Diocesi di Imola Ufficio per la Pastorale Giovanile Via Garibaldi, 41 - 40026 Imola (BO) www.upgimola.wordpress.com coordinamento diocesano Estate Ragazzi 2011 Presentazione progetto ESTATE RAGAZZI 2011 Quanti desideri e quanti sogni sono contenuti nel cuore dell’uomo? E chissà quanti nel cuore di un bambino o di un ragazzo che si apre alla vita? Pensiamo davvero che siano milioni ma uno tra tutti esprime il cuore dell’uomo: il desiderio di felicità. Siamo certi che nessuno a questo mondo cerchi, per sé e per chi ama, la fatica e il dolore ma, senza ombra di dubbio, la felicità. Da questa certezza abbiamo fatto nascere il progetto ER 2011 con la certezza che l’ascolto delle domande e dei desideri del cuore dei bambini e dei ragazzi, che durante l’estate vivranno con noi questa fantastica avventura, sapranno dare sempre rinnovato slancio ai nostri appuntamenti, alle nostre attività, al nostro gioco e al nostri impegno. Ci farà da guida l’aviatore che Antoine de Saint-Exuperie ha voluto rappresentare nella storia, ormai tra le più belle e più classiche della letteratura per ragazzi, “Il piccolo principe”. Il bellissimo viaggio narrato dall’autore è in realtà un viaggio sempre più profondo nel cuore dell’uomo. I suoi desideri, le sue domande e la sua curiosità, ci permettono di comprendere come ogni desiderio sia come una forza che ci spinge sempre oltre e più avanti. “Voi siete belle, ma siete vuote. Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho annaffiata. Perché è lei che ho messo sotto la campana di vetro. Perché è lei che ho riparata col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa.” Con questa cura vogliamo anche noi prenderci cura dei desideri e delle domande di senso che i nostri bambini e i nostri ragazzi ci mostrano; con questa stessa intensità desideriamo prenderci cura di ognuno di loro, uno a uno! don Andrea Responsabile dell’Ufficio Diocesano per la Pastorale Giovanile INTRODUZIONE "Alla ricerca dell’essenziale, invisibile agli occhi" Il progetto “Estate ragazzi 2011” vuole proporre e approfondire il tema del DESIDERIO, del SOGNO, proponendo l’analisi del libro “il piccolo principe” un capolavoro della letteratura dell’infanzia, scritto dal francese Antoine de Saint-Exuperie. La storia prende avvio dall’incontro tra l’autore, un aviatore costretto da un’avaria all’aereo ad atterrare in pieno deserto e un fanciullo straordinario, giunto lì dal lontano asteroide B612. Dai loro colloqui, è l’adulto a trarre il maggior beneficio: egli rappresenta gli uomini che si ritengono normali, di buon senso, di spirito pratico e invece scopre, a contatto col bambino, che i veri valori non sono affatto quelli su cui aveva fondato la propria vita. Il Piccolo Principe, infatti, con frasi brevi, dette con disarmante semplicità, o con strane domande o comportamenti a prima vista illogici, gli insegna con umiltà, la profonda bellezza della natura, la poesia del creato e al gratitudine per tutto ciò che vive. Il racconto del viaggio del piccolo principe, all’apparenza semplice, in realtà è ricco di spunti di riflessione su temi molto profondi, legati alla vita di ognuno: il senso del vivere, il rapporto tra bambini e adulti, l’amicizia, l’esistenza del bene e del male, la relazione, la cura dell’altro, la preziosità dei legami, il valore del tempo e la ricchezza. Il libro contiene molti messaggi rivolti anche agli adulti, riassunti nella frase” bisogna sempre spiegargliele le cose ai grandi”. Il piccolo principe ci aiuta a guardare dentro noi stessi, per riscoprire le cose davvero importanti nella vita e questo protagonista è il simbolo del sogno di felicità di ciascuno di noi, ma anche della possibilità di realizzare questa felicità attraverso la curiosità, la ricerca, l’amore per le piccole cose e anche per l’intero creato. Questo percorso di conoscenza interiore, che rende appunto un essere piccolo come il protagonista della storia in un vero principe nell’animo, culmina con la scoperta della fedeltà alle proprie origini, simboleggiate da una rosa difficile da coltivare e in apparenza irriconoscente. Questo libro propone più chiavi di lettura e nasconde molteplici significati da cui si possono trarre molti insegnamenti: i vari pianeti che il principe visita, rappresentano i maggiori vizi umani, la rosa è più di un amico, infatti è la persona a cui si dona tempo e cure e diventa essenziale, mentre la volpe è una guida che spiega il significato delle amicizie. Il progetto Estate Ragazzi 2011 si strutturerà settimanalmente in 5 giornate, ciascuna dedicata ad una parola chiave da approfondire legata a uno o a più capitoli del libro. Queste sono le 10 parole chiave: OLTRE L’APPARENZA, CONOSCERSI, IMPEGNO, PRENDERSI CURA, OSSERVARE PER CAMBIARE, AVVENTURA, CREARE LEGAMI, DARE SENSO AL TEMPO, ESSENZIALE, STUPIRSI. IL PICCOLO PRINCIPE di Antoine de Saint-Exupery Il piccolo principe (Le Petit Prince) è l'opera più conosciuta di Antoine de Saint-Exupery. Pubblicato nel 1943, è un racconto molto poetico che – nella forma di un'opera letteraria per ragazzi – affronta temi come il senso della vita e il significato dell'amore e dell'amicizia. Si tratta di un racconto appartenente al genere fantastico, ambientato in un contesto surreale. E' fra le opere letterarie più celebri del XX secolo e tra le più vendute della storia. Con “Il Piccolo Principe “: pensa e prega Preghiera che può essere pregata all’inizio o anche tutti i giorni, magari seguita da un Padre Nostro… : Signore, stiamo vivendo la nostra avventura, Ti preghiamo, veglia sul nostro centro estivo. Come hai vegliato su Israele tuo popolo, accampato nel deserto. Come allora prendi dimora In mezzo a noi E sii per noi Riposo nella fatica, riparo da ogni pericolo, guidaci a vivere questi giorni in amicizia profonda con Te e tra di noi, attenti alle necessità degli altri, rispettosi della tua creazione, sempre felici della tua amicizia. Il centro estivo è un’occasione che mi doni di vivere una volta sola all’anno, aiutami a viverla intensamente, a non sprecare nessuna occasione che possa rendermi un po’ migliore. Per non essere d’inciampo alla vita degli altri, mi impegno Signore, ad osservare “le regole del gioco”, perché si stabilisca tra di noi un’armoniosa unità e così impariamo ad osservare le regole della vita. Amen CAPITOLI I – II “Affinché vedessero chiaramente che cos’era, disegnai l’interno del boa. Bisogna sempre spiegargliele le cose ai grandi. I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano di spiegargli tutto ogni volta.” Questa volta la mia pazienza era esaurita…() Buttai giù un quarto disegno e tirai fuori questa spiegazione: Questa è soltanto la sua casetta. La pecora che volevi sta qui dentro. Il viso del mio piccolo giudice si illuminò: Questo è proprio quello che volevo” OLTRE L’APPARENZA Sintesi: Il protagonista, il narratore, è un giovane aviatore distratto e sognatore che non è mai riuscito a crescere e a comprendere il mondo dei grandi, ritrovandosi per questo a vivere da solo, senza parlare con nessuno di cose importanti. Egli ci racconta dell’incontro straordinario, avvenuto 6 anni prima, con un caro amico, per non dimenticarlo perché sarebbe triste farlo. Egli inizia tuttavia il libro raccontando un avvenimento accadutogli quando aveva 6 anni di età, che lo ha profondamente cambiato. Quando era piccolo, affascinato profondamente da un disegno su un libro sulle foreste, in cui c’era un serpente boa che inghiottiva un animale intero, ne realizza 2 copie, sognando di diventare un futuro pittore. Questi disegni vengono sottoposti al giudizio degli adulti: la prima copia (un boa dal di fuori, che digerisce un elefante) viene scambiato per il disegno innocuo di un cappello, e la seconda (un boa dal di dentro) suscita perfino la derisione dei grandi, che gli consigliano di dedicarsi a studi più nobili come la geografia, la storia, la grammatica e l’aritmetica. Da quell’episodio, disarmato e scoraggiato per la mancanza di immaginazione negli adulti, rinuncia al suo sogno di fare il pittore, perché stanco dei grandi che non capiscono nulla da soli e del ruolo dei bambini che devono invece sempre spiegare loro tutto ogni volta. Ora è cresciuto, è diventato un adulto anche lui, ma nonostante abbia vissuto, conosciuto a lungo e osservato i grandi da vicino, non ha cambiato la sua opinione. Tenta ogni volta di incontrare un adulto comprensivo, sottoponendolo all’esperienza del suo disegno numero uno, ma invano, nessuno ha riconosciuto ciò che aveva voluto raffigurare. Il narratore ci racconta di un incidente occadutogli con il suo aeroplano, nel deserto del Sahara, dove aveva tentato un atterraggio di fortuna, avendo avuto un guasto al motore. Una mattina, all’alba, mentre sta dormendo, in pieno deserto, lontano mille miglia da anima viva, il narratore-aviatore viene svegliato da un bimbetto con una strana nocetta, che gli chiede su due piedi di disegnargli una pecora e insiste non appena l’aviatore cerca di sottrarsi, dicendo di non saper disegnare e tanto meno una pecora, che non ha mai fatto. Alla prima pecora disegnata, il bambino lo sorprende perché boccia il disegno in quanto riconosce inaspettatamente che è il suo famoso disegno numero uno: l’elefante dentro al boa. Rifiuta anche il secondo e il terzo disegno, ma mostrandogli sempre più comprensione e indulgenza. Spazientito, l’aviatore escogita un’alternativa, perché ha fretta di rimettere a posto il motore dell’aereo: realizza il quarto disegno raffigurando solo una cassetta, perché dentro è nascosta la pecora. Il bambino, inaspettatamente per l’aviatore, è finalmente contento perché è proprio questo il disegno che voleva. Riflessioni Il disegno del boa e dell'elefante (cap. 1) La narrazione inizia con un lontano ricordo dell'Autore (capitolo 1), che risale alla sua infanzia, quando, all'età di sei anni, durante la lettura di un libro sulle foreste primordiali, si soffermò sull'immagine di un serpente boa nell'atto di inghiottire un animale. Lesse che i boa ingoiano la loro preda tutta intera, senza masticarla, tanto che poi non riescono più a muoversi per sei mesi, fino a quando non abbiano completato la digestione. Stimolato da questa singolare immagine, egli tentò di rappresentare un boa intento a digerire un elefante. Poi, con orgoglio, mostrò questo suo disegno ad alcuni adulti, ma tutti intravvedevano in quella figura solo un normale cappello. Nessuno riusciva ad immaginare cosa realmente si celava dietro quella semplice raffigurazione. Una volta spiegato agli adulti il senso di quel disegno, egli si sentì rispondere che non valeva la pena perdere tempo in quelle pitture, ma che era molto meglio studiare la geografia, la storia, l'aritmetica e la grammatica: “I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta”. Fu così che l'Autore, deluso da questo insuccesso, abbandonò sul nascere la carriera di artista e si dedicò al volo, diventando pilota di aeroplani. L'incontro con il Piccolo Principe e il disegno della pecora (cap. 2) Il racconto vero e proprio si sviluppa a partire dal capitolo 2: l'Autore, dopo il suo rimpianto fanciullesco, viene bruscamente riportato alla realtà, narrando un episodio di sei anni prima, quando rimane vittima di un incidente aereo ed è costretto ad un atterraggio di emergenza solitario nel deserto del Sahara. Mentre si trova in quella situazione, intento a riparare il guasto del motore, viene improvvisamente avvicinato da un personaggio straordinario, il Piccolo Principe, il quale gli chiede con insistenza di disegnargli una pecora. L'Autore, dapprima infastidito per questa singolare richiesta, ma anche imbarazzato per la sua reale difficoltà nel soddisfare una richiesta apparentemente così banale, disegna l'unica cosa che sa fare, ovvero un boa intento a digerire un elefante. Il Piccolo Principe, che riconosce in quel disegno proprio il boa che mai prima d'ora nessuno aveva intravisto, insiste tuttavia nella richiesta di avere una pecora. L'Autore esegue allora due tentativi, entrambi respinti (in un caso la pecora era malaticcia e nell'altro si trattava di un ariete), e, la terza volta, esasperato dall'insistenza della domanda, disegna una semplice scatola, un contenitore, e questa volta incontra inaspettatamente l'entusiasmo e la soddisfazione del Principe, il quale si convince così di possedere una vera e propria pecora. La pecora è all'interno di quella scatola e tuttavia non si vede. Anticipando qui il messaggio centrale del libro (vedi il capitolo 21), possiamo dire che ciò che è importante quasi mai è visibile con gli occhi, poiché deve essere ricercato all'interno delle cose. Il Piccolo Principe, poi, non ha chiesto una pecora, ma ha chiesto un disegno della pecora, e ciò è significativo del fatto che le cose hanno o meno un significato a seconda della rappresentazione che noi stessi diamo. Preghiere: Il primo capitolo di introduzione, che anticipa la vicenda dell’incontro con il Piccolo Principe nel deserto, ci induce già ad una riflessione: anche le situazioni più semplici e scontate nascondono, in realtà, un significato più profondo, ma la realtà di ogni giorno rischia di appiattire il nostro pensiero e di restringere la nostra visuale solo su ciò che utile o conveniente. Dovremmo, allora, recuperare la naturalezza, l'innocenza e l'istintualità infantili, il gusto di apprezzare le cose semplici, la capacità di liberarci dei pregiudizi, il coraggio di distaccarci dal pensiero dominante, scoprendo così una realtà nuova. Chiediamo al Signore di essere più attenti e sensibili alla realtà che ci circonda, e alle persone che ci stanno vicino. Aiutaci a non fermarci a quello che si vede o che “ci sembra”, ma donaci il Tuo sguardo profondo e d’amore che sa scoprire il buono e il vero in ogni cosa. Matteo 11,25-27 In quel tempo, Gesù prese a dire: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così ti è piaciuto. Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio; e nessuno conosce il Figlio, se non il Padre; e nessuno conosce il Padre, se non il Figlio, e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo. Salmo 8 Preghiera per la vita Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra: sopra i cieli si innalza la tua magnificenza. Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli. Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato: gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi; tutti i greggi e gli armenti, tutte le bestie della campagna; Gli uccelli del cielo e i pesci del mare, che percorrono le vie del mare. O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra. O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi, affidiamo a Te la causa della vita: guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere, di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà. Fa’ che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita. Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo, la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire, insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita. (GIOVANNI PAOLO II) Attività: QUESTO SONO IO Dietro ad una sagoma si nasconde un’immagine: nella pancia del boa ci può essere un elefante oppure un cappello… e noi cosa riusciamo a vedere fuori e dentro di noi? Ogni bambino deve presentarsi ai suoi nuovi compagni e amici del campo estivo realizzando un disegno libero di sé stesso, che rifletta le caratteristiche personali (esteriori ed interiori) che ritiene essenziali per farsi conoscere. Può realizzarlo con materiali e tecniche pittoriche a piacere e rappresentare sia il proprio aspetto esteriore che quello interiore, relativo ad aspetti del carattere. A conclusione dei disegni, ogni bambino spiega ciò che ha raffigurato e si presenta così ai compagni. Con questi elaborati si realizza un grande cartellone a testimonianza del gruppo che si è appena formato e che vivrà insieme l’esperienza del campo estivo. Gioco: USANDO I SENSI I ragazzi, divisi in 3 o 4 squadre, devono indovinare degli oggetti misteriosi in base agli indizi che conquistano ad ogni prova. Come si gioca: le prove da affrontare richiedono ognuna l’utilizzo di un “senso”. Gli indizi sono guadagnati in modo casuale, es.: la prima prova consiste nell’annusare una scatola con dei fori, nella quale è stata inserita una saponetta, indovinando cosa c’è all’interno. "Saponetta" è il primo indizio. La seconda prova è inserire la mano in una scatola e, attraverso il tatto, capire il secondo indizio (una piuma). Questi due indizi ricevuti servono, insieme ad altri, per indovinare due oggetti diversi (fiore e canarino). Concluse tutte le prove ed esaminati tutti gli indizi, la squadra può dichiarare gli oggetti-soggetti misteriosi: fiore, mucca, canarino, gallina, aceto, macchina, computer, caffè, acqua, limone, albero, pecora. Giocano 2 squadre per volta e vince quella che impiega meno tempo ad indovinare i “misteriosi”. Tra una manche e l’altra si fa il gioco "Animali di carta": i giocatori hanno gli occhi bendati. Ognuno riceve un foglio di giornale dal quale deve ottenere, con le forbici o con le mani, l’animale assegnato. Vince la squadra che realizza lo zoo più bello! CAPITOLI III-IV-VI “ Sono state le parole dette per caso che, poco a poco, mi hanno rivelato tutto” “Dritto davanti a sé non si può andare molto lontano…” “Se vi ho raccontato tanti particolari sull’Asteroide B612 e se vi ho rivelato il suo numero è proprio per i grandi che amano le cifre. Quando voi gli parlate di un nuovo amico, non si interessano mai alle cose essenziali…” “(…) allora soltanto credono di conoscerlo”. CONOSCERSI Sintesi: Da questo incontro, l’aviatore fa la conoscenza del Piccolo principe ma lentamente, perché il bambino gli pone continuamente delle domande e non da mai spiegazioni o risponde quando lo si interroga. Il Piccolo Principe viene dal cielo, da molto lontano, dal piccolissimo asteroide B612 (grande poco più di una casa), scoperto per la prima volta da un astronomo turco. La sua scoperta è stata riconosciuta solo nel 1920, alla seconda dimostrazione, di fronte al serioso Congresso Internazionale d’Astronomia, solo perché in quest’ultima occasione si era presentato vestito elegantemente e alla maniera occidentale (e non in costume come la prima volta). Ancora una volta il Narratore polemizza con gli adulti che non si interessano mai alle cose essenziali ma solo alle grandi cifre e mancano di immaginazione. Ripete ancora che i bambini devono essere indulgenti con i grandi. Al quarto giorno, l’aviatore scopre la vita malinconica del bambino, infatti il Piccolo Principe rivela di amare i tramonti, perché per molto tempo costituivano l’unica sua distrazione. In un solo giorno, sull’asteroide B612, il bambino può vedere 43 tramonti, semplicemente spostando la sedia di qualche passo. Riflessioni L'asteroide B 612 (capp. 3, 4 e 6) Da questo stranissimo incontro si sviluppa un dialogo tra i due: l'Autore viene a sapere che il Principe proviene da un asteroide, probabilmente l'asteroide B 612. L'Autore, particolarmente ferrato in astronomia, si sofferma così a raccontare che tale asteroide era stato avvistato per la prima volta da uno studioso turco, il quale illustrò la sua scoperta ad un congresso internazionale. Tuttavia, essendosi presentato in quell'occasione con i tipici abiti arabi, non venne preso sul serio e nessuno gli diede ascolto. Quando poi ripropose più tardi quella stessa identica scoperta, presentandosi con degli abiti europei che era stato obbligato ad indossare, venne creduto da tutti e la sua dimostrazione riscosse grande entusiasmo. Questo aneddoto, apparentemente estraneo al racconto, ci svela in realtà un altro messaggio: “Se vi ho raccontato tanti particolari sull'asteroide B 612 e se vi ho rivelato il suo numero, è proprio per i grandi che amano le cifre. Quando voi gli parlate di un nuovo amico, mai si interessano alle cose essenziali. Non si domandano mai: «Qual è il tono della sua voce? Quali sono i suoi giochi preferiti? Fa collezione di farfalle?». Ma vi domandano: «Che età ha? Quanti fratelli? Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre?». Allora soltanto credono di conoscerlo. Se voi dite ai grandi: «Ho visto una bella casa in mattoni rosa, con dei gerani alle finestre, e dei colombi sul tetto», loro non arrivano a immaginarsela. Bisogna dire: «Ho visto una casa di centomila lire», e allora esclamano: «Com'è bella». Così se voi gli dite: «La prova che il piccolo principe è esistito, sta nel fatto che era bellissimo, che rideva e che voleva una pecora. Quando uno vuole una pecora è la prova che esiste». Bé, loro alzeranno le spalle, e vi tratteranno come un bambino. Ma se voi invece gli dite: «Il pianeta da dove veniva è l'asteroide B 612» allora ne sono subito convinti e vi lasciano in pace con le domande. Sono fatti così. Non c'è da prendersela. I bambini devono essere indulgenti coi grandi. Ma certo, noi che comprendiamo la vita, noi ce ne infischiamo dei numeri!”. Preghiere: L'Autore ci invita a prendere le distanze da un modo di ragionare che tende ad attribuire un significato esclusivamente materiale e numerico alle cose, quasi che le persone, i fatti o gli oggetti potessero essere valutati solo in relazione all'utilità che riescono a darci. Al contrario, l'Autore ci fa capire che c'è un altro modo per vedere la realtà, fuori dai soliti schemi. Un oggetto, una fatto o una persona a noi vicina possono assumere un diverso significato a seconda del punto di vista dal quale noi ci poniamo. Ancora una volta ritorna la contrapposizione tra adulti e bambini: i primi sono ormai abituati a vedere il mondo secondo un'unica prospettiva; i secondi, invece, non essendo appesantiti dai pregiudizi o dagli interessi meschini, vedono il mondo con naturalezza, in maniera molto meno scontata e molto più profonda. Il Piccolo Principe personifica proprio l'atteggiamento di chi riesce a percepire la realtà secondo più punti di vista. Significativo, in proposito, è l'aneddoto contenuto nel capitolo 6, ove il Principe riferisce che, dal suo piccolo asteroide, riesce a vedere più volte il tramonto nell'arco della stessa giornata: “Sul tuo piccolo pianeta ti bastava spostare la tua sedia di qualche passo. E guardavi il crepuscolo tutte le volte che lo volevi...”. Per noi, al contrario, è scontato vedere sempre il sole tramontare ad ovest una sola volta al giorno e così ci convinciamo che il nostro sia l'unico angolo visuale dal quale porci. Chiediamo al Signore di accogliere chi ci sta accanto come un Suo dono d’amore per noi. Aiutaci Signore ad essere disponibili ad accogliere l’altro con pazienza e nel rispetto della sua diversità (diverso modo di esprimersi, di vedere le cose, diversità di gusti e interessi…), senza la presunzione di essere i migliori o di non aver niente di nuovo da scoprire; donaci la Tua sapienza perché ogni nuovo incontro diventi per ciascuno una grande occasione di crescita e di condivisione del bene da Te ricevuto. Aiutaci a vivere la “diversità” di ciascuno come ricchezza per tutti. Fa’ che insieme possiamo scoprire la gioia di vivere nella tua amicizia. Dal Salmo 138 –TU MI CONOSCI Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu sai quando seggo e quando mi alzo. Penetri da lontano i miei pensieri, mi scruti quando cammino e quando riposo. Ti sono note tutte le mie vie; la mia parola non è ancora sulla lingua e tu, Signore, già la conosci tutta. Stupenda per me la tua saggezza, troppo alta, e io non la comprendo. Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo. Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro; i miei giorni erano fissati, quando ancora non ne esisteva uno. Quando profondi per me i tuoi pensieri, quanto grande il loro numero, o Dio; se li conto sono più della sabbia, se li credo finiti, con te sono ancora. Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri: vedi se percorro una via di menzogna e guidami sulla via della vita Grazie, Signore, per le mani che mi hai donato; le guardo e penso a te. Grazie per tutte le cose belle che sanno fare. Perdonami quando le mie mani Sono rimaste indifferenti nelle tasche Per paura di sporcarle, o si sono incrociate per non aiutare, per non servire per non donare, o quando si sono aperte per allontanare chi voleva stare con me. Ti dono le mie mani, Signore. Aiutami ad adoperarle Per fare felici, per aiutare chi vedo nel bisogno Per donare amicizia. Amen Ti voglio per amico (Padre Zezhino) Ti voglio per amico ed è importante per me che tu lo sappia. Però, anche se tu non lo sapessi e non ti interessasse saperlo, ti vorrei bene lo stesso! Non ti voglio bene per me, ti voglio bene per te! Non sei una persona che voglio possedere, sei una persona che voglio vedere sbocciare ogni giorno di più. Se avrai tempo per me, sarò felice di stare insieme a te. Se sarai occupato e non mi vorrai accanto, cercherò di capire. Se cercherai il mio tempo, farò in modo di sbrigarmi, perché immagino che non mi cercheresti senza una ragione: per me la tua ragione sarà sempre importante. Se vuoi piangere, ti offro le mie spalle. Se vuoi urlare contro il mondo ti offro la mia voce, se vuoi sorridere, ci sarò anch'io a sorridere con te. Se vuoi pace e silenzio, cercherò di parlare, ma non troppo. Se per caso cercherai di vedere in me l'unico amico che hai, cercherò di farti trovare altri amici, perché non potrei mai darti tutto ciò di cui hai bisogno. Non voglio essere il tuo unico amico, sembra bello, però non ti fa bene. Hai bisogno di altri, come io ne ho bisogno. Se si spegnerà la tua luce, prendi la mia. Se la tua pace se ne va, ci sarà ancora la mia, prendila pure. Se la tua fede si farà confusa, credi con me: in due si crede meglio. Se avrai paura, uniamo le nostre paure, forse troveremo il coraggio di vivere. Allora non ti prometto di non deluderti mai! Sai che sono umano e perciò posso sbagliare. Non ti prometto di amarti come vuoi essere amato! Non ti prometto niente di più che cercare di essere vicino a te e camminare insieme. Voglio essere il tuo compagno, il tuo amico, il tuo fratello, senza la presunzione di essere la tua unica forza. Guardami negli occhi e cerca di immaginarmi come un ponte: non devi restare in me, devi passare attraverso di me, perché io sono tuo amico, perché sono tua strada verso l'Infinito, perché sono il ponte che ti porta all'al di là, e se non riuscissi a portarti più vicino a Dio, non sarei stato un vero amico. Ti voglio per amico. Pensa a me come a un ponte nel tempo, dopo di me troverai il vero amico: Dio. Mi vuoi? Attività: L’animatore pone al centro del cerchio una valigia vuota. La valigia simboleggia il viaggio che ogni ragazzo dovrà affrontare durante il campo. Ad ognuno verrà chiesto di scrivere, disegnare su di una sagoma, preparata in precedenza, ciò che lo caratterizza o quello che si aspetta da questo viaggio (es. incontrare persone nuove, imparare nuove cose, divertirsi ecc…). Una volta terminato, ogni ragazzo si presenta a tutto il gruppo utilizzando la sagoma che verrà custodita nella valigia. Gioco: Primo gioco Obiettivo: imparare i nomi e stimolare la conoscenza reciproca nel gruppo appena formato. Gomitolo: seduti in cerchio ci si lancia un gomitolo di filo tenendone un capo. Chi lancia deve dire ad alta voce il nome del destinatario. La maglia che si crea con il filo rappresenta idealmente i legami che creiamo tra noi. Pistola: in cerchio con un animatore al centro. L’animatore “spara” ad un ragazzo indicandolo e dicendo il suo nome. Questo si deve abbassare mentre i due accanto a lui (quello a destra e quello a sinistra) devono “spararsi” dicendo più rapidamente possibile l’uno il nome dell’altro. Vince chi dice per primo il nome dell’altro (quello giusto!) ; chi perde deve sedersi ed è eliminato. Si continua finchè non rimangono gli ultimi due. Roulette: si formano due cerchi concentrici con lo stesso numero di ragazzi. Uno del cerchio esterno ha un segno distintivo (ad esempio un cappello) che lo identifica come “pallina”. I cerchi ruotano in sensi opposti e allo “stop” degli animatori, la “pallina” deve dire più velocemente possibile il nome della persona che gli è capitata davanti. Se risponde correttamente la sua squadra si aggiudica un punto. Poi si cambia “pallina”, cioè si sceglie un altro ragazzo e poi si ripete. CAPITOLO V “(…) sul pianeta del Piccolo Principe ci sono, come su tutti i pianeti (…) dei buoni semi di erba buone e dei cattivi semi di erbe cattive. Ma i semi sono invisibili(…)Se si tratta di una pianta cattiva, bisogna strapparla subito, appena la si è riconosciuta. C’erano dei terribili semi sul pianeta del piccolo principe:erano i semi di baobab”. “E’ una questione di disciplina” –mi diceva il piccolo principe“Quando si ha finito di lavarsi al mattino, bisogna fare con cura la pulizia del pianeta. Bisogna costringersi regolarmente a strappare i baobab appena li si distingue dai rosai. E’ un lavoro molto noioso ma facile (…). Qualche volta è senza inconvenienti rimettere a più tardi il proprio lavoro. Ma se si tratta dei baobab è sempre una catastrofe…” IMPEGNO Sintesi: Al terzo giorno di conoscenza, il narratore impara che sull’asteroide B612 tra tutte le piante che vi crescono (i rosai e altri fiori molto semplici, ornati di una sola raggiera di petali), esiste il grave problema dei semi di baobab, piante enormi che infestano il sottosuolo e con le loro radici trapassano tutto il pianeta, col rischio di farlo scoppiare. Ogni giorno, il Piccolo Principe cura la pulizia del pianeta, strappando tutti i germogli dei baobab appena nati, prima che mettano le radici. Riflessioni Siamo al terzo giorno nel deserto e prosegue sempre più fitto il dialogo tra l’Autore e il Piccolo Principe. Quest’ultimo si interroga sulla possibilità che le pecore possano cibarsi di arbusti e in particolare, di baobab. Il bambino infatti racconta all’aviatore che sull’asteroide B612 tra tutte le piante che vi crescono, esiste il grave problema dei semi di baobab, piante enormi che infestano il sottosuolo e con le loro radici trapassano tutto il pianeta, col rischio di farlo scoppiare. Ogni giorno, il Piccolo Principe cura la pulizia del pianeta, strappando tutti i germogli dei baobab appena nati, prima che mettano le radici, per evitare di fare la fine del “pigro” ( il primo di una serie di personaggi che il Piccolo Principe nominerà) che per aver trascurato tre arbusti, si è trovato sommerso da queste colossali piante. Il ragionamento del Principe è lungimirante: siccome il baobab è una pianta infestante, che in breve tempo raggiunge grandi dimensioni, occorre estirparla subito, non appena è spuntata. Quando è piccola, questa pianta appare innocua, in realtà si tratta di un arbusto assai dannoso. Occorre operare con attenzione, distinguendo le piante buone da quelle cattive. In particolare, bisogna essere tempestivi, poiché “se si arriva troppo tardi, non si riesce più a sbarazzarsene (...) E' una questione di disciplina. Quando si ha finito di lavarsi al mattino, bisogna fare con cura la pulizia del pianeta. Bisogna costringersi regolarmente a strappare i baobab appena li si distingue dai rosai ai quali assomigliano molto quando sono piccoli. E' un lavoro molto noioso, ma facile”. Preghiere: Questo capitolo ci fa capire che in ogni contesto ci sono le cose positive e quelle negative. L'importante è distinguere e scegliere responsabilmente, anche se, a prima vista, tutto può sembrarci uguale. E poi non bisogna aspettare o rimandare al giorno successivo: il bene va perseguito subito. Se aspettiamo o evitiamo di prendere una posizione chiara, rischiamo, alla lunga, di coltivare l'erba cattiva anziché quella buona. Il bene deve essere coltivato con impegno e costanza ogni giorno. Scegliere il bene significa assumersi una responsabilità: “Bambini! Fate attenzione ai baobab”. Chiediamo al Signore, che ci aiuti a custodire bene il piccolo pianeta del nostro cuore, perché non vi crescano piante pericolose (cose o pensieri cattivi) che lasciano poco spazio a Lui e agli altri. Perdona Signore la nostra debolezza e talvolta la nostra pigrizia, e donaci la forza di estirpare tutto ciò che ci allontana da Te o ci chiude nell’egoismo. Fa’ che possiamo essere di esempio per i nostri amici, per camminare insieme nel Tuo amore di Padre misericordioso. Dal Salmo 145 IL SIGNORE E’ BUONO VERSO TUTTI O Dio, mio re, voglio esaltarti e benedire il tuo nome in eterno e per sempre. Ti voglio benedire gni giorno, lodare il tuo nome in eterno e per sempre. Grande è il Signore e degno di ogni lode, la sua grandezza non si può misurare. Una generazione narra all’altra le tue opere, annunzia le tue meraviglie. Proclamano lo splendore della tua gloria E raccontano i tuoi prodigi. Dicono la stupenda tua potenza E parlano della tua grandezza. Diffondono il ricordo della tua bontà immensa, acclamano la tua giustizia. Paziente e misericordioso è l Signore, lento all’ira e ricco di grazia. Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature. PREGHIERA “Alzarsi la mattina e ripetere ogni giorno gli stessi gesti: mangiare, lavorare, dormire. E intanto dimenticarsi di se stessi, di Dio, degli altri; mettere a tacere la coscienza perché è un tarlo che fa male, che costringe a guardarsi allo specchio e a dirsi che è ora di cambiare, di recuperare senso, emozioni, tempo”. Signore, questa è la mia vita senza te. Ma ora basta con le “richieste”! Questa volta voglio ringraziarti. Grazie Per le splendide giornate che mi regali; grazie per le cose belle della vita, gli amici, l’amore, la fede. Grazie perché ogni giorno mi chiami per dirti: “Grazie!” Attività: MI PRENDO CURA… Invitiamo i bambini ad osservare il luogo dove si svolge il campo estivo e a rilevare le cose che potrebbero essere curate per conservarlo al meglio e prendersene cura. Sulla base delle singole osservazioni dei bambini realizzazione di un cartellone con “decalogo” sulle buone regole per prendersi cura del proprio campo estivo e poi giornalmente, per l’intera durata dell’esperienza diocesana di Estate Ragazzi 2011, impegnarsi a rispettarle e a portarle a termine. Gioco: SRADICHIAMO I BAOBAB Obiettivo: valorizzare la coesione del gruppo, che si dimostrerà fondamentale per sradicare i “baobab che soffocano il nostro pianeta”. Ambientazione: Siamo sul nostro pianeta e dal suolo spuntano dei germogli di baobab (mezze bottiglie di plastica) sui quali è indicata la data di nascita (un orario) e la sottospecie (egoismo, intolleranza, pessimismo, superficialità, pregiudizio, falsità, ecc.). I ragazzi sono in fila indiana e bandati dovranno ascoltare le indicazioni del “capo contadino” (un ragazzo non bendato alla fine della fila). Come si gioca: I baobab contengono delle piccole prove che la squadra deve superare prima di poter sradicare un altro baobab. Il capo contadino dopo aver individuato il baobab nato prima degli altri, guida il resto della squadra affinché lo si raggiunga. A questo punto si affronta la prova contenuta nel baobab. Se la squadra non riesce a superare con successo la prova, può passare ad un altro albero ma riceve una penalità. I baobab diventano enormi ed è impossibile sradicarli passati 6 min. dalla data di nascita. Le prove da superare sono: -La foto-puzzle -Indovinelli -Cambia la lettera: partendo da una parola data, formarne un’altra cambiando una sola lettera, fino ad aver trovato 15 parole. -Raccogliere uno alla volta, il numero maggiore di oggetti posti a terra, scegliendone ciascuno secondo un nesso logico che lo lega al precedente. -La parola segreta: lo scopo del gioco è indovinare la parola conosciuta solo dagli animatori. Supponiamo che questa sia TRAM. La squadra per individuare la parola deve proporne un’altra di sole 4 lettere, es. CANE. Si dice che le due parole hanno in comune solo la lettera A, la squadra procede quindi dicendo un’altra parola e guadagnando indizi utili a capire la parola misteriosa. CAPITOLO VII-VIII-IX “Se qualcuno ama un fiore di cui esiste un solo esemplare in milioni e milioni di stelle, questo basta a farlo felice quando lo guarda (…). Ma se la pecora mangia il fiore, è come se per lui tutto a un tratto, tutte le stelle si spegnessero!” “Non ho saputo capire niente allora! Avrei dovuto giudicarlo dagli atti, non dalle parole. Mi profumava e mi illuminava. Non avrei mai dovuto venirmene via!Avrei dovuto indovinare la sua tenerezza dietro le piccole astuzie. I fiori sono così contraddittori!” PRENDERSI CURA Sintesi: Al quinto giorno, mentre l’aviatore sta provando a sistemare il guasto al motore dell’aereo, il Piccolo Principe lo incalza con domande sul pericolo che la pecora possa mangiare anche i fiori. L’aviatore gli risponde malamente, perché intento a riparare il guasto, comportandosi però così come tutti gli adulti, che si occupano solo di cose serie e alla fine fa piangere di disperazione il bambino, preoccupato invece per il suo fiore, l’unico esemplare che esista, e che tanto ama. L’aviatore prova a consolarlo, rassicurandolo che costruirà alla pecora una museruola e una corazza per il fiore. Nei giorni successivi, l’aviatore impara che sull’asteroide B612 vivono molti fiori, tutti semplici, ornati da una sola raggiera di petali e capaci di vivere un solo giorno, eccetto uno, molto speciale. Spuntato un giorno, da un seme sconosciuto, era cresciuto molto lentamente sotto gli occhi curiosi del Piccolo Principe, preparandosi a sbocciare in tutta la sua bellezza, solo dopo aver scelto con civetteria e cura, i suoi colori e i suoi profumi. Una mattina, all’alba, il fiore si era schiuso davanti al Piccolo Principe al quale chiese subito di innaffiarlo. Da lì in poi, il fiore vanitoso aveva chiesto al bambino mille attenzioni: di proteggerlo dai pericoli; dalle correnti d’aria, facendogli un paravento; alla sera di difenderlo dal freddo, mettendolo sotto ad una campana di vetro. Ora che il Piccolo Principe è andato via dal pianeta, lasciandolo solo, ne sente la mancanza e se ne rammarica: avrebbe dovuto giudicarlo dagli atti che il fiore compiva ( profumava e illuminava il suo asteroide) e non dalle parole che il fiore vanitoso diceva. Dal suo minuscolo pianeta, infatti il Piccolo Principe era partito sfruttando una migrazione di uccelli selvatici e se ne era andato a causa di un’incomprensione con il suo fiore. Come tutti i giorni, dopo aver messo in ordine l’asteroide, cioè dopo aver pulito il camino dei suoi 3 vulcani, 2 in attività e il terzo spento, aver strappato gli ultimi germogli di baobab, aver innaffiato il fiore e averlo messo al riparo sotto la campana di vetro, si congeda dal fiore dicendogli addio e questo lo saluta sbrigativamente, senza mostrare commozione, perché era anche molto orgoglioso. Riflessioni Il fiore del Piccolo Principe (capp. 7, 8 e 9) Il quinto giorno, l'Autore sta ancora tentando di riparare il proprio aeroplano ed è molto preoccupato per la poca acqua che ormai gli rimane. Tuttavia, il Piccolo Principe lo incalza nuovamente con le sue domande. Egli si chiede se le pecore mangiano anche i fiori, e in particolare i fiori con le spine, e si interroga sulla funzione di queste. L'Autore non gli dà ascolto e, infine, gli risponde bruscamente, suscitando la delusione del Principe, che inizia a piangere disperato. Pentito e amareggiato per la sua durezza, l'Autore si dedica poi a consolarlo, abbandonando i suoi attrezzi di lavoro. Il Principe, nel rimproverare l'Autore, ci presenta qui il secondo personaggio incontrato nei suoi viaggi, il Signor Chermisi:“Non ha mai respirato un fiore. Non ha mai guardato una stella. Non ha mai voluto bene a nessuno. Non fa altro che addizioni. E tutto il giorno ripete come te: «Io sono un uomo serio! Io sono un uomo serio!» e si gonfia di orgoglio. Ma non è un uomo, è un fungo!”. L'interesse del Principe per il cibo delle pecore è dovuto al fatto che, nel suo pianeta, cresce un fiore bellissimo ed unico, che deve essere preservato (in realtà, in seguito si scoprirà che si tratta di una comune rosa). Spuntato un giorno, da un seme sconosciuto, finito sull’asteroide B612, era cresciuto molto lentamente sotto gli occhi curiosi del Piccolo Principe, preparandosi a sbocciare in tutta la sua bellezza, solo dopo aver scelto con civetteria e cura i suoi colori e i suoi profumi. Il Principe ne aveva seguito la nascita e la crescita, pur constatando che si trattava di un fiore un po' superbo ed esigente che voleva mille attenzioni: protezione dai pericoli, dalle correnti d’aria e dal freddo facendogli un paravento e mettendolo sotto ad una campana di vetro. A distanza di tempo, egli ripensa con malinconia a quel fiore, rammaricandosi per non averne apprezzato la bellezza ed il profumo: “Non bisogna mai ascoltare i fiori. Basta guardarli e respirarli. Il mio profumava il mio pianeta, ma non sapevo rallegrarmene. Avrei dovuto indovinare la sua tenerezza dietro le piccole astuzie”. Queste ultime frasi ci aiutano a riflettere sul fatto che ognuno ha qualcosa di positivo da donare al prossimo e che dovremmo imparare a valorizzare di più chi ci sta vicino, anche se in apparenza ci sembra poco simpatico, cogliendone gli aspetti migliori. La lontananza di un amico o di una persona cara ce ne fa apprezzare il valore e l'importanza. Preghiere: Il Signore ama ciascuno di noi in modo unico e speciale. Ogni giorno, in tanti modi ed attraverso tante persone, siamo oggetto di “cure speciali” che ci aiutano ed orientano verso il Bene. Signore, aiutaci a riconoscere con gratitudine ed ammirazione quanto riceviamo ed abbiamo ricevuto fino ad oggi, insieme al dono della nostra vita. Fa’ che anche noi, possiamo imparare ad essere attenti ai bisogni di chi ci vive accanto alimentando relazioni di amicizia rispettose e sincere. Luca 10 ,30-36 Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall`altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n`ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all`albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?". 1 Cor 13,4-7 La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. Gv 10,11-16 Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore.Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me,come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. Dal Salmo 22 Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome. Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro Mi danno sicurezza. Davanti a me tu prepari una mensa Sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo. Il mio calice trabocca. Felicità e grazia mi saranno compagne Tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni. PREGHIERA Signore, fa’ che io possa trovarti per illuminare la mia vita con la tua luce. Fa’ che la mia vita possa essere un fuoco ardente Che diventi testimonianza. Fammi vincere la paura di testimoniarti E non lasciarmi allontanare da te, perché senza di te non c’è pace, né speranza, ma soltanto fango e indifferenza. Spesso mi chiedo se saprò ritrovarti ogni giorno nelle persone che incontro e in ciò che faccio. Sono nel dubbio, sento di aver bisogno della tua guida Attività: Realizzazione di un vaso con tecnica decoupage e semina di una piantina di cui prendersi cura giornalmente. Gioco: Gioco a squadre divisi per coppie…prendersi cura del compagno bendato Cinque prove a carattere individuale. 1. staffetta 2. Svuota la bacinella con un bicchiere 3. Riconosci la testa 4. Con quante parole vuoi indovinare la canzone? 5. Mima la canzone. Ogni coppi della squadra dovrà svolgere almeno una prova. In alcune prove oltre ai concorrenti scelti in quel momento, parteciperà comunque anche la squadra. CAPITOLI X-XI-XII-XIII-XIV-XV-XVI “Bisogna esigere da ciascuno ciò che ciascuno può dare” “Ho il diritto di esigere l’ubbidienza perché i miei ordini sono ragionevoli” (Il re) “Ti ammiro, ma tu che te ne fai?”( Il vanitoso) “Che fai?”“Bevo”“Perché bevi?”“Per dimenticare” “ Per dimenticare che cosa?”“ Che ho vergogna. “Vergogna di che?”“Del fatto che bevo”(L’ubriacone) “A che ti serve essere ricco?”“A comprare altre stelle” “E’ utile ai miei vulcani ed è utile al mio fiore che io li possegga. Ma tu non sei utile alle tue stelle” (L’uomo d’affari) “E’ il solo che non mi sembri ridicolo, forse perché si occupa di altro che non di se stesso”(Il lampionaio) “ Noi non annotiamo i fiori perché sono “effimeri” (…) cioè minacciati di scomparire presto.Le geografie non passano mai di moda perché sono eterne”(Il geografo) OSSERVARE… PER CAMBIARE Sintesi: L’incontro con i personaggi: il re, il vanitoso, l’ubriacone, l’uomo d’affari, il lampionaio, il geografo (rispettivamente i Capp.10-11-12-13-14-15-16) Dopo aver lasciato il suo pianeta, il Piccolo Principe aveva iniziato un’esplorazione di altri asteroidi per trovare un’occupazione e per istruirsi, scoprendo subito che ognuno di questi era abitato da strambi personaggi. Il primo asteroide (numero 326) era abitato da un re, seduto su un trono, vestito magnificamente di porpora e con un mantello di ermellino così grande da occupare tutto il pianeta stesso. Non ha alcun suddito da anni e non può regnare neppure su niente, essendo il pianeta piccolissimo. Egli è un monarca assoluto e universale e per esistere ha bisogno di comandare e non gli importa se sul pianeta c’è solo lui. Quando il Piccolo Principe desidera andarsene perché annoiato, per paura di rimanere di nuovo solo, il re lo vuole nominare ministro di giustizia, ma il bambino se ne va. Il secondo pianeta (numero 327) era abitato da un vanitoso, che si accorgeva delle persone solo se si dichiaravano suoi ammiratori, riconoscendolo il più bello, il più ricco, il più elegante, il più intelligente di tutto il pianeta. Egli indossava un buffo cappello, per salutare chi lo acclamava ma sfortunatamente non capitava mai nessuno dalle sue parti. Il vanitoso prega il Piccolo Principe di ammirarlo e di battergli le mani. Sbigottito, il bimbo lo ammira e poi se ne va. Nel terzo asteroide (numero 327) viveva un’ubriacone che stava tutto il giorno a bere, davanti ad una serie di bottiglie, per dimenticare di avere vergogna di bere. La visita del Piccolo Principe dura pochissimo ma è sufficiente a dare al bambino tanta tristezza e malinconia. Il quarto asteroide (numero 328) era abitato da un uomo d’affari, sempre occupato a fare i conti perché si riteneva una persona seria e non si lasciava distrarre da nulla. Lui conta le stelle nel cielo (cinquecento e un milione) per possederle, in modo da essere ricco e poter poi comprare altre stelle. Crede che contandole gli sarebbero appartenute e siccome sono piccole e gialle, come l’oro, credeva che possederne tante significasse essere ricco e poterne comperare delle altre per poi contarle di nuovo e così via. Il Piccolo Principe rivela all’uomo d’affari che sul suo asteroide B612, possedeva un fiore e due vulcani perché si occupava tutti i giorni di loro ed era loro utile, mentre lui invece qui non è utile alle stelle e poi se ne va. Il quinto asteroide (numero 329) era molto strano perché piccolissimo e con lo spazio solo per un lampione e l’uomo che l’accendeva. Questa persona è fedele alla consegna di accendere e spegnere il lampione al tramonto e all’alba ma poiché il pianeta in un solo minuto ruota completamente, il lampionaio non ha tempo per riposarsi, sempre intento a svolgere il suo compito. Il Piccolo Principe ammira il lampionaio per due motivi: per la sua fedeltà alla consegna, nonostante il ritmo sia insostenibile e perché il suo lavoro ha senso, è utile. Ritiene che sia il personaggio meno ridicolo tra tutti quelli conosciuti, perché si occupa di altro più che di sé stesso. Vorrebbe farselo amico, ma nel pianeta non c’è posto per tutti e due e così è costretto ad andarsene. Il sesto asteroide (numero 330) era molto grande ed era abitato da un vecchio geografo, che scriveva sempre degli enormi libri di annotazioni geografiche. L’uomo scambia il Piccolo Principe per un esploratore e poi alla domanda se sul suo pianeta ci siano monti, oceani, città fiumi o deserti, non sa rispondere, deludendo così il bambino. Egli spiega infatti al Piccolo Principe di essere un geografo e non un esploratore, figura che nel suo pianeta manca completamente. Il geografo basa il suo lavoro sulla ricerca degli esploratori ma non avendone nessuno si crogiola nell’ignoranza. Il geografo chiede al Piccolo Principe di descrivergli l’asteroide B612 da cui proviene, perché è un esploratore venuto da lontano e si accinge a prendere annotazioni. Il Piccolo Principe gli elenca che ha 3 vulcani e un fiore. Il geografo rifiuta di annotare il fiore perché “effimero” cioè “minacciato di scomparire in breve tempo” e ciò spaventa e rammarica il bambino, che realizza di averlo lasciato solo. Ripresosi, si fa consigliare di visitare la Terra, perché il geografo sostiene abbia una buona reputazione. Il settimo asteroide dove giunge il Piccolo Principe è la Terra, un posto molto grande e abitato da 2 miliari di persone. Il Piccolo Principe lo sa ed è proprio giunto qui per andare alla ricerca degli uomini. Riflessioni A partire dal capitolo 10, vengono narrati i diversi incontri del Principe durante il suo peregrinare negli altri asteroidi. Nell'asteroide 325 avviene l'incontro con un re autoritario, ma, in fondo, incapace di esercitare il suo decantato potere, in quanto non ci sono sudditi ai quali rivolgere dei comandi. L'universalità del suo dominio serve allora a ben poco. Il re, dietro quell'aria così onnipotente, nasconde in realtà una grande solitudine. Tenta di convincere il Piccolo Principe a rimanere, promettendo di nominarlo ministro della giustizia o ambasciatore. Il Principe si annoia, dovrebbe recitare il ruolo del suddito per compiacere il re, mentre lui vuole essere libero. Anche il re, in fondo, avrebbe bisogno di un amico. Il re personifica l'atteggiamento di superbia che, alla lunga, conduce all'isolamento dagli altri. Così, anche se ci crediamo forti o potenti, le nostre qualità sono inutili se non ci relazioniamo con il prossimo e non mettiamo così a disposizione degli altri le nostre capacità per il bene comune. Nell'asteroide 326 il Piccolo principe incontra un vanitoso. Anche in questo caso, si tratta di un personaggio tutt'altro che umile e modesto. Ma anche questi, in fondo, vive nella più completa e vuota solitudine ed ha bisogno che qualcuno gli dica continuamente quanto è bello: «Mi ammiri molto, veramente?» domandò al piccolo principe. «Che cosa vuol dire ammirare?». «Ammirare vuol dire riconoscere che io sono l'uomo più bello, più elegante, più ricco e più intelligente di tutto il pianeta». «Ma tu sei solo sul tuo pianeta!». «Fammi questo piacere. Ammirami lo stesso!». «Ti ammiro», disse il piccolo principe, alzandosi un poco le spalle, «Ma tu che te ne fai?». E il piccolo principe se ne andò”. La bizzarra figura del vanitoso ci aiuta a riflettere sulla banalizzazione dei rapporti interpersonali, che talvolta divengono scontati e si limitano solo alle apparenze. Nell'asteroide 327 il Principe incontra un ubriacone: l'immagine di quest'uomo, intento a bere, davanti ad una serie di bottiglie, tentando così di affogare nell'alcool la stessa vergogna per il suo vizio, suscita grande malinconia. Anche in questo caso, il personaggio è completamente solo, consumato dalla sua stessa debolezza, incapace di affrontare i suoi sbagli se non sbagliando ancora. L'asteroide 328 ospita l'incontro con un uomo d'affari, tutto intento a fare calcoli. La sua ossessione è quella di contare freneticamente le stelle, con l'illusione di poterle così possedere tutte e di depositarne il corrispondente valore il banca. «Io», disse il piccolo principe, «possiedo un fiore che innaffio tutti i giorni. Possiedo tre vulcani dei quali spazzo il camino tutte le settimane. Perchè spazzo il camino anche di quello spento. Non si sa mai. E' utile ai miei vulcani, ed è utile al mio fiore che io li possegga. Ma tu non sei utile alle stelle...». L'uomo d'affari aprì la bocca ma non trovò niente da rispondere e il piccolo principe se ne andò”. La semplice osservazione del Principe ci fa capire come la ricchezza non possa mai essere fine a sè stessa, ma debba essere orientata ad uno scopo superiore. Giunto all'asteroide 329, il Piccolo Principe incontra un lampionaio, il quale passa il suo tempo ad accendere e spegnere metodicamente dei lampioni, per tenere il passo dell'alternanza giorno-notte, che, in quel pianeta, è molto repentina: ogni giorno dura appena un minuto! Il Principe non nasconde un'istintiva simpatia per quest'uomo, apprezzando in particolare la dedizione al suo compito, a differenza degli altri personaggi, tutti intenti a pensare solo a sè stessi. Eppure questa sua diligenza rivela anche il limite del personaggio: egli è abituato a svolgere meccanicamente una certa attività, anche se assurda, e non ha la forza di cambiare il suo atteggiamento, in quanto trova più comodo seguire la regola, senza chiedersi se ciò abbia veramente senso. Non basta, quindi, essere diligenti, occorre anche orientare la propria attività verso uno scopo sostanziale, che va al di là della regola, e bisogna avere il coraggio, ogni tanto, di fermarsi e riflettere sul senso del nostro frenetico agire. Nell'asteroide 330 avviene l'incontro con un geografo. La cosa strana di questo personaggio è che egli conosce la geografia di tutti gli altri pianeti, ma non sa nulla del suo, in quanto non lo ha mai esplorato. Egli, infatti, è uno studioso, mentre il compito di andare alla scoperta dei mari, dei fiumi, delle città, delle montagne e dei deserti tocca agli esploratori. Egli si preoccupa di documentare quanto riferitogli dagli altri, ma rifiuta di fare uno sforzo di esperienza e conoscenza dirette. Questo personaggio, come già il lampionaio, è ligio al suo dovere ed è certamente assiduo e paziente nel suo lavoro di catalogazione, ma proprio questo rigore lo conduce a fare solo ciò che indispensabile, senza sforzi ulteriori, così rendendo sterile la sua attività. Infine, il Piccolo Principe giunge sul pianeta Terra. “La Terra non è un pianeta qualsiasi! Ci si contano cento e undici re, settemila geografi, novecentomila uomini d'affari, sette milioni e mezzo di ubriaconi, trecentododici milioni di vanitosi, cioè due miliardi circa di adulti”.Insomma, sulla Terra troviamo mescolati assieme tutti i personaggi che fino a quel momento il Piccolo Principe ha incontrato singolarmente, ciascuno con i suoi difetti. Eppure ognuno dei personaggi incontrati, a ben vedere, nasconde anche qualcosa di positivo. Così, ad esempio, il re si rende conto di non poter chiedere ai sudditi più di quanto egli stesso sia disposto a dare, il vanitoso è gentile, l'ubriacone non ha smarrito il senso della vergogna per la sua debolezza, l'uomo d'affari è ancora in grado di stupirsi, anche se solo per un attimo, di fronte alla naturalezza e semplicità del Piccolo Principe, il lampionaio impersona la diligenza e, infine, il geografo la pazienza. Ancora una volta, quindi, il Piccolo Principe ci fa riflettere sul fatto che le persone che ci stanno attorno, anche se in apparenza ci sembrano negative, nascondono pur sempre una qualità positiva da valorizzare. La Terra è la metafora della diversità, dove tante persone, ciascuna con il proprio carattere, convivono assieme. Tuttavia, “gli uomini occupano molto poco posto sulla Terra. Si potrebbe ammucchiare l'umanità su un qualsiasi isolotto del Pacifico. Naturalmente i grandi non vi crederebbero. Si immaginano di occupare molto posto. Si vedono importanti come dei baobab. Consigliategli allora di fare dei calcoli, adorano le cifre e gli piacerà molto”. Qui il racconto ci induce a riflettere sulla pochezza umana rispetto alla vastità del pianeta, ridicolizzando la superbia dell'uomo che, talvolta, ritiene di poter dominare la natura. Preghiere: Il re, dietro quell'aria così onnipotente, nasconde in realtà una grande solitudine. Tenta di convincere il Piccolo Principe a rimanere, promettendo di nominarlo ministro della giustizia o ambasciatore. Il Principe si annoia, dovrebbe recitare il ruolo del suddito per compiacere il re, mentre lui vuole essere libero. Anche il re, in fondo, avrebbe bisogno di un amico. Il re personifica l'atteggiamento di superbia che, alla lunga, conduce all'isolamento dagli altri. Così, anche se ci crediamo forti o potenti, le nostre qualità sono inutili se non ci relazioniamo con il prossimo e non mettiamo così a disposizione degli altri le nostre capacità per il bene comune. Il re è solo sul suo asteroide: nessuno si ferma volentieri accanto a chi pensa solo a comandare, a chi vede gli altri come sudditi. E' la mentalità del superbo, dell'egoista, del capriccioso. Tutti questi personaggi sono condannati alla solitudine, perché incapaci di fare amicizie. Ma esistono ancora di questi "re" nel nostro mondo? Sono tanti i ragazzi e le ragazze, i bambini e le bambine che in casa, a scuola, con gli amici vivono da "re ", che comandano, che pretendono, che non usano la ragione, che vogliono sempre gli altri al loro servizio. Perdonaci Signore per tutte le volte in cui ci siamo comportati un po’ da “re”, trattando male gli altri o approfittando della loro disponibilità e aiutaci ad entrare nella Tua logica di “potere” che si fa servizio ed amore al prossimo. Mc. 20, 20-28 Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?».Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli soggiunse: «Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio». Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; ma Gesù, chiamatili a sé, disse: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti». Affidiamo al Signore, ricordandogli nella preghiera, tutti i “re” della terra, e tutte le persone che occupano posti potere, affinchè non lo utilizzino per il loro tornaconto personale, ma per il bene di tutti e in particolare di coloro che sono più poveri e bisognosi. Un vanitoso.Si tratta di un personaggio tutt'altro che umile e modesto. Ma anche questi, in fondo, vive nella più completa e vuota solitudine ed ha bisogno che qualcuno gli dica continuamente quanto è bello. La bizzarra figura del vanitoso ci aiuta a riflettere sulla banalizzazione dei rapporti interpersonali, che talvolta divengono scontati e si limitano solo alle apparenze. Il Piccolo Principe cercava amici e non si può essere amici se uno si sente padrone dell'altro, superiore all'altro. L'amicizia è sempre uno scambio alla pari. Un ubriacone: l'immagine di quest'uomo, intento a bere, davanti ad una serie di bottiglie, tentando così di affogare nell'alcool la stessa vergogna per il suo vizio, suscita grande malinconia. Anche in questo caso, il personaggio è completamente solo, consumato dalla sua stessa debolezza, incapace di affrontare i suoi sbagli se non sbagliando ancora. Uomo d'affari, tutto intento a fare calcoli. La sua ossessione è quella di contare freneticamente le stelle, con l'illusione di poterle così possedere tutte e di depositarne il corrispondente valore il banca. “…E' utile ai miei vulcani, ed è utile al mio fiore che io li possegga. Ma tu non sei utile alle stelle… . L'uomo d'affari aprì la bocca ma non trovò niente da rispondere e il piccolo principe se ne andò”. La semplice osservazione del Principe ci fa capire come la ricchezza non possa mai essere fine a sè stessa, ma debba essere orientata ad uno scopo superiore. Un lampionaio, il quale passa il suo tempo ad accendere e spegnere metodicamente dei lampioni, per tenere il passo dell'alternanza giorno-notte, che, in quel pianeta, è molto repentina: ogni giorno dura appena un minuto! Il Principe non nasconde un'istintiva simpatia per quest'uomo, apprezzando in particolare la dedizione al suo compito, a differenza degli altri personaggi, tutti intenti a pensare solo a sé stessi. Eppure questa sua diligenza rivela anche il limite del personaggio: egli è abituato a svolgere meccanicamente una certa attività, anche se assurda, e non ha la forza di cambiare il suo atteggiamento, in quanto trova più comodo seguire la regola, senza chiedersi se ciò abbia veramente senso. Non basta, quindi, essere diligenti, occorre anche orientare la propria attività verso uno scopo sostanziale, che va al di là della regola, e bisogna avere il coraggio, ogni tanto, di fermarsi e riflettere sul senso del nostro frenetico agire. Un geografo. La cosa strana di questo personaggio è che egli conosce la geografia di tutti gli altri pianeti, ma non sa nulla del suo, in quanto non lo ha mai esplorato. Egli, infatti, è uno studioso, mentre il compito di andare alla scoperta dei mari, dei fiumi, delle città, delle montagne e dei deserti tocca agli esploratori. Egli si preoccupa di documentare quanto riferitogli dagli altri, ma rifiuta di fare uno sforzo di esperienza e conoscenza dirette. L'egoismo isola, divide: è questa l'esperienza che sta facendo il Piccolo Principe incontrando sui diversi pianeti personaggi estremamente soli, perché pensano solo a se stessi, come il vanitoso, o perché hanno dentro la disperazione e non sanno come venirne fuori, come l'ubriaco. Basterebbe loro dare spazio a qualcuno. Il lampionaio è un lavoratore, che ha investito tutto il suo tempo nel lavorare: non ha tempo per altro. Bisogna lavorare ma occorre anche trovare il tempo per riposare: così ha fatto anche Dio. Nella Bibbia si legge che "al settimo giorno, riposò". Il giorno del Signore è la domenica. Un precetto della Chiesa ci ricorda che bisogna santificare la festa. Comunque il lampionaio è l'unico che suscita simpatia nel Piccolo principe: perché, dei personaggi incontrati, è l'unico che faccia un lavoro utile agli altri, che non si occupa solo di se stesso. Affidiamo al Signore, nella preghiera, tutte le persone che vivono nella solitudine, o nell’abbandono, perché trovino aiuto, conforto, compagnia. Chiediamo al Signore che ci aiuti ad essere disponibili nel dialogo e nel gioco verso tutti e che nessuno sia rattristato per il nostro comportamento. Dal Salmo 114 – AMO Amo il Signore perché ascolta Il grido della mia preghiera. Verso di me ha teso l’orecchio Nel giorno in cui lo invocavo. Mi opprimevano tristezza e angoscia E ho invocato il nome del Signore: «Ti prego, Signore, salvami». Buono e giusto è il Signore, il nostro Dio è misericordioso. Il Signore protegge gli umili: ero misero ed egli mi ha salvato. Ritorna, anima mia, alla tua pace, poiché il Signore ti ha beneficato; egli mi ha sottratto dalla morte, ha liberato i miei occhi dalle lacrime, ha preservato i miei piedi dalla caduta. Camminerò alla presenza del Signore Sulla terra dei viventi. Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore. Preghiera di San Francesco Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace. Dove c’è odio, io porti l’amore. Dove c’è offesa, io porti il perdono. Dove c’è discordia, io porti l’unione. Dove c’è errore, io porti la verità. Dove c’è dubbio, io porti la fede. Dove c’è disperazione, io porti la speranza. Dove ci sono le tenebre, io porti la luce. Dove c’è tristezza, io porti la gioia. O divino Maestro, che io non cerchi tanto di essere consolato, quanto di consolare. Di essere compreso, quanto di comprendere. Di essere amato, quanto di amare. Infatti:dando, si riceve. Dimenticandosi, si trova comprensione. Perdonado, si è perdonati. Morendo, si risuscita alla Vita. PREGHIERA Gesù, che ci hai detto: “dove due o più sono riuniti nel mio nome, lì io sono in mezzo a loro”, sii fra noi, che ci sforziamo di essere uniti nel tuo amore, in questo momento di preghiera. Aiutaci ad essere sempre “un cuor solo ed un’anima sola” condividendo gioie e dolori, avendo una cura particolare per chi è solo, per i più deboli e per i poveri. Fa che ognuno di noi si impegni ad essere il Vangelo vissuto, dove i lontani, gli indifferenti i piccoli scoprano l’amore del Padre. Donaci il coraggio e l’umiltà di perdonare sempre e di andare incontro a chi si vorrebbe allontanare da noi, e di mettere in risalto il molto che ci unisce e non il poco che ci divide. Dacci la vista per scorgere il tuo volto in ogni persona che avviciniamo e in ogni croce che incontriamo. Donaci un cuore fedele ed aperto, che vinca le nostre preoccupazioni egoistiche, che ci spinga a donare tempo e fatica per gli altri, che ci ricordi il senso del nostro vivere. Questa preghiera che spiega come Dio ignori molto spesso i nostri “bisogni” materiali per darci ciò di cui abbiamo veramente bisogno: Chiesi a Dio (Kirk Kilgour) Chiesi a Dio di essere forte per eseguire progetti grandiosi: Egli mi rese debole per conservarmi nell’umiltà. Domandai a Dio che mi desse la salute per realizzare grandi imprese: Egli mi ha dato il dolore per comprenderla meglio. Gli domandai la ricchezza per possedere tutto: mi ha fatto povero per non essere egoista. Gli domandai il potere perché gli uomini avessero bisogno di me: Egli mi ha dato l’umiliazione perché io avessi bisogno di loro. Domandai a Dio tutto per godere la vita: mi ha lasciato la vita perché potessi apprezzare tutto. Signore, non ho ricevuto niente di quello che chiedevo, ma mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno e quasi contro la mia volontà. Le preghiere che non feci furono esaudite. Sii lodato; o mio Signore, fra tutti gli uomini nessuno possiede quello che ho io! Attività: Lo stellario Per costruire questo scintillante stellario occorre procurarsi: una striscia alta circa 10 cm di cartoncino blu, una matita ben appuntita, dei fili di lana, un paio di forbici, una pinzatrice, del nastro adesivo, carta argentata o dorata, del nastro bi-adesivo o della colla, un cartoncino bianco e un pastello bianco. ISTRUZIONI: prima di tutto disegnare con il pastello bianco delle stelle su entrambi i lati del cartoncino blu, quindi chiudere il cartoncino ad anello con la pinzatrice.Con la matita ben appuntita fare tre buchi equidistanti sul bordo alto dell'anello e sei buchi nella parte bassa, far passare nei tre buchi in alto tre fili di lana che chiuderemo al centro con un cappio, nei sei buchi in basso infilare altri fili di lana e fermarli con un nodo.Disegnare e ritagliare dal cartoncino bianco le stelle, ricoprirle con la carta argentata o dorata attaccandocela sopra con il nastro bi-adesivo o con la colla e poi attaccarle ai fili di lana con un pezzetto di nastro adesivo, se si vuole si possono unire due stelle col nastro bi-adesivo in modo che il filo di lana rimanga nel mezzo tra l'una e l'altra..... Gioco: TRAVESIMENTI Ci saranno 6 animatori vestiti, in maniera semplice, come i personaggi del brano del piccolo principe. Come si gioca: I ragazzi, divisi in squadre, dovranno organizzarsi alla ricerca di tre "cose" che riguardano ciascuno personaggio: 1.Un Oggetto/Regalo 2.Una frase 3. Il ritornello/strofa di una canzone Una volta trovate, potranno portarle al personaggio (animatore), motivando ovviamente ogni scelta. Ad ogni consegna, il personaggio dà alla squadra un punteggio e vice la squadra con il maggior numero di punti. CAPITOLI XVII-XVIII-XIX-XX “ Mi domando se le stelle sono illuminate perché ognuno possa un giorno trovare la propria” “Il Piccolo Principe attraversò il deserto e non incontrò che un fiore” “Dove sono gli uomini?” “Ne esistono (…), ma non si sa mai dove trovarli (…).Non hanno radici.” “ Gli uomini mancano totalmente di immaginazione, ripetono ciò che si dice loro. Da me avevo un fiore e parlava sempre per primo”. “Mi credevo ricco di un fiore unico al mondo e non possiedo che una qualsiasi rosa”. AVVENTURA Sintesi: Il Piccolo Principe è giunto sulla Terra atterrando nel deserto del Sahara, però si stupisce di non vedere anima viva, tranne un serpente strisciante nella sabbia. Il Piccolo Principe lo saluta, chiede conferma di essere atterrato sulla Terra e indicando il cielo gli mostra il suo asteroide lontano sopra di loro. Il bambino racconta al serpente perché se ne è andato via: ha avuto difficoltà con un fiore. Il serpente, seducente e repulsivo si presenta come un animale potente più del dito di un re, e vedendolo così solo gli propone enigmaticamente di poterlo aiutare un giorno, se dovesse rimpiangere troppo di essere ancora lontano dal suo pianeta. Camminando per il deserto, il Piccolo Principe si stupisce sempre più di non incontrare nessun essere umano. Vede solo un fiore, che gli dice di averne visti sei o sette in tutta la sua vita e lo avverte che gli uomini non hanno radici. Il Piccolo Principe scala poi un’alta montagna. Sulla cima, si aspetta di vedere tutto il pianeta Terra sotto di sé ma, con stupore, vede solo altre cime e al suo saluto, lanciato al vento, sente rispondere solo l’eco delle sue stesse parole, mentre sull’asteroide B612 il fiore gli parlava sempre per primo. Di seguito, il Piccolo Principe raggiunge finalmente una strada che lo conduce ad un giardino dove ci sono cinquemila rose. Qui scopre la specie a cui apparteneva il suo fiore sull’asteroide B612, ma allo stesso tempo capisce che questo non era, come invece gli aveva detto, unico. La delusione è grande: il bambino si mette a piangere, perché si credeva ricco di un fiore unico al mondo e invece possedeva solo una qualsiasi rosa. Riflessioni L’incontro con il serpente, il fiore e il giardino di rose (capp. 17, 18,19 e 20) Siamo così ritornati nel Sahara. Il Piccolo Principe non è giunto in un'affollata metropoli del nostro pianeta, ma nel deserto, dove regnano il silenzio, la solitudine e la monotonia. Egli è desideroso di incontrare qualcuno, ha bisogno di un amico. Purtroppo, nel deserto incontra solo un serpente ed un fiore. Il primo, decantando il proprio potere, riecheggia la figura del re, mentre il secondo, ritenendosi più bello e forte degli altri, richiama il personaggio vanitoso. Il Piccolo Principe scala poi una montagna che ritiene altissima, se paragonata ai suoi piccoli vulcani. Ma da quell'altura non vede che una distesa di sabbia. Inizia a parlare al vento, pensando che qualcuno gli risponda, ma percepisce solo l'eco della sua voce, creando l'illusione che qualcuno ripeta le sue parole: «Che buffo pianeta», pensò allora, «è tutto secco, pieno di punte e tutto salato. E gli uomini mancano d'immaginazione. Ripetono ciò che loro si dice...Da me avevo un fiore e parlava sempre per primo...». L'eco ci riporta ad un altro tema importante: per il Principe gli uomini sanno solo ripetere quello che viene detto loro, e qui si torna al lampionaio, che fa ciò che gli viene ordinato, senza un minimo di iniziativa personale. L'atteggiamento inquieto del Piccolo Principe, perennemente alla ricerca di qualcuno e di qualcosa, simboleggia l'apertura verso il nuovo ed il diverso. Il suo desiderio di incontrare un essere umano rappresenta l'inclinazione dell'uomo a vivere in relazione con gli altri e mette in evidenza il valore dell'amicizia. Ma la sua ostinazione nel porre domande al prossimo (“non bisogna mai rinunciare ad una domanda quando la si è fatta”) simboleggia anche la caparbietà, la coerenza e la determinazione nel perseguire gli obiettivi che ci si è posti. Quando, finalmente, trova una strada che lo conduce fuori dal deserto, giunge ad un giardino fiorito con migliaia di rose. Si rende così conto che il suo fiore, che egli riteneva unico, è in realtà assai comune sulla Terra. Questo lo rende molto infelice; si sente, infatti, un Principe poco importante: esistono migliaia di fiori come il suo, e le montagne della Terra sono miliardi di volte più grandi dei suoi vulcani. Preghiere: Il Piccolo Principe giunge sulla Terra, desideroso di incontrare qualcuno. Ha bisogno di un amico e, appena atterrato, anche se si trova nel deserto, inizia lasua ricerca frenetica e inquieta. Egli è “umano” per la necessità di vivere in relazione con gli altri e stabilire rapporti di amicizia e dall’altro è assolutamente determinato a conseguire gli obiettivi che si è posto di raggiungere. La vita ci presenta sempre situazioni nuove, esperienze, incontri, chiediamo al Signore che ci aiuti ad avere il coraggio di affrontare il “nuovo” con uno spirito positivo di avventura e di scoperta. Fa’ che possiamo far tesoro anche dei momenti di silenzio per riflettere e per far risuonare dentro di noi il valore delle esperienze e degli incontri, delle amicizie che viviamo ogni giorno. Donaci il tuo Spirito perché ci guidi sempre con rinnovato stupore, verso ciò che è vero, buono, bello e quindi prezioso per le scelte piccole e grandi nella nostra vita. Dal Salmo 27 Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura? Il Signore è difesa della mia vita, di chi avrò timore? Se contro di me si accampa un esercito, il mio cuore non teme; se contro di me divampa la battaglia, anche allora ho fiducia. Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per gustare la dolcezza del Signore e ammirare il suo santuario. Egli mi offre un luogo di rifugio Nel giorno della sventura. Mi nasconde nel segreto della sua dimora, mi solleva sulla rupe. Ascolta, Signore, la mia voce. Io grido: abbi pietà di me! Rispondimi. Mostrami, Signore, la tua via, guidami sul retto cammino. Spera nel Signore, sii forte, si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore. Questa preghiera di Madre Teresa sottolinea come la vita sia una continua scoperta e vada vissuta appieno. Inno alla vita (Madre Teresa di Calcutta) La vita è un’opportunità, coglila. La vita è bellezza, ammirala. La vita è beatitudine, assaporala. La vita è un sogno, fanne realtà. La vita è una sfida, affrontala. La vita è un dovere, compilo. La vita è un gioco, giocalo. La vita è preziosa, abbine cura. La vita è ricchezza, valorizzala. La vita è amore, vivilo. La vita è promessa, adempila. La vita è un’avventura, rischiala. La vita è tristezza, superala. La via è un inno, cantalo. La vita è una lotta, accettala. La vita è un mistero, scoprilo. La vita è la vita, difendila. Attività-Gioco Costruire un lucchetto con tutto il materiale che abbaiamo a disposizione.Una volta costruito il proprio lucchetto i bambini dovranno pensare ad un loro atteggiamento di chiusura che dovranno scrivere sul lucchetto e provare insieme ai propri educatori a riflettere su quali potrebbero essere le soluzioni per superare il proprio atteggiamento e l'educatore ne prenderà nota. A questo punto si organizza un percorso con delle prove che ogni bambino dovràsuperare per continuare .Arrivato alla fine del percorso troverà una o più scatole con dentro delle mezze chiavi su cui saranno scritte le soluzioni dette dai bambini stessi e che attaccheranno sui loro lucchetti. CAPITOLO XXI “Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente. Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico e ora è per me unica al mondo”. CREARE LEGAMI Sintesi: Il suo terzo incontro sulla Terra è con la volpe, che si trova sotto ad un melo. Il Piccolo Principe la invita a giocare con lui, perché si sente molto triste, ma l’animale risponde di non poterlo fare perché non è stata addomesticata. La volpe rivela al bambino il mistero dell’amore: cioè il vero significato di questa parole, che è “creare legami”. Non è il valore dell’oggetto in sé che lo rende prezioso, ma il rapporto di affezione che unisce l’oggetto (o l’essere) a chi lo usa (frequenta). La mente umana si arricchisce di legami e non di mere conoscenze: ogni viaggio di conoscenza, compresa la vita, culmina con la consapevolezza che è meglio aver amato che non aver amato affatto. La volpe prega il Piccolo Principe di addomesticarla perché la sua vita è monotona e così accade. La volpe invita il Piccolo Principe ad andare a rivedere le cinquemila rose del giardino e a ripensare poi alla sua rosa. Quando ritornerà a dirle addio, gli regalerà un ultimo segreto. Il bambino di fronte alle rose capisce che queste non sono per nulla simili alla sua, perché non sono state addomesticate e non hanno addomesticato nessuno. Solo ora il Piccolo Principe capisce che il suo fiore era realmente unico, perché unico per lui e comprende di essere stato sciocco ad abbandonarlo per orgoglio. Quando arriva l’ora della partenza, la volpe è triste e sa che piangerà, ma gli rivela il suo segreto, che gli uomini hanno oramai dimenticato: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi. E’ il tempo che ha perduto per la sua rosa che l’ha resa così importante e si diventa responsabili per sempre di ciò che si è addomesticato. Conosciamo le persone e le cose solo quando ci occupiamo e ci preoccupiamo di loro, quando le addomestichiamo cioè le facciamo nostre dando loro qualcosa di noi stessi. Riflessioni L'incontro con la volpe (cap. 21) A questo punto, nel capitolo XXI, avviene il fondamentale incontro con la volpe. E' questa la parte più bella ed intensa dell'opera, alla quale l'Autore affida il messaggio centrale. Nell'immaginario collettivo, la volpe è associata alla furbizia e all'astuzia; al contrario, in questo passo del racconto, la volpe incontrata dal Piccolo Principe rivela una grandissima sensibilità. Il Piccolo Principe, come al solito desideroso di interagire con qualcuno, chiede alla volpe di giocare assieme a lui. Ma la volpe gli risponde: «Non posso giocare con te, non sono addomesticata».La risposta, apparentemente incomprensibile, è, in realtà, molto profonda. Nel linguaggio della volpe, “addomesticare” significa, infatti, “creare dei legami”: «Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo». Noi siamo abituati ad attribuire al termine “addomesticare” un significato quasi negativo, legato all'idea di controllo e dominio. In realtà, la parola deriva dal latino domus (casa) e, quindi, può essere intesa nel significato di “familiare, vicino, personale, intimo”. Alle parole della volpe, il Principe si illumina e associa quanto appena appreso alla relazione con quella rosa nata sul suo asteroide, alla quale tante attenzioni e premure aveva dedicato, provando piacere e soddisfazione nel vederla crescere. Non importa che sulla Terra ci fossero migliaia di rose come quella, per lui quel fiore era ed è unico. Aggiunge poi la volpe: «Io mi annoio. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata». Così, la volpe detesta il grano, ma, se venisse “addomesticata” dal Principe, il colore del grano gli ricorderebbe i capelli dorati dell'amico, cosicché improvvisamente egli inizierebbe ad apprezzare anche il frumento. Ogni cosa assume un significato nuovo quando proviamo un sentimento – sia esso di amicizia o di amore - per qualcuno, e tutto quello che ci ricorda quella persona ci appare positivo e ci dona gioia. Dunque, è l'apertura verso il prossimo che dà spessore alla nostra esistenza: senza gli affetti, la vita è priva di significato. “Addomesticare” significa, quindi, entrare in relazione e sintonia con il prossimo, raggiungendo un livello di conoscenza più profondo, non limitato alla sola esteriorità. Ed infatti, “non si conoscono che le cose che si addomesticano. Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se vuoi un amico addomesticami!”. Il desiderio della volpe di essere “addomesticata” simboleggia, ancora una volta, la predisposizione naturale e la vocazione dell'uomo alla vita di relazione. Ancora, non si può essere “addomesticati” da un momento all'altro, perché si tratta di un'attività graduale, che richiede impegno e costanza. La volpe ci spiega che ci vogliono dei “riti”, ossia dei comportamenti che si ripetono. Ma provare un sentimento per qualcuno non significa solo ritrarre un piacere, vuol dire anche assumersi una responsabilità, perché quella persona vive per noi e noi viviamo per lei. Infatti, poco prima che il Principe abbandoni la volpe, quest'ultima gli confida il segreto più importante: “Non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi. Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa...”. Amore e amicizia non sono solo dei sentimenti idilliaci: la volpe piange la partenza del Principe, che ha deciso di continuare il suo viaggio, ed egli, quasi ingenuamente, le risponde: “la colpa è tua; io non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi...”. L'Autore vuole qui farci comprendere che l'addomesticamento, ossia il legame tra due persone, comporta inevitabilmente anche delle sofferenze. Il racconto raggiunge qui il suo apice, perché il Piccolo Principe ha finalmente compreso il valore dell'amicizia ed ora vede il mondo con occhi diversi. E' il cuore che fa vedere la verità, è il tempo che si dedica a qualcuno a renderlo importante per noi, e soprattutto, come già detto, creare legami significa addossarsi delle responsabilità. Il mondo è pieno di “volpi”: basta riconoscerle e lasciarsi guidare. Preghiere: In questo passo del racconto, la volpe incontrata dal Piccolo Principe rivela una grandissima sensibilità. Il Piccolo Principe, come al solito desideroso di interagire con qualcuno, chiede alla volpe di giocare assieme a lui. Nel linguaggio della volpe, “addomesticare” significa, infatti, “creare dei legami”: «Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo». Aggiunge poi la volpe: «Io mi annoio. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata». Così, la volpe detesta il grano, ma, se venisse “addomesticata” dal Principe, il colore del grano gli ricorderebbe i capelli dorati dell'amico, cosicché improvvisamente egli inizierebbe ad apprezzare anche il frumento. Ogni cosa assume un significato nuovo quando proviamo un sentimento – sia esso di amicizia o di amore - per qualcuno, e tutto quello che ci ricorda quella persona ci appare positivo e ci dona gioia. Ma provare un sentimento per qualcuno non significa solo ritrarre un piacere, vuol dire anche assumersi una responsabilità, perché quella persona vive per noi e noi viviamo per lei. Gesù si è una persona veramente speciale e “come la volpe, ci ha insegnato come si creano legami speciali. Gesù ci insegna ad amare tutti con l’amore di Dio Padre, che è un amore grande, gratuito e rivolto a tutti nessuno escluso, fino a dare la vita per le persone che si amano. Signore aiutaci a fare ogni giorno piccoli passi, per crescere sempre più nella nostra capacità di accogliere ed amare gli altri. Ti ringraziamo per tutte le persone che nelle nostra vita sono “volpi buone” che con la loro presenza rendono speciale la nostra vita, fa’ che anche noi possiamo diventare “persone grandi” nel cuore che sanno accogliere valorizzare e far sentire bene le persone che avviciniamo. Noi, come creature di Dio, abbiamo la possibilità di muoverci attraverso il tempo e di dirigerci verso l'amore che Dio ci riserva,come la volpe per il Piccolo Principe: non possiamo dubitare dell'esistenza di questo amore perché è ancora una volta la volpe, affermando che si diviene responsabili di ciò che si è addomesticato, ad assicurarci che il Signore non illude né abbandona chi Lo ricerca. Signore Gesù tu non ti dimentichi mai di noi, fa’ che anche noi non ci dimentichiamo di Te! Oggi tutti hanno fretta: qualcuno poi si illude di comprare le amicizie come al supermarket si comprano dei giocattoli, ma non esistono mercanti di amici. Chi non fa la fatica di imparare ad amare, chi vive solo di egoismo, non avrà mai amici. "Se uno salisse al cielo e di lì contemplasse le bellezze dell'universo, non sarebbe contento, mentre avrebbe una grande gioia se avesse anche solo una persona con la quale parlare"! Gv. 15,12-17 Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri. L’amicizia (di Gibran Kahlil Gibran) Il vostro amico È il vostro bisogno saziato. È il campo che seminate con amore E che mietete ringraziando. Egli è la vostra mensa e la vostra dimora Perché, affamati, vi rifugiate in lui E lo cercate per la vostra pace. Se l’amico vi confida il suo pensiero Non nascondetegli il vostro. Quando lui tace Il vostro cuore non smette di ascoltarlo, perché nell’amicizia ogni pensiero, desiderio, speranza nasce nel silenzio e si partecipa con gioia. Se vi separate dall’amico Non addoloratevi, perché la sua assenza V’illumina su ciò che più in lui amate. E non vi sia nell’amicizia altro intento Che scavarsi nello spirito a vicenda. Condividetevi le gioie Sorridendo nella dolcezza amica, perché nella rugiada delle piccole cose il cuore scopre il suo mattino e si conforta. Introduzione alla preghiera: Il brano della Bibbia riportato qui sotto e la preghiera evidenziano il tema dell’amicizia, strettamente legato con la parola chiave “creare legami”. Nei primi versetti viene sottolineato il valore dell’amicizia “vera”, quella che si può trovare amando il Signore. Nella preghiera viene sottolineato l’arricchimento che portano i veri legami. Chiediamo al Signore di aiutarci a rendere salde le nostre amicizie, andando oltre le difficoltà e praticando il perdono. Siracide 6, 14-17 “Chi trova un amico fedele, trova un tesoro. Per un amico fedele, non c’è prezzo. Un amico fedele è balsamo di vita. Lo troveranno quanti amano il Signore”. Preghiera sull'AMICIZIA A te, Signore, amante della vita, Amico dell'uomo, innalzo la mia preghiera per l'amico che mi hai fatto incontrare sul cammino del mondo. Uno come me, ma non uguale a me. Fa' che la nostra sia l'amicizia di due esseri che si completano con i tuoi doni, che si scambiano le tue ricchezze, che si parlano con il linguaggio che tu hai posto nel cuore. Aiutaci a guardare con quello sguardo, che comprende senza che l'altro chieda. Aiutaci ad avere un cuore grande, che sa partire prima che l'altro esprima. Aiuta la nostra amicizia Affinché non divenga chiusura; dalle il respiro della vera libertà, la forza di resistere nelle difficoltà, il coraggio di andare oltre il desiderio dell'egoismo. La volontà di cedere per amore, di amare anche oltre l'errore, di giungere al sommo dell'amore: perdonare. Perché soltanto quando si sa perdonare, si può credere all'amore. Fa' che le nostre mani siano protese in un gesto di pace. Fa' che le nostre parole siano dolci ma anche forti. Fa' che il nostro sorriso, come le nostre lacrime, non siano una maschera, ma esprimano la profondità e la verità dei sentimenti più sinceri e autentici. Dal Salmo 121 Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra. Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà il tuo custode. Non si addormenterà, non prenderà sonno, il custode d’Israele. Il Signore è il tuo custode, il Signore è come ombra che ti copre, e sta alla tua destra. Di giorno non ti colpirà il sole Né la luna di notte. Il Signore ti proteggerà da ogni male, egli proteggerà la tua vita. Il Signore veglierà su di te, quando esci e quando entri, da ora e per sempre. Attività: DECALOGO DEL VERO AMICO L’incontro con la volpe è uno dei momenti più forti del viaggio del Piccolo Principe. Infatti la volpe gli insegnerà l’arte di creare legami, il rito fa sì che una persona diventi unica al mondo. La volpe gli insegna a non fermarsi sulle apparenze, ma scoprire che dentro ognuno, c’è qualcosa di invisibile che è più importante; il segreto è andare oltre l’apparenza, l’importante è cercare le cose essenziali. Questo deve stimolare i bambini del campo a non vivere solo per l’esteriore ma ad impegnarsi a guardare sotto la superficie delle cose per rinnovare la propria vita scoprendone i pochi valori, quelli fondamentali. E’ importante aiutarli a farsi delle domande per assumere un atteggiamento di ricerca dell’altro per creare legami diversi. Come il Piccolo Principe coltiva la sua rosa e la volpe vuole essere addomesticata, cosi noi dobbiamo crescer nell’ amicizia con gli altri. L’amicizia è unica, è novità, è ricerca è responsabilità. L’attività da proporre è orientata a dimostrare ai ragazzi quanto sia importate creare legami solidi; dimostrare quanto sia importante verificare la realtà dei rapporti con gli altri, portarli a constatare che le fratture dei vincoli d’amicizia o di affetto possono ferire, inoltre i ragazzi devono constatare che noi possiamo spezzare i nostri legami con Dio, ma Lui tuttavia sarà sempre fedele, non ci abbandonerà mai. Dopo una breve riflessione sul significato della parola creare legami divisi in piccoli gruppi si elabora il “decalogo del vero amico”, raccogliendo in un cartellone ciò che i ragazzi ritengono che un vero amico debba fare ed essere. Gioco: Creare dei “legami umani” ELETTRODOMESTICI MANUALI Le varie squadre sono impegnate nel formare con i loro corpi degli elettrodomestici perfettamente funzionanti. L’animatore assegna ad ogni squadra un elettrodomestico (frullatore, lavatrice, tv, aspirapolvere ecc. ) e immediatamente i giocatori cercano di realizzare con i loro corpi un immagine il più simile possibile all’oggetto indicato. Un punto alla squadra che effettua la migliore interpretazione. CERCHI COLORATI Alcuni cerchi colorati vengono sparsi sul pavimento. Ognuno di questi ha del nastro adesivo sulla parte rivolta in alto. Ad ogni squadra viene assegnato un colore: al via ogni giocatore deve prendere i cerchi del colore della propria squadra acciaccandoli con il piede. Vince la squadra che dopo un minuto ne ha raccolti di più. CAPITOLI XXII XXIII “E che cosa se ne fa di questi cinquantatrè minuti’” “Se ne fa quel che si vuole…” “Io”, disse il piccolo principe, se avessi cinquantatrè minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana…”. DAR SENSO AL TEMPO Sintesi: Lasciata la volpe, il Piccolo Principe osserva dei pendolari sui treni, parlando con un controllore. I pendolari vanno e vengono di fretta, scambiandosi sui treni, mai contenti di ciò che cercano, tranne i bambini che sanno cosa vogliono, per l’amore che hanno verso le cose (per esempio una bambola) che li circondano e a cui dedicano tutti sé stessi. Nel capitolo successivo, il Piccolo Principe incontra un mercante di pillole che calmano la sete e che vende per aiutare le persone a risparmiare tempo, da usare poi a piacimento. Riflessioni L'incontro con il controllore ed il mercante (capp. 22 e 23) Nei capitoli XXII e XXIII, il Piccolo Principe ha due fugaci incontri, rispettivamente con un controllore ed un mercante. Il primo, tutto intento a gestire il traffico confuso e frenetico dei treni in arrivo e in partenza, ricorda sia la figura dell'uomo d'affari, sia quella del lampionaio. Il Piccolo Principe si stupisce della frenesia della gente e non comprende la necessità di tanta agitazione. Questi vagoni colmi di persone, che il controllore descrive come dormienti o sonnecchianti, simboleggiano l'atteggiamento di chi vaga senza una meta, sempre alla ricerca spasmodica di qualche effimera emozione: in realtà, tanto attivismo nasconde solo un senso di vuoto e di noia. Il mercante, invece, vende pillole preconfezionate che fanno passare la sete, in maniera tale da guadagnare tempo, perché così non si è costretti a fermarsi per bere. In una settimana, si possono guadagnare fino a cinquantatre minuti. Anche in questo caso, il Principe non comprende questa insensatezza: “Io, se avessi cinquantatrè minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana...”. Il mercante di pillole, per certi versi, ricorda l'ubriacone: crea un circolo vizioso, dando alla gente del tempo che magari non sa come utilizzare, ma di cui crede di averne bisogno, e che alla fine usa per cercare altri modi per risparmiare tempo, proprio come l'ubriacone beveva per dimenticare di aver bevuto. Il desiderio di ottimizzare e ridurre i tempi è spesso presente nella nostra società: ma siamo sicuri che tale riduzione dei tempi comporti un effettivo aumento della qualità della vita, o non pensiamo piuttosto che questo ci porti a vivere tutto in maniera più superficiale? Il paradosso del mercante di pillole simboleggia anche l'illusoria idea di poter forzare le leggi della natura (l'acqua è indispensabile all'uomo per poter vivere). Preghiere: La grande novità portata da Gesù non è prima di tutto un insegnamento divino, ma l’essere venuto a stare con noi, è entrato nel tempo per farci entrare nell’eternità. Dio, attraverso Gesù, non è più lontano dagli uomini ma ha deciso una volta per tutte di condividere la sua vita con la nostra. Egli si mostra grande proprio in questo “perdere” tempo con noi piccoli e fragili creature. Dal Vangelo secondo Giovanni (1,1-14.16-18) “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto. Tutto ciò che esiste, in lui era vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’ hanno sopraffatta. Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perchè tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva rendere testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’ hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, ne da volere di carne, ne da volere di uomo, ma da Dio sono generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. RIFLETTIAMO INSIEME…. Dunque “In principio era il Verbo”: è la realtà che esiste per prima e che fa esistere tutto il resto: «tutto è stato fatto per mezzo di lui» . Passeranno i cieli e la terra, creati dalla Parola del Signore, ma non la Parola stessa che li ha creati. E qui scopriamo subito una grossa differenza tra Dio e l'uomo. Per noi uomini, molte volte, succede proprio il contrario: passa l'uomo che ha costruito una casa, un monumento, ma l'opera rimane, magari anche per millenni. Per questo, mentre l'uomo cerca di “diventare eterno” costruendo opere che durano nel tempo, Dio fa il contrario; cerca di manifestarsi, di “diventare uomo”, di avere una storia, un tempo in cui vivere. Questo è bello: l'uomo cerca di avvicinarsi a Dio, desidera vivere l’eternità di Dio; Dio fa altrettanto, riuscendo in pieno a vivere la nostra esistenza umana nella stessa esistenza di Gesù. “Il Verbo si fece carne”: Dio diventa «carne» in Gesù, non semplicemente «uomo»; diventa “carne” fino al punto estremo di morire in croce: Lui, che è Infinito, è diventato finito, il Creatore si è fatto creatura. “E pose la sua tenda in mezzo a noi”. Già: “tenda”! Non solo “il Verbo si è fatto carne”, ma addirittura “ha posto la sua tenda in mezzo a noi”. Non una casa, non un palazzo regale, non un tempio; niente di tutto questo: semplicemente “tenda”! Tenda: la casa di chi in realtà non ha casa! E perciò dire “tenda” significa parlare di povertà, di provvisorietà, di precarietà, di mobilità, di continua novità. Il nostro Dio non cammina solo vicino a noi, ma è soprattutto un Dio che cammina davanti a noi, che ci guida sulla strada. Ecco, il fatto che il Verbo, incarnandosi, abbia posto la sua tenda in mezzo a noi, deve farci capire che dobbiamo essere sempre pronti a rimetterci in cammino, con slancio, fiducia e generosità! PREGHIERA Cari Gesù, aiutami a vivere con umiltà, come tu sei vissuto. Tu che sei vivo, che sei presente nella storia di ogni uomo, aiutami perché possa bussare spesso alla tua porta per incontrarti. Aiutami a riconoscerti, ad aprirti la porta del mio cuore. Tu, che hai dato la vita anche per me, fa’ che sappia offrire la mia vita a te e ai fratelli che incontro. Preghiamo insieme: (Qoelet 3,1ss.) Per ogni cosa c`è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. C`è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante. Un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo per costruire. Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere e un tempo per ballare. Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci. Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per serbare e un tempo per buttar via. Un tempo per stracciare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare. Un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace. PREGHIAMO INSIEME C’è un tempo per lavorare e un tempo per riposare, un tempo per pregare e un tempo per aiutare. Fa’ in modo, Signore, che nemmeno un attimo del mio tempo sia sprecato, che io possa vivere questa vita nello spirito del pellegrino, che è sempre pronto a prendere la bisaccia e il bastone per partire. Fai che il mio tempo abbia spazio per i miei amici, i miei fratelli, le persone che mi sono care, perché a loro non manchi la mia presenza, e fai che nel mio tempo ci sia posto anche per aiutare, consolare, far sorridere chi ha bisogno di aiuto. Alla fine della giornata aiutami a contare il mio tempo e a rendermi conto di dove l’ho sprecato perché sappia, domani, impiegare meglio la mia vita. Introduzione alla preghiera: Questa preghiera invita a rendersi conto dell’importanza del tempo: tempo che ci è stato donato! Dobbiamo trovare del tempo per gli altri, per pregare, per ridere, per donarsi.. tutti modi per avvicinarsi di più al Signore sfruttando il dono del tempo. TROVA IL TEMPO Trova il tempo di pensare Trova il tempo di pregare Trova il tempo di ridere È la fonte del potere È il più grande potere sulla Terra È la musica dell’anima. Trova il tempo per giocare Trova il tempo per amare ed essere amato Trova il tempo di dare (Iscrizione trovata sul muro della Casa dei Bambini di Calcutta.) È il segreto dell’eterna giovinezza È il privilegio dato da Dio La giornata è troppo corta per essere egoisti. Trova il tempo di leggere Trova il tempo di essere amico Trova il tempo di lavorare E’ la fonte della saggezza E’ la strada della felicità E’ il prezzo del successo. Trova il tempo di fare la carità E’ la chiave del Paradiso. Attività-Gioco L’attività di oggi sarà la costruzione di un grande puzzle rappresentante un orologio costruito in precedenza dagli educatori e poi diviso in tante parti quante sono i ragazzi. Sarà distribuito ad ogni ragazzo un pezzetto di puzzle, nel quale ognuno dovrà disegnare cosa farebbe se avesse a disposizione cinquantatrè minuti. I pezzetti saranno poi uniti tra loro e si formerà così il grande puzzle su cui riflettere tutti insieme. CAPITOLI XXIV XXV “ Il deserto è bello… ciò che abbellisce il deserto è che nasconde un pozzo in qualche luogo”. L’ESSENZIALE Sintesi: All’ottavo giorno di panne nel deserto, l’aviatore ha finito la scorta d’acqua, il bambino ha sete e così insieme decidono di andare alla ricerca di un pozzo nel deserto. Si fa notte, e si fermano a guardare il cielo stellato, fino a quando il Piccolo Principe si addormenta e l’aviatore lo prende in braccio, ripensando alla fedeltà del bimbo verso il suo fiore. Così camminando, l’uomo scopre all’alba un pozzo. Presso il pozzo nel deserto, il Piccolo Principe rivela all’aviatore che sulla Terra gli uomini coltivano tante rose ma non trovano quello che cercano, sebbene si possa trovare in una sola rosa o in un po’ d’acqua, perché gli occhi sono ciechi e invece bisogna cercare col cuore. Il Piccolo Principe chiede all’aviatore di mantenere la promessa fatta giorni prima: quella di disegnare la museruola per la sua pecora. Il bambino rivela che l’indomani sarà l’anniversario della sua caduta sulla Terra, che è avvenuta proprio lì vicino. Il bambino rivela che si è imbattuto nell’aviatore proprio mentre passeggiava tutto solo per dirigersi verso il punto della caduta. L’aviatore ha paura quindi che il bambino ora se ne voglia andare, ma il Piccolo Principe lo invita a tornare al suo lavoro per riparare il motore. Riflessione: La ricerca del pozzo d'acqua (capp. 24 e 25) Con il capitolo XXIV, la narrazione viene improvvisamente riportata al deserto del Sahara, dove l'Autore è ancora alle prese con il suo aeroplano da riparare. Si trova lì ormai da otto giorni, le scorte d'acqua sono terminate ed egli ormai dispera di poter ritornare a casa. Ma il Piccolo Principe, contro ogni aspettativa, lo convince a mettersi in cammino assieme a lui per cercare un pozzo d'acqua. Dopo aver vagato per tutta la notte, all'alba i due trovano finalmente un pozzo, stranamente già dotato di carrucola, secchio e corda. I due attingono l'acqua e la bevono; l'Autore, quasi trepidante, si sofferma anche a descrivere il cigolìo della carrucola, che il Principe interpreta come un canto gioioso. La scoperta miracolosa di un pozzo in mezzo al deserto non soddisfa solo una necessità corporale: “un po' d'acqua può far bene anche al cuore...”