Il Metodo Radiografico (RT) 9 La radiografia è la tecnica che consente di ottenere immagini del contenuto di un solido mediante impressione di un elemento sensibile (pellicola, schermo, ecc.) da parte di radiazioni ionizzanti quali raggi X o raggi γ. 9 Il meccanismo di formazione dell’immagine è legato al differente assorbimento delle radiazioni nel pezzo in funzione della variazione di spessore, dei diversi costituenti chimici, di disuniformità nella densità, della presenza di difetti o di eventuali fenomeni di scattering 9L’informazione ottenibile da un singolo controllo radiografico è bidimensionale e, come tale, deve essere integrata con altre radiografie o con altri metodi volumetrici affinché la discontinuità possa essere completamente caratterizzata Le radiazioni elettromagnetiche Radiazione Energia emessa da una sorgente che si propaga nello spazio: a) sotto forma di onde elettromagnetiche continue b) in pacchetti discreti di energia chiamati fotoni Esempi di radiazione: Luce visibile, onde radio, microonde, calore, raggi X Tutti i tipi di radiazione vanno a costituire, nel loro insieme il cosiddetto spettro elettromagnetico, del quale la luce visibile costituisce una piccola porzione Lo spettro elettromagnetico Lo spettro elettromagnetico Radiazioni ionizzanti Le radiazioni si classificano in: Ionizzanti: quando le onde elettromagnetiche (o i fotoni) possiedono energia sufficiente a produrre ioni nella materia (raggi X, raggi gamma) Non Ionizzanti: radiazioni che non possiedono energia sufficiente a rimuovere elettroni fortemente legati al nucleo dalle loro orbite (microonde, luce visibile) L’unità di misura che si impiega per descrivere l’energia di una radiazione è l’elettronVolt (eV) 1 eV rappresenta l’ammontare di energia guadagnata da un elettrone che attraversa una differenza di potenziale pari a 1 Volt 1eV = 1,602 ⋅10 −19 J Tipi di di radiazioni ionizzanti α Si tratta di una particella emesse dal nucleo di un atomo che contiene due neutroni e due protoni (in pratica un nucleo di un atomo di He senza elettroni) β Particelle ad alta velocità, identiche agli elettroni, emesse dal nucleo di un atomo γ Onde elettromagnetiche (o fotoni) emessi dal nucleo di un atomo Raggi X Onde elettromagnetiche (o fotoni) non emesse dal nucleo, ma dovute a cambiamenti nell’energia degli elettroni Proprietà dei Raggi X e γ • possono penetrare nella materia; • sono assorbiti in maniera differenziale; • si propagano in linea retta; • producono degli effetti fotochimici sulle emulsioni fotografiche; • ionizzano il gas attraversato; • non sono deviati da campi elettrici e magnetici; • la loro velocità di propagazione è uguale a quella della luce; • possono liberare elettroni per effetto fotoelettrico; • provocano la fluorescenza di alcune sostanze Produzione dei raggi X Le radiazioni X si producono ogniqualvolta una sostanza è bombardata da elettroni ad alta velocità In pratica i raggi X si ottengono da processi di conversione dell’energia quando 1. Elettroni ad alta velocità sono bruscamente decelerati quando passano interagiscono con “atomi bersaglio” (Bremsstrahlung, Radiazione di frenamento) 2. Elettroni incidenti espellono elettroni delle orbite interne di atomi bersaglio (Radiazione caratteristica) Produzione dei raggi X I raggi X presentano uno spettro misto costituito da due parti: • uno spettro continuo, determinato dalla variazione continua di energia, dovuta alla diminuzione di velocità che gli elettroni subiscono nell’attraversare il bersaglio metallico • uno spettro a bande (discontinuo), o spettro caratteristico, determinato dal rilascio di energia da parte degli elettroni urtati del bersaglio che ritornano sull’orbita originaria. Ad ogni riga corrisponde un preciso livello di energia associato al salto dell’ orbita. Lo spettro caratteristico dipende dal materiale del bersaglio ed è importante sottolineare che la sua energia è piccola se confrontata con quella dello spettro continuo. In