SOMMARIO Supplemento al n° 7 di Duilio Litorale Romano. Il contributo è finalizzato a sostegno dell’associazione. Responsabile di Redazione: Walther Galluzzo Responsabile della rubrica Ermeneutica artistica: Anna Maria Troiani Redazione: Luca Papandrea Cesare Cicconetti Armando Luceroni Piero Roca Gianni Blanco Maurizio Bruni Andrea Casadio Stefania Montanari Anna Maria Troiani Giuliano Bottan Michele Marcucci Romina Timperi Mariangela Svicher Fabrizio Lorenzelli Mara Belibani Mario Cafaro Claudia Di Marco 3 EDITORIALI: Postmoderno - Cesare Cicconetti Tra fede e ragione - Cesare Cicconetti 5 INTERVISTA: Intervista a Filippo Lange - di Luca Papandrea 7 AUTOBIOGRAFIE: Detto pazzo - Daniela Appunti per riflessioni - Marina D. Grazie a Grazia Cancrini - Cecilia Fronteddu Voci cattive - Michele Marcucci 11 REPORTAGE: Intervista ai migranti - di Luca Papandrea Febbraio 2014 Piazza del Popolo - Maurizio Bruni 12 CORRISPONDENZE: Pensiero - Alessio Patacchiola L’incontro - Alessio Patacchiola Nel Bosco - Daniele Bianchini Anni Ottanta - Daniele Bianchini Risposta alla filastrocca - Eleonora La paranoia - Schwarzy2014 Detto Matto - Marco Sivolella 15 MUSICA: Rolling stones - Andrea Casadio Nirvana - Romina Timperi Gianni Morandi - Guiliano Bottan Grazie Adriano - Guiliano Bottan Frank Zappa - Mario Cafaro 17 MENU’: Moussakà di patate - Cecila Fronteddu Cheese cake alla fragola - Cecila Fronteddu Crespelle al salmone - Romina Timperi Insalata estiva alla siciliana - Daniela gamberoni “Mille e una notte” - Mariangela Svicher Crocchette filanti - Michele Marcucci 19 ERMENEUTICA ARTISTICA: COMPONENTI DELLA FORMA - Anna Maria Troiani Funzione Spazio Bibliografia 23 LE RADICI DEL FUMETTO: Il maresciallo Tito - Gianni Blanco 27 RACCONTI: Bakunin - Armando Lucernoni Alcol - Armando Lucernoni 28 POESIE: Pazzi - Mamma - Quel passo spigliato - Ripida la scorcia - Nubi - Piove - Al sole - La mia gatta Sorriso - Questo Attimo - Vivere, vivere, vivere Ad un amore perduto - Una fiaba notturna Salvatore Quasimodo 30 RECENSIONI: Se i macelli avessero le pareti di vetro - Luca Papandrea e Mara Belibani Il vecchio e il mare - Giuliano Bottan 33 RIFLESSIONI: Virgola A - Mario Cafaro Virgola B - Antonino Russomanno Virgola C - Giuliano Bottan Virgola D - Cecilia Fronteddu Virgola F - Romina Timperi 35 VIGNETTE: Dottore - Piero Roca Testa di cavallo - Piero Roca 37 ARTE: di Eleonora Tizano e Gianni Blanco 38 FUMETTO: Renato e l’esame più severo - Andrea Casadio Grafica e impaginazione Sergio Stati Con la collaborazione di: DUILIO LITORALE ROMANO Associazione Promozione Litorale Duilio Litorale Romano sostiene l’iniziativa dell’Associazione “Il Detto Matto”, ritenendo che gli utenti e gli operatori del C.S.M. svolgano un’attività culturale altamente meritoria per il territorio 3 ED ITOR IAL I SOCIETA’ Il Postmoderno l termine “Postmoderno”, si è iniziato ad usare dopo il 1979, data in cui un certo Lyotard, filosofo post-strutturalista francese pubblica un volumetto intitolato: “La condizione postmoderna”. In questo volumetto, commissionato dal governo Canadese, fa un analisi del sapere, nelle società avanzate. Ora le società tecnologicamente avanzate, vivono la condizione postmoderna, dopo la fine del periodo moderno, caratterizzato, prima dal rinascimento e poi, dall’illuminismo. In tale periodo (postmoderno) il sapere, non è più un valore assoluto, al suo posto prendono piede i valori di “solidarietà” e “democrazia”. Dell’illuminismo, rimane la emancipazione, che nell’illuminismo fu il distacco da credenze e superstizioni, e nel postmoderno,è il distacco da un sapere oggettivo, in esso, essere ed apparenza coincidono. Non si cerca più una verità oggettiva, ma una verità utile, sull’influenza della filosofia “pragmatista” americana. Con lo storicismo e l’illuminismo si pensava che il progresso scientifico e tecnologico, portassero uno sviluppo continuo nella società, ma con il postmodernismo, ci si accorse che non era così. Nel postmoderno, il sapere non è più disinteressato, ma ha più un carattere finalistico, non si studia più per il piacere di studiare, ma per volontà di potenza (Nietzsche) oppure la volontà di realizzarsi I (Freud). Questo sapere finalizzato fa in modo che si studi per trovare un lavoro in futuro, quindi con finalità economiche (Marx). Con l’avvento della rivoluzione tecnologica, in particolar modo con l’avvento dell’informatica, il sapere tradizionale, ha lasciato il posto, ad un sapere più tecnologizzato che è si, sufficiente, ad assicurare il funzionamento dei vari apparati statali, ma che ci rende schiavi della tecnologia. Un guasto al sistema informatico, crea la paralisi, tutto si ferma, non solo nel terziario, ma anche nelle varie professioni, medici, avvocati, geometri ecc. Oggi ad esempio si disegna con il CAD, il disegno con il tecnigrafo ha segnato il passo, ma che cosa accadrebbe se di colpo non disponessimo più di tale tecnologia? Andrebbe avanti soltanto chi possiede la sapienza dei vecchi strumenti, cioè il disegno con il tecnigrafo. In Italia, si può scorgere un filone minore, caratterizzato dal movimento giovanile del “68”,che ha le caratteristiche del postmoderno, il concetto di eguaglianza, travisato, faceva si che tutti dovessero prendere il diploma di laurea, abolendo in tal modo qualunque meritocrazia. Il sapere tradizionale, veniva visto come fumo agli occhi, come metodo plagiante delle classi dominanti, sull’indifeso proletariato. Venivano privilegiate le conoscenze che affermavano l’espressività, quali l’arte e la letteratura. Le materie scientifiche, come la matematica, la fisica e la filosofia, venivano rifiutate perché ritenute strumenti del potere che controlla le masse. Come dicevo sopra, nel postmoderno, l’essere coincide con l’apparenza, i media forniscono verità di comodo, si profila una società “falsa”, che alla verità oggettiva preferisce una verità utile per il bene dell’umanità. Di tutte le cose negative, che abbiamo descritto del postmoderno, questa della verità utile, mi sembra l’unica nota positiva; Platone ci insegna che qualche volta vedere le ombre e più salutare del voler a tutti i costi conoscere la realtà. 23/01/14 Cesare Cicconetti ED ITOR IAL I 4 Tra fede e ragione er laicità si intende una formazione di tipo non fideistico dove la ragione è presa come fondamento della conoscenza e della visualizzazione della realtà. Anche con questa impostazione non si arriva sempre ad una “verità vera”, ma anche a delle verità dogmatiche. Come dice Lanfranco Di Mario in “Storicismo e persona”:”La laicità, non è il laicismo sapiente, per il quale il valore della vita è in tutto ciò che la raison presume di aver compreso, modo superficiale e rozzo che contraddittoriamente non rende laici, ma chierici”. L’ intelligo ut credam cede il passo al credo ut intelligam nel quale c’è una fede aprioristica dove però la fede, non va intesa come certezza, ma con la variante della possibilità. Una cosa è la certezza dove nulla viene lasciato al dubbio: altra cosa è la possibilità dove le “larghe vedute” aiutano alla comprensione della realtà. Nella fortunata serie televisiva Star Trek Enterprise la vulcaniana Tpol, con la sua impostazione razionalistica e logicistica, discute sui viaggi nel tempo del suo comandante, il Capitano Archer, avendo un atteggiamento di tipo dogmatico se non fideistico. “La commissione vulcaniana delle scienze ha stabilito che i viaggi nel tempo sono impossibili” La sua formazione non gli permetteva di avere un atteggiamento differente; i maggiori scienziati del suo pianeta, molto più P avanzato del nostro, avevano sentenziato senza dar adito a dubbi, che i viaggi nel tempo fossero impossibili. Convinzione mantenuta anche dopo aver sentito le esperienze del suo Capitano. E fu proprio il Capitano Archer, in un momento difficile, ha consigliarle di avere una mentalità più aperta sull’argomento. L’eccessiva fede nella ragione a volte può condurre all’errore, il quale non sempre è evitabile, ma l’avere nel nostro bagaglio, lo strumento del dubbio aiuta molte volte ad evitarlo. Nella nostra civiltà, il progresso ha fatto si che la fiducia nella ragione, ragione che è responsabile del nostro progresso, fosse illimitata, ma come dice Di Mario: “che la raison presume di aver compreso...” questa fiducia, va affiancata al dubbio ed alla possibilità che non contraddicono L‘intelligo ut credam, il quale ha sempre la sua validità per averci fatto raggiungere quel progresso che ha sicuramente migliorato le nostre condizioni di vita. E’ curioso come il fideismo venga criticato per i suoi dogmi dai laici e come la ragione a volte si crei essa stessa dei dogmi, i quali a differenza di quelli fideistici, sono argomentati, venendo però considerati come verità assoluta, anche quando, non vi è prova certa. Prendiamo ad esempio la fisica quantistica, ha molte teorie, tutte argomentate, ma una contrapposta all’altra; come si può avere una fiducia illimitata, quando vi sono molte teorie e alcune delle quali contrapposte? Prendere come verità assoluta, l’una o l‘altra teoria è un errore. D’altro canto il credo ut intelligam da solo non porta mai a risultati soddisfacenti, c’è sempre l’ombra del dogma dove non vi è mai una conoscenza razionalmente certa, ma una verità di tipo fideistico, anche se per fede non intendo la “certezza dogmatica”, ma una verità possibile. 