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L’età dell’energia The Age of Energy
Una Storia
Elettrica.
An Electric
History.
ARCHIVIO STORICO ENEL
Archivio Storico Enel
L’Archivio Storico custodisce la documentazione relativa alla storia dell’industria elettrica italiana
dalla fine dell’Ottocento e di quasi mezzo secolo di vita di Enel, da quando, con la nazionalizzazione
del 1962, oltre 1.270 aziende elettriche confluirono nell’allora ente nazionale per l’energia elettrica.
In principio la struttura del nuovo ente risentì dell’influenza delle più grandi e importanti imprese elettriche
esistenti all’epoca e, pur ispirandosi a criteri di gestione aderenti alla sua natura di ente pubblico economico,
di fatto riprese e proseguì l’attività delle precedenti imprese elettriche private di cui, naturalmente,
prese in carico i relativi archivi nonché il personale altamente qualificato: ingegneri, tecnici e maestranze
di prim’ordine.
Nel 1992, la Soprintendenza Archivistica per il Lazio dichiarò “di notevole interesse storico” tutta
la documentazione Enel, riconoscendo altresì “il complesso documentario come fonte di valore unico
e di incommensurabile interesse per la storia dell’energia elettrica e per la storia economica nazionale
e internazionale dagli inizi del secolo scorso in poi”.
Inaugurato a settembre 2008 in una sede unica, a Napoli, l'Archivio Storico Enel promuove iniziative
culturali e di studio e garantisce un'agevole consultazione sia con sistemi tradizionali che con l'ausilio
dell'inventariazione digitale, valorizzando la conoscenza del patrimonio storico documentale in una visione
dell'energia orientata al futuro.
The Historical Archive houses documents regarding the history of the Italian electricity industry since the end
of the nineteenth century, including the almost half a century that Enel has existed. Enel was established
in 1962, when more than 1,270 electricity companies were nationalized to become part of what at that time
was the Ente Nazionale per l’Energia Elettrica.
The structure of the new entity was influenced by the largest and most important electricity companies
of the time, and even though it was based on managerial criteria appropriate to its status
as a government-owned company, it actually continued the activity of the preceding private electricity
firms, whose related archives it naturally took charge of, as well as their highly skilled personnel:
engineers, technicians, and first-rate workers in general.
In 1992, the Soprintendenza Archivistica per il Lazio – the government agency that oversees archives
in the Lazio region – declared all of Enel’s documentation to be “of remarkable historical interest”,
acknowledging the “collection of documents as a source of unique value and incomparable interest
for the history of the electricity industry and Italian and international economic history from the beginning
of the twentieth century onwards.”
Brought together within a single building in Naples and inaugurated in September 2008, the Enel
Historical Archive promotes cultural and scholarly initiatives and facilitates consultation with digital
cataloguing as well as traditional systems, enhancing knowledge of our heritage of historical documents
for a forward-looking vision of power.
“È il fare quotidiano che caratterizza l’impegno e l’identità di ogni azienda e costituisce
il tratto distintivo della sua cultura. È per questa ragione che occorre dare voce
alla ricchezza di conoscenze, alla professionalità, all’innovazione, alla capacità
di trasformazione continua attraverso il racconto della propria storia industriale
che è cultura d’impresa. Senza di questa, l’azienda stessa rischierebbe di non essere
percepita nel suo reale valore di generare sviluppo per il Paese e per le generazioni future”.
Fulvio Conti
Amministratore Delegato e Direttore Generale Enel
“The identity of every company is characterized by its everyday operations, which are the lifeblood
of any company’s corporate culture. It is important to give a voice to the wealth of knowledge,
professionalism, innovation and an unceasing ability to move forwards by retelling the company’s
industrial history, which is the underlying corporate culture. Without this, a company runs the risk
of not being perceived for its true value: as a generator of advancement
for the nation and for its future generations.”
Fulvio Conti
Chief Executive Officer and General Manager, Enel
ARCHIVIO STORICO ENEL
via Ponte dei Granili, 24 - 80146 Napoli • tel. 081.3674213
Una Storia
Elettrica.
An Electric
History.
MONOGRAFIA DELL’ARCHIVIO STORICO ENEL
MONOGRAPH BY THE ENEL HISTORICAL ARCHIVE
2
Prefazione
Foreword
Paolo Andrea Colombo
Presidente Enel
Paolo Andrea Colombo
Chairman, Enel
Agli occhi degli studiosi e degli osservatori
dell’economia, la “storia elettrica” del nostro Paese
rappresenta una delle chiavi interpretative più efficaci
ed esaurienti. E questo vale non solo per il fascino
e la curiosità che accompagnano un’avventura
industriale a cavallo tra due secoli, ma anche per il
profondo significato che l’energia ha assunto come
fattore abilitante dello sviluppo industriale dell’Italia
post-bellica.
La conferma di questa affermazione è dispiegata
all’interno di questa monografia che con le parole
e le immagini scandisce le tappe di un percorso nel
quale un’intera comunità si è ritrovata ad essere
“attore” protagonista accanto alle istituzioni preposte
alla politica industriale. Sarebbe quindi sbagliato
attribuire soltanto ai governi e alle loro decisioni il ruolo
che l’energia ha svolto per far crescere il tessuto sociale
ed economico del Paese. Certo, alcuni passaggi storici
come la nazionalizzazione del 1962 e la liberalizzazione
del mercato elettrico del 1996, sono avvenuti per un
preciso – e in certi momenti controverso – dibattito
tra poteri contrapposti.
Ma un’analisi corretta e rispettosa della verità non può
ignorare che intorno alla dialettica degli interessi, si è
fatto sempre più prorompente il desiderio di modernità
espresso da un popolo laborioso che operava per
conquistare traguardi civili sempre più consistenti. Solo
così si può spiegare la lunga pagina aperta ancor prima
degli anni Sessanta con l’impeto e la volontà di
ricostruire un Paese che aveva ripreso a credere nello
sviluppo.
In questa ottica l’energia – considerata sempre come un
mezzo – è diventata il volano indispensabile non solo per
rilanciare l’intero apparato industriale, ma anche per
colmare il divario tra la parte più avanzata del Paese e il
Mezzogiorno. L’eloquenza delle cifre è chiara e dimostra
che l’elettrificazione rurale e l’incremento dei consumi
domestici hanno contribuito in maniera decisiva a ridurre
le disparità territoriali tra il nord e il sud del Paese.
Che questa fosse una scelta di civiltà e di progresso
l’avevano capito benissimo i più autorevoli
meridionalisti come Pasquale Saraceno e come tutti
coloro che si adoperarono per la nazionalizzazione. La
successiva introduzione sulla scena industriale di un
soggetto imprenditoriale forte e unitario come Enel si
può quindi considerare a pieno titolo uno snodo
fondamentale per l’intera società. Qualcosa di più di un
fattore di modernizzazione; una svolta strategica di
efficienza realizzata con un modello d’impresa
all’altezza delle sfide internazionali.
Una svolta strategica che consente a Enel e agli oltre
74 mila addetti operanti in Italia e in 40 Paesi, di
lavorare per costruire un nuovo futuro all’insegna di
un’elettricità sempre più accessibile a livello globale,
sempre più innovativa e sempre più sostenibile. Un
futuro di crescita “sostenibile” e di competitività che
apre nuovi capitoli nella “storia elettrica” dell’Italia e
del mondo.
Italy’s “electrical history” is one of the most effective
and exhaustive tools for interpretation available to
scholars and economists of the country. The appeal
goes beyond fascination and curiosity for an
industrial adventure that straddled two centuries to
the underlying meaning that energy has taken on as
an enabling factor in Italy’s post-war industrial
development.
Proof of this assertion may abundantly be found in
this monograph, whose words and images map out
the various stages of a path followed by the entire
community, in which everyone had a lead role to play,
along with Italy’s industrial policy-related institutions.
It is erroneous solely to attribute the role energy has
played in advancing Italy’s social and economic fabric
to governments and their decisions. That said, specific
historic events such as nationalization in 1962 and
liberalization of the electricity market in 1996 were
the result of specific debates between opposing
powers, and were not without controversy.
However, a fair and respectful analysis of the truth
cannot fail to concede that as well as this dialectic
between clashing interests, a desire for modern living
manifested by a hard-working populace became
increasingly prominent, leading to ever-greater
societal achievements being conquered. This is the
only way to explain a long chapter that began before
the ’60s, providing the drive and desire to reconstruct
a nation whose belief in growth had been restored.
Power was a vital driver and vehicle not just of
getting the nation’s entire industrial apparatus
working again, it also reduced the gap between the
more advanced parts of the country and its
southern regions. The figures speak for themselves:
rural electrification and ever-increasing household
consumption made a key contribution to
reducing territorial inequalities between Italy’s
North and South.
Leading champions of Italy’s South like Pasquale
Saraceno fully understood that this was a choice in
favour of civilization and progress – an opinion shared
by all the people who made nationalization a reality.
The subsequent emergence of Enel, a strong and
unified enterprise on Italy’s industrial scene, must be
seen as a key stepping stone for Italian society as a
whole. It achieved more than mere modernization: it
provided a strategic turning point in efficiency,
implemented through a business model capable of
rising to meet international challenges.
This strategic turning point has enabled Enel and the
74,000-plus people who work for the company in
Italy and forty other nations to work together and
forge a new future based on electricity being
increasingly accessible at a global level, increasingly
cutting-edge, and increasingly sustainable. The
future is one of “sustainable” growth and
competitiveness, as we prepare to write the next
chapters of Italy and the world’s “electrical history”.
3
Indice
2 Prefazione di Paolo Andrea Colombo
Table of Contents
2 Foreword by Paolo Andrea Colombo
UNA STORIA ELETTRICA
di Giovanni Paoloni
6 Introduzione
12
20
26
31
38
Dalla curiosità alle prime applicazioni
Alcuni pionieri
Le prime applicazioni
Invenzioni elettriche: gioie e dolori della nuova Italia
L’elettricità in bella mostra
Elettricità e città
45
51
58
65
72
77
La conquista della forza
Alle origini del sistema elettrico italiano
Il carbone bianco
Elettricità e sviluppo
Alla conquista dell’Italia
Una sfida difficile
Cavi e turbine
AN ELECTRIC HISTORY
by Giovanni Paoloni
6 Introduction
12
20
26
31
38
From Curiosity to Early Applications
Some of the Pioneers
The Earliest Applications
Electric Inventions: Ups and Downs in Newly-united Italy
Electricity on Show
Electricity and Cities
45
51
58
65
72
77
The Conquering of Power
The Origins of Italy’s Electric System
White Coal
Electricity and Development
Conquering Italy
The Great Challenge
Cables and Turbines
5
82
92
102
107
113
119
125
133
138
144
150
L’avvento dei sistemi elettrici regionali
Acqua, politica e sviluppo
I bacini alpini e il triangolo industriale
Forze idrauliche e forze endogene
Dagli Appennini alle isole
L’elettrificazione ferroviaria
L’industria elettrotecnica tra le due guerre,
fra cartelli e autarchia
Dall’acqua al petrolio
Le centrali idroelettriche nella tradizione italiana
Idroelettrico? Sì, ma...
Alla ricerca di nuove fonti
Energia per il “miracolo economico”
La questione nucleare
82
92
102
107
113
118
125
132
138
144
150
Regional Electrical Systems: the Early Years
Water, Politics and Development
Alpine Basins and the Industrial Triangle
Hydro Power and Endogenous Power
From the Apennines to the Islands
Electrification of the Railways
The Electrical Engineering Industry
between the Wars: Cartels and Autarky
From Water to Oil
Hydroelectric Power Stations: the Italian Tradition
Hydroelectrics? Yes, but...
Seeking out New Sources of Energy
Powering up Italy’s “Economic Miracle”
The Nuclear Question
Cinquant’anni di Enel
158 Energia, consumi e sviluppo: la nazionalizzazione
166 L’Enel e il problema delle fonti di energia
172 Sboom! Dall’austerità
al consumo responsabile
180 L’Enel e la ricerca industriale
187 Oltre la nazionalizzazione
Fifty Years of Enel
158 Energy, Consumption and Development: Nationalization
166 Enel and Energy Sourcing Issues
172 After the Boom… From Austerity
to Responsible Consumption
180 Enel and Industrial Research
187 Beyond Nationalization
192 Conclusioni
192 Conclusions
198 Note
198 Notes
Una storia
elettrica.
Introduzione
Il contributo italiano alle varie fasi di quell’impresa
internazionale che è lo sviluppo della produzione e
dell’impiego di energia elettrica merita di essere
conosciuto. Sul sistema elettrico italiano hanno
pesato, peraltro, legami talmente stretti con la storia
economica e politica del Paese da far sì che fino alla
fine degli anni Ottanta del secolo scorso ogni
ricostruzione del suo passato fosse gravata dal
vincolo dell’attualità politica, e condizionata da
qualche aspetto del dibattito pubblico del momento.
Le vicende dell’industria elettrica italiana sono infatti
6
An Electric
History.
Introduction
Italy’s contribution to the various different stages
of international electricity generation
development and use deserves to be more widely
known. So closely is Italy’s electricity system
bound up with the nation’s economic and
political history that until the 1980s no
reconstruction of its history was undertaken
without being coloured by the politics of the day,
conditioned by one aspect or another of public
debate. For decades, opposing viewpoints clashed
over important events in Italy’s electricity industry.
Una storia elettrica
An Electric History
un campo sul quale si sono confrontati per decenni
diversi punti di vista. D’altra parte non è possibile,
proprio per la sua natura e per la sua importanza,
slegare quella storia e l’attualità che ne discende
dalle opinioni degli autori su temi cruciali della storia
economica e politica dell’Italia: dal rapporto fra Stato
e iniziativa privata, al ruolo della mano pubblica
nell’economia del Paese, alla funzione dei servizi e
delle infrastrutture di rete nello sviluppo sociale
dell’Italia, fino alla valutazione positiva o negativa
dell’esperienza di governo del centrosinistra storico e
del ruolo che in differenti fasi politiche hanno avuto
partiti e personalità dell’Italia repubblicana.
8
Fin dalle origini, al volgere tra XIX e XX secolo,
l’elettrificazione urbana è stata il perno su cui ha
ruotato il dibattito politico che ha accompagnato il
varo della legge del 1903 sulle municipalizzazioni.
Sono noti inoltre i contrasti che prima, durante e
dopo la Prima guerra mondiale hanno opposto i
maggiori gruppi finanziari e industriali del Paese
nello sviluppo del settore idroelettrico (propiziato
dal riscatto delle convenzioni ferroviarie nel 1905):
un settore che rendeva possibile il superamento dei
gravi vincoli energetici che limitavano la crescita del
sistema industriale italiano, e col progetto elettroirriguo di Francesco Saverio Nitti aveva dato un
contributo di rilievo all’infrastrutturazione delle
aree più deboli della penisola.
Con l’accomodamento raggiunto fra i vari
contendenti gli “elettrici” divengono il più forte
gruppo di pressione sulla politica economica del
governo fascista, ma anche il primo a essere posto
sotto tutela all’indomani della grande crisi
Owing to its nature and importance, it has been
impossible to disassociate the industry’s heritage
and present-day configuration from authors’
opinions on key issues concerning Italy’s
economic and political history: from the
relationship between the State and private
ventures to the role of the public sector in the
country’s economy; the function of network
services and infrastructure in Italy’s social
development right through to a positive or
negative assessment of government by Italy’s
traditional centre-left, not to mention the role
played by parties and leading figures in
Republican Italy during different political phases.
Since its earliest days at the turn of the twentieth
century, urban electrification was a hub around
which political debate raged prior to
promulgation of the 1903 Municipalization Act.
The country’s largest financial and industrial
groups fought over development of the
hydroelectric industry before, during and after
the First World War (favoured by railway
agreement payouts from 1905 onwards). The
industry was able to overcome the grave energy
restrictions that had stunted the growth of Italy’s
industrial system, and which, through Francesco
Saverio Nitti’s electricity and irrigation
programme, gave a major boost to infrastructure
building in the most backwards parts of the
nation. After a settlement was reached by the
various stakeholders, the “electricals” became the
most powerful lobbying group in fascist
government economic policy. The industry was
del 1929-1930, che proprio nel risanamento
economico di due grandi gruppi elettrici – la Sip e la
Sme – e nel loro definitivo passaggio sotto la proprietà
dello Stato vede l’innesco per la nascita dell’Iri.
Come ha scritto Alexander Gerschenkron, “la
conoscenza del passato – il che equivale a dire il
passato stesso – muta di continuo in relazione con
gli interessi, le preoccupazioni e l’angolo visuale
dello storico”1. E se è vero che nessuno crede più
alla “ferrea necessità del processo storico”, è
altrettanto vero che alla storia si continua a chiedere
un contributo per la comprensione del presente. La
vicenda, in certe fasi storiche assai travagliata, del
sistema elettrico italiano è un tema che sollecita in
modo particolarmente forte questa domanda di
comprensione, per ragioni diverse in diverse fasi
dell’ultimo settantennio: si tratta infatti di una
fondamentale questione di politica economica. Non
stupisce dunque che storici ed economisti si siano
posti delle domande, sollecitati dalla necessità di
capirne i legami con la straordinaria performance
italiana del Novecento, ma anche con le ragioni
della sua crisi (reale o apparente). E non può
sorprendere che nel corso del tempo le risposte si
siano rinnovate: citando ancora Gerschenkron,
infatti, “nessuna esperienza del passato, neppure la
più ricca, e nessuna ricerca storica, per quanto
accurata, può sollevare [ciascuna] generazione dal
compito creativo di scoprire le proprie risposte e
costruire il proprio futuro”2.
Vi sono molti aspetti della storia dell’industria
elettrica sui quali è oggi possibile una ricostruzione
dei fatti che mantenga la controversia interpretativa
entro i limiti fisiologici sopra delineati, sottraendosi
taken under the government’s wing in the
aftermath of the 1929-1930 depression: the
economic bailout of major electricity groups SIP
and SME and their subsequent nationalization
paved the way for the birth of state holding
company IRI.
Alexander Gerschenkron writes: “Our knowledge
of the past – which in effect corresponds to the
past itself – changes all the time depending upon
the historian’s interests, concerns and
standpoint.”1 Although nobody believes any
longer in the “iron necessity of historical process”,
we may still call on history to help us understand
the present. For a panoply of different reasons, at
various stages over the last seventy years this
history has served as a key foundation of
economic policy. The Italian electrical system has
gone through periods of major upheaval, and
quite rightly needs to be understood within a
historical context. It is not surprising that
historians and economists have sought to
understand its links with Italy’s extraordinary 20thcentury performance, as well as the reasons
underlying the nation’s (real or apparent) crisis. It
is also no surprise that over time these answers
have changed. To quote Gerschenkron once
again: “No past experience, not even the richest,
and no historical research, not even the most
carefully undertaken, exonerates each generation
from the creative duty of discovering their own
answers and forging their own future.”2
Many aspects of Italian electricity industry
history may be told today by reconstructing
events without entering into interpretation-led
9
Una storia elettrica
An Electric History
10
alla tentazione – quella sì deleteria – della
strumentalizzazione politica. Un contributo
essenziale sotto questo punto di vista viene dalla
disponibilità di una vasta mole di fonti, e in
particolare di fonti archivistiche, da affiancare alla
vasta pubblicistica di intento dichiaratamente
politico (che è anch’essa una fonte) e a una
produzione propriamente storiografica che
comincia ad essere abbondante. Allo storico tocca,
in questa prospettiva, trarre “dall’immensa congerie
degli eventi trascorsi” una serie di domande da
porre alla situazione presente, mettendo in luce
“l’importanza di fattori potenzialmente importanti
e di correlazioni potenzialmente significative”, che
non potrebbero essere colte facilmente in un
quadro limitato di esperienze3.
Non vi è del resto chi non conosca l’aspro
dibattito politico e tecnico che dopo un esordio
intermittente nella prima metà del Novecento ha
accompagnato la questione della
nazionalizzazione dell’industria elettrica,
compiuta infine nel 1962. In esso, per oltre un
quindicennio, la storia è stata spesso chiamata
in causa, per trarne conclusioni diverse a
seconda degli orientamenti degli autori riguardo
alla nazionalizzazione. La storiografia in senso
proprio, quella cioè degli storici di professione,
ha fatto il suo ingresso in questo campo (pur
con tutti gli interrogativi richiamati da
Gerschenkron) soltanto nella seconda metà degli
anni Ottanta, favorita dall’accettazione della
nazionalizzazione (e dei suoi esiti
complessivamente positivi) come un fatto ormai
ineluttabile4.
controversy, or at least keeping such controversy
limited to the physiological bounds outlined
above, thereby avoiding the negative
temptations of political expediency. A key
contribution to this process is the availability of
such a vast quantity of sources, particularly
archival sources, alongside literature of
avowedly political intent (also a source) and a
by-now considerable amount of strictly
historiographical output. It is the historian’s task
to come up with a series of questions that we
should be asking about the current situation
(from the immense variety of past events),
highlighting “the importance of potentially
important factors and potentially significant
correlations” that are unlikely easily to be
identified from within a limited experiential
framework.3
We are all aware of the bitter political and
th
technical battle that was joined in the early 20
century surrounding the nationalization of Italy’s
electricity industry. Nationalization ultimately took
place in 1962. For more than fifteen years, this
event was cited to arrive at a variety of conflicting
conclusions depending upon whether the
commentator was for or against nationalization.
Historiography (by professional historians) entered
this field (with all due caution à la Gerschenkron)
in the late 1980s as archival sources became
available and nationalization (and its overall
positive outcome) began to be accepted as
ineluctable.4
A fruitful period of research and initiatives
began in the 1990s, with high-profile
Con gli anni Novanta prende avvio una ricca e
feconda stagione di studi e iniziative,
caratterizzata da importanti pubblicazioni e dai
progetti di sistemazione e valorizzazione sia degli
archivi delle società elettriche nazionalizzate,
acquisiti dall’Enel, sia degli archivi rimasti in
possesso dei gruppi ex elettrici ormai passati ad
altre attività. Con l’inizio degli anni Duemila,
infine, il recupero e la valorizzazione si estendono
ai fondi documentari del periodo successivo alla
nazionalizzazione, mentre la loro conservazione e
consultazione si concentra a Napoli, nell’attuale
sede dell’Archivio storico Enel. Questo viene
inaugurato nel 2008, e contemporaneamente
prende avvio la pubblicazione di questa collana,
“L’età dell’energia”, curata dall’Archivio stesso.
Non si tratta di pubblicazioni accademiche,
benché gli autori siano tutti studiosi e ricercatori
che hanno un’approfondita conoscenza degli
argomenti trattati, ma di fascicoli tematici che si
rivolgono a tutti coloro che per una ragione o
un’altra siano curiosi della “storia elettrica”
dell’Italia. Raccontano, in chiave storica, diversi
aspetti del sistema elettrico italiano, utilizzando
come riferimento sia la storiografia consolidata (e
in particolare i cinque volumi della Storia
dell’industria elettrica in Italia)5, sia la
documentazione “in presa diretta” dell’Archivio
storico. Contengono spunti originali e nuovi punti
di vista, lasciando a chi vuole approfondire la
possibilità di ricorrere a lavori specialistici, sempre
indicati nelle note. Questo fascicolo, che
costituisce il n° 9 della collana, vuole offrirne una
sintesi unitaria prima di affrontare nuovi temi.
publications and plans to organize and make the
most of archives owned by the electricity
companies nationalized to form Enel, along with
the archives of former major electricity
companies that had since moved into other lines
of business.
In the early 2000s, the process of recovery and
enhancement was extended to take in
documentary archives from the postnationalization period, which were brought to
Naples, the current home of Enel’s Historical
Archives.
The Archives opened in 2008. At the same time,
work began on publishing this anthology, “The
Age of Energy”, which is edited by the Archive
itself. All of the authors are scholars and
researchers who are deeply knowledgeable about
their speciality subjects, yet these are not
academic publications: they are booklets on
specific topics designed for anybody who, for one
reason or another, is curious about Italy’s
“Electrical History”.
The books put the various aspects of Italy’s
electricity system into historical perspective,
drawing on consolidated historiography, most
notably the five-volume “Storia dell’industria
elettrica in Italia,5 along with documents sourced
directly from the Archive.
The collection offers new and original viewpoints,
helping anybody who wants to undertake further
research to consult the specialist works that are
always referenced in the notes.
This book, the ninth in the anthology, offers an
overview before delving into new topics.
11
Dalla curiosità
alle prime
applicazioni.
Alcuni pionieri
Gli anni Sessanta dell’Ottocento, mentre in Italia
si costruisce lo Stato unitario, sono quelli in cui
James Clerk Maxwell lavora alle equazioni
differenziali dell’elettromagnetismo che,
pubblicate nel Treatise on Electricity and
Magnetism del 1873, diverranno celebri con il
suo nome. Esse costituiscono la sintesi di un
lungo periodo di studi sperimentali e teorici,
fornendo il collegamento fondamentale tra
elettricità, magnetismo e luce. La teoria permette
di unificare l’elettromagnetismo e l’ottica
(fenomeni fisici legati alla luce visibile), che fino a
12
From Curiosity
to Early
Applications.
Some of the Pioneers
In the 1860s, as Italy was being unified into a
single nation, James Clerk Maxwell was busy
working on differential equations for
electromagnetism that he would publish in 1873
in his Treatise on Electricity and Magnetism, a
work that made both him and them famous. The
summation of a long period of experimental and
theoretical research, the equations were the
missing link between electricity, magnetism and
light. His theory made it possible to unify
electromagnetism and optics (physical
Dalla curiosità alle prime applicazioni
From Curiosity to Early Applications
14
quel momento hanno
sviluppato molte osservazioni
comuni non solo a livello teorico
ma anche a livello pratico6. È
singolare ma anche
profondamente simbolico che la
luce, per sua natura
immateriale, si colleghi – anche
in termini teorici – a
un’industria che ha
l’illuminazione tra i suo scopi, e
che sarà destinata a essere
attiva e fiorente protagonista di
quella che viene spesso chiamata la “seconda
rivoluzione industriale”.
I fenomeni elettrici sono noti fin dall’antichità,
quando erano considerati soprattutto delle
curiosità: già Talete osservava infatti che l’ambra,
se strofinata, ha la proprietà di attrarre, “come un
respiro”, i corpi leggeri. La parola greca per
“ambra” è “ήλεκτρον” (électron): di qui il nome
con cui quei fenomeni furono indicati. Ma il
tentativo di studiare sistematicamente
l’argomento risale alla rivoluzione scientifica dei
primi anni del Seicento, quando William Gilbert
pubblica, proprio nel 1600, il De magnete, e per
la prima volta opera una distinzione tra corpi
elettrici e non elettrici, in base alla loro capacità
di attrarre altri corpi se sottoposti a strofinio. Di
magnetismo si occupa anche Athanasius Kircher,
il celebre naturalista del Collegio Romano, che nel
1641 pubblica il Magnes sive de Arte Magnetica.
Nel 1663, poi, Otto von Guericke realizza il primo
dispositivo in grado di produrre “virtù elettrica”:
un globo di zolfo messo in rotazione da una
manovella, mentre la mano dello sperimentatore,
avvolta in un panno, si mantiene a contatto del
globo stesso.
Altre tappe importanti sono le ricerche di Francis
Hawksbee sugli “effluvi elettrici” (1705), gli studi
Sfera magnetica-fisico-meccanica
perpetua inventata
da Athanasius Kircher indicante
le ore e i movimenti del cielo
e delle stelle.
A perpetual magnetic physical
mechanical sphere invented
by Athanasius Kircher, which tells
the time and the motion
of the sky and stars.
phenomena associated with
visible light), which until that
time had manifested a number
of common features
theoretically and practically.6 It is
singular and indeed profoundly
symbolic that owing to its intangible nature, in
theoretical as well as practical terms light
spawned an industry whose end-goals included
lighting; an industry that was poised to become a
proactive and flourishing lead player in what is
often referred to as the “second Industrial
Revolution”.
People have been aware of electrical phenomena
since ancient times. In antiquity, such phenomena
were considered above all to be a curiosity:
Thales notes that when rubbed, amber has the
property of attracting light bodies “like a breath”.
The Greek word for “amber” is “ήλεκτρον”
(electron), which gave us the name that is applied
to these phenomena. However, attempts to study
the topic systemically date back to the scientific
revolution of the sixteen hundreds: it was in 1600
that William Gilbert published De magnete, a
treatise that for the first time drew a distinction
between electric and non-electric bodies
depending on their ability to attract other bodies
when rubbed. Athanasius Kircher, the famous
Collegio Romano naturalist, also investigated
magnetism: in 1641 he published Magnes sive de
Arte Magnetica. In 1663, Otto von Guericke built
the first device capable of generating “electric
virtue”: by turning a handle to rotate a sulphur
Parafulmine portatile
a foggia di ombrello.
di Charles François du Fay
sull’induzione elettrostatica e quelli
di Stephen Gray che portano alla
distinzione tra conduttori e isolanti
(1733), la bottiglia di Leida (1745)
con la scoperta del principio del
condensatore fatta simultaneamente
da Edward Jurgen von Kleist e Pieter
van Musschenbroek, quindi le
osservazioni di Jean-Antoine Nollet
sugli effetti delle scariche elettriche
nelle piante e negli animali (1746), e di Benjamin
Franklin sulla natura elettrica dei fulmini e sulla
conduzione a terra, con l’invenzione del
parafulmine (1749) e gli studi sul “potere delle
punte” (1772). Nollet e Franklin formulano anche
importanti teorie sui fluidi elettrici, che nei
decenni seguenti saranno oggetto di ricerche e
dibattiti sull’interpretazione dei fenomeni elettrici.
È Charles A. Coulomb invece a formulare la
fondamentale legge di attrazione e repulsione fra
cariche puntiformi, e poi nel 1785 a definire, con
la sua bilancia a torsione, la legge di interazione
tra due sferette cariche, formalmente analoga a
quella che nella meccanica
newtoniana regola l’interazione
fra due masse.
La bottiglia di Leida e le macchine
elettrostatiche a strofinio mettono
a disposizione quantità di carica
elettrica e differenze di potenziale
considerevoli, che consentono di
dar vita a dimostrazioni pubbliche
di grande suggestione e
spettacolarità, con giochi elettrici,
scintille e altri effetti. Lo studio
dell’elettricità attrae, accanto agli
sperimentatori rigorosi e
sistematici, numerosi “dilettanti”,
che hanno tuttavia il merito di
An umbrella-style
portable lightning rod.
globe, the experimenter’s hand –
wrapped in a cloth – stayed in
contact with the globe.
Other important discoveries along
the way were Francis Hawksbee’s
“electric effluvia” (1705); Charles
François du Fay’s studies on
electrostatic induction; Stephen
Gray’s research into the distinction between
conductors and insulators (1733); the Leyden Jar
(1745) and the discovery of the condenser,
undertaken simultaneously by Edward Jurgen von
Kleist and Pieter van Musschenbroek; JeanAntoine Nollet’s observations on the effects of
electric discharges on plants and animals (1746);
and Benjamin Franklin’s experiments on the
electrical nature of lightning and ground
conduction, including his invention of the
lightning conductor (1749) and research into “the
power of points” (1772). Nollet and Franklin
developed important theories on electric fluids,
which over
the next few
decades
would spawn
research and
Scarica di una bottiglia
di Leida attraverso
un arco conduttore
con impugnatura isolante.
Discharge of a Leida
bottle through
a conductive arch with
an insulated handle.
15
Dalla curiosità alle prime applicazioni
From Curiosity to Early Applications
Articolo dedicato al centenario
della legge di Ohm, da “L’Energia
Elettrica” gennaio 1927. Accanto,
frontespizio della prima edizione
del libro di Georg Simon Ohm, 1827.
suscitare l’interesse del pubblico colto attorno a
questo campo di indagine. Negli ultimi trent’anni
del Settecento i maggiori contributi si devono a
studiosi italiani: Alessandro Volta pubblica nel
1769 De vi actractiva ignis electrici, mentre
Giovanni Battista Beccaria definisce il concetto di
capacità di un conduttore (1772). Nel 1775 è
ancora Volta a realizzare l’elettroforo, prototipo
delle macchine elettrostatiche “a influenza”,
mentre Tiberio Cavallo studia l’elettricità
atmosferica: per lui l’elettricità è “la più
dilettevole e la più sorprendente fra tutte le parti
della filosofia naturale” (Trattato completo di
elettricità, 1775). Nel 1780, poi, Luigi Galvani
effettua sulle rane i suoi esperimenti relativi alla
“elettricità animale”, e le sue osservazioni
stimolano Volta verso l’invenzione, nel 1799,
della pila elettrica: è la pila ad aprire la strada alla
16
Alessandro Volta dimostra il funzionamento
della pila elettrica. Incisione da “Les Merveilles
de la Science”, Parigi 1870 circa. A destra,
manoscritto di Alessandro Volta
sul funzionamento della pila.
Alessandro Volta demonstrates how electrical
batteries work. An engraving from “Les Merveilles
de la Science”, Paris, ca. 1870. Right, Alessandro
Volta’s manuscript on how batteries work.
debate on the interpretation of electrical
phenomena. Charles A. Coulomb formulated the
key law of attraction and repulsion between
punctiform charges, and then in 1785 his
twisting scales defined the law of interaction
between two small charged spheres, which in
form was analogous to Newton’s mechanical law
on the interaction between two masses.
The Leyden Jar and rubbed electrostatic machines
made it possible to produce considerable
quantities of electrical charge and potential,
making it possible to stage demonstrations that
amazed and entertained the public with electric
curiosities, sparks and other effects. Alongside
strict and rigourous experimenters, the study of
electricity attracted a great number of
“amateurs”, stimulating public interest in this field
th
of enquiry. In the final 30 years of the 18
century, Italian
scholars were at the
forefront of new
discoveries: in 1769,
Alessandro Volta
published De vi
actractiva ignis
electrici; in 1772,
Giovanni Battista
Beccaria defined the
concept of
conductor capacity.
In 1775, Volta built
his electrophorus, a
prototype for
“influence”
electrostatic
machines; Tiberio
Cavallo conducted
studies into
atmospheric
electricity, writing
Article marking the centenary
of Ohm’s Law in “L’Energia
Elettrica”, January 1927. Alongside,
frontispiece of the first edition
of Georg Simon Ohm’s book, 1827.
concezione e agli usi
moderni dell’elettricità.
Più lenta è l’evoluzione
degli studi sul
magnetismo: la proprietà
della magnetite di attrarre
metalli era anch’essa nota
dall’antichità, e l’uso della
bussola era diffuso fin dal Medioevo; su questa
base Gilbert nel 1600 aveva attribuito alla Terra le
proprietà di un’enorme calamita, ma le forze
magnetiche restavano poco comprensibili e
soprattutto troppo complicate da descrivere in
termini quantitativi. Solo nel 1819 le osservazioni
sperimentali di Hans Christian Oersted, un fisico
danese, dimostrano la stretta connessione
esistente tra fenomeni elettrici e magnetici; alle
osservazioni di Oersted fanno seguito nel 1820 i
risultati di André Marie Ampère, che portano alla
distinzione tra fenomeni elettrostatici ed
elettrodinamici, e alla formulazione teorica
dell’elettrodinamica, cui segue nel 1824 quella
dell’elettrostatica, con George Green. Nel 1821 il
tedesco Johann S.C. Schweigger realizza uno
strumento che permette di misurare l’intensità di
piccole correnti elettriche: è il galvanometro
“moltiplicatore”, così chiamato in onore di
Galvani. Nel 1826, poi, Georg Simon Ohm
formula la relazione tra tensione, intensità di
corrente e resistenza in un circuito. È in questo
contesto che si arriva alla realizzazione delle
elettrocalamite, che troveranno rapidamente un
that electricity is “the
most delightful and
surprising of all the parts
of natural philosophy”
(Trattato completo di
elettricità, 1775). In 1780,
Luigi Galvani ran
experiments on frogs to
investigate “animal
electricity”. His
observations prompted Volta to invent the electric
battery in 1799, and it was the battery that
paved the way for the modern-day conception
and use of electricity.
The evolution of magnetism proceeded more
slowly. The ability of magnetite to attract metals
had been known since ancient times; compasses
had been used widely since the Middle Ages. In
1600, Gilbert went further and declared that the
Earth had the properties of a huge magnet.
However, magnetic forces remained poorly
understood and too complicated for description
in quantitative terms. It was only in 1819 that
Danish physicist Hans Christian Oersted’s
experimental observations confirmed the close
linkage between electrical and magnetic
phenomena. Oersted’s observations were
followed in 1820 by André Marie Ampère’s
differentiation between electrostatic and
electrodynamic phenomena and his theoretical
formulation of electrodynamics, followed in 1824
by George Green’s theoretical formulation of
electrostatics. In 1821, Johann S. C. Schweigger
of Germany assembled an instrument that was
17
Dalla curiosità alle prime applicazioni
From Curiosity to Early Applications
L’anello di Faraday su cui venne
eseguita la scoperta
dell’induzione elettromagnetica.
A destra, la spirale cilindrica
nella quale venne per la prima
volta indotta una corrente
grazie all’introduzione
di una barra magnetica.
Faraday’s ring, used
to discover electromagnetic
induction. Right, the cylindrical
coil in which current was
induced for the first time after
inserting a magnetic bar.
18
campo di applicazione nei telegrafi. È invece
Alexandre Edmond Becquerel che studiando i
fenomeni elettrici giunge alla formulazione di
alcune fondamentali regole dell’elettrochimica, ed
elabora uno strumento (che chiama amperometro
in omaggio ad Ampère) per misurare l’intensità
della corrente elettrica.
Il passaggio fondamentale per lo studio teorico
dell’elettromagnetismo e per gli sviluppi
applicativi dell’elettricità sono però le esperienze
di Michael Faraday nel 1831. Partendo dalla
convinzione che se l’elettricità produce
magnetismo, allora il magnetismo deve essere in
grado di produrre correnti elettriche, egli arriva
alla scoperta dell’induzione elettromagnetica.
Nella prima delle sue fondamentali esperienze
Faraday avvolge due bobine di filo isolato intorno
a un anello di ferro dolce: una bobina è
alimentata da una batteria (circuito primario) e
l’altra si chiude su un indicatore di corrente
(secondario); si scopre che la forza elettromotrice
indotta nel secondario dipende dal numero delle
spire delle due bobine, e che questo apparato
può essere utilizzato per trasformare corrente a
bassa tensione in corrente ad alta tensione e
viceversa. Nasce così il prototipo del
trasformatore.
La seconda esperienza di Faraday consiste
nell’inserimento di un magnete in una bobina:
non appena il magnete viene spinto o tirato dalla
capable of measuring the intensity of low-level
electric current: he named his “multiplying”
galvanometer in honour of Galvani. In 1826,
Georg Simon Ohm formulated the relationship
between voltage, current intensity and a circuit’s
resistance, making it possible to build
electromagnets that were soon adopted for
telegraphy. In his studies of electrical phenomena,
Alexandre Edmond Becquerel formulated some
basic rules for electrochemistry and developed a
new instrument (which he was to name the
amperometer in homage to Ampère) that
measured the intensity of electrical current.
The key step in the theoretical study of
electromagnetism and the development of
applications for electricity came with Michael
Faraday’s experiments in 1831. Faraday
discovered electromagnetic induction by working
on his belief that if electricity produces
magnetism then magnetism must be capable of
generating electrical current.
During the initial stage of his ground-breaking
experiments, Faraday wrapped two spools of
insulated wire around a ductile iron ring: one
bobbin was powered by a battery (the primary
circuit), while the other was closed around a
current indicator (secondary). He discovered that
the electromotive force caused in the secondary
circuit depended on the number of coils of the
two spools, and that this apparatus could be used
bobina nel circuito fluisce una corrente. Sulla base
di questa osservazione Faraday ipotizza che lo
spazio compreso tra i corpi elettrici o magnetici
sia pieno di “linee di forza”, osservabili
cospargendo di limatura di ferro la zona posta in
prossimità del magnete o del filo in cui passa la
corrente. L’intuizione di Faraday, ripresa e
formalizzata da William Thomson (Lord Kelvin) e
poi da Maxwell, porta al concetto di campo
elettromagnetico. Negli anni successivi l’italiano
Macedonio Melloni dimostra che il “calore
radiante” (infrarosso) e la luce sono fenomeni
correlati (1835) e lo stesso Faraday scopre
l’effetto magnetoottico (1845), che contribuisce a
rafforzare l’idea di una stretta relazione fra luce
ed elettromagnetismo.
Fra il 1865 e il 1873 Maxwell formalizza
matematicamente questo insieme di dati
sperimentali e ipotesi interpretative, deducendo le
equazioni dell’elettromagnetismo direttamente
dalle equazioni fondamentali della meccanica in
forma lagrangiana. La sua teoria afferma che
l’intensità di un’onda luminosa è legata
all’ampiezza di oscillazione del campo elettrico e
del campo magnetico di essa, mentre il colore è
legato alla frequenza dell’oscillazione stessa. Il
grande fisico scozzese formula così un’ipotesi
to convert low voltage current to high-voltage
current and vice versa. The prototype transformer
was born.
Faraday’s second experiment was to place a
magnet inside a spool. Current flowed as soon as
the magnet was pushed or pulled out of the
spool. From this observation, Faraday speculated
that the space between electric or magnetic
bodies was full of “lines of force” which could be
observed by sprinkling iron filings over the area
near the magnet or the wire over which the
current passed. Faraday’s insight, which was later
developed and formalized by William Thomson
(Lord Kelvin) and then Maxwell, led to the
concept of the electromagnetic field.
Subsequently, Macedonio Melloni of Italy
demonstrated that “radiant heat” (infrared) and
light were related phenomena (1835), while
Faraday went on to discover the magneto-optical
effect (1845) which helped to cement the idea of
the close relationship between light and
electromagnetism.
Between 1865 and 1873, Maxwell
mathematically formalized this set of
experimental data and interpretative hypotheses,
deducing equations for electromagnetism directly
from the basic Lagrangian equations of
mechanics. His theory stated that
the intensity of a light wave is
linked to the breadth of
oscillation in its electric and
Antico apparecchio riproducente
l’elettroscopio di Macedonio Melloni.
A sinistra, J. Clerk Maxwell
in un ritratto d’epoca.
Old-fashioned apparatus reproduction
of Macedonio Melloni’s electroscope.
Left, J. Clerk Maxwell in a period portrait.
19
Dalla curiosità alle prime applicazioni
From Curiosity to Early Applications
20
fondamentale, di portata rivoluzionaria per la
fisica ottocentesca: le vibrazioni della luce e le
correnti elettriche sono fenomeni identici, e le
onde elettromagnetiche si possono propagare
nello spazio con una velocità “così prossima a
quella della luce che abbiamo buoni motivi per
concludere che la luce stessa (e così il calore
radiante e altre radiazioni) sia una perturbazione
elettromagnetica che obbedisce alle leggi
dell’elettromagnetismo”. La previsione di Maxwell
sulla propagazione delle onde elettromagnetiche
sarà confermata sperimentalmente da Heinrich
Rudolf Hertz una ventina di anni dopo.
Le equazioni di Maxwell hanno validità generale,
e permettono di trattare con lo stesso formalismo
matematico l’elettrostatica, la magnetostatica e
l’elettrodinamica. Esse possono essere usate per
risolvere qualunque problema elettrico, dal
calcolo del traferro di un motore elettrico al
progetto di un’antenna. I campi elettromagnetici
si propagano nello spazio vuoto alla velocità della
luce, o in presenza di altri materiali a velocità
inferiori ma da essa non troppo lontane: su
questo si basa la trasmissione elettrica a distanza
di segnali, dati e informazioni con la massima
velocità fisicamente possibile.
Le prime applicazioni
Il passo fondamentale dal punto di vista
applicativo è l’induzione elettromagnetica
scoperta da Faraday: su questa si basano sia la
realizzazione delle elettrocalamite, impiegate per
realizzare relè, campanelli elettrici, telefoni e
telegrafi tipo Morse, sia il “rocchetto di
Ruhmkorff” (1851), che rimane per più di mezzo
secolo l’unico dispositivo in grado di generare
tensioni periodiche elevate, ed è uno strumento
magnetic field, while its colour is linked to the
frequency of the oscillation itself. The great
Scottish physicist came up with a key hypothesis
that triggered a revolution in nineteenth century
physics: vibrations of light and electrical current
are identical phenomena, and electromagnetic
waves could be propagated in space at a speed
“so close to the speed of light as to give us good
reason to conclude that light itself (and in
consequence radiant heat and other radiation) is
an electromagnetic disturbance that obeys the
laws of electromagnetism.” Maxwell’s
expectations concerning the propagation of
electromagnetic waves would be proved by
Heinrich Rudolf Hertz’s experiments a couple of
decades later.
Maxwell’s generally valid equations made it
possible to treat electrostatics, magnetostatics
and electrodynamics with the same mathematical
formalism. They could be used to resolve any
electrical problem, from calculating the air gap in
an electric motor to designing an aerial.
Electromagnetic fields propagate in a vacuum at
the speed of light; in the presence of other
materials they travel at speeds that are slower
albeit not too far removed. The long-distance
electrical transmission of signals, data and
information at the highest physically possible
speeds is based on this fact.
The Earliest Applications
The key step for applying all of this was Faraday’s
discovery of electromagnetic induction. This was
used to make the electromagnets needed for
relays, electric bells, telephones and Morse-type
telegraphs, as well as the “Ruhmkorff coil”
(1851), which for over half a century was the
Dalla curiosità alle prime applicazioni
From Curiosity to Early Applications
L’elettroforo
realizzato da
Alessandro Volta
nel 1775.
A sinistra,
riproduzione
della gabbia
di Faraday.
22
The electrophorus
Alessandro Volta
made in 1775.
Left, reproduction
of a Faraday cage.
essenziale per le ricerche sulla scarica nei gas
rarefatti e sulle onde hertziane, da cui
prenderanno avvio, tra l’altro, gli sviluppi della
telegrafia senza fili. La svolta applicativa negli
studi elettrici è inoltre collegata allo sviluppo di
due tipi di apparati elettrochimici: le pile, che
utilizzano reazioni chimiche per produrre
elettricità, e che conoscono un’intensa e
ininterrotta evoluzione da Volta ai giorni nostri, e
le celle elettrolitiche, la cui storia incomincia, di
nuovo, con Faraday.
Come Volta, anche Faraday ha una profonda
conoscenza della chimica: a questo straordinario
sperimentatore si deve fra l’altro, nel 1825, la
scoperta del benzene. Lo studio dei problemi
posti dall’interpretazione dei fenomeni elettrici
porta Faraday a mettere in relazione dati fisici e
chimici: ciò lo spinge, subito dopo gli esperimenti
only device capable
of generating high
periodic voltages,
and was a vital tool
for research into
charges in rare gases
and research into
Hertzian waves
which, amongst
other things, paved
the way for wireless
telegraphy. The turning point for the application
of electricity research was also associated with
the development of two types of electrochemical
device: batteries, which use chemical reactions to
generate electricity and which have undergone
an intense and continuous evolution from Volta
to the present day, and electrolytic cells, whose
story also began with Faraday.
Like Volta, Faraday was highly knowledgeable
about chemistry (among other things, in 1825
this extraordinary experimenter discovered
benzene). It was while investigating problems
concerning the interpretation of electrical
phenomena that Faraday explored the
relationship between findings in physics and
chemistry. Immediately after his 1831
experiments, he dedicated himself to the study of
electrolysis, that is to say the decomposition of
reagents (electrolytes) into electrically-charged
particles either in a solution or when they melted
after current was transmitted between two
electrodes. Within a year, Faraday had written his
eponymously-named laws of electrolysis, and
experimentally showed that electric current is of
the same nature whatever sources are used to
generate it: batteries, electrostatic machines or
electromagnetic induction. So new was this field
of research that to describe his experiments
Faraday had to introduce the new terms (still in
del 1831, a dedicarsi allo studio dell’elettrolisi,
cioè della scomposizione in particelle
elettricamente cariche di reagenti (elettroliti), in
soluzione o allo stato fuso, in seguito al
passaggio di corrente fra due elettrodi. Nel giro di
un anno Faraday arriva per questa via a formulare
la legge sulle azioni elettrolitiche che porta il suo
nome, e a dimostrare sperimentalmente che la
corrente elettrica ha la stessa natura quale che ne
sia la fonte di generazione: pile, macchine
elettrostatiche, induzione elettromagnetica. Il
campo di ricerca è talmente nuovo che per
descrivere i suoi esperimenti egli è portato
addirittura a introdurre nuovi termini (in uso
ancora oggi), che deriva dal greco avvalendosi
della consulenza di William Whewell: ione, anodo
e catodo.
Mettendo in relazione fenomeni elettromagnetici
e fenomeni elettrolitici Faraday pone le basi per
una doppia e importantissima evoluzione degli
studi elettrici: da un punto di vista teorico,
l’elettricità diventa la base di una fenomenologia
sterminata che alimenta le ricerche sulla struttura
della materia; da un punto di vista applicativo,
l’elettrolisi diventa fin da subito la base per
processi con evidenti
implicazioni industriali, come
la scomposizione dell’acqua in
idrogeno e ossigeno, e la
galvanoplastica, cioè il
deposito di patine metalliche
sugli oggetti mediante un
procedimento elettrochimico
(doratura, argentatura,
cromatura, zincatura,
nichelatura, ecc.). In questo
senso, ai suoi esordi la
galvanoplastica offre un
campo di sfruttamento
use today) of ion, anode and cathode, which he
derived from Greek after being so advised by
William Whewell.
By highlighting the relationship between
electromagnetic and electrolytic phenomena,
Faraday laid the foundations for two truly
important new developments in the study of
electricity. From a theoretical point of view,
electricity became the building block of an
endless phenomenology that would provide
fodder for research into the structure of matter;
from an applications standpoint, electrolysis was
immediately adopted as the basis for processes
that had obvious industrial implications: breaking
down water into hydrogen and oxygen, and
galvanoplastics (depositing a metal patina on
objects using an electrochemical procedure (gold-,
silver-, chromium- and nickel-plating, etc.).
Galvanoplastics offered an immediate opportunity
for exploiting electricity for economic gain,
prompting the construction of current generating
installations at industrial plants where this process
was carried out.
However, the most important field of application
to be developed in the 1830s was electric
telegraphy, which vastly
improved long-distance
message transmission and
soon replaced the optical
telegraph. The
electromagnetic telegraph’s
L’insieme degli apparecchi che servirono
nel 1883 per le prime esperienze
di elettrolisi e, sotto, quelli mediante i quali
venne paragonato il potere induttore
di varie sostanze dioelettriche nel 1837.
Various pieces of apparatus used in 1883
for the earliest experiments in electrolysis
and, below, those used to compare
the inducing power of various dielectric
substances in 1837.
23
Dalla curiosità alle prime applicazioni
From Curiosity to Early Applications
Telegrafo ad aghi
di Charles Wheaststone
e William Fothergill
Cooke, 1837.
24
economico
dell’elettricità che
porta alla
costruzione di
impianti per la
produzione di
corrente
presso gli
stabilimenti
industriali
che
svolgono
questo genere di attività.
Ma il più importante settore applicativo che si
sviluppa negli anni Trenta dell’Ottocento è la
telegrafia elettrica, con cui la trasmissione a
distanza di messaggi compie un enorme salto di
qualità sostituendo il telegrafo ottico. Le
premesse tecnico-scientifiche del telegrafo
elettromagnetico sono la pila di Volta,
l’esperienza di Oersted, e il galvanometro
moltiplicatore di Schweigger. I primi modelli sono
realizzati da Carl Friedrich Gauss e Wilheim
Weber a Gottinga nel 1833, e dal russo Pavel
Schilling nel 1835. Un altro modello, che si
impone subito in area britannica, è il telegrafo ad
aghi di William Fothergill Cooke e Charles
Wheatstone, del 1837: il primo apparato viene
messo in uso sulla linea Paddington-West Drayton
nel 1838. La successiva versione a uno e due
aghi, del 1842, soppianta presto il modello a
cinque aghi, nonostante abbia bisogno di un
operatore specializzato, per i minori costi di
impianto e la maggior velocità. Questi sono
anche i motivi della sua diffusione internazionale,
al di là dei confini dell’impero.
Il telegrafo elettrico più diffuso è però quello
messo a punto negli Usa da Samuel Morse,
anch’esso sperimentato per la prima volta intorno
al 1837. Il sistema Morse riscuote all’inizio poca
Charles Wheatstone
and William Fothergill
Cooke’s needle
telegraph, 1837.
scientific and
technical foundations
developed out of
Volta’s battery,
Oersted’s
experimentation, and
Schweigger’s
multiplying galvanometer.
The earliest models were built by Carl Friedrich
Gauss and Wilheim Weber in Göttingen in 1833,
and by Pavel Schilling of Russia in 1835. Another
model – one that forged ahead in the British
sphere of influence – was William Fothergill
Cooke and Charles Wheatstone’s 1837 needle
telegraph. Their inaugural device was installed on
the Paddington-West Drayton line in 1838.
Despite the fact that it required a specialist
operator, their next one- and two-needle version,
built in 1842, replaced the previous five-needle
model because it was cheaper to build and
offered higher speeds. It ended up being adopted
around the world, and not just within the British
Empire.
That said, the most widely-adopted electric
telegraph of all was developed in the US, also in
1837, by Samuel Morse. The Morse system
initially received very little attention at home and
abroad in Europe, where Morse presented it in
1839. In 1843 its importance was finally
acknowledged by the US Congress, which then
funded a demo between Washington and
Baltimore in 1844. So successful was this
demonstration that the system was adopted
across the United States before going on to
conquer the rest of the world. In Morse’s device,
the receiver consisted of a pen driven by an
attenzione, sia in patria sia in Europa (dove Morse
lo presenta nel 1839) finché nel 1843 la sua
importanza non viene riconosciuta dal Congresso
americano, che nel 1844 finanzia l’effettuazione
di un esperimento dimostrativo tra Washington e
Baltimora. Il successo della dimostrazione porta
alla definitiva adozione del sistema negli Stati
Uniti; in seguito, come è noto, esso si afferma in
tutto il mondo. Nell’apparato ideato da Morse il
ricevitore è costituito da una penna messa in
moto da un elettromagnete, azionato a sua volta
dal tasto del trasmettitore che chiude e apre il
circuito; la penna scorre su un rullo di carta, che
si srotola a velocità costante, lasciando un segno
più o meno lungo (un punto o una linea). Nasce
così il famoso codice di segnalazione a linee e
punti, il “codice Morse”, che grazie alla sua
semplicità d’uso e affidabilità diventa subito un
sistema universale di codifica alfabetica, il cui
successo dura oltre un secolo.
In Europa il telegrafo di Morse comincia a
diffondersi nel 1847, anno in cui viene costruita la
linea telegrafica elettrica Pisa-Livorno, la prima in
Italia. Il direttore generale dei telegrafi del
Granducato di Toscana è uno studioso di
prim’ordine, Carlo Matteucci, uno dei maggiori
fisici italiani dell’Ottocento, famoso per i suoi
studi di elettrofisiologia, oltre che per le sue
capacità politiche e organizzative (sarà ministro
dell’Istruzione Pubblica nel 1862, e autore del
primo Regolamento generale delle università
electromagnet, which was triggered by a
transmitter key that opened and closed a circuit.
The pen ran on a roll of paper that unfurled at a
constant speed, leaving behind either short or
long marks (dots or dashes). This is the famous
code made up of dots and dashes – the “Morse
Code”. Such was its simplicity and reliability that
it immediately became a universal system for
encoding the alphabet, and so it remained for
more than a century.
Adoption of the Morse telegraph in Europe
began in 1847 with the Pisa-Leghorn electric
telegraph line – the first in Italy. The DirectorGeneral of Telegraphy in the Grand Duchy of
Tuscany, Carlo Matteucci, was one of Italy’s finest
nineteenth-century physicists, who was famous
for his research into electrophysiology as well as
his political and organizational abilities (he was
later to become Minister of Education in 1862,
and he wrote the first General Regulations for
Italian universities). In 1867, Maxwell stayed in
Florence with Matteucci; they had met in London
when the Tuscan physicist was lecturing at King’s
College. At this time an
important group of electrology
researchers (Ottaviano
Apparato telegrafico Morse
composto da ricevitore
scrivente, testo manipolatore,
bussola telegrafica
e commutatore, 1860.
Morse telegraph equipment
consisting of a writing
receiving set, lever key,
telegraphic box
and switcher, 1860.
25
Dalla curiosità alle prime applicazioni
From Curiosity to Early Applications
26
italiane). Nel 1867, durante il suo unico viaggio
all’estero, Maxwell si ferma per gran parte del
tempo a Firenze con Matteucci, che aveva già
conosciuto a Londra, dove il fisico toscano aveva
insegnato per un periodo al King’s College. Negli
stessi anni opera a Pisa un importante gruppo di
studiosi di elettrologia, con figure come Ottaviano
F. Mossotti, Enrico Betti, Riccardo Felici e Luigi
Pacinotti. Vale la pena di notare, a questo
proposito, che gran parte delle citazioni di
ricercatori italiani fatte da Maxwell (una
quarantina), sono riferite proprio a questo gruppo:
Betti, Felici, Mossotti e Matteucci totalizzano 25
citazioni; le altre riguardano quasi tutte Volta7.
Mentre i territori del continente europeo e di
quello americano vengono attraversati da un
numero crescente di linee, si comincia a pensare
all’estensione della rete da una costa all’altra: il
primo cavo di collegamento sottomarino è posato
sui fondali del Canale della Manica nel 1851. Nel
1855 il telegrafo di Morse viene perfezionato da
David E. Hughes, che porta la velocità di
trasmissione a più di 1.500 parole l’ora, un fatto
cruciale per quello che è ormai un servizio
commerciale ampiamente diffuso. Il primo cavo
transatlantico viene posato tra Gran Bretagna e
Stati Uniti nel 1858, ma si rivela poco affidabile; il
primo cavo regolarmente funzionante viene
messo in opera nel 1864, e il servizio
commerciale fra i due continenti inizia nel 1866.
Invenzioni elettriche: gioie
e dolori della nuova Italia
L’innovazione tecnologica è uno dei motori della
rivoluzione industriale, e il rapporto tra innovazione
e mercato trova il suo principale intermediario nel
brevetto, che garantisce all’acquirente l’originalità
F. Mossotti, Enrico Betti, Riccardo Felici and Luigi
Pacinotti) was based in Pisa. Many of the forty or
so citations Maxwell made of Italian researchers
referred to this group: Betti, Felici, Mossotti and
Matteucci warranted twenty-five citations; almost
all of the remaining citations were of Volta.7
As more and more lines crisscrossed the
European and American continents, thoughts
turned to extending the network from one coast
to another. The very first submarine link was laid
on the seabed of the English Channel in 1851. In
1855, the Morse telegraph was improved by
David E. Hughes, who upped the speed to more
than 1,500 words per hour, a development that
was of prime importance for a service widely
used by business by then. The first transatlantic
cable to be laid, between Great Britain and the
United States in 1858, never actually worked
properly. The first working cable commenced
operations in 1864; commercial services between
the two continents began in 1866.
Electric Inventions: Ups and
Downs in Newly-united Italy
Technological innovation was one of the drivers
of the industrial revolution. The relationship
between innovation and the market was
intermediated principally through the patent: a
patent guarantees the purchaser that they are
acquiring something original, while giving its
creator and manufacturer a scientific credit and a
fair economic return, stimulating the production
system to continue with new innovations.
Domestic law and international agreements on
patents evolved enormously during the eighteen
hundreds in Italy and elsewhere. Austrian law
held sway in Lombardy and Veneto. In Piedmont,
e all’ideatore e al produttore un credito scientifico
e un giusto ritorno economico, stimolando il
sistema produttivo a innovare ancora. La
legislazione nazionale e gli accordi internazionali in
questo campo hanno un significativo sviluppo nel
corso dell’Ottocento, che investe anche l’Italia; se
nel Lombardo-Veneto vige la normativa austriaca,
nel Piemonte, abolita dopo il ritorno dei Savoia la
legislazione francese, il primo intervento sulle
privative industriali risale al 1826, e assegna
compiti consultivi e di controllo all’Accademia delle
Scienze di Torino. Si deve all’iniziativa di Cavour la
modernizzazione del sistema con la legge sulle
privative del 1856, che è poi la base per la
successiva legislazione del Regno d’Italia. Da uno
spoglio dei bollettini pubblicati dal Ministero di
Agricoltura, Industria e Commercio8 è interessante
notare come le privative industriali siano
raggruppate per categorie: i brevetti elettrici sono
collocati in parte sotto la categoria “Strumenti di
precisione”, e in parte sotto quella “Illuminazione
e scaldamento” (ripartita in due sezioni, una per
carboni artificiali, combustibili, forni, gas, stufe e
fornelli, ed una seconda per motori, macchine a
vapore, locomozione strade ferrate, trazione
veicoli); solo nel 1860 viene creata una sezione
autonoma “Elettricità e sue
applicazioni”.
Essere attenti al
nostro contesto
nazionale
significa anche
“cercare di
capire le
difficoltà che
l’Italia postunitaria trova
nel collocare le
invenzioni in
una dimensione
French law was repealed after the Savoy royal
family returned; the first law on patents, dating
back to 1826, designated the Academy of
Science in Turin as the consultation and
supervisory body. Cavour modernized the system
with his 1856 Patent Act, which became the
template for later Kingdom of Italy law.
Browsing through records published by the
Ministry of Agriculture, Industry and Trade,8 it is
interesting to note that patents are grouped by
category: electrical patents are partly under
“Precision instruments”, partly under “Lighting
and heating” (which is further subdivided into a
section for artificial coals, fuel, ovens, gas, stoves
and cooking ranges, and another for engines,
steam machines, railway locomotives and
vehicular power). It was not until 1860 that an
independent section was established for
“Electricity and its applications”.
If we are to understand the domestic situation in
Italy, we must also “seek to understand the
difficulties post-unity Italy experienced in placing
these inventions into a productive context. What
we refer to today as ‘technology transfer’ is no
simple thing. For the scholar, this means not
ruling out the application of their knowledge for
productive purposes a priori, nor the
instinct to direct their
research in this
direction from the
start. The scientific
world also needs to
be solicited in a
sufficiently robust
manner by industry,
which entails industry
adopting a mentality
Tavole descrittive
del telegrafo
elettromagnetico
stampante, 1859.
Printed illustrations
of the electromagnetic
telegraph, 1859.
27
Dalla curiosità alle prime applicazioni
From Curiosity to Early Applications
Brevetto per “Macchina magnetica
con elettrocalamita trasversale ad anello
di Antonio Pacinotti e con perfezionamenti”.
28
produttiva. Quello che oggi chiamiamo
‘trasferimento tecnologico’ non è una cosa
semplice. Certo, ci vogliono studiosi che non
escludano a priori l’applicazione delle loro
conoscenze a fini produttivi e magari abbiano una
sensibilità tale da orientare preventivamente la
loro ricerca in questa direzione. Ma occorre anche
che al mondo scientifico giungano sollecitazioni
sufficientemente robuste da parte di quello
industriale e che questo abbia maturato la
mentalità per cui il profitto è conseguenza anche
degli investimenti in ricerca. Occorre, ancor prima,
che le industrie esistano e siano di dimensione e di
specializzazione produttiva tali da rendere
praticabile il binomio ‘ricerca e sviluppo’. Ci deve
essere poi qualcuno che aiuti, solleciti, provochi
questa sinergia in modo che certe idee scientifiche
trovino un’applicazione e costituiscano il motore
di quel processo che porterà alla costruzione di un
prototipo e magari alla sua trasformazione in un
prodotto finale”9. Se si guarda all’Italia e ai suoi
inventori, nei decenni immediatamente successivi
all’Unità si incontrano personalità significative,
testimoni di una vivacità che mentre raggiunge
l’eccellenza, segnala anche le difficoltà; di alcuni di
loro si parla anche in questo capitolo: Antonio
Pacinotti e il suo anello, Galileo Ferraris e il campo
magnetico rotante, Alessandro Cruto e le sue
lampadine.
Antonio Pacinotti10 partecipa in
gioventù agli ideali e alle guerre
del Risorgimento, e combatte
nella battaglia di Goito; in campo
elettrico è un “figlio d’arte”: suo
padre Luigi è docente di Fisica
tecnica all’Università di Pisa, dove
Antonio ottiene la laurea in
Matematica applicata nel 1861.
Antonio Pacinotti
con la macchina magnetica
da lui inventata.
Antonio Pacinotti
with the magnetic
machine he invented.
whereby profit is construed as a consequence of,
among other things, investment in research.
Upstream, such companies have to be of
sufficient size and operate in a specialist field
where R&D is practicable. Synergies must be
fostered, sought out and generated in order for
specific scientific ideas to be applied, driving
forwards the process that leads to building a
prototype and going on to make a finished
product.”9
In the decades immediately after Italian Unity, the
country was awash with inventors and significant
figures who tapped into a humus of ferment and
achieved excellent results, even if long-term
difficulties were already emerging. We will be
looking at some of these figures and their
inventions in this section: Antonio Pacinotti and
the Pacinotti ring; Galileo Ferraris and his rotary
magnetic field; and Alessandro Cruto and his
bulbs.
