Romanzo comunale
Le calamità sono una disgrazia per la gente, ma un'opportunità per qualcuno...
L'inizio di questo racconto è nel settembre 2006, quando, dopo due giorni di intense (ma non
eccezionali) piogge, si verificò una disastrosa alluvione nella bassa vallesina ed a Falconara in
particolare.
Nei due anni successivi nulla di concreto viene prodotto dalle isitutzioni per fare fronte ai danni ed
alla situazione di rischio determinatasi, se si fa eccezione per 700.000 euro messe a disposizione
dalla regione Marche, che sarebbero dovuti servire per realizzare, col contributo dei privati, una
cassa di espansione già progettata per il fosso di San Sebastiano, a dimostrazione che il rischio era
ben noto già da prima della catastrofe del 2006.
Ma nel settembre 2007 decade l'amministrazione comunale guidata dal sindaco Recanatini per le
feroci polemiche relative all'adesione del Comune al progetto Quadrilatero – che sarà firmata dal
Commissario Prefettizio non appena insediatosi – e con essa decade anche il proposito di realizzare
l'intervento di difesa idraulica (al suo posto prenderà forma la famigerata lottizzazione di
Montedomini...ma questa è un'altra storia...)
Nel 2008 l'Autorità di Bacino regionale pubblica il Piano straordinario per le aree coinvolte
nell'alluvione del 2006, definendo il nuovo perimetro delle aree a rischio nelle quali si applicano le
norme del Piano di Assetto idrogeologico.
Il Piano straordinario
nello stesso anno si insedia la nuova amministrazione di centro-destra guidata dal Sindaco
Brandoni che conferma sostanzialmente le politiche territoriali della amministrazione precedente e
del commissario prefettizio, tra cui la strategità dell'operaione Quadrilatero.
Sulla base di questa conferma - che comporta l'accettazione della variante automatica al PRG con
l'inserimento dell'Area Leader di Castelferretti (Quadrilatero) all'interno dell'ambito di PRG
definito Ambito a Progetto Unitario (APU) n.1 - i soggetti privati propietari della parte residua dell'
APU1 chiedono al sindaco Brandoni di redigere una opportuna variante al PRG in quanto le
previsoni del PRG erano divenute di fatto inattuabili dopo l'inserimento forzoso della previsione per
l'Area Leader.
Un atto dovuto alle proprietà, quindi, da parte del Comune che tuttavia, come vedremo, sarà
trascinato fino ai nostri giorni.
Area leader della Quadrilatero e APU1 residua
in azzurro le aree esondabili individuate dal Piano Straordinario
La situazione di rischio idorgeologico determinatasi si intreccia anche con un'altra storia: la
richiesta della API Nova Energia per una nuova centrale turbogas da 580 MW.
Il progetto della centrale infatti si viene a trovare di fronte ad un problema che rischia di vanificare
l'operazione, in quanto il luogo dove si vorrebbe relizzare la centrale si trova nel bel mezzo di
un'area a rischio R4 i cui è inibita ogni nuova edificazione, compresi gli impianti per la produzione
di energia elettrica.
Alle sollecitazioni dell'API affinchè venisse indicata una soluzione che consentisse di procedere con
l'iter per la centrale, l'Autorità di Bacino spiega che il rischio idrogeologico che coinvolge l'area API
non dipende soltanto dal vicino fiume Esino ma anche dal reticolo dei fossi minori. Pertanto è
essenziale definire un “assetto di progetto” di sistemazione idraulica dell'inteo territorio capace di
ridurre il rischio di esondazione tanto da consentire la deperimetrazione dell'area API.
L' API redige prontamente uno studio idraulico nel 2008, e nel 2009 un progetto di risanamento del
fiume Esino e dei fossi minori.
Il progetto API prevede in sostanza interventi di risagomatura degli alvei ed il rifacimento di alcuni
ponti seguendo la filosofia di derivazione idraulico-ingegneristica di permettere il più rapido
deflusso delle acque di piena.
(Accadrà poi che per consentire all'API di ottenere un parere favorevole in sede di VIA al progetto
della centrale, l'Autorità di Bacino produrrà una dichiarazione di “deperimetrazione preventiva”
dell'area API sostenendo, in altri termini, che qualora gli interventi di progetto fossero stati
realizzati la deperimetrazione sarebbe stata concessa. Atteggiamento che contrasta e deroga rispetto
al principio che prima si realizzano gli interventi di risanamento e poi si valuta, da parte
dell'Autorità di Bacino,l'opportunità di una deperimetrazione dal vincolo... ma anche questa è
un'altra storia...)
Tuttavia, l'idea che per risolvere il problema delle esondazioni la soluzione sia quella di far correre
l'acqua” non convince tutti. D'altra parte era già stato fatto in precedenza il progetto per una casa di
espansione che invece persegue una filosofia opposta, secondo la quale l'acqua di piena va
trattenuta a monte facendola defluile in un tempo più lungo.
Alla fine del 2009, il Comitato Alluvionati di Castelferretti, costituitosi a seguito dell'alluvione
del 2006 (che era solo l'ultima di una lunga serie di alluvioni già subite dalla cittadina) invita il
gruppo tecnico Sunesis ad una conferenza pubblica dove viene illustrato il metodo “a.g.r.i.” approccio geomorflogico al rischio idraulico - messo a punto proprio per i corsi d'acqua minori e
che, seguendo il principio di “trattenere l'acqua a monte”, prevede la realizzazione di una serie di
piccoli invasi in aree morfologicamente idonee in sostituzione delle grandi casse di espansione
ritenute troppo invasive, costose ed ambientalmente incompatibili.
Spiegazione teorica del metodo AGRI – Approccio Geomorfologico al Rischio Idraulico - Sunesis
la Provincia e l'Autorità di bacino, presenti all'incontro, stigmatizzano la proposta ribadendo che
agli atti è presente il solo progetto presentato dall'API, del quale, evidentemente, condividono la
filosofia di intervento....
Contemporaneamente procede la richiesta dei privati della APU1 residua per definire una variante
speditiva che “aggiusti” le condizioni di attuabilità delle previsioni di PRG.
La richiesta però è bloccata dalla presenza di aree esondabili. In quella situazione la Provincia non
intende prendere in considerazione varianti che potrebbero consentire a qualcuno di procedere
all'attuazione e ad altri- coinvolti nel vincolo idrogeologico – di rimanere fermi. La risoluzione del
problema idraulico diviene quindi condizione essenziale al riasetto dell'area.
Nel marzo 2011 pertanto i privati proprietari della parte residua dell’ambito APU1 del PRG di
Falconara, offrono al Comune di farsi carico della sistemazione idraulica del fosso dei
Cannetacci nel contesto di una variante urbanistica che ripristini le condizioni di attuabilità del
PRG.
I privati, in sostanza, propongono al Comune di stipulare un Accordo di programma per realizzare
le opere idrauliche che saranno indicate dal Comune in quanto necessarie alla messa in sicurezza
del Cannetacci contestualmente all’avanzamento dell’iter della variante di adeguamento.
L'accordo di programma è infatti lo strumento previsto dal Piano di Assetto Idrogeologico regionale
(PAI) per poter realizzare gli interventi necessari alla messa in sicurezza dei
corsi d'acqua a rischio di esondazione anche in assenza di specifici finanziamenti pubblici.
Dal Comune di Falconara, che si è sempre detto veramente interessato a risolvere il problema dei
fossi e che si rammarica con i cittadini di non avere i soldi, biasimando la Regione perché ha
stanziato solo 700.000 € a seguito dell'alluvione del 2006, i proprietari della APU1 si aspettano un
accoglimento entusiasta della proposta.
E invece il Comune “ci pensa” e, interdetto, rimanda la Variante alla definizione di scenari più
“ampi” …
I privati dell'APU1 restano perplessi di fronte a questo inspiegabile atteggiamento.
La perplessità diviene sconcerto quando vengono a sapere che cosa è accaduto il 9 marzo 2011.
La mattina del 9 marzo, una Società denominata “Sviluppo Ancona Nord” presenta una lettera ed
una serie di faldoni che cntengono un voluminoso progetto.
La lettera in sonstanza recapita al Comune di Falconara un progetto di sistemazione idraulica dei
fossi minori a firma dell'ing.Gara – medesimo firmatario del progetto API – che viene offerto
gratuitamente dalla Società Sviluppo Ancona Nord (SSAN) che si qualifica come proprietaria
dell'area di Chiaravalle – a confine con Falconara – in cui è già presente un Piano di Lottizzazione
per la realizzazione di un'area commerciale e relativi parcheggi.
La SSAN propone inoltre all'Amministrazione Brandoni di stipulare un Accordo di programma per
finanziare la realizzazione degli interventi in cambio della trasformazione da zone agricole a zone
edificabili ad uso commerciale di alcune aree di loro proprietà site nel Comune di Falconara.
In azzurro le aree della Società Svilupo Ancona Nord site nel Comune di Chiaravalle
In celeste le aree della medesima società site nel Comune di Falconara e destinate dal PRG ad uso agricolo
Il progetto consegnato, firmato dal medesimo firmatario del progetto API, è di fatto lo stesso
progetto API a cui è stata semplicemente cambiata intestazione.