11/03/14 Cesare Cicconetti 5 IN TERVISTA Intervista a Filippo Lange Operatore culturale Teatro del Lido di Luca Papandrea Filippo Lange Cosa ne pensa della malattia mentale e quale è la sua esperienza in proposito? Penso che la nostra società, in generale, ha difficoltà a rapportarsi a questo tema, perché è un tema che spaventa, è un tema che è stato trattato nel corso dei secoli con metodi repressivi e di contenimento. Invece penso che il disagio mentale sia non solo fonte di sofferenza ma ci siano anche molte risorse. Ci sono persone che attraversano fasi di difficoltà non solo psicologiche della vita e che attraverso un sistema di servizi sul territorio si possano aiutare le persone vivono un disagio a sentirsi pienamente partecipi alla vita di comunità. Ci sono tanti esempi in Italia di buone pratiche e penso che le varie associazioni del territorio come il teatro dellido dove io lavoro possano fare un lavoro insieme ai servizi sociali socio sanitari ma anche scolastici pedagogici. Quindi attraverso investimenti su questi servizi attraverso la nascita di nuove relazioni e quindi di progettualità comuni, penso che dobbiamo mettere in campo delle buone strategie inclusive e partecipate Cosa ne pensa del malato mentale e del conflitto familiare? E’ una domanda molto grande questa qui e non ho tutte le competenze per poter rispondere. Per cui con molta umiltà lascerei questa risposta a chi ne sa più di me. Penso che le famiglie come si sa possono essere fonte di gioia ma a volte anche di sofferenza. Ci sono famiglie fragili e famiglie deboli o indebolite. Per esempio la crisi economica è uno dei fattori che indebolisce la struttura familiare. Però se si lavora con la prevenzione e i servizi sociali funzionano riesci a rafforzare la famiglia in crisi o che è debole. Si dovrebbe fare un lavoro di prevenzione e in prospettiva. La risposta stà sempre in un buon welfare cioè intercettare le problematiche a dargli un nome forma e a trovare insieme soluzioni utilizzando tutte le competenze. Pensa che gli psicofarmaci sono utili per la cura? C’è un grande dibattito sul tema degli psicofarmaci e sugli interessi dell’industria farmaceutica ad incrementarne l’uso. Penso che in alcuni casi la scienza medica e psichiatrica abbia trovato delle buone strategie terapeutiche bisogna, come in ogni cosa, non abusare degli psicofarmaci. Bisogna inoltre sempre ricordarsi che, secondo me, la cura del disagio pscicologico deve essere inserita in una prospettiva di socializzazione in cui accanto alla terapia farmacologica ci sia pure la terapia relazionale. Ma questo per tutti: non bisogna essere per forza utenti del servizio di salute mentale. Ciascuno di noi quando si sente solo soffre e vive un disagio quando invece si spezza questa solitudine grazie a un gruppo di persone di amici di familiari grazie alla vita di comunità e allora già si riesce a guarire diciamo “tra virgolette”. Pensa che l’attività teatrale possa essere considerata una forma di terapia? Assolutamente sì il teatro è una grande forma di terapia. Ci sono le artterapie in generale come la danza e la pittura il teatro la musica. Penso che dobbiamo davvero mettere insieme le forze per sviluppare nuove strategie inclusive non invadenti non invasive attraverso questa forma di socialità straordinaria che è il teatro. Qui al teatro del lido abbimo fatto molte cose in proposito nel corso degli anni e vogliamo continuare a farle e specialmente progettarle insieme a voi e all’associazione per sviluppare nuove idee insieme. Al teatro del lido ha mai recitato una compagnia formata da disagiati mentali? Si per esempio i ragazzi dell’Anfass che lavora con soggetti con disabilità più profonde. Tra circa 10 gg. Avremo una rassegna di Art Byond. Proprio il teatro del Lido ospiterà delle realtà romane, i cittadini che fanno, quindi IN TERVISTA avremo danza, musica, performance, con persone che hanno delle disabilità chi c’è l’ha più lievi chi più profonda. Noi pensiamo davvero che il teatro e l’arte siano delle pratiche che producono benifici straordinari a tutti. Quali forme d’intervento sociale possono essere utili per un disagiato psichico e per combattere lo stigma? Tutto ciò che crea relazione perché le persone più fragili sono persone sole quando si spezza la solitudine si costruiscono buoni rapporti sociali. Quella è la via diciamo per stare meglio con se stessi con un gruppo della comunità che ti abbraccia e ti sostiene e la seconda domanda ? Per combattere lo stigma. Lo stigma si combatte facendo le cose insieme quindi anche con campagne di sensibilizzazione. In generale la nostra società ha paura delle diversità. Qualsiasi cosa che sia fuori della norma tendiamo subito ad avere paura. Perché non siamo educati, dobbiamo educarci alla conoscenza delle diversità sia culturali che etniche sia quelle che hanno a che fare con varie problematiche anche psicologiche. Non bisogna 6 assolutamente avere timore, bisogna comprendere le problematiche di tutti e sviluppare insieme una comunità. Per lei il malato mentale è una zavorra per la società o una fonte d’ispirazione per il miglioramento della medesima? E una grande opportunità, una grande risorsa perché ci rende tutti più umani, avere la possibilità di comprendere una persona che passa un momento di sofferenza psicologica, anche un momento prolungato che può durare anni. Insomma perché appunto queste questioni di salute mentali possono essere più gravi o più leggere e quelle più gravi possono durare anche tanto tempo. Conoscere più da vicino queste problematiche ci aiuta a capire qualcosa in più di noi stessi, di quanto è complessa la mente umana, di quanto è fragile la nostra mente, di quanto siamo tutti interdipendenti. Quindi tornando alla domanda di prima sullo stigma soltanto riconoscendo la nostra interdipendenza gli uni dagli altri noi riscopriamo la nostra umanità, noi siamo umani quando riusciamo ad essere inclusivi e riusciamo a costruire coesione appunto tra le diverse anime diciamo della nostra società. Allora ti ringraziamo per questa intervista. Non so se vogliamo anche parlare del tema della solitudine profonda che può far arrivare a degli atti estremi che non riescono ad uscire dal tunnel profondo della depressione o di problematiche sempre inerenti. Difficoltà di quando ciascuno si isola in se stesso e non riesce a trovare uno sbocco, una sponda, una voce amica, una mano sulla spalla che ti aiuta. Ecco la solitudine crea il tunnel e quanto uno entra nel tunnel entra in una spirale depressiva ecco perché a volte anzi spesso lo psicofarmaco è indispensabile per stabilizzare l’umore e ritrovare un po’ gli strumenti per emanciparsi da questo dolore. Bisogna ricordarsi sempre che ogni volta che c’è appunto qualcuno che commette un atto estremo disperato è perché comunque c’è anche fuori da sé un mondo che non ha saputo cogliere e intercettare questo disagio E quindi torna il tema delle solitudini e noi su quello dobbiamo lavorare il teatro come il vostro centro di salute mentale come questo strumento della rivista. Voi vi fate conoscere già questo combatte lo stigma. Ciascuno con la propria sensibilità ed intelligenza porta fuori in un mondo che si fa conoscere e questo è una grande risorsa per noi, per me, Filippo del teatro del Lido perché porta a conoscenza un mondo interiore ricchissimo di stimoli e bellissimo di sensibilità Quindi l’augurio che vi faccio è grande di andare avanti perché ho seguito il detto matto nelle sue evoluzioni. Sono molto contento lo trovo molto interessante un grosso in bocca al lupo, andate avanti, ci vediamo presto qui al teatro del Lido. Grazie Grazie a voi. 7 AU TOBIOGR AFIE Detto pazzo el 2001 ho avuto un delirio di persecuzione. Ricordo che mi chiudevo in camera al buio e abbassavo tutte le tapparelle. Per un po’ ho perso anche il dono di comunicare verbalmente e a chi mi si rivolgeva rispondevo scrivendo su carta. Ero terrorizzata. Pensavo che la mia vita fosse spiata da telecamere e la cosa mi era così intollerabile che le uniche cose che mi davano sollievo erano il buio e la musica. Il buio perché nella mia testa ostacolava la visuale alle telecamere, la musica perché semplicemente mi ha salvato la vita, dava colore al buio che c’era nella mia testa. Quando chiedevo, scrivendo, qualcosa a qualcuno, era sempre perché cercavo una conferma a quello che la mia testa confusa pensava ed ho anche pensato che la mia famiglia fosse complice di chi aveva installato queste telecamere nascoste. Razionalmente sapevo che non era possibile ma poi una volta mio padre mi disse che anche qualora ci fossero state delle telecamere avrei dovuto fregarmene. La presi come una conferma…Mio padre era un bipolare ma si è sempre rifiutato di rivolgersi anche solo ad uno psicologo. Non so se la pazzia possa essere genetica comunque vivere vicino a persone disturbate nell’umore ci rende simili a loro, credo. Mia madre era molto spaventata. Avevo sofferto di depressione in precedenza a causa del fatto che N dopo una brillante carriera scolastica non riuscivo a trovare una dimensione di indipendenza economica nella professione, ancora una volta mio padre si dimostrava incontentabile perché ogni qual volta trovavo un lavoro invece che mostrarsi orgoglioso di me, mi diceva che avrei dovuto fare meglio. Facevo moderatamente uso di spinelli e la psichiatra che iniziò a seguirmi durante il delirio sosteneva che potevano essere la causa scatenante; oggi io sostengo e sono pronta a giurare che la mia autostima ridotta in cenere aveva ben poco a che fare con gli spinelli, avevo voglia di vivere da sola e non riuscivo a realizzare sto sogno, avevo voglia di essere indipendente. Ancora oggi che sono semi disoccupata ma disillusa a riguardo, credo che il lavoro possa salvare da molti mali di tipo psicologico, il rendersi utile, il sentirsi utile, l’avere parte della giornata impegnata. Quando approdai dalla psichiatra che iniziò a seguirmi mi sentii dire senza mezzi termini che la storia delle telecamere era follia pura, insomma mi disse che stavo fuori come un balcone. Contrariamente a quanto fece un altro medico, non mi prescrisse roba che mi faceva dormire, ma solo gocce di serenase che ho preso per circa dieci anni senza riuscire davvero a capire quale fosse l’effetto che avevano su di me. Tenevo un diario, venivo spronata ad uscire, spesso con mia madre, altre volte sola ma comunque ho passato un paio d’anni semi catatonica. Oltre a non trovare lavoro, il mio delirio aveva radici in una relazione AU TOBIOGR AFIE malata con un ragazzo che mi seguiva giorno e notte tanto da sentirmi mancare l’aria: allora non esisteva il reato di stalking e intorno a me si era creato un vuoto perché molte persone credevano che fossi io la responsabile del suo comportamento. Ovunque andassi me lo trovavo alle spalle ed anche un gesto come salutare un amico se “beccata” da lui, scatenava scene di gelosia e atti di pura prepotenza. Non volevo cedere ma iniziavo a sentirmi sporca mio malgrado. Mi recavo dalla dottoressa due volte la settimana. Le giornate passavano lentissime coi miei 25 anni. Ho ancora tutti i miei diari. Ho frequentato la dottoressa A. per 12 anni più o meno e in dodici anni ho iniziato anche a sentire le voci , mi succede quando la paranoia e lo stress sono alti. Però non mi bloccano più in casa e al buio. Io esco lo stesso, molto spesso con la musica alle orecchie, a volte ho il dubbio che non siano voci della mia testa ma voci reali e la mia paura 8 piu grande è non saperle distinguere. Non ho paura, io esco lo stesso. Una volta se mi sentivo seguita non mi giravo, acceleravo e non mi giravo. Ora guardo dove vado e se mi sento seguita mi giro e guardo chi ho alle spalle e invece di avere le palpitazioni il più delle volte mi tranquillizzo. Ora ho un rapporto migliore con le mie emozioni, le gestisco meglio, riesco a lasciarle andare e non mi sento sopraffatta ma in dodici anni, ci sono state volte in cui le voci erano