As a young man Antonio Pacinotti10 espoused the
ideals of the Risorgimento and fought in the
Battle of Goito. He followed in the footsteps of
his father Luigi, a professor of Technical Physics at
the University of Pisa, where Antonio graduated
in applied mathematics in 1861, and pursued an
interest in electricity. Indeed, his passion for
electric phenomena – one that he developed
after attending lectures by Riccardo Felici (who
studied under Matteucci) –
prompted him to run a series of
experiments on electromagnetism
in his father’s laboratory. At this
time, researchers were attempting
to build devices that could
generate electric current
efficiently and continuously;
factories produced such small
amounts of energy that they were
unsuitable for industrial use.
Patent for a “Magnetic machine
with transversal ring electromagnet
by Antonio Pacinotti, with improvements”.
La sua passione per i fenomeni elettrici, nata
seguendo le lezioni di Riccardo Felici, un allievo di
Matteucci, lo porta a realizzare una serie di
esperimenti di elettromagnetismo nel laboratorio
del padre. Sono i decenni in cui il principale
obiettivo dei ricercatori è rappresentato dalla
costruzione di apparecchi in grado di generare
corrente elettrica in modo efficiente e
continuativo, andando al di là delle pile, che
producono una quantità di energia così piccola da
non essere utilizzabile a scopi industriali. Antonio
riempie di appunti uno dei suoi quaderni, e nel
1860 è finalmente in grado di costruire una
piccola macchina elettromagnetica capace di
produrre corrente continua senza particolari
problemi di scintillazione.
La “macchinetta” (così la chiama il suo ideatore) è
costituita da un anello – oggi chiamato “anello di
Pacinotti” – attorno al quale è avvolto, a spirale, un
filo di rame. L’anello è libero di ruotare in un piano
orizzontale tra i due poli di un’elettrocalamita e il
suo moto rotatorio produce (per il fenomeno di
induzione elettromagnetica) una corrente nel filo;
se viceversa si fa passare della corrente nel filo,
questo produce dell’energia meccanica e fa ruotare
Antonio filled an entire notebook with notes. In
1860, he was finally ready to build a small
electromagnetic machine that was capable of
generating continuous current without any major
scintillation problems.
The “little machine” (as he called it) consisted of a
ring – known subsequently as the “Pacinotti ring”
– which had a copper spiral wound around it.
The ring was free to rotate horizontally between
the two poles of an electromagnet; its rotary
motion generated current in the wire through
electromagnetic induction. If, on the contrary,
current was sent along the wire, this generated
mechanical energy and turned the ring. The
reversible machine worked both as a dynamo and
an electric motor. A scientific description of the
invention was first published in “Nuovo Cimento”
in 1865. By appointment to the Ministry of the
Navy, in 1865 Pacinotti embarked on a long
research trip to France, England and Belgium to
find out about how these countries’
meteorological services functioned. In Paris, he
29
Dalla curiosità alle prime applicazioni
From Curiosity to Early Applications
Macchina generatrice costruita
da Gramme, Parigi 1870. Sotto,
i poli dell’anello di Gramme
a cui si conduce la corrente.
l’anello. Si tratta quindi di una macchina reversibile,
che funge sia da dinamo che da motore elettrico.
La descrizione scientifica dell’invenzione comparirà
nel “Nuovo Cimento” nel 1865. Sempre nel 1865,
su incarico del Ministro della Marina, Pacinotti
compie un lungo viaggio in Francia, Inghilterra e
Belgio per informarsi sul funzionamento dei vari
servizi meteorologici. A Parigi si reca da diversi ottici
e costruttori di apparecchiature fisiche e visita in
particolare le Officine Froment – Notre Dame des
Champs, per far finalmente conoscere ad un
pubblico più vasto la sua invenzione e
possibilmente trovare qualche abile costruttore
capace di riprodurla in dimensioni maggiori e su più
ampia scala. Così Pacinotti non lesina né
informazioni né copie del suo articolo su “Il Nuovo
Cimento”. La trasferta parigina si conclude però
con un nulla di fatto.
30
Negli anni successivi il giovane toscano compirà
una lunga e brillate carriera accademica, che lo
porterà alla cattedra in Fisica a Pisa, all’elezione
nell’Accademia dei Lincei e alla nomina a senatore.
In tutti questi anni non smette di interessarsi ai
problemi scientifici che lo interessano fin dalla
formazione. La sua attenzione principale è però
sempre rivolta alla “macchinetta” che continua a
modificare e perfezionare, continuando inutilmente
ad offrirla in Italia perché qualcuno ne faccia un
prodotto industriale. Nel 1871 Pacinotti legge nei
“Comptes Rendus” dell’Accademia delle Scienze di
Parigi un articolo di Zénobe-Théophile Gramme
che riproduce la sua “macchinetta” con tanto di
disegni e di illustrazione del funzionamento.
Capisce di essere stato troppo ingenuo nel viaggio
parigino del 1865 e di aver fornito un numero
eccessivo di informazioni. D’altra parte, non aveva
potuto percorrere la strada del brevetto in quanto
la legislazione italiana prevedeva la perdita della
tutela giuridica per quelle invenzioni che non
visited a number of opticians and manufacturers
of physical devices, including the Officine
Froment – Notre Dame des Champs, at long last
raising the profile of his invention as he sought to
locate a consolidated manufacturer who could
reproduce his invention at a larger size and scale.
Pacinotti gave out information and copies of his
“Il Nuovo Cimento” article. However, he was
ultimately to return home from his Paris trip
without anything to show for his efforts.
The young man from Tuscany was to go on and
have a long and successful academic career,
teaching as a professor of physics at Pisa and
ultimately being elected to the Accademia dei
Lincei, as well as being appointed a senator. His
interest never waned in the scientific issues he
tackled during his younger days. His main focus,
however, remained the “little machine”, which he
continued to modify and improve, all the while
unsuccessfully seeking somebody in Italy to turn it
into an industrial product. In 1871, Pacinotti
spotted an article by Zénobe-Théophile Gramme in
“Comptes Rendus”, a publication of the Academy
of Sciences in Paris, showing a copy of his “little
machine” complete with drawings and an
illustration of how it worked. He realized that he
had been overly naive during his 1865 trip to Paris;
Pacinotti had given away too much information.
He had been unable to register a patent on the
device because Italian law envisaged the loss of
legal protection for inventions that were not
converted into an industrial product within a year
or two; his ring was a long way from this
achievement. Pacinotti protested loudly: he wrote
heartfelt letters to the Academy’s secretary and
claimed his prior paternity, submitting plenty of
documentary evidence.
Gramme, a Belgian-born electrical engineer who
moved to Paris in 1856, filed a patent for a
portavano ad un prodotto
industriale nel giro di uno o
due anni e il suo anello era
ben lontano da un simile
utilizzo. Pacinotti comincia
allora a protestare
vivacemente, scrivendo
lettere accorate al
segretario dell’Accademia e
rivendicando la sua priorità
con tanto di dossier e
apposita documentazione.
Gramme, elettrotecnico di origine belga stabilito a
Parigi nel 1856, aveva depositato già nel 1857 un
brevetto in cui proponeva alcune migliorie per
apparecchi magnetoelettrici. Nel 1871 presenta
all’Accademia delle Scienze la sua prima dinamo,
progettata nel 1869. In seguito, si associa con
l’ingegnere francese Hippolyte Fontaine nella Societé
de Machines Magneto-Électrique Gramme,
specializzata nell’ideazione e realizzazione di
macchine generatrici di corrente continua. Le dinamo
di Gramme sono destinate a una grande fortuna
industriale, anche in Italia. Di fatto, Pacinotti non
otterrà mai soddisfazione per quanto riguarda i diritti
di utilizzazione della sua invenzione, pur ricevendo in
Italia e negli altri paesi il riconoscimento morale della
priorità per l’idea iniziale. Bisogna anche dire che
Gramme – un tipico inventore autodidatta – inserisce
nell’idea iniziale di Pacinotti una serie di accorgimenti
che sono alla base dell’effettiva realizzabilità
industriale delle prime dinamo.
L’elettricità in bella mostra
I primi riconoscimenti internazionali saranno
tributati a Pacinotti proprio a Parigi, in occasione
dell’Esposizione internazionale del 1881
The generating machine built
by Gramme, Paris 1870. Below,
the poles of the Gramme ring
on which current was conducted.
number of improvements to magnetoelectric
devices in 1857. In 1871, he presented his first
dynamo – designed in 1869 – to the Academy of
Sciences. He later joined forces with French
engineer Hippolyte Fontaine to establish the
Societé de Machines Magneto-Électrique
Gramme company, specializing in the design and
manufacture of continuous current-generating
machines. Gramme’s dynamos were to be a huge
industrial success not just in France but in Italy
too. As for Pacinotti, he never did manage to
profit from usage rights to his invention, even
though in Italy and elsewhere he was morally
recognized as being the first person to have had
the idea. It should be noted that Gramme – a
typical self-taught inventor – made a number of
improvements to Pacinotti’s original idea that
rendered the first dynamos suitable for use in
industry.
Electricity on Show
The first time that Pacinotti was internationally
acknowledged for his work was in Paris at the
1881 International Exposition on electricity and its
applications.11 The French authorities who staged
31
Dalla curiosità alle prime applicazioni
From Curiosity to Early Applications
32
sull’elettricità e le sue applicazioni11. Questa
iniziativa, come affermano ripetutamente le
autorità francesi che ne decidono e ne curano
l’organizzazione, punta a raccogliere il frutto
dell’impegno profuso da ingegneri, scienziati e
industriali negli anni Settanta dell’Ottocento. Se
infatti le prime applicazioni elettrochimiche,
insieme alla telegrafia e poi alla telefonia,
avevano offerto incentivi economici rilevanti allo
sviluppo degli studi sull’elettromagnetismo, tra la
metà degli anni Settanta e la metà degli anni
Ottanta si aprono nuovi campi di applicazione,
con prospettive di ritorno economico anche
superiori: elettrometallurgia, illuminazione,
trasporti urbani ed extraurbani. Nel 1880 è quindi
molto sentita la necessità di un confronto sulle
acquisizioni più recenti, per fare il punto della
situazione e meglio orientare le molte ricerche e
iniziative in corso o in gestazione.
Anche in Italia l’invito e le sollecitazioni che
giungono da Parigi alla fine di quell’anno trovano
orecchie attente e interlocutori propensi a
partecipare all’Esposizione con una sezione
ufficiale. L’Italia ha del resto alcuni meriti storici
da rivendicare, anche per mettere in secondo
piano il livello più modesto, nel confronto
internazionale, delle realizzazioni
concrete del ventennio post-unitario. È il
Ministero di Agricoltura, Industria e
Commercio a promuovere e coordinare la
presenza a Parigi degli espositori
provenienti dalla penisola. I tecnici e le
autorità italiane sono chiamati a un
difficile equilibrio fra l’esigenza di
mantenere un buon livello qualitativo e
quella di stimolare una partecipazione di
La Sala Edison all’Esposizione
internazionale di Parigi nel 1881.
The Edison Hall at the International
Exposition, Paris, 1881.
the event stated repeatedly that the purpose of
the initiative was to honour the hard work
undertaken by engineers, scientists and
industrialists in the 1870s. The earliest
electrochemical applications, telegraphy and then
telephony provided significant economic
incentives for research into electromagnetism.
New fields of application were opening up in the
mid-1870s and mid-1880s which promised even
greater earnings: electrometallurgy, lighting,
urban and long-distance transport... In 1880,
people were acutely aware of the need to keep
up-to-date with the most recent achievements,
survey the present situation and help orient
research ventures underway and in the pipeline.
Many in Italy heeded the call from Paris that
came at the end of that year, and there were
plans to put together an official delegation to
the Exposition. Italy had a number of longstanding claims to pursue, if nothing else to
make up for its (internationally-speaking)
modest tangible achievements in the two
decades after Unity. The Ministry of
Agriculture, Industry and Trade promoted and
coordinated the delegation of Paris-bound
exhibitors from Italy. Italian authorities and
espositori non troppo esigua dal punto di vista
numerico. Alla fine la presenza italiana si baserà
su tre linee di forza: dare visibilità ai risultati
storici e ai meriti presenti della ricerca italiana in
campo elettrico, mettere in mostra organi tecnici
e industrie variamente operanti nel settore, e
presentare quei brevetti italiani che sono davvero
significativi e meritevoli di attenzione da parte del
mondo produttivo.
In conclusione, gli espositori italiani saranno
numerosi, e anche se non primeggia nel confronto
internazionale la loro produzione dà tuttavia il segno
di un ambiente vivace e ricettivo. Degna di nota e
apprezzata è la partecipazione di alcune imprese
destinate a divenire protagoniste dell’industria
elettrotecnica italiana: tra queste la Galileo di
Firenze, e le milanesi Tecnomasio, Richard, e Pirelli.
Importante, come si è detto, anche la presenza di
Antonio Pacinotti, molto apprezzata dai più colti e
preparati visitatori del Palais de l’Industrie: lasciando
da parte le dispute brevettuali, gli organizzatori
esprimono un solenne riconoscimento dei suoi
meriti scientifici attraverso il conferimento del
diploma d’onore della manifestazione. Del resto la
vicenda dell’inventore del famoso “anello” dimostra
come in Italia a un interesse scientifico e a un’attività
di ricerca tutt’altro che trascurabile non corrisponda
ancora in campo elettrico un adeguato tessuto
produttivo, in grado di offrire sbocchi concreti alle
idee e ai progetti.
A tirare le fila della presenza italiana sono
Gilberto Govi per la parte storica, Giovanni
Cantoni e Francesco Rossetti per la parte
bibliografica, e Galileo Ferraris per la parte
industriale e brevettuale, che è poi il centro delle
cure ministeriali. A Ferraris12 toccherà anche il
compito di stendere la relazione generale
consuntiva per il ministro, tracciando il bilancio
della partecipazione alla manifestazione (positivo
engineers had to find a difficult balance
between the need to maintain levels of quality
high while encouraging a significant number of
exhibitors to take part. The Italian delegation
pursued three goals: to raise the profile of the
nation’s historical achievements and the
current merits of Italian research into
electricity; to showcase technical and industrial
organizations operating in the sector; and to
present Italian patents of significance that were
worthy of industrial interest.
Plenty of Italian exhibitors heeded the call.
Although other countries may have put on a
more impressive show, the Italian contingent
showed that the sector was lively and receptive
in this country. A number of the Italian
companies in Paris went on to become
mainstays of the country’s electrical engineering
industry: Galileo (Florence) and Tecnomasio,
Richard, and Pirelli (all in Milan). As noted
previously, Antonio Pacinotti’s attendance was a
major attraction for industry insiders who
flocked to the Palais de l’Industrie: over and
above the patent dispute, the organizers
solemnly acknowledged his scientific merits and
awarding him the event’s Diploma of Honour.
The tale of the man who invented the famous
“ring” is emblematic of how Italy’s high-level
scientific interest and research activities in the
field of electricity failed to get a boost from an
industrial framework that was poorly suited to
bringing ideas and designs to fruition.
Italy’s delegation was led by Gilberto Govi (for
the historical section), Giovanni Cantoni and
Francesco Rossetti (bibliographical section), and
by Galileo Ferraris (industrial and patentrelated), who was the leading light in the
ministerial-led delegation. Ferraris’12 brief
included writing the post-event report for the
33
Dalla curiosità alle prime applicazioni
From Curiosity to Early Applications
nonostante i problemi incontrati) e alcuni scenari
futuri. Egli da un lato si rende conto che con gli
apparati di generazione progettati dall’americano
Thomas A. Edison (dieci volte più potenti di quelli
prodotti da Siemens in Europa) la produzione di
elettricità fa un salto di scala verso la dimensione
industriale, dall’altro riflette sui limiti che quegli
apparati ancora presentano e ne trae stimolo per
nuove ricerche, che lo porteranno ai lavori del
1884 sui trasformatori a correnti alternate e alla
scoperta del campo magnetico rotante nel 1885.
34
Se la dinamo derivata dai lavori di Pacinotti è
indispensabile per generare elettricità in modo
efficiente e affidabile, gli apparati derivanti dai
risultati di Ferraris si riveleranno utilissimi per il
suo impiego nella vita quotidiana.
Il trasformatore infatti modifica la tensione delle
correnti alternate, favorendone la trasmissione
anche su distanze continentali: la può alzare al
momento dell’effettivo trasporto con
conseguente risparmio di energia e la può poi
diminuire, in modo che la corrente venga
impiegata senza inconvenienti. Con il motore
elettrico a campo rotante è poi possibile ricavare
energia meccanica da quelle correnti alternate di
cui abbiamo appena visto la duttilità di
trasmissione. Il contributo teorico decisivo per lo
sviluppo industriale del primo e per
La Galleria
dell’elettricità
all’Esposizione
internazionale
di Torino, 1884.
Minister, drawing his conclusions on event
attendance (positive despite a few problems),
and his predictions for potential future
scenarios. On one hand, he noted that the
generating devices designed by Thomas A.
Edison (ten times more powerful than those
manufactured by Siemens in Europe) had
allowed a step change towards
industrialization. He also commented on the
limitations from which these devices still
suffered, suggesting that additional research
was required. In 1884, Ferraris began work on
alternating current transformers; in 1885, he
discovered the rotating magnetic field.
The dynamo which developed out of Pacinotti’s
work proved to be indispensable for efficiently
and reliably generating electricity; the devices that
evolved out of Ferraris’ endeavours would be vital
for introducing electricity into everyday life.
Transformers modify the voltage of alternating
current, making it possible to send current over
continent-spanning distances. The voltage can
be raised for transport, saving energy, and then
lowered again so that the current can be used
without causing problems. Adding a rotary
field electric motor made it possible to obtain
mechanical energy from easy-to-transmit
alternating current. The key theoretical input
for industrial development of the former and
Motori asincroni
sperimentali per gli studi
di Galileo Ferraris
sul campo magnetico, 1885.
Experimental asynchronous
motors, part of Galileo
Ferraris’s research into
the magnetic field, 1885.
The Electricity
Gallery at the
International
Exposition,
Turin, 1884.
l’invenzione del secondo passa per Torino, dove
nel 1884 si svolge un’ulteriore e importante
Esposizione elettrica, che con la sua sola presenza
testimonia il vivace interesse dell’ambiente
industriale. Al centro dell’esposizione torinese
sono i trasformatori: il loro meccanismo di
funzionamento continua a non essere chiaro dal
punto di vista teorico, e ciò rende difficile
calcolarne il rendimento e dunque ne ostacola
l’utilizzazione industriale. Questo problema si
impone all’attenzione di Ferraris.
È lui a fornire la spiegazione del funzionamento
di questi apparecchi, calcolandone la potenza e il
rendimento. Il suo studio è accompagnato dalla
prima dimostrazione di trasmissione a distanza
della corrente alternata. L’esperimento avviene al
termine dell’Esposizione di Torino, alla presenza
di osservatori internazionali, utilizzando una linea
di 42 km lungo il tracciato ferroviario da Torino a
Lanzo. Ferraris evidenzia, pubblicando i suoi
risultati, l’importanza dell’occasione sperimentale
offerta dall’Esposizione: “Avendo a mia
disposizione nella Esposizione un impianto di
generatori secondarii fatto nelle condizioni di un
vero impianto industriale, e quale difficilmente si
invention of
the latter took
place in Turin
during a major
electrical Exposition in 1884, at which industry
showed great interest. Transformers were the
stars of the show, even though it remained a
mystery exactly how they worked from a
theoretical point of view, which in turn made it
difficult to calculate their yield and hindered
their adoption in industry. Ferraris made it his
business to solve this problem.
Ferraris provided an explanation of how these
devices worked, and made it possible to
calculate their power and yield. His research
led to the first ever demonstrative transmission
of alternating current over distance, in an
experiment held at the end of the Turin Expo
attended by international observers along a 42
km-long line that had been erected alongside
the Turin-Lanzo railway. On publishing his
results, Ferraris highlighted the importance of
being able to run the experiment as part of
the Exposition: “Having access to a secondary
generator installation at the Exposition
configured like a real industrial plant –
something that would be difficult to reproduce
in a scientific laboratory – [I] was duty-bound
to use it for experiments to help find a
35
Dalla curiosità alle prime applicazioni
From Curiosity to Early Applications
Brevetto di Nikola Tesla
per il motore elettromagnetico, 1888.
Nikola Tesla’s patent
for the electromagnetic motor, 1888.
36
potrebbe riprodurre in un
laboratorio scientifico, [io] aveva il
dovere di servirmene per fare
esperienze, le quali potessero
apportare nella soluzione delle
questioni dibattute un qualche
contributo. […] Ma dalla
discussione dei risultati ricavai più
di quello che dapprima aveva
sperato e cercato. Tale
discussione, infatti, mi condusse
ad uno studio teorico dei
fenomeni che avvengono nel
generatore secondario, studio teorico, che,
controllato coll’esperienza, venne a rischiarare, in
modo superiore alle mie previsioni, la
questione”13. L’invenzione del motore con
induzione è dell’estate 1885, cioè l’anno
successivo ai lavori sui trasformatori: Ferraris
dimostra pubblicamente l’esistenza di un campo
magnetico rotante generato mediante due
bobine fisse, tra loro perpendicolari, percorse da
correnti isofrequenziali in quadratura: un
cilindretto di rame, immerso nel campo
magnetico, si mette in movimento tra la
meraviglia dei presenti sotto l’azione delle forze
elettrodinamiche tra campo rotante e correnti
indotte. È il fondamento teorico necessario per la
realizzazione dell’apparato che risolve il problema
di convertire la corrente alternata in energia
meccanica, ponendo le basi per il suo futuro
utilizzo. Ferraris pubblicherà il rapporto
scientifico della sua invenzione sulla rivista
“L’Elettricità” soltanto nell’aprile del 1888.
solution to the issues we had
been debating... Even then,
the discussion of its results
offered me far more insight
than I had hoped or sought.
This debate has led me to
undertake theoretical
research into the phenomena
that occur in the secondary
generator. This theoretical
research, supervised through
the experiment, shed more
light on the matter than I had
dared hope.”13
The induction motor was
invented in the summer of
1885, a year after his work on
transformers: Ferraris publically
demonstrated the existence of
a rotary magnetic field generated by two fixed
spools in a perpendicular arrangement, traversed
by isofrequential squared current: to the
amazement of onlookers, a small copper
cylinder immersed in the magnetic field started
to move, driven by the electrodynamic forces
between the rotary field and the induced
current. This was the theoretical premise
necessary to build a device to resolve the
problem of converting alternating current into
mechanical energy, paving the way for its future
adoption. Ferraris published the scientific
description of his invention in the “L’Elettricità”
magazine several years later (in 1888). A few
weeks after that, Nikola Tesla filed five patents
in the US on the construction of asynchronous
motors, which he then sold to Westinghouse.
The arrival of Tesla on the scene did not
displease the Italian researcher: his scientific
precedence was not in question, and that was
all that mattered to him.
Domanda di brevetto sul campo magnetico rotante,
motori sincroni e asincroni presentata
da Nikola Tesla il 1° maggio 1888. Sotto, dispositivo
di Tesla per ottenere correnti ad alto potenziale
e a grandissima frequenza.
A patent application for the rotary magnetic field,
and synchronous and asynchronous motors presented
by Nikola Tesla on 1 May 1888. Below, Tesla’s
device to obtain highly-charged and very high
frequency current.
37
Qualche settimana dopo, Nikola Tesla deposita
negli Usa cinque brevetti sulla costruzione di
motori asincroni, poi ceduti alla
Westinghouse. L’entrata in scena di Tesla non
amareggia particolarmente il ricercatore
torinese: la sua priorità scientifica è
comunque indubbia e questo riconoscimento
gli basta.
Nel 1891, ad un convegno specialistico tenutosi
durante l’Esposizione di Francoforte, che consacra
la definitiva affermazione della trasmissione in
corrente alternata, Ferraris viene acclamato con
una standing ovation come il padre della
moderna Teoretische Elektrotechnik. Il grande
Hermann Helmholtz gli cede la poltrona di
chairman. Due anni più tardi, nel 1893, si svolge
In 1891, Ferraris was acclaimed with a standing
ovation as the father of modern Teoretische
Elektrotechnik at a specialist conference where
alternating current was consecrated as the
victorious technological approach. The great
Hermann Helmholtz relinquished the
Chairman’s chair to Ferraris. Two years later, in
1893, Chicago held the World’s Columbia
th
Exhibition to mark the 400 anniversary of
Christopher Columbus’ landing. The only Italian
to receive an official invitation to the
international electricity convention held during
the Expo between 21 and 27 August, Galileo
Ferraris acted as vice-chairman of the
theoretical section. He was accompanied to
Chicago by a young man called Camillo
Olivetti, who had graduated in industrial
engineering in 1891 and would go on to found
the company that to this day bears his name.
The Chicago event proved to be yet another
Dalla curiosità alle prime applicazioni
From Curiosity to Early Applications
Galileo Ferraris (primo
da sinistra) al Congresso
internazionale
di Chicago, 1893.
Galileo Ferraris (first from
the left) at the International
Congress, Chicago, 1893.
38
a Chicago la
World’s
Columbia
Exhibition, in
occasione del
400.esimo
anniversario dello
sbarco di Cristoforo Colombo. Galileo Ferraris è
l’unico italiano invitato ufficialmente al Congresso
internazionale di elettricità che si tiene dal 21 al
27 agosto durante l’Expo, dove assume la vicepresidenza della sezione teorica. A Chicago lo
accompagna il suo giovane allievo Camillo
Olivetti, laureato in Ingegneria industriale nel
1891, e di lì a qualche anno fondatore
dell’azienda che porta il suo nome. Anche la
manifestazione di Chicago si rivela un trionfo
personale per Ferraris, oggetto di speciali
attenzioni e onori, e particolarmente apprezzato
per i suoi ripetuti ed efficaci interventi.
Elettricità e città
L’elettrificazione, contrariamente ad altre
rivoluzioni tecnologiche, sembra imporsi
nell’immagine che la società ha di sé, prima
ancora di affermarsi nell’uso pratico. Come ha
scritto Peppino Ortoleva, attento e acuto
osservatore del rapporto tra tecnologia e stili di
vita: “Siamo di fronte a un peculiare
personal triumph for Ferraris, who was feted,
heaped with accolades and lauded for his
many interesting speeches.
Electricity and Cities
Unlike other technological revolutions, even
before it became part of everyday life,
electrification exerted a grip on society before it
was practically developed. Peppino Ortoleva, a
perspicacious and astute commentator on the
relationship between technology and lifestyle,
wrote: “What we have here is a rapid change in
the pace of the relationship between technology
and society, which may be explained by
attributing to electricity per se characteristics that
differ from all other technologies (as Marshall
McLuhan suggested when he said that electricity
is ‘pure information’), or in more strictly historical
terms, by looking at one of the peculiarities of
the process of electricity’s penetration and its
adoption in people’s everyday lives, not to
mention the range of value-based judgements
cambiamento di ritmo nel rapporto tra tecnologia
e società, che può essere spiegato attribuendo
all’elettricità in sé caratteristiche diverse rispetto a
tutte le altre tecnologie (è quanto proponeva
Marshall McLuhan quando sosteneva che
l’elettricità è «informazione allo stato puro»),
oppure in termini più propriamente storici,
soffermandoci da un lato sulle peculiarità del
processo di penetrazione dell’elettricità e dei suoi
usi nella vita delle persone, dall’altro sui diversi
giudizi di valore che sul processo di
elettrificazione vennero formulati in quella fase”14.
Per il grande pubblico, la manifestazione più
visibile della diffusione dell’elettricità è
l’elettrificazione rapida e massiccia
dell’illuminazione stradale e del trasporto
pubblico.
Questa trasformazione riguarda in una prima fase
i quartieri più agiati delle maggiori città, per poi
estendersi rapidamente a quelli del ceto medio, e
infine alle zone più popolari. Essa si inquadra in
un grande processo di evoluzione del tessuto
urbano avvenuto nella seconda metà
dell’Ottocento, nel quale gli impieghi dell’energia
elettrica assumono un forte valore simbolico:
anche in Italia l’elettrificazione urbana è
uno degli obiettivi del riformismo
socialista, sull’esempio del movimento
fabiano in Inghilterra e delle
amministrazioni comunali socialiste di altri
paesi europei. I nuovi contesti urbani
fanno crescere le città sia in termini
quantitativi sia in termini di qualità della
Vettura automotrice in servizio
a Torino della Società anonima
elettricità Alta Italia, 1898.
A Società anonima elettricità
Alta Italia locomotive in service
in Turin, 1898.
about the electrification process at that time.”14
For the public at large, the most obvious sign of
the advent of electricity was the rapid and
widespread electrification of street lighting and
public transport.
This initially took place in richer districts in larger
cities, before rapidly being extended to the
middle classes and then to more working class
areas. The urban environment underwent a major
step change in the late 1800s, and the adoption
of electricity had enormous symbolic value. In
Italy, urban electrification was a goal of socialist
reformism following the template of the Fabian
movement in England and socialist municipal
governments in other European nations. This new
urban fabric prompted cities to expand in size
and improve quality of life. Demand for electricity
consumption subsequently shifted with the
advent of a promising potential market for local
town authorities and individuals. The world’s first
electric tram, built by Werner von Siemens, took
to the rails in Berlin in 1879. Within two decades
the tram had completely replaced horse-drawn
vehicles. Italy inaugurated its first electric tram in
1890. By the turn of the century the tram was a
39
Dalla curiosità alle prime applicazioni
From Curiosity to Early Applications
Le prime illuminazioni elettriche
in piazza Colonna a Roma, 1893.
A sinistra, lampada ad arco
di Jablochkoff con il particolare
dei carboni affiancati
con interposto isolante.
The earliest electric lighting
in Piazza Colonna, Rome, 1893.
Left, a Jablochkoff arc lamp
including details of carbons with
insulation in-between.
40
vita, e danno luogo a
consumi elettrici di tipo
totalmente differente, con
un promettente mercato
potenziale rappresentato da enti pubblici locali e
da privati cittadini. Il tram elettrico debutta a
Berlino nel 1879, ad opera di Werner von
Siemens, e nel giro di due decenni soppianta
completamente le vetture a cavalli. In Italia il
primo tram elettrico è inaugurato a Roma nel
1890, ma entro la fine del secolo la sostituzione
fra i due sistemi ha luogo in tutta la penisola15.
L’illuminazione pubblica è in corso di sviluppo già
dal secondo decennio dell’Ottocento: le prime
realizzazioni sono basate sul gas di carbon fossile,
ad opera della Chartered Gaslight and Coke
Company di Londra, che viene costituita nel 1812
e realizza l’illuminazione a gas di un intero
quartiere della capitale britannica nel 1814. I
tentativi di passare alle tecnologie elettriche
presentano notevoli difficoltà, perché le prime
lampade sono basate sull’arco voltaico, e hanno
consumi e costi di esercizio molto elevati. La
reality up and down the
country.15
Public lighting development
initially began in the second
decade of the 1800s. The
first street lights, which ran
on carbon fossil gas, were
built by the Chartered
Gaslight and Coke Company
of London. Founded in 1812,
the company installed gas
lighting in an entire district of the British capital
in 1814. Attempts to convert to electric
technology were hampered because the first
bulbs were Voltaic arc-based and had particularly
high consumption and running costs. The first
practically usable bulb was manufactured by Jean
Bernard Léon Foucault in 1848. This was
superseded in 1876 by Paul Jablochkoff’s
“candle” system, based on carbon rods separated
by an insulating layer of kaolin. Arc bulbs were
used especially for street lighting between 1870
and 1900, when they gradually started to be
replaced by filament or incandescent bulbs, which
Edison was involved with from 1870 onwards.
This was a highly important development: the
new type of bulb provided a foretaste of
electricity making the transition from street
lighting to domestic lighting.
Ferraris was also interested in the future of
prima lampada ad arco di uso pratico è realizzata
da Jean Bernard Léon Foucault nel 1848, ed è
superata nel 1876 dal sistema “a candele” di
Paul Jablochkoff, basato su bacchette di carbone
separate da uno strato isolante di caolino. Le
lampade ad arco sono impiegate soprattutto per
l’illuminazione stradale, tra il 1870 e il 1900, ma
vengono poi gradualmente sostituite dalle
lampade a filamento o a incandescenza, del cui
sviluppo, ancora una volta, si occupa Edison a
partire dal 1878. È una grande scommessa,
perché il nuovo tipo di lampadine fa intravedere
la possibilità che l’uso dell’elettricità si estenda
dall’illuminazione stradale a quella domestica.
Ferraris si era interessato anche al futuro
dell’illuminazione elettrica, con un ciclo di cinque
conferenze serali tenute al Museo Industriale di
Torino nel maggio 1879. Alla conferenza del 24
maggio assisteva anche Alessandro Cruto, un
autodidatta, coetaneo del conferenziere, che
aveva compiuto studi regolari solo fino alla quinta
elementare, quando aveva iniziato a lavorare
come muratore, continuando a studiare per conto
proprio16. Ferraris descrive nelle sue conferenze i
vari sistemi allora disponibili e giunge alla
conclusione che, mentre le lampade ad arco
hanno già raggiunto un buon livello di affidabilità,
ma per ragioni economiche possono sostituire
l’illuminazione a gas solo in determinati contesti,
quelle ad incandescenza rappresentano ancora
una curiosità da laboratorio, priva di applicazione
pratica. La soluzione teorica, che prevede
Brevetto di Alessandro Cruto per “Perfezionamenti
al processo di fabbricazione dei filamenti
di carbone per lampade ad incandescenza
e della loro saldatura ai fili di platino”, 5 luglio 1884.
Alessandro Cruto’s patent for “Improvements
to the process for manufacturing carbon filaments
for incandescent light bulbs and welding
to platinum wires”, 5 July 1884.
electric lighting. Indeed, he delivered a series of
five evening lectures on the topic at the Turin
Industrial Museum in May 1879. His 24 May
lecture was attended by Alessandro Cruto, a
contemporary of the lecturer’s who was
completely self-taught, having quit regular
education at the end of elementary school to
work as a bricklayer and continue his studies
under his own steam.16 In his lectures, Ferraris
described the various systems available at that
time. His conclusion was that although arc lamps
had reached a good level of reliability, for
economic reasons they could only feasibly
replace gas lighting under certain conditions;
incandescent bulbs were still a lab curiosity with
no practical application. The theory behind such
41
Dalla curiosità alle prime applicazioni
From Curiosity to Early Applications
42
l’incandescenza e l’emissione della luce da parte di
un filamento di carbonio racchiuso in un’ampolla
priva d’aria e percorso da corrente elettrica, è stata
individuata da oltre un decennio, ma non si riesce a
trovare un filamento in grado di resistere alla
temperatura di incandescenza.
Cruto annota: “il principio dell’invenzione della
lampada ad incandescenza trovandosi nel
dominio del pubblico, mi fece pensare
all’applicazione delle lamine di carbonio che
imparai a fabbricare fin dall’anno 1876”. La
passione segreta del giovane Cruto è infatti la
ricerca del modo per produrre il diamante
sintetico: ai necessari esperimenti sul carbonio
dedica il tempo libero e le poche risorse con cui
è riuscito a mettere in piedi – assieme ad alcuni
amici – un piccolo laboratorio da inventore. Il
passaggio alla realizzazione pratica avviene con
il decisivo appoggio del fisico Andrea Naccari,
che mette a disposizione di Cruto la
strumentazione del Laboratorio di Fisica
dell’Università di Torino, da lui diretto. Il 4 marzo
bulbs, using incandescent light emitted by a
carbon filament enclosed in a glass vacuum
through which electric current was passed, had
been known for over a decade, but nobody had
discovered a filament capable of withstanding
the temperatures reached to produce
incandescence.
Cruto noted: “As the principle behind the
incandescent bulb is in the public domain, I set to
thinking of using thin layers of carbon, which I had
learned to make in 1876”. Young Cruto’s secret
passion was his quest to find a way to make
synthetic diamonds. He dedicated his free time and
the limited resources at his disposal to
experimenting with carbon, working with friends in
his small inventor’s lab. He graduated to practical
implementation with the important support of
physicist Andrea Naccari, who offered Cruto tools
from the Physics Lab at the University of Turin, of
which he was director. On 4 March 1880 – a few
months after Edison – Cruto lit his first bulb. In
1882, he travelled to the Munich Electricity
Brevetto di Alessandro Cruto per “Regolatore automatico
della corrente delle dinamo elettriche”, 3 gennaio 1887.
Alessandro Cruto’s patent for an “Automatic
electrical dynamo current regulator”, 3 January 1887.
Brevetto di Alessandro Cruto
per “Perfezionamento
sull’illuminazione elettrica
per incandescenza”, 28 febbraio 1882.
Sotto, “Nuovo supporto per lampade
elettriche ad incandescenza”
di Alessandro Cruto, 12 giugno 1885.
Alessandro Cruto’s patent
for “Improvements to incandescent
electrical lighting”, 28 February 1882.
Below, Alessandro Cruto’s
“New support for incandescent
electric lamps”, 12 June 1885.
1880 – pochi mesi dopo Edison – Cruto accende
la sua prima lampadina. Nel 1882 partecipa
all’Esposizione di Elettricità di Monaco di Baviera
dove riscuote un enorme consenso per una
lampadina il cui rendimento è maggiore di
quella di Edison, e che emette una luce bianca,
migliore di quella giallastra delle lampadine
americane.
Il successo è confermato all’Esposizione elettrica
di Torino del 1884, in cui 12 dei 16 ambienti della
mostra sono illuminati con lampade della Società
Cruto. L’inventore è ormai un industriale
affermato, che riesce a esportare il suo prodotto
in Francia, Svizzera, Cuba e Stati Uniti. A questo
punto, visto il grande successo e l’inadeguatezza
del suo vecchio laboratorio di inventore a
Piossasco, trasformato in fabbrica, decide di
trasferire l’attività in un luogo più idoneo. La
fabbrica per la produzione su scala internazionale
delle lampadine da lui inventate viene aperta ad
Alpignano, sulla sponda sud della Dora Riparia.
L’azienda sarà in grado di raggiungere una
produzione di 1.000 lampade al giorno e Cruto
ne manterrà la direzione fino al 1889 quando i
contrasti con gli altri soci lo spingeranno a
dimettersi. Cruto morirà il 15 dicembre 1908. La
sua industria, dopo numerosi passaggi di
proprietà e un fallimento, verrà rilevata dalla
Philips nel 1927.
Exposition, where his
bulb, which had a higher
yield than Edison’s, was a
great success, emitting a
white light that was far
more pleasing than the
yellowish hue of the
American-made bulbs.
Cruto reaped more
success at the 1884 Turin Electric Exposition, where
twelve of the sixteen exhibition halls were lit with
Cruto Company bulbs. The inventor became a
successful industrialist, exporting his product to
France, Switzerland, Cuba and the United States.
Given his great success and the inadequacy of his
old inventor’s laboratory at Piossasco, which in the
meantime he had converted into a factory, he
decided to move lock stock and barrel to a more
suitable site. A factory manufacturing the
lightbulbs he invented for an international market
opened at Alpignano, on the south bank of the
Dora Riparia. The company ramped up production
until it was producing a thousand bulbs per day.
Cruto remained in charge until 1889, when he was
forced to resign following disagreements with his
partners. Cruto died in 15 December 1908. After
being bought and sold numerous times (and at
one stage declaring bankruptcy), the firm was
ultimately taken over by Phillips in 1927.
43
La conquista
della forza.
Alle origini del sistema
elettrico italiano
Gli italiani, come si è detto, vanno a Parigi non
solo per mettere in mostra i loro meriti storici, ma
soprattutto per acquisire conoscenze e cogliere
occasioni industriali interessanti: e la ricchezza di
stimoli che l’Esposizione e il Congresso
internazionali potevano fornire non vengono
sprecati. Giuseppe Colombo, fondatore del
Politecnico di Milano e personalità di cerniera tra
tecnici, scienziati e imprenditori del capoluogo
lombardo, intraprende al ritorno una serie di
45
The Conquering
of Power.
The Origins of Italy’s
Electric System
As we have seen, an Italian delegation travelled
to Paris not just to showcase the nation’s
historical prowess, but to acquire knowledge and
seize attractive industrial opportunities; there was
too much on offer at the International Exposition
and Congress to be wasted. Giuseppe Colombo,
founder of the Politecnico di Milano and a man
who fostered contact between engineers,
scientists and entrepreneurs in Milan, returned to
Italy and launched a series of ventures using
La conquista della forza
The Conquering of Power
Brevetto “Compteur d’électricité”
di Thomas Alva Edison, 29 novembre 1898.
46
iniziative per l’utilizzazione in Italia dei brevetti
Edison relativi alla generazione e distribuzione
elettrica, che porteranno alla costruzione della
centrale termoelettrica di via Santa Radegonda a
Milano (1883), e quindi alla nascita della prima
società elettrica italiana (1884). L’inventore
americano aveva brevettato il suo sistema di
distribuzione nel 1881, e lo aveva presentato
all’Esposizione parigina insieme alla lampada a
incandescenza, colpendo l’immaginario collettivo
europeo. La prima centrale per l’illuminazione
elettrica basata sui suoi brevetti era stata
realizzata da Edison a New York, in Pearl Street,
nel 1882.
Per comprendere l’importanza delle iniziative di
Colombo e dei risultati di Ferraris è necessario
tornare un momento a riflettere sul contesto
socioeconomico che fa dell’elettricità una
protagonista della seconda rivoluzione industriale.
I nuovi settori trainanti dell’industria pesante
vedono in primo piano l’elettrometallurgia e
l’elettrochimica. L’elettrometallurgia costituisce un
passo evolutivo importante
per la fabbricazione di nuovi
materiali di interesse militare e
civile, in particolare nel campo
dell’acciaio e dell’alluminio. In
questo settore la principale
novità vista all’Esposizione di
Parigi è rappresentata dal
nuovo forno elettrosiderurgico, che si diffonderà
a partire dagli ultimi anni del
secolo. Tuttavia
l’elettrometallurgia e
l’elettrochimica (che investe
ormai nuovi prodotti e nuovi
processi, e in particolare la
produzione del carburo di
calcio) stimolano le industrie
Edison patents to generate and distribute
electricity. He built the thermoelectric plant on Via
Santa Radegonda in Milan (1883), which was run
by Italy’s first electricity company (1884). Edison
had patented his distribution system in 1881,
presenting it at the Paris Expo alongside the
incandescent bulb and prompting great collective
excitement in Europe. The world’s first power
station for electric lighting, based on Edison’s
patents, was built in Pearl Street, New York, in
1882.
To understand the importance of Colombo’s
ventures and Ferraris’ achievements, we must
pause to consider the socio-economic context in
which electricity became a major driver of the
second Industrial Revolution. Electrometallurgy
and electrochemistry were the first sectors of
heavy industry to be developed. Electrometallurgy
was an important precursor to making new
materials for military and civil purposes, in
particular for the manufacture of steel and
aluminium. The biggest new development at the
Paris Exposition was a new
electro-metal industry furnace
that went into use in the final
years of the century. Following
investments in new products
and processes, particularly the
manufacture of calcium
carbide, electrometallurgy and
electrochemistry stimulated
these companies to invest in
Copia dell’atto costitutivo
della Società Generale Italiana
di Elettricità Sistema Edison,
6 gennaio 1884.
A copy of the memorandum
of association for the Società
Generale Italiana di Elettricità
Sistema Edison, 6 January 1884.
Patent for a “Compteur d’électricité” filed
by Thomas Alva Edison, 29 November 1898.
dei settori interessati a dotarsi di apparati di
generazione elettrica propri, sempre più potenti:
ciò significa, almeno in Italia, la nascita di
un’ampia fascia di consumo elettrico industriale
basato sull’autoproduzione.
In generale, del resto, i primi impianti sono
costruiti per utenze definite e a ciascuna utenza
corrisponde in genere un impianto. Con
l’applicazione dell’elettricità a servizi di rete
come l’illuminazione e il trasporto pubblico,
invece, si fa presto strada l’idea di vendere a
utenze differenti l’energia prodotta da una
“stazione centrale” (così venivano chiamate
all’inizio le centrali elettriche). La possibilità di
applicazioni economicamente remunerative
stimola le ricerche sulla produzione e
trasmissione dell’elettricità che portano Edison a
brevettare il primo sistema di distribuzione della
corrente. Combinato con la diffusione della
lampada a incandescenza esso apre la strada alla
costruzione di reti per la produzione
centralizzata e la vendita dell’energia elettrica,
dapprima per l’illuminazione, e in seguito anche
increasingly powerful electricity generation plants.
In Italy at least, this led to significant demand for
auto-produced industrial electricity.
Generally-speaking, the first plants were built for
pre-established consumers; each type of end-user
generally had their generating station. When
electricity was used over a network for services
such as lighting and public transport, the idea of
selling energy generated at a “central station” (as
power stations were originally known in Italy) to
multiple customers became viable. The prospect
of economically-sustainable applications
encouraged research into electricity generation
and transmission, prompting Edison to patent the
first system for distributing current. As well as
fostering the take-up of incandescent lamps, this
paved the way for the construction of centralized
networks to generate and sell electricity, first for
lighting, and then as power for transport.
Colombo used Edison patents for the Santa
Radegonda power station and the lighting
network it powered, based on continuous current
transmission at low and high voltages.
This transmission system had a number of
weaknesses, not least the relatively short
distances it could cover, which severely hampered
the extension of networks powered using the
47
La conquista della forza
The Conquering of Power
Pianta della centrale di Santa Radegonda, 1893. Sotto,
nota di pugno di Giuseppe Colombo con i primi utenti
e le prime tariffe elettriche, ottobre 1883.
A plan of the Santa Radegonda power station, 1893. Below,
a note written by Giuseppe Colombo on the first customers
and electricity rates, October 1883.
48
per l’uso come
forza motrice.
I brevetti
utilizzati da
Colombo per
la centrale
di Santa Radegonda e per la rete di
illuminazione da essa alimentata sono quelli
Edison, basati sui metodi di trasmissione a
corrente continua, in bassa e in alta tensione.
Questi sistemi di trasmissione pongono diversi
problemi, a partire dalle distanze relativamente
brevi che possono coprire, con limiti significativi
all’estensione delle reti così alimentate. I
trasformatori di cui Ferraris intraprende lo studio,
invece, adattandosi specificamente alle correnti
alternate, potrebbero renderne possibile, e
sicuramente più vantaggiosa, la trasmissione,
superando quelle criticità del sistema Edison, che
lo stesso Ferraris ha già intuito a Parigi. Negli anni
immediatamente successivi, il potenziamento
degli apparati di generazione reso possibile dalle
technology. On the contrary, the transformers
that Ferraris had begun working on were
specifically suited to alternating current, which
made transmission not only possible but
advantageous; the technology overcome the
critical issues with the Edison system that Ferraris
had known about since Paris. Building longdistance electricity transport and distribution
networks (and centralizing generation) were
foremost in people’s minds after Charles Parsons
of England invented the steam turbine in 1884, a
new development that boosted generation.
Parsons’ turbine devices were immediately
adopted and hooked up to dynamos at the
largest thermoelectric power stations, as per-unit
power output shot up from 7.5 kW in the earliest
models all the way to 50 kW.
A large number of electricity generation and sales
companies came into existence in the 1880s and
1890s. The Milan power station was part of a
wider trend in which a wave of enthusiastic
turbine a vapore inventate dall’inglese Charles
Parsons nello stesso 1884 rende più attuale che
mai la questione della realizzazione di reti per il
trasporto a distanza e la distribuzione di energia
elettrica, e per la centralizzazione della sua
produzione. Gli apparati costituiti da turbine
Parsons collegate a dinamo sono subito adottati
nella costruzione di tutte le maggiori centrali
termoelettriche, e la loro potenza unitaria
aumenta rapidamente dai 7.5 kW dei primi
modelli fino a 50 kW.
È in questo quadro che negli anni Ottanta e
Novanta si innesca il rapido sviluppo delle prime
società per la produzione e la vendita di elettricità,
le cosiddette società elettrocommerciali. L’iniziativa
milanese si inquadra in un contesto che vede i
primi, entusiasti pionieri europei dell’elettricità
prendere contatto con la Compagnie Continentale
Edison di Parigi, rappresentante per l’Europa
dell’inventore americano: tra loro si trovano
imprenditori grandi e piccoli, banchieri,
commercianti, aristocratici, possidenti, tecnici
e ingegneri freschi di
diploma o di laurea.
Il sistema Edison a corrente
Lettera circolare della Società
per Produzione e Trasporto di Energia
Elettrica con l’offerta di vendita
dell’energia elettrica prodotta
dalle forze idrauliche del fiume
Tusciano, Napoli 1896. Accanto,
scrittura privata tra la Società
Acquedotto De Ferrari Galliera
e la Società Genovese di Elettricità
per la locazione di acqua potabile,
gennaio 1898.
Circular from the Società
per Produzione e Trasporto di Energia
Elettrica offering the sale
of electricity generated by hydraulic
power from the Tusciano River,
Naples, 1896. Alongside, a private
agreement between the Società
Acquedotto De Ferrari Galliera
and the Società Genovese
di Elettricità to lease drinking water,
January 1898.
European electricity pioneers worked with the
Compagnie Continentale Edison de Paris, the
American inventor’s European agent. This wave
encompassed businessmen great and small,
bankers, traders, aristocrats, landowners,
technicians and engineers fresh from college.
Edison’s continuous current system would soon
be joined – and over the next two decades
superseded by – alternating current systems. By
the time it prevailed at the turn of the next
century, the industry was led by three-phase
alternating current. This system’s feasibility and
technical superiority had been demonstrated at
the 1891 Frankfurt Exposition, at what was, in
effect, the birth of the modern electrical network.
Thanks to technical developments that made
transmission possible over long distances, by the
th
end of the 19 century the entire electricity
industry stood on the cusp of change.
Italy’s first electricity companies were founded
between 1884 and 1894. Adopting a wide
variety of different company structures, a great
many such firms sprang up in a fragmentary
49
La conquista della forza
The Conquering of Power
50
continua, peraltro, sarà in breve tempo affiancato,
e poi in meno di un ventennio soppiantato, dai
sistemi a corrente alternata, fra i quali prevarrà a
fine secolo la corrente alternata trifase. È
l’Esposizione di Francoforte del 1891 a dimostrare
la fattibilità e la superiorità tecnica di questo
sistema, segnando in un certo senso l’atto di
nascita delle reti elettriche moderne. Gli ultimi anni
del secolo, dunque, grazie agli sviluppi tecnici che
rendono possibile la trasmissione a grande
distanza, segneranno un momento di svolta per
tutta l’industria elettrica.
Le prime aziende elettriche italiane, sorte nel
decennio 1884-1894, hanno le forme giuridiche
più varie, e si sviluppano numerose in un quadro
molto frammentario, che vede in genere ciascuna
azienda gestire un singolo impianto: tali iniziative
verranno poi investite dai processi di
concentrazione e fusione che sono fisiologici nella
fase di avvio di un nuovo comparto industriale. Tra
loro si contano peraltro anche una ventina di
società per azioni, alcune delle quali destinate a
sopravvivere e ad affermarsi. Queste aziende fanno
riferimento soprattutto a fornitori e tecnologie
tedesche, che presto assumono la leadership
europea del settore. La società promossa da
Colombo, in cui intervengono soprattutto capitali
italiani, ha come finalità l’utilizzazione industriale
del “sistema Edison”. Di qui il nome: Società
generale italiana di elettricità
Sistema Edison, subito nota
semplicemente come “Edison”,
destinata a divenire la principale
industria elettrica italiana prima
della nazionalizzazione.
All’inizio, come dice la ragione
sociale, essa opera come
licenziataria italiana dei brevetti
Edison, ma presto si svincola da
obblighi nella scelta dei fornitori e
manner: the vast majority of companies ran just
one power station. The industry went on to go
through a period of concentration and
amalgamation typical of a new industrial sector.
Around twenty of these companies were joint
stock corporations, some of which would not
only survive but become high profile. In the main,
these companies leveraged German suppliers and
technologies; Germany rapidly established itself
as Europe’s industry leader. The company
founded by Colombo, funded predominantly by
Italian capital, made industrial use of the “Edison
system”, as was evident from its name: the
Società Generale Italiana di Elettricità Sistema
Edison. It soon became known simply as “Edison”
as it geared up to become Italy’s leading
electricity company all the way through to
nationalization.
As its official name implied, the company began
operating as the Italian licensee of Edison
patents. Before long, it disengaged from these
supplier and technology obligations. The Edison
power station in Via Santa Radegonda was built
in a former theatre to provide electric lighting to
Milan’s Navigli district, and never extended
further than a thousand metres. Some of the
power was used to light the arcades in Piazza
del Duomo. The steam-generated electricity was
distributed using the Edison system as threewire continuous current.
Demand grew rapidly. In 1889,
the company built a second
power station in Via
Giambattista Vico. The Edison
company built this new power
Accordo per la manutenzione
della ferratura dei cavalli
appartenenti alla Sicula Tramways
Omnibus di Palermo, 1893.
Agreement for shoeing
horses on the Sicula Tramways
Omnibus in Palermo, 1893.
delle tecnologie. La centrale
Edison di via Santa Radegonda
riutilizza uno stabile
precedentemente usato come
teatro e alimenta l’illuminazione
elettrica all’interno della cerchia
dei Navigli, coprendo distanze
non superiori ai 1.000 metri; in
particolare, parte da qui
l’energia che illumina i portici di
piazza Duomo. Per la
generazione utilizza motori a vapore, e la
distribuzione è effettuata col sistema Edison, in
corrente continua a tre fili. La domanda si
sviluppa rapidamente, spingendo la società a
impiantare nel 1889 un’altra centrale in via
Giambattista Vico. Un altro impianto, anch’esso a
vapore ma con distribuzione in corrente alternata
viene realizzato dalla Edison a Venezia nel 1890,
per l’illuminazione del Teatro Malibran e di alcuni
esercizi commerciali vicini, e sarà ampliato nel
1893 per l’illuminazione del Teatro La Fenice.
Il carbone bianco
I costi del carbone spingono le aziende elettriche
della penisola alla ricerca di fonti di alimentazione
alternative. La manifattura italiana, peraltro,
aveva una tradizione plurisecolare nell’uso
dell’acqua come forza motrice, che aveva
condizionato, prima dell’avvento dell’elettricità,
anche la localizzazione delle attività produttive.
Ciò favorisce certamente le prime concrete
applicazioni di generazione idroelettrica, che
trovano non solo nell’illuminazione ma anche
nell’elettrificazione degli stabilimenti industriali
vicini un possibile mercato per l’energia prodotta,
e quindi uno stimolo alla realizzazione degli
Officina della Edison
in via Giambattista Vico,
Milano 1889.
The Edison Workshop
in Via Giambattista Vico,
Milan 1889.
station – also
using steamdriven engines
but this time
exploiting
alternating current for distribution – in Venice in
1890 to light the Malibran Theatre and a
number of nearby shops. It expanded the
network in 1893 to light the La Fenice Theatre.
White Coal
51
The cost of coal prompted electricity companies
in Italy to seek alternative sources of fuel. Italian
manufacturing had a centuries-long tradition of
using water as a source of power; before the
advent of electricity, decisions about where to
site productive activities had been waterdependent. This legacy fostered the first
tangible applications of hydroelectric generation
not just for lighting but as a way of electrifying
nearby industrial plants close to a potential
market for generated power, stimulating the
necessary investments. It was such thinking that
prompted the Società dell’acquedotto De Ferrari
Galliera of Genoa to build Italy’s first major
hydroelectric plant on the Gorzente River
between 1889 and 1892, providing power to
the Isoverde Jute Mill and factories in Val
Polcevera and Genoa. The plant, which had a
number of technical issues to overcome, was
built by the Società alla Compagnia dell’industria
La conquista della forza
The Conquering of Power
52
investimenti necessari. È un contesto del genere a
spingere la Società dell’acquedotto De Ferrari
Galliera di Genova alla realizzazione del primo
importante impianto idroelettrico italiano, quello
del Gorzente, iniziato nel 1889 e completato nel
1892, per alimentare lo Jutificio di Isoverde e gli
stabilimenti della Val Polcevera e di Genova. Il
completamento dell’impianto, che presenta
numerose criticità tecniche, è affidato dalla
Società alla Compagnia dell’industria elettrica di
Ginevra. La distribuzione comporta la necessità di
molte soluzioni ingegnose, ma complicate, per
superare i limiti imposti dalla corrente continua
nella trasmissione a distanza dell’elettricità.
Vengono invece progettate per la corrente
alternata le due realizzazioni successive di
maggior significato: Tivoli e Torino. Quella di
Tivoli è la prima linea nel mondo in corrente
alternata con caratteristiche industriali; la sua
messa in opera, nel luglio 1892, ha risonanza
internazionale, anche perché stabilisce un record
nella distanza di trasmissione (oltre 27 km) e nella
tensione adottata, di 5.000 Volt. La centrale
idroelettrica di Tivoli sfrutta il salto d’acqua delle
cascate dell’Aniene, sulle quali era stato installato
già nel 1886 un alternatore monofase Siemens.
elettrica di Genova. Distribution required a host
of clever but complicated solutions to overcome
the problems of carrying continuous current
over distance.
Two even more significant projects – this time
using alternating current – were also in the
pipeline at the time in Tivoli and Turin. The Tivoli
line was the world’s first industrial-grade
alternating current line. When it went into
operation in July 1892 it was international news:
it set a new transmission distance record (over 27
km) and a record for its 5,000V rating. The Tivoli
hydroelectric plant exploited waterfalls on the
Aniene River through a Siemens single-phase
alternator installed in 1886. By 1892, the power
station had expanded to nine turbines. The
transmission line carrying current to the
distribution station at Porta Pia in Rome was
designed by Guglielmo Mengarini, a Professor of
Technical Physics at the University of Rome.
Electrical material for the Tivoli and Porta Pia
stations was supplied by a top electromechanical
company of the day, Ganz of Hungary. Work
began on the Turin plant in 1892, when the
Società Piemontese di Elettricità acquired a water
concession at the Royal Park 3 km from Turin.
La centrale era stata poi ampliata, e nel 1892 è
alimentata con nove turbine; la linea di
trasmissione, che portava la corrente alla stazione
di distribuzione di Porta Pia a Roma, viene
progettata da Guglielmo Mengarini, docente di
fisica tecnica nell’Università di Roma. Il materiale
elettrico delle stazioni di Tivoli e di Porta Pia è
fornito da una delle grandi società
elettromeccaniche dell’epoca, l’ungherese Ganz.
L’impianto di Torino è iniziato nello stesso 1892,
quando la Società piemontese di elettricità rileva
una concessione d’acqua al Regio Parco, a circa 3
km da Torino. Il canale del Regio Parco riceveva
acqua dalla Dora e dal canale detto dei Molassi
(Pellerina), e offriva per l’utilizzazione un modesto
salto, di circa otto metri. La società elettrica si
avvale di diversi fornitori, italiani e stranieri, per la
realizzazione delle varie parti dell’impianto. La
centrale entra in esercizio nel 1896, e alimenta
The canal in the Regio Parco drew water from the
Dora River and the Molassi (Pellerina) Canal,
which notably offered a modest eight-metre drop
that could be exploited. The electricity company
used a number of different Italian and non-Italian
suppliers to build different parts of the plant. The
power station went into operation in 1896,
powering a transmission line that ran partly
overhead, partly buried as far as the distribution
grid in Piazza Castello. The plant was built to be
used in tandem with another that the Società
Piemontese had already built in the San Donato
district.
The political response to hydroelectric
development between 1889 and 1892 was rapid
and, on the whole, appropriate. Between 1892
and 1895, over a relatively short space of time
Italian regulations on concessions for deviating
water for hydroelectric purposes underwent
widespread revision, and the issue of transmission
lines was decisively tackled, essentially to the
benefit of electricity companies. These decisions
were taken swiftly and appropriately, given that
an economic crisis was affecting the country’s
electricity companies, jeopardizing even the
Edison company’s growth prospects. Electricity
company growth was also boosted by the arrival
of foreign capital, in particular (but not
exclusively) from Germany. This was channelled
through a number of companies established
Scavo delle fondamenta per la costruzione
della centrale di Acquoria (Tivoli), 1884. Sopra,
insegna in legno del 1892. A sinistra, pianta
e sezione del quadro e della centrale.
Digging the foundations for the power station
at Acquoria (Tivoli), 1884. Above, a wooden plaque
dated 1892. Left, plan and section of the site
and power station.
53
La conquista della forza
The Conquering of Power
54
una linea di trasmissione in parte aerea e in parte
sotterranea fino al quadro di distribuzione in
piazza Castello. L’impianto è costruito in modo
da poter essere utilizzato insieme a un altro della
stessa Società piemontese, già esistente in zona
San Donato.
La risposta politica alle esperienze idroelettriche
del 1889-1892 è abbastanza rapida, e in
complesso soddisfacente. La normativa italiana,
tra il 1892 e il 1895, innova in maniera
abbastanza decisa e in tempi abbastanza rapidi il
regime concessorio per le derivazioni d’acqua a
scopo idroelettrico, e affronta in modo deciso (e
sostanzialmente favorevole alle imprese elettriche)
la questione delle linee di trasmissione. Si tratta di
decisioni quanto mai tempestive e opportune, dal
momento che la crisi economica di quegli anni ha
avuto il suo impatto anche sulle aziende
elettriche, e in qualche momento ha posto in
dubbio persino le prospettive di sviluppo della
Edison. Un ulteriore elemento che favorisce la
crescita del settore elettrico è l’intervento di
capitali esteri, in particolare (ma non
esclusivamente) tedeschi: esso si verifica
attraverso alcune società, fondate tra il 1894 e il
1896, specializzate nella raccolta di capitali e
crediti per la costituzione e il finanziamento di
imprese elettriche. Si tratta di un fenomeno di
dimensioni europee, di cui l’Italia è un terreno
privilegiato di sperimentazione.
Tra i promotori di queste società c’è sempre un
grande costruttore elettromeccanico, e tra
quest’ultimo e la holding finanziaria che nasce c’è
un accordo in base al quale le imprese elettriche
controllate dovranno rifornirsi di materiali
unicamente presso la casa madre. L’economia della
penisola ne trae comunque beneficio: questi
investimenti comportano infatti un allargamento
della disponibilità di energia, e mettono capo alla
between 1894 and 1896 that specialized in
raising capital and loans in order to set up and
fund electricity companies. A similar process was
underway across Europe; Italy became a favoured
test bench.
Behind these companies there was always a
major electromechanical manufacturer which had
a deal with a financial holding company: the
resulting subsidiary electrical company could only
get supplies from that particular manufacturer. In
any event, the Italian economy benefited from
these investments, broadening its production
base and building plants that would become
assets to Italy’s production system. The
exploitation of hydroelectric resources was also
boosted by the 1903 law on service
municipalization, which prompted various
municipalities to dip their toe into the electricity
industry, and the 1904 Special Law for Naples,
which included special incentives for exploiting
hydraulic power in and around the largest city in
Italy’s Campania region. Nationalization of the
railways in 1906 also had a major impact on the
electricity industry. The financial resources
unleashed by annual State payments for the
railways were for the most part reinvested in the
electricity industry. Former railway companies that
converted into electricity holding companies and
went on to play a leading role included Bastogi,
the former parent company of the Società per le
Strade Ferrate Meridionali.
After a flurry of construction between 1890
and 1896, Italy’s first two major hydroelectric
plants (at the time the largest in Europe) were
built between 1898 and 1900: the Paderno
Plant on the River Adda, and the Vizzola Plant
on the Ticino. The former was built by the
Edison company, the latter by direct competitor
the Società Lombarda per la Distribuzione di
La conquista della forza
The Conquering of Power
Planimetria generale,
pianta d’insieme
e sezione
della centrale
di Vizzola, 1900.
General plan,
general arrangement
plan and section
of the power station
at Vizzola, 1900.
56
realizzazione di impianti che una volta costruiti
rimarranno patrimonio del sistema produttivo
italiano. Tra gli elementi che concorrono ad ampliare
lo sfruttamento delle risorse idroelettriche va
ricordata la legge del 1903 sulla municipalizzazione
dei servizi, che spinge vari comuni ad addentrarsi in
campo elettrico, e la legge speciale per Napoli del
1904, che contiene incentivi specifici per lo
sfruttamento delle forze idrauliche riferibili al
capoluogo campano. Conseguenze importanti per il
settore elettrico avrà anche la nazionalizzazione
delle ferrovie nel 1906. Le risorse finanziarie rese
disponibili dalle annualità degli indennizzi statali
verranno in gran parte reinvestite proprio nel settore
elettrico. Tra le ex società ferroviarie che si
trasformano in holding elettriche assumerà un ruolo
di primo piano la Bastogi, già controllante della
Società per le Strade Ferrate Meridionali.
