In caso di mancato recapito inviare al CMP di Venezia per la restituzione al mittente previo pagamento resi.
Numero 11 LA RIVISTA PER CHI
PROGETTA E COSTRUISCE
IN QUESTO NUMERO:
PROGETTI: WINE CENTER VAL D’OCA
RISTRUTTURAZIONE DI UN APPARTAMENTO A VENEZIA
RECUPERO DELLE ACQUE PIOVANE
L’EQUILIBRIO TERMICO “VERDE”
IL CARTONE: UN RIVOLUZIONARIO ELEMENTO DI DESIGN
ILLUMINARE L’ARTE: IL MUSEO FRIEDER BURDA
LA CUCINA, IN LAMINATO O LACCATO?
IO COSTRUISCO
Periodico - N. 11 Gennaio 2013
Registrazione al Tribunale di Venezia
n. 16 del 11/10/2010
Poste Italiane SpA
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Copia Gratuita - Contiene I.P.
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Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
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IO COSTRUISCO
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
Ripartiamo con il primo numero del 2013, a poche settimane dalle elezioni politiche che definiranno la compagine di governo che dovrà affrontare il rilancio economico e sociale del nostro
Paese.
I segnali, purtroppo, non sono incoraggianti. Con una previsione per il 2012 che vede il PIL
scendere di oltre due punti percentuali, il settore delle costruzioni, come ha sottolineato recentemente l’ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili), sta vivendo la crisi più grave dal
dopoguerra ad oggi.
Tutti gli indicatori settoriali nel corso dell’ultimo anno evidenziano la gravità della situazione
del mercato con intensità di cadute simili a quelle registrate nel 2009 e cioè nella fase iniziale
della crisi. Secondo i dati pubblicati da ANCE, nel 2012 gli investimenti in costruzioni registrano
una flessione del 7,6% in termini reali ed un ulteriore calo del 3,8% è previsto per il 2013.
In sei anni, dal 2008 al 2013, il settore delle costruzioni avrà perso circa il 30% degli investimenti e si colloca sui livelli più bassi degli ultimi quaranta anni.
Di fronte a questo complesso scenario, che richiede misure e risorse per rispondere alle diffuse
esigenze abitative e infrastrutturali, IO COSTRUISCO continua ad investire per ampliare il proprio pacchetto di servizi per le imprese, i privati e i progettisti.
Come già sanno i lettori che ci seguono dai primi numeri, infatti, IO COSTRUISCO non è solo una
rivista periodica e un sito web di riferimento per l’edilizia e la progettazione nel Nordest, ma
anche un’ampia offerta di servizi mirata a fornire supporto e assistenza professionale a quanti
si accingono a costruire o ristrutturare.
In particolare, sta riscuotendo un notevole successo il servizio di consulenza gratuita ai privati
con il quale IO COSTRUISCO mette a disposizione un tecnico e una serie di aziende e progettisti
selezionati per le diverse tipologie di intervento e manutenzione.
Inoltre, IO COSTRUISCO ha sviluppato una sinergia con le Associazioni dei Giovani Architetti di
Venezia e Treviso, due realtà dinamiche e attente ai nuovi standard tecnologici ed ecosostenibili dei materiali, dell’impiantistica e delle soluzioni progettuali.
Mettiamo in campo le nostre idee, i progetti e le competenze di cui disponiamo: la migliore
risposta per ripartire, insieme!
IO COSTRUISCO
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
Numero 11 Gennaio 2013
Registrazione al Tribunale di Venezia n. 16 del 11/10/2010
Editore
PHIL FRESH s.n.c.
Via Garda, 1/9 - 30027 San Donà di Piave (Venezia)
Tel./Fax 0421 596926 - [email protected]
www.philfresh.it
Iscrizione ROC n. 20406
Direttore Responsabile
Ottavia Da Re
Direttore Editoriale
Nicola Piccoli, Daniele Marcassa
Direttore Generale
Stefano Perissinotto
Hanno collaborato
Francesco Boeretto, Luigi Boggian,
Arch. Devis Busato, Arch. Davide Buso, Arch. Laura Favotto,
Arch. Cristiana Favretto, Arch. Luciano Lamon,
Barbara Matteazzi, Federica Momentè,
Arch. Paola Perissinotto, Arch. Marzia Piovesan,
Caterina Prizzon, Arch. Dario Schiavo,
Arch. Francesco Sommavilla, Arch. Francesco Zanon
Progetto Grafico e Impaginazione
IDVISUAL - Padova - www.idvisual.it
PROGETTI
04 LA SFIDA DEL FUTURO E L’OCCASIONE COLTA DAL PASSATO
06 WINE CENTER VAL D’OCA:
INCONTRO TRA PRODUZIONE E FRUIZIONE
08 CARO BOLLETTA? UN’OPPORTUNITÁ PER RISPARMIARE!
10 D*HAUS: LA CASA CHE CAMBIA CON LE STAGIONI
12 UNA CASA MODERNA: EQUILIBRIO, COERENZA E DESIGN
14 CALCESTRUZZO E MATTONI: L’INTERVENTO
DI RESTAURO DI PUNTA DELLA DOGANA
16 SAPER OSARE
18 L’EQUILIBRIO TERMICO “VERDE”
20 RISPARMIARE CON LE SERRE BIOCLIMATICHE
22 RISTRUTTURAZIONE DI UN APPARTAMENTO A VENEZIA
24 UN LAVORO DI SQUADRA NEL SEGNO DEL RISPARMIO ENERGETICO
26 PIAZZALE ROMA: 20 ANNI DOPO,
UNA QUESTIONE ANCORA IRRISOLTA
28
30
32
CANTIERE E NORMATIVE
2012 ODISSEA NELLO SPAZIO... DEL LAVORO!
FONDAZIONI SPECIALI E CONSOLIDAMENTO MURATURE
CONTO ENERGIA TERMICO: APPROVATI GLI INCENTIVI
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA
MATERIALI
33 PAVIMENTI IN COTTO: DALL’ARGILLA UN PRODOTTO PREGIATO
34 PANNELLI DI VETRO STRATIFICATO PER
UN SISTEMA DI FACCIATA CONTINUA
35 PAVIMENTI IN LEGNO: TECNICHE DI CONSERVAZIONE
36 IL CARTONE: UN RIVOLUZIONARIO ELEMENTO DI DESIGN
38 IL PORFIDO: UN CONNUBIO PERFETTO TRA ESTETICA E RESISTENZA
39 RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA DI UN EDIFICIO
ESISTENTE: FATTIBILITÀ DEL RIVESTIMENTO A CAPPOTTO
40 CASE PREFABBRICATE DI LEGNO: UNA VISIONE MODERNA
42 IL PAVIMENTO VIVE ED EMOZIONA
chiusure
46 PORTE BLINDATE: UNIRE SICUREZZA, FUNZIONALITÀ ED ESTETICA
impianti
47 RIQUALIFICARE UN VECCHIO IMPIANTO TERMICO
48 MUSEO FRIEDER BURDA: IL VALORE AGGIUNTO
È IL CONTROLLO DELLA LUCE DIURNA
50 “ENERGIA SENZA BUGIE”:
QUANTO INCIDONO LE RINNOVABILI SULLA BOLLETTA?
52 QUANTA LUCE FA QUESTA LUCE?
53 FOTOVOLTAICO: LA TARIFFA OMNICOMPRENSIVA
È SOGGETTA A TASSAZIONE
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Litocenter S.r.l. - Piazzola sul Brenta (PD)
56
58
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62
ARREDO & FINITURE
GRADINO DOPO GRADINO
LAMINATO E LACCATO, NON CONFONDIAMOLI!
CENTURY: UN’ELEGANTE SOLUZIONE PER OGNI SERRAMENTO
FEDERLEGNOARREDO: LE ISTITUZIONI
HANNO PERSO IL SENSO DELLA REALTÀ
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Tel. 0421.596926 - 348.5904819
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64
FIERE ED EVENTI
VENEZIA CASA: GRANDE SUCCESSO
E PARTECIPAZIONE PER LA PRIMA EDIZIONE
Foto
Gianni Canton - Padova - www.911foto.com
In collaborazione con:
Direttore Tecnico
Arch. Antonio Girardi
Redazione
Via Garda, 1/9 - 30027 San Donà di Piave (Venezia)
Tel./Fax 0421 596926 - [email protected]
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SOMMARIO
associazione giovani architetti
della provincia di venezia
NOVITÀ & CURIOSITÀ
66 PIANE E SOGLIE IN MARMO A TAGLIO TERMICO
E AD ISOLAMENTO TERMICO
BANDI & FINANZIMENTI
68 IMPRENDITORIA GIOVANILE IN VENETO:
UN NUOVO BANDO REGIONALE
io costruisco icons
70 LA MOSCHEA DI DJENNÉ
72io rispondo
74 IO COSTRUISCO PROPONE
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
IO COSTRUISCO
PROGETTI
LA SFIDA DEL FUTURO E L’OCCASIONE
COLTA DAL PASSATO
Il padiglione Italia alla Biennale Architettura 2012
Arch. Paola Perissinotto
[email protected]
Immagini del Padiglione Italia alla
Biennale Architettura 2012
(foto: www.padiglioneitaliabiennale.it)
Terminata lo scorso novembre raggiungendo un enorme successo, la Biennale Architettura di
Venezia, l’edizione del “Common Ground”, ha avuto come tema il “terreno comune”, cioè l’attenzione rivolta alla città, una realtà da affrontare in un processo di costruzione, rendendo
familiare e vivibile la percezione dell’architettura.
In particolare, un’intera parte della mostra, il Padiglione Italia, si è fatta portavoce di una nuova
possibilità per il nostro paese; le tematiche affrontate dal curatore, l’architetto Luca Zevi, hanno offerto soluzioni e posto problematiche evidenti riguardanti i paesaggi in trasformazione, la
valorizzazione dell’ambiente, e la città e le politiche urbane. Cercando un’alleanza fra progresso
e cultura, nuovi stimoli hanno dimostrato come l’ecosostenibilità si possa evolvere nei luoghi
industrializzati; e inoltre, testimonianze importanti hanno fatto emergere nuove soluzioni per la
riqualificazione e lo sviluppo dell’ambiente e dell’architettura italiana.
Occasione importante per riflettere sul rapporto tra crisi economica, territorio e architettura, il
padiglione diventa lo spazio in cui dialogano tali questioni, traducendosi in un progetto fondato
e solido, in cui il “terreno comune” è il suolo sprecato e abbandonato al bosco realizzato nel
padiglione A. Accanto alla lettura del territorio proposto dalle “Quattro Stagioni” nel padiglione
B, è presentato fisicamente lo stato primordiale del paesaggio italiano attraverso 800 mq di
sottobosco, dove l’aria è umida e la luce filtra attraverso felci e specie autoctone. L’obiettivo è
evocare un luogo pre-agricolo, libero dalle coltivazioni, dallo spazio pubblico, dalla dispersione
insediativa, causati dall’azione dell’uomo.
Le “Quattro Stagioni” dell’architettura del “Made in Italy” sono narrate attraverso una
lettura del territorio, mediante la relazione generata tra l’ambiente naturale ricreato e
l’occhio di architetti e critici, immagini e allestimenti multimediali, tecnologie e luoghi virtuali. Differenti sezioni affrontano i temi dell’architettura, della crescita, dell’innovazione e dell’industria, secondo un percorso metaforicamente assimilato alle quattro stagioni, che vanno dalla
figura dell’industriale Adriano Olivetti, alla propositiva architettura dell’odierno “Made in Italy”.
L’omaggio alla figura di Olivetti, “un moderno per la sua capacità di progettare in funzione delle
esigenze dell’uomo” - come ha spiegato Luca Zevi - fattosi coniugatore
dei mondi industria e architettura nel secondo dopoguerra, riporta alla
luce - “un modello di sviluppo in cui politica industriale, politiche sociali
e promozione culturale si integrano nella proposta di una strada innovativa nella progettazione delle trasformazioni del territorio”. La sua
esperienza, unica per l’epoca e per la situazione, lo rese un innovatore
nella visione del mondo, nelle scelte progettuali e nel “modo di fare
impresa”. La presentazione della sua produzione alla Biennale
Architettura come “prima stagione” deve essere considerata
come il punto chiave tra territorio, architettura ed economia,
allo scopo di riuscire a individuare un nuovo scenario per l’Italia, grazie
al suo modo di “condurre un’impresa”, mirata all’efficienza produttiva,
al miglioramento della società e alla sperimentazione progettuale.
Il percorso prosegue con “l’assalto del territorio” degli anni ’80, periodo
di intenso fervore industriale e diffusa costruzione edilizia (seconda stagione), narrato attraverso proiezioni, racconti e video. Continua con la
terza stagione, le architetture del “Made in Italy”, in cui sono illustrati
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IO COSTRUISCO
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n. 11 pagina 05
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
progetti di edifici e fabbriche
da parte di attuali aziende
italiane: questi seguono la
“tipologia olivettiana” in
termini di percezione dei luoghi, attenzione alla vita delle
persone e alla sensibilità
ambientale. Prevedono la realizzazione di interi quartieri
con servizi dedicati alla cittadinanza e al territorio, diventando punti di riferimento per
l’intera comunità.
La quarta stagione lancia una sfida che si gioca sul tema della sostenibilità, il “reMade
in Italy”, proponendo una riflessione sul rapporto fra architettura e ambiente, e ponendo
l’attenzione alle tematiche della Green Economy e dell’Expo 2015. Qui architetti, studiosi e
politici si confrontano sul tema della nutrizione, soprattutto le dinamiche
che differenziano il Nord e il Sud del mondo, la relazione fra costruito
e produzione agricola, la riduzione del consumo del suolo naturale e la
rigenerazione delle città.
Il Padiglione Italia è un tentativo di modalità insediativa a tutti
gli effetti, poiché si rivela esso stesso un possibile “reMade”; è il
simbolo delle nuove esigenze del mondo, causate dallo sfruttamento delle
risorse naturali e si presenta come il prototipo di un luogo completamente
autosufficiente. Produzione e consumi sono bilanciati grazie all’impiego di
materiali a chilometri zero: un impianto di climatizzazione sfrutta l’acqua
della laguna veneziana, e una grande pergola fotovoltaica consente di produrre watt di energia attraverso un sistema di “spin bikes”, che permettono di ricaricare i propri telefoni cellulari e smartphone semplicemente
pedalando.
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
IO COSTRUISCO
PROGETTI
WINE CENTER VAL D’OCA:
INCONTRO TRA PRODUZIONE E FRUIZIONE
Arch. Devis Busato
Arch. Rodrigo Masiero
Arch. Matteo Pellizzari
Arch. Caterina Santinello
[email protected]
Un sistema collinare irregolare, dove la vite ricopre con continuità tutti gli spazi di terra disponibili, è
il segno distintivo di Valdobbiadene. E’ in questo contesto che la Cantina produttori Val D’Oca
ha promosso la costruzione di un edificio da affiancare all’area produttiva esistente, per la vendita e
la degustazione dei vini e dei prodotti tipici e per dotare l’azienda di una nuova immagine.
Il progetto ha posto le basi per la realizzazione di un luogo osmotico, punto di incontro
nel quale si mescolano pubblico e privato, coltivatore e consumatore, un elemento
che trasforma e sviluppa contemporaneamente le logiche di mercato e fruizione strettamente
connesse all’attività produttiva.
Il progetto ha assecondato la dinamicità di questa collocazione, cercando di conferire eleganza
e leggerezza ad un volume comunque importante per dimensione ed estensione.
I giovani architetti dello Studio CAFèARCHITETTURA:
da sinistra Devis Busato, Caterina Santinello,
Rodrigo Masiero e Matteo Pellizzari.
Photo: Luca Girardini
Immagini del Wine Center Val D’Oca
a Valdobbiadene (TV)
Photo: Andrea Garzotto e Luca Girardini
Installazione e manutenzione impianti termoidraulici
e di condizionamento civili ed industriali.
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IO COSTRUISCO
Un muro-insegna si snoda lungo la strada provinciale marcando un nuovo limite, un segno
che dà forma a nuovi spazi e propone nuove occasioni di utilizzo. Inspessito e annullato fino a
smaterializzarsi in prossimità degli edifici esistenti, il nuovo fronte propone un’inedita quinta
scenografica sui vigneti e sulla cantina esistente. Addizioni e sottrazioni del volume principale
creano continui giochi di luci ed ombre che interrompono la linearità di facciata. Percorsi sospesi e terrazze suggeriscono nuove prospettive sia sul paesaggio che sull’edificio stesso. Un
volume sospeso in aggetto per 8 metri sul piazzale di ingresso, diviene invece la vera vetrina
della cantina, luogo della degustazione dove i vini vengono esposti ed apprezzati direttamente
da appassionati e consumatori.
L’edificio, terminato nel 2011, si sviluppa su una superficie di 3.390 metri quadri, di cui 490 metri
quadri di spazio vendita ed esposizione disposti su due livelli fuoriterra e un deposito interrato.
Al piano terra l’edificio ospita gli spazi destinati alla vendita ed esposizione dei prodotti, mentre
al primo piano si trovano la sala degustazione interna ed esterna destinate ad accogliere eventi
enogastronomici e culturali, ed un’area amministrativa.
Un progetto affascinante e innovativo che ha ricevuto il Primo Premio al Saie Selection
2011 / Category Architects Metal&Glass.
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
n. 11 pagina 07
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
IO COSTRUISCO
PROGETTI
CARO BOLLETTA? UN’OPPORTUNITÁ
PER RISPARMIARE!
Arch. Antonio Girardi
[email protected]
Come per l’energia e per il gas, si prevede per il 2013 un aumento del costo dell’acqua a partire
da marzo, termine entro cui i gestori dei servizi idrici dovranno sottoporre all’Autorità di settore
le nuove tariffe. Non si sa ancora di quanto saranno i rincari, ma uno studio appena pubblicato
dalla CGIA di Mestre mostra che le tariffe dell’acqua sono aumentante nell’ultimo decennio
molto più che quelle degli altri servizi pubblici, con una media del 5,5% all’anno. La buona
notizia è che i gestori saranno obbligati a mettere on line i dati sulla propria carta dei servizi,
anche se la cosa per gli utenti conta poco perché di fatto operano in condizione di monopolio.
Perché quindi non pensare a ridurre le proprie bollette diminuendo a monte il proprio fabbisogno di acqua potabile?