Ma le stranezze di quella mattina non finiscono certo qui:
Quella stessa mattina infatti la dirgente del servizio urbanistica scrive al dirigente dei LL.PP. una
strana lettera con la quale si stabilise che eventuali proposte volte a risolvere il rischio idraulico,
anche se in variante al PRG, hanno assoluta necessità ed urgenza.
Il dirigente ai LL.PP. obbedisce prontamente alla sollecitazione e, riscontrando una proposta appena
arrivata al protocollo si produce in una performance spettacolare riuscendo nel giro di due o tre ore
a studiare e valutare positivamente il voluminoso progetto, predisporre la delibera di approvazione e
mandare tutto alla Giunta che si riunisce nel pomeriggio.
La delibera n.66 del 09/03/10, la quale anticipa e condiziona la delibera sull’accordo di programma
(n.67), riguarda proprio l'approvazione del progetto giunto quella stessa mattina.
In sostanza il Comune, recependo il progetto nella prospettiva di sottoscrivere un Accordo di
programma con lo la SSAN, implicitamente promette alla stessa società la variazione della
destinazione urbanistica dell'area di sua proprietà senza nessuna decisione o parere
preventivamente rilasciata dal Consiglio Comunale.
Inoltre il Comune compie una scelta precisa tra due proposte giunte in contemporanea ed entrambe
concernenti l'offerta alla copertura delle spese per gli interventi di messa in sicurezza idraulica.
La prima proposta è relativa a proprietari siti nel territorio di Falconara ai quali il PRG riconosce
già la possibilità di edificare a fini commerciali ma che sonostati bloccati dalla decisione del
Comune di aderire alla Quadrilatero.
La seconda proposta è relativa a proprietà non falconaresi le quali chiedono la trasformazione di
aree agricole in aree commerciali.
E l'aministrazione Brandoni, tra le due, sceglie la seconda.
Emerge anche, in questa vicenda, la assoluta pretestuosità del recepimento da parte del Comune
del progetto offerto dalla SSAN, dato che il Comune non ha alcuna titolarità nella progettazione e
realizzazione di interventi di carattere idraulico che sono invece diretta ed assoluta competenza di
Autorità di Bacino e Provincia.
E d'altra parte il progetto “fatto proprio” dal Comune era già depositato da mesi – a nome API Nova
energia – presso l'Autorità di bacino ed il Comune non poteva non saperlo e non aver già visto qugli
elaborati.
Ma chi è questa Società Sviluppo Ancona Nord? Come mai la sua sede risulta essere a Senigallia, in
via bbagnano 3, mentre il Comune invia le comunicazioni che la riguardano all'indirizzo
dell'impresa COIM s.r.l. di Monte San Vito ?
Ci torneremo pù avanti. Per ora lasciamola lì sullo sfondo...
Il 3 marzo 2011 intanto si era verificata una nuova alluvione, quasi identica a quella del 2006.
Nei mesi immediatamente successivi il Comitato Alluvionati di Castelferretti e il gruppo Sunesis
presentano un progetto di massima esemplificativo del metodo a.g.r.i. per la valle del Cannetacci.
Il progetto AGRI - Sunesis con le aree di laminazione del Cannetacci
Contemporaneamente si ha notizia dello stanziamento dei fondi per i territori colpiti dalle calamità
naturali da parte del governo Berlusconi.
Si parla di quasi 10 milioni di euro.
Ad ottobre 2011 la Provincia approva il progetto preliminare per le casse di espansione (costo 8
milioni) deliberazione n° 375 dell'11/10/2011
Il progetto di massima della provinci con le “aree di laminazione individuate su base geomorfologica”
Si tratta di un radicale cambio nell'impostazione degli interventi previsti che vanno nella direzione
sollacitata dal Comitato Alluvionati. Il progetto della provincia assomiglia molto alle aree di
laminazione naturale del progetto a.g.r.i. Del gruppo Sunesis, ma il loro numero e la loro
collocazione non segue le medesime logiche. Questo, secondo i tecnici del gruppo Sunesis, spiega
in parte l'alto costo previto per le opere.
Nel dicembre 2011 il Comitato Alluvionati presenta un ulteriore approfondimento del progetto
Sunesis secomdo il quale le sole aree di laminazione del Cannetacci costerebbe non più di 1
milione di euro,
Nell'estate del 2012 la Provincia approva il progetto definitivo per le casse di espansione (costo
stavolta “solo” 3 milioni)
deliberazione n° 76/2012
il progetto definitivo della Provincia per le casse di espansione del Cannetacci e del San Sebastiano
a maggio 2012 il Comune è informato sull'avvio della procedura di VIA
nota prot. 77771 del 23.05.2012
il comune fa osservazioni
Delibera di Giunta Comunale n° 184 dell’11/09/2012
Delibera di Giunta Comunale n° 64 dell’19/02/2013
In sostanza nelle osservazioni, tra le altre cose, si chiede di ridurre il numero delle aree di
laminazione per farne una sola per ogni vallata. In pratica si propone di ritornare alla casse di
espansione (vedi progetto definitivo).
L'amministrazione comunale punta il dito soprattutto sulla cassa di espansione prevista nella parte
del Cannetacci a monte del rilevato autostradale (area C1), nell'area cioè oggetto della proposta
della SSNA.
settembre 2013 - esito VIA
Decreto del Dirigente della Posizione di Funzione Valutazioni ed
Autorizzazioni Ambientali n. 81/VAA del 17/09/2013,
nella relazione esplicativa si afferma che le osservazioni di Falconara circa le casse di espansione
possono essere accolte in variante al progetto. Per quelle del Cannetacci si vedrà se minimizzare o
eliminare la C1, per quella del San Sebastiano, se unire le due casse previste in una sola.
Riguardo al progetto promosso dal Comitato Alluvionati, nella risposta si afferma che il progetto
non aveva i requisiti del progetto necessari per fare la VIA (??) e che quella proposta era derivata da
incontri con la Provincia perchè prima era stata presentta una proposta diversa (??). Dalla risposta
data alle osservazioni la Provincia quindi tenta di sostituirsi al Comitato Alluvionati ed al gruppo
Sunesis nella paternità di ideazione della soluzione applicata, mistificando così la realtà delle cose.
Nell'ottica di procedere speditamente alla realizzazione degli interventi, la Provincia sollecita i
Comuni a predisporre le opportune Varianti non appena siano definite le localizzioni definitive e le
dimensioni assunte dalle due casse di espansione, una per ciascun corso d'acqua,
Con la delibera G.C. n.511 del 20/12/2013 - Bacino idrografico Fiume Esino - fossi Castelferretti.
Interventi di completamento per la riduzione del rischio idrogeologico. Presa d'atto dell'avvenuta
redazione degli elaborati tecnici di variante parziale al PRG SAT A3 - ZED2 e ZUT2 - Accordo di
Programma art. 34 D.Lgs 267/2000
il Comune predisopne una variante per una sola cassa di espansione sul fosso di San Sebastiano
relativamente al quale quindi l'osservazione di Falconara è stata accolta e le due casse sono diventate una.
In azzurro le aree della Società Svilupo Ancona Nord site nel Comune di Chiaravalle
In celeste le aree della medesima società site nel Comune di Falconara e destinate dal PRG ad uso agricolo
E l'intervento sul Cannetacci?
La Provincia sembra aver accolto l'eliminazione della cassa di espansione C1 che era posizionata nel
Comune di Falconara, quindi la competenza della Variante è di Camerata Picena.
Il problema però è un altro: sono ancora disponibili i soldi per la realizzazione di entrambe le casse di
espansione? O ci si deve attendere la eventualità di un coinvolgimento di soggetti privati all'interno
dell'accordo di programma?
Infatti nella nella delibera comunale si fa riferimento all'accordo di programma.
la provincia di Ancona, in risposta, con nota prot. 162303
del 14/10/2013, ha convocato per il 24/10/2013 un incontro tecnico, per
verificare la possibilità di stipulare un accordo di programma, al fine
di approvare il progetto delle casse di espansione in variante ai P.R.G.
Di Falconara, Ancona e Camerata Picena;
A seguito del suddetto incontro, i comuni coinvolti hanno convenuto di
procedere ognuno per l’ambito di competenza, alla elaborazione di una
Variante al PRG che seguirà il procedimento dell’Accordo di Programma ai
sensi dell’art. 34 DLgs 267/2000 in capo alla Provincia di Ancona.
Il Comune poi – contemporaneamente - intraprende una iniziativa inaspettata sulla APU 1, dove invita le
proprietà a fare una variante al PRG.
Tra le propietà invitate anche la Società Sviluppo Ancona Nord, sebbene detta società non risulta proprietaria
di terreni compresi nella APU1
Delibera nr. 401 del 15/10/2013
La storia dell'APU 1 – è bene ricordarlo - è assai particolare:
resa irrealizzabile dalla Quadrialtero, era compito del Comune sistemare la sua attuabilità, ed i proprietari
delle aree fecero richiesta in tal senso appena si insediò Brandoni, nel 2008, ma da allora ad oggi la
situazione non è stata sistemata.