Alle realizzazioni del periodo 1890-1896 seguono,
nel biennio 1898-1900, i primi due grandi impianti
idroelettrici italiani (all’epoca i maggiori d’Europa):
Energia Elettrica,
whose founders
included
Continentale, the
German electricity
holding company
associated with
Schuckert, and
the Società italiana per le condotte d’acqua.
Work began in 1894-1895 on building the
power station at Paderno; the project involved
the finest engineers of the day, including Cesare
Saldini and Galileo Ferraris. The plant began
operations in 1898. The Vizzola power station,
on which work began in 1897, was inaugurated
in 1900, two years after the plant at Paderno; it
was a technological achievement of the highest
order, and attracted engineers from all over
Europe.
th
From the beginning of the 20 century,
spurred on by the competitive environment in
which the generating companies operated, a
systematic race began to generate energy that
led to a new geography of resources. The
Edison and Lombarda companies planned new
plants on the Adda and Ticino, and on
watercourses in the Valtellina and Val
d’Ossola; in the North East, building work
began on the Cellina, and preliminary work
Paderno sull’Adda e Vizzola sul Ticino, costruiti il
primo dalla Edison e il secondo dalla sua diretta
concorrente, la Società Lombarda per la
Distribuzione di Energia Elettrica, la cui costituzione
era stata promossa dalla Continentale, la finanziaria
elettrica tedesca collegata alla Schuckert, e dalla
Società italiana per le condotte d’acqua. Nel 18941895 iniziano i lavori per la realizzazione della
centrale di Paderno, alla quale contribuiscono i
migliori tecnici dell’epoca: fra loro Cesare Saldini e
Galileo Ferraris; l’entrata in funzione è del 1898. La
centrale di Vizzola, avviata nel 1897, viene invece
inaugurata nel 1900, due anni dopo quella di
Paderno, e costituisce anch’essa un risultato
tecnologico di tutto rispetto, oggetto di visite di
studio dei tecnici di tutta Europa.
Fin dai primi anni del Novecento, insomma, sotto
la spinta del clima concorrenziale in cui agiscono le
società produttrici, inizia una sistematica rincorsa
energetica che porta a delineare anche una nuova
geografia delle risorse: la Edison e la Lombarda
progettano nuovi interventi sull’Adda e sul Ticino,
e sui corsi d’acqua della Valtellina e della Val
d’Ossola; nel Nord-Est si avvia la costruzione
dell’impianto del Cellina e si studia il sistema PiaveSanta Croce; nel NordOvest si lavora sulla
concessione di Pont
Saint Martin e sui
sistemi idrografici della
Val d’Aosta; nell’Italia
centrale e nel
Mezzogiorno
continentale si
verificano le
caratteristiche e le
possibilità dei sistemi
appenninici. Anche in
Sicilia e in Sardegna si
pensa a impianti
started on the Piave-Santa Croce system; in
Italy’s North West, work started on the Pont
Saint Martin concession and on the Val
d’Aosta’s hydrographic systems; in central and
continental southern Italy surveys were made
of the characteristics and potential of
Apennine systems. Thought was given to
hydroelectric plants in Sicily and Sardinia, even
if nothing tangible was undertaken in Sardinia
prior to 1911. Indeed, at that time the island
was the least dynamic part of Italy’s economy,
although after the First World War a number
of large-scale hydroelectric projects were
initiated.
Francesco Saverio Nitti, a statesman born in the
Lucania region and a leading figure in Italy’s
political environment during Giolitti’s period in
power, was responsible for creating the
political/theoretical framework that triggered
rapid growth in hydroelectric ventures. In his
1905 book “La conquista della forza”, Nitti wrote
that exploiting water resources was how the
Italian economy and its process of
industrialization would overcome the country’s
lack of coal. He also felt that Italy required
agrarian and forestry
reform – particularly
urgently in the South – in
order to manage its
watercourses, countering
less than favourable
features and optimizing
Il Re Vittorio Emanuele III
e la Regina Elena
all’inaugurazione
della centrale di Vizzola,
da “La Domenica del
Corriere”, ottobre 1901.
King Vittorio Emanuele III
and Queen Elena
at the inauguration
of the Vizzola power station,
from “La Domenica
del Corriere”, October 1901.
57
La conquista della forza
The Conquering of Power
“La conquista della forza”
di Francesco Saverio Nitti, 1905.
58
idroelettrici, benché in Sardegna
non si delinei nessun intervento
imprenditoriale concreto fino al
1911: l’isola è probabilmente, in
quel momento, l’area
economica meno dinamica del
Paese, anche se sarà teatro,
dopo la prima guerra mondiale,
di alcuni interventi idroelettrici di
notevole rilievo.
È Francesco Saverio Nitti, statista
di origine lucana e grande
protagonista della politica
economica del periodo
giolittiano, a fornire il quadro
teorico-politico di riferimento
alla rapida crescita delle iniziative idroelettriche: nel
1905, nel volume “La conquista della forza”, Nitti
indica nello sfruttamento delle risorse idriche il
modo per superare i limiti strutturali che la carenza
di carbone pone all’economia italiana e al processo
di industrializzazione; ad esso si collega inoltre,
nella visione nittiana, anche un’operazione di
sistemazione agraria e boschiva, particolarmente
urgente nel Sud, per la regolazione dei corsi
d’acqua, con interventi capaci di correggerne le
caratteristiche avverse, ottimizzandone le possibilità
di utilizzazione. In quello che è stato definito il
programma “elettro-irriguo” di Nitti l’acqua diventa
il “carbone bianco”, che permetterà alla penisola di
disporre di tutta l’energia occorrente per il decollo
industriale e per il riscatto del Mezzogiorno.
Elettricità e sviluppo
La proposta originaria di Nitti prevede anche la
nazionalizzazione del settore idroelettrico, idea
che però incontra forte opposizione perfino
“La conquista della forza”,
by Francesco Saverio Nitti, 1905.
opportunities for exploitation.
Under Nitti’s
“electricity/irrigation”
programme, water became
Italy’s “white coal”, providing
the peninsular with all of the
power it needed for industry to
expand and for the South to
catch up with the North.
Electricity and Development
Nitti’s original plan envisaged nationalizing the
hydroelectric industry. So strong was the opposition
to this idea, even within the Socialist movement,
that after he became Minister Nitti quietly dropped
it. His vision went far beyond the South of the
country: the facts demonstrate that his was a
programme for the economic modernization of the
entire nation. In December 1908, ten years after
the Paderno plant opened, Milanese businessman
and manager Ettore Conti wrote in his
“Notebooks” (with a perhaps involuntary nod to
Nitti): “Mountain reservoirs capable of regulating
lower-level river flow...; irrigation and drainage
channels that make our land fertile; navigable
canals destined to increase traffic routes...;
powerful water deviations channelling cheap
energy up and down the country...; this is the true
inexhaustible natural wealth on which the edifice
of our output must without doubt – and to our
great benefit – be founded.”
all’interno del movimento socialista, e che lo
stesso Nitti, divenuto ministro, lascerà cadere. Il
suo progetto non è d’altronde limitato al discorso
meridionalista: i fatti si incaricheranno di
dimostrare che esso è un programma di
modernizzazione economica per l’intero Paese.
Nel dicembre 1908, dieci anni dopo
l’inaugurazione della centrale di Paderno, Ettore
Conti, imprenditore e manager milanese, scrive
nel suo “Taccuino”, con assonanze nittiane forse
involontarie: “Serbatoi montani capaci di
regolarizzare i corsi inferiori dei fiumi [...]; canali
di irrigazione e bonifica che diano fertilità alle
nostre terre; canali navigabili destinati ad
aumentare le vie dei traffici [...]; potenti
derivazioni di forza motrice che irradieranno per
tutto il Paese energia a buon mercato [...]; questa
la vera ricchezza naturale e inesauribile su cui
deve appoggiare sicuramente e
vantaggiosamente l’edificio della nostra
produzione”.
Fra le centrali
idroelettriche tuttora
attive in ambito Enel, una
settantina sono state
realizzate proprio nel
ventennio 1898-1918.
Le fonti statistiche
dell’epoca ci dicono che
una percentuale compresa
tra il 40% e il 50% di
Planimetria dell’impianto
di Paderno e, sopra, la sala
macchine della centrale, 1898.
Plan of the Paderno plant
and, above, the machine hall
at the power station, 1898.
Around seventy of the hydroelectric plants that
Enel manages to this day were built over the
twenty-year period 1898-1918. Statistical sources
of the day tell us that between 40% and 50% of
them were built not by electricity companies but
by small-scale autoproducers. Only later did major
companies step in, making larger and higheroutput plants for the most part to power
electrochemical and metal production plants.
Major metal producers preferred to own their
own plants in order to be free from the
limitations they might suffer if supplied by
electricity sales companies, which on occasion
made it impossible to enhance their business and
organize their own production. During the First
World War, this situation led to the first clashes
between autoproducers and electricity
companies, an issue that was to become one of
the main bones of contention in the electricity
industry between the end of the war and the
mid-1920s.
The story of the Società
meridionale di elettricità
(SME) is closely associated
with the push for
electrical and irrigationrelated development of
Italy’s South. The
company’s financial roots
dated back to the preelectric age, when the
59
La conquista della forza
The Conquering of Power
Azione della Socetà Meridionale
di Elettricità, 1902.
Socetà Meridionale di Elettricità
share certificate, 1902.
60
esse furono costruite non da società elettriche,
ma da piccoli autoproduttori. Solo in seguito si
aggiunsero le grandi imprese, con impianti di
maggiore taglia e maggior potenza, soprattutto
per alimentare stabilimenti elettrochimici ed
elettrosiderurgici. Questi ultimi preferiscono
disporre di impianti propri per sfuggire ai
condizionamenti spesso imposti dalle imprese
elettrocommerciali, che a volte impediscono il
miglioramento dell’organizzazione industriale e
dei prodotti. Questa situazione causerà, nel
corso della guerra mondiale, i primi contrasti fra
autoproduttori e società elettriche, e sarà in
seguito un fattore non secondario dei conflitti
che caratterizzeranno il settore elettrico tra la
fine della guerra e la metà degli anni Venti.
Al progetto per lo sviluppo elettro-irriguo del Sud è
in gran parte collegata la storia della Società
meridionale di elettricità (Sme). Le sue radici
finanziarie affondano in epoca pre-elettrica, nella
Società generale per l’illuminazione (Sgi), sorta a
Perugia nel 1875. Nel 1888 la società è rafforzata
dall’intervento di finanziatori svizzeri, e nel 1890
ottiene il primo contratto col comune di Napoli per
l’illuminazione elettrica della Galleria Umberto e
company began operations as the Società
generale per l’illuminazione (SGI) in Perugia in
1875. In 1888, the company took advantage of
Swiss funding; in 1890, it won its first contract
from the municipality of Naples to provide
electric lighting for the Galleria Umberto and
Teatro San Carlo. In the 1890s, SGI took over
other electricity-related firms in Naples to
become the city’s sole distributing company. In
the meantime, the company transferred its
headquarters to Naples, with Maurizio Capuano
– appointed by the Swiss shareholders – at its
helm. In 1899, Swiss shareholders Société
Franco-Suisse pour l’Industrie Électrique (and,
later, its offshoot Société Italo-Suisse) teamed up
with the Banca Commerciale to found the
Società Meridionale di Elettricità, installing
Capuano as Managing Director.
Early electricity-related ventures in the
Campania Region relied on thermoelectric
plants; in addition, a small hydroelectric plant
was built at Cava dei Tirreni in 1894. Initial
projects to exploit the River Volturno were first
mooted in 1895. SME’s company purpose was
to exploit water power in Southern Italy. Its first
project was to exploit the River Tusciano basin
Interno ed esterno della Galleria Umberto I
di Napoli, primi del Novecento.
Internal and external views of the Umberto I
Gallery in Naples, early 1900s.
del Teatro San Carlo. Nel corso degli
anni Novanta la Sgi assorbe le altre
iniziative elettriche avviate a Napoli,
fino a diventare l’unica società
distributrice: nel frattempo aveva
trasferito nel capoluogo campano la
sede sociale, e alla sua guida era
stato designato dai soci svizzeri
Maurizio Capuano. Nel 1899 gli
stessi interessi svizzeri, rappresentati
nella Société Franco-Suisse pour
l’Industrie Électrique (e in seguito nella sua
filiazione Société Italo-Suisse) danno vita, assieme
alla Banca Commerciale, alla Società Meridionale
di Elettricità, di cui Capuano diventa
amministratore delegato.
Le prime iniziative elettriche della Campania
erano state basate su impianti termoelettrici; un
piccolo impianto idroelettrico era stato
realizzato a Cava dei Tirreni nel 1894. Nel 1895
erano stati presentati i primi progetti per lo
sfruttamento del fiume Volturno. La Sme ha
come scopo sociale l’utilizzazione delle forze
idrauliche del Mezzogiorno, e come obiettivo
immediato lo sfruttamento del bacino del fiume
Tusciano per alimentare i pastifici di Torre
Annunziata e gli stabilimenti industriali di
Salerno. Nel 1904 la legge per la rinascita
industriale di Napoli, voluta da Nitti, istituisce
l’Ente Autonomo Volturno per fornire elettricità
a basso costo e favorire gli insediamenti
industriali. Nel 1906 si costituisce la Società
elettrica della Campania (Sedac), collegata alla
Sgi. La realizzazione degli impianti del Volturno
sarà peraltro ostacolata dai contenziosi con le
società private che rivendicano la priorità delle
loro concessioni: sicché la prima centrale verrà
inaugurata nel 1911.
Nel 1900 era stata intanto costituita la Società
Napoletana per Imprese Elettriche, che aveva
to provide power for pastamaking factories in Torre
Annunziata and Salerno’s
industrial plants. In 1904, a
government Act to boost industry
in and around Naples – promoted
by Nitti – led to the establishment
of the Ente Autonomo Volturno,
which was to provide low-cost
electricity and promote industrial
plants. The Società elettrica della Campania
(SEDAC), an associate of the SGI company, was
founded in 1906. However, legal battles with
private companies pursuing their claims for
prior concessions slowed construction of plants
on the Volturno, delaying the opening of the
first power station until 1911.
The Società Napoletana per Imprese Elettriche,
founded in 1900, built a thermoelectric power
station and underground distribution network to
compete with SGI. In 1909, funded by the
Banca Commerciale, SGI took over its former
rival. In the meantime, SME started operations
at its plant on the Tusciano in 1905, and in
1907 began work on diverting the River Lete for
hydroelectric purposes. Between 1907 and
1908, Credito Ticinese (a partner of the ItaloSuisse company in SEDAC) sold SME its
concession rights and plans to exploit the
Sangro and Matese Rivers; in 1909, SME and
the Società Elettrochimica signed an agreement
to supply power to Naples from the River
Pescara. Hydroelectric generation began to
predominate in the South, despite initial
scepticism, when the Pescara-Naples powerline
was built.
In 1906, SME commissioned Angelo Omodeo to
undertake a “complete, detailed survey of water
power in Southern Italy and the islands”. The
61
La conquista della forza
The Conquering of Power
62
realizzato una centrale termoelettrica e
una rete di distribuzione sotterranea,
e che faceva concorrenza alla Sgi. Nel
1909, grazie all’aiuto della Banca
Commerciale, la Sgi acquisisce il
controllo della ex concorrente. Intanto la
Sme, entrato in funzione nel 1905
l’impianto del Tusciano, nel 1907
inaugura i cantieri per la derivazione
idroelettrica dal fiume Lete. Tra il 1907 e
il 1908 il Credito Ticinese (socio della
Italo-Suisse nella Sedac) cede alla Sme i
diritti di concessione e i progetti per lo
sfruttamento del Sangro e del Matese,
mentre nel 1909 viene raggiunto un
accordo tra la Sme e la Società
Elettrochimica per fornire energia a Napoli
utilizzando il fiume Pescara. Con la realizzazione
dell’elettrodotto Pescara-Napoli la generazione
idroelettrica diviene prevalente anche nel Sud,
nonostante lo scetticismo che l’idea aveva
inizialmente suscitato.
Nel 1906 la Sme aveva incaricato Angelo
Omodeo della preparazione di uno studio
“razionale e completo delle forze idrauliche in
Italia meridionale e insulare”. Figlio di un agiato
possidente di Mortara, in Lomellina, e nipote di
Luigi Mangiagalli, noto medico ed esponente
radicale, Omodeo si era laureato al Politecnico di
Milano e aveva avuto vari incarichi politici,
collaborando anche con Filippo Turati e Anna
Kuliscioff, prima di dedicarsi totalmente all’attività
professionale. Risale a lui l’idea di piano
regolatore di bacino; inoltre, come consulente dei
grandi gruppi elettrici italiani, elabora gli studi
che sono alla base dei principali progetti
idroelettrici della penisola, dal Nord al Sud e alle
isole maggiori, oltre a studiare la regolazione
delle acque in Eritrea. È uno specialista di levatura
internazionale, chiamato a occuparsi dei grandi
Relazione sui lavori compiuti
per l’attuazione del Programma
di ricerche generali di forze
idrauliche in Italia meridionale
e insulare trasmessa
da Angelo Omodeo
a Maurizio Capuano,
7 agosto 1906.
Report on work carried out
to implement the General
Research Programme
on Hydraulic Forces in Southern
Italy and the Islands, sent
by Angelo Omodeo to Maurizio
Capuano, 7 August 1906.
son of a wealthy landowner
from Mortara, near Lomellina,
and the grandson of wellknown doctor and radical
politician Luigi Mangiagalli, Omodeo had
graduated from the Politecnico di Milano before
taking on a number of political appointments,
working with Filippo Turati and Anna Kuliscioff
and then dedicating himself wholeheartedly to
this new career. Omodeo was responsible for
the idea of a basin-wide regulatory plan. As a
consultant to Italy’s largest electricity groups, he
undertook surveys that provided the foundations
for Italy’s largest hydroelectric projects, from
north to south and on the main islands, as well
as working on regulating the waterways in
Eritrea. A specialist of international standing, he
went on to work on major hydroelectric systems
and river inversion in the Soviet Union, and was
a UN envoy to China for the long-term Yellow
River basin project.
As early as 1902, SME was looking to extend
its activities to Sicily. That year, a young
assistant of Omodeo’s, Emirico Vismara, was
appointed manager of the Società Tirrena di
Elettricità company. In 1907, following on from
sistemi idroelettrici e fluviali in Unione Sovietica, e
inviato della Società delle Nazioni in Cina, per un
lungo lavoro sul bacino del Fiume Giallo.
Già dal 1902, peraltro, la Sme si preparava ad
estendere l’attività in Sicilia: in quell’anno infatti
un giovane collaboratore di Omodeo, Emirico
Vismara, è chiamato a dirigere la Società Tirrena
di Elettricità. Nel 1907, come esito del lavoro da
lui svolto, la Sme promuove la costituzione a
Catania della Società elettrica per la Sicilia
orientale (Seso), presieduta da Capuano, di cui
Vismara è amministratore delegato. Tra il 1908 e
il 1910 la Seso realizza i primi
impianti idroelettrici siciliani, sul
Cassibile e sull’Alcantara. Nella
Sicilia occidentale si ha invece
l’intervento di capitali tedeschi
legati alla Schuckert e all’Aeg,
che però non avviano alcuno
sviluppo idroelettrico, e sono
colpiti in maniera pesante dalla
guerra, sia per l’aumento del
prezzo del carbone, sia per la
cessione forzata delle loro
quote a un consorzio guidato
dalla Banca Commerciale e
dalla Banca Italiana di Sconto.
Maturano così le condizioni per
la trasformazione della Seso in
Società generale elettrica della
Sicilia (Sges), avvenuta nel
1918.
Nel 1908 la Sme costituisce,
con la Franco-Suisse e la
Bastogi, la Società per le Forze
Idrauliche della Sila, nella quale
interviene l’anno dopo anche la
Banca Commerciale: la nuova
società dovrebbe realizzare i
this work, in Catania the SME founded the
Società elettrica per la Sicilia orientale (SESO),
with Capuano as Chairman and Vismara
Managing Director. SESO built Sicily’s first
hydroelectric plants between 1908 and 1910
on the Cassibile and Alcantara rivers. German
funding from Schuckert and AEG flowed into
western Sicily, without actually resulting in the
development of any hydroelectrics, before
being hit heavily during the war both by
increases in coal prices and by the forced
takeover of their stakes by a consortium led by
Banca Commerciale and Banca Italiana di
Sconto. In 1918, SESO
re-emerged as the Società
generale elettrica della Sicilia
(SGES).
In 1908, SME, Franco-Suisse
and Bastogi established the
Società per le Forze Idrauliche
della Sila: they were joined a
year later by Banca
Commerciale. The new
company was set up to
implement Omodeo’s
hydroelectric plans for
Calabria. The project moved
into its executive phase in
1911. Also in 1911, the
Società elettrica Sarda (SES)
was founded in Leghorn by
the Orlando family and
Credito Italiano. The company
was established to build
hydroelectric plants on the
island; such plants had been
mooted since 1897, without
ever actually being built. In
1913, to compete with SES,
Bastogi and Banca
Progetto di palo per il trasporto Sila-Puglie
della Società per le Forze Idrauliche della Sila.
A pylon design for transmission on the Sila-Puglia
line owned by the Società per le Forze Idrauliche
della Sila.
63
La conquista della forza
The Conquering of Power
64
programmi idroelettrici che Omodeo sta
studiando per la Calabria, e che nel 1911 si
traducono in un progetto esecutivo. Nello stesso
1911 si costituisce a Livorno la Società elettrica
Sarda (Ses), per iniziativa della famiglia Orlando e
del Credito Italiano. Lo scopo è la realizzazione di
impianti idroelettrici, la cui costruzione nell’isola
era stata ipotizzata già nel 1897, ma senza
conseguenze pratiche. Nel 1913, in concorrenza
con la Ses, la Bastogi e la Banca Commerciale
danno vita alla Società Imprese Idrauliche ed
Elettriche del Tirso, di cui è nominato direttore
generale Giulio Dolcetta. Anche in questo caso vi
è un progetto studiato da Omodeo, che prevede
la costruzione di una grande diga sul Tirso, per
regolarne il regime idraulico e consentirne lo
sfruttamento a fini energetici e agricoli.
A questo punto il programma elettro-irriguo per il
Sud, esposto da Nitti nel 1905, non è più
un’ipotesi teorica, ma una prospettiva concreta, la
cui realizzazione può camminare sulle gambe di
tecnici e imprenditori. Resta però un’idea troppo
ambiziosa senza un intervento legislativo e
concreti incentivi finanziari. Il governo Giolitti, nel
quale Nitti è ministro di Agricoltura Industria e
Commercio, vara la legge del luglio 1913 per la
Commerciale set up the Società Imprese
Idrauliche ed Elettriche del Tirso, installing
Giulio Dolcetta as General Manager. Once
again this was a project conceived by Omodeo,
this time to build a large dam on the Tirso to
regulate water flow and allow power and
agricultural exploitation.
By this time, Nitti’s 1905 electricity/irrigation
plan for the South was no longer mere theory,
it was a tangible prospect pursued by
engineers and businessmen. However, without
legislative backing and concrete financial
incentives, the idea ultimately fell by the
wayside. The Giolitti government, in which Nitti
served as Minister of Agriculture, Industry and
Trade, passed a law in July 1913 calling for the
construction of man-made reservoirs and lakes
on the Tirso and Sila – the two basin projects
proposed by Omodeo. The war slowed
hydroelectric plant implementation in Sardinia
and Calabria. Work resumed after the war and
was completed in the 1920s: the power station
on the first Tirso head commenced operations
in 1923. Work that initiated in 1921 to fully
regulate the Sila water system was completed
in 1931.
costruzione di serbatoi e laghi artificiali sul Tirso e
sulla Sila, appunto i due progetti di bacino messi
a punto da Omodeo. La guerra provoca poi un
rallentamento nella realizzazione dei programmi
idroelettrici in Sardegna e in Calabria, ripresi dopo
la fine del conflitto, e portati a compimento nel
corso degli anni Venti: la centrale del primo salto
del Tirso entrerà in funzione nel 1923, mentre il
complesso intervento di regolazione delle acque
della Sila, i cui cantieri sono avviati nel 1921, sarà
completato nel 1931.
Alla conquista dell’Italia
La capitale industriale del comparto elettrico è
Milano, dove ha sede la maggiore società
elettrocommerciale italiana, accanto alla quale
opera una vivace pattuglia di aziende
elettrotecniche di varie dimensioni, che
conquistano spazi sul mercato italiano. Una delle
più antiche è il Tecnomasio, che nel 1876 realizza
le prime esperienze di illuminazione elettrica in
piazza Duomo, impiegando fari Serrin, alimentati
da dinamo Gramme di propria costruzione.
Fondato a Milano nel 1863 come piccolo
laboratorio industriale, nel 1870 il Tecnomasio
Progetto di derivazione
dal fiume Tirso realizzato
da Angelo Omodeo.
Angelo Omodeo’s Plan
to divert the Tirso River.
Disegno di costruzione dell’edificio
dei motori per la derivazione dal fiume Tirso
realizzato da Angelo Omodeo.
Construction drawing for the engine
building on the Tirso River diversion,
drafted by Angelo Omodeo.
65
Conquering Italy
Milan was the industrial heartland of Italy’s
electricity industry. Italy’s largest electricity sales
company was based in Milan, as were a number
of thriving electrical engineering firms of various
sizes which were carving out space for themselves
on the Italian market. One of the longestestablished firms was Tecnomasio, which had
been involved in lighting Piazza Duomo in 1876
with Serrin lamps powered by Gramme dynamos
built by the company. Founded in Milan in 1863
originally as a small industrial workshop, in 1870
Tecnomasio hired Politecnico graduate Bartolomeo
Cabella, who would go on to play a key role in
the company, becoming its general manager and
converting it into a partnership under his own
name. By the turn of the century, Tecnomasio
Italiano had strengthened its financial structure
La conquista della forza
The Conquering of Power
Bartolomeo Cabella,
al centro, in un’immagine
di fine Ottocento.
Bartolomeo Cabella,
centre, in a picture
from the late 1800s.
66
assume un laureato del Politecnico,
Bartolomeo Cabella, che presto
raggiunge un ruolo centrale nella
vita dell’azienda e infine ne assume
il controllo, trasformandola in
accomandita col proprio nome. A
fine secolo il Tecnomasio Italiano,
che nel frattempo per irrobustire la
struttura finanziaria è diventato società per azioni,
ha una vasta gamma di produzioni elettriche, che
comprende anche dinamo, alternatori e
generatori, con importanti commesse per impianti
elettrici, telefonici e di illuminazione. Nel 1901,
però, in coincidenza con un momento di crisi del
settore a livello europeo, l’azienda conosce una
fase di forte difficoltà e gli azionisti mettono sotto
accusa Cabella, allontanandolo definitivamente
dall’impresa.
Mentre inizia la stagione delle grandi realizzazioni
idroelettriche e si profila l’elettrificazione su vasta
scala dei trasporti e dell’illuminazione urbana, i
grandi gruppi esteri cercano di dar vita a
controllate italiane che producano sul luogo e
possano così meglio inserirsi in un mercato che
tenta di emanciparsi da dipendenze estere troppo
scoperte. Se ne parla apertamente nel 1907 al
consiglio di amministrazione delle Ferrovie del
Mediterraneo: occorre “costruire in Italia
un’officina in considerazione delle forti spese di
trasporto e di dogana gravanti attualmente sulle
produzioni che la società introduce dall’estero e
anche pel fatto che talvolta i clienti, e
specialmente le pubbliche amministrazioni,
esigono o preferiscono materiale fabbricato in
paese”. E ancora ne parla il console tedesco a
and converted into a joint stock company. It
supplied a vast range of electrical products such as
dynamos, alternators and generators to major
electricity plant, telephone and lighting installation
clients. In 1901, at a time when the whole
industry was suffering in Europe, the firm got into
difficulties and the shareholders expelled Cabella
from the company.
This move heralded the start of large-scale
hydroelectric projects and the massive
electrification of transport and urban lighting.
Major foreign groups established Italian
subsidiaries to generate power in Italy and to
operate in a market that was attempting to break
free from overt foreign reliance. This very issue
was raised in 1907 at a Ferrovie del Mediterraneo
Board Meeting, where the cry went up to “build
a workshop in Italy in view of the major
transportation and Customs costs currently
affecting manufactured items brought in by the
company from abroad, and because customers –
particularly government bodies – sometimes
require or prefer Italian-manufactured materials.”
The German Consul to Rome highlighted the
need to “appease internal protectionists by
offering domestically-made products” in a 1910
report.17
Roma, che in un rapporto del 1910 sottolinea la
necessità di “acquietare i protezionisti interni
offrendo prodotti nazionali”17.
L’operazione di salvataggio del Tecnomasio si
inquadra nella strategia espansiva attuata in
questa chiave dal gruppo svizzero Brown Boveri:
nel 1903 gli svizzeri divengono azionisti di
riferimento del Tecnomasio Italiano, che cambia la
ragione sociale in Tecnomasio italiano Brown
Boveri (Tibb), con cui è noto ancora oggi. Gli
svizzeri non si limitano a operazioni finanziarie
per sistemare i conti dell’azienda italiana; essi
compiono soprattutto interventi di strategia
industriale, cedendo produzioni e impianti
telefonici, elettrici e di illuminazione ai Comuni
committenti, nonché a società di cui promuovono
essi stessi la costituzione. Tra queste è da
ricordare la Centimetro grammo secondo (Cgs),
per la fabbricazione di strumenti di misura
elettrici e di piccoli macchinari di precisione:
fondata da Camillo Olivetti a Ivrea nel 1896, la
società si trasferisce a Milano con l’ingresso dei
A bailout of Tecnomasio became part of an
expansionary strategy implemented by Swiss
group Brown Boveri. In 1903, the Swiss company
became the largest shareholder in Tecnomasio
Italiano. The company name was subsequently
changed to Tecnomasio Italiano Brown Boveri
(TIBB), the name by which it is known to this day.
The Swiss did far more than just sort out the
Italian company’s accounts; they changed the
business strategy, selling off telephone, electricity
and lighting plants and products to the
municipalities that had commissioned them, and
spinning off other activities to newly-founded
companies. One such company, Centimetro
Grammo Secondo (CGS), made electric measuring
tools and small precision machinery. CGS had
been founded by Camillo Olivetti in Ivrea in 1896;
the company transferred to Milan after Swiss
shareholders stepped in and shifted its operations
to Tecnomasio’s initial core business. Olivetti went
on to start up a new venture in Ivrea in 1908,
making the typewriters for which the Olivetti
Promozionale della C.G.S., così chiamata per ricordare le tre unità
su cui si fondavano le misurazioni elettriche: centimetro, grammo e secondo,
1910. Sopra, strumenti di misura elettrici fabbricati dalla C.G.S.
nei primi anni del Novecento. Da sinistra, amperometro registratore
elettromagnetico e amperometro inserito sull’alta tensione.
Marketing material from C.G.S., a company named after the three units
on which electricity metering are based: the centimetre, gramme and second,
1910. Above, electricity measuring instruments manufactured by C.G.S.
in the early 1900s. From left to right, an electromagnetic amperometer
recorder and a high-voltage line amperometer.
67
La conquista della forza
The Conquering of Power
Lettera di Maurizio Capuano
indirizzata alla Società Anonyme
Westinghouse, Milano 1904.
68
soci svizzeri, che conferiscono le attività in questo
settore, core business iniziale del Tecnomasio;
Olivetti tornerà a Ivrea nel 1908, per fabbricare
macchine da scrivere in un’azienda che porta il
suo nome. Il Tibb può così concentrarsi sul
grande macchinario elettrico: motori, dinamo,
trasformatori e accessori; inoltre, nel 1907 il Tibb
assorbe anche l’azienda Gadda & C.,
consolidando la propria leadership come
produttore dei generatori installati negli impianti
elettrici italiani.
L’altra grande impresa che si “italianizza” per
migliorare la penetrazione nella penisola è la
tedesca Aeg, che dà vita a una joint-venture con
la Thomson-Houston de la Méditerranée di Parigi,
a sua volta collegata alla General Electric
americana. Le due aziende, in base agli accordi di
cartello che ne regolano i rapporti sul mercato
internazionale, costituiscono in Italia nel 1904 la
Aeg Thomson-Houston. Nel 1907 viene varato un
aumento di capitale interamente sottoscritto da
due società italiane ex-ferroviarie, che si sono
trasformate in holding finanziarie utilizzando
l’indennizzo statale per il riscatto delle
concessioni: la Società italiana per le strade
ferrate meridionali (Bastogi) e la Società italiana
per le strade ferrate del
Mediterraneo. Obiettivo
dell’aumento di capitale è la
costruzione di una fabbrica di
materiali elettrici a Milano, che
effettivamente entrerà in
funzione nel 1909. In tal modo,
Inserzione pubblicitaria
dell’AEG-Thompson Houston,
primi del Novecento.
An AEG-Thompson Houston
advert, early 1900s.
company became famous. TIBB could now focus
on major electrical machinery: motors, dynamos,
transformers and ancillary items. In 1907, TIBB
absorbed the Gadda & C. company, consolidating
its leadership as a manufacturer of generators for
Italian power plants.
AEG of Germany was another large company
that underwent “Italianization” in order to
improve its local penetration. AEG entered into a
joint venture with Thomson-Houston de la
Méditerranée (Paris), a company associated with
General Electric in the US. Through cartel
agreements regulating their relationship on the
international market, in 1904 they set up AEG
Thomson-Houston in Italy. In 1907, they led a
capital increase that was fully subscribed by two
former railway companies in Italy that had
become financial holding companies to manage
the state payout for cancellation of their
concessions: Società italiana per le strade ferrate
meridionali (Bastogi), and Società italiana per le
strade ferrate del Mediterraneo. The capital
increase served to build an electric materials
factory in Milan which went into operation in
1909. Prior to the First World War, AEG
Thomson-Houston and TIBB were the only two
A letter from Maurizio Capuano
to the Società Anonyme
Westinghouse, Milan 1904.
prima della guerra, Aeg ThomsonHouston e Tibb saranno le sole a
costruire in Italia trasformatori da
5.000 kW. Per valutare questo dato è
necessario ricordare che il grande
macchinario presente nella penisola
è prodotto quasi esclusivamente da
aziende straniere: nel 1898 esistono
in Italia 1.864 generatori di fabbricazione italiana
contro 176 provenienti dall’estero, ma questi
ultimi erogano una potenza complessiva di
66.420 kW, contro i 20.150 erogati da quelli
italiani. La situazione migliora un po’ nel
decennio successivo, quando vengono installati
2.624 generatori italiani, per totali 130.805 kW,
contro 3.329 esteri, per totali 305.128 kW18.
Il presunto disinteresse da parte dei ricercatori
italiani per gli aspetti industriali del lavoro
scientifico viene talvolta indicato come la
principale causa della mancata valorizzazione
applicativa dei risultati da loro ottenuti nella fase
pionieristica del sistema elettrico: questa
spiegazione non appare molto convincente, dal
momento che nulla avrebbe vietato a
imprenditori italiani di dedicarsi allo sviluppo
industriale di quei risultati, come invece fecero
alcuni gruppi esteri; nel caso di Ferraris, ad
esempio, si è visto che la brevettazione e il
successivo sfruttamento furono attuati da Tesla e
dalla Westinghouse, senza mai disconoscere la
priorità morale del ricercatore torinese. Una
conferma a contrario viene dal caso di Pacinotti,
la cui invenzione è stata alla base del più diffuso
modello di dinamo prodotto negli ultimi decenni
dell’Ottocento, e la cui priorità scientifica è stata
companies in Italy to build 5,000 kW
transformers. We should nevertheless remember
that almost all large machinery manufactured in
Italy was made by foreign-owned firms: in 1898,
Italy had 1,864 Italian-made generators compared
with 176 imported from abroad, but these
imports generated total power of 66,420 kW,
compared with 20,150 kW from Italian-made
generators. The situation improved somewhat the
following decade, when 2,624 Italian generators
were installed totalling 130,805 kW, compared
with 3,329 from outside Italy for a total of
305,128 kW.18
Italian researchers’ alleged lack of interest in
industrially exploiting their scientific endeavours
has sometimes been claimed as the main reason
for the country’s failure to apply their results
during the pioneering years of the electric system.
This explanation is less than convincing; nobody
was standing in the way of Italian businessmen
from dedicating themselves to the industrial
development of these achievements, as a number
of foreign firms did. For example, without ever
denying the Italian researcher’s moral
precedence, Ferraris’ work was patented and
exploited by Tesla and Westinghouse. Pacinotti
was the exception that proves the rule. His
69
La conquista della forza
The Conquering of Power
Pubblicità della Manifattura Italiana
Massoni e Moroni, 1910. Accanto,
pubblicità di contatori elettrici
prodotti dalla Compagnia Anonima
Continentale, 1910.
Manifattura Italiana Massoni & Moroni
advert, 1910. Alongside,
an advert for electricity meters
manufactured by Compagnia
Anonima Continentale, 1910.
70
poi rapidamente riconosciuta dalla
comunità internazionale: il giovane
pisano, che era interessato allo
sviluppo industriale della sua idea,
aveva cercato i possibili investitori
direttamente fuori dall’Italia. Facendolo
maldestramente, anche per ragioni legate alla
normativa brevettuale italiana, aveva di fatto
permesso la realizzazione di un apparato,
brevettato con alcune modifiche rispetto all’idea
originaria, che aveva fatto la fortuna di Gramme
e della Ditta Ganz di Budapest.
La mancata realizzazione industriale in Italia di
due ritrovati essenziali per il nuovo “paradigma
elettrico” è indicativa dell’arretratezza del
contesto produttivo in cui i ricercatori italiani
operavano, il che spiega l’apparente paradosso
per cui l’Italia, patria scientifica di innovazioni
elettriche di grande impatto, nei primi anni di
sviluppo dell’industria elettrocommerciale si
ritrova a essere sostanzialmente dipendente
dalle tecnologie di importazione. E questo
nonostante il ruolo che i tecnici italiani svolgono
nello sviluppo dell’industria elettrica nazionale, e
le numerose realizzazioni – anche a livello
internazionale – di aziende legate all’iniziativa e
spesso anche al nome di ingegneri-imprenditori
italiani. La vivacità imprenditoriale che segue il
decollo industriale dell’età giolittiana porterà
comunque nel tempo a un graduale riequilibrio
della situazione, attraverso un processo di
ridimensionamento della dipendenza dalle
invention lay at the heart of the most popular
model of dynamo manufactured during the final
decades of the eighteenth century, and his
scientific claims were quickly acknowledged by
the international community. The young scientist
from Pisa was interested in developing his idea
industrially and personally sought potential
investors outside Italy. However, he was not
successful. In part as a result of Italian patent law,
he allowed a device to be built that was patented
with a few amendments to the original idea,
which went on to make a fortune for Gramme
and the Ganz Company of Budapest.
The failure to manufacture two discoveries
essential to the new “electric paradigm” in Italy
is indicative of the backwardness of the
manufacturing environment in which Italian
researchers found themselves. This explains
why Italy, the scientific homeland of electrical
inventions of great importance during the early
years of the electricity industry, ended up
essentially reliant on technology imports. This
was despite the role Italian technicians had
played in developing the country’s electricity
industry, and the great many implementations,
domestic and international, by firms associated
with such initiatives, often in the name of
importazioni tedesche, svizzere e francesi, e di
riorientamento delle partnership internazionali
verso un maggiore ruolo delle aziende angloamericane.
Alla vigilia della guerra l’industria italiana è ormai
in grado di soddisfare una buona quota della
domanda interna di materiali elettrotecnici:
secondo le stime più accreditate si tratta di una
quota che si aggira intorno al 40%. Anche la
quota di brevetti elettrici depositati in Italia
attribuibile a inventori o imprese italiane è in
crescita costante, dal 15% del 1895 al 47% del
1914. Complessivamente, sul totale dei brevetti
depositati in quel periodo per il settore
elettrotecnico, il 33% sono italiani, contro il 24%
tedeschi, ma considerando i soli prodotti ad alto
contenuto tecnologico (parti di generatori e
trasformatori) resta una prevalenza relativa di
brevetti provenienti dalla Germania. La principale
differenza tra Italia e Germania sta nel fatto che
mentre i brevetti tedeschi appartengono per il
54% a imprese, quelli italiani appartengono per
il 79% a singoli inventori, il che conferma la
Italian engineers and businessman. A
flourishing business environment as industry
took off in the Giolitti era gradually led to an
erosion of reliance on German, Swiss and
French imports and a reorientation of
international partnerships towards AngloAmerican firms.
On the eve of the Great War, Italian industry was
filling orders for a significant proportion of demand
for electrical engineering materials: according to
the most reliable estimates, around 40% of the
total. The number of electrical patents filed in Italy
by inventors or Italian companies rose
uninterruptedly from 15% in 1895 to 47% by
1914. Overall, fully 33% of all electrical engineering
industry patents filed during that period were
Italian, against 24% from Germany. However,
considering high-tech products alone (parts for
generators and transformers), Germany retained its
lead in patents. The main difference between Italy
and Germany was that for Germany 54% of
patents belonged to companies, while for Italy 79%
were filed by individual inventors; Italian researchers
remained in the
forefront of
technological
innovation, but the
production system
Il primo numero della rivista
“L’Elettrotecnica” e,
accanto, la rubrica dedicata
ai brevetti italiani, 1914.
The inaugural issue
of the “L’Elettrotecnica”
magazine in 1914;
alongside, its column
on Italian patents.
71
La conquista della forza
The Conquering of Power
72
capacità innovativa dei ricercatori italiani e la
relativa debolezza del sistema produttivo al quale
debbono rapportarsi. D’altra parte l’industria
elettrotecnica italiana non solo è fortemente
esposta alla concorrenza internazionale ma è
anche costretta a fare i conti con la fragilità e
l’arretratezza del mercato interno. In questa
situazione lo sviluppo può essere promosso
soltanto dall’intervento di un fattore esterno che
modifichi il quadro complessivo: questo fattore
esterno sarà rappresentato dalla guerra.
they had to deal with remained something of a
liability. Indeed, Italy’s electrical engineering industry
was not just highly exposed to international
competition, it had to cope with a fragile and
backwards domestic market. Rapid development
could only be generated by an external factor that
changed the nature of the game: that external
factor was the Great War.
Una sfida difficile
The major “foreign” companies associated with
multinational groups were taken on by a group
of Italian companies spearheaded by Ansaldo.19
The Perrone family, which owned Ansaldo, relied
on the fact that they were Italian, presenting the
company (truly if for strategic reasons) as a key
asset for Italian industrial system financial and
technological independence. The company was
keen to be tendered public commissions even if it
submitted bids that were 5% higher than those
made by foreign groups. This system of tendering
was already in place for railways material; Italy’s
home-owned electrical engineering companies
wanted it to be extended to them as well.
Ansaldo first began operating in the industry in
1899 through the Stabilimento Elettrotecnico.
The company’s factory was managed by Federico
Pescetto, a militarily-trained engineer who
obtained his postgraduate degree at the
Montefiore Institute of Liège, before studying
under Ferraris and going on to become
Alle grandi aziende “straniere”, filiali di gruppi
multinazionali, si contrappone un drappello di
aziende italiane, la più importante delle quali è
senz’altro l’Ansaldo19. Il tasto dell’italianità è
molto battuto dai Perrone, proprietari
dell’Ansaldo, che presentano la loro azienda,
strumentalmente ma non a torto, come un
elemento essenziale per l’autonomia finanziaria e
tecnologica del sistema industriale italiano.
L’obiettivo è quello di ottenere commesse
pubbliche anche a
prezzi più elevati
(fino al 5%) di
quelli offerti dai
gruppi esteri:
questo sistema di
aggiudicazione è
già in uso per il
The Great Challenge
Lavorazione motori trifase
nello stabilimento elettrotecnico
di Cornigliano, 1918. A sinistra,
copertina dell’opuscolo
“Gio. Ansaldo e C.”, Genova 1889.
Tri-phase engines being
manufactured at the Cornigliano
electrotechnical factory, 1918.
Left, cover of a brochure
produced by “Gio. Ansaldo
e C.”, Genoa 1889.
materiale ferroviario, e le aziende elettrotecniche
di proprietà nazionale chiedono che sia esteso
anche a loro. L’Ansaldo entra nel settore nel
1899, con lo Stabilimento Elettrotecnico diretto
da Federico Pescetto, un ingegnere di formazione
militare, specializzato presso l’Istituto Montefiore
di Liegi e successivamente allievo di Ferraris e
docente dell’Accademia militare di Torino: dal
Montefiore provengono anche i suoi primi
collaboratori, tra cui Achille Gaggia. Lo
Stabilimento produce elettromeccanismi da
montare sulle navi e altre apparecchiature
destinate ai cantieri, soprattutto gru elettriche; la
prima fornitura a una società elettrocommerciale
riguarda due alternatori trifase per la Società
Napoletana Imprese Elettriche. Nel 1904 la
direzione dello Stabilimento Elettrotecnico passa a
Vittorio Locarni, diplomato del Politecnico di
Milano, sotto la cui direzione vengono fra l’altro
brevettati un sistema elettrico di caricamento,
elevazione e brandeggio per artiglierie navali, e
un sistema elettrico di manovra dei timoni di
sommergibili.
Nella clientela elettrotecnica ansaldina la parte del
leone tocca naturalmente alla Regia Marina: molto
lavoro è svolto infatti per i cantieri del gruppo, dei
quali la Marina italiana è il principale committente;
tuttavia una parte della produzione è destinata
anche ad altre aziende, come i cantieri navali
Odero e Orlando, e i sommergibili San Giorgio. Lo
Stabilimento Elettrotecnico Ansaldo non gode
però di una piena autosufficienza tecnologica:
molte componenti devono essere acquistate dalla
concorrenza, in particolare tedesca (Aeg e
Siemens-Schuckert). A fatica ma con costanza
l’Ansaldo amplia comunque il proprio spazio di
mercato, raggiungendo nel 1914 i 3 milioni annui
di fatturato e i 616 addetti (erano 87 nel 1904). Il
volano per la crescita dell’elettrotecnica Ansaldo è
a Professor at the Military Academy in Turin. His
first co-workers, including Achille Gaggia, also
studied at Montefiore. The Stabilimento made
electrical devices for ships and other equipment
for building sites, most notably electric cranes. Its
first commission for an electricity sales company
was a pair of tri-phase alternators for the Società
Napoletana Imprese Elettriche. In 1904,
Politecnico di Milano graduate Vittorio Locarni
took over management of the Stabilimento
Elettrotecnico. Under his tutelage, patents were
filed for an electric system for loading, elevating
and traversing naval artillery, as well as an
electrical system for actioning submarine rudders.
By far the biggest client for Ansaldo’s electrical
engineering was the Italian Royal Navy. The Italian
navy was the largest customer for the group’s
shipyards. Nevertheless, the company also
supplied other companies: the Odero and
Orlando shipyards, and San Giorgio submarines
to name but two. However, technologically the
Stabilimento Elettrotecnico Ansaldo was not a
hundred percent self-sufficient: many parts had
to be bought from the competition, especially
from Germany (AEG and Siemens-Schuckert).
Little by little, Ansaldo acquired great and greater
market prominence. By 1914, the company had
turnover of 3 million lire and employed 616
people (compared with eighty-seven in 1904).
However, it was the First World War that drove
Ansaldo’s electrical engineering growth, most
notably through the industrial project designated
the “Valle d’Aosta Electrical and Metal Production
Programme”. In 1916, the Genoa-based group took
over control of the mines at Cogne and the Buthier
hydroelectric basin, as well as the Negri electricity
company, and built an integrated industrial complex
to generate large amounts of energy while
manufacturing steel and high-quality alloys at its
73
La conquista della forza
The Conquering of Power
Diploma conseguito
dalle Officine Galileo
all’Esposizione Internazionale
di Vienna, 1873.
74
però rappresentato dalla prima guerra mondiale e
dal progetto industriale noto come “programma
elettrosiderurgico valdostano”, che vede il gruppo
genovese rilevare nel 1916 il controllo delle
Miniere di Cogne e del bacino idroelettrico del
Buthier, nonché della Società elettrica Negri, per
realizzare un complesso industriale integrato per la
produzione di grandi quantità di energia, di acciai
all’altoforno elettrico e di ghise di qualità. Avviato
nel 1916 dai Perrone, come chiave di volta nella
loro visione dello sviluppo ansaldino, esso sarà poi
condizionato dalle difficili vicende che portano alla
crisi e al riassetto della grande azienda genovese,
con l’uscita di scena degli stessi Perrone. Al di là di
questi aspetti, comunque, il programma
valdostano porta la rilevanza strutturale del settore
elettrotecnico dentro l’Ansaldo ben al di là della
produzione di elettromeccanismi strumentali alle
esigenze della cantieristica e della realizzazione di
macchinario elettromeccanico per committenze
occasionali.
A Genova è presente
anche la San Giorgio:
costituita nel 1905 come
industria automobilistica,
con un azionariato che
vede in prima fila Attilio
Odero, Giuseppe Orlando
e Pietro Micheli (in
rappresentanza dell’inglese
Napier), l’azienda cambia
del tutto settore nel 1907,
in seguito alla crisi che
colpisce il comparto auto;
nel 1911 crea un primo
reparto per la costruzione
di macchinario elettrico
ausiliario e strumenti per
artiglierie navali, il cui
destinatario naturale sono
blast furnace. Initiated in 1916 by the Perrone family
as the cornerstone of their vision for growing the
company, the project was later impacted by
challenging developments that led to the Genoese
company going into crisis, undergoing restructuring,
and the Perrone family being ousted. Regardless of
these later developments, the Valle d’Aosta project
put the electrical engineering industry at the
structural heart of Ansaldo, where it became more
important than manufacturing electrical devices for
shipbuilding and electromechanical machinery on
one-off commissions.
The city of Genoa was also home to the San
Giorgio company. Founded in 1905 as an
automobile manufacturer, its main shareholders
were Attilio Odero, Giuseppe Orlando and Pietro
Micheli (representing the Napier company of
England). The company swapped industries in
1907 after a downturn affected the motor
industry. In 1911, it set up its first department for
building auxiliary electrical
machinery and naval artillery
instruments for the nearby
Odero and Orlando
shipyards. The company’s
parabola had much in
common with the story of
Ansaldo’s electrical
engineering; as with
Ansaldo, San Giorgio
developed significant
synergies that strengthened
during the war when the
Pubblicità
della San Giorgio, 1928.
San Giorgio
advertising, 1928.
i cantieri Odero e Orlando. La
vicenda presenta significative
analogie con quella
dell’elettrotecnica Ansaldo, e
come si è già visto vi è anche una
forte complementarità con
questa parte della produzione
ansaldina, rafforzata durante la
guerra dall’ingresso della San
Giorgio nel campo dei
sommergibili: la produzione di
motori elettrici assume in questa
fase grande rilievo. A un certo
punto, d’altronde, anche la San Giorgio entrerà a
far parte del gruppo Ansaldo.
Fuori dal triangolo industriale operano invece le
Officine Galileo di Firenze, nate da un’idea
dell’astronomo e costruttore di strumenti
Giovanni Battista Amici, realizzata nel 1866, dopo
la sua morte, da Giambattista Donati e da Angelo
Vegni, un ingegnere-imprenditore. L’ambiente
culturale d’origine e il campo d’attività sono alla
base del nome dell’azienda, che sorge come
industria per la produzione di strumenti ottici di
precisione, sotto la direzione tecnica di Donati: gli
ottimi strumenti prodotti sono acquistati fra gli
altri dagli osservatori di Arcetri, di Asiago e di
Merate. Dopo la morte di Donati nel 1873 la
produzione della Galileo si estende agli strumenti
elettrici e di illuminazione; nel 1883 muore anche
Vegni, che destina il proprio patrimonio alla
creazione di un Istituto Agrario che porta il suo
nome e che ne diviene erede. Anche la Galileo,
peraltro, pur avendo alle sue dipendenze decine
di operai (molto qualificati) è considerata più una
scuola che uno stabilimento industriale. È per
iniziativa dell’Istituto Agrario Vegni che nel 1896
l’azienda si trasforma in accomandita: socio
accomandatario è Giulio Martinez, ingegnere ed
ex ufficiale della Regia Marina, che ne assume la
A diploma sent the Vienna
International Exposition
by the Officine Galileo, 1873.
company entered the submarine
industry and manufactured allimportant electric motors.
Ultimately, San Giorgio was
merged into the Ansaldo Group.
Operating outside this industrial
triangle, the Officine Galileo di
Firenze was a company set up
by Giambattista Donati and entrepreneur
engineer Angelo Vegni to pursue an idea hatched
by astronomer and instrument-builder Giovanni
Battista Amici (who died in 1866). The company’s
name reflects its cultural origins and field of
endeavour: under Donati’s technical
management, the manufacture of precision
optical instruments. Among others, the
company’s excellent instruments were purchased
by observatories at Arcetri, Asiago and Merate.
After Donati’s death in 1873, Galileo expanded
into electric instruments and lighting. Vegni
passed away in 1883, bequeathing his assets to
an Agricultural College that took his name and
became his legacy. Although it employed dozens
of highly skilled workers, Galileo was considered
more a school than an industrial plant. In 1896,
the Vegni Agricultural College converted the
company into a share partnership. Engineer and
former Royal Italian Navy officer Giulio Martinez
was appointed general partner and took over
company management. At the turn of the
twentieth century, the Vegni College completely
withdrew from Galileo. The company continued
to work on optical and geodetic instruments, and
made a major push into the electrical engineering
industry. Another man who hailed from the
75
La conquista della forza
The Conquering of Power
76
direzione. All’inizio del XX secolo l’Istituto Vegni
si ritira del tutto dalla Galileo, che pur
continuando a lavorare nel campo degli strumenti
ottici e geodetici, entra con decisione nel settore
elettrotecnico: la direzione di questo reparto viene
affidata a Luigi Pasqualini, anch’egli proveniente
dai ranghi tecnici della Marina.
Nel 1904 la Galileo produce telemetri, strumenti
per misure elettriche, congegni per la manovra di
cannoni e di timoni, e soprattutto è l’unica in
Italia a costruire “proiettori di luce elettrica”.
Molti di questi prodotti sono brevetti della stessa
Galileo, e vengono esportati in tutto il mondo;
alla vigilia della prima guerra mondiale gli sbocchi
principali sono in Russia, Svezia, Norvegia,
Danimarca e Brasile. La maggior parte della
produzione è comunque destinata al mercato
italiano, e il maggior cliente dell’azienda è la
Regia Marina. Con la crisi del 1907 l’impresa si
trasforma in una società per azioni, il cui controllo
passa ai Cantieri Orlando di Livorno e alla Sade,
con una consistente partecipazione anche della
Marconi: la presidenza della Galileo viene assunta
da Giuseppe Orlando, vicepresidenti Giuseppe
Volpi e Guglielmo Marconi. La direzione tecnica
dell’impresa resta nelle mani di Pasqualini. Da
questo momento la crescita dell’azienda è
costante: viene acquisita la ditta
Dall’Eco, che produce apparecchi
elettrotecnici ed elettroterapici per
la clientela privata, e si inaugura
una nuova officina a Rifredi; negli
anni dal 1907 al 1914
la produzione aumenta di
cinque volte.
L’attività dell’azienda è di elevata
qualità, e con una forte componente
di innovazione: i brevetti della
Galileo riguardano tra l’altro la
Freno elettromagnetico
Pasqualini.
The Pasqualini
electromagnetic brake.
Dal 1902 al dopoguerra
le Officine Galileo
costruirono le più varie
specie di macchine.
Accanto, uno dei primi
microscopi e un telegrafo
da campo.
Navy’s technical ranks, Luigi Pasqualini, was put
in charge of this new department.
In 1904, the company began manufacturing
telemetry, electrical measurement instruments, and
cannon and rudder-moving devices, as well as
becoming Italy’s sole manufacturer of “electrical
floodlights”. Many of these products were patented
by the Galileo company and exported around the
world; on the eve of the First World War, its main
markets were Russia, Sweden, Norway, Denmark
and Brazil. However, the lion’s share of its output
was destined for the Italian market and its number
one customer: the Royal Italian Navy. The company
converted into a joint stock firm after the downturn
of 1907, when it was taken over by Cantieri
Orlando of Leghorn and the SADE company;
Marconi also took a significant shareholding.
Galileo’s new Chairman was Giuseppe Orlando;
Giuseppe Volpi and Guglielmo Marconi served as
Deputy Chairmen. However, Pasqualini was left in
charge of the company’s technical management.
From this moment onwards the company entered a
period of constant growth. It took over Dall’Eco, a
manufacturer of electrical engineering and electrical
therapy devices for private customers, and opened
a new factory at Rifredi. Between 1907 and 1914,
the company’s output increased fivefold.
From 1902 to the Second
World War, Officine
Galileo manufactured
a wide variety
of machinery. Alongside,
one of the earliest
microscopes
and a field telegraph.
manovra a distanza dei
proiettori elettrici,
commutatori
differenziali per motori
elettrici, perfezionamenti ai servomotori,
trasmettitori di ordini. Si producono periscopi e
proiettori, vengono effettuate ricerche in
collaborazione con la Fiat e si dà inizio alla
produzione in serie di fari per automobile; nel
1910, in seguito a un’intesa con la Submarine Co.
di Boston, si avvia la costruzione di apparecchi di
segnalazione sottomarina, con acquisto di brevetti.
È appena il caso di segnalare la complementarità
di questa attività con quella sviluppata di lì a poco
dalla San Giorgio, e il collegamento tra le due
aziende attraverso gli azionisti Orlando. Altri
accordi, stipulati con Guglielmo Marconi e con la
Wireless Telegraph Co., permettono di avviare nel
1911 la produzione di apparecchiature
radiotelegrafiche, mentre nel 1915 inizia la
produzione in serie di strumenti elettrici di misura
in collaborazione con la Weston America.
Cavi e turbine
La Pirelli non è un’azienda elettrotecnica in senso
stretto, forse, ma per la sua specializzazione
produttiva nel comparto dei cavi e degli isolatori
non può essere considerata al di fuori del nostro
campo di interesse. Fondata nel 1872 da Giovanni
Battista Pirelli, allievo di Giuseppe Colombo al
Galileo’s premium, innovation-led products were
predicated on patents for the remote moving of
electric floodlights, differential switches for
electric motors, and improvements to
servomotors and order transmitters. The
company made periscopes and floodlights, and,
working with Fiat, tested and began to mass
produce headlights for cars. In 1910, after
striking a deal with the Submarine Co. of
Boston, the company acquired patents and
began making submarine signalling devices. It is
worth noting the complementary nature of
these activities with the field San Giorgio was
soon to branch into, and the link between the
two companies through the Orlando family. In
1911, the company entered into agreements
with Guglielmo Marconi and the Wireless
Telegraph Co. to start making radio telegraphy
devices; in 1915, it began mass producing
electric measuring devices in partnership with
Weston America.
Cables and Turbines
Pirelli may not be an electrical engineering
company per se, but it falls within our sphere of
interest owing to its specialization in the
77
La conquista della forza
The Conquering of Power
78
Politecnico di Milano, l’azienda nasce nel comparto
chimico della gomma, dove il marchio Pirelli
conosce un successo che prosegue ancora oggi. Già
alla fine degli anni Settanta del XIX secolo, però,
Pirelli ha capito che i cavi elettrici isolati possono
essere decisivi per le sorti della sua impresa: glielo
fanno pensare gli sviluppi del telefono e la
presentazione dei primi modelli di trazione elettrica
per ferrovie e tranvie, ma soprattutto la lampadina
a incandescenza di Edison.
Sono cavi Pirelli quelli che trasportano l’elettricità
della centrale di Santa Radegonda alle lampadine
che illuminano la prima della Scala in occasione del
Capodanno 1883: una dimostrazione pubblica
delle potenzialità dei nuovi sistemi elettrici ma
anche un’iniziativa propagandistica diretta al cuore
della borghesia produttiva milanese. Commenterà
il “Corriere della Sera” del 1° gennaio 1884:
“Coloro che si propongono di applicare
l’illuminazione elettrica su grande scala nella nostra
città hanno ottenuto iersera il più grande, il più
serio, il più clamoroso successo”. Pirelli entra
nell’azionariato Edison fin dall’inizio, e per un
periodo sarà anche presidente della società; risale
già a questa fase la collaborazione con la RichardGinori, la nota azienda toscana produttrice di
porcellane, i cui azionisti hanno anche interessi in
campo elettrico, e che accanto ai piatti di grande
design produce isolatori per macchinari e linee
elettriche. Fin dal 1886, con una commessa
uruguayana per la città di
Montevideo, la società mostra il
proprio potenziale competitivo,
che già prima della guerra
mondiale porta alla costituzione
manufacture of cables and insulators. Established
in 1872 by Giovanni Battista Pirelli, who studied
under Giuseppe Colombo at the Politecnico di
Milano, the company initially worked in rubber
chemistry, an industry in which the Pirelli brand
established a name for itself that remains
renowned to the present day. By the late 1870s,
Pirelli had intuited that insulated electrical cables
constituted an excellent new direction for the
company. This was at the time when the
telephone was developing and the first
electrically-powered trains and trams were
appearing, not to mention Edison’s incandescent
lightbulb.
The electricity that lit the La Scala theatre for its
New Year’s Eve 1884 premiere ran over Pirelli
cables from the Santa Radegonda powerstation.
This very public demonstration of the potential
of new electricity systems was a major marketing
coup for the company with Milan’s well-to-do.
On 1 January 1884, the “Corriere della Sera”
wrote: “Last night, proponents of applying
electrical lighting on a mass scale to our city
scored the largest, most serious and most
tremendous triumph.” Pirelli was one of the
original equity holders in the Edison company of
Italy; for a spell he served as the company’s
Chairman. It was at this time that he began
working with renowned Tuscan porcelain
manufacturer Richard-Ginori, whose
di controllate in varie parti del
mondo.
A dirigere il settore dei cavi
Pirelli, che ha il suo centro
nello stabilimento di via
Ponte Seveso, c’è un giovane
ingegnere: Emanuele Jona.
Due sono i settori ai quali
Jona dedica in prevalenza la
sua attività di tecnico e di
dirigente aziendale: i cavi
telegrafici e telefonici, in
particolare quelli sottomarini, e i cavi per l’alta
tensione. Divide il suo tempo fra lo stabilimento
di Ponte Seveso e la posacavi Città di Milano,
che esegue la posa e la manutenzione dei cavi
telegrafici sottomarini per i quali la Pirelli ha
una convenzione col Ministero delle Poste.
Eletto presidente dell’Associazione
elettrotecnica italiana (Aei), fondata nel 1896
da Galileo Ferraris, Jona organizza, in occasione
del congresso annuale dell’Associazione nel
settembre 1906, una trasmissione dimostrativa
di elettricità alla tensione di 200.000 volt; nello
stesso anno realizza il primo cavo isolato
subacqueo italiano per la trasmissione di
energia, per portare fino a Rovereto l’elettricità
prodotta nella centrale del Ponale, passando
sotto il lago di Garda. Nel 1909 la Pirelli ottiene
la commessa per i cavi
destinati alla centrale elettrica
della Ontario Power alle
cascate del Niagara.
Quando Jona nel 1919 muore
nel naufragio della Città di
Milano, affondata a Filicudi
Fabbricazione di cavi di energia
in uno stabilimento
della Pirelli, fine Ottocento.
Pubblicità della
Pirelli, 1928.
Manufacturing power cables
at a Pirelli plant, late 1800s.
Pirelli advertising,
1928.
La prima nave posacavi
“Città di Milano”.
The “City di Milan”,
the first cable-laying ship.
shareholders were also
interested in electricity, and
who alongside their highend tableware made
insulators for electric
machinery and lines. Pirelli
proved to be immediately competitive, as early as
1886 winning a commission for the city of
Montevideo in Uruguay. Prior to the First World
War, it had built up a network of subsidiaries
around the world.
A young engineer by the name of Emanuele
Jona ran Pirelli’s cable operations, which were
based at its Via Pone Seveso plant. Jona
predominantly managed and ran the technical
side of two sectors: cables for telegraphs and
telephones, especially undersea cables, and highvoltage cables. He split his time between the
Ponte Seveso plant and the Città di Milano cablelaying ship, which Pirelli used to lay and maintain
undersea telegraph cables under licence from the
Italian Postal Ministry. After being elected
Chairman of the Italian Electrotechnical
Association (AEI) – founded in
1896 by Galileo Ferraris – to mark
the association’s September 1906
annual congress, Jona staged a
demo electricity transmission of
200,000 volts. That same year, the
company built the first Italian
insulated underwater power
transmission cable, carrying
electricity generated at the Ponale
powerstation under Lake Garda to
79
La conquista della forza
The Conquering of Power
Locandina pubblicitaria
della Società Riva & C., 1910.
