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09/2012 LA RIVISTA PER CHI
PROGETTA E COSTRUISCE
IN QUESTO NUMERO:
LA “PELLE” DEGLI EDIFICI, TRA TECNOLOGIA ED ESTETICA
INTEGRAZIONE E RISPARMIO: LE TEGOLE FOTOVOLTAICHE
DALLA FABBRICA AL CAPANNONE: L’IDENTITÀ DEI LUOGHI DI LAVORO
SISTEMI RADIANTI A SOFFITTO
ANALIZZARE IL RENDIMENTO ENERGETICO DI UN EDIFICIO
ARREDI “SOSTENIBILI” PER LA CASA AL MARE
BIENNALE DI VENEZIA E QUARTETTI JAZZ
IO COSTRUISCO
Periodico - Numero 9 Maggio/Giugno/Luglio 2012
Registrazione al Tribunale di Venezia
n. 16 del 11/10/2010
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NOVITÀ, PRODOTTI E SERVIZI PER L’EDILIZIA
Nelle ultime settimane le cronache di giornali e periodici sono state caratterizzate da un susseguirsi
di metafore e parallelismi tra politica, economia e sport sulla spinta dei due “Super Mario” nazionali,
parliamo ovviamente di Mario Monti e Mario Balotelli, impegnati rispettivamente nel vertice europeo “salva Stati” e negli Europei di calcio.
Il loro successo mediatico, al di là di simpatie o antipatie per l’uno o per l’altro, è dovuto al fatto che
i due incarnano, in modo quanto più possibile antitetico, alcuni di quei valori che rappresentano
oggi “l’italianità” nel mondo: un’Italia che quando vuole sa ancora essere (per fortuna) un Paese
serio, determinato, rispettato e rigoroso ma, al tempo stesso, creativo, originale e, diciamolo pure,
talvolta goliardico quanto basta per far sorridere i nostri estimatori ad ogni latitudine.
Non c’è di che sorprendersi, già Winston Churchill diceva che gli italiani perdono le partite di calcio
come se fossero guerre e le guerre come se fossero partite di calcio.
Noi italiani siamo sempre ipercritici verso noi stessi, il nostro governo e tutto ciò che ci riguarda ma,
spesso, dimentichiamo anche di far emergere le qualità e i pregi che tutto il mondo ci riconosce.
Per questo noi di IO COSTRUISCO continuiamo a valorizzare i progetti e le opere di professionisti
e aziende italiane che nei loro rispettivi campi creano, innovano, investono e ottengono risultati di
straordinario pregio. Non si tratta di stucchevole autocelebrazione, piuttosto di una sana autostima
e di un profondo rispetto per il lavoro e gli sforzi, ancor più significativi in questo periodo di crisi, di
migliaia di imprenditori, tecnici e artigiani.
In questo nono numero, parliamo ad esempio di tegole fotovoltaiche, restauri per gli inestimabili
beni architettonici e culturali del nostro Paese che, tuttavia, spesso preferisce assecondare le logiche del mercato turistico di massa anziché valorizzare i propri tesori, come spiega l’architetto Sommavilla in un interessante articolo. Poi scriviamo di risparmio energetico e isolamenti a cappotto,
pavimentazioni e intonaci rispettosi dell’ambiente e impianti tecnologicamente avanzati, ma anche
idee per arredare la casa al mare e suggerimenti per la manutenzione degli impianti fotovoltaici.
Per ampliare ulteriormente i nostri servizi, in allegato a questo numero trovate un coupon
con il quale potete richiedere gratuitamente e senza impegno preventivi e consulenza per i
vostri lavori edili, grazie alla collaborazione qualificata dei progettisti e delle imprese partner
di IO COSTRUISCO.
SOMMARIO
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IO COSTRUISCO
NOVITÀ, PRODOTTI E SERVIZI PER L’EDILIZIA
Numero 9 Maggio/Giugno/Luglio 2012
Registrazione al Tribunale di Venezia n. 16 del 11/10/2010
Editore
PHIL FRESH s.n.c.