Comune e Provincia hanno sempre avanzato mille problemi per lo pù rivelatisi inesistenti: vincoli
autostradali rivelatisi non tali dagli enti preposti interpellati dai privati, vincoli del PTC per opere
infrastrutturali stralciate dal PTC stesso, presenza del PAI su una parte dell'area che comporta l'impossibilità
di frazionare l'attuazione del comparto, la fantomatica prescrizione di indedificabilità in sede istruttoria del
PRG (ma è legittima? La Provincia non è tenuta a verificare solo la conformità ai piani sovraordinati? E poi
questa prescrizione viene fuori dopo 10 anni e non è nemmeno trascritta negli elaborati normativi del PRG?).
Poi improvvisamente, di sua iniziativa, il Comune dice che la variante si può fare ma non ai sensi dell'art.15
(variante speditiva) come vorrebbero legittimemente i privati, ma con una normale variante al PRG....e in
questa possibiltà non si fa più menzione del problema del PAI e dell'impossibilità di fare varianti che
frazionano l'attuabilità paventata dalla Provincia senza risolvere contestualmente il problema del rischio
esondazione.
Perchè?
Forse perchè il problema PAI si potrà risolvere quando la Società Sviluppo Ancona Nord, facendo
osservazione alla variante, ricorderà la sua proposta di accordo di programma – accettata dal comune – per
contribire alla realizzazione della cassa di espansione in cambio della trasformazione dell'area agricola di sua
proprietà in area edificabile?
Forse stiamo descrivendo uno scenario frutto della fantasia...o forse la realtà è più cruda e subdola del più
fantasioso dei romanzi criminali.... staremo a vedere.
-------------------E' però ora venuto il momento di ritornare a vedere chi è questa Società Sviluppo Ancona Nord e che cosa
ha a che fare con Falconara.
La Società Sviluppo Ancona Nord è una s.r.l., con sede in Senigallia, via Abbagnano n.3.
A quel medesimo indirizzo è lo studio tecnico dell'Ing. Solidoro Loris ed Associati.
La SSAN risulta proprietaria di un'aera ai confini con Falconara Martitima e prossima al casello autostradale
di Ancona nord. Un'area discussa, dove già da 1997 il PRG del Comune di Chiaravalle prevedeva la
realizzazione di spazi commerciali.
Fin dalla data di presentazione del piano di lottizzazione commerciale a Chiaravalle scoppiarono polemiche
attorno alla figura della SSAN.
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Scritti tratti da:
VI - IL LIBRO NERO DELL'URBANISTICA - Chiaravalle 1994-2008
Unione Civica Chiaravalle
martedì 8 aprile 2008
6 – VARIANTE MANTA SRL
Chi passi per la Provinciale Chiaravalle - Castelferretti trovandosi a destra il Distributore Metano si avvedrà
di avere, a sinistra, una lottizzazione a fini produttivi composta da qualche decina di “capannoni”; tale
lottizzazione è stata realizzata ad opera della Ditta proprietaria delle aree, la Manta Costruzioni srl, di
proprietà di un noto esponente politico locale di Centrosinistra; la lottizzazione era regolamentata da una
“convenzione” che prevedeva che si realizzasse in loco un’area di insediamenti produttivi, artigianali e
commerciali, con lotti di superficie minima pari a mq. 1000.
Nel corso della realizzazione delle opere, però, si è appalesata ben presto una certa difficoltà per l’Impresa
costruttrice e proprietaria dell’area di vendere capannoni industriali con quelle dimensioni; è così che, in
totale difformità dalla convenzione di lottizzazione, la Ditta ha chiesto ed ottenuto dall’Ufficio Tecnico del
Comune di Chiaravalle la possibilità di frazionare e, quindi, di sub dividere i lotti e i capannoni; con ciò
l’impresa è riuscita a vendere gli altrimenti invendibili capannoni.
Il problema grosso, però, è che ogni variazione “sostanziale” alla convenzione di lottizzazione del 1998, per
un’espressa norma contenuta nella stessa convenzione, doveva essere preventivamente discussa e
approvata, previo passaggio in Commissione Urbanistica, dal Consiglio Comunale di Chiaravalle.
Ora è evidente che quando il Comune di Chiaravalle diede l’autorizzazione di lottizzazione e si convenzionò
con la Ditta Manta Costruzioni lo fece avendo in vista determinate finalità. In altri termini l’interesse
“pubblico” era quello di avere insediamenti produttivi di notevoli dimensioni e capaci di impiegare molta
manodopera, e non quello di ricavare uno “spezzatino” di uffici e piccoli locali commerciali. Il Comune di
Chiaravalle, all’epoca, riteneva che fosse opportuno, per la nostra Cittadina, avere un’area industriale, e
un’area industriale ha determinate caratteristiche anche plani-volumetriche: i capannoni devono essere di una
certa dimensione perchè debbono ospitare una determinata attività produttiva industriale o artigianale; essi
debbono essere progettati e realizzati per ospitare decine e decine di dipendenti; debbono avere degli ampi
spazi di manovra interni e debbono avere degli ampi spazi di parcheggio esterni.
Se un’area industriale viene ridotta ad uno spezzatino di piccoli comparti commerciali tutti al di sotto del
limite minimo previsto dalla convenzione di lottizzazione, è evidente che si snatura completamente il
progetto originario e si variano completamente le finalità che l’Amministrazione Comunale si era proposta
nell’approvare quel determinato tipo di convenzione.
Ciò sarebbe stato accettabile solo se, come prevedeva la convenzione di lottizzazione, si fosse passato
attraverso il vaglio del Consiglio Comunale di Chiaravalle, vale a dire solo se il Consiglio Comunale di
Chiaravalle, unico soggetto competente a decidere, avesse ritenuto più opportuno, per la Comunità
Cittadina, avere una zona commerciale piuttosto che una zona industriale.
A quel punto sarebbe stato il Consiglio Comunale a variare, eventualmente, la convenzione di lottizzazione
che, bisogna ricordare, costituisce una vera e propria variante urbanistica; e magari avrebbe imposto altre
prescrizioni. Invece il Consiglio Comunale di Chiaravalle, come anche la Commissione Urbanistica, è stato
completamente superato, anzi neppure interpellato, visto che le autorizzazioni al frazionamento degli
immobili (e, quindi, alla sostanziale trasformazione dell’area da industriale a commerciale) sono state
rilasciate dall’Ufficio Tecnico Comunale senza alcun confronto né con la commissione urbanistica, né
con il Consiglio Comunale e, soprattutto, senza adottare la prevista procedura di variante della convenzione
di lottizzazione. Ma non basta.
Nella passata legislatura Bianchini II, la stessa proprietà Manta Costruzioni per ben due volte chiese di
variare la destinazione urbanistica di un singolo lotto che non riusciva a vendere; voleva, in altri termini,
trasformarlo da lotto per insediamento produttivo a lotto per insediamento di attività alberghiero-recettizia.
La Commissione Urbanistica in entrambi i casi ha bocciato questa richiesta: essa, infatti, non aveva ravvisato
alcun “prevalente” interesse pubblico per pervenire alla variante urbanistica (e a quella della convenzione di
lottizzazione) in quanto riteneva che la previsione di un’area a destinazione alberghiero ricettizia, già
prevista alla uscita del casello autostradale e già di proprietà degli stessi Imprenditori, fosse sufficiente a
soddisfare le esigenze alberghiere e ricettizie di Chiaravalle.
Nella odierna legislatura Montali, invece, tale variante è stata concessa; in questo caso si è però utilizzata
la procedura dello Sportello Unico dell’Edilizia.
La nuova proprietà del lotto e del capannone, tale Società Occhio D’Anatra srl, ha interpellato direttamente
l’Ufficio Tecnico Comunale e, invocando il famoso e prevalente interesse pubblico di Chiaravalle ad avere
proprio in quel posto una struttura ricettizia alberghiera, ha ottenuto la variante, approvata, ovviamente, dal
Consiglio Comunale di Chiaravalle a maggioranza e sempre con l’opposizione del Centrodestra e di
Rifondazione Comunista.
A parte la contraddittorietà nel comportamento della Amministrazione che, immutate le circostanze, prima
nega e poi concede la variante, la cosa veramente preoccupante, se vera, è che sembrerebbe che questa
variante sia stata la condizione posta dall’attuale proprietà alla Manta Costruzioni al momento di
acquistare il lotto. In quella circostanza sembrerebbe, infatti, che l’attuale proprietario abbia richiesto, ed
evidentemente ottenuto, assicurazioni politiche che una volta acquistato l’immobile “commerciale” il
Comune avrebbe proceduto ad una variante urbanistica del capannone per renderlo almeno in parte
destinato a finalità ricettiva alberghiera, del tutto diversa, come detto, rispetto a quelle industriali e artigianali
previste dall’originaria convenzione.
Tale ipotesi, se veritiera, confermerebbe l’influenza, anche in contrasto con le norme urbanistiche, che
hanno alcuni soggetti (Imprenditori e Politici appartenenti a forze politiche che hanno sostenuto e
sostengono la maggioranza di Sinistra del Comune di Chiaravalle sia all’epoca Bianchini che all’epoca
Montali) nei confronti della maggioranza del Consiglio Comunale, a non voler parlare di un vero e
proprio assoggettamento del ceto politico-amministrativo di Chiaravalle ad alcuni soggetti, politicamente
tanto potenti da essere in grado di promettere, ed ottenere, addirittura una variante Urbanistica del PRG al
fine di favorire un singolo proprietario e consentirgli di vendere un singolo “capannone”.
