Mafia: se la conosci... … la eviti! Mafia: vero o falso? Tutti noi abbiamo sentito parlare della mafia, alla televisione, al cinema o sui giornali. Ma sull'argomento circolano molti “luoghi comuni”. Prova a riconoscerli, distinguendoli tra le affermazioni che seguono! Ogni risposta vale un punto: se hai fatto 16, puoi considerarti abbastanza esperto. Se no... ogni errore merita un approfondimento! METTITI ALLA PROVA! 1 La mafia ha un'origine antichissima: risale ai tempi della dominazione araba in Sicilia. 2 La mafia non è solo un'organizzazione criminale, perché coinvolge parte della società civile e del mondo politico. 3 Organizzazioni simili alla mafia esistono in molti paesi del mondo. 4 La mafia... non esiste: è solo una montatura giornalistica. 5 La mafia nasce dalla povertà, e scomparirà quando miglioreranno le condizioni economiche 6 Oggi la mafia non rispetta nessuna regola: una volta aveva un suo codice di onore e non ammazzava donne e bambini. 7 La mafia non è invincibile: negli ultimi tempi ha subito colpi durissimi, anche grazie a una legislazione efficace. 8 In un territorio povero e privo di prospettive, la mafia e la camorra danno lavoro a molte persone. 9 Anche ragazzi giovanissimi possono far parte delle organizzazioni mafiose. 10 Fuori dal territorio in cui sono nate, la mafia e la camorra non possono vivere: nelle regioni del Nord, per esempio, esistono degli “anticorpi”. 11 La mafia è un “mutante”, come i virus: segue le trasformazioni della società e vi si adatta, cercando sempre il proprio interesse. 12 Non c'è alcun rapporto tra la mentalità mafiosa e certi comportamenti diffusi tra i gruppi giovanili, come il bullismo. 13 Camorra e 'ndrangheta sono organizzazioni criminali simili alla mafia, ma con ambiti territoriali ben precisi. 14 Anche le persone perbene possono diventari clienti delle mafie, ad esempio acquistando prodotti “taroccati” 15 L'arma più efficace, contro la mafia, è educare i giovani alla legalità. V F SOLUZIONI: 1: falso, 2: vero; 3: vero; 4: falso; 5: falso; 6 falso; 7:vero;8: falso, 9: vero, 10 falso; 11 vero; 12: falso; 13: vero; 14: vero, 15: vero Hai realizzato 15 punti: complimenti! Sei piuttosto informato sull'argomento: hai ben compreso alcune dinamiche delle organizzazioni criminali e sei consapevole della loro pericolosità sociale. Saresti un ottimo magistrato antimafia. Per questo devi approfondire le tue conoscenze. Hai realizzato 7 punti: non c'è malaccio... Qualche cosa hai “orecchiato” qua e là, sull'argomento, ma sei ancora vittima di parecchi luoghi comuni. Dovresti chiarirti le idee ancora un po'. Hai realizzato meno di 3 punti: ma in che mondo vivi? Apri gli occhi e le orecchie, e renditi conto che Babbo Natale non esiste e che la mafia NON è mai stata buona! E cerca di informarti, una buona volta! . IN OGNI CASO, VAI AVANTI! ALLE ORIGINI DELLA MAFIA Diversamente da quello che si crede, la mafia siciliana non ha un'origine molto antica: nasce intorno alla metà dell'Ottocento, sotto il dominio borbonico, e si sviluppa nel periodo immediatamente successivo all'Unità d'Italia. Ha un'origine contadina: nasce dalla classe sociale dei “massari”, che gestivano i terreni dei latifondisti siciliani. Essi si arricchivano ricattando i proprietari: se questi non avessero pagato, avrebbero danneggiato le loro colture, provocandone la rovina, e basta davvero poco, per rovinare gli agrumeti: basta interrompere l'irrigazione... Nello stesso tempo, i mafiosi controllavano i contadini, impedendo le loro rivendicazioni. UN NOME MISTERIOSO Non si sa esattamente che cosa significhi il nome “mafia”. Alcuni lo fanno addirittura risalire a un grido di battaglia adottato durante la rivolta dei Vespri Siciliani (1282): “Morte Alla Francia