SOMMARIO
Supplemento al n° 7 di
Duilio Litorale Romano.
Il contributo è finalizzato a
sostegno dell’associazione.
Responsabile di Redazione:
Walther Galluzzo
Responsabile della rubrica
Ermeneutica artistica:
Anna Maria Troiani
Redazione:
Luca Papandrea
Cesare Cicconetti
Armando Luceroni
Piero Roca
Gianni Blanco
Maurizio Bruni
Andrea Casadio
Stefania Montanari
Anna Maria Troiani
Giuliano Bottan
Michele Marcucci
Romina Timperi
Mariangela Svicher
Fabrizio Lorenzelli
Mara Belibani
Mario Cafaro
Claudia Di Marco
3
EDITORIALI:
Postmoderno - Cesare Cicconetti
Tra fede e ragione - Cesare Cicconetti
5
INTERVISTA:
Intervista a Filippo Lange - di Luca Papandrea
7
AUTOBIOGRAFIE:
Detto pazzo - Daniela
Appunti per riflessioni - Marina D.
Grazie a Grazia Cancrini - Cecilia Fronteddu
Voci cattive - Michele Marcucci
11
REPORTAGE:
Intervista ai migranti - di Luca Papandrea
Febbraio 2014 Piazza del Popolo - Maurizio Bruni
12
CORRISPONDENZE:
Pensiero - Alessio Patacchiola
L’incontro - Alessio Patacchiola
Nel Bosco - Daniele Bianchini
Anni Ottanta - Daniele Bianchini
Risposta alla filastrocca - Eleonora
La paranoia - Schwarzy2014
Detto Matto - Marco Sivolella
15
MUSICA:
Rolling stones - Andrea Casadio
Nirvana - Romina Timperi
Gianni Morandi - Guiliano Bottan
Grazie Adriano - Guiliano Bottan
Frank Zappa - Mario Cafaro
17
MENU’:
Moussakà di patate - Cecila Fronteddu
Cheese cake alla fragola - Cecila Fronteddu
Crespelle al salmone - Romina Timperi
Insalata estiva alla siciliana - Daniela
gamberoni “Mille e una notte” - Mariangela Svicher
Crocchette filanti - Michele Marcucci
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ERMENEUTICA ARTISTICA: COMPONENTI DELLA FORMA - Anna Maria Troiani
Funzione
Spazio
Bibliografia
23
LE RADICI DEL FUMETTO: Il maresciallo Tito - Gianni Blanco
27
RACCONTI:
Bakunin - Armando Lucernoni
Alcol - Armando Lucernoni
28
POESIE:
Pazzi - Mamma - Quel passo spigliato - Ripida la
scorcia - Nubi - Piove - Al sole - La mia gatta
Sorriso - Questo Attimo - Vivere, vivere, vivere Ad un amore perduto - Una fiaba notturna
Salvatore Quasimodo
30
RECENSIONI:
Se i macelli avessero le pareti di vetro - Luca
Papandrea e Mara Belibani
Il vecchio e il mare - Giuliano Bottan
33
RIFLESSIONI:
Virgola A - Mario Cafaro
Virgola B - Antonino Russomanno
Virgola C - Giuliano Bottan
Virgola D - Cecilia Fronteddu
Virgola F - Romina Timperi
35
VIGNETTE:
Dottore - Piero Roca
Testa di cavallo - Piero Roca
37
ARTE:
di Eleonora Tizano e Gianni Blanco
38
FUMETTO:
Renato e l’esame più severo - Andrea Casadio
Grafica e impaginazione
Sergio Stati
Con la collaborazione di:
DUILIO LITORALE ROMANO
Associazione Promozione Litorale
Duilio Litorale Romano sostiene
l’iniziativa dell’Associazione “Il
Detto Matto”, ritenendo che gli
utenti e gli operatori del C.S.M.
svolgano un’attività culturale altamente meritoria per il territorio
3
ED ITOR IAL I
SOCIETA’
Il Postmoderno
l termine “Postmoderno”, si è
iniziato ad usare dopo il 1979,
data in cui un certo Lyotard, filosofo post-strutturalista francese
pubblica un volumetto intitolato:
“La condizione postmoderna”.
In questo volumetto, commissionato dal governo Canadese, fa un
analisi del sapere, nelle società
avanzate. Ora le società tecnologicamente avanzate, vivono la condizione postmoderna, dopo la fine
del periodo moderno, caratterizzato, prima dal rinascimento e poi,
dall’illuminismo. In tale periodo
(postmoderno) il sapere, non è più
un valore assoluto, al suo posto
prendono piede i valori di “solidarietà” e “democrazia”. Dell’illuminismo, rimane la emancipazione,
che nell’illuminismo fu il distacco
da credenze e superstizioni, e nel
postmoderno,è il distacco da un
sapere oggettivo, in esso, essere ed
apparenza coincidono. Non si
cerca più una verità oggettiva, ma
una verità utile, sull’influenza della
filosofia “pragmatista” americana.
Con lo storicismo e l’illuminismo
si pensava che il progresso scientifico e tecnologico, portassero uno
sviluppo continuo nella società,
ma con il postmodernismo, ci si
accorse che non era così.
Nel postmoderno, il sapere non è
più disinteressato, ma ha più un
carattere finalistico, non si studia
più per il piacere di studiare, ma
per volontà di potenza (Nietzsche)
oppure la volontà di realizzarsi
I
(Freud). Questo sapere finalizzato fa in
modo che si studi per
trovare un lavoro in
futuro, quindi con finalità economiche
(Marx).
Con l’avvento della
rivoluzione tecnologica, in particolar
modo con l’avvento
dell’informatica, il sapere tradizionale, ha
lasciato il posto, ad un sapere più
tecnologizzato che è si, sufficiente,
ad assicurare il funzionamento dei
vari apparati statali, ma che ci
rende schiavi della tecnologia. Un
guasto al sistema informatico, crea
la paralisi, tutto si ferma, non solo
nel terziario, ma anche nelle varie
professioni, medici, avvocati, geometri ecc. Oggi ad esempio si disegna con il CAD, il disegno con
il tecnigrafo ha segnato il passo,
ma che cosa accadrebbe se di colpo
non disponessimo più di tale tecnologia? Andrebbe avanti soltanto
chi possiede la sapienza dei vecchi
strumenti, cioè il disegno con il
tecnigrafo.
In Italia, si può scorgere un filone
minore, caratterizzato dal movimento giovanile del “68”,che ha le
caratteristiche del postmoderno, il
concetto di eguaglianza, travisato,
faceva si che tutti dovessero prendere il diploma di laurea, abolendo
in tal modo qualunque meritocrazia. Il sapere tradizionale, veniva
visto come fumo agli occhi, come
metodo plagiante delle classi dominanti, sull’indifeso proletariato.
Venivano privilegiate le conoscenze
che affermavano l’espressività,
quali l’arte e la letteratura. Le materie scientifiche, come la matematica, la fisica e la filosofia, venivano
rifiutate perché ritenute strumenti
del potere che controlla le masse.
Come dicevo sopra, nel postmoderno, l’essere coincide con l’apparenza, i media forniscono verità di
comodo, si profila una società
“falsa”, che alla verità oggettiva preferisce una verità utile per il bene
dell’umanità.
Di tutte le cose negative, che abbiamo descritto del postmoderno,
questa della verità utile, mi sembra
l’unica nota positiva; Platone ci insegna che qualche volta vedere le
ombre e più salutare del voler a
tutti i costi conoscere la realtà.
23/01/14
Cesare Cicconetti
ED ITOR IAL I
4
Tra fede e ragione
er laicità si intende una formazione di tipo non fideistico dove la ragione è presa
come fondamento della conoscenza e della visualizzazione della
realtà. Anche con questa impostazione non si arriva sempre ad una
“verità vera”, ma anche a delle verità dogmatiche. Come dice Lanfranco Di Mario in “Storicismo e
persona”:”La laicità, non è il laicismo sapiente, per il quale il valore
della vita è in tutto ciò che la raison presume di aver compreso,
modo superficiale e rozzo che contraddittoriamente non rende laici,
ma chierici”.
L’ intelligo ut credam cede il passo
al credo ut intelligam nel quale c’è
una fede aprioristica dove però la
fede, non va intesa come certezza,
ma con la variante della possibilità.
Una cosa è la certezza dove nulla
viene lasciato al dubbio: altra cosa
è la possibilità dove le “larghe vedute” aiutano alla comprensione
della realtà.
Nella fortunata serie televisiva Star
Trek Enterprise la vulcaniana Tpol,
con la sua impostazione razionalistica e logicistica, discute sui viaggi
nel tempo del suo comandante, il
Capitano Archer, avendo un atteggiamento di tipo dogmatico se non
fideistico. “La commissione vulcaniana delle scienze ha stabilito che
i viaggi nel tempo sono impossibili” La sua formazione non gli
permetteva di avere un atteggiamento differente; i maggiori scienziati del suo pianeta, molto più
P
avanzato del nostro,
avevano sentenziato
senza dar adito a
dubbi, che i viaggi
nel tempo fossero
impossibili. Convinzione mantenuta
anche dopo aver
sentito le esperienze
del suo Capitano.
E fu proprio il Capitano Archer, in un
momento difficile, ha consigliarle
di avere una mentalità più aperta
sull’argomento.
L’eccessiva fede nella ragione a
volte può condurre all’errore, il
quale non sempre è evitabile, ma
l’avere nel nostro bagaglio, lo strumento del dubbio aiuta molte
volte ad evitarlo.
Nella nostra civiltà, il progresso ha
fatto si che la fiducia nella ragione,
ragione che è responsabile del nostro progresso, fosse illimitata, ma
come dice Di Mario: “che la raison
presume di aver compreso...” questa fiducia, va affiancata al dubbio
ed alla possibilità che non contraddicono L‘intelligo ut credam, il
quale ha sempre la sua validità per
averci fatto raggiungere quel progresso che ha sicuramente migliorato le nostre condizioni di vita.
E’ curioso come il fideismo venga
criticato per i suoi dogmi dai laici
e come la ragione a volte si crei essa
stessa dei dogmi, i quali a differenza di quelli fideistici, sono argomentati, venendo però considerati
come verità assoluta, anche
quando, non vi è prova certa.
Prendiamo ad esempio la fisica
quantistica, ha molte teorie, tutte
argomentate, ma una contrapposta
all’altra; come si può avere una fiducia illimitata, quando vi sono
molte teorie e alcune delle quali
contrapposte? Prendere come verità assoluta, l’una o l‘altra teoria è
un errore.
D’altro canto il credo ut intelligam
da solo non porta mai a risultati
soddisfacenti, c’è sempre l’ombra
del dogma dove non vi è mai una
conoscenza razionalmente certa,
ma una verità di tipo fideistico,
anche se per fede non intendo la
“certezza dogmatica”, ma una verità possibile.
11/03/14
Cesare Cicconetti
5
IN TERVISTA
Intervista a Filippo Lange
Operatore culturale Teatro del Lido
di Luca Papandrea
Filippo Lange
Cosa ne pensa della
malattia mentale e
quale è la sua esperienza
in proposito?
Penso che la nostra società,
in generale, ha difficoltà a
rapportarsi a questo
tema, perché è un tema
che spaventa, è un tema
che è stato trattato nel
corso dei secoli con
metodi repressivi e di
contenimento. Invece
penso che il disagio mentale sia non solo fonte di
sofferenza ma ci siano
anche molte risorse. Ci
sono persone che attraversano fasi di difficoltà
non solo psicologiche
della vita e che attraverso
un sistema di servizi sul
territorio si possano
aiutare le persone vivono
un disagio a sentirsi
pienamente partecipi alla
vita di comunità. Ci sono
tanti esempi in Italia di
buone pratiche e penso
che le varie associazioni
del territorio come il
teatro dellido dove io lavoro possano fare un lavoro insieme ai servizi
sociali socio sanitari ma
anche scolastici pedagogici. Quindi attraverso
investimenti su questi
servizi attraverso la
nascita di nuove relazioni
e quindi di progettualità
comuni, penso che dobbiamo mettere in campo
delle buone strategie inclusive e partecipate
Cosa ne pensa del
malato mentale e del
conflitto familiare?
