispendiosa, ma necessaria per realizzare pienamente il progetto”. Una volta ristrutturato lo stabilimento è venuto il momento di scegliere con quale genetica ricominciare. Dopo un’intensa opera di ricerca la scelta è caduta su lattoni danesi. Un decisione che ha por tato l’azienda all’uscita dal circuito Dop: “Abbiamo avviato la collaborazione con un unico produttore danese di lattoni che riesce a soddisfare pienamente le caratteristiche richieste: massima sanità, genetica performante, lotti numerosi (25 – 27mila suini all’anno) e regolari nel peso. Dal punto di vista zootecnico il risultato è stato senza dubbio soddisfacente. La genetica è magra e redditizia, perfetta in par ticolare per produrre prosciutti cotti di alta gamma, lavorando sul peso di vendita e su un’alimentazione di qualità, che garantisce una coper tura di grasso adeguata”. Il cambiamento di rotta operato dalla Cavazzuti, induce a qualche riflessione nei confronti del circuito delle Dop: “Il fabbisogno di suini in Italia dipende per il 40% dalle impor tazioni. Necessarie soprattutto per i prodotti di trasformazione. Il nostro obiettivo è proprio quello di erodere questa fetta di mercato, offrendo prezzi concorrenziali e la qualità dell’allevamento italiano”. Una soluzione in risposta alla crisi che coinvolge la suinicoltura italiana: “La situazione negli ultimi anni è stata davvero difficile. Molte aziende hanno chiuso e la consistenza delle scrofe è decisamente calata. È vero che negli ultimi tempi il prezzo dei suini è in ripresa, ma è una crescita che s’inseri- sce in un aumento generale che coinvolge mangimi, carburanti ecc. Costi che non sempre vengono riconosciuti alla vendita. Credo, inoltre, che si stia assistendo alla crisi di un modello produttivo e cioè quello della scrofaia che si ingrandisce gradualmente. I fattori di criticità sono le nuove normative, la questione sanitaria e l’impossibilità di ampliare la propria scala produttiva. Ad aggravare queste problematiche c’è la sfavorevole congiuntura economica. All’interno del circuito delle Dop, poi, è forse necessario trovare un punto d’equilibrio tra allevamento e produzione di prosciutti. Non si può continuare a incrementare i volumi, con conseguente diminuzione dei prezzi. Probabilmente, una programmazione quantitativa è indispensabile”. Per quanto riguarda i rappor ti con il mondo della macellazione, Cavazzuti vede dei significativi miglioramenti, rispetto alle tensioni che hanno caratterizzato il 2011: “Anche l’industria della macellazione ha qualche problema nel farsi riconoscere prezzi adeguati dalla distribuzione. Che è molto aggressiva e tende ad imporre i prezzi. Lo strumento della Cun, pur giovane e perfettibile, ha rappresentato senza dubbio un’innovazione positiva, che ha permesso di istaurare rappor ti più corretti”. Segue 35 FOCUS ON Aprile 2012 Salvate la suinicoltura italiana Un comparto che soffre l’aumento dei costi della materia prima. E l’importazione di carne dall’estero. Venduta sul mercato a prezzi inferiori. Parla Andrea Cristini, presidente Anas. Suinicoltore della provincia di Brescia, dove insieme al fratello gestisce un allevamento con 750 scrofe, Andrea Cristini dal dicembre 2010 è presidente di Anas, Associazione nazionale allevatori suini. Il suo mandato triennale arriva in un momento delicato per la suinicoltura italiana, stretta fra l’importazione di carni dall’estero e l’incremento dei costi di allevamento. “Considerando gli ultimi cinque anni, solamente nel 2006 e nel 2009 i prezzi di vendita hanno remunerato almeno i cosiddetti costi espliciti, ovvero alimentazione, lavoro, energia e spese veterinarie. In tutti gli altri casi il bilancio è risultato sempre negativo. A partire dalla metà del 2010, inoltre, la situazione critica si è ulteriormente acuita, a causa dello straordinario aumento dei prezzi delle materie prime per i mangimi. Fenomeno che è proseguito anche nel 2011. Tanto che, complessivamente, lo scorso anno il costo di una razione standard per suini è ulteriormente aumentato del 24,3% rispetto al 2010”, racconta preoccupato il presidente Cristini. Qual è lo stato di salute dell’allevamento di suini, in Italia? Intanto una precisazione: la suinicoltura italiana è orientata alla produzione del suino pesante destinato alla trasformazione in prodotti tipici della salumeria italiana. In particolare le produzioni Dop rappresentano circa il 70% dell’intero comparto. E comporta che i suini debbano essere allevati per almeno nove mesi (tre