. Infatti, la felicità con cui quell'acqua viene assaporata è giustificata dalle fatiche e dagli sforzi compiuti per cercarla: “Era dolce come una festa. Quest'acqua era ben altra cosa che un alimento. Era nata dalla marcia sotto le stelle, dal canto della carrucola, dallo sforzo delle mie braccia. Faceva bene al cuore, come un dono”. Quando noi raggiungiamo un obiettivo che ci sta a cuore, il senso di gratificazione che percepiamo deriva dal lavoro e dai sacrifici che abbiamo fatto per giungere ad esso. E' il tempo che si spende per qualcosa o per qualcuno a rendere unici quella cosa o quella persona. Un altro insegnamento ricavabile dal racconto è che i risultati ottenuti con troppa facilità, così come il mero possesso dei beni materiali, non danno autentica soddisfazione. Ritornando all'incontro con la volpe, anche l'attività di “addomesticamento” implica fatica, sforzo e costanza e, proprio per questo, si rivela più appagante. Ancora una volta, il Principe ci ricorda che ciò che dà spessore alle cose spesso è invisibile: “gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare col cuore”. Così, per continuare la metafora, “ciò che abbellisce il deserto è che nasconde un pozzo in qualche luogo”. “Che si tratti di una casa, delle stelle o del deserto, quello che fa la loro bellezza è invisibile”. L'Autore si lascia andare ad un ricordo della sua infanzia, raccontando che i doni ricevuti a Natale non avevano tanto valore in sè stessi, ma erano “le luci dell'albero di Natale, la musica della Messa di mezzanotte, la dolcezza dei sorrisi” a farli risplendere. A ben vedere, sono le cose semplici – simboleggiate da un fiore o da un bicchiere d'acqua – a renderci felici. Basta saperle cercare con il cuore. “Gli uomini si imbucano nei rapidi, ma non sanno più che cosa cercano. Allora si agitano, e girano intorno a se stessi...”. “Gli uomini cotivano cinque mila rose nello stesso giardino...e non trovano quello che cercano. E tuttavia quello che cercano potrebbe essere trovato in una sola rosa o in un po' d'acqua”. Infine, il Piccolo Principe chiede all'Autore di disegnargli una museruola da mettere alla pecora, in maniera tale da evitare che questa possa mangiare il suo fiore. L'Autore gli disegna quanto richiesto ma, in quel momento, capisce che il Principe, dopo giusto un anno di permanenza sulla Terra, sta programmando il rientro al suo asteroide. I due si danno appuntamento per il giorno successivo. Preghiere: Mt 6,25-33 Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo?Che cosa berremo?Che cosa indosseremo?Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. PREGHIERA Caro Gesù, ti ho incontrato e tu hai sconvolto la mia vita. A me, che cerco di apparire E non di essere, hai detto: “Siate semplici come le colombe”. A me, che guardo gli altri dal piedistallo Su cui poggio, hai detto: “Imparate da me che sono mite e umile di cuore”. A me, che escludo dalla mia vita la famiglia, hai detto: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri”. Mi vieni incontro a braccia aperte, offrendo il perdono e l’amore, a me che da donarti ho soltanto il pentimento. Hai fatto crollare la mia superbia, ponendomi davanti la tua vita. Non mi sento ancora di dirti: “Ti amo con tutto il cuore”; ma ti prometto di imparare a farlo. Aspettami! Voglio che la mia vita sia un volo verso di Te! Gv 10,11-16 Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore.Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me,come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. PREGHIERA Signore, fa’ che io possa trovarti per illuminare la mia vita con la tua luce. Fa’ che la mia vita possa essere un fuoco ardente Che diventi testimonianza. Fammi vincere la paura di testimoniarti E non lasciarmi allontanare da te, perché senza di te non c’è pace, né speranza, ma soltanto fango e indifferenza. Spesso mi chiedo se saprò ritrovarti ogni giorno nelle persone che incontro e in ciò che faccio. Sono nel dubbio, sento di aver bisogno della tua guida. PREGHIERA Signore, un tempo ti chiedevo: “Mio Dio, dove sei?” ti chiamavo ma non ti sentivo; eppure mi avevi donato le orecchie per sentirti, gli occhi per vederti, la voce per chiamarti, il cuore per amarti. Ora so dove sei. Tu sei ovunque. So quando ci sei. Tu sei sempre. So che sei nel mio cuore. So che sei nel volto di ogni fratello. So che il miracolo che aspettavo Non era altro che il tuo Amore per me. Ho trovato quello che ho sempre cercato, e questo è un tuo dono. Non so come andranno le cose, rimetto tutte nelle tue mani. Ti prego, arricchiscimi nella fede, perché possa essere sicuro più che mai nel Tuo Amore. HO SCELTO TE (bambini delle medie) Per la strada vidi una ragazzina che tremava di freddo, aveva un vestitino leggero e ben poca speranza in un pasto decente. Mi arrabbiai e dissi a Dio: “Perché permetti questo? Perché non fai qualcosa?” Per un po’ Dio non disse niente. Poi improvvisamente, quella notte, mi rispose: “Certo che ho fatto qualcosa, ho fatto Te”. SPIEGAZIONE L’ importante non è avere tanti soldi o mezzi o essere qualcuno, per aiutare gli altri, stare con gli altri, vivere con gli altri l’ESSENZIALE siamo noi. PREGHIERA Signore, sto comprendendo che spesso cerco la via più semplice e meno faticosa: faccio l’autostop piuttosto di camminare; invento malesseri piuttosto di affrontare momenti impegnativi; regalo menzogne quando mi è chiesta la verità preferisco nascondermi quando mi è chiesto di collaborare; scarico la colpa sugli altri quando dovrei assumermi le mie responsabilità; prendo in giro gli amici invece di essere solidale con loro; ho dato spazio alle lamentele e ai piagnistei anziché vivere le giornate con gioia. Signore, fammi capire il senso della vita per realizzarmi come essere umano, perché il futuro è nelle mie mani e questo futuro deve essere un tempo ricco d’amore e di gioia. IL MEGLIO DI TE (bambini delle elementari) L'uomo è irragionevole, illogico, egocentrico: non importa, amalo. Se fai il bene, diranno che lo fai per secondi fini egoistici: non importa, fa' il bene. Se realizzi i tuoi obbiettivi, incontrerai chi ti ostacola: non importa, realizzali. Il bene che fai forse domani verrà dimenticato: non importa, fà il bene. L'onestà e la sincerità ti rendono vulnerabile: non importa, sii onesto e sincero. Quello che hai costruito può essere distrutto: non importa, costruisci. La gente che hai aiutato, forse non te ne sarà grata: non importa, aiutala. Da' al mondo il meglio di te, e forse sarai preso a pedate: non importa, dai il meglio di te. E sarai felice! SPIEGAZIONE: L’ESSENZIALE è dare sempre il meglio di noi Attività: Il Piccolo principe ha sete e propone di cercare un pozzo nel deserto . dopo una giornata di cammino, i due si fermano stanchi su una duna ad ammirare il deserto, bellissimo perché “…ciò che abbellisce il deserto…è che nasconde un pozzo in qualche luogo….”. di qualunque cosa si tratti, quello che fa la sua bellezza è invisibile. E’ importante acquisire la coscienza che ogni persona è come un deserto che , in qualche luogo, nasconde un pozzo di acqua fresca zampillante a cui poter attingere. Questa consapevolezza può e deve far cambiare il modo di guardare le persone il modo di giudicare le persone che si incontrano per far cader ogni pregiudizio e aprirci all’accoglienza di ogni persona, creatura meravigliosa di Dio. L’attività di oggi propone che, come il piccolo principe, anche i ragazzi andranno nel deserto, e ognuno rifletterà su se stesso. Ogni ragazzo ha 15-20 minuti per scrivere su un cartoncino a forma di doppia orma: su una delle due i motivi per cui vuole ringraziare Dio, e sull’altra orma l’impegno che vuole assumere per migliorare un aspetto si se stesso, del proprio comportamento. GIOCHI D’ ACQUA: Il bombardamento. Una squadra forma un cerchio ampio, al cui centro si pone un elemento della squadra avversaria. A ogni elemento della squadra in cerchio vengono forniti due gavettoni. Al via questi dovranno bombardare l’avversario in mezzo, che potrà difendersi solo usando un grosso coperchio di pentola. Ogni volta che viene colpito fuori dallo scudo la squadra attaccante guadagna un punto. Al termine si invertono difensori e attaccanti. Vince chi totalizza più punti. L’ACQUEDOTTO le squadre si mettono in fila indiana sedute. In testa a ogni fila viene posta una bacinella piene d’acqua, in coda una vuota. Nel tempo stabilito le squadre dovranno trasferire più acqua possibile dalla testa alla coda, usando un piatto di plastica che dovranno passarsi dall’alto. Naturalmente, vince chi mette più acqua. LA VASCA il campo viene diviso in tante parti quante sono le squadre. A ogni squadra viene assegnata una bacinella contenente la medesima quantità d’acqua. Al via i componenti delle squadre dovranno sottrarre l’acqua agli avversari (usando i bicchieri di plastica) e portarla nella propria vasca. Non si può impedire agli altri di prendere l’acqua. Vince chi, allo scadere del tempo ha più acqua. Altri giochi : SERENATA Ogni squadra ha 5 minuti nei quali avrà il nome di un animatore ( un animatore per ogni anno) e dovrà pensare a più canzoni che possano essere dedicate a quell’animatore. Avrà dei minuti per cantare le canzoni alle altre squadre le quali dovranno indovinare il nome dell’animatore). Se l’animatore verrà indovinato andranno 2 punti alla squadra che ha cantato e alla squadra che ha indovinato. Vince la squadra che totalizza più punti. CAPITOLI XXVI- XXVII “Quando tu guarderai il cielo, la notte, visto che io abiterò in una di esse, allora sarà per te come se tutte le stelle ridessero. Tu avrai, tu solo, delle stelle che sanno ridere! Sarà come se t’avessi dato, invece delle stelle, mucchi di sonagli che sanno ridere”. STUPIRSI Sintesi: Il Piccolo Principe è rimasto presso il pozzo e l’indomani sera, quando l’aviatore ritorna in quel luogo, lo trova a parlottare con un velenosissimo serpente, sentendo che il bambino gli sta chiedendo se ha del buon veleno e sta fissando con lui un’ appuntamento per questa sera stessa. Non appena il serpente sente il rumore dell’aviatore, scappa via. L’uomo dice al bambino che è riuscito a riparare il motore e quindi sta per ritornare a casa, e con sorpresa impara a sua volta che anche il Piccolo Principe oggi ritornerà a casa, ma in maniera più difficile e affrontando un viaggio più lungo e lontano. Infatti proprio questa sera sarà un anno da quando è caduto sulla Terra e il suo asteroide sarà proprio sopra di lui. L’aviatore capisce che sta per succedere qualcosa di straordinario, e ha paura di perdere il Piccolo Principe, soprattutto quando il bambino gli consiglia di non venire stanotte lì da lui e cerca di consolarlo dicendogli che quando guarderà il cielo stellato riderà pensando che lassù c’è il suo amico. Il pilota potrà rivederlo ogni volta che alzerà gli occhi al cielo, perché attraverso una qualsiasi stella e grazie all’affetto che ormai li lega, gli basterà osservarne una tra le tante per ricordarlo. Durante la notte, il Piccolo Principe si dilegua senza alcun rumore, ma l’aviatore riesce a raggiungerlo e a prenderlo per mano. Il bambino soffre per il dispiacere che gli darà, e gli dice che sembrerà morto, perché il suo corpo rimarrà sulla Terra essendo troppo pesante per un viaggio così lontano, ma in realtà sarà ritornato sul suo asteroide e alla sua amata rosa. Il Piccolo Principe cerca di spiegare che deve ritornare dal suo fiore perché ne è responsabile ed è così debole e ingenua da non poter proteggersi dal mondo senza di lui, e poi si fa mordere dal serpente, cadendo morto. L’aviatore inizia l’ultimo capitolo raccontando che sono passati sei anni dal suo incontro nel deserto con il Piccolo Principe e non ha mai raccontato a nessuno questa storia. Ricorda che il giorno dopo non è riuscito più a trovare il corpo del bambino, il quale è effettivamente tornato da dove era venuto. Riflessioni: La partenza del Piccolo Principe (capp. 26 e 27) L'Autore è molto triste, perché teme che il Piccolo Principe voglia abbandonarlo. I suoi sospetti trovano, purtroppo, conferma quando sente l'amico parlare con un pericoloso serpente. Capisce che il Principe non si trova lì casualmente, perché quello è il posto dove egli era atterrato un anno prima. Il Principe chiede al serpente: “Hai del buon veleno? Sei sicuro di non farmi soffrire troppo tempo?”. L'Autore era andato a cercare l'amico per comunicargli che, insperabilmente, era riuscito a riparare il motore del suo aeroplano ma, proprio in quel frangente, il Principe gli annuncia che ha deciso di partire. Il dialogo tra i due diviene commovente: l'Autore sa che qualcosa di irreparabile sta per avvenire da un momento all'altro ed egli non può fare nulla per impedirlo. Il Piccolo Principe gli ripete ancora una volta che “quello che è importante, non lo si vede” e poi gli fa un regalo: ride un'ultima volta, dicendogli che quando guarderà le stelle le sentirà ridere allo stesso modo. Allora quelle stelle diverranno uniche ed irripetibili ai suoi occhi, poichè dietro di esse si cela il Piccolo Principe. Come la volpe vede il Principe nel campo di grano, così l'Autore lo vedrà nelle stelle. “Gli uomini hanno delle stelle che non sono le stesse. Per gli uni, quelli che viaggiano, le stelle sono delle guide. Per gli altri non sono che delle piccole luci. Per altri, che sono dei sapienti, sono dei problemi. Per il mio uomo d'affari erano dell'oro. Ma tutte queste stelle stanno zitte. Tu, tu avrai delle stelle come nessuno ha...Quando tu guarderai il cielo, la notte, visto che io riderò in una di esse, allora sarà per te come se tutte le stelle ridessero. Tu avrai, tu solo, delle stelle che sanno ridere!”. Il Principe gli spiega che il serpente lo morderà: egli apparentemente morirà, ma in realtà lascerà solo il suo corpo sulla Terra (“sarà come una vecchia scorza abbandonata. Non sono tristi le vecchie scorze...”), perché è troppo pesante per poter essere trasportato, mentre il suo spirito ritornerà sull'asteroide B612. La notte successiva, il Principe si mette in cammino verso il luogo convenuto con il serpente il giorno prima. L'Autore, che non si rassegna all'idea del distacco, lo segue, sino al definitivo addio, quando il serpente appare improvvisamente e lo morde alla caviglia. Non è la morte del Principe, ma il suo ritorno a casa. Anche l'Autore, che è riuscito a riparare il suo aereo, lascia il deserto del Sahara e se ne ritorna a casa. Nell'ultimo capitolo, l'Autore, a distanza di sei anni ripensa nuovamente all'incontro con il Piccolo Principe, che non ha ancora raccontato a nessuno. Egli è riuscito alla fine a trovare una consolazione, avendo la certezza che l'amico ora vive sul suo asteroide. Però c'è un altro pensiero che lo angustia: quando il Principe gli chiese di disegnargli una museruola, egli si dimenticò di mettere il cordino, cosicché, con tutta probabilità, quella museruola non è servita a nulla. Può essere che la pecora abbia già mangiato il fiore, oppure che il Principe sia stato previdente e che si sia comunque ricordato di mettere ogni notte una campana di vetro a protezione della sua rosa, oppure ancora che si sia distratto una notte e che la pecora sia scappata... Insomma, l'Autore rimane con questo irrisolvibile dubbio: “Per voi che pure volete bene al Piccolo principe, come per me, tutto cambia nell'universo se in qualche luogo, non si sa dove, una pecora che non conosciamo ha, sì o no, mangiato una rosa. Guardate il cielo e domandatevi: la pecora ha mangiato o non ha mangiato il fiore? E vedrete che tutto cambia... Ma i grandi non capiranno mai che questo abbia tanta importanza”. Preghiere: Il ritorno del piccolo principe al suo pianeta sarà qualcosa di inaspettato procurando così nei ragazzi stupore. E ‘ importante allenare i ragazzi a sapersi stupire nella vita di tutti i giorni, osservando le meraviglie del mondo come dono di Dio. E il piccolo principe così, forse, ritorna dalla sua rosa, con la pecora, la scatola e la museruola. E lascia in regalo al pilota, e a tutti noi, il suo sorriso, il suo messaggio, e un mare di stelle da guardare, sapendo che lassù, da qualche parte, un piccolo principe sta prendendosi cura della sua rosa. Per stupirsi non c’è bisogno di grandi cose o gesti eclatanti, basta osservare le piccole cose che ci circondano ogni giorno. Lettura del Vangelo secondo Giovanni (16,33 – 17,1- 3) In quel tempo il Signore disse ai suoi discepoli: “Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!". Così parlò Gesù. Poi, alzati gli occhi al cielo, disse: "Padre, è venuta l`ora: glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l`unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Siracide 6, 5 - 17 Una bocca amabile moltiplica gli amici, un linguaggio gentile attira i saluti. Siano in molti coloro che vivono in pace con te,ma i tuoi consiglieri uno su mille. Se intendi farti un amico, mettilo alla prova; e non fidarti subito di lui. C`è infatti chi è amico quando gli fa comodo, ma non resiste nel giorno della tua sventura. C`è anche l`amico che si cambia in nemico e scoprirà a tuo disonore i vostri litigi. C`è l`amico compagno a tavola, ma non resiste nel giorno della tua sventura. Nella tua fortuna sarà come un altro te stesso,e parlerà liberamente con i tuoi familiari. Ma se sarai umiliato, si ergerà contro di te e dalla tua presenza si nasconderà. Tieniti lontano dai tuoi nemici, e dai tuoi amici guardati. Un amico fedele è una protezione potente, chi lo trova, trova un tesoro. Per un amico fedele, non c`è prezzo, non c`è peso per il suo valore. Un amico fedele è un balsamo di vita, lo troveranno quanti temono il Signore. Chi teme il Signore è costante nella sua amicizia, perché come uno è, così sarà il suo amico. Preghiera Credo in te, amico. Credo nel tuo sorriso finestra aperta del tuo essere. Credo nel tuo sguardo specchio della tua onestà. Credo nelle tue lacrime segno che condividi gioie o tristezza. Credo nella tua mano sempre tesa per dare o ricevere. Credo nel tuo abbraccio, accoglienza sincera del tuo cuore. Credo nella tua parola espressione di quel che ami e speri. Credo in te, amico così semplicemente nell’eloquenza del silenzio Mt 6,19-21 Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore. PREGHIERA Signore, tu vuoi farci volare in alto! Noi, a volte, per mancanza di volontà, lasciamo la tua mano e torniamo a bassa quota. Aiutaci ad essere disponibili, a offrirti le nostre mani per tornare a volare ad alta quota. Aiutaci, Signore, a vivere nella verità e nell’amore! Mt 19,16-26 Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: "Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?". Egli rispose: "Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti". Ed egli chiese: "Quali?". Gesù rispose: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso". Il giovane gli disse: "Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?". Gli disse Gesù: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi". Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze. Gesù allora disse ai suoi discepoli: "In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli". A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: "Chi si potrà dunque salvare?". E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: "Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile". PREGHIERA Signore, aiutami a vivere Secondo i tuoi insegnamenti. Aiutami ad essere un cristiano fino in fondo; ad essere terreno buono e non ragazzo di strada, né terreno coperto di spine. Rendimi terreno buono perché sappia accogliere la tua Parola nel mio cuore e sappia farla germogliare. Fammi volare in alto e aiutami a superare la paura di cadere. Fammi volare in alto perché abbia uno sguardo per vedere il mondo intero che ha bisogno di aiuto. Fa’ che il mio cammino verso di te sia gioioso. Donami ali forti che sappiano resistere alle tempeste e alle nuvole minacciose. E quanto più sarò vicino a te, donami la tua luce da distribuire al mondo intero. Mc 16,1-6 Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. Esse dicevano tra loro: "Chi ci rotolerà via il masso dall'ingresso del sepolcro?".Ma, guardando, videro che il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande. Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto. PREGHIERA Signore,credevo di averti perso. Pensavo di non trovarti più. Ma tu mi hai guidato in silenzio nel tuo gregge E io, soltanto ora, capisco che tu non mi lasci smarrire. Signore, tu mi ami, ma ti chiedo di continuare ad amarmi. Tu che mi hai chiamato nel silenzio e mi hai invitato a conoscerti meglio, amami! Signore, aiutami ad avere per tutta la vita un dialogo aperto con te. Aumenta in me la voglia di conoscerti ogni giorno. Signore, ora sento di averti ritrovato. Aiutami a crescere sano e forte nell’amore e nella fede, nella pietà e nella solidarietà, nell’amicizia e nella generosità, in modo che cresca in me un cuore nuovo, libero dalla pietra del peccato. Signore, legami a te i un abbraccio d’amore! Per stupirsi non c’è bisogno di grandi cose o gesti eclatanti, basta osservare le piccole cose che ci circondano ogni giorno. IL DONO DELLO STUPORE (medie e elementari) la tua firma forte nell'acqua del mare agitata. Fa', o Signore, che non perda mai il senso del sorprendente. Hai lasciato le tue impronte digitali: Concedimi il dono dello stupore! nei puntini delle coccinelle Donami occhi rispettosi del tuo creato, nel brillìo delle stelle. occhi attenti, occhi riconoscenti. Tutto è tempio Signore, insegnami a fermarmi: tutto è altare! l'anima vive di pause; Rendimi, Signore, disponibile alle sorprese: insegnami a tacere: comprenderò la liturgia pura del sole, solo nel silenzio si può capire la liturgia mite del fiore; ciò che è stato concepito in silenzio. sentirò che c'è un Filo conduttore Ovunque hai scritto lettere: in tutte le cose... fa' che sappia leggere ...e salirà la tua firma dolce nell'erba dell'aiuola pettinata, il voltaggio dell'anima. . fa' che sappia vederle GRANDE GIOCO CACCIA AL TESORO … con tesoro!!! 4 Squadre con un animatore per squadra. PERSONAGGI: 3 aviatori e 3 piccoli principe in giro per il campo scuola Come si gioca. Ogni squadra girerà per trovare un piccolo principe. Ogni piccolo principe darà loro un indizio sul luogo del tesoro, dopo che la squadra avrà risposto ad un indovinello, ad una operazione o ad un problema. Non si può cercare il tesoro se non dopo aver incontrato i tre piccoli principi. (ogni piccolo principe avrà tutti gli indizi di ogni squadra e li consegnerà in relazione a quelli che la squadra ha già ottenuto, così il primo indizio per ogni squadra sarà il più vago, il secondo meno vago, il terzo palese).Se la squadra incontrerà un aviatore sarà fatta prigioniera e per liberarsi dovrà superare una prova. PRIMO AVIATORE Prima prova IL BUGIARDO La squadra si dispone in cerchio. Chi inizia comincia a mimare un’azione dicendo qualcosa di diverso da quello che ha fatto. Per esempio si lava i denti e dice "Mi sto pettinando i capelli". La persona alla sua destra deve mimare quello che l’altro ha detto dicendo a sua volta qualcosa di diverso. Si continua così finchè il giro è finito. Seconda prova IL NODO GIGANTE La squadra si dispone in cerchio spalla contro spalla ad occhi chiusi. Tutti avanzano cercando un’altra mano da tenere con la destra e la sinistra. Ognuno stringe due mani, possibilmente non quelle del vicino. A questo punto aprono gli occhi e cercano di snodare il nodo. Terza prova PAROLE STREGATE Il gruppo dovrà fornire un significato simpatico per tre parole che darà la strega. SECONDO AVIATORE Prima prova GENTE PER GENTE La squadra si dispone in cerchio, ogni ragazzo pesca un foglietto con scritto due parti del corpo che si devono toccare e esegue, così tutti i componenti fino all’ultimo. Alla fine dovranno stare fermi per qualche secondo nelle loro posizioni. Seconda prova ESPLORATORI SIAMESI La squadra si dispone su due file, i giocatori dovranno passarsi un bastoncino, l’animatore, di volta in volta indicherà una parte del corpo, le coppie dovranno sistemare il bastoncino in modo da trasportarlo a contatto con la parte indicata. Terza prova L’ALFABETO ALLA ROVESCIA Dire l’alfabeto alla rovescia, una lettera per ogni componente della squadra. TERZO AVIATORE Prima prova STATUA DI GRUPPO Il gruppo è seduto in cerchio. Un primo giocatore va nel centro e come una statua esibisce una figura. Il gruppo deve trovare il nome di quello che la statua raffigura. Un secondo giocatore si unisce al primo e creano una nuova statua, anche per essa il gruppo trova il nome. Un terzo giocatore si unisce ai primi due sviluppando una nuova statua e così via finché tutto il gruppo si trova in centro a fare un’unica statua. Seconda prova LA ZATTERA Un foglio di giornale viene posto per terra e rappresenta una zattera. Un giocatore alla volta si mette sulla zattera, fino a quando tutti i giocatori riescono a stare sulla zattera con almeno un piede. Terza prova IL SERPENTE BOA La squadra si dispone in fila, ogni giocatore deve far passare un filo con al capo un cucchiaio, attraverso i vestiti. Trovati tutti e tre i piccoli principi, unendo gli indizi i ragazzi troveranno il tesoro! Una scatola, ma per aprirla dovranno superare la prova finale: CHARLIE CHAPLIN Stabilito un percorso di media lunghezza, i concorrenti si dividono in due e si posizionano ai due lati del percorso. Al via il primo concorrente deve avanzare tenendo un pallone stretto fra le ginocchia, un libro in equilibrio sulla testa, facendo roteare il bastone come Charlot, se lascia cadere qualcosa, deve raccoglierla risistemarsi e ripartire fino a raggiungere l'altro componente della squadra che gli darà il cambio. Si procede a staffetta fino a quando tutti i giocatori avranno fatto il percorso. Superata l’ultima prova potranno finalmente aprire il tesoro scelto. Personaggi Il Piccolo Principe L'Aviatore La Nuvola I Vulcani La Rosa Il Vanitoso Il Re L'Ubriacone L'Uomo d'affari Il Lampionaio Il Geografo La Rosa di Terra La Volpe ... e tanti ballerini NARRATORE: Il Piccolo Principe è un capolavoro della letteratura per l'infanzia che ha tante cose da dire non solo ai bambini, ma anche ai grandi. I protagonisti sino: un pilota, sperdutosi per l'avaria del motore del suop aereo in un deserto, e un bambino, proveniente da un luogo sconosciuto. Il bimbo è principe di un pianeta molto piccolo, sperduto nell'universo dove vive in compagnia di una rosa e di tre vulcani spenti. Malinconico e desideroso di incontrare amici, il piccolo lascia un giorno la sua stella e girovaga per l'universo alla ricerca di qualcuno che lo possa far sentire meno solo; resta, però, molto deluso, perché si rende conto che non è facile incontrare negli altri i requisiti di un vero amico. Solo l'arrivo sulla Terra gli dà l'occasione di incontrare ciò che lui da tempo sta cercando, senza sapere di averlo già incontrato nel suo minuscolo mondo. Prima Scena (Balletto delle nuvole. Alla fine del balletto, esce dalle nuvole l'aviatore che cade a terra) Aviatore: Che confusione! Lo sapevo che andava a finire così! Il mio povero apparecchio in mille pezzi (cerca a tentoni il suo primo disegno). Ma dov'è, dov'è? Ah, lì! Ti ho trovato e, per fortuna, tutto intero. Che paura ho avuto! Questo è il mio portafortuna. Nuvola: Non mi pare che ti abbia portato molta fortuna, ha fatto cadere l'aereo! Aviatore: Ma una volta può capitare! Non mi distrarre … stavo dicendo … Ah, sì! Questo è il mio primo disegno, che ho fatto a sei anni e porto sempre con me per ricordarmi che anche io sono stato bambino (lo mostra al pubblico e si rivolge ad un adulto). Secondo lei, cos'è? Adulto: Un cappello! Aviatore: Ho capito, lei è un vero adulto. (si rivolge ad un altro) che cos'è? Adulto: Un cappello … un animale … Aviatore: Forse c'è ancora un bambino dentro di lei. Ache allora, a sei anni, quando feci la stessa domanda, mi risposero:un cappello. Dovetti fare un secondo disegno per spiegare che non è un cappello, ma un elefante dentro un boa. Ecco (mostra un secondo disegno che si trova nella parte posteriore del foglio). Purtroppo i grandi non capiscono e bisogna spiegare loro tutto. Comunque, questo fu l'ultimo disegno che eseguii, perché mi dissero: "Lascia stare gli elefanti e studia la storia, la geografia …" In effetti la geografia mi è stata molto utile, dato che ho scelto di fare l'aviatore. (con gli attrezzi cerca di riparare l'aereo; si guarda attorno) Sono solo, come un marinaio, naufragato in mezzo all'oceano. NARRATORE: Anche in mezzo agli uomini si era sentito solo: nessuno lo aveva capito, ma ora … una voce lo destò. P.Principe: Per favore, mi disegni una pecora? Aviatore: (si gira intorno, ma non vede nessuno) Ma, chi ha parlato? Io non vedo nessuno, forse sto sognando. (si sente di nuovo la voce e stavolta compare il Piccolo Principe) P.Principe: Per favore, mi disegni una pecora? Aviatore: Ma io non so disegnare; so solamente fare questo (gli mostra il disegno con il cappello) P.Principe: Ti ho detto che non voglio un elefante dentro un boa, ma una pecora. Aviatore: (tra sé) Questa sì che è una persona con cui si può parlare. (finge di disegnare una casetta, la fa vedere al pubblico e poi al P.P.) Questa è soltanto la sua casetta; la pecora che volevi sta dentro. P.Principe: (sorridente e felice) Questo è proprio quello che volevo. Pensi che questa pecora dovrà mangiare una grande quantità di erba? Aviatore: Perched lo vuoi sapere? P.Principe: Perched dove vivo io è tutto molto piccolo. Aviatore: E tu dove vivi? (Il P.P. non gli dà ascolto e guarda l'aereo) P.Principe: Che cos'è questa cosa? Aviatore: Io gli chiedo una cosa e lui risponde in un altro modo. È proprio strano! (irritato) Non è una cosa, èun aeroplano, il mio aeroplano. P.Principe: Come? Sei caduto dal cielo? Aviatore: Sì! P.Principe: Ah, questa è buffa. Allora anche tu vieni dal cielo! Di quale pianeta sei? Aviatore: Tu vieni allora da un altro pianeta? P.Principe: (dopo un lungo silenzio) Quello che c'è di buono è che la casetta che mi hai dato le servirà da casa per la notte. Aviatore: Ma dove la devi portare? P.Principe: Ed è anche così piccola che potrà stare sul mio pianeta. Devi sapere che il mio pianeta è così piccolo che ci sono solo quattro vulcani, due attivi e due spenti ai quali ogni mattina pulisco la bocca per non avere sorprese, e non c'è nient'altro. Aviatore: Mentre racconti cercherò di aggiustare il mio aereo. Intanto liberiamoci delle nuvole, poi ti racconterò la mia storia. P.Principe: Prova ad immaginare il mio pianeta. Seconda Scena (Balletto dei vulcani. Discussione tra i vulcani che si portano al centro della scena, mentre il P.Principe si trova di lato e pulisce la bocca dei vulcani) P.Principe: Ho finito il mio lavoro quotidiano, non mi resta che aspettare che il sole tramonti, mi piacciono tanto i tramonti, mi fanno compagnia, mi sento tanto solo e tanto annoiato. (I due vulcani attivi ridono tra di loro) 1 Vulcano Attivo: Ma guardali! (indica i vulcani spenti) 2 Vulcano Attivo: Fanno proprio ridere! 1 Vulcano Spento: Ma ce l'hanno con noi? 2 Vulcano Spento: Cosa avete da ridere tanto? 1 Vulcano Attivo: Sembrate due cani spelacchiati. 2 Vulcano Attivo: A forza di farvi togliere le croste, vi è rimasto solo lo scheletro. 1 Vulcano Spento: A voi si può dire cani, con quella bava sempre alla bocca. 2 Vulcano Spento: Non solo cani, ma anche maleducati: eruttano sempre. (si sente una musica e alle spalle del P.Principe entra un fiore, si accoccola, si sente una musica, danza. A poco a poco il fiore si sveglia, aggiusta i suoi petali e sbadiglia) Fiore: Ah, ti chiedo scusa, mi sto svegliando ora e sono tutta spettinata. P.Principe: Come sei bella! Fiore: (pavoneggiandosi) Eh, sì! Sono nata insieme al sole. Io sono l'unica della mia specie in tutto l'universo. A proposito, penso che sia l'ora del caffè e latte. Vorresti pensare a me? P.Principe: Subito! (cerca l'annaffiatoio e, mentre l'annaffia, si punge) Ahi!! A cosa ti servono queste spine? Fiore: A difendermi dalle tigri. P.Principe: Ma sul mio pianeta non ci sono tigri! Fiore: Ma ci sono le correnti d'aria! Non avresti un paravento? P.Principe: Correnti d'aria? Fiore: Certo! Quì fa freddo. Tu potresti ogni sera prendert cura di me, coprirmi con una campana di vetro per ripararmi … Da dove vengo io … (tossisce) allora? Questo paravento? P.Principe: Vado a cercarlo (tra sé) Questo fiore è un po' troppo pretenzioso! E dire che mi piaceva tanto; e poi mi pare anche bugiardo. Come può sapere da dove viene se prima era un seme? (musica) P.Principe: Ho solo questo per coprirti (mostra un foglio) Fiore: (sdegnata) Mai! Come hai potuto pensare di riparare me, il più bel fiore, l'unica rosa dell'universo con un foglio di chissà quale infima provenienza (piagnucola) La verità è che tu pensi sempre a quei vulcani e non fai altro che lustrarli e lustrarli, finché un giorno si disintegreranno. 1 Vulcano: Tocco ferro! 2 Vulcano: Faccio corna! 1 Vulcano: Ma guardala la signora! Chi si crede di essere? È nata appena ieri e già detta legge. 2 Vulcano: Noi sì che siamo importanti, siamo vecchi di millenni e millenni, no tu! Fiore: Nanerottolo! P.Principe: Per favore, state zitti. Sono stanco, ieri ho girato tutto il pianeta per trovare un paravento e poi per che cosa? (rivolto al fiore) Scusami, non pensavo di offenderti. Tu mi sei tanto cara, ti prometto che cercherò ancora. Fiore: Sei proprio un tesoro, non ne potevo dubitare, ma mi hai portato la colazione? P.Principe: Certo! (annaffia la rosa) Ne vuoi ancora? Fiore: Va bene così, altrimenti la linea … P.Principe: Tu in qualunque modo sarai sempre la più bella. Fiore: Ecco! Neanche ti accorgi che stamane sono sporca! Non mi guardi! P.Principe: Sporca? Ma di che? Fiore: Di sabbia. Ieri c'è stato molto vento. Sento un prurito … P.Principe: Ma il vento di ieri non ha portato sabbia. Fiore: Era quella dei tuoi vulcani! Vulcani: (uno dopo l'altro) Noi veniamo puliti ogni mattina. È una bugiarda! Lo fa per mettersi in mostra! "Io sono la più bella… io sono l'unica… non è pronto da mangiare?