Predi Antiogu, arrettori de Masuddas Comune di Masullas Progetto territoriale di riscoperta dell’identità e sviluppo locale L S MASU LA e a sua toria Reperti della necropoli di Mitza Salida - Masullas Periodo Romano Imperiale I-III sec. d.C. CALENDARIO 2010 L S MASU LA e Comune di Masullas a sua toria Predi Antiogu, arrettori de Masuddas Progetto territoriale di riscoperta dell’identità e sviluppo locale INTRODUZIONE La Sardegna è una delle terre più antiche d'Europa, frequentata sin dal Paleolitico ma abitata stabilmente dall'uomo molto più avanti, nel Neolitico, attorno al 6.000 a.C.. Gli studiosi ritengono che il territorio di Masullas, in particolare l'area di Conca Cannas, grazie alla abbondanza di acqua, alla presenza di ripari naturali e, soprattutto, della miniera di OSSIDIANA (definita l'ORO NERO DELL'ANTICHITA', proprio perché da questa pietra dura per millenni si ricavarono strumenti e manufatti indispensabili per le attività umane), abbia svolto un ruolo importantissimo nel processo evolutivo dell'uomo preistorico in Sardegna. Nel corso dei lunghi secoli che ci hanno condotto ai giorni nostri, il territorio di Masullas ha sempre visto la presenza dell'uomo, pur nel succedersi delle varie fasi storiche e il modificarsi delle diverse culture e civiltà. Circa l'etimologia del nome di Masullas, sono state prospettate le seguenti diverse origini o derivazioni: - dal greco maza maza, che significa impasto molle di farina di grano o di orzo; dall'antica parola nuragica mas mas, che significa capra; sempre dal sardo antico masu o masòi masòi, che significa ovile di pecore o capre, dove vivevano anche i pastori; dal latino mansiucolae o mansiullae mansiullae, che significa piccole abitazioni, camerette, casucce; dal latino mansio o mansione mansione, cioè stazione o tappa dove facevano sosta le persone che dovevano affrontare un viaggio molto lungo; dalle parole latine massa massa, cioè mucchio, ammasso, tenuta, vasta proprietà terriera, e udus udus, nel femminile uda uda, cioè bagnato, umido, irrigato, il contrario di arido. Perciò significherebbe “fertile tenuta”, il luogo più adatto per un popolo pacifico e laborioso. Un elemento sul quale tutti, studiosi o semplici cittadini, concordano è il giudizio che da sempre viene dato sul carattere e sul comportamento dei Masullesi: gente laboriosa e semplice, umile e pacifica. In questi anni sono state diverse le occasioni in cui l'Amministrazione Comunale ha presentato i lavori di ricerca storica e culturale del nostro paese, con la piena consapevolezza che il valore della cultura rappresenti un grande patrimonio ed una primaria risorsa intrinseca allo sviluppo della Comunità. A tale proposito, vi è da dire che la sensibilità e la presa di coscienza riguardo ai temi culturali e identitari mostrano, sempre più, di avviarsi verso il raggiungimento di una consapevole maturità da parte della cittadinanza Masullese. Ed è con questo spirito, ed al fine di rafforzare di contenuti e dare sempre nuova linfa al messaggio culturale, che anche quest'anno il Comune di Masullas ha inteso proseguire con la bella iniziativa del calendario annuale, presentando per il 2010 il lavoro di ricerca riguardante la storia di Masullas. Le vicissitudini storiche del nostro paese, raccontate nel presente lavoro (che è sicuramente contenuto sia per questioni di spazio che per limiti dell'autore) hanno termine con il raggiungimento dell'Unità d'Italia (17 marzo 1861), anche perché sarebbe buona cosa ricordare degnamente questa importante ricorrenza in occasione del 150.mo anniversario, considerando che per il raggiungimento di tale evento storico anche un nostro Concittadino ha dato un importante contributo (come si vedrà più avanti). Riguardo all'impostazione del presente calendario è opportuno precisare che, al fine di permettere una migliore e più chiara esposizione, sono state utilizzate entrambe le facciate di ogni singola pagina riferita ognuna ad un mese dell'anno e, quindi, ad un preciso periodo storico. Sul retro di ogni pagina è stato indicato l'inquadramento storico generale mentre, sul fronte, sono state riportate le notizie che riguardano Masullas. Se il contenuto del presente lavoro dovesse riscuotere un pur minimo apprezzamento da parte dei lettori e delle famiglie di Masullas, vicine e lontane, questo merito sarebbe da ripartire col Prof. Gian Giacomo Ortu, per l'insostituibile contributo che anche stavolta non ha fatto mancare ed al quale rinnovo i sentimenti di sincera gratitudine ed affetto, alla Coop. Il Chiostro per la preziosa collaborazione, ai colleghi di Giunta (Antioco Solas, Carla Piras, Arnaldo Cacace e Pietro Orrù) per il sostegno, convinto ed appassionato, col quale condividono queste iniziative, ed a tutto il Consiglio Comunale. Masullas, novembre 2009 Situazione demografica di Masullas nel corso dei secoli Anno 1655 1678 1688 1698 1728 1751 1821 1824 1838 1844 1848 1857 1861 Abitanti 703 814 728 761 907 859 845 887 958 963 943 1008 1071 IL SINDACO Mansueto Siuni (Per una più approfondita conoscenza delle vicende storiche, sociali ed economiche delle famiglie nobili e borghesi di Masullas esistenti nei secoli XVII, XVIII e XIX secolo, oltre che ad altre inedite ed interessanti informazioni storiche sul nostro paese a partire dal periodo giudicale, si rimanda al saggio del Prof. Gian Giacomo Ortu pubblicato nel volume “Masullas, il paese di Predi Antiogu”, da cui sono tratte ampie notizie utilizzate nel presente lavoro) L S MASU LA e Comune di Masullas a sua toria Predi Antiogu, arrettori de Masuddas Progetto territoriale di riscoperta dell’identità e sviluppo locale Periodo storico Prenuragico 450.000 a.C.-1.800 a.C. D a recenti studi riportati dal Prof. Raimondo Zucca, risulta che nel territorio di Masullas sono stati rinvenuti manufatti in selce risalenti probabilmente al Paleolitico superiore (35.000-10.000 a.C.) Nel Neolitico l'ossidiana ha rappresentato la materia prima più importante per la sopravvivenza dell'uomo, non solo in Sardegna, in quanto con questo materiale venivano realizzate le frecce, lance, raschiatoi, lame, etc., utilizzati dall'uomo primitivo nella vita quotidiana. A partire dal Neolitico medio (4.000-3.400 a.C.) prende avvio lo sfruttamento del giacimento di OSSIDIANA più grande e più importante di tutto il Mediterraneo ubicato in territorio di MASULLAS, località Conca Cannas. Punta di freccia in selce rinvenuta nel villaggio prenuragico di Mustazzori - Masullas Eminenti studiosi affermano che “questo lembo di terra ebbe tanta importanza nella Preistoria tanto da costituire la matrice fondamentale che diede volto unitario, ed inconfondibile, alla prima, vera, grande fase di civiltà in Sardegna”. La varietà di OSSIDIANA (SA) presente nel nostro territorio è ritenuta quella più pregiata e più utilizzata in tale periodo storico al punto che manufatti provenienti dalla miniera di Conca Cannas sono stati ritrovati in siti archeologici della Francia meridionale, del nord Italia, della Corsica, Toscana, etc. Nel territorio di Masullas, esattamente in località Praneddu e Mustazzori, gli studiosi hanno messo in evidenza un importante villaggio risalente all'Eneolitico recente (2.400-2.100 a.C.) attribuibile alla cultura cosiddetta di MONTE CLARO. Particolarmente ricchi sono stati i ritrovamenti di ceramiche tipiche di questo importante periodo storico, caratterizzate dal colore e dalla decorazione a costolature o scanalature verticali e orizzontali. Punta di lancia in ossidiana rinvenuta in località Su Lillu - Masullas GENNAIO 2010 1 2 3 4 5 6 7 8 V S D L M M G V MARIA SS. MADRE DI DIO SS. BASILIO E GREGORIO S. GENOVEFFA B. ANGELA DA EOLIGNO S. AMELIA EPIFANIA DEL SIGNORE S. RAIMONDO DE PEÑAFORT S. SEVERINO 9 10 11 12 13 14 15 16 S D L M M G V S S. GIULIANO L'OSPITALIERE S. ALDO S. IGINO S. MODESTO S. ILARIO S. FELICE DA NOLA S. PAOLO EREMITA S. MARCELLO I 17 18 19 20 21 22 23 24 D L M M G V S D S. ANTONIO ABATE S. MARGHERITA D'UNGHERIA S. MARIO SS. FABIANO E SEBASTIANO S. AGNESE S. VINCENZO S. EMERENZIANA S. FRANCESCO DI SALES 25 26 27 28 29 30 31 L M M G V S D CONVERS. DI S. PAOLO SS.TIMOTEO E TITO S. ANGELA MERICI S. TOMMASO D'AQUINO S. VALERIO S. MARTINA S. GIOVANNI BOSCO L S MASU LA e Comune di Masullas a sua toria Periodo storico Prenuragico Inquadramento storico generale Il periodo riguardante la Sardegna prenuragica comprende un arco temporale molto lungo che va dal 450.000 a.C. al 1.800 a.C., cioè fino al periodo in cui si datano i primi protonuraghi. L'unica fonte di informazione attendibile sono i dati archeologici che ci danno la possibilità di interpretare le abitudini di vita dei primi uomini che popolarono la nostra isola. Questo periodo storico si suddivide nelle seguenti fasi: - Paleolitico (450.000-10.000 a.C.) Mesolitico (10.000-6.000 a.C.) Neolitico (6.000-2.800 a.C.) Eneolitico (2.800-1.800 a.C.) Gli studiosi ritenevano che i primi insediamenti dell'uomo nell'Isola risalissero unicamente al periodo Neolitico. Successivamente - grazie a degli scavi archeologici - sono stati rinvenuti vari elementi di cultura materiale, costituiti quasi essenzialmente da strumenti ed arnesi in pietra di selce o in calcare, utili alla sopravvivenza dell'uomo, rivelando la sicura presenza umana almeno 300.000 anni fa, nel Paleolitico Inferiore (o Antico). Al periodo medio Paleolitico vengono fatti risalire i resti di insediamenti in alcune grotte sulla costa di Dorgali, mentre resti di altri gruppi umani, ossa di un grande cervo (il Megaceros, ora estinto), manufatti, tracce di focolari sono stati trovati nella grotta di Corbeddu a Oliena, e sono attribuiti al Paleolitico Superiore, periodo compreso tra i 35 mila e i 10 mila anni fa. Rimane ancora privo di testimonianze il periodo intermedio del Mesolitico mentre si è rivelato ricco di ritrovamenti archeologici il Neolitico. L'Isola era in quel periodo ricoperta da foreste ricche di selvaggina e non mancavano le pianure per sviluppare l'agricoltura e l'allevamento. Il Monte Arci, inoltre, si era rivelato ricchissimo di giacimenti di ossidiana, il vero oro nero del periodo, con la quale l'uomo primitivo costruiva coltelli taglienti, punte di frecce e di lancia . Questa roccia vitrea, nera, lucente, di origine vulcanica, per un lungo periodo, essendo un materiale molto ricercato, fu il bene più prezioso della Sardegna e, oltre che largamente utilizzata in tutta l'Isola, venne anche esportata nei territori oltremare. Questo spiega senza dubbio l'alto grado di civiltà raggiunto dalle popolazioni sarde già nel Neolitico e si pensa che i pastori e i pescatori già da quei tempi avevano acquisito una loro reale specificità culturale. I loro utensili, i loro vasi, i loro riti religiosi ed il loro stile di vita testimoniano le premesse di una rapida evoluzione verso la cultura e civiltà nuragica. Predi Antiogu, arrettori de Masuddas Progetto territoriale di riscoperta dell’identità e sviluppo locale L S MASU LA e Comune di Masullas a sua toria Predi Antiogu, arrettori de Masuddas Progetto territoriale di riscoperta dell’identità e sviluppo locale Ricostruzione dell’antico paesaggio di Masullas con i nuraghi che svettano dalle circostanti colline a Nord-Ovest dell’abitato (tratto da “Richiami” di Cornelio Pusceddu - modificato) A Periodo storico nche nel territorio di Masullas, come in tante altre zone della Sardegna, l'insediamento nuragico è notevole, si presenta in maniera abbastanza diffusa e con tipologie costruttive importanti e diversificate. Sono stati rilevati almeno 17 nuraghi, distinti in semplici (monotorre) e complessi: - - Nuragico 1.800 a.C.