in più rispetto al suino comunitario), macellati a circa 160 chilogrammi di peso vivo (contro i circa 110 del suino comunitario) e alimentati nel rispetto dei disciplinari Dop. Ossia con materie prime nobili e, quindi, costose. E che debbano presentare una carcassa con un particolare equilibrio tra parte magra e grassa, per soddisfare la richiesta dell’industria di trasformazione. Questi vincoli comportano un aggravio dei costi unitari per gli allevatori, che mediamente superano del 20% quelli dei nostri partner europei. Uno sforzo notevole che, purtroppo, negli ultimi anni non è stato ripagato dal mercato. Cioè? Le rispondo con un dato emblematico, diffuso dal Centro ricerche produzioni animali di Reggio Emilia. Nel 2011, la ripartizione delle quote percentuali del valore dei prodotti finali ottenuti da un suino pesante italiano: 15,88% all’allevatore, 10,47% al macellatore, 23,36% all’industria e 50,28% alla distribuzione. E’ ovvio che la distribuzione equa del valore lungo la filiera è una condizione impre- Andrea Cristini scindibile per la sopravvivenza della suinicoltura italiana. La produzione di suini, in Italia, è in calo. Quali le cause? Questo calo è il risultato della forte contrazione della consistenza delle scrofe (-7,5% in base alla rilevazione di giugno 2011; -1,2% in base a quella di dicembre 2011) determinata dalla prolungata crisi del settore. I dati del circuito Dop indicano una contrazione produttiva annua dei suini certificati pari al 2% rispetto al 2010. In assenza di una ripresa del comparto italiano e di nuove politiche di sviluppo del settore, la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento delle carni suine è destinata ad aumentare. Le quotazioni sono aumentate nel corso del 2011. Si è trattato di una “boccata d’ossigeno”, per il comparto? Sul fronte dei prezzi dei suini da macello, si è assistito a una incoraggiante ripresa delle quotazioni. Per quelli leggeri l’aumento è stato del 12% rispetto al 2010; per quelli pesanti Dop, del 15,6%. Le quotazioni dei suinetti invece, sulle piazze di Modena, Mantova e Milano, hanno fatto registrare un calo del 2,3% rispetto al 2010. L’allevamento è fortemente orientato alle produzioni Dop. Quali sono i vantaggi e i limiti di questa specializzazione? Le produzioni Dop sono un’efficace forma di difesa della suinicoltura italiana dalla concorrenza di quelle estere. Purtroppo, nel recente passato, l’assenza di una programmazione quali-quantitativa ha portato a una strutturale eccedenza di suini nel circuito tutelato, che si è riflessa sulle quotazioni. Inoltre, l’utilizzo delle carni suine italiane negli altri segmenti di mercato è marginale: la domanda dell’industria salumiera per la produzione di salumi Igp o non marchiati è prevalentemente orientata all’importazione di cosce e carni estere. E’ ovvio che il nostro asset principale rimane la produzione del suino pesante Dop. Accanto a questo, però, è bene incoraggiare lo sviluppo di altre filiere, numericamente meno rilevanti, magari, ma utili per riequilibrare la domanda e l’offerta all’interno del circuito Dop. Oltre che per intercettare altri segmenti di mercato, oggi appannaggio del prodotto di importazione. Quali iniziative possono essere messe in atto per valorizzare le produzioni nazionali? L’etichettatura obbligatoria con l’indicazione dell’origine dei suini può favorire lo sviluppo di filiere interamente italiane per molti prodotti Igp e contribuire a combattere la banalizzazione dell’immagine dei prodotti Dop legata alla diffusione di succedanei, cioè di prosciutti smarchiati realizzati in larga parte con materia prima di importazione e proposti sul mercato con denominazioni evocative come “nostrano”, “di montagna”, e così via. L’allevamento di razze “di nicchia” per la produzione di salumi è importante per il comparto? Le razze autoctone rappresentano una realtà importante sotto il profilo storico, culturale ed economico del nostro Paese. Il Registro anagrafico tenuto dall’Anas è preposto alla gestione e alla conservazione delle razze suine autoctone. I tipi genetici finora conservati sono la cinta senese, la mora romagnola, il nero siciliano, la casertana, l’apulo-calabrese e la sarda. Dal punto di vista dell’interesse del mercato, i prodotti derivati da questi sistemi produttivi assicurano buone prospettive di sviluppo, garantendo così le risorse necessarie per la conservazione di queste razze, all’interno di modelli produttivi integrati con attività di tipo agrituristico. Un’adeguata