80
durante un’operazione di
manutenzione cavi, il suo posto è
preso da Luigi Emanueli; il nuovo
dirigente è figlio di Leopoldo
Emanueli, collaboratore di Jona a
bordo della nave posacavi, anche
lui vittima del naufragio. Al
giovane Luigi si deve la creazione
del cavo a olio fluido Pirelli (detto
anche Cavo Emanueli), le cui
prime installazioni commerciali
risalgono al 1924, capace di
portare corrente a una tensione superiore al
milione di volt. Il successo è straordinario, e
negli anni Venti e Trenta oltre alle forniture
italiane la Pirelli venderà centinaia di km del suo
nuovo cavo per le reti elettriche di New York,
Chicago e Parigi, e per il collegamento tra
Buenos Aires e La Plata. Nel 1944 Emanueli
diverrà direttore generale della Pirelli.
Un’altra importante industria milanese
collegata al settore elettrico è la Riva,
produttrice di turbine. Anche all’origine di
questa società troviamo un ingegnere uscito
dal Politecnico di Milano con una vocazione
imprenditoriale: Alberto Riva. Dopo la laurea
Riva lavora come rappresentante per l’Italia di
alcune aziende meccaniche estere, tra cui la
Socin & Wich di Basilea, che fabbrica turbine
idrauliche. A questa attività commerciale il
giovane ingegnere affianca dal 1886 la
progettazione e la fabbricazione di macchinari,
insieme al più esperto collega Ugo Monneret
de Villard, laureato del Politecnico di Zurigo.
Nel 1889 i due costituiscono una società in
accomandita a nome di Riva, e rilevano
l’officina Galimberti, di cui si servivano per le
fabbricazioni. Poco dopo, la crisi del
macchinario agricolo, che era la principale
attività di Riva, favorisce la specializzazione
Società Riva & C.
advertising leaflet, 1910.
the town of Rovereto. In 1909,
Pirelli won a contract to build
cables for the Ontario Power
powerstation at Niagara Falls.
In 1919, Jona perished when the
Città di Milano sank off Filicudi on
a cable maintenance trip. He was
replaced by Luigi Emanueli, son of Leopoldo
Emanueli, a man who had worked with Jona
aboard the cable laying ship and also lost his life
when the ship went down. Young Luigi went on
to invent the Pirelli fluid oil cable (known as the
Emanueli Cable). First commercially installed in
1924, this new cable could carry current at
voltages of greater than a million volts. So
successful was it that in the 1920s and 1930s, as
well as supplying Italy’s needs, Pirelli sold
hundreds of kilometres of its new cable to
electricity networks in New York, Chicago and
Paris, and for the connection between Buenos
Aires and La Plata. In 1944, Emanueli became
General Manager of the Pirelli company.
Turbine-maker Riva was another major Milanese
electricity industry player. Riva was founded by
Alberto Riva, yet another entrepreneurial engineer
who had studied at the Politecnico di Milano.
After graduation, Riva worked as Italian agent to a
number of non-Italian mechanical companies,
including water turbine manufacturer Socin &
Wich of Basle. Alongside this commercial work, in
1886 the young engineer began designing and
manufacturing machines, working with a more
experienced colleague Ugo Monneret de Villard,
who had graduated from the Polytechnic of
Zürich. In 1889, they set up a share partnership
della ditta nel campo delle turbine idrauliche,
per impulso di Monneret.
Nel 1894 l’azienda si trasforma in Riva,
Monneret & C., e avvia l’attività costruendo
turbine Girard e Jonval, per poi passare alla
fabbricazione di turbine Francis e Pelton. La
società è molto attenta alla qualità del prodotto,
registra numerosi brevetti nel campo delle
turbine idrauliche, e realizza lavorazioni su
misura per le esigenze specifiche del
committente.
Prima che volga il secolo la Riva Monneret
ottiene dalla Siemens & Halske l’ordine per le
turbine delle centrali di Castellamonte e
Bussoleno (1895), dalla Edison la commessa per
le turbine di Paderno (1896) e acquisisce una
notorietà internazionale che la porta a fornire
nel 1899 le turbine per la centrale della
Hamilton Electric Light & Cataract Power sul lato
canadese delle cascate del Niagara. Lo sviluppo
della Riva è fortemente stimolato dalle
costruzioni di centrali idroelettriche che durante
il periodo giolittiano si moltiplicano, soprattutto
nell’Italia settentrionale. Nei primi venti anni di
attività vengono prodotti 1.600 impianti di
turbine. Nel 1913 l’impresa, che ha sempre
mantenuto un carattere spiccatamente familiare,
si trasforma in società per azioni con la ragione
sociale di Costruzioni Meccaniche Riva. Se nel
periodo che va dal 1885 al 1917 l’Italia fabbrica
al proprio interno l’85% delle turbine idrauliche
installate nel paese, il merito va in gran parte
proprio alla Riva. Forse anche per questo la
società è molto attenta ai temi della cultura
tecnico-scientifica: Guido Ucelli di Nemi,
direttore generale della Riva e genero di
Monneret, è tra l’altro il fondatore del Museo
nazionale della Scienza e della Tecnica
di Milano20.
company. The Riva company took over a
workshop from Galimberti to manufacture their
designs. However, a downturn in the agricultural
machinery industry soon after – Riva’s main
market – prompted Monneret to reorient the
company towards manufacturing water turbines.
In 1894, the company changed its name to Riva,
Monneret & C., and began building Girard and
Jonval turbines, before moving on to
manufacture Francis and Pelton turbines. The
company was particularly attentive to product
quality, filing a number of water turbine-related
patents and doing custom work to cater to
buyers’ specific needs.
Before the century was out, Riva Monneret had
won commissions from Siemens & Halske to
build turbines for powerstations at
Castellamonte and Bussoleno (1895), from the
Edison company to make turbines for Paderno
(1896), and by 1899 had won sufficient
international standing to build turbines for the
Hamilton Electric Light & Cataract Power
powerstation on the Canadian side of Niagara
Falls. Riva’s growth benefitted enormously from
hydroelectric plant building under the Giolitti
administration, which was booming in Northern
Italy. During the company’s first twenty years it
built 1600 turbine installations. In 1913, the
company ceased to be family-owned and
became a joint stock company with a new
name: Costruzioni Meccaniche Riva. Between
1885 and 1917, Italy manufactured 85% of the
water turbines installed in the country, and for
the most part this was thanks to Riva. The
company remained interested in technical and
scientific ideas: Guido Ucelli di Nemi, Riva’s
General Manager and Monneret’s son-in-law,
went on to found the National Museum of
Science and Technology in Milan.20
81
L’avvento dei
sistemi elettrici
regionali.
Acqua, politica e sviluppo
Quello tra le due guerre mondiali è il periodo in
cui il sistema elettrico italiano raggiunge la
maturità e assume la fisionomia che poi manterrà
nei decenni centrali del Novecento. “Difficilmente
– scrive nel 1916 Angelo Omodeo – piccoli
produttori, limitati allo sfruttamento di un solo
centro e forniti di ristretti mezzi tecnici e
finanziari possono con successo esercitare
l’industria elettrica, assicurare con opportune
riserve servigi continui e regolari, soddisfare
rapidamente alle richieste nuove del mercato,
82
Regional
Electrical Systems:
the Early Years.
Water, Politics and Development
Between the two world wars, Italy’s electricity
system reached maturity and took on the shape it
would maintain until mid-way through the
twentieth century. As Angelo Omodeo wrote in
1916: “It is highly unlikely that small generators
restricted to exploiting just one plant and
equipped with limited technical and financial
resources will be able properly to drive the
electricity industry forward, ensuring regular and
continuous service with sufficient reserves and
catering rapidly to emerging market demand
L’avvento dei sistemi elettrici regionali
Regional Electrical Systems: the Early Years
Regio Decreto “La nuova legislazione
delle acque e l’elettricità in Italia
e all’estero”, 7 luglio 1925.
Royal Decree on “New legislation
for waters and electricity in Italy
and abroad”, 7 July 1925.
84
produrre economicamente. E ben presto i centri
di produzione tecnicamente ed economicamente
più importanti, meglio diretti od organizzati,
prendono il sopravvento sui vicini, li assorbono o
li distruggono, o trasformano facendone dei
dipendenti. Le grandi società così formatesi
allargano rapidamente i loro confini, la loro zona
fino ad avere il dominio più completo e assoluto
su intere regioni”.
Il fenomeno è accelerato dall’elettrificazione dei
processi industriali: “Le macchine a vapore, a
gas povero, gli stessi più recenti motori a olio
pesante, vanno ovunque cedendo il posto alla
elettricità. [...] La guerra – prosegue ancora
Omodeo – con l’aumentato prezzo del carbone
e colla difficoltà dei trasporti, ha vinto molte
riluttanze di industriali e ha fermato
definitivamente molti impianti autonomi,
favorendo ed accelerando il fenomeno. L’Italia,
come ho detto, si è quindi venuta quasi dividendo
in novelle province elettriche, coi confini ben
delineati”. La classe dirigente italiana acquisisce
così non solo la consapevolezza che “acqua”
significa anche generazione elettrica, ma che con
le tecnologie di trasporto dell’energia a grande
distanza si può utilizzare la forza motrice lontano
dal luogo di produzione, e al tempo stesso usare
l’acqua per soddisfare le necessità locali.
Per poter realizzare questi programmi è però
necessaria una riforma della legislazione di
settore: su questa base si realizza durante la
guerra una singolare convergenza tra le industrie
interessate alla produzione elettrica e un vasto
movimento scientifico ed economico connotato in
senso sia riformatore che nazionalista, a cui
contribuiscono tanto la comunità scientifica
quanto l’imprenditoria più dinamica e
through economically-viable generation. It will
not be long before technically and economicallylarger generating stations that are better run or
better organized take over from their neighbours,
absorbing them, destroying them or turning them
into employees. The large companies to emerge
from this process will rapidly expand their areas
of operation until they have the fullest and most
absolute dominion over entire regions.”
This phenomenon accelerated as industrial
processes underwent electrification: “Machinery
powered by steam, lean gas and even more
recently heavy oil engines are giving way to
electricity everywhere…” writes Omodeo. “With
the rise in the price of coal and transport
problems, electricity has overcome industrialists’
reticences and led to the definitive shutdown of
many independent plants, encouraging and
accelerating the phenomenon. As I have noted,
l’interventismo di sinistra. Lo sfondo di questo
movimento è il riconoscimento, facilitato dalle
contingenze della guerra, dello stretto rapporto
tra scienza e mondo produttivo, che spinge alla
collaborazione ricercatori, tecnici e manager
soprattutto nei comparti più dinamici, come
l’elettrico e il chimico.
Il 1916 è l’anno di svolta del dibattito sul tema
delle acque: la Società italiana per il progresso
delle scienze (Sips) dedica in gran parte a
questioni idrauliche il suo ottavo congresso.
Sempre nell’ambito dell’incontro della Sips il
Gruppo nazionale di azione economica rende
noto il rapporto “Il problema idraulico e la
legislazione sulle acque”, con interventi
dell’economista agrario Ghino Valenti (“Le ragioni
economiche di un nuovo regime delle acque”),
del giurista Vittorio Scialoja (“La legislazione sulle
acque”), e di Angelo Omodeo (“Nuovi orizzonti
dell’idraulica italiana”). “La trasformazione e
sistemazione di un bacino idraulico – scrive Ghino
Valenti – rappresenta una impresa
eccezionalmente democratica e progressiva, e tale
è non soltanto nella parte principale dell’opera,
ma ancora nei suoi accessori e nelle sue
conseguenze igieniche ed economiche, quali sono
i rimboschimenti, la
diminuzione delle piene,
dei franamenti e delle
corrosioni, e la bonifica
dei terreni paludosi. In
brevi parole, la
sistemazione idraulica
integrale della regione
compresa in un bacino
Traino del collettore
per l’impianto
di Campovolturno, 1916.
Transporting a collection
drain for the Campovolturno
plant, 1916.
Italy is more or less split up into well-delineated
new electric provinces.” Italy’s ruling class
became aware that “water” could generate not
just electricity, but with the technology to carry
power over long distances that power could be
used far from where it had been generated, all
the while exploiting the water for local needs.
To implement this programme meant reforming
the industry’s legal framework. During the war,
interests singularly converged, bringing together
the scientific community, dynamic entrepreneurs
and left-leaning interventionism to generate
electricity as part of a broad scientific and
economic consensus in pursuit of reform and
nationalism. In dynamic industries like electricity
and chemicals, scientists, industrialists,
researchers, engineers and managers all worked
together as they acknowledged the
contingencies of war.
The tide of debate about water finally turned in
1916, when the Società italiana per il progresso
delle scienze (SIPS) dedicated much of its eighth
Congress to water-related issues. At that same
SIPS Congress, the National Economic Action
Group issued a report entitled “The Water Issue
and Water Legislation”. Speeches were heard
85
L’avvento dei sistemi elettrici regionali
Regional Electrical Systems: the Early Years
86
imbrifero permetterebbe di raggiungere un
complesso di vantaggi, una somma di utilità, che
con opere o trasformazioni singolari e
indipendenti l’una dall’altra non sarebbe possibile
conseguire. E basta questo perché ciascuno
debba convincersi della necessità di una riforma
della legislazione sulle acque, che è condizione
sine qua non della soddisfazione di un così alto
interesse”.
Le ragioni esposte da Valenti costituiscono il
contesto teorico del decreto luogotenenziale del
novembre 1916 con cui Ivanoe Bonomi, ministro
dei Lavori Pubblici nel governo Boselli, riforma la
legislazione sulle acque. La riforma riconosce tra
l’altro che l’utilizzo delle acque pubbliche deve
essere guidato dell’interesse collettivo, abolendo il
criterio di priorità cronologica per le concessioni,
sostituito dalla valutazione comparativa dei
progetti degli aspiranti concessionari per la
razionale utilizzazione del bacino. Altri punti del
decreto pongono le premesse normative per un
possibile futuro passaggio degli impianti
from agrarian economist Ghino Valenti
(“Economic motives for a new approach to
water”), jurist Vittorio Scialoja (“Water-related
legislation”), and Angelo Omodeo (“New
Horizons for Italian water”). Ghino Valenti wrote:
“Converting and building a water basin is an
exceptionally democratic and progressive
endeavour, not just the main process but its
ancillary works and impact on hygiene and the
economy, including the replanting of land,
reducing the number of floods, landslides and
erosion, and draining marshy terrain. To cut a
long story short, fully sorting out a catchment
basin brings a whole raft of benefits, an
ensemble of useful advantages that it would be
impossible to achieve simply by undertaking
individual, independent works. This is enough for
everybody to realize the need for water
legislation as the sine qua non of achieving such
an overarching interest.”
Valenti’s words echoed the theoretical reasoning
behind a Lieutenant’s Decree dated November
idroelettrici allo Stato, con indennizzo ai
concessionari; è noto, peraltro, che l’evoluzione
del quadro politico postbellico andrà in tutt’altra
direzione, e anche la nazionalizzazione
idroelettrica di Bonomi, come già quella di Nitti,
non avrà alcun seguito.
Presidente del Consiglio Superiore delle Acque,
che ha un ruolo cruciale nell’assegnazione delle
concessioni di bacino, è nominato il fisico Orso
Mario Corbino: dopo essere stato chiamato
dall’Università di Roma per le sue doti non
comuni di ricercatore nel campo della nuova
fisica, Corbino era stato designato, per intervento
del collega Giovanni Giorgi (uno dei padri del
sistema delle misure elettriche), consigliere di
amministrazione dell’Acea, l’azienda elettrica
municipale del Comune di Roma. Era così
divenuto un esperto di questioni tecnicoscientifiche dell’industria elettrica, e aveva
stabilito un solido legame personale anche con
l’amministratore delegato della Edison, Giacinto
Motta. Sarà lui, dunque, a guidare la prima
1916 in which Boselli administration Minister of
Public Works Ivanoe Bonomi reformed the Water
Act. Among other things, the reform
acknowledged that the use of public water had
to be in the public interest, abolishing the
criterion of the chronological precedence of
concessions and replacing it with a comparative
assessment of projects submitted by aspiring
concession-holders to use the basin rationally. The
decree also provided the legislative basis for a
potential future transition to state-owned
hydroelectric plants, including indemnification of
concession holders. However, Italy’s post-war
political situation went in a different direction,
and the hypothetical hydroelectric nationalization
mooted by Bonomi suffered the same fate as
Nitti’s and was never implemented.
Physicist Orso Mario Corbino was appointed
Chairman of the Superior Water Works Council,
which played a key role in allocating basin
concessions. After winning a post at the
University of Rome for his rare skills in
researching new
boundaries in
physics, Corbino got
the nod from
colleague Giovanni
Giorgi (one of the
founding fathers of
the electricity
management system
and a Board member
Impianto idroelettrico
del Maira. Progetti
della centrale di Ponte Marmora
San Damiano, 1919.
The Maira hydroelectric plant.
Designs for the Ponte
Marmora San Damiano power
station, 1919.
87
L’avvento dei sistemi elettrici regionali
Regional Electrical Systems: the Early Years
attuazione del decreto Bonomi: un ruolo che
richiede non solo competenza tecnica ma anche
grandi capacità politiche; lo si vedrà bene nel
1921, quando Corbino lascerà l’incarico per
diventare ministro dell’Istruzione Pubblica in un
governo presieduto dallo stesso Bonomi.
88
Nominato senatore per i suoi meriti scientifici,
Corbino viene da una famiglia di liberali (è fratello
dell’economista Epicarmo) e non aveva
appoggiato il movimento fascista. Desta quindi
stupore che nel luglio 1923 accetti l’incarico di
ministro dell’Economia Nazionale nel governo
Mussolini. Dopo le dimissioni da ministro, nel
luglio 1924, continuerà ad avere la fiducia del
Duce sui temi dell’elettricità e delle
telecomunicazioni. Il suo ruolo politico gli
permetterà di promuovere, all’interno dell’Istituto
di Fisica dell’Università di Roma, la nascita e le
attività del gruppo di Enrico Fermi. Sarà Corbino
ad accreditare presso gli ambienti governativi e
l’opinione pubblica italiana, già negli anni Venti,
le possibili applicazioni delle ricerche sul nucleo
atomico. Egli vede con chiarezza le future
implicazioni delle tecnologie nucleari in campo
medico e nel settore dell’energia, e spingerà
Fermi e i suoi collaboratori a brevettare i propri
risultati.
La prima guerra mondiale accelera i processi di
concentrazione delle imprese elettriche. Ancora
una volta ne dà lucida testimonianza Omodeo: “Il
trasporto e la distribuzione della energia a
distanza – scrive nel 1922 – ha affermato il
principio della produzione accentrata, collettiva
della forza. Di qui il sorgere di una serie
numerosa di organismi tecnici od economici che
avevano da prima la loro sfera di azione in un
comune, fra un gruppo limitato di utenti, che
dopo cogli accordi indispensabili, le fusioni,
l’assorbimento dei più deboli da parte dei più
of the Rome municipal electricity company
ACEA). It was thus that Corbino trained to
become an expert in electricity industry technical
and scientific issues, and developed a solid
personal association with Edison General
Manager Giacinto Motta. Corbino was to be
responsible for piloting the initial implementation
of the Bonomi decree, a role requiring not just
technical but also great political skills. This he
showed amply in 1921, when he left the post to
become Minister of Public Education in the
Bonomi government.
Corbino, who was later named a senator for his
scientific achievements, hailed from a family of
liberals (his brother Epicarmo was an economist)
and did not support the Fascist movement. It was
therefore a great surprise when he was
appointed to the post of Minister of the National
Economy under the Mussolini government in July
1923. Even after he resigned as Minister in July
1924, Mussolini continued to trust his judgement
on electricity and telecommunications. He used
his political clout to help promote the foundation
and work of Enrico Fermi and his team at the
Institute of Physics at the University of Rome.
Even in the 1920s, Corbino walked in
government circles and informed public opinion
in Italy about the potential applications of
research into splitting the atom. He clearly saw
the future implications of nuclear technologies in
medicine and energy generation, and he strongly
advised Fermi and his team to patent their results.
The First World War led to a series of mergers
and acquisitions among electricity firms. Once
again, Omodeo succinctly summed up the
situation. In 1922 he wrote: “Carrying and
distributing energy over distance has sanctioned
the principle of centralized, collective energy
generation: the establishment of a great number
forti, e più che tutto per la creazione degli
impianti idraulici sempre più grandi perché più
economici, e quindi colla produzione di energia
sempre più accentrata, diventarono man mano a
un dipresso circondariali, provinciali, fino a
costituire l’attuale sistema complesso della
regione elettrica, non ancora completamente
organico, rassodato: ma che già preconizza quello
della nazione”.
Il sistema non è perfetto: “Risente – prosegue
Omodeo – di questa laboriosa e pur rapida
crescita, risente sopratutto dei criteri iniziali
individualisti e particolaristi con cui le aziende, oggi
diventate organi di un tutto che dovrebbe essere
armonico e razionale, nacquero armate a difesa
contro il vicino concorrente, col quale dalla ferrea
necessità della tecnica accentratrice dovettero ben
presto essere fuse”. È in tale contesto che i sistemi
regionali italiani raggiungono quella configurazione
tecnica e societaria che conserveranno fino alla
nazionalizzazione. Gli interessi in gioco sono
Disegni tratti dal progetto esecutivo
realizzato da Angelo Omodeo per la centrale
elettrica del Matese, 1922.
Drawings from Angelo Omodeo’s executive
plan for the electric power station
at Matese, 1922.
of technical or economic bodies whose initial
sphere of action was common, among a limited
group of users, prior to key agreements and
mergers, the absorption of weaker entities by
stronger entities, and more than anything else
the establishment of larger and larger hydro
plants because they are more economical, leading
to increasingly centralized energy generation,
initially at district and then provincial level, until
we reached the current complex system of
electricity regions that, though not yet wholly
organic and established, prefigures a national
approach.”
The system was not, however, perfect. Omodeo
continues: “There have been repercussions from
this laborious if rapid growth, particularly the
initially individualistic and partial criteria deployed
by the companies that today have become
emanations of an ensemble that should be
harmonious and rational, but which grew up
armed to defend themselves against adjacent
competitors, even if, owing to the inescapable
need to centralize, they soon enough soon had to
amalgamate with one another.”
Italy’s regional systems evolved into their
technical and corporate shape – one that they
89
L’avvento dei sistemi elettrici regionali
Regional Electrical Systems: the Early Years
Orso Mario Corbino
assunse la direzione
de “L’Energia Elettrica”
nel 1928.
90
enormi e di difficile composizione, anche per
l’intreccio, dal 1924-1925, tra interessi elettrici e
concessioni telefoniche. Questi conflitti si
protrarranno fino alla seconda metà degli anni
Venti, e in essi avranno un ruolo centrale le due
“banche miste”, cioè la Banca Commerciale e il
Credito Italiano. A rendere il quadro più complesso
concorrono il fallimento della Banca Italiana di
Sconto, le difficoltà del Banco di Roma e la crisi del
gruppo Ansaldo, che tra il 1918 e il 1922 hanno
avuto uno stretto rapporto con la Edison.
Risale a questo periodo, cessato l’apporto tedesco
che aveva avuto un ruolo di primo piano fino alla
guerra, l’ingresso sulla scena elettrica italiana dei
capitali di rischio statunitensi. Gli immobilizzi
richiesti dalla realizzazione di impianti idroelettrici
sono enormi: ed è qui che svolge un ruolo
essenziale Alberto Beneduce, un tecnico di
ascendenza nittiana. Formatosi come matematico
in campo statistico-attuariale, Beneduce aveva
lavorato presso la Direzione Generale di Statistica
del Ministero di Agricoltura Industria e Commercio,
dove aveva curato gli studi sulla mortalità della
popolazione dopo il
censimento del
1901. Nitti lo aveva
chiamato, su
segnalazione di
Giorgio Mortara e
Vittorio Stringher, a
dirigere il primo
censimento
industriale, nel 1911.
Alberto Beneduce.
Alberto Beneduce.
would retain until nationalization – following
this process. The potential interests were
enormous and hard to unravel, especially after
the 1924/1925 combination of electricity
interests and telephone concessions. Skirmishes
continued until the late 1920s; a pair of “mixed
banks” – Banca Commerciale and Credito
Italiano – played lead roles in this. The situation
became even more complex following the
collapse of the Banca Italiana di Sconto, the
difficulties experienced by Banco di Roma and
the crisis at the Ansaldo Group, which worked
closely with the Edison company between 1918
and 1922.
US venture capital flowed into Italy during this
period, taking over from the German influence
that had prevailed prior to the war. Huge
investments were required to build hydroelectric
plants. A key role in all of this was played by
Alberto Beneduce, an engineer who came to
prominence under Nitti. After training as a
statistical and actuarial mathematician,
Beneduce worked at the General Directorate of
Orso Mario Corbino
became editor in chief
of “L’Energia Elettrica”
in 1928.
Apprezzate le doti tecniche
e l’intelligenza politica di
Beneduce, gli aveva poi
affidato l’organizzazione
dell’Istituto Nazionale delle
Assicurazioni, sorto nel
1912-1913 per sottrarre al
dominio delle compagnie
di assicurazione estere il
mercato italiano delle
polizze vita, e ampliarne le
dimensioni promuovendo questa forma di
risparmio presso le classi popolari. Forte dei
successi ottenuti e delle relazioni personali
allacciate con altri componenti dell’establishment
giolittiano, Beneduce aveva poi intrapreso la
carriera politica, ed era stato ministro del Lavoro e
della Previdenza Sociale nel governo Bonomi del
1921-1922, lo stesso in cui Corbino era ministro
dell’Istruzione. Benché avesse avversato il governo
fascista fin dopo la crisi Matteotti del 1924,
Beneduce sarà chiamato a collaborare alla
soluzione dei gravi problemi che il Paese deve
affrontare, per le sue particolari capacità nel
settore del finanziamento industriale.
Divenuto presidente della Bastogi nel 1926,
Beneduce svolge un ruolo centrale nella
sistemazione dei rapporti tra le società elettriche.
Dopo aver guidato la formazione dell’Istituto per
il credito alle imprese di pubblica utilità (Icipu),
che ha una funzione essenziale nel finanziamento
degli impianti idroelettrici, Beneduce diviene il più
Statistics at the Ministry
of Agriculture, Industry
and Trade, where he
supervised population
mortality research after
the 1901 Census. On
the recommendation of
Giorgio Mortara and
Vittorio Stringher, Nitti
hired Beneduce to run
Italy’s first industrial
Census in 1911. A fan
of Beneduce’s
engineering abilities
and political
intelligence, Nitti put
him in charge of
organizing the National
Institute of Insurance,
founded in 1912/13 to counter the dominion of
foreign insurance companies over Italy’s life
policy market, and to expand the market by
promoting this form of savings among workers.
Building on the success he achieved and
personal relationships with other members of
the Giolitti establishment, Beneduce decided to
go into politics; he became Minister of Labour
and Social Welfare under the Bonomi
government in 1921-1922, in which Corbino
served as Minister of Education. Although he
opposed the Fascist government after the 1924
Matteotti crisis, Beneduce was asked to help
find a solution to the serious problems facing
the country owing to his track record in
industrial financing.
After being appointed Chairman of Bastogi in
1926, Beneduce played a key role in smoothing
out relations among the electricity companies. He
helped set up the Institute for Loans to Public
Utility Companies (ICIPU), which was to play a key
91
L’avvento dei sistemi elettrici regionali
Regional Electrical Systems: the Early Years
accreditato consigliere
economico di Mussolini, che si
affida a lui per risolvere le
conseguenze provocate dalla
crisi del 1929 sul sistema
finanziario italiano. Sarà lui il
regista dei salvataggi bancari
del 1931-1933, resi necessari
proprio dalla commistione tra
interessi bancari e attività
elettriche, e dall’eccessiva
esposizione verso i grandi
gruppi; sarà poi il fondatore
dell’Istituto per la Ricostruzione
Industriale (IRI), attraverso cui lo Stato giungerà a
controllare direttamente una parte rilevante del
sistema industriale italiano, e successivamente
uno dei padri della riforma bancaria che nel 1936
abolirà le banche miste.
92
I bacini alpini
e il triangolo industriale
La Edison è capofila nel consolidamento e nella
tutela di un zona commerciale che ha il suo
centro nevralgico in Lombardia. Nel trentennio
1884-1914 le strategie della società consistono
da un lato nella prevenzione di ogni possibile
concorrenza sul mercato milanese, dall’altro in
una decisa opzione idroelettrica, sancita dalla
costruzione della centrale di Paderno, che lascia al
termoelettrico una funzione puramente
integrativa. Sotto la guida di Carlo Esterle dal
1896, la Edison si caratterizza soprattutto come
una società di distribuzione, che in parte produce
direttamente energia e in parte ne acquista da
altri produttori: questi sono spesso società
partecipate dalla Edison stessa, che in tal modo
Lavori per lo sbocco
della prima galleria
con montacarichi
per sollevamento
e trasporto, Paderno 1896.
Work on the exit
to the first tunnel,
with hoists to lift and carry
loads, Paderno 1896.
role in funding hydroelectric
installations, and then became
Mussolini’s most trusted
economic adviser; Mussolini
turned to him to tackle the
repercussions of the 1929 crash
on Italy’s financial system. Beneduce was behind
the 1931/1933 bank bailouts required to resolve
cross-interests between banks and electricity
companies and excess exposure towards major
corporations. He would go on to found the
Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI),
through which the State directly took over
control of a significant proportion of Italy’s
industrial system; he subsequently went on to
become one of the fathers of banking reform
which in 1936 put an end to the mixed banks.
Alpine Basins
and the Industrial Triangle
The Edison company led the way in consolidating
and protecting a commercial area focused on
Lombardy. Over the thirty-year period from 1884
to 1914, the company’s strategy was to prevent
any potential competition on the Milan market.
After obtaining permission to build the Paderno
powerstation, the company pursued
hydroelectrics, reserving thermoelectrics purely as
back-up. Managed by Carlo Esterle from 1896
riesce a procurarsi con investimenti limitati
l’elettricità da commercializzare. Anche dopo la
nascita dell’Azienda Elettrica Municipale di
Milano, nel 1910, la Edison continua a controllare
il mercato locale, dando vita a un duopolio con
l’azienda pubblica.
Negli anni immediatamente precedenti alla guerra
la società aveva modificato parzialmente queste
strategie, cominciando a trasformare le proprie
partecipazioni in quote di controllo. Negli anni
della guerra, caratterizzati da un forte incremento
della domanda per consumi industriali e da una
ripresa degli utili, la società torna a investire negli
impianti di produzione idroelettrica. Nei primi
anni del dopoguerra, infine, passata sotto la
guida di Giacinto Motta, la Edison diviene
protagonista di un processo di concentrazione
che ne fa non solo una holding finanziaria ma
anche, attraverso le sue controllate, il capofila
industriale di un insieme di centrali e di reti di
distribuzione che coprono tutta la Lombardia e
buona parte della Liguria. Facevano capo ad essa
non solo gli impianti sorti sull’Adda, ma anche
quelli sul Brembo, sul Toce e sull’Adamello, per
non menzionare che i più importanti.
Dopo una serie di investimenti nel Veneto, in
Liguria e in Piemonte, la Edison dovrà però limitare
i propri programmi di espansione territoriale, che
puntavano soprattutto
verso ovest. Questa
revisione strategica va
inquadrata negli
accordi tra le principali
società elettriche per la
definizione di zone
commerciali, anche per
impulso delle istituzioni
finanziarie che
sostengono il
comparto (Banca
onwards, the Edison company was above all a
distribution business that partially generated its
own power and bought in the rest from other
generators – often companies in which Edison
itself held a stake, thereby allowing it to obtain
the electricity it sold without having to make
overly large investments. After Milan’s municipal
electricity company (Azienda Elettrica Municipale
di Milano) was founded in 1910, Edison
continued to control the local market as a
duopoly with the publicly-owned company.
In the years running up to the Second World War,
the company partially modified its strategy and
began converting its equity holdings to take
controlling stakes. During the war years,
characterized by a large increase in demand for
industrial consumption and a return to profit, the
company resumed investment in hydroelectric
generation plants. Immediately after the war,
with Giacinto Motta installed at the helm of the
company, Edison became a lead player in the
process of concentration that turned it into a
financial holding company and, through its
subsidiaries, the industrial parent company of a
group of power stations and distribution
networks covering the whole of Lombardy and a
significant part of Liguria, running installations on
the Adda, Brembo, Toce and Adamello to
mention just the
largest.
After making a series
of investments in the
regions of Veneto,
Liguria and Piedmont,
Veduta della centrale
di Robbiate, sull’Adda, entrata
in funzione nel 1914.
View of the Robbiate power
station on the Adda, which began
operating in 1914.
93
L’avvento dei sistemi elettrici regionali
Regional Electrical Systems: the Early Years
94
Commerciale, Credito Italiano e Bastogi). Così,
nella seconda metà degli anni Venti, l’azienda
milanese, pur realizzando un saldo controllo sulla
Lombardia e sulla Liguria, deve accettare una
definizione condivisa delle aree di produzione e
commercializzazione, con la Società adriatica di
elettricità (Sade) a est, con la Società idroelettrica
Piemonte (Sip) a ovest, con la Società elettrica
ligure-toscana (Selt) sul versante tirrenico centrale e
con l’Unione esercizi elettrici (Unes) su quello
adriatico. Queste società sono le capofila dei
processi di consolidamento nelle rispettive aree.
La confinante a est della Edison trae la sua
origine dalla Società italiana per l’utilizzazione
delle forze idrauliche del Veneto, meglio nota
come “Cellina”, dal nome del torrente e della
valle friulana in cui aveva insediato i propri
impianti di produzione. La Cellina aveva stipulato
nel 1902 una convenzione col comune di
Venezia per l’esercizio di un impianto di
distribuzione elettrica per l’illuminazione e la
forza motrice. Nel 1904 l’esercizio era stato
esteso al Lido e alla Giudecca, e la Cellina aveva
rilevato dalla Edison la centrale termoelettrica
costruita a Venezia nel 1889. Attorno a questo
nucleo iniziale sorge nel 1905 la Sade, col
concorso dell’imprenditoria raccolta attorno alla
Cellina (grandi proprietari di nobili origini con
vocazione industriale, come Niccolò Papadopoli,
Piero Foscari e Ruggero Revedin,
e tecnici come Roberto Paganini
e Aristide Zenari), del finanziere
Giuseppe Volpi, e della Banca
Commerciale Italiana.
Nel 1908 la Sade mette mano
ad alcuni impianti nel bacino
Cismon-Brenta, con la
partecipazione iniziale della Edison.
La diga dell’impianto
del Cellina.
The dam
at the Cellina plant.
Edison was forced to reign in its territorial
expansion plans, especially to the West. The
company undertook a strategic review as a result
of agreements between major electricity
companies to outline sales areas, in part at the
behest of financial institutions that funded the
industry (Banca Commerciale, Credito Italiano and
Bastogi). In the late 1920s, despite its firm hold
on Lombardy and Liguria, the Milanese company
had to accept an agreement on areas of
generation and sales with the Società adriatica di
elettricità (SADE) to the East, the Società
idroelettrica Piemonte (SIP) to the West, the
Società elettrica ligure-toscana (SELT) along the
Central Tyrrhenian coast, and the Unione esercizi
elettrici (UNES) along the Adriatic coast. In each
of their respective areas, these companies led the
process of consolidation.
The company to Edison’s east evolved out of the
Società Italiana Per L’utilizzazione Delle Forze
Idrauliche Del Veneto (a company better known
as “Cellina”, the name of the Friuli river valley
where its generating plants were based). In 1902,
Cellina entered into an agreement with the City
of Venice to run an electricity distribution plant
for lighting and transport power. In 1904, the
company expanded its operations to the Lido and
Giudecca; Cellina also took over the
thermoelectric power station Edison had built in
Venice in 1889. The SADE
company grew out of this initial
core in 1905, as entrepreneurs
grouped around Cellina (major
landowners of noble origin with
an interest in industry, for
example Niccolò Papadopoli,
Piero Foscari and Ruggero
Revedin, along with engineers
Roberto Paganini and Aristide
Zenari), as well as financier
Sezione della centrale termoelettrica
di Venezia Marghera e,
a sinistra, il montaggio
di una caldaia Borsig, 1927.
A section of the thermoelectric
power station at Venice
Marghera and, left, assembly
of a Borsig boiler, 1927.
Nello stesso periodo la società veneta comincia
anch’essa a trasformarsi gradualmente in
holding, con una serie di operazioni finanziarie
miranti a integrare produzione e distribuzione in
tutto il Triveneto: nel primo dopoguerra,
accanto alla Cellina, acquisisce la Società
idroelettrica veneta e la Società elettrica Milani.
Con queste operazioni passano sotto il suo
controllo il bacino dell’alto Adige e quello del
Piave, col lago di Santa Croce. A partire dal
1917, intanto, vengono avviati il polo
industriale e l’infrastruttura marittima di Porto
Marghera, che vedono coinvolti interessi
imprenditoriali presenti anche nella Sade:
questa iniziativa, ovviamente, è un volano
importante per lo sviluppo del gruppo elettrico.
Al termine di questa fase, il cuore della crescita
Sade si localizzerà nel bacino del Piave, coi
sistemi idroelettrici del Piave-Santa Croce, PiaveAnsiei e Piave-Boite-Maè-Vajont.
In questo contesto territoriale va ricordata la
vicenda dell’Ente Adige-Garda, sorto nel 1921
come azienda di diritto pubblico per iniziativa
Giuseppe Volpi and the Banca
Commerciale Italiana. In 1908,
SADE got its hands on several
plants in the Cismon-Brenta basin,
in which Edison had originally held equity.
During the same period, the Veneto-based
company began gradually converting to a holding
company through a series of financial operations
that integrated generation and distribution across
the Triveneto area. In the aftermath of the First
World War, acting in concert with Cellina the
company purchased the Società Idroelettrica
Veneta and Società Elettrica Milani. This brought
the Alto Adige and Piave basins, including Lake
Santa Croce, under its control. In 1917, work
began on building an industrial complex and
maritime infrastructure at Porto Marghera,
involving business interests that also had a stake
in SADE: this venture was, it goes without saying,
a major driver for development at the electricity
group. By the end of the period, SADE’s main
area of growth was the Piave basin where it had
hydroelectric systems at Piave-Santa Croce, PiaveAnsiei and Piave-Boite-Maè-Vajont.
One development was called the Ente AdigeGarda. Established in 1921 as a company
governed by public law to operate ventures in the
95
L’avvento dei sistemi elettrici regionali
Regional Electrical Systems: the Early Years
delle province di Bologna, Mantova, Modena e
Verona, col concorso dei diversi comuni e della
Camera di Commercio di Verona. L’Ente doveva
sfruttare i bacini dell’Adige e del Garda, e in
particolare il torrente Ponale e il Lago di Ledro.
Sarà questa azienda interprovinciale a realizzare,
tra l’altro, la centrale di Riva del Garda (1929),
importante sia sotto il profilo produttivo che sotto
quello costruttivo. Lo sviluppo dell’ente incontra
molte difficoltà, giuridiche ma soprattutto
politiche, legate anche alle ricorrenti campagne di
stampa promosse dalla Edison e dalla Sade,
talvolta con l’appoggio di qualche municipalizzata
minore che ne teme la concorrenza. Difeso a
lungo da Mussolini, l’Ente Adige-Garda sarà infine
sciolto nel 1932, e dopo la sistemazione delle
partecipazioni elettriche dell’Iri, i suoi impianti
saranno ceduti ai due gruppi elettrici privati.
96
Assai più difficile è la definizione dei confini della
zona Edison verso ovest, dove opera la Sip,
guidata da un gruppo di imprenditori con un
progetto di sviluppo che dopo la guerra rivela una
forte vocazione all’espansione e alla
diversificazione, sia in senso industriale che in
senso territoriale. Alle origini della Sip vi è la
Società industriale ed elettrochimica di Pont Saint
Martin, sorta per iniziativa della finanziaria
Continentale, collegata alla Schuckert, e con
l’appoggio del Credito Italiano. L’originario
programma elettrochimico dell’azienda è presto
accantonato per difficoltà congiunturali e
legislative, e già prima della guerra la società
orienta il proprio sviluppo verso il settore
idroelettrico. La guerra determina poi
l’allontanamento dall’azienda dei consiglieri e dei
capitali tedeschi, aprendo lo spazio per il
rafforzamento dei gruppi finanziari italiani, che
non solo assumono il controllo della società, ma
entrano in conflitto tra loro.
Raffigurazione grafica
della produzione di energia
termica e idraulica del Gruppo Sip
dal 1920 al 1937.
provinces of Bologna, Mantua, Modena and
Verona, it had support from a number of
municipalities and the Verona Chamber of
Commerce. The interprovincial body was set up
to exploit the Adige and Garda basins, specifically
on the River Ponale and Lake Ledro, and to
pursue building projects including the Riva del
Garda power station (1929), which was
important both for how much power it generated
and the construction work involved. The body’s
expansion was, however, held back by legal and
above all political difficulties as the result of an
ongoing press campaign backed by Edison and
SADE, on occasion with support from smaller
municipal-run companies fearful of the
competition. Defended for a long time by
Mussolini, the Ente Adige-Garda was in the end
wound up in 1932, when IRI’s electricity holdings
were reorganized; its plants were subsequently
sold off to the two private electricity groups.
The question of settling the borders to the west
of Edison’s patch proved to be far more
challenging. Here the competition came in the
form of SIP, a company led by a group of
businessmen whose post-war business plan was
very much expansion-led, focusing on both
industrial and territorial diversification. SIP grew
out of the Società Industriale ed Elettrochimica di
Pont Saint Martin, which had originally been
founded by financial holding company
Continentale (associated with Schuckert) with
backing from Credito Italiano. The company
abandoned its original electrochemical strategy as
a result of economic circumstances and legislative
difficulties. Before the First World War, the
company moved into the hydroelectric industry.
The War led to the company losing its German
directors and capital, which allowed Italian
financial groups to strengthen their hand; they
Nel contesto dei processi di
concentrazione che interessano il
settore idroelettrico, infatti, la
Banca Commerciale e la Società
Nazionale per lo Sviluppo delle
Imprese Elettriche (in cui era
interessata anche la Edison)
tentano di acquisire il controllo
della Pont Saint Martin,
provocando la reazione dei soci
piemontesi. Un gruppo di
industriali biellesi, guidato da Eugenio Rivetti e
Giuseppe Besozzi, con un manager tecnico di
grande esperienza, Gian Giacomo Ponti, riesce a
conquistare la maggioranza azionaria: nell’agosto
1917 Ponti diviene amministratore delegato della
società, e nell’aprile 1918 questa cambia la
ragione sociale in Società Idroelettrica Piemonte;
la sede legale è trasferita da Milano a Torino, e la
presidenza è assunta da Dante Ferraris, già
vicepresidente della Fiat e in seguito presidente
dell’Eiar. La società rifiuta poi un accordo
proposto da Ettore Conti, già presidente della
Pont Saint Martin, che avrebbe risolto i problemi
di approvvigionamento della Sip evitandole
onerose immobilizzazioni di capitale, ma ne
avrebbe limitato i progetti di espansione.
Nella strategia di Ponti la Sip, come holding
idroelettrica, deve avere il coordinamento tecnico
e finanziario delle aziende produttrici e
distributrici del gruppo, che dovrebbero
mantenere funzioni distinte. A tale scopo, la
società torinese realizza una serie di acquisizioni
strategiche (Società elettrica Alta Italia, Società
per le forze idrauliche del Moncenisio, Società
idroelettrica del Monviso, e Società idroelettrica
piemontese-lombarda Ernesto Breda), che tra il
1919 e il 1922 la portano a controllare tutti i
bacini del Piemonte. Restano fuori dal suo
controllo gli impianti di produzione valdostani
A graphical representation
of SIP Group thermal
and hydraulic power generation
from 1920 to 1937.
took over control of the
company before falling out
with one another.
As the hydroelectric industry
entered a period of
consolidation, the Banca
Commerciale and Società
Nazionale per lo Sviluppo delle
Imprese Elettriche (in which Edison held an
interest) attempted to take over control of Pont
Saint Martin, provoking a reaction from its
shareholders in Piedmont. A group of Biella
industrialists led by Eugenio Rivetti and
Giuseppe Besozzi teamed up with highlyexperienced technical manager Gian Giacomo
Ponti to acquire a majority shareholding. In
August 1917, Ponti was appointed the
company’s managing director. In April 1918, the
company changed its name to Società
Idroelettrica Piemonte, moved its headquarters
from Milan to Turin, and installed Dante Ferraris,
who had previously been Deputy Chairman of
Fiat and would later become Chairman of EIAR,
as Chairman. The company rejected an
agreement proposed by Ettore Conti, Pont Saint
Martin’s former chairman, which would have
solved SIP’s provisioning problems and avoided
having to tie up significant sums of capital, but
at the cost of curtailing its expansion plans.
Under Ponti, SIP’s strategy was to be a
hydroelectric holding company and provide
technical and financial management of the
group’s generating and distributing companies,
which were to remain separate. The Turin-based
company embarked on a series of strategic
acquisitions (Società Elettrica Alta Italia, Società
per Le Forze Idrauliche del Moncenisio, Società
97
L’avvento dei sistemi elettrici regionali
Regional Electrical Systems: the Early Years
Relazione del Consiglio di Amministrazione
all’Assemblea straordinaria
degli azionisti della Sip, 3 giugno 1924.
Board of Directors’ Report
to the SIP AGM in extraordinary session,
3 June 1924.
98
della Cogne, di proprietà dell’Ansaldo. La Edison,
che era stata pioniera nello sviluppo “indiretto”
della capacità produttiva, intensifica le azioni per
difendere la propria posizione dagli assalti del
nuovo gruppo, stipula un accordo con l’Ansaldo
per l’energia prodotta dagli impianti della Cogne,
e nel 1923 costringe la Sip a firmare una
convenzione per il rispetto delle reciproche zone
di influenza nel Piemonte orientale.
A differenza della Edison e della Sade, che
facevano ricorso a quote rilevanti di risorse
proprie, l’espansione della Sip è basata su un
massiccio utilizzo del credito, assecondato dagli
istituti bancari di riferimento: Banca Commerciale,
Credito Italiano e Cassa di Risparmio di Torino. La
necessità di ridurre l’esposizione debitoria e di
controbilanciare la tutela bancaria porterà tra il
1922 e il 1924 a due aumenti del capitale sociale,
passato da 40 a 200 milioni, e a nuovi assetti
azionari. Ponti rimane alla testa della Sip, ma i
soci di riferimento divengono la Commerciale e
l’Italgas, di cui è presidente Rinaldo Panzarasa, un
avvocato di Novara. Nel 1924 Panzarasa assume
anche la presidenza della Sip, e avvia insieme a
Ponti un ambizioso programma industriale che va
dall’elettricità al gas, alla chimica, ai telefoni e alla
Idroelettrica del Monviso, and the
Società Idroelettrica Piemontese
Lombarda Ernesto Breda), and
between 1919 and 1922
managed to take over all of the
basins in Piedmont. The Val
d’Aosta generating plants owned
by the Cogne company (itself
owned by Ansaldo) remained out
of the company’s reach. The Edison company,
which had pioneered “indirect” generating
capacity development, redoubled its efforts to
defend its position from the new group. Edison
entered into an agreement with Ansaldo for the
power generated by its Cogne plants, and in 1923
forced SIP to sign an agreement and comply with
their mutual areas of influence in Eastern
Piedmont.
Unlike Edison and SADE, which could draw on
significant company funds, SIP’s expansion relied
on the widespread use of loans through support
from bank allies Banca Commerciale, Credito
Italiano and Cassa di Risparmio of Turin. Between
1922 and 1924 the company undertook two
capital increases to reduce its exposure to debt
and offset bank influence, raising its equity from
forty to two hundred million lire, and introducing
a new shareholding structure. Ponti remained at
the head of SIP, but the main shareholders
became Commerciale and Italgas, which was
chaired by Novara lawyer Rinaldo Panzarasa. In
1924, Panzarasa became Chairman of SIP; Ponti
initiated an ambitious industrial programme that
spanned electricity, gas, chemicals, telephones and
broadcasting. Ponti and Panzarasa amended the
radiofonia. Inoltre Ponti e Panzarasa modificano
lo statuto della società per garantirsi un potere
decisionale totale.
Nel 1924 la Sip acquisisce in Lombardia la Vizzola,
sia per poter reagire a eventuali azioni della Edison,
sia in previsione di un collegamento tra la rete
piemontese e i nuovi impianti altoatesini realizzati
dalla Società Idroelettrica dell’Isarco, controllata
Sip. Nel 1925, poi, Ponti stipula un accordo con la
Terni, per la costruzione di un elettrodotto
interregionale. Inoltre la Sip tenta di raggiungere il
controllo della Società Elettrica Negri, collegata
ligure della Edison, che insieme alla Cogne aveva
fatto parte del gruppo Ansaldo, e che ha tra le sue
consociate la società Alto Po, attraverso la quale
l’energia valdostana potrebbe essere distribuita
direttamente nella città di Torino. Nel 1927 infine
viene raggiunto un accordo con cui la Sip cede alla
Edison il proprio pacchetto di azioni Negri, in
cambio del controllo sulla Alto Po. Nel 1928, poi,
la Sip acquisisce il controllo dell’Eiar e delle
telefoniche Telve e Timo (alto e medio versante
Adriatico), nonché una consistente partecipazione
nella concessionaria telefonica meridionale Set.
company’s Articles of Association to take over full
decision-making powers.
In 1924, in Lombardy SIP took over Vizzola as a
way of pre-empting such a move by Edison, and
to pave the way for a link between the Piedmont
network and new installations in Alto Adige built
by SIP subsidiary Società Idroelettrica dell’Isarco.
In 1925, Ponti entered into an agreement with
Terni to build an inter-regional power line. SIP
also attempted to take over the Società Elettrica
Negri, Edison’s Liguria associate, which with
Cogne had formerly belonged to the Ansaldo
Group, and whose affiliates included the Alto Po
company, through which energy from the Valle
d’Aosta could be distributed directly to the city of
Turin. In 1927, agreement was reached between
SIP and Edison for SIP to transfer its stake in Negri
in exchange for taking control over Alto Po. In
1928, SIP acquired control of EIAR and phone
companies Telve and Timo (on the upper and mid
reaches of the Adriatic Coast), in addition to a
significant shareholding in southern phone
company Set.
Such was SIP’s level of debt and the complexity
of its internal
equilibrium that
it could only
remain
sustainable for
as long as its
electricity and
telephone
assets
continued to
Struttura
industriale
del gruppo Sip, 1929.
The industrial
structure of the SIP
Group, 1929.
99
Il livello di indebitamento della Sip e la
complessità dei suoi equilibri interni sarebbero
stati sostenibili finché le attività elettriche e
telefoniche fossero cresciute producendo un
flusso costante di liquidità; il gruppo è però
esposto a pericolosi contraccolpi nel caso di crisi
recessive di qualche ampiezza. La crisi si verifica
come è noto alla fine degli anni Venti, e nel
1930 investe in pieno la holding torinese. La crisi
della Sip sarà l’evento centrale nella vicenda che
fra il 1931 e il 1933 porta lo Stato a farsi carico
del salvataggio della Banca Commerciale e del
Credito Italiano, e in ultima analisi conduce alla
nascita dell’Istituto per la Ricostruzione
Industriale (Iri) e alla sua successiva
trasformazione in ente permanente. La Sip e la
Vizzola (che era divenuta la cassaforte degli
incroci azionari Sip) sono liberate dal peso delle
architetture finanziarie di Ponti e Panzarasa, e le
partecipazioni vengono razionalizzate
scorporando le diverse attività: alla Sip restano
solo quelle elettriche, e passa sotto il controllo
dell’Iri, per rimanervi fino alla nazionalizzazione.
Sotto il controllo Iri rimangono comunque anche
le telecomunicazioni ex-Sip, conferite alla nuova
holding Stet.
La Edison, invece, con tutto il suo sistema di
società collegate, viene a trovarsi proprio al
centro dell’area che aveva dato vita al decollo
industriale del Paese. Nel 1937 secondo i dati
dell’Unione Fascista delle Imprese Elettriche
(Unfiel), poco più del 5% del consumo elettrico
è per uso domestico, mentre il 10,4% è per
trazione, il 2,2% per illuminazione pubblica, il
resto per consumi industriali, dei quali il 32,2%
per usi elettrochimici ed elettrometallurgici; i
due terzi di quella produzione e di quel
consumo avvengono nell’Italia del Nord. La più
antica società elettrica italiana opera dunque in
grow and generate a constant flow of liquidity;
the Group was, in fact, dangerously exposed to
a significant downturn. That significant
downturn occurred at the end of the 1920s, and
in 1930 it did great damage to the Turin-based
holding company. SIP’s troubles were the key
issue that between 1931 and 1933 led to the
Italian State stepping in to bail out Banca
Commerciale and Credito Italiano, a precursor to
setting up the Istituto per la Ricostruzione
Industriale (IRI), which went on to became a
permanent entity. SIP and Vizzola (which had
become a kind of vault for SIP’s crossholdings)
were freed from the weight of Ponti and
Panzarasa’s financial architecture, and its
shareholdings were rationalized by spinning off
a number of going concerns: IRI-run SIP
remained solely in charge of electricity-related
operations, and so it stayed until nationalization.
Formerly SIP-owned telecommunications also
remained under IRI control after being
transferred to the newly-formed Stet holding
company.
As for the Edison company, it and its entire
system of associated companies remained at
the heart of the area that drove Italy’s
industrial growth. According to the Unione
Fascista delle Imprese Elettriche (Unfiel), in
1937 just 5% of electricity consumption was
domestic, 10.4% for transport, 2.2% for public
lighting, and the rest for industrial
consumption, of which 32.2% for
electrochemical and electrometallurgical use;
two thirds of both output and consumption
were in Northern Italy. Italy’s longestestablished electricity company was operating
in an economic area that benefitted from
significant and highly diversified industrial
demand for energy, and higher domestic power
101
L’avvento dei sistemi elettrici regionali
Regional Electrical Systems: the Early Years
102
uno spazio economico in cui sono presenti una
domanda energetica industriale rilevante e
molto diversificata, e una richiesta di energia
per uso domestico superiore, per il maggior
reddito pro capite, a quella di altre aree
regionali. Negli anni tra le due guerre l’accorto
sfruttamento di quella domanda e l’attenta
valutazione delle situazioni finanziarie
permetteranno alla Edison di assumere la
leadership delle imprese elettriche private
italiane.
supply than the other regional areas owing to
greater per capita income. During the interwar
years, careful exploitation of that demand and
an attentive assessment of the financial
situation enabled the Edison company to
become Italy’s number one private electricity
enterprise.
Forze idrauliche
e forze endogene
Along the central reaches of the Tyrrhenian coast,
in Tuscany and Lazio the Società Ligure Toscana di
Elettricità (SELT) was the catalyst for the process
of concentration. Initially founded in 1905 in
Leghorn, the company fused the interests of two
important chemicals and shipbuilding families,
the Oderos and the Orlandos, with backing from
the Banca Commerciale. On the eve of the Great
War, SELT expanded to take on new shareholders
Bastogi, electricity industry financial holding
company Indelec (through
a Belgian subsidiary), and
another Belgian company
which ran Leghorn’s
tramlines. The rival
company in Tuscany that
battled SELT for regional
supremacy was the Società
Mineraria ed Elettrica del
Valdarno, which used coal
extracted from the
company’s own mines for
thermoelectric generation.
Sul versante tirrenico centrale, nella Toscana e nel
Lazio, è la Società Ligure Toscana di Elettricità
(Selt) il catalizzatore del processo di
concentrazione: sorta nel 1905 a Livorno dalla
confluenza degli interessi di due importanti
famiglie di imprenditori della siderurgia e della
cantieristica, gli Odero e
gli Orlando, e con
l’appoggio della Banca
Commerciale, alla vigilia
della guerra la Selt vede
entrare nella compagine
azionaria la Bastogi, la
finanziaria elettrica
Indelec, attraverso una
controllata belga, e la
società che gestiva le
linee tranviarie livornesi,
anch’essa belga. L’altra
impresa toscana, che
contende alla Selt
l’egemonia regionale, è
la Società Mineraria ed
Hydro Power
and Endogenous Power
Fattura degli ingegneri Cavacini
e Masini alla Selt per i lavori
di costruzione della centrale
di Gallicano, 1918.
An invoice from engineers Cavacini
and Masini to SELT for construction
work on the Gallicano power
station, 1918.
Elettrica del Valdarno, la cui produzione è
termoelettrica e si basa sul carbone che la stessa
società estrae dalle proprie miniere.
Durante e dopo la guerra dall’azionariato della
Selt escono gradualmente le società estere,
mentre si rafforzano la partecipazione della Banca
Commerciale e soprattutto quella del Credito
Italiano; rimane importante la presenza degli
Odero e degli Orlando, cui si affianca nel
novembre 1921 la nuova Ilva, che detiene anche
una quota importante della Valdarno. Nel 1919
quest’ultima subisce la scalata della Selt, che va a
buon fine anche grazie alla crisi della vecchia Ilva,
che della Valdarno era l’azionista principale. Nel
1920, inoltre, la Selt acquisisce il controllo delle
maggiori aziende idroelettriche della regione
(Forze Idrauliche dell’Appennino Centrale, Bacini
Montani, Alta Merse). Acquisita la Valdarno, poi,
la Selt avvia la scalata alla Società Elettrica
dell’Italia Centrale, per il controllo della grande
centrale idroelettrica di Nera Montoro.
Nel 1922 tutte le società elettriche con sede in
Toscana sono ormai sotto il controllo della Selt, con
la sola eccezione della Larderello, le cui centrali, di
cui si dirà in seguito, sfruttano l’energia geotermica
dei soffioni boraciferi. Nel 1923, inoltre,
nell’operazione che porta alla definitiva
acquisizione del controllo sulla Società Elettrica
dell’Italia Centrale, la Selt avvia una collaborazione
con la Società Anglo-Romana (la maggiore società
elettrica del Lazio); l’anno dopo le imprese
elettriche del Lazio e della Toscana, insieme alla
Pirelli, costituiscono la Società Telefonica Tirrena
(Teti), che si aggiudicherà la concessione telefonica
per la Liguria, la Toscana, il Lazio e la Sardegna.
Questo insieme di collegamenti sfocia nel 1925 in
un vero e proprio accordo strategico sancito da
uno scambio di partecipazioni tra la Selt e la
società Elettricità e Gas di Roma (Egr).
During and after the war, SELT’s foreign
shareholders gradually sold up to Banca
Commerciale and, above all, Credito Italiano.
The Oderos and Orlandos continued to hold a
major stake; they were joined in November
1925 by Nuova Ilva, which also owned a
significant stake in Valdarno. In 1919, SELT
lodged a successful takeover bid for Valdarno, in
part as a result of the crisis suffered by the old
Ilva company, which had formerly been
Valdarno’s main shareholder. In 1920, SELT took
control of the region’s biggest hydroelectric
firms (Forze Idrauliche dell’Appennino Centrale,
Bacini Montani, and Alta Merse). Having
purchased Valdarno, SELT went on to take over
Società Elettrica dell’Italia Centrale, and in
consequence Nera Montoro’s major
hydroelectric plant.
By 1922, every electricity company in Tuscany
was under SELT control with the exception of
Larderello, which as we will see further on
exploited geothermal energy from boraciferous
blowholes to run its power stations. In 1923, as
part of the move that brought control over
Società Elettrica dell’Italia Centrale, SELT began
working with the largest electricity company in
Lazio, the Società Anglo-Romana.
The following year, the electricity companies in Lazio
and Tuscany teamed up with Pirelli to found the
Società Telefonica Tirrena (Teti), which won the
telephone concession for Liguria, Tuscany, Lazio and
Sardinia. In 1925, this alliance led to an all-out
strategic agreement and an equity swap between
SELT and the Società Elettricità e Gas di Roma (EGR).
EGR held significant stakes in a number of electricity
companies across Lazio (Società Romana di
Elettricità/SRE, Laziale, Volsinia, Società Imprese
Elettriche in Roma, and the Società Idroelettrica del
Liri) and had started to build an industrial and
103
L’avvento dei sistemi elettrici regionali
Regional Electrical Systems: the Early Years
Quest’ultima aveva consistenti partecipazioni in varie
società elettriche del Lazio: la Società Romana di
Elettricità (Sre), la Laziale, la Volsinia, la Società
Imprese Elettriche in Roma, la Società Idroelettrica
del Liri. Nasce così una rete industriale e finanziaria
di notevoli dimensioni, controllata dall’alleanza tra
alcune grandi famiglie di imprenditori, in cui svolge
un ruolo importante Alberto Pirelli, e che ha rilevanti
interessi e partecipazioni innanzitutto nei settori
elettrico e telefonico, e inoltre nell’immobiliare e in
altri comparti. Per controllare questo vasto
conglomerato si costituisce una società finanziaria,
la Centrale, che gestisce i concatenamenti azionari
e si occupa dei problemi di approvvigionamento
creditizio, particolarmente critici in un momento in
cui si devono costruire nuovi impianti e nuove reti,
e bisogna essere pronti a cogliere le opportunità
offerte dai capitali americani.
104
Sotto l’egida della Centrale si consolida un
sistema che comprende il Lazio e la Toscana, ed è
suddiviso in tre zone sub-regionali, facenti capo
alla Sre (Roma e alto Lazio), alla Selt (fascia
costiera tirrenica) e alla Valdarno (fascia
appenninica toscana). La generazione idroelettrica
rappresenta una parte significativa della
Piero Ginori Conti
con la macchina alternativa
che consentì il primo
esperimento di produzione
dell’energia elettrica
mediante l’utilizzazione
del vapore. Larderello,
luglio 1904.
financial network of significant proportions,
controlled through an alliance with several major
business families – in which Alberto Pirelli played a
significant role – and which boasted significant
interests and holdings concentrated in the electricity
and telephone industries, not to mention real estate
and other sectors. A financial holding company,
Centrale, was set up to control this vast
conglomerate. Centrale managed the crossholdings
and was responsible for loan provisioning, something
that was particularly critical at a time when it needed
to build new plants and new networks, and be ready
to seize opportunities opened up by US capital.
Centrale consolidated a system that covered Lazio
and Tuscany subdivided into three sub-regional
zones under SRE (Rome and Upper Lazio), SELT
(the Tyrrhenian coastal belt) and Valdarno (the
Tuscan Apennines). Hydroelectric generation
accounted for a significant proportion of its
output, albeit less than the systems that drew on
Alpine basins.
It was here that the skills were developed to
exploit another source of energy: geothermal. At
the time, this source of power was known as
“endogenous power” because it bubbled up from
the depths of the Earth. It
all started with
“boreholes” (jets of steam
that issued out of the
ground) and “lagoni”
(ponds that bubbled as a
Foglio con i conti
di produzione e spese
della Boracifera, 1836-1857.
Production and expense
accounts for Boracifera,
1836-1857.
Piero Ginori Conti
with the alternative
machine that made
it possible to run the first
experiment to use steam
to generate electricity.
Larderello, July 1904.
produzione, ma in misura
inferiore rispetto ai sistemi
collegati ai bacini alpini.
Proprio qui, inoltre, si sviluppano le competenze
necessarie allo sfruttamento di un’altra fonte di
energia: quella geotermica, alle cui manifestazioni
si dà allora il nome suggestivo di “forze
endogene”, che ne sottolinea lo sgorgare dalle
viscere stesse della Terra. Il punto di partenza è
rappresentato dai “soffioni” (getti di vapore che
fuoriescono dal terreno) e dai “lagoni” (pozze
d’acqua gorgogliante a causa del vapore e del
gas) localizzati tra le province di Pisa, Siena e
Grosseto. Il fenomeno era noto già nell’antichità,
ma solo alla fine del Settecento, scoperta la
presenza di borace e acido borico, si era pensato
al suo sfruttamento industriale.
La famiglia De Larderel, di origine francese, è la
protagonista di questa impresa di successo: il
capostipite Francesco aveva preso in concessione il
lagone di Montecerboli (ribattezzata Larderello nel
1846) e altre zone vicine, facendo della Toscana
l’area europea di produzione dell’acido borico
(utilizzato per le saldature, l’invetriatura delle
ceramiche e la farmacia), che in precedenza
doveva essere importato dall’Oriente. Suo figlio
Federigo e suo nipote Florestano avevano portato
avanti l’attività, accumulando una delle maggiori
fortune familiari della Toscana ottocentesca, finché
negli anni Ottanta la scoperta dei giacimenti di
borace in California non aveva fatto crollare i
prezzi. È Piero Ginori Conti, marito di Adriana De
result of vapour and gas) in the provinces of Pisa,
Siena and Grosseto. The phenomenon was wellknown in ancient times, but it was only in the
late 1700s, when borax and boric acid were
discovered, that people began to consider their
economic exploitation.