Via Garda, 1/9 - 30027 San Donà di Piave (Venezia)
Tel./Fax 0421 596926 - [email protected]
www.philfresh.it
Iscrizione ROC n. 20406
Direttore Responsabile
Ottavia Da Re
Direttore Editoriale
Nicola Piccoli, Daniele Marcassa
Direttore Generale
Stefano Perissinotto
Direttore Tecnico
Arch. Antonio Girardi
Redazione
Via Garda, 1/9 - 30027 San Donà di Piave (Venezia)
Tel./Fax 0421 596926 - [email protected]
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Hanno collaborato
Arch. Maria Antonia Barucco, Ing. Alberto Basso,
Francesco Boeretto, Luigi Boggian, Valentino Cagnin,
Arch. Federico Corradin, Arch. Cristiana Favretto,
Barbara Matteazzi, Federica Momentè, Arch. Paola Perissinotto,
Marzia Piovesan, Sara Rampazzo, Arch. Francesco Sommavilla,
Arch. Luca Zanin
40
41
42
44
46
48
50
52
Progetto Grafico e Impaginazione
IDVISUAL - Padova - www.idvisual.it
Foto
Gianni Canton - Padova - www.911foto.com
Stampa
Litocenter S.r.l. - Piazzola sul Brenta (PD)
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IO COSTRUISCO è la prima rivista spedita a chi costruisce, restaura e rinnova!
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PROGETTI
DALLA FABBRICA AL CAPANNONE: L’IDENTITÀ DEI LUOGHI DI LAVORO
INTEGRAZIONE E RISPARMIO: LE TEGOLE FOTOVOLTAICHE
LA “PELLE” DEGLI EDIFICI, TRA TECNOLOGIA ED ESTETICA
LA MASSA CRITICA
IL PROGETTO DI RESTAURO: UNA MATERIA SOLO PER ALCUNI?
COSA PROGETTARE DOPO RIO+20
CANTIERE E NORMATIVE
SICUREZZA SUL LAVORO E CROLLI IN ZONA SISMICA:
MA È DAVVERO COLPA DEGLI IMPRENDITORI?
FONDAZIONI SPECIALI E CONSOLIDAMENTO MURATURE
DEMOLIRE E RECUPERARE I MATERIALI INERTI
MATERIALI
UNA MEMBRANA TRASPIRANTE PER
UNA PROTEZIONE DI LUNGA DURATA
MANUTENZIONE DI UNA SUPERFICIE IN COTO
LA PIETRA NATURALE UN MATERIALE ECOCOMPATIBILE
RIVESTIMENTI IN RESINA: VERSATILITÀ E ORIGINALITÀ
PAVIMENTAZIONI DRENANTI:
EQUILIBRIO TRA TECNOLOGIA E NATURA
INTONACI E IMPERMEABILIZZANTI NATURALI PER LA BIOEDILIZIA
CHIUSURE
RIVENDITORI DI PORTE E FINESTRE:
UNA RICERCA NE DELINEA IL MERCATO
EFFICIENZA ENERGETICA: DAL 36 AL 50% PER
LE RISTRUTTURAZIONI EDILIZIE FINO A GIUGNO 2013
IMPIANTI
IL COMFORT CHE PROVIENE DALL’ALTO:
SISTEMI RADIANTI A SOFFITTO
LA PULIZIA DEGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI!
ADEMPIMENTI ANNUI OBBLIGATORI PER IMPIANTI FOTOVOLTAICI
DI POTENZA NOMINALE SUPERIORE A 20 KWP
AUTOMAZIONE ED INTEGRAZIONE DEGLI IMPIANTI:
DAL RISPARMIO ENERGETICO ALLA SICUREZZA,
PASSANDO PER IL COMFORT
LA BIOMASSA: SCELTA ECOSOSTENIBILE
LED SUPEREFFICIENTI:
NON GENERANO MA ASSORBONO CALORE!
ANALIZZARE IL RENDIMENTO ENERGETICO
DI UN EDIFICIO CON LA TERMOGRAFIA
ARREDO & FINITURE
ARREDI “SOSTENIBILI” PER LA CASA AL MARE
UN AMORE DI SEDIE
L’ISOLAMENTO A CAPPOTTO:
DA RISANAMENTO A INVESTIMENTO
VIVERE IN MODO SANO E CON STILE
CON LA STUFA AD ACCUMULO
RISPARMI ENERGIA E RISPETTI L’AMBIENTE
SERVIZI
LA CRISTALLIZZAZIONE DEL MARMO
PER RIDARE PREGIO AL PAVIMENTO
56
FIERE ED EVENTI
BIENNALE DI VENEZIA E QUARTETTI JAZZ
58
NOVITÀ & CURIOSITÀ
KEEPER: L’ANTISCIVOLO UNIVERSALE!