così alte e così tante che non era possibile credere che fossero tutte nella mia testa ma neanche credere che silvio orlando, paolo bonolis, pavarotti e molti altri si fossero resi trasparenti per accomodarsi nella mia stanza. Sì era terribile…ho creduto di impazzire, o forse dovrei dire “”io fui pazza”. Oggi lavoro…troppo poco. E guadagno troppo poco. Ma questo è un problema di tante persone e credo che sapere che non si è gli unici ad avere un problema, renda lo stesso più sopportabile. Da un anno e mezzo sono seguita dal dottor w. Che è un uomo molto diverso da mio padre, che è morto recentemente. Non sono ancora riuscita a capire perché non ho una relazione stabile con un uomo ma in attesa di arrivarci mi dichiaro felice per la legge contro lo stalking e ogni tipo di violenza sulle donne. Ho scritto questo testo per tutte quelle persone che hanno creduto nella mia riabilitazione e per tutti quelli che, trovandosi in un momento di disagio e sconforto, tentennano nel credere che si possa convivere con i propri fantasmi e il proprio disagio mentale, o semplicemente non nutrono speranze. Io credo che si può e se riuscissi a donare un pò di speranza e fiducia a qualcuno sarebbe per me una grande gioia... Auguri a tutti Grazie Walther Daniela Appunti per riflessioni su un’esperienza di psicosi rrivare a riflettere sulla propria esperienza di psicosi, non significa averla superata definitivamente: tutto questo va anzitutto precisato, per non incorrere nel rischio di sterili entusiasmi di guarigione che non corrispondono alla realtà dei concreti mutamenti vitali in qualche modo da essa portati. Questa brevissima premessa è una acuta consapevolezza di riprova continua nell’esperienza della psicosi. Certo, ora io attraverso un buon periodo di controllo degli eventi della mia vita quotidiana, ma l’attuale se- A renità è dovuta in gran parte al fatto che va tutto avanti discretamente, o che perlomeno io riesco a farvi fronte. Il tempo con le sue stagioni, le condizioni metereologiche le atmosfere, il sole, le piogge, il freddo, la luce, spesso sono la cartina tornasole delle mie crisi, ed i suoni sono il linguaggio accelerato del mio stato d’animo. Una strana fortuna, come direbbe la scrittrice Luce D’Eramo, questa di avere una sensibilità molto delicata per ogni fremere della foglia di un albero sul selciato, per ogni guaito, o voce che venga da 9 AU TOBIOGR AFIE fuori e che parli alla mia mente. Per ore intere mi sono tanica ed anche inutile al mondo o alla maniera in cui immersa nell’ascolto del risveglio estivo degli uccelli vanno le cose, al passato, al presente frustrante e stresall’albeggiare, infiniti sentimenti dedicati alla pioggia sante. Ma se questo procura una forte depressione nelo alle stelle durante notti insonni e di strazio mentale. l’animo di chi la vive, ecco che l’andamento della crisi Vivere in queste fasi diventa difficile, ma gli anni che riesce a investire la propria attenzione su tutto il resto, sono trascorsi velocemente confermano che non è im- allora le tenerezze e le delicatezze più sentimentali si possibile superare la profondità e la bellezza del do- fanno strada nell’animo provato da tanta ecceità, e lore, con nuove stasi, con la disponibilità alle azioni, non è confusione l’alternarsi di questi stati d’animo e di azione: si vuole realizzare l’infinito appreso nelle al dialogo, alle scelte magari diverse da compiere. La vicinanza di un terapeuta intelligente e gradito, dispercezioni temporali, della natura e degli esseri riescono poi a colmare i vuoti della propria capacità umani, ed ecco che si può e si deve concepire la dispercezione come l’attenzione sensibile e più acuita esistenziale. Il silenzio intenso del quale paradossalmente ti parla del mondo, insieme ad una concentrazione estatica di il tempo è la misura di quell’eternità che sopravviene dolore e bellezza senza toccare ancora il fondo. con ogni psicosi, la durata della crisi è sempre stata Infatti non è nel meccanismo dispercettivo, foriero e così per me legata all’emozionalità delle notti e delle portatore spesso di conoscenza, che va a collocarsi il albe tinte a colori densi e forti, oltre che da voci sem- pericolo, ma in una dominanza debole di un Superpre desideranti per il mio animo. Si può dire ed affer- Io delirante, incanalante tutta l’esperienza in un’inmare che non c’è mai stato nesso causale tra tempo e terpretazione circolare e senza via d’uscita di tutto. La crisi, piuttosto è caos il tempo che si trasforma du- razionalizzazione psicotica è l’operazione più pericorante la crisi ed acquista una valenza positiva: la pro- losa che la persona sofferente di disagio psichico, possa compiere: il delirio… fondità e la sua eternità. Ed ancora, se non ci fosse l’alterazione della perce- Il delirio, nei meandri della nostra coscienza s’infiltra zione, cioè la dispercezione, forse non si arriverebbe per anni e non bastano le realizzazioni e le conferme a questa coscienza esterna del tempo grazie alla quale o disconferme, ad invalidarlo, perché esso è la valvola si trae stupore e gioia dal dolore. Magari disforia, eu- di sfogo alla tensione interna ed esterna a quello che foria, esuberanza ed infine grande amore per la vita e non va o che non è mai andato. Tuttavia poi l’acquieper l’intelligenza. Le dispercezioni, che danno inizio tarsi nella fiducia ad altri, nell’aiuto ricevuto, serve a e che caratterizzano tutto l’evento psicotico possono superare la crisi, e tornare ad una percezione più sae devono trarre in inganno, ma non lasciano indiffe- lutare e stabile del proprio animo, mondo e ragione. rente chi vive sulla pelle le emozioni le intensità di M.D. ogni momento di quelle giornate campali. L’urlo poi è l’estrapolazione vissuta ed acmeica della paura interna ed esterna dei propri sentimenti, la ribellione ti- Grazie a Grazia Cancrini proprio il caso di dirlo, mi ha preso per mano e mi ha guidato, per più di dieci anni, attraverso diverse terapie relazionali, da quelle familiari e di coppia a quella individuale. È Grazie anche al dottor Massimo Pelli che me l’ha fatta conoscere. Mi ha preso per i capelli e mi ha salvato dalle terapie esclusivamente farmacologiche, introducendomi a quelle relazionali. Ricordo che era stato ripristinato l’elettroshock negli ospedali pubblici. Inizialmente ho fatto a meno del carbolithium che mi aveva provocato un nodulo tiroideo. Grazia mi ha suggerito di non prenderlo AU TOBIOGR AFIE più, senza dirlo a nessuno, ed ha funzionato. Dalla morte di mio fratello Giovanni, sono trascorsi tredici anni, durante i quali ho fatto a meno dei farmaci che ho invece ripreso a prendere alla nascita dei miei gemelli. Grazie a Grazia, perché mi ha aiutato a vendere i miei quadri e i maglioni fatti a mano nello studio di Via Falloppio. Grazie a Grazia e al dottor Pelli per aver caldeggiato quest’attività alla quale tenevo molto. Durante la terapia familiare è venuto fuori che mia madre si era sostituita a me nel ruolo di madre di mia figlia e mio 10 padre aveva il ruolo di pompiere nello spegnere le discussioni troppo accese. Nella terapia di coppia siamo entrati a far parte di un libro: “Potere in amore” dove siamo stati magistralmente guidati da Grazia e dalla sua compagna Lieta Harrison. Mi ricordo che una volta ci avevano dato un compito a casa: tirarsi addosso dei piatti, ma la coppia si è sfasciata prima di compiere questo esercizio. Nella terapia individuale mi raccomandava di creare intorno a me un alone di positività perché avrei avuto di ritorno dagli altri una risposta positiva. Ho fatto solo un accenno a quella che è stata la mia storia in terapia relazionale, lunga e piena di pathos e spero che anche qualcuno che, come me, sia stato seguito da Grazia, possa avere voglia di scrivere di lei che è la migliore forma di ricambio di stima che le si debba, ora che lei non è più con noi. Cecilia. Voci cattive x Mikele Markucci Dentro la mia head, I feel dl voices bads. 4 ex.qu-l del vicino, e qu-l dei Markucci. Qud mi sgridano se do di matto o x fare i kapricci km i bimbi pikkoli, GB e Marina detti da me i sori Mrkucci, usano greats words x farmi riflettere qnd faccio degli errori suxgravissimi. QND ESKO D KASA KN GLI OPERATORI-SALAZAR O CUTOLO- NN DO’ DI MATTO. XKE’ NN SI FA KOSI’. KISSA’ X QNT TIMES ME L’HANNO TOLD N RI-TOLD QST FRASI? EDUKAZIONE SMP ANKE IN KASA MARKUCCI. LE BADS VOICES X MIKELE NN FANNO PARTE DELL’EDUKAZIONE. SN VOCI KE FANNO DARE DI MATTO KAUSA TROPPE KIAKKIERE. SPECIE QND PARLO KN ME STESSO. TUTTI I DAYS X TUTTA LA VITA. I MATTI PARLANO DA SL XKE’ NN HANNO XSONE KE GLI SN HNTO A LR. XDONATEMI X LE ABBREV.NI SMS. MA OGGI NN SN MATTO SN AUTONOMO E INDIPENDENTE. BTWEEN 19 DAYS COMPIRO’ 41 YEARSSIAMO AD APRILE MMXIV- 19 DAYS VUOL DIRE 20.4.14 XKE’ SN NATO NELL’APRILE MCMLXXIII -1973-. WEIGHT 4ME. DAI 96,7 KG AI 97,5 KG SN AUMENTATO D’8HG. WEIGHT NON ESATTO PER ME. DV DIMAGRIRE X TORNARE KM 1 STEKKINO D 6 ANNI FA-KAUSA 1 GASTRITE PRESA A FINE MARCH MMVIII X L’USO ECC.VO D’EGGS OF EASTER- OK?. V KIEDO SCUSA E V XDONO X AVER DATO D MATTO-SKUSATEMI X LE RIPETIZIONI- MIKELE MARKUCCI. 