Se tanto ci dà tanto cosa succederà nel prossimo consiglio Comunale che sarà composto quasi
esclusivamente da inesperti Consiglieri del tutto a digiuno di urbanistica e dei vari precedenti?
7 – VARIANTE MEGASTORE
Visto che parliamo della Manta Costruzioni srl raccontiamo anche la storia di una variante che avrebbe
dovuto essere approvata nel corso di questa legislatura ma che, grazie all’opposizione ferma del
Centrodestra e di Rifondazione Comunista, è stata per il momento rinviata.
La Manta Costruzioni srl oltre che essere titolare di molte proprietà tra Chiaravalle e Monte San Vito, e oltre
che avere lottizzato molte aree in questi due comuni, partecipa assieme ad altre Imprese ad una Società che si
chiama Sviluppo Ancona Nord srl, partecipata da altre Imprese che operano in vari campi ma sempre nella
nostra zona.
Questa Società Sviluppo Ancona Nord srl a Dicembre 07 chiede al Comune di Chiaravalle, a quello di
Camerata Picena, a quello di Monte San Vito e alla Provincia di Ancona l’attivazione di una procedura,
chiamata “Conferenza dei Servizi”, protesa a variare la destinazione urbanistica di circa 20 ettari – vale a
dire 200.000 mq – di area agricola (situata parte nel Comune di Chiaravalle e parte in quello di Falconara
Marittima) per farne un immenso Centro Commerciale e Direzionale.
La Conferenza dei Servizi, per chi non lo sapesse, è una procedura particolare prevista dalla legge per variare
la destinazione urbanistica di determinate zone del territorio Comunale che altrimenti sarebbero in contrasto,
oltre che con gli strumenti urbanistici dei Comuni, anche con gli strumenti programmatori sovraordinati.
Nel caso che ci interessa esso è il Piano Territoriale di Coordinamento, a suo tempo licenziato dalla Provincia
di Ancona, quando Assessore era proprio il famoso Politico-Imprenditore di cui abbiamo parlato anche sopra.
Il P.T.C. non prevede in loco (area Casello Ancona Nord A14) alcun insediamento di natura commerciale e
direzionale, ad esclusione di quello più volte citato, di proprietà della Manta srl, dell’estensione, però, di soli
h. 2. La Ditta Sviluppo Ancona Nord srl, di cui la Manta Costruzioni srl è socia, dichiarando di avere la
“disponibilità” di tutti i 20 ettari, ha chiesto appunto l’attivazione della procedura di cui sopra per realizzare
in questi 20 ettari un complesso commerciale e direzionale. Venutone a conoscenza il Centrodestra, nelle
persone dei Consiglieri Comunali Mencarelli e D’Ascanio, svolgeva un’interpellanza discussa in Consiglio
Comunale in cui chiedeva al Sindaco del Comune di Chiaravalle informazioni sulla questione: ebbene il
Sindaco del Comune di Chiaravalle, Montali, mentendo, dichiarava espressamente di “non essere a
conoscenza di alcun atto formale relativo alla possibile variante urbanistica”, impegnandosi a
comunicare “al Consiglio Comunale ogni futura novità”.
Si scopriva nei giorni seguenti, invece, che sin dal gennaio 2008 e, comunque, con una lettera spedita dal
Comune di Chiaravalle appena due giorni prima della seduta del Consiglio Comunale, il Sindaco di
Chiaravalle e il Commissario Prefettizio di Falconara M. ma, avevano deciso di iniziare la procedura di
variante urbanistica mediante la convocazione della Conferenza dei Servizi.
Poiché la legge prevede che, sempre presente il “prevalente” interesse pubblico, la convocazione della
Conferenza dei Servizi ai fini di variante urbanistica può essere chiesta soltanto da chi ha la proprietà o altro
diritto reale delle aree che s’intende variare, nel caso di specie la semplice “disponibilità “delle aree
dichiarata dalla Sviluppo Ancona Nord srl, di cui la Manta Costruzioni srl è socia, non assolveva al
requisito chiesto dalla legge.
Quindi, di fronte alla richiesta avanzata dai Consiglieri Comunali Mencarelli, Bianchelli e D’Ascanio di
avere copia dei titoli di proprietà o degli altri diritti reali aventi data certa anteriore alla richiesta di
convocazione della Conferenza dei Servizi, la pratica è stata sospesa in attesa, evidentemente, del nuovo
Consiglio Comunale che scaturirà dalle elezioni del 13 e 14 Aprile 2008, dove non essendoci più le rotture
di coglioni ... di Mencarelli e Bianchelli, fatti fuori da Alleanza multiNazionale e da Forza Italia, si
potrà finalmente riprendere l’esame di questa variante (che, tra l’altro, è in palese contrasto con quanto
previsto dal progetto di area vasta della Quadrilatero SpA).
C’è, inoltre, un aspetto in tutta questa questione che non è stato sufficientemente approfondito ma che noi
riteniamo valga la pena di valutare: circa due anni fa, nel momento in cui il Comune di Chiaravalle si trovava
a discutere per la prima volta l’adozione della variante Sellari-Guardengo (vedi infra) e di fronte alle
veementi proteste delle minoranze e ad alcune perplessità manifestatesi anche all’interno della
maggioranza di Centrosinistra, nella componente della Margherita e nella persona dell’allora Presidente della
Commissione Urbanistica Consigliere Ivano Rocchetti, potemmo leggere sulla stampa locale un intervento
molto duro e ultimativo dell’allora Segretario Comunale della Margherita, il Dott. Nicola Rocchetti, il quale,
lamentando una cattiva politica edilizia del Comune di Chiaravalle, chiedeva perentoriamente che si
prevedesse la realizzazione di un centro direzionale e terziario proprio là, nell’area “del Metano”. Il Dott.
Nicola Rocchetti è oggi il Segretario Cittadino del Partito Democratico che, come noto, è il risultato
dell’unione del Partito della Margherita e dei Democratici di Sinistra. Sarà forse un caso ma nel Partito
Democratico è confluita anche l’Associazione dei Repubblicani Europei dell’On. le Luciana Sbarbati
(Candidata infatti dal P.D. in Sardegna).
E sarà sempre per un caso che l’Imprenditore di cui abbiamo parlato sopra e che ha promosso, con
altri, la variante per il Megastore-Area Direzionale Terziaria in prossimità del casello dell’autostrada
A14 sia un noto esponente del Partito Democratico?
La perentoria richiesta dell’allora Segretario della Margherita Dott. Nicola Rocchetti, diventato nel
frattempo il Segretario del P.D. di Chiaravalle (composto da Repubblicani Europei, Diessini e
Margheritini) ha trovato la piena disponibilità della maggioranza dell’Amministrazione Comunale
di Chiaravalle (composta attualmente da Partito Democratico, Italia dei Valori, Socialisti e
Repubblicani Europei) e, in particolare, della Giunta Municipale e del Sindaco Montali. Dunque
una domanda ancora: non è, tante le volte (sempre per caso ehh!), che indipendentemente dal
possesso del requisito della proprietà delle aree, la procedura di convocazione della Conferenza dei
Servizi preordinata alla variazione urbanistica dell’area in prossimità del Metano e all’uscita della
A14 contro cui si è battuto il Centrodestra e Rifondazione Comunista, cui è interessato l’uomo
politico di cui parlavamo sopra (come del resto anche la cosiddetta variante Grancetta, di cui
parleremo tra poco e in cui pare interessato sempre lo stesso ed altri Imprenditori vicini ai Partiti
della Sinistra Chiaravallese) sia una delle cosiddette “varianti di compensazione”; vale a dire
varianti del tutto inutili per la Collettività, ma molto utili ai singoli Imprenditori proprietari o
promissari acquirenti delle aree interessate, che vengono concesse a “compensazione”
dell’appoggio politico che i Partiti di riferimento di questi Imprenditori hanno a suo tempo dato ad
altre varianti, che hanno interessato altre zone che interessavano, a loro volta, ad altri Imprenditori
vicini ad altri Partiti, si!, ma della stessa coalizione…
Ai P.M. l’ardua sentenza!
La lottizzazione commeciale nel Comune di Chiaravalle
(in rosso sotile il confine con il Comune di Falconara
Zona PTU-2 (zone per nuovi insediamenti turistici-direzionali e commerciali) e Zona P1 (zona
destinata a parcheggi pubblici attrezzati)
zona PTU-2
zona P1
ST=28291 mq IUT=0,6 mq/mq SUL=16974,60 mq
ST=10147 mq
tot:
ST=38438 mq
SUL=16974,60 mq
in pratica sono 3,8 ettari (3,8 campi di calcio) all'interno dei quali 1,5 ettari (1,5 campi di calcio) coperti da capannoni...
il cartello dei lavori
Sul cartello dei lavori, avviatisi nel 2013, si legge ce oltre alla SSAN l'iniziativa è condotta anche da
ina certa soc. ALBA di Pievetorina (MC).