valorizzazione commerciale di questi suini può senz’altro aprire la strada ad un mercato di nicchia. Oltre all’incremento dei prezzi dei mangimi, il comparto soffre altre difficoltà economiche? La normativa comunitaria chiede spesso agli imprenditori di sostenere spese piuttosto consistenti per eseguire adeguamenti strutturali degli allevamenti. Un esempio: il 1° gennaio 2013 dovrà essere applicata in tutta Europa la normativa che impone l’allevamento in gruppo delle scrofe nel periodo compreso tra quattro settimane dopo la fecondazione e una settimana prima del parto. L’entrata in vigore della norma, che impone adeguamenti strutturali alle aziende, può determinare la chiusura di numerosi allevamenti, già appesantiti dalla prolungata crisi economica. Ciò potrebbe comportare una significativa riduzione della capacità produttiva nazionale, a tutto vantaggio del prodotto di importazione. Come ha inciso il nuovo sistema di classificazione della carcassa sull’andamento dei prezzi, per gli allevatori? La classificazione delle carcasse riveste un’impor tanza primaria per il nostro settore, in termini di trasparenza delle contrattazioni e dei rappor ti commerciali tra gli operatori. La disponibilità dei dati della classificazione rappresenta anche un valido suppor to per il funzionamento della Commissione unica nazionale dei suini da macello. In ogni caso, dall’entrata in vigore del nuovo sistema, i prezzi dei suini e delle cosce Dop registrano un andamento più sostenuto rispetto agli anni passati. Cos’è la Cun dei suini da macello 36 La Cun (Commissione unica nazionale) dei suini da macello è stata insediata il 10 dicembre 2008. Dal 2010 la sede è a Mantova, presso la Borsa merci. La Commissione, che si riunisce con cadenza settimanale, ha il compito di definire anticipatamente una tendenza di mercato e il prezzo all’ingrosso, relativo alla settimana successiva, dei suini certificati per il circuito Dop e non. La composizione della Commissione prevede la presenza di cinque commissari e cinque commissari supplenti, per ciascuna delle due categorie di allevatori e macellatori. Aprile 2012 “Indicare la provenienza delle carni in etichetta” Fiorenzo Modena, direttore della filiera suini di Amadori La produzione degli allevamenti gestiti direttamente o convenzionati con Amadori è focalizzata sulla produzione di suini destinati al circuito delle Dop. La suinicultura ha vissuto negli anni scorsi una profonda crisi che ha portato alla chiusura di numerosi allevamenti. “Come è risaputo produrre suini pesanti è molto costoso”, spiega Fiorenzo Modena direttore della filiera suini di Amadori, che produce circa 8mila suini alla settimana. “Solo le cosce destinate ai prosciutti vengono adeguatamente valorizzate. Tutti gli altri tagli entrano in competizione con la materia prima proveniente dall’estero, dove è possibile produrre un suino leggero a prezzi notevolmente inferiori”. Il problema sembra quindi quello di valorizzare quelle parti che non sono destinate alla realizzazione di prosciutti… Certo e tentativi in questo senso sono stati fatti, ma sono falliti. Mi riferisco all’istituzione del “Consorzio Gsp” del gran suino padano, che non ha portato a nulla di concreto. Infatti, sia l’allevatore, che il macellatore dovevano sostenere più spese, per quanto riguarda la produzione e la lavorazione, mentre la distribuzione non riconosceva i plus e il valore di questa materia prima. Così l’industria della trasformazione ha continuato a rifornirsi all’estero, non trovando, giustamente, alcun vantaggio nel realizzare i propri prodotti con carni nazionali. Una possibile soluzione? L’unica possibile è l’indicazione obbligatoria dell’origine della carne sulle etichette dei salumi. In questo modo il consumatore ha la possibilità di scegliere se acquistare un prodotto che proviene da un animale allevato nel nostro paese, o all’estero. I salumi sarebbero più costosi? Certo, ma la garanzia della provenienza e la qualità del prodotto sarebbero assicurate. Il 2011 come è andato dal punto di vista di chi alleva animali? Dopo anni di grosse difficoltà, l’anno scorso la situazione è migliorata. Chi si è specializzato nell’ingrasso ha ottenuto discreti risultati, gli altri hanno chiuso in pareggio o con una piccola perdita. Quali sono le vostre principali difficoltà? Il problema principale degli allevatori è la burocrazia. Spesso sono impegnati a dar seguito ai numerosi controlli da parte di enti autorizzati e a produrre tutte le