In Italia si consumano circa 175 litri di acqua potabile per persona al giorno. Di questi, il 40%
circa (75 litri) potrebbe essere sostituito con acqua non potabile, per la pulizia della casa, per
il bucato, per il wc e per gli usi esterni come l’irrigazione del giardino e il lavaggio dell’auto.
Il Veneto, con una media di oltre 1.000 mm di precipitazioni all’anno, è una delle regioni più piovose d’Italia. La raccolta di acqua piovana dovrebbe essere considerata una grande potenzialità
e la possibilità di un risparmio concreto sulle bollette dell’acqua.
I sistemi per la raccolta sono in generale semplici, anche se naturalmente devono essere accuratamente calcolati e progettati. Si tratta infatti di convogliare le acque provenienti dalle
superfici impermeabili della casa (tetto e terrazze) verso una cisterna di raccolta, normalmente in polietilene, posizionata in cantina o interrata. Le acque raccolte sono pure
e di buona qualità purché a monte del serbatoio venga inserita una valvola per rifiutare le prime
Un esempio di cisterna per la raccolta
delle acque piovane
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Per calcolare la grandezza dell’impianto esistono delle norme specifiche, ma si possono fare dei
calcoli semplificati per valutare la fattibilità di applicare questi sistemi a casa propria, basati
su tre semplici fattori.
Innanzitutto: quanta acqua possiamo raccogliere? Se immaginiamo una residenza unifamiliare che in pianta ha una proiezione di 140mq, basta moltiplicare questo dato per la piovosità media annua (diciamo 1000 mm), per il coefficiente di captazione (0,8 per le coperture
con tegole) e per l’efficienza della pompa (0,9 in buona efficienza). Nel nostro caso dunque
potremmo raccogliere circa 100 metri cubi di acqua all’anno.
Ora: di quanta acqua piovana abbiamo bisogno? Se immaginiamo che in questa residenza
vivano 4 persone, e che utilizzino circa 75l di acqua per persona al giorno per usi non potabili,
avremmo bisogno di circa 110 metri cubi di acqua all’anno.
Per raccogliere questa quantità di acqua, di che cisterna abbiamo bisogno? Per calcolare le dimensioni del serbatoio solitamente si prevede che questo da pieno ci consenta di avere acqua
disponibile per tre settimane. Nel nostro caso quindi avremmo bisogno di una cisterna di circa
6 metri cubi, di dimensioni quindi piuttosto ridotte (ad esempio, 1,5 m x 1,5 m per un’altezza di
2,5 m) e tranquillamente installabile in un sottoscala o nei locali tecnici.
n. 11 pagina 09
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
acque in ingresso che raccolgono l’inquinamento dell’atmosfera e quello che si deposita nelle
coperture. L’acqua che cade dopo i primi 15 minuti è paragonabile in qualità all’acqua distillata,
senza calcare e quindi perfetta per alcuni elettrodomestici, come ad esempio le lavatrici. È necessaria poi una pompa in grado di alimentare la rete duale per il trasporto e l’erogazione dell’acqua
piovana, necessariamente distinta dalla rete potabile, magari con tubi di colore diverso.
L’acqua recuperata può alimentare l’impianto di
irrigazione del giardino
Il costo della cisterna, dei filtri e delle pompe può in questo caso aggirarsi attorno ai 1.000
euro. La creazione di una seconda rete idrica e l’allacciamento del sistema alle apparecchiature
dipende dalla conformazione della casa e dal tipo di intervento. Nel caso di un intervento sull’esistente è fattibile solo contestualmente a un rifacimento completo dell’impianto idraulico. In
una nuova costruzione può essere molto semplice ed economico, si tratta solo di far correre in
parallelo all’impianto potabile alcune tratte che conducono l’acqua piovana.
Tenendo conto che un metro cubo di acqua oggi costa circa 1 euro (gestore Veritas), il risparmio
monetizzabile a fine anno è di circa 100 euro. Facendo un calcolo molto semplificato, in cui il
costo del denaro equivale al rincaro delle bollette, si può prevedere un ritorno in 10-15 anni. È
quindi comparabile ad un investimento nei pannelli fotovoltaici, senza incentivi pubblici e con
un investimento iniziale di molto inferiore, e quindi più sicuro.
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PROGETTI
D*HAUS: LA CASA CHE CAMBIA CON LE STAGIONI
Nicola Piccoli
[email protected]
Se sia solo un innovativo e brillante prototipo o se possa diventare in futuro un nuovo standard abitativo è difficile da prevederlo, certo è che il progetto D*Haus dei due architetti
inglesi David Grunberg e Daniel Woolfson sta facendo il giro del mondo e creando un
ampio dibattito.
Questo nuovo e per certi aspetti rivoluzionario concept si basa sul modello “Haberdasher’s
Puzzle” del matematico Henry Dudeney, che nel 1907 scoprì come scomporre un quadrato in
sole quattro sezioni ricombinandole in un triangolo equilatero.
Da questa logica è nata D*House, un’abitazione in grado di adattarsi ai mutamenti climatici
attraverso un meccanismo di binari che consentono di far scorrere le mura esterne facendole
diventare, a seconda delle esigenze, pareti esterne o interne. Una casa “dinamica” che muta
la propria struttura e si riorganizza anche al proprio interno, con finestre che possono diventare
La D*Haus si adatta ai cambiamenti del clima
porte e viceversa, dando vita ad otto differenti configurazioni capaci di seguire il ciclo delle
stagioni e di ottimizzare i consumi energetici in ogni periodo dell’anno.
D*House dispone di due camere da letto, un soggiorno a pianta aperta ed un bagno offrendo la
possibilità, ad esempio, di orientare la camera ad est durante l’estate per guardare il sorgere
del sole.
I due progettisti, con esperienze a in Medio Oriente e a New York, hanno sottolineato che
“D*Haus è il frutto di una realizzazione matematica applicata: un’abitazione che si adatta all’evoluzione dei modelli di vita del futuro”.
Un progetto ambizioso che unisce architettura, arte e design nell’ottica di coniugare comfort
abitativo e risparmio energetico.
Il progetto prende spunto dal
“The Haberdasher’s Puzzle”
Un modello di questo innovativo progetto
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IO COSTRUISCO
Fotografie by Piero Teardo
PROGETTI
UNA CASA MODERNA:
EQUILIBRIO, COERENZA E DESIGN
Arch. Dario Schiavo
[email protected]
Villa PZ è ubicata in un’area residenziale del Comune di Trebaseleghe (Pd), in prossimità del centro
urbano, ove spicca tra tante costruzioni anonime degli anni ‘70/’80.
Si sviluppa su due piani e si caratterizza per una netta divisione tra ambienti di socializzazione e
living al piano terra e zona notte al piano superiore.
La forma architettonica appare come un piacevole equilibrio tra pieni e vuoti, definita
dallo studio geometrico delle sovrapposizioni di facciata. I tracciati regolatori della composizione
corrispondono ad una griglia quadrata di 150 centimetri che vincola il posizionamento delle masse
architettoniche e degli elementi di arredo e finitura. I prospetti di facciata sono tutti diversi, ma
la modularità su cui sono disegnati fa loro mantenere una coerenza formale e architettonica riconoscibile da ogni angolatura. A tale proposito, diventa improprio parlare di un fronte principale e
di un retro, ma piuttosto di affacci che differentemente si rapportano con lo spazio libero
circostante. Ad un fronte strada più monumentale e introverso, si contrappone una facciata
retrostante che si apre verso un ampio giardino e verso una doppia terrazza al piano superiore,
divisa da un parallelepipedo con chiusura verticale in vetrocemento.
La scelta di ampie porte-finestre vetrate in soggiorno e cucina favorisce
un osmosi biunivoca con il giardino e gli spazi esterni.
Le altre stanze sono dotate invece di finestre a nastro, collocate a 2 m dal
pavimento così da permettere una piena fruibilità delle pareti.
Particolare cura e attenzione è stata posta all’illuminazione degli
spazi interni che trova espressione in corpi luminosi a basso consumo
energetico (led), volutamente nascosti ed integrati nell’architettura così
da creare un piacevole effetto di luce riflessa e diffusa.
Fulcro d’elezione di questa moderna abitazione è dato dal volume del
caminetto (modello Stuv 21/95 bifacciale), attorno al quale ruotano e
si sviluppano vari elementi, tra i quali: un grande soppalco che esalta lo
Show-room:
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Progetto architettonico:
Arch. Dario Schiavo
Direzioni lavori edili:
Geom. Giovanni Schiavo
Calcoli strutturali:
Ing. Andrea Gumiero
Interior Designer:
Arch. Dario Schiavo
IO COSTRUISCO
Tutti i mobili, lineari e rigorosamente laccati di color bianco, nascono da una progettazione su
misura di matrice artigianale e si adattano perfettamente agli spazi in cui si trovano.
Al bianco delle pareti e degli arredi si contrappone il colore naturale della pavimentazione in
larice, estesa a tutti gli ambienti della casa e ad alcuni elementi di arredo (es. letto matrimoniale),
realizzata con tavole larghe 25 cm, posate con fughe perfettamente allineate.
Le porte, a filo muro e con finitura analoga a quella delle pareti, si mimetizzano offrendo ai corridoi un senso di continuità visiva.
Il sistema di oscuramento di tutte le aperture si avvale di tende a rullo meccanizzate di colore
bianco e solo la zona notte è dotata di persiane esterne motorizzate.
Il sistema di riscaldamento è a pavimento radiante. Gli scarichi pluviali sono nascosti e
inglobati all’interno di setti d’angolo.
I serramenti, realizzati in larice lamellare con rivestimento esterno in alluminio, sono a taglio
termico. I vetri sono di tipo basso-emissivo.
I camminamenti esterni si compongono di elementi 10x50x2 in trachite euganea colore grigio.
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Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
spazio a doppia altezza e garantisce continuità visiva tra i due piani, una lunga credenza sospesa e
una sorta di panca con sottostante vano scorrevole porta-legna. All’interno del caminetto è inoltre
presente l’alloggiamento di uno schermo tv a 42 pollici, visibile solo una volta acceso.
Fornitura
poSa e reStauro
parquet
Scale e battiScopa
Decking per eSterni
in legno
compoSito
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PROGETTI
CALCESTRUZZO E MATTONI: L’INTERVENTO
DI RESTAURO DI PUNTA DELLA DOGANA
Arch. Marzia Piovesan
[email protected]
Capriate originali
Una parete del “cubo di Ando” e un pilastro in mattoni
Finestra termale
In questo primo articolo dell’anno vorrei soffermarmi per qualche breve considerazione su un
intervento di restauro che ho “vissuto” da spettatrice qualche anno fa a Venezia: il restauro
di Punta della Dogana. Non mi dilungherò nella spiegazione della metodologia di restauro,
delle tecniche impiegate e degli interventi, informazioni che ognuno può trovare e leggere nel
web solo cercando la frase “punta della dogana restauro”, ma vorrei sottolineare ed evidenziare, quello che è stato, a mio avviso, il rispetto che un “archistar” del calibro di Tadao Ando ha
avuto per il manufatto e per Venezia.
Ho avuto la grande occasione di visitare gli spazi interni di Punta della Dogana ad inizio lavori, quando ancora tutte le superfetazioni erano leggibili: ricordo un labirinto di locali di varie
dimensioni, rivestimenti in piastrelle, pavimenti di ogni tipo; poco si leggeva dell’originaria
struttura. Sono rientrata in quei locali nel novembre del 2008,
a pochi mesi dalla consegna dell’opera, e tutto era cambiato.
Innanzitutto si potevano riconoscere i grandi spazi utilizzati ai
tempi della Repubblica di Venezia come stoccaggio doganale
per le merci e i beni oggetto del commercio navale, i muri
perimetrali in mattoni, poi, erano “riapparsi” in tutta la loro
unicità (ricordo che è stata eseguita una attenta e puntuale
opera di scuci-cuci su tutte le pareti), tutte le capriate originali del tetto erano state restaurate e riportate all’antico
splendore e si distinguevano nettamente le grandi finestre
termali che si affacciano sui due canali.
Tutto intorno a me era stato riportato “alle origini” fino a
quando non mi sono imbattuta nel grande “cubo di Ando”
in calcestruzzo. Quattro imponenti pareti grigie a toccare le
capriate che delimitano un grande spazio espositivo, pareti
realizzate in calcestruzzo gettato in particolari casseformi
(una curiosità - le dimensioni dei pannelli da cassero sono
ricavate dalle dimensioni del tatami) dalla superficie grigia e
liscissima che contrasta con la superficie rossa e ruvida dei
pilastri originali realizzati in mattoni lasciati a vista.
Qui l’ineccepibile abilità nella composizione dell’impasto del
calcestruzzo e del getto dialoga con
l’argilla dei mattoni e la posa paziente
e ordinata degli stessi.
Il grigio delle pareti si sposa con il grigio dei masegni di recupero della pavimentazione: vecchio e nuovo coesistono in un impeccabile equilibrio.
Tadao Ando è entrato guardingo in questo seicentesco edificio, lo ha studiato
attentamente, lo ha riportato all’antico
splendore ma ha lasciato il suo segno,
un segno forte, certo, ma a mio avviso
rispettoso: il rispetto e lo stupore che
nutre il popolo giapponese per l’arte...
per la nostra arte.
“Il marmo come l ’uomo,
prima di intraprendere
qualcosa devi conoscerlo bene
e sapere tutto ciò che ha dentro.”
Michelangelo Buonarroti
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PROGETTI
SAPER OSARE
Riflessioni per un consapevole rinnovamento edilizio
Arch. Davide Buso
[email protected]
Recentemente ho avuto modo di concedermi qualche giorno di vacanza a Londra, città che,
prima di questo viaggio, avevo sempre considerato come una delle ultime capitali europee
che avrei voluto visitare, forse a causa di quella sensazione di austero rigore e di gusto retrò e
conservatore che mi ha sempre trasmesso.
Un po’ stimolato dalle immagini inedite proposte dalle recenti olimpiadi, un po’ incuriosito dai
consensi espressi da amici che erano già stati in terra anglosassone, ho deciso di prenotare un
volo per andare a vedere con i miei occhi quella che veniva dai più descritta come “una città
fantastica”.
La città è risultata immediatamente frenetica ma efficientissima a livello di servizi e trasporti,
curata e pulita, nonostante le dimensioni di metropoli che la caratterizzano (8 milioni di abitanti).
Quello che più mi ha colpito di Londra, da buon (si spera) architetto, è stata la poliedricità degli
stili architettonici che contraddistinguono il nucleo centrale e storico della città. Lasciando
stare i quartieri prettamente moderni e quelli strettamente legati alla tradizione anglossassone, ciò che mi ha piacevolmente stupito è la convivenza “fianco a fianco” di edifici
storici e contemporanei.
Camminando per la città non si può fare a meno di sollevare lo sguardo al cielo per ammirare
facciate barocche che improvvisamente cedono il passo ad un trionfo di acciaio e vetro di un
nuovissimo centro direzionale. La prima considerazione formulata a seguito di tale constatazione è stata: “qui, non hanno paura di osare”.
Sono sempre stato convinto che ogni epoca storica abbia i suoi specifici caratteri stilistici e
tipologici e sia caratterizzata da usi, costumi e mode che sono riflesso diretto del modo di vivere
della comunità e dello stadio di sviluppo tecnologico e sociale che essa ha raggiunto in quel
determinato periodo dell’evoluzione umana.
Tuttavia troppo spesso rilevo una sorta di stoica quanto inutile riverenza nei confronti
di ciò che è vecchio (e qui si potrebbero aprire infiniti scenari di discussione), riverenza che
molto spesso si traduce in una inutile conservazione del degrado, unicamente in virtù del fatto
che l’oggetto della valutazione è baluardo di una vetustà che sembra renderlo immune da qualsiasi considerazione di tipo funzionale ed etico.
Skyline di Londra
In Italia, terra ricca di patrimonio storico e artistico, siamo circondati da una miriade di edifici
fatiscenti, obsoleti e assolutamente inutili che subiscono un lento decadimento, proprio per la
mancanza di strumenti (economici e politici, soprattutto) che ne permettano il recupero. Molti
ostacoli burocratici impediscono che un palazzo storico, in stato di inagibilità e rovina, possa
essere riconvertito, anche mediante finanziamenti privati, in un nuovo punto vitale di un quartiere, piuttosto che di una città.
Negli Stati Uniti, dove sicuramente non vi è una testimonianza architettonica storica di millenni
come nel Belpaese, la vita media di un edificio si attesta attorno ai 35-40 anni. Terminato
questo ciclo vitale, si procede alla demolizione dell’esistente ed all’edificazione di un nuovo
complesso. In Italia si trovano ancora oggi edifici del dopoguerra o di epoca precedente, senza
alcun particolare pregio storico-testimoniale, mantenuti in piedi in condizioni talvolta pessime,
solo per la mancanza di volontà di rinnovamento e per un attaccamento quasi morboso alla loro
immagine.
Ciò non avviene all’estero: a Londra così come a Berlino, piuttosto che a Parigi, c’è un continuo
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fervore costruttivo, lo skyline è in costante mutamento e all’orizzonte si stagliano profili
di gru che movimentano materiale destinato a dare vita ad un nuovo edificio, ad una nuova
tessera di modernità nel complesso puzzle del tessuto urbano.
Il volto di tali città è in continua evoluzione, come lo sono la moda, l’arte, la tecnologia e le
abitudini di vita.
In Italia sembra che l’architettura vada a rilento rispetto al ritmo frenetico della quotidianità.
Ogni cantiere portato a termine viene da una parte salutato come un’impresa eroica e dall’altra
immancabilmente additato come uno scempio, una violazione dell’immacolata integrità della
città da una buona fetta della popolazione. Credo ci sia bisogno di imparare ad osare e
cominciare a cambiare gradualmente l’approccio al rinnovamento edilizio delle città
in cui viviamo, anche di quelle storiche, imparando a guardare al progresso architettonico con
gli stessi occhi e propensione di spirito con cui si attende spasmodicamente l’uscita dell’ultimo
avveniristico modello di smartphone.
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Edificio Tower Bridge, Londra
Una veduta della City
La nostra produzione
• CoCCiopesto • CalCe • Malte e intonaCi per Bioedilizia e restauro Conservativo (in cocciopesto, deumidificante,
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PROGETTI
L’EQUILIBRIO TERMICO “VERDE”
Arch. Luciano Lamon
[email protected]
Il contesto è quello periferico di un paese, Trebaseleghe, dell’alta padovana: una zona a vocazione in parte agricola ed in parte residenziale.