La ALBA, così come la NEFER, società di costruzioni che figura come impresa di costruzioni,
fanno capo a tale Alfio Caccamo
Caccamo E Puglisi Impresa Edile Di Caccamo Alfio E Pugliesi Stefano Snc
Indirizzo:
Via P.s.mattarella, 7
62036 (Pieve Torina aMC)
Telefono: 0737 612016
Ma chi è questo Alfio Caccamo?
A Corridonia (MC),dove il Caccamo ha costruito un mega entro commerciale, qualcuno ha già fatto
un'indagine:
Cronachemaceratesi.it
http://www.cro nachemaceratesi.it/2012/06/16/co rrido mnia-sho pping-park-chi-e-veramente-alfio -caccamo /206114/
CorridoMnia Shopping Park Chi è veramente Alfio Caccamo?
No ai processi sommari, ma c’è una f orte esigenza di chiarezza e di trasparenza
sabato 16 giugno 2012 - Ore 14:13
di Giuseppe Bommarito *
Non sembrano placarsi le polemiche sul nuovo centro commerciale di Corridonia, più che altro
concentrate sull’utilità di una ulteriore struttura del genere nella vallata del Chienti già ampiamente
satura da questo punto di vista,
sulla viabilità modificata, sulla rotonda “palmare” tutta interna alla nuova lottizzazione, sul vero e proprio
fiancheggiamento rispetto all’argine del fiume Chienti, sui prodotti ivi venduti che non fanno capo a marchi e
ad aziende locali, sui criteri delle assunzioni effettuate dagli esercizi che si sono installati in quello che è
stato definito CorridOmnia Shopping Park, sui riflessi su altre attività commerciali limitrofe o situate nel
centro storico di Corridonia e sui posti di lavoro preesistenti divenuti ormai a rischio. Tutte questioni
importanti, sulle quali si è ampiamente discusso e che solo il tempo potrà aiutare a decifrare.
Nel frattempo però sembra opportuno, rifuggendo da ingenue mitizzazioni e da altrettanto facili
demonizzazioni, concentrarsi sull’artefice di questa realizzazione: Alfio Caccamo, da Paternò
(provincia di Catania), sbarcato circa venti anni fa in provincia di Macerata per fare il carabiniere,
rimasto ad abitare in un piccolo centro della f ascia montana dove a poco a poco è stato raggiunto da diversi
altri suoi familiari, inizialmente titolare di una piccola ditta edile artigiana che ha molto lavorato nel
camerinese per i lavori susseguenti al terremoto ed infine socio di riferimento ed anima della Alba s.r.l., la
società che a tempo di record ha edif icato il nuovo centro, o parco commerciale che dir si voglia.
Ma chi è veramente questo quarantenne d’assalto, indubbiamente abile e determinato, che
nell’occasione della recentissima e trionfale cerimonia di inaugurazione si è permesso il lusso di
dare i voti ai politici locali, sbacchettando, con grande sbigottimento delle autorità istituzionali
intervenute, quelli ritenuti cattivi
(questi ultimi, naturalmente, individuati in coloro che negli ultimi due anni, nel pressoché totale e
imbarazzante silenzio del centrosinistra locale e provinciale, hanno osato levare la loro voce contro il nuovo
centro commerciale, Franco Capponi in testa, ma anche Piero Morresi del PDL e Enzo Salvucci, candidato
alle ultime elezioni comunali di Corridonia)? Chi è questo imprenditore super veloce e super efficiente, che
alla fine dell’opera in qualche modo ha tolto la scena anche a Nelia Calvigioni, Sindaca da poco tempo
rinnovata con un quasi plebiscito (al quale Alfio Caccamo a mio avviso ha contribuito in maniera molto
significativa)?
Qualcuno, forse con un po’ di enfasi, lo ha già definito il nuovo padrone di Corridonia e dintorni,
facendo riferimento alla sua indiscutibile capacità di indirizzare con enorme facilità verso i voleri e le
esigenze della Alba s.r.l. le determinazioni delle pubbliche amministrazioni coinvolte nel complicato
procedimento autorizzativo che alla fine ha consentito l’intera operazione.
Sotto questo aspetto i fatti in verità parlano da soli. Viene in rilievo in primo luogo il Comune di Corridonia,
che ha potuto gestire tutta la vicenda grazie allo spezzettamento del nuovo insediamento commerciale,
unitario nelle intenzioni iniziali, in sette-otto lotti da 2.500 metri quadrati ciascuno (giusti giusti per rimanere
nell’ambito della competenza comunale, e non regionale, come insegna anche la vicenda analoga della
lottizzazione “Il Castagno” di S. Elpidio a Mare, impugnata in tutte le sedi civili, penali e amministrative da
Diego Della Valle), e che dapprima, Sindaco Emiliani, ebbe a trasformare quell’area a ridosso del fiume
Chienti da zona destinata a verde pubblico a zona destinata ad insediamenti commerciali, e poi, durante il
primo mandato Calvigioni, ha fatto andare avanti la pratica liscia come l’olio (a differenza di altre del tutto
analoghe), superando con facilità e con tempi da primato ostacoli burocratici e rigidezze amministrative,
nonché dif f ormità e abusi riscontrati quasi per f orza in corso d’opera, che avrebbero inchiodato al palo o
quanto meno rallentato di molto il passo di qualsiasi altra impresa.
E’ vero, il Comune di Corridonia ha ricavato i suoi bei soldini dagli oneri di urbanizzazione versati
dalla Alba s.r.l., ma questo incasso, sicuramente prezioso in un momento di grande difficoltà delle
finanze locali, può giustificare tutta questa disponibilità, può consentire una così pesante
compromissione ambientale, per di più in una zona a rischio di esondazione?
Può spiegare il disinteresse oggettivamente manifestato dall’ente stesso verso il proprio centro storico, verso
gli altri commercianti che ormai con grande difficoltà operano da diversi anni nel nucleo cittadino più antico
ed anche nella zona industriale? Beh, una cosa è certa: l’imprenditore Alfio Caccamo, il privato cittadino Alfio
Caccamo (che nemmeno risiede a Corridonia), di tutto ciò può fregarsene tranquillamente, perché dal suo
punto di vista vale la regola della concorrenza libera, anche spietata, e della ricerca del massimo profitto, in
forza della quale il grande mangia il piccolo e una volta venduti i lotti chi s’è visto s’è visto, ma un ente
pubblico, un’Amministrazione Comunale, secondo me – e lo dico con grande dispiacere, anche se con tutto
il rispetto possibile per Nelia Calvigioni – non può far finta di credere alle favolette degli argini rialzati e a
prova di alluvione, dell’opera a grande valenza ambientale (!!!), della irrilevanza di tutti i nuovi insediamenti
commerciali previsti a CorridOmnia rispetto alla rete degli esercizi piccoli e medi che da anni tirano la cinghia
e rispetto all’occupazione preesistente; un’Amministrazione Comunale deve tutelare tutti i propri cittadini, e
non solamente alcuni.
“Ma che volete dal Comune di Corridonia?”, dice la Calvigioni cercando di schivare le critiche e in
questo caso dicendo comunque la verità: “La Provincia di Macerata, studiando i flussi di traffico, ha
approvato la viabilità conseguente all’apertura del nuovo complesso commerciale e comunque, pur
potendo mettersi di traverso, nulla ha fatto per per bloccare la realizzazione di questo ulteriore
complesso commerciale!”. E qui veniamo all’ente Provincia (dove, nei piani alti, guarda caso, pure
sedevano e siedono esponenti di primo piano della maggioranza di centrosinistra facente capo in
Comune all’attuale Sindaco), che nei confronti del pifferaio magico Alfio Caccamo e dell’Alba s.r.l. ha
anch’essa avuto indiscutibilmente un occhio, o forse due, di riguardo.
Cominciamo dalla viabilità. Io, da profano, a questo proposito mi chiedo: se in quel punto critico, da molti
anni uno dei più critici dell’intero territorio provinciale, la viabilità scoppiava già prima di CorridOmnia a causa
del tappo rappresentato dal ponte sul Chienti, quale mente eccelsa allocata negli uffici competenti può aver
mai pensato che una nuova struttura commerciale del genere non avrebbe comunque aggravato il problema
e le fatiche degli automobilisti, costretti in certe ore del giorno a file interminabili? Quanto all’aspetto della
programmazione di nuove grandi e medie (se aggregate, come in questo caso) strutture di vendita, pure di
competenza dell’Amministrazione Provinciale, siamo veramente al ridicolo. Ma come? Nella vallata del
Chienti (a differenza di quella del Potenza, del tutto immune da questa assurda proliferazione) esistevano
già ben sei grandi complessi commerciali, alcuni addirittura vicinissimi all’attuale CorridoMnia, e la Provincia
è stata solo a guardare, è rimasta silente e inoperosa di fronte all’ennesima realizzazione di questo tipo?
Beh, se questa è programmazione, tanto varrebbe incaricare di ciò il mago Zurlì, che, magari solo con un po’
di buon senso, riuscirebbe a f are meglio.
Comunque, aiutini e agevolazioni istituzionali a parte, bisogna riconoscere che Alfio Caccamo ha
mostrato una indubbia capacità imprenditoriale.