numerose documentazioni richieste. Ma i controlli sono necessari… Nessuno vuole sottrarsi ai controlli, anzi sono indispensabili per garantire la qualità e la sicurezza al consumatore. Quello che richiediamo è una burocrazia più snella e che faciliti il nostro lavoro. La Cun (Commissione unica nazionale) è stata una risposta positiva alle tensioni di mercato? La Cun è stata un’opportunità per gli allevatori per poter stabilire una quotazione settimanale sul mercato. Le industrie di macellazione, infatti, rifiutavano la quotazione e procedevano alla contrattazione con i singoli allevatori, che, in difficoltà, vendevano i suini a prezzi molto bassi, che finivano per determinare un prezzo inferiore su tutto il mercato. Le aziende di trasformazione, vedendo che la quotazione della carne suina si abbassava, chiedevano a loro volta prezzi inferiori e così si innescava un circolo vizioso, con ribassi che finivano per pregiudicare qualsiasi possibilità di margine. Oggi grazie alla Cun, formata da importanti allevatori, le aziende di trasformazione sono obbligate a riconoscere il prezzo stabilito dalla Commissione unica, garantendo una contrattazione più equa. Il costo della produzione è molto alto oggi? E’ altissimo. Basta guardare i prezzi dei cereali, continuamente in aumento, per non parlare del prezzo dei suinetti che nell’ultimo anno è passato da 60 a 90 euro ed è praticamente raddoppiato. E per quanto riguarda la normativa della classificazione delle carcasse? Questa normativa è di difficile attuazione in Italia. Tutte le genetiche europee sono, infatti, votate al magro, mentre il mercato italiano richiede una genetica destinata alla produzione di grasso per la produzione di prosciutti Dop. E’ un paradosso: se applicassimo davvero il sistema della classificazione dovremmo produrre suini magri con cosce grasse. E come sarebbe la classificazione? Quale carne verrebbe premiata? Quella magra come in tutta Europa o quella grassa come viene richiesta in Italia? Fine 37 SCHEDE PRODOTTO Aprile 2012 Bresì preaffettato www.golfera.it Breve descrizione prodotto La Real Bresaola deve la sua altissima qualità alla scelta delle migliori carni fresche ottenute da bovini adulti appositamente selezionati all’interno di allevamenti francesi o italiani registrati. La perfetta e lunga stagionatura come da tradizione, in condizioni climatiche tipiche della Valtellina e scrupolosi controlli durante tutte le fasi di produzione contribuiscono a farne un prodotto speciale, unico nel suo genere con delle proprietà organolettiche straordinarie per rispondere così alle richieste dei palati più esigenti. Ingredienti Carne di bovino, sale, destrosio, aromi naturali. Conservanti: E 250 E 252. Antiossidanti: E 301. Peso medio/pezzature Intere: 6 Kg, 5,5 Kg. Mezze: 2,7 Kg, 3 Kg. Caratteristiche Colore rosa, carne magrissima, tenera, profumo delicato e leggero, sapore unico e inconfondibile. Confezionamento Al naturale in rete, sottovuoto intera o mezza. Tempi di scadenza 90 giorni per il prodotto sottovuoto; a discrezione per il prodotto al naturale. Breve descrizione prodotto Salame prodotto con carni scelte di bovino, dal gusto piacevole e profumato, si caratterizza per l’aroma tipico di bresaola. L’equilibrato apporto nutrizionale ed il basso contenuto di grassi ne favoriscono la digeribilità. Ingredienti Carne bovina, sale iodato, aromi naturali, destrosio, spezie, piante aromatiche. Antiossidanti: E301, E300. Conservanti: E250, E252. Peso medio/pezzature Vaschetta da 100 gr. Caratteristiche Prodotto certificato dal marchio Spiga sbarrata dell’Aic per l’assenza di glutine. A ridotto contenuto di grassi e privo di lattosio. Confezionamento Vaschetta in atmosfera protettiva. Tempi di scadenza 90 gg. Culatello nostrano www.salumificiocoletti.it Dolce maggiore, prosciutto al sale dolce di Cervia www.dautore.com Breve descrizione prodotto I prosciutti vengono aromatizzati e stagionati con sale di Cervia: un sale reso dolce dalla limitata presenza di sali amari (solfato di magnesio, di calcio e cloruro di magnesio), ideale per la produzione di salumi. Ingredienti Coscia di suino, sale, aromi. Conservante: E252. Peso medio/pezzature 12 Kg in osso. 8 Kg disossato. Caratteristiche Il sale dolce di Cervia grazie alle sue caratteristiche ne accentua il sapore e il profumo. Confezionamento Con osso, disossato sottovuoto, in tranci, a mattonella, pre-affettato. Tempi di scadenza Disossato 120 gg; preaffettato 60 gg. Prosciutto San Daniele Coradazzi www.coradazzi.it Prodotto con carni suine italiane provenienti dai migliori macelli. Tutta la lavorazione viene eseguita manualmente al fine di garantire un vero prodotto Dop. Carne di suino, sale. Dall’intero con osso circa 10 Kg; al quarto disossato circa 2 Kg. Alimento naturale. Non ha conservanti né coloranti. Stagionato minimo 15 mesi. Non contiene glutine, né proteine del latte. 