E’ una domanda molto
grande questa qui e non
ho tutte le competenze
per poter rispondere.
Per cui con molta umiltà
lascerei questa risposta a
chi ne sa più di me.
Penso che le famiglie
come si sa possono essere
fonte di gioia ma a volte
anche di sofferenza. Ci
sono famiglie fragili e
famiglie deboli o indebolite. Per esempio la crisi
economica è uno dei fattori che indebolisce la
struttura familiare. Però
se si lavora con la prevenzione e i servizi sociali
funzionano riesci a rafforzare la famiglia in crisi
o che è debole. Si
dovrebbe fare un lavoro
di prevenzione e in
prospettiva. La risposta
stà sempre in un buon
welfare cioè intercettare
le problematiche a dargli
un nome forma e a
trovare insieme soluzioni
utilizzando tutte le competenze.
Pensa che gli psicofarmaci
sono utili per la cura?
C’è un grande dibattito
sul tema degli psicofarmaci e sugli interessi
dell’industria farmaceutica ad incrementarne
l’uso. Penso che in alcuni
casi la scienza medica e
psichiatrica abbia trovato
delle buone strategie terapeutiche bisogna, come
in ogni cosa, non abusare
degli
psicofarmaci.
Bisogna inoltre sempre
ricordarsi che, secondo
me, la cura del disagio
pscicologico deve essere
inserita in una prospettiva di socializzazione in
cui accanto alla terapia
farmacologica ci sia pure
la terapia relazionale. Ma
questo per tutti: non
bisogna essere per forza
utenti del servizio di
salute mentale. Ciascuno
di noi quando si sente
solo soffre e vive un disagio quando invece si
spezza questa solitudine
grazie a un gruppo di
persone di amici di familiari grazie alla vita di comunità e allora già si
riesce a guarire diciamo
“tra virgolette”.
Pensa che l’attività
teatrale possa essere
considerata una forma
di terapia?
Assolutamente sì il teatro
è una grande forma di
terapia. Ci sono le artterapie in generale come
la danza e la pittura il
teatro la musica. Penso
che dobbiamo davvero
mettere insieme le forze
per sviluppare nuove
strategie inclusive non invadenti non invasive attraverso questa forma di
socialità straordinaria che
è il teatro. Qui al teatro
del lido abbimo fatto
molte cose in proposito
nel corso degli anni e
vogliamo continuare a
farle e specialmente progettarle insieme a voi e
all’associazione
per
sviluppare nuove idee insieme.
Al teatro del lido ha mai
recitato una compagnia
formata da disagiati
mentali?
Si per esempio i ragazzi
dell’Anfass che lavora con
soggetti con disabilità più
profonde. Tra circa 10 gg.
Avremo una rassegna di
Art Byond. Proprio il
teatro del Lido ospiterà
delle realtà romane, i cittadini che fanno, quindi
IN TERVISTA
avremo danza, musica,
performance, con persone che hanno delle disabilità chi c’è l’ha più
lievi chi più profonda.
Noi pensiamo davvero
che il teatro e l’arte siano
delle pratiche che producono benifici straordinari a tutti.
Quali forme d’intervento sociale possono
essere utili per un disagiato psichico e per
combattere lo stigma?
Tutto ciò che crea relazione perché le persone
più fragili sono persone
sole quando si spezza la
solitudine si costruiscono
buoni rapporti sociali.
Quella è la via diciamo
per stare meglio con se
stessi con un gruppo
della comunità che ti abbraccia e ti sostiene e la
seconda domanda ?
Per combattere lo stigma.
Lo stigma si combatte
facendo le cose insieme
quindi anche con campagne di sensibilizzazione. In generale la
nostra società ha paura
delle diversità. Qualsiasi
cosa che sia fuori della
norma tendiamo subito
ad avere paura. Perché
non siamo educati, dobbiamo educarci alla
conoscenza delle diversità
sia culturali che etniche
sia quelle che hanno a
che fare con varie problematiche anche psicologiche. Non bisogna
6
assolutamente avere timore, bisogna comprendere le problematiche di
tutti e sviluppare insieme
una comunità.
Per lei il malato mentale
è una zavorra per la società o una fonte d’ispirazione
per
il
miglioramento della
medesima?
E una grande opportunità, una grande risorsa
perché ci rende tutti più
umani, avere la possibilità di comprendere una
persona che passa un momento di sofferenza psicologica, anche un
momento prolungato che
può durare anni. Insomma perché appunto
queste questioni di salute
mentali possono essere
più gravi o più leggere e
quelle più gravi possono
durare anche tanto
tempo. Conoscere più da
vicino queste problematiche ci aiuta a capire
qualcosa in più di noi
stessi, di quanto è complessa la mente umana, di
quanto è fragile la nostra
mente, di quanto siamo
tutti interdipendenti.
Quindi tornando alla domanda di prima sullo
stigma soltanto riconoscendo la nostra interdipendenza gli uni
dagli altri noi riscopriamo la nostra umanità, noi siamo umani
quando riusciamo ad essere inclusivi e riusciamo
a costruire coesione appunto tra le diverse
anime diciamo della nostra società.
Allora ti ringraziamo
per questa intervista.
Non so se vogliamo
anche parlare del tema
della solitudine profonda
che può far arrivare a
degli atti estremi che non
riescono ad uscire dal
tunnel profondo della depressione o di problematiche sempre inerenti.
Difficoltà di quando ciascuno si isola in se stesso e
non riesce a trovare uno
sbocco, una sponda, una
voce amica, una mano
sulla spalla che ti aiuta.
Ecco la solitudine crea il
tunnel e quanto uno
entra nel tunnel entra in
una spirale depressiva
ecco perché a volte anzi
spesso lo psicofarmaco è
indispensabile per stabilizzare l’umore e ritrovare
un po’ gli strumenti per
emanciparsi da questo
dolore. Bisogna ricordarsi
sempre che ogni volta
che c’è appunto qualcuno che commette un
atto estremo disperato è
perché comunque c’è
anche fuori da sé un
mondo che non ha saputo cogliere e intercettare questo disagio E
quindi torna il tema delle
solitudini e noi su quello
dobbiamo lavorare il
teatro come il vostro centro di salute mentale
come questo strumento
della rivista. Voi vi fate
conoscere già questo
combatte lo stigma. Ciascuno con la propria sensibilità ed intelligenza
porta fuori in un mondo
che si fa conoscere e
questo è una grande
risorsa per noi, per me,
Filippo del teatro del
Lido perché porta a
conoscenza un mondo
interiore ricchissimo di
stimoli e bellissimo di
sensibilità Quindi l’augurio che vi faccio è grande
di andare avanti perché
ho seguito il detto matto
nelle sue evoluzioni.
Sono molto contento lo
trovo molto interessante
un grosso in bocca al
lupo, andate avanti, ci vediamo presto qui al teatro
del Lido.
Grazie
Grazie a voi.
7
AU TOBIOGR AFIE
Detto pazzo
el 2001 ho avuto un delirio di persecuzione. Ricordo che mi chiudevo in
camera al buio e abbassavo tutte le
tapparelle. Per un po’ ho perso
anche il dono di comunicare verbalmente e a chi mi si rivolgeva rispondevo scrivendo su carta. Ero
terrorizzata. Pensavo che la mia
vita fosse spiata da telecamere e la
cosa mi era così intollerabile che le
uniche cose che mi davano sollievo erano il buio e la musica. Il
buio perché nella mia testa ostacolava la visuale alle telecamere, la
musica perché semplicemente mi
ha salvato la vita, dava colore al
buio che c’era nella mia testa.
Quando chiedevo, scrivendo, qualcosa a qualcuno, era sempre perché
cercavo una conferma a quello che
la mia testa confusa pensava ed ho
anche pensato che la mia famiglia
fosse complice di chi aveva installato queste telecamere nascoste.
Razionalmente sapevo che non era
possibile ma poi una volta mio
padre mi disse che anche qualora
ci fossero state delle telecamere
avrei dovuto fregarmene. La presi
come una conferma…Mio padre
era un bipolare ma si è sempre rifiutato di rivolgersi anche solo ad
uno psicologo. Non so se la pazzia
possa essere genetica comunque vivere vicino a persone disturbate
nell’umore ci rende simili a loro,
credo.
Mia madre era molto spaventata.
Avevo sofferto di depressione in
precedenza a causa del fatto che
N
dopo una brillante carriera scolastica non riuscivo a trovare una dimensione
di
indipendenza
economica nella professione, ancora una volta mio padre si dimostrava incontentabile perché ogni
qual volta trovavo un lavoro invece
che mostrarsi orgoglioso di me, mi
diceva che avrei dovuto fare meglio. Facevo moderatamente uso di
spinelli e la psichiatra che iniziò a
seguirmi durante il delirio sosteneva che potevano essere la causa
scatenante; oggi io sostengo e sono
pronta a giurare che la mia autostima ridotta in cenere aveva ben
poco a che fare con gli spinelli,
avevo voglia di vivere da sola e non
riuscivo a realizzare sto sogno,
avevo voglia di essere indipendente. Ancora oggi che sono semi
disoccupata ma disillusa a riguardo, credo che il lavoro possa
salvare da molti mali di tipo psicologico, il rendersi utile, il sentirsi
utile, l’avere parte della giornata
impegnata.
Quando approdai dalla psichiatra
che iniziò a seguirmi mi sentii dire
senza mezzi termini che la storia
delle telecamere era follia pura, insomma mi disse che stavo fuori
come un balcone. Contrariamente
a quanto fece un altro medico, non
mi prescrisse roba che mi faceva
dormire, ma solo gocce di serenase
che ho preso per circa dieci anni
senza riuscire davvero a capire
quale fosse l’effetto che avevano su
di me. Tenevo un diario, venivo
spronata ad uscire, spesso con mia
madre, altre volte sola ma comunque ho passato un paio d’anni semi
catatonica.
Oltre a non trovare lavoro, il mio
delirio aveva radici in una relazione
AU TOBIOGR AFIE
malata con un ragazzo che mi seguiva giorno e notte tanto da sentirmi mancare l’aria: allora non
esisteva il reato di stalking e intorno a me si era creato un vuoto
perché molte persone credevano
che fossi io la responsabile del suo
comportamento. Ovunque andassi
me lo trovavo alle spalle ed anche
un gesto come salutare un amico
se “beccata” da lui, scatenava scene
di gelosia e atti di pura prepotenza.
Non volevo cedere ma iniziavo a
sentirmi sporca mio malgrado.
Mi recavo dalla dottoressa due
volte la settimana. Le giornate passavano lentissime coi miei 25 anni.
Ho ancora tutti i miei diari. Ho
frequentato la dottoressa A. per 12
anni più o meno e in dodici anni
ho iniziato anche a sentire le voci ,
mi succede quando la paranoia e lo
stress sono alti. Però non mi bloccano più in casa e al buio. Io esco
lo stesso, molto spesso con la musica alle orecchie, a volte ho il dubbio che non siano voci della mia
testa ma voci reali e la mia paura
8
piu grande è non saperle distinguere. Non ho paura, io esco lo
stesso. Una volta se mi sentivo seguita non mi giravo, acceleravo e
non mi giravo. Ora guardo dove
vado e se mi sento seguita mi giro
e guardo chi ho alle spalle e invece
di avere le palpitazioni il più delle
volte mi tranquillizzo. Ora ho un
rapporto migliore con le mie emozioni, le gestisco meglio, riesco a
lasciarle andare e non mi sento sopraffatta ma in dodici anni, ci sono
state volte in cui le voci erano così
alte e così tante che non era possibile credere che fossero tutte nella
mia testa ma neanche credere che
silvio orlando, paolo bonolis, pavarotti e molti altri si fossero resi
trasparenti per accomodarsi nella
mia stanza. Sì era terribile…ho
creduto di impazzire, o forse dovrei
dire “”io fui pazza”.
Oggi lavoro…troppo poco. E guadagno troppo poco. Ma questo è
un problema di tante persone e
credo che sapere che non si è gli
unici ad avere un problema, renda
lo stesso più sopportabile.