The De Larderel family, which originally hailed
from France, led this successful business. Head of
the family Francesco bought the concession for
the lake at Montecerboli (renamed Larderello in
1846) and nearby areas to turn Tuscany into
Europe’s boric acid centre of production; boric
acid was used for soldering, glazing ceramics and
in pharmacy, and previously could only be
imported from the Orient. Francesco’s son
Federigo and grandson Florestano carried on the
business and accumulated one of the largest
family fortunes in Tuscany during the 1800s, until
the discovery of borax deposits in California in
the 1880s led to a price collapse. Piero Ginori
Conti, who married Adriana De Larderel, turned
the company around after taking over its
management in 1904. Working with Raffaello
Nasini, he radically overhauled chemical output
and succeeded in using the steam from boreholes
to generate electricity, first for the company’s
own plants, and then for nearby consumers.
After it was founded in 1912, the Società
Boracifera di Larderello absorbed the small
105
L’avvento dei sistemi elettrici regionali
Regional Electrical Systems: the Early Years
Pubblicità
degli anni Trenta.
An advert from
the Nineteen Thirties.
106
Larderel, a rilanciare l’azienda, di cui nel 1904
aveva assunto la direzione. Con la collaborazione
di Raffaello Nasini realizza un radicale
rinnovamento delle produzioni chimiche, e riesce a
impiegare il vapore dei soffioni per produrre
energia elettrica, dapprima per uso dei propri
stabilimenti, poi anche per alcune utenze vicine.
Nel 1912 si costituisce la Società Boracifera di
Larderello, che assorbe anche le piccole aziende
che avevano condiviso coi De Larderel lo
sfruttamento dell’area dei soffioni: nel 1916
questa è ormai sotto il totale controllo della
nuova società. La Boracifera inizia la ricerca
sistematica di nuovi soffioni utilizzabili per la
produzione geotermoelettrica, e perfeziona gli
apparati per lo sfruttamento diretto del loro
vapore. Alla fine degli anni Venti essa può
disporre di quattro centrali elettriche a Larderello,
Castelnuovo Val di Cecina, Serrazzano, Lago
Boracifero. A partire dal 1932 la Boracifera
ottiene dalle Ferrovie dello Stato vari contratti per
la fornitura di energia, finché qualche anno dopo
il governo decide di riservare l’uso dell’energia
geotermica toscana alle Ferrovie. L’ultimo passo è
companies that exploited the borehole area
alongside De Larderel. By 1916, the new
company had complete control of the area. The
Boracifera company began systematically seeking
out new boreholes to use for geo-thermoelectric
generation, and continued to improve its
equipment for directly exploiting the steam. By
the end of the 1920s it had four electricity power
stations at Larderello, Castelnuovo Val di Cecina,
Serrazzano, and Lago Boracifero. In 1932, the
Boracifera company obtained a number of
contracts from the Italian State Railways to supply
power; a few years later the government decided
to reserve Tuscan-generated geothermal power
for the railways. The final chapter of the
company’s story came in 1939, when the
Boracifera company was renamed the Società
Larderello per lo Sfruttamento delle Forze
Endogene. The State Railways owned 90% of the
new company, leaving the family with a small
minority shareholding.
Although Ginori Conti kept a firm hold of the
company, it maintained links with SELT: Ginori
Conti and Pirro Liguori, SELT director and general
la trasformazione della
Boracifera, nel 1939, in Società
Larderello per lo Sfruttamento
delle Forze Endogene, di cui le
Ferrovie sottoscrivono il 90% del
capitale, mentre la famiglia
conserverà una piccola
partecipazione di minoranza.
Benché Ginori Conti avesse
mantenuto un saldo controllo
sull’azienda, un certo
collegamento con la Selt vi era
sempre stato, come mostra la
presenza nei consigli di
amministrazione di entrambe le
società dello stesso Ginori Conti
e di Pirro Liguori, consigliere e
direttore generale della Selt. Da
questo nasce probabilmente la decisione di
costituire, nel 1936, la Società Anonima Ricerche
e Utilizzazioni Forze Endogene Nazionali
(Sarufen), la cui attività è però compromessa dalla
riserva governativa in favore delle Ferrovie dello
Stato e dalla nascita della Larderello. Dopo quei
provvedimenti la Centrale avvierà altre iniziative
geotermoelettriche, ma al di fuori della Toscana:
nel 1938 nasce la Safen, per studiare lo
sfruttamento elettrico delle forze endogene ai
Campi Flegrei, a Ischia e a Procida, e nel 1939 la
Safev, per lo sfruttamento delle risorse
geotermiche dei Colli Euganei.
Dagli Appennini alle isole
Avviso
concernente
la costituzione
della Società
Boracifera
di Larderello,
1912.
Announcing the
establishment
of the Società
Boracifera
di Larderello,
1912.
Assai più complessi sono gli sviluppi sul versante
adriatico, nell’Appennino umbro-marchigiano e in
Abruzzo. Qui operano l’Unione Esercizi Elettrici
(Unes) e la Terni. Quest’ultima aveva sviluppato la
manager, sat on both boards.
This likely explains the
foundation in 1936 of the
Società Anonima Ricerche e
Utilizzazioni Forze Endogene
Nazionali (SARUFEN), a company
whose growth was curtailed
when the government decided
its power should be reserved for
the State Railways and founded
the Larderello company. After
these developments, the
Centrale company started up
new geo-thermoelectric ventures
outside Tuscany: in 1938 it set
up SAFEN to look into exploiting
endogenous power at the Phlegraean Fields, on
Ischia and Procida, and in 1939 the SAFEV
company to exploit geothermal resources in the
Euganean Hills.
From the Apennines to the Islands
The situation was far more complex on the
Adriatic side of Italy, in the Umbrian and Marches
Apennines and the Abruzzo region, an area
served by the Unione Esercizi Elettrici (UNES) and
the Terni company. Terni initially developed its
hydroelectric generating operations to serve its
own metals and chemical plants. It then entered
into agreement with electricity companies in
adjacent regions to supply the surplus power it
generated. The company’s approach changed
over time as it increased its interest in the
electricity industry, and indeed at a certain point
electricity became more important than its
107
L’avvento dei sistemi elettrici regionali
Regional Electrical Systems: the Early Years
produzione idroelettrica, inizialmente, in un’ottica
di servizio ai propri impianti siderurgici e chimici,
e aveva poi stipulato accordi con le società
elettriche delle regioni confinanti per la fornitura
dell’energia sovraprodotta rispetto al fabbisogno.
Quest’ottica muta col tempo, e l’interesse della
società verso il settore elettrico si amplia, fino al
formarsi di un contesto in cui l’attività elettrica
tende ad assumere un’importanza crescente
rispetto all’elettrochimica e all’elettrosiderurgia. In
esso la Terni si trova al centro di contrasti sia con
gli enti locali, sia con altre aziende, con cui entra
in competizione per lo sfruttamento dei bacini del
Nera e del Velino. Altri tentativi riguardano il
bacino del Vomano, e, sempre in direzione
dell’Abruzzo, la Valle del Salto e il Turano.
108
Tra gli accordi industriali stipulati dalla Terni vi
sono quello, già ricordato, con la Sip per la
realizzazione di un elettrodotto interregionale, e
uno col Consorzio ligure-piacentino Trebbia e
Aveto (formato dai comuni e dalle province di
Genova e Piacenza) per la costruzione di un
impianto idroelettrico nel bacino omonimo. Vi
sono poi accordi commerciali con la Sme, l’AngloRomana e l’Egr, la Selt, la Sade e la Unes.
Ciononostante la società non solo non porta a
termine le due realizzazioni che avrebbero
interessato la Liguria e quindi erano fuori dal suo
ambito territoriale, ma solo con difficoltà e
lentezza completerà il proprio programma
idroelettrico umbro e abruzzese, sia per ragioni
economiche, sia per ragioni politiche. Quando
infine questo programma si completa, nel corso
degli anni Trenta, la Terni è ormai passata sotto il
controllo dell’Iri.
Quanto alla Unes, costituita a Torino nel febbraio
1905, poi trasferita a Milano e in seguito a Roma,
si tratta di una società completamente differente
dalle altre: piuttosto che all’ampliamento
electrochemical and electrometal production. The
Terni company soon found itself at odds with
local authorities and other companies as it
competed to exploit the Nera and Velino basins.
It also explored the Vomano basin and, on the
Abruzzo side, the Valle del Salto and Turano.
Terni struck an agreement with SIP (as we
mentioned earlier) to build an interregional power
line, and another with the Consorzio LigurePiacentino Trebbia e Aveto (established by the
municipalities and provinces of Genoa and
Piacenza) to build a hydroelectric plant in the
basin of that name. It also entered into sales
agreements with SME, Anglo-Romana, EGR, SELT,
SADE and UNES. However, the company failed to
complete its two projects in Liguria, far from its
sphere of operations, and it was only with
difficulty and very slowly that it succeeded in
completing its own hydroelectric programme in
Umbria and Abruzzo, owing to economic and
political difficulties. By the time this programme
became operational in the 1930s, the Terni
company had been taken over by IRI.
UNES, a company established in Turin in February
1905 before moving to Milan and then on to
Rome, was a completely different kind of
organization. Rather than relying on territorial
expansion and consumption growth in a
consolidated territorial area, this group focused
on acquiring sites and plants that were not
necessarily contiguous but could be organized
into independent generating units. By the mid’20s it had twelve such units: one in Piedmont,
three in Liguria, one in the Lago Maggiore and
Val d’Ossola area, two in Abruzzo, one in Umbria
and four in the Marches. The seven units on the
Adriatic side of the Apennines formed the hub of
the UNES electricity system, which distributed
over 100 million kWh in the vicinity. UNES was a
Pubblicazione dedicata
al problema idroelettrico
in Italia con un dettaglio sugli
impianti della Unes, 1922.
A book on hydroelectric
problems in Italy, with detail
on Unes plants, 1922.
territoriale e all’intensificazione dei
consumi in una zona territoriale
consolidata, infatti, questo gruppo
punta sull’acquisizione di aree e
impianti non necessariamente
contigui, organizzati in
raggruppamenti autonomi dal
punto di vista produttivo. A metà degli anni Venti
se ne contano dodici: uno in Piemonte, tre in
Liguria, uno nella zona del Lago Maggiore e della
Val d’Ossola, due in Abruzzo, uno in Umbria e
quattro nelle Marche. I sette gruppi situati sul
versante adriatico dell’Appennino sono il cuore
del sistema elettrico Unes, che distribuisce qui più
di 100 milioni di kWh. La Unes ha ricevuto scarsa
attenzione da parte degli storici, ma ai suoi tempi
godeva di grande popolarità.
Con modesti investimenti in impianti, infatti, la
società vende prevalentemente energia per
illuminazione e per utenze domestiche, impieghi
caratterizzati da consumi unitari più bassi, ma da
prezzi sensibilmente più alti. Su queste basi e con
pratiche di bilancio piuttosto disinvolte il
management, guidato da Oreste Simonotti, riesce
a distribuire dividendi elevati e a sviluppare un
azionariato diffuso che gli permette spazi di
significativa autonomia rispetto agli azionisti
maggiori, tra i quali figura la Banca Commerciale.
Buona parte dell’elettricità distribuita dalla Unes
proviene da altri produttori; la società gestisce in
proprio alcuni impianti idroelettrici di medie
dimensioni nella Valle del Tanaro e nelle Marche,
una centrale termica ad Ancona, e una miriade di
piccoli e piccolissimi impianti, in gran parte di
very successful company, even if it has warranted
only limited attention from historians.
With only modest investments in its own
installations, the company focused predominantly
on power for lighting and domestic consumption,
supplying lower volumes of energy at significantly
higher prices. Following this approach (and
employing a rather casual approach to
accounting), the company’s management – led by
Oreste Simonotti – succeeded in distributing high
dividends and developing a wide share ownership
that brought significant independence from its
larger shareholders, which included Banca
Commerciale. Much of the electricity that UNES
distributed came from other generating
companies. The company ran its own mediumsized hydroelectric plants in the Valle del Tanaro
and in the Marches, a thermal power station at
Ancona, and a constellation of small and very
small plants, most of which were old designs built
many years earlier.
In the 1920s, however, the company significantly
ramped up its investments (from 70 million lire in
1923 to 740 million lire in 1931), mainly by
increasing its exposure to debt, most of which
was to Banca Commerciale. Even before the
major downturn of 1929, there were signs of the
109
L’avvento dei sistemi elettrici regionali
Regional Electrical Systems: the Early Years
vecchia concezione e costruzione.
Nel corso degli anni Venti, però, gli immobilizzi
aumentano in modo notevole (da 70 milioni nel
1923 a 740 milioni nel 1931), e con essi
l’esposizione debitoria, soprattutto verso la Banca
Commerciale. Nel corso del 1929, già prima della
grande crisi, si manifestano le avvisaglie della
tempesta che sta per investire la società,
travolgendone il gruppo dirigente e le strategie.
110
All’inizio degli anni Trenta, quindi, anche la Unes,
come la Sip e la Terni, si trova coinvolta nello
smobilizzo delle partecipazioni bancarie,
passando sotto il controllo dell’Iri. Come si è
visto, l’attività della Unes si intreccia, sia in termini
commerciali che territoriali, con quella della Terni
e verso Sud con quella della Sme. Fino al 1929 la
Unes controllava infatti anche la Società Lucana
per Imprese Elettriche, costituita nel 1914 per
iniziativa di Nitti. Pure la Sme, cui la Unes cederà
la Lucana, passerà sotto il controllo del nuovo
ente economico statale.
Anche il Mezzogiorno continentale e le isole,
infatti, vengono investiti dagli smobilizzi: pure in
queste zone, dai primi anni del dopoguerra, la
Banca Commerciale e il Credito Italiano erano
attivamente intervenuti nei processi di
concentrazione societaria e negli immobilizzi per la
costruzione dei nuovi impianti. Per quanto riguarda
la Sme, che controlla anche la siciliana Sges, era
rimasta rilevante la presenza degli antichi soci
svizzeri, sebbene ormai in minoranza. In Sardegna,
invece, nel 1918 gli Orlando erano completamente
usciti dal capitale della Ses, che si era fusa con la
Tirso, di cui la Commerciale era azionista di
riferimento. L’Iri trova perciò nei portafogli delle
due banche anche le quote di controllo della Sme,
della Sges e della Ses. Accantonata per ragioni
politico-finanziarie l’ipotesi di una fusione TerniUnes, l’Istituto aveva deciso di passare il controllo
storm that was brewing. When it struck, it swept
away its management and demolished its
strategy.
At the start of the ‘30s, like SIP and Terni, UNES
was affected by a reorganization of bank
shareholdings and the move to IRI control.
UNES’s assets were commercially and territorially
intertwined with Terni’s and, to the South, SME’s.
Up until 1929, UNES controlled the Società
Lucana per Imprese Elettriche, a company
founded in 1914 under Nitti. SME, to which
UNES was to sell the Lucana company, was also
taken over by the new public sector organization.
Continental Southern Italy and the islands were
also affected by this general reorganization.
Immediately after the First World War, Banca
Commerciale and Credito Italiano actively
intervened in this area to foster corporate
concentration and new infrastructure
investment. SME’s original Swiss investors had
retained a significant minority shareholding in
the company, which also owned the SGES
company in Sicily. In Sardinia, the Orlandos sold
off their equity in SES in 1918; the company
merged with Tirso, in which Commerciale was
the single largest investor. As a result of taking
over the two banks’ portfolios, IRI wound up
with controlling stakes in SME, SGES and SES.
Having ruled out a merger between Terni and
UNES on political grounds, IRI decided to
transfer control over UNES to SME, establishing
a strong industrial bond between the three
companies.
We do not have the scope here to investigate
the reasons that prompted IRI, after taking over
shares in all of the major electric groups
through the Credito Italiano and Banca
Commerciale portfolios, to sell its equity in
Centrale, Edison and SADE back to their largest
L’avvento dei sistemi elettrici regionali
Regional Electrical Systems: the Early Years
112
di quest’ultima alla Sme, però con un forte
collegamento industriale fra le tre aziende.
Non è questa la sede per esaminare i motivi che
portano l’Iri, che pure aveva trovato nei portafogli
bancari del Credito Italiano e della Banca
Commerciale azioni di tutti i gruppi elettrici, a
rivendere ai soci privati di riferimento le
partecipazioni in Centrale, Edison e Sade,
conservando invece in mano pubblica le quote di
controllo delle altre società. Quelle decisioni, che
portano al consolidamento dell’intervento diretto
dello Stato in campo industriale e finanziario,
sono tuttora oggetto di dibattito storiografico. È
probabile che tra le considerazioni fatte da
Beneduce e Mussolini alcune fossero legate al
miglior criterio finanziario con cui quei tre gruppi
erano stati gestiti, e altre fossero di tipo più
politico, come il desiderio di evitare la
concentrazione di quote troppo rilevanti di potere
economico nelle mani di alcuni grandi industriali.
Quel che è certo è che alla fine degli anni Trenta
lo Stato, attraverso l’Iri, controlla l’elettricità e i
telefoni in buona parte della penisola.
Il “sistema elettrico Iri” è centrato sulla Sip nella
parte nordoccidentale del triangolo industriale,
sulla Sme, che gestisce come una holding tutta la
produzione e
distribuzione di
elettricità
nell’Italia
centromeridionale
(ad eccezione del
Lazio e della
Toscana), e sulle
due società
Manifesto esplicativo delle attività
del gruppo Sip, 1919. Accanto, quello
delle attività del gruppo Società
Meridionale di Elettricità, 1938.
An explanatory poster about SIP
Group businesses, 1919. Alongside,
a poster about Società Meridionale
di Elettricità Group business, 1938.
private shareholders while retaining public
control over the other companies. Indeed,
historians continue to this day to debate
decisions that led to a consolidation of direct
State intervention in industry and finance. It is
likely that Beneduce and Mussolini’s decision
was influenced by the better financial
management at those groups, as well as
reasons of a more political nature, such as the
desire to avoid excessive economic power being
concentrated in the hands of a handful of
major industrialists. What is in no doubt is that
by the end of the ‘30s, through IRI the State
was in charge of electricity and telephones over
a wide swathe of the country.
The “IRI electricity system” was run through SIP
in the north-western portion of the industrial
triangle, and by SME, the holding company in
charge of all electricity generation and
distribution, in central and southern Italy (with
the exception of Lazio and Tuscany), plus the
two island companies. Within this framework,
SME operated a vast network of hydroelectric
installations extending from the Marches and
Umbria to Abruzzo, Campania and Calabria.
Although the strictly agricultural side of Nitti
isolane. La Sme gestisce, in questo quadro, una
enorme rete di impianti idroelettrici, che si
estende dalle Marche e dall’Umbria ad Abruzzo,
Campania e Calabria. Benché la parte più
propriamente agricola dei progetti di Nitti e
Omodeo non abbia avuto un seguito concreto
per le resistenze degli agrari, la realizzazione
energetica è imponente, e pone alcune premesse
infrastrutturali necessarie allo sviluppo futuro del
Meridione. Negli anni Trenta si colloca anche
l’orizzonte temporale in cui emergono, proprio
nella zona controllata dalla Sme, i manager
pubblici di maggior spicco per il futuro
dell’industria elettrica italiana: Giuseppe
Cenzato, succeduto a Capuano alla testa della
Sme, e Arnaldo Maria Angelini, giunto
giovanissimo alla guida della Terni elettrica.
Inoltre il sistema meridionale centrato sulla Sme
è destinato a essere, dopo la seconda guerra
mondiale, il cuore industriale della Finelettrica, la
finanziaria di settore che l’Iri costituirà nel 1952
per assicurare una gestione unitaria delle proprie
attività elettriche, e forse anche per prefigurare,
come era avvenuto con la Stet nel settore delle
telecomunicazioni, un possibile percorso per
portare sotto la mano pubblica anche il settore
elettrico. Se infatti alla vigilia della seconda
guerra mondiale molte sono le realizzazioni,
anche i problemi aperti sono numerosi, a
cominciare dalla mancanza di interconnessione
fra i vari sistemi territoriali, divenuti ormai veri
e propri monopoli macroregionali.
L’elettrificazione ferroviaria
La prima guerra mondiale aveva permesso alle
imprese elettrotecniche italiane di beneficiare di
una protezione temporanea in un mercato
and Omodeo’s plans was never tangibly
implemented as a result of resistance from
landowners, significant power infrastructure was
built, paving the way for the infrastructure
needed to undertake future development in the
country’s South. The top managers who guided
the future of Italy’s electricity industry emerged
in the ‘30s in the SME-controlled zone:
Giuseppe Cenzato, who took over from
Capuano at the helm of SME, and Arnaldo
Maria Angelini, who took over Terni Elettrica
when still a very young man. After the Second
World War, the SME-led system in the south of
the country turned into the industrial core of
Finelettrica, a financial holding company set up
by IRI in 1952 to ensure unitary management of
its assets, and, like STET in telecommunications,
offering a potential pathway for bringing the
electricity industry into the public sector.
Although it is true that on the eve of the
Second World War much had been achieved,
there were still plenty of issues that needed to
be resolved, not least the lack of
interconnection between the various macroregional monopoly systems.
Electrification of the Railways
The First World War benefited Italy’s electrical
engineering companies by offering them
temporary protection in a market that was forced
to choose autarky. The temporary absence of
competition, especially from Germany, and huge
orders for war-related materials fostered larger
investments and increased production capacity
for the industry. Some groups benefited
enormously from this, tooling up to build largescale machinery for electricity power stations. The
113
L’avvento dei sistemi elettrici regionali
Regional Electrical Systems: the Early Years
Copertina del “Bollettino
Tecnico Ansaldo”, 1926.
Cover of the “Bollettino
Tecnico Ansaldo”, 1926.
114
divenuto forzatamente
autarchico. La scomparsa
transitoria della concorrenza,
specialmente tedesca, e le
cospicue commesse di materiale
bellico avevano favorito la
crescita degli investimenti per
aumentare la capacità produttiva delle imprese.
Ne beneficiano soprattutto alcuni gruppi,
mettendosi in grado di costruire grande
macchinario per centrali elettriche; si innesca così
un processo di sostituzione delle importazioni che
prosegue dopo la fine della guerra e porta le
imprese italiane a coprire, nel 1928, l’80% della
domanda interna. Questi numeri sono il risultato
di una strategia, esplicitata ad esempio nel 1920
da Vittorio Locarni, direttore dello Stabilimento
Elettrotecnico Ansaldo: “Da molto tempo a
questa parte, visto che le importazioni dall’estero
sono divenute difficili e che i prodotti nazionali
trovano facile smercio sui nostri mercati, abbiamo
intensificato il lavoro onde preparare un completo
assortimento di tutti gli apparecchi e accessori
elettrici occorrenti per qualsiasi genere d’impianti
di navi e di terra”. Raggiunto il “considerevole
vantaggio” dell’integrazione verticale della
produzione, in cui come si è visto ha giocato un
ruolo importantissimo il progetto valdostano,
“riteniamo nostro dovere – prosegue Locarni – di
non limitarci a produrre solo quanto è necessario
per i nostri lavori, ma bensì prepararci per
invadere il mercato”.
Proprio per questo scopo, nel 1919, l’Ansaldo
aveva deciso di riconvertire alla produzione
elettrotecnica lo Stabilimento “Vittoria” di
process of replacing imports
continued after the war, and by
1928 Italian companies covered
80% of domestic demand. These
figures were the result of a
strategy enunciated in 1920 by
Vittorio Locarni, the man in
charge of the Stabilimento
Elettrotecnico Ansaldo: “For some
time now imports have become
difficult and domesticallymanufactured items are easy to
place on our markets. We have consequently
intensified our work to offer a full range of all
electrical devices and accessories necessary to
build installations on ships and on land.” The
company achieved the “considerable advantage”
of vertically integrating its production, as we have
seen thanks to the key role played by the Valle
d’Aosta project. Locarni continued: “We consider
it our duty not to limit ourselves to making just
what we need for our own output but to prepare
to invade the market.”
Indeed, in 1919 Ansaldo took the decision to
convert its “Vittoria” Plant at Cornigliano, which
during the war had manufactured major artillery
pieces, to electrical-engineering products, alongside
its existing electrical engineering plant. In 1920, the
Genoa-based company leveraged the experience it
had acquired building large-sized machinery for its
Valle d’Aosta power stations to win a number of
commissions to supply large alternators, beating
Siemens (after the war the largest German
company operating in the Italian industry) and
AEG: one for the Fadalto power station (owned
by SADE Group company Cellina); two for the
Molare plant (OEG, in which the Società Elettrica
Negri had an investment); the biggest contract,
however, was for the Compañia General de
Electricidad Industrial in Santiago, Chile.
Cornigliano, che durante la guerra aveva prodotto
le grandi artiglierie, affiancandolo allo
Stabilimento Elettrotecnico già esistente. Nel 1920
l’azienda genovese, forte dell’esperienza acquisita
con la costruzione dei grandi macchinari per le
centrali valdostane, si aggiudica alcune commesse
per la fornitura di grandi alternatori, prevalendo
sulla Siemens, che anche dopo la guerra resta la
maggiore impresa tedesca del settore, e sull’Aeg:
uno per la centrale di Fadalto (della Società
Cellina, gruppo Sade); due per l’impianto di
Molare (Oeg, partecipata della Società Elettrica
Negri); il contratto di maggiore importo è quello
per la centrale della Compañia General de
Electricidad Industrial di Santiago del Cile.
L’impulso allo sviluppo dell’Elettrotecnico Ansaldo
viene però soprattutto dai progetti di trazione
elettrica avviati dalle Ferrovie dello Stato. Dopo
aver ricevuto nel 1918 l’ordinazione per realizzare
una locomotiva sperimentale a corrente alternata
trifase, l’azienda genovese riesce a reggere la
competizione con Brown Boveri e Westinghouse,
conquistandosi un ruolo non marginale nei
programmi di elettrificazione ferroviaria: siamo
sempre nel 1920 quando
viene firmato il contratto per
la fornitura di 14 locomotori
elettrici E551, per un importo
di quasi 12 milioni di lire. Si
tratta della più consistente
commessa dei due
stabilimenti, che comunque
all’inizio del 1921 hanno in
corso ordini per complessivi
Rotore dell’alternatore
trifase da 12.000 kV
e montaggio
dell’alternatore nella
centrale di Molare, 1926.
Rotor of the 12,000 kV
three-phase alternator
and assembly
of the alternator
at the Molare power
station, 1926.
Elettrotecnico Ansaldo’s growth received its
biggest boost from power projects for the
electric Italian State Railways. After being
commissioned to build an experimental
alternating three-phase current locomotive in
1918, the Genoan company succeeded in
competing with Brown Boveri and Westinghouse
and played a by-no-means marginal role in
Italy’s railway electrification programmes. In
1920, the company signed a contract worth
almost 12 million lire to supply fourteen E551
electric locomotives. This was the largest single
order at the two plants, which by early 1921
had work in progress for orders worth a total of
41 million lire. Electrical engineering was one
possible way forward for the group run by
Perrone, which was in the midst of a crisis that
would ultimately bankrupt the Banca Italiana di
Sconto and lead to Perrone being drummed out
of Ansaldo.
Electrification of Italy’s railways gathered pace in
1905 when the Ferrovie dello Stato was founded,
after the Italian Parliament voted to terminate
existing agreements with private concession
holders.21 After a number of
false starts owing to
technology-related problems,
the first major railway
electrification projects were
implemented on the Giovi
(1910-1911) and the
Sampierdarena-Ronco (19111912) lines. The programme
focused investment in Liguria
and Piedmont, as well as a
portion in Lombardy. Before the
war some 300 km of lines were
electrified. Negri was the first
electricity sales company to
receive a contract for energy
115
L’avvento dei sistemi elettrici regionali
Regional Electrical Systems: the Early Years
116
41 milioni. Insomma, il comparto elettrotecnico si
presenta come una delle uscite di sicurezza
possibili per il gruppo dei Perrone, su cui incombe
la crisi che di lì a poco porterà al fallimento della
Banca Italiana di Sconto e all’estromissione degli
stessi Perrone dall’Ansaldo.
L’elettrificazione ferroviaria italiana aveva avuto
un forte impulso con la costituzione delle Ferrovie
dello Stato nel 1905, quando il Parlamento aveva
votato la cessazione delle convenzioni con le
concessionarie private21. Dopo alcune false
partenze, in termini tecnologici, i primi progetti
elettroferroviari di rilievo riguardano la linea dei
Giovi (1910-1911) e la Sampierdarena-Ronco
(1911-1912); il programma investe soprattutto la
Liguria e il Piemonte, e in parte la Lombardia,
coinvolgendo prima della guerra circa 300 km di
linee; la prima società elettrocommerciale a
ricevere un contratto per la fornitura di energia è
la Negri. Le esigenze belliche mettono a dura
prova la rete ferroviaria italiana, e fungono da
collaudo per il sistema trifase adottato fin dal
progetto dei Giovi. Nei sei anni successivi le linee
elettrificate raggiungono i 460 km, ponendo
l’Italia ai vertici in Europa; nel 1921 si superano
gli 800 km, e si
chiude una prima
fase di
intervento. Dopo
la fine della
guerra, inoltre,
Lavorazione di locomotori
E551 nello stabilimento
elettrotecnico di Cornigliano
dell’Ansaldo, 1923.
E551 locomotive manufacture
at Ansaldo’s Cornigliano
electrotechnical factory, 1923.
provision. Italy’s railway network was put under
great strain by the war effort. The tri-phase
system adopted at Giovi and later projects had to
serve as its testbed. Over the next six years, a
total of 460 km of lines were electrified, putting
Italy in the European vanguard. By 1921, this
figure exceeded 800 km, marking the end of the
first phase. After the end of the First World War,
development of urban public transport resumed
with new vigour, and electrical power had a
major role to play.
In 1922, Minister of Public Works Giuseppe
Micheli drafted a “Report on the Electrification of
the Italian Railways” to examine the issue of
railway electrification from a single point of view.
Electrification was part of a programme pursued
decisively by the Mussolini government. By the
end of the ‘20s, a total of 2800 km of railway
had been electrified. The recession led to a
slowdown, yet work continued and by 1939 Italy
had 5160 km of electrified railway. The electric
locomotive E551 (1921-1922), which was made
by Ansaldo, and its successors the E432 and
E554, were all designed during this period.
Although the flagship of this railway age was the
“Littorina”,
designed and
built by Fiat and
powered by
diesel, a new
generation of
electric
locomotives was
developed
during the
Fascist period,
led by the E636
and the Etr 200:
designed by the
Italian Railways
prende nuovo slancio anche lo sviluppo dei
trasporti pubblici urbani, nei quali la trazione
elettrica svolge un ruolo importante.
Nel 1922, con la “Relazione sulla elettrificazione
delle Ferrovie dello Stato” del ministro dei Lavori
Pubblici, Giuseppe Micheli, il problema
dell’elettrificazione ferroviaria viene inquadrato
organicamente e diviene oggetto di un
programma portato avanti con decisione dal
governo Mussolini: nel corso degli anni Venti si
arriva a 2.800 km elettrificati; la grande crisi
impone un rallentamento, ma il lavoro continua
fino a raggiungere i 5.160 km elettrificati nel
1939. In questo periodo vengono progettati i
locomotori elettrici E551 (1921-1922), oggetto
del contratto ansaldino, e in seguito l’E432 e
l’E554. Se il simbolo di quest’epoca ferroviaria è
la “Littorina” progettata e costruita dalla Fiat e
dotata di motore a nafta, è durante il ventennio
che viene sviluppata una nuova generazione di
locomotive elettriche, di cui sono portabandiera
l’E636 e l’Etr 200: progettato dalle Ferrovie dello
Stato e realizzato dalla Breda, coi suoi 160 km/h
questo modello porta l’Italia nel mondo della
velocità ferroviaria. Per quanto riguarda la
fornitura di locomotori elettrici, comunque, sono
le Ferrovie a fare i progetti, che vengono poi
assegnati con le relative specifiche alle ditte
costruttrici, fra le quali svolgono un ruolo
primario Tibb, Breda e Ansaldo.
and manufactured by Breda, this 160 km/h
locomotive brought Italy into the world of highspeed rail. The Italian Railways designed its own
electric locomotives and then commissioned
manufacturers like TIBB, Breda or Ansaldo to
build them.
During the first half of the 1920s, Elettrotecnico
Ansaldo reorganized its activities to focus
production at the Cornigliano Plant. Like Italy’s
other major firms, it sought to acquire the
capacity necessary for heavy electrical engineering
projects. Part of this approach was to strike
technological partnerships with smaller leadingedge foreign companies in order to avoid overly
close links with the industry’s international
oligopoly. Ansaldo manufactured products for
three market sectors: heavy electrical machinery
for electrical power stations and auto-generators;
electrical locomotives for trams and railways; and
naval materials. For the first of these segments,
Ansaldo made alternators, condensers and
transformers for electricity sales companies and
industrial plants such as the Volano sugar factory
and Industrie Riunite Filati in Bergamo. The
company did particularly well with its alternators
and transformers, the latter becoming a company
speciality spearheaded by the transformer for the
Ponale power station at Riva del Garda, one of
Italy’s largest in terms of power and voltage
during the late ‘20s.
Nella prima metà degli anni Venti l’Elettrotecnico
Ansaldo riorganizza la propria attività
concentrando le lavorazioni nello Stabilimento di
Cornigliano; inoltre, come altre grandi imprese
italiane, cerca di acquisire le capacità necessarie
alla produzione elettrotecnica pesante anche
attraverso partnership tecnologiche con imprese
straniere innovative di minori dimensioni, per
evitare legami troppo stretti con l’oligopolio
By the early ‘20s, the manufacture of electrical
equipment for military and merchant navy ships
was dwindling, only for the market to recover
and the company to return to its “former
primacy” in electrohydraulic rudders and moving
and aiming mechanisms for armoured turrets and
batteries, motors for submergibles, and even a
turbodynamo for the Rex transatlantic liner’s onboard generator. In the electric traction segment
117
L’avvento dei sistemi elettrici regionali
Regional Electrical Systems: the Early Years
118
internazionale del settore. I prodotti Ansaldo si
distribuiscono su tre segmenti di mercato:
macchinario elettrico pesante per centrali
elettriche e per autoproduttori; elettrotrazione
ferroviaria e tranviaria; materiali navali. Nel primo
segmento, l’azienda genovese fornisce
alternatori, condensatori e trasformatori a società
elettrocommerciali e a stabilimenti industriali
come lo zuccherificio di Volano o le Industrie
Riunite Filati di Bergamo; risultati particolarmente
importanti vengono ottenuti con gli alternatori e
coi trasformatori: questi ultimi in particolare
divengono una specializzazione ansaldina,
simboleggiata dal trasformatore della centrale del
Ponale a Riva del Garda, uno dei maggiori in Italia
per ampiezza di potenza e di tensione, nella
seconda metà degli anni Venti.
Le forniture di equipaggiamento elettrico per navi
militari e mercantili perdono invece importanza
all’inizio degli anni Venti, per poi riacquistarla e
riportare l’azienda al suo “antico primato”:
timonerie elettroidrauliche e meccanismi di
manovra e puntamento per torri corazzate e
centrali di tiro, motori per sommergibili, e perfino
le turbodinamo per la centrale di bordo del
transatlantico Rex. Nell’elettrotrazione infine, che
costituisce il comparto economicamente più
Articolo dedicato
all’impianto idroelettrico
del Ponale da “L’Energia
Elettrica”, 1926. Accanto,
panorama generale
con il tracciato
della derivazione dal lago
di Ledro e la centrale di Riva.
Article on the Ponale
hydroelectric plant, from
“L’Energia Elettrica”, 1926.
Alongside, an overview with
the route of the derivation
from Lake Ledro and the Riva
power station.
– economically the company’s most significant –
not only did Ansaldo work with other major
corporations to manufacture locomotives, it
became Italy’s leading manufacturer of tram
carriages. The company also held equity in the
Società Anonima Elettrificazione (SAE),
established in 1926 under an Edison initiative to
build a turnkey electrification installation on the
Bolzano-Brenner line. In subsequent decades, SAE
went on to become a leading electrical line
manufacturer. SAE’s other shareholders were
Falck, TIBB, Costruzioni Elettro-Meccaniche
Saronno (Cesma) and Marelli.
The Electrical Engineering
Industry between the Wars:
Cartels and Autarky
Between the two wars, the Marelli company
grew into one of the most important players in
the sector. Company founder Ercole Marelli was
of popular extraction. After working for
Tecnomasio, in 1891 Marelli left to found his
own company, a small family-run workshop
funded by its own partners, and outside the
Carro attrezzi
e autoscala
per forature galleria sulla
linea Bolzano-Brennero
e, accanto,
la sottostazione
di Vipiteno, 1928.
A service wagon
and aerial ladder
for tunnel boring on the
Bolzano-Brenner line;
alongside, the Vipiteno
sub-station, 1928.
rilevante, l’Ansaldo
non solo partecipa
con le altre grandi società alla costruzione di
locomotori, ma conquista la leadership nazionale
nella fornitura di vetture tranviarie. Essa partecipa
anche all’azionariato della Società Anonima
Elettrificazione (Sae), sorta nel 1926 per iniziativa
della Edison: costituita per realizzare l’impianto
completo di elettrificazione della linea BolzanoBrennero, la Sae continuerà a operare nei decenni
successivi come azienda leader nella costruzione
di linee elettriche. Gli altri soci della Sae sono
Falck, Tibb, Costruzioni Elettro-Meccaniche
Saronno (Cesma) e Marelli.
L’industria elettrotecnica
tra le due guerre,
fra cartelli e autarchia
Quest’ultima diviene uno dei maggiori attori del
settore proprio nel periodo fra le due guerre. Il
fondatore Ercole Marelli è uomo di estrazione
popolare. Dipendente del Tecnomasio, ne esce nel
1891 per dare vita a una società che prende il suo
nome: una piccola officina a conduzione familiare,
autofinanziata dai soci, che non può avere accesso
al grande credito bancario. Nei primi anni si dedica
sphere of access to major bank loans. Initially
the company manufactured small electrical items
such as lightning rods, arc lamps, portable
accumulators and electric ringers. In 1896, the
company began manufacturing fans and their
electric motors using samples from the US.
These fans proved to be a great success: a
durable consumer item based on mid-level
technology and therefore immune to foreign
competition, in a bourgeoning market at a time
when people were flocking to cities and looking
to improve their lifestyle. The company began to
mass-produce these fans. In the early years of
the new century, Marelli also began
manufacturing small electric motors. After
establishing an effective sales network and
printing brochures and catalogues that became
famous both in Italy and internationally, by 1898
Marelli was selling its new products in Spain,
Brazil and Argentina. The company opened a
new factory in 1901, and then another at Sesto
San Giovanni in 1905. By 1914, the company
employed more than 1100 people and had
turnover of more than 70 million lire. Growth
was export-led: unlike other Italian electrical
engineering firms, Marelli earned 60% of its
turnover outside the country, with clients in
119
L’avvento dei sistemi elettrici regionali
Regional Electrical Systems: the Early Years
Pubblicità di prodotti fabbricati dalla Società
Ercole Marelli & C. nello stabilimento
di Sesto San Giovanni, 1910.
Advert for products made by the Società
Ercole Marelli & C. company at its
Sesto San Giovanni factory, 1910.
120
alla produzione di piccoli
oggetti elettrici, come
parafulmini, lampade ad
arco, accumulatori portatili,
suonerie elettriche. Nel 1896
la ditta si cimenta nella
produzione dei ventilatori e
dei loro motori elettrici, su
campioni americani, ed è un
successo: si tratta di un bene
di consumo durevole, di
contenuto tecnologico
medio e che non teme
quindi la concorrenza estera,
ma che trova un mercato
favorevole in un paese che si urbanizza e migliora il
tenore di vita. Si organizza la produzione in serie, e
nei primi anni del nuovo secolo la Marelli sforna
serie regolari di piccoli motori elettrici. Grazie alla
creazione di una rete commerciale efficace, che
stampa dépliants e cataloghi divenuti celebri, sia
per l’Italia che per l’estero, nel 1898 i nuovi
prodotti si vendono in Spagna, Brasile e Argentina.
Nel 1901 si apre un nuovo stabilimento, e nel
1905 una nuova fabbrica si inaugura a Sesto San
Giovanni: nel 1914 l’azienda supera i 1.100
dipendenti e i 70 milioni di fatturato. È uno
sviluppo trainato dalle esportazioni: a differenza di
altre aziende elettrotecniche italiane, Marelli
realizza all’estero il 60% del fatturato, e ha clienti
in Francia, Regno Unito, Russia e Svizzera.
Durante la prima guerra mondiale la Marelli si
dedica anche alla produzione di magneti per aerei,
entrando in un comparto nuovo, nel quale
affermerà in modo duraturo la sua presenza. La
guerra lancia anche una nuova fase espansiva
France, the United
Kingdom, Russia and
Switzerland.
During the First World War,
Marelli began
manufacturing magnets for
aircraft in its first foray into
a new sector where the
company was to forge a
long-term presence. The
war also marked a new
expansionary phrase for the
company, which became a
joint stock enterprise in
1920. From this time
onwards, the mass
production of medium- and
small-sized electrical
materials was flanked by
regular output of larger electrical machinery. In
1921, the company opened a second “Major
Construction” factory at Sesto San Giovanni,
where highly skilled specialist workers and
engineers built transformers, generators, electrical
motors, turboalternators and large pumps for
hydroelectric and thermoelectric plants around
the globe. When the company’s founder died in
1922, Stefano Benni took over as Chairman. An
important figure in Italian business, Benni went
on to become Minister of the Economy and
Chairman of Confindustria. Giulio Schroeder
joined Marelli in 1930. After graduating from
Naples, Schroeder held important posts at AEG
until 1905, when he moved to Westinghouse. He
managed major installations in Russia for the US
company, and for fifteen years was in charge of
designing electrical materials in Great Britain. He
became director of the technical department and
then major construction manufacturing at Marelli
until 1945, the year of his death. In 1935,
dell’impresa, che nel 1920 diventa società per
azioni. Da questo momento, alla produzione in
serie di materiali elettrici di taglia medio-piccola si
affianca stabilmente quella di macchinario
elettrico di maggiori dimensioni. Nel 1921 sorge a
Sesto San Giovanni un secondo stabilimento,
destinato alle “Grandi costruzioni”, dove operai e
tecnici di notevole abilità e specializzazione
costruiscono trasformatori, generatori,
elettromotrici, turboalternatori e grandi pompe
destinati alle centrali idroelettriche e
termoelettriche di tutto il mondo. Nel 1922, alla
morte del fondatore, la presidenza della Marelli
viene assunta da Stefano Benni, una personalità
importante del mondo imprenditoriale italiano,
che sarà anche ministro dell’Economia e
presidente della Confindustria. Nel 1930 entra in
Marelli Giulio Schroeder: diplomato a Napoli, ha
lavorato con incarichi di rilievo presso la Aeg fino
al 1905, poi alla Westinghouse. Per l’industria
americana ha seguito importanti installazioni in
Ercole’s son Fermo Marelli became company
chairman.
By the late 1920s every advanced nation had
completed construction of their national
electricity grids. Lack of demand in this sector,
exacerbated by the 1929 crash, led to excess
production capacity. Initially, companies
attempted to win market share from their
competitors, particularly in countries where the
industrialization process remained at an earlier
stage. Then, in order to ensure that competition
did not become too damaging, the largest
American and European companies established
an international cartel in this sector. In late 1931,
AEG and Siemens of Germany, ThomsonHouston, English Electric, GEC and Vickers of
England, General Electric and Westinghouse of
the US, and Brown Boveri of Switzerland signed
the International Notification and Compensation
Agreement in Paris. Italy’s domestic Accordo
Nazionale Imprese Elettro-Meccaniche (Aniem)
Disegno e lettera d’incarico
per il deposito della domanda
di attestato di privativa per modello
di fabbrica della Ercole Marelli & C.
avente per titolo “Generatore
speciale per comando a forza umana,
schermato con carcassa e filangia
monoblocco, comprendente
instrumenti indicatori, filtro
radiofonico, soccorritore regolatore;
attacchi a spina e calotta di ispezione
svitabile senza cacciavite”,
28 maggio 1940.
Design and letter of appointment
to submit an application for
a certificate of exclusive rights
to an Ercole Marelli & C. factory
template for a “Special generator run
using human strength, shielded with
a monoblock flange and body,
inclusive of indicator instruments,
radiophonic filter, and safety
regulator; plugs and inspection
hatch may be unscrewed without
requiring a screwdriver”,
28 May 1940.
121
L’avvento dei sistemi elettrici regionali
Regional Electrical Systems: the Early Years
122
Russia, e diretto per quindici anni la progettazione
di materiale elettrico in Gran Bretagna; terrà la
direzione dell’ufficio tecnico e poi della
produzione delle grandi costruzioni Marelli fino al
1945, anno della morte. Nel 1935 diviene
presidente il figlio di Ercole, Fermo Marelli.
Alla fine degli anni Venti tutti i paesi avanzati hanno
ormai portato a compimento la costruzione delle reti
elettriche nazionali, e la caduta di questa
componente della domanda, accentuata dalla crisi
del 1929, evidenzia un eccesso di capacità
produttiva. In un primo momento le imprese si
muovono per conquistare spazi di mercato a spese
dei concorrenti, specialmente nei paesi dove il
processo di industrializzazione è più arretrato.
Tuttavia, per evitare che la concorrenza diventi
rovinosa le maggiori imprese americane ed europee
costituiscono anche in questo comparto un cartello
internazionale: alla fine del 1931 viene firmato a
Parigi l’International Notification and Compensation
Agreement, tra le tedesche Aeg e Siemens, le inglesi
Thomson-Houston, English Electric, Gec e
Vickers, le americane General Electric e
Westinghouse, la svizzera Brown Boveri.
In Italia pochi mesi prima era stato
costituito un cartello nazionale, l’Accordo
Nazionale Imprese Elettro-Meccaniche
(Aniem), al quale aderivano la Cge
(collegata alla General Electric), il Tibb
(collegato alla Brown Boveri), la Marelli, la
San Giorgio e l’Ansaldo.
Nella Relazione del Consiglio
d’Amministrazione che accompagna il
bilancio 1934 della Compagnia
Generale di Elettricità22, in occasione
della assemblea degli azionisti del
Relais principale per protettori automatici
della Westinghouse e, a destra, della General Electric, 1929.
The main relay for Westinghouse automatic
circuitbreakers; right, one from General Electric, 1929.
had come into existence a few months earlier
between CGE (a General Electric associate), TIBB
(a Brown Boveri associate), Marelli, San Giorgio
and Ansaldo.
The Compagnia Generale di Elettricità’s22 1934
Board of Directors’ Report, presented to the
March 1935 Shareholders’ Meeting, stated that
“the improved situation and the boost provided
by the recovery of the Italian economy thanks to
appropriate provisions taken by the Fascist
government enable us to perceive confirmation
through 1934 of the signs of improvement that,
in certain sectors of national output, were already
evident last year. The average index of industrial
output for 1934 as calculated by the Ministry of
Corporations registered 87.3 points, as against
80.4 in 1933. Generally speaking, advances were
made by companies focused particularly on the
domestic market, whereas the situation is more
complex for companies whose activities are
export-led. As regards
Copertina de “L’Energia Elettrica”
dedicata alla San Giorgio, aprile 1930.
Cover of “L’Energia Elettrica” dedicated
to the San Giorgio company, April 1930.
marzo 1935, si afferma che “la migliorata
situazione e l’impulso che alla ripresa
dell’economia nazionale ha dato, con
adeguati provvedimenti, il Governo
Fascista, hanno consentito di vedere
confermati nel 1934 i sintomi di
miglioramento che, per alcuni settori della
produzione nazionale, si erano già
delineati nell’anno precedente: nel 1934
l’indice medio della produzione industriale
– come calcolato dal Ministero delle
Corporazioni – segna infatti 87,3 punti
contro 80,4 del 1933. Può dirsi, che in
genere sono risultate in progresso le
industrie che lavorano specialmente nel
mercato nazionale, mentre più difficile è
risultata la situazione per quelle industrie
la cui attività si è basata sulla possibilità di
esportazione. Quanto alla produzione di energia
elettrica, che in sé riassume tutta l’attività
industriale del Paese, essa ha, come ancora
vedremo, segnato in questi ultimi due anni un
notevole incremento”. Per la propaganda del
regime il Novecento, “secolo delle leghe leggere
e dell’elettricità”, si contrappone all’Ottocento,
secolo del carbone23. Tuttavia né l’Aniem né
l’autarchia riescono a favorire l’integrazione fra le
competenze e le capacità delle due maggiori
aziende nazionali del cartello, Marelli e Ansaldo.
La società genovese, passata sotto il controllo
dell’Iri nel 1934, ottiene sì risultati significativi, ma
non riuscirà a trasformarsi in impresa leader per la
fornitura di impianti completi di generazione,
trasmissione e distribuzione di elettricità.
123
electricity generation, which is a barometer of the
country’s industrial activity, as we shall see over
the last two years it has registered a significant
rise.” According to regime propaganda, the
twentieth century was the “century of light alloy
and electricity”, compared with the nineteenth
century, which was the century of coal.23
However, neither the ANIEM nor autarky were
able to foster integration between the
competencies and capacities of Marelli and
Ansaldo, the two largest Italian companies in the
cartel. Ansaldo, which fell under IRI control in
1934, continued to achieve significant results but
was unable to become a leading supplier of
turnkey electricity generation, transmission and
distribution plants.
Dall’acqua
al petrolio.
Le centrali idroelettriche
nella tradizione italiana
Le prime vere centrali idroelettriche d’Europa
erano state realizzate in Italia, con gli impianti di
Acquoria presso Tivoli (1891), che alimentava la
linea Tivoli-Roma, e Paderno sull’Adda (1898).
Dalla parcellizzazione degli impianti precedenti,
che avevano dimensioni contenute, ed erano
spesso realizzati per l’autoproduzione o per
utenze vicine al luogo di produzione, si era poi
passati a realizzazioni di dimensioni crescenti, che
distribuivano energia a utilizzatori ubicati in
125
From Water
to Oil.
Hydroelectric Power Stations:
the Italian Tradition
The first two hydroelectric plants built in Europe
were in Italy at Acquoria near Tivoli (1891), which
powered the Tivoli-Rome line, and Paderno
sull’Adda (1898). From the earliest small plants –
generally built for auto-generation or
consumption near the place of generation – the
industry moved on to larger and larger
installations and the distribution of power to
consumers elsewhere. To begin with, Italy
depended on German, Swiss and French
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
126
luoghi diversi. All’inizio l’Italia era dipendente, per
quanto riguarda le componenti più strettamente
elettriche degli impianti, dalle tecnologie
tedesche, svizzere e francesi. Le industrie italiane
cominciarono però subito a fornire sia le
componenti elettromeccaniche, sia i cavi e gli
isolatori. Ma gli italiani svilupparono soprattutto
una competenza di prim’ordine a livello
internazionale nella progettazione e costruzione
degli impianti idroelettrici: centrali, dighe e
condotte. Un impianto idroelettrico è infatti
composto da una serie di opere idrauliche,
progettate e realizzate in funzione della
situazione territoriale specifica, che convogliano
l’acqua in turbine accoppiate ad alternatori, i
quali trasformano il movimento di rotazione in
energia elettrica. Il movimento delle turbine
dipende dalla portata e dal “salto” o “caduta”,
cioè dal dislivello tra la presa d’acqua a monte e
la restituzione a valle. La realizzazione degli
impianti idroelettrici, e in particolare di quelli che
danno luogo alla costruzione di serbatoi e invasi,
ha un forte impatto sul territorio, sia in senso
ambientale che in senso socio-economico.
Alcuni dati numerici aiutano a capire le
dimensioni di quanto è stato fatto in Italia: fino al
1995 sono state realizzate 546 dighe, 328 delle
quali per impianti idroelettrici.
Mentre sei dighe furono costruite
prima del 1900, e una sola tra
queste per scopi elettrici, nel
periodo che va dal 1900 al 1945,
quello cioè di cui si è parlato
finora, furono costruite 181 dighe,
160 delle quali per centrali
idroelettriche. In questo campo le
Studio per l’impianto
idroelettrico sul fiume
Calore (Avellino), 1902.
Survey for the hydroelectric
plant on the Calore River
(Avellino), 1902.
Diga di Campliccioli,
Novara, 1928. A destra,
planimetria dell’impianto
idroelettrico
della centrale
di Acquoria, Tivoli, 1924.
technology for the strictly electric plant
components. However, Italian firms soon began
supplying electromechanical components such as
cables and insulators. Most of all, Italians
developed leading international competence in
designing and building hydroelectric power
stations, dams and conduits. A hydroelectric plant
consists of a series of water works designed and
implemented to cater to specific local
circumstances, carrying water to a turbine
connected to alternators which convert rotary
motion into electricity. Turbine movement is
governed by the flow and the “head” or “fall”,
that is to say the drop in altitude between the
inflow at higher altitude and the outflow at lower
altitude. Building hydroelectric installations,
especially those that require reservoirs and basins,
had a major local impact both environmentally
and socio-economically.
To understand just how much was built in Italy,
by 1995 the country had 546 dams, of which
328 for hydroelectric plants. Up until 1900, just
six dams were built, of which just one was for
electricity generation. Between 1900 and 1945,
the period we have covered so far, 181 dams
were built, of which 160 were for hydroelectric
power stations. Italian companies and engineers
Campliccioli Dam,
Novara 1928. Right,
plan of the hydroelectric
plant for the power
station at Acquoria
(Tivoli), 1924.
aziende e i tecnici italiani non solo hanno
dimostrato di saper fare a casa propria,
realizzando impianti in tutta la penisola, ma
hanno esportato in molti paesi la loro capacità di
progettare e realizzare, sia da soli, sia
partecipando a consorzi internazionali. Società
come Condotte d’Acqua e Torno, nomi oggi noti
in tutto il mondo, erano già presenti nella
realizzazione dei primi impianti idroelettrici
italiani.
Gli impianti idroelettrici si distinguono in centrali
“a bacino”, nelle quali una diga crea a monte un
serbatoio o un lago artificiale, e centrali “ad
acqua fluente”. Per ottimizzare il rendimento
degli impianti sono state poi sviluppate le centrali
di pompaggio, dette anche “ad accumulazione”:
lo scopo è quello di realizzare una riserva di
energia da utilizzare nei momenti di maggior
richiesta da parte dell’utenza, sollevando l’acqua
al serbatoio attraverso il pompaggio nelle ore
notturne, quando la richiesta è minima, per
produrre energia nelle ore di punta, che
tipicamente si verificano a metà mattina e metà
pomeriggio. In Italia la prima applicazione di
questo tipo fu realizzata già nel 1912, con
l’impianto di Viverone.
Il macchinario delle centrali è collocato in edifici
appositi: le prime installazioni riutilizzano spesso
stabilimenti già esistenti e dismessi da una
precedente attività industriale, mentre le nuove
realizzazioni adottano uno schema funzionale
127
proved their expertise not just in Italy, building
installations up and down the peninsula; they
also exported their design and construction skills
to many other countries individually and as
members of international consortia. Condotte
d’Acqua and Torno, company names known
around the world, were already active building
Italy’s first hydroelectric plants.
Hydroelectric plants are either “pondage”
stations, where a dam creates a reservoir or
artificial lake higher up, or “run-of-river” power
stations. Pumped or “storage” stations were
developed to optimize plant yield by creating a
reserve of power to cater to demand, pumping
water up to a tank during the night when
demand is at its lowest in order to generate
energy at peak times, typically in mid-morning or
mid-afternoon. The first such application was
realized in Italy as early as 1912 at the Viverone
plant.
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
128
articolato su due parti fondamentali: la sala
macchine e la stazione di trasformazione; le
centrali sono inoltre provviste di una sala di
comando, spesso situata o tra le due aree o
all’interno della sala macchine, e di un’officina
per manutenzione e riparazioni. A partire dagli
anni Venti vengono realizzate anche centrali “in
caverna”, nelle quali cioè il macchinario e le sale
sono situati in ambienti sotterranei: le prime
centrali del genere realizzate in Italia sono quelle
di Coghinas, in Sardegna (1927), e Pian Sulé, in
Piemonte (1931). La scelta di realizzare “in
caverna” dipende da motivazioni di ordine
economico e tecnico: in genere difficoltà
determinate dall’insufficienza di spazio per
fabbricati, terreno inadatto a
sopportare il carico di edifici e
macchinari, difficoltà di accesso,
pericolo di frane e valanghe.
Dagli anni Trenta si afferma la
tendenza a trasferire all’esterno
la stazione di trasformazione:
Plant machinery is housed in purpose-built
buildings, although the earliest installations often
repurposed existing or abandoned buildings
previous used for industry.
Installations require two key elements: a machine
room and a transformer station. Power plants
also have a command room, usually located
either between the two areas or in the machine
room, and a workshop for maintenance and
repairs. Sunken power stations began to be built
in the 1920s, with machinery and rooms located
underground. The first such power stations to be
built in Italy were at Coghinas in Sardinia (1927),
and Pian Sulé in Piedmont (1931). The decision to
build sunken stations was motivated by economic
and technical factors (generally a
lack of space for buildings or land
incapable of bearing the weight
of buildings and machinery) as
well as difficulty of access and
the danger of landslips or
avalanches.
From the ‘30s onwards, there
was a trend to shift transformer
stations outside for both
economic and functional reasons.
The size of a hydro station
obviously depended on the type
of turbine and the number of
generators to be installed. Early
stations always had “reserve”
generators that were used if the
Articolo dedicato alle centrali
sotterranee e schema del primo salto
della derivazione del Flumendosa,
da “L’Energia Elettrica” dicembre 1928.
Article on underground power stations
and a diagram of the first head on the
derivation from the Flumendosa, from
“L’Energia Elettrica”, December 1928.
Cartina raffigurante
il bacino idrografico
del Coghinas
e, accanto, l’interno
della centrale
di Pian Sulé.
Map of the Coghinas
hydrographic basin;
alongside, inside
the Pian Sulé
power station.
vi concorrono
ragioni
economiche e
funzionali. Le
dimensioni della centrale dipendono ovviamente
dal tipo di turbine e dal numero di gruppi
generatori da installare: nelle prime centrali erano
sempre presenti dei gruppi “di riserva” che
entravano in funzione in caso di avaria dei gruppi
principali. Fino alla seconda guerra mondiale, la
presenza dei gruppi di riserva e la modesta taglia
unitaria dei singoli gruppi spingono
all’installazione di un numero elevato di gruppi
generatori. Questo comporta però un maggior
costo di impianto: l’interconnessione della rete e
l’aumento della potenza unitaria dei generatori
determineranno invece, per gli impianti realizzati
dopo la seconda guerra mondiale, una
limitazione nel numero dei gruppi installati.
Il tipo di turbine utilizzate nelle centrali idroelettriche
dipende dalla caduta d’acqua utilizzata: gli impianti
ad acqua fluente o a bassa caduta, che
costituiscono gran parte delle prime installazioni,
utilizzano le turbine a elica, soppiantate dopo la
prima guerra mondiale dalle turbine Kaplan, così
chiamate dal nome dell’ingegnere
austriaco Victor Kaplan che le ideò nel
1913. Dato il maggior costo delle
turbine Kaplan, per un certo periodo
le turbine a elica e le Kaplan erano
spesso utilizzate insieme negli impianti
che avevano caratteristiche adatte. La
complessità e la potenza degli impianti
main generators failed. Up until the Second
World War, the fact that reserve generators were
required and individual generators were small in
size led to the installation of a high number of
generators, resulting in higher plant costs. After
the Second World War, interconnecting networks
and increased per-unit generator power limited
the number of generators that needed to be
installed.
The type of turbine used in hydroelectric power
stations depended upon the water height drop.
Flowing or limited-height water drops, which
powered the majority of early installations, used
spiral turbines; after the First World War these
were replaced by Kaplan turbines, named after
Austrian engineer Victor Kaplan who invented
them in 1913. Given that Kaplan turbines were
more expensive, for a while spiral and Kaplan
turbines were often used together at appropriate
plants. Plant complexity and power grew rapidly
because easy-to-exploit and lower-cost resources
were limited, leading to the adoption
of medium-range height drops
(between around 50 and 400 metres)
and high drops (from 400 to over
1,000 metres). Francis turbines,
developed in 1848 by English-born
engineer James B. Francis who lived
Schema di turbina Kaplan
della centrale di Porto della Torre.
Diagram of the Kaplan turbine
at the Porto della Torre power station.
129
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
La centrale
del Lima, 1927.
The power station
at Lima, 1927.
130
cresce rapidamente, anche perché le risorse
sfruttabili con maggior facilità ed economicità sono
limitate, e questo porta all’utilizzazione di cadute
d’acqua medie (da 50 a 400 metri circa) o alte (da
400 a oltre 1.000 metri). Sulle cadute medie si
utilizzano le turbine Francis, sviluppate nel 1848 da
James B. Francis, un ingegnere inglese trasferito
negli Stati Uniti.
Sulle cadute d’acqua più elevate, e in particolare nei
bacini idroelettrici alpini si installano invece turbine
Pelton, particolarmente adatte per grandi salti e
piccole portate. Questo tipo di turbina fu inventato
da Lester Allan Pelton, nel 1879, in California, e
risulta essere ancora oggi la turbina con rendimento
più elevato. La potenza unitaria dei gruppi di
turbine Pelton nelle centrali italiane è salita dai 10
MW del 1910 ai 70 MW del 1938 (centrale di San
Giacomo sul Vomano), fino ai 140 MW degli anni
Settanta (centrale di San Fiorano, vicino a Brescia) e
ai 270 MW installati nel rinnovamento della
centrale di San Giacomo sul Vomano. Oggi però
sono le turbine Francis il tipo più utilizzato; esse si
adattano bene alla struttura oro-idrografica del
territorio italiano, e a partire dagli anni Sessanta
hanno prevalso sulle turbine Pelton, anche grazie
alla messa a punto di particolari accorgimenti
nell’installazione e nella regolazione.
Per le società elettriche, infine, le centrali sono
spesso un elemento di comunicazione simbolica
Sezione trasversale
e, accanto, sezione
longitudinale
della centrale
del Lima, 1910.
A cross section
and, alongside,
longitudinal
section of the
power station
at Lima, 1910.
in the United States, were preferred on mediumsized height drops.
On larger height differences such as Alpine
hydroelectric basins Pelton turbines were
preferred as they are particularly well-suited to
major drops and low-level flows. Invented by
Lester Allan Pelton in California in 1879, to this
day the Pelton turbine continues to boast the
highest yield. The per-unit power of Pelton
turbine generators in Italian plants rose from 10
MW in 1910 to 70 MW in 1938 (the San
Giacomo power station on the Vomano), and
then to 140 MW in the 1970s (the San Fiorano
power station near Brescia) and 270 MW installed
during an upgrade of the San Giacomo sul
Vomano power station. Nowadays, Francis
turbines are most commonly used because they
adapt well to Italy’s oro- and hydro-graphic
situation. Another reason why these have
prevailed over Pelton turbines since the ‘60s is
that new developments were made in installation
and regulation.
For electricity companies, power stations are
often a way of symbolically communicating with
the local area. They are not merely commissioned
from engineers involved in the installation: the
building design that serves as the “envelope” was
often commissioned from top architects such as
Gaetano Moretti, Piero Portaluppi, Ugo Monneret
col territorio, e quindi non
possono essere affidate ai soli
ingegneri che ne curano la parte
impiantistica; la progettazione
degli edifici che fungono da
“involucro” è spesso affidata ad
architetti di notevoli capacità: fra
loro Gaetano Moretti, Piero
Portaluppi, Ugo Monneret de
Villard, Cesare Bazzani, Giancarlo
Maroni, Giovanni Muzio, Luciano
Baldessari, Vincenzo Ferniani. Un
caso particolare è quello di
Omodeo, che talvolta opera in entrambi i ruoli
progettuali: ne è un esempio la piccola centrale di
Lima, nei pressi di Lucca. A partire dalla metà
degli anni Venti si affermano un nuovo
linguaggio architettonico e una nuova estetica
per gli edifici industriali, che basandosi sui principi
funzionali superano il dualismo progettuale fra
architetti e ingegneri. Protagonisti di questa
evoluzione sono fra gli altri Gaetano Minnucci,
che ne è anche il teorico, Gio Ponti, Ignazio
Gardella, Giuseppe Mignozzi.
Anche l’attenzione ai problemi della sicurezza
risale agli anni Venti, per l’esattezza al dicembre
1923, quando si verifica il crollo della diga del
Gleno (bacino dell’Oglio, Lombardia orientale). In
seguito al disastro viene nominata una
“Commissione per il controllo delle dighe di
sbarramento per la formazione di serbatoi e laghi
artificiali”. La Commissione lavora intensamente
per due anni, sottoponendo a un esame
sistematico tutte le dighe esistenti sul territorio
nazionale e definendo, per ciascuna, gli interventi
da effettuare per garantire la sicurezza
dell’esercizio. Si provvede anche a integrare la
normativa, che si limitava fino ad allora ad alcune
prescrizioni tecniche, trascurando gli aspetti
relativi all’esame e all’approvazione dei progetti,
de Villard, Cesare Bazzani,
Giancarlo Maroni, Giovanni
Muzio, Luciano Baldessari, or
Vincenzo Ferniani. Omodeo was
a special case, capable of
fulfilling both design roles: the
small Lima station near Lucca is
one example of his work. From
the mid-’20s onwards, a new
architectural style and a new
aesthetic for industrial buildings based on
functional principles began to gain headway,
advancing beyond the dual design approach that
distinguished between architects and engineers.