38 Prosciutto cotto di alta qualità Dolce Brianza Real Bresaola www.gianoncelli.it Breve descrizione prodotto Salume ricavato dal “fiocco” della coscia di gran suino padano Dop. Dopo un periodo di salatura il prodotto viene insaccato in un budello naturale e legato con una rete elastica. Si procede con l’asciugatura per almeno due settimane. La lunga e lenta stagionatura (8-10 mesi) e l’antica ricetta gli conferiscono un profumo unico. Ingredienti Carne di suino proveniente da allevamenti nazionali, sale, destrosio, preparazioni aromatiche naturali. Conservanti: E250, E251. Peso medio/pezzature 2 Kg. Caratteristiche Gusto intenso, dato dall’insieme delle spezie aggiunte. La stagionatura può essere media (4 o 5 mesi) oppure lunga (8-10 mesi). Confezionamento Sfuso in cartone; confezionato metà sottovuoto. Tempi di scadenza 18 mesi dalla produzione, 90 gg. sottovuoto. Intero con osso; disossato intero; metà prosciutto; quarto di prosciutto; stinco di prosciutto; buste di preaffettato (200 gr, 90 gr netto); scatole di latta di prosciutto preaffettato (150 gr, 300 gr netto). Galbanetto Grantradizionale www.galbani.it Breve descrizione prodotto Galbanetto Grantradizionale è un salame dal gusto semplice con leggero profumo di aglio e pepe. Al taglio, la fetta si presenta morbida e compatta, dal colore rosso e con grana media. Ingredienti Carne di suino, sale, zucchero, destrosio, spezie, aromi. Conservanti: E250, nitrato di potassio. Peso medio/pezzature Formato da 440 gr. Caratteristiche Senza glutine e derivati del latte. Temperatura di conservazione: fino a max. 20° C. Tempi di scadenza 60 gg. Breve descrizione prodotto Prosciutto cotto di alta qualità ottenuto da cosce nazionali selezionate, private del geretto e rifilate su due lati. La coscia viene salata mediante l’iniezione della salamoia, in seguito zangolata delicatamente e stampata da personale altamente qualificato. Successivamente viene cotta a vapore in stampo, lasciata raffreddare, confezionata in condizioni controllate e pastorizzata. Ingredienti Coscia di suino, sale, destrosio, saccarosio, aromi naturali. Antiossidante: E301. Conservante: E250. Peso medio/pezzature Tra 8,2 e 8,9 Kg; cartone da due pz. Caratteristiche Il colore si presenta rosato e omogeneo. Il prosciutto, dalla consistenza morbida al palato con mantenimento della fetta al taglio, mantiene un aspetto liscio e uniforme, senza gelatina, senza sfesature. Il grasso esterno si presenta compatto e ben distribuito. Il prodotto è senza glutine e allergeni. Confezionamento Sacchetto alluminato T.m.c. Tempi di scadenza 150 gg. Conservare tra 0° e +4° C. Fesa bovina al forno www.briziosalumi.com 6 mesi. Fesa di manzo delicatamente aromatizzata successivamente cotta arrosto in forno. Fesa di bovino, sale, proteine del latte, destrosio, vino, aromi, senape. Correttore di acidità: E331. Esaltatore di sapidità: E621. Conservante: E250. Antiossidante: E301. 3 Kg. (a metà sottovuoto). Taglio intero (fesa), legato, cotto arrosto. Senza glutine. Sottovuoto in bustoni trasparenti. 90 gg. Aprile 2012 Petto di tacchino arrosto “Pit” www.martellinaturalmente.it Breve descrizione prodotto Petto di tacchino intero, aromatizzato con aromi naturali, messo in rete e arrostito al forno. La cottura ne esalta il delicato aroma e conferisce una caratteristica doratura. Ideale per un’alimentazione sana ed equilibrata. Ingredienti Senza glutine, polifosfati, soia, derivati del latte. Peso medio/pezzature 5 Kg. Caratteristiche Linea Affettati Raspini-Disney www.raspinisalumi.it Breve descrizione prodotto Gli Affettati Raspini-Disney nascono sulla scia del successo delle referenze Ham Cotto Raspini-Disney. Rappresentano il primo prodotto, nella categoria degli affettati preconfezionati, a ricevere la licenza Disney, che consente di utilizzare il personaggio di Topolino sul fronte della confezione. Ingredienti Raspini offre una linea, nel pieno rispetto dei principi nutrizionali Disney, senza glutine, senza latte nè derivati e, per il prosciutto cotto, senza glutammato aggiunto. Gli Affettati Raspini-Disney sono adatti per una merenda sana e leggera, sia per adulti che per i più piccoli. Peso medio/pezzature 40 gr x 2. 