…" "Puliscimi … spolverami …" Fiore: (tossisce) Mi è andato un granello di sabbia nell'occhio, ti prego. P.Principe: Subito, ci penso io. È tardi. Ora riposa, ci vedremo domani. (mentre va via, tra sé) Forse i vulcani hanno ragione, questo fiore non si occupa che di se stesso. Non è l'amico adatto a me. Andrò a cercare altrove. (Musica. Buio e luce sul palco. È passato un giorno. La rosa si sveglia ed il P.Principe le si avvicina) P.Principe: Addio, piccolo fiore. Parto. (Il fiore non risponde) Addio! Fiore: Scusami, sono stata una sciocca. Io ti voglio bene, ma non te l'ho fatto capire. Ho pensato solamente a mettermi in mostra ed a farmi preziosa. Ache tu, però, non hai capito, ti sei fermato solo alle parole. P.Principe: (con un paravento in mano) Tieni il paravento, prenderai freddo. Fiore: Non lo voglio più, altrimenti quale farfalla verrà a farmi visita? Tu sarai lontano. P.Principe: Ma le bestie ti potrebbero dare fastidio Fiore: Ho le mie spine. P.Principe: (indugia) Ma … Fiore: Vai, che aspetti? Hai deciso di partire e allora vattene. (Entrambi si allontanano da lati opposti. Musica) Terza Scena (primo pianeta) NARRATORE: Così il Piccolo Principe intraprende un lungo viaggio per l'universo, lasciando il piccolo fiore che aveva amato, ma da cui non si era sentito amato, alla ricerca di un vero amico. Il primo pianeta da lui visitato era abitato da un re. Re: Oh, finalmente un suddito! P.Principe: Ma come fate, sire, a capire che io sono un suddito, se non mi avete mai visto prima? Re: Tutti gli uomini sono sudditi e, quindi, devono obbedire. (Il P.Principe sbadiglia) È contro l'etichetta sbadigliare! P.Principe: Ma io vengo da lontano, ho viaggiato tanto e sono stanco. Re: E allora ti ordino di sbadigliare! P.Principe: Ma ora non mi viene! Re: Ed allora ti ordino di sbadigliare quando ti verrà. O sono un re ragionevole e do ordini giusti. Per esempio, se ordino ad un ingegnere di volare e lui non lo fa, di chi è la colpa? P.Principe: Vostra, Maestà! Re: Giusto! E, quindi, bisogna esigere da ciascuno quello che ciascuno può dare. P.Principe: A me piacciono tanto i tramonti. Per piacere, ordinate al Sole di tramontare. Re: Bene! Avrai il tuo tramonto, ma, siccome sono un re ragionevole, devo aspettare le condizioni favorevoli. P.Principe: E quando saranno? Re: Verso le sette di stasera. P.Principe: Ma accade sempre così! (deluso e annoiato) Questo pianeta è piccolo come il mio e non c'è nessuno oltre a voi, quindi è meglio che vada. Re: Ti prego, resta. Ti farò Ministro. P.Principe: Di che cosa? Re: Di giustizia! P.Principe: Ma se non ci sono altri sudditi, che dovrò giudicare? Io, invece, vi consiglio di ordinarmi di parire immediatamente. Re: E va bene. Parti! NARRATORE: Il P.Principe capì che quell'uomo che dava solo ordini non poteva essere suo amico. Musica. Il secondo pianeta era abitato da un uomo vanitoso.) (secondo pianeta) Vanitoso: Ah… ah… ecco la visita di un ammiratore! P.Principe: Buon giorno! (lo guarda e ride) Avete un buffo cappello! Vanitoso: È per salutare quando mi acclamano, ma sfortunatamente non passa mai nessuno da questa parte (rattristato) Batti le mani l'una contro l'altra! (Il P.Principe batte le mani, il vanitoso saluta con il cappello) P.Principe: È più divertente della visita al re. (ricomincia a battere le mani e il vanitoso continua a salutare con il cappello. La scena si ripete per tre volte) Che cosa bisogna fare per fare cadere il cappello? NARRATORE: Il Vanitoso non lo ascoltò. I Vanitosi sentono solo le lodi! Vanitoso: (continuando a salutare con il cappello) Mi ammiri molto? P.Principe: Cosa significa ammirare? Vanitoso: Ammirare vuol dire riconoscere che io sono l'uomo più bello, più elegante, più ricco e più intelligente di tutto il pianeta. P.Principe: Ma tu sei solo su questo pianeta! Vanitoso: Fammi questo piacere, ammirami lo stesso! P.Principe: Ti ammiro, ma tu che te ne fai della mia mmirazione? (tra sé, andando via) I grandi sono decisamente molto bizzari! NARRATORE: Neanche quell'uomo poteva amare, perché amava soltanto se stesso. Quarta Scena (terzo pianeta) P.Principe: Che corsa! Certo che questi grandi sono ben strani. Chissà chi incontrerò qui? (Entrano due ubriaconi, cantando e bevendo) Primo Ubriacone: Lo sai che cosa mi è successo ieri? Secondo Ubriacone: Ieri quando? Primo Ubriacone: Ieri mattina Secondo Ubriacone: Ma ieri che giorno era? Primo Ubriacone: Lunedì. Secondo Ubriacone: E oggi che giorno è? Primo Ubriacone: Il giorno dopo lunedì. Secondo Ubriacone: E allora? Primo Ubriacone: E allora ero al mercato. Secondo Ubriacone: A che ora? Primo Ubriacone: Verso le 11. Vedo una bancarella con una montagna di scarpe. Me ne piace una, ma non trovo la compagna. Secondo Ubriacone: E dove era fuggita? (piange) Primo Ubriacone: Non piangere, l' ho trovata. Era sotto … Secondo Ubriacone: E con chi? Lo dicevo io che era una … (Beve) Primo Ubriacone: Stai tranquillo, si sono rappacificati e così le ho mostrate al venditore ed ho chiesto il prezzo; 40.000 lire mi ha risposto. Gli ho detto se mi poteva levare qualcosa e lo sai che mi ha risposto? Secondo Ubriacone: NO! Primo Ubriacone: Mi ha detto: "ci putizzi livari i lazzi" Secondo Ubriacone: E comu ti mittevi senza lazzi? Primo Ubriacone: È quello che ho risposto anch'io. (Intanto si avvicina al P.Principe) Buongiorno, buongiorno, buongiorno. Ma quanti siete? P.Principe: Ma sono solo io! (Il Primo Ubriacone cade a terra e il P.Principe lo aiuta a sollevarsi) Ma che ti è successo? Primo Ubriacone: Il tuo naso si è allungato tanto a furia di dire bugie che, urtandomi, mi hai fatto cadere. P.Principe: Ritiro subito il mio naso e ti presento il mio fratello gemello e l'altro e l'altro ancora ed ancora. Mia madre ha avuto un parto plurimo. Primo Ubriacone: Mi dispiace per tua madre, ma sono contento per me, così potremo bere allegramente in compagnia. Da soli ci viene malimconia. P.Principe: Ma perché bebvete? Secondo Ubriacone: Beviamo per dimenticare. P.Principe: Che cosa? Primo Ubriacone: Che abbiamo vergogna di bere. P.Principe: (tra sé) Ho proprio sbagliato pianeta. Ritenterò la fortuna altrove. (Musica) Quinta Scena (quarto pianeta) NARRATORE: Il quarto pianeta era abitato da un uomo d'affari. Era così occupato che non si accorse dell'arrivo del P.Principe. Uomo: 4…6…8…30… 500.000 P.Principe: Buon giorno! Uomo: (senza alzare la testa) Uhmm! Buon giorno! 48+4=52 e 2.000.000 ! P.Principe: Due milioni di che? Uomo: È la terza volta, in cinquanta anni che abito in questo pianeta, che vengo disturbato. La prima volta quando cadde un meteorite, la seconda volta quando mi vennero i reumatismi. Sai, sto sempre seduto per i calcoli. Io sono un uomo d'affari. Ora, la terza volta, arrivi tu. Dove ero arrivato? P.Principe: Due milioni di che? Uomo: Uffa!, non mi scocciare! Io sono un uomo serio! 25 milioni e 500 mila. P.Principe: Ma di che? Uomo: Ma sei cieco? Di quelle cose che brillano e che fanno sognare. Io sono un uomo serio. P.Principe: Di stelle? Uomo: Sì, di stelle! 1…2…3…4… (Balletto delle stelle) P.Principe: Belle quelle stelle, ma che te ne fai? Uomo: Le amministro, le conto, le riconto, scrivo il loro numero su un pezzo di carta e le deposito in banca, quindi le possiedo. P.Principe: Le possiedi? Uhm…, io nel mio pianeta ho quattro vulcani che spazzo ogni giorno ed una rosa di una specie unica al mondo che annaffio ogni sera. È utile ai miei vulcani e alla mia rosa che io li possiedo, ma tu non sei utile alle tue stelle. Uomo: (rimane a bocca aperta) Mah…, io non capisco. P.Principe: (andando via) Certo che questi adulti sono bizzarri, passano la vita a possedere le cose e non se ne occupano. Uomo: Uno…due… NARRATORE: Il P.Principe aveva capito che neanche quella era la persona che andava cercando; era troppo occupata e non avrebbe avuto tempo da dedicargli. Così arrivò sul quinto pianeta. Il quinto pianeta era molto strano: vi era un lampione e un uomo che lo accendeva e lo spegneva. (quinto pianeta) P.Principe: (si guarda intorno) In questi pianeta non ci sono case, non ci sono abitanti; a che cosa serve un lampionaio? (lo guarda) Però il suo lavoro ha un senso. Quando accende il suo lampione è come se facesse nascere un fiore o una stella, quando lo spegne è come se addormentasse il fiore o la stella. È una bellissima occupazione. Buongiorno, perché spegni il tuo lampione? Lampionaio: È la consegna (il lampionaio accende e spegne il lampione) P.Principe: Perched lo riaccendi? Lampionaio: È la consegna. P.Principe: Non capisco. Lampionaio: La consegna è la consegna. Faccio un mestiere terribile, non ho un secondo di riposo. Accendo e spengo una volta al minuto. P.Principe: È divertente. I giorni da te durano un minuto? Lampionaio: Non è affatto divertente, lo sai che stiamo parlando da un mese? Buonasera. Ciò che desidero nella vita è dormire. P.Principe: Non hai fortuna. Lampionaio: Non ho fortuna, buongiorno! P.Principe: È il solo che non mi sembra ridicolo, forse perché si occupa di altro e non di se stesso. È il solo di cui potrei essere amico, ma il suo pianeta è troppo piccolo, non c'è posto per due. NARRATORE: Il P.Principe sentì improvvisamente di amare quel lampionaio serio che era così fedele alla sua consegna. Sesta Scena (sesto pianeta) NARRATORE: Il sesto pianeta era dieci volte più grande degli altri ed era abitato da un vecchio signore che scriveva enormi libri. (geografo con mappamondo, libro e penna) P.Principe: Dove mi trovo? Geografo: Oh! Ecco un esploratore! P.Principe: Chi, io? Ma voi chi siete? Geografo: Io sono un geografo. P.Principe: E che cosa è un geografo? Geografo: È un sapiente che sa dove si trovano i mari, gli oceani, le montagne … P.Principe: Questi sì che è un vero mestiere! E quanto è grande il vostro pianeta? Quante montagne ci sono? Geografo: Non lo so. Io scrivo quello che gli esploratori mi vengono a raccontare, ma devo stare attento, perché se l'esploratore, per esempio, è un ubriacone porterebbe una catastrofe nei libri di geografia. P.Principe: E perché? Geografo: Perché vede doppio e, quindi, invece di una montagna me ne farebbe annotare due. P.Principe: Ne so qualcosa! Geografo: Ma tu, dimmi, da dove vieni? Descrivi il tuo pianeta. P.Principe: Non è molto interessante. È talmente piccolo! Geografo: Lascia giudicare me. P.Principe: Ho soltanto quattro vulcani, due attivi e due spenti. (il geografo annota) Ah, c'è anche una rosa. Geografo: Non si annotano i fiori. P.Principe: Perché? Sono la cosa più bella ! Geografo: Perché i fiori sono effimeri. P.Principe: Cosa vuol dire effimero? Geografo: Vedi, è raro che una montagna cambi di posto o un oceano si prosciughi, ma un fiore è destinato a scomparire in un tempo breve. P.Principe: Ed allora la mia rosa è destinata a scomparire presto? Geografo: Certo! P.Principe: Oh, povero me! Non ha che quattro spine per difendersi dal mondo ed io l'ho lasciata sola. (silenzio) Che cosa mi consigliate di andare a visitare? Geografo: Il pianeta Terra ha una buona reputazione. NARRATORE: Il P.Principe andò via anche da lì. Poteva quell'uomo che non apprezzava le piccole cose essergli amico? Settima Scena (sulla Terra) P.Principe: Ma sono proprio sulla Terra? Mi hanno detto che è molto popolata, eppure non vedo nessuno. (balletto delle rose e dei bruchi) P.Principe: Finalmente qualcuno! Ma voi siete dei fiori, e belli anche. Ma gli uomini dove sono? Rosa: Gli uomini? Ne ho visti passare, ma, sai, loro non hanno radici e non si sa dove trovarli. P.Principe: Ma io mi sento solo! Rosa: Si è soli anche con gli uomini! P.Principe: Che stranezze! (si avvicina) Ora che vi guardo più da vicino, vedo che siete uguali alle mie rose. Rosa: Ce ne sono tante come noi sulla Terra. P.Principe: Com'è possibile! Mi aveva detto che era la sola della sua specie in tutto l'universo. Se sapesse della vostra esistenza, si metterebbe a tossire e fingerebbe di morire per sfuggire al ridicolo. Misero me! Mi credevo ricco di un fiore unico al mondo e non possiedo che una qualsiasi rosa. Sono proprio un povero e piccolo principe (piange). NARRATORE: Era deluso e triste. Sentiva di essere stato preso in giro da quel piccolo fiore che aveva lasciato sul suo pianeta. Ottava Scena (appare una volpe) Volpe: Buongiorno! P.Principe: Buongiorno! Come sei carino! Chi sei? Volpe: Sono una volpe. P.Principe: Vieni a giocare con me? Sono così trriste! Volpe: Non posso giocare con te, non sono addomesticata. P.Principe: Ah! (pausa) Ma cosa vuol dire addomesticare? Volpe: Non sei di queste parti, vero? Che cosa cerchi? P.Principe: Cerco gli uomini. Volpe: Gli uomini hanno dei fucili e cacciano. Allevano anche galline. Tu cerchi delle galline? P.Principe: No, cerco degli amici. Che cosa vuol dire addomesticare? Volpe: È una cosa da molto tempo dimenticata. Vuol dire creare dei legami. P.Principe: Creare dei legami? Volpe: Certo. Tu sei per me, fino a questo momento, un ragazzino uguale a centomila ragazzini ed io sono per te una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, io sarò per te unica al mondo e tu sarai per me unico al mondo. Avremo bisogno l'uno dell'altro. P.Principe: Comincio a capire. Ho un fiore sul mio pianeta. Credo che mi abbia addomesticato. Volpe: Ci sono cacciatori sul tuo pianeta? P.Principe: No! Volpe: E galline? P.Principe: No! Volpe: Male! Qui la vita è monotona: io do la caccia alle galline e gli uomini danno la caccia a me. Tutti gli uomini si assomigliano ed io mi annoio, ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Ogni passo che sento mi fa nascondere, ma quando sentirò il tuo, sarà per me una musica e mi farà uscire dalla tana. Vedi quel campo di grano laggiù? Per me non vuol dire nulla, io non mangio il pane, ma i tuoi capelli hanno il colore del grano, quindi, quando guarderò il grano, penserò a te. (Pausa) Per favore… addomesticami! P.Principe: Volentieri, ma non ho molto tempo, ho da scoprire degli amici e da conoscere molte cose. Volpe: Non si conoscono che le cose che si addomesticano. Se vuoi un amico, addomesticami. P.Principe: Che bisohna fare? Volpe: Bisogna essere molto pazienti. In principio tu ti siederai un po' lontano da me, così, sull'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirmi nulla; le parole sono fonte di malintesi. P.Principe: Lo so. Volpe: Ma un giorno tu potrai sederti un po' più vicino (il P.Principe si avvicina), così, va bene. L'indomani tornerai per avvicinarti sempre di più, ma bada, sempre alla stessa ora, in modo tale che io saprò che a quellìora potrò mettere il cuore in festa. NARRATORE: Così il Piccolo Principe cominciò pazientemente ad addomesticare la volpe e, quando fu l'ora della partenza … P.Principe: Abbiamo passato tanto tempo insieme e tu mi hai insegnato tante cose. Ho capito che la mia rosa è l'unica al mondo e, anche se assomiglia alle altre, per me è più importante di tutte, perché è lei che io innaffio, è lei che ho messo sotto la campana di vetro, perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi. Adesso devo andare. Volpe: Ah … piangerò… P.Principe: La colpa è tua, io non ti volevo fare del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi. Volpe: È vero! P.Principe: Ed ora piangerai. Volpe: È certo! P.Principe: Ma allora, che ci guadagni? Volpe: Ci guadagno il colore del grano. P.Principe: Addio! Volpe: Addio! Ti voglio lasciare un mio segreto, è molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi. P.Principe: L'essenziale è invisibile agli occhi. Volpe: È il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa importante. Gli uomini hanno dimenticato questa verità, ma tu non la devi dimenticare. Tu divieni responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa. P.Principe: Io sono responsabile della mia rosa. NARRATORE: Aveva capito di essere responsabile per sempre di quel piccolo fiore lasciato nel suo pianeta. Nona Scena (Sulla scena Aviatore e Piccolo Principe) P.Principe: Ora conosci la mia storia. Oggi è l'anniversario della mia caduta sulla Terra. Ero caduto qui vicino. Aviatore: Allora, quando ti ho incontrato, tu ritornavi verso il punto della tua caduta? P.Principe: Sì, torno a casa.Sono venuti a prendermi. Sai, la mia rosa … ne sono responsabile. È talmente debole e ingenua, ha solo quattro spine per difendersi dal mondo. Questa notte la mia stella sarà proprio sopra al luogo dove sono caduto l'anno scorso. Ah, ecco, sono venuti a prendermi! (Musica) Aviatore: Non mi lasciare, ti voglio ancora sentire ridere. P.Principe: Non essere triste, sarai sempre il mio amico. La notte, quando guarderai il cielo, vedrai le stelle ridere, perché io riderò in una di esse. NARRATORE: Ora sono passati tanti anni. Non ho mai raccontato questa storia a nessuno. Gli amici che mi hanno visto tornare col mio aereo erano molto contenti di rivedermi. Ma io ero triste: pensavo al mio piccolo principe rimasto sul suo pianeta. Mi piaceva la notte guardare il cielo e tutte le stelle ad una ad una: sapevo che lui abitava in una di esse ed era come se lo avessi vicino. FINE (Gli alunni della Scuola Media "Raffaello Sanzio" di Tremestieri Etneo - Catania Anno Scolastico 1998/99) Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry Riduzione teatrale a cura della prof.ssa Simonetta Ravera LABORATORIO MULTIMEDIALE Progetto Educazione e Sport esperienze di adolescenti Tutti i grandi sono stati bambini: RAPPRESENTAZIONE TEATRALE LIBERAMENTE TRATTA DA IL PICCOLO PRINCIPE DI ANTOINE DE SAINT-EXUPRY Introduzione Vivere la scuola significa anche fare, all'interno di essa, delle esperienze che aiutino a confrontarsi con il mondo. Abbiamo voluto provare a realizzare un sogno giocando con i valori dentro e fuori di noi, con l'intenzione di crescere divertendoci. L'intento è stato quello di abolire i confini tra il mondo degli adulti e quello degli adolescenti; la speranza è stata quella di poter costruire un mondo dove ognuno potesse essere se stesso e dove le singole differenze potessero essere stimolo per migliorarsi. "TUTTI I GRANDI SONO STATI BAMBINI UNA VOLTA (ma pochi di essi se ne ricordano)" Questa è la dedica di Antoine De Saint-Exupéry che abbiamo deciso di fare nostra e di utilizzare come filo conduttore di questo lavoro. "Il Piccolo Principe" è uno dei classici della letteratura per l'infanzia che può accompagnare giovani e adulti nel loro percorso di vita, stimolandoli a reinventarla. Abbiamo perciò deciso, seguendo l'entusiasmo delle nostre alunne, di proporre la realizzazione teatrale, liberamente tratta, del testo di Antoine De Saint-Exupéry. Obiettivi Sviluppo e approfondimento di competenze relative ad abilità, metodi e contenuti nel quadro di un'intesa interdisciplinare: -ricerca e analisi dei testi; -scelte e rielaborazione di brani; -utilizzo di tecniche espressive verbali e non verbali; -ricerca di modalità espressive e comunicative di linguaggi anche non scolastici; -acquisizione di un metodo personale e/o collettivo di analisi della realtà. Acquisizione di una maggiore sicurezza di sé -miglioramento del senso di autocontrollo; -sviluppo della capacità di comprendere sentimenti, emozioni e stati d'animo propri e altrui. Sviluppo della socializzazione: -comprendere l'importanza della puntualità; -sviluppare il senso di responsabilità; -sviluppare la capacità di collaborare sia con il proprio gruppo di lavoro che con altri coinvolti in lavori diversi ma volti allo stesso fine. Metodologia Si è proceduto innanzitutto alla lettura integrale del testo Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry con le alunne interessate al Progetto; a ciò ha fatto seguito la comprensione analitica dei significati dell'opera e la distribuzione dei compiti: alcuni alunni si sono cimentati come attori, altri si sono occupati della progettazione e realizzazione dell'intera scenografia ed altri ancora della scelta delle sequenze musicali. Tutto quanto è avvenuto con la guida dei docenti. Modalità di attuazione Si sono utilizzate prevalentemente le ore curricolari limitando al solo pomeriggio del sabato, a partire dal mese di aprile e fino alla fine di maggio, le occasioni di incontro con gli alunni (dalle 14.00 alle 16.00) in collaborazione con i docenti che aderiscono al Progetto che si sono fatti carico della vigilanza sugli alunni per tutto il tempo della loro permanenza all'interno dell'Istituto. I lavori si sono conclusi con la rappresentazione teatrale del Piccolo Principe. Personaggi: Voce narrante Piccolo principe Aviatore Fiore Re Vanitoso Ubriacone Uomo d'affari Lampionaio Geografo Piccolo fiore Serpente Giardino fiorito Eco Volpe Atto Primo Buio in sala si odono solo delle voci gioiose di bambini che pian piamo sfumano. Voce Narrante ... Ho trascorso la mia vita solo, senza nessuno cui poter parlare, fino a sei anni fa quando ebbi un incidente col mio aeroplano, nel deserto del Sahara. Su uno schermo si proietta l'ombra dell'Aviatore intento a riparare il suo aeroplano. Tutto è buio ed una musica accompagna la scena. Sfuma la musica, luci di diversi colori illuminano il palcoscenico. In primo piano c'è l'Aviatore addormentato e tutto intorno sono sparsi particolari del paesaggio desertico (rocce, dune, cactus) e i resti di un aeroplano. Sullo sfondo il deserto (un grande sole ed un paesaggio arido). Lentamente il Piccolo Principe si avvicina all'Aviatore. Costumi: Piccolo Principe: una casacca a maniche larghe e un pantalone largo di raso color avorio, una sciarpa dorata. Aviatore: una pantalone marrone, una camicia colore verde militare, un giubbino e un copricapo da aviatore, un paio di occhialoni e un paio di anfibi. Piccolo Principe Mi disegni, per favore, una pecora? Aviatore Cosa? Piccolo Principe Disegnami una pecora. L'Aviatore balza in piedi e, strofinandosi gli occhi più volte, si guarda attentamente intorno fissando con stupore l'improvvisa apparizione. Aviatore Ma che cosa fai qui? Piccolo Principe Per piacere, disegnami una pecora... L'Aviatore prende dei fogli di carta ed una penna stilografica ma all'improvviso si ferma, pensa e dice: Aviatore Ma io non so disegnare! Piccolo Principe Non importa. Disegnami una pecora... No! Questa pecora è malaticcia. Fammene un'altra... Lo puoi vedere da te che questa non è una pecora. E' un ariete. Ha le corna... Questa è troppo vecchia. Voglio una pecora che possa vivere a lungo. Aviatore Questa è soltanto la sua cassetta. La pecora che volevi sta dentro. Piccolo Principe Questo è proprio quello che volevo. Pensi che questa pecora dovrà avere una gran quantità d'erba? Aviatore Perché? Piccolo Principe Perchè dove vivo io, tutto è molto piccolo... Aviatore Ci sarà certamente abbastanza erba per lei, è molto piccola la pecora che ti ho data. Piccolo Principe Non così piccola che - oh, guarda! - si è messa a dormire... Il Piccolo Principe si guarda intorno e scopre per la prima volta l'aeroplano. Piccolo Principe Che cos'è questa cosa? Aviatore Non è una cosa - vola. E' un aeroplano. E' il mio aeroplano. Piccolo Principe Come? Sei caduto dal cielo! Aviatore Sì. Piccolo Principe Ah! Questa è buffa...Allora anche tu vieni dal cielo! Di quale pianeta sei? Aviatore Tu vieni dunque da un altro pianeta? Piccolo Principe Certo che su quello non puoi venire da molto lontano... Aviatore Da dove vieni, ometto? Dov'è la tua casa? Dove vuoi portare la mia pecora? Piccolo Principe Quello che c'è di buono, è che la cassetta che mi hai dato, le servirà da casa per la notte. Aviatore Certo. E se sei buono ti darò pure una corda per legare la pecora durante il giorno. E un paletto. Piccolo Principe Legarla? Che buffa idea! Aviatore Ma se non la leghi andrà in giro e si perderà... Piccolo Principe Ma dove vuoi che vada! Aviatore Dappertutto. Dritto davanti a sé... Piccolo Principe Non importa, è talmente piccolo da me!... Dritto davanti a sé non si può andare molto lontano... Mi piacciono tanto i tramonti. Andiamo a vedere un tramonto... Aviatore Ma bisogna aspettare... Piccolo Principe Aspettare che? Aviatore Che il sole tramonti... Piccolo Principe Mi credo sempre a casa mia! Sul mio piccolo pianeta mi bastava spostare la sedia di qualche passo e guardavo il crepuscolo tutte le volte che lo volevo... Un giorno ho visto il sole tramontare quarantatré volte!... Sai... quando si è molto tristi si amano i tramonti... Aviatore Il giorno delle quarantatré volte eri tanto triste? Il Piccolo Principe non risponde e si immerge nel malinconico ricordo del suo pianete. L'Aviatore si riavvicina all'aeroplano con l'intento di ripararlo e il Piccolo Principe lo segue. Piccolo Principe Una pecora se mangia gli arbusti, mangia anche i fiori? Aviatore Una pecora mangia tutto quello che trova. Piccolo Principe Anche i fiori che hanno le spine? Aviatore Sì. Anche i fiori che hanno le spine. Piccolo Principe Ma allora le spine a che cosa servono?... Le spine a che cosa servono? Aviatore Le spine non servono a niente, è pura cattiveria da parte dei fiori. Piccolo Principe Oh!... Non ti credo! I fiori sono deboli. Sono ingenui. Si rassicurano come possono. Si credono terribili con le loro spine... Aviatore Se questo bullone resiste ancora, lo farò saltare con un colpo di martello. Piccolo Principe E tu credi, tu, che i fiori... Aviatore Ma no! Ma no! Non credo niente! Ho risposto una cosa qualsiasi. Mi occupo di cose serie, io! Piccolo Principe Di cose serie!... Parli come i grandi!... Tu confondi tutto... tu mescoli tutto!... Io conosco un pianeta su cui c'è un signor Chermisi. Non ha mai respirato un fiore. Non ha mai guardato una stella. Non ha mai voluto bene a nessuno. Non fa altro che addizioni. E tutto il giorno ripete come te. "Io sono un uomo serio! Io sono un uomo serio!" e si gonfia di orgoglio. Ma non è un uomo, è un fungo! Aviatore Che cosa? Piccolo Principe Un fungo!... Da migliaia di anni i fiori fabbricano le spine. Da migliaia di anni le pecore mangiano tuttavia i fiori. E non è una cosa seria cercare di capire perché i fiori si danno tanto da fare per fabbricarsi delle spine che non servono a niente? Non è importante la guerra fra le pecore e i fiori? Non è più serio ed importante delle addizioni di un grosso signore rosso? E se io conosco un fiore unico al mondo, che non esiste da nessuna parte, altro che nel mio pianeta, e che una piccola pecora può distruggere di colpo, così un mattino, senza rendersi conto di quello che fa, non è importante questo!... Se qualcuno ama un fiore, di cui esiste un solo esemplare in milioni e milioni di stelle, questo basta a farlo felice quando lo guarda. E lui si dice: "Il mio fiore è là in qualche luogo."... Ma se la pecora mangia il fiore, è come se per lui tutto un tratto, tutte le stelle si spegnessero! E non è importante questo! Il Piccolo Principe scoppia bruscamente in singhiozzi. Una musica sottolinea questo momento di intensa tenerezza e mentre l'Aviatore, abbandonato l'aeroplano, si avvicina al Piccolo Principe per consolarlo, la Voce Narrante racconta quanto accade sulla scena. Voce Narrante Avevo abbandonato i miei utensili. Me ne infischiavo del mio martello, del mio bullone, della sete e della morte. Su di una stella, un pianeta, il mio, la Terra, c'era un piccolo principe da consolare! Lo abbracciai. Lo cullai. Gli dicevo: "Il fiore che tu ami non è in pericolo... Disegnerò una museruola per la tua pecora... e una corazza per il tuo fiore... Io..." Non sapevo bene che cosa dirgli. Mi sentivo molto maldestro. Non sapevo come toccarlo, come raggiungerlo... Il paese delle lacrime è così misterioso. Sfuma la luce mentre la musica prosegue. Sullo sfondo il grande sole. I particolari del paesaggio desertico e i resti dell'aeroplano scompaiono. La Voce Narrante, al buio, racconta. Voce Narrante Imparai ben presto a conoscere meglio questo fiore. C'erano sempre stati sul pianeta del Piccolo Principe dei fiori molto semplici, ornati di una sola raggiera di petali, che non tenevano posto e non disturbavano nessuno. Apparivano un mattino nell'erba e si spegnevano la sera. Ma questo era spuntato un giorno, da un seme venuto chissà da dove, e il Piccolo Principe aveva sorvegliato da vicino questo ramoscello che non assomigliava a nessun altro ramoscello. Ma l'arbusto cessò presto di crescere e cominciò a preparare un fiore... E poi, ecco che un mattino, proprio all'ora del levar del sole, si era mostrato. Le luci colorate si accendono sul Piccolo Principe e sul Fiore che hanno preso posto sul palcoscenico. Si odono dei suoni pastorali (cinguettio di uccelli, vento tra le foglie, ecc...) che ricordano l'aurora. Il Piccolo Principe, che era addormentato to, si sveglia e scopre che un Fiore era nato. Particolare scenici: Un innaffiatoio, un paravento e una "campana di vetro". Costume: (del Fiore) Fiore Ah! mi sveglio ora. Ti chiedo scusa... sono ancora tutto spettinato... Piccolo Principe Come sei bello! Fiore Vero... e sono nato insieme al sole... Bhe... credo che sia l'ora del caffè e latte... vorresti pensare a me?... Il Piccolo Principe, tutto confuso, va a cercare un innaffiatoio di acqua fresca e serve al Fiore la sua colazione. Piccolo Principe A cosa ti servono le tue spine? Fiore Possono venire le tigri, con i loro artigli! Piccolo Principe Non ci sono tigri sul mio pianeta, e poi le tigri non mangiano l'erba. Fiore Io non sono un'erba. Piccolo Principe Scusami... Fiore Non ho paura delle tigri, ma ho orrore delle correnti d'aria... Non avresti per caso un paravento? Piccolo Principe Orrore delle correnti d'aria? E' un po' grave per una pianta... (e rivolto verso il pubblico) E' molto complicato questo fiore... Fiore Alla sera mi metterai al riparo sotto una campana di vetro. Fa molto freddo qui da te... Non è una sistemazione che mi soddisfi. Da dove vengo io... Piccolo Principe Ma... come fai a sapere da dove vieni e a conoscere gli altri mondi se sei venuto qui sotto forma di seme Il Fiore tossisce perché umiliato d'essere stato sorpreso a dire una bugia, mentre il Piccolo Principe va a cercare il paravento. Piccolo Principe (rivolto verso il pubblico) E' ben strano questo fiore. Fiore E questo paravento?... Piccolo Principe Andavo a cercarlo, ma tu mi parlavi! Il Piccolo Principe avanza verso il pubblico per il suo monologo, tutto intorno è buio, luce solo su di lui. Sul palcoscenico si fa buio; un fascio di luce illumina solo il Piccolo Principe che, avanzando, si rivolge al pubblico. Piccolo Principe Non ho saputo capire niente allora! Avrei dovuto giudicarlo dagli atti, non dalle parole. Mi profumava e mi illuminava. Non avrei mai dovuto venirmene via! Avrei dovuto indovinare la sua tenerezza dietro le piccole astuzie. I fiori sono così contraddittori! Ma ero troppo giovane per saperlo amare. E fu così che decisi di partire. Una musica sottolinea la fine del monologo e accompagna il Piccolo Principe che ritorna dal suo Fiore. Piccolo Principe Addio... Addio! Fiore Sono stato uno sciocco, scusami, e cerca di essere felice... Ma sì... ti voglio bene, e tu non lo hai saputo per colpa mia. Questo, però, ormai non ha importanza e tu sei stato sciocco quanto me.... E lascia questa campana di vetro, non la voglio più. Piccolo Principe Ma il vento... Fiore Non sono così raffreddato. L'aria fresca della notte mi farà bene. Sono un fiore. Piccolo Principe Ma le bestie... Fiore Devo pur sopportare qualche bruco se voglio conoscere le farfalle, sembra che siano così belle. Se no chi verrà a farmi visita? Tu sarai lontano e delle grosse bestie non ho paura... ho i miei artigli! Non indugiare così, è irritante. Hai deciso di partire e allora vattene. Mentre una musica fa da sottofondo, il Fiore saluta il Piccolo Principe che allontanandosi esce di scena. Le luci sfumano, è buio, lo sfondo del deserto scompare dietro dei grandi tendoni blu tappezzati di stelle che, chiudendosi, faranno da paesaggio notturno. Particolari scenici si alterneranno con le vicende narrate. Si odono dei suoni spaziali. Voce narrante Io credo che egli approfittò per venirsene via, di una migrazione di uccelli selvatici ed ora si trovava nelle regioni degli asteroidi 325, 326, 327, 328, 329 e 330. Cominciò a visitarli per cercare un'occupazione e per istruirsi. Il primo asteroide era abitato da un re. Particolari scenici: Un trono leggermente sollevato dal piano. Costume: Un mantello con strascico di "ermellino", una corona ed uno scettro. Re Ah! ecco un suddito. Piccolo Principe Come può riconoscermi se non mi ha mai visto? Re Avvicinati che ti veda meglio Il Piccolo Principe cerca con gli occhi dove potersi sedere ma è costretto a rimanere in piedi visto che l'intero pianeta è occupato dal manto di ermellino del Re. E' stanco e sbadiglia. Re E' contro l'etichetta sbadigliare alla presenza di un Re, te lo proibisco. Piccolo Principe Non posso farne a meno, ho fatto un lungo viaggio e non ho dormito... Re Allora, ti ordino di sbadigliare. Sono anni che non vedo qualcuno che sbadiglia, e gli sbadigli sono una curiosità per me. Avanti! Sbadiglia ancora. E' un ordine. Piccolo Principe Mi avete intimidito... non posso più. Re Hum! hum! Allora io... io ti ordino di sbadigliare un po' e un po'... Piccolo Principe Posso sedermi? Re Ti ordino di sederti. Piccolo Principe Sire, scusatemi se vi interrogo... Re Ti ordino di interrogarmi. Piccolo Principe Sire, su che cosa regnate? Re Su tutto. Piccolo Principe Su tutto? Re Su tutto questo. Piccolo Principe Su tutto questo?... E le stelle vi ubbidiscono? Re Certamente. Mi