IL NOIR E LA CULTURA URBANA
La sfida e l’attrazione per il territorio selvaggio, per lo spazio da conquistare, ha
caratterizzato la cultura americana dell’ottocento. Nel novecento gli Stati Uniti sono ormai
consolidati territorialmente e culturalmente, anzi sono diventanti una grande potenza.
Secondo me, a partire dalla seconda metà del novecento, cambia anche l’approccio che questa
cultura ha con lo spazio. In America il concetto di luogo non è sicuramente quello legato a
una storia secolare come nella vecchia Europa, ma non è più neanche quello legato al periodo
della frontiera, nonostante la filmografia degli anni settanta sia ricchissima di esempi di
scenografie e ambientazioni legati alla wilderness.
La wilderness ha fondato la cultura americana ed è senza dubbio fondamentale per il suo
sistema di valori. Tuttavia a me sembra un concetto paragonabile ad una leggenda, ad un mito
fondatore, piuttosto che all’attuale realtà di questa cultura.
Negli anni quaranta nasceva il genere noir, un genere che non rappresenta più l’America
delle origini ma quella della contemporaneità.
Film noir refers to a body of Hollywood films from the 1940s and 1950s that share certain visual
features, such as stark contrasts between light and shadow and oblique camera angles meant to
disorient the viewer, as well as particular themes, such as alienation, pessimism and moral
ambiguity.1
(Conard, 2009: p. 11).
L’hardboiled crime fiction -l’ espressione hard boiled si riferisce ai protagonisti del genere
e significa “bollito a lungo”, richiama al modo di cottura dell’uovo sodo, l’uovo che più bolle
più diventa “duro”- e il western convivono insieme come le due anime principali della
letteratura pop americana. L’una guarda al passato, alla wilderness; l’altra si innesta su sfondi
urbani, sui luoghi della modernità, che sono spesso ripresi da una prospettiva decadente e
oscura.. Questa darkness è tangibile nei set dei noir. L’oscurità delle ambientazioni e dei luoghi
si riflette anche nelle cupe personalità dei protagonisti.
Conard, Mark T. (a cura di), The Philosophy Of The Coen Brothers, Lexington, The University Press of Kentucky,
2009.
1
Sempre negli anni quaranta questa cultura urbana si manifesta anche nelle opere di
Edward Hopper2. Il pittore rappresenta realtà così nichiliste e marginali da sembrare irreali. I
suoi quadri sono di un crudo realismo, ma i colori si avvicinano a quelli di un sogno notturno
stranamente luminoso. I soggetti di Hopper sono spesso bar flies, ovvero “mosche da bar”,
cioè persone che trascorrono intere giornate nei bar. Per Hopper questi bar sono periferici ed
isolati. In realtà i veri soggetti di Hopper non sono le persone ma i luoghi da lui rappresentati.
In questi luoghi quasi “metafisici” gli uomini sono come degli oggetti anonimi. In Nighthawks
(Nottambuli) le persone sono lì, in quel bar, come se in realtà con la mente fossero altrove,
magari annegati nel loro bicchiere di whisky. Hopper, addirittura, ritrae un personaggio di
spalle volendo sottolineare la sua assenza, il suo non essere.
Edward Hopper. Nighthawks, 1942. Oil on canvas; 33 1/8 x 60 in. (84.1 x 152.4 cm). The Art
Institute of Chicago; Friends of American Art Collection.3
Il pessimismo, nichilismo, l’ambientazione in una buia atmosfera metropolitana, li
ritroviamo anche nei generi letterari e cinematografici della contemporaneità, come ad
esempio il cyberpunk. Nel cyberpunk, come nel noir, il sogno americano o il self made man non
sono più visti come i principi grazie ai quali la società ha raggiunto il benessere, ma sono la
causa della corruzione della nuova società. L'idea di progresso diventa la causa del regresso di
un mondo decadente.
Wells, Walter, Silent Theater: The Art of Edward Hopper, London, New York, Phaidon, 2007. Vincitore del 2009
Umhoefer
Prize
for
Achievement
in
the
Arts
and
Humanities.
Cfr.
Anche
http://bertc.com/subfive/g78/index.htm [18/09/10]. Alcune opera di Hopper conservate alla Bert
Christensen's Cyberspace Gallery. http://bertc.com/subfive/g78/index.htm [18/09/10].
3 Edward Hopper retrospective at the art institute of Chicago.
http://eaobjets.wordpress.com/2008/03/21/edward-hopper-retrospective-the-art-institute-of-chicago/
[16/09/10].
2
Oggi il noir trova il suo naturale filo di continuità in film che sono stati definiti neonoir. I noir contemporanei attecchiscono in una società portatrice di un malessere diffuso che
però, a differenza di quello causato dalla guerra e dalle sue miserie, è forse causato da un
eccessivo benessere, almeno in termini economici. Come nel noir classico di film come The
Maltese Falcon,4 Out of the Past
5
o Sunset Boulevard6 anche nei nostri noir ritornano tutte le
caratteristiche del genere: protagonisti maschili tutti d'un pezzo; tough guies (“duri”) alla
Humphrey Bogart; donne diavolo, seducenti e corruttrici per questi maschi dal fare duro, ma
che, se poi si analizzano bene, risultano essere fragili.
Agli anni novanta e duemila appartengono film come Sin City di Miller7 (il regista è lo
stesso autore dei fumetti da cui è tratto il film.8), o come L.A. Confidential9 e The Black
Dahlia,10, entrambi tratti dagli omonimi romanzi di James Ellroy.11
James Ellroy è lo pseudonimo di Lee Earle Ellroy. Nel 1958 la madre di Ellroy, Geneva,
fu uccisa a El Monte, dove si erano trasferiti tre anni prima, dopo il divorzio dal padre.
L’omicidio rimase un delitto irrisolto. Un altro evento che segnò la sua vita fu il famoso caso
della “Dalia Nera”, anche questo un caso di omicidio rimasto irrisolto, avvenuto a poca
distanza da dove il giovane Ellroy abitava. Dopo aver perso anche il padre a diciassette anni,
si dedicò a piccoli furti, alcol e droga. Ellroy condusse una vita da drifter, dormendo nei parchi
pubblici di L.A. e leggendo romanzi gialli. Oggi è uno scrittore affermato.
Concludo sottolineando che una caratteristica fondamentale dei noir è data dalla scelta
del setting. La darkness delle cupe ambientazioni si riflette nelle personalità dei protagonisti. La
scelta di “non luoghi”, è inevitabilmente legata al diffondersi della cultura urbana, che
attecchisce a partire dal secondo dopo-guerra. A mio parere, questa cultura contraddistingue
la società americana contemporanea, differenziandola da quella dell’ Ottocento, che era legata
alla conquista del west, all’ espansione della frontiera e quindi al mito della wilderness.
The Maltese Falcon regia di Huston, John (1941).
Out of The Past regia di Tourneur, Jacques (1947).
6 Sunset Blvd. regia di Wilder, Billy (1950).
7 Sin city regia di Miller, Frank, Robert Rodriguez & Quentin Tarantino (special guest director) (2005).
8 Aicardi, Gianluca, Sin Cinema. Il genio di Frank Miller da Daredevil e Batman a Sin City, Latina, Tunué, 2005.
9 L.A. Confidential regia di Hanson Curtis (1997).
10 The Black Dahlia regia di de Palma Brian (2006).
11 Ellroy, James, The Black Dahlia, Boston, The Mysterious Press, 1987.
Ellroy, James, L.A. Confidential, Boston, The Mysterious Press, 1990
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