Desiderio dei committenti era quello di realizzare una abitazione che avesse un carattere di
centralità degli spazi e contemporaneamente esprimesse un forte senso di apertura ed accoglienza.
Per questo progetto si è scelto lo sviluppo di una pianta quadrata. In essa le diverse funzioni
sono state disposte perimetralmente facendole convergere verso il ballatoio centrale, cuore
dell’abitazione, con grandi aperture che consentono di spaziare visivamente sia in senso orizzontale che verticale.
I due piani fuori terra, composti da due volumi sovrapposti e ruotati l’uno rispetto all’altro,
nascondono in realtà 4 livelli: il seminterrato con il garage ed i vani tecnici; il piano terra con
la zona giorno, il piano rialzato con la zona notte ed infine
il piano primo con lo studio,
che consente l’accesso al tetto
piano gestito a verde pensile.
Esternamente la scelta dei
mattoni bianchi nella fascia
bassa e dei pannelli di calcestruzzo facciavista bianco,
come coronamento, ha definito le linee compositive dei
volumi e ne ha determinato il
carattere di compattezza ed
orizzontalità.
Arch. Luciano Lamon
· DEMOLIZIONI
· SCAVI E MOVIMENTO TERRA
· TRASPORTO DI RIFIUTI SPECIALI
NON PERICOLOSI, SIA PER PRIVATI CHE
IN SUBAPPALTO
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FOCUS: IL TETTO VERDE
L’importanza del tetto verde non deriva solamente dal forte impatto estetico ma soprattutto dell’influenza sull’equilibrio termico
dell’edificio. Lo strato di terra di cui è costituito trattiene parte dell’acqua piovana che,
evaporando lentamente nel periodo estivo,
impedisce l’eccessivo riscaldamento della
copertura e contemporaneamente impedisce la fuoriuscita del calore del fabbricato
nei mesi invernali.
L’utilizzo infatti negli edifici di tetti giardino
e tetti verdi, rispetto a sistemi tradizionali
di copertura, migliora in modo evidente le
prestazioni energetiche ed ambientali dell’edificio.
Questa tecnologia contribuisce a ridurre le
emissioni di CO2: la vegetazione infatti assorbe alcuni dei maggiori inquinanti emessi
in atmosfera, quali ossidi di carbonio, azoto,
zolfo, anidride solforosa. I sistemi costruttivi
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L’adozione di specifiche tecnologie, quali l’impianto radiante a bassa temperatura, la ventilazione meccanica controllata, i serramenti ad alta efficienza, l’impianto solare-termico per l’acqua
calda sanitaria e l’integrazione del riscaldamento a pavimento ed il sistema di recupero delle
acque piovane, ha determinato per tale edificio elevati livelli di comfort abitativo ed efficienza
energetica.
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Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
Particolare attenzione è stata posta nelle scelte costruttive, a partire dall’orientamento dell’edificio e delle aperture, all’adozione delle intercapedini nelle murature perimetrali ed infine alla
realizzazione del tetto verde intensivo ed estensivo.
a verde garantiscono un importante assorbimento acustico e un’ottimizzazione idrica: il
tetto verde o tetto giardino infatti alleggerisce il carico sulla rete di canalizzazione delle
acque bianche, e mediante processi di recupero e filtrazione consente il riutilizzo delle
acque piovane.
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PROGETTI
RISPARMIARE CON LE SERRE BIOCLIMATICHE
Arch. Laura Favotto
[email protected]
Sopra:
Schema funzionamento della serra bioclimatica
A destra:
Simulazione su edificio esistente a Venezia Mestre
Simulazione su edificio esistente a Roma
Simulazione su edificio esistente a Bolzano
n. 11 pagina 20
La diffusa esigenza di sostenibilità in ambito urbano ha portato numerose amministrazioni a
dotarsi di strumenti urbanistici innovativi, linee guida e regolamenti edilizi particolarmente
attenti al contesto ambientale.
Le serre bioclimatiche costituiscono un’interessante soluzione architettonica per risparmiare
energia e per sfruttare al meglio gli spazi in quanto, di norma, il legislatore le considera
volumi tecnici da non computare nella cubatura dell’immobile.
Innanzitutto è d’obbligo comprendere appieno cos’è e come funziona la serra solare: si tratta
di uno spazio chiuso collocato in aderenza all’edificio, separato dall’ambiente esterno mediante
pareti vetrate e copertura trasparente od opaca a seconda delle esigenze termiche. In linea
generale, essa è un volume che accresce il contributo all’edificio della radiazione solare trasformata in energia termica e immagazzinata all’interno della serra stessa.
La serra può essere realizzata sia davanti ad un muro accumulatore sia davanti ad una parete vetrata. Nel primo caso essa combina le caratteristiche del guadagno diretto con quelle
del muro ad accumulo, infatti, essendo direttamente riscaldata dai raggi del sole, funziona
come un sistema a guadagno diretto in cui l’ambiente adiacente ad essa riceve il calore dal
muro termoaccumulatore. La radiazione solare viene, cioè, assorbita dal muro di fondo della
serra, convertita in calore, ed una parte di esso viene poi trasferito all’edificio. Nel secondo
caso la realizzazione della serra fa sì che la struttura riesca a trattenere le dispersioni termiche
dovute alla parete vetrata.
Per questi motivi, nel progettare una serra solare, risulta fondamentale lo studio della posizione geografica (sia in termini di latitudine che di esposizione solare) e dei materiali che
la compongono.
Il risparmio di energia conseguibile grazie alla realizzazione di una serra dipende in misura
consistente dalla qualità energetica dell’edificio: nelle case a basso consumo energetico, ad
esempio, è assai limitato, sia perché l’involucro edilizio già previene le dispersioni termiche, sia
perché la serra riduce drasticamente gli apporti di calore attraverso l’irradiazione diretta delle
finestre. Il risparmio di energia aumenta invece nel caso di edifici vetusti che non
sono stati sottoposti ad alcuna riqualificazione energetica.
Un altro aspetto di fondamentale importanza per l’efficienza estiva del sistema è la corretta
progettazione dei sistemi di oscuramento e di apertura delle vetrate, questo perchè la serra in
estate raggiunge delle temperature interne molto elevate che
possono creare situazioni di discomfort.
Se opportunamente schermata infatti la serra non
peggiora il carico
di condizionamento dei locali adiacenti.
In conclusione, se
progettate in modo
intelligente, le serre
bioclimatiche, possono ridurre di oltre un
terzo i consumi energetici per il riscaldamento degli edifici ed
il loro volume non è
computato nel volume totale dell’immobile. Opportunità da
sfruttare sopratutto
negli interventi di
ristrutturazione, valutando il rapporto tra i
costi di tale intervento e i reali benefici in
termini di risparmio
energetico.
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Alcune immagini del progetto di ristrutturazione
PROGETTI
RISTRUTTURAZIONE DI
UN APPARTAMENTO A VENEZIA
Il progetto riguarda la ristrutturazione di un appartamento, frutto del frazionamento di uno
più grande, nel cuore di Venezia, tra Rialto e Campo San Polo. La filosofia alla base del
progetto di restauro è stata quella di trasferire all’interno di una residenza quello
che abitualmente succede al suo esterno, nella città. L’appartamento depauperato delle
superfetazioni create nel tempo si configura come la composizione di due cellule quadrate. La
prima introversa e la seconda estroversa, in quanto affacciata sul campiello che poi si apre su
una delle principali vie di comunicazione della città, con una visuale prospettica che raggiunge
i settanta metri, cosa abbastanza inusuale per la città.
In questo contesto si affrontano alcune tematiche per definire il progetto nel suo insieme: il
distributivo, l’illuminazione naturale e artificiale, i materiali e i volumi.
Il distributivo. La richiesta è di avere due camere, due bagni, un soggiorno, una cucina, una
zona di ingresso e un ripostiglio. Le due cellule misurano 45 mq ciascuna. Vista l’esposizione
delle due cellule si vuole dare valore alla seconda attribuendole la funzione di soggiorno con
affaccio su uno dei “salotti” della città, il campiello.
Due linee dividono lo spazio tra la parte “pubblica” e quella “privata”. Si sviluppa quindi il tema
dell’inserire all’interno di una residenza il principio urbano che muove la città. Così come il
campo, il salotto si scopre dopo un tortuoso cammino attraverso le corti e le calli, l’entrata e il
corridoio di accesso al salotto. Ai lati si sviluppano attività di servizio all’abitazione (camere e
bagni), così come nelle calli si trovano i servizi alla città.
Così anche in questa residenza, dopo il piccolo vestibolo d’ingresso, il corridoio - geometricamente formato da alcune spezzate - svela solo alla sua conclusione l’ampio spazio a tutta
altezza della zona soggiorno.
L’illuminazione. L’affaccio sulle strette calli, ad eccezione di quello sul campiello, costringe
a trovare altre soluzioni riguardo all’illuminazione. Fortunatamente ci si trova all’ultimo piano
e quindi si riesce a sfruttare la luce zenitale per illuminare la zona di ingresso e uno dei due
bagni. Si realizzano due campane di luce, caratterizzanti il corridoio, che vengono poste in corrispondenza degli accessi alle camere ed ai bagni, aggiungendo alla mera funzione distributiva
di questo spazio la dignità di “spazio” che la luce naturale gli conferisce. Particolare attenzione
è stata posta nella progettazione dell’illuminazione artificiale realizzando alcuni punti luce a
pavimento nel corridoio ed in corrispondenza delle capriate al fine di avere una luce indiretta e
diffusa su tutto l’appartamento.
I materiali. L’intervento è stato pensato sin dall’inizio per essere realizzato traendo spunto da
tecniche costruttive e materiali tradizionali per quanto reinterpretati come nel caso del terrazzo
alla veneziana realizzato in resina o del trattamento delle pareti, dove al marmorino dei palazzi
è stato sostituito lo smalto satinato che rende comunque preziosa alla vista e al tatto la superficie muraria: tali scelte, oltre agli accostamenti di colore sono determinanti nello stabilire la
contemporaneità dell’opera.
n. 11 pagina 22
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n. 11 pagina 23
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
I volumi. Le travi a vista, i soffitti ad altezze diverse, le “campane” di luce, individuano spazi
e funzioni diverse. Il soggiorno quasi a doppia altezza, ospita al suo interno la zona cucina,
evidenziata dalla presenza di una campana ribassata. Il volume del corridoio entra dentro il
volume del soggiorno e accompagna l’ingresso ai servizi, camere e bagni. Le diverse cromature,
sia delle pareti che delle parti orizzontali, contribuiscono alla diversa percezione dei volumi e
delle funzioni presenti nell’appartamento.
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PROGETTI
UN LAVORO DI SQUADRA
NEL SEGNO DEL RISPARMIO ENERGETICO
Ing. Andrea Scarpa
[email protected]
La concessionaria Carraro a Santa Maria di Sala (VE),
un progetto all’insegna del risparmio energetico e della
riduzione dei costi di gestione
Sempre più eco e sempre più green. Le sfide dei progettisti non hanno limiti nel rendere gli edifici
sempre più ecosostenibili. Le parole d’ordine sono risparmio energetico e riduzione dei
costi e un esempio in tal senso è rappresentato dall’edificio costruito per la concessionaria
Carraro di Santa Maria di Sala, in provincia di Venezia, che ho progettato con il mio team. Quella
di Santa Maria di Sala è stata la decima concessionaria che abbiamo costruito per Carraro e ci
siamo spinti oltre rispetto alle precedenti, soprattutto in termini di sperimentazione. Alla luce
delle nuove normative energetiche, ma anche della nostra sempre più forte volontà di ridurre i
consumi, volevamo guardare al futuro sia in termini economici riducendo i costi - vista la crisi in
atto -, sia dal punto di vista ambientale.
L’edificio è stato pensato partendo dalle due funzioni principali che avrebbe dovuto assolvere.
Essendo suddiviso in area espositiva e in area officina, siamo riusciti ad ottimizzare i consumi
per la parte anteriore – quella espositiva – fino ad arrivare a una classe A, mentre per la parte
posteriore - l’officina, che necessita di temperature inferiori - siamo riusciti a far registrare delle
forti riduzioni nei consumi.
Per la parte espositiva abbiamo utilizzato un impianto a pavimento e uno di raffrescamento
comandati da una pompa di calore, alimentata ad energia elettrica fornita dall’impianto fotovoltaico sul tetto che produce 55 kilowatt e che è in grado da solo di soddisfare tutti i bisogni
dell’edificio. I muri sono stati isolati con pacchetti sandwich e i serramenti sono di alluminio al taglio termico e vetri basso emissivi. In più, per evitare il problema del surriscaldamento delle vetrate abbiamo installato delle protezioni frangisole per impedire l’esposizione
diretta.
L’officina è stata invece realizzata con pannelli prefabbricati in calcestruzzo a taglio termico e copertura a shed con elevate caratteristiche di isolamento termico. Mentre per il
riscaldamento sono stati utilizzati aerotermi alimentati da una pompa di calore.
Sul tetto abbiamo realizzato un giardino pensile con terra ed erba che contribuiscono in modo
importante al raffreddamento. Lo strato di terra, infatti, crea uno sfasamento importante tra temperatura interna e temperatura esterna; in più, questo sistema crea un accumulo d’acqua che però
viene trattenuta dal giardino e viene rilasciata piano piano nel tempo.
Uno dei nostri obiettivi è stato quello di ridurre le superfici asfaltate proprio per limitare il carico
idraulico verso l’esterno.
Dopo un anno di attività della concessionaria è stata registrata una riduzione dell’impiego di
energia di circa un quarto rispetto alle altre concessionarie. In più, grazie ai contributi
previsti per il fotovoltaico, la concessionaria è completamente autosufficiente.
Quando si decide di iniziare un progetto di questo tipo è fondamentale l’analisi di alcuni elementi
quali l’orientamento e la forma dell’edificio, l’isolamento e la tenuta dell’aria e l’impiantistica adeguata. Siamo riusciti a fare un lavoro di questa portata anche grazie alla disponibilità del dottor
Carraro che ci ha creduto assieme a noi.
Il lavoro di squadra rappresenta poi il collante di tutte queste professionalità, è importante che
vi sia un’unica regia che raccolga tutte le ditte coinvolte sotto un unico modo di lavorare e che
responsabilizzi ogni singolo lavoratore. E’ fondamentale il contributo di tutti.
n. 11 pagina 24
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progetti
PIAZZALE ROMA: 20 ANNI DOPO,
UNA QUESTIONE ANCORA IRRISOLTA
Arch. Francesco Sommavilla
Le modifiche intervenute negli ultimi 30 anni
Nel 1991 venne bandito dal Comune di Venezia, in collaborazione con l’Ente Autonomo la Biennale
di Venezia, un concorso internazionale denominato “Una porta per Venezia”.
Il bando richiedeva “…l’elaborazione di un progetto complessivo per l’area del Piazzale/Terminal
che doveva articolarsi in due proposte corrispondenti a due diverse scale di progettazione che
riguardavano la sistemazione dell’area destinata ad accogliere i servizi per i mezzi e gli utenti dei
sistemi di trasporto pubblico e privato,e la sistemazione architettonica dell’area prospiciente il
canal Grande e altri interventi minori.”
In un altro punto del bando si precisava che “…la circolazione all’interno del Piazzale avrebbe
dovuto essere pensata in maniera da garantire la non interferenza dei flussi di traffico e che i progettisti avrebbero potuto pensare percorsi in quota o sotterranei ma riservati esclusivamente ai
pedoni mentre i percorsi veicolari non potevano
Code in entrata: un problema irrisolto...
essere previsti in quota”.
A quel concorso partecipai anch’io (in collaborazione con l’ing. Franca Toffanello) e quelle che
seguono furono e sostanzialmente rimangono le
mie convinzioni riguardo le problematiche inerenti quel sito. Già il presupposto di separare
in due scale di intervento, l’architettura da una
parte e l’urbanistica dall’altra, la riorganizzazione di uno spazio così strategico a mio avviso
era indice di una sottostima sull’importanza del
luogo. Anche la denominazione del concorso la
interpretai come una volontà di porre in secondo
piano la soluzione urbanistica rispetto il segno
architettonico.
Oggi, progetti a parte e a distanza di 20
anni, la situazione non è granché cambiata a parte un nuovo ponte che, slegato da un
disegno unitario di riorganizzazione urbanistica dell’area, è un vincolo ad eventuali scelte future. Oggi come allora confluiscono nel terminal di Piazzale Roma, oltre ai pedoni, sia i mezzi
pubblici che i privati e a breve giungerà anche un mezzo pubblico su rotaia e quindi con vincolo
di olonomia. Pertanto se prima, senza il ponte, senza il tram e senza il “people mover” c’erano
più gradi di libertà nelle scelte di riprogettazione unitaria dell’area, ora diventa d’obbligo il
confronto con questi caposaldi.
Le svariate scelte operate in questi anni e slegate una dall’altra, dal maquillage urbano
al riordino degli stalli dei bus, non hanno modificato di un millimetro la situazione di
caos urbano. I numeri indicati nell’immagine in alto a sinistra stanno ad indicare le modifiche
intervenute negli ultimi 30 anni: si inizia con la demolizione di un corpo centrale denominato “Pullman Bar” per proseguire con la sistemazione di una sorta di giardinetto-belvedere posto a ridosso
della fondamenta e costato circa 350 milioni di lire per poi essere demolito pochi anni dopo per
far posto alle strutture del nuovo ponte; negli anni Novanta venne realizzata una sorta di collegamento coperto e anch’esso ebbe vita breve; poi si realizzò il ponte di collegamento con l’area
della stazione, poi il “people mover” che si attesta all’ingresso di un parcheggio e ultimamente è
stato realizzato un sottopasso carrabile quale uscita dal parcheggio comunale. Ultimo atto è stata
la sistemazione con vasche verdi e spartitraffico per il nuovo posizionamento dei bus.
Nel concorso vennero presentate 266 proposte progettuali, venne decretato un vincitore (immagini in basso) e poi ovviamente non se ne fece nulla.