- 500 a.C. infatti, evidenti tracce di un nuraghe di notevoli dimensioni ubicato nell'area racchiusa tra via San Leonardo, via Vittorio Emanuele e via Trieste. Molto interessante la serie di strutture nuragiche costruite in cima alle colline che circondano Masullas dal lato sud/ovest. Dall'effettuazione di un loro recupero sicuramente il nostro paese trarrebbe enormi vantaggi in termini turistici. Nuraghi monotorre: Cuccuru de Pestuari, Cruccu, Monti Miana 1, Su para, Sa matta croccada, Thamis, Trioi; Nuraghi complessi: Mustazzori, Monti Miana 2, Licu Puxeddu o Genn'e Acquas, Preidis, Spardiedu, Carongiu Arrubiu, Santu Stevini, Murranca o de Bissanticu o de Mesu Bruncu, Nuraghe Onigu. Da ricerche archeologiche effettuate dal compianto prof. Cornelio Pusceddu, risulta che nel nostro territorio esistevano, strettamente collegati al giacimento di ossidiana di Conca Cannas, due centri di raccolta (luogo dove abbondano le ossidiane E' importante notare che le prime testimonianze di insediamento umano nel centro abitato di Masullas risalgono proprio al periodo nuragico. Esistono, grezze con o senza tracce di lavorazione) del prezioso oro nero, “esattamente nelle vicinanze del Camposanto, non lontano dal ponte sul torrente Benas, e sulla strada comunale Masullas-Simala, dove ho rinvenuto delle ossidiane verdi e color nocciola, in tanta abbondanza da poterne raccogliere a ceste”. Le medesime ricerche hanno permesso di rilevare, sempre nell'area territoriale di Masullas, otto officine di lavorazione dell'ossidiana (luogo dove le tracce visibili sul terreno indicano, chiaramente, un centro di lavorazione di una certa estensione, in cui frequentemente si rinvengono dei manufatti interi o frammentari) e dodici stazioni (dove si trovano le ossidiane più o meno abbondanti costituite da elementi grezzi o rifiuti di lavorazione, ma i resti sparsi sul terreno non consentono di identificarle con le categorie delle officine e/o giacimento; in esse, in genere, mancano gli oggetti lavorati). FEBBRAIO 2010 1 2 3 4 5 6 7 8 L M M G V S D L S. VERDIANA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE S. BIAGIO S. GILBERTO S. AGATA S. PAOLO MIKI E COMPAGNI S. TEODORO S. GIROLAMO EMILIANI 9 10 11 12 13 14 15 16 M M G V S D L M S. RINALDO S. SCOLASTICA B.V. DI LOURDES S. DAMIANO S. BENIGNO SS. CIRILLO E METODIO S. SIGFRIDO S. GIULIANA 17 18 19 20 21 22 23 24 M G V S D L M M SS. SETTE FONDATORI S. SIMEONE S. CORRADO S. ELEUTERIO I DI QUARESIMA CATTEDRA DI S. PIETRO S. POLICARPO S. SERGIO 25 26 27 28 G V S D B. SEBASTIANO S. NESTORE S. GABRIELE DELL'ADDOLORATA II DI QUARESIMA L S MASU LA e Comune di Masullas a sua toria Periodo storico Nuragico Inquadramento storico generale La civiltà nuragica deve il suo nome al termine con cui viene chiamato il monumento considerato più rappresentativo dell'isola, il “nuraghe”. Nel vasto e silenzioso paesaggio agrario della Sardegna, della civiltà nuragica oggi possiamo apprezzare circa settemila nuraghi, centinaia di villaggi e tombe megalitiche: grandi monumenti di pietra in un'isola di pietra. Ancora oggi è vivo il dibattito su due argomenti relativi ai nuraghi: 1) tecnica costruttiva; 2) destinazione e utilizzo. Il prof. Giovanni Lilliu, riguardo al primo punto ritiene che, oltre al generico sistema del piano inclinato di terra e pietre, facente scorrere i materiali su rulli, attente osservazioni su diversi nuraghi hanno indotto a supporre l'impiego di un robusto scalandrone di legno lungo il quale saliva il carico di pietre. Relativamente al secondo punto, la forma e la struttura dei nuraghi complessi inducono gli stessi studiosi a ritenere che si trattassero di fortilizi ad uso abitativo e di governo per signori e principi, oltre che di avvistamento e difesa. Le fasi storiche del periodo nuragico sono: - Bronzo antico (1.800-1.600 a.C.) - Bronzo medio (1.600-1.300 a.C.) - Bronzo recente e finale (1.300-900 a.C.) - Prima età del Ferro (900-500 a.C.) Predi Antiogu, arrettori de Masuddas Progetto territoriale di riscoperta dell’identità e sviluppo locale L S MASU LA e Comune di Masullas a sua toria Predi Antiogu, arrettori de Masuddas Progetto territoriale di riscoperta dell’identità e sviluppo locale Periodo storico Fenicio IX sec. a.C. - metà VI sec. a.C. D iversi erano i punti di approdo d e i Fe n i c i n e l l e c o s t e dell'Oristanese (Tharros, Othoca, S. Maria Neapolis, etc.). La vicinanza di questi porti con le miniere di ossidiana di Conca Cannas in territorio di Masullas (in linea d'aria non più di una quindicina di chilometri) induce gli studiosi a ritenere che i Fenici prelevavano in gran quantità questo materiale proprio da Conca Cannas, considerato che la varietà di ossidiana di questo giacimento è della migliore qualità. Nel periodo fenicio, infatti, l'ossidiana veniva commercializzata come bene di lusso, non già per ricavarne manufatti ed utensili come nei periodi storici precedenti, ma per la creazione di preziosi e ricercati monili. Un'altra particolarità che lega la presenza dei Fenici in Sardegna a Masullas è data dalla massiccia presenza nel nostro territorio del melograno. Questa pianta venne portata per la prima volta in Sardegna proprio dai Fenici. Il suo nome scientifico, Punica granatum, granatum può trarre in inganno circa la sua provenienza. Infatti, punicus significa cartaginese, tant'é che anticamente si pensava che il melograno provenisse da Cartagine, e quindi dall'Africa settentrionale. Ma Cartagine, come tante altre importanti località del Mediterraneo, è nata come colonia fenicia. Furono, quindi, i Fenici a diffondere la coltivazione di questo frutto in tutto il bacino del Mediterraneo. Ossidiana del giacimento di Conca Cannas - Masullas con melograno de Is Ortus - Masullas MARZO 2010 1 2 3 4 5 6 7 8 L M M G V S D L S. ALBINO S. QUINTO S. CUNEGONDA S. CASIMIRO S. ADRIANO S. COLETTA III DI QUARESIMA S. GIOVANNI DI DIO 9 10 11 12 13 14 15 16 M M G V S D L M S. FRANCESCA ROMANA S. MACARIO S. COSTANTINO S. FINA S. RODRIGO IV DI QUARESIMA S. LUISA DE MARILLAC S. AGAPITO 17 18 19 20 21 22 23 24 M G V S D L M M S. GELTRUDE S. CIRILLO DI GERUSALEMME S. GIUSEPPE S. ALESSANDRA M. V DI QUARESIMA S. LEA S. TURIBIO DE M. S. CATERINA DI SVEZIA 25 26 27 28 29 30 31 G V S D L M M MARIA SS. ANNUNZIATA S. LUGERO S. RUPERTO LE PALME S. SECONDO M. S. GIOVANNI B. AMEDEO DI SAVOIA L S MASU LA Comune di Masullas e a sua toria Periodo storico Fenicio Inquadramento storico generale Nel periodo di massimo sviluppo della civiltà nuragica, intorno al X secolo a.C., la Sardegna cominciò ad essere frequentata da altre popolazioni mediterranee che instaurarono con i sardi una serie di rapporti, inizialmente solo commerciali, poi anche politici e militari; i primi furono i Fenici. Il periodo fenicio comprende la fase storica (IX secolo a.C. - metà del VI secolo a.C.) in cui la Sardegna viene interessata dal fenomeno di colonizzazione del Mediterraneo occidentale attuato, appunto, dai Fenici, popolazione semitica che occupava le coste del Libano i quali, poiché la fonte principale della loro economia erano le intense attività commerciali e marittime, fondarono numerose colonie e città sulle coste del Mediterraneo, comprese quelle sarde (Karalis, Nora, Tharros, Bithia, Sulcis, etc.). In una colonna sepolcrale risalente al IX secolo a.C. (la stele di Nora, conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari) che ricorda l'erezione di un tempio al dio cipriota Pumay, compare per la prima volta il nome "Shardana", più esattamente il toponimo SHRDN, mancante di vocali come in tutte le lingue semitiche. Il contatto con i Fenici portò ai popoli dell'Isola vantaggi di carattere sia spirituale che materiale. Oltre alla scrittura i Nuragici conobbero nuove coltivazioni e tecniche per la produzione di alimenti e per lo sfruttamento delle risorse naturali. Predi Antiogu, arrettori de Masuddas Progetto territoriale di riscoperta dell’identità e sviluppo locale L S MASU LA e Comune di Masullas a sua toria Predi Antiogu, arrettori de Masuddas Progetto territoriale di riscoperta dell’identità e sviluppo locale Moneta romana coniata a Cartagine Periodo storico Punico - cartaginese I n un convegno tenutosi tempo fa sulle attività artigianali esercitate nella città di Tharros nel periodo punico, era emersa l'esistenza di un laboratorio artigianale per la fabbricazione, tra l'altro, di scarabei in diaspro verde, che richiamavano l'antico amuleto egizio. 509 a.C. - 238 a.C. E' stato accertato che gli abitanti di Tharros, per la fabbricazione degli scarabei, oltre che di amuleti e collane, facevano un largo uso del diaspro verde prelevato dal territorio di Masullas, dove si trovava in abbondanza. Sempre a Masullas, in località Thamis, così come nell'agglomerato rurale di S. Maria di Corrigas Riu Fraus e territori limitrofi (Corrigas, Murta Su truncu de is orgius Murta, orgius) sono stati trovati, anche recentemente, frammenti ceramici (anforacei) di età punica, a dimostrazione della presenza dei cartaginesi anche nel nostro territorio. APRILE 2010 1 2 3 4 5 6 7 8 G V S D L M M G S. UGO S. FRANCESCO DI PAOLA S. RICCARDO PASQUA DI RISURREZIONE LUNEDÌ DELL’ANGELO S. GIULIANA DE CORNILLON S. GIOVANNI B. DE LA SALLE S. DIONIGI 9 10 11 12 13 14 15 16 V S D L M M G V S. MARIA DI CLEOFA S. TERENZIO II DI PASQUA S. GIULIO I S. ERMENELGILDO S. LUDUINA S. ANASTASIA S.M. BERNADETTE SOUBIROUS 17 18 19 20 21 22 23 24 s D L M M G V S S. ANICETO III DI PASQUA S. LEONE IX S. EMMA DI GURK S. ANSELMO S. LEONIDA S. ADALBERTO S. FEDELE DI SIGMARINGEN 25 26 27 28 29 30 D L M M G V IV DI PASQUA S. MARCELLINO S. ZITA S. PIETRO CHANEL S. CATERINA DA SIENA S. PIO V L S MASU LA Comune di Masullas e a sua toria Periodo storico Punico - cartaginese Inquadramento storico generale A seguito di una lunga guerra, conclusasi verso il 509 a.C., i Punici, cioè gli abitanti di Cartagine, guidati dai generali Amilcare e Asdrubale, figli di Magone, riuscirono ad occupare la Sardegna. Il loro dominio sull'Isola si mantenne sino al 238 a.C.. L'occupazione punica trasformò radicalmente l'organizzazione della società sarda e le città divennero il centro del potere politico, economico, religioso, militare, secondo un modello di organizzazione sociale sconosciuto, fino