ubbidiscono immediatamente. Non tollero l'indisciplina. Piccolo Principe (rivolto verso il pubblico) Vorrei tanto vedere un tramonto... Fatemi questo piacere... Ordinate al sole di tramontare... Re Se ordinassi a un generale di volare da un fiore all'altro come una farfalla, o di scrivere una tragedia, o di trasformarsi in un uccello marino; e se il generale non eseguisse l'ordine ricevuto, chi avrebbe torto, lui o io? Piccolo Principe L'avreste voi. Re Esatto. Bisogna esigere da ciascuno quello che ciascuno può dare. L'autorità riposa, prima di tutto, sulla ragione. Se tu ordini al tuo popolo di andarsi a gettare a mare, farà la rivoluzione. Ho il diritto di esigere l'ubbidienza perché i miei ordini sono ragionevoli. Piccolo Principe E allora il mio tramonto? Re L'avrai il tuo tramonto, lo esigerò, ma, nella mia sapienza di governo, aspetterò che le condizioni siano favorevoli. Piccolo Principe E quando saranno? Re Hem! hem! (e sfogliando un grande calendario) sarà verso, verso, sarà questa sera verso le sette e quaranta! E vedrai come sarò ubbidito a puntino. Piccolo Principe Non ho più niente da fare qui, me ne vado. Re Non partire... non partire... Ti farò ministro! Piccolo Principe Ministro di che? Re Di... della giustizia. Piccolo Principe Ma se non c'è nessuno da giudicare? Re Non si sa mai. Non ho ancora fatto il giro del mio regno. Sono molto vecchio, non c'è posto per una carrozza e mi stanco a camminare. Piccolo Principe Oh! ma ho già visto io, neppure laggiù c'è qualcuno. Re Giudicherai te stesso. E' la cosa più difficile. E' molto più difficile giudicare se stessi che gli altri. Se riesci a giudicarti bene è segno che sei un saggio. Piccolo Principe Io posso giudicarmi ovunque. Non ho bisogno di abitare qui. Re Hem! hem! Credo che da qualche parte sul mio pianeta ci sia un vecchio topo. Lo condannerai a morte di tanto in tanto. Così la sua vita dipenderà dalla tua giustizia. Ma lo grazierai ogni volta per economizzarlo. Non ce n'è che uno. Piccolo Principe Non mi piace condannare a morte, preferisco andarmene. Re Non andartene, è un ordine! Piccolo Principe Se Vostra Maestà desidera essere ubbidito puntualmente, può darmi un ordine ragionevole. Potrebbe ordinarmi, per esempio, di partire prima che sia passato un minuto. Mi pare che le condizioni siano favorevoli... (ma poiché il Re non risponde, sospirando se ne va e, rivolto verso il pubblico) Sono ben strani i grandi. Re (gridandogli dietro) Ti nomino mio ambasciatore. Si odono dei suoni spaziali. Voce narrante Il secondo pianete era abitato da un Vanitoso. Particolari scenici: Una pedana sulla quale reciterà il Vanitoso. Costume: Un grande cappello a cilindro, un gilet di broccato nero, un pantalone di raso di colore verde acceso, una camicia bianca con un grande collo ed uno specchio che l'attore terrà in mano. Vanitoso Ah! ah! ecco la visita di un ammiratore. Piccolo Principe Buon giorno, che buffo cappello avete! Vanitoso E' per salutare. E' per salutare quando mi acclamano, ma sfortunatamente non passa mai nessuno da queste parti. Piccolo Principe Ah sì? Vanitoso Batti le mani l'una contro l'altra. (e mentre il Piccolo Principe lo applaude, saluta con modestia sollevando il cappello). Piccolo Principe (rivolto verso il pubblico) E' più divertente che la visita al Re. (e ricomincia a battere le mani e il Vanitoso a salutare). E che cosa bisogna fare perché il cappello caschi? Vanitoso Mi ammiri molto, non è vero? Piccolo Principe Che cosa vuol dire ammirare? Vanitoso Ammirare vuol dire riconoscere che io sono l'uno più bello, più elegante, più ricco e più intelligente di tutto il pianeta. Piccolo Principe Ma tu sei solo sul tuo pianeta! Vanitoso Fammi questo piacere. Ammirami lo stesso! Piccolo Principe Ti ammiro, ma tu che te ne fai? (e non ricevendo risposta va via). Decisamente i grandi sono ben bizzarri. Si odono dei suoni spaziali. Voce narrante Il pianeta appresso era abitato da un Ubriacone. Questa visita fu molto breve, ma immerse il Piccolo Principe in una grande malinconia. Particolari scenici: Un tavolaccio d'osteria, una sedia impagliata, dei fiaschi di vino e dei bicchieri. Costume: Vestito logoro e cappello smesso, trucco molto accentuato sul naso e sulle guance. Piccolo Principe Che cosa fai? Ubriacone Bevo. Piccolo Principe Perché bevi? Ubriacone Per dimenticare. Piccolo Principe Per dimenticare che cosa? Ubriacone Per dimenticare che ho vergogna. Piccolo Principe Vergogna di che? Ubriacone Vergogna di bere! Piccolo Principe (andandosene e rivolto verso il pubblico) I grandi, decisamente, sono molto, molto bizzarri. Si odono dei suoni spaziali. Voce narrante Il quarto pianeta era abitato da un Uomo d'affari. Quest'uomo era così occupato che non alzò neppure la testa all'arrivo del Piccolo Principe. Particolari scenici: Scrivania, valigetta ventiquattr'ore, calcolatrice con rotolo di carta (in parte srotolato). Costume: Un doppio petto blu, camicia bianca, cravatta e un sigaro che l'Uomo d'affari terrà tra le dita o sul margine superiore di un orecchio. Piccolo Principe Buon giorno. Il vostro sigaro è spento. Uomo d'affari Tre più due fa cinque. Cinque più sette: dodici. Dodici più tre: quindici. Buon giorno. Quindici più sette fa ventidue. Ventidue più sei: ventotto. Non ho tempo per riaccenderla. Ventisei più cinque trentuno. Ouf! dunque fa cinquecento e un milione seicento ventiduemila settecento trentuno. Piccolo Principe Cinquecento e un milione di che? Uomo d'affari Hem! Sei sempre lì? Cinquecento e un milione di... non lo so più. Ho talmente da fare! Sono un uomo serio, io, non mi diverto con delle frottole! Due più cinque: sette... Piccolo Principe Cinquecento e un milioni di che? Uomo d'affari Da cinquantaquattro anni che abito in questo pianeta non sono stato disturbato che tre volte. La prima volta è stato ventidue anni fa, da una melolonta che era caduta chissà da dove. Faceva un rumore spaventoso e ha fatto quattro errori in un'addizione. La seconda volta è stato undici anni fa per una crisi di reumatismi. Non mi muovo mai, non ho il tempo di girandolare. Sono un uomo serio, io. La terza volta... eccolo! Dicevo dunque cinquecento e un milione. Piccolo Principe Milioni di che? Uomo d'affari Milioni di quelle piccole cose che si vedono qualche volta nel cielo. Piccolo Principe Di mosche? Uomo d'affari Ma no, di piccole cose che brillano. Piccolo Principe Di api? Uomo d'affari Ma no. Di quelle piccole cose dorate che fanno fantasticare i poltroni. Ma sono un uomo serio, io! Non ho tempo di fantasticare. Piccolo Principe Ah! di stelle? Uomo d'affari Eccoci. Di stelle. Piccolo Principe E che ne fai di cinquecento milioni di stelle? Uomo d'affari Cinquecento e un milione seicentoventiduemilasettecentotrentuno. Sono un uomo serio io, sono un uomo preciso. Piccolo Principe E che te ne fai di queste stelle? Uomo d'affari Che cosa me ne faccio? Piccolo Principe Sì. Uomo d'affari Niente. Le possiedo. Piccolo Principe Tu possiedi le stelle? Uomo d'affari Sì. Piccolo Principe Ma ho già veduto un re... Uomo d'affari I re non possiedono. Ci regnano sopra. E' molto diverso. Piccolo Principe E a che ti serve possedere le stelle? Uomo d'affari Mi serve ad essere ricco. Piccolo Principe E a che ti serve essere ricco? Uomo d'affari A comprare delle altre stelle, se qualcuno le trova. Piccolo Principe Come si può possedere le stelle? Uomo d'affari Di chi sono? Piccolo Principe Non lo so, di nessuno. Uomo d'affari Allora sono mie che vi ho pensato per il primo. Piccolo Principe E questo basta? Uomo d'affari Certo. Quando trovi un diamante che non è di nessuno, è tuo. Quando trovi un'isola che non è di nessuno, è tua. Quando tu hai un'idea per primo, la fai brevettare, ed è tua. E io possiedo le stelle, perché nessuno prima di me si è sognato di possederle. Piccolo Principe Questo è vero. Ma che te ne fai? Uomo d'affari Le amministro. Le conto e le riconto. E' una cosa difficile, ma io sono un uomo serio! Piccolo Principe Io se possiedo un fazzoletto di seta, posso metterlo intorno al collo e portarmelo via. Se possiedo un fiore, posso cogliere il mio fiore e portarlo con me. Ma tu non puoi cogliere le stelle. Uomo d'affari No, ma posso depositarle alla banca. Piccolo Principe Che cosa vuol dire? Uomo d'affari Vuol dire che scrivo su un pezzetto di carta il numero delle mie stelle e poi chiudo a chiave questo pezzetto di carta in un cassetto. Piccolo Principe Tutto qui? Uomo d'affari E' sufficiente. Piccolo Principe E' divertente, e abbastanza poetico. Ma non è molto serio. Io possiedo un fiore che innaffio tutti i giorni. Possiedo tre vulcani dei quali spazzo il camino tutte le settimane. Perché spazzo il camino anche di quello spento. Non si sa mai. E' utile ai miei vulcani, ed è utile al mio fiore che io li possegga. Ma tu non sei utile alle stelle... (e rivolto verso il pubblico) Decisamente i grandi sono proprio straordinari! Si odono dei suoni spaziali. Voce narrante Il quinto pianeta era molto strano. Vi era appena il posto per sistemare un lampione e l'uomo che l'accendeva. Il Piccolo Principe non riusciva a spiegarsi a che potessero servire, sparsi nel cielo, su un pianeta senza case, senza abitanti, un lampione e un Lampionaio. Particolari scenici: Un lampione leggermente sollevato dal piano con una luce che può accendersi e spegnersi. Costume: Una tuta intera di colore nera ed una "coppola". Piccolo Principe (rivolto verso il pubblico) Forse quest'uomo è veramente assurdo. Però è meno assurdo del Re, del Vanitoso, dell'Uomo d'affari e dell'Ubriacone. Almeno il suo lavoro ha un senso. Quando accende il suo lampione, è come se facesse nascere una stella in più, o un fiore. Quando lo spegne addormenta il fiore o la stella. E' una bellissima occupazione, ed è veramente utile, perché è bella. Lampionaio (mentre spengne il suo lampione) Buon giorno. (E accendendolo) Buona notte. Piccolo Principe Buon giorno. Perché spegni il tuo lampione? Lampionaio E' la consegna. Buon giorno. Piccolo Principe Che cos'è la consegna? Lampionaio E' di spegnere il mio lampione. Buona sera. Piccolo Principe E adesso perché lo riaccendi? Lampionaio E' la consegna. Piccolo Principe Non capisco. Lampionaio Non c'è nulla da capire, la consegna è la consegna. Buon giorno. (e asciugandosi la fronte con un fazzoletto a quadri rossi). Faccio un mestiere terribile. Una volta era ragionevole. Accendevo al mattino e spegnevo alla sera, e avevo il resto del giorno per riposarmi e il resto della notte per dormire... Piccolo Principe E dopo di allora è cambiata la consegna? Lampionaio La consegna non è cambiata, è proprio questo il dramma. Il pianeta di anno in anno ha girato sempre più in fretta e la consegna non è stata cambiata! Piccolo Principe Ebbene? Lampionaio Ebbene, ora che fa un giro al minuto, non ho più un secondo di riposo. Accendo e spengo una volta al minuto! Piccolo Principe E' divertente! I giorni da te durano un minuto! Lampionaio Non è per nulla divertente. Lo sai che stiamo parlando da un mese? Piccolo Principe Da un mese? Lampionaio Sì. Trenta minuti: trenta giorni! Buona sera. Piccolo Principe Sai... conosco un modo per riposarti quando vorrai. Lampionaio Lo vorrei sempre! Piccolo Principe Il tuo pianeta è così piccolo che in tre passi ne puoi fare il giro. Non hai che da camminare abbastanza lentamente per rimanere sempre al sole. Quando vorrai riposarti camminerai e il giorno durerà finché tu vorrai. Lampionaio Non mi serve a molto. Ciò che desidero soprattutto nella vita è di dormire. Piccolo Principe Non hai fortuna. Lampionaio Non ho fortuna. Buon giorno (e spegne il suo lampione). Piccolo Principe (rivolto verso il pubblico) Questo è il solo di cui avrei potuto farmi un amico. Ma il suo pianeta é veramente troppo piccolo e non c'è posto per due. Quello che rimpiangerò, soprattutto, saranno i suoi millequattrocentoquaranta tramonti nelle ventiquattro ore! Si odono dei rumori spaziali. Voce narrante Il sesto pianete era dieci volte più grande. Era abitato da un vecchio signore che scriveva degli enormi libri. Particolari scenici: Una scrivania, un mappamondo, una lente d'ingrandimento e una cartina geografica. Costume: Una tunica di raso lunga, una papalina ed una lunga barba bianca. Geografo Ecco un esploratore. Da dove vieni? Piccolo Principe Che cos'è questo grosso libro? E che cosa fate qui? Geografo Sono un geografo. Piccolo Principe Che cos'è un geografo? Geografo E' un sapiente che sa dove si trovano i mari, i fiumi, le città, le montagne e di deserti. Piccolo Principe E' molto interessante, questo finalmente è un vero mestiere! (e dando un'occhiata in giro) E' molto bello il vostro pianete. Ci sono degli oceani? Geografo Non lo posso sapere. Piccolo Principe Ah! E delle montagne? Geografo Non lo posso sapere. Piccolo Principe E delle città e dei fiumi e dei deserti? Geografo Neppure lo posso sapere. Piccolo Principe Ma siete un geografo! Geografo Esatto, ma non sono un esploratore. Manco completamente di esploratori. Non è il geografo che va a fare il conto delle città, dei fiumi, delle montagne, dei mari, degli oceani e dei deserti. Il geografo è troppo importante per andare in giro. Non lascia mai il suo ufficio, ma riceve gli esploratori, li interroga e prende degli appunti sui loro ricordi. E se i ricordi di uno di loro gli sembrano interessanti, il geografo fa fare un inchiesta sulla moralità dell'esploratore. Piccolo Principe Perché? Geografo Perché se l'esploratore mentisse porterebbe una catastrofe nei libri di geografia. Ed anche un esploratore che bevesse troppo. Piccolo Principe Perché? Geografo Perché gli ubriachi vedono doppio e allora il geografo annoterebbe due montagne là dove ce n'è una sola. Piccolo Principe Io conosco qualcuno che sarebbe un cattivo esploratore. Geografo E' possibile. Dunque, ti dicevo. Quando la moralità dell'esploratore sembra buona, si fa un'inchiesta sulla sua scoperta. Piccolo Principe Si va a vedere? Geografo No, è troppo complicato. Ma si esige che l'esploratore fornisca le prove. Per esempio, se si tratta di una grossa montagna, si esige che riporti delle grosse pietre... Ma tu, tu vieni da lontano! Tu sei un esploratore! Mi devi descrivere il tuo pianeta! ... Allora? Piccolo Principe Oh! da me non è molto interessante, è talmente piccolo. Ho tre vulcani, due in attività e uno spento. Ma non si sa mai. Geografo Non si sa mai. Piccolo Principe Ho anche un fiore. Geografo Noi non annotiamo i fiori. Piccolo Principe Perché? Sono la cosa più bella. Geografo Perché i fiori sono effimeri. Piccolo Principe Che cosa vuol dire "effimero"? Geografo Le geografie sono i libri più preziosi tra tutti i libri. Non passano mai di moda. E' molto raro che una montagna cambi di posto. E' molto raro che un oceano si prosciughi. Noi descriviamo delle cose eterne. Piccolo Principe Ma i vulcani spenti si possono risvegliare... Che cosa vuol dire "effimero"? Geografo Che i vulcani siano spenti o in azione, è lo stesso per noi. Quello che conta per noi è il monte, lui non cambia. Piccolo Principe Ma che cosa vuol dire "effimero"? Geografo Vuol dire "che è minacciato di scomparire in un tempo breve". Piccolo Principe Il mio fiore è destinato a scomparire presto? Geografo Certamente. Piccolo Principe (pensando ad alta voce) Il mio fiore è effimero, e non ha che quattro spine per difendersi dal mondo! E io l'ho lasciato solo. (poi sospirando e facendosi coraggio) Che cosa mi consigliate di andare a visitare? Geografo Il pianeta Terra. Ha una buona reputazione... Atto secondo E' buio. Ritorna il paesaggio desertico e tra i particolari scenici si aggiungono un albero di melo, una montagna, una siepe fiorita . La Voce narrante racconta, e in sottofondo si odono dei suoni che ricordano il caos cittadino (clacson di auto, traffico, voci sovrapposte, ecc...) Voce narrante Il settimo pianeta fu dunque la Terra. La Terra non è un pianeta qualsiasi! Ci si contano cento e undici re, settemila geografi, novecentomila uomini d'affari, sette milioni e mezzo di ubriaconi, trecentododici milioni di vanitosi, cioè due miliardi circa di adulti. Per darvi un'idea delle dimensioni della Terra, vi dirò che prima dell'invenzione dell'elettricità bisognava mantenere, sull'insieme dei sei continenti, una vera armata di quattrocentosessantaduemila e cinquecento undici lampionai per accendere i lampioni. Visto un po' da lontano faceva uno splendido effetto. I movimenti di questa armata erano regolati come quelli di un balletto d'opera. Era grandioso! I rumori sfumano e, nel silenzio, la Voce narrante racconta l'arrivo del Piccolo Principe sulla Terra. Costume (del serpente): Una tuta di tessuto lucido ed elastico e un " serpente" attorcigliato sul corpo. Voce narrante Il Piccolo Principe, arrivato sulla Terra, fu molto sorpreso di non vedere nessuno. Aveva già paura di essersi sbagliato di pianeta, quando all'improvviso qualcuno parlò. Serpente Buona notte. Piccolo Principe Buona notte. Su quale pianeta sono sceso? Serpente Sulla Terra, in Africa. Piccolo Principe Ah!... Ma non c'è nessuno sulla Terra? Serpente Qui è il deserto. Non c'è nessuno nei deserti. La Terra è grande. Piccolo Principe (sedendosi vicino al serpente e guardando in alto) Mi domando se le stelle sono illuminate perché ognuno possa un giorno trovare la sua. Guarda il mio pianeta, è proprio sopra di noi... Ma come è lontano! Serpente E' bello. Ma che cosa sei venuto a fare qui? Piccolo Principe Ho avuto delle difficoltà con un fiore. Serpente Ah! Piccolo Principe Dove sono gli uomini? Si è un po' soli nel deserto... Serpente Si è soli anche con gli uomini. Piccolo Principe Sei un buffo animale, sottile come un dito!... Serpente Ma sono più potente del dito di un re. Piccolo Principe Non mi sembri molto potente... non hai neppure delle zampe... e non puoi neppure camminare... Serpente Posso trasportarti più lontano che un bastimento. Colui che tocco, lo restituisco alla terra da dove è venuto. Ma tu sei puro e vieni da una stella... Mi fai pena, tu così debole, su questa Terra di granito... Potrò aiutarti un giorno se rimpiangerai troppo il tuo pianeta. Posso... Piccolo Principe Oh! Ho capito benissimo, ma perché parli sempre per enigmi? Serpente Li risolvo tutti. Voce narrante Il Piccolo Principe traversò il deserto e non incontrò che un fiore. Un fiore a tre petali, un Piccolo fiore da niente. Costume (del Piccolo fiore): Piccolo Principe Buon giorno. Piccolo fiore Buon giorno. Piccolo Principe Dove sono gli uomini? Piccolo fiore Gli uomini? Ne esistono, credo, sei o sette. Li ho visti molti anni fa. Ma non si sa mai dove trovarli. Il vento li spinge qua e là. Non hanno radici, e questo li imbarazza molto. Piccolo Principe Addio. Piccolo fiore Addio. Il piccolo Principe, dopo aver salutato il Piccolo fiore, scorge una montagna e decide di scalarla per lanciare il suo appello al mondo. Piccolo principe Da una montagna alta come questa, vedrò d'un colpo tutto il pianeta, e tutti gli uomini... Buon giorno. Eco Buon giorno... buon giorno... buon giorno... Piccolo Principe Chi siete? Eco Chi siete?... chi siete?... chi siete? Piccolo Principe Siate miei amici, io sono solo. Eco Io sono solo... io sono solo... io sono solo... Piccolo Principe (dopo aver ridisceso la montagna) Che buffo pianeta, è tutto secco, pieno di punte e tutto salato. E gli uomini mancano di immaginazione. Ripetono ciò che loro si dice... Da me avevo un fiore e parlava sempre per primo... Il Piccolo principe, continuando il suo viaggio nel deserto, si imbatte in un Giardino fiorito. Musica di sottofondo.(*) Costumi (dei fiori): Piccolo Principe Buon giorno. Giardino fiorito Buon giorno. Piccolo Principe Chi siete? Giardino fiorito Siamo delle rose. Piccolo Principe Ah! Il Piccolo Principe, avendo scoperto che in un solo giardino ci sono cinquemila fiori simili al suo, è molto infelice. Si allontana dal giardino fiorito e seduto nell'erba si immerge in una profonda tristezza. Piccolo Principe Mi credevo ricco di un fiore unico al mondo, e non possiedo che una qualsiasi rosa. Lei e i miei tre vulcani che mi arrivano alle ginocchia, e di cui l'uno, forse, è spento per sempre, non fanno di me un Principe molto importante... Una musica accompagna il pianto del Piccolo Principe. In quel momento, nascosta dietro il melo, la Volpe gli parla. I due sono separati da una siepe fiorita. Costume: Un tipico costume da volpe. Volpe Buon giorno. Piccolo Principe (asciugandosi gli occhi e voltandosi incuriosito verso l'albero) Buon giorno. Ma dove sei? Volpe Sono qui, sotto il melo... Piccolo Principe Chi sei? Sei molto carino... Volpe Sono una Volpe. Piccolo Principe Vieni a giocare con me, sono così triste... Volpe Non posso giocare con te, non sono addomesticata. Piccolo Principe Ah! scusa. Ma che cosa vuol dire "addomesticare"? Volpe Non sei di queste parti, tu, che cosa cerchi? Piccolo Principe Cerco gli uomini. Che cosa vuol dire "addomesticare"? Volpe Gli uomini! Hanno dei fucili e cacciano. E' molto noioso! Allevano anche delle galline. E' il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline? Piccolo Principe No. Cerco degli amici. Che cosa vuol dire "addomesticare"? Volpe E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire "creare dei legami"... Piccolo Principe Creare dei legami? Volpe Cero: Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E no ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo. Piccolo Principe Comincio a capire. C'è un fiore... credo che mi abbia addomesticato... Volpe E' possibile. Capita di tutto sulla Terra... Piccolo Principe Oh! non è sulla Terra. Volpe Su un altro pianeta? Piccolo Principe Sì. Volpe Ci sono dei cacciatori su questo pianeta? Piccolo Principe No. Volpe Questo mi interessa! E delle galline? Piccolo Principe No. Volpe Non c'è niente di perfetto. La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. e poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano... Per favore... addomesticami. Piccolo Principe Volentieri, ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire molti amici, e da conoscere molte cose. Volpe Non si conoscono che le cose che si addomesticano. Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti d'amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami! Piccolo Principe Che bisogna fare? Volpe Bisogna essere molto pazienti. In principio tu ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino... Sarebbe meglio ritornare alla stessa ora. Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, io comincerò ad agitarmi ed ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti. Piccolo Principe Che cos'è un rito? Volpe Anche questa è una cosa da tempo dimenticata. E' quello che fa un giorno diverso da tutti gli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza. Voce narrante E fu così che il Piccolo Principe addomesticò la Volpe Il Piccolo Principe tenta un approccio. La volpe, che inizialmente è ancora diffidente e tende ad allontanarsi, infine si lascia accarezzare. Tra i due si stabilisce una tenera intesa e attraverso un rito fatto di giochi imitativi e balli, si stringe un legame d'amicizia e devozione. Tutto è accompagnato da una dolce musica di sottofondo. Volpe Sai... alla tua partenza piangerò. Piccolo Principe La colpa è tua, io non ti volevo fare del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi... Volpe E' vero. Piccolo Principe Ma piangerai! Volpe E' certo. Piccolo Principe Ma allora che ci guadagni? Volpe Ci guadagno il colore del grano. Va' a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalerò un segreto. Il Piccolo Principe ritorna nel giardino fiorito. Musica di sottofondo. (*) Piccolo Principe Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente. Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia Volpe. Non era che una Volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora è per me unica al mondo. Voi siete belle, ma siete vuote. Non si può morire per voi. Certamente un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perché è lei che ho riparata col paravento. Perché su di lei ho uccisi i bruchi. Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa. Il Piccolo Principe ritorna dalla sua Volpe. Piccolo Principe Addio. Volpe Addio. Ecco il mio segreto. E' molto semplice: Non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi. Piccolo Principe "... L'essenziale è invisibile agli occhi..." Volpe E' il tempo che tu hai perduto con la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante. Piccolo Principe "... E' il tempo che ho perduto con la mia rosa..." Volpe Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa... Piccolo Principe "... Io sono responsabile della mia rosa..." Una musica accompagna il commiato tra il Piccolo Principe e la Volpe mentre, lentamente, sfumano le luci. Torna il paesaggio notturno. L'albero e la montagna lasciano il posto ai particolari del paesaggio desertico, ai resti dell'aeroplano e ad un pozzo. Sulla scena ci sono, seduti sulla sabbia, il Piccolo Principe e l'Aviatore. Voce narrante Eravamo all'ottavo giorno della mia panne nel deserto, e avevo ascoltato le storie del viaggio del Piccolo Principe. Aviatore Ah! sono molti graziosi i tuoi ricordi, ma io non ho ancora riparato il mio aeroplano, non ho più niente da bere, e sarei felice se potessi camminare adagio adagio verso una fontana! Piccolo Principe Il mio amico la Volpe, mi disse... Aviatore Caro il mio ometto, non si tratta più della Volpe! Piccolo Principe Perché? Aviatore Perché moriremo di sete... Piccolo Principe Fa bene l'aver avuto un amico, anche se poi si muore. Io, io sono molto contento di aver avuto un amico Volpe. Un po' d'acqua, però , può far bene anche al cuore... Come le stelle che sono belle per un Fiore che non si vede... Aviatore Già. Piccolo Principe Anche il deserto è bello. Ciò che lo abbellisce è che nasconde un pozzo in qualche luogo. Aviatore Quando ero piccolo abitavo in una casa antica, e la leggenda raccontava che c'era un tesoro nascosto. Naturalmente nessuno ha mai potuto scoprirlo, ne' forse l'ha mai cercato. Eppure incantava tutta la casa. La mia casa nascondeva un segreto nel fondo del suo cuore... Sì, che si tratti di una casa, delle stelle o del deserto, quello che fa la loro bellezza è invisibile. Piccolo Principe Sono contento che tu sia d'accordo con la mia Volpe. Il Piccolo Principe si stende tra le braccia dell'Aviatore. L'Aviatore prende ad accarezzarlo sui capelli. Una musica sottolinea il monologo della Voce narrante. Voce narrante Incominciava ad addormentarsi ed io lo presi tra le braccia. Ero commosso... Mi sembrava un fragile tesoro. Ciò che mi commuoveva di più di quel Piccolo Principe addormentato era la sua fedeltà a un fiore, era l'immagine di una rosa che risplendeva in lui come la fiamma di una lampada, anche quando dormiva... E lo pensavo ancora più fragile. Bisogna ben proteggere le lampade: un colpo di vento le può spegnere. Piccolo Principe (dopo essersi svegliato) E' proprio arrivato il momento di cercare la fontana che tu volevi. I due si mettono in cammino e all'improvviso scoprono un pozzo. Aviatore E' strano, è tutto pronto: la carrucola, il secchio e la corda... Piccolo Principe (avvicina a se' il secchio e la carrucola cigola) Senti, noi svegliamo questo pozzo e lui canta... Aviatore Lasciami fare è troppo pesante per te. (e così tira su il secchio e glielo porge ). Piccolo Principe (dopo essersi dissetato) Da te, gli uomini coltivano cinquemila rose nello stesso giardino... e non trovano quello che cercano... Aviatore Non lo trovano. Piccolo Principe E tuttavia quello che cercano potrebbe essere trovato in una sola rosa o in un po' d'acqua... Aviatore Certo. Piccolo Principe Ma gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare col cuore. Aviatore E già. Piccolo Principe Ricordi, devi mantenere la tua promessa. Aviatore Quale promessa? Piccolo Principe Sai... una museruola per la mia pecora... sono responsabile di quel fiore. Aviatore (dopo aver disegnato la museruola) Hai dei progetti che ignoro... Piccolo Principe Sai, la mia caduta sulla Terra... sarà domani l'anniversario... Ero caduto qui vicino... Aviatore Allora, non è per caso, che il mattino in cui ti ho conosciuto, tu passeggiavi tutto solo a mille miglia da qualsiasi regione abitata! Ritornavi verso il punto della tua caduta?... Per l'anniversario, forse?... Ah! ho paura. Piccolo Principe (in tono grave) Ora devi lavorare. Devi riandare dal tuo motore. Ritorna, ti aspetterò qui. L'Aviatore e il Piccolo Principe si allontano in senso opposto fino ad uscire di scena. Le luci sfumano ed una musica li accompagna. Ai particolari scenici si aggiunge un muro in rovina. La musica svanisce. Si ode un suono grave quando una luce si accende sul Piccolo Principe che, seduto vicino ad un muro in rovina, è intento a dialogare. Intorno tutto è buio. Piccolo Principe Non te ne ricordi più? Non è proprio qui! Sì, sì! è proprio questo il giorno, ma non è qui il luogo. L'Aviatore rientra in scena da dove era uscito e le luci colorate si riaccendono. Piccolo Principe ... Sicuro. Verrai dove incominciano le mie tracce nella sabbia. Non hai che da attendermi là. Ci sarò questa notte. L'Aviatore cammina prima lentamente, poi, quando scorge il Piccolo Principe che parla, si affretta fino ad arrestarsi con il cuore stretto quando intuisce che un pericolo lo minaccia. Piccolo Principe Hai del buon veleno? Sei sicuro di non farmi soffrire troppo tempo? Ora vattene! voglio rimanere da solo. L'Aviatore alla vista del Serpente fruga nella tasca per prendere il revolver e si mette a correre mettendo in fuga il serpente. Arrivato davanti al muro prende tra le braccia il Piccolo Principe. Aviatore Che cos'è questa storia! Adesso parli coi serpenti? Il Piccolo Principe stringe le braccia al collo dell'Aviatore. Piccolo Principe Sono contento che tu abbia trovato quello che mancava al tuo motore. Puoi ritornare a casa tua... Aviatore Come lo sai? Stavo appunto per dirtelo. Piccolo Principe Anch'io, oggi, torno a casa... E' molto più lontano... è molto più difficile... Ho la tua pecora. E ho la cassetta per la pecora. E ho la museruola... Aviatore Ometto caro, hai avuto paura... Piccolo Principe Avrò ben più paura questa sera... Aviatore Ometto voglio ancora sentirti ridere... Piccolo Principe Sarà un anno questa notte. La mia stella sarà proprio sopra il luogo dove sono caduto l'anno scorso... Aviatore Ometto, non è vero che è un brutto sogno quella storia del serpente, dell'appuntamento e della stella?... Piccolo Principe Quello che è importante, non lo si vede... Aviatore Certo... Piccolo Principe E' come per il fiore. Se tu vuoi bene a un fiore che sta in una stella, è dolce, la notte, guardare il cielo. Tutte le stelle sono fiorite. Aviatore Certo... Piccolo Principe E' come per l'acqua. Quella che tu mi hai dato da bere era come una musica, c'era la carrucola e c'era la corda... ti ricordi... era buona. Aviatore Certo... Piccolo Principe Guarderai le stelle, la notte. E' troppo piccolo da me perché ti possa mostrare dove si trova la mia stella. E' meglio così. La mia stella sarà per te una delle stelle. Allora, tutte le stelle, ti piacerà guardarle... Tutte, saranno tue amiche. (ride)... E poi ti voglio fare un regalo... Aviatore Ah! ometto, ometto mio, mi piace sentire questo riso! Piccolo Principe E sarà proprio questo il mio regalo... Aviatore Che cosa vuoi dire? Piccolo Principe Gli uomini hanno delle stelle che non sono le stesse. Per gli uni, quelli che viaggiano, le stelle sono delle guide. Per altri non sono che delle piccole luci. Per altri, che sono dei sapienti, sono dei problemi. Per il mio uomo d'affari erano dell'oro. Ma tutte queste stelle stanno zitte. Tu, tu avrai delle stelle come nessuno ha... Aviatore Che cosa vuoi dire? Piccolo Principe Quando tu guarderai il cielo, la notte, visto che io abiterò in una di esse, allora sarà per te come se tutte le stelle ridessero. Tu avrai, tu solo, delle stelle che sanno ridere (e ride di cuore). E quando ti sarai consolato (ci si consola sempre), sarai contento di avermi conosciuto. Sarai sempre il mio amico. Avrai voglia di ridere con me. E aprirai a volte la finestra, così, per il piacere... E i tuoi amici saranno stupiti di vederti ridere guardando il cielo. Allora tu dirai: "Sì, le stelle mi fanno sempre ridere!" e ti crederanno pazzo. T'avrò fatto un brutto scherzo... (ride dinuovo). Sarà come se t'avessi dato, invece delle stelle, mucchi di sonagli che sanno ridere... (ride ancora). Si ode il suono dei sonagli. Piccolo Principe (dopo essersi fatto improvvisamente serio) Questa notte... sai, non venire. Aviatore Non ti lascerò. Piccolo Principe Sembrerà che io mi senta male... sembrerà un po' che io muoia. E' così. Non venire a vedere, non vale la pena... Aviatore Non ti lascerò. Piccolo Principe Ti dico questo anche per il serpente. Non bisogna che ti morda... I serpenti sono cattivi. Ti può mordere per il piacere di... Aviatore Non ti lascerò. Piccolo Principe Ma sembrerò morto e non sarà vero... Non posso portare appresso il mio corpo. E' troppo pesante. Sarà come una vecchia scorza abbandonata. Non sono tristi le vecchie scorze... Sarà bello, sai. Anch'io guarderò le stelle. Tutte le stelle saranno dei pozzi con una carrucola arrugginita. Tutte le stelle mi verseranno da bere... Sarà talmente divertente! Tu avrai cinquecento milioni di sonagli, io avrò cinquecento milioni di fontane... Il Piccolo Principe si siede perché ha paura, tace e piange; l'Aviatore, in silenzio, si siede al suo fianco. Piccolo Principe E' là. Lasciami fare un passo da solo. Sai... il mio fiore... ne sono responsabile! Ed è talmente debole e talmente ingenuo. Ha quattro spine da niente per difendersi dal mondo... Ecco... è tutto qui... Il Piccolo Principe si rialza e si allontana dall'Aviatore che, seduto ai suoi piedi, cerca invano di fermarlo stringendogli le gambe. Si ode soltanto un suono grave ed il Piccolo Principe senza gridare e senza alcun rumore, cade dolcemente in terra esanime. Una musica segue la scena finale, l'Aviatore è ancora seduto col braccio proteso verso il Piccolo Principe; la luce è concentrata su di loro mentre intorno è buio. Voce narrante Ed ora, certo, sono già passati sei anni. Mi sono un po' consolato. Cioè... non del tutto. Ma so che è ritornato nel suo pianeta, perché al levar del giorno, non ho più ritrovato il suo corpo. Non era un corpo molto pesante... E mi piace la notte ascoltare le stelle. Sono come cinquecento milioni di sonagli... Ma ecco che accade una cosa straordinaria. Alla museruola disegnata per il Piccolo Principe, ho dimenticato di aggiungere la correggia di cuoio! Non avrà mai potuto mettere la museruola alla pecora. Allora mi domando: "Che cosa sarà successo sul suo pianeta? Forse la pecora avrà mangiato il fiore..." Tal altra mi dico: "Certamente no! Il Piccolo Principe mette il suo fiore tutte le notti sotto la sua campana di vetro, e sorveglia bene la sua pecora..." Allora sono felice. E tutte le stelle ridono dolcemente. E' un grande mistero! Per voi che pure volete bene al Piccolo Principe, come me, tutto cambia nell'universo se in qualche luogo, non si sa dove, una pecora che non conosciamo ha, sì o no, mangiato una rosa. Guardate il cielo e domandatevi: la pecora ha mangiato o non ha mangiato il fiore? E vedrete che tutto cambia... Buio in sala. Il volume della musica, che ha fatto da sottofondo al monologo della Voce narrante, si alza. All'improvviso tutto tace e si ode solo una voce che dice: ... Se un giorno farete un viaggio in Africa, nel deserto, e se vi capita di passare di là, vi supplico, non vi affrettate, fermatevi un momento sotto le stelle! E se allora un bambino vi viene incontro, se ride, se ha i capelli d'oro, se non risponde quando lo si interroga, voi indovinerete certo chi è. Ebbene, siate gentili! Non lasciatemi così triste: scrivetemi subito che è ritornato... Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry, oltre ad essere uno dei capolavori della letteratura per l'infanzia, ha rappresentato, per tutti noi, impegnati nella sua realizzazione teatrale, la più bella e ricca esperienza di introspezione e riflessione sul significato della vita. Attraverso il confronto continuo con il testo ed i suoi significati più profondi, ciascuno si è trovato nelle condizioni di meditare sui propri valori e sull'importanza che ognuno, individualmente, attribuiva all'Amore, all'Amicizia e al Sacrificio in funzione di un ideale. Ci siamo subito accorti quanto fosse difficile amalgamare tanti punti di vista e tutte le diverse sensazioni che scaturivano dall'approfondimento del testo, ciascuna autentica e giusta, ma tutte estremamente soggettive. E' facile alla nostra età pensare in termini di "Assoluto". Noi non conosciamo compromessi e riteniamo che non ci sia modo migliore per dimostrare di esserci se non difendendo sopra ogni cosa i nostri ideali, le nostre convinzioni e i nostri sentimenti, senza capire che, a volte, l'egocentrismo, la superficialità nel giudicare "l'altro", può indurci a commettere errori nel valutare la loro importanza per noi e, persino provocare conseguenze dolorose, come la solitudine, l'abbandono e l'altrui indifferenza, alle quali non sempre siamo preparati. Il Piccolo Principe, questo magico personaggio del quale tutti ci siamo innamorati, rappresenta un po' il difficile travaglio che ciascuno vive per diventare grande, nel misurarsi con il mondo degli adulti al quale, se da una parte tendiamo, dall'altra ci opponiamo anche con feroce determinazione. Tutti i grandi sono stati bambini Questa la dedica che Antoine de Saint-Exupéry rivolge al suo amico Leone Werth nell'introduzione dell'opera, e che ci ha fatto pensare a voi, cari adulti, alla vostra ambiziosa speranza di farci, un giorno, diventare delle persone grandi responsabili e, per quanto è possibile, adeguate agli impegni che, come voi oggi, dovremo dimostrare di saper prendere. Forse voi non lo sapete, ma il nostro più grande desiderio è di non deludervi e nei nostri disperati tentativi di rassomigliarvi si racchiude il segreto desiderio di soddisfare ogni vostra ambizione nei nostri confronti. Non sempre ne siamo capaci e non ci spieghiamo come mai per voi sia tanto difficile capire i nostri fallimenti, e allora ci sembrate ancora più grandi. Desideriamo solo di piacervi, ma non sempre siamo in grado di dirvelo e quando tentiamo, in altri modi, di richiamarvi a noi, spesso ci scontriamo con le distanze che ci separano, con quelli che voi definite "salti generazionali". Ma non vi accorgete che non siamo poi così distanti, non siamo così diversi! "Tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi di essi se ne ricordano)". E' la confusione che deriva dal non avere una chiara percezione di noi che ci costringe, il più delle volte, ad atteggiamenti contrari alla nostra natura, e il bisogno d'essere amati si mescola con l'aggressività o la falsa indifferenza che sono causa di peggiori conseguenze. A quanti di noi sarà successo di piangere pensando a ciò che si è perso e che non potrà più tornare, di lacerarsi nel rimpianto di chi avremmo potuto amare e che invece un giorno abbiamo respinto. Il Piccolo Principe, che con la sua delicata purezza non capiva il suo Fiore e soffriva per le sue astuzie e le sue bugie, reagisce come ciascuno di noi farebbe per non soffrire: lo abbandona. Solo quando conosce l'imperfetto, i limiti dell'umana vanità, di chi affoga nell'alcool il proprio dolore, di chi ritiene che solo nell'autorità risieda la saggezza o di chi pensa di possedere il mondo perché possiede le stelle; solo quando, per cercare una consolazione alla solitudine, decide di addomesticare il suo amico Volpe e questo gli svela il segreto dell'Amore autentico, solo allora comprende quanto sia importante per lui la sua rosa e quanta responsabilità si cela in ogni gesto e in ogni parola quando si ama qualcuno. Il desiderio di prendersi cura di lei diventa troppo forte per potervi resistere. Decide, perciò, di ritornare sulla sua stella perché il momento è arrivato e si fa mordere dal Serpente . Non si dà la morte, ma si offre semplicemente a lei. Anche noi, da qualche parte, abbiamo una Rosa nascosta che ci guarda e ci illumina. Ci aspetta e desidera solo d'essere amata. Non lasciamola sola e soprattutto non nascondiamoci da lei. Così ha parlato il nostro amico Volpe svelando anche a noi un segreto che oggi vogliamo porgere a voi come fragile dono, frutto di un esperienza indimenticabile. "... Non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi. E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante. Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa..." Dedichiamo, perciò, questo lavoro a quanti di noi hanno paura di crescere e a tutti i grandi, forse troppo cresciuti, col desiderio di risvegliare il bambino che dorme in loro. ESTATE RAGAZZI 2011 ALTRE PREGHIERE CAPITOLO 5 Parola chiave: IMPEGNO Breve commento: Nella quotidianità di ciascuno di noi è naturale IMPEGNARSI per ciò che riteniamo avere un grande valore. È naturale fare piccoli sacrifici o piccoli gesti per mantenere saldo un rapporto, per curare un nostro interesse o altro. Ma, la domanda è: facciamo lo stesso per Gesù? Cercare il Suo volto nella quotidianità, ricordarLo durante la giornata, camminare lungo la sua strada sembrano essere imprese insormontabili, mentre invece basta poco per evitare che “semi invisibili di baobab” riescano a crescere nel nostro cuore. Ed è così che vogliamo educare prima noi stessi e poi i nostri bambini alla preghiera e al ringraziamento del Signore Nostro che non si dimentica mai di noi. SALMO 118, 1-8 Beato l'uomo di integra condotta, * che cammina nella legge del Signore. Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti * e lo cerca con tutto il cuore. Non commette ingiustizie, * cammina per le sue vie. Tu hai dato i tuoi precetti * perché siano osservati fedelmente. Siano diritte le mie vie, * nel custodire i tuoi decreti. Non dovrò arrossire * se avrò obbedito ai tuoi comandi. Ti loderò con cuore sincero * quando avrò appreso le tue giuste sentenze. Voglio osservare i tuoi decreti: * non abbandonarmi mai. Gloria al Padre e al Figlio * e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre, * nei secoli dei secoli. Amen. Cercarti Signore mio Dio unica mia speranza, fa' che stanco non smetta di cercarti, ma cerchi il tuo volto sempre con ardore. Dammi la forza di cercare, tu che ti sei fatto incontrare, e mi hai dato la speranza di sempre più incontrarTi. Davanti a Te sta la mia forza e la mia debolezza: conserva quella, guarisci questa. Davanti a Te sta la mia scienza e la mia ignoranza; dove mi hai aperto, accoglimi al mio entrare; dove mi hai chiuso, aprimi quando busso. Fa' che mi ricordi di Te, che intenda Te, che ami Te. Amen! (Sant'Agostino) Il tesoro del giardiniere C'era una volta un uomo che faceva il giardiniere. Non era ricco, ma lavorando sodo era riuscito a comperare una bella vigna. Aveva anche allevato tre figli robusti e sani. Ma proprio qui stava il suo cruccio: i tre ragazzi non mostravano in alcun modo di condividere la passione del padre per il lavoro campestre. Un giorno il giardiniere sentì che stava per giungere la sua ultima ora. Chiamò perciò i suoi ragazzi e disse loro: "Figli miei, debbo rivelarvi un segreto: nella vigna è nascosto tanto oro da bastare per vivere felici e tranquilli. Cercate questo tesoro, e dividetevelo fraternamente tra voi". Detto questo, spirò. Il giorno dopo i tre figli scesero nella vigna con zappe, vanghe e rastrelli, e cominciarono a rimuovere profondamente il terreno. Cercarono per giorni e giorni, poiché la vigna era grande e non si sapeva dove il padre avesse nascosto l'oro di cui aveva parlato. Alla fine si accorsero di aver zappato tutta la terra senza aver trovato alcun tesoro. Rimasero molto delusi. Ma dopo qualche tempo, compresero il significato delle parole del padre: infatti quell'anno la vigna diede una quantità enorme di splendida uva, perché era stata ben curata e zappata. Vendettero l'uva e ne ricavarono molti rubli d'oro, che poi divisero fraternamente secondo la raccomandazione del padre. E da quel giorno compresero che il più grande tesoro per l'uomo è il frutto del suo lavoro. Lev Tolstoj CAMMINERO’ (Gen Rosso) RIT. RE SICamminerò, camminerò SOL LA sulla Tua strada, Signor. RE SIDammi la mano, voglio restar SOL LA RE per sempre insieme a Te. RE SIQuando ero solo, solo e stanco del mondo, SOL LA quando non c'era l'Amor, RE SItante persone vidi intorno a me, SOL LA RE sentivo cantare così. RIT. Io non capivo ma rimasi a sentire quando il Signore mi parlò: Lui mi chiamava, chiamava anche me e la mia risposta s'alzò. RIT. Or non importa se uno ride di me, lui certamente non sa del gran regalo che ebbi quel dì che dissi al Signore così. RIT. A volte sono triste, ma mi guardo intorno, scopro il mondo e l'amor; son questi i doni che Lui fa a me felice ritorno a cantar. RIT. ESTATE RAGAZZI 2011 ALTRE PREGHIERE CAPITOLI 7-8-9 Parola chiave: PRENDERSI CURA Breve commento: Il passo del Vangelo dove Gesù racconta la parabola della pecorella smarrita è sicuramente uno dei più belli, nel quale traspare proprio la cura che il Signore ha nei confronti delle Sue creature. Ciò non è cosa dovuta, ma frutto di un Amore immenso. La stessa cura e lo stesso Amore che dobbiamo imparare ad avere nei confronti di ciò che ci circonda. SALMO 8 O Signore, nostro Dio, † quanto è grande il tuo nome su tutta la terra: * † sopra i cieli si innalza la tua magnificenza. Con la bocca dei bimbi e dei lattanti † affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, * per ridurre al silenzio nemici e ribelli. Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, * la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l'uomo perché te ne ricordi, * il figlio dell'uomo perché te ne curi? Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, * di gloria e di onore lo hai coronato: gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, * tutto hai posto sotto i suoi piedi; tutti i greggi e gli armenti, * tutte le bestie della campagna; gli uccelli del cielo e i pesci del mare, * che percorrono le vie del mare. O Signore, nostro Dio, * quanto è grande il tuo nome su tutta la terra! Gloria al Padre e al Figlio, * e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, * nei secoli dei secoli. Amen . Isaia 66, 10-14° Rallegratevi con Gerusalemme, * esultate per essa quanti la amate. Sfavillate di gioia con essa * voi tutti che avete partecipato al suo lutto. Così succhierete al suo petto † e vi sazierete delle sue consolazioni; * succhierete con delizia all'abbondanza del suo seno. Poiché così dice il Signore: † «Ecco io farò scorrere verso di essa la prosperità come un fiume; * come un torrente in piena la ricchezza dei popoli; i suoi bimbi saranno portati in braccio, * sulle ginocchia saranno accarezzati. Come una madre consola un figlio, † così io vi darò consolazione;* in Gerusalemme sarete consolati. Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore, * le vostre ossa saranno rigogliose come erba fresca». Gloria al Padre e al Figlio * e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre, * nei secoli dei secoli. Amen. Matteo 18, 12-14 Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta? Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli. FRATELLO SOLE SORELLA LUNA do la- fa- mi- fa sol do Dolce è sentire come nel mio cuore la- sol fa mi- la- re- 7 sol ora umilmente sta nascendo amore; do la- fa- mi- fa sol do dolce è capire che non son più solo la- sol fa mi- la- re- sol do mi- ma che son parte di un’immensa vita la- fa- do fa fa- do mi- che generosa risplende intorno a me: la- fa- do fa fa- sol do dono di Lui del suo immenso amore. Ci ha dato il cielo, e le chiare stelle, fratello sole e sorella luna, la madre terra, con frutti, prati e fiori, il fuoco, il vento, l’aria e l’acqua pura. la- sol fa mi- la- re- sol do mi- Fonte di vita per le sue creature: dono di Lui, del suo immenso amore, dono di Lui, del suo immenso amore. Giochi Classici 1) Corsa all'oro Il campo da gioco è un rettangolo. Una squadra fa i guardiani, l'altra i ladri. La squadra dei guardiani si organizza a coppie, in quanto durante il gioco i guardiani dovranno difendere il campo due alla volta. All'inizio e alla fine del campo vi è un animatore: il primo consegna ad ogni giocatore della squadra dei ladri, un foglietto con scritto sopra qualcosa come "oro", mentre il secondo animatore riceve tali foglietti. Al via tutti ladri prendono un foglietto dal primo animatore e cercano di raggiungere l'altra estremità del campo per consegnare il foglietto all'altro animatore. In mezzo al campo vi sono due dei guardiani che cercheranno di toccare più ladri possibile; ogni ladro che verrà toccato dovrà tornare indietro e ripartire dall'inizio del campo, mentre ogni ladro che riuscirà a passare senza farsi toccare guardiani potrà consegnare il suo foglietto (l'oro) all'animatore in fondo al campo, e tornare indietro a prendere un altro. Ogni circa 30 secondi gli animatori gridano "cambio", così da far cambiare la coppia di guardiani che stanno nel campo. Una volta che tutte le coppie di guardiani hanno fatto il loro lavoro il gioco termina e si contano i foglietti che i ladri sono riusciti a portare fino in fondo. Si invertono quindi i ruoli delle squadre si ripete il gioco. Vince la squadra che sarà riuscita a portare più foglietti fino in fondo durante il suo turno o di ladro. 2) Fuori 1,2,3 E' un gioco da fare in almeno una quindicina. Ci si mette in cerchio e ci si numera da 1 a 5 (cioè: 1,2,3,4,5,1,2,3,4,5,....). L'animatore grida un numero (fra 1 e 5). A quel punto tutti quelli con quel numero iniziano a correre all'esterno del cerchio (in senso orario o antiorario non importa, basta che si decida all'inizio del gioco, in modo che tutti corrano nella stessa direzione) cercando di toccare il compagno che sta correndo (e che quindi ha lo stesso numero) davanti a lui. Se un giocatore è toccato da chi lo sta rincorrendo, viene eliminato. Se un giocatore fa il giro completo del cerchio senza essere riuscito a prendere nessuno, si rimette nella posizione da cui era partito. Quindi, fatto un giro, tutti i giocatori che correvano si rifermano (quelli toccati sono eliminati). Si prosegue il gioco chiamando altri numeri. Ad un certo punto, quando per alcuni numeri i giocatori cominciano a rimanere in pochi (ad esempio ci sono solo due giocatori col numero 5), si ridanno i numeri (a quelli rimasti): non è necessario ridividerli in numeri fra 1 e 5, ma si può dividerli fra 1 e 4, o fra 1 e 3 (dipende dal numero di giocatori rimasti: se ad esempio sono in 9, si dividono fra 1 e 3). Si richiamano i numeri, si rieliminano quelli toccati, si ridanno i numeri quando i giocatori di un certo numero sono pochi, e così via. Alla fine, gli ultimi 3 giocatori rimasti sono i vincitori. P.S.: Se quando si danno i numeri, si hanno due giocatori con stesso numero vicini, si può mettere l'animatore fra i due, in modo da distanziarli un pò. P.P.S.S.: com'è difficile spiegare un gioco così semplice! 3) I salvagenti (by Claudia di Ludoteca Mondolandia) Si formano delle squadre; si mettono lungo un percorso alcuni salvagenti (5 per i bambini, 7 per i ragazzi). Il partecipante deve infilare i salvagenti e deve arrivare al traguardo. Vince la squadra che impiega minor tempo. Naturalmente più salvagenti infili e più difficile diventa camminare. 4) Sculacciata Gioco antichissimo, giocato anche dagli aztechi in onore del dio Qoetzaqtltlz. Praticamente ci si mette tutti in cerchio in piedi, guardando verso il centro, dandosi la mano. Un giocatore resta fuori e gira all'esterno del cerchio (camminando). Quando lo desidera, darà una pacca al fondoschiena di un compagno che sta nel cerchio contando "1!". Quindi proseguirà. Ad un certo punto... altra pacca nel fondoschiena: "2!". E quindi proseguirà. A questo punto darà la terza pacca, e gridando "3!" inizierà a correre girando intorno al cerchio. Il giocatore toccato per terzo, uscirà dal cerchio e inizierà anch'egli a correre intorno al cerchio, ma nel verso opposto al compagno che l'ha toccato. Chi riuscirà per primo a compiere l'intero giro e ad arrivare la posto che si è liberato, sarà salvo, mentre l'altro dovrà ripetere l'operzione di toccare tre persone. Variante: per evitare scontri tra i due giocatori durante la corsa si può dire che quando i due giocatori si incontrano si devono dare la mano e dire: "Buongiorno!", e quindi proseguire con la corsa. 5) Gli ostacoli viventi (by Claudia di Ludoteca Mondolandia) Si svolge come una comune corsa ad ostacoli. Primo ostacolo: giocatore chino in avanti con le mani sulle ginocchia. Secondo ostacolo: giocatore in piedi a sette metri di distanza. Terzo ostacolo: giocatore ad altri sette metri di distanza con gambe divaricate. Quarto ostacolo: due giocatori alla solita distanza in ginocchio che si tengono stretti per le braccia. Il gioco si svolge a staffetta normale. La vittoria avviene per eliminazione. Volendo si possono aggiungere altri giocatoriostacolo. Gli amici del Gufluccio [email protected] 6) Percorso di memoria (by Claudia di Ludoteca Mondolandia) Bisogna stabilire un percorso ad ostacoli. Ogni squadra sceglie un capo che si pone all'estremità opposta di un percorso mentre la sua squadra si posiziona all'altra estremità. Ogni capo pensa a una frase che contenga un numero di parole pari al numero di giocatori della sua squadra. Il primo giocatore corre lungo il percorso ad ostacoli fino al suo capo che gli comunica la prima parola della frase scelta. Il giocatore deve tornare indietro e sussurrare la parola al secondo giocatore facendo in modo che gli altri non la sentano. Poi si siede e aspetta. L'ultimo giocatore della squadra deve, una volta tornato indietro, gridare la frase completa. Se esatta il capo grida "BEN FATTO" altrimenti comunica quali sono gli errori. A questo punto ogni giocatore al quale corrisponde una parola inesatta deve correre di nuovo a riportare la parola giusta. 7) Scalpo (by Claudia di Ludoteca Mondolandia) Ogni giocatore ha dietro di se tre strisce di stoffa (gli scalpi). Ognuno deve cercare di sfilare agli altri giocatori gli scalpi difendendo i propri. Esauriti i tre scalpi a disposizione il giocatore definitivamente fuori dal gioco oppure può farsi prestare le strisce da un altro compagno pi bravo. Gli scalpi conquistati possono essere utilizzati per se stessi o si possono mettere a disposizione di qualche compagno che ne rimasto privo. Vince la squadra che realizza pi scalpi nel tempo imposto. 8) Pilota Radar (by Claudia di Ludoteca Mondolandia) Due squadre vengono disposte in fila indiana, tenendosi in contatto con le mani sulle spalle del compagno che precede. Il primo della fila bendato e gli altri della sua fila possono concordare un codice di segni stabilendo, per esempio, che un colpo sulla spalla destra significa andare avanti, uno sulla spalla sinistra fermarsi e uno sulla schiena fare un passo di lato. Le due squadre devono raggiungere, in gara di velocità, un segno fatto sul terreno. Al via la gara si svolge nel pi assoluto silenzio ed i radar cercano, mediante i segnali concordati, di dirigere il loro capofila bendato, verso il traguardo. 9) Il mare minato (by Claudia di Ludoteca Mondolandia) I giocatori si dividono in due squadre: i palombari e le mine. Il mare è tutto minato, due mine sono sdraiate per terra ed emettono in continuazione un fischio di segnalazione. In fondo, in un angolo, c'è un tesoro e ci sono delle mine. I palombari osservano bene le posizioni poi, bendati, guidati dai fischi e senza inciampare devono raggiungere il tesoro. Chi inciampa ricomincia. Vince chi arriva per primo. 10) Le lepri prigioniere (by Claudia di Ludoteca Mondolandia) I giocatori vengono divisi in gruppi di 4 e si dispongono in un grande cerchio. In ogni gruppo tre giocatori si tengono le mani formando una gabbia. Tengono anche le gambe divaricate. Il quarto giocatore la lepre che dovrà restare accucciata al centro. Una lepre solitaria sta al centro del grande cerchio. Al via dell'animatore tutte le lepri devono cambiare gabbia spostandosi a quattro zampe. La lepre che si trova al centro deve approfittare di questi spostamenti per conquistarsi una gabbia e così via. 11) La carovana (by Claudia di Ludoteca Mondolandia) Le formazioni si affrontano due alla volta. Si devono disporre in fila indiana con le mani appoggiate sulle spalle di chi precede e devono venire tutti bendati eccetto l'ultimo della fila. Al via le due squadre devono raggiungere un obbiettivo prefissato seguendo le indicazioni del giocatore non bendato. Questultimo non può parlare ma solo dare colpetti sulla spalla del compagno che lo precede, il quale, a sua volta, deve trasmettere il messaggio e cos via. La prima squadra che riesce a raggiungere il traguardo vince la competizione. 12) Dentro e fuori (by Claudia di Ludoteca Mondolandia) Tracciare un cerchio con il gesso. Dentro si devono posizionare tutti i giocatori, eccetto uno che resta di fuori. Il giocatore all'esterno comanda "fuori" e tutti devono uscire dal cerchio. L'ultimo ad uscire viene eliminato. Al comando "dentro" devono entrare tutti. Anche in questa occasione lultimo viene eliminato. Il capo gioco, inoltre, ai due comandi "dentro" e "fuori" può utilizzare altre parole che possono trarre in inganno i giocatori, del tipo "fiori", "cuori", "nuovi", oppure "destro", "tento" ecc. Se i giocatori, rispondono al comando sbagliato vengono eliminati. 13) Cavalli e Cammelli (by Claudia di Ludoteca Mondolandia) Tracciata la linea di partenza sul suolo tutti i ragazzi vengono divisi in due squadre di eguale numero di giocatori (la squadra dei cavalli e quella dei cammelli). Ogni squadra si dispone schiena contro schiena, in fila lungo la linea di partenza. Ad un tratto l'animatore griderà: CA..VALLI, allora i cavalli dovranno scattare raggiungendo velocemente il limite della propria met Gli amici del Gufluccio [email protected] campo (unilineare a non pi di cinque metri dalla linea di partenza). I cammelli, appena sentita la parola "cavalli" dovranno voltarsi di scatto e cercare di toccarli, inseguendoli. Questi per, raggiunto il limite della propria met campo, saranno al sicuro. Quelli che sono stati toccati saranno eliminati dal gioco. Naturalmente lo stesso vale per la squadra dei cammelli. Il gioco prosegue fino alla totale eliminazione di una delle due squadre. 14) Scoppia il palloncino (by Claudia di Ludoteca Mondolandia) Due squadre in fila indiana, una di fronte all'altra alla distanza di un metro con un palloncino gonfiato dietro ai loro piedi. Al via del capofila ci si deve sedere sopra e farlo scoppiare. Il giocatore che segue deve fare la stessa cosa e cos via; Chi fa scoppiare il palloncino prima che il compagno che lo precede lo abbia fatto a sua volta, subisce una penalità di 5 punti. 15) 1,2,3...Stella! (by Claudia di Ludoteca Mondolandia) Il gioco prevede da tre a dieci partecipanti. Un primo giocatore si posiziona di fronte al muro mentre gli altri, si posizionano a dieci passi di distanza rispetto a lui. Il primo giocatore deve dare le spalle ai compagni, coprirsi gli occhi e urlare "1,2,3 stella!". Mentre il primo giocatore pronuncia la frase i suoi compagni camminano verso il muro. Finito di pronunciare questa frase il primo giocatore si gira e se vede i suoi compagni in movimento, può farli tornare indietro. Vince il primo che tocca il muro senza che il primo giocatore se ne accorga. 16) Sherloc Homes (by Claudia di Ludoteca Mondolandia) L'animatore consegna ad uno per volta una borsa piena di oggetti. Al solo tatto bisogna riconoscere gli oggetti contenuti e scriverli su un foglio. A giro finito comincia la gara per vedere chi ha indovinato più oggetti. 17) Tre vite (by Claudia di Ludoteca Mondolandia) E' necessario un pallone. Tutti cominciano con tre vite. La palla viene messa a terra e i giocatori prendono posizione. Chi si trova più vicino alla palla la raccoglie e la tira mirando sempre un avversario. Chiunque riesce a prendere la palla pu tirarla per colpire un altro giocatore. Quando un giocatore viene colpito perde una vita. Dopo tre volte eliminato. Vince chi rimane per ultimo. 18) Palla Bomba (by Claudia di Ludoteca Mondolandia) Tutti in circolo. Al via l'animatore consegna la palla ad un bambino che fa partire la musica. Il bambino deve tirare la palla ad un altro a sua scelta. Quando l'animatore interrompe la musica il bambino che ha in mano la palla oppure quello che sta per prenderla viene eliminato. Vince chi resta per ultimo. 19) La parola nascosta (by Claudia di Ludoteca Mondolandia) Allontanati tre o quattro giocatori l'animatore decide, insieme agli altri, una parola da nascondere. Quando i giocatori rientrano cominciano l'interrogatorio ponendo una domanda alla volta su argomenti vari a chi preferiscono. In ogni interrogatorio, la risposta, deve sempre contenere la parola segreta. Vince il giocatore che la individua per primo. 20) Cane Cocca Naso (by Claudia di Ludoteca Mondolandia) L'animatore si rivolge al suo vicino e gli dice una parola qualunque, ad esempio: "cane". Il secondo giocatore si rivolge al compagno vicino e gli dice una parola che comincia con la lettera "C" (la stessa con cui cominciava la parola precedente). Chi tace viene escluso. 21) Cane Nero Rosa (by Claudia di Ludoteca Mondolandia) E' una variante più difficile del gioco precedente: Infatti si tratta di "incatenare" le parole trovandone sempre una che inizi con la sillaba finale della precedente. 22) Strega comanda color (by Claudia di Ludoteca Mondolandia) Un giocatore fa l'inseguitore. Si mette al centro di un cerchio formato dagli altri giocatori e dichiara un colore qualsiasi. Fatto questo inizia a rincorrere i compagni allo scopo di catturarne uno. I giocatori che indossano qualcosa di quel colore o che lo hanno toccato sono salvi. Se vengono catturati prima diventano a loro volta inseguitori. 23) Bombe d'acqua (by Claudia di Ludoteca Mondolandia) Gioco a coppie. Ogni coppia ha un palloncino pieno dacqua. I componenti di ogni coppia si mettono uno di fronte allaltro e si Gli amici del Gufluccio [email protected] lanciano il palloncino avanti e indietro. Quando un palloncino cade o scoppia finisce la partita. 24) Palla candela I giocatori sono in cerchio. L'animatore lancia in aria un pallone e contemporaneamente chiama un nome. Il chiamato deve prendere il pallone prima che tocchi terra altrimenti viene eliminato. Tocca quindi a quest'ultimo lanciare la palla chiamando un giocatore 25) Il Viaggiatore Tutti i giocatori si piazzano dietro una linea, ad un estremo del campo. Al centro del campo sta l'animatore che sta per narrare un viaggio che ha fatto. Prima di iniziare, i giocatori, in segreto, decidono ciascuno il proprio oggetto, che credono che l'animatore pronuncerà prima o poi durante il suo racconto. Il gioco può iniziare: l'animatore racconta il suo viaggio. Quando l'animatore pronuncerà un oggetto che è stato scelto da un giocatore, quest'ultimo dovrà correre dall'altra parte del campo, cercando di non farsi prendere dall'animatore; per questo è importante essere veloci e cogliere di sorpresa l'animatore stesso. Vinceranno tutti quei giocatori che saranno riusciti ad arrivare dall'altra parte del campo senza essere stati presi... e se un giocatore ha scelto un oggetto che l'animatore non avrà pronunciato nemmeno dopo molto tempo? beh, significa che l'oggetto che ha scelto è troppo complicato per essere portato in viaggio, per cui il giocatore avrà perso... 26) Il tesoro del corsaro (by Claudia di Ludoteca Mondolandia) I giocatori vengono radunati ad una estremità del cerchio, uno bendato (il corsaro) si siede a gambe incrociate vicino ad una pietra chiamata "tesoro". Al via, i giocatori, si devono avvicinare, nel massimo silenzio, cercando di rubare il tesoro. Il corsaro tende lorecchio e appena sente un rumore provenire da una direzione tende il braccio con un dito puntato. Se in quella direzione c' veramente qualcuno, questo viene eliminato. Il corsaro può sparare a vuoto solo 10 colpi. 27) Le casette (by Luca Rosi) si predispongono tanti cerchi (di qualsisi tipo: io ne ho fatti di cartone) quanti sono i giocatori 1. Si scandisce il tempo di gioco con della musica (classico CD). Finchè il CD suona i giocatori devono muoversi intorno ai cerchi sparsi per terra, appena la musica si interrompe ogni bambino deve correre dentro ad un cerchio (casa). Ad ogni turno un bambino rimane fuori e viene eliminato. Ad ogni turno si toglie un cerchi da terra. 28) Scoppia il palloncino (by Luca Rosi) Si gonfiano dei palloncini e si legano alle caviglie di ogni giocatore (quindi ogni giocatore ha 2 palloncini: uno sulla caviglia destra ed uno su quella sinistra). Il gioco consiste nel cercare di scoppiare (pestandoli ) i palloncini agli altri giocatori. Vince l'ultimo che rimane con almeno un palloncino intatto. A questo gioco, in genere, si divertono molto. 29) Lupo ghiaccio (by Luca Rosi) Ci sono due squadre. I lupi che sono quelli che devono scappare e coloro che invece devono rincorrere. Si stabilisce una zona che identifica la casa dei lupi: in questo punto i lupi non possono essere presi. I lupi che, usciti di casa, vengono presi rimangono immobili nel punto preciso in cui sono stati toccati (ghiacciati): possono essere liberati solo dai loro compagni se vengono toccati. Il gioco finisce quando tutti i lupi sono stati ghiacciati. 30) La Patata bollente (by Daniela Dinale) Seduti in circolo, mentre c'è la musica ci si passa un pacchetto, quando si ferma la musica chi ha in mano il pacchetto lo scarta e trova un'altra carta, e si ricomincia finché il fortunato trova il regalo. 31) Gioco della coperta (by Daniela Dinale) si balla a suon di musica, quando si ferma la musica tutti si accucciano o si sdraiano a pancia in giù per terra, senza guardare: si copre completamente uno dei bambini con una coperta, e gli altri devono indovinare chi è. 32) Gioco del disegno (by Daniela Dinale) L'animatore esegue un disegno piuttosto stilizzato, procedendo un pezzetto per volta: ogni volta che aggiunge qualcosa, si ferma e i bambini provano a turno a indovinare cos?è. 33) Gioco della sedia (by Daniela Dinale) Sempre con la musica e con tante sedie quanti sono i bambini meno una: vabbè, sicuramente lo conoscete, evito di continuare. Gli amici del Gufluccio [email protected] 34) La pentolaccia (o pignatta) (by Daniela Dinale) idem come sopra, chi non lo conosce? 35) Gioco del semaforo (by Daniela Dinale) (per i piccolissimi): servono tre palette con i colori del semaforo; quando si alza la paletta verde tutti corrono, con quella gialla tutti camminano, con la rossa tutti si fermano. Sì, sembra stupido, ma loro si divertono da matti! 