figura è riportato lo spettro nel caso di anticatodo in tungsteno. I = K ⋅V 2 Breve storia della Radiografia 9 1895 W.C. Roentgen osserva la fluorescenza in alcuni cristalli disposti in prossimità di un tubo catodico 9 1913 Coolidge realizza il primo tubo sottovuoto che consente di raggiungere energie dell’ordine dei 100 kV 9 1931 L’ASME accetta il metodo radiografico quale strumento di controllo dei recipienti in pressione. Principi fisici del metodo Supponiamo di avere un filo di materiale conduttore e di renderlo incandescente (per effetto Joule) mediante il passaggio di una opportuna corrente. Gli elettroni eccitati dall’ apporto di energia riescono a staccarsi dall’atomo e a fuoriuscire dal conduttore. Se poniamo ad una certa distanza dal filo una piastrina di metallo caricata positivamente gli elettroni fuoriusciti dal conduttore verranno attratti e cadranno sulla piastrina con una velocità, e quindi con un energia, direttamente proporzionale alla differenza di potenziale esistente tra conduttore e piastrina. In altre parole maggiore è la differenza di potenziale più alta è l’energia degli elettroni. Quando un elettrone arriva sulla piastrina può urtare contro un elettrone di un atomo del materiale oppure non urta altri elettroni, ma viene deviato passando nelle vicinanze di un atomo. In entrambi i casi, la maggior parte dell’energia liberata viene emessa sotto forma di radiazione nell’intervallo dell’infrarosso come calore, mentre una piccola parte sotto forma di onde elettromagnetiche a lunghezza d’onda ridotta e frequenza elevata chiamate appunto raggi X Principi fisici del metodo 1. Il tubo è un’ampolla di vetro nella quale è praticato il vuoto spinto (la pressione interna è dell’ordine dei 10-2 MPa) e che contiene due elettrodi Il catodo, o elettrodo negativo, è costituito da un filamento di tungsteno avvolto a spirale (sorgente di elettroni) e da una cupola di concentrazione (schermo focalizzante) All’estremità opposta si trova l’ anodo (elettrodo positivo) che è realizzato usualmente con una placchetta di tungsteno. Questa rappresenta il bersaglio metallico 2. Il filamento di tungsteno, riscaldato fino all’incandescenza da una corrente di debole intensità alimentata da un piccolo trasformatore, emette un fascio di elettroni che viene focalizzato dalla cupola di concentrazione verso l’anodo. Anodo di Tungsteno Fascio di elettroni Catodo Braccio catodico Braccio anodico Raggi X 3 Gli elettroni liberati dal filamento sono successivamente attratti verso il bersaglio e l’emissione dei raggi X è dovuta all’interazione tra gli elettroni (i cosiddetti raggi catodici) con gli atomi dell’anodo 4 Il passaggio verso l’esterno del tubo è assicurato da “finestre” metalliche realizzate con sottili fogli di berillio od alluminio Il Tubo di Coolidge Energia della radiazione Lo spettro continuo dei raggi X può essere modificato attraverso due parametri fondamentali: 9 la corrente con la quale viene prodotto il fascio elettronico per effetto termoionico 9 la tensione di alimentazione imposta tra catodo e anodo che determina l’accelerazione degli elettroni. Aumentare la corrente del filamento provoca un aumento della emissione di elettroni dal filamento stesso e quindi un aumento di intensità della radiazione prodotta che non ha influenza sull’energia della stessa. Aumentare la tensione del tubo significa aumentare la differenza di potenziale esistente tra catodo e anodo, e quindi agire sul campo elettrico che spinge gli elettroni sull’anodo. Ciò si traduce in un aumento dell’energia della radiazione X prodotta. Energia della radiazione La figura mostra la curva di intensità per quanto riguarda lo spettro continuo dei raggi X. 9 La curva (a) è stata ottenuta con bassa corrente mentre la (b) è ottenuta con una corrente più elevata mantenendo costante la tensione di alimentazione. 