a quel momento, alle popolazioni dei piccoli villaggi nuragici. L'introduzione della moneta, la sua coniazione e la larga circolazione nell'Isola rappresentarono un elemento ulteriore di sviluppo economico in età punica, sostituendo il tradizionale baratto che costituiva per le popolazioni nuragiche il normale mezzo di scambio commerciale. Non solo le coste sarde si trovavano sotto il diretto controllo punico ma questo si estendeva certamente anche all'entroterra, compresa la Marmilla. Dalle ricerche effettuate risulta che i punici conquistarono anche la fortezza nuragica di Barumini, alla fine del VI secolo a.C.. Sotto l'impulso della potenza commerciale cartaginese, anche la città di Tharros conobbe un grande sviluppo ed assunse un ruolo sempre più marcato e strategico, al punto che venne considerato uno dei maggiori scali sulle rotte fra l'Africa e la Spagna, nonché importante centro artigianale. Predi Antiogu, arrettori de Masuddas Progetto territoriale di riscoperta dell’identità e sviluppo locale L S MASU LA e Comune di Masullas a sua toria Predi Antiogu, arrettori de Masuddas Progetto territoriale di riscoperta dell’identità e sviluppo locale Periodo storico Romano 238 a.C. - 460/467 d.C. S ono diversi i siti archeologici che testimoniano la presenza dei romani nel territorio di Masullas. Il primo, ed in assoluto quello più importante, se non altro perché è stato oggetto di scavi e di successivi studi ed approfondimenti da parte della Soprintendenza Archeologica di Cagliari, in collaborazione con la Facoltà di Lettere settore archeologico dell'Università di Cagliari, è la necropoli di Sa mitza salida salida, a ridosso della provinciale Masullas-Gonnostramatza. Il sito risale al periodo romano imperiale e pare sia stato utilizzato tra il I e III secolo d.C.. Durante le campagne di scavo, sono state rinvenute 51 sepolture, di cui 45 terragne e 6 “a cassone”. Gli individui totali trovati all'interno della necropoli sono 75. Esaminando attentamente i reperti ossei si è potuta eseguire una suddivisione in base al sesso ed all'età. Sono risultati, infatti, 27 individui di sesso maschile, 29 di sesso femminile e 18 di sesso non individuabile. Per quanto riguarda l'età media di morte degli inumati, essa è risultata, per gli individui maschili di 33,5 anni, per quelli femminili di 27 anni, mentre sono 19 gli inumati di età non ben definibile. Sono stati circa 300 i reperti rinvenuti negli scavi di Sa mitza salida e tutti in ottimo stato e di grande valore dal punto di vista storico e culturale. Sempre in territorio di Masullas, località Sa roia de sa lua, è presente un'altra importante necropoli risalente al lua periodo di dominazione romana, sinora oggetto di interesse solamente da parte dei tombaroli. Sono diversi anche i nuclei abitativi risalenti a questo periodo, dei quali purtroppo rimangono poche tracce (Ruinas, Ruinas, Santu Stevini, Su truncu de is orgius, Tamis). Corrigas, Santa Maria di Fraus, Nuraghe Tamis Sepoltura rinvenuta nella necropoli di Sa Mitza Salida - Masullas Periodo Romano Imperiale I-III sec. d.C. MAGGIO 2010 1 2 3 4 5 6 7 8 S D L M M G V S S. GIUSEPPE LAVORATORE V DI PASQUA SS. FILIPPO E GIACOMO S. CIRIACO S. IRENE DI LECCE S. DOMENICO SAVIO S. FLAVIA DOMITILLA MADONNA DI POMPEI 9 10 11 12 13 14 15 16 D L M M G V S D VI DI PASQUA S. ANTONINO S. FABIO SS. NEREO E ACHILLEO N.S. DI FATIMA S. MATTIA APOSTOLO S. TORQUATO ASCENSIONE DEL SIGNORE 17 18 19 20 21 22 23 24 L M M G V S D L S. PASQUALE BAYLON S. LEONARDO MURIALDO S. CELESTINO V S. BERNARDINO DA SIENA S. GIULIA S. RITA DA CASCIA PENTECOSTE MARIA SS. AUSILIATRICE 25 26 27 28 29 30 31 M M G V S D L S. GREGORIO VII S. FILIPPO NERI S. AGOSTINO DI CANTERBURY S. EMILIO S. MASSIMO DI VERONA SS. TRINITÀ VISITAZIONE B.V. MARIA L S MASU LA Comune di Masullas e a sua toria Predi Antiogu, arrettori de Masuddas Progetto territoriale di riscoperta dell’identità e sviluppo locale Periodo storico Romano Inquadramento storico generale E' con la fine della prima guerra punica (241 a.C.), conclusasi con la vittoria di Roma su Cartagine, che si determina il passaggio della Sardegna sotto il dominio romano che durerà circa 7 secoli, sino al passaggio sotto il controllo dei Vandali. Il periodo di dominazione romana sulla Sardegna (238 a.C. - 460/467 d.C.) è una fase storica che contribuisce significativamente alla definizione dei connotati culturali dei sardi, incidendo sulla loro mentalità, sui costumi e sul territorio. Anche la lingua delle popolazioni sarde subì profonde trasformazioni con l'introduzione del latino che si radicò a tal punto che, fra le lingue neolatine, il sardo è quella che ne conserva più chiaramente i caratteri. La forte presenza nell'Isola dei militari romani, che intrattennero con le popolazioni locali intensi scambi commerciali e culturali, e le innovazioni apportate al sistema stradale sardo, furono due potenti motori della romanizzazione della Sardegna. Fu creato, infatti, un sistema di comunicazione molto efficiente che attraversava l'Isola in tutta la lunghezza e creò le condizioni favorevoli alla penetrazione culturale romana presso le popolazioni locali. La rete stradale romana è stata talmente efficace e costruita in zone strategiche che alcune strade sono utilizzate ancora oggi; ne è un esempio la statale Carlo Felice. I Romani, nei secoli in cui dominarono l'Isola, fondarono molte nuove città come Turris Libisonis (oggi Porto Torres) e fecero sviluppare molti centri abitati soprattutto nelle coste, come Carales, Olbia, Fanum Carisii (oggi Orosei), Nora e Tharros, ma anche nell'interno, come Forum Traiani (oggi Fordongianus), Forum Augustis (oggi Austis), Valentia (oggi Nuragus),Colonia Julia Uselis (oggi Usellus). Dopo un lungo periodo iniziale di guerre ed insurrezioni dei sardi contro la dominazione romana, attorno al II secolo d.C. la Sardegna visse un momento di sviluppo e di prosperità: tutti gli abitanti, anche i barbaricini, accettarono la politica romana. In questo periodo non ci furono rivolte ed i Romani ebbero la possibilità di ricostruire e migliorare la rete stradale punica spingendola anche all'interno; costruirono, inoltre, terme, anfiteatri, ponti, acquedotti, colonie e monumenti. La ricchezza della Sardegna era dovuta ad uno sfruttamento agricolo e minerario senza precedenti: l'Isola infatti esportava piombo, ferro e argento grazie alle sue miniere, e grano per 250.000 persone. Ma nonostante tutto la Sardegna venne sempre considerata, e non solo sotto i Romani, come una terra lontana e utile solo per isolare prigionieri e nemici dell'impero. I governatori (procuratori) romani gestirono il territorio in modo pacifico fino agli inizi del III secolo d.C. ma dopo, come del resto in tutto l'impero, riprese il malcontento della popolazione, che costrinse i governatori a reprimere le rivolte con l'uso della forza, nei casi più gravi. La situazione peggiorò giorno dopo giorno in maniera irreversibile, segnata anche da un progressivo decadimento dell'impero romano e dal suo continuo distacco dalla Sardegna. Nel 280 d.C. una flotta di Franchi saccheggiò impunemente le città costiere di tutto il Mar Mediterraneo da oriente ad occidente, comprese quelle della Sardegna. Da quel giorno in poi i Sardi, che per secoli si erano ritenuti al sicuro da ogni pericolo esterno all'Impero, tornarono progressivamente all'interno dell'Isola e quelli che restarono sulle coste chiusero i porti e cinsero le città con spesse mura. Attorno al 460 d.C. la Sardegna venne conquistata dai Vandali che la annetterono al loro regno. Ma vinsero solo sulle coste, poiché i Sardi dell'interno, ormai pratici, immediatamente si ribellarono ai Vandali impedendoli di entrare nella loro zona. L S MASU LA e Comune di Masullas a sua toria Predi Antiogu, arrettori de Masuddas Progetto territoriale di riscoperta dell’identità e sviluppo locale Particolare murario della struttura religiosa risalente al periodo tardo Romano-Bizantino rinvenuto all’interno della chiesa di San Leonardo - Masullas A Periodo storico nche a Masullas vi è una forte testimonianza del processo di cristianizzazione e dell'avvento della cultura bizantina. Bizantino 460 d.C. - 900/1.000 d.C. Durante i lavori di restauro della chiesa di San Leonardo a Masullas, iniziati nel 1977, nel corso del rifacimento del pavimento, apparvero cotti poggianti sul basamento di una chiesa di epoca tardo romana/bizantina. In particolare, nella parte presbiteriale, una piccola abside ad una quota più bassa del pavimento ed una parte di muratura, rivelano che in precedenza, al posto dell'attuale costruzione, ve n'era una più piccola, a testimoniare la vetustà dell'insediamento monastico, oltrechè la sua povertà. Tracce dell'antico pavimento sono venute alla luce in vari punti, mentre al centro dell'aula si è trovata una fossa rettangolare per la calce. Per rendere possibile la vista di questi reperti è stata inserita in quella parte della chiesa una grata metallica mobile. Nel sito di Santu Stevini Stevini, in cui vi è stata una continuità di vità sin dall'epoca nuragica, era stato edificato un luogo di culto intitolato, appunto, a Santo Stefano. In località Pranu de basciu basciu, nella parte nordoccidentale del paese, il prof. Pusceddu individuò un edificio religioso riferito a Santu Miali (San Michele). Un'altra chiesa scomparsa, che si fa risalire sempre al periodo bizantino, si trovava alle spalle settentrionali del Nuraghe Onigu, in località Santu Gromai (San Cromazio). GIUGNO 2010 1 2 3 4 5 6 7 8 M M G V S D L m S. GIUSTINO SS. MARCELLINO E PIETRO S. CARLO LWANGA E C. S. QUIRICO S. BONIFACIO CORPO E SANGUE DI CRISTO S. ANTONIO M. GRANELLI S. MEDARDO 9 10 11 12 13 14 15 16 M G V S D L M m S. EFREM S. MAURINO S. BARNABA S. ONOFRIO S. ANTONIO DA PADOVA S. ELISEO S. VITO S. AURELIANO 17 18 19 20 21 22 23 24 G V S D L M M g S. IMERIO S. CALOGERO S. ROMUALDO S. SILVERIO S. LUIGI GONZAGA S. PAOLINO DA NOLA S. LANFRANCO NATIVITÀ DI S. GIOVANNI BATTISTA 25 26 27 28 29 30 V S D l m m S. MASSIMO DI TORINO SS. GIOVANNI E PAOLO S. CIRILLO D'ALESSANDRIA S. IRENEO SS. PIETRO E PAOLO SS. PRIMI MARTIRI L S MASU LA Comune di Masullas e a sua toria Predi Antiogu, arrettori de Masuddas Progetto territoriale di riscoperta dell’identità e sviluppo locale Periodo storico Bizantino Inquadramento storico generale Il periodo bizantino (460 d.C.