Non è da tutti realizzare quel tipo di insediamento commerciale in poco più di un anno, dovendo fare i
conti, oltre che con gli enti territoriali coinvolti (e questo – l’ho detto sopra – non è stato un gran problema),
anche con gli originari proprietari dei terreni, i subappaltatori, i fornitori, gli acquirenti ognuno con le proprie
esigenze, i dipendenti, la crisi economica, il sistema bancario, i problemi specifici del settore dell’edilizia, e
chi più ne ha più ne metta. Tanto di cappello, veramente!
L’Alba s.r.l., sotto la guida sicura di Alfio Caccamo, ha creduto in un’impresa che ai più poteva
sembrare irrealizzabile ed è riuscita a superare, nonostante le forti polemiche, ogni ostacolo e a
condurre a grandissima velocità in porto
(in verità non del tutto, perché ancora oggi rimangono invendute o non affittate diverse unità commerciali)
l’intera operazione, poi culminata in quella f rizzante cerimonia inaugurale di cui sopra ho fatto menzione e
che ha visto tra i protagonisti anche l’architetto Mario Montalboddi, direttore dei lavori, socio in affari di
Caccamo in altre vicende, con ottime entrature nell’ufficio tecnico comunale e vero e proprio anello di
congiunzione tra la giunta Emiliani e le successive giunte Calvigioni.
A questo punto, come si dice, “cosa fatta capo ha”, buono o cattivo che sia CorridoMnia Shopping
Park è ormai una realtà e solo il tempo potrà dire se le tante critiche avevano un fondamento,
oppure erano solo il f rutto di timori esagerati, di divergenze politiche, di errori di valutazione o anche,
magari, di vera e propria maldicenza scaturente da pregiudizi per così dire “geografici”.
E qui si innesta la parte più delicata del discorso, perché mettendo insieme l’origine siciliana di Alfio
Caccamo e soci e la circostanza che (oltre alla ristorazione) l’edilizia e la grande e media
distribuzione commerciale sono i settori tradizionali nei quali, in una dimensione di solo
apparente legalità, l’imprenditoria mafiosa ricicla i soldi sporchi, quelli che puzzano di droga e di
morte, molti nei mesi e nei giorni scorsi si sono lasciati andare ad insinuazioni, se non a vere e
proprie accuse esplicite di mafiosità. Ipotesi, questa, ad oggi – è bene chiarirlo – assolutamente non
dimostrata, e quindi ingenerosa e frutto di processi molto sommari.
Tuttavia, uscendo dai luoghi comuni e dalle equazioni semplicistiche, c’è qualcosa che Alfio Caccamo e i
suoi soci dovrebbero comunque spiegare esaurientemente, e non solo alle autorità che sul punto staranno
sicuramente facendo i loro non semplici e complessi accertamenti, ma anche alla collettività dell’intera
provincia. A questo punto occorre però un passo indietro per ricostruire brevemente la storia dell’Alba s.r.l. e
per far capire meglio dove voglio arrivare.
L’Alba s.r.l. viene costituita nel giugno del 2005 con un capitale sociale di centomila euro da
Caccamo Alfio, Caccamo Nina (sorella di Alfio e Amministratrice Unica della società) e da Puglisi
Stefano, cognato dei primi due.
Poco dopo, nel 2007, la società riceve un’ingente anticipazione per la modica somma di € 2.500.000,00 da
una società con sede in Brescia, la B Consulting s.r.l.: l’anticipazione viene giustificata contro ogni prassi
commerciale come “versamento effettuato da terzi per opzionare il futuro acquisto dell’immobile da
realizzare sui terreni di Corridonia”, per i quali all’epoca esistevano niente più che compromessi o preliminari
di vendita.
Questa B Consulting s.r.l., operante nel settore della grande distribuzione, è una di quelle società
cosiddette a scatola cinese, di fatto completamente schermate, con un socio unico che è una società
per azioni, la quale a sua volta vede come soci tutta una serie di società a responsabilità limitata con sede
in Lussemburgo. Per inciso, va aggiunto anche che la B Consulting s.r.l. è quella che all’inizio di questa
storia, facendo proposte mirabolanti al Comune di Corridonia (un nuovo ponte sul Chienti, il
nuovo svincolo a San Claudio, un parco fluviale e altre baggianate del genere), si era proposta di realizzare
in prima persona il nuovo grande complesso commerciale. In ogni caso nel 2008 la B Consulting s.r.l.
incappa nel f allimento di una grande banca americana, la Lehman Brothers, e deve tirarsi indietro in gran
fretta dall’affare di Corridonia e fare velocemente cassa, sicchè pretende da Caccamo e soci l’immediato
rientro di quella anticipazione di due milioni e mezzo di euro.
Ed ecco che i soci dell’Alba s.r.l. si sono visti costretti quasi da un giorno all’altro a far uscire quella
cifra dalle casse della società e quasi contemporaneamente a tirare fuori di tasca propria, con prestiti
personali infruttiferi, circa tre milioni di euro (in piccola parte destinati anche ad un’altra società del
gruppo) per poter ripianare la somma restituita alla B Consulting s.r.l. e per far procedere il progetto
del parco commerciale (per il quale, successivamente, arriveranno anche significativi mutui bancari).
Ora, poiché esborsi di tale importo non potevano passare inosservati da parte di chi di dovere e poiché i
prestiti personali dei soci a società di capitali erano e sono una delle modalità privilegiate del riciclaggio dei
soldi sporchi, Alfio Caccamo e familiari, sentendosi a loro dire ingiustamente accusati, hanno tempo fa
sostenuto anche su questo giornale che si trattava di risparmi personali, affermazione che però, in verità,
non trova sufficiente riscontro (considerando anche gli anni precedenti) negli utili poco significativi realizzati
in quel momento dall’Alba s.r.l. e da altre società del gruppo, tenendo conto anche del f atto che questi utili,
laddove si sono prodotti, sono stati comunque utilizzati anche per altri acquisti immobiliari, societari e
personali.
Badate bene, queste notizie non vengono dal cilindro di un prestigiatore, ma emergono dalla
Conservatoria dei Registri Immobiliari e dai bilanci dell’Alba s.r.l. e delle altre società del gruppo
Caccamo depositati presso la Camera di Commercio,
ai quali qualcuno, nel Comune di Corridonia o in Provincia, avrebbe anche potuto dare un’occhiata, magari
per gestire l’intera vicenda con una maggiore prudenza, senza scapicollarsi dietro al pifferaio magico di
nome Alfio, come invece incredibilmente è avvenuto.
Ecco, qui è il punto cruciale della vicenda: i soci dell’Alba s.r.l., anche e soprattutto a tutela del loro
buon nome, dovrebbero spiegare in tutta verità la reale provenienza di quei tre milioni di euro,
senza nascondersi dietro lo scudo fiscale per i capitali illecitamente in precedenza esportati e fatti rientrare
dall’estero (scudo che comunque la magistratura può bypassare), se veramente vogliono dissipare ogni
dubbio e tutte le malevoli insinuazioni sul loro conto, come io spero vorranno e potranno fare. Altrimenti il mal
pensare non potrà arrestarsi.
D’altra parte, come ben hanno insegnato nei loro recentissimi libri il Procuratore Nazionale Antimafia
Pietro Grasso e l’ex giudice del pool di Palermo Giuseppe Ayala, entrambi nei mesi scorsi ospiti del
Comune di Corridonia per interessanti dibattiti (ma qui forse poco ascoltati), i centri commerciali
sono una delle modalità classiche per il riciclaggio del denaro sporco.
E a tal fine uno degli strumenti privilegiati – come efficacemente spiegano i due illustri magistrati e come più
volte ritenuto anche dallo stesso Consiglio Superiore della Magistratura – è la costituzione di società di
capitali, ove vengono fatti rifluire prestiti personali dei soci, sempre e comunque descritti dai mafiosi con il
colletto bianco, se pizzicati, come f rutto di risparmi propri o di somme indebitamente esportate all’estero e
poi f atte rientrare in Italia all’epoca dello scudo fiscale (in questi casi – badate bene – è previsto anche il
sequestro preventivo dell’attività imprenditoriale, misura fortemente voluta proprio da Pietro Grasso, qualora
l’indagato di riciclaggio non riesca a dimostrare la legittima provenienza dei beni o dei contanti f atti rif luire
nell’impresa). E proprio nei giorni scorsi, in Ancona, il Presidente della Corte di Appello ha lanciato l’allarme
per la sempre maggiore diffusione di infiltrazioni mafiose nelle Marche (insieme all’Emilia Romagna ormai
una delle regioni nel centro Italia ove maggiormente si svolge l’attività di ripulitura del denaro sporco, tant’è
che presenze di questo genere sono state già registrate in provincia, guarda caso in ordine a centri
commerciali previsti a Porto Recanati e a Civitanova Marche).
E riciclaggio, devo qui ricordarlo, perché molti sembrano essersene dimenticati, significa mafia, significa
distorsione dei mercati e criminalità organizzata.
Le mafie, a loro volta, vivono e prosperano principalmente sull’affare criminale della droga: da qui vengono quasi tutti i
soldi da ripulire e da risciacquare. E la droga significa la morte di tanti ragazzi o la perdita di ogni significato della loro
vita.