Italia Anela”! Altri tirano in ballo una parola araba che significherebbe “spacconeria”. Ma la mafia non è così antica: il termine compare per la prima volta nel 1861 (l'anno dell'Unità), quando il generale della Rovere, luogotenente del Re, scrive in una lettera: “Qui v'è pure la camorra, non meno cattiva della napoletana. La chiamano maffia”. Anche se non si conosce bene l'origine del nome, che cosa siano i mafiosi risulta chiaro molto presto: un'inchiesta parlamentare, nel 1877, li definisce così: criminali “della classe media”, che si servono di delinquenti e assassini, ma che ricevono protezione del potere politico. Una definizione davvero azzeccata! SENZA LO STATO/ DENTRO LO STATO All'inizio, dunque, la mafia siciliana “mette in comunicazione” i grandi proprietari e i contadini, arricchendosi alle spalle degli uni e degli altri. Conta sul non-controllo dello Stato, sulla sua instabilità e fragilità, soprattutto nel periodo successivo all'Unità d'Italia. Come vedremo, in seguito la mafia troverà nello Stato un buon “terreno di coltura”: assicurando agli uomini politici i voti necessari per la loro elezione, si garantirà spesso protezioni e complicità. Mafia e politica: una brutta storia. La politica davanti alla mafia ha solo due strade: combatterla oppure collaborare per trarne profitto. Si dice che perfino Garibaldi sia stato aiutato dalla mafia e dalla camorra, nella sua gloriosa spedizione, d'altra parte Mussolini fu il primo presidente del Consiglio a fare qualcosa contro la mafia mandando in Sicilia a combatterla il “prefetto di ferro” Cesare Mori (ma quando arrivò a sfiorare alcuni pezzi grossi del partito fascista, Mori venne stranamente trasferito...). Nel dopoguerra, i boss si impegnano a votare e far votare uomini politici che, una volta eletti, restituiscono il favore ai mafiosi, sotto forma di appalti, raccomandazioni ecc. “La mafia in politica non è di parte: se vince la destra va con la destra, se vince la sinistra va con la sinistra.” (da una conversazione tra due mafiosi). Le metamorfosi della mafia I Come un virus, la mafia cambia continuamente, adattandosi alle trasformazioni della società. Nel dopoguerra la vecchia mafia contadina è ormai scomparsa, sostituita da quella degli appalti. Per la costruzione di opere pubbliche, infatti, le amministrazioni comunali sono solite indire “gare di appalto”, a cui prendono parte le varie ditte: chi fa l'offerta migliore vince la gara e si assicura una ricca occasione di lavoro. Grazie alla loro rete di complicità, i mafiosi riescono ad aggiudicarsi illecitamente tutti gli appalti più importanti. E, come facevano una volta con i proprietari terrieri, assicurano la loro “protezione” alle varie ditte: chi non accetta di pagare costituisce un cattivo esempio, e deve essere convinto, in un modo o nell'altro. Se gli “avvertimenti” non bastano, si ricorre alle pallottole... Le metamorfosi della mafia II Negli anni '60, la mafia siciliana inizia a dedicarsi anche al traffico di droga, in collaborazione con la mafia americana, fondata da mafiosi siciliani emigrati negli Stati Uniti. La droga che veniva maggiormente contrabbandata era la morfina da cui, per raffinazione, si otteneva l'eroina. Nel 1977 Palermo era diventata uno dei più grandi centri di raffinazione del mondo, e “Cosa Nostra” (questo il nome con cui i mafiosi siciliani e americani chiamano la loro organizzazione) aveva ormai il controllo del traffico internazionale i droga. Cos'è il “pizzo”? Il pizzo è una “tassa” illegale pagata alla mafia dalle sue vittime, attraverso ricatti e minacce. “Pizzo” in siciliano vuol dire “becco”, e indica l'atteggiamento di chi mangia nel piatto degli altri. Spesso chi viene ricattato è un imprenditore, un negoziante, un