L’ipotesi progettuale presentata da chi scrive (immagini nella pagina seguente), si fondava su tre
presupposti: il primo su una personale sensazione e cioè che, diversamente dalle altre città, a Venezia la terza dimensione quasi si materializza; il continuo cambiamento di livello – acqua,
Il progetto vincitore: Jeremy Dixon e altri
n. 11 pagina 26
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n. 11 pagina 27
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
fondamenta, ponte – fa riflettere su questo
aspetto; il secondo sulla presenza dell’acqua e del vuoto come elementi fondanti
della città; il terzo è una conseguenza dei
precedenti in quanto appoggia l’ipotesi progettuale sulla differenziazione per quote
dei tracciati veicolari e pedonali. La grande piazza circolare d’acqua diventa il magnete
di tutto il sistema inteso come spazio di relazione tra i diversi flussi di traffico e la scelta
della parziale chiusura del tracciato del rio
Novo accentua questo senso di relazione tra
le parti. Nel sistema è presente il collegamento con l’area della stazione (futuro Ponte della
Costituzione) ed un collegamento in quota con
il parcheggio comunale. Penso che le immagini
che seguono siano più esaustive delle parole
e, se osservate con un po’ di attenzione, si
evince chiaramente quale fosse l’obiettivo della proposta di progetto.
L’ipotesi progettuale presentata dall’arch. Sommavilla
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
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CANTIERE E NORMATIVE
2012 ODISSEA NELLO SPAZIO... DEL LAVORO!
Luigi Boggian
Giurista d’impresa
[email protected]
Nel 2012 in Italia hanno portato i libri in tribunale più di 9 mila imprese per altrettanti fallimenti.
Il Sole 24 Ore lo scorso dicembre scriveva che oltre il 20% dei fallimenti riguarda l’edilizia, che
si conferma il settore in maggiore difficoltà con 1.862 casi, sommando i microsettori della “costruzione di edifici”, “installatori” ed “edilizia specializzata”. Collegati alla crisi del comparto
vanno compresi anche i 450 fallimenti rilevati nel settore immobiliare.
Considerando il trend a partire dal 1° gennaio 2009, quando la crisi economica ha iniziato a
farsi sentire, sono complessivamente 41.556 le imprese ad aver dichiarato fallimento ed altrettante sono quelle che in generale hanno cessato l’attività.
I dati sono sicuramente poco confortanti, per non dire allarmanti, ma si deve reagire e fare
presto.
Il problema che grava maggiormente sulle aziende non è paradossalmente il mercato
in sé, ma quello che lo influenza da fuori: tasse e contributi, costo del lavoro, accesso
al credito, pagamenti.
Se la svolta non arriva in questi ambiti, le aziende e i lavoratori continueranno ad essere progressivamente estromessi dal mercato e in Italia resterà un esercito di lavoratori pubblici la cui
produttività, diciamolo, è purtroppo tutt’altro che scontata.
Se un chirurgo chiamato a salvare vite umane percepisce uno stipendio netto medio di 4 mila
euro al mese, pare ragionevole che ogni altro dipendente statale, compresi giudici e parlamentari, guadagni di meno. Se un dipendente statale pensa di valere di più (e di persone valide ce
ne sono molte), è giunto il momento che si apra una partita Iva e affronti il rischio d’impresa
come qualsiasi altra azienda o libero professionista.
Di fronte alla situazione attuale è impensabile che il nostro Paese continui ad accettare la doppia carriera per i dipendenti statali che possono contare sul loro stipendio
sicuro e, al tempo stesso, permettersi di “competere” sul mercato con le imprese e i professionisti privati a suon di prezzi stracciati. I meandri in cui gli sprechi abbondano sono molti e ben
documentati: ci piacerebbe quindi che il prossimo Governo, qualunque esso sia, cominciasse
da lì a “far cassa” anziché tartassare ulteriormente il tessuto produttivo, che è bene ricordarlo
rimane l’unico settore in grado di far ripartire l’economia e l’occupazione.
Se l’economia italiana vuole davvero cambiare è ora che cadano le teste, pardon, le caste.
Tasse e contributi servono a pagare una miriade di inefficienze, posizioni di rendita,
posti di lavoro inutili scambiati per favori politici. Tasse e contributi li pagano le imprese
e i dipendenti privati, perché di fatto, a pensarci bene, i dipendenti pubblici concorrono solo al
loro autofinanziamento. Se qualche lavoratore pubblico, tutelato e garantito in ogni forma, non
è d’accordo, lo vada a spiegare ad un cassaintegrato o ad un artigiano o ad una piccola impresa
che ha dovuto chiudere, magari strangolato dai ritardi di pagamento proprio della Pubblica
Amministrazione.
Il settore privato deve reagire, deve farlo prima di tutto a livello politico. La riforma Fornero ha prodotto i suoi effetti: più confusione e meno posti di lavoro nel privato, e in compenso
55 mila nuovi insegnanti nelle scuole pubbliche; e nel frattempo il dipendente della catena di
montaggio che lavora 40 ore alla settimana (non 35 come i “professori”) va in pensione a 67
anni.
Altro che cinema, nel 2012 la vera Odissea nello spazio l’hanno vissuta sulla loro pelle imprenditori e liberi professionisti, insieme (non contro) ai loro dipendenti. Non si vuole demonizzare
nessuno, ma serve decisamente una scossa: il settore privato ha già dato tutto quello che
poteva, ora sia anche il pubblico (e la politica) a fare la sua parte per ridare finalmente al Paese
una speranza per il futuro e per non dimenticare i tanti, troppi, imprenditori che hanno pagato
questa crisi con il sacrificio più estremo.
n. 11 pagina 28
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
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CANTIERE E NORMATIVE
FONDAZIONI SPECIALI E
CONSOLIDAMENTO MURATURE
Geom. Luca Imperio
[email protected]
Nelle costruzioni ormai datate ma anche in fabbricati nuovi o in siti dove lo spazio è molto contenuto, tipo sottofondazioni, garage, vano ascensori o plinti di fondazione, esiste la possibilità
di creare le fondazioni tramite l’inserimento di micropali. Per eseguire un lavoro a regola d’arte
l’impresa esecutrice dei lavori dev’essere dotata di macchine a basso impatto vibrante, per
essere in grado di operare nelle condizioni più disagiate, senza inficiare le superfici esistenti
e quindi senza scavo di sbancamento. Tra le tecniche adottate si nota l’uso del sistema TFEG
ad espansione che permette di forare meno in profondità, ma di creare invece un bulbo di
fondazione maggiore.
Tra le soluzioni adottate, oltre al micropalo e al tirante attivo/passivo, c’è il consolidamento
murario tramite iniezione di malte cementizie e/o resine ipossidiche a ridare consistenza anche a murature ormai disarticolate, questa tecnica viene anche coadiuvata dalla tirantatura tramite carotaggio delle murature stesse.
Nello specifico, con un esame al georadar iniziale e uno successivo all’iniezione, si può appunto
determinare la variazione di consistenza e resistenza della muratura dopo l’applicazione del
trattamento.
Il rinforzo delle muratura si presta nello specifico per murature storiche soggette a vincolo,
permette infatti di non demolire e di lasciare lo stato di fatto inalterato esternamente.
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con caratteristiche estetiche perfette per il settore privato.
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Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
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CANTIERE E NORMATIVE
CONTO ENERGIA TERMICO: APPROVATI GLI INCENTIVI
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA
Nicola Piccoli
[email protected]
E’ stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 1 dello scorso 2 gennaio, il decreto “Conto Energia
Termico” con il quale il Governo ha varato una serie di incentivi sia per la realizzazione di uno o
più interventi di incremento dell’efficienza energetica in edifici esistenti, sia per la produzione
di energia termica da fonti rinnovabili.
In particolare, il Conto Termico prevede i seguenti stanziamenti:
- 700 milioni di euro per i soggetti privati, intesi come persone fisiche, condomini e soggetti
titolari di reddito di impresa o di reddito agrario per interventi di piccole dimensioni di produzione di energia termica da fonti rinnovabili e di sistemi ad alta efficienza:
a) sostituzione di impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti di climatizzazione
invernale dotati di pompe di calore, elettriche o a gas, utilizzanti energia aerotermica, geotermica o idrotermica;
b) sostituzione di impianti di climatizzazione invernale o di riscaldamento delle serre esistenti
e dei fabbricati rurali esistenti con impianti di climatizzazione invernale dotati di generatore di
calore alimentato da biomassa;
c) installazione di collettori solari termici, anche abbinati a sistemi di “solar cooling”;
d) sostituzione di scaldacqua elettrici con scaldacqua a pompa di calore.
- 200 milioni di euro per incentivi riconosciuti ad interventi realizzati o da realizzare da parte
dei soggetti di cui all’art. 3, comma 1, lettera a), per le amministrazioni pubbliche, relativamente alla realizzazione di uno o più degli interventi in edifici esistenti, parti di edifici esistenti o
unità immobiliari esistenti di qualsiasi categoria catastale, dotati di impianto di climatizzazione:
a) isolamento termico di superfici opache delimitanti il volume climatizzato;
b) sostituzione di chiusure trasparenti comprensive di infissi delimitanti il
volume climatizzato;
c) sostituzione di impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti di climatizzazione invernale utilizzanti generatori di calore a condensazione;
d) installazione di sistemi di schermatura e/o ombreggiamento di chiusure
trasparenti con esposizione da Est-Sud-Est a Ovest, fissi o mobili, non
trasportabili.
Gli incentivi coprono il 40% dell’investimento e saranno rimborsati in un periodo compreso tra i 2 e i 5 anni, con tetti massimi
differenziati in base alla quantità di energia rinnovabile prodotta o del
risparmio energetico effettivamente conseguito.
Nonostante il decreto rappresenti un passo importante sulla scia del meccanismo del Conto Energia per l’energia elettrica prodotta da impianti
fotovoltaici, il Conto Termico nasce tra non pochi malumori in quanto il
vero limite del decreto è l’entità degli incentivi: solo 900 milioni che, a
detta degli operatori del settore, ne limiterà fortemente l’applicazione e
l’efficacia in termini di concreta riqualificazione energetica degli edifici e
rilancio economico.
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L’argilla, materia prima essenziale per la fabbricazione di pavimenti in cotto, viene estratta
dalle cave, famose quelle situate nella zona imprunetina, nelle immediate vicinanze di Firenze.
L’argilla è essenzialmente un idrosilicato di allumina ed il contenuto di ossido di ferro
(“Galestro”) colora la sua massa, dopo la cottura, di un bel rosso vivo caratteristico e unico per
l´intenditore, la presenza del ferro migliora anche la resistenza meccanica della massa ceramica
cotta. Altra caratteristica è l´alto contenuto di carbonato di calcio (CaCO3), particolare questo
che crea problemi di varia natura per l´assunzione del prodotto finito, ma che è essenziale per
l´assunzione di determinate caratteristiche porosimetriche e di permeabilità sul prodotto finito.
Il mercato offre una innumerevole quantità di cotto, che si differenzia a seconda della zona dove
prendere l’argilla e a seconda del tipo di lavorazione. Dopo un periodo di stagionatura, l’argilla
viene mescolata con acqua in apposite impastatrici. La pasta, tramite trafile, stampi o a mano,
assume le dimensioni e la forma volute, e viene messa ad essiccare in speciali essiccatoi.
Tutto il territorio nazionale, dal Veneto alla Sicilia, è geologicamente adatto per cogliere l’argilla e il tipo di lavorazione è pressoché analogo, sia per il tipo industriale che per quello fatto
a mano.
Anche alcune zone europee sono rinomate per il cotto come la Spagna e la Francia.
Come abbiamo accennato precedentemente, il cotto è un materiale naturale assorbente, pertanto va “protetto”, con trattamenti naturali adeguati, per renderlo antimacchia e di facile
manutenzione.
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PAVIMENTI IN COTTO:
DALL’ARGILLA UN PRODOTTO PREGIATO
n. 11 pagina 33
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
MATERIALI
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
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MATERIALI
PANNELLI DI VETRO STRATIFICATO PER
UN SISTEMA DI FACCIATA CONTINUA
DuPont™ SentryGlas® offre elevata resistenza alle temperature e all’umidità
Nicola Piccoli
[email protected]
Si ringrazia per
la collaborazione:
Ufficio stampa
DuPont™ per l’Italia
Il complesso Sowwah Square nel quartiere Abu Dhabi
Central Business District (foto: DuPont)
Attraverso l’applicazione di pannelli stratificati che
integrano SentryGlas®, gli architetti
sono stati in grado di soddisfare diversi importanti
requisiti di carattere strutturale e
funzionale richiesti dal progetto (foto: DuPont)
Immaginatevi lo scenario. Il lussuoso complesso Sowwah Square nel nuovo quartiere Abu
Dhabi Central Business District (Emirati Arabi Uniti): 570 mila metri quadrati che offrono
allo sguardo un affascinante skyline con grattacieli, uffici, negozi e la nuova sede della Borsa.
Aggiungeteci poi il classico clima dei paesi arabi con temperature e umidità molto elevate, ed
una forte escursione termica tra il giorno e la notte.
E’ in questo suggestivo contesto che gli architetti dello studio Goettsch Partners di Chicago
hanno realizzato la facciata delle quattro torri di Sowwah Square: un sistema di facciata
continua ad alte prestazioni in vetro con persiane parasole esterne, per il quale hanno
scelto le eccellenti capacità funzionali e strutturali di DuPont™ SentryGlas®.
Le persiane comprendono due pannelli di vetro a bordi aperti con supporto laterale, installati
orizzontalmente su sistemi di fissaggio a forma di “U”. I pannelli stratificati misurano ognuno 500
mm x 1.000 mm oppure 300 mm x 1.000 mm e incorporano l’interstrato SentryGlas® di 1.52 mm.
I progettisti hanno optato per SentryGlas® per la sua resistenza all’umidità e alle temperature elevate, ma anche per le sue prestazioni superiori, a confronto con le alternative basate
sul PVB (polivinilbutirrale), in termini di tenuta post-rottura e di prestazioni dei bordi a
vista. Oltre a resistere a temperature fino a 80 gradi, SentryGlas® è cento volte più rigido e
cinque volte più robusto del PVB, e ha consentito agli architetti di progettare pannelli stratificati
più sottili ottenendo alternative decisamente più leggere di quelle basate sul PVB.
“Benché non fossero stati specificati livelli di umidità per questo progetto, gli effetti dell’umidità sui bordi esposti del vetro stratificato sono stati presi in considerazione nel determinare
l’uso di SentryGlas® per gli elementi parasole – ha spiegato Charles W. Wittleder, Senior
Associate presso Goettsch Partners -. Questa scelta ci ha fornito maggiore libertà progettuale:
ci ha permesso di lasciare i bordi del vetro esposti e progettare con sicurezza un sistema che
vede il pannello di vetro tenuto fermo da due morsetti.”
Progettati e realizzati dalla società tedesca specializzata nella stratificazione Bischoff Glastechnik AG (BGT), i pannelli di vetro stratificato utilizzati per le persiane sono stati decorati
con uno speciale motivo bicolore stampato in serigrafia per ottimizzare l’apporto di calore e
ridurre l’abbagliamento.
Come spiega Martin Sulzer di BGT, I pannelli di vetro stratificato utilizzati per le persiane sono stati
decorati con uno speciale motivo bicolore stampato in serigrafia per
“ci è stato richiesto di realizzare la minimizzare il coefficiente G (foto: DuPont)
stratificazione per questo progetto
grazie alla nostra esperienza nella
stampa serigrafica su vetro stratificato. Per il Abu Dhabi Financial Center, le persiane hanno pois bianchi
sulla parte esterna dei pannelli di
vetro e pois neri in quella interna.
Questa stampa decorativa bicolore
minimizza il coefficiente G (coefficiente volumico di dispersione termica) limitando la luce solare all’interno dell’edificio per un maggiore
benessere dei lavoratori durante le
giornate più calde.”
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Laboratorio: via Maestri del Lavoro, 44 - Scorzè (VE)
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• Posa grondaie e lattonerie
• Coperture aggraffate
• Ripasso tetti
• Isolamenti termici
e coibentazioni tetti
Il parquet è un pavimento molto resistente e se ben conservato e mantenuto può durare molti
decenni.
Sono diversi gli interventi che si effettuano su un pavimento in legno per riportarlo al proprio
splendore.
Calpestio, strisciate, caduta di oggetti, luce e acqua,
sono tutte cause di segni e usura che spesso possono
essere risolti in opera con tre tipologie di intervento:
levigatura, spazzolatura e verniciatura.
La spazzolatura, in particolare, è sempre più richiesta dalla clientela. Il legno per pavimenti nasce come
superficie liscia, la spazzolatura conferisce un
aspetto più “naturale”, ruvido e opaco tipico
del legno.
La spazzolatura si effettua con delle macchine apposite che “grattano” il legno attraverso il movimento circolare delle spazzole in acciaio. Questa operazione fa
emergere in superficie le naturali venature del legno.
La spazzolatura, oltre a rispondere ad un gusto estetico, mimetizza maggiormente segni e strisciate sul
pavimento che, anche in controluce, si vedono meno.
Fino a qualche anno fa era difficile realizzare la spazzolatura in opera. Oggi sono disponibili macchinari
appositi che permettono di realizzare questo intervento in opera, anche in una ambiente arredato, lavorando a bordo mobili e producendo una quantità
veramente minima di polvere.
La finitura del pavimento può poi essere realizzata
con olio o vernice, secondo i gusti e le esigenze del
cliente.
Stiven Tamai
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PAVIMENTI IN LEGNO: TECNICHE DI CONSERVAZIONE
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
n. 11 pagina 35
MATERIALI
Alcune fasi di un intervento su
un pavimento in legno: la levigatura
Piallatura
Oliatura pavimenti interni
Fornitura e posa pavimenti in legno
IL LEGNO...
...TRASFORMARE...
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MATERIALI
IL CARTONE: UN RIVOLUZIONARIO
ELEMENTO DI DESIGN
Arch. Paola Perissinotto
[email protected]
Se fino a poco tempo fa era impensabile credere di potersi sedere su un foglio di cartone, oggi
aziende e progettisti stanno andando alla ricerca di nuove identità e qualità estetiche, attraverso l’uso di tecnologie e macchinari impeccabili, che producano prodotti di carta e cartone, al
fine di inventare elementi originali per l’ambito domestico e lavorativo.
Già negli anni ’70 l’architetto canadese Frank Gehry fece produrre uno dei primi prototipi di
sedia in cartone (“Side Chair” e “Wiggle Side Chair”), materiale inusuale per l’epoca: utilizzando il cartone diede una nuova dimensione estetica all’elemento arredo, proponendo in questo
caso linee precise e sinuose o ondulate. La sfida era far diventare un materiale povero,
una risorsa dalle grandi potenzialità e disponibilità. Grazie alla facilità di trasporto, alla
leggerezza di peso e alla vasta adattabilità d’uso, l’utilizzo del cartone risponde a requisiti in
A destra: “Carton Restaurant” a Taiwan,
immagine degli arredi interni
Sotto: “Side Chair” e “Wiggle Side Chair”,
Frank O. Gehry, Vitra Design, 1972
n. 11 pagina 36
materia di attenzione alla tutela dell’ambiente, biodegrabilità, semplicità d’uso, fonoassorbenza e riciclo.