9 Il punto di intersezione di ciascuna curva con l’asse delle lunghezze d’onda è chiamato “limite inferiore di lunghezza d’onda” (λmin), questo valore è completamente determinato dalla tensione di alimentazione del tubo. 9 Aumentando la corrente del tubo radiogeno si ha l’effetto di aumentare l’intensità massima dei raggi X ma non la loro energia, la quale è inversamente proporzionale alla lunghezza d’onda. 9 L’intensità massima si ha infatti per lo stesso valore della lunghezza d’onda λmax, e il limite inferiore di lunghezza d’onda è rimasto invariato. Energia della radiazione Quindi, per aumentare l’energia dei raggi X, e quindi la loro capacità di penetrare la materia, è necessario aumentare la tensione di alimentazione tra catodo e anodo, cioè la tensione del tubo. In figura è mostrato come varia l’emissione in funzione della tensione di alimentazione. All’aumentare della tensione di alimentazione da 50 a 200 kV si riduce il limite inferiore di lunghezza d’onda ed anche il valore di λ per cui si ha la massima intensità di radiazioni. I raggi X di lunghezza d’onda minima sono prodotti dagli elettroni aventi velocità massima o massima energia. I Raggi γ I raggi γ sono radiazioni elettromagnetiche emesse dalla disintegrazione di un isotopo radioattivo 9 Dal punto di vista dell’impiego radiologico, le sorgenti γ più impiegate sono il Cobalto (Co-60), l’Iridio (Ir-192), il Cesio (Cs-173), l’itterbio e il tulio. 9 A seconda della sostanza impiegata, si possono testare spessori di materiale estremamente variabili; per esempio le radiazioni originate dal cobalto possono penetrare una lastra di acciaio di spessore oltre 200 mm. I principali vantaggi dell’impiego di sorgenti a raggi γ sono: • ridotte dimensioni della sorgente, che è compatta e facile da trasportare • elevata penetrazione delle radiazioni se comparata con le sorgenti a raggi X di uso industriale, • prezzo relativamente basso rispetto ad alcune apparecchiature a raggi X, • non è necessaria alcuna sorgente di elettricità, • radiazione monocromatica • il contrasto abbastanza tenue dell’immagine permette ad un grande dominio di spessori di materiale di essere radiografati in una sola esposizione e sulla stessa pellicola. Svantaggi derivanti dall’impiego di sorgenti a raggi γ: • Impossibilità di controllare i parametri di emissione (on/off) • Immagini poco contrastate • Significativi problemi di sicurezza Schema della Procedura Radiografica Dalla sorgente ha origine un fascio di radiazione divergente che attraversa il provino, ne viene differentemente assorbito (in funzione delle sue caratteristiche fisicochimiche) e finisce per impressionare una pellicola sensibile, uno schermo fluorescente, un convertitore fotonico (scintillatore). L’immagine che si ottiene (in scala di grigi) deve essere successivamente interpretata per valutare la presenza di discontinuità che producono livelli diversi di densità dell’immagine in funzione delle loro caratteristiche. Schema della Procedura Radiografica 9 La relazione esistente tra la direzione del fascio incidente e le caratteristiche geometriche delle discontinuità rappresenta un fattore estremamente critico ai fini della caratterizzazione radiografica di un componente 9 È possibile osservare come difettosità apparentemente simili nella tipologia (cricche orientate perpendicolarmente tra loro) sono rappresentate da immagini estremamente diverse tra loro; infatti la discontinuità orientate parallelamente alla direzione di propagazione del fascio appaiono nettamente più distinguibili rispetto a quelle orientate perpendicolarmente 9 Il fenomeno grazie al quale i raggi X producono un’immagine variamente contrastata è quello dell’attenuazione, che avviene a seguito di fenomeni di scattering e di assorbimento Importanza del contrasto nell’immagine Raggi X 150 kV Raggi γ Ir-192 Fattori critici per l’esame radiografico Esame visivo preliminare dell’oggetto. È importante analizzare ad occhio nudo l’oggetto da testare per decidere l’orientamento della direzione di indagine sia sulla base della possibile collocazione dei difetti