Da un anno e mezzo sono seguita
dal dottor w. Che è un uomo
molto diverso da mio padre, che è
morto recentemente. Non sono
ancora riuscita a capire perché non
ho una relazione stabile con un
uomo ma in attesa di arrivarci mi
dichiaro felice per la legge contro
lo stalking e ogni tipo di violenza
sulle donne.
Ho scritto questo testo per tutte
quelle persone che hanno creduto
nella mia riabilitazione e per tutti
quelli che, trovandosi in un momento di disagio e sconforto, tentennano nel credere che si possa
convivere con i propri fantasmi e il
proprio disagio mentale, o semplicemente non nutrono speranze. Io
credo che si può e se riuscissi a donare un pò di speranza e fiducia a
qualcuno sarebbe per me una
grande gioia... Auguri a tutti
Grazie Walther
Daniela
Appunti per riflessioni su un’esperienza di psicosi
rrivare a riflettere sulla propria esperienza di
psicosi, non significa averla superata definitivamente: tutto questo va anzitutto precisato,
per non incorrere nel rischio di sterili entusiasmi di
guarigione che non corrispondono alla realtà dei concreti mutamenti vitali in qualche modo da essa portati.
Questa brevissima premessa è una acuta consapevolezza di riprova continua nell’esperienza della psicosi.
Certo, ora io attraverso un buon periodo di controllo
degli eventi della mia vita quotidiana, ma l’attuale se-
A
renità è dovuta in gran parte al fatto che va tutto
avanti discretamente, o che perlomeno io riesco a
farvi fronte.
Il tempo con le sue stagioni, le condizioni metereologiche le atmosfere, il sole, le piogge, il freddo, la luce,
spesso sono la cartina tornasole delle mie crisi, ed i
suoni sono il linguaggio accelerato del mio stato
d’animo. Una strana fortuna, come direbbe la scrittrice Luce D’Eramo, questa di avere una sensibilità
molto delicata per ogni fremere della foglia di un albero sul selciato, per ogni guaito, o voce che venga da
9
AU TOBIOGR AFIE
fuori e che parli alla mia mente. Per ore intere mi sono tanica ed anche inutile al mondo o alla maniera in cui
immersa nell’ascolto del risveglio estivo degli uccelli vanno le cose, al passato, al presente frustrante e stresall’albeggiare, infiniti sentimenti dedicati alla pioggia sante. Ma se questo procura una forte depressione nelo alle stelle durante notti insonni e di strazio mentale. l’animo di chi la vive, ecco che l’andamento della crisi
Vivere in queste fasi diventa difficile, ma gli anni che riesce a investire la propria attenzione su tutto il resto,
sono trascorsi velocemente confermano che non è im- allora le tenerezze e le delicatezze più sentimentali si
possibile superare la profondità e la bellezza del do- fanno strada nell’animo provato da tanta ecceità, e
lore, con nuove stasi, con la disponibilità alle azioni, non è confusione l’alternarsi di questi stati d’animo e
di azione: si vuole realizzare l’infinito appreso nelle
al dialogo, alle scelte magari diverse da compiere.
La vicinanza di un terapeuta intelligente e gradito, dispercezioni temporali, della natura e degli esseri
riescono poi a colmare i vuoti della propria capacità umani, ed ecco che si può e si deve concepire la dispercezione come l’attenzione sensibile e più acuita
esistenziale.
Il silenzio intenso del quale paradossalmente ti parla del mondo, insieme ad una concentrazione estatica di
il tempo è la misura di quell’eternità che sopravviene dolore e bellezza senza toccare ancora il fondo.
con ogni psicosi, la durata della crisi è sempre stata Infatti non è nel meccanismo dispercettivo, foriero e
così per me legata all’emozionalità delle notti e delle portatore spesso di conoscenza, che va a collocarsi il
albe tinte a colori densi e forti, oltre che da voci sem- pericolo, ma in una dominanza debole di un Superpre desideranti per il mio animo. Si può dire ed affer- Io delirante, incanalante tutta l’esperienza in un’inmare che non c’è mai stato nesso causale tra tempo e terpretazione circolare e senza via d’uscita di tutto. La
crisi, piuttosto è caos il tempo che si trasforma du- razionalizzazione psicotica è l’operazione più pericorante la crisi ed acquista una valenza positiva: la pro- losa che la persona sofferente di disagio psichico,
possa compiere: il delirio…
fondità e la sua eternità.
Ed ancora, se non ci fosse l’alterazione della perce- Il delirio, nei meandri della nostra coscienza s’infiltra
zione, cioè la dispercezione, forse non si arriverebbe per anni e non bastano le realizzazioni e le conferme
a questa coscienza esterna del tempo grazie alla quale o disconferme, ad invalidarlo, perché esso è la valvola
si trae stupore e gioia dal dolore. Magari disforia, eu- di sfogo alla tensione interna ed esterna a quello che
foria, esuberanza ed infine grande amore per la vita e non va o che non è mai andato. Tuttavia poi l’acquieper l’intelligenza. Le dispercezioni, che danno inizio tarsi nella fiducia ad altri, nell’aiuto ricevuto, serve a
e che caratterizzano tutto l’evento psicotico possono superare la crisi, e tornare ad una percezione più sae devono trarre in inganno, ma non lasciano indiffe- lutare e stabile del proprio animo, mondo e ragione.
rente chi vive sulla pelle le emozioni le intensità di
M.D.
ogni momento di quelle giornate campali. L’urlo poi
è l’estrapolazione vissuta ed acmeica della paura interna ed esterna dei propri sentimenti, la ribellione ti-
Grazie a Grazia Cancrini
proprio il caso di dirlo, mi
ha preso per mano e mi ha
guidato, per più di dieci
anni, attraverso diverse terapie relazionali, da quelle familiari e di
coppia a quella individuale.
È
Grazie anche al dottor Massimo
Pelli che me l’ha fatta conoscere.
Mi ha preso per i capelli e mi ha
salvato dalle terapie esclusivamente
farmacologiche, introducendomi a
quelle relazionali.
Ricordo che era stato ripristinato
l’elettroshock negli ospedali pubblici. Inizialmente ho fatto a meno
del carbolithium che mi aveva provocato un nodulo tiroideo. Grazia
mi ha suggerito di non prenderlo
AU TOBIOGR AFIE
più, senza dirlo a nessuno, ed ha
funzionato. Dalla morte di mio
fratello Giovanni, sono trascorsi
tredici anni, durante i quali ho
fatto a meno dei farmaci che ho invece ripreso a prendere alla nascita
dei miei gemelli.
Grazie a Grazia, perché mi ha aiutato a vendere i miei quadri e i maglioni fatti a mano nello studio di
Via Falloppio.
Grazie a Grazia e al dottor Pelli per
aver caldeggiato quest’attività alla
quale tenevo molto. Durante la terapia familiare è venuto fuori che
mia madre si era sostituita a me nel
ruolo di madre di mia figlia e mio
10
padre aveva il ruolo di pompiere
nello spegnere le discussioni
troppo accese. Nella terapia di coppia siamo entrati a far parte di un
libro: “Potere in amore” dove
siamo stati magistralmente guidati
da Grazia e dalla sua compagna
Lieta Harrison. Mi ricordo che una
volta ci avevano dato un compito
a casa: tirarsi addosso dei piatti, ma
la coppia si è sfasciata prima di
compiere questo esercizio.
Nella terapia individuale mi raccomandava di creare intorno a me un
alone di positività perché avrei
avuto di ritorno dagli altri una risposta positiva.
Ho fatto solo un accenno a quella
che è stata la mia storia in terapia
relazionale, lunga e piena di pathos
e spero che anche qualcuno che,
come me, sia stato seguito da Grazia, possa avere voglia di scrivere di
lei che è la migliore forma di ricambio di stima che le si debba,
ora che lei non è più con noi.
Cecilia.
Voci cattive x Mikele Markucci
Dentro la mia head, I feel dl voices bads.
4 ex.qu-l del vicino, e qu-l dei Markucci.
Qud mi sgridano se do di matto o x fare i kapricci km
i bimbi pikkoli, GB e Marina detti da me i sori
Mrkucci, usano greats words x farmi riflettere qnd
faccio degli errori suxgravissimi.
QND ESKO D KASA KN GLI OPERATORI-SALAZAR O CUTOLO- NN DO’ DI MATTO.
XKE’ NN SI FA KOSI’. KISSA’ X QNT TIMES ME
L’HANNO TOLD N RI-TOLD QST FRASI?
EDUKAZIONE SMP ANKE IN KASA MARKUCCI.
LE BADS VOICES X MIKELE NN FANNO
PARTE DELL’EDUKAZIONE. SN VOCI KE
FANNO DARE DI MATTO KAUSA TROPPE
KIAKKIERE.
SPECIE QND PARLO KN ME STESSO.
TUTTI I DAYS X TUTTA LA VITA.
I MATTI PARLANO DA SL XKE’ NN HANNO
XSONE KE GLI SN HNTO A LR.
XDONATEMI X LE ABBREV.NI SMS. MA OGGI
NN SN MATTO SN AUTONOMO E INDIPENDENTE.
BTWEEN 19 DAYS COMPIRO’ 41 YEARSSIAMO AD APRILE MMXIV- 19 DAYS VUOL
DIRE 20.4.14 XKE’ SN NATO NELL’APRILE
MCMLXXIII -1973-.
WEIGHT 4ME.
DAI 96,7 KG AI 97,5 KG SN AUMENTATO
D’8HG. WEIGHT NON ESATTO PER ME.
DV DIMAGRIRE X TORNARE KM 1 STEKKINO D 6 ANNI FA-KAUSA 1 GASTRITE
PRESA A FINE MARCH MMVIII X L’USO
ECC.VO D’EGGS OF EASTER- OK?.
V KIEDO SCUSA E V XDONO X AVER DATO
D MATTO-SKUSATEMI X LE RIPETIZIONI-
MIKELE MARKUCCI.
1.4.14 -RM.
11
R EPORTAGE
Intervista ai migranti
di Luca Papandrea
a sera di martedì 28 Gennaio 2014, mi sono recato
presso il Teatro del Lido per
incontrare la compagnia teatrale
“Teatro Cargo”, che avrebbe messo
in scena lo spettacolo “L’Odissea
dei ragazzi”, un lavoro scritto e diretto da Laura Sicignano. Lei e i
giovani attori mi hanno concesso
un po’ del loro tempo, prima di
prepararsi per la rappresentazione.
Dopo una breve e rapida presentazione ho potuto rivolgere loro le
domande che erano state preparate
dalla nostra redazione.
Non tutti però si sono sentiti di
rispondere.
Alla prima domanda “perché sei
venuto in Italia?” Diversi hanno risposto che erano fuggiti dal loro
paese perché c’è la guerra e c’è pericolo di morte. Un ragazzo ha
detto infatti che non voleva morire. Un ragazzo del Senegal ha risposto invece che cercava lavoro.
Devo ammettere che in tutti notavo una certa malinconia ma allo
stesso tempo una grande dignità e
un gran desiderio che la loro condizione di migranti potesse, prima
o poi, avere una fine, ovviamente
il più presto possibile.
Alla seconda domanda, “Come
sei stato accolto?” La maggior parte
di coloro, che si è sentito di rispondere, mi ha detto, con grande maturità, che hanno trovato persone
buone e accoglienti mentre altre si
sono dimostrate scostanti e indifferenti, ma hanno aggiunto che questo avviene sempre e dovunque.
Per quanto riguarda la terza do-
L
manda: “Come sono trattati i
matti nel tuo paese?”, c’è stato chi
ha detto che sono considerate persone con problemi e vengono curati in determinati luoghi. E se
devo dire la mia ho pensato che
sono un po’ come i nostri ex manicomi o le nostre attuali cliniche.
Un ragazzo indiano, invece, ha
detto che nel suo paese i matti vengono considerati persone speciali e
particolari, che hanno capacità di
mettersi in contatto con una dimensione “altra” e “misteriosa”.