*
Avv. Giuseppe Bommarito
(Presidente onlus “Con Nicola oltre il deserto di indifferenza”: questa volta anche contro l’indifferenza delle
istituzioni)
CorridoMnia Shopping Park., taglio del nastro per il nuovo centro commerciale
Giovedì, 07 Giugno 2012 20:41 Visite: 2203
Taglio del nastro per il nuovo centro commerciale CorridoMnia. Presenti sul palco il primo cittadino Nelia
Calvigioni, l’architetto che ha disegnato il parco commerciale Mario Montalboddi e l’imprenditore-costruttore
Alfio Caccamo. La presentazione, su un palco allestito all’interno della terrazza panoramica ed abbellito da
10 modelle provenienti da tutta la regione, è stata ben condotta da Marco Moscatelli.
Presenti anche i vertici dei nuovi negozi che da domani mattina, venerdì 8 giugno, saranno aperti al pubblico
nonchè i responsabili dello sviluppo commerciale Giovanni Mascherin e Giorgio Mazzina, il direttore del
cantiere Elio Paganelli, la vice-presidente della Provincia di Macerata Paola Mariani, il parroco di Corridonia
Don Luciano Montelpare e Monsignor Eraldo Pittori.
Alfio Caccamo nel suo discorso ha voluto ricordare le sue origini siciliane, l’esperienza nell’Arma dei
Carabinieri, la serietà da imprenditore e l’importanza che il CorridoMnia Shopping Park avrà per il commercio
della zona e nel dare lavoro a molti giovani. "Una struttura realizzata - ha ricordato - dopo vari intoppi
burocratici e politici, ma pur sempre una nuova realtà che ha subito trovato l’apprezzamento degli invitati per
la funzionalità e l’aspetto estetico, colorato e moderno. Una realtà resa possibile dal lavoro di tantissimi
collaboratori e operai che hanno permesso questo epilogo, dalle banche, dagli imprenditori che l’hanno
appoggiata e dalla giunta Calvigioni".
La Calvigioni, invece, ha sottolineato l’aiuto che Caccamo ha dato al Comune, anche oltre le richieste, per la
sistemazione delle opere viarie cittadine. Un ricco buffet, una grande torta e la musica del gruppo Mark Zitti e
i fratelli Coltelli hanno concluso il pomeriggio di festa.
Il Parco Commerciale CorridoMnia è stato realizzato nel Comune di Corridonia, a ridosso del fiume Chienti
che segna il confine con il comune di Macerata. L’opera di urbanizzazione, realizzata in ottemperanza delle
norme ambientali vigenti e nell’osservanza delle leggi sulla sicurezza, è iniziata nell’aprile 2011 ed ha
interessato 6 lotti. Le misure di sicurezza implementate nella costruzione a distanza di 150mt dall’argine del
fiume, come previsto dalla legge nazionale 42/2004, sono state ulteriormente potenziate attraverso
l’innalzamento dell’area edificabile di 1,5 mt di media rispetto al livello naturale dell’argine. Significativa è la
vocazione “eco-friendly” del Corridomnia Shopping Park. Da un lato l’utilizzo dei tetti degli stabili per
l’impianto di pannelli fotovoltaici per la produzione di circa 1 MegaWatt di energia elettrica, dall’altro il “plus”
che caratterizza Corridomnia come “un parco nel parco”. La zona commerciale infatti, è valorizzata da un
parco verde che si estende per circa 4 ettari tra il parco commerciale ed il fiume Chienti, restituendo un
equilibrio alla zona edificata e garantendo all’utenza di Corridomnia Shopping Park un’ulteriore opportunità di
preferenza che non ha simili sul territorio. L'intenzione è stata quella di realizzare una struttura non ancora
presente sul territorio, in cui operano brand nazionali ed internazionali che hanno scelto Corridomnia per
proporsi per la prima volta in regione - come nel caso di Maisons du Monde, Casa, Superconti, Road House
Grill, Miriade – oppure che affermano la loro presenza e la loro fiducia in una politica di sviluppo sul territorio,
con punti vendita di dimensioni ben al di sopra della media locale – King Sport, Risparmio Casa, Mc
Donalds’, OVS. Il dinamismo e la lungimiranza dello staff che ha realizzato la struttura e che ha studiato il
mercato di riferimento per costruire un’offerta commerciale di alto livello, hanno permesso di veder nascere
un vero e proprio “luogo di esperienze”, dove la presenza dei negozi sopra citati non rimarrà statica nei mesi
a venire, grazie all’apertura di nuovi esercizi di vario genere, e dove al tempo stesso si amplierà
l’accoglienza di attività parallele a quelle puramente commerciali, attraverso iniziative ed eventi che
sapranno tenere desta l’attenzione sul Corridomnia Shopping Park.
Il CorridoMnia Shopping Park in sintesi • Inizio opere di urbanizzazione: aprile 2011 • Costo operazione
circa 3 milioni di euro • Grandezza area lottizzata: 7 ettari • Medie strutture di vendita costruite su 6 lotti
indipendenti • Modifiche alla viabilità: rotatoria lungo la strada provinciale e bretella di collegamento con zona
industriale di Corridonia • Posti auto: circa 1000 • Pannelli fotovoltaici installati sui tetti degli stabili: 1
MegaWatt di energia • Distanza area edificabile dal letto del fiume Chienti: 150 metri • Area lottizzata
sopraelevata in media di 1,5mt rispetto all’argine del fiume • Estensione parco fluviale: circa 4 ettari
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------L'avvio dei lavori per il centro commerciale di Chiaravalle, agli inizi del 2013, scatena forti
polemiche preelettorali a Falconara M..
I cittadini di Castelferretti sono preoccupati per le conseguenze della nascita di un grande centro
commerciale alle porte della cittadina
Il Sindaco Brandoni, sotto elezioni assicura che il Comune non ne sa niente e che ha scritto al
Comune di Chiaravalle per chiedere chiarimenti.
Eppure Brandoni non poteva non conoscere la previsione urbanistica di Chiaravalle e l'identità della
SSAN in quanto, come abbiamo esposto precedentemente:

sin dal gennaio 2008 e, comunque, con una lettera spedita dal Comune di Chiaravalle appena due
giorni prima della seduta del Consiglio Comunale, il Sindaco di Chiaravalle e il Commissario
Prefettizio di Falconara M. ma, avevano deciso di iniziare la procedura di variante urbanistica
mediante la convocazione della Conferenza dei Servizi proprio suelle aree ella soc. Sviluppo Ancona
Nord poste a Chiaravalle e Falconara e per la realizzazione di un grande centro comerciale

aveva ricevuto la proposta di accordo di programma nel 2010 da quella stessa ditta (Svilupp Ancona
Nord) che si dichiarava proprietaria di un'area a destinazione commerciale e che chiedeva di
espandersi anche nel terrtiorio di Falconara, e Brandoni a quella richiesta aveva detto di sì con tanto
di Delibera!
Scoppia il caso di Casette d'Ete, settembre 2013
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------CASETTE D'ETE - Le licenze commerciali sono illegittime, quindi le attività del Castagno dovrebbero chiudere.
E’ la conclusione a cui è arrivato il Consiglio di Stato, pronunciandosi sui reciproci ricorsi contro le sentenze del Tar da
parte del gruppo Tod’s, della società Castagno Srl agricola forestale e del comune di S.Elpidio a Mare. Un
pronunciamento che conferma tutte le conclusioni del Tar Marche e scrive la parola fine, almeno sotto il profilo
amministrativo (resta aperta la causa penale), ad una querelle giudiziaria che va avanti ormai da oltre tre anni.
Un battaglia ingaggiata dell’imprenditore Diego Della Valle, che ha contestato le procedure amministrative che hanno
consentito la realizzazione e l’apertura di un villaggio commerciale in zona Brancadoro di Casette d’Ete, in un’area
prospiciente proprio lo spaccio aziendale Tod’s. La decisione più significativa, che lascia mille punti interrogativi sul
futuro dei negozi insediati all’interno del polo commerciale, riguarda le licenze commerciali rilasciate dal Comune al
Castagno, due a dicembre 2008 ed una a marzo 2009. Secondo il Consiglio di Stato, tutte “illegittime, perché il Comune
avrebbe dovuto rispettare, la procedura prevista dall’art. 13 della legge regionale n. 26/1999, relativa alle grandi
strutture di vendita e non quella di cui al precedente art. 12, concernente le medie strutture”. Stesso parere del Tar, sul
quale il comune aveva ottenuto la sospensiva, per evitare un grave danno per le aziende interessate. Ora però, nel
merito, le licenze vengono confermate come irregolari. Si è ritenuto che “anche se la concessione edilizia e il piano di
lottizzazione riguardavano 4 distinti fabbricati, da un punto di vista funzionale si doveva ritenere la sussistenza di
un'unica struttura edilizia”.