all’interno del componente, e sia in relazione agli spessori che devono essere attraversati dal fascio. Energia dei raggi X L’energia dei raggi X deve essere selezionata considerando la composizione dell’oggetto, la lunghezza del percorso che il fascio deve attraversare e le eventuali problematiche legate alla dispersione dei raggi. Registrazione dell’immagine L’immagine può essere osservata su uno schermo controllato in remoto o su pellicola in unione con opportuni schermi luminosi. Interpretazione delle radiografie Il risultato finale di una radiografia è una proiezione che non offre alcuna informazione relativamente alla profondità dei difetti nel pezzo. Assorbimento e Scattering nella Materia Effetto Fotoelettrico L’assorbimento fotoelettrico avviene quando un fotone dei raggi X di bassa energia (≈ 0,5 MeV) collidendo con un atomo trasferisce tutta la sua energia ad un elettrone e, se tale energia raggiunge un certo livello di soglia, l’elettrone è espulso e liberato dalla forza di attrazione del nucleo. Questo fenomeno avviene per basse energie del fotone (il quale viene completamente assorbito) e per elevati livelli di numero atomico dell’atomo. Effetto Compton L’effetto Compton, noto anche come “scattering incoerente”, avviene quando un fotone con energia superiore alla soglia necessaria alla liberazione di un elettrone, collide con un atomo; della sua energia, parte viene usata per espellere un elettrone dell’orbitale più esterno, e parte prosegue sotto forma di fotone avente però energia inferiore e direzione di propagazione diversa rispetto al fotone incidente. Produzione di coppie La produzione di coppie si verifica quando un fotone ad elevata energia (superiore a 1,2 MeV) collidendo con un atomo viene completamente assorbito e al suo posto si formano un elettrone ed un positrone. Il positrone ha una vita brevissima; esso svanisce con la formazione di due fotoni aventi energia pari a 0,5 MeV ciascuno. Leggi di attenuazione Si può dimostrare che un fascio omogeneo di raggi X di intensità I0, nell’attraversare un spessore di materiale ∆x, subisce un’attenuazione di intensità ∆I, che è proporzionale all’intensità del fascio incidente e allo spessore del materiale ΔI = − μ ∗ I ∗ Δx I = I 0 ∗ e ( − μ∗x ) 9 Questa relazione esprime la legge fondamentale sull’assorbimento di un fascio omogeneo di raggi X o raggi gamma. 9 La costante di proporzionalità μ è definita coefficiente di assorbimento lineare e si esprime in cm-1. 9 Questo parametro esprime, in sostanza, la frazione di energia assorbita per cm di materiale attraversato, ed il suo valore numerico dipende dalla lunghezza d’onda della radiazione incidente e dal tipo di materiale attraversato. Assorbimento e Scattering Il coefficiente di assorbimento che è misurato dal rivelatore risulta essere composto da due parti: un termine legato all’assorbimento vero e proprio e un termine causato dalla dispersione. L’assorbimento vero e proprio è caratterizzato dalla scomparsa di un quanto di energia e dal trasferimento di essa agli elettroni del materiale attraversato La radiazione dispersa è, invece, caratterizzata da una variazione di direzione rispetto al fascio incidente, e da un’energia minore Lo scattering (dispersione) è il fenomeno in seguito al quale una parte raggi emergenti dal corpo assorbente (dopo averlo attraversato) seguono delle direzioni diverse rispetto al fascio incidente. Questa radiazione è definita anche radiazione diffusa. Durante l’esposizione ai raggi X o γ, la pellicola radiografica è colpita dalla frazione di radiazioni che hanno attraversato il pezzo in esame (che non sono state assorbite) e dalla radiazione di scattering. A seconda dello spessore del materiale, dei difetti presenti o della presenza di eventuali inclusioni di materiale a diverso coefficiente di assorbimento, le radiazioni subiscono un differente livello di attenuazione e, quando infine vanno ad incidere sulla pellicola, la impressionano in maniera differenziata con diverse densità di annerimento. Registrazione delle Immagini 9 I raggi X e quelli γ possono essere rilevati impiegando una varietà di mezzi quali pellicola fotografica, camere a ionizzazione, scintillatori, contatori geiger, etc. In realtà, nella pratica industriale, la pellicola radiografica è di gran lunga il sistema più impiegato 9 Nel metodo fotografico, la radiazione X modifica le caratteristiche dell’emulsione fotografica allo stesso modo in cui la luce nelle lunghezze d’onda del visibile rende possibile la realizzazione di fotografie. 