10 pezzi per cartone espositore. Caratteristiche La linea Affetati Raspini-Disney è proposta in tre referenze: prosciutto cotto di Alta Qualità, prosciutto crudo stagionato e salame Milano. Confezionamento Confezioni doppie 40 gr x 2. Le informazioni nutrizionali sono chiaramente evidenziate sulla confezione mentre il prodotto è ben visibile sul retro. Tempi di scadenza 30 gg per il prosciutto cotto di Alta Qualità. 60 gg per il prosciutto crudo stagionato e per il salame Milano. Bresaola punta d’anca Stella 81 www.stella81.it Breve descrizione prodotto Prosciutto cotto di alta qualità leggermente affumicato, ripropone un’antica ricetta della tradizione contadina. Ingredienti Carne suina, sale, zuccheri (destrosio, saccarosio), aromi. Antiossidante: E316. Conservante: sale nitrato. Peso medio/pezzature Da 8 a 9 Kg. Caratteristiche Coscia suina estera. Senza allergeni, glutine, proteine del latte e derivati, glutammato, carragenine e amidi. Confezionamento Sacco nero/trasparente con etichetta applicata sulla cotenna, cartone nero da un pezzo. Tempi di scadenza Salame bresaola www.salumificioazzola.it Breve descrizione prodotto Salame di puro bovino, senza aggiunta di grassi. Ingredienti Carne di bovino, sale, destrosio, pepe, aromi. Conservanti: E251, E 250. Peso medio/pezzature Intero 800 gr; 70/100 gr. a peso fisso, in atmosfera protettiva per prodotto affettato. Confezionamento Intero o affettato. Tempi di scadenza 90 gg per il prodotto intero, 60 gg per i prodotti affettati. Breve descrizione prodotto La bresaola punta d’anca è prodotta con il taglio migliore della coscia di bovino. La lavorazione avviene con l’aggiunta di sale e aromi naturali per poi per poi passare alla stagionatura (da sei a otto settimane) a temperatura secca, che conferisce al prodotto la sua particolarità aromatica. Ingredienti Carne bovina, destrosio, sale, saccarosio, aromi naturali. Peso medio/pezzature 3 Kg ca. intera; 1,5 Kg ca. a metà. Caratteristiche Cilindrica, colore rosso con bordino scuro appena accennato, profumo aromatico. Tempi di scadenza Quattro mesi Salame toscano www.bonuccellisalumi.com Impasto di carni di suino accuratamente scelte. Un’appropriata stagionatura garantisce la giusta misura di muffa e una speciale compattezza dell’impasto. Si tratta di un salame tipico, a grossa granulazione. Carne di suino, sale, aromi naturali, destrosio. Antiossidante: E301. Conservanti: E252, E250. Non contiene derivati del latte. Piccola: 300-700 gr. Media: 2,5-4 Kg. Grande: 5-10 Kg. Salume di colore rosso, con lardello classico, insaccato in un budello naturale. La pezzatura da 8/10 Kg è la più prestigiosa: spagata a mano con grande attenzione secondo l’antica arte norcina. Sfuso o sottovuoto. Tronchetto di porchetta di Ariccia Igp www.porchettazzocchi.it Breve descrizione prodotto Deriva dalla lavorazione del suino che, dopo l’asportazione di spalle e di prosciutti, viene sottoposto alla fase di salatura con sale fino marino e di speziatura con una miscela di pepe nero, rosmarino ed aglio. La fase finale di legatura è un’operazione manuale che garantisce il mantenimento della compattezza del tronchetto. Cotto ad una temperatura che va dai 160° C ai 280° C, per un tempo compreso dalle tre alle sei ore raggiungerà un peso finale che oscillerà tra i 7 e i 13 Kg. Ingredienti Carne di suino, sale marino, pepe nero, aglio, rosmarino. Peso medio/pezzature Dai 7 ai 13 Kg Caratteristiche Le caratteristiche tipiche sia della porchetta intera che del tronchetto si evidenziano nella crosta, che avrà una consistenza croccante, e nel gusto, che sarà di carne suina aromatizzata, piacevolmente sapido. Confezionamento Scatola 620x200x200 mm. Un pezzo per confezione. Tempi di scadenza Il periodo di conservazione è di 8 gg ad una temperatura di 2/4° C, se sottovuoto, in confezione integra, si conserva per almeno 60 gg. 39 ATTREZZATURE & TECNOLOGIE Aprile 2012 CASE HISTORY “IDEABRILL OTTIMO PER I NOSTRI PRODOTTI” L’ESPERIENZA DI ALTAMURGIA SALUMI CHE DA DUE ANNI UTILIZZA INCARTI E SACCHETTI SALVAFRESCHEZZA DI SO4 Altamurgia Salumi è un’azienda giovane, ma con un solido bagaglio di esperienza alle spalle. Il titolare, Roberto Vitale, prima di avviare quest’attività imprenditoriale, per ben 20 anni ha lavorato “dietro il bancone” di un punto vendita, in qualità di salumiere. Due i punti di forza dell’azienda: la propria dimensione artigianale e il forte legame con il