Considerato un rivoluzionario materiale per il design, è oggi materia della creatività dei designer, i quali riescono a realizzare sia oggetti semplici e di uso quotidiano (vasi, sedie, tavoli, lampade, ecc.), sia strutture più articolate, che garantiscono sempre stabilità e resistenza
dell’oggetto.
Si possono raggiungere ottimi livelli estetici grazie al suo utilizzo assieme ad altri materiali; si
possono creare le forme più strane e originali attraverso la sua unione con colori e decorazioni
fra i più vari e, ad esempio, metallo e tessuti.
Siamo abituati a vedere il cartone in ambito industriale e come
contenitore di prodotti, ma da
elemento povero si trasforma in
complementi d’arredo ecologici, che riescono a decorare
in modo semplice un intero ambiente. Aziende e consumatori stanno dando una
crescente attenzione
all’ecosostenibilità
di questo prodotto;
la tendenza oggi appare molto apprezzata soprattutto per la
riduzione dei costi di
produzione e di smaltimento, e di conseguen-
n. 11 pagina 37
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Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
za anche di vendita. Il mercato italiano offre numerose imprese
che lavorano il cartone alveolare e ondulato: queste
mirano a conquistare un target di clientela che si
dedica al connubio estetica-design e ambiente-risparmio.
Fra i vari ambiti in cui questo materiale è stato usato, è rilevante citare due esempi
molto differenti che
ne dimostrano la sua
versatilità. A Taiwan
esiste il “Carton
Restaurant”, un ristorante progettato e
arredato in cartone: un
locale dove ogni elemento, dall’illuminazione al bancone, dalle stoviglie ai tavoli e alle sedie,
è fatto interamente di cartone da imballaggio.
L’architetto giapponese Shigeru Ban ha utilizzato invece tubi di cartone per la realizzazione
delle strutture di abitazioni antisismiche; dimostrazione clamorosa delle potenzialità fisicomeccaniche di questo materiale è il “Japan
Pavillion” per l’Expo del 2000, esempio di resistenza, leggerezza e design allo stesso tempo. Così creatività e ingegno insegnano come
si possa dare nuova vita a un materiale solitamente di rifiuto, dando attenzione e sviluppo
futuri al riciclo e all’ecologia dell’ambiente.
Sopra: “Beaver”, Frank O. Gehry, Vitra Design, 1986
A destra: “Japan Pavillion”, Shigeru Ban, 2000,
vista dell’interno
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MATERIALI
IL PORFIDO: UN CONNUBIO PERFETTO
TRA ESTETICA E RESISTENZA
Federica Momentè
[email protected]
Grazie alle sue qualità, il porfido è ampiamente
utilizzato per differenti soluzioni e contesti, sia privati
che pubblici
n. 11 pagina 38
Da sempre noto per la capacità di unire un forte senso estetico ad un’alta funzionalità in termini
di edilizia, il porfido è senza dubbio tra le pietre naturali una delle più versatili. Non a caso è
un materiale ampiamente utilizzato per creare elaborazioni artistiche ed architettoniche che
puntino su un connubio perfetto tra forma e materia, tra bellezza e resistenza.
“La pietra trentina infatti - spiega Laura Farinazzo, titolare della Far Pav Edilizia srl,
azienda leader nel settore - oltre che per la sua ampia varietà cromatica che va dal grigio
al rosso passando dai toni del marrone a quelli del rubino, caratteristica questa che la
rende una scelta ottimale qualora la si voglia abbinare alle altre pietre naturali
quali il granito, la Pietra di Prun, la Pietra d’Istria, la trachite euganea, il marmo di Carrara
e la pietra di Luserna, è conosciuta ai più per la sua compattezza, la resistenza all’usura, al
gelo così come alle aggressioni atmosferiche e agli agenti inquinanti. Per la sua durata nel
tempo, per la capacità di essere una superficie naturale antisdrucciolo e antiscivolo e di
mantenere comunque inalterate nel tempo le caratteristiche fisiche e meccaniche insieme
all’aspetto”.
“Queste caratteristiche - ha continuato Laura
Farinazzo - non solo lo hanno reso importante
nei secoli, ma hanno fatto sì che monumenti ed
oggetti in porfido si siano mantenuti intatti nel
corso dei secoli, arrivando fino ai giorni nostri,
grazie alla durezza dei minerali che lo costituiscono. Non avendo una colorazione uniforme,
il porfido si adatta ai più svariati contesti,
dalle pavimentazioni di prestigio a quelle
più rustiche”.
Trova infatti ampio spazio in architettura come
materiale da rivestimento e finitura per pavimentazioni, pareti, parti di edifici quali scale, davanzali e coperture.
Il suo colore è strettamente connesso alla composizione chimica della roccia in questione,
dai suoi componenti mineralogici e dalla loro mescolanza ed è proprio questa sua particolare
caratteristica che lo rende capace di cambiare fisionomia ai centri storici che spesso lo scelgono come materiale privilegiato per dare nuova vita alle piazze e alle vie cittadine ricreando
soluzioni estetiche funzionali e, insieme, di prestigio.
“Affinché la pavimentazione abbia la perfetta riuscita ha concluso Laura Farinazzo - è importante che la
posa venga eseguita con assoluta precisione perché siano garantiti i benefici di questa
pietra, sia estetici che funzionali,
nel tempo. Una corretta riuscita
infatti non può prescindere da
tutta una serie di elementi
che, oltre alla qualità del
materiale scelto, concorrono ad una buona resa
negli anni. Il sottofondo,
lo strato legante ed i
giunti di dilatazione rendono le operazioni di posa tanto importanti quanto la scelta
del materiale”.
RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA DI UN EDIFICIO
ESISTENTE: FATTIBILITà DEL RIVESTIMENTO
A CAPPOTTO
Secondo un recente studio del CRESME presentato al SAIE 2012, il 65,4% delle famiglie italiane
ritiene che gli interventi di riqualificazione energetica del proprio edificio ne farebbero aumentare
il valore di circa il 18%; il 33% delle famiglie italiane è intervenuta per ridurre i consumi energetici
della propria abitazione negli ultimi 5 anni; mentre l’8,7% delle famiglie è intervenuto con sistemi di
isolamento a cappotto.
Alla luce di questi dati, si riscontra una crescente consapevolezza collettiva che ottenere una maggiore efficienza energetica della propria abitazione consente di vivere in un ambiente
confortevole in tutte le stagioni, di partecipare alla tutela ambientale, di aumentare la classe
energetica e di conseguenza il valore del proprio immobile e, non da ultimo, di usufruire degli incentivi o detrazioni che lo Stato mette a disposizione.
Se si ragiona in prospettiva nei prossimi 5-10 anni dei circa 3 miliardi di metri quadrati di superficie
complessiva delle pareti esterne degli edifici esistenti in Italia, circa 140 milioni potranno essere
oggetto di riqualificazione energetica mediante isolamento a cappotto o altri tipi di coibentazioni.
Negli edifici da riqualificare è sempre possibile realizzare un rivestimento isolante, indipendentemente dallo stato delle superfici, adottando però soluzioni e accorgimenti da valutare in anticipo sia
per una corretta posa che garantisca la qualità del sistema isolante sia per i costi/benefici derivanti.
Dal punto di vista pratico per effettuare un isolamento a cappotto garantito su pareti di edifici esistenti non dovremo solo effettuare un’analisi preventiva che riguardi la zona climatica, la tipologia
dell’edificio, lo spessore isolante lo stato del supporto, la planarità delle superfici, umidità e muffe.
Dovremo anche aggiungere tutti quei “lavori di completamento” che a prima vista possono sfuggire,
ma che alla fine dei lavori incidono sulla corretta realizzazione dell’isolamento e soprattutto sui costi
finali: lievo di controfinestre; prolungamento sostegni degli oscuri; lievo e posa di marmi di contorno
delle finestre; prolungamento delle soglie e delle piane; lievo e posa di scossaline copri frontalino
dei poggioli; lievo e posa di battiscopa; spostamento ringhiere dei poggioli; spostamento scarichi
pluviali; spostamento fili Enel o telefono; spostamento fili antenne; spostamento condizionatori; spostamento tubi gas e armadietti contattori; griglie copri foro d’areazione.
Alessandro Bello
[email protected]
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Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
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Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
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CASE PREFABBRICATE DI LEGNO:
UNA VISIONE MODERNA
Guido Montini
[email protected]
Fasi di montaggio di un edificio residenziale
prefabbricato costruito con pannelli in legno e
calcestruzzo
Chi oggi si accinge a valutare la costruzione di una nuova casa o una ristrutturazione, deve prestare attenzione alle nuove leggi relative alla certificazione energetica degli edifici, alla
qualità della costruzione, alla corretta utilizzazione dei materiali, alla rispondenze alle norme:
tutti aspetti che influiscono sul livello qualitativo dell’edificio.
Chi oggi ha intenzione di costruire una casa deve inoltre considerare l’importanza che la buona
riuscita della stessa ha per il proprio futuro. Le persone giovani devono esigere una casa che
consumi pochissimo al fine di non pesare sui bilanci familiari e permettere altre spese altrimenti non possibili; per le persone più mature la casa deve essere qualcosa che non implica grandi
impegni e garantisca serenità per molto tempo, insieme alla certezza di lasciare a quelli che
verranno un immobile di valore e non un oggetto da smaltire.
In generale è necessaria una visione moderna di edificio: esso non deve quindi essere un
investimento che nel tempo continuerà ad esigere costose manutenzioni, un peso in termini
economici ma anche di tempo ed energie, bensì
un alleato per il nostro benessere, sia esso
economico, relativo alla nostra salute, alla qualità del nostro tempo libero o di ciò che lasceremo ai nostri cari e, non ultimo, alla terra su
cui sorge.
Ecco che l’ecosostenibilità rappresenta uno
dei parametri principali di valutazione dei nuovi
edifici, e per questo rivolgersi a professionisti
del settore che conoscono bene tecniche costruttive, prodotti e norme si rivela una scelta
vincente.
Gli edifici nuovi che sorgeranno dovranno avere
inevitabilmente bassi costi di gestione, di riscaldamento , di raffrescamento e di produzione di acqua sanitaria per usi domestici; dovranno comportare pochissimi costi di manutenzione generale, nessuna manutenzione nel tempo
del tetto (per la durata minima di 50 anni), delle
grondaie e delle fognature.
Costruire con sistemi innovativi e certificati non vuol dire spendere di più.
Significa semmai spendere meglio, individuando un prodotto, una tecnica che sia ottimale per il sito su cui si è progettata la costruzione
nonché l’ideale per le esigenze di chi ci abiterà.
La casa di legno appartiene alla tradizione costruttiva di luoghi con clima poco umido come
la montagna: facendo una piccola ricerca si
nota che i fabbricati e le strutture in legno si
mantengono per 150/200 anni, perché il legno
era stato inserito nella muratura completamente a secco, senza malta di allettamento
per bloccare la struttura lignea al muro (sia
esso di sassi, mattoni o pietra). Questo permetteva al legno di mantenersi perfettamente
integro grazie alla sola aerazione,non lasciando all’umidità la possibilità di ristagnare
a contatto con il legno e di degradarlo. L’aerazione dei locali è fondamentale e questo concetto viene insegnato anche a scuola quando
gli insegnanti fanno aprire le finestre per godere di buona e sana aria fresca esterna. E’
questo principio dettato dalla natura, ma so-
La ricerca e l’innovazione in campo edile permettono oggi di progettare case prefabbricate
in legno create specificatamente per la pianura, per il nostro clima, che rispettino
l’ambiente e le risorse rinnovabili. Case realizzate utilizzando tecniche innovative brevettate, certificate e già sperimentate con grande soddisfazione da numerosi clienti.
Una struttura di alta qualità che cura in modo particolare l’aspetto statico, termico, acustico e,
in generale, il comfort abitativo.
IO COSTRUISCO
In pianura il clima è molto umido, sia in estate che in inverno. Torna quindi utile il principio che
la tradizione insegna: la necessità di un sistema costruttivo che mantenga le strutture e
gli ambienti asciutti e salubri.
n. 11 pagina 41
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
prattutto accompagnato dal buon senso, che deve essere tenuto in considerazione da chi si
accinge a farsi una casa.
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
IO COSTRUISCO
MATERIALI
IL PAVIMENTO VIVE ED EMOZIONA
Daniele Marcassa
[email protected]
Il legno, in chiave moderna, oltre che nelle
pavimentazioni, trova nuove applicazioni anche sulle
pareti creando soluzioni originali
A distanza di qualche mese incontro Michele Carraro, titolare dell’azienda Parmoquettes.
L’idea è quella di far quattro chiacchiere sulle nuove tendenze legate ai pavimenti caldi. Sono
accolto nel curatissimo showroom di Jesolo e, ammirando i materiali e gli stili che mi circondano, gli chiedo quale sia la strada che ha deciso di intraprendere in questo particolare momento
storico e di mercato.
“Sono partito dall’analisi del lavoro innovativo di un paio di grandi aziende produttrici – spiega
Carraro – e mi sono innamorato della tendenza che vuole il legno come un complemento d’arredo e, soprattutto, un materiale vivo. Nulla aggiunge tanto stile, colore e carattere ad una
casa quanto un pavimento in legno sia per chi preferisce il fascino tradizionale, sia per chi
ama la drammaticità contemporanea di un’ambientazione minimalista.
Sono stato catturato dall’emozione che ho provato alla vista e al tatto osservando la nuova collezione Da Capo della norvegese Khars e la collezione Riserve Mareggiata di Listone Giordano.
La percezione, guardando queste novità del mercato, è che il legno più vive più migliora in
termini di bellezza e comfort.
Nelle liste, addirittura, il difetto del legno si fa pregio. Il pavimento smette di essere
asettico e si fa avvolgente, tanto che viene utilizzato anche come rivestimento delle pareti.
Quindi, è possibile ricavare un ambiente nuovo che rivede l’antico uso del legno avvolgendo
l’atmosfera. Un legno non solo da calpestare, ma da vivere e che dona calore e permette di
lasciarci avvolgere da un materiale assolutamente naturale.”
Il nuovo spazio pensato da Carraro è assolutamente affascinante, anche se il consiglio che
posso darvi è quello di provare a toccare con mano un nuovo ambiente così avvolgente ed emozionante. Michele ci spiega che l’innovazione ha permesso di avere finalmente una casa carica
di sensazioni al tatto e alla vista. Sensazioni accomodanti, belle, ma soprattutto vive. Le liste
sono ovviamente certificate e non emettono nessun tipo di solvente, mentre il legno utilizzato
proviene da foreste gestite in modo sostenibile.
Quindi il suo nuovo obiettivo è quello di indirizzare la clientela privata e i progettisti
verso la messa in opera di un’ambientazione, mi passi il termine, “vintage”?
“Il risultato che si ottiene, utilizzando questo tipo di liste in legno, non è un ambiente rustico o
propriamente vintage. Ricordiamoci che i nuovi prodotti sono frutto di un lungo percorso di innovazione in termini di tecnologia applicata ai materiali e in termini di risultato estetico.
Il legno, in chiave moderna, torna ad essere vivo così come nelle pavimentazioni di un tempo.
Ricordiamoci, altresì, che queste nuove applicazioni, come dicevo, non sono confinate al solo
pavimento ma volendo prendono vita anche sulle pareti creando quindi uno spazio davvero
unico. Ai clienti che entrano nel nostro negozio di Jesolo noi proponiamo una linea guida, ma
è compito mio trasmettere la passione e soprattutto mostrare le nuove applicazioni, i nuovi
materiali e illustrare le tendenze sul pavimento in legno. La mia è una ricerca costante sia
in Italia che in Europa cercando tra le aziende che investono in innovazione e che
utilizzano materiali assolutamente certificati, dalla pianta, che è la materia prima, sino
alla realizzazione del prodotto finito, ed è poi nostro compito curare la posa in opera con serietà
ed assoluta professionalità che è frutto di quarant’anni di lavoro e ricerca.
Le dinamiche legate al pavimento in legno sono in continuo movimento, e la preparazione e la
consulenza catturano chiunque sia interessato ad avere un’idea completa prima di posare in
casa un pavimento. Questo vale per il pavimento in legno, e anche per tutte le nostre collezioni
di pavimenti in laminato, in vinilico decorativo e in tessile. La stessa cura e attenzione che
riserviamo ai prodotti in legno la rivolgiamo anche alla ricerca, vendita e posa in opera di tutti
gli altri materiali innovativi che trattiamo, per ogni tipo di spazio ed esigenza sia essa legata
ad un ambiente domestico oppure commerciale (negozi, pubblici esercizi ed attività ricettive).”
Via E. Borsati, 8 - zona artigianale
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Sempre attenta alle esigenze dei clienti, la CSB oltre alle linee di prodotti esistenti, che da
anni la rendono una consolidata realtà nella produzione di infissi, ha ampliato la sua gamma di
soluzioni con una nuova linea di prodotti naturali, pensata per integrarsi al meglio con le
nuove tecniche di costruzione e con la bioedilizia.
L’azienda propone ai suoi clienti infissi protetti utilizzando prodotti vernicianti naturali: oli
vegetali ed essenziali, resine vegetali, cera d’api, terre colorate. Queste soluzioni protettive
impreziosiscono gli infissi donando loro una gradevole profumazione ed assenza di esalazioni tossico nocive. Garantiscono durata e agevolano nel tempo le operazioni di manutenzione.
Inoltre, la CSB offre ai clienti che desiderano un infisso che non necessiti di manutenzione, la
possibilità di proteggere ulteriormente l’infisso sul lato esterno con uno schermo protettivo in
alluminio. Questo dona all’infisso un aspetto più moderno e lo rende esente da operazioni di
riverniciatura per la sua manutenzione.