professionista, costretto a pagare i mafiosi per ottenere una protezione contro i mafiosi stessi. Per indurre chi è ricattato a tacere, vengono minacciati anche i familiari, per questo il pizzo è stato definito “il costo della paura”. Nel 1991 a Palermo un imprenditore, Libero Grassi, decide di non pagare e denuncia coraggiosamente in televisione le minacce subite dalla mafia, ma verrà rimproverato dagli altri industriali, secondo i quali avrebbe fatto meglio a tacere, e in seguito sarà ucciso. E'grazie a lui che sono nate le prime associazioni contro la mafia. Una di queste è ADDIOPIZZO, che si propone di aiutare le persone che chiedono aiuto contro i ricatti dei mafiosi e organizza incontri nelle scuole per formare i ragazzi ed eliminare questa odiosa forma di violenza. Le altre mafie: la camorra La camorra è un sistema, un modello di vita criminale, diffuso nella zona di Napoli. Ha origini cittadine: nasce nella prima metà dell'Ottocento, nel carcere di Castel Capuano, dove un gruppo di detenuti si assume l'incarico di mantenere “l'ordine”, e in cambio ha la possibilità di ricattare gli altri carcerati. Ai capi della prima camorra si aggrega gente comune, ragazzini e anche intere famiglie. Nella camorra, a differenza della mafia siciliana, che è molto selettiva, “entra di tutto”, e in questo modo si trova sempre qualcuno disposto a uccidere, spacciare droga o rubare. Anche i camorristi chiedono il pizzo, cioè il pagamento di una tassa da parte dei commercianti e degli imprenditori. Ma i loro affari riguardano anche settori come l'edilizia, i mercati ortofrutticoli, lo smaltimento dei rifiuti tossici... Il principale “affare” della camorra resta però lo spaccio della droga: Scampia, un quartiere alla periferia di Napoli, è uno dei centri di spaccio più grandi d'Europa. La famiglia camorrista più potente è quella del Casalesi, che prende il nome dalla città d'origine, Casal di Principe, in provincia di Caserta. Le sue attività sono state segnalate in diverse regioni d'Italia (Lazio, Lombardia...) ma anche in alcuni Stati europei, come Spagna e Scozia. Le altre mafie: la 'ndrangheta La 'ndrangheta è un'organizzazione criminale nata in Calabria. E' la più potente e ricca fra le organizzazioni, grazie al traffico della droga. Il vincolo di sangue unisce le persone che fanno parte della 'ndrangheta in modo irreversibile, infatti tradire l'organizzazione è come tradire la famiglia. La 'ndrangheta si sviluppa nella seconda metà dell'Ottocento nelle zone economicamente vivaci della Calabria, grazie al furto di animali da allevamento. Si può considerare una vera e propria “zoo-mafia”, perché oggi pratica combattimenti tra cani, corse di cavalli dopati, falsificazioni di documenti sanitari, fino al gravissimo reato di diffusione di malattie infettive attraverso il commercio di carni e derivati provenienti da animali malati. Sono stati anche utilizzati ragazzini delinquenti per minacciare avversari politici. A partire dagli anni '60, la 'ndrangheta si arricchisce grazie ai sequestri di persona. Infatti dal 1969 al 1989 si contano 620 rapimenti, grazie ai quali entrano nelle casse della 'ndrangheta 400 miliardi di lire. Le persone rapite, spesso ragazzini, vengono trattate “come cani di un padrone senza cuore”, legati da grosse catene e con una libertà di movimenti molto ridotta. La maggior parte dei soldi così guadagnati stata investita nel traffico della droga. E' difficile riconoscere gli appartenenti a questa organizzazione criminale, perché sono gente comune, che vive semplicemente, senza mostrare la propria ricchezza (che c'è, eccome!). Le altre mafie: la Sacra Corona Unita Si è insediata nel Salento, zona che comprende l'intera provincia di Lecce, quella di Brindisi e quella