1.4.14 -RM. 11 R EPORTAGE Intervista ai migranti di Luca Papandrea a sera di martedì 28 Gennaio 2014, mi sono recato presso il Teatro del Lido per incontrare la compagnia teatrale “Teatro Cargo”, che avrebbe messo in scena lo spettacolo “L’Odissea dei ragazzi”, un lavoro scritto e diretto da Laura Sicignano. Lei e i giovani attori mi hanno concesso un po’ del loro tempo, prima di prepararsi per la rappresentazione. Dopo una breve e rapida presentazione ho potuto rivolgere loro le domande che erano state preparate dalla nostra redazione. Non tutti però si sono sentiti di rispondere. Alla prima domanda “perché sei venuto in Italia?” Diversi hanno risposto che erano fuggiti dal loro paese perché c’è la guerra e c’è pericolo di morte. Un ragazzo ha detto infatti che non voleva morire. Un ragazzo del Senegal ha risposto invece che cercava lavoro. Devo ammettere che in tutti notavo una certa malinconia ma allo stesso tempo una grande dignità e un gran desiderio che la loro condizione di migranti potesse, prima o poi, avere una fine, ovviamente il più presto possibile. Alla seconda domanda, “Come sei stato accolto?” La maggior parte di coloro, che si è sentito di rispondere, mi ha detto, con grande maturità, che hanno trovato persone buone e accoglienti mentre altre si sono dimostrate scostanti e indifferenti, ma hanno aggiunto che questo avviene sempre e dovunque. Per quanto riguarda la terza do- L manda: “Come sono trattati i matti nel tuo paese?”, c’è stato chi ha detto che sono considerate persone con problemi e vengono curati in determinati luoghi. E se devo dire la mia ho pensato che sono un po’ come i nostri ex manicomi o le nostre attuali cliniche. Un ragazzo indiano, invece, ha detto che nel suo paese i matti vengono considerati persone speciali e particolari, che hanno capacità di mettersi in contatto con una dimensione “altra” e “misteriosa”. Laura Sicignano, in un secondo momento, mi ha anche parlato delle difficoltà che i ragazzi avevano incontrato per riuscire a lavorare insieme a una donna (Sara) a seguito delle loro differenze culturali. Hanno aggiunto inoltre che avevano trovato problemi ad inserirsi nella società Italiana perchè minorenni ed erano stati seguiti legalmente da un avvocato I componenti della compagnia sono.: Sara Cianfriglia, Emmauel Ansan, Kara Noreyimi Mas, Pashupatti Ansel, Rahamathollah Safi, Shahzeb Iqbal, Waheedullah Niazi. Sono ragazzi stranieri e sono arrivati in Italia, da soli, dopo viaggi indescrivibili, sono una forza della natura. Dopo un lungo percorso di lavoro va in scena la loro Odissea. Questi ragazzi, per lo più rifugiati politici, hanno tutti affrontato da soli viaggi difficilissimi da paesi lontani (Afghanistan, Pakistan,Nigeria, Senegal, India) per raggiungere l’Italia. Hanno lavorato insieme per circa un anno. Ne è nato uno spettacolo di forte impatto emotivo. Il filo conduttore è l’Odissea, un grande racconto archetipico della cultura Mediterranea, un viaggio avventuroso in cui i ragazzi hanno potuto riconoscere e raccontare la propria odissea personale. Lo spettacolo parla di amore e di guerra, di speranza e di nostalgia, di madri e di amanti: avventure e sentimenti che questi ragazzi hanno in comune con Ulisse. Il risultato è uno spettacolo di grande energia e desiderio di riuscire a cambiare lo stato delle cose che li ha portati e obbligati a un’odissea indesiderata. R EPORTAGE 12 Febbraio 2014 - Piazza del Popolo ualche giorno fa sono stato avvertito dalla Dottoressa Maria Pompa (Presidente della Soc. Coop. Sociale ELMA), che pochi giorni dopo si sarebbe svolta una manifestazione a Piazza del Popolo, organizzata dalla CNA (Confartigianato) e che saremmo stati guidati dalla Rag. Elena Tabolacci (Presidente della Soc. Coop. Sociale INFORMARE). Non piacendomi l’astensionismo dalle lotte politiche e sindacali ho subito aderito, perché non potevo sottrarmi dal mio dovere nella lotta di protesta. Quelli della mia generazione che, all’età di sedici anni, cioè da quando mi sono ammalato con il Q C OR R ISPON D EN ZE sistema nervoso centrale, hanno sempre sperato nel miglioramento del sistema pubblico sanitario in tutte le direzioni e partendo dalla legge 180 del Prof. Franco Basaglia, entrata in vigore nel 1978, legge che ha permesso l’istituzione delle comunità e delle strutture di uscita dei pazienti psichiatrici e con le attività ergoterapeutiche, ma anche con le case famiglia e con il percorso di autonomia lavorativa. Con le mie esperienze lavorative acquisite presso le succitate cooperative e ora che ho cinquantuno anni, le mie aspettative di un futuro migliore ed anzi le prove e i risultati ottenuti, e sin’ora attesi, si sono realizzati, anche se a piccoli 12 passi, ma pur sempre importantissimi. Ora, con il movimento berlusconiano, si vogliono togliere tutte le nostre faticose conquiste che abbiamo ottenuto con le nostre lotte politiche e sindacali. Proprio in quel giorno di Febbraio sono sceso in piazza per manifestare con gli appartenenti della Confartigianato, provenienti dal Nord e Sud’Italia, dalla Sicilia al Veneto, per garantire un futuro migliore a tutti noi cittadini italiani (normodotati e sub dotati) e ai nostri figli. Personalmente ho voluto manifestare perché la società italiana divenga migliore. Maurizio Bruni ta sezione Pubblichiamo in ques e non contributi di persone ch alle riunioni hanno mai partecipato o conosciuto di redazione ma hann materiali. la rivista e ci inviano i Pensiero Secondino il mio compagno è scaltro Chi lo vuole prigioniero lo sa Che non c’è muro che non lo stacchi dalla liberta Sentirai le sirene giorno e notte È inutile che lo chiudi con mille mandate Il mio compagno te le scardina Lo metti in isolamento con il blindo chiuso e senza finestra Ma è inutile non ci sono mura che lo trattengono Ammanetti il mio compagno alla branda Ma come vedi se le è sfilate e guarda come corre È inutile che lo rincorri non lo prenderai mai Non puoi e non potrai mai restringerlo Scappa pensiero mio scappa E non ti fermare mai…. 18-04-14 Patacchiola Alessio Sulle ali della libertà (ricevuto da Rebibbia) 13 C OR R ISPON D EN ZE L’incontro Nel bosco La mia vita è un incontro di pugilato, si va ko o si vince, io resisto! Il mio avversario è il dolore, un indomabile professionista, difficile tenergli testa. Mi colpisce duro e quando lo fa, mi marchia con segni indelebili la pelle. Invece quando mi tiene all’angolo intrappolato dai suoi colpi mortali, mi scalfisce l’anima, toccando i miei sentimenti più forti. Inesorabilmente il cuore si frattura, non sopporta altro dolore, ciecamente barcollo, echeggia il gong, un altro round è terminato! Patacchiola Alessio Denso il silenzio nel bosco, dove gli unici poeti sono gli uccelli. Che cantano la musica della natura. Calpestando le foglie si genera un rumore consueto, che da serenità. L’aria è fresca, sotto gli alberi possenti, che con le loro radici sono attaccati alla terra e succhiano la vita. Dove dovrei andare? Qualunque via sceglierò, il bosco mi accoglierà in sé. Daniele Bianchini Sulle ali della libertà (ricevuto da Rebibbia) Anni Ottanta Risposta alla filastrocca Figli di un vento, pieno di desideri, come un fulmine colorato, ci hai portati a sognare, incatenati alla musica. Cari ragazzi e ragazze della redazione, per me vedervi sarebbe davvero una grande emozione. Grazie Piero, per la tua rima, ti voglio ancora più bene di prima. Lo so, non sarò una brava poetessa, ma lo giuro, ci sto mettendo tutta me stessa. Presto o tardi vi verrò a trovare e allora ci sarà tanto da raccontare. Per il momento, però, vi saluto e vi ringrazio di cuore, perché sapere che mi state aspettando, non può che mettermi di buon umore” :-) GRAZIE!!! Solo ora mi rendo conto dell’importanza di quegli anni, quando la vita era sostanza, e aleggiava nell’aria la voglia di vivere. Daniele Bianchini Eleonora C OR R ISPON D EN ZE 14 La paranoia Quello che scrivono nei libri e quello che accade nella realtà a paranoia è un tipo di psicosi caratterizzata da un delirio cronico, basato su un sistema di convinzioni, principalmente a tema persecutorio, non corrispondenti alla realtà. Questo sistema di convinzioni, si manifesta spesso nel contesto di capacità cognitive e razionali altrimenti integre. Il termine deriva dal greco e significa letteralmente “follia, insensatezza”, ed è stato usato storicamente con diverse sfumature di significato, nella terminologia internazionale ufficiale relativa alle patologie mentali, essendo stato successivamente sostituito dal concetto più generale, ma più chiaramente definibile, di “disturbo delirante”. Detto ciò, passo a chiarire la mia esperienza personale circa le mie paranoie: per fare un esempio, quando per la strada passa un gruppo di persone qualsiasi, siano esse, giovani o vecchie, e magari stanno ridendo, io penso che queste parlino di me e che mi critichino( per esempio penso che dicano”Quello lì è proprio uno scellerato”, oppure “Quello lì è proprio uno scemo”). Le prime volte che mi accadeva ciò, io ero pervaso da una “rabbia”, quasi incontrollabile, perché ciò che “sentivo” non aveva né capo né coda, come si dice ovvero che erano cose false nei miei confronti. La rabbia mi faceva diventare rosso come se stessi per esplodere, ed a volte, mi sono talmente adirato con queste persone che ho inveito contro di loro e ciò mi liberava quasi dalla “paura” che gli altri lo pensassero. Le persone reagivano quasi in modo “indifferente”, come in un sogno; questo a mio parere perché mi vedevano L molto alto e grosso e quindi mi temevano. Dopo varie fasi alterne, dal 1994 circa ad oggi, mi è successo ciò, ma ora grazie anche al mio psichiatra di fiducia e con la psicoterapia e la terapia farmacologica con gli antipsicotici, gli ansiolitici ed i sonniferi, ho ancora queste “sensazioni”, ma lascio correre e mi sento meglio, anche se per me, risulta ancora difficile uscire di casa, specialmente il pomeriggio, perché secondo me il pomeriggio per le strade e per i negozi c’è più gente ed io oltre alla “paranoia” ho anche una fobia sociale e l’agorafobia ossia la paura degli spazi aperti. Questi deliri paranoidi mi si presentano perché ho sempre avuto paura delle novità(cosiddetta “neofobia”) e sono un soggetto fondamentalmente timido ed introverso, o così sembro a detta di tutti. Per quale motivo queste “idee” in me si manifestino, io lo ignoro, ma penso che derivino da una insicurezza di fondo, che mi porto appresso fin dalla fanciullezza. Spero che dopo aver descritto le mie paranoie in poche righe, ciò sia di aiuto agli altri che soffrono come me di queste patologie insidiose, ma controllabili con psicoterapia e psicofarmaci, questo lo tengo a sottolineare, per tutti coloro che non vogliono assumere gli psicofarmaci o non vogliono intraprendere una psicoterapia, che sia individuale, di gruppo, di famiglia, etc. etc., ma che rendono la vita più vivibile e per noi pazienti e per i nostri familiari. Schwarzy2014 Detto Matto Detto matto, forse ché non son della normalità il ritratto? Ché non gioco a voler tutto Diventando un farabutto? Ché il mio pianto non nascondo O me la rido senza ritegno? Ché per niente mi vergogno Se coltivo un vero sogno? Se chiedessimo alla folla mi vorrebber tutti in cella, e qualcuno nondimeno volentieri al cimitero. Non si fermano a pensare Quanto male fan patire, urlan solo: “Non c’è cura….” Detto matto per paura. Marco Sivolella 15 M U SIC A ROLLING STONES I Rolling Stones la cui traduzione in lingua italiana è Le Pietre Rotolanti (Le Pietre che Rotolano) cominciarono la loro attività nei primi anni sessanta (circa 40 anni fa) ; forse gli album più belli e più riusciti sono: Between the buttons – (Tra i bottoni, uscito nel 1967); Let it bleed – (Lascialo sanguinare, del 1969); Some girls – (Delle ragazze, uscito nel 1978); Dirty work – (Sporco lavoro, uscito nel 1986). I componenti della Band dall’ inizio della carriera musicale a oggi sono: Mick Jagger (voce) , Keit Richards (chitarra), Ron Wood (basso), Charlie Watts (batteria) e Brian Jones il quale attualmente non c’è più perché tragicamente scomparso qualche anno fa … Quasi tutti i pezzi , i brani musicali dei Rolling Stones portano le firme Jagger – Richards. Back street girl – (La ragazza