- 900/ 1.000 d.C.) viene suddiviso in due distinte fasi storiche: - - la prima è definita “Età vandalica” (460 d.C. - 534 d.C.), proprio perché i Vandali, popolazione di origine germanica migrata verso sud nelle terre dell'impero romano, aveva stabilito il proprio regno dapprima in Spagna, poi in Africa settentrionale e, da qui, aveva occupato i centri costieri della Sardegna, non incidendo però sul tessuto amministrativo e culturale del resto dell'Isola; nel 534 d.C., quando la Sardegna viene riconquistata da Giustiniano, imperatore romano d'Oriente, e ritorna a far parte dell'impero, il cui baricentro si era però spostato da Roma a Costantinopoli, inizia l'Età bizantina, destinata a protrarsi fino al 900/1.000 circa d.C. (gli storici discutono ancora sull'esatto periodo). Sotto il dominio di Bisanzio, la Sardegna conobbe un lungo periodo di pace, di una relativa libertà, ma non di prosperità. Il centro di potere imperiale era molto distante e la presenza della capitale si faceva sentire soltanto attraverso la rigorosa e pesante riscossione delle tasse. Nel IV e V secolo d.C. la cristianizzazione dell'Isola, iniziata a partire dai primi secoli, si estende sempre più. Le più antiche chiese edificate in Sardegna risalgono proprio a questo periodo. Le chiese paleocristiane di San Giovanni di Sinis, nei pressi di Oristano, e di San Saturno a Cagliari sono infatti due significativi esempi dell'architettura bizantina. Nel corso dell'VIII e IX secolo anche la vita dei sardi fu sconvolta dall'espansione degli Arabi che conquistarono l'impero persiano e ampi territori dell'impero bizantino. Gli arabi divennero padroni del Mediterraneo, bloccando il traffico delle navi provenienti dall'Oriente bizantino, controllando tutti i traffici marittimi e minacciando gli insediamenti costieri della Sardegna che subirono i danni più gravi. I Sardi furono vittime di continui saccheggi, venivano spesso catturati, portati via sulle navi arabe e venduti come schiavi. Iniziò così lo spopolamento delle città e dei villaggi sulla costa, poiché le popolazioni si spostarono verso l'interno alla ricerca di luoghi più sicuri (anche gli abitanti di Tharros cominciarono a spostarsi verso l'interno ultimando la costruzione della città di Oristano attorno al 1070). La Sardegna, perso ogni contatto commerciale e politico con Bisanzio, isolata e indifesa di fronte agli attacchi dei musulmani, attorno all'anno 900, dovette darsi un'organizzazione politica autonoma ed i rappresentanti locali dell'autorità imperiale di Costantinopoli divennero di fatto “giudici” delle quattro città più importanti dell'isola: Cagliari, Oristano, Porto Torres ed Olbia. L S MASU LA e Comune di Masullas a sua toria Predi Antiogu, arrettori de Masuddas Progetto territoriale di riscoperta dell’identità e sviluppo locale Periodo storico Giudicale 900/1.000 d.C. - 1.323/1.410 d.C. L a villa de Masudas faceva parte del Giudicato di Arborea ed era inclusa nella curatoria di Parte Montis. Dal punto di vista religioso Masullas apparteneva alla Diocesi di Terralba, il cui primo vescovo fu Mariano I (1134-1147 d.C.). E' sicuramente da attribuire all'inizio dell'Età Giudicale l'importanza che il paese di Masullas stava assumendo, e che continuerà ad avere fino al tardo Medioevo, dal punto di vista religioso e per la ubicazione di importanti strutture ecclesiastiche. Alla fine del secolo XII venne costruita l'Abbazia Vallombrosana di San Michele in Thamis, la cui proprietà si estende per la maggior parte in territorio di Masullas e solo residualmente in quello di Uras. Da evidenziare che in Sardegna i monaci Vallombrosani fondarono solamente altre due abbazie, quella di San Michele in Plaiano, vicino a Sassari, e quella di San Michele in Salvenero, vicino a Ploaghe. Primo documento scritto in cui risulta il nome di Masudas. Risale al 1388, anno in cui fu firmato l’accordo di pace (provvisorio) tra Eleonora d’Arborea ed il re Giovanni I d’Aragona. Seguirono, poi, la costruzione della chiesa di San Leonardo (metà XIII secolo), la cui tradizione vuole che conservi i resti di san Callisto I Papa e di Santa Calica, e della chiesa di Santa Lucia (secolo XIV), con annesso un piccolo convento. Entro l'abitato, ancora nel 1600, vi era un'altra chiesa intitolata a San Vito. Uno dei primi documenti storici in cui viene citato il nome di Masudas risale al 1388, anno in cui Eleonora d'Arborea organizzò un incontro di tutti i paesi del Giudicato, nel corso del quale venne siglata la famosa Ultima Pax Sardiniae, e cioè la pace provvisoria tra Eleonora ed il re d'Aragona. Come si può leggere dal documento, a rappresentare Masullas vi era il majore de villa Baroro Pisano, i vassalli Benedicto de Serra, Petro Sogia, Leonardo Maiolu, Joanne de Martis, Renaldo de Nughis, e gli juratis Torbino Sogia, Leorio Mancha, Simeone de Curcha, V° de Orru, Ioanne Cudas, Gunario Usuli. Il nome di Masullas non risulta invece registrato nelle Rationes Decimarum della Sardegna (registri dei versamenti delle decime al Vaticano) relative agli anni 1341, 1342, 1346 e 1350. L'assenza di Masullas dai registri delle decime potrebbe spiegarsi con l'appartenenza delle sue due chiese (San Leonardo e Santa Lucia) all'Abbazia Vallombrosana di Thamis, che è invece regolarmente assoggettata al prelievo decimale e per un importo abbastanza consistente. Ruderi dell’Abbazia Vallombrosana di San Michele in Thamis - Masullas, risalente al XII sec. LUGLIO 2010 1 2 3 4 5 6 7 8 G V S D L M M G S. ARONNE S. OTTONE S. TOMMASO APOSTOLO S. ELISABETTA DI PORTOGALLO S. ANTONIO M. ZACCARIA S. MARIA GORETTI S. AMPELIO SS. AQUILA E PRISCILLA 9 10 11 12 13 14 15 16 V S D L M M G V S. VERONICA GIULIANI SS. RUFINA E SECONDA S. BENEDETTO AB. S. GIOVANNI GUALBERTO S. ENRICO S. CAMILLO DI LELLIS S. BONAVENTURA B.V.M. DEL MONTE CARMELO 17 18 19 20 21 22 23 24 S D L M M G V S S. ALESSIO S. ARNOLFO S. MACRINA S. ELIA S. DANIELE S. MARIA MADDALENA S. BRIGIDA S. CRISTINA DA BOLSENA 25 26 27 28 29 30 31 D L M M G V S S. GIACOMO APOSTOLO SS. GIOACCHINO E ANNA S. NATALIA SS. NAZARIO E CELSO S. MARTA S. PIETRO CRISOLOGO S. IGNAZIO DI LOYOLA L S MASU LA e Comune di Masullas a sua toria Predi Antiogu, arrettori de Masuddas Progetto territoriale di riscoperta dell’identità e sviluppo locale Periodo storico Giudicale Inquadramento storico generale Agli albori del primo millennio la Sardegna risulta divisa in quattro regni o giudicati: Cagliari, Arborea, Torres e Gallura. Ogni giudicato, retto da un judex (giudice o re), era diviso in curatorie (amministrate da un curatore) che, a loro volta, comprendevano un certo numero di villaggi (biddas), amministrati da un majore de villa. In questo periodo si assistette all'organizzazione della Chiesa con le nuove circoscrizioni ecclesiastiche: arcidiocesi e diocesi rette da arcivescovi e vescovi, cui facevano capo le parrocchie. Di pari passo ebbero notevole incidenza gli insediamenti degli ordini monastici che, a partire dall'XI secolo, arrivarono in Sardegna. Nel territorio di Masullas i monaci vallombrosani fondarono l'Abbazia di San Michele in Thamis nella cui giurisdizione, si presume, rientrasse, oltre che il paese di Masullas, che si stava sviluppando attorno alle chiese di San Leonardo e Santa Lucia, anche il villaggio di Santa Maria di Fraus, con l'annessa chiesa, situato nell'omonima località. Questo villaggio, molto verosimilmente, seguì le sorti dell'Abbazia, distrutta nel XVI secolo dai saraceni nel corso delle loro frequenti e devastanti incursioni. Un'area limitrofa al territorio di Fraus e di Thamis reca un toponimo che forse richiama l'esito finale di quelle battaglie che i nostri antenati avevano combattuto, invano, contro “is truccus”. Detta località si chiama infatti “Su fossu”. Sino ad alcuni decenni or sono Su muntroxiu de su fossu erano visibili i resti del villaggio di Santa Maria di Fraus, di cui ora restano flebili tracce. Le rovine dell'Abbazia di Thamis sono, invece, abbastanza evidenti. Nel corso dell'Età Giudicale (900/1.000 d.C. - 1.326/1410 d.C.) è rilevante in Sardegna la presenza, sempre più stabile e radicata, delle repubbliche di Pisa e Genova. La loro presenza interferì spesso a livello politico e arrivò a determinare la fine di tre giudicati (Cagliari, Torres e Gallura) che dopo il 1250 caddero in mano a signori pisani o genovesi. Dal 1323 inizia l'occupazione dell'Isola da parte degli aragonesi. Importanza fondamentale, in questo particolare periodo storico, lo ebbe il Giudicato di Arborea, con sede ad Oristano, che venne retto, tra gli altri, anche da Eleonora d'Arborea, famosa oltre che per le epiche e vittoriose battaglie contro il re d'Aragona anche per aver promulgato la Carta de Logu, importante codice che per tanti secoli ha regolamentato la vita dei sardi. La lunga guerra per il dominio sulla Sardegna tra il regno di Arborea e la Corona d'Aragona, iniziata da Mariano IV de Bas-Serra nel settembre del 1353 e proseguita dai suoi eredi, fu intervallata da brevi periodi di tregua ed ebbe una svolta decisiva nel 1409 con la battaglia di Sanluri, dalla quale l'esercito giudicale uscì pesantemente sconfitto. L'episodio della sconfitta segnò la fine del regno di Arborea. Il 29 marzo 1410 Leonardo Cubello, reggente di Guglielmo III di Narbona-Bas, recatosi in Francia in cerca di aiuti, firmò un documento di capitolazione con il quale cedeva i territori del Giudicato alla Corona d'Aragona. L S MASU LA e Comune di Masullas a sua toria Predi Antiogu, arrettori de Masuddas Progetto territoriale di riscoperta dell’identità e sviluppo locale Periodo storico Aragonese 1.323 d.C. - 1.479 d.C. L a curatoria o encontrada di Parte Montis, compresa Masullas, venne donata dal re Don Ferdinando I a Donna Eleonora Manriquez de Lara in occasione del suo matrimonio, avvenuto nel 1414, con Don Berengario III CARROZ, già conte di Quirra. Così Masullas entrò a far parte del grande feudo di Quirra e ne condivise le vicende per lungo tempo. Da questo matrimonio nacque Don Giacomo Carroz Manriquez, divenuto nel 1449 Conte di Quirra, che sposò Donna Violante de Centelles. Dal loro matrimonio nacquero tre figli, compresa Violante II, che alla morte del padre, avvenuta nel 1469, terrà il feudo di Quirra sino alla sua morte (1510). Donna Violante Carroz II svolse un notevole ruolo politico e sociale come titolare della giurisdizione sulla Contea di Quirra e quindi anche su Masullas, come risulta da successivo approfondimento. Stemma della famiglia Carroz scolpito su un capitello all’interno della chiesa parrocchiale di Masullas Anche in questo particolare periodo il paese conserva una posizione di rilievo nel contesto religioso. E' ampiamente documentato, infatti, che la sede della diocesi di Terralba “non fu sempre in questo villaggio, ma prima dell'unione fattane nel secolo XVI alla chiesa vescovile di Ales/Usellus, risiedevano i vescovi di Terralba nel villaggio di Masullas”. Come abbiamo visto Masullas, sin dall'antichità, fu parrocchia beniamina del Vescovo. Era, infatti, una delle parrocchie che formavano la cosiddetta “Mensa Vescovile”. Perciò il parroco di Masullas era lo stesso Vescovo, che la amministrava per mezzo del suo vicario generale. I vicari parrocchiali di Masullas iniziarono la loro serie soltanto nel 1766, cioè dalla seconda visita pastorale di Mons. Giuseppe Maria Pilo, il quale vi costituì primo vicario il sacerdote Pedro Antiogo Pinna. Un altro elemento che conferma l'importante ruolo di Masullas in ambito religioso è rappresentato