di Taranto, e ha trovato negli accordi criminali con le organizzazioni dell'Est europeo la sua specificità per emergere e distaccarsi dalle altre mafie italiane. E' la più recente, tra queste: nasce tra gli anni '70 e '80, quando i detenuti pugliesi, stanchi di subire prepotenze da parte di camorristi, mafiosi e 'ndranghetisti, danno vita a un'alleanza che esporteranno poi anche fuori dalla prigione. Grazie alla posizione geografica della Puglia, può gestire i traffici illegali di tabacco, armi e droga provenienti dal Medio Oriente e dalla Penisola Balcanica. Naturalmente, nel mondo esistono molte altre “mafie”, cioè organizzazioni criminali che trovano i loro punti di forza nel controllo del territorio, nell'intimidazione, nella complicità con chi dovrebbe combatterle... Ecomafia I traffici di rifiuti si sono sviluppati a partire dal 1982, quando è entrata in vigore la normativa sul trattamento dei rifiuti speciali. E le mafie hanno subito fiutato (è proprio il caso di dirlo!) l'affare: offrendo a imprenditori poco scrupolosi la possibilità di smaltire i rifiuti tossici per poco prezzo (lo smaltimento regolare sarebbe stato invece piuttosto costoso). I pericolosi contenitori sono stati semplicemente seppelliti in discariche abusive, oppure caricati su “carrette del mare” che sono state fatte affondare, con gravissime conseguenze sulla popolazione e sull'ambiente. Tra le zone più inquinate, alcune province della Campania, dove sono attivi molti movimenti di protesta. Mafia in trasferta I Tutti sappiamo che le mafie sono diffuse nel Meridione, ma non tutti sanno che dagli anni '60-'70 le organizzazioni criminali di Sicilia e Calabria hanno cominciato a infiltrarsi anche al nord. Bardonecchia è il primo comune del Nord Italia commissariato per infiltrazione mafiosa, nel '95. Tutto è cominciato negli anni '60 con la legge sul soggiorno obbligato, che si proponeva di trasferire lontano dalla Sicilia e dalla Calabria i mafiosi, isolandoli e rendendoli inoffensivi, senza immaginare che sarebbe servita soltanto a “esportare” la criminalità. Nel '63 arriva a Bardonecchia, in soggiorno obbligato, un giovane muratore calabrese sospettato di appartenere alla 'ndrangheta, Rocco Lo Presti. In poco tempo riesce a impadronirsi della località turistica, spadroneggiando nell'edilizia, nell'autotrasporto, nel commercio. La sua impresa edile lavora senza sosta, “cementificando” Bardonecchia. Ma ci sono altre attività, meno visibili, ma non meno pericolose: riciclaggio del denaro, strozzinaggio, voti di scambio, intimidazioni, aggressioni... Nel 1975 un imprenditore edile, Mario Ceretto, si rifiuta di assumere gli uomini “proposti” dal boss: viene rapito e ucciso. Nel 1996 Rocco Lo Presti viene arrestato. E' morto nel 2009, poco dopo essere stato condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso e usura. Ma c'è ancora chi lo considera un benefattore: ha fatto lavorare tanta gente... Mafia in trasferta II Purtroppo, l'infiltrazione di mafia e 'ndrangheta continua anche oggi, come mostra il rapporto della Fondazione Antonino Caponnetto (intitolata a uno dei più importanti magistrati che hanno lottato contro la mafia). Terra di conquista delle organizzazioni malavitose è la ricca Emilia Romagna: favorite dai soggiorni obbligati, le infiltrazioni sono diventate in certe zone vere e proprie “colonizzazioni”! Sono presenti un po' tutte le mafie: la criminalità organizzata pugliese e quella siciliana, oltre a quelle straniere, in evoluzione. Ma le più radicate sono le cosche calabresi, che operano nel riciclaggio del denaro, nelle estorsioni e nell'usura. Importante è anche il ruolo del clan dei Casalesi, appartenente alla camorra napoletana. Il più esposto è il mondo dell'impresa, che la