9 Le pellicole per radiografie a raggi X sono formate da una base di materiale trasparente (acetato di cellulosa) uniformemente rivestita sui due lati con un’emulsione gelatinosa di bromuro d’argento. Il bromuro d’argento si trova sotto forma di piccoli cristalli ed è disposto uniformemente all’interno della gelatina. Lo spessore di ciascuno strato è circa 0,025 mm. Registrazione delle Immagini 9 Quando i raggi X o γ incidono sull’emulsione, ha luogo una reazione chimica nei cristalli del bromuro d’argento con una energia che è proporzionale all’intensità della radiazione incidente e al tempo di esposizione 9 Il risultato di tali modificazioni chimiche è latente sulla pellicola e, affinché possa essere osservato, è necessario trattare la stessa con una soluzione chimica chiamata rivelatore 9 Il rivelatore ha un’azione riduttrice nei confronti del bromuro d’argento, che consiste nel prelevare il bromuro dai cristalli esposti del bromuro d’argento, e depositare atomi di argento nero sulla gelatina. La concentrazione dell’argento metallico nero, per unità di superficie dell’emulsione, dipende dal tempo di esposizione e dunque, in definitiva, è il fattore che determina la densità della pellicola. Registrazione delle Immagini Impressione della pellicola Rivelatore (sviluppo) Metolo-idrochinone Arresto (Acido Acetico) Fissatore (Iposolfito di sodio) Lavaggio Essiccatura Le pellicole 9 Per le radiografie vengono utilizzati diversi tipi di pellicole che differiscono per la loro velocità (rapidità di esposizione, ISO), il contrasto e la dimensione dei grani. 9 Nonostante la differenza di qualità tra le radiazioni delle sorgenti a raggi X e le sorgenti a raggi gamma, per entrambi i casi si impiegano gli stessi tipi di pellicole. 9 Ciascun tipo di pellicola è caratterizzato da una curva densitometrica che rappresenta graficamente il grado di annerimento ottenibile al variare dell’esposizione cui la pellicola è soggetta. I Densitometri 9 Il densitometro è lo strumento atto alla misura della densità della pellicola che aiuta il tecnico a stabilire se i limiti di densità sono rispettati 9 I densitometri ottici prendono anche il nome di “strisce densitometriche” e si compongono di varie bande di grigio corrispondenti a densità note: la densità incognita della pellicola viene determinata per confronto visivo diretto con le varie bande. 9 Questo metodo consente stime di densità sufficientemente precise anche se, ovviamente, occorre tenere presente i limiti dell’apparato visivo umano. La formazione dell’immagine radiografica 9 L’intensità dei raggi X decresce con il quadrato della distanza come accade, del resto, per tutti gli altri tipi di onde elettromagnetiche 9 Il fascio emesso (divergente) investe i differenti piani che lo intersecano perpendicolarmente secondo aree di dimensione progressivamente crescente nelle quali l’intensità rilevata in un singolo punto diminuisce 9 Questa legge è valida solo se la dimensione della sorgente è piccola confrontata con la distanza sorgente-oggetto (nella maggior parte delle applicazioni pratiche > 50 mm) La penombra geometrica 9 La penombra (unsharpness), si definisce come l’incapacità di riprodurre fedelmente i bordi di un dato oggetto. 9 Lo stesso termine viene anche usato per indicare la distanza minima che può essere risolta da un dato sistema radiografico. 