Gli infissi sono prodotti impiegando esclusivamente legname da riforestazione certificata FSC,
PEFC. Questi materiali vengono lavorati con le più innovative tecnologie per raggiungere i massimi livelli di isolamento termico, acustico e garantiscono elevate garanzie di sicurezza contro
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CHIUSURE
PORTE BLINDATE: UNIRE SICUREZZA,
FUNZIONALITÀ ED ESTETICA
Federica Momentè
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PROduzIOnE PROPRIa
PORtE bLIndatE
Avere una porta blindata oggi è quasi d’obbligo. A dettare questo ‘must’ non è né il design né il
mercato, ma semplicemente la sicurezza. Pur non trascurando un design accattivante ed una forma
estetica piacevole, la porta blindata deve assolvere alla sua funzione principale: proteggere la nostra
casa. Considerate, fino a circa 25 anni fa, privilegio di pochi, oggi sono alla portata di molti, come ci
spiega Matteo Oliveri, della ditta Oliveri di Martellago (VE) che opera nel settore dal 1980.
“Da oltre 30 anni ci occupiamo di porte blindate, le produciamo dalla A alla Z - dice Oliveri -. Ci
occupiamo personalmente dell’acquisto del materiale grezzo per poi portarlo in fabbrica e iniziare la
lavorazione che seguiamo passo dopo passo. Siamo gli unici a non utilizzare il sistema della
catena di montaggio: costruiamo, assembliamo e saldiamo a filo continuo. Il fatto di essere
una realtà artigianale che offre dei prodotti su misura ci permette di poter verificare la qualità e la
precisione dell’oggetto in tutti i suoi passaggi: spessore della lamiera, saldature e rinforzi all’interno
della porta contro flessioni e torsioni, pressione, qualità e tipo di serratura che si usa e i vari punti di
chiusura, tipo e qualità dei rivestimenti in legno o laccati. Punti di chiusura, qualità e sicurezza
della serratura e spessore delle lamiere sono infatti le tre caratteristiche principali da tenere in
considerazione quando acquistiamo una porta blindata”.
Come in tutti i settori, l’aggiornamento e la volontà di mettersi in gioco migliorandosi sempre rimangono i punti cardine.
“Bisogna restare al passo coi tempi per offrire sempre prodotti competitivi - spiega Oliveri - per
sicurezza, qualità ed estetica. La nostra esperienza ci ha fatto registrare un discreto successo della
cosiddetta porta elettronica. E’ certamente un modello più costoso di altri, ma ha delle caratteristiche di qualità. Apertura con microchip, grazie ad una piccola chiavetta chiamata ‘trasponder’, un
nuovo sistema che rende facoltativo l’utilizzo della classica chiave. In più all’esterno è posizionata
anche una tastiera sulla quale è possibile digitare il codice qualora si fosse perso o smarrito il trasponder. I prezzi sono chiaramente variabili, andando da un minimo di 700/800 euro fino a 3/4 mila
euro per porte con particolari lavorazioni e strutture come fianchi a vetro, sopraluce, pannelli lavorati
o altro. Il consiglio che noi diamo sempre è di verificare i punti di chiusura, la qualità della sicurezza
della serratura e lo spessore delle lamiere: verificare cioè se la porta è piena o vuota. Per i punti di
chiusura, più perni escono quando giriamo la chiave e più sicura è la porta: da un minimo di 13 punti,
di cui 9 mobili e 4 fissi, fino a 16 e oltre”.
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L’ottimizzazione di un vecchio impianto di riscaldamento deve tenere conto necessariamente di
quanto il progresso tecnologico ha migliorato, con il passare degli anni, le prestazioni dei vari
componenti oltre al variare delle condizioni di funzionamento.
Un impianto degli anni ‘60/70 utilizzava in genere gasolio come combustibile, era appena
terminato il periodo dell’uso dell’olio combustibile (nafta), l’acqua del circuito veniva immessa
in rete ad una temperatura di circa 80°C. I radiatori, prevalentemente in ghisa, venivano “dimensionati” con questi valori di temperatura.
Luca Di Donato
[email protected]
Sul finire degli anni ‘80, con l’arrivo del gas, gli impianti di riscaldamento erano oggetto di
ulteriore trasformazione finalizzata all’utilizzo di questo combustibile, le cui principali caratteristiche erano il minor costo ed un minor impatto ambientale (minor emissione di anidride
carbonica in atmosfera). Il risparmio economico “in bolletta” si attestava su valori percentuali
del 20% e oltre.
I radiatori, costruiti ora anche in alluminio e in acciaio, e i generatori di calore a gas, comportavano il successivo abbassamento della temperatura del circuito fino a valori di 65°/70°C.
Con il passare degli anni i generatori di calore passarono da semplice caldaia a camera
aperta (l’aria comburente prelevata direttamente dal locale in cui è installata) a caldaie a
camera stagna (l’aria prelevata esternamente al locale di installazione), questo per i tipi di
ridotta potenzialità, e successivamente si arriva al periodo durante il quale le caldaie in genere
diventano di tipo “a condensazione”, con rendimenti energetici sempre più elevati, attraverso il recupero di parte del calore latente di condensazione contenuto nei fumi di scarico prodotti
dalla combustione. Si noti inoltre che questi rendimenti energetici, per questi tipi di generatori
a condensazione, sono ottenuti con temperature di funzionamento dell’acqua del circuito riscaldamento a valori di solo 55°C.
L’ottimizzazione dell’impianto termico, attraverso interventi di riqualificazione, non deve ridursi
quindi alla sola sostituzione del generatore di calore, ma deve tenere in considerazione
anche il fatto che i “vecchi radiatori” erano dimensionati, come abbiamo visto, per
temperature di esercizio più elevate.
Ulteriore vantaggio viene attraverso l’installazione delle valvole termostatiche su ogni
radiatore. Queste consentono, al valore di temperatura ambiente impostato, di mantenere
tale temperatura aprendo e chiudendo l’ingresso dell’acqua del circuito di riscaldamento al
radiatore.
Questo accorgimento, uno tra i tanti dei diversi tipi “di termoregolazione”, permette di non
sprecare inutilmente il calore prodotto per mantenere temperature ambiente superiori ai valori
di comfort, che si ricorda sono e devono essere i “soliti” 20°C.
di Luca di donato
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TERMOIDRAULICI
IMPIANTI sOLARI
TERMICI
Altri interventi possono essere previsti per migliorare ulteriormente l’efficienza del nostro impianto, che sono comunque dettati dalla sua costituzione, corredare l’impianto di circolatori (o
elettropompe di circolazione) anch’essi di tipo elettronico, e così via.
Certo, non vogliamo dire che per migliorare il nostro impianto dobbiamo sostituire nella totalità
i suoi componenti, vogliamo però affermare che con piccoli interventi mirati, tra l’altro
senza impatti di natura edile, possiamo giungere a sensibili risparmi energetici. E’
comunque sempre utile affidarsi a validi installatori per i relativi consigli di merito.
Per ultimo, gli interventi di riqualificazione dell’impianto termico consentono, ancora per poco
tempo, la detrazione fiscale del 50% del loro costo.
Via Terreni n° 13
31047 Ponte di Piave (TV)
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RIQUALIFICARE UN VECCHIO IMPIANTO TERMICO
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
n. 11 pagina 47
IMPIANTI
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
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Immagini esterne e interne del Museo Frieder Burda a
Baden-Baden (Germania).
Copyright: Museum Frieder Burda
IMPIANTI
MUSEO FRIEDER BURDA: IL VALORE AGGIUNTO
È IL CONTROLLO DELLA LUCE DIURNA
Firmato dall’architetto newyorkese Richard Meier, il museo Frieder Burda a Baden-Baden
in Germania è diventato una meta di pellegrinaggio sin dal giorno della sua inaugurazione
nell’ottobre del 2004. Tra gli oltre un milione e seicentomila visitatori che hanno ammirato
questo splendido museo dalla sua apertura, non ci sono però solo estimatori dell’arte e dell’architettura, ma anche appassionati interessati alla luce e ai suoi comandi.
Ne sono prova le continue richieste di visite guidate aventi come tema la «soluzione di luce per la
collezione Burda». Di fatto le tecniche qui adottate per la gestione della luce naturale e artificiale riescono a sorprendere anche gli esperti del settore. I progettisti hanno studiato il modo
di portare all’interno la maggior quantità possibile di luce diurna e al contempo di non superare i
livelli di luce consentiti, sviluppando un innovativo sistema di schermatura solare e direzionamento della luce naturale che mantiene la luminosità interna ad un livello sempre costante.
Nel salone principale sono installate quattro file continue con lampade di due colorazioni, che
permettono di seguire i cambiamenti stagionali della luce e anche di mettere in risalto i colori
predominanti in ogni piano. Le pareti alte dodici metri sono illuminate
da un apposito impianto di wallwasher installato lateralmente nel pavimento del piano intermedio. Pertanto, se il curatore decide di inserire
altre pareti divisorie, questo sistema si adatta con flessibilità agli allestimenti in tutto l’ambiente. Fra i canali luminosi sono montati spot per
accentuare singole opere d’arte. Tutti gli apparecchi, ad eccezione di
quelli con lampade ad alta pressione, possiedono reattori elettronici
a numerazione e quindi possono essere programmati separatamente
l’uno dall’altro.
“L’architettura aveva il compito di portare all’interno tutta la luce diurna
possibile e di mantenere la massima trasparenza verso l’esterno – ha
spiegato il lighting designer Dieter Heuberger dello studio Lichtimpulse -. Al contempo però si poneva la problematica di proteggere
IO COSTRUISCO
L’architetto Richard Meier
(photo: Museum Frieder Burda)
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
n. 11 pagina 49
Il fondatore del museo, Frieder Burda
(photo: Museum Frieder Burda)
efficacemente le delicate opere d’arte dai
raggi nocivi del sole tenendo conto di tutte
le esigenze conservative del museo”.
Il risultato è questo straordinario “daylight
museum”, come lo ha definito lo stesso Richard Meier, architetto di fama internazionale che nella sua prolifica carriera ha già
realizzato vari musei come il “Museum of
Applied Art” di Francoforte, il “Getty Center” a Los Angeles e il “Museo d’Arte Contemporanea” di Barcellona.
Meier ha paragonato il museo di Baden-Baden ad una “grande villa”, un gioiello nel parco
creato lungo la famosa Lichtentaler Allee. Un edificio che cattura lo spettatore per la sua
struttura pulita ed essenziale e al contempo per la magistrale applicazione del vetro
e dell’illuminazione, creando un continuo e sofisticato rapporto tra gli spazi interni
ed esterni, dall’arte alla natura e dal lussureggiante parco al mondo dell’arte.
“La luce è l’elemento costruttivo più importante che abbiamo utilizzato – ha detto Meier -. La
luce del giorno che illumina la Lichtentaler Allee e la città di Baden-Baden ha una qualità e una
chiarezza molto elevate, ed ora penetra e inonda l’interno del museo. Così il visitatore ha la
possibilità di osservare l’opera d’arte nella stessa luce naturale utilizzata dalla maggior parte
degli artisti mentre creavano i loro capolavori.”
La Fondazione Frieder Burda, costituita nel 1998 su iniziativa dell’omonimo collezionista d’arte
nonché cittadino onorario di Baden-Baden, ha sostenuto interamente i costi di realizzazione del
museo (circa 20 milioni di Euro), con l’obiettivo di istituire una collezione permanente di livello
internazionale accessibile al pubblico.
La Collezione ha le sue radici nell’Espressionismo e oggi comprende circa mille dipinti, sculture e disegni, oltre ad alcune opere
dell’ultimo periodo di Picasso e numerosi esponenti di avanguardia dell’arte moderna e contemporanea del XX e XXI secolo.
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IMPIANTI
“ENERGIA SENZA BUGIE”: QUANTO INCIDONO
LE RINNOVABILI SULLA BOLLETTA?
Nicola Piccoli
[email protected]
Ma quanto pesano davvero le fonti rinnovabili sulla nostra bolletta?
Da oggi è possibile scoprirlo con la nuova edizione del dossier “Energie Senza Bugie”, pubblicato da APER (Associazione Produttori Energia Rinnovabile) e scaricabile nel sito www.
aper.it, che analizza l’impatto delle fonti rinnovabili sulla bolletta energetica degli italiani e
presenta costi e benefici legati allo sviluppo di fotovoltaico, idroelettrico, eolico, bioenergie e
geotermia in Italia.
Con questo dossier, APER intende rispondere a quanti sostengono la riduzione degli incentivi a
favore delle energie rinnovabili, in particolare di quelli del Conto Energia. Secondo i sostenitori
delle riduzioni, infatti, i meccanismi di incentivazione porterebbero ad un aggravio dei costi per
gli utenti finali dell’energia elettrica, cioè cittadini e imprese, dato che le risorse destinate dallo
Stato alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, sotto forma di incentivi, sarebbero
recuperate con voci di costo aggiuntive nelle nostre bollette.
Il documento, ricco di informazioni e del tocco ironico delle vignette di Emilio Giannelli, mette in
luce alcuni aspetti poco conosciuti al grande pubblico come, ad esempio, i 7,5 miliardi di euro
spesi nel 2011 per l’incentivazione a tutte le fonti rinnovabili. Tanti, pochi? Per farsi un’idea basti pensare che nello stesso anno sono stati giocati in Italia la bellezza di 79,8 miliardi di
euro per scommesse e lotterie. In pratica un italiano ha speso in media per le scommesse più
di 10 volte rispetto a quanto ha speso per il sostegno a tutte le rinnovabili!
Oppure lo sapevate che nella bolletta è presente una specifica voce (componente A2) con
la quale stiamo ancora pagando, a partire dall’anno 2000 e presumibilmente fino al 2020, lo
smantellamento degli impianti nucleari e il ripristino dei territori in cui sorgevano le centrali?
Facendo una somma di tutti gli oneri del programma di uscita dall’atomo, si arriva complessivamente a 20 miliardi di euro: la stagione del nucleare sarà anche finita, ma il prezzo lo paghiamo
ancora!
L’APER sottolinea poi che le rinnovabili rappresentano uno dei pochi settori capaci di generare cospicui investimenti nei prossimi anni, anche grazie alla leadership tecnologica europea: solo in Italia, raggiungendo gli obiettivi di crescita assegnati dalla Strategia Energetica
Nazionale alle rinnovabili e liberandone il potenziale dai soliti vincoli burocratici, si potranno
realizzare nei prossimi otto anni investimenti diretti per 50-60 miliardi di euro, senza
contare l’indotto e tutte le attività di supporto che potranno svilupparsi.
Secondo quanto riportato nel dossier, dunque, la parte più consistente dei costi delle nostre bollette è quella rappresentata dalle fonti fossili, passate dal 31% al 57% del
totale. Gli incentivi alle rinnovabili, invece, sono soltanto il 13% e, per APER, rappresentano il futuro dell’energia in Italia: i soldi spesi per il sostegno degli impianti che producono
energia verde rappresentano già oggi un risparmio nella “fattura energetica italiana”,
stimabile tra i 30 e i 76 miliardi di euro, derivante dal non dover dipendere dai fornitori, quasi tutti esteri, di gas, carbone e petrolio: nel 2011 circa il 76% dell’elettricità ha avuto origine
fuori dall’Italia, di cui il 14% importata dai nostri vicini e il 62% prodotta con i nostri impianti
ma con materia prima fossile in gran parte importata. Per il restante 24% è totalmente “made
in Italy” e si tratta di energia da fonti rinnovabili.
n. 11 pagina 50
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
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IMPIANTI
QUANTA LUCE FA QUESTA LUCE?
Carlo Pimpinelli
[email protected]
Addio vecchia lampadina, il futuro è a Led!
L’efficienza di un apparecchio d’illuminazione, ovvero la sua “resa luminosa”, si misura dal
rapporto tra il flusso luminoso emesso espresso in lumen (lm) e la potenza assorbita (consumo)
in Watt.
Agli albori della luce elettrica, alla fine dell’Ottocento, la buona, vecchia (e ormai vietata) lampadina, figlia di un colpo di genio di Edison e simbolo della modernità, raggiungeva un rendimento di appena 1,5 lm/W per terminare la sua centenaria carriera a 16 lm/W. Neanche da
mettere col rendimento della lampada fluorescente o a “basso consumo”, così come oggi
ci piace chiamarla, con rendimenti di 5 e più volte superiori fino ai 100 lm/W attuali raggiunti
in oltre 60 anni di evoluzione.
In confronto a queste due storiche sorgenti luminose, con le quali ci rapportiamo da sempre
tutti i giorni, un fulmine del progresso tecnologico si sta dimostrando il Led, introdotto alla
fine degli anni Novanta, che ha già incrementato il suo rendimento luminoso di 30 volte in soli
15 anni passando dagli iniziali 5 a 150 lm/W. E l’evoluzione di questa
tecnologia non è affatto conclusa dato che in condizioni di laboratorio
sono stati raggiunti valori di oltre 250 lm/W.
Attualmente le soluzioni d’illuminazione a Led occupano una fetta di
mercato del 10% ma entro il 2015, secondo le ultime stime, saranno già il 50% finché nel 2020
si potrà definitivamente decretare l’inizio dell’era materialmente monopolizzata dai Led con una
penetrazione nel mercato del 90%.
Il futuro dell’illuminazione si chiama Led, oggi ne sono tutti convinti, non solo noi illuminotecnici ma anche designer e architetti, operatori del commercio, esperti di energia, tecnici
dell’ambiente e politici. Mentre i privati cominciano a scoprire il Led come fonte di luce piacevole e a creativa allo stesso tempo, gli Stati più progrediti sono in prima linea nel programmare
una conversione completa dell’illuminazione delle strutture commerciali con sorgenti Led, così
come si sviluppano progetti d’illuminazione delle strade e di spazi pubblici e basati sui Led. Si
calcola che la conversione globale ai Led potrebbe far risparmiare al mondo circa
cento centrali nucleari, non meno di un quarto dell’attuale capacità nucleare globale.
Compito degli operatori del settore sarà quindi quello di riconoscere le esigenze di una clientela sempre più vasta, consapevole del bisogno di efficienza energetica, ottimizzare la resa
luminosa dei pacchetti Led e rispondere alla domanda sempre più frequente: ma quanta luce
fa questa luce?
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FOTOVOLTAICO: LA TARIFFA OMNICOMPRENSIVA
è SOGGETTA A TASSAZIONE
L’Agenzia delle Entrate, su richiesta del GSE, ha recentemente chiarito il trattamento fiscale
delle tariffe incentivanti per il fotovoltaico nel Quinto Conto Energia.
Nel suo intervento l’Agenzia ha sottolineato la diversità di interpretazione delle due tariffe,
autoconsumo e omnicomprensiva. In sintesi, la tariffa di autoconsumo non è soggetta a
tassazione, ma solo alla ritenuta del 4% da parte del GSE come in precedenza.