della strada dietro) e You can’t always get what you want – (Tu non puoi sempre ottenere quello che vuoi ) sono forse, a mio parere, i due brani più belli del loro repertorio. Quando li ascolto mi suscitano grandi ed intense emozioni perché forse questi testi sono tra i loro più intensi come parole e musica. Andrea Casadio NIRVANA “Nirvana significa liberazione dal dolore, e dalla sofferenza e dal mondo esterno e questo si avvicina al mio concetto di punk” disse Kurt Cobain leader voce e chitarra del gruppo. Il gruppo grunge statunitense formatosi ad Aberdenn (Washington) 1987, con il bassista Krist Novoselic il batterista Chad Channing con cui registrò l’album d’esordio “BLEACH” (1989). All’interno dell’album è presente (ABOUT A GIRL) Questa traccia parla della sua fidanzata di allora Tracy Marander. Nel 1990 il trio comincia a lavorare per il seguito di “BLEACH” e il gruppo firma un contratto con la DGC Records. A Natale del 1991 esce Never mind che nel 1992 vendette 400.000 mila copie alla settimana nei soli Stati Uniti raggiungendo la prima posizione nella Billboard 200. Sempre nel 1992 il leader Kurt Cobain sposa la cantante Courney Love. Nel 1993 esce il terzo album “Utero” che debutta alla posizione numero uno della Billboard 200, intraprendono un tour negli Stati Uniti e si esibiscono a MTV UNPLUGGED. Nelle prime settimane del 1994 i Nirvana iniziano un tour europeo che viene però cancellato. Il 4 Marzo a Roma Kurt Cobain viene trovato privo di conoscenza dalla moglie Courney Love nella camera d’albergo e viene trasportato all’ospedale dove il malore è imputato a una combinazione di farmaci e alcool. Tutte le date del Tour vengono cancellate nelle settimane successive, Cobain ricade nella dipendenza da eroina. Una settimana dopo l’8 Aprile 1994, Cobain viene trovato morto nella sua casa di Sattle con una lesione da arma da fuoco alla testa. I Nirvana si sciolgono immediatamente. Dallo scioglimento in poi sono stati pubblicati vari album. I Nirvana sono ad oggi considerati uno dei gruppi più influenti di tutta la storia del rock & roll. 17/03/2014 Romina Timperi M U SIC A 16 Grazie Adriano Ero piccolo, e già si parlava di lui, Adriano Celentano, con canzoni d’amore, che ancora oggi si cantano, il ragazzo della via Gluk, svalutascion, una carezza in un pugno. Non so se ha vinto qualche festival di san remo, ma ci ha cantato, con un grandissimo successo, vinto non mi ricordo, ma ci ha cantato. E’ anche un bravissimo attore, serafino, rugantino, e altri successi, negli anni ottanta, andavano alla grande, ha recitato con il fior fiore Gianni Morandi degli attori italiani, più grandi, non dico stranieri, ma Italiani grandi. Ultimamente all’arena di Verona, ha fatto un grandissimo successo, che quando le ascoltavo, tornavo bambino; un bambino piccolo piccolo quando per la prima volta mi innamoravo, e pensavo solo a lei, la mia ragazza. Forse l’amore lo ha inventato lui, grazie adriano per le emozioni che mi dai, grazie. Giuliano Frank Zappa Frank Vicent Zappa nacque a Baltimora il 21 DICEMBRE 1940 da padre Italiano: E’ considerato uno dei più grandi geni musicali del novecento, capace di fondere, a differenza d’illustri predecessori tutti i generi musicali. Il primo strumento in cui si cimentò fu la batteria, poiché da ragazzo ebbe in regalo dalla madre un rullante. Definire il genere musicale di Zappa è quasi impossibile poliedrico e geniale chitarrista che spazia negli ambiti musicali più vari: rock, blues, jazz, fusion, avanguardia, musica classica, satira e cabaret. Nel 1965 Frank propose a una band di nome ”Soul Giants “ di suonare le sue composizioni mentre la sua casa discografica impose al gruppo il nome di “Mothers of invention” con i quali ha ottenuto i suoi più grossi successi. Un male incurabile se l’è portato via all’età di cinquantatré anni lasciando un grande vuoto nel panorama della musica contemporanea. Mario Cafaro L’eterno ragazzo. Di chi si parla, di lui, Gianni Morandi, il cantante indimenticabile d’Italia, si, l’eterno ragazzo. Con canzoni indimenticabili, come uno su mille ce la fa, fatti mandare dalla mamma, scende la pioggia, ecc. Anche il figlio canta, ma non con il successo del padre, un uomo di settantacinque anni, non so, se di più, o di meno, un maratoneta tutto di un pezzo, uno show man, per ogni spettacolo, un momento giusto. Qualche anno fa, ha fatto uno spettacolo, non mi ricordo, ma ha fatto uno spettacolo, pare l’eterno ragazzo. Non è mai uscito sul giornale uno scandalo, pulito, ma che dico, pulitissimo, ci puoi mangiare sopra. Vai Gianni, scrivi ancora canzoni, scrivene, che sono tutte belle, fatti vedere in televisione, che fai bene al cuore. Forza Gianni, facci sognare. Giuliano 17 Mussakà di patate INGREDIENTI: !Kg di patate, 3 etti di carne macinata, mezzo Kg. di passata di pomo, 1 etto di burro 3 cucchiai di farina, mezzo litro di latte, cannella e noce moscata q. b., parmigiano q. b.. Sbucciare le patate e metterle a lessare e toglierle al dente. Fare il sugo, con un po’ di cipolla soffritta e la carne macinata e la passata di pomodoro. Preparare la besciamella con il burro, la farina e il latte, aggiungere la cannella e la noce moscata. Tagliare le patate a rondelle, mettere uno strato di sugo in una teglia, poi uno strato di patate, sugo e besciamella alternando gli strati. Finire con il parmigiano e mettere in forno a 180° per 30’. Roma 28 aprile 2014 Cecilia Fronteddu Cheescake alle fragole INGREDIENTI: gr. 250 di biscotti secchi; gr. 300 di ricotta: ½ litro di latte; 3 tuorli d’uovo: 1 cucchiaio di Farina; due cucchiai di zucchero a velo; marmellata di fragola q. b.. Tritare i biscotti ed amalgamarli al burro sciolto a bagnomaria fino ad avere una pasta omogenea, metterla in una teglia d’alluminio tonda, compattarla e mettere in frigo a rassodare. Nel frattempo mescolare la ricotta con lo zucchero a velo e mettere in frigo. Fare la crema: battere i tuorli con lo zucchero e la farina e versare nel latte quasi bollente con la scorza di un limone. Dopo averla mescolata e quando si è rassodata, togliere la scorza di limone e farla raffreddare. Tirare fuori la teglia con i biscotti e la ricotta. Stendete sui biscotti la ricotta e poi uno strato di crema, mettere in forno a 180° per 20’. Far raffreddare la torta e completarla con la marmellata di fragole. 03/03/2014 Cecilia Fronteddu M EN U ’ Crespelle al salmone INGREDIENTI per 6 persone Per l’impasto delle crespelle: 100 grammi di farina; 2 uova; Un litro e mezzo di latte; sale Per il ripieno: 400 grammi di robiola 150 grammi di salmone affumicato Per la salsa: uno spicchio di aglio Mezzo litro di latte 30 grammi di farina 30 grammi di burro Un ciuffo di prezzemolo un poco di vino bianco sale – pepe In una ciotola sbattete tutti gli ingredienti per le crespelle fino ad ottenere un composto fluido e formate le frittatine . A parte preparate la salsa: fate rosolare il burro con l’aglio, eliminate l’aglio, unite la farina e il vino bianco, diluite con il latte, insaporite con sale e pepe e portate ad ebollizione girando. Incorporate il prezzemolo tritato finemente. Tritate il salmone e lavoratelo con la robiola. Farcite le crespelle con la crema preparata, arrotolatele, sistematele in una pirofila unta, copritele con la salsa e passate tutto in forno a gratinare. Romina Timperi M EN U ’ 18 a Insalata estiva alla sicilian A FORMAGGIO E ZUKK KN TI N LA FI TE ET CROKK (RICETTA D MARKUCCI): INGREDIENTI X7 PERSONE: 500 gr.di polpa di zukka. 100 gr.di formaggio di vari tipi. 2 eggs freshes wholes. Parmesan a rimasugli. Farina di grano duro Type 00. Pangrattato romano x crokkette e supplì. Rosmarino. Salt (no pepper). Olio d’Arakidi x frittura. PREPARAZIONE X TUTTI: Tagliate a fette sottili della lunghezza di 5cm.x lato la zukka intera.Fatela cuocere nell’Oven Microwaves a 200 GR.C x20’.Lasciatela intiepidire e togliete la buccia.Passate la zukka nel Mixer ad immersione Brown mod.FB167.OK? Versate il liquido o la salsa della zukka in 1 ciotola e aggiungete il formaggio tagliato a pezzi pikkoli,il Parmesan,le uova,il pangrattato romano x crokkette e supplì x ottenere 1 consistenza densa e cremosa.OK? Aggiungete x ultimi il rosmarino ed il Salt (no pepper),mescolate tutti gl’ingredienti x la II volta e formate delle crokkette. Friggete in 1 padella kn l’Olio d’Arakidi tutte le crokkette filanti kn il formaggio e la zukka. Servitele caldissime su 1 foglio di carta assorbente dopo aver tolto l’Olio d’Arakidi x le fritture e.......... BUON APPETITO! NB-SE NN AVETE L’OLIO D’ARAKIDI X LE CROKKETTE,POTETE SOSTITUIRLO KN L’OLIO D SEMI D GIRASOLE X LE FRITTURE.OK? RICETTA SKRITTA DA MARKUCCI NATO A RM 40 ANNI FA S8 IL SEGNO DELL’ARIETE.OK? X DOMANI,LUNEDI’ 4\3\13 C VEDIAMO AD OSTIA\RM A V.COZZA,7 AL CSM X VEDERMI KN IL DR.W.GALLUZZO ALLE HR.15,00-PM-POMERIGGIO.OK? MARKUCCI MIKELE. Prendere delle arance, tagliarle a spicchi possibilmente eliminando la pellicina. Aggiungere del finocchio, cipolla di tropea, delle olive nere, dei capperi e delle alici. Condire con olio extra vergine di oliva e poco sale. Terminare cospargendo di origano a piacere...buona estate a tutti!! Daniela notte” Gamberoni “Mille e una INGREDIENTI per 6 persone 25 gamberoni; 1 vasetto di yogurt bianco magro; 1 cipolla; polvere di curry q.b.; sale q.b.; olio extra vergine abbondante. Sgusciare 25 gamberoni e impanarli in una gran quantità di polvere di curry. Tritare una cipolla e farla dorare in olio extra vergine abbondante. Quando la cipolla è dorata, senza farla bruciare, aggiungere i gamberoni e un pizzico di sale e fai cuocere a fuoco medio per circa 5 minuti. Abbassare il fuoco e Aggiungere un vasetto di yogurt bianco magro e la mela grattugiata. Lasciare rassodare e amalgamare il tutto a fuoco basso per 5 minuti. Mariangela Svicher 19 ER M EN EU TIC A ARTISTIC A TERZA PARTE “La forma della rappresentazione pittorica. L’Arte come interpretazione” Componenti - La Forma Funzione significante perfezione spirituale. L’imperatore Giustiniano e la Regina Teodora, affiancati da un lungo corteo regale, hanno disposte sul capo aureola e corona; presentano pane e calice in una celebrazione ideologica di potere ecclesiastico e governativo (Cesaropapismo) esprimente nella rappresentazione Tema e Funzione. La Funzione è presente in ogni rappresentazione; l’artista la identifica con la realtà del contesto storico, la evoca ed esprime attraverso tutte le componenti della Forma o anche soltanto attraverso la Tecnica in astratto, come elaborazione della materia sola (tecniche diverse di materiali con rappresentazione non figurativa). Nella rappresentazione pittorica le componenti della Forma si identificano