Laura Sicignano, in un secondo
momento, mi ha anche parlato
delle difficoltà che i ragazzi avevano incontrato per riuscire a lavorare insieme a una donna (Sara) a
seguito delle loro differenze culturali. Hanno aggiunto inoltre che
avevano trovato problemi ad inserirsi nella società Italiana perchè
minorenni ed erano stati seguiti
legalmente da un avvocato
I componenti della compagnia
sono.: Sara Cianfriglia, Emmauel
Ansan, Kara Noreyimi Mas, Pashupatti Ansel, Rahamathollah
Safi, Shahzeb Iqbal, Waheedullah
Niazi.
Sono ragazzi stranieri e sono arrivati in Italia, da soli, dopo viaggi
indescrivibili, sono una forza della
natura.
Dopo un lungo percorso di lavoro va in scena la loro Odissea.
Questi ragazzi, per lo più rifugiati
politici, hanno tutti affrontato da
soli viaggi difficilissimi da paesi
lontani (Afghanistan, Pakistan,Nigeria, Senegal, India) per raggiungere l’Italia. Hanno lavorato
insieme per circa un anno.
Ne è nato uno spettacolo di forte
impatto emotivo. Il filo conduttore
è l’Odissea, un grande racconto archetipico della cultura Mediterranea, un viaggio avventuroso in cui
i ragazzi hanno potuto riconoscere
e raccontare la propria odissea personale.
Lo spettacolo parla di amore e di
guerra, di speranza e di nostalgia,
di madri e di amanti: avventure e
sentimenti che questi ragazzi
hanno in comune con Ulisse.
Il risultato è uno spettacolo di
grande energia e desiderio di riuscire a cambiare lo stato delle cose
che li ha portati e obbligati a
un’odissea indesiderata.
R EPORTAGE
12
Febbraio 2014 - Piazza del Popolo
ualche giorno fa sono
stato avvertito dalla Dottoressa Maria Pompa
(Presidente della Soc. Coop. Sociale ELMA), che pochi giorni
dopo si sarebbe svolta una manifestazione a Piazza del Popolo, organizzata
dalla
CNA
(Confartigianato) e che saremmo
stati guidati dalla Rag. Elena Tabolacci (Presidente della Soc. Coop.
Sociale INFORMARE).
Non piacendomi l’astensionismo
dalle lotte politiche e sindacali ho
subito aderito, perché non potevo
sottrarmi dal mio dovere nella lotta
di protesta.
Quelli della mia generazione che,
all’età di sedici anni, cioè da
quando mi sono ammalato con il
Q
C OR R ISPON D EN ZE
sistema nervoso centrale, hanno
sempre sperato nel miglioramento
del sistema pubblico sanitario in
tutte le direzioni e partendo dalla
legge 180 del Prof. Franco
Basaglia, entrata in vigore nel
1978, legge che ha permesso l’istituzione delle comunità e delle
strutture di uscita dei pazienti
psichiatrici e con le attività ergoterapeutiche, ma anche con le case
famiglia e con il percorso di autonomia lavorativa.
Con le mie esperienze lavorative
acquisite presso le succitate cooperative e ora che ho cinquantuno
anni, le mie aspettative di un futuro migliore ed anzi le prove e i
risultati ottenuti, e sin’ora attesi, si
sono realizzati, anche se a piccoli
12
passi, ma pur sempre importantissimi.
Ora, con il movimento berlusconiano, si vogliono togliere tutte le
nostre faticose conquiste che abbiamo ottenuto con le nostre lotte
politiche e sindacali.
Proprio in quel giorno di Febbraio
sono sceso in piazza per manifestare con gli appartenenti della
Confartigianato, provenienti dal
Nord e Sud’Italia, dalla Sicilia al
Veneto, per garantire un futuro
migliore a tutti noi cittadini italiani (normodotati e sub dotati) e ai
nostri figli.
Personalmente ho voluto manifestare perché la società italiana divenga migliore.
Maurizio Bruni
ta sezione
Pubblichiamo in ques
e non
contributi di persone ch
alle riunioni
hanno mai partecipato
o conosciuto
di redazione ma hann
materiali.
la rivista e ci inviano i
Pensiero
Secondino il mio compagno è scaltro
Chi lo vuole prigioniero lo sa
Che non c’è muro che non lo stacchi dalla liberta
Sentirai le sirene giorno e notte
È inutile che lo chiudi con mille mandate
Il mio compagno te le scardina
Lo metti in isolamento con il blindo chiuso e senza
finestra
Ma è inutile non ci sono mura che lo trattengono
Ammanetti il mio compagno alla branda
Ma come vedi se le è sfilate e guarda come corre
È inutile che lo rincorri non lo prenderai mai
Non puoi e non potrai mai restringerlo
Scappa pensiero mio scappa
E non ti fermare mai….
18-04-14
Patacchiola Alessio
Sulle ali della libertà (ricevuto da Rebibbia)
13
C OR R ISPON D EN ZE
L’incontro
Nel bosco
La mia vita
è un incontro di pugilato,
si va ko o si vince,
io resisto!
Il mio avversario è il dolore,
un indomabile professionista,
difficile tenergli testa.
Mi colpisce duro
e quando lo fa,
mi marchia con segni indelebili la pelle.
Invece quando mi tiene all’angolo
intrappolato dai suoi colpi mortali,
mi scalfisce l’anima,
toccando i miei sentimenti più forti.
Inesorabilmente il cuore si frattura,
non sopporta altro dolore,
ciecamente barcollo,
echeggia il gong,
un altro round è terminato!
Patacchiola Alessio
Denso il silenzio
nel bosco,
dove gli unici poeti
sono gli uccelli.
Che cantano
la musica della natura.
Calpestando le foglie
si genera un rumore
consueto,
che da serenità.
L’aria è fresca,
sotto gli alberi possenti,
che con le loro radici
sono attaccati alla terra
e succhiano la vita.
Dove dovrei andare?
Qualunque via sceglierò,
il bosco mi accoglierà in sé.
Daniele Bianchini
Sulle ali della libertà (ricevuto da Rebibbia)
Anni Ottanta
Risposta alla filastrocca
Figli di un vento,
pieno di desideri,
come un fulmine
colorato,
ci hai portati a sognare,
incatenati alla musica.
Cari ragazzi e ragazze della redazione,
per me vedervi sarebbe davvero una grande
emozione.
Grazie Piero, per la tua rima,
ti voglio ancora più bene di prima.
Lo so, non sarò una brava poetessa,
ma lo giuro, ci sto mettendo tutta me stessa.
Presto o tardi vi verrò a trovare
e allora ci sarà tanto da raccontare.
Per il momento, però, vi saluto e vi ringrazio di
cuore,
perché sapere che mi state aspettando, non può
che mettermi di buon umore” :-)
GRAZIE!!!
Solo ora
mi rendo conto
dell’importanza
di quegli anni,
quando la vita era sostanza,
e aleggiava nell’aria
la voglia di vivere.
Daniele Bianchini
Eleonora
C OR R ISPON D EN ZE
14
La paranoia
Quello che scrivono nei libri e quello che accade nella realtà
a paranoia è un tipo di psicosi caratterizzata da
un delirio cronico, basato su un sistema di convinzioni, principalmente a tema persecutorio,
non corrispondenti alla realtà.
Questo sistema di convinzioni, si manifesta spesso nel
contesto di capacità cognitive e razionali altrimenti
integre.
Il termine deriva dal greco e significa letteralmente
“follia, insensatezza”, ed è stato usato storicamente
con diverse sfumature di significato, nella terminologia internazionale ufficiale relativa alle patologie mentali, essendo stato successivamente sostituito dal
concetto più generale, ma più chiaramente definibile,
di “disturbo delirante”.
Detto ciò, passo a chiarire la mia esperienza personale
circa le mie paranoie: per fare un esempio, quando
per la strada passa un gruppo di persone qualsiasi,
siano esse, giovani o vecchie, e magari stanno ridendo,
io penso che queste parlino di me e che mi critichino(
per esempio penso che dicano”Quello lì è proprio uno
scellerato”, oppure “Quello lì è proprio uno scemo”).
Le prime volte che mi accadeva ciò, io ero pervaso da
una “rabbia”, quasi incontrollabile, perché ciò che
“sentivo” non aveva né capo né coda, come si dice ovvero che erano cose false nei miei confronti. La rabbia
mi faceva diventare rosso come se stessi per esplodere,
ed a volte, mi sono talmente adirato con queste persone che ho inveito contro di loro e ciò mi liberava
quasi dalla “paura” che gli altri lo pensassero. Le persone reagivano quasi in modo “indifferente”, come in
un sogno; questo a mio parere perché mi vedevano
L
molto alto e grosso e quindi mi temevano.
Dopo varie fasi alterne, dal 1994 circa ad oggi, mi è
successo ciò, ma ora grazie anche al mio psichiatra di
fiducia e con la psicoterapia e la terapia farmacologica
con gli antipsicotici, gli ansiolitici ed i sonniferi, ho
ancora queste “sensazioni”, ma lascio correre e mi
sento meglio, anche se per me, risulta ancora difficile
uscire di casa, specialmente il pomeriggio, perché secondo me il pomeriggio per le strade e per i negozi
c’è più gente ed io oltre alla “paranoia” ho anche una
fobia sociale e l’agorafobia ossia la paura degli spazi
aperti.
Questi deliri paranoidi mi si presentano perché ho
sempre avuto paura delle novità(cosiddetta “neofobia”) e sono un soggetto fondamentalmente timido
ed introverso, o così sembro a detta di tutti.
Per quale motivo queste “idee” in me si manifestino,
io lo ignoro, ma penso che derivino da una insicurezza
di fondo, che mi porto appresso fin dalla fanciullezza.
Spero che dopo aver descritto le mie paranoie in
poche righe, ciò sia di aiuto agli altri che soffrono
come me di queste patologie insidiose, ma controllabili con psicoterapia e psicofarmaci, questo lo tengo
a sottolineare, per tutti coloro che non vogliono assumere gli psicofarmaci o non vogliono intraprendere
una psicoterapia, che sia individuale, di gruppo, di famiglia, etc. etc., ma che rendono la vita più vivibile e
per noi pazienti e per i nostri familiari.
Schwarzy2014
Detto Matto
Detto matto,
forse ché non son
della normalità il ritratto?
Ché non gioco a voler tutto
Diventando un farabutto?
Ché il mio pianto non nascondo
O me la rido senza ritegno?
Ché per niente mi vergogno
Se coltivo un vero sogno?
Se chiedessimo alla folla
mi vorrebber tutti in cella,
e qualcuno nondimeno
volentieri al cimitero.
Non si fermano a pensare
Quanto male fan patire,
urlan solo: “Non c’è cura….”
Detto matto
per paura.
Marco Sivolella
15
M U SIC A
ROLLING STONES
I Rolling Stones la cui traduzione
in lingua italiana è Le Pietre Rotolanti (Le Pietre che Rotolano) cominciarono la loro attività nei
primi anni sessanta (circa 40 anni
fa) ; forse gli album più belli e più
riusciti sono:
Between the buttons – (Tra i bottoni, uscito nel 1967);
Let it bleed – (Lascialo sanguinare,
del 1969);
Some girls – (Delle ragazze, uscito
nel 1978);
Dirty work – (Sporco lavoro,
uscito nel 1986).
I componenti della Band dall’ inizio della carriera musicale a oggi
sono:
Mick Jagger (voce) , Keit Richards
(chitarra), Ron Wood (basso),
Charlie Watts (batteria) e Brian
Jones il quale attualmente non c’è
più perché tragicamente scomparso qualche anno fa …
Quasi tutti i pezzi , i brani musicali
dei Rolling Stones portano le firme
Jagger – Richards.
Back street girl – (La ragazza della
strada dietro) e You can’t always get
what you want – (Tu non puoi
sempre ottenere quello che vuoi )
sono forse, a mio parere, i due
brani più belli del loro repertorio.
Quando li ascolto mi suscitano
grandi ed intense emozioni perché
forse questi testi sono tra i loro più
intensi come parole e musica.
Andrea Casadio
NIRVANA
“Nirvana significa liberazione dal
dolore, e dalla sofferenza e dal
mondo esterno e questo si avvicina
al mio concetto di punk” disse
Kurt Cobain leader voce e chitarra
del gruppo.
Il gruppo grunge statunitense formatosi ad Aberdenn (Washington)
1987, con il bassista Krist Novoselic il batterista Chad Channing
con cui registrò l’album d’esordio
“BLEACH” (1989).