Mentre è diverso il caso della tariffa omnicomprensiva, che per l’Agenzia delle Entrate si
configura come fonte di reddito e deve essere dichiarata alla voce “reddito diverso” sul
modello 730.
Per gli impianti al di sotto dei 20 KWp di proprietà di persone fisiche, enti non commerciali o
condomini e posti al servizio dell’abitazione la tariffa omnicomprensiva non è assoggettabile
a IVA, a meno che l’impianto non sia connesso direttamente alla rete elettrica e immetta tutta
l’energia prodotta in rete.
Se l’impianto è invece di proprietà di una persona fisica o giuridica che lo utilizza nell’ambito di
un’attività commerciale, o per lavoro autonomo, oppure ancora come imprenditore agricolo, la
tariffa omnicomprensiva assume valenza anche i fini dell’IVA.
Per un privato con impianto fotovoltaico a servizio della propria abitazione ciò si traduce in
una perdita tra il 23% e il 43% sui ricavi della tariffa omnicomprensiva, a seconda del
reddito dichiarato: quindi anziché 0,208 Euro/KW il ricavo si ridurrà da un massimo di 0,160
Euro/KW (per chi ha un reddito annuo sotto i 15 mila Euro) a un minimo di 0,119 Euro/KW (per
chi dichiara più di 75 mila Euro), secondo le attuali aliquote IRPEF.
A fronte di tali valori assume ancora più convenienza l’autoconsumo dell’energia prodotta,
tenendo però presente che con il Quinto Conto Energia non è più previsto lo scambio
sul posto, dunque l’energia realmente premiata con la tariffa di autoconsumo è solo quella
consumata “in tempo reale” dalla produzione dei pannelli.
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n. 11 pagina 53
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
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La ditta BM di Bovo Enzo non è solo un’azienda di dipinture, ma può rivoluzionare un’abitazione:
unendo le vostre esigenze e i vostri gusti alla nostra esperienza, infatti, possiamo studiare e
progettare la vostra abitazione per trasformarla al meglio, curandone i minimi particolari e
fornendo una completa assistenza.
Progettiamo gli spazi nel rispetto della cultura del design, siamo sempre aggiornati sull’utilizzo di nuovi materiali e attenti alle nuove esigenze, con un’esperienza di gusto tale da ottimizzare qualsiasi ambiente, luci e colori, perché il modo di abitare la casa e il modo di vivere gli
spazi di lavoro sono concetti di vita.
Lasciatevi ispirare dalle soluzioni e dall’esperienza che metteremo a vostra disposizione in un
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una nostra idea che vi emozioni ed esprima la vostra personalità.
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ARREDO & FINITURE
GRADINO DOPO GRADINO
Enrico Borella
Giornalista
Le scale sono un elemento capace di connotare
qualsiasi ambiente, grazie alle molteplici possibilità
di personalizzazione e al design “su misura” per ogni
esigenza
Se citiamo Chopin, Mozart e Bach, giusto per fare alcuni nomi di illustri musicisti, e li associamo alla parola “scala” il pensiero corre inevitabilmente alla successione di suoni ascendenti
o discendenti, che in armonia si accordano nei gradini, cioè negli intervalli in progressione
geometrica di note che compongono la musica, nel caso specifico quella classica.
Appare dunque quanto mai in sintonia la scelta oculata adottata da Annarosa Davanzo, titolare della Davanzo Scale snc, di dedicare alcune delle sue composizioni di scale a giorno a
grandi compositori come Hendel, Beethoven e appunto Bach, Chopin e Mozart.
“In effetti ci sono molte similitudini con le scale musicali - spiega la signora Davanzo - perché
ogni forma da noi creata parte dallo studio dell’ambiente fino alla composizione artistica, che
deve accordarsi con le richieste del cliente ma anche con il contesto prospettico-funzionale
dove la scala verrà inserita”.
In effetti, fermo restando che tutte le scale vengono costruite su misura, bisogna rispettare i
fori, le altezze dal pavimento al sottosoffitto, al solaio. E’ necessario altresì calcolare i passaggi
utili per il transito delle persone, a volte non più giovani.
Anche per le larghezze non ci sono limiti, tuttavia è da tenere in considerazione la formula che
due volte l’alzata più una profondità deve rientrare nella misura dei 62/64 cm. Le ringhiere, per
norma, devono essere alte un metro e la distanza dei fori delle stesse non deve superare una
sfera di 10 cm”.
E come in tutti i complessi orchestrali se la perfetta esecuzione del repertorio è affidata alla
bravura dei professori, allo stesso modo gioca un ruolo fondamentale la qualità dei materiali
con i quali la Davanzo Scale costruisce le proprie scale.
Tutti rigorosamente testati e garantiti “made in Italy”, dalle pedate alle ringhiere in vetro, dalle
strutture in metallo verniciato (acciaio inox), al legno spesso rivestito in resina, al corrimano
tubolare in ferro.
“La nostra filosofia è quella di capire le esigenze del cliente, fornendo consigli e suggerimenti - precisa la titolare -. Lo seguiamo dalla progettazione alla messa in opera, in un percorso
che dura mesi e che passa attraverso il posizionamento delle luci, delle tubazioni, del sistema
riscaldamento e climatizzazione.”
Ma non finisce qui.
Se le scale a giorno trovano parallelismi nella musica altrettanto si può dire della liaison con
l’arte e la pittura delle scale a chiocciola.
Chi non conosce la scala a chiocciola esterna del Palazzo Contarini del Bovolo a Venezia o la
famosa scala elicoidale del Castello di Chambord, Loir-et-Cher (Francia) la cui introduzione
della struttura doppia viene attribuita a Leonardo da Vinci.
L’abbinamento dunque delle singole scale a chiocciola rispettivamente a Da Vinci, Renoir, Tintoretto, Goya, Picasso, Giotto, Tiepolo ed infine Guttuso non è una mera scelta di catalogo.
Perché ciascun pittore ha ispirato l’uso della prospettiva e della luce, come ad esempio Tintoretto, della scenografia dove era maestro Pablo Ruiz y Picasso, i toni dei colori e le variazioni
n. 11 pagina 56
“Le nostre scale non sono un vestito già confezionato ma un abito fatto su misura - conclude Annarosa Davanzo - con materiali di
alta qualità, realizzato da persone competenti
e da mani esperte.
Perché gradino dopo gradino, salire o scendere non ha importanza, il cliente sarà certo
di avere una scala sicura, funzionale e bella;
progettata e costruita per rendere ancor più
accogliente l’ambiente di casa.
Ma soprattutto percepita come un qualcosa
di unico. Strettamente personale.”
IO COSTRUISCO
n. 11 pagina 57
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
cromatiche del grande Giotto, le composizioni
di Renoir dove le figure si fondono morbidamente tra loro e l’ambiente circostante.
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ARREDO & FINITURE
LAMINATO E LACCATO, NON CONFONDIAMOLI!
Stefano Montico
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Stile classico o moderno, con ante in laminato o
laccato: per scegliere la cucina è importante conoscere
le caratteristiche dei materiali e i consigli per la
manutenzione.
Foto: www.scavolini.com
n. 11 pagina 58
Dopo aver scelto il modello della nostra cucina, definita la composizione e gli elettrodomestici
che vorremmo inserirci, manca ancora l’elemento fondamentale per l’impatto estetico dell’intero
ambiente: il colore e il materiale delle ante. Molto spesso si arriva a scegliere il materiale
senza conoscerne le caratteristiche e senza quindi sapere quali pregi e difetti potrebbe avere e,
soprattutto, come cambia la manutenzione in base al materiale.
Ovviamente ogni marchio produttore propone ante con tecnologie e materiali diversi: per potervi
illustrare le principali differenze, abbiamo preso in esame le ante in laminato e in laccato del
marchio Scavolini.
La definizione di laminato
Il laminato è un rivestimento a base di resine fenoliche o melaminiche che viene normalmente applicato a pannelli di origine lignea come il pannello di particelle di legno o l’MDF. Ha
ottime caratteristiche tecniche, è resistente ed igienico. Nel linguaggio comune viene spesso
definito “formica” ed è composto da una serie di fogli di resine incollati tra loro fino a creare
uno spessore di circa 0,6 mm. I migliori produttori di cucine oggi utilizzano laminato HPL, o ad
alta densità: un laminato che rispetta le norme EN 438/1 che ha elevate doti di impermeabilità,
stabilità e resistenza.
Il laminato polimerico è composto da un pannello di particelle di legno la cui superficie viene
rivestita con un materiale sintetico o PVC di spessore variabile, che conferisce un’estetica gradevole al pannello ed un’alta resistenza ai liquidi e agli urti. Ha un costo leggermente superiore al
laminato. Il polimerico fa parte della gamma dei laminati nobilitati ovvero rivestiti da un ulteriore
strato che ne aumenta la resistenza ai liquidi, agli urti e ai graffi. Le altre tipologie di rivestimento
delle ante sono: melaminico quando il pannello è rivestito con carta decorativa impregnata di
resina melaminica, e fenolico con carta impregnata di resina fenolica.
Le ante in laminato e in decorativo
La qualità dei materiali e dei sistemi di incollaggio sono cruciali nel determinare il grado di resistenza delle ante alle infiltrazioni d’acqua e all’umidità. Per i bordi Scavolini, ad esempio, utilizza
collanti poliuretanici a loro volta molto resistenti all’acqua, all’umidità, al calore e al vapore.
Ante così protette, necessitano dunque soltanto di limitati interventi di pulizia. Per una normale
manutenzione delle ante in laminato e in decorativo, usate un panno morbido e un prodotto
detergente specifico; oppure, più semplicemente, un panno in microfibra. In caso di sporco più
resistente, usate spazzole morbide e/o spugne, con detersivi liquidi o detergenti per vetri. Rimuovete quindi le tracce di questi prodotti con un panno asciutto per evitare striature od opacizzazioni.
Nel caso di macchie da calcare usare detergenti contenenti acidi deboli (acido acetico al 10-15%,
acido citrico diluito). Per le macchie da calcare più leggere può bastare anche una spugna strizzata
con acqua tiepida o un po’ di aceto. Le macchie di inchiostro si puliscono invece con l’alcool e un
Ante laccate
Nelle ante laccate, più delicate di quelle in laminato, la differenza sulla qualità la fa la vernice.
Scavolini, ad esempio, per garantire la durata del colore sottopone le vernici stesse ad un test di
laboratorio al fine di verificare la loro resistenza alla luce. Tra i laccati, solo quelli che riportano la
massima votazione vengono messi in produzione. Malgrado ciò, il colore del laccato subisce nel
tempo alcune variazioni. Per ritardare l’inevitabile processo di variazione del colore, consiglia-
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Ante in laminato polimerico
Le ante in laminato polimerico sono rivestite da un composto polimerico che non richiede particolari attenzioni per la manutenzione. Per una normale manutenzione delle ante in laminato polimerico usate un panno morbido e un prodotto detergente specifico; oppure, più semplicemente,
un panno in microfibra. In caso di sporco più resistente, usate spazzole morbide e spugne, con
detersivi liquidi o detergenti per vetri. Rimuovete quindi le tracce di questi prodotti con un panno
asciutto per evitare striature od opacizzazioni. Anche in questo caso è opportuno evitare di servirsi
di pagliette in acciaio o di prodotti contenenti creme abrasive che potrebbero compromettere la
specularità della superficie e, come per le ante in decorativo, non utilizzate acetone.
n. 11 pagina 59
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panno. Evitate di utilizzare pagliette in acciaio o di prodotti contenenti creme abrasive o detersivi
in polvere che potrebbero compromettere la specularità della superficie. Non utilizzate acetone.
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MOBOSTYLE
mo di non esporre la cucina ai raggi diretti della luce
solare. Per una normale manutenzione delle ante
laccate usate un panno morbido e detersivi non abrasivi; oppure, più semplicemente, un panno in microfibra. In caso di macchie ostinate può essere utilizzato,
solo per i laccati lucidi, l’alcool etilico molto diluito.
A seguito di particolari urti con oggetti appuntiti potrebbero verificarsi delle sticchiature della vernice.
In questo caso è necessario utilizzare la “boccetta
ritocco” che vi dovrebbero fornire insieme alla cucina, applicando correttamente sull’anta una giusta
quantità di vernice. Un’ulteriore “boccetta ritocco”
può anche essere richiesta direttamente al vostro
rivenditore. Anche in questo caso evitare assolutamente l’uso di acetone, trielina e ammoniaca e l’uso
di creme abrasive o pagliette in acciaio che righerebbero irrimediabilmente le ante.
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ARREDO & FINITURE
CENTURY: UN’ELEGANTE SOLUZIONE
PER OGNI SERRAMENTO
Moreno Levorato
[email protected]
Eleganza, semplicità e modernità: il bastone Century è
la soluzione ottimale per arredare ogni serramento
Le linee aggraziate e morbide del bastone Century, accompagnate dall’unico supporto, dalle dettagliate finiture e dalle verniciature moderne e accattivanti rendono questa collezione
espressione di massima modernità e al contempo di artigianalità in quanto ogni pezzo è realizzato con tecniche tradizionali.
La ricerca di nuove linee, materiali, finiture è costante e in continua evoluzione.
Il bastone Century è disponibile nel modello base, senza lavorazioni e decorazioni aggiuntive,
questo bastone basa la propria eleganza sulla propria purezza e semplicità; nel modello Frey
che presenta delle caratteristiche forature ovali che snelliscono le linee del complemento senza
snaturarlo e nel modello Elite che è la massima espressione di grazia, eleganza e lusso, in
quanto impreziosita dai cristalli Swarovsky che trasformano questo bastone in un vero e proprio
gioiello.
Il bastone Century è disponibile in tre differenti misure: 100, 140 oppure 180 cm e in sei
differenti finiture: argento spazzolato, inox, nichel nero, silver, oro e bianco puro. Ogni finitura
è stata introdotta in seguito a ricerche di mercato che hanno verificato l’attualità di queste
finiture nel campo dell’arredamento, basti pensare per esempio a come il bianco si accosti alla
perfezione con numerose cucine moderne.
Il bastone Century può essere considerato una soluzione di estrema eleganza e tendenza: l’architetto, l’arredatore d’interni, il privato che optano per questa soluzione hanno
nelle mani un prodotto di estrema finezza , modernità e unicità. La possibilità di porre il solido
unico supporto a destra o a sinistra del serramento rendono estremamente versatile questo bastone che può essere considerato non un semplice complemento d’arredo ma parte integrante
dell’arredamento, avvolgendo come in un tenero abbraccio la finestra e rendendo inimitabile
ogni stanza, l’accostamento con i moderni rulli, binari semplici o a pannelli risulta essere un
eccezionale mix di modernità e gusto del buon arredo. Il bastone può essere accompagnato da
una tenda di qualsiasi tessuto in quanto questo complemento si accosta davvero con qualsiasi
cosa.
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ARREDO & FINITURE
FEDERLEGNOARREDO: LE ISTITUZIONI
HANNO PERSO IL SENSO DELLA REALTÀ
Nicola Piccoli
[email protected]
E’ ferma e determinata la presa di posizione di FederlegnoArredo alla luce della recente approvazione del cosiddetto “Ddl stabilità” che non ha accolto nel testo la proposta di inserire la
detrazione Irpef del 50% per gli arredi.
In un comunicato il presidente di FederlegnoArredo, Roberto Snaidero, ha spiegato infatti che
si trattava di una proposta ragionevole che non avrebbe comportato alcun costo per le
casse dello Stato, soprattutto vista la situazione drammatica che la filiera del legno arredo
ha vissuto negli ultimi cinque anni e sta vivendo tuttora (-14 miliardi di euro di fatturato, 10mila
imprese e 51mila addetti in meno).
Secondo il presidente Snaidero: “Non sarà semplice spiegare agli oltre 400 mila addetti delle
oltre 70 mila aziende della filiera che, ancora una volta, i nostri “rappresentanti” istituzionali
hanno preferito puntare su altre iniziative per fare ripartire il Paese – tra cui l’apertura di nuove
sale per il gioco d’azzardo – ignorando proposte serie che darebbero respiro a decine
di migliaia di lavoratori e famiglie alle prese con la crisi più dura dal dopoguerra.”
Roberto Snaidero, presidente di FederlegnoArredo
A prevalere sembra essere stata ancora una volta la scelta di premiare
iniziative da “panem et circenses”
per assicurarsi il consenso popolare, anziché introdurre misure di
rilancio per settori produttivi strategici per il futuro del Paese.
“Ma chi ha fatto questo calcolo si
sbaglia e possiamo assicurare che
ne terremo conto alle prossime elezioni – ha affermato il presidente
Snaidero –. Chi non ha a cuore il
bene dello Stato e dei suoi cittadini
non merita di rappresentarli e noi,
nei limiti delle nostre possibilità,
agiremo di conseguenza valutando
attentamente chi si dovrà meritare
la nostra fiducia.”
FederlegnoArredo proseguirà quindi nella propria battaglia per promuovere misure per la crescita e la
ripresa dei consumi a favore delle
aziende e dei lavoratori di un comparto che sta lanciando da tempo
segnali preoccupanti, ma anche
proposte concrete al mondo politico
e istituzionale.
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FIERE ED EVENTI
VENEZIA CASA: GRANDE SUCCESSO
E PARTECIPAZIONE PER LA PRIMA EDIZIONE
Ufficio Stampa GU&GI
[email protected]
Lo stand di Io Costruisco alla Fiera “Venezia Casa”
Ingresso e interno del padiglione
della Fiera a Marghera (VE)
E’ molto positivo il bilancio della prima edizione di Venezia Casa, la fiera dedicata ad arredo,
bioedilizia, costruzione e recupero edilizio che si è svolta al Parco Catene a Marghera nei giorni
10-11 e 17-18 novembre 2012.
Un grande showroom ha ospitato oltre 80 aziende su circa 4.000 mq coperti: un dato
che dimostra ancora una volta la volontà delle aziende venete di sfidare la crisi e rilanciare
continuamente la propria attività, confermando pienamente la matrice intraprendente che distingue l’area del Nord Est.
Con oltre 8 mila visitatori, la rassegna si è presentata anche come occasione di formazione
ed approfondimento con convegni dedicati agli argomenti più innovativi, attuali e di rilievo del
settore costruzione e bioedilizia.