This advancement was led by Gaetano Minnucci,
who was also the theorist behind this move, and
by Gio Ponti, Ignazio Gardella, and Giuseppe
Mignozzi.
A focus on security also dates back to the
1920s, specifically December 1923 when the
Gleno dam (on the Oglio basin in Eastern
Lombardy) collapsed. A “Commission for
Supervising Dams to Form Reservoirs and
Artificial Lakes” was established in the wake of
the disaster. The Commission worked hard over
the next two years, systematically examining
every dam in Italy and drawing up a list of
works to ensure operational security.
Regulations were also updated, adding to the
previous scant technical provisions which failed
to deal with issues such as project examination
and approval, dam construction and operational
oversight. The Gleno disaster led to a number
of construction approaches being considered
too risky and abandoned.
A few years later, in August 1935, a small dam
at Sella Zerbino (in the Orba basin, Southern
131
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
Impianto elettrico
di Molare, diga di Zerbino.
The electricity plant
at Molare, Zerbino Dam.
132
nonché al controllo della costruzione e
dell’esercizio delle dighe. Il disastro del Gleno
porta anche all’abbandono di alcune tipologie
costruttive, considerate troppo rischiose.
Qualche anno dopo, nell’agosto 1935, si verifica
anche il crollo della piccola diga di Sella Zerbino
(bacino dell’Orba, Piemonte meridionale). In
questo caso il disastro è dovuto a una piena
eccezionale, e superiore a ogni possibile
previsione. Anche in questo caso si tirano alcune
conclusioni di carattere tecnico, con effetti sulla
scelta del tipo e sulle dimensioni degli scarichi di
superficie. Dopo di allora si è verificato in Italia un
solo disastro, ma di enorme gravità: quello che
nel 1963 ha riguardato la diga del Vajont, di cui si
dirà in seguito, e che ha provocato circa duemila
vittime. Ciononostante nel nostro paese il
coefficiente di rischio connesso alle dighe
(definito dal rapporto fra il numero di eventi
disastrosi e l’età cumulata del complesso delle
dighe esistenti sul territorio) è particolarmente
basso (0,13% per diga per anno), inferiore al
valore medio dei paesi più avanzati.
Piedmont) collapsed. On this
occasion the disaster was caused
by exceptional high water that
exceeded all estimates. Once
again, a number of technical
conclusions were drawn that
affected choices about the type
and size of surface water
overflows. Since then Italy has
suffered just one disaster, but
that was enormous: the 1963
collapse of the Vajont dam, which
as we shall see later claimed some two
thousand lives. That said, in Italy the risk
coefficient associated with dams (defined as the
ratio between the number of disastrous events
and the cumulative age of all existing dams in
the country) remains particularly low at 0.13%
per dam per year – lower than the average for
advanced nations.
Hydroelectrics? Yes, but...
The years 1921-1922 brought an exceptional
drought to Italy, defined by hydroelectric
engineers as “a true national disaster”. The event,
which led to power rationing and a reduction in
industrial output, reduced the working week by
two to three days in the regions of Lombardy and
Emilia, and triggered a debate on Italy’s reliance
on hydro power. Giuseppe Neri wrote about this
in 1928 in the “L’Elettrotecnica” magazine: “So
exceptional was the event that, meteorological
Idroelettrico? Sì, ma...
La stagione idroelettrica 1921-1922 è
caratterizzata da una eccezionale siccità, che i
tecnici definiscono “una vera disgrazia
nazionale”. L’evento, che provoca il
razionamento dell’energia e la riduzione della
produzione industriale, con sospensioni del lavoro
di due-tre giorni a settimana nella Lombardia e
nell’Emilia, innesca un dibattito sull’opzione
idroelettrica dell’Italia. Giuseppe Neri ne parla nel
1928 sulla rivista “L’Elettrotecnica”: “Il fatto fu
talmente eccezionale che si credette poter
concludere, colla scorta di dati meteorologici, che
per ritrovare una siccità di questa entità e durata
era necessario rimontare 170 anni indietro.
Passato questo periodo, che per le aziende fu irto
di difficoltà, l’andamento normale fece subito
dimenticare il guaio trascorso e molti si
riconfermarono nella opinione che l’eventualità
del ripetersi di un tale disastro si presentava
talmente remota, che si sarebbe ancora potuto
fare a meno di efficienti e adeguate centrali
termiche di riserva le quali, industrialmente
parlando, costano e non rendono”.
Nel 1924, però, la siccità si ripete, quasi
altrettanto grave. “Le maggiori società che sono
a capo di forti nuclei di aziende distributrici –
racconta ancora Neri – corsero ai ripari e
dovettero riconoscere la necessità di equipaggiare
ogni singola zona con una centrale termica di
riserva, ideata con criteri ampi e prudenziali”.
L’ingegner Neri, che a Livorno dirige una centrale
Articolo di Giuseppe Neri pubblicato
su “L’Elettrotecnica”, luglio 1928.
An article by Giuseppe Neri
in “L’Elettrotecnica”, July 1928.
data in hand, it is believed that we would have to
go back 170 years to encounter a drought of this
size and duration. At the end of this period – one
that was strewn with difficulties for companies –
the return to normal operations immediately
prompted people to forget the troubles they had
experienced, and many believed that the
likelihood of such a disaster repeating itself was
so remote that the country could continue to do
without adequate and efficient thermal power
stations in reserve which, industrially speaking,
cost but do not yield.”
And yet in 1924 drought struck again, almost as
severely as before. Neri continues the narrative:
“The largest distribution company conglomerates
rushed to protect themselves, acknowledging the
need to equip every single area with a reserve
133
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
134
termoelettrica, si domanda se la scelta
idroelettrica è davvero così conveniente per
l’Italia, dal punto di vista economico. E sostiene
(1928!) che nel raffrontare la convenienza tra i
due tipi di centrali va considerato non solo il
minor costo di esercizio dell’idroelettrico ma
anche l’immobilizzo assai maggiore di capitali che
esso comporta, ivi compresi i costi valutari e le
conseguenze politiche derivanti dalla necessità di
ricorrere al mercato finanziario internazionale. La
sua conclusione è che la convenienza delle
centrali idroelettriche, calcolata in questo modo, è
poco maggiore di quella delle termoelettriche, e
che il momento di riconsiderare il termoelettrico è
più vicino di quanto si ritenga di solito. Una
conclusione che appare profetica alla luce degli
eventi finanziari e industriali degli anni Trenta.
Secondo uno studio del Servizio Idrografico del
Ministero dei Lavori Pubblici, pubblicato in quello
stesso 1928, la rete elettrica italiana è alimentata da
24 bacini idroelettrici situati nella penisola, ciascuno
col proprio gruppo di centrali,
più altri quattro, due per
ciascuna, nelle isole maggiori.
In gran parte di essi sono in
corso lavori per aumentarne la
capacità produttiva; il
fabbisogno è infatti in
continua crescita: secondo i
dati del Ministero delle
Corporazioni, la produzione è
passata da poco più di 3
miliardi e mezzo di kWh nel
1918 a poco meno di 9
miliardi di kWh nel 1928, dei
quali solo 235 milioni di kWh
da impianti termoelettrici. Gli
impianti entrati in funzione nel
decennio successivo (in
particolare sulla Sila, in Umbria
Articolo dedicato alla visita
del Re Vittorio Emanuele
agli impianti della Sila,
da “Energia Elettrica” 1927.
thermal power station designed with broadly
prudential criteria.” Neri, an engineer who ran a
thermoelectric power station in Leghorn,
wondered whether it really was economically
viable for Italy to rely on hydroelectrics. As early
as 1928, he suggested that the only way to
compare the value for money of these two types
of power station was to take into account not
just the lower operating costs of hydroelectric
power, but its larger capital outlay requirements,
including currency costs and the political
consequences of relying on international markets
for finance. Neri’s conclusion was that when
assessed like this, hydroelectric power stations
were only slightly better value than thermoelectric
power stations, and that the time for
reconsidering thermoelectrics was closer than
people generally believed. His conclusion was
prophetic in the light of the financial and
industrial events that occurred in the ‘30s.
According to a 1928 survey by the Ministry of
Veduta della centrale
termoelettrica di Livorno
e, a sinistra, sezione della centrale,
da “L’Elettrotecnica” 1928.
View of the Leghorn thermoelectric
power station; left, a cross
section of the plant,
from “L’Elettrotecnica”, 1928.
Article on King Vittorio
Emanuele’s visit
to powerplants in the Sila,
from “Energia Elettrica” 1927.
e Abruzzo), portano la potenza
idroelettrica installata dai
2.910.340 kW del 1928 ai
4.557.529 kW del 1938, e la
produzione idroelettrica a 14
miliardi 298 milioni di kWh, su
un totale di 15 miliardi 352
milioni; la differenza è prodotta
da impianti termoelettrici (810
milioni) o importata (244 milioni).
Nel 1938 vi sono in Italia 998 impianti idroelettrici
e 199 termoelettrici, la cui distribuzione riflette il
dualismo economico Nord-Sud: 687 idroelettrici e
127 termici sono infatti installati nell’Italia
settentrionale, contro i 135 idroelettrici e 43
termici nel Mezzogiorno e nelle isole; 176
idroelettrici e 29 termici sono invece quelli installati
nell’Italia centrale. La generazione idroelettrica è
ovunque largamente prevalente, salvo che nelle
isole, dove il termoelettrico rappresenta circa il
50% della potenza installata. Come dato nazionale
la potenza termoelettrica installata aumenta
comunque da 644.850 kW nel 1928 a 956.768
kW nel 1938, passando dal 18,14% al 21% della
potenza installata totale. Nel biennio dal 1936 al
1938, infine, la produzione termoelettrica viene
più che raddoppiata, passando da 387 a 810
milioni di kWh (dal 2,85% al 5,36% del totale
dell’anno di riferimento).
Se si raffrontano la percentuale di potenza
termoelettrica installata e quella di energia
termoelettrica prodotta, peraltro, si comprende
quanto, nel 1936 come nel 1938, il termoelettrico
costi senza rendere in termini industriali, per usare
le parole dell’ingegner Neri: a fronte dei costi di
impianto, infatti, la produzione e la vendita sono
piuttosto modeste. Tanto più se si riflette sul fatto
che la generazione termoelettrica quantificata nelle
Public Works Hydrographic
Service, Italy’s electricity
network was powered by
twenty-four mainland
hydroelectric basins, each with
its own group of power
stations, plus a further four
(with two in each one) on its
two main islands. Work was
underway at the majority of
these to increase output.
Demand continued to rise:
according to data from the Ministry of
Corporations, output rose from just over 3.5
billion kWh in 1918 to just under 9 billion kWh in
1928, of which just 235 million kWh was
generated at thermoelectric plants. Plants that
began operations over the following decade
(notably in the Sila mountains, Umbria and
Abruzzo) raised installed hydroelectric power
from 2,910,340 kW in 1928 to 4,557,529 kW in
1938, with hydroelectric output generating
14.298 billion kWh out of the total of 15.352
billion kWh; the remainder came from
thermoelectric power stations (810 million kWh)
and imports (244 million kWh).
In 1938, Italy had 998 hydroelectric power plants
and 199 thermoelectric power stations, distributed
to reflect the economic differences between North
and South: 687 hydroelectric power stations and
127 thermal power stations were installed in
Northern Italy, compared with 135 hydroelectric
and 43 thermal power stations in the South and
Islands; Central Italy had 176 hydroelectric and 29
thermal power stations installed. Hydroelectric
generation prevailed up and down the country
with the exception of the islands, where
thermoelectric power accounted for 50% of
installed capacity. Nationally, installed
thermoelectric power increased from 644,850 kW
135
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
Editoriale di un fascicolo de “L’Elettrotecnica”, 1928. Sotto,
centrale idroelettrica G. Colombo di Pallenzeno (Novara), 1929.
Editorial from an issue of “L’Elettrotecnica”, 1928. Below,
the G. Colombo hydroelectric plant at Pallenzeno (Novara), 1929.
statistiche include anche l’energia geotermica,
poiché la concettualizzazione dell’epoca non
prevede fonti “rinnovabili” ma distingue solamente
fra tecnologie basate sulla “forza idraulica” e sul
“vapore”. Se si considera che il combustibile per le
centrali termoelettriche deve essere in gran parte
importato, con le relative conseguenze di costo, si
comprendono le difficoltà che limitavano lo
sviluppo della produzione termoelettrica in Italia,
senza contare i problemi politici che possono
essere collegati all’approvvigionamento dei
combustibili in caso di complicazioni internazionali.
136
Le due siccità degli anni Venti, quindi, pur
avendo indotto maggiore attenzione per
l’efficienza e l’economicità delle centrali
termoelettriche, non cambiano la politica del
governo e le strategie delle società elettriche, per
le quali la produzione termoelettrica mantiene
una valenza solamente integrativa. Le due crisi
hanno però l’effetto di richiamare l’attenzione
sul fatto che l’energia idroelettrica, per quanto
abbondante, non è infinita. Se nel 1922 Omodeo
parla di “risorse praticamente illimitate”, nel
1939 una pubblicazione del Ministero delle
Corporazioni afferma: “L’energia elettrica
indubbiamente rappresenta la nostra massima
fonte di energia e quella per cui le possibilità di
potenziamento appaiono particolarmente ampie.
Il problema di tale potenziamento ha sollevato
discussioni e giudizi discordi, specialmente
intorno all’entità effettiva delle risorse idriche
esistenti nel Paese e trasformabili
economicamente in energia. Tali nostre risorse
sono in realtà molto notevoli, ma non sono
enormi o addirittura illimitate”.
Nel mondo industriale si discute di idroelettrico e
termoelettrico: quanto possa davvero essere
ancora sviluppato il primo, quale sia l’effettiva
struttura dei costi del secondo, e come si possano
in 1928 to 956,768 kW in 1938, up from 18.14%
to 21% of overall installed capacity. Between 1936
and 1938, thermoelectric output more than
doubled from 387 to 810 million kWh (from
2.85% to 5.36% of the total over these years).
If we compare the percentage of installed
thermoelectric power and thermoelectric power
generation, we see that in 1936 and indeed 1938,
to borrow Neri’s phrase thermoelectric power had
a cost but did not yield in industrial terms: indeed,
output and sales were rather modest compared
with installation costs. This was all the more true
considering the fact that the figures for
thermoelectric generation in these statistics
included geothermal energy – at the time there
was no concept of “renewables”, merely a
distinction between “hydro” and “steam” power.
Given that fuel for thermoelectric power stations
was for the most part imported – something that
had an impact on costs – it is easy to understand
the difficulties that restricted thermoelectric output
growth in Italy, and that is before addressing the
political issues concerning fuel provisioning as a
result of international complications.
Despite prompting a closer focus on the efficiency
and economic viability of thermoelectric power
generation, the two droughts that struck in the
‘20s did nothing to change government policy or
the strategies pursued by the electricity companies,
for which thermoelectric output remained purely
supplementary. The two droughts did, however,
call attention to the fact that abundant as it may
be, hydroelectric power was not infinite. Although
in 1922 Omodeo spoke of “practically unlimited
resources”, by 1939 a report published by the
Ministry of Corporations stated: “Electric power is
without doubt our largest source of energy, one
for which the options for growth appear to be
particularly wide. And yet issues surrounding such
ottimizzarne il rendimento e l’economicità.
“Centrali termiche o centrali idrauliche?” è il
titolo dell’editoriale di un fascicolo de
“L’Elettrotecnica”, che esordisce: “Nell’attesa che
la fisica giunga, forse, con la disintegrazione
dell’atomo [siamo, si badi bene, nel 1929] a
fornire all’umanità nuove disponibilità di energia,
dobbiamo ancora ricorrere, per far fronte alle
richieste ognora crescenti dell’odierna vita civile, a
quelle classiche sorgenti che, come abbiamo
imparato negli anni della scuola, usano tutte,
diversamente trasformata, l’energia solare”.
Queste sorgenti sono i combustibili fossili, il
legname, le forze idrauliche e il vento.
Negli anni successivi si lavora molto sui
combustibili, nel quadro complessivo della
questione energetica e non solo per la necessità
di incrementare la generazione termoelettrica.
Siccome la produzione nazionale di carbone è
quella che è, e non sarà mai sufficiente a coprire
il fabbisogno in modo autarchico, da un lato si
studiano i metodi per ottimizzare la combustione
dei prodotti nazionali e migliorarne la
caratteristiche chimiche (l’Iri costituisce a questo
scopo, insieme alla Montecatini, l’Azienda
Nazionale Idrogenazione Combustibili, Anic),
dall’altro si cercano giacimenti di metano nella
penisola e di petrolio nelle colonie (l’Agip viene
growth are triggering debate and discordant
opinion, particularly as regards the actual amount
of hydro resources available in the country that
may economically be converted to energy.
Although these resources are considerable, they
are neither enormous nor unlimited.”
The industry debated hydroelectrics and
thermoelectrics: how much more the former
could expand, what the true cost structure was
for the latter, and how its yield and economic
viability could be optimized. The editorial in a
brochure issued with “L’Elettrotecnica”, titled
“Thermal or Hydro Power Stations?”, begins:
“Until physics is perhaps successful in breaking up
the atom [note this was written in 1929],
supplying humanity with new reserves of energy,
in order to cater to the ongoing rise in demand
engendered by modern civil life, once again we
must resort to traditional sources of power that,
as we learned at school, all use solar energy
transformed in some way.” The reference here is
to fossil fuels: wood, hydro and wind.
Above and beyond the simple need to increase
thermoelectric output, over the next few years a
great deal of research was undertaken on fuels as
part of the overall energy framework. Because
domestic coal output was never going to be
sufficient to cover the country’s requirements
137
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
costituita a questo scopo), oltre che nuove zone
geotermiche economicamente sfruttabili. Sono
noti gli errori commessi dall’Agip nel Ventennio,
con la sottovalutazione dei giacimenti petroliferi
libici, l’eccessiva fiducia in quelli albanesi, e la
scarsa considerazione verso le possibilità del
metano nazionale: errori che saranno corretti da
Mattei dopo il 1945. Ma questa è un’altra
storia...
Alla ricerca
di nuove fonti
138
A partire dalla metà degli anni Venti, quindi ben
prima delle sanzioni e della proclamazione
ufficiale dell’autarchia, la questione delle fonti di
energia appassiona dunque gli ingegneri elettrici,
e non solo loro. In questo campo, infatti,
l’opinione pubblica qualificata e i tecnici sono
tendenzialmente autarchici da sempre, e le
vicende del 1935-1936 non fanno altro che
rendere più pressanti e più esplicite le posizioni
dell’autorità politica su questi temi, verso i quali
gli addetti ai lavori sono già ricettivi; soprattutto,
le esigenze dell’autarchia
spingono il governo e
l’industria a destinare maggiori
risorse a questo tipo di ricerche.
Gli ambienti e gli studiosi che si
occupano di questi temi
costituiscono un insieme
articolato, del quale non è
facile tentare una descrizione.
In termini molto sommari si
può dire che vi concorrano tre
gruppi: ingegneri e tecnici
appartenenti al mondo
industriale, ricercatori
Annuncio di pubblicazione
dei Verbali della Prima
Conferenza Mondiale
sull’Energia, 1924.
without resorting to imports, methods were studied
to optimize the burning of domestically-produced
fuels and improve their chemical make up (for this
purpose, IRI teamed up with Montecatini to found
the Azienda Nazionale Idrogenazione Combustibili,
ANIC), as well as prospecting for methane deposits
in Italy and oil in the colonies (Agip was founded
for this very purpose), and seeking out new,
economically-viable geothermal areas. Agip
committed a number of historically-acknowledged
errors during the Fascist regime, most notably
undervaluing Libya’s oil deposits, retaining excessive
faith in Albania’s deposits, and a failure to give
adequate consideration to domestic methane.
Mattei was to correct all of these errors post-1945,
but that’s another story...
Seeking out
New Sources of Energy
From the mid-1920s onwards, long before
sanctions struck Italy and the country officially
pursued autarky, it was not just electricity
engineers who were interested in energy sources.
Informed public opinion
and engineers had always
tended towards the
autarkical. The events of
1935-1936 did nothing
other than make the
positions of the political
authorities on these issues
Lettera indirizzata
a Giuseppe Cenzato avente
come oggetto la costituzione
del Comitato Nazionale
per l’Ingegneria, 1932.
Letter to Giuseppe Cenzato
about establishing the Comitato
Nazionale per l’Ingegneria, 1932.
appartenenti al mondo
universitario e inventori;
la distinzione non va presa,
ovviamente, in modo
troppo rigido.
Il Consiglio Nazionale delle
Ricerche (Cnr), costituito
nel 1923, è un punto di
raccordo tra inventori,
ricercatori e industriali sulla
questione delle fonti di
energia. Su “La Ricerca
Scientifica”, organo ufficiale del Consiglio,
compaiono vari studi su possibili fonti alternative
di energia. Nel 1924 inoltre il Comitato di
Ingegneria dello stesso Cnr aderisce, con altre 40
nazioni (comprese Russia e Germania), alla World
Power Conference, che tiene la sua prima
riunione a Londra per iniziativa di Scotsman
Daniel Dunlop, un industriale elettrico britannico.
Scopo della World Power Conference è la
cooperazione scientifica mondiale in materia di
energia, attraverso la creazione di comitati
nazionali che funzionino come canali per lo
scambio di conoscenze fra i paesi membri.
Notevoli intuizioni si manifestano nella ricerca di
combustibili “surrogati”: in particolare le sanse
esauste di oliva, le vinacce esauste essiccate, i
residui di lavorazione del legno, l’etanolo e il
metanolo prodotti per distillazione dalle
barbabietole e dal sorgo zuccherino. A questi
prodotti della “chimica autarchica”, che danno
luogo a effettive lavorazioni industriali, si devono
aggiungere le proposte sull’utilizzazione dei rifiuti
previo trattamento, provenienti soprattutto dal
mondo degli inventori, attraverso riviste come
“Attualità scientifiche” (organo dell’Associazione
Fascista degli Inventori) e “Ingegni e congegni”.
Come si vede, nell’uno e nell’altro caso si tratta di
idee che anticipano linee di ricerca oggi
Notice announcing publication
of the minutes from the First
World Conference
on Power, 1924.
more pressing and explicit;
industry insiders needed no
convincing. More than
anything else, autarky-related
requirements prompted the
government and the industry
to pump greater resources into
research. Although this
distinction is not hard and fast,
a vast amount of research was undertaken by
three groups of people: engineers and
technicians from industry, researchers in
academia, and inventors.
The Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR),
which had been founded in 1923, served as the
point of contact between inventors, researchers
and industry insiders. CNR house organ “La
Ricerca Scientifica” carried a number of surveys
of potential alternative sources of energy. In
1924, the CNR’s Engineering Committee
travelled to the World Power Conference. The
brainchild of Scottish electricity industrialist
Daniel Dunlop, the Conference’s inaugural
meeting, held in London, was attended by forty
nations including Russia and Germany. The
World Power Conference was set up to foster
world scientific cooperation on energy by
establishing national committees to work as
conduits for the exchange of knowledge
between member countries.
There was significant interest in finding
“substitute” fuels, and research was conducted
into olive residues, dried marc from grapes,
leftovers from woodworking, or ethanol and
methanol made by distilling beetroot and sugary
sorghum. Alongside these “autarkical chemistry”
products, which actually did go into industrial
139
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
140
nuovamente e seriamente perseguite. Negli anni
Quaranta invece queste ricerche vengono
interrotte, dapprima per la guerra (quelle che
sembrano più interessanti sono di fatto prese in
mano dai tedeschi), e successivamente perché la
disponibilità di petrolio a basso prezzo ne vanifica
l’impatto pratico annullandone l’attrattività
economica.
I ricercatori italiani, proprio a partire dalla
questione dei combustibili, affrontano anche il
tema del calore solare. Contributi significativi
vengono da Giovanni Andri e Alessandro Amerio.
Il primo individua nell’ambiente coloniale il
contesto più favorevole all’utilizzazione del suo
motore solare Eliodinamic, presentato alla Fiera di
Tripoli del 1936 e brevettato nello stesso anno
insieme a Daniele Gasperini; secondo i tecnici del
Ministero delle Colonie, che ne caldeggiano
l’adozione in campo agricolo nell’Africa Orientale
e in Libia, esso può “funzionare a basse
temperature pur conservando le caratteristiche
delle macchine a vapore e il suo utilizzo non
necessita di personale particolarmente
addestrato”. Amerio, docente di fisica al
Politecnico di Milano, si dedica negli anni Trenta
allo studio della radiazione solare e delle sue
production, in magazines like “Attualità
scientifiche” (organ of the Fascist Association of
Inventors) and “Ingegni e congegni” inventors
suggested using pretreated waste, just one idea
that was way ahead of its time. Research into
these alternative fuels tailed off in the Forties,
first because of the war (the Germans actually did
pursue the most interesting ideas), and then
because low-cost oil diminished their practical
impact and economic appeal.
Italian researchers also looked into the sun’s heat
as they searched for alternative sources of energy.
Giovanni Andri and Alessandro Amerio had a
number of interesting things to say on the topic.
Giovanni Andri identified colonial lands as the
most favourable environment for using his
Eliodinamic solar motor, which he presented at
the 1936 Tripoli Fair and with Daniele Gasperini
patented that year. Technicians at the Ministry of
the Colonies believed that adopting it for farming
in Eastern Africa and Libya would allow it “to
work at low temperatures, while still retaining the
characteristics of steam machines; its use does
not require particularly highly-trained personnel
either.” A Professor of Physics at the Politecnico di
Milano, in the 1930s Amerio dedicated himself to
studying solar radiation and
its potential applications. His
scientific publications
provoked interest in
inventors’ magazines but did
not amount to anything in
practical terms.
There was also significant
industrial interest in wind
power. A long tradition of
possibili applicazioni: i suoi lavori scientifici
trovano un’eco sulle riviste degli inventori, ma
non giungono a risultati pratici.
Vi è un significativo interesse industriale anche
per l’utilizzazione dell’energia eolica. La tradizione
dello sfruttamento del vento, soprattutto per
azionare impianti agricoli di pompaggio, era
molto antica nell’Europa centrosettentrionale e
orientale: basti pensare ai mulini a vento olandesi.
Nella seconda metà dell’Ottocento non erano
mancati i tentativi di applicare anche questa
forma di energia a vari scopi produttivi, e pure in
Italia si erano registrate richieste di brevetto, fra
cui nel 1889 quella di Giuseppe Bella per un
“Nuovo motore a vento attraverso lo
sfruttamento delle correnti d’aria”. Nei primi
decenni del Novecento non mancano ovviamente
i tentativi di usare questa forma di energia per
produrre elettricità: nel 1947 Arnaldo Maria
Angelini ne fornisce
un’ampia rassegna al
congresso dell’Aei,
sottolineando come le
prime applicazioni di
questo tipo abbiano
avuto luogo “in zone
lontane da centri di
produzione d’energia e
da reti di distribuzione”.
Secondo la descrizione di
Angelini l’energia del
vento era stata usata
“per azionare generatori
elettrici di dimensioni
relativamente modeste e
il più delle volte collegati
Motore funzionante per energia
termica solare di Giovanni Andri
e Daniele Gasperini,
Milano 28 ottobre 1936.
Nuovo motore
a vento di Giuseppe
Bella, Verona
2 maggio 1889.
A solar thermal energy
engine by Giovanni Andri
and Daniele Gasperini.
Milan, 28 October 1936.
A new wind
engine designed
by Giuseppe Bella.
Verona, 2 May 1889.
using wind to drive farm machinery for pumping
purposes existed in North Central and Eastern
Europe – Holland’s windmills were the most
obvious instance. Attempts were made in the
second half of the nineteenth century to apply
this form of energy to various types of industry.
Patent applications were filed in Italy too: in 1889
Giuseppe Bella applied for a patent for a “New
wind-driven motor for exploiting air current”. The
early decades of the 1900s witnessed plenty of
attempts to harness this form of energy to
generate electricity. In 1947, Arnaldo Maria
Angelini presented a detailed report to the AEI
Congress, highlighting that early applications of
this type had been run “in areas far from energy
generation hubs and distribution networks.”
Angelini reported that wind energy had been
used “to power relatively modestly-sized
electricity generators, in the majority of cases
connected to storage
batteries in order to
transform highly
discontinuous energy
availability into supply
that could meet
demand.” Wind
generators had been
used as a source of
energy to power radio
stations – via storage
batteries – to connect
alpine refuges with the
lower valley and to hook
up amplification stations
along cable connections
that traversed vast areas
bereft of electricity. The
Soviets were the first to
build a true (100 kW)
wind power station in
141
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
142
con batterie di accumulatori destinate a
trasformare il diagramma di disponibilità
dell’energia fortemente discontinua nel
diagramma di erogazione relativo agli impieghi”. I
generatori eolici erano utilizzati come fonte di
energia per l’alimentazione, sempre in
connessione con batterie di accumulatori, di
stazioni radio destinate al collegamento tra rifugi
alpini e fondovalle, o anche di stazioni
amplificatrici situate lungo collegamenti in cavo
che attraversavano vaste zone sfornite di
elettricità. Erano stati i sovietici a costruire per
primi in Crimea, negli anni Trenta, una vera
centrale eolica da circa 100 kW, che aveva
funzionato fino alla seconda guerra mondiale; la
guerra aveva poi bloccato la realizzazione di una
centrale da 750 kW. I tedeschi avevano invece
progettato centrali da 10.000 e 20.000 kW, ma
senza realizzarle.
Anche in Italia vi è un forte interesse per l’energia
eolica: su “La Ricerca Scientifica” Aurelio
Macchioni e Luigi Moreno propongono
l’aeroturbina a distributore rotante. Una ditta
produttrice di impianti eolici per uso agricolo, la
Vivarelli di Grosseto, mette in produzione un
modello di generatore elettrico azionato dal
vento, usato soprattutto in Libia, chiamato
Aeroluce. Nel 1936 Mario Dornig riassume su
“Attualità Scientifiche” i dati dell’esperienza
italiana in questo campo, derivanti dal Comitato
per le invenzioni del Cnr, e giunge
alla conclusione che il costo del
kWh eolico è conveniente solo
laddove siano presenti venti di
forte intensità e assente l’energia
idraulica. Secondo la rassegna di
Angelini, una produzione
Gruppo di ingegneri italiani
mentre risale la Valle del Sullac
in Daghestan (Caucaso), 1933.
A Group of Italian engineers
travelling up the Sulak Valley
in Dagestan (Caucasus), 1933.
Apparecchiatura per la produzione di acqua
distillata o simile utilizzante il calore solare
di Mario Dornig e Angelo Belloni.
La Spezia 8 novembre 1948.
Crimea during the 1930s, one that operated up
until the Second World War. The War
prevented the construction of a 750 kW
station. The Germans had come up with
designs for 10,000 and 20,000 kW stations,
but they were never realized.
There was plenty of interest in wind energy in
Italy too. The “La Ricerca Scientifica” magazine
carried an article by Aurelio Macchioni and Luigi
Moreno proposing a rotary distribution air
turbine. A company making wind installations for
agricultural use, the Vivarelli company of
Grosseto, manufactured a wind-powered electric
generator called the Aeroluce that was used
above all in Libya. In 1936, Mario Dornig
summed up Italian experiments in this field in
“Attualità Scientifiche”: speaking for the CNR
Committee for Inventions, he reached the
conclusion that the per-kWh cost of wind power
was worthwhile only with strong winds and an
absence of hydro power. According to Angelini,
industrial output from small wind generators
existed in the USSR, Germany, France, United
Kingdom, the USA and Switzerland. However, the
conclusions reached in these countries were all
the same: building high power output wind
stations was not an economically viable prospect.
Angelini nevertheless concluded that the situation
might change in Italy: “Hydro kWh costs are
destined to rise the faster the number of
industriale di piccoli
generatori eolici
avviene in Urss, in
Germania, in Francia,
nel Regno Unito, negli
Usa e in Svizzera.
Anche in questi paesi,
tuttavia, le conclusioni
raggiunte sono
analoghe: la
costruzione di centrali
eoliche di grande
potenza non è
economicamente
conveniente.
Sempre secondo
Angelini, però, nel caso
italiano le conclusioni
potrebbero essere
differenti: “il costo di produzione del kWh idraulico
è destinato ad aumentare con ritmo tanto più
rapido quanto maggiore sarà l’incremento degli
impianti idroelettrici”, mentre “è da ritenere che i
continui progressi dell’aerodinamica consentano di
aumentare il rendimento e di migliorare i motori
eolici, riducendo così il costo del kWh ottenuto dal
vento”. Secondo Angelini, che è non solo un
dirigente industriale autorevole, ma anche un
ingegnere esperto di impianti elettrici, l’Italia si trova
in condizioni particolarmente favorevoli in relazione
alla durata e intensità dei venti, di cui propone
“rilievi accurati”. Inoltre a suo avviso la prevalenza
della generazione idroelettrica dà alle reti distributive
italiane la possibilità di utilizzare integralmente
l’energia eolica collegando i generatori in parallelo
alle reti stesse, senza necessità delle batterie di
accumulatori che costituiscono il maggior fattore di
costo del kWh eolico.
Vi erano poi altri fattori favorevoli nella
combinazione eolico-idroelettrico: “Non è
Equipment for making distilled or similar
water using heat from the sun, invented
by Mario Dornig and Angelo Belloni.
La Spezia, 8 November 1948.
hydroelectric plants
increases,” whereas “it
should be considered that
ongoing progress in
aerodynamics will make it
possible to increase yield
and improve windpowered motors, bringing
the cost per kWh of wind
power down.” Not just an
authoritative industrial
manager but an
engineering expert in
electric installations too,
Angelini believed that Italy
was particularly blessed in
terms of wind duration
and intensity. He proposed to undertake “detailed
surveys” of these winds. He also believed that the
predominance of hydroelectric generation meant
that Italy’s distribution networks could use wind
power as an add-on, connecting its generators in
parallel to the networks themselves, without
requiring the storage batteries that were the
single greatest factor in the kWh cost of wind.
Other factors favoured combining wind and
hydroelectric power: Angelini writes: “It is not
unlikely that if adopted, wind power availability
would be supplementary to hydro resource
availability.” This idea was prompted by the
elementary observation that wind was generally
less intense during rainy periods when rivers
flowed smoothly and provided free-flowing
power. Particularly in Northern Italy, the wind
blows especially persistently in autumn (with the
exception of during the autumn rains) and winter,
the times when there is the greatest shortfall in
power.” Angelini’s predictions fell on deaf ears:
143
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
improbabile – scrive ancora Angelini – che, qualora
utilizzate, le disponibilità di energia eolica
presentino in certa misura un carattere integrativo
rispetto alle disponibilità idriche. Ciò deriva dalla
elementare constatazione che il vento è
generalmente meno intenso nei periodi piovosi cui
corrisponde la morbida dei fiumi e quindi
disponibilità di energia fluente. Nell’Italia
settentrionale, in particolare, l’intensità e la
persistenza del vento si manifesta soprattutto in
autunno (ma non in coincidenza con le piogge
autunnali) e in inverno, e cioè nel periodo di
maggior carenza di energia”. Questa previsione è
però destinata a rimanere lettera morta, perché nel
giro di un decennio il rapporto tra produzione
idroelettrica e termoelettrica nel sistema italiano
muterà radicalmente.
144
Energia
per il “miracolo economico”
Dopo che la seconda guerra mondiale ha
attraversato l’Italia col suo carico di distruzioni e
di dolore, il danneggiamento degli impianti
elettrici, pur rilevante (è stimato attorno al 30%),
viene riparato nel volgere di pochi anni. Le
distruzioni riguardano infatti soprattutto il
macchinario, e per fortuna non i bacini
idroelettrici, ai quali è affidata
ancora fino agli anni Cinquanta
la parte prevalente della
produzione nazionale di
elettricità. Non per questo,
tuttavia, l’industria elettrica
italiana può vivere tranquilla: a
parte il dibattito politico sulla
nazionalizzazione, è soprattutto
il prevedibile aumento dei
within a decade the ratio between hydroelectric
and thermoelectric output in Italy’s system was to
shift radically.
Powering up Italy’s
“Economic Miracle”
After the Second World War wrought its
destruction and suffering on Italy, it took just a
few years to repair damage to electrical
installations, considerable as it was (estimates put
it at around 30%). Machinery rather than –
fortunately – hydroelectric basins bore the brunt
of the damage. Right through into the 1950s,
hydro power continued to generate the lion’s
share of Italy’s domestically-produced electricity.
That did not mean that the Italian electricity
industry had no issues to tackle: aside from the
political debate on nationalization, the forecast
increase in consumption was high on Italy’s
energy policy agenda. According to the experts,
the forecast needs of post-war reconstruction and
additional requirements prompted by Italian
industrial development were the main factors.
With historical hindsight, we can safely say that
not only did these factors end up having more
significance than originally envisaged, there was
also (and predictably in the immediate post-war
years) a huge rise in private
consumption triggered by
growing economic prosperity
up and down the country. The
fifteen years prior to electricity
nationalization in 1963 saw
Impianto elettrico di Porto
Maggiore (Ferrara) distrutto
da un bombardamento, 1944.
The electricity plant at Porto
Maggiore (Ferrara) after being
destroyed by bombs, 1944.
consumi a orientare la politica energetica
dell’Italia. Su questo aumento pesano, nella
previsione degli esperti, i bisogni presumibili della
ricostruzione post-bellica e le ulteriori necessità
dello sviluppo industriale italiano; con sguardo
storico possiamo oggi affermare che non solo
questi fattori finiranno per avere un’importanza
quantitativa maggiore del previsto, ma che ad essi
si aggiungerà, non prevedibile all’indomani della
guerra, lo straordinario incremento dei consumi
privati determinato dall’aumento della prosperità
economica dei cittadini in tutte le aree del Paese.
Il quindicennio che precede la nazionalizzazione
elettrica del 1963 vede succedersi rapidamente la
“ricostruzione” e il “miracolo economico”, che
trasformano impetuosamente la penisola in un
Paese avanzato, industrial-terziario, con un
cambiamento profondo della mentalità, dei
costumi e della cultura24.
I limiti di possibile espansione della produzione
idroelettrica rendono necessario esplorare nuove
vie: l’opzione termoelettrica torna perciò
improvvisamente all’ordine del giorno nella
seconda metà degli anni Quaranta. Questo stato
di fatto è reso ancor più cogente dal modo in cui
il Piano Marshall (Erp) distribuisce gli aiuti
nel settore elettrico:
le autorità statunitensi
chiariscono presto agli
europei che le costruzioni
idroelettriche non saranno
sovvenzionate, e che solo
Articolo dedicato a come
fu realizzata la ripresa
della distribuzione
dell’energia elettrica a
Napoli nell’autunno
del 1943, da “Illustrazione
Enel” dicembre 1964.
Article on how electricity
distribution was restored
to Naples in the Autumn
of 1943, from “Illustrazione
Enel”, December 1964.
first reconstruction and then the economic
miracle impetuously transform the country into
an advanced industrial/tertiary nation, causing farreaching change in people’s outlook, lifestyle and
culture.24
Limits on the potential expansion of hydroelectric
generation made it necessary to explore new
avenues. In the late ‘40s, the thermoelectric
option suddenly returned to the top of the
agenda, partly because of how the Marshall Plan
distributed aid to the electricity industry. The US
authorities immediately let Europeans know that
hydroelectric construction would receive no
subsidy; only the thermoelectric sector would
benefit from planned economic aid. The US’s aid
policy was informed by two factors. The first, of a
more general political nature, was a desire for
Europeans to rapidly achieve a level of economic
growth that would stabilize and ensure social
cohesion in countries destroyed by war,
squeezing out the socialist and communist
movements that had widespread support through
vast swathes of the working class. For this to be
achieved, it was important that a lack of power
was not allowed to hold back growth. The
second and more immediately economic reason
145
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
Danni di guerra alla centrale del Pescara della Società
Meridionale di Elettricità, 1944. Sotto, ricostruzione
della stazione di Fratta Maggiore (Napoli).
War damage to the Pescara power station owned
by the Società Meridionale di Elettricità, 1944.
Below, reconstruction of the power station
at Fratta Maggiore (Naples).
146
il comparto termoelettrico potrà beneficiare del
contributo economico del piano. Due aspetti,
probabilmente, agiscono sulla politica degli aiuti
Usa. Il primo, di carattere politico più generale,
vuole che gli europei raggiungano in fretta un
livello di crescita economica che stabilizzi e
garantisca la coesione sociale dei Paesi distrutti
dalla guerra, togliendo terreno ai movimenti
socialcomunisti che godono di un diffuso
consenso in vasti strati popolari: perché ciò
avvenga è necessario che non ci siano vincoli
energetici a frenare lo sviluppo. Il secondo è più
immediatamente economico: alla fine della
guerra si ha un deciso spostamento tecnologico
dal carbone al petrolio nei paradigmi di uso degli
idrocarburi, sia come combustibili fossili sia come
materia prima per l’industria chimica; e le
tecnologie del petrolio sono tutte patrimonio dei
grandi gruppi statunitensi, proprio come quelle
del carbone vedevano in precedenza predominare
l’industria tedesca.
È dunque l’Erp a fornire un forte stimolo alla
costruzione di nuovi impianti termoelettrici e a
rimuovere i vincoli derivanti, soprattutto, dalle
limitazioni alla produzione e/o
importazione del macchinario
occorrente per le nuove
installazioni. Tutti gli impianti
finanziati nei primi due esercizi
del Piano Marshall entrano in
Relazione dell’ingegner
Vittorio De Biasi
sul Piano Marshall,
18 agosto 1947.
Engineer Vittorio
De Biasi’s Report
on the Marshall Plan,
18 August 1947.
was that after the war a marked technological
shift in fuel use took place from coal to oil, both
as a fossil fuel and as a raw material for the
chemicals industry. Major US groups were in the
vanguard of oil technologies, just as German
industry had predominated in coal-based
technologies.
The Marshall Plan proved to be a major stimulus
to build new thermoelectric plants by lifting
restrictions associated with limited manufacture
and/or imports of machinery necessary to build
new installations. All of the plants funded during
the first two years of the Marshall Plan went into
operation in 1952-1953. By the mid-’50s, Italy’s
electricity industry no longer viewed
thermoelectric plants as just a backup; they
helped meet growing demand. All categories of
generator and all electricity companies increased
their installed thermoelectric power. In the north,
where companies benefited from the greatest
hydroelectric assets, between 1946 and 1962
thermoelectric power increased by 384% at
Edison and 633% at SADE; in the centre and
south, an increase of 1708.5% was registered by
funzione nel 1952-1953, e verso la metà degli
anni Cinquanta l’industria elettrica italiana vede
arrivare il momento in cui gli impianti
termoelettrici non dovranno più svolgere solo un
ruolo integrativo, ma sono destinati a garantire il
soddisfacimento della crescita della domanda. La
crescita della potenza termoelettrica installata
riguarda tutte le categorie di produttori e tutte le
società elettriche, ma mentre per le società
settentrionali, che disponevano del maggior
patrimonio idroelettrico, l’incremento della
potenza termoelettrica dal 1946 al 1962 va dal
384% della Edison al 633% della Sade, nel
centro e nel Sud si hanno incrementi dell’ordine
del 1708,5% del Gruppo La Centrale e del
1071% della Sme.
Se dunque per il Paese si può prevedere una fase di
dipendenza energetica dal petrolio come
combustibile fossile, per l’industria elettromeccanica
italiana si prospetta una nuova fase di dipendenza
tecnologica, legata alla necessità di fornire un nuovo
tipo di macchinario per la costruzione delle centrali.
Questo vincolo contribuisce a determinare la
configurazione dell’offerta in questo settore, che
ruota sostanzialmente intorno a poche grandi
aziende: Ansaldo, Tibb, Cge, Tosi e Marelli. Due di
esse, come già si è visto, sono collegate a grandi
the La Centrale Group and 1071% by SME.
As Italy entered a phase of energy dependency on
oil, its electromechanical industry entered a new
phase of technological dependency based on
supplying new types of machinery for powerplant
construction. This restriction helped inform the
configuration of the supply sector, which was
essentially a handful of major firms: Ansaldo, TIBB,
CGE, Tosi and Marelli. As we saw earlier, two of
these companies were associated with major
international groups; publicly-owned Ansaldo was
one of Italy’s largest industrial groups. Ansaldo San
Giorgio came into being in 1950 after internal
reorganization at the Finmeccanica Group (IRI): the
Stabilimento Elettrotecnico Ansaldo was merged
with the Sezione Elettrotecnica at Sestri and the
San Giorgio Stabilimento Elettrotecnico at Rivarolo.
After this operation, the Genoa-based company
focused on the electrical engineering and the
electromechanical sector for its post-war
development. The Franco Tosi company, founded in
1881 by Tosi in Legnano, specialized in diesel
motors. The company’s presence in the electricity
industry was principally generator manufacture.
After the war, the new direction taken by the
thermoelectric sector allowed the company to
leverage its experience and increase its electricity
147
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
La copertina
di un opuscolo
dell’Ansaldo
San Giorgio, 1950.
148
gruppi internazionali, mentre
l’Ansaldo è di proprietà
pubblica ed è uno dei
maggiori gruppi industriali
italiani. Nel 1950 nasce
l’Ansaldo San Giorgio da una
riorganizzazione interna del
gruppo Finmeccanica (Iri): lo
Stabilimento Elettrotecnico
Ansaldo viene accorpato con
la Sezione Elettrotecnica di
Sestri e lo Stabilimento
Elettrotecnico di Rivarolo della
San Giorgio. Con questa
operazione l’azienda di
Genova punta decisamente
sul comparto elettrotecnico ed elettromeccanico per
lo sviluppo nel dopoguerra. La Franco Tosi, fondata
nel 1881 dall’omonimo imprenditore di Legnano,
aveva puntato soprattutto sui motori diesel, e la sua
presenza nel settore elettrico era soprattutto legata
alla fabbricazione di gruppi elettrogeni; nel
dopoguerra il nuovo sviluppo del termoelettrico
rende possibile valorizzare questa esperienza, e
l’azienda decide di entrare con maggior decisione nel
campo della generazione elettrica.
Il mercato internazionale, d’altra parte, è
dominato dai due “storici” colossi statunitensi:
General Electric e Westinghouse. La creazione di
un’industria termoelettromeccanica interna può
avvenire dunque solo a condizione che le aziende
italiane entrino in una fitta rete di licenze, nella
quale la prevalenza americana è netta. È così che
la Tosi prende dalla Combustion Engineering la
licenza per le caldaie e dalla Westinghouse quella
per turbine a vapore per le centrali convenzionali
e in seguito per le centrali nucleari mentre
l’Ansaldo si affida alla Babcock & Wilcox per le
caldaie e alla General Electric per le turbine. Per
quanto riguarda i turboalternatori, invece, la
Cover of an Ansaldo
San Giorgio
brochure, 1950.
generation presence.
The international market was
dominated by wellestablished US giants General
Electric and Westinghouse.
Building a domestic thermoelectromechanical industry
was only possible for Italian
companies if they entered into a tangled network
of licences in which American predominance was
clear. Tosi bought a licence from Combustion
Engineering for boilers and from Westinghouse
for steam turbines for conventional power stations
(and later on nuclear power stations); Ansaldo
made arrangements with Babcock & Wilcox for
boilers and General Electric for turbines. For
turbo-alternators, Marelli licenced technology
from Westinghouse, while Ansaldo San Giorgio
threw in its lot with General Electric.
After energy rationing ended in 1950, changing
lifestyles prompted an increase in non-industrial
electric consumption: in the ‘40s and ‘50s, electric
lighting spread to all parts of the country and
home appliances started to become
commonplace. This sector of electrical
consumption, which right up to the war had been
compressed and concentrated in urban areas and
richer pockets of the country, accounted for a
larger and larger proportion of the market and
registered far higher growth than other sectors.
Over the ten-year period 1963 to 1973, from the
boom years to the oil crisis, domestic consumption
licenza Westinghouse va alla Marelli, mentre
l’Ansaldo San Giorgio rimane nell’ambito della
collaborazione con la General Electric.
Con la fine del razionamento dell’energia, nel
1950, la spinta all’aumento dei consumi elettrici
non industriali è determinata dal cambiamento
degli stili di vita, che negli anni Quaranta e
Cinquanta si manifesta attraverso la diffusione in
tutte le aree del Paese dell’illuminazione elettrica in
casa e degli elettrodomestici. Questa componente
dei consumi elettrici, molto compressa e
concentrata soprattutto nelle zone urbane e nelle
zone più ricche fino a tutto il periodo che precede
la guerra, amplia la propria quota con percentuali
di crescita molto elevate rispetto agli altri fattori ed
esploderà ulteriormente dopo la nazionalizzazione;
si pensi che nel decennio 1963-1973, quello che
va dagli anni del “miracolo” allo “choc
petrolifero”, i consumi domestici aumentano del
170%. Il nuovo tipo di consumi offre nuovi impulsi
alle imprese elettrotecniche: si segnalano tra
queste la Ticino
Interruttori Elettrici
fondata a Milano dai
fratelli Arnaldo, Luigi ed
Ermanno Bassani, che
nel 1948 si trasforma in
Grafico della diffusione
di elettrodomestici nel periodo
ottobre-dicembre 1959
nell’esercizio della Sip
di Chivasso. Sopra, modello
industriale di macchina per
cucire disegnata da Marcello
Nizzoli per la Necchi, 1958.
A graph of home appliance
take-up, October/December
1959, the SIP company
in Chivasso. Above,
an industrial model sewing
machine designed by Marcello
Nizzoli for Necchi, 1958.
in Italy leapt by 170%. This new category of
consumption was a boon to electrical engineering
companies such as Ticino Interruttori Elettrici.
Founded in Milan by brothers Arnaldo, Luigi and
Ermanno Bassani, in 1948 the company changed
its name to Bassani Spa. Known today as BTicino,
the company cleverly positioned itself on the
market by establishing a name for quality and
149
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
150
Bassani Spa; l’azienda, oggi BTicino, si posiziona
con molto intuito e con una ricerca di qualità e
affidabilità in questo segmento, intercettando la
forte crescita della domanda legata anche alla
ricostruzione edilizia e poi al boom delle case.
Un’altra importante componente è quella
dell’elettrotrazione, che cresce soprattutto in
ragione dei nuovi programmi di elettrificazione
ferroviaria e dei trasporti urbani: questi ultimi in
modo più accentuato nel Centro-Nord, mentre
nel Lazio e nelle regioni meridionali lo sviluppo
dei trasporti urbani è affrontato soprattutto con
mezzi automobilistici. Sintomatica a questo
proposito è la diversa vicenda delle metropolitane
milanese e romana. In campo ferroviario i simboli
della ricostruzione e della crescita economica
sono il Settebello (l’elettrotreno veloce Etr 300
Roma-Milano, prodotto dalla Breda su progetto
delle Ferrovie) e in seguito l’Arlecchino (Etr 250),
che rappresentano un passo avanti notevole sia
dal punto di vista tecnologico che da quello del
comfort. Il Settebello e l’Arlecchino hanno anche
il merito di abbassare sensibilmente il tempo di
percorrenza su quella che è la principale direttrice
di traffico della rete ferroviaria, e pongono le
premesse per il successivo sviluppo del Pendolino,
la cui progettazione viene avviata all’inizio degli
anni Settanta.
reliability, and seizing the strong growth in
demand associated with building reconstruction
and the homebuilding boom.
Another major growth area was electricity
power for transport, which was driven by new
electrification programmes for the railways and
urban transport. It should be noted that urban
transport development was more marked in the
centre and north of the country; from Lazio
south, urban transport development relied
above all on motor vehicles. A glaring example
of this is the difference in subway system
development in Milan and Rome. On the
railways, reconstruction and economic growth
was spearheaded by flagship train the Settebello
(the high-speed Etr 300 Rome-Milan electric
locomotive manufactured by Breda to a State
Railways design), followed by the Arlecchino (Etr
250), which was a significant step forwards in
terms of both technology and comfort. The
Settebello and Arlecchino also had the benefit
of considerably cutting travel times on one of
Italian railways’ main routes, paving the way for
development of the Pendolino train, design of
which began in the early ‘70s.
La questione nucleare
Starting in 1958, around 400 MW of new
thermoelectric power went into service each year.
When nationalization took place, over 7,000 MW
of thermoelectric power was in the pipeline
(including nuclear stations), corresponding to one
and a half times the thermoelectric power that
went into operation during the preceding fifteen
years. Two things should be noted at this point.
The first is that after the Second World War, fossil
fuel use shifted from coal to oil, leaving Western
A partire dal 1958 l’entrata in servizio di nuovi
impianti termoelettrici è pari a circa 400 MW
l’anno, e al momento della nazionalizzazione
sono in corso di installazione oltre 7.000 MW
termoelettrici (il dato include le centrali nucleari),
cioè circa una volta e mezza la potenza
termoelettrica entrata in funzione nel
The Nuclear Question
Enrico Fermi (a destra) e il professor Dunning
dell’Università di Columbia spiegano
le azioni nucleari che comandano
la frantumazione degli elementi.
Enrico Fermi (right) and Professor Dunning
of Columbia University explain
nuclear reactions responsible
for shattering elements.
quindicennio precedente. Sono necessarie
a questo punto due precisazioni: la prima
è che con la fine della seconda guerra
mondiale il ricorso ai combustibili fossili
comporta la sostituzione del carbone col
petrolio, rendendo le economie occidentali
molto esposte alle turbolenze politiche
delle aree di produzione e molto dipendenti,
almeno in una prima fase, dalle tecnologie
americane (quelle europee erano tutte rivolte al
carbone); la seconda è che in questa prospettiva
ha grande importanza strategica l’obiettivo di
raggiungere nel medio termine una capacità
produttiva termoelettrica nucleare in grado di
sostituire per un’ampia percentuale la dipendenza
dal petrolio e dagli altri combustibili fossili.
Gli anni Cinquanta sono un periodo di
esplorazione delle diverse soluzioni tecniche
possibili per produrre elettricità con reattori
nucleari; ciascun tipo di reattore utilizza un
insieme di tecnologie differenti, ovvero, secondo
la terminologia del settore, appartiene a una
diversa filiera: tutti si servono, per la produzione
di energia, delle proprietà del rallentamento dei
neutroni scoperte da Fermi, ma i materiali
prescelti per ottenere tale rallentamento (i
moderatori) sono diversi (grafite, acqua pesante,
acqua normale); diversi sono poi i tipi di
combustibile utilizzati: uranio arricchito nei
reattori sovietici e statunitensi, uranio naturale nei
reattori inglesi, francesi, canadesi e svedesi;
diversi sono infine i materiali (gas, sodio fuso,
soluzione organica, acqua pressurizzata) utilizzati
per il fluido di raffreddamento, cioè per il fluido
economies highly exposed to political turbulence
in areas of output, and highly dependent – at
least initially – on American technology (European
technology was coal-based). The second thing to
note was the prime strategic importance of
achieving nuclear thermoelectric production
capacity over the medium term as a way of
replacing a significant percentage of dependency
on oil and other fossil fuels.
The 1950s was a period of exploration for the
various technical solutions used to generate
electricity using nuclear reactors. Each type of
reactor adopted a basket of different
technologies or, in industry parlance, belonged to
a different chain. To generate energy all of these
techniques relied on slowing down neutrons, as
discovered by Fermi, using different materials to
achieve this slowing down (graphite, heavy water
and normal water were used as moderators).
Different types of fuel were also used: enriched
uranium in Soviet and US reactors, and natural
uranium in English, French, Canadian and
Swedish reactors. Different materials were
essayed as coolant fluid (gas, molten sodium, an
organic solution and pressurized water) to absorb
the heat generated by the reactor and channel it
to an exchange which vaporized the water
151
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
152
destinato ad assorbire il calore prodotto dal
reattore e a cederlo in uno scambiatore per
azionare, attraverso la vaporizzazione di acqua
proveniente da un circuito esterno, la turbina che
a sua volta agisce sull’alternatore della centrale
(solo nel caso delle centrali moderate e
raffreddate ad acqua bollente il reattore agisce
direttamente da generatore del vapore
convogliato alla turbina). Queste soluzioni,
variamente combinate fra loro, presentano sia
problemi che vantaggi, con significative differenze
da caso a caso. I reattori statunitensi utilizzano
due diverse filiere: reattori a uranio arricchito,
moderati ad acqua ordinaria e raffreddati ad
acqua pressurizzata (Westinghouse), ovvero
moderati e raffreddati ad acqua bollente (General
Electric). I reattori inglesi sono invece alimentati a
uranio naturale, moderati a grafite e raffreddati a
gas; su questa stessa strada si erano incamminati
i francesi. Solo dal 1963 si fa iniziare,
convenzionalmente, la fase commerciale della
produzione di impianti elettronucleari negli
Stati Uniti.
La prima a muoversi per la costruzione in Italia
di una centrale nucleare è la Edison, che
coinvolge poi altre aziende elettriche, pubbliche
Telegramma inerente una riunione
per esaminare “problemi energia
nucleare” inviato dal Segretario
della Confederazione Generale
dell’Industria Italiana, Mario Morelli,
a Giuseppe Cenzato in qualità
di Vicepresidente, 20 agosto 1956.
carried in via an external circuit to drive the
turbine and power the plant’s alternator. Only in
power stations moderated and cooled by boiling
water did the reactor function directly as a
generator of steam and drive the turbine. Various
combinations of these solutions had pros and
cons. The US reactors adopted two different
chains: enriched uranium reactors moderated
with ordinary water and cooled with pressurized
water (Westinghouse), or moderated and cooled
with boiling water (General Electric). British
reactors were powered by natural uranium,
moderated using graphite and cooled with gas
(an approach also followed by the French). US
electrical nuclear plants entered commercial
service only in 1963.
The first company in Italy to start working on
building a nuclear power station was Edison,
which in December 1955 teamed up with other
public and private electricity companies and
manufacturing firms in central and northern Italy
to set up the Selni company. The project
progressed extremely slowly owing to political
hostility generated by the debate on
nationalization, as well as objective reasons linked
to the absence of ad hoc nuclear sector legislation
Copertina del numero
di “Energia nucleare”
dedicato interamente
alla prima Conferenza
di Ginevra, 1955. Accanto,
prima pagina del Verbale
sull’insediamento
della Commissione
per gli studi e le ricerche
di fisica nucleare a Roma,
12 febbraio 1951.
The cover of an issue
of “Energia Nucleare”
dedicated wholly
to the first Geneva
Conference, 1955. Left,
the opening page of the
Report on the establishment
of the Commissione
per gli Studi e le Ricerche
di Fisica Nucleare in Rome,
12 February 1951.
Telegram about a meeting to investigate
“nuclear energy issues” sent
by the Secretary of the Confederazione
Generale dell’Industria Italiana
Mario Morelli to Deputy Chairman
Giuseppe Cenzato, 20 August 1956.
e private, e società manifatturiere
dell’Italia centro-settentrionale,
costituendo con esse nel
dicembre 1955 la Selni.
L’iniziativa cammina però con
estrema lentezza, sia per ostilità
di natura politica legate al dibattito sulla
nazionalizzazione, sia per ragioni obiettive,
legate all’assenza di una normativa adeguata sul
settore nucleare. Le offerte richieste alle ditte
americane nell’ottobre 1955, una volta ottenute,
vengono attentamente vagliate, finché nel
dicembre 1956 non si giunge alla scelta
definitiva del costruttore: viene prescelta la
Westinghouse, per un reattore ad uranio
arricchito, moderato ad acqua e raffreddato ad
acqua pressurizzata; la potenza prevista
inizialmente è di 134 MW, aumentati poi varie
volte in corso d’opera fino a raggiungere i 270.
Nel giugno 1957 il Comitato Nazionale per le
Ricerche Nucleari (CNRN)25, su richiesta del
Ministero dell’Industria, esprime parere
favorevole all’iniziativa, subordinando peraltro
ogni deliberazione definitiva alla presentazione
da parte dell’azienda di un rapporto sulla
sicurezza e di uno studio sull’ubicazione
dell’impianto. Su quest’ultimo punto le decisioni
si trascinano poi ancora a lungo: solo nel 1960
si avrà la definitiva localizzazione della centrale,
con la scelta di Trino Vercellese. Nuovi ostacoli al
progetto Edison giungono nell’inverno 19571958 dal fronte finanziario: alla Selni viene
accordato un finanziamento di 34 milioni di
dollari dalla Export-Import Bank; per ridurre i
in Italy. Bids sought from US companies in
October 1955 were carefully assessed. In
December 1956, Westinghouse was preselected
as a partner to build an enriched uranium reactor
moderated by water and cooled using pressurized
water, initially generating 134 MW (a figure that
rose several times to ultimately reach 270 MW). In
June 1957, the Comitato Nazionale per le Ricerche
Nucleari (CNRN)25 advised the Ministry of Industry
to give the venture the go-ahead, but required
the company to present a report on safety and a
plant site survey before giving the final OK. It took
a long time to choose the site: only in 1960 was
Trino Vercellese finally picked. Further obstacles to
the Edison Project appeared in the winter of
1957/58, this time financial. Selni was granted a
$34 million loan by the Export-Import Bank, but to
reduce financial risks the Italian government was
required to provide an exchange rate guarantee,
that is to say a commitment to take on any higher
costs arising out of paying back the loan at a less
favourable exchange rate. Liberal party Industry
Minister Guido Cortese declined and the loan did
not go through. The nuclear power station project
ended up proceeding regardless.
In April 1956, Finelettrica Group (IRI) companies
pulled out of Selni to set up the Società elettro
nucleare nazionale (SENN) and build a nuclear
153
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
154
rischi finanziari dell’operazione viene richiesta al
governo italiano una garanzia di cambio, vale a
dire l’impegno a far fronte ad eventuali maggiori
costi nella restituzione del finanziamento, dovuti
a peggioramenti del cambio. Il ministro
dell’Industria, il liberale Guido Cortese, nega il
proprio consenso, facendo fallire l’operazione; il
progetto per la centrale, comunque, va avanti.
Nell’aprile 1956 le aziende pubbliche facenti capo
alla Finelettrica (Iri) escono dalla Selni, costituendo
la Società elettro nucleare nazionale (Senn), per
costruire una centrale nucleare nel Sud26. Poco
dopo anche l’Eni, con la costituzione della Società
italiana meridionale per l’energia atomica (Simea),
manifesta pubblicamente l’intenzione di
impegnarsi nella costruzione di una centrale
nucleare nell’Italia meridionale. Nel luglio 1957, la
Banca internazionale per la ricostruzione e lo
sviluppo (Birs) stipula un accordo col governo
italiano per la costruzione di una centrale
elettronucleare. È prevista l’erogazione, tramite la
Cassa del Mezzogiorno, di un prestito della stessa
Birs; la banca e il
governo stabiliscono una
serie di procedure per
garantirsi la scelta della
migliore offerta tra i
possibili fornitori. La
responsabilità esecutiva è
affidata a un Comitato
direttivo composto da
Corbin Allardice, esperto
nucleare in
rappresentanza della
Birs, e da Felice Ippolito
(segretario generale del
Cnrn), in rappresentanza
del governo. La
realizzazione del
progetto (denominato
power station in the south of the country.26 Not
long afterwards, Eni publicly expressed its
intention to build a nuclear power station in
southern Italy and founded the Società italiana
meridionale per l’energia atomica (SIMEA). In July
1957, the International Bank for Reconstruction
and Development (IBRD) entered into an
agreement with the Italian government to build
an electro-nuclear power station. The Cassa del
Mezzogiorno fund was set to distribute the loan
from the IBRD; the bank and government
arranged a set of procedures to ensure the best
bid was picked from potential suppliers. Executive
responsibility was handed to a Steering
Committee of Corbin Allardice, a nuclear expert
representing the IBRD, and Felice Ippolito
(General Secretary of the CNRN), representing the
Italian government. SENN was commissioned to
realize the project, known as the ENSI (Energia
Nucleare Sud Italia) Project. The chosen
constructor, US company General Electric
(enriched uranium reactor, moderated and cooled
using boiling water) was
announced in
September 1958.
Designed to generate
160 MW, the power
station was sited at
Punta Fiume, on the
mouth of the River
Garigliano. One of the
Lettera della Società Finanziaria
Elettrica Nazionale (Finelettrica)
alla Cassa per il Mezzogiorno
sul finanziamento della BIRS
per la costruzione della centrale
della SENN al Garigliano,
28 dicembre 1960.