All’interno dell’album è presente
(ABOUT A GIRL) Questa traccia
parla della sua fidanzata di allora
Tracy Marander.
Nel 1990 il trio comincia a lavorare per il seguito di “BLEACH” e
il gruppo firma un contratto con la
DGC Records.
A Natale del 1991 esce Never
mind che nel 1992 vendette
400.000 mila copie alla settimana
nei soli Stati Uniti raggiungendo la prima posizione
nella Billboard 200. Sempre
nel 1992 il leader Kurt Cobain sposa la cantante Courney Love.
Nel 1993 esce il terzo album
“Utero” che debutta alla posizione
numero uno della Billboard 200,
intraprendono un tour negli Stati
Uniti e si esibiscono a MTV UNPLUGGED.
Nelle prime settimane del 1994 i
Nirvana iniziano un tour europeo
che viene però cancellato.
Il 4 Marzo a Roma Kurt Cobain
viene trovato privo di conoscenza
dalla moglie Courney Love nella
camera d’albergo e viene trasportato all’ospedale dove il malore è
imputato a una combinazione di
farmaci e alcool.
Tutte le date del Tour vengono
cancellate nelle settimane successive, Cobain ricade nella dipendenza da eroina.
Una settimana dopo l’8 Aprile
1994, Cobain viene trovato morto
nella sua casa di Sattle con una lesione da arma da fuoco alla testa.
I Nirvana si sciolgono immediatamente.
Dallo scioglimento in poi sono
stati pubblicati vari album.
I Nirvana sono ad oggi considerati
uno dei gruppi più influenti di
tutta la storia del rock & roll.
17/03/2014
Romina Timperi
M U SIC A
16
Grazie Adriano
Ero piccolo,
e già si parlava di lui,
Adriano Celentano,
con canzoni d’amore,
che ancora oggi si cantano,
il ragazzo della via Gluk,
svalutascion, una carezza in un
pugno.
Non so se ha vinto qualche festival di san remo,
ma ci ha cantato,
con un grandissimo successo,
vinto non mi ricordo,
ma ci ha cantato.
E’ anche un bravissimo attore,
serafino, rugantino,
e altri successi, negli anni ottanta,
andavano alla grande,
ha recitato con il fior fiore
Gianni Morandi
degli attori italiani,
più grandi,
non dico stranieri,
ma Italiani grandi.
Ultimamente all’arena di Verona,
ha fatto un grandissimo successo,
che quando le ascoltavo,
tornavo bambino;
un bambino piccolo piccolo
quando per la prima volta mi
innamoravo,
e pensavo solo a lei,
la mia ragazza.
Forse l’amore
lo ha inventato lui,
grazie adriano per le emozioni
che mi dai,
grazie.
Giuliano
Frank Zappa
Frank Vicent Zappa nacque a Baltimora il 21 DICEMBRE 1940 da
padre Italiano:
E’ considerato uno dei più grandi geni musicali del novecento, capace
di fondere, a differenza d’illustri predecessori tutti i generi musicali.
Il primo strumento in cui si cimentò fu la batteria, poiché da ragazzo
ebbe in regalo dalla madre un rullante.
Definire il genere musicale di Zappa è quasi impossibile poliedrico
e geniale chitarrista che spazia negli ambiti musicali più vari: rock,
blues, jazz, fusion, avanguardia, musica classica, satira e cabaret.
Nel 1965 Frank propose a una band di nome ”Soul Giants “ di suonare le sue composizioni mentre la sua casa discografica impose al
gruppo il nome di “Mothers of invention” con i quali ha ottenuto i
suoi più grossi successi.
Un male incurabile se l’è portato via all’età di cinquantatré anni lasciando un grande vuoto nel panorama della musica contemporanea.
Mario Cafaro
L’eterno ragazzo.
Di chi si parla,
di lui, Gianni Morandi,
il cantante indimenticabile
d’Italia, si, l’eterno ragazzo.
Con canzoni indimenticabili,
come uno su mille ce la fa,
fatti mandare dalla mamma,
scende la pioggia, ecc.
Anche il figlio canta,
ma non con il successo del
padre,
un uomo di settantacinque
anni,
non so,
se di più, o di meno,
un maratoneta tutto di un
pezzo,
uno show man,
per ogni spettacolo,
un momento giusto.
Qualche anno fa,
ha fatto uno spettacolo,
non mi ricordo,
ma ha fatto uno spettacolo,
pare l’eterno ragazzo.
Non è mai uscito sul giornale
uno scandalo,
pulito,
ma che dico,
pulitissimo,
ci puoi mangiare sopra.
Vai Gianni,
scrivi ancora canzoni,
scrivene, che sono tutte belle,
fatti vedere in televisione,
che fai bene al cuore.
Forza Gianni, facci sognare.
Giuliano
17
Mussakà di patate
INGREDIENTI:
!Kg di patate,
3 etti di carne macinata,
mezzo Kg. di passata di
pomo,
1 etto di burro
3 cucchiai di farina,
mezzo litro di latte,
cannella e noce moscata q. b.,
parmigiano q. b..
Sbucciare le patate e metterle
a lessare e toglierle al dente.
Fare il sugo, con un po’ di cipolla soffritta e la carne macinata e la passata di
pomodoro.
Preparare la besciamella con
il burro, la farina e il latte, aggiungere la cannella e la noce
moscata.
Tagliare le patate a rondelle,
mettere uno strato di sugo in
una teglia, poi uno strato di
patate, sugo e besciamella alternando gli strati.
Finire con il parmigiano e
mettere in forno a 180° per
30’.
Roma 28 aprile 2014
Cecilia Fronteddu
Cheescake alle fragole
INGREDIENTI:
gr. 250 di biscotti secchi;
gr. 300 di ricotta:
½ litro di latte;
3 tuorli d’uovo:
1 cucchiaio di Farina;
due cucchiai di zucchero a
velo;
marmellata di fragola q. b..
Tritare i biscotti ed amalgamarli al burro sciolto a bagnomaria fino ad avere una
pasta omogenea, metterla in
una teglia d’alluminio
tonda, compattarla e mettere in frigo a rassodare. Nel
frattempo mescolare la ricotta con lo zucchero a velo
e mettere in frigo.
Fare la crema: battere i tuorli
con lo zucchero e la farina e
versare nel latte quasi bollente con la scorza di un limone. Dopo averla
mescolata e quando si è rassodata, togliere la scorza di
limone e farla raffreddare.
Tirare fuori la teglia con i
biscotti e la ricotta. Stendete
sui biscotti la ricotta e poi
uno strato di crema, mettere
in forno a 180° per 20’. Far
raffreddare la torta e completarla con la marmellata di
fragole.
03/03/2014
Cecilia Fronteddu
M EN U ’
Crespelle al salmone
INGREDIENTI
per 6 persone
Per l’impasto delle crespelle:
100 grammi di farina;
2 uova;
Un litro e mezzo di latte;
sale
Per il ripieno:
400 grammi di robiola
150 grammi di salmone affumicato
Per la salsa:
uno spicchio di aglio
Mezzo litro di latte
30 grammi di farina
30 grammi di burro
Un ciuffo di prezzemolo un
poco di vino bianco sale –
pepe
In una ciotola sbattete tutti
gli ingredienti per le crespelle fino ad ottenere un
composto fluido e formate
le frittatine . A parte preparate la salsa: fate rosolare il
burro con l’aglio, eliminate
l’aglio, unite la farina e il
vino bianco, diluite con il
latte, insaporite con sale e
pepe e portate ad ebollizione girando.
Incorporate il prezzemolo
tritato finemente.
Tritate il salmone e lavoratelo con la robiola. Farcite le
crespelle con la crema preparata, arrotolatele, sistematele
in una pirofila unta, copritele con la salsa e passate
tutto in forno a gratinare.
Romina Timperi
M EN U ’
18
a
Insalata estiva alla sicilian
A
FORMAGGIO E ZUKK
KN
TI
N
LA
FI
TE
ET
CROKK
(RICETTA D MARKUCCI):
INGREDIENTI X7 PERSONE:
500 gr.di polpa di zukka.
100 gr.di formaggio di vari tipi.
2 eggs freshes wholes.
Parmesan a rimasugli.
Farina di grano duro Type 00.
Pangrattato romano x crokkette e supplì.
Rosmarino.
Salt (no pepper).
Olio d’Arakidi x frittura.
PREPARAZIONE X
TUTTI:
Tagliate a fette sottili della
lunghezza di 5cm.x lato la
zukka intera.Fatela cuocere
nell’Oven Microwaves a 200
GR.C x20’.Lasciatela intiepidire e togliete la
buccia.Passate la zukka nel
Mixer ad immersione Brown
mod.FB167.OK?
Versate il liquido o la salsa
della zukka in 1 ciotola e aggiungete il formaggio tagliato a pezzi pikkoli,il
Parmesan,le uova,il pangrattato romano x crokkette e
supplì x ottenere 1 consistenza densa e cremosa.OK?
Aggiungete x ultimi il rosmarino ed il Salt (no pepper),mescolate tutti
gl’ingredienti x la II volta e
formate delle crokkette.
Friggete in 1 padella kn
l’Olio d’Arakidi tutte le
crokkette filanti kn il formaggio e la zukka.
Servitele caldissime su 1 foglio di carta assorbente dopo
aver tolto l’Olio d’Arakidi x
le fritture e..........
BUON APPETITO!
NB-SE NN AVETE
L’OLIO D’ARAKIDI X LE
CROKKETTE,POTETE
SOSTITUIRLO KN
L’OLIO D SEMI D GIRASOLE X LE
FRITTURE.OK?
RICETTA SKRITTA DA
MARKUCCI NATO A RM
40 ANNI FA S8 IL SEGNO
DELL’ARIETE.OK?
X DOMANI,LUNEDI’
4\3\13 C VEDIAMO AD
OSTIA\RM A V.COZZA,7
AL CSM X VEDERMI KN
IL DR.W.GALLUZZO
ALLE HR.15,00-PM-POMERIGGIO.OK?
MARKUCCI MIKELE.
Prendere delle arance, tagliarle a spicchi possibilmente eliminando la
pellicina.
Aggiungere del finocchio,
cipolla di tropea, delle olive
nere, dei capperi e delle
alici.
Condire con olio extra vergine di oliva e poco sale.
Terminare cospargendo di
origano a piacere...buona
estate a tutti!!
Daniela
notte”
Gamberoni “Mille e una
INGREDIENTI
per 6 persone
25 gamberoni; 1 vasetto di
yogurt bianco magro; 1 cipolla; polvere di curry q.b.;
sale q.b.; olio extra vergine
abbondante.
Sgusciare 25 gamberoni e
impanarli in una gran quantità di polvere di curry. Tritare una cipolla e farla
dorare in olio extra vergine
abbondante.
Quando la cipolla è dorata,
senza farla bruciare, aggiungere i gamberoni e un pizzico di sale e fai cuocere a
fuoco medio per circa 5 minuti.
Abbassare il fuoco e Aggiungere un vasetto di yogurt
bianco magro e la mela grattugiata.
Lasciare rassodare e amalgamare il tutto a fuoco basso
per 5 minuti.
Mariangela Svicher
19
ER M EN EU TIC A ARTISTIC A
TERZA PARTE
“La forma della rappresentazione pittorica.
L’Arte come interpretazione”
Componenti - La Forma
Funzione
significante perfezione spirituale.
L’imperatore Giustiniano e la Regina
Teodora, affiancati da un lungo
corteo regale, hanno disposte sul
capo aureola e corona; presentano
pane e calice in una celebrazione
ideologica di potere ecclesiastico e
governativo (Cesaropapismo) esprimente nella rappresentazione Tema
e Funzione.
La Funzione è presente in ogni rappresentazione; l’artista la identifica
con la realtà del contesto storico,
la evoca ed esprime attraverso tutte
le componenti della Forma o anche
soltanto attraverso la Tecnica in
astratto, come elaborazione della
materia sola (tecniche diverse
di materiali con rappresentazione
non figurativa).
Nella rappresentazione pittorica le
componenti della Forma si identificano attraverso la tecnica, il Tema,
la Funzione, lo Spazio, il Colore.