dall'antico e rarissimo calice in argento risalente alla fine del 1400, custodito presso la chiesa parrocchiale. Antica residenza dei vescovi a Masullas. Particolare di un passaggio interno con architrave riccamente decorata con motivi religiosi AGOSTO 2010 1 2 3 4 5 6 7 8 D L M M G V S D S. ALFONSO M. DE' LIGUORI S. EUSEBIO DI VERCELLI S. LIDIA S. GIOVANNI M. VIANNEY S. EMIDIO TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE S. GAETANO S. DOMENICO 9 10 11 12 13 14 15 16 L M M G V S D L SS. FERMO E RUSTICO S. LORENZO S. CHIARA D'ASSISI S. ERCOLANO SS. IPPOLITO E PONZIANO S. MASSIMILIANO M. KOLBE ASSUNZIONE B.V. MARIA S. ROCCO 17 18 19 20 21 22 23 24 M M G V S D L M S. GIACINTO S. ELENA S. GIOVANNI EUDES S. BERNARDO S. PIO X B.V. MARIA REGINA S. ROSA DA LIMA S. BARTOLOMEO 25 26 27 28 29 30 31 M G V S D L M S. LUDOVICO S. ZEFFIRO S. MONICA S. AGOSTINO MARTIRIO DI S. GIOVANNI BATTISTA S. FELICE S. ARISTIDE L S MASU LA Comune di Masullas e a sua toria Periodo storico Aragonese Inquadramento storico generale Nel 1297 il papa Bonifacio VIII istituì il Regnum Sardiniae et Corsicae assegnandolo al sovrano d'Aragona Giacomo II. Nel 1323 l'infante Alfonso d'Aragona, disinteressandosi della Corsica, inizia l'occupazione della Sardegna con una flotta di circa trecento navi al comando dell'ammiraglio Francesco Carroz. L'occupazione del territorio avviene con lentezza, dapprima strappando ai Pisani la città di Villa di Chiesa (Iglesias) e poi, nel 1326, il Castello di Cagliari. Un nucleo di resistenza alla conquista dell'Isola da parte degli aragonesi è costituito dai signori pisano-genovesi delle famiglie Doria e Malaspina e dal Giudicato d'Arborea, col quale l'Aragona ingaggia una lunga guerra, dalla quale esce vittoriosa soltanto nel 1410. Questo episodio decretò la fine del Giudicato di Arborea ed il suo accorpamento nel Regnum Sardiniae sotto il dominio della Corona d'Aragona sino al 1479. Seguirono alcuni decenni di rivolte nei confronti dei dominatori aragonesi da parte delle forze giudicali sarde. La battaglia decisiva avvenne il 19 maggio 1478 quando l'esercito del viceré sorprese i sardi ribelli nei pressi di Macomer. Lo scontro fu durissimo. Leonardo de Alagòn fu sconfitto dalle soverchianti forze aragonesi, formate da contingenti di spingarderos e armate con potenti artiglierie giunte dalla Sicilia. Sul campo perirono dagli 8.000 ai 10.000 uomini. Un elemento di grande novità introdotto dagli aragonesi e che persisterà per alcuni secoli, determinando notevoli conseguenze sull'economia e sulla società sarda, fu il Feudalesimo. I territori occupati vennero divisi in feudi di diversa estensione ed assegnati a nobili catalano-aragonesi o a signori locali. Predi Antiogu, arrettori de Masuddas Progetto territoriale di riscoperta dell’identità e sviluppo locale L S MASU LA e Comune di Masullas a sua toria Predi Antiogu, arrettori de Masuddas Progetto territoriale di riscoperta dell’identità e sviluppo locale Periodo storico Spagnolo 1.479 d.C. - 1.720 d.C. M asullas, sempre compresa nell'encontrada di Parte Montis, continua a seguire le sorti dello “stato” di Quirra (il 31 dicembre 1604 Filippo III elevò la contea a marchesato) sino all'estinzione dei feudi avvenuta nel 1839. Durante tutti questi anni, nonostante l'inasprimento del carico fiscale, la lontananza del feudatario consentì una certa autonomia che giovò all'economia del villaggio di Masullas. Questo lungo periodo di dominazione spagnola mise ulteriormente in evidenza la particolare considerazione che Masullas aveva in ambito religioso, entro la diocesi di Ales dal 1503: - Nei primi anni del Cinquecento prese avvio la costruzione della chiesa parrocchiale la cui facciata è stata definita “la più bella tra le facciate delle chiese esistenti nella diocesi”; - nelle carte topografiche gli studiosi indicavano, nel territorio vasto di Masullas, la denominazione AREA SANCTA; - nei primi decenni del Seicento, l'Ordine dei Cappuccini ritenne di individuare Masullas, unitamente ad un'altra ventina tra le città ed i paesi più importanti della Sardegna, come sede di un importante convento, il cui valore architettonico si può ancora oggi apprezzare; - la numerosa collezione di statue lignee custodite nelle chiese di Masullas sono di grande valore e raro pregio. Masullas è sede della curia baronale e quindi residenza del luogotenente e giudice ordinario del distretto. I locali utilizzati per l'esercizio della curia giudiziaria erano prospicienti la Piazza San Leonardo, in un edificio di recente ristrutturato. Un altro aspetto molto importante che emerge a Masullas in questo periodo è la presenza di una borghesia, possidenti terrieri o nobili, i cui cospicui patrimoni, uniti a particolari doti di intraprendenza, permisero al nostro paese di emergere rispetto all'intero territorio circostante: Una delle tante carte geografiche dei secoli XV, XVIe XVII in cui il territorio vasto di Masullas viene indicato come Area Sancta - Antiogu Caboni si distinse per la brillante carriera militare e per aver fondato il paese di Marrubiu; - Giovanni Collu di Masullas è stato uno dei fondatori del paese di Villa S. Antonio; - Antonio Floris, nato a Masullas nel 1650, è il capostipite di una grande famiglia che poi divenne Flores D'Arcais, titolare del marchesato di Oristano; - - il facoltoso signore Francesco Simoni dispose del suo patrimonio per la costruzione del Convento dei Cappuccini; con Don Nicola Coni, insignito del titolo nobiliare nel 1692, già luogotenente e giudice ordinario del Parte Montis, inizia la storia di una famiglia tra le più importanti di Masullas e dell'intero territorio limitrofo, che darà un'impronta indelebile al paese per oltre 150 anni. SETTEMBRE 2010 1 2 3 4 5 6 7 8 M G V S D L M M S. EGIDIO S. ELPIDIO S. ROSALIA S. GREGORIO MAGNO S. LORENZO GIUSTINIANI S. ZACCARIA S. GRATO D'AOSTA NATIVITÀ DELLA B.M. VERGINE 9 10 11 12 13 14 15 16 G V S D L M M G S. PIETRO CLEVER S. PULCHERIA SS. PROTO E GIACINTO SS. NOME DI MARIA S. GIOVANNI CRISOTOMO ESALTAZIONE DELLA S. CROCE B.V. MARIA ADDOLORATA SS. CORNELIO E CIPRIANO 17 18 19 20 21 22 23 24 V S D L M M G V S. ROBERTO BELLARMINO S. EUSTORGIO S. GENNARO S. CANDIDO S. MATTEO S. MAURIZIO S. PIO DA PIETRELCINA SAC. S. PACIFICO 25 26 27 28 29 30 S D L M M G S. CLEOFA SS. COSMA E DAMIANO S. VINCENZO DE' PAOLI S.VENCESLAO SS. MICHELE, GABRIELE E RAFFAELE S.GIROLAMO L S MASU LA Comune di Masullas e a sua toria Predi Antiogu, arrettori de Masuddas Progetto territoriale di riscoperta dell’identità e sviluppo locale Periodo storico Spagnolo Inquadramento storico generale Nel 1479, in seguito all'unione personale fra Ferdinando II d'Aragona e Isabella di Castiglia (i “re cattolici”), si formò la Corona di Spagna determinando l’inizio della dominazione “Spagnola” sulla Sardegna. In totale il Regno di Sardegna restò iberico per circa quattrocento anni (dal 1323 al 1720). Sotto la dominazione spagnola, la direzione politica, amministrativa e finanziaria della Sardegna, con l'assenza del sovrano dall'Isola, era affidata ad un vicerè. Era stato istituito, inoltre, un Parlamento composto di tre Stamenti in rappresentanza delle forze sociali privilegiate (nobili, ecclesiastici e borghesia cittadina). Nel secolo XVI il principale fattore di insicurezza per le popolazioni sarde divennero le ricorrenti incursioni saracene. Per proteggere le popolazioni, come negli altri Stati della Corona, anche il regno di Sardegna si dotò di una rete difensiva costiera. A partire dal 1572, sotto la direzione di Marco Antonio Camos, si iniziò la costruzione di torri di avvistamento, poste in vista una dell'altra in modo da allertare la popolazione. Alla fine del Cinquecento quelle costruite sul mare erano ben 82. Ma nonostante gli sforzi sostenuti per rafforzare la sicurezza dell'isola, la difesa continuava ad essere abbastanza precaria anche perché le torri avevano il compito di segnalare l'imminente pericolo e dare l'allarme, ma gran parte di esse erano prive di adeguate guarnigioni e di armamento pesante. Col tempo, si creò in Sardegna una classe aristocratica locale, sia pure in gran parte di origine catalana, nonché un ceto di intellettuali e funzionari sardi, impegnati nell'amministrazione del regno o in quella feudale. Il risveglio culturale venne però in buona parte soffocato dall'azione della Controriforma cattolica, seguita alla Riforma protestante e al Concilio di Trento. In particolare, fu l'azione dell'Inquisizione spagnola, alla cui giurisdizione la Sardegna era sottoposta, a imporre un pesante controllo delle vita culturale sarda, sia tra la classe dominante, sia a livello popolare. Episodio simbolo di questa fase storica fu la vicenda di Sigismondo Asquer, giudice della Reale Udienza (il supremo organo giurisdizionale del regno), intellettuale e discendente di una grande famiglia catalana. Accusato di simpatie per il luteranesimo, fu processato e messo a morte sul rogo come eretico nel 1571. Anche nel Seicento si verificarono una serie di nuove ondate di peste, che colpirono duramente la popolazione. Tristemente famosa la recrudescenza del 1652. I voti fatti allora per invocare l'aiuto dei santi protettori nelle città e nei villaggi sono alla base di molte feste patronali che si celebrano ancora oggi in tutta l'Isola. Negli anni Venti del Seicento, vennero fondate le due università di Sassari e Cagliari. Da qualche decennio operavano sull'Isola i collegi dei gesuiti, che già fungevano da centri di studio e di formazione per l'intellettualità sarda. La loro riforma e ristrutturazione diede vita ai due atenei. Nella seconda metà del XVII secolo l'aristocrazia sarda si divise chiaramente in due fazioni, una decisamente filo-spagnola, l'altra più critica e desiderosa di conquistare uno spazio di potere autonomo. Dal conflitto tra i due partiti, che si caratterizzò per congiure e agguati anche mortali, scaturì una serie di eventi che minacciarono di travolgere l'assetto politico e istituzionale del regno. Nel 1668 venne ucciso in un agguato il capo della fazione anti-governativa, Agostino di Castelvì, marchese di Laconi. Come rappresaglia, un mese dopo, moriva in un agguato per le vie del Castello di Cagliari lo stesso viceré, marchese di Camarassa. Dall'episodio, che suscitò enorme scandalo a Madrid e venne interpretato come il probabile inizio di una rivolta generalizzata, nacque una feroce repressione. Furono inviate truppe, istruiti processi, spesso sommari, attirati in trappola e uccisi, chi in combattimento, chi dal boia, i presunti capi della congiura. Il 21 febbraio 1637 la Francia tentò la conquista della Sardegna. Una flotta di quarantasette vascelli, al comando di Enrico di Lorena, conte di Harcourt, sbarcò nei pressi di Oristano e saccheggiò la città per circa una settimana. Non volendo poi affrontare le milizie del Regno di Sardegna che arrivavano in soccorso della città assalita, i francesi si ritirarono