Letter from the Società
Finanziaria Elettrica Nazionale
(Finelettrica) to the Cassa
per il Mezzogiorno about
the IBRD loan to build the SENN
power station at Garigliano,
28 December 1960.
Veduta della costruzione
del reattore nucleare
della centrale
del Garigliano. A destra,
bando di concorso
per Borse di studio
istituite da Finelettrica
e SENN per la
specializzazione
nel campo dell’energia
nucleare di giovani
laureati in ingegneria,
novembre 1957.
Construction
of the nuclear reactor
at the Garigliano power
station. Right, call
for applications
for grants distributed
by Finelettrica and SENN
to new engineering
graduates for postgraduate degrees
in nuclear energy,
November 1957.
Progetto Ensi, Energia nucleare Sud Italia) è
affidata alla Senn. Nel settembre 1958 viene
comunicata la scelta del costruttore: l’americana
General Electric (reattore ad uranio arricchito,
moderato e raffreddato ad acqua bollente). La
centrale avrà la potenza di 160 MW, e sarà
realizzata a Punta Fiume, alla foce del Garigliano.
Alla scelta in favore della General Electric
contribuisce certo la decisione dell’Eni, presa nel
novembre 1957, di adottare per la propria
centrale la filiera inglese (reattore ad uranio
naturale, moderato a grafite e raffreddato a gas):
costruttore prescelto è la Nuclear Power Plant
Company. La centrale, della potenza di 200 MW,
sarà realizzata a Torre Astura, presso Latina. Il
parere favorevole del Cnrn sul progetto Simea
viene espresso, su richiesta del Ministero
dell’Industria, l’1l giugno 1958. Partito per ultimo,
l’Eni inizia per primo i lavori di costruzione della
centrale, avviati nel luglio 1958.
L’avvio della costruzione delle tre centrali nucleari
reasons why General Electric won the commission
was without doubt Eni’s decision in November
1957 to adopt a British chain for its power
station (natural uranium reactor, moderated with
graphite and cooled using gas); the Nuclear
Power Plant Company was hired to undertake
construction. The 200 MW power station was to
be built at Torre Astura, near Latina. CNRN gave
the SIMEA project the go-ahead at the Ministry
of Industry’s request on 11 June 1958. Although
it was the last to start planning, in July 1958 Eni
became the first to begin construction work on
its power station.
Work on Italy’s three nuclear power stations
enjoyed a predominantly positive press in the
media, and public opinion was favourable.
However, given that the issue was closely
associated with electricity policy, lively debate
was inevitable. Criticisms were levelled above all
against the size of investment needed to build
the power stations, the higher cost of nuclear-
155
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
Rapporto di Arnaldo Maria Angelini
sulla missione Euratom
negli Stati Uniti, 1958.
156
italiane ha un’eco in prevalenza
favorevole nei mezzi di informazione
e nell’opinione pubblica; essendo
l’argomento strettamente connesso
a quello della politica elettrica,
peraltro, le polemiche sono
inevitabili. Le critiche si appuntano
soprattutto sull’entità
dell’investimento necessario per la
realizzazione delle centrali e sul
maggior costo dell’energia elettrica di fonte
nucleare, sullo scarso coordinamento fra le varie
iniziative, sulla localizzazione delle centrali di
proprietà pubblica (collocate entrambe nel
Mezzogiorno e troppo vicine fra loro), sulla
mancanza di normative e controlli adeguati per il
settore elettronucleare (questa è la critica mossa
alla centrale Edison dai fautori della
nazionalizzazione elettrica). A stretto rigore
nessuna delle critiche, sull’uno e sull’altro fronte,
può pregiudizialmente essere respinta come
infondata; per tutte, comunque, i diretti interessati
forniscono risposte convinte, se non convincenti.
A cinquanta anni di distanza, oltre tutto, quelle
polemiche appaiono chiaramente strumentali al
dibattito sulla nazionalizzazione, come del resto a
progetti di politica industriale
confliggenti, più che a valutazioni
economiche in senso proprio,
appare legata la scelta di
costruire tre centrali nucleari in
un momento nel quale né la
Pubblicazione dedicata alle centrali
elettronucleari di Latina, Garigliano
e Trino Vercellese, 1974.
Brochure about the electronuclear
power plants in Latina,
Garigliano and Trino Vercellese, 1974.
Arnaldo Maria Angelini’s report
on his Euratom Mission
to the USA, 1958.
generated electricity, the lack of
coordination between the various
initiatives, the location of the
publicly-owned power stations
(both of which were in southern
Italy and too close together), and
the lack of adequate regulations and controls for
the electro-nuclear industry (this was the
criticism raised against the Edison power station
by proponents of electricity nationalization).
Strictly speaking, none of these criticisms could
prejudicially be rejected as groundless. However,
responses were provided by interested parties
with conviction, even if not wholly convincingly.
Fifty years on, we know that these arguments
were part of a wider debate on nationalization
and conflicting industrial policy, rather than
about economic viability per se. Indeed, they
concern the decision to build three nuclear
power stations at a time when neither the
technology of these installations nor their longterm competitiveness was proven.
Pubblicazione
della SENN dedicata
alla centrale
del Garigliano, 1962.
Accanto, sezione della
sfera di contenimento
dei fluidi dal circuito
del reattore.
SENN brochure
on the Garigliano
power station, 1962.
Alongside, a cross
section of the reactor
circuit fluids
containment chamber.
tecnologia di tali
impianti né la loro
competitività sul
lungo periodo possono dirsi provate.
L’opinione pubblica non si appassiona invece ad
altri argomenti di controversia, relativi ai
problemi strettamente tecnici connessi alla scelta
fra le varie filiere, dei quali l’unico a riscuotere
qualche interesse è la scelta fra uranio naturale e
uranio arricchito, per i suoi possibili risvolti
militari. Va detto, peraltro, che l’Italia non
prenderà mai in seria considerazione lo sviluppo
di una capacità autonoma nel nucleare militare:
consapevoli dei limiti oggettivi, e non solo di
quelli imposti dai trattati di pace (presto assai
attenuati), i governi che si susseguono alla guida
del Paese puntano tutto sul dispiegamento degli
armamenti nucleari americani, verso cui mostrano
una disponibilità che non ha riscontro in nessuna
altra parte dell’Europa occidentale. Forse anche
per questo gli Usa appoggiano inizialmente con
decisione lo sviluppo del nucleare civile italiano.
Dopo il 1958, tuttavia, qualcosa incrina questo
clima: probabilmente un’incauta e inutile
iniziativa trilaterale italo-franco-tedesca nel campo
delle armi strategiche, forse i primi sviluppi di
Euratom e il ruolo che in essi ha l’Italia, forse altri
elementi dei quali al momento non si conosce
nulla; certo è che gli Usa diventano diffidenti
verso il nucleare italiano27.
Public opinion was not moved by other issues in
the dispute concerning strictly technical issues
associated with the choice of the various chains,
with the exception of whether or not to choose
natural or enriched uranium, which opened up
potential military uses. Italy never seriously
considered developing its own independent
military nuclear capacity. Aware of the nation’s
objective limits, and not just those imposed by
peace treaties (which were soon watered down
anyway), the nation’s governments relied wholly
on the umbrella of American nuclear weapons,
towards which they showed a willingness
without equal in Western Europe. This perhaps
explains why the US was so much in favour of
developing Italy’s civil nuclear programme. After
1958, however, something changed. Whether it
was the imprudent and pointless trilateral
Italian/French/German venture into strategic
weapons, the initial development of Euratom
and Italy’s role in it, or perhaps even other
elements about which we do not know, what is
certain is that the US became diffident about
the Italian nuclear programme.27
157
Cinquant’anni
di Enel.
Energia, consumi e sviluppo:
la nazionalizzazione
Dal 1951 al 1961, secondo i dati dei censimenti
generali, la popolazione presente sul territorio
nazionale passa da circa 47 milioni a quasi 50
milioni, con un incremento del 5,8%, ma la
popolazione dei comuni capoluoghi di provincia
subisce un incremento complessivo del 21,3%; se
si esaminano solo i primi cinque comuni più
popolosi (Roma, Milano, Napoli, Torino e Genova)
l’incremento è addirittura del 27,3%, mentre se si
esaminano gli undici comuni con popolazione
158
Fifty Years
of Enel.
Energy, Consumption and
Development: Nationalization
According to general census data, between 1951
and 1961 Italy’s population grew by 5.8% from
around 47 million to almost 50 million. At the
same time, the number of people living in the
country’s main provincial administrative cities rose
by 21.3%. This figure was 27.3% for the five
largest cities (Rome, Milan, Naples, Turin and
Genoa), while the figure for the eleven
municipalities with more than 300,000
inhabitants (the above plus Palermo, Florence,
Cinquant’anni di Enel
Fifty Years of Enel
160
superiore ai 300.000 abitanti (i precedenti più
Palermo, Firenze, Bologna, Catania, Venezia e
Bari) l’incremento è del 24,9%. Larga parte della
popolazione attiva abbandona dunque le
campagne28. La forte espansione dell’industria e
dei servizi permette di assorbire totalmente
questa forza lavoro e di richiamarne di ulteriore:
l’aumento dei consumi è al tempo stesso
conseguenza e fattore causale di questo sviluppo,
in altre parole l’espansione in una certa misura si
autoalimenta.
La mobilità, d’altra parte, non va solo dalle
campagne alle città industrializzate, ma anche da
Sud verso Nord, e dalle attività agricole e
artigianali a quelle industriali. Questa emigrazione
interna è caratterizzata non solo dal rifiuto della
precedente condizione sociale (bracciante,
artigiano, ecc.), ma da un rifiuto in blocco della
società tradizionale e della civiltà contadina.
I nuovi migranti hanno quindi una particolare
predisposizione a recepire i modelli di
comportamento e di consumo della società
industriale. Sotto lo
stimolo della
comunicazione moderna
e della pubblicità
(attraverso radio,
cinema, giornali,
manifesti, ecc., e poi con
l’avvento della
televisione) si diffondono
modelli di
comportamento e di
consumo propri dei
Paesi occidentali più
Depliant pubblicitario
della Dinamo,
fine anni Cinquanta.
Dinamo advertising
brochure, late 1950s.
Bologna, Catania, Venice and Bari) registered
growth of 24.9%. A significant proportion of the
actively-employed population was leaving the
fields.28 Major industry and service growth made
it possible to hire this entire new workforce and
take on extra employees too. Increasing
consumption was both a consequence and a
cause of this development; in other words, to a
certain extent, this expansion was self-propelling.
Transfers occurred not just from the countryside
to industrialized towns, but from Italy’s South to
North and from farming and crafts to industry.
Internal immigration was fostered not just by
people spurning their previous social status
(labourers, artisans, etc.), but by an out-and-out
rejection of traditional peasant society. These new
migrants wanted to adopt the behavioural and
consumption models of industrial society.
Stimulated by modern marketing and advertising
(on the radio, at the cinema, in newspapers, on
posters, etc, and later on TV), conduct and
consumption patterns typical of the most
advanced nations,
particularly the United
States, conquered the
nation. Although these
models had already
made inroads in Italy’s
largest cities during the
Second World War and
its immediate aftermath,
they were now
beginning to reach
smaller towns and the
countryside.
The beginning of a mass
market for electric
appliances was a way of
joining the urban social
system typical of an
Invito alla serata organizzata
dalla Dinamo in occasione
del primo Concorso di elettrofornitura.
Sotto, un momento della serata
presentata da Corrado Mantoni, 1960.
Invitation to an evening organized
by Dinamo to mark the first electrical
provision competition. Below,
a moment from the evening, hosted
by Corrado Mantoni, 1960.
sviluppati, in particolare degli Stati
Uniti. Questi modelli, che si erano già
affermati nei principali centri urbani
durante la seconda guerra mondiale
e nell’immediato dopoguerra, si
estendono ora anche ai centri minori
e alle campagne.
La nascita in quegli anni di un
mercato di massa degli
elettrodomestici è l’espressione sia di
un’adesione al sistema sociale
urbano proprio della società
industrializzata, sia di un rifiuto
dell’assetto sociale tradizionale.
Il possesso della cucina, del frigorifero e della
lavatrice è ben più di un’affermazione di status
dentro la vecchia stratificazione sociale: è
piuttosto collegato a un senso di superiorità
rispetto a quella stratificazione e all’introduzione
di nuove categorie di valore. Questo mercato vive
anche delle profonde disparità sociali evidenziate
dalle numerose indagini sociali del periodo: infatti
l’iniziale discriminazione sociale e culturale tra gli
utenti innesca una tendenza all’acquisizione di
nuovi prodotti come segnali di status per colmare
lacune e distanze, e finisce per diventare un
motore di diffusione dell’elettricità e dei consumi
elettrici. La quota di consumo elettrico destinata
agli usi domestici è già passata dal 5% del 1938
al 17% del 1951, ma con gli anni Cinquanta si
avvia un processo di incremento continuo.
Anche questo è un effetto dell’abbandono delle
campagne: se nel 1951 la media nazionale delle
161
industrialized society, as well as offering a
rejection of traditional social mores. Ownership
of a cooker, refrigerator and washing machine
was much more than an assertion of status
within the previously-stratified social system: it
was associated with a sense of superiority and an
introduction to a new set of values. The market
was in part propelled by the huge social
inequalities highlighted by social surveys of the
time. Indeed, previous social and cultural
discrimination between the haves and the havenots triggered a desire to purchase new products
as a status symbol, to close the gap and catch
up, before becoming a driver for the mass takeup of electricity and its consumption. The
proportion of electricity consumed in the home
rose sharply from 5% in 1938 to 17% in 1951.
From the 1950s on, it embarked on a steady
upwards curve.
Cinquant’anni di Enel
Fifty Years of Enel
162
abitazioni non servite dalla rete elettrica è del
17,3% (con una disparità territoriale che va dalle
percentuali minime del triangolo industriale a
quote di un quinto, un quarto o addirittura un
terzo in Campania, Abruzzo, Sicilia e Sardegna),
nel 1961 i centri e nuclei non elettrificati sono
ormai praticamente spopolati. Si pone allora con
chiarezza la questione dell’elettrificazione rurale:
quasi 1.700.000 persone vivono in case isolate e
prive di elettricità. Ancora una volta, la disparità
territoriale è impressionante, perché tra questi
oltre 455.000 sono nella sola Sicilia, cui seguono
Puglia, Calabria, Campania, e sorprendentemente
Emilia-Romagna: infatti, oltre al dualismo NordSud, pesa la scarsa elettrificazione dei territori
montani, che coinvolge anche l’Appennino
tosco-emiliano. È in questo contesto che
viene realizzata, tra il 1962 e il 1963,
la nazionalizzazione dell’industria elettrica.
Quando nel 1958 Amintore Fanfani aveva aperto
la terza legislatura rilanciando, con le
dichiarazioni programmatiche del suo governo, il
dibattito politico sulla nazionalizzazione, si era
parlato della
costituzione di un
unico Ente
Nazionale per
l’Energia (Ene),
attraverso
l’ampliamento della
sfera di
competenze
dell’Eni29. Questa
Impianti di elettrificazione
rurale in Calabria e, a destra,
in Campania, anni Sessanta.
Rural electrification installations
in Calabria and (right)
in Campania, the Sixties.
This was another repercussion of rural
depopulation. In 1951, on average 17.3% of
Italian households were not on the electricity grid
(nationwide the figure varied from negligible in
Italy’s industrial triangle to a fifth, a quarter and
even a third in the regions of Campania, Abruzzo,
Sicily and Sardinia). By 1961, villages and hamlets
without electricity were haemorrhaging
population. With almost 1.7 million people living
in isolated houses that had no electricity, there
was a clear need to complete rural electrification.
Once again, the variations across the country
were huge: over 455,000 of these people were in
Sicily, followed by Puglia, Calabria, Campania
and, counterintuitively, Emilia-Romagna. Indeed,
in addition to Italy’s North/South split,
electrification was also lagging behind in the
Tuscan-Emilia Apennines. Such was the situation
in 1962 and 1963 when Italy’s electricity industry
was nationalized.
In 1958, Amintore Fanfani opened Italy’s third
legislature. As part of his government’s plans, he
reopened the political debate on nationalization,
Relazioni parlamentari presentate
dal Governo e dalle Commissioni
della Camera dei Deputati e del Senato
sulla nazionalizzazione dell’industria
elettrica in Italia, 1962.
Parliamentary reports presented
by the government to the Chamber
of Deputies and Senate Commissions
on electricity industry
nationalization in Italy, 1962.
idea, che Mattei coltivava sin dal
1956, era probabilmente all’origine
dell’Agip Nucleare e della Simea,
costituite per mettere un piede
nell’industria elettrica passando per la porta del
nucleare. Questa ipotesi tramonta rapidamente
non solo per l’opposizione dei gruppi elettrici
privati e della cosiddetta “destra economica”, ma
anche per la netta contrarietà dell’IRI, che con la
Finelettrica guidata da Angelini ha già in mano
una quota assai significativa dell’industria elettrica
italiana, ed è disposta ad entrare in società con
l’ente petrolifero, ma non a farsene soppiantare.
La morte di Mattei nel 1962 priva la fase finale
del dibattito sulla nazionalizzazione di uno dei
suoi protagonisti naturali. Le due ipotesi in campo
restano a quel punto la “irizzazione” delle società
elettriche attraverso l’acquisto dei pacchetti di
controllo dei gruppi privati da parte della
Finelettrica, oppure l’espropriazione delle società
private e la costituzione di un ente elettrico di
Stato che ne indennizzi i proprietari (i cosiddetti
“indennizzi elettrici”).
Le due strade hanno ricadute diverse sui futuri
assetti del potere economico in Italia. La prima
ipotesi, che ha come portabandiera l’economista
democristiano Pasquale Saraceno, uno dei
maggiori esponenti del pensiero meridionalista e
dell’impresa pubblica nel dopoguerra, ha dalla
sua il minor costo, il rispetto dei diritti degli
azionisti minori e la buona prova economica e
manageriale che l’Iri ha già dato realizzando
attraverso la Stet il controllo pubblico della
indicating that he wished to
establish an overarching Ente
Nazionale per l’Energia (ENE) by
expanding Eni’s sphere of
operations.29 This idea, which
Mattei had been pursuing since
1956, was probably the trigger for
setting up Agip Nucleare and
Simea, as a means of getting a
foot in the electricity industry
through the nuclear door. This
idea was soon abandoned, however, not just as a
result of opposition from private electricity
enterprises and the so-called “economic right”,
but because of unequivocal opposition by IRI,
whose Finelettrica company, led by Angelini,
already controlled a significant slice of Italy’s
electricity industry; despite having no qualms
about working with the oil company, IRI was not
ready to be elbowed aside. Mattei’s death in
1962 deprived the nationalization debate of one
of its greatest proponents. The two options that
remained on the table were to “Irify” electricity
companies by getting Finelettrica to acquire
controlling stakes in private groups, or to
expropriate the private companies and set up a
state-owned electricity entity to indemnify the
owners (so-called “electricity indemnification”).
Each of these approaches had pros and cons for
the future structure of economic power in Italy.
The first option, whose greatest champion was
Christian Democrat economist Pasquale Saraceno,
one of the biggest supporters of boosting the
South and public enterprise in the post-war years,
was its lower cost, respecting the rights of small
shareholders, and IRI’s good economic and
managerial performance through Stet which ran
the public telephony business. Saraceno had a
decidedly negative opinion of the managerial and
entrepreneurial quality of the private groups that
163
Cinquant’anni di Enel
Fifty Years of Enel
Pubblicazioni dedicate
all’attività di Enel.
Publications dedicated
to Enel’s activities.
164
telefonia. Saraceno ha un’opinione decisamente
negativa della qualità manageriale e
imprenditoriale dei gruppi privati che si
troverebbero a gestire gli indennizzi elettrici, e li
ritiene incapaci di dar vita a una stagione di
sviluppo di nuovi settori strategici, come era
invece avvenuto nel 1905 col riscatto delle
convenzioni ferroviarie che aveva dato impulso
alla crescita del settore idroelettrico. Purtroppo le
vicende dell’industria chimica – nella quale gli
indennizzi dei gruppi privati saranno reinvestiti –
dimostreranno quanto questi timori fossero
fondati.
La seconda ipotesi è maggiormente gradita ai
grandi gruppi privati non solo elettrici, perché
attraverso gli indennizzi offrirebbe nuove
risorse economiche e nuovi spazi di iniziativa
all’imprenditoria privata, che si sente incalzata
e soffocata dalla presenza dello Stato nel
sistema economico italiano. Essa è vista con
favore anche dal nuovo governatore della
Banca d’Italia Guido Carli, che succedendo a
Donato Menichella ha
decisamente rivisto gli
indirizzi di politica
economica della banca
centrale. Questa seconda
strada è poi appoggiata dai
partiti di sinistra, che
temono ulteriori
ampliamenti della sfera di
intervento dell’Iri (il cui
management è collegato
alla Dc).
La nazionalizzazione viene
perciò attuata seguendo
questa seconda ipotesi, e
porta alla costituzione
dell’Enel, a carico del quale
rimane poi l’onere degli
would be the benefactors of electrical
indemnification: he considered them incapable of
initiating a period of growth in new strategic
sectors, as had occurred in 1905 when
government reimbursement of railway
concessions triggered growth in the hydroelectric
sector. And indeed, events in the chemicals
industry – in which reimbursement received by
the private groups was ultimately reinvested –
proved that his fears were founded.
The second option was the one that was
preferred by major private enterprises, and not
just in the electricity industry, because the
indemnification would offer new economic
resources and new space for private enterprise,
which felt hampered and suffocated by the
State’s presence in the Italian economic system. It
was also perceived favourably by the newly
appointed Bank of Italy governor Guido Carli,
who took over from Donato Menichella and
substantially reviewed the Central Bank’s
economic policy guidance. Parties on the left
were also in favour of the
second option, fearing an
even greater expansion of
IRI’s sphere of influence (the
company management was
closely associated with the
Christian Democrat party).
Gazzetta Ufficiale con la pubblicazione
della Legge numero 1643 di istituzione
dell’Ente nazionale per l’energia
elettrica e il trasferimento ad esso
delle imprese esercenti le industrie
elettriche, 12 dicembre 1962.
The Gazzetta Ufficiale
with Law no. 1643, marking
the establishment of the Ente
Nazionale per L’energia elettrica
and its takeover of electricity industry
companies, 12 December 1962.
indennizzi elettrici: il
costo dell’operazione sarà
quindi più elevato, e
condizionerà in modo
forte le disponibilità
finanziarie e le strategie
industriali del nuovo ente,
con conseguenze
particolarmente rilevanti sul settore nucleare.
Dal punto di vista tecnico, in ogni caso, il
controllo dell’Enel sarà assunto dal
management della Finelettrica, il cui presidente
Angelini sarà a lungo direttore generale e poi
presidente dell’ente elettrico di Stato.
Questo staff, integrato dalla dirigenza tecnica
delle società private, realizzerà l’unificazione del
sistema elettrico e il completamento della rete
nazionale, che sono tra i maggiori meriti storici
dell’Enel, e garantirà la disponibilità di energia
necessaria alla crescita impetuosa di quegli anni.
La nazionalizzazione opera così una graduale
attenuazione degli squilibri esistenti, completando
il processo di elettrificazione del Paese, e
assecondando il consolidamento del nuovo
benessere degli italiani: come si è già detto, tra il
1963 e il 1973, a fronte di un aumento del 100%
del consumo complessivo, l’aumento del
consumo agricolo (effetto dell’elettrificazione
rurale) è del 126%, e l’incremento di quello
domestico è del 170%. “Negli anni Sessanta –
scrive Giuseppe De Rita – la società italiana si è
radicalmente trasformata e questo processo di
modernizzazione della produzione e degli stili di
vita è stato accompagnato e favorito da un
When nationalization finally did go through, it
was the second option. Enel was established and
put in charge of paying out electricity
indemnification. Not only did option two make
the whole operation more expensive, it
significantly impacted the availability of funding
(and the new entity’s industrial strategies), with a
particularly strong repercussion on the nuclear
sector. Technically, management at Finelettrica
was tasked with running Enel. For many years
Finelettrica Chairman Angelini acted as general
manager and later Chairman of the state
electricity body.
Bolstered by technical managers from the private
companies, the company’s staff unified Italy’s
electricity system and completed the National
Grid – among Enel’s greatest historical
accomplishments – and would guarantee
sufficient power for Italy’s booming growth.
Nationalization gradually eroded disparities across
the country, completing national electrification
and supporting and consolidating Italy’s newfound affluence. As we saw earlier, overall
consumption doubled between 1963 and 1973,
with agricultural consumption up 126% as a
result of rural electrification, and domestic
165
Cinquant’anni di Enel
Fifty Years of Enel
sistema elettrico che proprio nel 1963 vede la
luce con la creazione dell’Enel”30.
L’Enel e il problema
delle fonti di energia
166
La legge sulla nazionalizzazione dell’industria
elettrica viene approvata nel dicembre 1962,
dopo una battaglia politica durata quindici anni:
l’Enel avvia la sua attività col nuovo anno. Ma
l’inverno 1962-1963 è un periodo di magra e
Angelini, direttore generale del nuovo ente
elettrico, si trova a fronteggiare una situazione
delicata, tanto più che non sarebbe un buon
biglietto da visita per l’ente sorto dalla
nazionalizzazione presentarsi al pubblico con un
razionamento dei consumi: “L’attenzione della
Direzione dell’Ente appena costituito – scriverà
Angelini nella Relazione del 1964 sul primo anno
di attività – dovette concentrarsi sulla situazione
determinatasi nello scorso inverno”. La scarsa
disponibilità è dovuta soprattutto a “scarsa
idraulicità nell’Italia settentrionale (dove sono
concentrati impianti idroelettrici di produzione per
una capacità di produzione pari al 70% di quella
nazionale) nel periodo estate-autunno del 1962;
drastica riduzione delle portate nel periodo
invernale dovuta al freddo eccezionale per
intensità e durata”31.
Le misure di razionamento dei consumi elettrici
vengono però evitate grazie “alla
interconnessione esistente fra tutte le zone del
paese e alla regolarità della marcia in parallelo di
tutti gli impianti sulla rete primaria interconnessa,
ciò che [consente] trasferimenti massicci di
energia e di potenza dal Sud al Nord,
particolarmente colpito dalla crisi idrologica”.
Chiamato a svolgere “una azione eccezionale di
consumption up 170%. Giuseppe De Rita writes:
“In the ’60s, Italian society underwent radical
change. The process of modernizing production
and lifestyle was accompanied and fostered by
the electric system that came into being with the
creation of Enel in 1963.”30
Enel and Energy
Sourcing Issues
The Electricity Industry Nationalization Act
approved in December 1962 marked the
conclusion of a fifteen-year political battle. Enel
began operating in the New Year. The winter of
1962-1963 was bedevilled by low water. The
General Manager of the new entity, Angelini,
found himself forced to handle a delicate
situation: it would have been the worst possible
start for the company founded through
nationalization to have to introduce rationing. In
his report on the first year of operations
(Relazione 1964), Angelini wrote: “Management
at the newly-formed entity had to focus on the
situation that arose last winter.” The lack of
available power was predominantly ascribable to
“low hydraulicity in Northern Italy (where the
hydroelectric plants are located that generate
what amounts to 70% of domestic production
capacity) during the summer/autumn of 1962;
and a drastic reduction in winter flow resulting
from a long and exceptionally intense
period of cold.”31
Electricity consumption rationing was avoided
thanks to “existing interconnections between all
parts of the country, and the regular parallel
functioning of all interconnected primary grid
installations which [allowed for] the massive
transfer of energy and power from the South to
coordinamento”, l’Enel dà i dovuti riconoscimenti
allo “spirito di cooperazione con cui i dirigenti
delle ex aziende [nazionalizzate] hanno
assecondato le direttive della Direzione generale”.
L’emergenza pone così all’ordine del giorno
dell’Enel alcune riflessioni sull’urgenza delle opere
di sistemazione ed estensione della rete primaria
e secondaria, sulle politiche per il personale
assorbito dalle ex società elettriche, e infine sul
ruolo futuro della produzione idroelettrica, nel
contesto di un sistema elettrico in trasformazione.
Le prospettive della produzione idroelettrica nel
1964 sono rese problematiche anche dalla
percezione negativa dell’opinione pubblica, che
ne mette in discussione la sicurezza e i costi
sociali. La situazione è particolarmente delicata
nel Nord-Est, cioè nella zona che faceva capo alla
Sade, per le polemiche innescate dalla
costruzione della grande diga del Vajont.
L’allarme della popolazione trova limitato ascolto,
e soltanto negli ambienti politici legati
all’opposizione: se ne occupa Tina Merlin,
giornalista de “l’Unità”. Purtroppo, alle 22.39 del
the North, which was particularly affected by
water problems”. Called upon to perform “an
exceptional action of coordination”, Enel gave
due acknowledgement to the “spirit of
cooperation with which managers from the
former [nationalized] firms worked to orders from
central management”. The crisis prompted Enel
to investigate urgent work to upgrade and
extend the primary and secondary grids, policies
on employees taken on from the former
electricity companies, and the future role to be
played by hydroelectric generation as part of an
electricity system in the throes of upheaval.
The prospects for hydroelectric generation in
1964 were also affected by negative public
opinion and debate on its safety and social costs.
The situation was particularly tense in Italy’s
north-east, the Sade company’s area, where
protests were underway against construction of
the huge Vajont dam. Local opposition fell on
deaf ears, receiving attention only from
opposition politicians, and Tina Merlin wrote
about it in the Communist “l’Unità” newspaper.
Sadly, at 22:39 on 9
October 1963 a huge
landslide broke off
from Monte Toc and
crashed down into the
artificial basin. The
ensuing disaster killed
around 2000 people,
destroyed a number of
hamlets above Lake
Bilancio energetico
complessivo
di Enel, 1964.
Enel’s overall energy
budget, 1964.
167
Cinquant’anni di Enel
Fifty Years of Enel
Articoli sull’attività di Enel pubblicati
sulla rivista “Illustrazione Enel”
del 1964 e, sotto, del 1965.
Articles on Enel activities published
in the “Illustrazione Enel” magazine
in 1964 and 1965 (below).
168
9 ottobre 1963 una frana gigantesca si stacca dal
Monte Toc precipitando nel bacino artificiale. Il
disastro provoca la morte di circa 2.000 persone,
la distruzione di alcune frazioni sovrastanti il lago
del Vajont nel comune di Erto e Casso, e a valle
dell’invaso la distruzione totale dei paesi di
Longarone, Pirago, Maè, Villanova e Rivalta,
nonché gravi danni in altri abitati e comuni. Non
è questa la sede per ripercorrere, neppure
sommariamente, i vari gradi dei giudizi penali e
civili seguiti alla tragedia: esiste su questo
un’ampia bibliografia che copre sia gli aspetti
tecnico-scientifici che quelli storici e politici. Quel
che qui interessa sono invece i riflessi di quel
drammatico evento nel rapporto con l’opinione
pubblica: fino alla metà degli anni Settanta i
principali movimenti di opposizione alla
localizzazione di centrali riguarderanno impianti
idroelettrici.
A questo proposito, le prospettive indicate
dall’Enel di Angelini sono molto chiare già a
conclusione del primo anno di esercizio, e sono
ampiamente motivate e delineate nella Relazione
già citata, consegnata dal Direttore generale al
Consiglio d’amministrazione nel marzo 1964. Nel
fotografare la produzione Enel del 1963, Angelini
evidenzia la perdurante prevalenza dell’energia
Vajont and in the municipality of Erto and Casso,
and downstream from the basin completely
wiped out the towns of Longarone, Pirago, Maè,
Villanova and Rivalta, as well is causing grave
damage to other settlements and municipalities.
We do not have the scope here to review the
various penal and civil sentences that followed
the tragedy; many books and articles have been
written on the technical/scientific, historical and
political aspects of the matter. For our purposes,
what we are interested in are the repercussions
the dramatic event had on public opinion. Until
the mid-’70s the largest movements against new
power stations in Italy were protests against
hydroelectric plants.
By the end of its first year of operations, the
prospects for Enel and Angelini were outlined
and explained in the above-mentioned Report
delivered by the General Manager to the Board of
Directors in March 1964. Providing his snapshot
of Enel’s 1963 operations, Angelini highlighted
the ongoing predominance of hydroelectric
power (just under 65% of total output), stable
geothermal output (just over 5%), the increasing
contribution of thermoelectric power from fossil
fuels (around 30%, the majority from imported
fuel oil); nuclear energy, which was counted as
part of thermoelectric share, was
wholly marginal in 1963, as the
Latina plant only entered service
towards the end of the year.
Angelini added: “Other sources of
energy such as wind have not
been accounted for because it is
unlikely they will make an
appreciable contribution to our
output in the coming years.”
Veduta dell’impianto
di Larderello, 1966.
View of the Larderello
plant, 1966.
idroelettrica (poco meno del 65% del
totale), la stabile presenza del
geotermico (poco più del 5%), e il
crescente contributo del termoelettrico
da combustibili fossili (circa il 30%),
quest’ultimo in gran parte alimentato da
olio combustibile importato; l’energia
nucleare, conteggiata nella quota
termoelettrica, è assolutamente
marginale alla fine del 1963, essendo
entrato in funzione il solo impianto di
Latina negli ultimi mesi di quell’anno.
“Sono state trascurate altre fonti, quali
ad esempio l’energia eolica – aggiunge
Angelini – perché non è prevedibile che
diano un contributo apprezzabile alla
nostra produzione almeno nei prossimi
anni”.
Dopo aver richiamato i fattori che
avevano portato alla forte quota di
produzione idroelettrica caratteristica del
sistema italiano, e indicato le differenze tra il
costo d’installazione e d’esercizio del kW
idroelettrico e termoelettrico, Angelini rileva che
alle “magre eccezionali” dell’energia idraulica
corrispondono fenomeni analoghi
nell’approvvigionamento di combustibili fossili,
per complicazioni internazionali, o per
impedimenti nei trasporti dovuti ad altre
circostanze avverse, e concludeva per la
sostanziale neutralità di questo fattore nelle
valutazioni di competenza dell’Enel: “Si osserva, e
non a torto, che le ‘magre eccezionali’ delle
termiche non sono meno frequenti di quelle
idrauliche”. La Relazione sottolinea infine i forti
vincoli finanziari gravanti sull’ente elettrico e la
difficoltà di reperire i capitali occorrenti per la
costruzione dei nuovi impianti, pur temperando
questi vincoli con la considerazione che il danno
che deriverebbe alla crescita del Paese dalla
169
After reiterating the factors underlying the high
proportion of hydroelectric generation that
characterized Italy’s electricity system and
pointing out the differences between the
installation and operating costs per kW for
hydroelectrics and thermoelectrics, Angelini noted
that alongside “exceptional low water” penalizing
hydropower, similar phenomena affected fossil
fuel provisioning owing to international
complications or transport-related problems. He
concluded that this factor was essentially neutral
in Enel’s assessments: “Quite rightly, people have
observed that ‘exceptional low water’ for thermal
power stations is no less frequent than for
hydro.” The Report went on to highlight the
major financial restrictions besetting the electricity
company, its difficulties in finding the capital it
needed to build new installations, although these
restrictions were mitigated by the fact that
Cinquant’anni di Enel
Fifty Years of Enel
La prima pagina del “Corriere della Sera”
con l’articolo sull’arresto di Felice Ippolito,
4 marzo 1964.
Memoria di Arnaldo Maria Angelini
presentata alla XV Rassegna Internazionale
di Elettronica Nucleare, Roma 1968.
Memo from Arnaldo Maria Angelini
presented to the XV Rassegna Internazionale
di Elettronica Nucleare, Rome 1968.
170
mancanza di energia necessaria è
incommensurabilmente maggiore
di quello causato da eventuali
eccessi di deficit finanziario legati
agli investimenti elettrici.
Alla luce di questi elementi, il
programma delineato dall’Enel
per lo sviluppo del sistema
elettrico italiano cerca di
coniugare i vincoli economici e le
fonti d’energia nazionali con l’imperativo di
fronteggiare l’aumento del fabbisogno legato
all’espansione del sistema industriale: per coprire
la crescita dei consumi si prevede la costruzione
di nuovi impianti termoelettrici, mentre i nuovi
impianti idroelettrici saranno avviati man mano
che se ne verificherà la convenienza economica.
È invece previsto un programma ampio e
graduale di adeguamento degli impianti
idroelettrici esistenti, con la graduale
automazione dell’intero parco, man mano che si
rende tecnicamente possibile. Riguardo alla
produzione geotermica si ritiene che la possibilità
di reperire nuove sorgenti di vapore sia sufficiente
a mantenerne la quota percentuale sulla
produzione, ma non ad accrescerla.
Prendendo atto della necessità, inevitabile
nell’immediato, di importare combustibili fossili
(soprattutto petrolio e gas), non si programma
tuttavia la costruzione di nuove centrali nucleari
nel breve periodo, ma si prevede di sostituire con
esse una larga quota di produzione termoelettrica
tradizionale soltanto dopo che il kWh nucleare
raggiungerà la competitività economica: si ritiene
che ciò non possa avvenire prima del 1970, e
anche allora solo per determinati impieghi. Verso
questa scelta convergono anche i vincoli finanziari
damage to national growth
owing to insufficient energy
would be immeasurably greater
than the damage caused by any
excessive financial deficit
associated with electricity
investments.
In view of these facts, the
programme outlined by Enel to
expand Italy’s electricity system
sought to combine economic
responsibility and domestic
sources of energy with the
imperative of catering to growing needs resulting
from industrial growth. In order to cover
consumption growth, Enel planned to build new
thermoelectric plants; new hydroelectric plants
would be built as and when their economic
viability was proven. The company was also
pursuing a wide-ranging if gradual programme to
upgrade existing hydroelectric installations with a
view to automating the entire asset-base as and
when it became technically possible. On the topic
of geothermal generation, it was believed that
sufficient potential existed to find new sources of
steam and maintain its percentage of output,
even if this sector would not undergo growth.
Acknowledging the inevitably immediate need to
import fossil fuels (above all oil and gas) there
were no plans to build new nuclear power
stations in the short term, although plans were in
place to replace a significant proportion of
traditional thermoelectric generation with nuclear
once nuclear power became economically
competitive in kWh terms: it was thought that this
would not occur before 1970, and even then only
for certain specific investments. Enel’s financial
restrictions also made this choice inevitable; it
could not immediately cover such significant new
investments to build nuclear power stations.
dell’ente, che non permettono
di affrontare subito i nuovi
consistenti investimenti che un
incremento immediato degli
impianti nucleari richiederebbe.
La competitività è il terreno
privilegiato della discussione sul
nucleare, sia prima che dopo la
nazionalizzazione: su questo
ruotano le polemiche che
coinvolgono Angelini e il
segretario generale del Cnen,
Felice Ippolito. All’inizio degli
anni Sessanta, la scarsa
convenienza della fonte nucleare in termini di
costo è un dato di fatto, e nessuno può
prevedere quando la situazione cambierà. Per
questo, sostengono alcuni, è necessario
sperimentare la produzione elettronucleare su
scala industriale, ma non è conveniente assumere
impegni massicci per la realizzazione di nuovi
impianti. Ippolito al contrario ritiene che un
impegno nucleare su larga scala e di lunga durata
renderà la fonte nucleare rapidamente più
conveniente di quella termoelettrica tradizionale,
e perciò considera sbagliato procedere con troppa
cautela. A meno di un anno dalla
nazionalizzazione, peraltro, Ippolito si troverà al
centro di una vicenda giudiziaria che porterà al
suo allontanamento dal Cnen e dal consiglio
d’amministrazione dell’Enel e la sua uscita di
scena rappresenta un segnale negativo per quanti
auspicano un rapido sviluppo
del nucleare.
Nel frattempo, entrano in
esercizio le centrali che erano
in costruzione al momento
della istituzione dell’Enel. La
prima centrale nucleare a
entrare in funzione è quella
The front page of “Corriere della Sera”
featuring an article about Felice Ippolito’s
arrest, 4 March 1964.
Pre- and post-nationalization,
competitiveness was the key
focus of the nuclear debate,
and it was on this terrain that
Angelini and CNEN Secretary
General Felice Ippolito were
involved. In the early 1960s,
nuclear power’s lack of
economic value in cost terms
was a given, and nobody
could envisage when that situation might change.
In consequence, it was ventured that electronuclear generation trials should be run on an
industrial scale, but that it was not worthwhile to
take on huge investment commitments to build
new plants. On the contrary, Ippolito believed
that a wide-scale, long-term commitment to
nuclear would make nuclear power more
economical than traditional thermoelectric power
more rapidly, and therefore considered it wrong
to proceed with too much caution. Less than a
year after nationalization, Ippolito became
embroiled in legal proceedings that forced him to
step down from the CNEN and Enel’s Board. His
exit was a big blow to supporters of rapid nuclear
development.
Meanwhile, the power stations that had been
under construction when Enel was being set up
went into operation. The first
nuclear power station to
become operational was the
Eni-sponsored powerplant built
Veduta della sala di carico e scarico
del combustibile nella centrale
della SIMEA a Latina, 1963.
View of the fuel loading and unloading
room at the SIMEA power plant
in Latina, 1963.
171
Cinquant’anni di Enel
Fifty Years of Enel
Copertina di “Illustrazione Enel”
dedicata alla centrale del Garigliano,
febbraio 1966.
172
voluta dall’Eni e realizzata
dalla Simea, la cui
costruzione era iniziata nel
novembre 1958. Il reattore
raggiunge la criticità, la prima
reazione a catena in grado di
autosostenersi, il 27 dicembre
1962. Nel maggio 1963 la
centrale effettua il “primo
parallelo” con la rete
elettrica, cioè viene posta in
condizione di immettervi
l’energia prodotta. Nel
giugno 1963 raggiunge la
criticità la centrale costruita
dalla Senn (gruppo Iri) alla foce del Garigliano,
che inizia la produzione commerciale nel maggio
1964. Per facilitare questo passaggio è stato
frattanto costruito un elettrodotto Roma-LatinaGarigliano-Napoli, realizzato da una società
paritetica Eni-Iri: esso costituirà in seguito uno dei
passaggi cruciali nel collegamento elettrico fra
Centro e Sud Italia. Ultima a entrare in funzione è
la centrale Selni di Trino Vercellese, che raggiunge
la criticità nel giugno 1964 e inizia la produzione
commerciale nel dicembre 1965. Il 1965 è
l’ultimo anno di prevalenza idroelettrica: dal 1966
la maggior quota di elettricità prodotta in Italia
sarà termoelettrica.
Sboom! Dall’austerità
al consumo responsabile
Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei
Settanta, la società italiana, che più di altri Paesi
europei ha liberato energia per più di un
decennio, prosperando nei consumi, nell’impegno
produttivo e nella trasformazione tecnologica della
Cover of “Illustrazione Enel”
on the Garigliano power station,
February 1966.
by Simea, on which
construction had begun in
November 1958. The reactor
reached criticality, the first selfsustaining chain reaction, on
27 December 1962. In May
1963, the power station was
“parallel connected” to the
electricity grid and could
upload its energy. In June 1963, the power station
built by IRI Group company Senn at the mouth of
the Garigliano reached criticality. Commercial
generation started in May 1964. In the meantime,
to help transmission the Rome-Latina-GariglianoNaples power line was built by a joint Eni-Iri
company. This link would later become a key
transit point for electricity links between central
and southern Italy. The Selni power station at Trino
Vercellese was the last to go into operation: it
reached criticality in June 1964 and initiated
commercial output in December 1965. Nineteen
sixty-five was the last year that hydroelectric
generation predominated in Italy: from 1966
onwards, thermoelectric accounted for the
majority of electricity generated.
After the Boom... From Austerity
to Responsible Consumption
In the late ’60s and early ’70s Italy slumped into
economic crisis after a decade during which,
more than any other European nation, it had
produzione e degli stili di vita, entra in crisi. Non è
questa, ovviamente, la sede per affrontarne le
ragioni. Ma si deve rilevare che le contestazioni
culturali e sociali pongono il problema della
chiusura di una fase di sviluppo prorompente ma
disordinato, e dell’ingresso in una fase di
razionalizzazione e riequilibrio. Lo choc petrolifero
che investe tutto l’Occidente costringe le società
industriali a riflettere sul significato e gli scopi
dello sviluppo economico. Questa riflessione, se
da un lato può essere un’occasione per rivedere
l’indirizzo politico dei processi di trasformazione
sociale in corso, dall’altro può offrire la tentazione
di frenare bruscamente alcune dinamiche sociali. È
quanto avviene anche in Italia.
Proprio nello stesso periodo, l’Enel intensifica i
contatti e la cooperazione con diversi organismi di
ricerca nazionali e internazionali e con aziende ed
enti elettrici stranieri; tra questi: la Conferenza
internazionale delle grandi reti elettriche (Cigre),
l’Unione internazionale dei produttori e distributori
di energia elettrica (Unipede), l’Électricité de France
(Edf), la Central Electricity Generating Board (Cegb)
e la Verband Deutscher Elektrizitätswerke. Nel
1968, inoltre, le collaborazioni internazionali
dell’Enel aumentano, includendo, oltre agli enti già
citati, anche la European Nuclear Energy Agency,
l’Aiea, l’Usaec, l’Aecl e il Cea.
L’Italia è insomma in prima
linea nelle più importanti
cooperazioni energetiche del
periodo. Le principali
collaborazioni tecnologiche
riguardano soprattutto il
settore geotermico, con la
conferenza internazionale di
Pisa del 1970, e quello
nucleare, con l’adesione
all’iniziativa Unipede per lo
sviluppo di un reattore veloce
been a powerhouse of booming consumption,
manufacturing output and technological
transformation in industry and lifestyle. It goes
without saying that this is not the place to
examine the underlying reasons for this crisis.
Cultural and social protest put issues associated
with the end of booming if haphazard
development on the agenda, and heralded the
start of a phase of rationalization and
rebalancing. The oil crisis that ripped through the
West forced industrial societies to reconsider the
meaning and purpose of economic growth.
Although this moment offered an opportunity to
review the political orientation of the processes of
social transformation underway, it was also a
temptation to curtail certain social dynamics in
Italy as elsewhere.
At this time, Enel stepped up its contacts and
working relations with many Italian and
international bodies and foreign electricity
companies and boards, notably the International
Council on Large Electric Systems (CIGRE), the
International Union of Electrical Energy Generators
and Distributors (UNIPEDE), Électricité de France
(EDF), the Central Electricity Generating Board
(CEGB) and the Verband Deutscher
Elektrizitätswerke. In 1968, Enel further boosted
its international links by
becoming involved with the
European Nuclear Energy
Agency, the AIEA, USAEC,
AECL and CEA. Italy was in
the forefront of major energyrelated cooperation projects
Programma della Conferenza internazionale
di Pisa sullo sviluppo e l’utilizzo
delle risorse geotermiche, Pisa 1970.
Programme for the International Conference
in Pisa on the development and exploitation
of geothermal resources, Pisa 1970.
173
Cinquant’anni di Enel
Fifty Years of Enel
174
europeo, che porterà alla realizzazione del
Superphénix francese, in trilaterale con Italia e
Germania.
L’opportunità per l’Italia è davvero importante.
L’iniziativa dell’Unipede si propone la
costruzione e la gestione di una centrale
prototipo di grande potenza, equipaggiata con
un reattore autofertilizzante raffreddato a sodio.
L’idea di un programma europeo per la
realizzazione di questi impianti nucleari viene
presentata per la prima volta proprio dal
direttore generale dell’Enel, Angelini, il 19
settembre 1968, nell’ambito del Comitato
scientifico e tecnico dell’Euratom. Durante il
1970 si prendono dunque contatti con i tre
maggiori produttori di energia elettrica della
Comunità, Electricité de France (Edf), Enel e la
tedesca Rheinisch-Westfälisches Elektrizitätswerk
(Rwe); accertata l’esistenza dei presupposti per
un accordo, viene quindi redatta una
dichiarazione di intenti. L’opportunità per l’Italia
è davvero importante, e nel giugno 1971,
superando alcune resistenze, il Cipe approva in
linea di massima la partecipazione dell’Enel. Per
permettere la partecipazione attiva dell’ente
italiano viene rimosso, nel dicembre 1973, il
during this period. Technological cooperation
focused particularly on the geothermal sector,
following the 1970 international conference at
Pisa. Nuclear power was involved too: Enel joined
the UNIPEDE initiative to develop a European fastbreeder reactor, which would lead to France’s
Superphénix as part of a tri-lateral arrangement
with Italy and Germany.
Major opportunities were opening up for Italy.
The UNIPEDE initiative was set up to build and
run a prototype high-power station equipped
with a sodium-cooled breeder reactor. The idea of
a European programme to build nuclear plants of
this type had first been suggested by Enel’s
General Manager Arnaldo Maria Angelini on 19
September 1968 at a EURATOM Scientific and
Technical Committee meeting. Contacts began in
1970 between the Community’s three largest
electricity generators: Electricité de France (EDF),
Enel, and the Rheinisch-Westfälisches
Elektrizitätswerk (RWE) of Germany. A declaration
of intent was drafted after it was found that
grounds existed to be hopeful for a final
agreement. Italy was enthusiastic. In June 1971,
after overcoming opposition, CIPE issued
preliminary approval for Enel to take part. For the
Italian company to play an
active role, in December 1973
an amendment was passed to
Articolo tratto da “Illustrazione Enel”
sulla collaborazione tra Enel e EdF
e RWE, 1975. A sinistra, promemoria
sul “Contributo Euratom ai sensi
del Contratto di Partecipazione
stipulato il 20 dicembre 1961”,
dicembre 1965.
Article from “Illustrazione Enel”
on the partnership between Enel, EdF
and RWE, 1975. Left, a memo about
“Euratom’s contribution pursuant
to the Participation Agreement drawn
up on 20 December 1961”,
December 1965.
divieto posto dalla legge istitutiva del 1962
all’ente di assumere partecipazioni societarie.
La collaborazione tra Enel, Edf e Rwe per
l’impostazione e la progettazione della centrale di
Creys-Malville inizia fin da subito e,
parallelamente, dà il via alla sottoscrizione di
accordi tecnici tra diverse industrie e enti di
ricerca dei paesi interessati. Per quanto concerne
l’Italia, le cooperazioni più importanti riguardano
la Nira (Nucleare italiana reattori avanzati) e
alcune industrie costruttrici francesi e,
soprattutto, il Commissariat à l’Energie Atomique,
creatore dello stesso prototipo Phénix. Anche se
con modalità e forme diverse, questa
partecipazione dell’ente elettrico italiano
all’internazionalizzazione che interessa le imprese
del settore energetico dei principali paesi
industrializzati, si consolida negli anni successivi.
Si creano così le premesse per assicurare
all’industria italiana una partecipazione attiva e
significativa in un settore tecnologicamente molto
avanzato, caratterizzato da prospettive
commerciali di estremo interesse.
Un altro aspetto rilevante dell’attività dell’Enel è
la creazione di una vera rete elettrica nazionale.
Le reti delle aziende elettriche prima della
nazionalizzazione traevano la loro origine storica
da una situazione in cui l’interconnessione, e per
di più un’interconnessione a misura di penisola,
era assolutamente inimmaginabile: il risultato è
l’iniziale giustapposizione fra le reti dei primi
piccoli operatori, a cui si sovrappone in seguito la
possibilità tecnica e la convenienza economica di
un trasporto dell’energia e di una distribuzione
all’utente finale soltanto nelle aree più ricche del
Paese. Due guerre, con le loro esigenze di
coordinamento e continuità della produzione,
avevano spinto le autorità governative a fare ciò
che in tempo di pace non sarebbe stato
the 1962 law that brought Enel into existence in
order to remove a prohibition against the
company holding equity stakes.
Enel, EDF and RWE immediately began working
together to specify and design the Creys-Malville
power station. At the same time, the three
companies and research bodies in the countries
signed a series of technical agreements. For Italy,
the most significant cooperation projects were
between NIRA (Nucleare Italiana Reattori
Avanzati) and a number of French construction
companies and, above all, the Commissariat à
l’Energie Atomique, which was responsible for
building the Phénix prototype. The Italian
electricity company’s participation in energy
industry internationalization occurring in major
industrialized nations continued to consolidate
over the next few years. The conditions were in
place for Italian industry to play an active and
significant role in a highly advanced technological
field; one that promised enormously attractive
commercial prospects.
Enel had already achieved its goal of building a
true national grid. The pre-nationalization
electricity company networks had historically
evolved from a situation in which
interconnection – not to mention nationwide
interconnection – had been a mere pipe dream.
The networks built by the first small electricity
companies were a true patchwork as a result of
their varying technical specifications and
economic factors; they carried and distributed
energy to final users only in the country’s
wealthiest areas. The two world wars
highlighted the need to coordinate generation
and ensure continuity. In times of war,
government authorities achieved what would
not have been politically possible in peaceful
times: they issued rules for interconnection
175
Cinquant’anni di Enel
Fifty Years of Enel
Articolo tratto da “Notiziario
per il personale SME”, gennaio 1956.
176
politicamente possibile:
dettare delle regole per
l’interconnessione fra società
diverse e talora concorrenti,
per spostare l’energia
abbondante in una zona
industriale verso una zona
contigua che ne era
momentaneamente carente.
Come risultato delle
esperienze legate a queste
contingenze particolari,
comunque, alla vigilia della
nazionalizzazione l’Italia è
percorsa da una lunga dorsale a 220 kV, che dalle
regioni settentrionali arriva alla Sicilia: la Sme,
infatti, a metà degli anni Cinquanta, costruisce un
elettrodotto che attraversa lo Stretto di Messina.
La fotografia della situazione delle linee al
momento della nazionalizzazione è di
fondamentale importanza per apprezzare il ruolo
dell’Enel nella creazione e conformazione di
un’unica rete nazionale. La dorsale a 220 kV, ad
esempio, serve soprattutto le zone tirreniche,
lasciando scoperto il versante adriatico. Inoltre, la
tensione che si sta affermando, in linea con
l’esigenza di una maggiore taglia delle centrali, è
quella a 380 kV: ma al momento della
nazionalizzazione le linee a 380 kV si estendono
per soli centosessantanove chilometri, laddove le
linee a 220 kV ne coprono più di diecimila. La rete
è per Enel una priorità assoluta: nel biennio 19631964 la quota di investimenti ad essa destinati
tocca addirittura il 14%. L’opzione strategica è la
costruzione di linee a 380 kV per le funzioni di
trasporto dell’energia, lasciando alle linee a 220
kV o minori la distribuzione, cioè il collegamento
tra i nodi che ricevono la corrente ad alta tensione
e i nodi che la smistano agli impianti intermedi e
infine alle utenze. La rete, finalmente nazionale,
Article excerpted from “Notiziario
per il personale SME”, January 1956.
between different and
sometimes competing
companies to make it possible
to move plentiful power from
one industrial zone to an
adjacent zone suffering a
temporary power shortage. As
a result of these contingent experiments, on the
eve of nationalization Italy had a long 220 kV
backbone running from its northern regions
all the way down to Sicily – the SME built a
power line across the Straits of Messina
in the mid-’50s.
This snapshot of the power line situation when
nationalization occurred is important if we are
to understand Enel’s role in creating and
structuring Italy’s single national grid. The 220
kV backbone predominantly served the
Tyrrhenian side of the country, leaving the
Adriatic side exposed. Moreover, in order to
cater to larger-sized power stations, demand
was increasing for 380 kV lines. However, at the
time of nationalization Italy had just 169 km of
380 kV power lines, compared with over ten
thousand km of 220 kV lines. For Enel, the grid
was an absolute priority: over the two-year
period 1963-1964, the company spent fully
14% of all of its investment on the grid. The
strategic option chosen by the company was to
build 380 kV lines for energy transportation,
and retain 220 kV or lower voltage lines for
distribution, that is to say, connections between
nodes that received high-voltage electricity
può assumere una configurazione diversa dalla
risultante delle interconnessioni fra reti regionali.
Fino all’inizio dagli anni Settanta, lo sviluppo del
sistema elettrico italiano è in linea col programma
del 1964. Le crisi petrolifere della prima metà
degli anni Settanta e il raggiungimento della
competitività economica dell’energia nucleare (in
anticipo rispetto alle previsioni) spingono però
l’Enel ad avviare, già nel 1968, la
programmazione dei nuovi impianti nucleari, dei
quali verrà realizzato soltanto quello di Caorso. In
seguito, la mancata attuazione di quei programmi
porterà a una dipendenza accentuata del sistema
elettrico italiano dai combustibili fossili, non
essendone stata possibile la sostituzione nucleare
nel medio-lungo periodo. Con la crisi petrolifera
del 1973 e con le difficoltà di
approvvigionamento determinatesi negli anni
successivi anche a seguito della quantità
crescente di olio combustibile da importare per
garantire il funzionamento delle centrali,
l’attenzione dell’opinione pubblica si sposta
gradualmente verso altre fonti di energia. Alle
considerazioni economiche inizialmente prevalenti
nel dibattito pubblico si aggiungono in seguito le
motivazioni ambientali, che si
sovrappongono alla nascita dei
movimenti antinucleari, sorti in Italia
con un certo ritardo rispetto a quelli
di altri paesi.
Il dibattito italiano si concentra
dapprima sul risparmio energetico e
sull’idea di fonti “alternative”, intese
in genere nella comunicazione
pubblica come alternative al
Pubblicazione sulla centrale
elettronucleare di Caorso.
Brochure for the Caorso
electronuclear plant.
current and nodes that routed it to intermediate
installations and, ultimately, to users. A
nationwide grid could be reconfigured; an
ensemble of interconnecting regional networks
could not.
Until the early ’70s, Italian electricity system
development kept to schedule. The oil crisis in the
early ’70s and nuclear energy becoming
economically viable earlier than expected
prompted Enel to start planning additional nuclear
power stations as early as 1968, although the only
one actually to be built was at Caorso. Failure to
implement those plans would lead to Italy’s
electricity system becoming highly dependent on
fossil fuels, given that no medium- or long-term
nuclear substitution was possible. The 1973 oil
crisis and subsequent provisioning difficulties,
partly as a result of the increasing amount of fuel
oil Italy had to import to keep the lights on,
helped to shift public opinion gradually towards
other sources of energy. The economic motives
that initially prevailed in the public debate were
supplanted in later years by environmental
motives as antinuclear movements appeared in
Italy (somewhat later than in other countries).
177
Cinquant’anni di Enel
Fifty Years of Enel
Pubblicazione di Enel sulle energie alternative,
1983. Sopra, articolo dedicato al risparmio
energetico, da “Illustrazione Enel”
gennaio-febbraio 1977.
Enel brochure on alternative sources of power,
1983. Above, an article on electricity-saving,
from “Illustrazione Enel”, January/February 1977.
178
termoelettrico tradizionale e al nucleare; in
seguito, con l’attenzione crescente per il problema
delle emissioni, collegato ai temi del clima e
dell’effetto serra, al concetto di fonti “alternative”
si sostituisce quello di fonti “rinnovabili”. L’Enel
partecipa attivamente, in proprio e in
collaborazione con istituzioni e aziende italiane e
internazionali, alla ricerca sull’eolico e sull’energia
solare e successivamente al loro sviluppo
industriale. Attenderà a lungo però prima di
indicare nei suoi programmi un contributo di
queste fonti alla copertura del fabbisogno elettrico
italiano. Si tratta probabilmente di una scelta
dettata dal realismo e dal desiderio di non
alimentare attese miracolistiche. Oggi però la
situazione è diversa, e le fonti rinnovabili
continuano a crescere, promettendo per di più di
essere un ottimo affare. Come già in passato, su
questo sviluppo hanno influito soprattutto
elementi economici; va detto però che un ruolo
positivo è stato giocato anche dalla crescente
consapevolezza non solo del costo politico e
sociale della variabile “energia” nello sviluppo
dell’Italia, ma anche dei costi ambientali che la
questione “clima ed emissioni” comporta, e che
sono oggetto di attenzione costante da parte
dell’opinione pubblica.
Debate in Italy initially focused on energy saving
and the prospect of “alternative” sources of
energy, perceived in the media as alternative to
traditional and nuclear thermoelectric power.
Later, as attention increasingly shifted to the
issue of emissions associated with climate
change and the greenhouse effect, the concept
of “alternative” sources gave way to
“renewables”. In-company and in partnership
with Italian and international institutions and
other companies, Enel undertook research into
wind and solar power, and subsequently into
their industrial development. It would, however,
be a long time until the company’s plans
featured these sources as a tangible means of
catering to Italy’s electricity requirement. The
company’s approach was in all likelihood
dictated by realism and a desire not to feed
utopian expectations. Things are different today:
renewables continue to grow, and they promise
to be excellent business. As in the past,
economics remain the main driver of
development. However, it should be noted that
an increasing awareness not just of the political
and social cost of energy for Italy’s advancement,
but the environmental cost of climate- and
omissions-related issues, has also played a
Nel corso degli anni Settanta la programmazione
elettrica dell’Enel si identifica ormai con la politica
energetica nazionale. La crescita del fabbisogno
elettrico mette il Paese in una posizione molto
esposta sul piano internazionale: se i pochi milioni
di tonnellate di olio combustibile richiesti
annualmente per la generazione elettrica a metà
degli anni Sessanta potevano agevolmente essere
acquistati sul mercato internazionale a prezzi
estremamente favorevoli, ben più difficile appare
l’approvvigionamento dei 20 milioni di tonnellate
all’anno necessari verso la metà degli anni
Settanta, quando la dipendenza dei consumi
elettrici italiani dagli idrocarburi importati supera
il livello del 60%. Solo il rallentamento
dell’economia legato alla crisi energetica rallenta
il ritmo di crescita del fabbisogno elettrico,
stabilizzando le dimensioni del problema.
Mentre si continua a rilanciare, spostandone i
tempi in avanti, l’impegno nucleare, è necessario
fare qualcosa di concreto. La situazione si trascina
nel corso degli anni Ottanta, anche per la crisi
finanziaria che tormenta l’ente elettrico per tutto il
decennio, aggravata poi dal referendum che nel
1987 – dopo l’incidente di Chernobyl – blocca
definitivamente lo sviluppo del nucleare. Nel
giugno 1988 viene così varato un “programma di
emergenza” basato su impianti a turbogas e
impianti di nuova concezione “a ciclo combinato”.
In estrema sintesi, la strategia “post-nucleare” ha
come obiettivo la costruzione o la riconversione di
centrali termoelettriche convenzionali secondo il
nuovo paradigma, incrementandone inoltre, con
l’adozione delle nuove tecnologie disponibili, il
rendimento. Questa scelta sarà riconfermata
dall’Enel nei programmi del 1990, che prevedono
anche un’intensificazione della costruzione di
impianti a ciclo combinato, ed è alla base delle
strategie seguite nell’ultimo ventennio, dopo la
trasformazione in società per azioni nel 1992.
positive role, as public opinion has become more
and more attentive to such issues.
In the ’70s, Enel’s electricity planning was
synonymous with national energy policy.
Growing demand for electricity left the
country highly-exposed internationally. In the
mid-’60s, it was easy to purchase the few
million tonnes of fuel oil needed annually for
electricity generation on the international
market at extremely attractive prices; it was
far harder in the mid-’70s to provision the 20
million tons per year needed – Italian
reliance on imported hydrocarbons for
electricity consumption exceeded 60%. Only
the economic slowdown provoked by the
energy crisis slowed the pace of growth in
electricity demand, stabilizing the size of the
problem.
Nevertheless, something tangible had to be
done rather than merely shifting nuclear
commitments forward in time. The situation
dragged on during the 1980s, partly because of
the financial crisis that sorely affected the
electricity company throughout the decade,
partly aggravated by the 1987 post-Chernobyl
referendum that definitively put a stop to
nuclear development in Italy. In June 1988, an
“emergency programme” was adopted, based
on turbogas plants and newly-designed
“combined cycle” plants. Italy’s “post-nuclear”
strategy essentially focused on the construction
or reconversion of conventional electric power
stations to the new paradigms, using newlyavailable technologies to raise yields. Enel
confirmed this approach in 1990 through a plan
that intensified construction of combined cycle
plants. This approach has continued to
underpin the strategies pursued over the last
twenty years, since the company became a joint
stock corporation in 1992.
179
Cinquant’anni di Enel
Fifty Years of Enel
Generatore di tensione a 400 kV
dell’acceleratore “Cockcroft-Walton”
nel laboratorio del CISE
a Milano, 1953. A destra, veduta
del laboratorio elettronico, 1952.
180
L’Enel e la ricerca industriale
Enel and Industrial Research
Non meno significativa è l’attività di innovazione
e ricerca. Le sfide del secondo dopoguerra
avevano stimolato la ricerca industriale italiana,
anche nel settore elettrico. Se ne occupavano non
solo i laboratori interni delle maggiori aziende del
settore elettrocommerciale ed elettrotecnico, ma
anche alcuni consorzi tra le società del settore,
costituiti con la forma delle società per azioni.