La Funzione proprio per il suo
contenuto di significazione ideologica, cognitiva, crea nel contesto
ambiente- avvenimento nella rappresentazione visiva, il rapporto sociale del periodo storico secondo il
fine preposto dall’artista. L’ideologia rivolta a sostenere una causa e
determinare un effetto nello spettatore, stabilisce la Funzione dell’opera all’interno della rappresentazione Tematico-Stilistica.
La rappresentazione Cristiana Aulico Bizantina risolve l’immagine
secondo canoni di sacralità; il concetto sviluppato dalla filosofia della Espressa mediante tutte le compoChiesa di Oriente, per cui la natura nenti della Forma, la Funzione si
umana del Cristo come invece è esplica attraverso la rappresentaraffigurata realmente secondo na- zione visiva che è l’immagine di sé
turalismo nella Chiesa d’Occi- stessa in tutta la descrizione della
dente, debba essere raffigurata sol- realtà delle cose naturali e può clastanto nella sua Forma divina sificarsi in contemplativa quando
costituirà il canone di tutta l’Arte esprime bellezza; storica quando
dell’Impero.
esprime azione; divulgativa quando
I mosaici Giustinianei in San Vitale esprime la causa che deve essere
a Ravenna, evidenziano corpi dalle conosciuta ecc.; in questo caso nel
figure umane tutte eguali, allungate, riscontro ed elaborazione di immafrontali fisse, ieratiche; coperte di gine reale-naturalismo e pensiero,
vesti preziose, aventi fisionomie fil- permette al fruitore quell’espetrate attraverso particolari stilizzati: rienza di correlazione e appagaocchi dilatati, nasi lunghi affusolati, mento, nel rapporto in piena vifronti alte, volti ovali tradotti se- talità dello psichico (anima condo rigoroso ordine geometrico spirito).
Di Anna Maria Troiani
Evocata invece nella rappresentazione in astrattismo (non figurativo), dalla materia sola, la Funzione non potrà stabilire quella
fruizione dello spettatore con l’immagine visiva delle cose nel complesso della realtà figurativa, naturale, ma solo nella realtà inconscia,
perciò solo con la sensibilità conscia e la cognizione soggettiva della
conoscenza nel campo artistico potrà avvenire l’interpretazione dell’elaborato pittorico.
Comunque la Funzione di una rappresentazione in Arte, è lo scopo
ideologico - cognitivo che l’artista
impugna e pone come strumento
cardine, nella sua opera.
Spazio
Tutto lo Spazio della rappresentazione visiva e delimitato all’esterno
dal supporto della tela, cartoncino
ecc.; e all’interno di essa, come
estensione e intervallo della rappresentazione stessa delle forme
(oggetto), dalle figure umane, animali, di acque, vegetazioni, monti,
ambienti vari, cose ecc.
Le forme rappresentate evidenziano lo spazio finito, interno (positivo), e il non finito invece che
circoscrive le forme, esterno (negativo); nell’insieme quindi, una
rappresentazione dello spazio in
complementarità (spazio pieno –
spazio vuoto, positivo - negativo)
e gradimento differenziata secondo
ER M EN EU TIC A ARTISTIC A
la composizione che l’artista dà agli
oggetti.
Ad esempio la composizione dell’oggetto, mediante proiezione bidimensionale, tridimensionale, a
piani alternati, a registro, a punti
di vista diversi in prospettiva, realizzato secondo forme di più corpi
a disegno con linea cromatica demarcante i contorni, o con contorni non definiti, sfumati, più naturali, ma sempre con uno stacco
cromatico, evidenziano sempre le
due forme di spazio, spazio a forma
interna (oggetto, finito), e spazio a
forma esterna (vuoto non finito)
sul supporto che diviene limite
della rappresentazione pittorica.
La rappresentazione figurativa antica dell’arte Egizia a contorni demarcati, definiva lo spazio dell’oggetto (interno) secondo due
dimensioni: larghezza e altezza, il
modellato era la risultante nella
rappresentazione, di forme schematizzate, alcune volte poste a registro, l’una sotto l’altra, e l’una
accanto all’altra, esempio: “Caccia
nella palude” affresco probabilmente appartenente alla Cappella
funeraria di Nebamon, Londra,
British Museum.
La rappresentazione Classica
Greco - Romano e Rinascimentale,
teneva conto di forme (spazio interno) proporzionate nelle misure,
disposte naturalmente nel proprio
ambiente, in effetti di profondità
prospettica, per cui lo spazio così
definito dalle forme interne, cioè
dagli oggetti raffigurati diversificherà tutto lo spazio esterno non
finito che circoscrive l’oggetto
stesso, in una notevole differenza
20
dallo spazio rappresentato nell’arte
dell’antico Egitto.
Comunque sia nel primo caso,
come nel secondo, sul supporto
della rappresentazione pittorica, si
evidenziano due disegni contemporaneamente, uno positivo dato
dall’oggetto rappresentato, (spazio
finito); e l’altro negativo (non finito) diversi tra loro ma complementari, che nell’insieme visivo determinano nel fruitore quel
gradimento psicologico che è proprio della funzione complementare.
Bibliografia parziale
G. ROCCHETTI, Grammatica Del Disegno, Hoepli, Milano 1972.
HERRY G. LINDIGER, Come riconoscere l’arte, Rizzoli, Milano 1978.
HERRY FOCILLON, I Grandi Maestri dell’incisione, Edizione Alfa, Bologna
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HERBERT READ, Educare con l’arte, Edizione di Comunità, Milano 1980.
INSTITUT D’ARCHEOLOGIE ET D’HISTOIRE ANCIENNE DI LOSANNA, CENTRE DE RECHERCHES
COMPARE SUR LE SOCIETES ANCIENNES PARIS, UNIVERSITA’
DI SALERNO, SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA, La Città delle
Immagini. Religione e Società nella Grecia antica, Edizione Panini, Modena
1984.
ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI, Storia dell’Arte, Novara
1975.
KLUCKHOHN, Lo specchio dell’uomo, Garzanti, Milano 1976.
I.BORGHESE R. CEVESE, L’Arte Classica e Italiana, Garzanti, Milano
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LADISLAO MITTNER, L’Espressionismo, Laterza, Bari 1975.
LIONELLO VENTURI, Storia Della Critica D’Arte, Torino 1964.
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LUDWIG VITTGENSTEIN, Lezioni e Conversazioni, sull’etica, l’estetica,
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JOHN SUMMERSON, Il Linguaggio Classico dell’Architettura, Einaudi,
Torino 1970.
JURGEN CLAUS, Teorie della pittura contemporanea, Mondatori Milano
1967.
21
ER M EN EU TIC A ARTISTIC A
Esempio di funzione
nella rappresentazione pittorica
Scapole. Studi di anatomia artistica del corpo umano. “Scapole in anatomia artistica”
nella rappresentazione didattica per Accademia di Belle
Arti di Roma.
Ninfa delle acque.
“Quies” allegoria del
nome dato in latino alla
Ninfa delle acque, che
riporta ad un altro significato.
Proprietà dell’Autrice Anna Maria Troiani
ER M EN EU TIC A ARTISTIC A
22
Esempio di spazio raffigurato
nella rappresentazione pittorica:
Astrazione di nudi femminili. Lo spazio interno
al supporto evidenzia l’astrazione dall’oggetto figurativo e composizione geometrica. Lo spazio
vuoto che circoscrive la rappresentazione dell’immagine realizzata completa tutto lo spazio del supporto.
Nudo artistico. Nella rappresentazione la
linea di demarcazione risolve la descrizione
del nudo, ed evidenzia lo spazio interno
della forma figurativa, dallo spazio esterno
sul supporto.
Astrattismo cromatico. La rappresentazione è mancante dell’oggetto figurativo, le forme indefinite che si
evidenziano su tutto lo spazio del supporto, presentano
sfumature cromatiche nel contorno.
Proprietà dell’Autrice Anna Maria Troiani
L E R AD IC I D EL FU M ETTO
‘
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L E R AD IC I D EL FU M ETTO
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25
L E R AD IC I D EL FU M ETTO
L E R AD IC I D EL FU M ETTO
26
27
R AC C ON TI
Bakunin
E’ il leader dei soviet russi. La sua
è una storia che ha lasciato il segno
nella nomenclatura rivoluzionaria
del partito. Non era ben visto dai
burocrati, aveva una stella che
splendeva di luce propria. A causa
della sua intelligenza era nel mirino di tutti coloro che non condividevano le sue scoperte.Bakunin
ateo, comunista e anarchico insieme. Aveva sposato le teorie sull’avanguardia del capitalismo.
Mentre i sostenitori dell’economia
socialista elaboravano le teorie di
Keynes e di Ricardo sulla ricchezza
delle nazioni, sorgeva un’alba di
speranza per un futuro migliore.
Come dicevano i promotori dello
stato del proletariato bisognava
gettare uno sguardo sull’ occidente,la cosidetta finestra sull’ Europa. Nelle stazioni delle
metropolitana di Mosca affluivano
un numero consistente di lavoratori stakanovisti. All’interno di
questa cerchia incontriamo anche
Oblomov. ”Oblomov”, che ci fai
in questa pagina? Niente, volevo
solo controllare se c’era qualcosa da
leggere tra le righe. Oblomov, sei il
soilito guastafeste,t ornatene a casa
e lasciaci lavorare in pace.. Come
volete signori, ma voi mi rimpiangerete, sentirete la mia mancanza.
La Russia si rappresenta meglio
senza di me, ma io, Oblomov,
sono come i gatti, ho sette vite, e
ci vedo anche al buio.
Armando Lucernoni
Alcool
a mia bottiglia, la mia vera
passione. Passo tutto il
giorno attaccato al fiasco di
vino che e’ li’, sulla mensola, in cucina. Amo il sapore forte che
emana dalla cantina. Si beve tutti
insieme, maschi e femmine, ma
preferibilmente maschi. Ai castelli
romani c’e’ un vero e proprio culto
di questa preziosa bevanda. Si diventa alcoolisti sin da bambini, e’
un’abitudine di famiglia. Poi, la
sensazione che si vive, e’ unica. Ci
sono anche i superalcolici, che
pero’ fanno un effetto diverso. C’e’
chi beve per ricordare,chi beve per
dimenticare,chi beve per il gusto
di farlo. ll letto cosi’ e’ piu’ accogliente,il sonno piu’ dolce. Poi,
pero’, la mattina ti svegli con il mal
di testa. Esiste ancora una speranza, cioe’ di smettere. Ci si ritrova infine nel gruppo degli ex
L
alcolisti,che si ricordano dei bei nie, niente piu’ corse in macchina,
tempi vissuti insieme. Guida in c’e’ rimasta solo la bottiglia, il nostato di ebbrezza, bisogna fare la stro fedele amico.
prova con il palloncino, e ci ritiArmando Lucernoni
rano la patente. Niente piu’ sbor-
L ’ AN GOL O D EL L A POESIA
28
• PAZZI - PAZZI
• MAMMA
• QUEL PASSO SPIGLIATO
Pazzi siamo pazzi, si pazzi dei nostri amori,
pazzi delle nostre idee. Ma chi è pazzo
quello che piange o quello che ride. Anche
noi pazzi possiamo essere utili al mondo si
a questo mondo che ci discrimina e ci odia
perché non la pensiamo come voi, si voi
che, voi che, quando moriamo ci dite poveracci però che ci frega, era pazzo, sì ma
quale pazzo i pazzi siete voi che uccidete
senza motivo e non sapete capire un pazzo
che può far nascere un fiore. Solo noi pazzi
con le nostre mani potremmo far capire alla
gente che quando ci incontrano si allontanano e noi con i nostri sguardi segnati dalla
vita li guardiamo dicendogli aiutateci a capire le vostre menti malate dall’ignoranza
della vita.
Noi saremo sempre i vostri pazzi nel bene e
nel male, perché anche un pazzo ha diritto
a vivere ogni attimo di questa vita pazza
fatta di solitudine ma di amicizia tra noi
pazzi e di vivere insieme alle vostre menti
perverse. Ma nei nostri cuori pazzi c’è sempre poso per tutti perché noi non conosciamo odio per questa vita, si questa vita
perche non è stata buona per noi pazzi.