attraverso la tecnica, il Tema, la Funzione, lo Spazio, il Colore. La Funzione proprio per il suo contenuto di significazione ideologica, cognitiva, crea nel contesto ambiente- avvenimento nella rappresentazione visiva, il rapporto sociale del periodo storico secondo il fine preposto dall’artista. L’ideologia rivolta a sostenere una causa e determinare un effetto nello spettatore, stabilisce la Funzione dell’opera all’interno della rappresentazione Tematico-Stilistica. La rappresentazione Cristiana Aulico Bizantina risolve l’immagine secondo canoni di sacralità; il concetto sviluppato dalla filosofia della Espressa mediante tutte le compoChiesa di Oriente, per cui la natura nenti della Forma, la Funzione si umana del Cristo come invece è esplica attraverso la rappresentaraffigurata realmente secondo na- zione visiva che è l’immagine di sé turalismo nella Chiesa d’Occi- stessa in tutta la descrizione della dente, debba essere raffigurata sol- realtà delle cose naturali e può clastanto nella sua Forma divina sificarsi in contemplativa quando costituirà il canone di tutta l’Arte esprime bellezza; storica quando dell’Impero. esprime azione; divulgativa quando I mosaici Giustinianei in San Vitale esprime la causa che deve essere a Ravenna, evidenziano corpi dalle conosciuta ecc.; in questo caso nel figure umane tutte eguali, allungate, riscontro ed elaborazione di immafrontali fisse, ieratiche; coperte di gine reale-naturalismo e pensiero, vesti preziose, aventi fisionomie fil- permette al fruitore quell’espetrate attraverso particolari stilizzati: rienza di correlazione e appagaocchi dilatati, nasi lunghi affusolati, mento, nel rapporto in piena vifronti alte, volti ovali tradotti se- talità dello psichico (anima condo rigoroso ordine geometrico spirito). Di Anna Maria Troiani Evocata invece nella rappresentazione in astrattismo (non figurativo), dalla materia sola, la Funzione non potrà stabilire quella fruizione dello spettatore con l’immagine visiva delle cose nel complesso della realtà figurativa, naturale, ma solo nella realtà inconscia, perciò solo con la sensibilità conscia e la cognizione soggettiva della conoscenza nel campo artistico potrà avvenire l’interpretazione dell’elaborato pittorico. Comunque la Funzione di una rappresentazione in Arte, è lo scopo ideologico - cognitivo che l’artista impugna e pone come strumento cardine, nella sua opera. Spazio Tutto lo Spazio della rappresentazione visiva e delimitato all’esterno dal supporto della tela, cartoncino ecc.; e all’interno di essa, come estensione e intervallo della rappresentazione stessa delle forme (oggetto), dalle figure umane, animali, di acque, vegetazioni, monti, ambienti vari, cose ecc. Le forme rappresentate evidenziano lo spazio finito, interno (positivo), e il non finito invece che circoscrive le forme, esterno (negativo); nell’insieme quindi, una rappresentazione dello spazio in complementarità (spazio pieno – spazio vuoto, positivo - negativo) e gradimento differenziata secondo ER M EN EU TIC A ARTISTIC A la composizione che l’artista dà agli oggetti. Ad esempio la composizione dell’oggetto, mediante proiezione bidimensionale, tridimensionale, a piani alternati, a registro, a punti di vista diversi in prospettiva, realizzato secondo forme di più corpi a disegno con linea cromatica demarcante i contorni, o con contorni non definiti, sfumati, più naturali, ma sempre con uno stacco cromatico, evidenziano sempre le due forme di spazio, spazio a forma interna (oggetto, finito), e spazio a forma esterna (vuoto non finito) sul supporto che diviene limite della rappresentazione pittorica. La rappresentazione figurativa antica dell’arte Egizia a contorni demarcati, definiva lo spazio dell’oggetto (interno) secondo due dimensioni: larghezza e altezza, il modellato era la risultante nella rappresentazione, di forme schematizzate, alcune volte poste a registro, l’una sotto l’altra, e l’una accanto all’altra, esempio: “Caccia nella palude” affresco probabilmente appartenente alla Cappella funeraria di Nebamon, Londra, British Museum. La rappresentazione Classica Greco - Romano e Rinascimentale, teneva conto di forme (spazio interno) proporzionate nelle misure, disposte naturalmente nel proprio ambiente, in effetti di profondità prospettica, per cui lo spazio così definito dalle forme interne, cioè dagli oggetti raffigurati diversificherà tutto lo spazio esterno non finito che circoscrive l’oggetto stesso, in una notevole differenza 20 dallo spazio rappresentato nell’arte dell’antico Egitto. Comunque sia nel primo caso, come nel secondo, sul supporto della rappresentazione pittorica, si evidenziano due disegni contemporaneamente, uno positivo dato dall’oggetto rappresentato, (spazio finito); e l’altro negativo (non finito) diversi tra loro ma complementari, che nell’insieme visivo determinano nel fruitore quel gradimento psicologico che è proprio della funzione complementare. Bibliografia parziale G. ROCCHETTI, Grammatica Del Disegno, Hoepli, Milano 1972. HERRY G. LINDIGER, Come riconoscere l’arte, Rizzoli, Milano 1978. HERRY FOCILLON, I Grandi Maestri dell’incisione, Edizione Alfa, Bologna 1965. HERBERT READ, Educare con l’arte, Edizione di Comunità, Milano 1980. INSTITUT D’ARCHEOLOGIE ET D’HISTOIRE ANCIENNE DI LOSANNA, CENTRE DE RECHERCHES COMPARE SUR LE SOCIETES ANCIENNES PARIS, UNIVERSITA’ DI SALERNO, SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA, La Città delle Immagini. Religione e Società nella Grecia antica, Edizione Panini, Modena 1984. ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI, Storia dell’Arte, Novara 1975. KLUCKHOHN, Lo specchio dell’uomo, Garzanti, Milano 1976. I.BORGHESE R. CEVESE, L’Arte Classica e Italiana, Garzanti, Milano 1977. LADISLAO MITTNER, L’Espressionismo, Laterza, Bari 1975. LIONELLO VENTURI, Storia Della Critica D’Arte, Torino 1964. LUDVIG H. HEYDENREICH, Il Primo Rinascimento, Arte Italiana 400 – 1460, Bur Arte, Rizzoli, Milano 1974. LUIGI VAGNETTI, Tre Lezioni Di Disegno Dal Vero, Officina Poligrafica Laziale, 1963. LUDWIG VITTGENSTEIN, Lezioni e Conversazioni, sull’etica, l’estetica, la psicologia e la credenza religiosa, Adelphi, Milano 1967. JAMES HALL, Dizionario dei soggetti e dei simboli nell’arte, Longanesi, Milano 1983. JEAN CHVALIER, ALAN GHEERBRANT, Dizionario dei Simboli, Bur, Milano 1986. JEAN DUVRGNAUD, Sociologia dell’arte, Il Mulino, Bologna 1969. JOHN SUMMERSON, Il Linguaggio Classico dell’Architettura, Einaudi, Torino 1970. JURGEN CLAUS, Teorie della pittura contemporanea, Mondatori Milano 1967. 21 ER M EN EU TIC A ARTISTIC A Esempio di funzione nella rappresentazione pittorica Scapole. Studi di anatomia artistica del corpo umano. “Scapole in anatomia artistica” nella rappresentazione didattica per Accademia di Belle Arti di Roma. Ninfa delle acque. “Quies” allegoria del nome dato in latino alla Ninfa delle acque, che riporta ad un altro significato. Proprietà dell’Autrice Anna Maria Troiani ER M EN EU TIC A ARTISTIC A 22 Esempio di spazio raffigurato nella rappresentazione pittorica: Astrazione di nudi femminili. Lo spazio interno al supporto evidenzia l’astrazione dall’oggetto figurativo e composizione geometrica. Lo spazio vuoto che circoscrive la rappresentazione dell’immagine realizzata completa tutto lo spazio del supporto. Nudo artistico. Nella rappresentazione la linea di demarcazione risolve la descrizione del nudo, ed evidenzia lo spazio interno della forma figurativa, dallo spazio esterno sul supporto. Astrattismo cromatico. La rappresentazione è mancante dell’oggetto figurativo, le forme indefinite che si evidenziano su tutto lo spazio del supporto, presentano sfumature cromatiche nel contorno. Proprietà dell’Autrice Anna Maria Troiani L E R AD IC I D EL FU M ETTO ‘ 23 L E R AD IC I D EL FU M ETTO 24 25 L E R AD IC I D EL FU M ETTO L E R AD IC I D EL FU M ETTO 26 27 R AC C ON TI Bakunin E’ il leader dei soviet russi. La sua è una storia che ha lasciato il segno nella nomenclatura rivoluzionaria del partito. Non era ben visto dai burocrati, aveva una stella che splendeva di luce propria. A causa della sua intelligenza era nel mirino di tutti coloro che non condividevano le sue scoperte.Bakunin ateo, comunista e anarchico insieme. Aveva sposato le teorie sull’avanguardia del capitalismo. Mentre i sostenitori dell’economia socialista elaboravano le teorie di Keynes e di Ricardo sulla ricchezza delle nazioni, sorgeva un’alba di speranza per un futuro migliore. Come dicevano i promotori dello stato del proletariato bisognava gettare uno sguardo sull’ occidente,la cosidetta finestra sull’ Europa. Nelle stazioni delle metropolitana di Mosca affluivano un numero consistente di lavoratori stakanovisti. All’interno di questa cerchia incontriamo anche Oblomov. ”Oblomov”, che ci fai in questa pagina? Niente, volevo solo controllare se c’era qualcosa da leggere tra le righe. Oblomov, sei il soilito guastafeste,t ornatene a casa e lasciaci lavorare in pace.. Come volete signori, ma voi mi rimpiangerete, sentirete la mia mancanza. La Russia si rappresenta meglio senza di me, ma io, Oblomov, sono come i gatti, ho sette vite, e ci vedo anche al buio. Armando Lucernoni Alcool a mia bottiglia, la mia vera passione. Passo tutto il giorno attaccato al fiasco di vino che e’ li’, sulla mensola, in cucina. Amo il sapore forte che emana dalla cantina. Si beve tutti insieme, maschi e femmine, ma preferibilmente maschi. Ai castelli romani c’e’ un vero e proprio culto di questa preziosa bevanda. Si diventa alcoolisti sin da bambini, e’ un’abitudine di famiglia. Poi, la sensazione che si vive, e’ unica. Ci sono anche i superalcolici, che pero’ fanno un effetto diverso. C’e’ chi beve per ricordare,chi beve per dimenticare,chi beve per il gusto di farlo. ll letto cosi’ e’ piu’ accogliente,il sonno piu’ dolce. Poi, pero’, la mattina ti svegli con il mal di testa. Esiste ancora una speranza, cioe’ di smettere. Ci si ritrova infine nel gruppo degli ex L alcolisti,che si ricordano dei bei nie, niente piu’ corse in macchina, tempi vissuti insieme. Guida in c’e’ rimasta solo la bottiglia, il nostato di ebbrezza, bisogna fare la stro fedele amico. prova con il palloncino, e ci ritiArmando Lucernoni rano la patente. Niente piu’ sbor- L ’ AN GOL O D EL L A POESIA 28 • PAZZI - PAZZI • MAMMA • QUEL PASSO SPIGLIATO Pazzi siamo pazzi, si pazzi dei nostri amori, pazzi delle nostre idee. Ma chi è pazzo quello che piange o quello che ride. Anche noi pazzi possiamo essere utili al mondo si a questo mondo che ci discrimina e ci odia perché non la pensiamo come voi, si voi che, voi che, quando moriamo ci dite poveracci però che ci frega, era pazzo, sì ma quale pazzo i pazzi siete voi che uccidete senza motivo e non sapete capire un pazzo che può far nascere un fiore. Solo noi pazzi con le nostre mani potremmo far capire alla gente che quando ci incontrano si allontanano e noi con i nostri sguardi segnati dalla vita li guardiamo dicendogli aiutateci a capire le vostre menti malate dall’ignoranza della vita. Noi saremo sempre i vostri pazzi nel bene e nel male, perché anche un pazzo ha diritto a vivere ogni attimo di questa vita pazza fatta di solitudine ma di amicizia tra noi pazzi e di vivere insieme alle vostre menti perverse. Ma nei nostri cuori pazzi c’è sempre poso per tutti perché noi non conosciamo odio per questa vita, si questa vita perche non è stata buona per noi pazzi. L’amore muore disciolto in lacrime io sono la tua mamma l’unico amore l’unica fiamma della vita che ti ha dato la vita, bello di mamma è stata dura questa vita fatta di molti problemi ma è lassù che vanno i segreti nostri, grazie a te i miei occhi si apriranno guardando quel cielo dove la tua immagine mi seguirà nel mio cammino. Grazie a te oggi spariranno tutte le ombre, mamma oggi camminerò guardando il cielo di giorno sperando di vedere il tuo volto, ti cercherò la notte tra le stelle. Vado in chiesa per pregare Dio di farmi volare verso di te, perché qui non c’è chi mi perdona se sbaglio mamma solo tu sarai la mia ombra che mi accompagnerà verso il tuo volto, in quel prato immenso dove crescono molti fiori dagli occhi d’angelo. Quel passo spigliato d’un tratto rapido ho visto nel tuo sguardo la donna che ho sempre immaginato. 