territorio. L’offerta Altamurgia Salumi, infatti, include alcune tipicità della regione: dalla ventresca (una pancetta caratteristica), alla soppressata, fino alla salsiccia a punta di coltello. Da due anni, Roberto Vitale ha scelto i sacchetti Ideabrill SO4 per conservare i suoi prodotti: “Prima utilizzavo un incarto tradizionale. Devo ammettere che la differenza è tangibile. Indubbiamente, Ideabrill mantiene inalterate per più tempo la freschezza e la bontà i salumi e dei prodotti di gastronomia”. Da un anno circa, poi, l’azienda ha deciso di per- sonalizzare il sacchetto con il proprio logo. “Anche questa scelta si è rivelata un’ottima opportunità. In quanto l’incarto si è trasformato in un veicolo pubblicitario efficace. Lo inserisco come omaggio all’interno degli ordini superiori, o pari, ai dieci chili. E i nostri clienti chiamano in azienda e si complimentano, anche per l’originalità e la qualità dell’incarto”. Altamurgia Salumi acquista i sacchetti Ideabrill dal distributore Delta 2000, società guidata da Donato Maino. “Sin dal momento in cui il prodotto è stato disponibile, abbiamo deciso di inserirlo nel nostro catalogo. Il successo che riscuote tra i consumatori finali è la forza di questo incarto, che assicura una maggiore fragranza al prodotto. Proponiamo Ideabrill soprattutto alle piccole realtà, come Altamurgia Salumi appunto. Che continuano a produrre con i metodi tradizionali, e garantiscono un prodotto finale di alta qualità”, afferma soddisfatto Maino. TERMINALE D430 CON SOFTWARE CTRL PER CONTROLLO STATISTICO DEI PRECONFEZIONATI Tipologia salume a cui è destinata l’attrezzatura/tecnologia Affettati in vaschetta, in busta e tutti i prodotti preconfezionati a peso fisso. Punti di forza del prodotto Realizzazione in acciaio Inox per ambienti di lavoro particolarmente difficili. Facilità di utilizzo anche per operatori non esperti. Collegabile via ethernet, Usb o seriale a sistema Pc con software di gestione Ctrl per stampe statistiche. Specifiche tecniche Diverse portate e divisioni in funzione dei prodotti da controllare. SELEZIONATRICE PONDERALE WPM Tipologia di salume a cui è destinata l’attrezzatura Tutti i salumi presenti sul mercato. Punti di forza del prodotto La selezionatrice ponderale Wpm è ideata per effettuare il controllo del peso e dei metalli che possono contaminare i salumi. L’accurata progettazione e lo studio preciso della macchina in tutti i suoi dettagli permettono una riduzione di spazi e costi. Il software di cui è dotata è stato realizzato per agevolare l’utente remotando i comandi del metal detector nell’interfaccia della selezionatrice ponderale. Specifiche tecniche La selezionatrice Wpm è personalizzabile a seconda delle richieste del cliente. Le dimensioni si adattano agli spazi aziendali a disposizione. Può, inoltre, essere dotata di stampante. Vanta porta Usb, connessione ethernet e può comunicare con il software aziendale di produzione. L’interfaccia è provvista di touch screen e del sistema operativo è Windows Xpe. www.idecon.it 40 AFFETTASALUMI GRAVITÀ GI 350 E GI 370 Tipologia di salumi a cui è destinata la macchina Tutti i tipi di salumi e formaggi. Punti di forza del prodotto La macchina è robusta e garantisce precisione nel taglio, riducendo la quantità di scarto. Adatta per distribuzione organizzata, ristorazione e dettaglio. Specifiche tecniche MODELLO GI 350 Lama: 350 mm. Motore kW (HP): 0,37 (0,50). Taglio prodotti quadri: 260x220 mm. Taglio prodotti tondi: 260 mm. Peso: 45 Kg. MODELLO GI 370 Lama: 370 mm. Motore kW (HP): 0,37 (0,50). Taglio prodotti quadri: 270x230 mm. Taglio prodotti tondi: 270 mm. Peso: 47 Kg. www.omegafoodtech.it BILANCIA DA BANCO SC II 7” Tipologia di salume a cui è destinato il prodotto Banchi serviti: gastronomia, macelleria, panetteria, pescheria. Punti di forza del prodotto Bilancia Pc-based da sistema che utilizza le ultime tecnologie di comunicazione per visualizzare tramite il display i contenuti pubblicitari e le informazioni sui prodotti. Il display a colori è da 7”. Specifiche tecniche Peso: 18 kg. Dimensioni (lunghezza x profondità x altezza): 342 x 471 x 560 mm. Alimentazione: 220 V. www.bizerba.com AFFETTATRICE AUTO 350 Tipologia di salume a cui è destinata l’attrezzatura Tutti i tipi di salumi da affettare in notevoli quantità. Punti di forza del prodotto Dimensione compatta con buone capacità di taglio, facile da usare e da pulire. Specifiche tecniche (peso, dimensioni, potenza motore, etc): Diametro lama: 350mm. Giri