L’amore muore disciolto in lacrime io sono
la tua mamma l’unico amore l’unica
fiamma della vita che ti ha dato la vita,
bello di mamma è stata dura questa vita
fatta di molti problemi ma è lassù che
vanno i segreti nostri, grazie a te i miei
occhi si apriranno guardando quel cielo
dove la tua immagine mi seguirà nel mio
cammino.
Grazie a te oggi spariranno tutte le ombre,
mamma oggi camminerò guardando il cielo
di giorno sperando di vedere il tuo volto, ti
cercherò la notte tra le stelle.
Vado in chiesa per pregare Dio di farmi volare verso di te, perché qui non c’è chi mi
perdona se sbaglio mamma solo tu sarai la
mia ombra che mi accompagnerà verso il
tuo volto, in quel prato immenso dove crescono molti fiori dagli occhi d’angelo.
Quel passo spigliato d’un
tratto rapido ho visto
nel tuo sguardo la donna
che ho sempre immaginato.
31/03/2007
Russomanno Antonino
• RIPIDA LA SCORCIA
Menti pazze.
Storie pazze.
Cuori pazzi.
Siamo tutti pazzi dal primo all’ultimo.
Noi figli dell’amore.
Noi figli del dolore.
Noi chiusi nel silenzio.
Noi saremo solo i figli dalle menti pazze.
Russomanno Antonino
• VIVERE, VIVERE, VIVERE
Dobbiamo vivere!
Non dobbiamo sprecare
nemmeno un attimo
della nostra vita....
Anche negli attimi
più bui, c’è sempre,
ci sarà sempre
qualcuno accanto a noi!
Non dobbiamo
essere peggiori
nemici di noi stessi!
Pietro Roca 25-05-2014
• AD UN AMORE PERDUTO
È a te mia cara Sarah
Che nella mia vita
Nella Gioia o nel Dolore
Nel Bene o nel Male
T’Amo e t’Amerò Sempre
Per tutta la mia Vita
Avrò a farlo con un immenso
E grande ardente Amore
Stai pur certa che
Avrò ad Amarti per sempre
In quanto sono colui che è
Il tuo Gazzella Tenace
Che non ti ha mai dimenticata
Roberto Pisello
• CASA DI CURA
Sto in questo romitaggio
Per mia cura che fuori
Non era possibile
Ritorno a respirare
2014 inedito
Roberto Pisello
Alla cui fine c’è
Una croce e una via
Che porta al mio paese
(Serra Sant’Abbondio)
16 giugno 2014
Roberto Pisello
• SALVATORE QUASIMODO
“Trafitto da un raggio di sole
ed è subito sera!”
Maurizio Bruni
Salvatore Quasimodo nacque
in Sicilia (Italia).
• UNA FIABA NOTTURNA
By
Andrea Casadio
Ma è di notte quando sono nel mio letto
Sento che vi sono due occhi che mi che
Mi osservandomi vanno
A scrutano per interrogarmi
Infatti sono gli occhi della mia Coscienza
Perché è in sella a Cavalli di nebbia
Galoppiamo sul Fiume Silenzioso
Inseguendo quell’Ultima Fiaba
Che mai raggiungeremo.
Se tu
Mi regali un sorriso,
io,
ci illumino il cielo.
Maurizio Bruni
Giuliano
• SORRISO
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• PIOVE
E piove,
le gocce
pesantemente
cadono e muoiono
là dove arrivano,
piove sulle cicche
smozzicate,
sulle……..
………
Piove sui finestrini
Delle auto
Con a bordo
Coppie in cerca di
privacy,
della serie
com’è bello
far l’amore
sotto la pioggia
specie quella
che cade
copiosamente
dall’alto
ogni lampo
è un affondo
e ogni
suo rumore,
il tuono,
è un ………………
….
Piove sugli
Innamorati
Ed il loro unico
Ombrello,
che li fa stare
Più vicini.
Che bello, da bambini
Sgrullarsi addosso
Le gocce di pioggia
Dagli alberi,
o, da adolescenti
gettarsi sul mare,
mentre ci sorprendeva
un temporale estivo.
Coperti d’acqua
• NUBI
Ed eccole
lassù, come fossero
appese su un
lembo di cielo,
ed il vento,
grande coreografo,
le porta in giro
e le trasforma
in pizzi e trine.
A volte ,
gli strati sembrano
un campo arato,
lavorato con una
zappa,
a volte sembrano
delle onde
su di un mare
increspato.
Oggi il vento
Faceva 9in maquillage
• LA MIA GATTA
Con due occhi affettuosi,
mi guardi, cosa pensi,
cosa vuoi, perché mi
guardi,
cosa c’è nel tuo cervello,
forse più matto del mio,
non ho paura,
ma appena ti tocco,
zaffff,
con scatto felino,
mi graffi,
<<zoccola>>
La prima parola,
che mi viene in mente,
sopra e sotto.
Un ricordo fugace
Di me e mio fratello
Con i musi
Spiaccicati
Sul vetro
Della finestra
Ad inventare
Quasi una gara
Fra le gocce
Per quale arrivava
giù per prima,
sembrava fosse
la casa a salire
su e non
la pioggia a scendere.
Viva la pioggia
Attraverso
Le sue gocce
La luce scompare e
crea
Quell’ “arc en ciel”,
L’arcobaleno, che
Al cielo
Con le impalpabili
Nuvole di cipria.
Ora, un’enorme
Nuvola nera
Minaccia
Le finestre
Della mia casa,
ora i cirri
portano gelo
là dove si
collocano.
Ora i nembi,
con il loro candore
sembrano
monti coperti
di panna montata,
ora i cumolo-nembi
prendono l’aspetto
di zucchero filato.
Ma là dove
Si formano gli uragani
<<zoccola>>
Mi guardo la mano,
<<bastarda>>
<<perché l’hai fatto, perché>>
Il sangue esce,
la ferita è profonda,
<<cosa hai nel cervello,
cosa hai>>
Forse ne hai motivo,
qual è,
sei matta,
o cosa,
ti do da mangiare, mattina e sera,
qual è il motivo della tua
A tutt’oggi
Ci meraviglia
Con i suoi sette colori.
Ti amo, pioggia
Perché aiuti
A far vivere le piante
Le quali, a loro volta
Aiutano noi
A vivere.
Infine ti amo
O pioggia, perché
Sei complice di
Incontri amorosi,
con il tintinnio
delle tue gocce
crei un’atmosfera
che invita gli innamorati
a scambiarsi
gesti affettuosi.
Cecilia Fronteddu
le nubi sono
un tutt’uno
con il vento
e lasciano cadere
un’immane
quantità di pioggia.
Io amo le nubi
E come il vento
Le ricamo nel cielo.
È come una
Risposta del
Vento al mio
Amore,
come se fosse
un grande artista
a dipingere
nel cielo
quei batuffoli
rosa, grigi e bianchi.
Roma, 5 maggio 2014
Cecilia Fronteddu
cattiveria?
Non bastava mio padre,
no,
ti ci metti anche tu,
dammi una ragione,
quale,
non ti tocco più,
perché?
Non dire gatto,
se non ce l’hai nel sacco.
Giuliano
03 marzo 2014
L’ANGOLO DELLA POESIA
• AL SOLE
(in memoria di Margerita Hack)
O sole, o padre,
a te vanno tutti
i miei “grazie”
per tenermi in vita
noi siamo tuoi figli
perché fatti della tua materia
e di continue
esplosioni nucleari,
fatti di atomi
e molecole
e come te
è l’enorme
palla di fuoco
al centro della terra.
Tu, ci dai vita
Con la tua
Immensa luce.
Quando ti vediamo,
bell’appeso al centro
del sistema che prende
il tuo nome,
tu, che hai scelto
di essere precisamente
a quella distanza
dalla terra
tale da creare la vita.
Oh, come vorrei
Stare vicino a te
Senza pericolo
Di bruciare
Ma tu pulsi
Costantemente
E muti
Continuamente
aspetto
con i tuoi venti
le tue reazioni
di fusioni nucleari.
Infine
c’è da dire
che la terra
esiste ed esisterà
solo finchè
il sole avrà vita
e ce ne vuole ancora,
io lo ringrazio sempre
di esistere
e di darci calore.
Cecilia Fronteddu
• QUESTO ATTIMO
Questo attimo,fuggevole,mi prende la mia
capacità di ragionare…..Mi sorprende,mi
avvolge……può essere bello,può essere
brutto……..il più delle volte mi intimorisce ma poi passa ……così come passa l’acqua di un fiume sotto un ponte…..questo
attimo…..
Piero Roca
29 .09.2010
R EC EN SION I
e i macelli avessero le pareti di
vetro saremmo tutti vegetariani.
- Lev Tolsoj - vegetariano
S
Ci sarebbero meno bambini martiri
se ci fossero meno animali torturati,
meno vagoni piombati che trasportano alla morte le vittime di qualsiasi dittatura, se non avessimo fatto
l’abitudine ai furgoni dove gli animali agonizzano senza cibo e senz’acqua diretti al macello.
- Marguerite Yourcenar - vegetariana
Moltissimi cuccioli di questi animali
verranno portati via, squarciati e
massacrati barbaramente. Colui che
non rispetta la vita non la merita.
- Leonardo da Vinci- vegetariano
30
abituati a chiamare specie di esseri
viventi, ma si va dalle forme pi∙
semplici a quelle più complesse
fino ad arrivare all’uomo in un
continuum evolutivo senza soluzione. Dovremmo quindi tutti
sentirci più uniti da un’origine comune e non alimentare la nostra
ferocia sulle altre forme di vita
come invece purtroppo siamo abituati a fare. Con questo brano vorrei contribuire a sensibilizzare i
lettori a questi temi oggi più che
mai dove gli equilibri ecologici
sono sempre più a rischio e dipendenti dalle scelte umane.
- Luca Papandrea - vegetariano.
Il grattacielo.
Vista in sezione, la struttura sociale
del presente dovrebbe configurarsi
all’incirca così:
Ciò che i Nazisti hanno fatto agli Su in alto i grandi magnati dei
Ebrei, gli umani lo stanno facendo trust dei diversi gruppi di potere
agli animali.
capitalistici che però sono in lotta
- “Enemies, A Love Story” - Isaac tra loro; sotto di essi i magnati miBashevis Singer, Premio Nobel per nori, i grandi proprietari terrieri e
la Letteratura , Ebreo sopravvissuto tutto lo staff dei collaboratori imai campi di concentramento nazi- portanti; sotto di essi “suddivise in
sti, vegetariano
singoli strati” le masse dei liberi
professionisti e degli impiegati di
Dalla rivista di critica Antispecista grado inferiore, della manovalanza
“Liberazioni”, ho trovato un brano politica, dei militari e dei profesche mi ha fatto riflettere sulla con- sori, degli ingegneri e dei capouffidizione degli animali che si tro- cio fino alle dattilografe; ancora
vano a soffrire pene immani per più giù i residui delle piccole esipoi essere massacrati ed uccisi. L’ genze autonome, gli artigiani, i
Antispecismo è una corrente di bottegai, i contadini e tutti gli altri,
pensiero che considera la classifica- poi il proprietario, dagli operai
zione delle forme viventi in specie, qualificati meglio retribuiti, pasun concetto da superare in quanto sando attraverso i manovali fino ad
siamo tutti derivati da un unico arrivare ai disoccupati cronici, ai
tipo di forma di vita da cui poi si poveri, ai vecchi, e ai malati.
sono evolute tutte quelle che siamo Solo sotto tutto questo comincia
quello che è vero e proprio fondamento di miseria, sul quale si innalza questa costruzione, giacché
finora abbiamo parlato solo dei
paesi capitalistici sviluppati, e tutta
la loro vita è sorretta dall’orribile
apparato di sfruttamento che funziona nei territori semi-coloniali e
coloniali, ossia in quella che è di
gran lunga la parte più grande del
mondo. Larghi territori dei Balcani
sono una camera di tortura, in
India, in Cina, in Africa la miseria
di massa supera ogni immaginazione. Sotto gli ambiti in cui crepano a milioni i coolie della terra,
andrebbe poi rappresentata l’indescrivibile, inimmaginabile sofferenza degli animali, l’inferno
animale nella società umana, il sudore, il sangue, la disperazione
degli animalià.