9 La penombra dipende dalle dimensioni della macchia focale, e dalle distanze sorgenteoggetto e oggetto-pellicola Penombra d Ug = F ∗ D La penombra geometrica Casi particolari: 9 Pellicola e oggetto a contatto (d=0): la penombra è trascurabile 9 Distanza tra pellicola e oggetto molto grande: si ha ingrandimento Contrasto e definizione 9 Il contrasto può essere definito come la differenza di densità che si registra nella pellicola, in seguito all’esistenza di una variazione di spessore o di densità del pezzo radiografato. Questo parametro risulta essere particolarmente critico ai fini della bontà del controllo radiografico, infatti un difetto può essere individuato nell’immagine radiografica proprio a causa del contrasto tra la densità della sua immagine e la densità del materiale circostante. Più questa differenza è rilevante più facile diventa rintracciare il difetto all’interno del pezzo. 9 Mentre per “contrasto” si intende la differenza di densità tra due zone contigue della radiografia, con il termine “definizione” radiografica si esprime la rapidità con la quale avviene tale passaggio. Ottenere un’elevata definizione vuol dire, in sostanza, poter distinguere in modo nitido i bordi del pezzo o i contorni di eventuali discontinuità mentre, quando la definizione è scarsa, l’immagine appare velata e poco leggibile. Sensibilità 9 La sensibilità radiografica esprime convenzionalmente la minima differenza di spessore del materiale in esame che è possibile rilevare sull’immagine finale, valutata nella direzione del fascio primario. In sostanza, questo parametro ha un diretto riscontro nella nitidezza con la quale la radiografia è capace di evidenziare le discontinuità nel pezzo radiografato. 9 La valutazione pratica della sensibilità radiografica viene effettuata mediante l’impiego dei cosiddetti “penetrametri” o “Indicatori della Qualità dell’Immagine” (IQI), che commercialmente sono realizzati secondo tipologie differenti con materiali che possono essere omogenei rispetto al pezzo da testare o radiologicamente simili. Qualità dell’Immagine Gli Indicatori di Qualità dell’Immagine 9 La tipologia più diffusa è quella degli IQI a fili, che sono costituiti da una serie di sette fili (Fe-Al-Cu-Ti etc.) di diametro diverso, in funzione delle caratteristiche del test da eseguire, pressati su un supporto di plastica (vedi figura, diametri da 0.25 a 0.81 mm) 9 La sensibilità radiografica (percentuale) è calcolata come rapporto tra il diametro del filo più sottile visibile sulla radiografia e lo spessore del pezzo radiografato. 9 Questo tipo di penetrametro viene posto generalmente a cavallo della zona di interesse che deve essere radiografata. Gli Indicatori di Qualità dell’Immagine 9 Un altro tipo di penetrametro molto utilizzato è quello “a fori” che è sostanzialmente realizzato da una piastrina di spessore “T” (che rappresenta una certa percentuale dello spessore del pezzo da radiografare) sulla quale si eseguono tre fori di diametro T, 2T, 4T. 9 In questo caso la sensibilità si valuta sulla base del diametro del foro che risulta più visibile sull’immagine radiografica. Gli Indicatori di Qualità dell’Immagine 9 Quando viene fatta una radiografia i penetrametri a piastra forata sono generalmente posti sulla superficie rivolta alla sorgente di radiazioni in prossimità della regione che deve essere radiografata. Se ciò dovesse risultare difficoltoso (o addirittura impossibile) i penetrametri possono essere posti sulla pellicola. 9 Se il profilo del penetrametro è visibile sulla radiografia e lo spessore del penetrametro è, per esempio, il 2% dello spessore del provino, la sensibilità radiografica è almeno del 2%. 9 L’immagine dei fori o dei fili fornisce un’indicazione sulla chiarezza con la quale un difetto sarà visibile sulla radiografia 9 Il penetrametro può essere pensato come un difetto artificiale di cui siano note a priori tutte le caratteristiche quantitative e qualitative. Alcuni esempi Alcuni esempi Alcuni esempi Alcuni esempi Alcuni esempi