precipitosamente, abbandonando anche gli stendardi che oggi sono custoditi nella cattedrale di Oristano. Sul finire del XVII secolo era ormai chiara la crisi generale dell'impero spagnolo. Quando morì l'ultimo rappresentante degli Asburgo spagnoli, si aprì la grande crisi diplomatica che di lì a poco sfociò nella Guerra di Secessione Spagnola, uno dei più grandi conflitti della storia, prima delle guerre mondiali del XX secolo. La guerra scoppiò nel 1700 quando, a 39 anni, Carlo II di Spagna morì senza figli che potessero succedergli. Prima di morire, nelle sue ultime volontà, indicò come erede il duca d'Angiò, suo nipote. Ciò provocò le preoccupazioni delle altre potenze europee che temevano l'unione delle corone di Spagna e Francia. Seguirono venti anni di concitate vicende storiche, con continui ribaltamenti nel possesso dell'Isola che cessarono nel 1720, quando col trattato di Londra, il Regno di Sardegna passava definitivamente nelle mani dei Savoia. Sebbene la Spagna uscisse allora per sempre dalla storia della Sardegna, il lungo contatto dei sardi con la cultura prima catalano-aragonese e poi spagnola lasciò tracce durature. Nella lingua sarda l'impronta lessicale spagnola è ancora evidente, così come nei costumi, nelle grandi feste religiose e in molte forme di socializzazione. In questo senso, benché il periodo spagnolo sia diffusamente considerato quello più buio della storia dell'Isola, bisogna ammettere che una parte cospicua del patrimonio culturale sardo ancora oggi rivela vincoli profondi di affinità e condivisione con quello della penisola iberica. L S MASU LA e Comune di Masullas a sua toria Predi Antiogu, arrettori de Masuddas Progetto territoriale di riscoperta dell’identità e sviluppo locale Periodo storico Aragonese - Spagnolo Donna Violante II Carroz, V contessa di Quirra, ed il suo rapporto con Masullas 1.323 d.C. - 1.720 d.C. D onna Violante II dimostrò in tante occasioni la sua particolare predilezione verso il territorio del Parte Montis, al punto che stabilì dimora nel castello di Barumeli, vicino ad Ales.Dispose del suo notevole patrimonio per elargire offerte e beneficenze sia per la costruzione della cattedrale di Ales ma anche a favore di alcune chiese di questo territorio, compresa la parrocchiale di Masullas, la cui complessa struttura venne probabilmente iniziata proprio nel periodo in cui donna Violante reggeva la contea di Quirra. Chiesa parrocchiale di Masullas. Stemma Mons. Brunengo vescovo di Ales (1663-1669) Il rapporto tra Donna Violante II Carroz e Masullas è sicuramente da far risalire alla favorevole considerazione che il nostro paese, da secoli, godeva da parte della Chiesa. Diversi storici hanno affermato, in più riprese, che “prima dell'unione ad Usellus la sede del Vescovo di Terralba si trovava trasferita a Masullas” (Giovanni Spano), che a Masullas “il Vescovo aveva una casa dove faceva residenza una parte dell'anno” (Alberto della Marmora), che “prima dell'unione fattane nel secolo XVI alla chiesa vescovile di Usellus, risiedevano i vescovi di Terralba nel villaggio di Masullas” (Giorgio Aleo, Giuseppe Manno). L'ultimo vescovo di Terralba fu mons. Giovanni Orient (che presumibilmente abitava a Masullas). Mons. Orient, ancor prima di diventare vescovo, aveva un legame molto stretto con la famiglia Carroz di Quirra ed era un assiduo frequentatore della loro residenza vicino a Cagliari presso il castello di San Michele. In occasione dell'incendio verificatosi nel citato castello nel dicembre 1468, in cui il conte Giacomo rimase gravemente ferito, il futuro vescovo Orient si trovava lì, assieme ad altri pochi nobili e familiari. Chiesa parrocchiale di Masullas. Stemma fam. Carroz Il primo vescovo della diocesi di Ales fu mons. Giovanni Sanna, che vantava solida amicizia con Donna Violante II e che si rafforzò ulteriormente nel momento in cui la contessa chiese ed ottenne, proprio da mons. Sanna, la riabilitazione dalla scomunica. Dal momento che nella sagrestia vecchia della nostra parrocchia, al centro della volta, è ben presente lo stemma del vescovo Andrea Sanna, fratello di mons. Giovanni Sanna ed a lui succeduto nel 1521, e che nei capitelli di una cappella laterale (realizzata attorno al 1665 vescovo di Ales mons. Brunengo -) è scolpito, in bella evidenza e ripetuto in diverse versioni, lo stemma dei Carroz di Quirra, tutto lascia supporre che Donna Violante II (o forse ancor prima il conte Giacomo) abbia disposto e fatto iniziare la realizzazione della chiesa intitolata alla Beata Vergine delle Grazie, concedendo lasciti e donazioni per gli interventi successivi. Vecchia sagrestia chiesa parrocchiale di Masullas. Stemma Mons. Andrea Sanna vescovo di Ales (1521-1554) OTTOBRE 2010 1 2 3 4 5 6 7 8 V S D L M M G V S. TERESA DI GESÙ BAMBINO SS. ANGELI CUSTODI SS. EDMONDO S. FRANCESCO D'ASSISI S. PLACIDO S. BRUNO ABATE B.V. MARIA DEL ROSARIO S. PELAGIA 9 10 11 12 13 14 15 16 S D L M M G V S SS. DIONIGI E C. S. DANIELE S. FIRMINO S. SERAFINO S. ROMOLO S. CALLISTO I S. TERESA D'AVILA S. EDWIGE 17 18 19 20 21 22 23 24 D L M M G V S D S. IGNAZIO D'ANTIOCHIA S. LUCA EVANGELISTA S. PAOLO DELLA CROCE S. MARIA BERTILLA BOSCARDIN S. ORSOLA S. DONATO DA FIESOLE S. GIOVANNI DA CAPESTRANO S. ANTONIO MARIA CLARET 25 26 27 28 29 30 31 L M M G V S D S. MINIATO S. EVARISTO S. FRUMENZIO SS. SIMONE E GIUDA S. ERMELINDA S. ALFONSO RODRIGUEZ S. QUINTINO L S MASU LA Comune di Masullas e a sua toria Predi Antiogu, arrettori de Masuddas Progetto territoriale di riscoperta dell’identità e sviluppo locale Periodo storico Il feudalesimo sardo e lo “stato” di Quirra Inquadramento storico generale Come detto in precedenza, il 4 aprile 1297 con la bolla “Super reges et regna” papa Bonifacio VIII concedeva in “feudo perpetuo” il Regno di Sardegna e Corsica a Giacomo II il Giusto, re d'Aragona e Valenza e Conte di Barcellona. Per il nuovo re l'investitura comportava la conquista dell'Isola che decise di avviare solo nel giugno 1323 con l'invio delle truppe al seguito dell'infante Alfonso. I Carroz, importante famiglia valenzana, contribuirono a questa operazione militare con il comando delle forze di mare affidate all'ammiraglio Francesco. Fu costui, insieme al figlio Berengario I, ad iniziare la conquista dell'Isola e l'accorpamento di quei territori che poi vennero uniti sotto il nome di feudo di Quirra. Le prime acquisizioni territoriali infeudate a Francesco Carroz il 10 maggio 1324 sono il Giudicato d'Ogliastra, cui si aggiunsero successivamente i territori confinanti. Nel 1335 risulta che Francesco Carroz- nominato Governatore Generale dell'Isola -, oltre l'Ogliastra, avesse sotto il suo dominio anche la curatoria di Quirra assieme a quelle di Colostrai e del Sarrabus, che passarono a suo figlio Berengario I, già capitano del “regne de Caller” nonché signore del Castello di San Michele, nei pressi di Cagliari, che divenne la sede principale dei conti di Quirra e considerato, sul piano sociale, una delle residenze più importanti di tutta la Sardegna. Berengario I ampliò notevolmente i possedimenti feudali, anche grazie ai due matrimoni con importanti nobildonne spagnole, ed avrà un unico figlio, suo omonimo, Berengario II. Il 20 luglio 1363 il re Pietro IV concede a Berengario II il titolo di conte di Quirra, oltre ad altri diplomi ed ulteriori possedimenti territoriali. Lo stesso Beregngario II lasciò sei figli illegittimi e una sola legittima, Violante, avuta da una signora anonima, alla quale, nel 1383, venivano riconosciuti l'eredità della contea di Quirra. Violante I andò in sposa a Ponzio di Senesterra, morto prematuramente, e dal secondo matrimonio con Giacomo Bertran, ebbe Berengario III, a cui andò il cospicuo patrimonio della madre. Berengario III, terzo conte di Quirra, ricoprì alcune delle più alte cariche civili e militari del regno: oltrechè viceré di Sardegna, fu capitano di guerra e combattè, al fianco di Martino il Giovane la battaglia di Sanluri, che segnò la disfatta delle truppe del Giudicato di Arborea. Proprio per questi meriti, il re gli infeudo altri vasti e ricchi territori. Dal matrimonio con Eleonora Manrique, nel 1414, ebbe in dote dal sovrano Ferdinando le contrade di Parte Montis, Parte Bonorcili e Parte Usellus. Da questo momento Masullas, già facente parte della curatoria o encontrada del Parte Montis, condivise per intero le vicende dello “stato di Quirra” sino alla soppressione dei feudi, 1839 avvenuta nel 1839. Eleonora rimase vedova nel 1427 ma curò con zelo i territori e gli interessi della famiglia fino alla maggiore età di Giacomo, il maschio dei suoi figli, che ereditò il titolo e i territori della contea di Quirra. Giacomo si sposò con Violante, figlia d'Aymerich de Centelles , e fu nominato viceré di Sardegna dal 1452 al 1454, situazioni, queste, che gli permisero di allargare ancora i confini della contea di Quirra. A poco più di un secolo dal loro arrivo in Sardegna, i conti possedevano tutta la fascia orientale dell'ex Giudicato di Cagliari, comprendente il Giudicato d'Ogliastra, la contea di Quirra, l'incontrada del Sarrabus; a est le baronie di Parte Montis, Parte Usellus e Parte Bonorzoli; a sud la baronia di San Michele e di Pula a cui vanno aggiunti, in diverse zone dell'Isola, i villaggi di Uta e di Assemini, le ville di Oliena, Arbus, Guspini e San Gavino, e alcuni diritti sulla contea di Marmilla e la baronia di Monreale. In seguito ad un incendio scoppiato nel suo castello di San Michele verso il Natale del 1468, il conte Giacomo rimase gravemente ferito e per questo dispose le sue ultime volontà nel suo testamento eleggendo sua erede universale la figlia Violante II. A Violante II Carroz, V contessa di Quirra, personalità complessa ma affascinante e molto vicina alle vicende del nostro territorio, viene dedicato in questo lavoro apposito approfondimento. Donna Violante II, figlia di Giacomo Carroz e di Violante Centelles, nacque nel 1456 e, già orfana della madre a soli tre anni, alla morte del padre avvenuta il 2 gennaio del 1469 ereditò il vasto e ricco patrimonio della contea di Quirra, la cui amministrazione venne affidata a tre tutori: il viceré di Sardegna Nicola Carroz, Martì Aymerich e Simò Roig. Subito dopo Nicola Carroz pensò bene di unire in matrimonio Donna Violante II, appena tredicenne, col proprio figlio Dalmazio, un giovane che neppure conosceva, sebbene si trattasse di un suo cugino. Dalmazio, dopo aver partecipato assieme al padre alla battaglia di Macomer contro gli Arborea nel maggio del 1478, di lì a poco morì, ancora molto giovane, senza lasciare eredi. Sempre verso la fine del 1478 venne a mancare anche Nicola Carroz. Violante II, rimasta vedova e senza tutore, acquistò maggiore libertà e, a meno di un anno dalla morte di Dalmazio, si risposa con Filippo Castro So, figlio di Guglielmo Ramon di Castro So e di Stefania Carroz d'Arborea, sorella di Nicola Carroz. Dopo breve tempo la vita di Violante fu nuovamente