Questo edificio, la cui cantina è un
mattatoio e il cui tetto è una cattedrale, dalle finestre dei piani superiori assicura effettivamente una
bella vista sul cielo stellato.
Max Horkheimer, Crepuscolo,
1993.
31
a dignità alla vita è un diritto, anche per coloro che
non possono rivendicarlo.
Bambini, anziani, poveri, malati ed
infine ma non per ultimi gli animali , hanno il diritto di essere difesi e rispettati. La loro vita è una
Vita che troppo spesso perde valore
ai nostri occhi di fronte al mercato
dell’indifferenza e del consumismo. La verità sta nello sguardo di
chi percepisce senza pregiudizio un
essere vivente che piange, soffre, ha
paura, nello stesso identico modo
in cui noi siamo soliti piangere,
soffrire, avere paura.
Chi di noi sarebbe in grado di vivere in pace sapendo di essere condannato sin dalla nascita? Riflettere
sulla sofferenza altrui è un dono
che ci è stato concesso, di cui
molto, troppo, spesso ci dimentichiamo. La Vita è un diritto, imprescindibile, ed il rispetto per essa
va coltivato.
Siamo tutti terrestri. fai il collegamento
Mara Belibani vegetariana. Riflessioni sul film Earthlings
R EC EN SION I
L
La storia della mucca che pianse.
L’articolo a seguire, apparve per la
prima volta su un giornale cinese
per essere poi ripubblicato anche
da un magazine macedone.
Per un mattatoio di Hong Kong,
era una giornata abbastanza normale, finché una mucca che stava
per essere macellata cadde in ginocchio e cominciò a piangere! La
gente pensa che gli animali non
piangano, ma questo animale stava
piangendo come un bambino - ha
detto Billy Fong ai giornalisti di
Hong Kong. Attorno c’erano dieci
uomini che traggono il proprio sostentamento attraverso la macellazione degli animali. E dai loro
occhi, le lacrime cominciarono a
fluire. La gente era talmente toccata da decidere di acquistare la
mucca. Successivamente tale
mucca fu donata ad un tempio
buddista, dove poté il vivere il resto
della sua vita in pace.
Questa storia della mucca che
piange ebbe inizio quando questo
grosso animale veniva trasportato
verso il macello. Quando si avvicinarono al macello, improvvisamente l’animale cadde a terra, sulle
sue zampe anteriori. Poi, le sue lacrime iniziarono a fluire. Quando
vidi l’animale cominciare a piangere con tristezza e paura nei suoi
occhi ho iniziato a tremare, ha
detto il macellaio. Chiamai gli altri
che divennero tanto stupiti quanto
me. Cominciammo a tirare e spingere l’animale, ma non volle saperne di spostarsi. Sedeva a terra e
piangeva. Mi si rizzarono i peli,
perché l’animale reagiva come un
essere umano. Ci guardammo in
faccia e sapendo che nessuno di
noi sarebbe stato in grado di ucciderlo, avremmo dovuto decidere
cosa fare con lui.
Infine, dopo lunghe discussioni,
decisero di raccogliere i soldi per
mandare l’animale a riposarsi, per
tutta la vita, con dei sacerdoti buddisti, che non hanno nulla contro
le mucche. Non fummo in grado
di smuoverlo da là finché non gli
promettemmo che non sarebbe
morto. Poi si alzò e venne con noi.
Potete crederci oppure no, ma questa è la verità, anche se sembra
strano. Sembrava che questo
grande animale avesse capito ogni
parola da noi pronunciata, - disse
il Sig. Tat Nin. Per alcuni impiegati
del macello, questo incidente fu
decisamente troppo.
Il Sig. Fong ha detto: Tre operai,
subito dopo aver assistito a questa
scena, si licenziarono. Dissero che
non sarebbero stati mai più in
grado di uccidere un animale, perché avrebbero sempre ricordato
quella mucca e come le sue lacrime
scorrevano lungo il suo muso dai
grandi occhi tristi.
R EC EN SION I
32
IL VECCHIO E IL MARE
“Dove vai vecchio?”
“Oggi esco, il tempo
è dalla mia parte”
“In bocca al lupo”
Le sarde ce l’ho,
gli ami sono affilati,
prendo il largo,
getto l’esca,
“Oggi non abboccano”
Ma all’improvviso,
la lenza si tende,
“È grosso, accipicchia, è grosso”
Passa il tempo,
ma il pesce non
emerge,
“Chi vince amore
mio, chi vince”
Dopo ore e giorni,
la fame si fa sentire,
cosa mangio,
sarde,
un pezzetto di sarda
cruda alla volta,
mi sazio,
che schifo.
Penso a quei bocconi
prelibati,
che prendevo al ristorante.
La lenza si tende,
“emergi porca miseria, emergi”
La lenza sulle mani,
me le taglia.
“emergi!”
All’improvviso davanti a me,
lo vedo,
enorme,
un Marlin,
com’è grosso,
n’è valsa la pena,
tira, tira,
che ti stanchi,
io sono più vecchio di
te,
tira,
che è l’ultima volta.
Ma c’è un problema,
dopo giorni di lotta,
mi sono allontanato
da terra,
ma non mi scoraggio,
prima o poi,
torno a riva, amore
mio.
Catturato,
lo lego alla barca,
è troppo grosso per
issarlo a bordo,
ma l’odore del sangue,
potrebbe chiamare gli
squali,
e così è,
“andate via, andate
via, è mio.”
Grida il vecchio,
e con il remo,
e con un coltello,
si fa una fiocina.
“andate via maledetti,
andate via.”
Ma gli squali mangiano il pesce,
i sogni si infrangono,
maledetti squali.
Un pianto liberatorio
se lo fa,
“ho vinto io, pesce,
ho vinto io.”
Ma cosa faccio vedere
ai miei amici,
cosa?
All’improvviso terra,
terra,
sono a casa,
sogno il mio letto,
casa,
con fatica, ma a casa.
Forse l’ultima volta
che esci,
un signore distinto
vede la lisca del pesce,
che galleggia a riva.
“Cos’è?”
Dice il signore distinto,
un barista,
gli racconta la storia,
“un uomo in gamba!”
Dice il signore ben
vestito,
“un uomo in gamba!”
07/04/2014
Giuliano
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Queste riflessioni
nascono dalla
lettura di
un articolo
di Repubblica
sull’ipotesi di
abolire la virgola
dai testi
VIRGOLA A
Aiuto, non respiro!
Spero tanto che sia una notizia
falsa.
Pare, e ripeto pare, che vogliano
abolire la virgola!!!
Il piccolo ricciolo, così importante, per poter dare un senso ad
una frase e non essere costretti a
strozzarsi per arrivare alla fine del
periodo.
Mario Cafaro
R IFL ESSION I
VIRGOLA B
VIRGOLA C
Scrivo e penso e non ho tempo
per un punto mentre giro una
virgola mi dice fermati e poi parti
ma io non sono una macchina
ma una mente che non avrà mai
punti e virgole in questa vita perché il cammino è infinito come il
tempo che non si ferma mai ma
dove mettere un punto forse ci
sarebbe si a questo governo di
veri matti e poi la storia parla e
racconta di vita no di punti e
virgole e come un fiume va verso
il mare portando via i suoi punti
e la sue virgole straripando andando dove non ci sono stop ma
forse un dottore può mettere un
punto ad una malata penso e
dico libera i pensieri e non fermarti mai come punto e virgola
due nomi che sanno di pausa
mentre cammino senza punti di
riferimento ma vedo un punto di
incrocio ma penso a quel punto
di rottura sarà una pausa o una
precisione ma forse un punto di
arrivo però quel punto serve per
essere primo ma quanti punti di
rottura ci sono al mondo ma
questi pensieri viaggiano nella
mente così veloci che questi
punti non si vedono su questi
fogli perché la vita non avrà mai
punti ma solo un viaggio verso
l’infinito dell’essere pensante
dove frasi saranno la storia di vari
punti di vista.
26 maggio 2014
Qui non ci va,
questa è sbagliata,
“Giuliano, ma vedi quello che
fai?”
“qui la virgola no”
“capra”
“signora professoressa, ma io”
“qui non ci va”
Maledetta virgola,
perché, esisti,
i problemi che mi dai,
“Giuliano, ti metto due”
“due è poco professoressa”
“vabbè è poco professoressa”
“vabbè, quattro”
E con voce flebile,
“grazie”
Due, tre, quattro, cinque virgole,
ma cosa vi ho fatto io,
maledette,
a che servite,
io non vi ho fatto niente,
perché ce l’avete con me?
Due punti,
adesso vi ci mettete pure voi,
punto e virgola,
hoooooo,
ma ce l’avete con me.
Forse quello che ha inventato la
virgola,
quel giorno,
non aveva niente da fare.
Ma servi a qualcosa?
Virgola del cavolo.
La scuola sta finendo,
la pace è vicina,
basta con le virgole,
basta,
punto,
ci mancavi proprio tu,
punto.
Russomanno Antonino
Giuliano Bottan
R IFL ESSION I
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VIRGOLA D
RISPOSTA ALL’ARTICOLO DI ATTUALITÀ SU
REPUBBLICA DEL 9/2/2014
Vorrei spezzare una lancia in favore di un segno di
interpunzione che è stato condannato a sparire: la
virgola, quell’amabile segno che accompagna man
mano le frasi ho le singole parole verso il punto,
epilogo di un concetto. Altrimenti chi scrivesse o
leggesse non riceverebbe una piccola pausa, ma un
intero discorso senza un minimo di sosta. Questo rifiuto della virgola inizia nel linguaggio digitale proposto da un docente di letteratura della Columbia
University, Prof. John Mc Worker.
A differenza delle parentesi nelle quali il soggetto
resta lo stesso, l’uso della virgola serve anche ad aggiungere altri valori a quello iniziale.
Perché si dovrebbe per forza abolire un segno di
punteggiatura importante che separa le parole in un
discorso che si desidera comunque resti lungo, precisa un concetto e scandisce l’insieme delle frasi.
Che cosa hanno in più i trattini o le parentesi, oppure la “e” congiunzione che si vorrebbe sostituire
alla nostra unica “virgola”. Anche il suo aspetto il
migliore, sembra quasi che non ci sia, eppure, se
VIRGOLA F
Se non ci fosse la virgola sarebbe un vero dramma;
senza quel tocco che ci fa prendere il respiro per poi
ricominciare il discorso.
Ormai con questi telefonini e computer è tutto ab-
ben interpretato, è come un accento o un apostrofo
volato giù ad altezza del rigo.
L’articolo termina dicendo che senza l’uso della virgola, soprattutto gli italiani non perderebbero il filo
del discorso. Io credo che sia vero il contrario, anzi
si ribadisce un’affermazione, si estende e si allunga il
discorso, sia pure con un infioritura e non con una
contrazione del concetto.
Perché dobbiamo sempre noi italiani ad adattare il
nostro modo di scrittura a quello inglese o americano che sono abituati a contrarre il discorso? Perché portare ad esempio pochi scrittori ai quali la
grammatica sta stretta: Jane Austin, Hemingway,
Tao Chin e non tutti gli altri che rifiutano l’abolizione della virgola, anzi creerebbero dei nuovi segni
di interpunzione. Può decidere sulla letteratura
mondiale l’accademia di Oxford?
Perché se ciò fosse vero, abolire sarebbe facile, ma
aggiungere sarebbe censurato, da qui a poco ci toglieranno tutti i segni di punteggiatura. Presto saremo privati anche del punto interrogativo e non
sapremo più capire chi siamo? Da dove veniamo e
dove andiamo?
Roma 12/02/2014
Cecilia Fronteddu
breviato, anche le parole , ma speriamo che la nostra
lingua conservi nel proprio vocabolario la virgola e
gli altri segni di interpunzione.
Romina Timperi
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VIGN ETTE
di Piero Roca
VIGN ETTE
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Gianni Blanco
Eleonora Tizano
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A RTE
Renato e l’esame più severo - di Andrea
FU M ETTO
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FU M ETTO
FU M ETTO
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