crisi economica rende più vulnerabile: se gli imprenditori non hanno sufficienti capitali, infatti, sono tentati di rivolgersi alle organizzazioni mafiose, che non sono mai a corto di soldi... In trasferta, i mafiosi evitano di ricorrere alla violenza e cercano alleanze e collaborazioni con le realtà locali. Ma ormai si sta prendendo coscienza di questo pericolo: a Bologna, ad esempio, esiste ora una sede operativa della Direzione Investigativa Antimafia (DIA). Contro la mafia: FaIcone e Borsellino Tra i tanti magistrati, ma anche uomini politici e giornalisti, che hanno combattuto le organizzazioni mafiose a costo della vita, un posto particolare spetta a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, entrambi palermitani, cresciuti nel popolare quartiere della Kalsa (da cui provenivano molti importanti boss mafiosi). Fin dai suoi primi processi come giudice istruttore, Falcone capisce che, per sconfiggere la mafia, occorre ricostruire i percorsi del denaro “sporco”, indagando sui depositi bancari. Riesce così a scoprire i collegamenti, finalizzati al traffico della droga, che esistono tra la mafia siciliana e quella degli Stati Uniti. Negli anni '80 gli omicidi di mafia sono all'ordine del giorno, in Sicilia. La cosca dei “Corleonesi” ricorre a questo sistema per eliminare i rivali, e colpisce anche tutti coloro che cercano di combatterla, come il deputato Pio La Torre (che propone una legge specifica contro i reati mafiosi) e il generale Dalla Chiesa, inviato a Palermo come prefetto, proprio con lo scopo di combattere la mafia. Contro la mafia: le idee restano Nel 1984 viene costituito a Palermo il “pool antimafia”, formato da quattro magistrati, tra cui Falcone e Borsellino, sotto la guida di Antonino Caponnetto (il suo predecessore, Rocco Chinnici, era stato anche lui ucciso dalla mafia.) Le indagini del pool si rivelano presto molto efficaci, soprattutto quando un importante boss, Tommaso Buscetta, viene arrestato e accetta di collaborare con Falcone, rivelando molte cose sulla struttura interna e sui metodi di “lavoro” dell'organizzazione criminale. Falcone e Borsellino riescono così a istruire il “maxiprocesso”, che si terrà a Palermo in un'aula-bunker con centinaia di imputati: verranno sentenziate 360 condanne per 2665 anni di carcere. Un colpo durissimo, per Cosa Nostra! Che si vendicherà alcuni anni più tardi, nel 1992 uccidendo i due magistrati in due successivi attentati terroristici. Ma la loro morte suscita una forte reazione nella società siciliana, dimostrando che, come diceva Falcone: “Gli uomini passano, le idee restano. Restano le tensioni morali, e continuano a camminare sulle gambe di altri uomini” Una settimana a Scampia: un'esperienza di volontariato Scampia è un quartiere alla periferia di Napoli, che sembra costruito per isolare le persone dal resto della città. E' costituito da edifici colossali, quali le “vele”, i “lotti” e i “parchi”. Le “vele” sono abitazioni enormi, costruite negli anni '70, quasi completamente in cemento armato, per ospitare soprattutto le persone rimaste senza casa a causa di un terremoto. Inizialmente erano state costruite sette “vele”, finalizzate a far risiedere 500 famiglie l'una! Oggi solo quattro vele sono ancora in piedi, ma in condizioni di grande degrado. I “lotti” sono grandi casermoni che prendono il nome dalle lettere dell'alfabeto, ad esempio “lotto P”. I “parchi” sono simili ai “lotti”, ma “di lusso”. Al loro interno, infatti, troviamo una chiesa, delle scuole, dei supermercati, dei parchi giochi, dei campi da tennis. I “parchi” sono recintati: al loro ingresso vigilano le guardie giurate. Per tutti quelli che non si possono permettere tutto questo, restano le “vele” e i “lotti”, dove domina la camorra, la