Questa dei consorzi, che sfociano poi nella
costituzione di vere e proprie società di ricerca, è
un’esperienza molto importante, abbastanza
insolita per l’Italia. Il più antico è il Cise (Centro
Informazioni, Studi, Esperienze), fondato nel
1946 per seguire lo sviluppo dell’energia
nucleare. L’iniziativa parte da tre giovani, due
fisici nucleari (Carlo Salvetti e Giorgio Salvini) e un
ingegnere appena assunto dalla Edison (Mario
Silvestri), che convincono un loro professore
(Giuseppe Bolla) e uno dei due amministratori
delegati della Edison
(Vittorio De Biasi, l’altro
era Giorgio Valerio). Il
Cise svolge un ruolo di
primo piano nella nascita
del nucleare civile
italiano, le cui vicende
condizioneranno
fortemente lo sviluppo
del comparto elettrico
prima e dopo la
nazionalizzazione. Sarà
Italian innovation and research has continued to
be significant. The challenges facing the country
after the Second World War stimulated Italian
industrial research across the board, including in
the electricity industry. Research was pursued not
just by in-house laboratories at leading consumer
appliance and electrotechnical companies, but at
a number of consortia uniting industry companies
in joint stock-organized ventures. The consortia
approach, which led to the establishment of
many pure research companies, was both very
important to and rather unusual for Italy. The first
of these consortia, CISE (Centro Informazioni,
Studi, Esperienze), was initially founded in 1946
to promote nuclear energy development. The
venture was the brainchild of three young
researchers: two nuclear physicists (Carlo Salvetti
and Giorgio Salvini) and a newly-hired engineer
at Edison (Mario Silvestri). The three of them
persuaded one of their
professors (Giuseppe
Bolla) and one of the
two Managing Directors
at Edison (Vittorio De
Biasi, the other being
Giorgio Valerio) to back
them. CISE played a
leading role in the birth
of Italy’s civil nuclear
industry, the
development of which
had a very strong impact
on the country’s
electricity industry before
and after nationalization.
It would be CISE, in the
1980s, under the
Libro verbali delle assemblee, atto
costitutivo del Centro
Informazioni Studi
ed Esperienze, 19 novembre 1946.
Minutes from general meetings
and the charter for the Centro
Informazioni Studi ed Esperienze,
19 November 1946.
400 kV voltage generator, part
of the “Cockcroft-Walton”
accelerator at the CISE labs,
Milan, 1953. Right, view
of the electronics lab, 1952.
proprio il Cise, fra l’altro, a
realizzare negli anni Ottanta
sotto la guida di Mario
Silvestri un prototipo di
reattore italiano, che non
potrà entrare in attività a
causa del referendum del
1987: il Cirene (Cise Reattore a Nebbia).
Alla fine degli anni Quaranta era nato anche
l’Istituto Sperimentale Modelli e Strutture (Ismes),
che si occupava dei problemi posti dalla
progettazione delle dighe, e della loro
realizzazione in sicurezza. In queste strutture,
sempre più costose e complesse per la necessità
di operare su bacini idroelettrici che presentano
difficoltà crescenti, la qualità dei materiali
utilizzati e la capacità di tenuta dei manufatti
acquistano un’importanza cruciale. La spinta
iniziale viene nel 1947 da Arturo Danusso del
Politecnico di Milano e dal suo assistente Guido
Oberti: in questo caso i fondatori sono la Sade, la
Torno e la Italcementi; quando l’Ismes si
costituisce in Spa nel 1951 vi aderiscono
comunque tutte le maggiori società elettriche e le
maggiori imprese di costruzione dell’Italia
settentrionale. I lavori dell’Ismes non si limitano al
settore elettrico: fra i suoi contributi più
importanti vi è quello per le strutture del
grattacielo Pirelli a Milano.
Agli inizi del 1950, infine, si evidenzia la necessità
di dare un deciso impulso al rinnovamento e
all’ampliamento della rete elettrica: è necessario
svolgere un’attività di ricerca che le aziende
elettriche ed elettromeccaniche coinvolte
stewardship of Mario Silvestri,
that built CIRENE (CISE
Reattore a Nebbia), a
prototype Italian reactor that
would have gone into service
if it hadn’t been for the 1987
referendum against nuclear power.
In the late 1940s, the Istituto Sperimentale
Modelli e Strutture (ISMES) began looking into
issues surrounding dam design and safety
implementation. These increasingly expensive and
complex structures were being built in ever-more
challenging hydroelectric areas, where the use of
high quality materials and item resilience was
vital. Arturo Danusso of the Politecnico di Milano
and his assistant Guido Oberti were the driving
force behind setting up the organization in 1947.
ISMES was set up by founder members the SADE,
Torno and Italcementi companies. When ISMES
converted into a limited company in 1951, all of
the largest electricity companies and construction
companies in Northern Italy joined. ISMES also
operated outside the electricity industry, and
made a major contribution to the structure for
the Pirelli skyscraper in Milan.
In the early 1950s, Italy had to significantly speed
up the renewal and extension of its national
electricity grid, which required joint research by
the country’s electricity and electromechanical
companies. Ercole Bottani of the Milan
Polytechnic and Leonardo Maggi of Edison set up
a consortium laboratory that in 1956 converted
into a joint stock company, at which point it was
181
Cinquant’anni di Enel
Fifty Years of Enel
Entrata in servizio del collegamento
delle rete elettrica della Sicilia
con quella continentale, 1956.
The connection between Sicily’s
electricity grid and the mainland
goes into service, 1956.
182
decidono di condividere. Per iniziativa di Ercole
Bottani del Politecnico di Milano, e di Leonardo
Maggi della Edison, si riuniranno per dare vita a
un laboratorio consortile, che nel 1956 si
costituirà in società per azioni, col nome di
Centro Elettrotecnico Sperimentale Italiano (Cesi).
Accanto alla Edison, stavolta, vi sono la Sae e la
Pirelli Cavi. Tra le realizzazioni più significative
progettate con l’ausilio dei laboratori del Cesi vi
sono, prima della nazionalizzazione,
l’attraversamento dello Stretto di Messina e lo
sviluppo del primo sistema di trasmissione a 380
kV in Italia.
La nazionalizzazione elettrica porta diversi
cambiamenti in questo panorama. Nel paniere
delle ex società elettrocommerciali, infatti, Enel
trova anche le società di ricerca, e dopo qualche
perplessità iniziale è autorizzata all’acquisizione
del loro controllo. Le relative partecipazioni
azionarie si trovano fra le “pertinenze elettriche”
delle imprese nazionalizzate, e a causa del divieto
di partecipare in società terze è necessaria
un’apposita leggina per permettere ai tre centri di
mantenere la forma di società per azioni. L’Enel
dà vita inoltre a un’organizzazione di ricerca
interna, costituendo la Direzione Centrale Studi e
Ricerche (Dsr): vi confluirono vari centri di ricerca
renamed the Centro
Elettrotecnico Sperimentale
Italiano (CESI). The Edison
company joined, as did SAE
and Pirelli Cavi. Prior to
nationalization, the CESI
laboratories were involved
in laying a power line
across the Messina Straits
and developing Italy’s first 380 kV transmission
system.
Electricity industry nationalization led to a
number of changes in the research world. As well
as taking over the operations of formerly private
commercial electricity companies, Enel took over
these research companies (though only after
official authorization was received). Shareholdings
in these companies were among the “electricity
assets” of the companies that underwent
nationalization, but because Enel was prohibited
from holding equity in external companies,
Parliament had to pass an ad hoc law to allow
the three research centres to continue operating
as joint stock companies. Enel also set up its own
in-house research body, the Direzione Centrale
Studi e Ricerche (DSR), to take over operations
from various research facilities “recruited” from
the previous companies or set up ex novo. The
organization was immediately bolstered by
recruiting skilled young employees. In 1986, Enel
set up Conphoebus – a research institute for
renewables and energy saving – in Catania, a city
with a long-standing electronic technology and
biotechnology research pedigree. This research
company joined forces with two previous
organizations: Phoebus, created in 1978, and a
“reclutati” dalle preesistenti società o istituiti ex
novo, subito irrobustiti col reclutamento di
personale giovane e qualificato. Nel 1986, poi,
l’Enel costituisce a Catania, un’area dove esiste
un importante insediamento di ricerca sulle
tecnologie elettroniche e sulle tecnologie per
l’energia, la Conphoebus – Istituto di ricerche per
le energie rinnovabili e il risparmio energetico. La
società è il risultato della fusione fra due
precedenti realtà: la Phoebus, creata nel 1978, ed
un’omonima Conphoebus nata nel 1980. Vi
intervengono altre due società di ricerca Enel, il
Cesi e il Cise. Compito della Conphoebus è
l’esecuzione di ricerche e prove tecniche nel
campo delle fonti rinnovabili, in particolare per la
caratterizzazione dei componenti dei sistemi per
l’energia solare, sia termici sia fotovoltaici. La
società opera anche nel settore del risparmio
energetico e della progettazione bioclimatica.
Dopo la trasformazione di Enel in società per
azioni e i successivi provvedimenti di revisione
della struttura aziendale, anche l’organizzazione
delle attività di ricerca e sviluppo si evolve. Dal
1995, infatti, tutte le attività di ricerca iniziano a
operare in regime di budget, attraverso una
valutazione dei progetti e delle ricerche in termini
di rapporto costi/benefici. L’attenzione si focalizza
poi anche sulla possibilità di ottenere
finanziamenti e cofinanziamenti internazionali, in
particolare nell’ambito
dell’Unione europea, e di
stipulare accordi di ricerca con
altre imprese europee. Già nel
primo periodo è possibile
ottenere cospicui
cofinanziamenti e investimenti
condivisi, per quote
complessive dell’80% circa del
costo dei progetti (5 milioni di
Ecu – l’unità di conto europea
previous incarnation of Conphoebus, which had
been founded in 1980. Two other Enel research
companies, CESI and CISE, also participated in the
project. Conphoebus’s brief was researching and
field testing renewables, particularly the
behaviour of components for solar (thermal and
photovoltaic) systems. The company also
operated in the energy savings and bioclimatic
design sectors.
After Enel converted into a joint stock company
and restructured, its research and development
activities evolved once again. Starting in 1995, all
research operations were required to work to
budget after a cost/benefit analysis of projects
and research. The company shifted its focus to
international financing and co-financing,
particularly under a European Union framework,
and entered into research agreements with other
European enterprises. Right from the start, the
company landed major cofinancing and shared
investments, amounting to some 80% of project
costs (5 million ECUs – the pre-Euro European
currency – was all Enel had to provide out of an
overall 27 million investment). Enel’s research
goals were not affected in the least. The
company continued to focus research on
technological innovation for plants, especially for
renewables, enhancing efficiency and reliability,
protecting the environment and local areas while
at the same time enhancing
quality of service and
rational energy use.
In 1997-1998, as the
company was about to
become a multi-utility after
electricity industry
liberalization, Enel chose
Pubblicazione dedicata
all’attraversamento
dello Stretto di Messina.
Publication about crossing
the Messina Straits.
183
Cinquant’anni di Enel
Fifty Years of Enel
Prove eseguite nel laboratorio
alte tensioni del CESI
su un isolatore da 500 kW, 1967.
184
pre-Euro – a carico di Enel su
27 milioni di investimento).
Peraltro, le linee di ricerca non
cambiano, essendo stabilmente
al centro della ricerca i temi
dell’innovazione tecnologica
degli impianti e delle fonti
rinnovabili, per migliorarne
efficienza e affidabilità, la
salvaguardia dell’ambiente e del
territorio, la qualità del servizio
e l’uso razionale dell’energia.
Nel 1997-1998, in vista della trasformazione in
multi-utility seguita all’avvio della liberalizzazione
elettrica, Enel decide di affidare all’Ismes, in
ragione delle sue competenze tecniche nel
settore, la gestione del nuovo polo idrico.
Vengono conferite le competenze in materia di
ricerca idraulica prima facenti capo alla ricerca
interna all’Enel, e quelle di ingegneria. Queste
competenze avrebbero dovuto facilitare l’ingresso
della società nel business dell’acqua, in una fase
successiva, con competenze operative. Questo
sviluppo tuttavia non si è mai verificato, avendo
Enel successivamente costituito Enel.Hydro come
società operativa, mentre Ismes sarà acquisito dal
Cesi. Nello stesso periodo viene riesaminata la
situazione del Cise: le attività delle due
controllate presentano infatti problemi di
sovrapposizione, e si decide di integrare i due
organismi attraverso un’operazione di fusione,
attuata nel maggio-giugno 1998.
Rimangono attivi nel settore ricerca e sviluppo il
Cesi, per le ricerche in campo elettrotecnicocomponentistico, e la Conphoebus, per il settore
delle fonti rinnovabili, mentre le linee di ricerca
nei settori più legati alla produzione, trasmissione
e distribuzione, vengono conferite alle rispettive
aree di attività, con un processo di
internalizzazione. Il Cesi, inoltre, nonostante un
Tests carried out at the CESI
high-voltage labs
on a 500 kW insulator, 1967.
ISMES to manage its new
hydro centre because of its
technical expertise in the
sector. ISMES took over hydro
research previously undertaken
by Enel’s in-house research
unit and engineering structure. The company
wanted these competencies to facilitate the
company’s entrance into the hydro industry at a
later date and roll out its own operational
competencies. However, the plan never came to
fruition. Enel subsequently established Enel.Hydro
as its operational hydro arm, and ISMES was
taken over by CESI. CISE also underwent review
around this time. Operations carried out by the
two subsidiaries suffered from a degree of
overlap, and in May/June 1998 a decision was
taken to merge the two organizations.
CESI continued to undertake research and
development in the electrotechnical and
componentry field; Conphoebus worked in the
renewables sector. Generation, transmission and
distribution-related research was transferred to
the company’s corresponding internal units.
Despite significant cost improvements, by 1997
CESI had racked up a significant deficit. Following
the spin-off of going concerns in 2000 to comply
with the Bersani Decree, in 2000 CESI took over
“systems research” for the entire Italian electrical
system, funded by the Ministry of Industry
through an ad hoc surcharge on bills. CESI went
on to acquire ISMES, through which it undertakes
major plant engineering activities, along with
German research companies IPH of Berlin and
significativo miglioramento dei costi, contabilizza
già dal 1997 un rilevante passivo economico. Nel
2000, sempre in seguito allo scorporo delle
attività previsto dal decreto Bersani, al Cesi viene
conferita l’attività di “ricerca di sistema” per
l’intero sistema elettrico italiano, finanziata dal
Ministero dell’industria su un fondo alimentato da
un’apposita componente tariffaria.
Successivamente il Cesi acquisisce l’Ismes,
attraverso il quale opera nelle linee di attività
legate all’ingegneria dei grandi impianti, e le
società di ricerca tedesche IPH di Berlino e FGH di
Mannheim. Attualmente, il Cesi è rimasto una
società collegata ad Enel, che ha conservato una
quota di partecipazione del 41%, trasformandosi
in una società di ricerca e consulenza
internazionale nel campo dei servizi e
dell’ingegneria elettrica. Dal 2001, dunque, le
attività di ricerca dell’Enel sono state differenziate
in due aree: un’area per la “ricerca di sistema”,
affidata al Cesi, che si finanzia attraverso
commesse nazionali e internazionali di ricerca e
consulenza e il Fondo per la ricerca della Cassa
conguaglio elettrica; e un’area per la ricerca
competitiva, che si svolge all’interno delle società
operative, impegnando le risorse
qualificate presenti in Enel
Produzione, per il miglioramento
degli impianti e la minimizzazione
dell’impatto ambientale della
generazione elettrica, e in Enel
Green Power, per quanto attiene
alle fonti rinnovabili e al risparmio
energetico.
Particolare della linea
nell’impianto sperimentale
del “Progetto 1.000 kV” di Enel
a Suvereto (Livorno), 1977.
Details of the line at ENEL’s
“Progetto 1,000 kV”
experimental installation,
Suvereto (Leghorn), 1977.
FGH of Mannheim. Today, CESI remains
associated with Enel (which retains a 41% stake),
but has become an international electricity
engineering services research facility and
consultancy. Since 2001, Enel’s research-related
activities have been divided into two spheres: a
“system research” area, for which CESI is
responsible, funded by domestic and international
research and consulting commissions and by the
Electricity Compensation Fund research grant;
and competitive research undertaken at
operational companies, drawing on Enel
Produzione’s highly-skilled employees to enhance
installations and minimize the environmental
impact of electricity generation, as well as
through Enel Green Power which is responsible
for renewables and energy saving.
In 2007, the company set up an Engineering and
Innovation Division to manage engineering
activities and Enel Group generating plant
construction. The Division is responsible for
ensuring implementation of the Italian generation
modernization plan, as well as development plans
for non-Italian companies. The Engineering and
Innovation Division is also responsible for
185
Cinquant’anni di Enel
Fifty Years of Enel
Articolo dedicato alle smart-grid,
da “Enel Insieme” giugno 2012.
Article on smart grids,
from “Enel Insieme”, June 2012.
186
Nel 2007 si costituisce la Divisione ingegneria e
innovazione, per gestire le attività di ingegneria e
realizzazione degli impianti di generazione del
gruppo Enel, garantendo l’attuazione del piano di
ammodernamento del parco di produzione
italiano e i programmi di sviluppo delle società
estere. La Divisione ingegneria e innovazione ha
anche il compito di integrare le attività di ricerca
del gruppo, per garantire la valorizzazione dei
progetti innovativi nelle diverse aree di business,
privilegiando le linee a forte valenza ambientale: il
settore dell’idrogeno, il solare innovativo, e la
cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica. In tal
modo le competenze tecniche di Enel, e in
particolare quelle maturate nel processo di
trasformazione delle vecchie centrali a olio
combustibile negli attuali impianti a ciclo
combinato, e nei processi di conversione a
carbone pulito, vengono messe al servizio di tutto
il gruppo, anche all’estero. Fra le attività gestite
dalla Divisione ingegneria e innovazione
nell’ultimo triennio vi sono le sperimentazioni
legate al carbone pulito, la collaborazione con
EdF allo sviluppo del reattore EPR di terza
generazione per la centrale nucleare di
Flamanville, le attività sperimentali sugli impianti a
idrogeno, per la centrale di Fusina, e lo sviluppo
del solare termodinamico, per l’impianto
“Archimede”, integrato alla centrale di Priolo
Gargallo in provincia di Siracusa. La Divisione
inoltre, nell’ambito di una collaborazione con
Daimler-Mercedes, ha lanciato il progetto
E-mobility, che è entrato nella fase
operativa nel 2010, per sviluppare
a Pisa, Roma e Milano una rete
sperimentale per la ricarica di
automobili a trazione elettrica.
Il gruppo Enel persegue tre grandi
Cartolina per il progetto
E-mobility.
E-mobility project
postcard.
integrating Group research activities to ensure the
maximum leverage of groundbreaking projects
throughout the business, with a preference for
environmentally-focused projects such as
hydrogen, leading-edge solar, and carbon dioxide
capture and storage. This approach ensures that
Enel’s technical competencies, particularly its skills
in converting old fuel oil power stations into
modern combined cycle plants, and its skills in
the clean coal conversion process, will be put to
the entire Group’s disposal in Italy and
internationally. Over the last three years the
Engineering and Innovation Division has been
working on clean coal trials, partnered with EdF
on developing a third-generation EPR reactor for
the Flamanville nuclear power station, run trials
on hydrogen plants for the Fusina power station,
and developed thermodynamic solar power for
the “Archimedes” plant, which has been added
to the Priolo Gargallo power station in the Sicilian
province of Syracuse. The Division’s E-mobility
project, run in partnership with DaimlerMercedes, became operational in 2010 with the
development of a pilot electric car recharging
network in Pisa, Rome and Milan.
The Enel Group has continued to pursue three
major lines of research: reducing the impact of
fossil fuel generation, developing renewables and
energy efficiency-related issues, and electric
mobility and distributed generation for
assembling a Smart Grid. Smart Grid activities
focus on distributed generation (the European
ADDRESS Project) and electric
mobility projects. Groundbreaking
distribution network monitoring
and control technologies are
currently being developed to
enable distributed network energy
generation flows to be locally
balanced to ensure the greatest
linee di ricerca: riduzione degli impatti
della generazione fossile, lo sviluppo
delle fonti rinnovabili, e le attività per
l’efficienza energetica, la mobilità
elettrica e la generazione distribuita
collegata alla realizzazione della Smart
Grid, la “rete elettrica intelligente”.
L’attività sulla Smart Grid si connette
alla generazione distribuita (Progetto
europeo Address), e ai progetti di
mobilità elettrica. Si studiano tecnologie
innovative di monitoraggio e controllo delle reti di
distribuzione, perché la progressiva diffusione
della generazione distribuita richiede alla rete un
bilanciamento a livello locale, per gestire i flussi di
energia garantendo la massima sicurezza e
qualità del servizio. Sulla rete italiana vengono
sviluppate alcune esperienze pilota, per
dimostrare che la progressiva diffusione dei punti
di produzione di energia è compatibile con la
qualità del servizio e il rispetto dell’ambiente.
Oltre la nazionalizzazione
Il 30 dicembre 1992, al termine di un lungo iter, il
Consiglio dei ministri approva la trasformazione
dei maggiori enti pubblici economici e aziende
autonome italiani in società per azioni possedute
dal Tesoro: si tratta di un passaggio preliminare
per la successiva cessione di quote azionarie, con
modalità e obiettivi diversi a seconda della loro
natura e oggetto sociale. In alcuni casi, come
quello dei servizi di rete nel campo dell’energia e
delle telecomunicazioni, alla cessione dovrà
accompagnarsi una graduale liberalizzazione del
mercato, anche in ossequio a specifiche direttive
dell’Unione Europea. Tra le realtà investite dal
cambiamento vi è anche l’Enel. Nel 1992, ultimo
possible security and quality of service. A number
of pilot projects are currently underway on the
Italian network to demonstrate the feasibility of
gradually building out power generation points
compliant with ensuring quality of service and
respecting the environment.
Beyond Nationalization
On 30 December 1992, at the end of a long
process, the Council of Ministers approved the
conversion of Italy’s largest publicly-owned
businesses and independent companies into joint
stock companies and ownership of their shares by
the Treasury. This move paved the way for the
subsequent public sale of shares under a variety
of terms and conditions and in pursuit of a
variety of goals. In some cases – for instance with
power and telecommunications industry network
services – the transfer was accompanied by
gradual market liberalization in compliance with
European Union guidelines. Enel was one of the
businesses involved in this change. In 1992, the
last year that Enel operated as a public body, Italy
generated a total of 226 billion kWh of electricity,
of which Enel itself generated 81.2%: 177 billion
kWh from conventional thermoelectric generation
187
Cinquant’anni di Enel
Fifty Years of Enel
Sintesi dell’intervento del Presidente Enel,
Chicco Testa, alla Settimana di comunicazione
manageriale sull’assetto del sistema
elettrico, da “Illustrazione Enel” 1998.
A summary of the speech by Enel Chairman
Chicco Testa to the Settimana
di comunicazione manageriale sull’assetto
del sistema elettrico,
from “Illustrazione Enel” 1998.
188
anno di vita dell’Enel come ente
pubblico, la produzione italiana di
energia elettrica è di 226 miliardi di
kWh, di cui l’81,2% prodotto dalla
stessa Enel; la produzione è dovuta per
177 miliardi al termoelettrico
convenzionale, e per 49 miliardi a fonti
rinnovabili (45,5 miliardi da idroelettrico e 3,5
miliardi da geotermico). Nel termoelettrico
tradizionale, nonostante gli interventi sugli
impianti, programmati e realizzati nell’ultimo
quadriennio, resta importante la dipendenza
dall’olio combustibile.
Tra il 1998 e il 1999, in previsione della
liberalizzazione del mercato elettrico secondo una
direttiva comunitaria del dicembre 1996, Enel
realizza lo scorporo delle varie attività
(generazione, distribuzione, ecc.)
precedentemente integrate, come previsto dalla
direttiva, e riorganizza la propria struttura
societaria, strutturandosi come gruppo, e
demandando le attività operative scorporate a
specifiche società controllate. La liberalizzazione
del mercato viene poi regolata dal cosiddetto
“decreto Bersani”, che fra l’altro porta al
collocamento sul mercato di una prima tranche di
azioni Enel. Tra gli adempimenti previsti vi è anche
l’abbandono della posizione di monopolista del
servizio elettrico, attraverso la cessione di una
parte delle attività. Nel campo della generazione
elettrica, questo significa la vendita obbligatoria di
circa 15.100 MW di potenza installata.
Per bilanciare l’effetto della dismissione di questa
rilevante quota di produzione, Enel decide
and 49 billion kWh from renewables (45.5 billion
from hydropower and 3.5 billion from
geothermal generation). Despite plant upgrades
planned and implemented over the previous four
years, Italy still had a significant dependency on
fuel oil for traditional thermoelectric power.
In 1998/1999, in the run-up to electricity market
liberalization pursuant to the December 1996
Community directive, Enel spun off its previouslyintegrated businesses (generation, distribution,
etc.) as required by the directive and restructured
its corporate organization to become a group;
the spun off operational activities were
transferred to ad hoc subsidiaries. Market
liberalization in Italy was regulated by a law
known as the “Bersani decree”. Legislation
ultimately led to an initial public offering of
shares in Enel. The process required Enel to
relinquish its position as the monopoly provider
of electricity services by selling off some of its
operations. In the electricity generation sector,
the company was required to sell off some
15,100 MW of power capacity.
In order to offset the repercussions of disposing
of this significant proportion of its output, Enel
initially decided to become a multi-utility by
entering the telecommunications industry and
dapprima di rilanciarsi in una prospettiva multiutility, entrando nel settore delle telecomunicazioni
e sviluppando le proprie attività nel settore idrico e
in quello del gas. Nel 2002, in coincidenza con un
avvicendamento del vertice aziendale, si sceglie
invece di rifocalizzare l’attività sul core business
(elettricità e gas). Viene quindi avviata una
strategia di internazionalizzazione del gruppo e di
valorizzazione delle competenze acquisite in Italia,
per crescere al di fuori dei confini nazionali,
trasformandosi in gruppo multinazionale. La
cessione delle telecomunicazioni contribuisce a
questo sviluppo con l’apporto di importanti risorse
finanziarie. In pratica, a partire dal 2000, benché
Enel rimanga il primo operatore del mercato
elettrico italiano, finisce quel processo di
identificazione fra le sue strategie di produzione
elettrica e la politica elettrica nazionale, che aveva
segnato l’evoluzione della questione energetica in
Italia a partire dalla nazionalizzazione.
Nel 2003, al termine del processo di
“dimagrimento” imposto dal decreto Bersani, la
quota di produzione dell’Enel è scesa al 49,2% del
totale nazionale, e da allora non ha fatto altro che
diminuire, per giungere al 27,8% nel 2010. Di
conseguenza, va letto con altri occhi anche il mix
delle fonti di produzione Enel in Italia, che non
fotografa più la situazione nazionale italiana, ma è
strettamente legato alle strategie del gruppo, che
mirano a ridurre i costi di produzione e a
ottimizzare la sostenibilità ambientale della propria
generazione elettrica, data anche la rilevanza che la
sostenibilità ha assunto nelle sue attività. A questo
proposito, è anche bene ricordare che il processo di
internazionalizzazione porta Enel a considerare il
proprio mix produttivo e la sua ottimizzazione su
scala globale. Vi sono quindi significative differenze
anche tra il mix produttivo italiano e il mix
produttivo globale del gruppo: basti pensare che in
developing its own operations in the hydro and
gas sectors. In 2002, following a change in senior
management at the company, it was decided to
refocus on the core business of electricity and
gas. The group adopted a strategy of
internationalization, leveraging the competencies
acquired in Italy to expand beyond the nation’s
borders and become a multinational group.
Selling off its telecommunications going concern
helped fund this development by raising
significant financial resources. With the advent of
the new millennium, although Enel remained the
number one player on Italy’s electricity market, its
generating strategy was decoupled from Italy’s
domestic electricity policy, breaking the link that
had conditioned the development of energy in
Italy since nationalization.
In 2003, by the end of the “diet” imposed by the
Bersani Decree, Enel’s share of output had
dropped to 49.2% of Italy’s total; since then it
has continued to trend downwards, reaching
27.8% in 2010. The blend of generation sources
adopted by Enel in Italy is no longer a yardstick of
Italy’s domestic situation; rather, it closely reflects
Group strategies oriented towards reducing
generating costs and optimizing the
environmental sustainability of its own electricity
generation, given the significance that
sustainability has taken on. It is also worth
remembering that internationalization has
prompted Enel to consider what blend of energy
sources it uses and how to optimize it on a global
scale. Significant differences therefore exist
between the Group’s generating mix in Italy and
its global mix. For example, although the Group
has no nuclear power stations in Italy, globally it
generates some 50% of its electricity from
nuclear power.
Over the last five years, in Italy Enel has been
189
Cinquant’anni di Enel
Fifty Years of Enel
La notizia dell’ingresso di Enel
in Endesa e della nascita di Enel
Green Power pubblicate su
“Enel insieme” di maggio 2007
e dicembre 2008/gennaio 2009.
190
Italia non vi sono centrali nucleari, mentre a livello
globale il gruppo trae dal nucleare circa il 15%
della sua produzione elettrica.
Le vicende dell’ultimo quinquennio hanno visto
l’Enel impegnata, in Italia, per un incremento
della propria quota di produzione termoelettrica
dal carbone, differenziandosi nettamente dalle
tendenze complessive della produzione nazionale.
Secondo i dati 2010 dell’Aeeg, la produzione
nazionale è basata per il 73,4% sul
termoelettrico, per il 18% sull’idroelettrico, e per
il restante 8,6% sulle altre fonti rinnovabili; la
produzione Enel in Italia, per lo stesso periodo, è
basata per il 58,5% sul termoelettrico, per il
34,4% sull’idroelettrico e per il 7,1% sulle altre
fonti rinnovabili. Inoltre, se il carbone costituisce il
13,1% del mix nazionale, esso costituisce il
34,1% del mix Enel in Italia, mentre la
componente prodotti petroliferi più gas, che
rappresenta il 53,8% del mix nazionale,
costituisce solo il 24,4% del mix Enel.
Nel 2008 viene inoltre fondata Enel Green Power,
alla quale sono conferite le centrali Enel a fonti
rinnovabili, in Italia e all’estero. Ciò significa che la
nuova società acquisisce anche il rilevante
patrimonio di impianti geotermici e idroelettrici
esistente in Italia, oltre agli impianti eolici e
fotovoltaici, per oltre 2.500 MW di potenza
installata. Essa opera inoltre anche nel settore del
CDR e delle biomasse. La filosofia industriale è
quella di ottimizzare il mix tecnologia-fonti in ogni
Paese dove la società è presente, a partire dalle
competenze che Enel ha storicamente sviluppato
nelle rinnovabili e in particolare nell’idroelettrico e
nel geotermico, ma tenendo conto delle specifiche
risorse presenti in ogni situazione.
Oltre a puntare sul consolidamento delle posizioni
raggiunte sui mercati europei, e in particolare nei
paesi dell’Europa centro-orientale, Enel procede
con decisione all’ampliamento della propria
News of Enel taking a stake in Endesa
and the foundation of Enel Green
Power, published in “Enel Insieme”
in May 2007 and December
2008/January 2009.
increasing its share of coal-fuelled electric
generation, moving very much in the opposite
direction to general trends on the domestic market.
According to 2010 figures released by the AEEG,
73.4% of the electricity generated in Italy came
from thermoelectric power, 18% from hydroelectric
power and the remaining 8.6% from other
renewables. Over the same period Enel generated
58.5% of its power in Italy from thermoelectrics,
34.4% from hydroelectrics and 7.1% from other
renewables. Coal accounted for 13.1% of the
electricity generation mix across Italy, whereas it
amounted to 34.1% of Enel’s mix in Italy. Oil plus
gas, which accounted for 53.8% of the domestic
blend, accounted for just 24.4% of Enel’s.
In 2008, Enel founded Enel Green Power, to
which it transferred Enel’s renewables plants in
Italy and internationally. The new company
inherited a significant asset base of existing
geothermal and hydroelectric plants in Italy, as
well as wind and photovoltaic plants, totalling in
excess of 2,500 MW of installed power. It also
operates in the biowaste and biomass sector. The
company’s industrial approach is to optimize the
technology/fuel source mix in every nation where
it is present, drawing on the competencies Enel
has developed over the years in renewables,
especially in hydroelectric and geothermal power,
presenza in America Latina, in Spagna e
nell’America centro-settentrionale (dove già dagli
anni precedenti si occupava di energie rinnovabili)
per raggiungere nuovi mercati in grado di offrire
consistenti opportunità di sviluppo e di crescita. La
chiave di volta nell’attuazione di questa strategia,
che ha portato Enel ad assumere la sua attuale
fisionomia di multinazionale, è stata l’acquisizione
di Endesa, primo operatore elettrico in Spagna,
principale operatore privato nel subcontinente
latinoamericano, e tra i primi in Europa. Questa
operazione è stata il maggior investimento
all’estero di un’azienda italiana e ha impresso una
forte accelerazione al percorso iniziato nel 2004
sulla strada dell’internazionalizzazione.
Da monopolista elettrico in Italia, dopo aver
accettato la sfida della liberalizzazione Enel è
divenuto uno dei giganti mondiali nel campo
dell’energia, con un milione e mezzo di azionisti,
più di 61 milioni di clienti e 74.000 addetti in Italia
e in altri 40 Paesi di quattro continenti. A mezzo
secolo dalla nazionalizzazione, insomma, Enel è
oggi un grande gruppo energetico internazionale.
Sono questi i risultati di un impegno per
l’internazionalizzazione del gruppo che ha visto un
investimento crescente, non solo di risorse
finanziarie, ma anche di risorse umane e di cultura
manageriale, nel primo decennio del XXI secolo.
to cater to the specific resources
in each situation.
As well as seeking to
consolidate the positions it has
achieved on European markets,
particularly in Central and
Eastern European nations, Enel
is endeavouring to extend its
reach into Latin America, Spain and Central/South
America (where it was already running renewable
energy operations) in order to reach new markets
that are capable of offering significant
opportunities for growth and development. The
company’s acquisition of Endesa was key to
implementing this strategy, which has made Enel
the multinational it is today. Spain’s number one
electricity operator, Endesa is also the largest
private operator on the Latin American
subcontinent and one of the largest in Europe.
This move – the largest investment by an Italian
company outside Italy – has been a great boost
for the internationalization process Enel initiated
in 2004.
Italy’s former electricity monopoly-holder has risen
to meet the challenges of liberalization. Enel has
become a world energy industry giant with one
and a half million shareholders, more than 61
million customers, and 74,000 employees in Italy
and 40 other nations on four different continents.
Half a century after its nationalization, Enel has
evolved into a major international power enterprise
committed to internationalization. In the first
st
decade of the 21 century, Enel dedicated ever
greater investments to this commitment in terms
of financial resources, human resources and
managerial culture.
191
Conclusioni
Il futuro dell’energia
La storia dell’energia è la storia dell’uomo. Nel suo
futuro è raccontata la proiezione dell’essere umano
oltre l’orizzonte del tempo. Dalle pale di un mulino
spinte dall’acqua alle forme più moderne ed
ecologicamente sostenibili, il passo dello sviluppo
umano si misura sul metro dell’energia. Ecco perché
è così determinante decifrare le strade future che
essa percorrerà l’energia. Non solo per l’industria,
ma anche per gli Stati. Il futuro della cooperazione
tra popoli e nazioni si gioca sull’equilibrio di una
“equazione energetica”, che consiste nell’assicurare
192
Conclusions
The Future of Energy
The history of power is the history of mankind.
The future of power encompasses the projection
of human beings beyond the horizon of time.
From the blades of a water-driven mill to its most
modern and ecologically-sustainable forms,
human development is measured by the yardstick
of power. It is therefore no surprise how vital it is
to understand what paths future power will take,
not just for the industry but for entire nations.
The future of cooperation between peoples and
nations depends upon the balance of the “energy
Conclusioni
Conclusions
194
forniture sufficienti, compatibili con l’ambiente e ad
un costo inferiore. Per farlo l’unica strada
percorribile è quella dell’innovazione. Ma
l’innovazione non può prescindere dal rapporto con
la dimensione storica: il futuro, come ha detto un
grande scrittore italiano, ha un cuore antico.
L’energia è ovunque: nel sole e nella pioggia, nei
corsi d’acqua e nel vento: ma solo la genialità degli
uomini (ingegneri, scienziati, imprenditori) ha
saputo piegare questa risorsa al servizio della
società e del suo benessere.
Il futuro dell’energia passa quindi per un uso più
efficace delle risorse naturali, raggiungibile
attraverso lo sviluppo di nuove tecnologie e quindi
l’intervento di investimenti massicci. In questo
scenario l’Europa deve presidiare la sua posizione di
leadership, sia industriale che culturale. L’obiettivo
indicato dall’Unione di ridurre entro il 2030 del
40% le emissioni di CO2 è raggiungibile, ma è
anche una delle prove più importanti per il nostro
continente. Già oggi il 46% dell’energia prodotta
da Enel è privo di qualunque tipo di emissioni e
circa il 32% deriva da fonti rinnovabili.
La sfida si gioca sulla capacità di anticipare e
accompagnare i grandi cambiamenti, quelli che
influiscono sugli stili di vita delle persone. Un
esempio su tutti è quello delle smart city, città
“intelligenti”, connesse, sostenibili e a misura
d’uomo. Le smart city sono una realtà: ce lo
dimostrano i contatori elettronici installati nelle case,
le auto elettriche che circolano nelle strade, le
infrastrutture per la ricarica dei veicoli, i pannelli
fotovoltaici sui tetti o l’illuminazione pubblica con led
ad alta efficienza.
Il ruolo di chi come Enel produce energia è
intercettare questo cambiamento, cogliere la novità
prima che venga consumata dal tempo, anticiparla
equation”, of ensuring sufficient, environmentfriendly and lower cost power supply. Innovation
is the only possible way to achieve this. However,
innovation cannot exist in a vacuum, divorced
from history: as a great Italian writer once said,
the future has an old heart.
Energy is to be found everywhere: in the sun and
rain, watercourses and wind. And yet only the
ingenuity of man (engineers, scientists and
entrepreneurs) can harness this resource to serve
society and well-being.
The future of energy most definitely relies on the
more efficient use of natural resources. We may
achieve this by developing new technologies,
something which in turn requires massive
investment. Within this framework, Europe must
defend its position of industrial and cultural
leadership. The Union target of a 40% CO2
reduction in emissions by 2030 is achievable, even
if it remains one of our continent’s biggest
challenges. Enel already generates 46% of its
power without causing emissions of any type;
roughly 32% comes from renewables.
The challenge will be won or lost on our ability to
anticipate and lead the major changes set to impact
people’s lifestyles. The “smart city” – connected,
sustainable and on a human scale – is already a
reality, with electronic meters installed in our
homes, electric cars driving along our streets, vehicle
recharging infrastructure, photovoltaic panels on
rooftops, and high-efficiency LED public lighting.
It is the role of power generators like Enel to intercept
these changes, to ride in the vanguard of these new
developments before they are consumed by time;
ideally, the company positions itself ahead of the
curve, and makes these changes available to
everyone. This has been Enel’s remit since its
se possibile e metterla a disposizione di tutti. Questo
è stato il mandato di Enel dal 1962, anno della
nazionalizzazione dell’industria elettrica italiana,
rinnovato nel 1992 con la sua graduale
privatizzazione, e mai rinnegato, neanche di fronte
alla nuova dimensione internazionale conquistata a
seguito delle acquisizioni dell’ultimo decennio.
Cambiamenti profondi vissuti con un denominatore
comune: la convinzione che attraverso l’innovazione
sia possibile trasformare la conoscenza in un asset di
valore economico. Ecco perché l’Enel del futuro deve
continuare a puntare sull’innovazione, partendo
dallo sviluppo delle fonti rinnovabili e della rete di
distribuzione. Questa strategia ha portato il Gruppo
ad essere oggi presente in 40 Paesi nel mondo e a
servire 61 milioni di clienti. Un orizzonte ampio ma
non ancora circoscritto.
Fuori dai confini nazionali c’è un mondo che ha
voglia di crescere. Nel World Economic Outlook
2013 l’International Energy Agency ha calcolato
che nei prossimi vent’anni il settore energetico
avrà bisogno di 17 miliardi di dollari per
ammodernare le vecchie infrastrutture e crearne
di nuove.
Il futuro dell’energia è anche il futuro dell’uomo. Le
immagini dal satellite che fotografano il pianeta di
notte tracciano, attraverso la fitta rete di puntini
luminosi disseminata lungo i confini dei paesi più
sviluppati, una mappa “energetica” del progresso.
Dietro quelle luci c’è una società che cresce, lavora,
produce. Ma questo non basta. La grande
scommessa dei prossimi decenni è portare energia
anche a quei 2 miliardi di persone che non ce
l’hanno, quell’area del pianeta dove i satelliti non
vedono luce.
Sarà compito degli uomini e dell’energia fare luce
sul futuro.
foundation in 1962, when the Italian electricity
industry was nationalized. The company renewed its
commitment in 1992, when it embarked on a
gradual process of privatization. Enel has never
abandoned its remit, not even when faced by the
new international scenario following the acquisitions
it has made over the last decade.
These profound changes share a common
denominator: the conviction that it is possible,
through innovation, to transform knowledge into
an asset of economic worth. The Enel of the future
must continue to be innovation-led, driven by the
development of renewables and its distribution
network. While the Group has adopted this
strategy, it has extended its presence to 40
countries around the world and now serves 61
million clients. It is a far horizon, and it is
broadening still.
Beyond national borders is a world keen to grow.
In the World Economic Outlook 2013, the
International Energy Agency estimated that over
the next twenty years the energy industry requires
$17 billion in funding to modernize old and build
new infrastructure.
The future of energy is also the future of
mankind. The thick grid of dots of light that
outlines the world’s most developed countries,
photographed at night through satellite imaging,
provides us with an “energy map” of progress.
Behind each one of those dots is a society that is
growing, working and producing. This alone is
not enough. The great challenge of the coming
decades is to bring power to the two billion
people who have none, to the portion of the
planet over which satellites detect no light.
Mankind and energy are responsible for throwing
light onto the future.
195
Note/Notes
A. Gerschenkron, Il problema storico dell’arretratezza economica,
Einaudi, Torino 1965, p. 7.
2
Ivi, p. 8.
3
Ivi, pp. 7-8.
4
Cfr. Energia e sviluppo. L’industria elettrica italiana e la Società
Edison, a cura di B. Bezza, Einaudi, Torino 1986; e La
nazionalizzazione dell’energia elettrica. L’esperienza italiana e di altri
paesi europei (Atti del convegno internazionale di studi per il XXV
anniversario dell’istituzione dell’Enel – 9-10 novembre 1988),
Laterza, Roma-Bari 1989.
5
Storia dell’industria elettrica in Italia, voll. 5, a cura di V. Castronovo,
L. De Rosa, G. Galasso, G. Mori e S. Zaninelli. Laterza, Roma-Bari
1992-1994.
6
G. Polvani, Luce, in Enciclopedia italiana, vol. XXI, pp. 566-574.
Per la sintesi sommaria che segue l’autore si è inoltre avvalso delle
pregevoli note di M.G. Ianniello in Cento anni di Radio, Venezia,
Marsilio, 1995, pp. 85-96.
7
Sui rapporti di Maxwell con l’Italia si è fatto riferimento ad A.P.
Morando, James Clerk Maxwell e la cultura italiana, in Storia della
tecnica elettrica, a cura di V. Cantoni e A. Silvestri, Cisalpino, Milano
2009, pp. 25-54, dal quale sono tratte anche notizie relative ad altri
ricercatori italiani dello stesso periodo.
8
Il bollettino, la cui testata esatta è “Descrizione della Macchine e
dei procedimenti per cui vennero accordati attestati di privativa in
conformità delle leggi 12 marzo 1855 e 30 ottobre 1859 pubblicate
d’ordine del signor Ministro”, fu pubblicato dapprima a cura del
Ministero delle Finanze, poi, dal 1860, dal neo-istituito Ministero
di Agricoltura, Industria e Commercio.
9
Per le notizie offerte in questo paragrafo il riferimento è ad A.
Guerraggio e P. Nastasi, L’Italia degli scienziati, Bruno Mondadori,
Milano 2010, cap. 3, da cui è anche tratto il brano citato.
10
Sulla figura di Pacinotti, oltre al lavoro già menzionato di A.
Guerraggio e P. Nastasi, cfr. i due volumi a cura del Comitato
Nazionale per le Onoranze ad A. Pacinotti, Antonio Pacinotti. La
vita e l’opera. Scritti, disegni e discorsi di Antonio Pacinotti, documenti
e notizie relativi alla sua vita e alla sua opera (Raccolta compilata,
ordinata e corredata di note per cura del Prof. Giovanni Polvani.
Prefazione di Guglielmo Marconi), voll. 2, Lischi, Pisa 1934; e
infine il bel video di Stefano Nannipieri, Antonio Pacinotti e il
secolo dell’elettricità, prodotto dall’associazione “La Limonaia” di
Pisa.
11
Sulla partecipazione italiana all’Esposizione parigina del 1881 si fa
riferimento alle pagine iniziali dei contributi di R. Maiocchi, La
ricerca in campo elettrotecnico, e C.G. Lacaita, Politecnici, ingegneri
e industria elettrica, in Storia dell’industria elettrica in Italia, cit.,
vol. 1, pp. 155-199 e 603-644.
12
Su di lui, oltre ad A. Guerraggio e P. Nastasi, L’Italia degli scienziati,
cit., cap. 3, cfr. G. Mengarini, In memoria di Galileo Ferraris, in “Il
Nuovo Cimento”, 1897; il capitolo a lui dedicato da L. Firpo in
1
198
A. Gerschenkron, Il problema storico dell’arretratezza economica,
Einaudi, Turin 1965, p. 7.
2
Ibid, p. 8.
3
Ibid, pp. 7-8.
4
See Energia e sviluppo. L’industria elettrica italiana e la Società
Edison, edited by B. Bezza, Einaudi, Turin 1986; and La
nazionalizzazione dell’energia elettrica. L’esperienza italiana e di altri
paesi europei (Minutes from the international study conference for
th
the 25 anniversary of Enel’s foundation – 9-10 November 1988),
Laterza, Rome-Bari 1989.
5
Storia dell’industria elettrica in Italia, Vol. 5, edited by V. Castronovo,
L. De Rosa, G. Galasso, G. Mori and S. Zaninelli. Laterza, RomeBari, 1992-1994.
6
G. Polvani, Luce, in Enciclopedia italiana, Vol. XXI, pp. 566-574.
For the following summary, the author has also drawn on M. G.
Ianniello’s excellent notes in Cento anni di Radio, Venice, Marsilio,
1995, pp. 85-96.
7
Reference for Maxwell’s relations with Italy: A. P. Morando, James
Clerk Maxwell e la cultura italiana, in Storia della tecnica elettrica,
edited by V. Cantoni and A. Silvestri, Cisalpino, Milan 2009, pp.
25-54. Information on other researchers during this period also
comes from this source.
8
This bulletin, titled “Description of Machines and Procedures for
which patent rights are assigned in compliance with Acts published
on 12 March 1855 and 30 October 1859, Published under the
Orders of the Hon. Minister”, was initially published by the
Ministry of Finance and then, from 1860 onwards, by the recentlyestablished Ministry of Agriculture, Industry and Trade.
9
References in this section come from A. Guerraggio and P. Nastasi,
L’Italia degli scienziati, Bruno Mondadori, Milan 2010, Chap. 3,
from which this passage has also been taken.
10
On Pacinotti, in addition to the work by A. Guerraggio and P.
Nastasi mentioned above, see the two-volume work edited by the
Comitato Nazionale per le Onoranze ad A. Pacinotti, Antonio
Pacinotti. La vita e l’opera. Scritti, disegni e discorsi di Antonio
Pacinotti, documenti e notizie relativi alla sua vita e alla sua opera
(collection compiled, catalogued and annotated by Prof. Giovanni
Polvani, preface by Guglielmo Marconi), Vol. 2, Lischi, Pisa, 1934;
lastly, Stefano Nannipieri with his excellent video, Antonio Pacinotti
e il secolo dell’elettricità, produced by the “La Limonaia”
Association, Pisa.
11
For more information on Italy’s delegation to the 1881 Paris Expo,
see the opening pages of articles by R. Maiocchi, La ricerca in
campo elettrotecnico, and C. G. Lacaita, Politecnici, ingegneri e
industria elettrica, in Storia dell’industria elettrica in Italia, op cit,
Vol. 1, pp. 155-199 and 603-644.
12
On this figure, in addition to P. Nastasi, L’Italia degli scienziati, op
cit, Chap. 3, see G. Mengarini, In memoria di Galileo Ferraris, in
“Il Nuovo Cimento”, 1897; the chapter on Ferraris written by L.
1
Gente di Piemonte, Mursia, Milano 1983; e il lavoro di R. Gobbo
L’archivio di Galileo Ferraris, in “Rassegna degli Archivi di Stato”,
2005, che oltre alla descrizione dell’archivio Ferraris presso il
Politecnico di Milano contiene una bibliografia aggiornata degli
scritti di e su Ferraris.
13
G. Ferraris, Ricerche sperimentali e teoriche sul generatore secondario
di Gaulard e Gibbs, in “Memorie della Reale Accademia delle
Scienze di Torino”, vol. XXXVII (11 gennaio 1885). Il lavoro fu
poi ripubblicato lo stesso anno su “Il Nuovo Cimento”.
14
P. Ortoleva, Una moderna Sheherazade. L’elettrificazione come
processo storico e come forma simbolica, in La città elettrica, a cura
di A. Giuntini, G. Paoloni, Laterza, Roma-Bari 2003, pp. 18-32,
alle pp. 21-22.
15
Sul tema del trasporto pubblico si fa riferimento ad A. Giuntini, I
trasporti e il paradigma elettrico dalle prime esperienze ottocentesche
all’introduzione dell’alta velocità, in Storia della tecnica elettrica, cit.,
pp. 137-167.
16
Cruto era nato anche lui nel 1847, a Piossasco, vicino Torino. Per
le notizie che lo riguardano si fa riferimento, ancora una volta, ad
A. Guerraggio e P. Nastasi, L’Italia degli scienziati, cit., cap. 3.
17
Citati da M. Doria e P. Hertner, L’industria elettrotecnica, in Storia
dell’industria elettrica in Italia, cit., vol. 1, pp. 571-602, alla p. 583.
Sullo sviluppo delle industrie produttrici di materiali elettrici si è
fatto riferimento a C.G. Lacaita, Politecnici, ingegneri e industria
elettrica, cit.
18
I dati sono riportati da R. Maiocchi, La ricerca in campo
elettrotecnico, cit., pp. 179-180.
19
Per la storia del settore elettrotecnico-elettromeccanico
dell’Ansaldo fino al 1945 si è fatto riferimento ai seguenti
contributi pubblicati nella Storia dell’Ansaldo, voll. 9, Laterza,
Roma-Bari 1994-2003: C. Binel, Il programma siderurgico
valdostano, vol. 4, pp. 91-109; A. Guagnini, Gli ingegneri e la
tecnologia dell’Ansaldo, vol. 4, pp. 165-189; F. Conti, Gli stabilimenti
elettrotecnici, vol. 5, pp. 99-115; R. Giannetti, L’Elettromeccanico
Ansaldo: tra cartelli e autarchia, vol. 6, pp. 113-130.
20
A lui si deve anche il recupero delle navi romane del Lago di Nemi
e la costruzione del Museo che le conserva, donde il predicato
nobiliare conferitogli negli anni Venti.
21
Per la storia dell’elettrificazione ferroviaria si è fatto riferimento ad
A. Giuntini, I trasporti e il paradigma elettrico, cit.; sul ruolo
dell’Ansaldo cfr. F. Conti, Gli stabilimenti elettrotecnici, cit., in
particolare alle pp. 101-106. Sulla presenza di Ansaldo nella Società
Anonima Elettrificazione (Sae), cfr. A. Cerri, Gli sviluppi della
trasmissione dell’energia elettrica, in Storia della tecnica elettrica,
cit., pp. 239-273.
22
Il Consiglio d’Amministrazione della CGE è formato da Orso
Mario Corbino (presidente), Edward Balwin e Filippo Penna Varia
(vicepresidenti), Renzo Norsa, Francesco Ampt, Giorgio Eveleth,
Clark Minor, Filippo Tajani.
Firpo in Gente di Piemonte, Mursia, Milan 1983; and the work by
R. Gobbo, L’archivio di Galileo Ferraris, in “Rassegna degli Archivi
di Stato”, 2005, which as well as describing the Ferraris Archive
at the Politecnico di Milano contains an updated bibliography of
written works on and by Ferraris.
13
G. Ferraris, Ricerche sperimentali e teoriche sul generatore secondario
di Gaulard e Gibbs, in “Memorie della Reale Accademia delle
Scienze di Turin”, Vol. XXXVII (11 January 1885). This work was
republished that year in “Il Nuovo Cimento”.
14
P. Ortoleva, Una moderna Sheherazade. L’elettrificazione come
processo storico e come forma simbolica, in La città elettrica, edited
by A. Giuntini, G. Paoloni, Laterza, Rome-Bari 2003, pp. 18-32,
specifically pp. 21-22.
15
For more information about public transport, read A. Giuntini, I
trasporti e il paradigma elettrico dalle prime esperienze ottocentesche
all’introduzione dell’alta velocità, in Storia della tecnica elettrica, op.
cit, pp. 137-167.
16
Cruto was also born in 1847 at Piossasco (near Turin). For this
information, once again we draw on the work by A. Guerraggio
and P. Nastasi, L’Italia degli scienziati, op. cit, Chap. 3.
17
Quoted by M. Doria and P. Hertner, L’industria elettrotecnica, in
Storia dell’industria elettrica in Italia, op. cit, Vol. 1, pp. 571-602,
on p. 583. Information on electric materials manufacturing
industry developments is from C. G. Lacaita, Politecnici, ingegneri
e industria elettrica, op cit.
18
These figures are taken from R. Maiocchi, La ricerca in campo
elettrotecnico, op. cit, pp. 179-180.
19
The authors sourced information on the history of electroengineering and electro-mechanics at Ansaldo up to 1945 from
Storia dell’Ansaldo, Vol. 9, Laterza, Rome-Bari 1994-2003; C. Binel,
Il programma siderurgico valdostano, Vol. 4, pp. 91-109; A.
Guagnini, Gli ingegneri e la tecnologia dell’Ansaldo, Vol. 4, pp. 165189; F. Conti, Gli stabilimenti elettrotecnici, Vol. 5, pp. 99-115; and
R. Giannetti, L’Elettromeccanico Ansaldo: tra cartelli e autarchia,
Vol. 6, pp. 113-130.
20
He was also responsible for salvaging the ancient Roman ships
found in Lake Nemi, and building the museum where they are
housed, which the nobleman donated to the State in the 1920s.
21
On the history of railway electrification in Italy, the authors have
drawn copiously from A. Giuntini, I trasporti e il paradigma
elettrico, op. cit.; for more on the role played by Ansaldo, see F.
Conti, Gli stabilimenti elettrotecnici, op. cit, especially pp. 101-106.
On Ansaldo’s role in Società Anonima Elettrificazione (SAE), see
A. Cerri, Gli sviluppi della trasmissione dell’energia elettrica, in
Storia della tecnica elettrica, op. cit, pp. 239-273.
22
CGE’s Board of Directors: Orso Mario Corbino (Chairman),
Edward Balwin and Filippo Penna Varia (Deputy Chairmen),
Renzo Norsa, Francesco Ampt, Giorgio Eveleth, Clark Minor, and
Filippo Tajani.
199
R. Catani, Il secolo delle leghe leggere e dell’elettricità, estratto dalla
“Rassegna Nazionale”, marzo 1932.
24
Per i temi affrontati in questo paragrafo si è fatto riferimento a: A.
Giuntini, I trasporti e il paradigma elettrico, cit.; L. Paris, Mezzo
secolo di ricerca industriale in Italia nel settore dei sistemi elettrici
per l’energia, in Storia della tecnica elettrica, cit., pp. 347-369; B.
Curli, L’impiantistica e le costruzioni meccaniche, in Storia
dell’Ansaldo, cit., vol. 7, pp. 83-110; L. De Paoli, Programmi di
investimento e novità tecniche, in Storia dell’industria elettrica, cit.,
vol. 4, alle pp. 223-224; M. Vasta, Il cambiamento tecnologico nel
macchinario elettrico di grande potenza, ivi, pp. 363-382; G. Petrillo,
Il trionfo dell’elettricità nella vita civile, ivi, pp. 453-480.
25
Il CNRN era stato costituito nel 1952, al termine di una complessa
vicenda politico-accademica-industriale; rinnovato nel 1956 e
guidato dal segretario generale Felice Ippolito, si trovò più volte
in attrito con la Edison. Non si può comprendere la vicenda
dell’energia nucleare in Italia se non la si colloca sullo sfondo del
dibattito e dei conflitti sulla nazionalizzazione. Cfr. Energia,
ambiente, innovazione: dal Cnrn all’Enea, a cura di G. Paoloni,
Laterza, Roma-Bari 1992; G. Paoloni, Gli esordi del nucleare, in
Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 4, pp. 383-408; C.
Lombardi, La questione dell’energia nucleare, ivi, vol. 5, pp. 589644; Ricerca, innovazione, impresa. Storia del CISE: 1946-1996, a
cura di S. Zaninelli, Laterza, Roma-Bari 1996; G. Battimelli, M. De
Maria, G. Paoloni, L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Storia di
una comunità di ricerca 1945-1975, Laterza, Roma-Bari 2001; L.
Nuti, La sfida nucleare, Il Mulino, Bologna 2007.
26
Alla SENN partecipavano la Società meridionale di elettricità (SME),
la Società idroelettrica Piemonte (SIP), l’Unione esercizi elettrici, la
Società romana di elettricità. Sulle vicende societarie della SELNI e
della SENN, cfr. L. De Paoli, Programmi di investimento e novità
tecniche, in Storia dell’industria elettrica, vol. 4, alle pp. 223-224, e M.
Elli, Atomi per l’Italia. La vicenda politica, industriale e tecnologica della
centrale nucleare ENI di Latina, Unicopli, Milano 2011.
27
L. Nuti, La sfida nucleare, cit., pp. 120-169, nonché i riferimenti
all’Italia in M. Elli, Politica estera ed ingegneria nucleare. I rapporti
del Regno Unito con l’Euratom (1957-1963), Edizioni Unicopli,
Milano 2007.
28
Cfr. G. De Rita, I consumi di energia elettrica, in Storia dell’industria
elettrica in Italia, cit., vol. 5, pp. 411-476.
29
Cfr. M. Colitti, Energia e sviluppo in Italia. La vicenda di Enrico Mattei,
De Donato, Bari 1979, pp. 189-190 e 212-220; L. De Paoli, Programmi
di investimento e novità tecniche, cit., pp. 222-223; M. Elli, Atomi per l’Italia,
cit., passim. Sulla complessa vicenda politica della nazionalizzazione
cfr. V. Castronovo, Il gioco delle parti, Rizzoli, Milano 2012.
30
G. De Rita, I consumi di energia elettrica in Italia, cit., p. 418.
31
Il riferimento è alla prima Relazione del Direttore generale al
Consiglio di amministrazione dell’ENEL, redatta da A.M. Angelini
nel marzo 1964.
23
200
R. Catani, Il secolo delle leghe leggere e dell’elettricità, extract from
“Rassegna Nazionale”, March 1932.
24
The following works of reference were consulted for this section:
A. Giuntini, I trasporti e il paradigma elettrico, op. cit.; L. Paris,
Mezzo secolo di ricerca industriale in Italia nel settore dei sistemi
elettrici per l’energia, in Storia della tecnica elettrica, op. cit, pp. 347369; B. Curli, L’impiantistica e le costruzioni meccaniche, in Storia
dell’Ansaldo, op. cit, Vol. 7, pp. 83-110; L. De Paoli, Programmi di
investimento e novità tecniche, in Storia dell’industria elettrica, op.
cit, Vol. 4, pp. 223-224; M. Vasta, Il cambiamento tecnologico nel
macchinario elettrico di grande potenza, ibid. pp. 363-382; and G.
Petrillo, Il trionfo dell’elettricità nella vita civile, ibid. pp. 453-480.
25
The CNRN was set up in 1952 at the end of a complex political,
academic and industrial debate. The Council was renewed in 1956,
led by its General Secretary Felice Ippolito, who often clashed with
the Edison company. It is impossible to understand nuclear energy
in Italy without placing it within the framework of nationalizationrelated debate and conflict. See Energia, ambiente, innovazione: dal
Cnrn all’Enea, edited by G. Paoloni, Laterza, Rome-Bari 1992; G.
Paoloni, Gli esordi del nucleare, in Storia dell’industria elettrica in
Italia, Vol. 4, pp. 383-408; C. Lombardi, La questione dell’energia
nucleare, ibid. Vol. 5, pp. 589-644; Ricerca, innovazione, impresa.
Storia del CISE: 1946-1996, edited by S. Zaninelli, Laterza, RomeBari 1996; G. Battimelli, M. De Maria, G. Paoloni, L’Istituto
Nazionale di Fisica Nucleare. Storia di una comunità di ricerca 19451975, Laterza, Rome-Bari 2001; and L. Nuti, La sfida nucleare, Il
Mulino, Bologna 2007.
26
The Società meridionale di elettricità (SME), Società idroelettrica
Piemonte (SIP), Unione esercizi elettrici, and Società romana di
elettricità were all part of SENN. For more on the corporate history
of SELNI and SENN, see L. De Paoli, Programmi di investimento e
novità tecniche, in Storia dell’industria elettrica, Vol. 4, pp. 223-224,
and M. Elli, Atomi per l’Italia. La vicenda politica, industriale e
tecnologica della centrale nucleare ENI di Latina, Unicopli, Milan 2011.
27
L. Nuti, La sfida nucleare, op. cit, pp. 120-169, and references to Italy
in M. Elli, Politica estera ed ingegneria nucleare. I rapporti del Regno
Unito con l’Euratom (1957-1963), Edizioni Unicopli, Milan 2007.
28
See G. De Rita, I consumi di energia elettrica, in Storia dell’industria
elettrica in Italia, op. cit, Vol. 5, pp. 411-476.
29
See M. Colitti, Energia e sviluppo in Italia. La vicenda di Enrico
Mattei, De Donato, Bari 1979, pp. 189-190 and 212-220; L. De
Paoli, Programmi di investimento e novità tecniche, op. cit, pp. 222223; and M. Elli, Atomi per l’Italia, op cit, passim. On the complex
political backdrop to nationalization, see V. Castronovo, Il gioco
delle parti, Rizzoli, Milan 2012.
30
G. De Rita, I consumi di energia elettrica in Italia, op. cit, p. 418.
31
This reference is to the first Relazione del Direttore generale al
Consiglio di amministrazione dell’ENEL, drafted by A. M. Angelini
in March 1964.
23
Giovanni Paoloni
Giovanni Paoloni, docente di Archivistica generale presso la Scuola Speciale
per Archivisti e Bibliotecari dell’Università di Roma “La Sapienza”, si occupa degli archivi e
delle vicende storiche delle imprese e delle istituzioni di ricerca scientifica in Italia,
dall’Unità al secondo dopoguerra.
Tra le sue pubblicazioni: Energia, ambiente, innovazione.
Dal Cnrn all’Enea (Laterza, Roma-Bari 1992), Per una storia del Consiglio Nazionale
delle Ricerche (2 volumi, con R. Simili, Laterza, Roma-Bari 2001);
L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Storia di una comunità di ricerca
(con G. Battimelli e M. De Maria, Laterza, Roma-Bari 2002).
Giovanni Paoloni is a Professor of General Archival Science at the University of Rome “La
Sapienza” Special School for Archivists and Librarians. He specializes in the archives and
corporate histories of Italian enterprises and scientific research institutes from Italian Unity
to after the Second World War. His publications include: Energia, ambiente, innovazione.
Dal Cnrn all’Enea (Laterza, Rome-Bari, 1992),
Per una storia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (2 volumes,
with R. Simili, Laterza, Rome-Bari 2001), and L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Storia
di una comunità di ricerca (with G. Battimelli and M. De Maria, Laterza, Rome-Bari 2002).
Testo di
Written by
Giovanni Paoloni
Progetto grafico, coordinamento editoriale, impaginazione
Design, editing services and layout
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Tutte le foto provengono dall’Archivio Storico Enel ad eccezione delle seguenti:
All photographs are from the Enel Archive, with the exception of the following:
Archivio Centrale dello Stato (pp. 27, 29, 41, 42, 43, 47, 121, 140, 141, 143, 149)
Nella stessa collana/In the same series:
Il Nucleare in Italia/Nuclear Power in Italy
Storia dell’Energia Verde/A History of Green Power
Invenzioni & Brevetti/Inventions & Patents
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Printed by
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Finito di stampare nel mese di maggio 2014
Printed in May 2014
Tiratura 1.000 copie
1,000 copies printed
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Edited by the External Relations Department
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Energia in Rete/Power in the Grids
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