31/03/2007 Russomanno Antonino • RIPIDA LA SCORCIA Menti pazze. Storie pazze. Cuori pazzi. Siamo tutti pazzi dal primo all’ultimo. Noi figli dell’amore. Noi figli del dolore. Noi chiusi nel silenzio. Noi saremo solo i figli dalle menti pazze. Russomanno Antonino • VIVERE, VIVERE, VIVERE Dobbiamo vivere! Non dobbiamo sprecare nemmeno un attimo della nostra vita.... Anche negli attimi più bui, c’è sempre, ci sarà sempre qualcuno accanto a noi! Non dobbiamo essere peggiori nemici di noi stessi! Pietro Roca 25-05-2014 • AD UN AMORE PERDUTO È a te mia cara Sarah Che nella mia vita Nella Gioia o nel Dolore Nel Bene o nel Male T’Amo e t’Amerò Sempre Per tutta la mia Vita Avrò a farlo con un immenso E grande ardente Amore Stai pur certa che Avrò ad Amarti per sempre In quanto sono colui che è Il tuo Gazzella Tenace Che non ti ha mai dimenticata Roberto Pisello • CASA DI CURA Sto in questo romitaggio Per mia cura che fuori Non era possibile Ritorno a respirare 2014 inedito Roberto Pisello Alla cui fine c’è Una croce e una via Che porta al mio paese (Serra Sant’Abbondio) 16 giugno 2014 Roberto Pisello • SALVATORE QUASIMODO “Trafitto da un raggio di sole ed è subito sera!” Maurizio Bruni Salvatore Quasimodo nacque in Sicilia (Italia). • UNA FIABA NOTTURNA By Andrea Casadio Ma è di notte quando sono nel mio letto Sento che vi sono due occhi che mi che Mi osservandomi vanno A scrutano per interrogarmi Infatti sono gli occhi della mia Coscienza Perché è in sella a Cavalli di nebbia Galoppiamo sul Fiume Silenzioso Inseguendo quell’Ultima Fiaba Che mai raggiungeremo. Se tu Mi regali un sorriso, io, ci illumino il cielo. Maurizio Bruni Giuliano • SORRISO 29 • PIOVE E piove, le gocce pesantemente cadono e muoiono là dove arrivano, piove sulle cicche smozzicate, sulle…….. ……… Piove sui finestrini Delle auto Con a bordo Coppie in cerca di privacy, della serie com’è bello far l’amore sotto la pioggia specie quella che cade copiosamente dall’alto ogni lampo è un affondo e ogni suo rumore, il tuono, è un ……………… …. Piove sugli Innamorati Ed il loro unico Ombrello, che li fa stare Più vicini. Che bello, da bambini Sgrullarsi addosso Le gocce di pioggia Dagli alberi, o, da adolescenti gettarsi sul mare, mentre ci sorprendeva un temporale estivo. Coperti d’acqua • NUBI Ed eccole lassù, come fossero appese su un lembo di cielo, ed il vento, grande coreografo, le porta in giro e le trasforma in pizzi e trine. A volte , gli strati sembrano un campo arato, lavorato con una zappa, a volte sembrano delle onde su di un mare increspato. Oggi il vento Faceva 9in maquillage • LA MIA GATTA Con due occhi affettuosi, mi guardi, cosa pensi, cosa vuoi, perché mi guardi, cosa c’è nel tuo cervello, forse più matto del mio, non ho paura, ma appena ti tocco, zaffff, con scatto felino, mi graffi, <<zoccola>> La prima parola, che mi viene in mente, sopra e sotto. Un ricordo fugace Di me e mio fratello Con i musi Spiaccicati Sul vetro Della finestra Ad inventare Quasi una gara Fra le gocce Per quale arrivava giù per prima, sembrava fosse la casa a salire su e non la pioggia a scendere. Viva la pioggia Attraverso Le sue gocce La luce scompare e crea Quell’ “arc en ciel”, L’arcobaleno, che Al cielo Con le impalpabili Nuvole di cipria. Ora, un’enorme Nuvola nera Minaccia Le finestre Della mia casa, ora i cirri portano gelo là dove si collocano. Ora i nembi, con il loro candore sembrano monti coperti di panna montata, ora i cumolo-nembi prendono l’aspetto di zucchero filato. Ma là dove Si formano gli uragani <<zoccola>> Mi guardo la mano, <<bastarda>> <<perché l’hai fatto, perché>> Il sangue esce, la ferita è profonda, <<cosa hai nel cervello, cosa hai>> Forse ne hai motivo, qual è, sei matta, o cosa, ti do da mangiare, mattina e sera, qual è il motivo della tua A tutt’oggi Ci meraviglia Con i suoi sette colori. Ti amo, pioggia Perché aiuti A far vivere le piante Le quali, a loro volta Aiutano noi A vivere. Infine ti amo O pioggia, perché Sei complice di Incontri amorosi, con il tintinnio delle tue gocce crei un’atmosfera che invita gli innamorati a scambiarsi gesti affettuosi. Cecilia Fronteddu le nubi sono un tutt’uno con il vento e lasciano cadere un’immane quantità di pioggia. Io amo le nubi E come il vento Le ricamo nel cielo. È come una Risposta del Vento al mio Amore, come se fosse un grande artista a dipingere nel cielo quei batuffoli rosa, grigi e bianchi. Roma, 5 maggio 2014 Cecilia Fronteddu cattiveria? Non bastava mio padre, no, ti ci metti anche tu, dammi una ragione, quale, non ti tocco più, perché? Non dire gatto, se non ce l’hai nel sacco. Giuliano 03 marzo 2014 L’ANGOLO DELLA POESIA • AL SOLE (in memoria di Margerita Hack) O sole, o padre, a te vanno tutti i miei “grazie” per tenermi in vita noi siamo tuoi figli perché fatti della tua materia e di continue esplosioni nucleari, fatti di atomi e molecole e come te è l’enorme palla di fuoco al centro della terra. Tu, ci dai vita Con la tua Immensa luce. Quando ti vediamo, bell’appeso al centro del sistema che prende il tuo nome, tu, che hai scelto di essere precisamente a quella distanza dalla terra tale da creare la vita. Oh, come vorrei Stare vicino a te Senza pericolo Di bruciare Ma tu pulsi Costantemente E muti Continuamente aspetto con i tuoi venti le tue reazioni di fusioni nucleari. Infine c’è da dire che la terra esiste ed esisterà solo finchè il sole avrà vita e ce ne vuole ancora, io lo ringrazio sempre di esistere e di darci calore. Cecilia Fronteddu • QUESTO ATTIMO Questo attimo,fuggevole,mi prende la mia capacità di ragionare…..Mi sorprende,mi avvolge……può essere bello,può essere brutto……..il più delle volte mi intimorisce ma poi passa ……così come passa l’acqua di un fiume sotto un ponte…..questo attimo….. Piero Roca 29 .09.2010 R EC EN SION I e i macelli avessero le pareti di vetro saremmo tutti vegetariani. - Lev Tolsoj - vegetariano S Ci sarebbero meno bambini martiri se ci fossero meno animali torturati, meno vagoni piombati che trasportano alla morte le vittime di qualsiasi dittatura, se non avessimo fatto l’abitudine ai furgoni dove gli animali agonizzano senza cibo e senz’acqua diretti al macello. - Marguerite Yourcenar - vegetariana Moltissimi cuccioli di questi animali verranno portati via, squarciati e massacrati barbaramente. Colui che non rispetta la vita non la merita. - Leonardo da Vinci- vegetariano 30 abituati a chiamare specie di esseri viventi, ma si va dalle forme pi∙ semplici a quelle più complesse fino ad arrivare all’uomo in un continuum evolutivo senza soluzione. Dovremmo quindi tutti sentirci più uniti da un’origine comune e non alimentare la nostra ferocia sulle altre forme di vita come invece purtroppo siamo abituati a fare. Con questo brano vorrei contribuire a sensibilizzare i lettori a questi temi oggi più che mai dove gli equilibri ecologici sono sempre più a rischio e dipendenti dalle scelte umane. - Luca Papandrea - vegetariano. Il grattacielo. Vista in sezione, la struttura sociale del presente dovrebbe configurarsi all’incirca così: Ciò che i Nazisti hanno fatto agli Su in alto i grandi magnati dei Ebrei, gli umani lo stanno facendo trust dei diversi gruppi di potere agli animali. capitalistici che però sono in lotta - “Enemies, A Love Story” - Isaac tra loro; sotto di essi i magnati miBashevis Singer, Premio Nobel per nori, i grandi proprietari terrieri e la Letteratura , Ebreo sopravvissuto tutto lo staff dei collaboratori imai campi di concentramento nazi- portanti; sotto di essi “suddivise in sti, vegetariano singoli strati” le masse dei liberi professionisti e degli impiegati di Dalla rivista di critica Antispecista grado inferiore, della manovalanza “Liberazioni”, ho trovato un brano politica, dei militari e dei profesche mi ha fatto riflettere sulla con- sori, degli ingegneri e dei capouffidizione degli animali che si tro- cio fino alle dattilografe; ancora vano a soffrire pene immani per più giù i residui delle piccole esipoi essere massacrati ed uccisi. L’ genze autonome, gli artigiani, i Antispecismo è una corrente di bottegai, i contadini e tutti gli altri, pensiero che considera la classifica- poi il proprietario, dagli operai zione delle forme viventi in specie, qualificati meglio retribuiti, pasun concetto da superare in quanto sando attraverso i manovali fino ad siamo tutti derivati da un unico arrivare ai disoccupati cronici, ai tipo di forma di vita da cui poi si poveri, ai vecchi, e ai malati. sono evolute tutte quelle che siamo Solo sotto tutto questo comincia quello che è vero e proprio fondamento di miseria, sul quale si innalza questa costruzione, giacché finora abbiamo parlato solo dei paesi capitalistici sviluppati, e tutta la loro vita è sorretta dall’orribile apparato di sfruttamento che funziona nei territori semi-coloniali e coloniali, ossia in quella che è di gran lunga la parte più grande del mondo. Larghi territori dei Balcani sono una camera di tortura, in India, in Cina, in Africa la miseria di massa supera ogni immaginazione. Sotto gli ambiti in cui crepano a milioni i coolie della terra, andrebbe poi rappresentata l’indescrivibile, inimmaginabile sofferenza degli animali, l’inferno animale nella società umana, il sudore, il sangue, la disperazione degli animalià. Questo edificio, la cui cantina è un mattatoio e il cui tetto è una cattedrale, dalle finestre dei piani superiori assicura effettivamente una bella vista sul cielo stellato. Max Horkheimer, Crepuscolo, 1993. 