di lama al minuto: 300. Potenza motore: kw 0,420. Corsa carrello: 290mm. Regolazione di taglio: da 0 a 14mm. Capacità di taglio: H230 X L250mm (Ø230mm). Peso: 46 Kg. Display conta fette regolabile: da 1 a 999. Regolazione corsa del carrello e della sua velocità: da 1 a 9. Dimensioni: l. 680 x p. 600 x h. 805. www.noaw.it Aprile 2012 IMPIANTI DI ASCIUGAMENTO E STAGIONATURA SALUMI AFFETTATRICE F 250 VOLANO Tipologia di salumi a cui è destinata l’attrezzatura Tutti i tipi di salumi. Punti di forza del prodotto Costruita in ghisa e alluminio, con verniciatura a fuoco rosso vivo, ha il vantaggio di una rapida pulizia e di assoluta igiene. Il funzionamento manuale permette di lavorare anche in luoghi privi di energia elettrica. L’affilatoio incorporato semplifica il lavoro dell’operatore e mantiene perfetto il taglio del prodotto. Specifiche tecniche Peso: 33 Kg. Lama: 250 mm. Spessore a taglio: 0 + 2 mm. Taglio utile: l.185 x h.150 mm. www.tamagnini.com Tipologia di salumi a cui è destinata l’attrezzatura Tutti i tipi di salumi. Punti di forza del prodotto Grazie alla potenza frigorifera installata, è possibile eliminare, fin dalle prime ore di asciugamento, una notevole quantità di acqua del prodotto, anche a temperature ambiente relativamente basse. Riducendo così l’attività dell’acqua, si controllano le fermentazioni e si elimina il pericolo di acidità. Negli impianti “Turbo” la distribuzione dell’aria avviene mediante due canali laterali a parete, completi di particolari iniettori tronco-conici opportunamente dimensionati. Un attuatore lineare e un sistema di serrande regolano continuamente la portata dell’aria nei due canali di mandata, in modo da ottenere una lama d’aria in continuo movimento all’interno del locale. Inoltre è possibile prevedere delle posizioni di sosta intermedie e la durata della sosta stessa. La ripresa dell’aria avviene mediante canalizzazioni a soffitto complete di bocchette di aspirazione regolabili. Specifiche tecniche Il sistema computerizzato, oltre a monitorare la temperatura e l’umidità relativa, consente di impostare programmi predefiniti; controllare la temperatura dei fluidi e del calo peso; registrare e visualizzare in un’unica schermata l’andamento grafico di più variabili (temperature, umidità); verificare il corretto svolgimento di tutto il ciclo di maturazione. www.travaglini.it AFFETTATRICE ITALIANA MACCHI MOD. SV 350 CON PESATURA INTEGRATA Tipologia di salumi a cui è destinata la macchina Tutti i tipi presenti sul mercato. Punti di forza del prodotto Tramite l’utilizzo di visore Lcd grafico, di colore ambra o blu, si fornisce la possibilità di visualizzare loghi e caratteri di chiara e semplice lettura. Il sistema di pesatura è inglobato nel corpo macchina senza ricorso a particolari esterni. La pesatura a bordo macchina, inoltre, diventa un utile strumento per l’operatore, che può svolgere il proprio lavoro senza doversi spostare, risparmiando tempo. La tastiera a membrana e l’immediato sistema di comando permettono al macellaio di porzionare direttamente sul piano posamerce dell’affettatrice il prodotto nella quantità e peso richiesti. www.italianamacchi.it ANNODATRICE DI TESTA PER SALAMI CON NODO AUTOSERRANTE E ASOLA Salami. L’annodatrice G1 è una macchina studiata per la legatura dei salami con budello natura- le e/o sintetico, con taglio automatico dell’eccedenza del budello. Con questa attrezzatura è possibile effettuare nodi con asole regolabili oppure nodi semplici con la possibilità di regolare la lunghezza dello spago. Se posizionata davanti all’insaccatrice permette un lavoro continuo e regolare, aumentando così il rendimento, con una velocità di produzione da 24 a 27 pezzi al minuto. E’ poco ingombrante e di facile spostamento. Presente, inoltre, la possibilità di legatura Plus, che permette di legare prodotti con peso da 500 gr fino a 1.000/1.200 gr, a seconda dei tipi di budello. Quest’ultima opzione permette di annodare anche i budelli più fragili. TAGLIACARNE CONTINUO FINIMONDO Tipologia di salumi a cui è destinata l’attrezzatura Blocchi di carne. Punti di forza del prodotto Il tagliacarne continuo Finimondo presenta elevata produttività e garantisce una lavorazione precisa senza il rischio di danneggiare il prodotto. La macchina assicura, inoltre, un’elevata sicurezza. Specifiche tecniche (peso, dimensioni, potenza motore, etc) Temperatura minima prodotto da lavorare: -2°C/-5°C. Produzione oraria: 4/8 ton/h. Potenza totale: 10/20 Kw. www.velati.com 41