36) Pesca dei regalini (by Daniela Dinale) Per la distribuzione dei regalini a fine festa, si pescano a turno con una canna da pesca a cui si può appendere una calamita (attaccando tappi di bottiglie ai pacchetti, che devono essere leggeri), o una specie di amo (in questo caso ho attaccato a ogni pacchetto un piccolo arco fatto con il fil di ferro verde che si usa per legare i rampicanti) 37) Orienteering (by Daniela Dinale) Versione baby: ogni squadra riceve il disegno di un oggetto o luogo che deve trovare: lì è nascosto il secondo bigliettino che indica un altro luogo, e così via fino al raggiungimento del premio finale (meglio fare percorsi separati per ogni squadra) Versione per chi sa leggere: come sopra, ma con le definizioni scritte invece dei disegni. Per complicarlo ancora un pò, ogni parola da trovare si ottiene con una serie di definizioni che danno una lista di parole le cui iniziali formano la chiave (per esempio, per trovare "ALBERO" si scrive la definizione di una parola che inizia per A, una per L, ecc.: è incredibile la velocità con cui sono riusciti a risolverlo bambini di prima elementare!) Versione orienteering, se si dispone di un giardino o comunque di molto spazio: si disegna una mappa del luogo, e si indicano con un circoletto rosso alcuni punti nascosti (numerati) da trovare, possibilmente diversi per ogni squadra per evitare risse: in ogni punto si nasconde una bandierina che indica il numero della tappa, e un pennarello (di colore diverso per ogni tappa) con il quale la squadra deve colorare il corrispondente numero su un foglietto che riceverà alla partenza: all'arrivo, l'arbitro controllerà la corrispondenza numericolori per verificare se è stato coperto correttamente tutto il percorso. 38) Pallafifero Dalla maggiorparte del mondo questo gioco è conosciuto come FLIPPER... ah, avete già capito! Comunque per chi non lo conosce: ci mettiamo tutti in cerchio, guardando verso il centro; gambe divaricate e in modo che i piedi di un giocatore tocchino quelli dei vicini (il mio destro col sinistro del vicino di destra, il mio sinistro col piede destro del vicino di sinistra). Occorre poi un pallone, possibilmente leggerino (per non farsi male). Un giocatore (di solito l'animatore) mette la palla a terra (senza lasciare la sua posizione a gambe divaricate) e con un colpo con la mano la tira nel mezzo del cerchio, cercando di riuscire a farla passare tra le gambe di un altro giocatore. Ovviamente quest'ultimo cercherà di pararsi con le mani. Non è permesso: tirare la palla fra le gambe dei compagni che stanno accanto (anche se noi facciamo valere la regola solo quando un giocatore fa il primo lancio dopo che, ad esempio , la palla è andata fuori); piegare i ginocchi all'indentro per fermare la palla; mettere una o entrambe le mani a terra (a meno che uno non abbia perso l'equilibrio). Se un giocatore si lascia attraversare la palla fra le gambe, o se commette una scorrettezza tra quelle elencate, allora viene penalizzato: la prima volta dovrà mettere una mano dietro la schiena, la seconda volta dovrà giocare girato (con il didietro verso il centro) potendo però riutilizzare entrambe le mani, la terza volta dovrà usare una mano sola (sempre girato), la quarta volta viene eliminato. Alcune volte invece di eliminare si dà una punizione ben peggiore: nella posizione in cui è, il disgraziato viene fatto sdraiare per terra, pancia in giù, con la faccia rivolta verso il centro del cerchio: tutti i giocatori ancora in gioco si divertiranno così a tirare la palla in faccia al penitente, che non potrà nemmeno tapparsi il viso con le mai.... 38a) Variante COLOSSEO (by Alessandra) Siamo tutti in cerchio, ognuno con le gambe divaricate e con i piedi attaccati ai compagni vicino...ci sono 1 o 2 palloni che dobbiamo riuscire a tirare (raso terra) nelle gambe degli altri. Quando si buca per la prima volta il giocatore bucato deve giocare con una sola mano e al secondo buco deve girarsi dall'altra parte, verso l'esterno del cerchio...Quando un giocatore viene bucato in quest'ultima posizione, chi l'ha bucato deve girarsi, e ch iè stato bucato rientra in gioco con una sola mano). 39) Ributtino (by guappana) Le due squadre si posizionano nel campo diviso in due rettangoli possibilmente da una rete. Le regole di questo gioco sono: 1Tirare il pallone sopra la rete nel campo avversario. 2La palla deve essere presa al volo e a chi gli cade viene eliminato 3Non si può schiacciare 4Vince la squadra che elimina tutta la squadra avversaria. Gli amici del Gufluccio [email protected] 40) Palla Prigioniera (by Guappana) IL campo è diviso in due rettangoli circondati dalla prigione. La prigione non è altro che 4 rettangoli attorno ai primi due. Lo scopo del gioco è quello di imprigionare tutta la squadra avversaria. Le regole: 1La palla deve essere lanciata nell'altro campo e deve colpire un avversario solamente al volo, oppure può essere lanciata nella prigione avversaria ad un giocatore compagno. 2Se un giocatore viene colpito deve andare nella prigione che circonda il campo avversario 3Se un giocatore prende la palla al volo imprigiona il giocatore che ha tirato. 4Se un giocatore in prigione riceve la palla e tirando prende un avversario viene liberato mentre viene imprigionato il giocatore colpito. 41) Palla Rubona (by Guappana) Il campo è rettangolare. Chi fa più punti vince. Le regole: 1Si gioca con un pallone solo con le mani. 2Come a rugby si deve fare "meta" in fondo al campo avversario. Per fare "meta" si deve oltrepassare la linea di fondo della squadra avversaria senza lasciar cadere il pallone in terra. 3Per rubare la palla si deve toccare il giocatore che la sta portando. Così il gioco viene fermato e si batte una punizione a favore di chi ha rubato la palla. 42) 10 Passaggi (by Guappana) Il campo è rettangolare, grande quanto si vuole (a seconda dei giocatori). Scopo del gioco è fare 10 passaggi, ogni 10 passaggi si fa un punto. Le regole: 1Si gioca con un pallone solo con le mani. 2Ci sono due squadre. 3Il pallone deve essere passato tra i giocatori di una stessa squadra. 4Il pallone non può essere passato a chi ce lo ha passato. 5Per rubare il pallone i giocatori della squadra avversaria devono soltanto intercettarlo durante il passaggio. 6Quando il pallone viene intercettato il conteggio dei passaggi viene azzerato e si ricomincia. 43) Ruba Bandiera (by Guappana) Questo è un gioco a squadre. Vince chi totalizza più punti. Le regole: 1I giocatori delle due squadre sono numerati. 2Le squadre sono poste l'una di fronte all'altra. 3Un arbitro è posto nel mezzo alle due squadre. 4L'arbitro ha in mano un fazzoletto. 5L'arbitro ogni volta chiama un numero, e i due giocatori chiamati corrono verso l'arbitro e cercano di prendere per primi il fazzoletto che ha in mano l'arbitro. 6Chi prende il fazzoletto deve correre alla sua squadra, mentre l'altro giocatore deve rincorrerlo e prenderlo prima che arrivi nella squadra. 7Se uno dei due giocatori oltrepassa la linea di divisione dei due campi, il punto va all'avversario. 8Se l'arbitro chiama due numeri allora i giocatori devono correre a cavalluccio. Le regole sopra elencate valgono ugualmente. 9Se l'arbitro chiama tre numeri allora, due giocatori devono fare una "seggiolina" e il terzo deve sedercisi sopra. 10Nei punti 8 e 9 solo i giocatori che sono portati possono prendere il fazzoletto. 44) LA PIRAMIDE DEI LEGNI (by Francesco Ugolotti) Piramide di legna Squadra B S Q A Gli amici D del Gufluccio R [email protected] A A Materiale : Scopo: Svolgimento: Regole: Variante: Almeno 2 palloni o più 3 Legni abbastanza grandi di uguale misura Far cadere più volte possibili la piramide degli avversari. Vince chi nel tempo prestabilito, della durata del gioco, riesce a far cadere più volte la piramide degli avversari Il campo è di forma circolare, e all’interno c’è un cerchio più piccolo che deve contenere la piramide. La squadra A , che è quella al di fuori dal cerchio,e che sarà disposta per tutta la larghezza del campo, deve riuscire ad abbattere la piramide protetta dalla squadra B , che si trova sparsa all’interno del cerchio. I giocatori non possono varcare o calpestare la riga del cerchio, pena il tiro nullo I giocatori non possono entrare nell’area della piramide, pena: Se la palla stava per centrare la piramide , il rigore Se la palla era lontana una ammonizione, alla terza ammonizioni viene concesso il rigore alla squadra avversaria Se un giocatore fa cadere con il proprio corpo la piramide, si considera abbattuta e verrà conteggiate con le altre Il rigore verrà battuto da una distanza di 10 metri dalla piramide senza nessun giocatore che possa ostacolare il tiro Una volta che la piramide è stata abbattuta, ci penserà un animatore, designato dall’arbitro a questo compito, a ritirare su la piramide Questo gioco può essere fatto con i gavettoni al posto dei palloni 45) PIRAMIDE DEI LEGNI A 4 SQUADRE (by Francesco Ugolotti) Materiale : Almeno 4 palloni o più 12 Legni abbastanza grandi di uguale misura Un campo da gioco diviso in quattro spicchi di eguale misura Scopo: Far cadere più volte possibili la piramide degli avversari. Vince chi nel tempo prestabilito della durata del gioco riesce a farsi buttare giù meno volte la sua piramide Svolgimento: Ogni squadra al proprio angolo del suo campo di gioco ha una piramide di legni (la piramide è formata mettendo 3 legni in equilibrio fra loro), i giocatori devono contemporaneamente difendere la propria piramide e cercare di buttar giù quella dell’avversari, per questo si consiglia di tenere un tot di giocatori in attacco e un tot in difesa. Tutte le piramidi possono essere abbattute sia quelle più lontane che quelle più vicine Regole: I giocatori non possono varcare o calpestare la riga del proprio campo di gioco, pena il tiro nullo I giocatori non possono entrare nell’area della piramide, pena: Se la palla stava per centrare la piramide , il rigore Se la palla era lontana una ammonizione, alla terza ammonizioni viene concesso il rigore alla squadra avversaria Se un giocatore fa cadere con il proprio corpo la piramide, si considera abbattuta e verrà conteggiate con le altre Il rigore verrà battuto da una distanza di 10 metri dalla piramide senza nessun giocatore che possa ostacolare il tiro Una volta che la piramide è stata abbattuta, ci penserà un animatore, designato dall’arbitro a questo compito, a ritirare su la piramide Variante: Questo gioco può essere fatto con i gavettoni al posto dei palloni Campo: Piramide Piramide Piramide Squadra 3 Squadra 2 Squadra 4 Squadra 1 Gli amici del Gufluccio [email protected] Piramide 46) BALL BASE (by Francesco Ugolotti) Materiale : 1 Campo quadrato 1 Pallone Scopo: Fare più punti possibili Svolgimento : All’inizio della partita bisogna sempre contare i bimbi di ciascuna squadra, la partita finisce quando tutti i bimbi hanno battuto una volta, se una squadra ha un numero inferiore di bimbi rispetto ad un’altra, le vengano date tante vite in più (la possibilità di far ribattere i bimbi che vuole) tante quanti sono i bimbi che ha in meno. La squadra A è disposta sparsa in mezzo al campo (alcuni giocatori possono anche stare al di fuori delle righe B e C), la squadra B è disposta a lato del campo pronta a battere, il lanciatore (solitamente un animatore) lancia la palla al battitore, che utilizzando un braccio teso la deve respingere il più lontano possibile, e poi correre da una base all’altra cercando di passare più basi possibili per arrivare così a fare punto. Finiti i battitori le squadra si cambieranno i ruoli, e alla fine decreteremo un vincitore in base al punteggio ottenuto. Regole: La palla deve uscire dal campo solo dalle linee B e C, se esce dalle linee C e D il tiro è nullo, e conta come uno strike Il battitore ha a sua disposizione 3 Strike, dopo di che è eliminato Il lanciatore deve tirare la palla in modo che sia facile da prendere per il battitore, altrimenti può essere sostituito Il lanciatore non può per nessun motivo uscire dall’area assegnatoli, nemmeno con un braccio per allungarsi a prendere una palla Se la palla respinta da un battitore viene presa al volo, questo è subito eliminato Se la palla non viene presa la volo, deve essere riportata al lanciatore, solo a questo punto si guarderà dove è arrivato il battitore : Se non è ancora arrivato in prima base è eliminato Se quando la palla è stata ricevuta dal battitore stava correndo da una base all’altra, torna in quella precedente Se il battitore si trova in una base già occupata da un suo compagno di squadra deve tornare alla base precedente, e tutti scorreranno di una base, se un battitore non ha la base (naturalmente sarà l’ultimo che ha battuto ) viene eliminato. I corridoi di corsa dei battitori devono sempre essere liberi, non ci possono essere ricevitori nel mezzo, che ostruiscono la corsa I giocatori della squadra A non possono assolutamente intralciare la corsa di un la battitore C 3 2 Squadra A B D Lanciatore 4 1 A Battitore Squadra B 47) BASSA MAREA (by Francesco Ugolotti) Materiale : Tanti palloni Un campo abbastanza lungo Scopo: Riuscire a far arrivare più componenti della squadra all’arrivo Svolgimento: Prima di iniziare a giocare bisogna contare il numero dei bambini, se una squadra ne a meno, avrà dei bambini che giocheranno due volte. Gli amici del Gufluccio [email protected] La squadra A è disposta lungo due righe che sono hai lati del campo (Riga A e B), mentre l’altra squadra è in riga dietro la linea di partenza. Una volta dato il via, i bambini della squadra B partendo ad intervalli regolare l’uno dagli altri, devono riuscire a passare le tre isole ed arrivare all’arrivo senza farsi colpire dalle palle lanciate dall’avversari che si trovano sulle righe. Ogni volta che la palla colpisce un bambino questo è eliminato. Vince chi riesce a portare più bambini all’arrivo. Regole: I bambini devono partire ad intervalli regolari l’uno dall’altro, gli intervalli di tempo verranno scelti dagli animatori Se un bambino di trova su un isola è salvo e non può essere colpito Su di un isola non possano stare più di due bambini alla volta. Se ne arriva un terzo, il primo che era arrivato su questa isola è costretto a ripartire subito I bambini che lanciano i palloni non possono superare la riga, pena la squalifica del tiro. Schema: Squadra A A P A R T E N Z A A R R I V O S Q A D R A B B Squadra A 48) I QUATTRO TELI (by francesco ugolotti) Materiale : 8 Teli di 2 metri per 2 metri (4 per ogni squadra) Campo da pallavolo 1 pallone Scopo: Riuscire a fare più punti possibili nel tempo indicato Svolgimento: Le due squadre si dispongono nei rispettivi campi, ognuna a 4 teli, sorretti da tanti ragazzi quanti sono necessari, sia per sorreggerli che per far giocare tutti. Al fischio di inizio viene effettuata la battuta da una delle due squadre, che devono cercare, usando solamente i teli, di far andare il pallone nel campo avversario, e cercare di fare punto. Per questo gioco si usano le regole della pallavolo, con qualche lieve modifica Regole: Si fa punto quando alla squadra avversaria cade in terra il pallone Se durante un lancio la palla esce dal campo, il punto va alla squadra avversaria La palla non può, per nessun motivo, essere presa con le mani Campo: Un normalissimo campo da pallavolo Baci al rospo Gli amici del Gufluccio [email protected] Gioco di sicuro divertimento, soprattutto se in tanti (almeno 20). Ci si mette in cerchio, seduti. L'animatore procede a numerare tutti i giocatori nel seguente modo: dapprima numera tutti i maschi, assegnando un numero dispari ad ogni ragazzo (1,3,5,7,9,...); quindi fa la stessa cosa per le ragazze, assegnando loro numeri pari. Alla fine anche l'animatore si dà un numero (in base al suo sesso: supponiamo sia maschio). Dopo questa fase, inizia il gioco: l'animatore si siede al centro del cerchio, quindi pensa due numeri: uno pari e uno dispari, che corrispondono a un ragazzo e una ragazza (quindi è importante conoscere il numero max pari e quello max dispari). Quando li ha pensati, li pronuncia ad alta voce e rapidamente uno dopo l'altro. Le due persone chiamate, che saranno per forza un maschio e una femmina, altrimenti significa che un ciavete capito nulla, si alzano in piedi, e dovranno fare la seguente cosa: la ragazza dovrà cercare di raggiungere l'animatore al centro per baciarlo (calma, sulla guancia!), mentre il ragazzo chiamato dovrà riuscire a baciare la ragazza prima che questa baci l'animatore al centro. Sono ammessi colpi più o meno bassi, e per questo sarebbe bene praticare questo gioco sull'erba. Chi dei due contendenti chiamati perde la battaglia, rimpiazza l'animatore al centro. E' ovvio che se al centro del cerchio si trova una ragazza, i ruoli si invertono: il numero dispari chiamato (il maschio) dovrà cercare di baciare la ragazza al centro (beato lui!), mentre il numero pari chiamato (cioè femmina) dovrà riuscire a baciare il numero dispari chiamato, prima che quest'ultimo raggiunga e baci la ragazza al centro del cerchio? Chiarissimo , no? NO! 49) La rete del pescatore Tutti sono pesciolini tranne due giocatori che si danno entrambe le mani e fanno i pescatori. I pescatori si mettono daccordo su un numero (ad esempio sette) senza farlo sentire ai pesciolini. Al via i due pescatori alzano le mani (senza lasciarsele) e iniziano a contare: "1... 2... 5 (eh, no: non vale imbrogliare!)..3...". Intanto tutti i pesciolini passeranno tra i due giocatori, cercando di fare prima possibile; infatti non appena i due pescatori diranno il numero magico, cioè sette, questi abbasseranno le braccia, e il (o i) pesciolino che rimarrà nel messo ai due sarà preso, e andrà a far parte dei pescatori. Il gruppo dei pescatori quindi sarà cresciuto. Di nuovo i pescatori si mettono daccordo su un nuovo numero e il gioco ricomincia. L'ultimo pescilino che verrà preso sarà il vincitore. 50) Gli inquilini Ci si divide in gruppi di tre di cui un membro farà la parete destra, uno la parete sinistra, l'ultimo l'inquilino. Le due pareti si daranno le mani, mettendo le braccia cone un tetto, mentre l'inquilino starà "dentro". Praticamente il gruppo formerà una casetta. Oltre ai gruppi, dovranno "avanzare" uno, due o tre (dipende da quante persone avanzano) ragazzi non appartenenti ad alcun gruppo. I gruppi si spargono nel campo. L'animatore dirà ad alta voce: "Si cambia la parete destra!". E subito le pareti destre dovranno cambiare gruppo; contemporaneamente i ragazzi rimasti fuori da ogni gruppo cercheranno di "rubare" il posto alle pareti destre, che si stanno scambiando di gruppo. Si aspetta fino a che la situazione si sarà stabillizzata, (alcuni ragazzi che erano senza gruppo si saranno aggregati a un gruppo , e alcuni che erano in un gruppo lo avranno perso). A quel punto l'animatore potrà gridare: "Si cambia la parete sinistra!", oppure "Si cambia l'inquilino!". Ovviamente i cchiamati in causa dovranno cambiare abitazione. L'animatore potrà anche dire: "Terremoto!": in tal caso tutti dovranno cambiare abitazione, anzi, saranno le abitazioni che cambieranno, in quanto una parete potrà diventare un inquilino, o una parete opposta, e viceversa. Il gioco prosegue finché se ne ha voglia... Gli amici del Gufluccio [email protected] APL UN BOA CHE SEMBRA UN CAPPELLO Mostrai il mio capolavoro alle persone grandi, domandando se il disegno li spaventava. Ma mi risposero: “ Spaventare? Perché mai, uno dovrebbe essere spaventato da un cappello? ”. Il mio disegno non era il disegno di un cappello. Era il disegno di un boa che digeriva un elefante. Affinché vedessero chiaramente che cos’era, disegnai l’interno del boa. Bis ogna s em pre s piegargliele le c os e, ai grandi. ( CAP I ) L’autore a sei anni vede su un libro sulle foreste primordiali un disegno che rappresentava un serpente boa nell’atto di inghiottire un animale e a sua volta riuscì a tracciare il suo primo disegno di un boa che digeriva un elefante. Mostrò il suo disegno ai grandi, domandando se il suo disegno li spaventava, ma essi gli risposero che non potevano essere spaventati da un cappello. Ricordi qualche occasione in cui hai mostrato qualcosa ad un adulto e lui non ha capito? Utilizza le righe disponibili per raccontare la tua esperienza. NOME__________________________________ COGNOME_______________________________ SCUOLA________________________________ CLASSE _______________________________ APS STUPORE NEL DESERTO “Potete immaginare il mio stupore di essere svegliato all’alba da una strana vocetta: “Mi disegni, per favore, una pecora?” “Cosa?” “Disegnami una pecora”. Balzai i n piedi c om e fos s i s tato c olpito da un fulm ine.” ( CAP II ) Il pilota, precipitato nel deserto, racconta come inaspettatamente avviene l’incontro col Piccolo Principe. Trova altre analogie a piacere come l’esempio che ti viene suggerito. Balzai in piedi come se avessi ricevuto un secchio d’acqua in faccia __ Balzai in piedi come se ________________________________________ __ Balzai in piedi come se ________________________________________ __ Balzai in piedi come se ________________________________________ __ Balzai in piedi come se ________________________________________ __ Balzai in piedi come se ________________________________________ __ Balzai in piedi come se ________________________________________ __ Balzai in piedi come se ________________________________________ __ Balzai in piedi come se ________________________________________ __ Balzai in piedi come se ________________________________________ __ Balzai in piedi come se ________________________________________ __ Balzai in piedi come se ________________________________________ __ Balzai in piedi come se ________________________________________ __ Balzai in piedi come se ________________________________________ __ NOME__________________________________ COGNOME_______________________________ SCUOLA________________________________ CLASSE _______________________________ APS SPERDUTO NEL DESERTO “La prima notte, dormii sulla sabbia, a mille miglia da qualsiasi abitazione umana. Ero più is olato c he un m arinaio abband onato in m ezzo al l ’oc eano, su una zattera, dopo un naufragio.” ( CAP II ) Il pilota d’aereo racconta che sei anni fa è precipitato nel deserto del Sahara, a causa di un guasto del motore. Nonostante la situazione critica, il pilota si arma di buona volontà per riparare da solo il guasto, tuttavia le ore passano e, giunta la notte, è costretto a dormire sulla sabbia, a mille miglia da qualsiasi abitazione umana. Varia l’analogia usata dall’autore, sostituendola a tuo piacere. Ero più isolato di un esploratore al polo Nord __ Ero più isolato di______________________________________________ __ Ero più isolato di______________________________________________ __ Ero più isolato di______________________________________________ __ Ero più isolato di______________________________________________ __ Ero più isolato di______________________________________________ __ Ero più isolato di______________________________________________ __ Ero più isolato di______________________________________________ __ Ero più isolato di______________________________________________ __ Ero più isolato di______________________________________________ __ Ero più isolato di______________________________________________ __ Ero più isolato di______________________________________________ __ Ero più isolato di______________________________________________ __ NOME__________________________________ COGNOME_______________________________ SCUOLA________________________________ CLASSE _______________________________ AD PAROLE SENZA IMPORTANZA "Avrei dovuto non ascoltarlo", mi confidò un giorno, "non bisogna mai ascoltare i fiori. Basta guardarli e respirarli. Il mio, profumava il mio pianeta, ma non sapevo rallegrarmene. Quella storia degli artigli, che mi aveva tanto raggelato, avrebbe dovuto intenerirmi." E mi confidò ancora: "Non ho s aputo c apire nient e allor a! ". (CAP VIII) Il Piccolo Principe dopo aver descritto il suo fiore, racconta al pilota di aver dato troppa importanza alle parole del fiore, fino a decidere di lasciare il suo pianeta. Disegna cose che abbiamo vicino ma che non sappiamo apprezzare. NOME__________________________________ COGNOME_______________________________ SCUOLA________________________________ CLASSE _______________________________ APS LE BUGIE DI UN FIORE "Alla sera mi metterai al riparo sotto a una campana di vetro. Fa molto freddo qui da te... Non è una sistemazione che mi soddisfi. Da dove vengo io...” Ma si era interrotto. Era v enuto s otto f orm a di s em e. Non potev a c onosc ere nulla degl i altri m ondi.” ( CAP VIII ) La rosa del Piccolo Principe, dopo ore di preparativi, si svela al giovane protagonista, mostrando immediatamente la sua vanità. Essa chiede innanzitutto che le venga servita la colazione e nei giorni seguenti vorrebbe un paravento per proteggersi dalle correnti d’aria. Il Piccolo Principe si prende cura della rosa, ma quest’ultima lo fa soffrire dicendogli una bugia. Completa la frase con altri esempi usando l’analogia. Chi viene sotto forma di seme non sa nulla degli altri mondi_____ __ Chi viene sotto forma di seme non sa______________________________ __ Chi viene sotto forma di seme non sa______________________________ __ Chi viene sotto forma di seme non sa______________________________ __ Chi viene sotto forma di seme non sa______________________________ __ Chi viene sotto forma di seme non sa______________________________ __ Chi viene sotto forma di seme non sa______________________________ __ Chi viene sotto forma di seme non sa______________________________ __ Chi viene sotto forma di seme non sa______________________________ __ Chi viene sotto forma di seme non sa______________________________ __ Chi viene sotto forma di seme non sa______________________________ __ Chi viene sotto forma di seme non sa______________________________ __ Chi viene sotto forma di seme non sa______________________________ __ NOME__________________________________ COGNOME_______________________________ SCUOLA________________________________ CLASSE _______________________________ APS UN LAMPIONAIO PIGRO Il pic c olo princ ipe lo guardò e s entì im provv is am ente di am are ques to uom o c he era c os ì fedele alla s ua c ons egna. Si ricordò dei tramonti che lui stesso una volta andava a cercare, spostando la sua sedia. E volle aiutare il suo amico: "Sai ... conosco un modo per riposarti quando vorrai ..." "Lo vorrei sempre", disse l'uomo. Perché si può essere nello stesso tempo fedeli e pigri. E il piccolo principe continuò: "Il tuo pianeta e' così piccolo che in tre passi ne puoi fare il giro. Non hai che da camminare abbastanza lentamente per rimanere sempre al sole.Quando vorrai riposarti camminerai e il giorno durerà finché tu vorrai". "Non mi serve a molto", disse l'uomo. "Ciò c he des idero s oprattutto nel la v ita e' di d orm ire". "Non hai fortuna", disse il piccolo principe. (CAP XIV) Il Piccolo Principe si trova sul pianeta del lampionaio, il quale trascorre la sua giornata accendendo e spegnendo ogni minuto il suo lampione, senza un secondo di riposo. Trova altri esempi usando l’analogia. Si può essere magri _________ e nello stesso tempo ___golosi _____ __ Si può essere__________________e nello stesso tempo______________ __ Si può essere__________________e nello stesso tempo______________ __ Si può essere__________________e nello stesso tempo______________ __ Si può essere__________________e nello stesso tempo______________ __ Si può essere__________________e nello stesso tempo______________ __ Si può essere__________________e nello stesso tempo______________ __ Si può essere__________________e nello stesso tempo______________ __ Si può essere__________________e nello stesso tempo______________ __ Si può essere__________________e nello stesso tempo______________ __ Si può essere__________________e nello stesso tempo______________ __ Si può essere__________________e nello stesso tempo______________ __ NOME__________________________________ COGNOME_______________________________ SCUOLA________________________________ CLASSE _______________________________ AD UN FIORE UNICO AL MONDO Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose."Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse."Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe.Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora e' per me unica al mondo". E le rose erano a disagio. "Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si può morire per voi. Certam ente, un quals ias i pass ante c rederebbe c he la m ia ros a v i ras s om igli, m a lei, lei s ola, e' p iù im portante di tutte v oi, perc hé e' l ei c he ho innaffia ta. ( CAP XXI) La volpe insegna al Piccolo Principe che non importa se esistono centomila altre rose uguali alla sua, perché è solo la cura e il tempo che le ha dedicato a renderla unica al mondo. Prova a pensare a ciò che ti circonda e disegna chi o che cosa per te è unico al mondo. NOME__________________________________ COGNOME_______________________________ SCUOLA________________________________ CLASSE _______________________________ APL IL SEGRETO DELLA VOLPE Così il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando l'ora della partenza fu vicina: "Ah!" disse la volpe, "... piangerò". "La colpa e' tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi..." "E' vero", disse la volpe. "Ma piangerai!" disse il piccolo principe. "E' certo", disse la volpe. "Ma allora che ci guadagni?" "Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano". Poi soggiunse: "Va' a rivedere le rose. Capirai c he la t ua e' un ic a al m ondo. Quando ritornera i a dirm i add io, t i rega lerò un s egreto". Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose. "Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. (CAP XXI) Il Piccolo Principe addomesticando la volpe ha l’opportunità di capire che cosa rende unica questa volpe rispetto ad altre e allo stesso modo, comprende perché la sua rosa, sebbene sulla Terra ne esistano tante altre, è unica per lui. Prova a pensare alle vicende del Piccolo Principe con la sua rosa e trova le possibili analogie con l’amicizia nata fra il Piccolo Principe e la volpe. NOME__________________________________ COGNOME_______________________________ SCUOLA________________________________ CLASSE _______________________________ APS IL SEGRETO DELLA VOLPE Cos ì il pic c olo princ ipe ad dom es tic ò la v olpe. E qua ndo l'or a del la part enza fu v ic ina: "Ah! " dis s e la v olpe, "... pi angerò". "La colpa e' tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi..." "E' vero", disse la volpe. "Ma piangerai!" disse il piccolo principe. "E' certo", disse la volpe. "Ma allora che ci guadagni?" "Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano". Poi soggiunse: "Va' a rivedere le rose. Capirai che la tua e' unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalerò un segreto". Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose. "Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. (CAP XXI) Il Piccolo Principe addomesticando la volpe ha l’opportunità di capire che cosa rende unica questa volpe rispetto ad altre e allo stesso modo comprende perché la sua rosa è unica per lui. Prova a pensare alle vicende del Piccolo Principe con la sua rosa e trova le possibili analogie con l’amicizia nata fra il Piccolo Principe e la volpe. PP ROSA Il Piccolo Principe bagna la rosa PP VOLPE Il Piccolo Principe addomestica la volpe NOME__________________________________ COGNOME_______________________________ SCUOLA________________________________ CLASSE _______________________________ APS UN POZZO NEL DESERTO Rise, toccò la corda, fece funzionare la carrucola. E la carrucola gemette come geme una vecchia banderuola dopo che il vento ha dormito a lungo. “Senti”, disse il piccolo principe, " noi sv egliam o ques to pozzo e lui c anta... ” Non volevo che facesse uno sforzo. ( CAP XXV ) Il Piccolo Principe e il pilota all’alba, dopo ore di cammino, scoprono un pozzo nel deserto. I due trovano la carrucola, il secchio, la corda; e decidono quindi di far funzionare il pozzo per poter bere l’acqua. La carrucola nel pozzo è come un canto. Suggerisci altri esempi usando l’analogia. La carrucola nel pozzo è come un canto_________________________ ___ La carrucola nel pozzo è _______________________________________ ___ La carrucola nel pozzo è _______________________________________ ___ La carrucola nel pozzo è _______________________________________ ___ La carrucola nel pozzo è _______________________________________ ___ La carrucola nel pozzo è _______________________________________ ___ La carrucola nel pozzo è _______________________________________ ___ La carrucola nel pozzo è _______________________________________ ___ La carrucola nel pozzo è _______________________________________ ___ La carrucola nel pozzo è _______________________________________ ___ La carrucola nel pozzo è _______________________________________ ___ La carrucola nel pozzo è _______________________________________ ___ La carrucola nel pozzo è _______________________________________ ___ NOME__________________________________ COGNOME_______________________________ SCUOLA________________________________ CLASSE _______________________________