sconvolta: nel 1482 morì il suo secondo marito, che le lasciava due figli, Giacomo e Filippo, e tutte le preoccupazioni di ordine economico, oltre una complicata situazione giudiziaria intentata dai familiari. Un episodio che ha reso tristemente famosa Donna Violante II, sino ai giorni nostri, è il motivo del suo arresto avvenuto il 10 agosto 1509. La contessa venne fatta imprigionare a Cagliari per il fatto di aver fatto impiccare, per mano di un suo ufficiale di Parte Montis, nella sua casa di Ales, un sacerdote di nome Giovanni Castangia, il cappellano di Bonorcili, suo padre spirituale, si dice, e suo confessore. Venne anche scomunicata dalla Chiesa. La fantasia popolare si è sbizzarrita circa la causa che spinse Donna Violante II ad infliggere al prete Castangia una così grave punizione. Sono diverse le ipotesi che vengono fatte per giustificare il delitto: la prima è quella di un innamoramento, non corrisposto, della contessa nei confronti del suo confessore; qualcuno dice anche che prete Castangia avesse rivelato un segreto avuto in confessione da Donna Violante. Altri ancora ipotizzano che esistesse una relazione molto passionale tra Donna Violante ed il sacerdote Castangia e che quest'ultimo, preso da scrupoli di coscienza, si tolse la vita. Donna Violante si rivolse al re ed ottenne la remissione il 2 marzo 1510. Venne anche sgravata dalla scomunica dal Vescovo di Ales. I Carroz si estinsero nel 1510 con la contessa Violante II, la cui morte si fa risalire alla fine del mese di dicembre, che nominò erede universale di tutti i suoi beni il nipote Guglielmo Raimondo CENTELLES y Carroz. Alla sua morte, avvenuta nel 1565, questi lasciò il feudo al figlio Luigi Centelles y Carroz che morì senza discendenza diretta. Si accese una causa che fu vinta da Gioacchino Centelles, dal quale il titolo e possedimenti passarono alla figlia Alemanda Centelles y Carroz e, quindi, alla sua morte avvenuta il 25 luglio 1607, al marito Cristoforo Centelles. Nel frattempo il 31 dicembre del 1604 la contea di Quirra venne elevata dal re Filippo III a marchesato. Cristoforo Centelles, sposatosi con Geronima Calatyud, nominò erede il figlio Gioacchino II Centelles y Carroz che, ultimo della famiglia Centelles y Carroz, morì il 27 novembre 1674. La storia del marchesato di Quirra continua in maniera abbastanza travagliata e con continui cambi di possesso, per la maggior parte derivanti da complesse ed intrecciate cause giudiziarie tra i nobili spagnoli che caratterizzeranno la sua incertezza possessoria fino alla sua devoluzione allo Stato. Il marchesato di Quirra, e quindi anche Masullas, venne quindi in possesso di Pasquale Francesco BORGIA duca di Gandia, alla cui morte subentrò il figlio Luigi Borgia, sino al 1726, anno in cui lo stato di Quirra venne in possesso di Giuseppe CATALA' y Valeriola. Gli subentrò il figlio Gioacchino e a questi, nel 1734, il figlio Vincenzo e, successivamente nel 1766, la figlia Giuseppa Domina Català y Valeriola (ultima titolare di questa famiglia). Nel 1798 il marchesato fu assegnato a Filippo Carlo OSORIO Castelvì, VI conte di Cervellon, che morì il 23 ottobre 1815. Il figlio Filippo Maria gli succedette fino al 1839, quando furono avviate le procedure per il riscatto e l'abolizione del feudo. Il feudo di Quirra, del cui castello esistono ancora imponenti ruderi nel paese di Villaputzu, è stato sicuramente il più importante feudo dell'Isola assegnato ad una famiglia spagnola. Al momento del riscatto dei feudi, lo spagnolo Don Filippo Maria Osorio era in possesso dei seguenti territori: il giudicato di Ogliastra; il dipartimento del Sarrabus; la baronia di San Michele; la baronia di Pula; la baronia di Uras; la baronia di Monreale; la contrada di Parte Montis (Forru, Gonnoscodina, Gonnostramatza, Masullas, Mogoro, Morgongiori, Pompu, Siris, Simala); la contrada di Parte Usellus; la contrada di Marmilla. L S MASU LA e Comune di Masullas a sua toria Predi Antiogu, arrettori de Masuddas Progetto territoriale di riscoperta dell’identità e sviluppo locale Periodo storico Regno di Sardegna 1.720 d.C. - 1.861 d.C. C on Regio Editto del 15 maggio 1738 furono istituite nelle città e nelle maggiori ville sarde le Tappe d'Insinuazione, importanti organismi con funzioni corrispondenti agli Uffici del Registro dei giorni nostri. Oltre che nelle città regie di Cagliari, Sassari, Alghero, Bosa, Oristano ed Iglesias, in tutta la Sardegna vennero istituite solamente altre undici Tappe d'Insinuazione, ed esattamente a Tempio, Ozieri, Ghilarza, Mandas, Nurri, Lanusei, Sorgono, Nuoro, Cuglieri, Oliena e MASULLAS. La scelta di Masullas quale sede di una Tappa d'Insinuazione dimostra il forte ruolo economico e politico e la notevole considerazione che il nostro paese riscuoteva in quel periodo presso l'amministrazione sabauda. La sede di questo importante ufficio fu individuata presso gli stessi locali della Curia baronale in piazza San Leonardo. Il Regno Sabaudo diede molto rilievo a queste istituzioni (Curia baronale e Tappa d'Insinuazione), al punto che aveva stabilito dei severi controlli periodici da parte di funzionari pubblici. La frequente presenza di questi controllori anche a Masullas aveva favorito, probabilmente, l'arrivo di importanti nuove famiglie, fra le quali i Sepulveda (provenienti da Cagliari/Villacidro) e la famiglia di Giovanni Battista Messina (facoltoso commerciante torinese che, trasferitosi a Masullas, fece notevoli investimenti in terreni e fabbricati, costruendo, tra l'altro, anche il Palazzo Messina, attuale Casa Salis). Il primo Sepulveda arrivò a Masullas nel 1736, si chiamava Don Leon e sposò Donna Giuseppa Cony, figlia di Don Nicola. Tra i discendenti dei Sepulveda figura un altro Leon, personaggio duro e temuto, vissuto nel primo Ottocento. Da allora, sino ad oggi, Don Leon è sicuramente la figura storica che si è meglio radicata nella memoria dei masullesi al punto che, ancora oggi, il nome di Don Leon evoca la classica figura del ricco dominatore spagnolo, avvolto da storie oscure fatte di misteri, soprusi, inganni, gallerie, sotterranei, prigioni, etc., svoltesi attorno all'altrettanto suggestivo “dominariu” ubicato di fronte alla chiesa di San Leonardo. Busto di don Leon Sepulveda II rinvenuto nell’antica residenza della famiglia Cony in piazza San Leonardo a Masullas. (per gentile concessione della famiglia Cau) Nel 1744 venne costituito anche a Masullas il Monte di Soccorso (Monte Granatico e Monte Nummario), la cui sede era nei locali che ora ospitano la filiale del Banco di Sardegna. Nel 1767 il fondo in grano del Monte Granatico, assegnato per sopperire alle esigenze di semina degli agricoltori, fu di 1147 starelli. La dotazione per far fronte alle esigenze finanziarie della popolazione (Monte Nummario), sia per acquisto degli attrezzi che per animali da lavoro, era invece di 1250 lire. Sede della Curia Baronale e della Tappa d’Insinuazione ubicata nella piazza di San Leonardo a Masullas NOVEMBRE 2010 1 2 3 4 5 6 7 8 L M M G V S D L TUTTI I SANTI COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI S. SILVIA S. CARLO BORROMEO SS. ELISABETTA E ZACCARIA S. SEVERO S. ERNESTO S. GOFFREDO DI AMIENS 9 10 11 12 13 14 15 16 M M G V S D L M S. TEODORO S. LEONE MAGNO S. MARTINO DI TOURS S. GIOSAFAT S. DIEGO S. GIOCONDO S. ALBERTO MAGNO S. MARGHERITA DI SCOZIA 17 18 19 20 21 22 23 24 M G V S D L M M S. EUGENIO DED. BAS. SS. PIETRO E PAOLO S. FAUSTO S. BENIGNO CRISTO RE S. CECILIA S. CLEMENTE I S. FLORA 25 26 27 28 29 30 G V S D L M S. CATERINA D'ALESSANDRIA S. CORRADO S. VIRGILIO I DI AVVENTO S. SATURNINO S. ANDREA APOSTOLO L S MASU LA e Comune di Masullas a sua toria Predi Antiogu, arrettori de Masuddas Progetto territoriale di riscoperta dell’identità e sviluppo locale Periodo storico Regno di Sardegna Inquadramento storico generale Nel 1700 Carlo II di Spagna morì senza lasciare eredi e gli successe Filippo D'Angiò, nipote del re di Francia Luigi XIV, col nome di Filippo V. A questa successione si oppose l'imperatore d'Austria che avanzò la candidatura di Carlo D'Asburgo. Si aprì così una controversia tra la Francia e l'impero d'Austria - la guerra di Secessione Spagnola - che si protrasse sino al 1714. Anche la Sardegna subì le conseguenze della guerra, passando nel giro di pochi anni dall'uno all'altro dei contendenti. Nel 1708 l'imperatore d'Austria occupò Cagliari insediandovi un suo vicerè ed affermando la sua autorità sulla Sardegna. Nel 1713/14, con i trattati di pace di Utrecht e Rastadt, la guerra di Secessione Spagnola ebbe termine col riconoscimento di Filippo V come re di Spagna ma col passaggio all'Austria di gran parte dei territori italiani già appartenenti alla Spagna, compresa la Sardegna. Dopo alterne vicissitudini la Sardegna, col trattato di Londra del 1720, venne ceduta a Vittorio Amedeo II di Savoia, che acquistò il titolo di “re di Sardegna”. Ebbe così inizio il lungo periodo di governo piemontese sulla Sardegna, che si protrasse sino al 1861, quando il Regno di Sardegna si trasformò in Regno d'Italia. In quel periodo d'incertezza politica, il territorio dell'Isola rimase senza controllo: uno stato di cose che diede via libera al banditismo e alla criminalità rurale. La popolazione della Sardegna versava in uno stato di miseria diffusa e i problemi erano tali e tanti che il governo sabaudo sperò per qualche tempo di cedere l'Isola in cambio di altro possedimento. Nella seconda metà del XVIII secolo l'atteggiamento politico dei Savoia cambiò. Il nuovo re, Carlo Emanuele III, considerò definitivo il possesso della Sardegna e manifestò perciò un impegno nuovo, indirizzato a modificare le condizioni dell'Isola sul piano sia economico che sociale. A questa spinta riformatrice diede un notevole contributo l'azione del conte Gian Lorenzo Bogino (uomo di grande rigore e precisione, rimasto bene impresso nella memoria collettiva dei sardi al punto che, ancora oggi, si esclama: Anca ti currat su Buginu! Buginu!) cui fu affidata nel 1759 la direzione politica di tutti gli affari riguardanti la Sardegna. Egli, con la riforma dei Consigli Comunitativi (editto del 24 settembre 1771), affidò l'amministrazione dei Comuni ai rappresentanti della popolazione escludendone i feudatari, al fine di contrapporsi al loro potere e di limitarne gli abusi. Nel settore dell'istruzione si procedette alla riorganizzazione degli studi universitari e delle scuole secondarie. Nel 1760 si stabilì l'obbligo dell'uso della lingua italiana, che avrebbe dovuto sostituire lo spagnolo nelle scuole e negli atti ufficiali. Nel 1764 fu rifondata l'Università di Cagliari e l'anno dopo quella di Sassari, entrambe create nel corso del Seicento, sotto Filippo III, e che, dopo un periodo di sviluppo, erano andate decadendo. Tutti questi interventi per modernizzare la vita economica sociale e culturale dell'Isola non bastarono: l'arretratezza era dovuta sia alla gestione comunitaria