Diversi gli elementi che hanno convinto il Consiglio sull’illegittimità delle licenze commerciali. Il fatto che il comune
stesso abbia rilasciato tra autorizzazioni per quattro edifici, ritenendo di fatto “già unificate alcune componenti della
struttura”. Si rileva anche che “nella relazione illustrativa sulla seconda variante fa riferimento ad unica struttura, è
senza discontinuità la viabilità pedonale interna, unica è la cabina elettrica e uno solo è il sistema antincendio, così
come unica è la recinzione e il parcheggio”. Tutti aspetti che concorrono a ritenere che “i quattro edifici oggetto del
permesso di costruire, costituiscono, dal punto di vista commerciale, un’unica struttura, una volta che in virtù delle
impugnate licenze commerciali sono stati funzionalmente legati sia nelle superfici di vendita che nelle dotazioni
infrastrutturali e negli spazi di sevizio comuni”. Insomma, l’imprenditore Diego Della Valle, leader del gruppo Tod’s,
secondo il secondo grado di giustizia amministrativa, su questo aspetto aveva ragione. Si dà torto alla Tod’s, come già
aveva fatto il Tar, sulla richiesta di annullare l’intero piano di lottizzazione dell’area Castagno ed i permessi a costruire,
perché i ricorsi sono stati tardivi. Respinta anche la domanda risarcitoria, “siccome generica e del tutto sfornita di
prova”.
E ora che succede? Resta da capire se i punti vendita del Castagno, che comprende grandi griffe come Prada e Hugo
Boss, dovranno tutti chiudere e in che tempi e quali possono essere le procedure per consentire una regolarizzazione del
brand village.
Interviene il vicesindaco Clemente Rossi
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Centro commerciale di Chiaravalle. "Illegittimo come a Sant'Elpidio a Mare?"
La sentenza del Consiglio di Stato che dà ragione a Diego Della Valle sull'illegittimità del centro commerciale Il
Castagno di Sant'Elpidio a Mare porta in auge nella nostra cittadina - scrive il signor Clemente Rossi da Chiaravalle un tema molto dibattuto durante la campagna elettorale e che riguarda il cosiddetto Centro Commerciale del casello di
Ancona Nord.
Un'opera progettata completamente nel territorio del Comune di Chiaravalle, autorizzata dallo stesso secondo i canoni
impiegati dal Comune di Sant'Elpidio per il Castagno.
I nostri avversari politici hanno più volte tentato di strumentalizzare la vicenda attaccando il sindaco Goffredo
Brandoni. Io ho sempre sollevato consistenti critiche a questo insediamento.
La maggiore nasce dal fatto che Chiaravalle, con un modo di fare a dir poco pilatesco, ha aggirato la normativa
regionale che prevede la co-pianificazione intercomunale per grandi strutture commerciali, autorizzando tanti progetti
minori a ridosso del casello autostradale.
Quando il Comune di Camerata Picena ha fatto, d'accordo con Falconara, richiesta di accesso agli atti, il funzionario di
turno ha risposto in maniera confusa e sicuramente poco soddisfacente.
Non conosciamo le intenzioni attuali degli amministratori chiaravallesi. Quel che è certo è che la sentenza del Consiglio
di Stato, che ha dichiarato illegittimo Il Castagno, rappresenta un precedente al quale tutti noi dobbiamo fare
riferimento.
Il Consiglio di Stato, e il Tar prima di esso, ha ritenuto illegittime le licenze commerciali rilasciate dal Comune di
Sant'Elpidio a Mare perché i tre blocchi che compongono Il Castagno non sono divisi tra loro ma di fatto "risultano
costituire un unicum, dunque il complesso va considerata una grande struttura commerciale" si legge questa mattina sul
Corriere Adriatico.
Parallelo a questo c'è un altro procedimento giudiziario avviato da un esposto di Mister Tod's. Riguarda l'aspetto penale
e vede 5 persone (tra cui anche funzionari del Comune) rinviati a giudizio per il reato di lottizzazione abusiva.
L'auspicio è che il Comune di Chiaravalle, che finora si è mosso in modo autonomo e senza considerare i "vicini di
casa", scelga il dialogo e il buonsenso. Altrimenti tutti i discorsi che si fanno sull'Area Vasta e gli inviti alla
collaborazione intercomunale rischiano di essere aria da friggere durante la campagna elettorale e poco altro.
Scritto da : Clemente Rossi
06/08/2013
Su questa vicenda, divenuta scottante, il vicesindaco Rossi sembra perfino prendere le distanze dal
sindaco Brandoni.
D'altra parte Rossi non era presente alla delibera del 3 marzo 2010 con la quale l'amministrazione
Brandoni – all'unanimità - assicurava alla Società Sviluppo Ancona Nord la possibilità di entrare
nell'accordo di programma e, consegunetmente, di trasformare ad uso commerciale le loro aree
agricole presenti nel territorio falconarese in modo da creare, con la porzione nel territorio contiguo
di Chiaravalle, un'unica grande area commerciale con 20.000 mq. di superficie utile.
Trascinato dalle polemiche, il Comune di Chiaravalle blocca la variante per verifiche....
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Settembre 2013 |
Jesi | Economia & Lavoro | Politica |
Ruspe ferme al casello dell'A14 dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha dato ragione a Diego Della
Valle e torto al Comune di Sant'Elpidio a Mare che aveva autorizzato dell'outlet "Il Castagno". Il Comune di
Chiaravalle vuole vederci chiaro. E nel dubbio (a Sant'Elpidio a Mare ci sono 5 indagati in un parallelo filone
penale) è meglio non rischiare. Procedura sospesa. Lo ha annunciato lo stesso sindaco Damiano Costantini
durante l'ultimo consiglio comunale chiaravallese.
Interpellato dalle minoranze a proposito delle edificazioni - contestate in maniera bipartisan dalla vicina
Falconara che ne subirebbe tutti i flussi di traffico e le ripercussioni sul commercio di Castelferretti - il primo
cittadino (che si è trovato tutto l'affaire sul groppone come eredità della precedente amministrazione) ha
informato l'assise cittadina d'aver incaricato gli uffici e i dirigenti di seguire la vicenda.
Per i tecnici non ci sarebbero analogie tra il Castagno e il progetto di Chiaravalle ma, ad ogni modo, tutta la
documentazione è stata inviata in Regione per pareri urbanistici e per quanto attiene le leggi regionali sul
commercio. Della serie, meglio stare tranquilli.
Nei mesi scorsi, i sindaci di Falconara e Camerata Picena si erano sentiti per monitorare la vicenda.
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intanto, anche a Camerino.....
sabato 5 ottobre 2013 - cronachemaceratesi.it
Centro commerciale di Montagnano,
ordinanza per sospendere i lavori
CAMERINO - Il provvedimento arriva dal responsabile dello sportello unico per le attività produttive della
Comunità Montana. Indici urbanistici non conformi
di Monia Orazi
Stop ai lavori per la realizzazione del nuovo centro commerciale a Montagnano di Camerino.
L’ordinanza di sospensione dei lavori, a firma dell’ingegner Sabbatino Cambriani responsabile dello sportello
unico per le attività produttive della Comunità montana, è stato notificato ieri all’architetto Mario
Montalboddi in quanto amministratore della Voghera est (di cui è titolare l’imprenditore Alfio Caccamo)
società proprietaria dell’immobile e alla società Nefer di Pieve Torina.
Nel testo dell’ordinanza si sospende il permesso di costruire, concesso lo scorso 31 luglio, “progetto
comportante la variazione degli strumenti urbanistici come dai pareri e dalle prescrizioni ivi contenute – si
legge -, espresse dagli enti competenti che venivano allegate in copia quali parti integranti e sostanziali del
provvedimento stesso e per le motivazioni in essi contenuti, nonchè della convenzione urbanistica del 26
luglio 2013″. Saranno comunicati entro 45 giorni i provvedimenti da adottare e contro questa ordinanza la
Voghera Est e la Nefer potranno ricorrere al Tar.
L’ordinanza è stata emessa a seguito della richiesta di verifica dell’ufficio tecnico comunale riguardo gli indici
tecnici del progetto relativi a quanto previsto alla variante del piano regolatore, per le dimensioni e la
conformità a quanto previsto dal vigente regolamento urbanistico comunale. In precedenza l’iter di
approvazione del nuovo centro commerciale si era concluso in modo favorevole presso il Suap. La domanda
era stata inoltrata da Montalboddi nel giugno di un anno fa. Il consiglio comunale di Camerino aveva
approvato nei mesi scorsi la variante al piano regolatore generale, superando un errore materiale di
indicazione delle particelle catastali, inoltre al progetto originale la conferenza dei servizi aveva chiesto delle
integrazioni, già fornite dal progettista. L’approvazione finale era slittata perchè nei fogli urbanisticiera stato
indicato un appezzamento di terreno in località Tuseggia, anzichè Montagnano. Lo stabile avrà un’altezza di
circa 10 metri, una superficie di vendita di 1600 metri al piano interrato ed al piano terra. E’ previsto
l’insediamento di varie attività commerciali, tra cui un supermercato, una sala giochi ed una profumeria. La
previsione di un nuovo centro commerciale aveva suscitato polemiche tra i commercianti della zona ,
nel dicembre del 2012 all’atto della votazione della variante urbanistica diverse erano state diverse le
posizioni assunte all’interno della stessa maggioranza, oltre al voto contrario della minoranza.
L’architetto Mario Montalboddi
L'imprenditore Alfio Caccamo
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Romanzo comunale - lo strano intreccio tra il