mafia napoletana. Nel quartiere ci sono grandi strade in cui non si vede nessuno a piedi: si circola solo in auto o in moto. Perché la gente ha paura. Una settimana a Scampia II Queste informazioni ci sono state fornite da Maria, una ragazza appartenente al gruppo scout Parma 5. Il 14 marzo 2013 è venuta a scuola per farci conoscere la realtà di questo quartiere, che ha potuto sperimentare di persona. Con il suo gruppo scout, infatti, è andata a Scampia per vivere un'esperienza di volontariato (di “servizio”, come dicono gli scout): i ragazzi di Parma hanno raccolto i bambini delle “vele” e dei “lotti”, per farli giocare insieme, per farli tornare ad essere quello che i bambini della loro età dovrebbero essere, per farli vivere in un ambiente, per quanto possibile, sereno. Perché la vita che questi bambini vivono abitualmente, purtroppo, non si può proprio definire serena... Il più grande mercato di droga Scampia, infatti, è il più grande mercato della droga, a livello europeo. Il traffico si concentra nel “lotto P”, dove ogni giorno circolano almeno 100.000 euro in commercio di droga, soprattutto eroina. I tossicodipendenti la comprano nel “lotto” per usarla poi nella cosiddetta “Piazza dei miracoli”. Qualche tempo fa si rifugiavano in uno dei sette asili costruiti per riciclare i soldi della camorra, e mai entrati in funzione... Ora che questo è stato abbattuto, vanno al piano terra delle Vele, ormai ridotto a una fogna a cielo aperto. Una cosa che fa riflettere è che gli spacciatori sono anche bambini di sette anni! Maria ha raccontato come avviene il terribile spaccio di droga. I tossici comprano la droga nei “supermercati” dei lotti (piccoli negozi abusivi, dove si vende un po' di tutto): comprano un articolo da 2 euro e lasciano alla cassa una cifra molto superiore al costo del prodotto. Ritirano poi la merce in vari modi, per esempio, attraverso secchi calati giù dai “ponti” delle “vele”. Passando nel quartiere, ci si accorge che nessuno nasconde i suoi collegamenti con la camorra. Un esempio evidente è chi possiede una Giulietta Alfa Romeo: vuol dire che ha fatto dei favori alla camorra, ed è stato ricompensato con questo “regalo”. Nonostante tutto, c'è “un mondo di bene...” Maria ci ha raccontato che, sul muro della tangenziale, si trova scritto: “Basta crederci e in Scampia si trova un mondo di bene”. Sulle prime aveva pensato che la frase si riferisse ironicamente alla droga, un “bene” che a Scampia non è davvero difficile procurarsi! Ma in seguito ha capito che “il bene” si riferisce alle molteplici associazioni che lavorano nel quartiere per aiutare i ragazzi e chi non è ancora stato corrotto dal “sistema” della camorra: gruppi parrocchiali, gruppi scout, associazioni culturali e di volontariato... In fondo, quella del gruppo scout di Maria e delle altre organizzazioni è una piccola rivoluzione: "Rivoluzione: l'arte di sognare insieme" (Tonino Bello) Mafia: se la conosci, la eviti Lavoro realizzato dalla classe III H della Scuola Secondaria di Primo Grado “Parmigianino” Parma Anno scolastico 2012-2013 Coordinatrice: prof. Laura Faelli I ragazzi: Arianna Alessandri, Tomas Alghisi, Rebecca Baraldi, Andrea Bersellini, Rebecca Cauzzi, Annalisa Chiari, Elisa Conforti, Anna Cossio, Chiara Cucurachi, Alberto Foglia, Riccardo Franzoni, Riccardo Gandolfi, Pietro Ghiretti, Giovanni Ippolito, Chiara Larini, Pietro Martini, Simone Mazzeo, Federico Monica, Davide Morsia, Simone Mulazzi, Filippo Nidi, Francesca Pagliarini, Gaia Reverberi, Andrea Terenziani, Beatrice Trivioli. Informazioni tratte da: La mafia spiegata ai ragazzi, di Antonio Nicasio Omicronweb, Associazione Saveria Antiochia www.salvatorecalleri.blogspot.com (Fondazione Antonino Caponnetto) www.instoria.it