31 a dignità alla vita è un diritto, anche per coloro che non possono rivendicarlo. Bambini, anziani, poveri, malati ed infine ma non per ultimi gli animali , hanno il diritto di essere difesi e rispettati. La loro vita è una Vita che troppo spesso perde valore ai nostri occhi di fronte al mercato dell’indifferenza e del consumismo. La verità sta nello sguardo di chi percepisce senza pregiudizio un essere vivente che piange, soffre, ha paura, nello stesso identico modo in cui noi siamo soliti piangere, soffrire, avere paura. Chi di noi sarebbe in grado di vivere in pace sapendo di essere condannato sin dalla nascita? Riflettere sulla sofferenza altrui è un dono che ci è stato concesso, di cui molto, troppo, spesso ci dimentichiamo. La Vita è un diritto, imprescindibile, ed il rispetto per essa va coltivato. Siamo tutti terrestri. fai il collegamento Mara Belibani vegetariana. Riflessioni sul film Earthlings R EC EN SION I L La storia della mucca che pianse. L’articolo a seguire, apparve per la prima volta su un giornale cinese per essere poi ripubblicato anche da un magazine macedone. Per un mattatoio di Hong Kong, era una giornata abbastanza normale, finché una mucca che stava per essere macellata cadde in ginocchio e cominciò a piangere! La gente pensa che gli animali non piangano, ma questo animale stava piangendo come un bambino - ha detto Billy Fong ai giornalisti di Hong Kong. Attorno c’erano dieci uomini che traggono il proprio sostentamento attraverso la macellazione degli animali. E dai loro occhi, le lacrime cominciarono a fluire. La gente era talmente toccata da decidere di acquistare la mucca. Successivamente tale mucca fu donata ad un tempio buddista, dove poté il vivere il resto della sua vita in pace. Questa storia della mucca che piange ebbe inizio quando questo grosso animale veniva trasportato verso il macello. Quando si avvicinarono al macello, improvvisamente l’animale cadde a terra, sulle sue zampe anteriori. Poi, le sue lacrime iniziarono a fluire. Quando vidi l’animale cominciare a piangere con tristezza e paura nei suoi occhi ho iniziato a tremare, ha detto il macellaio. Chiamai gli altri che divennero tanto stupiti quanto me. Cominciammo a tirare e spingere l’animale, ma non volle saperne di spostarsi. Sedeva a terra e piangeva. Mi si rizzarono i peli, perché l’animale reagiva come un essere umano. Ci guardammo in faccia e sapendo che nessuno di noi sarebbe stato in grado di ucciderlo, avremmo dovuto decidere cosa fare con lui. Infine, dopo lunghe discussioni, decisero di raccogliere i soldi per mandare l’animale a riposarsi, per tutta la vita, con dei sacerdoti buddisti, che non hanno nulla contro le mucche. Non fummo in grado di smuoverlo da là finché non gli promettemmo che non sarebbe morto. Poi si alzò e venne con noi. Potete crederci oppure no, ma questa è la verità, anche se sembra strano. Sembrava che questo grande animale avesse capito ogni parola da noi pronunciata, - disse il Sig. Tat Nin. Per alcuni impiegati del macello, questo incidente fu decisamente troppo. Il Sig. Fong ha detto: Tre operai, subito dopo aver assistito a questa scena, si licenziarono. Dissero che non sarebbero stati mai più in grado di uccidere un animale, perché avrebbero sempre ricordato quella mucca e come le sue lacrime scorrevano lungo il suo muso dai grandi occhi tristi. R EC EN SION I 32 IL VECCHIO E IL MARE “Dove vai vecchio?” “Oggi esco, il tempo è dalla mia parte” “In bocca al lupo” Le sarde ce l’ho, gli ami sono affilati, prendo il largo, getto l’esca, “Oggi non abboccano” Ma all’improvviso, la lenza si tende, “È grosso, accipicchia, è grosso” Passa il tempo, ma il pesce non emerge, “Chi vince amore mio, chi vince” Dopo ore e giorni, la fame si fa sentire, cosa mangio, sarde, un pezzetto di sarda cruda alla volta, mi sazio, che schifo. Penso a quei bocconi prelibati, che prendevo al ristorante. La lenza si tende, “emergi porca miseria, emergi” La lenza sulle mani, me le taglia. “emergi!” All’improvviso davanti a me, lo vedo, enorme, un Marlin, com’è grosso, n’è valsa la pena, tira, tira, che ti stanchi, io sono più vecchio di te, tira, che è l’ultima volta. Ma c’è un problema, dopo giorni di lotta, mi sono allontanato da terra, ma non mi scoraggio, prima o poi, torno a riva, amore mio. Catturato, lo lego alla barca, è troppo grosso per issarlo a bordo, ma l’odore del sangue, potrebbe chiamare gli squali, e così è, “andate via, andate via, è mio.” Grida il vecchio, e con il remo, e con un coltello, si fa una fiocina. “andate via maledetti, andate via.” Ma gli squali mangiano il pesce, i sogni si infrangono, maledetti squali. Un pianto liberatorio se lo fa, “ho vinto io, pesce, ho vinto io.” Ma cosa faccio vedere ai miei amici, cosa? All’improvviso terra, terra, sono a casa, sogno il mio letto, casa, con fatica, ma a casa. Forse l’ultima volta che esci, un signore distinto vede la lisca del pesce, che galleggia a riva. “Cos’è?” Dice il signore distinto, un barista, gli racconta la storia, “un uomo in gamba!” Dice il signore ben vestito, “un uomo in gamba!” 07/04/2014 Giuliano 33 Queste riflessioni nascono dalla lettura di un articolo di Repubblica sull’ipotesi di abolire la virgola dai testi VIRGOLA A Aiuto, non respiro! Spero tanto che sia una notizia falsa. Pare, e ripeto pare, che vogliano abolire la virgola!!! Il piccolo ricciolo, così importante, per poter dare un senso ad una frase e non essere costretti a strozzarsi per arrivare alla fine del periodo. Mario Cafaro R IFL ESSION I VIRGOLA B VIRGOLA C Scrivo e penso e non ho tempo per un punto mentre giro una virgola mi dice fermati e poi parti ma io non sono una macchina ma una mente che non avrà mai punti e virgole in questa vita perché il cammino è infinito come il tempo che non si ferma mai ma dove mettere un punto forse ci sarebbe si a questo governo di veri matti e poi la storia parla e racconta di vita no di punti e virgole e come un fiume va verso il mare portando via i suoi punti e la sue virgole straripando andando dove non ci sono stop ma forse un dottore può mettere un punto ad una malata penso e dico libera i pensieri e non fermarti mai come punto e virgola due nomi che sanno di pausa mentre cammino senza punti di riferimento ma vedo un punto di incrocio ma penso a quel punto di rottura sarà una pausa o una precisione ma forse un punto di arrivo però quel punto serve per essere primo ma quanti punti di rottura ci sono al mondo ma questi pensieri viaggiano nella mente così veloci che questi punti non si vedono su questi fogli perché la vita non avrà mai punti ma solo un viaggio verso l’infinito dell’essere pensante dove frasi saranno la storia di vari punti di vista. 26 maggio 2014 Qui non ci va, questa è sbagliata, “Giuliano, ma vedi quello che fai?” “qui la virgola no” “capra” “signora professoressa, ma io” “qui non ci va” Maledetta virgola, perché, esisti, i problemi che mi dai, “Giuliano, ti metto due” “due è poco professoressa” “vabbè è poco professoressa” “vabbè, quattro” E con voce flebile, “grazie” Due, tre, quattro, cinque virgole, ma cosa vi ho fatto io, maledette, a che servite, io non vi ho fatto niente, perché ce l’avete con me? Due punti, adesso vi ci mettete pure voi, punto e virgola, hoooooo, ma ce l’avete con me. Forse quello che ha inventato la virgola, quel giorno, non aveva niente da fare. Ma servi a qualcosa? Virgola del cavolo. La scuola sta finendo, la pace è vicina, basta con le virgole, basta, punto, ci mancavi proprio tu, punto. Russomanno Antonino Giuliano Bottan R IFL ESSION I 34 VIRGOLA D RISPOSTA ALL’ARTICOLO DI ATTUALITÀ SU REPUBBLICA DEL 9/2/2014 Vorrei spezzare una lancia in favore di un segno di interpunzione che è stato condannato a sparire: la virgola, quell’amabile segno che accompagna man mano le frasi ho le singole parole verso il punto, epilogo di un concetto. Altrimenti chi scrivesse o leggesse non riceverebbe una piccola pausa, ma un intero discorso senza un minimo di sosta. Questo rifiuto della virgola inizia nel linguaggio digitale proposto da un docente di letteratura della Columbia University, Prof. John Mc Worker. A differenza delle parentesi nelle quali il soggetto resta lo stesso, l’uso della virgola serve anche ad aggiungere altri valori a quello iniziale. Perché si dovrebbe per forza abolire un segno di punteggiatura importante che separa le parole in un discorso che si desidera comunque resti lungo, precisa un concetto e scandisce l’insieme delle frasi. Che cosa hanno in più i trattini o le parentesi, oppure la “e” congiunzione che si vorrebbe sostituire alla nostra unica “virgola”. Anche il suo aspetto il migliore, sembra quasi che non ci sia, eppure, se VIRGOLA F Se non ci fosse la virgola sarebbe un vero dramma; senza quel tocco che ci fa prendere il respiro per poi ricominciare il discorso. Ormai con questi telefonini e computer è tutto ab- ben interpretato, è come un accento o un apostrofo volato giù ad altezza del rigo. L’articolo termina dicendo che senza l’uso della virgola, soprattutto gli italiani non perderebbero il filo del discorso. Io credo che sia vero il contrario, anzi si ribadisce un’affermazione, si estende e si allunga il discorso, sia pure con un infioritura e non con una contrazione del concetto. Perché dobbiamo sempre noi italiani ad adattare il nostro modo di scrittura a quello inglese o americano che sono abituati a contrarre il discorso? Perché portare ad esempio pochi scrittori ai quali la grammatica sta stretta: Jane Austin, Hemingway, Tao Chin e non tutti gli altri che rifiutano l’abolizione della virgola, anzi creerebbero dei nuovi segni di interpunzione. Può decidere sulla letteratura mondiale l’accademia di Oxford? Perché se ciò fosse vero, abolire sarebbe facile, ma aggiungere sarebbe censurato, da qui a poco ci toglieranno tutti i segni di punteggiatura. Presto saremo privati anche del punto interrogativo e non sapremo più capire chi siamo? Da dove veniamo e dove andiamo? Roma 12/02/2014 Cecilia Fronteddu breviato, anche le parole , ma speriamo che la nostra lingua conservi nel proprio vocabolario la virgola e gli altri segni di interpunzione. Romina Timperi 35 VIGN ETTE di Piero Roca VIGN ETTE 36 Gianni Blanco Eleonora Tizano 37 A RTE Renato e l’esame più severo - di Andrea FU M ETTO 38 39 FU M ETTO FU M ETTO 40