della terra, che limitava la possibilità di innovazioni tecniche e miglioramenti agrari, sia alla presenza opprimente della feudalità. Su questi aspetti non ci fu alcun intervento del governo sabaudo che non mostrò una volontà decisa di riformare la società isolana. In questa situazione di povertà e malcontento maturò in Sardegna un movimento di rivolta: per la prima volta dopo secoli le popolazioni rurali e urbane decisero di lottare per conquistare condizioni di vita migliori. Nel 1789 numerosi villaggi insorsero rifiutandosi di pagare i tributi feudali e costringendo le autorità ad intervenire con la forza per riportare l'ordine e per difendere gli interessi dei feudatari. Il movimento di proteste continuò negli anni novanta, anche per effetto della Rivoluzione Francese. In questa situazione emerse la personalità di Giovanni Maria Angioy che assunse il ruolo di guida contro il feudalesimo e i Piemontesi. Ma nel 1796 Giovanni Maria Angioy fu sconfitto e per evitare l'arresto raggiunse la Francia, dove morì esule. Le rivolte nonostante questa sconfitta non terminarono e la repressione dei Piemontesi fu sanguinosa: molti furono i morti e moltissimi gli arresti. La parentesi rivoluzionaria sarda era chiusa, ritornarono il potere baronale, le carestie e i gravosi carichi fiscali. La situazione di crisi economica continuò, legata soprattutto all'arretratezza dell'agricoltura sarda. Nel 1820 il Piemonte emanò l'Editto delle Chiudende, che autorizzava la chiusura, con siepi o muri, dei terreni ponendo le basi per la costituzione della proprietà privata. Si cercò così di stimolare la formazione di una classe di piccoli e medi proprietari terrieri in grado di migliorare i sistemi produttivi e, nel contempo, in grado di opporsi alla forza ed agli abusi dei feudatari. Tuttavia le operazioni di chiusura avvennero in modo affrettato e spesso illegale, a danno dei piccoli contadini che non avevano i mezzi per costruire siepi o muri di divisione e dovettero subire quindi gli abusi dei proprietari più grossi. Anche i pastori furono danneggiati da questo sistema di chiusure poiché videro notevolmente limitati gli spazi aperti e destinati al pascolo. Sotto il regno di Carlo Alberto, ci fu l'abolizione del feudalesimo (Carta Reale del 14 dicembre 1839) ma il sovrano non volle scontentare la nobiltà feudale: decise, infatti, che i nobili fossero ripagati dalla perdita delle rendite feudali con un "riscatto", un compenso che fu addebitato alle comunità rurali, che dovettero quindi pagare a caro prezzo la loro libertà. L S MASU LA e Comune di Masullas a sua toria Predi Antiogu, arrettori de Masuddas Progetto territoriale di riscoperta dell’identità e sviluppo locale Periodo storico Regno d’Italia 1861 d.C. A nche il paese di Masullas si presenta a questo storico appuntamento, nel 1861, con una situazione economica e sociale non molto differente da quella regionale. La proprietà privata continua ad avere difficoltà a maturare ed a proporsi in quanto la componente nobile ed ecclesiastica, seppure in una fase di ridimensionamento, ha sempre un peso dominante nell'economia rurale di Masullas. Mentre le antiche famiglie aristocratiche di Masullas (Cony, Floris, Sepulveda, Paderi, Pinna, etc.), a causa delle vicissitudini familiari, stanno perdendo quella posizione dominante che hanno avuto per lungo tempo, si sta affacciando una nuova generazione di nobili, anche grazie alle alleanze matrimoniali con i primi, che per i lustri a venire occuperanno un ruolo notevole nel contesto sociale di Masullas (famiglie Diana, Salis, Dedoni). Nel 1861 a Masullas era in attività lo “speziale”, figura corrispondente all'attuale farmacista, il cui titolare si chiamava Luigi Murgia, nato a Masullas il 28 settembre 1818, figlio di Serapio Murgia (più volte Sindaco e amministratore comunale) e di Paulica Pinna. Le altre professioni esistenti nel nostro paese, oltre ai contadini, pastori e muratori, erano le seguenti: 2 notai, 2 avvocati, 2 medici chirurghi, 2 flebotomi, 4 negozianti, 1 conciatore, 2 scarpari, 5 sarti, 2 falegnami, 1 bottaio, 3 fabbri, 1 carpentiere. Le complesse vicende storiche collegate all'unificazione dello stato italiano, videro in prima linea anche un nostro illustre concittadino: FELICE PINNA, nato a Masullas il 16 dicembre 1819. Il padre di Felice era l'avvocato masullese Demetrio Pinna, coniugato in seconde nozze con Donna Rosa Sepulveda, figlia del citato Don Leon Sepulveda. Felice, una volta laureatosi a Cagliari, iniziò la pratica forense ad Oristano e, una volta inseritosi nell'amministrazione del Regno d'Italia, fece una luminosa carriera in ruoli di assoluta importanza all'interno della Polizia. Lo troviamo protagonista, infatti, nel 1861 a Bologna, in qualità di Questore, nella lotta contro una pericolosa associazione criminale di tipo mafioso, suddivisa in vere e proprie cosche chiamate in gergo “balle”. Carta topografica del centro abitato di Masullas risalente alla metà dell’Ottocento alla morte avvenuta il 21 aprile 1867). Vice parroco era don Battista Concu, nato a Masullas l'8 marzo 1823, che divenne vicario di Masullas alla morte di don Serru. Nel 1865 Felice Pinna, con fama di uomo energico e abile, venne incaricato di comandare la questura di Palermo, dove erano maggiormente esplosi i disordini e le sommosse siciliane contro il nuovo Stato italiano. Felice, anche con l'aiuto di una spedizione guidata dal generale Raffaele Cadorna, salvò la situazione, guadagnandosi l'elogio e la benemerenza dei regnanti. Sindaco di Masullas, nel 1861, era Ludovico Concas (medico chirurgo) mentre i componenti il Consiglio Comunale erano Francesco Puxeddu (notaio), Giuseppe Raimondo Biancu (notaio), Don Efisio Paderi, Giuseppe Piras, Stanislao Steri, Luigi Murgia, Faustino Pinna, Don Vincenzo Sanna, Don Giuseppe Salis, certo R. Maccioni, l'avvocato Cancedda, Don Sisinnio Paderi, Don Battista Sanna, Giovanni Troncia. Rientrato a Masullas, Felice Pinna vi morì il 28 gennaio 1890. Dal punto di vista amministrativo, Masullas fu inclusa nel 1821 nella provincia di Oristano e, dal 1848, quando venne riorganizzata l'Isola, entrò a far parte della divisione amministrativa di Cagliari. Il primo censimento ufficiale della popolazione italiana, risalente proprio al 1861, fece registrare per Masullas 1071 abitanti. Nello stesso anno si contarono 40 morti, 42 nati e 8 matrimoni. In quegli anni il vescovo della diocesi di Ales era Mons. Pietro Vargiu (1843Vecchio 1866).Comune A Masullas vicario parrocchiale era don Ignazio Serru (dal 1835 fino DICEMBRE 2010 1 2 3 4 5 6 7 8 M G V S D L M M S. ELIGIO S. BIBIANA S. FRANCESCO SAVERIO S. GIOVANNI DAMASCENO II DI AVVENTO S. NICOLA DI BARI S. AMBROGIO B.V. IMMACOLATA 9 10 11 12 13 14 15 16 G V S D L M M G S. SIRO B.V. MARIA DI LORETO S. DAMASO I III DI AVVENTO S. LUCIA S. GIOVANNI DELLA CROCE S. VALERIANO S. ADELAIDE 17 18 19 20 21 22 23 24 V S D L M M G V S. LAZZARO S. GRAZIANO IV DI AVVENTO S. LIBERATO S. PIETRO CANISIO S. MADDALENA S. GIOVANNI DI KETY S. TERSILIA 25 26 27 28 29 30 31 S D L M M G V NATALE DEL SIGNORE S. STEFANO S. GIOVANNI EVANGELISTA SS. INNOCENTI MARTIRI S. DAVIDE S. SAVINO DI ASSISI S. SILVESTRO I L S MASU LA Comune di Masullas e a sua toria Periodo storico Regno d’Italia Inquadramento storico generale Con l'operazione attraverso cui, nel 1847, il re Carlo Alberto, su richiesta della classi dirigenti sarde, unificò Piemonte e Sardegna sotto un'unica amministrazione (con rinuncia all' “autonomia” del Regnum Sardiniae e ai privilegi spagnoli), la nostra Isola ebbe modo di sperimentare, prima delle altre regioni italiane, le conseguenze nel bene e nel male di essere incorporata in una entità politica più forte, in grado di imporre leggi, istituti e modelli economici nuovi rispetto alla tradizione regionale. Allo stesso modo subì tutte le decisioni politiche e le vicende storiche che il regno sabaudo attraversò per raggiungere l'unità nazionale. La proclamazione del Regno d'Italia avvenne il 17 marzo 1861, quando s'insediò a Torino il nuovo Parlamento con Vittorio Emanuele II che assunse per sé e i suoi discendenti il titolo di re d'Italia, “per grazia di Dio e volontà della nazione”. Da questo momento la Sardegna da “sabauda” divenne “italiana”. Con l'inaugurazione del primo Parlamento nazionale, si apriva un periodo con molte difficoltà da affrontare: occorreva costruire un nuovo Stato, formato da regioni che per secoli avevano subito dominazioni straniere, con situazioni molto diverse dal punto di vista economico, sociale e culturale. La Sardegna affrontò questo salto nella storia contemporanea in una condizione veramente disastrosa: miseria del mondo contadino, analfabetismo imperante, scarsità della popolazione, povertà della produzione economica, insicurezza nelle campagne, malaria ed epidemie sempre presenti, brigantaggio inarrestabile. C'era in più l'handicap del mare ed i trasporti marittimi erano insufficienti e costosi. Il settore più sviluppato dell'economia sarda era quello minerario. Per la manodopera disoccupata delle campagne, le miniere rappresentavano una via di salvezza, un modo per sfuggire alla fame, anche se le condizioni di lavoro dei minatori erano durissime, gli orari pesanti, i salari molto bassi, le garanzie di sicurezza pressoché nulle. Portarono grande disagio l'istituzione del servizio militare obbligatorio, che sottraeva alle famiglie il prezioso aiuto dei figli maschi, e i pesanti tributi fiscali che gravavano soprattutto sui piccoli proprietari terrieri, ridotti sul lastrico. Le comunità rurali e le fasce di popolazione più povere furono ulteriormente danneggiate dalle scelte del governo nazionale relative ai terreni ademprivili. Questi terreni, utilizzati da contadini e pastori per far legna e raccogliere ghiande, furono infatti talora concessi ad imprese per lo sfruttamento delle risorse del bosco. A tutto questo è in parte ricollegabile l'aumento del banditismo e della criminalità nelle campagne. Molti banditi diventarono leggendari, suscitando tra le popolazioni rurali paura mista ad ammirazione. La reazione dello Stato fu repressiva e persino le popolazioni ne fecero le spese con rappresaglie e arresti che si susseguirono per molti anni. Il conflitto culturale tra le popolazioni rurali e lo Stato si fece più acuto. La speranza del governo sabaudo non portò, quindi, sostanziali cambiamenti: la Sardegna era in forte ritardo rispetto alle altre regioni italiane, soprattutto del Nord. Questa la situazione della Sardegna nel 1861. Oggi, con l'approssimarsi della ricorrenza del 150.mo anniversario dell'Unità d'Italia (2011), in piena crisi economica e finanziaria, sembra di essere tornati al punto zero dell'integrazione Nord-Sud, quello che fu il valore portante dell'Unità d'Italia, ma senza le speranze e le aspettative di 150 anni fa. Predi Antiogu, arrettori de Masuddas Progetto territoriale di riscoperta dell’identità e sviluppo locale