Tra questi i “Pomeriggi con la Bioarchitettura” organizzati e promossi da INBAR – Istituto
Nazionale Bioarchitettura sezione provinciale di Venezia; inoltre hanno riscosso grande interesse gli “Incontri con l’architetto” promossi da AGAVE (Associazione Giovani Architetti di
Venezia) presente con uno stand per fornire consulenze gratuite ai visitatori, e all’interno della
Sala Convegni dove ha presentato la mostra “Revolution City”.
Anche “Io Costruisco” ha partecipato alla fiera assieme ad alcune aziende partner, illustrando
ai visitatori il nuovo servizio dedicato ai privati: la possibilità di richiedere un sopralluogo
gratuito eseguito dai professionisti del team di “Io Costruisco” in grado di fornire le migliori
soluzioni e i preventivi per costruire e restaurare.
Numerosi anche i convegni dai temi più svariati:
- Le forme del paesaggio lagunare: spunti per la conservazione e la rivitalizzazione
- Progetto locale e abitare sostenibile: appunti per un modello
- Teleriscaldare per Risparmiare
- Inquinamento indoor: effetti sulla salute e possibili rimedi
- La casa verde: le piante e l’orto domestico
- La ditta Ottimo di Martellago presenta: “La nuova finestra in alluminio. La termografia”
- Costruire o ristrutturare?
- La casa energeticamente efficiente
- Luci e colori per il comfort domestico
- Feng Shui ed energie sottili: salute e benessere negli spazi residenziali e di lavoro.
Da sottolineare come la massiccia campagna pubblicitaria abbia contribuito all’ottimo
esito della manifestazione, in quanto l’affluenza dei visitatori è stata diversificata per fasce di
età ma anche per zone di provenienza (soprattutto province di Venezia, Padova e Treviso).
Una nuova iniziativa, promossa già per le prossime fiere di Montebelluna e Treviso, ha contribuito a qualificare il profilo dei visitatori: sono state infatti spedite circa 1.500 lettere con inviti
ridotti ai privati titolari di concessioni edilizie nel Veneto.
L’Amministrazione Comunale di Venezia si è dimostrata particolarmente collaborativa ed è
rimasta molto soddisfatta del successo di questa manifestazione, riconfermando la piena di
disponibilità per le edizioni future, consapevole dell’indotto positivo per il territorio locale e per
le sue attività commerciali.
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Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
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NOVITà & CURIOSITà
PIANE E SOGLIE IN MARMO A TAGLIO TERMICO E
AD ISOLAMENTO TERMICO
Matteo Conte
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Piane e soglie ad alto isolamento termico
consentono di risolvere i tagli termici negli edifici,
facilitando anche la gestione di cantiere
Molto spesso, più di quanto si creda, l’isolamento termico di un edificio, se pur meticolosamente progettato ed eseguito, presenta gravi deficit nelle componenti fondamentali nell’economia
globale dell’edificio: i ponti termici.
Capita così che un isolamento a cappotto o ad intercapedine o di altro tipo perda dal 20 al
30% della sua efficienza energetica mediante la dispersione che avviene tramite le solette dei
terrazzi e degli sbalzi o tramite le piane delle finestre e delle soglie delle porte.
Tali dispersioni quasi sempre non sono contabilizzate nel calcolo della certificazione energetica
che si limita a conteggiare la quantità delle varie superfici dell’edificio per i loro rispettivi valori
di isolamento termico, mentre i “dettagli” come i ponti termici vengono sempre abbandonati
alla cura dell’impresa di costruzioni che frequentemente tralascia, presa nella morsa dei costi
di costruzione sempre più alti e dai prezzi di subappalto sempre più bassi.
La disponibilità di manufatti come piane e soglie ad alto isolamento termico già preassemblate in laboratorio e immediatamente disponibili per la posa in opera che avviene
in cantiere, mediante i tradizionali sistemi di posa su letto di malta o con altri sistemi, permette di risolvere brillantemente i tagli termici negli edifici, senza per questo incidere sulle
tempistiche e sul normale decorso delle lavorazioni di cantiere.
Tali manufatti semplificano anche la gestione delle maestranze di cantiere che, qualora venissero chiamate ad escogitare sistemi per il taglio termico direttamente sul posto, si troverebbero spiazzate per tempi e costi insostenibili, con l’unica sicurezza che queste lavorazioni
mai potrebbero competere con la pulizia e precisione riscontrabili nelle lavorazioni realizzate
in ambienti di laboratorio automatizzati e controllati.
Molte sono le tipologie di piane e soglie disponibili, sia per le nuove costruzioni ma soprattutto
per le ristrutturazioni degli edifici dove in abbinamento al tradizionale isolamento a cappotto
possiamo affiancare delle piane prodotte con materiali a bassissimo spessore, allungate per
compensare il maggiore spessore del muro isolato con il rivestimento a cappotto.
Tipologie di piane disponibili:
- piane e soglie in marmo a taglio termico;
- piane e soglie in marmo ad isolamento termico;
- piane in gres ad isolamento termico ideali per le ristrutturazioni.
Building automation
&
Home automation
• Termoregolazione
• Controllo accessi e antintrusione
• Rilevazione incendi
• Monitoraggio consumi energetici
• Videosorveglianza
• Controllo impianti di illuminazione
• Controllo automatico dei serramenti
• Supervisione locale o remota
• Impianti speciali di pressurizzazione
per sale operatorie o laboratori
Automazione
industriale
Supervisione e controllo di impianti di
diverso tipo:
• Controllo di processo
• Linee di produzione (imbottigliamento,
confezionamento, miscelazione, ecc.)
• Bordo macchina a servizio di macchinari di
vario tipo (macchine agricole, termoformatrici,
soffiatrici, ecc.)
• Modifiche o revamping di impianti esistenti.
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Casella S.r.l.
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BANDI & FINANZIAMENTI
IMPRENDITORIA GIOVANILE IN VENETO:
UN NUOVO BANDO REGIONALE
Dott.ssa Caterina Prizzon
[email protected]
Con delibera n. 2644 del 18 dicembre scorso, la Regione Veneto ha approvato un nuovo “bando a
sportello” a favore delle imprese giovanili nel quadro delle “Politiche di sostegno alla promozione
e allo sviluppo dell’imprenditorialità” Azione 1.3.2. “Aiuti agli investimenti delle nuove PMI giovanili” - Programma Operativo Regionale 2007-2013.
Questo bando “a sportello” (ossia con istruttoria che avverrà secondo l’ordine cronologico di ricezione delle domande complete della documentazione prevista) agevola la costituzione, da parte
di giovani, di nuove imprese individuali e di società, anche cooperative, nei settori produttivo,
commerciale e dei servizi, attraverso la concessione di contributi in conto capitale per la
realizzazione di investimenti.
L’importo complessivo messo a disposizione dalla Regione Veneto è di 4 milioni di Euro.
Beneficiari degli aiuti agli investimenti sono le nuove PMI giovanili, con sede operativa nel territorio regionale, che appartengono ai seguenti settori di attività, classificazione
ISTAT ATECO 2007, e che, comunque, non si trovino in situazioni di esclusione stabilita dagli stessi
Regolamenti comunitari per singole fattispecie:
C “Attività manifatturiere”, F “Costruzioni”, G “Commercio all’ingrosso e al dettaglio”, I “Attività
dei servizi di alloggio e di ristorazione”, J “Servizi di informazione e comunicazione”, M “Attività
professionali, scientifiche e tecniche”, escluso il numero 69, N “Noleggio, agenzie di viaggi, servizi di supporto alle imprese”, R “Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento”,
escluso il numero 92, e S “Altre attività di servizi”, escluso il numero 94.
Ai fini dell’individuazione delle attività economiche esercitate dalle imprese faranno fede i Codici
ISTAT risultanti dalla visura camerale.
Sono considerate nuove PMI giovanili (Legge Regionale 24 dicembre 1999, n. 57):
a) le imprese individuali i cui titolari siano persone di entrambi i sessi, di età compresa tra i 18 e
i 35 anni compiuti;
b) le società e le cooperative i cui soci siano per almeno il 60% persone (di entrambi i sessi) di età
compresa tra i 18 e i 35 anni compiuti ovvero il cui capitale sociale sia detenuto per almeno i due
terzi da persone (di entrambi i sessi) e di età compresa tra i 18 e i 35 anni di età.
Tali requisiti devono sussistere al momento della presentazione della domanda.
L’agevolazione, a fondo perduto, è assegnata in misura pari al 50% della spesa rendicontata e ammessa a contributo.
L’agevolazione è concessa:
• nel limite massimo di euro 75.000 corrispondenti ad una spesa rendicontata e ammessa a
contributo pari o superiore ad euro 150.000;
• nel limite minimo di euro 10.000 corrispondenti ad una spesa rendicontata e ammessa a contributo pari ad euro 20.000.
Sono ammissibili le spese sostenute e pagate dalle PMI per la realizzazione del progetto approvato (farà fede la data di emissione della fattura o diversa documentazione di analogo valore contabile e fiscale) a partire dal 1° luglio 2011.
Le domande potranno essere inoltrate a partire dal 4 febbraio 2013, dalle ore 10.
Il termine concesso per l’ultimazione delle attività del progetto è fissato nel giorno 30
aprile 2014, data entro la quale anche tutte le spese devono essere pagate, mentre la rendicontazione della spesa deve essere inviata entro il 31 maggio 2014; non sono consentite proroghe a
detto termine.
Sono finanziabili:
a) macchinari, hardware, dispositivi elettronici, arredo, beni strumentali e relative spese di trasporto e di installazione, strettamente inerenti all’attività produttiva;
b) impianti generali: idrico-sanitario, riscaldamento, condizionamento, elettrico;
c) opere edili relative ad interventi di ristrutturazione o manutenzione straordinaria, entro il limite
massimo del 50% dell’intero investimento;
d) progettazione e direzione lavori, nel limite massimo del 7% dell’investimento;
e) mezzi di trasporto ad uso interno o esterno, ad esclusivo uso aziendale. Non sono ammesse le
autovetture;
f) brevetti e licenze d’uso;
g) acquisto di software ed eventuale relativo addestramento per l’utilizzo dello stesso;
h) atti notarili di costituzione di società.
n. 11 pagina 68
Per ogni approfondimento e per le istruzioni su come compilare la domanda di ammissione al
contributo (che potrà essere inoltrata sia tramite posta raccomandata, sia con posta elettronica
certificata), invitiamo a consultare il sito internet regionale: www.regione.veneto.it nella sezione “Bandi, Avvisi e Concorsi”.
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
IO COSTRUISCO
La moschea di Djennè nello Stato del Mali in Africa
IO COSTRUISCO ICONS
LA MOSCHEA DI DJENNÉ
Djenné è un antico insediamento subsahariano nello Stato del Mali, conosciuto per le sue stupefacenti costruzioni in terra.
La moschea di Djenné, in particolare, è conosciuta come la più grande architettura in fango
di tutto il mondo ed è uno dei monumenti più noti di tutta l’Africa. La sua architettura fatta di terra,
acqua e poco altro, stupisce per la sua tecnica innovativa e per il suo aspetto maestoso. Dal 1988
l’Unesco ha eletto il centro storico e la moschea “Patrimonio dell’Umanità”. Grazie alla sua posizione, la città era un fiorente crocevia di scambi commerciali con i mercanti arabi provenienti dalle
regioni orientali. Furono loro a introdurre la religione islamica, a partire dal XVIII secolo.
La moschea da allora fu demolita e riedificata diverse volte, ma fu completata definitivamente nel
1907 sotto l’amministrazione francese. Appoggiata su una piattaforma rialzata di 5625 mq, l’edificio
è sopraelevato per evitare la violenza dirompente delle acque del fiume Bani, che una volta all’anno
straripa sommergendo gran parte della città.
Le mura spesse dai 40 ai 60 cm sono composte da “ferey”: i tradizionali mattoni di fango essiccato
che permettono all’edificio di garantire il comfort ambientale anche a dispetto delle grandi incursioni
termiche. Fresco e traspirante durante il giorno, di notte la muratura rilascia gradualmente il calore
assorbito durante le ore diurne. L’intonaco esterno è chiamato “banco” ed è costituto da una miscela composta da fango, paglia, burro di karité e a volte un tocco di sterco vaccino. Il tutto viene
impastato con i piedi e molto spesso sono i bambini a farlo. Successivamente il “banco” viene spalmato e levigato su tutta la superficie fino a rendere l’edificio scultoreo e massiccio e conferendogli
un aspetto sorprendentemente moderno. Tubi in ceramica, conficcati nel muro, proiettano lontano
l’acqua. La struttura, messa a dura prova dalle temperature, è rafforzata da dei rami di palma che
sporgendo fungono anche da impalcatura esterna per la manutenzione che viene ciclicamente fatta ogni anno coinvolgendo tutta la comunità. Viene infatti chiamata “La fête du crepissage”, la
festa che si svolge in primavera e che vede tutti gli abitanti impegnati nel ripristino degli intonaci
laddove le intemperie hanno danneggiato maggiormente. Sotto la direzione degli 80 muratori più
esperti della città, il “crepissage” (intonacatura)
consiste nella preparazione del “banco” che poi
viene utilizzato per ricoprire le incrinature della
muratura. Centinaia di persone scalano le pareti
dell’edificio in un’atmosfera di festa che coinvolge
tutti gli abitanti.
La moschea di Djenné può essere classificata
come “architettura spontanea” ovvero come
spiega lo scrittore Jonh May ,“l’architettura del
popolo, progettata e costruita dalle comunità, dalle famiglie dai singoli individui” e dimostra come
impiegando materiali facilmente reperibili sul
luogo si possano costruire edifici a misura d’uomo
e a basso impatto ambientale. E come il rito sia
ancora ciò che tiene coese le comunità.
Arch. Cristiana Favretto
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Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
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IO RISPONDO
Per rivolgere la tua domanda agli esperti, scrivi a: [email protected]
Mi consigliate un prodotto specifico per la cura e il trattamento delle superfici esterne?
Risponde Anna Cartini
Speed & Quality (Venezia)
Un’ottima soluzione è rappresentata da Ector PP-10, un trattamento nanotecnologico specifico per le superfici porose. Agisce formando una barriera protettiva invisibile, idrofoba e oleofoba,
che impedisce all’acqua e allo sporco di penetrare nella matrice della superficie e, allo stesso tempo, ostacola la formazione di muffe, muschi e funghi. Per questo motivo, dopo la sua applicazione,
risulta più semplice eseguire il ciclo di pulizia, che può quindi essere effettuato con meno frequenza,
allungando la vita della superficie.
Ector PP-10 non cambia l’aspetto della superficie e forma, inoltre, una barriera duratura e resistente
agli agenti chimici e alle sollecitazioni meccaniche. Il trattamento copre solo l’interno dei
pori della superficie con uno strato ultrasottile, così il substrato può ancora “respirare”
dopo la sua applicazione.
Ector PP-10 asciuga velocemente a temperatura ambiente e non contiene solventi né
siliconi. La superficie trattata, oltre ad
acquisire proprietà idrofobe e oleofobe,
diviene resistente al gelo, alle alte temperature, ai raggi UV e all’usura. Ector
PP-10 è ideale per superfici in marmo grezzo,
cemento, terracotta, mattoncini autobloccanti, pannelli di pietra, arenaria e cotto.
Nel mio nuovo appartamento, finito da circa un anno, sono montati dei serramenti ad alto
isolamento (così mi dice il costruttore!) in PVC. In questi mesi noto che spesso si forma
condensa sui vetri e c’è già qualche traccia di muffa su alcuni punti delle pareti. Cosa
posso fare?
Risponde Ennio Masiero
Masiero di Masiero Ennio (Robegano di Salzano - VE)
n. 11 pagina 72
La condensa è un fenomeno naturale collegato
all’evaporazione dell’acqua presente nell’aria.
A temperature elevate, l’aria assorbe il vapore
acqueo fino alla saturazione e aumenta il suo volume. Raffreddandosi, l’aria espelle il vapore
che, a contatto con una superficie più fredda, si
condensa trasformandosi in gocce d’acqua.
I fenomeni di condensa, vista la struttura delle
moderne abitazioni, sono sempre più comuni.
Questo è legato a due fattori: quantità d’acqua
presente nell’aria e temperatura.
Un metro cubo d’aria, ad esempio, può contenere
alla temperatura di zero gradi un massimo di 4 grammi di acqua. A temperatura di venti gradi ne
contiene 15.
Il motivo per cui la condensa appare principalmente sulle vetrate delle finestre dipende dal fatto che
queste hanno una temperatura più bassa rispetto a quella della stanza.
In un’abitazione l’umidità ha origini diverse. Una famiglia media genera infatti circa 15 litri di acqua
al giorno che vengono prodotti in cucina, nelle stanze da bagno, dalle persone stesse, dai vestiti ecc.
Nella case di nuova costruzione, inoltre, il problema della condensa è accentuato dal fatto che i muri
contengono un’elevata umidità: per eliminarla è necessario un periodo molto lungo di riscaldamento
costante.
I fattori che determinano la formazione della condensa sono:
- Condizioni climatiche (interne ed esterne)
- Condizioni abitative (numero di persone, piante, bagni, ecc.)
- Altre condizioni (intonaci, ecc.)
Ci sono alcuni accorgimenti per prevenire la formazione della condensa: se possibile, non asciugare
la biancheria all’interno della casa se non con un cambio d’aria sufficiente (finestre, aspiratori, deumidificatori, ecc.); chiudere le porte mentre si cucina o si fa la doccia; limitare il numero di piante
nella stanza.
I rimedi tecnici:
- Mantenere il giusto equilibrio tra temperatura e umidità relativa (20°C all’interno con umidità non
superiore al 45%).
- Ventilare frequentemente in modo da sostituire l’aria interna ricca di vapore con quella esterna
povera di vapore.
- Posizionare correttamente i termosifoni in modo che il calore lambisca l’intera superficie vetrata.
- Ridurre la trasmittanza termica della finestra per mezzo di vetrate funzionali o protezioni per esterno.
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Showroom via E. Fermi, 17 - 31038 Postioma di Paese (TV)
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Tel. 041 5384509 - [email protected]
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Tel. 041 641973 - [email protected]
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Via Calnova, 104 - 30027 San Donà di Piave (VE)
Tel. 800 124806 - [email protected]
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Via Olanda, 37 - 30016 Jesolo Lido (VE)
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Cell. 335 7892193 - [email protected]
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31032 Casale sul Sile (TV)
Tel. 0422 785549 - [email protected]
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