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IO COSTRUISCO ICONS
IL MUSEO DELLA SCIENZA
DI RENZO PIANO IN CALIFORNIA
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IO RISPONDO
IO COSTRUISCO PROPONE
NOVITÀ, PRODOTTI E SERVIZI PER L’EDILIZIA
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PROGETTI
DALLA FABBRICA AL CAPANNONE:
L’IDENTITÀ DEI LUOGHI DI LAVORO
Arch. Luca Zanin
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In alto: la fabbrica dell’AEG di Berlino,
progettata da Peter Behrens e inaugurata nel 1909
Un esempio di capannone industriale
A destra: Il Lingotto di Torino, storica sede della Fiat
09/2012 pagina 04
I recenti fatti del terremoto in Emilia hanno riportato all’attualità il tema del luogo del lavoro,
non solo dal punto di vista economico-sociale, ma anche e soprattutto la valutazione architettonica-strutturale di questi “non luoghi” che hanno occupato il territorio italiano.
Rileggendo un vecchio manuale di Paolo Portoghesi, per architettura industriale si definisce
“la tipologia di costruzioni riguardanti gli edifici destinati a contenere un impianto di produzione”.
La storia industriale è relativamente recente, infatti questi ambienti dedicati a contenere il
momento della produzione si sviluppano con la seconda rivoluzione industriale, principalmente
nel vecchio continente, con costruzioni spesso visionarie e futuristiche.
Se pensiamo ad un primo esempio di luogo di produzione per eccellenza, dobbiamo fare riferimento alla fabbrica dell’AEG progettata da Behrens, edificio industriale che rappresentava
per quell’epoca un elemento di innovazione, punto di riferimento dell’architettura moderna e
del razionalismo in generale.
Purtroppo di questi esempi nella storia della produzione industriale moderna non ne ricordiamo
molti, ma possiamo solo citare alcuni esempi d’eccezione come la sede Olivetti o il Lingotto
di Torino. Ambienti che ospitavano non solo lavoratori, ma anche la loro dignità, perché l’operaio si riconosceva nella forza e nel carattere architettonico del suo ambiente di lavoro.
Dal secondo dopoguerra queste fantastiche esperienze hanno lasciato il posto a quelle scatole
che ormai siamo abituati a vedere lungo le autostrade o nelle periferie delle nostre città.
Hanno anche dato loro un nome del tutto anonimo, come giustamente si meritavano: capannoni.
Ma la cosa più preoccupante è che l’edificio destinato a contenere il lavoro, subisce la stessa
perdita di dignità del lavoro stesso e del lavoratore. Queste facciate anonime, con elementi
prefabbricati simili da Reggio Emilia a Cessalto negano di fatto ogni riferimento e dignità del
lavoro, eliminano ogni contatto con l’esterno sottraendo luce e offrendo solo un cappello da cui
rifugiarsi dalla pioggia, incentrando tutto sulla produzione, uniformando di fatto ogni attività
umana.
Negli ultimi anni di benessere economico alcuni imprenditori “illuminati” hanno cercato di “addobbare” la loro seconda casa con un’entrata importante, con una facciata decorata, con una
vasca d’acqua di fronte all’ingresso, non tanto per rendere più confortevole l’ambiente dove trascorriamo almeno dieci ore al giorno, ma per dimostrare ai clienti e ai rappresentanti la solidità
dell’azienda. Un’orgogliosa esibizione della qualità raggiunta nel proprio luogo di produzione.
Si sono create delle città nelle città, aree industriali vaste quanto piccoli paesi, territori con una modesta qualità architettonica, ma con un elevatissimo impatto ambientale.
La solidità dell’azienda spesso poi non si è rispecchiata nella solidità della costruzione e ritornando al punto di partenza, il terremoto ha dimostrato quanto poco abbiamo saputo imparare
dalla recente storia industriale.
La crisi economica in atto ci può essere da spunto, sia a noi progettisti, sia agli imprenditori che
ancora coraggiosamente continuano a sostenere il nostro paese costruendo ambienti per lavorare, per una nuova visione del luogo della produzione, creando architetture sane, sostenibili
e solide, capaci di dare nuovamente dignità al lavoratore, con progetti unici sviluppati in base
alle esigenze della produzione e del contesto in cui sono ubicate.
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Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
IO COSTRUISCO
PROGETTI
INTEGRAZIONE E RISPARMIO:
LE TEGOLE FOTOVOLTAICHE
Arch. Paola Perissinotto
[email protected]
Castello di Aquabella, Toscana: esempio di rifacimento
della copertura attraverso tegola fotovoltaica in cotto
Quante volte abbiamo sentito parlare di energie rinnovabili ed efficienza che si scontrano con
la memoria storica e paesaggistica delle nostre città, di impatto visivo sgradevole, e di territori
non preservati dalle numerose installazioni? Molte! Ecco perché una ricerca continua di soluzioni integrate è fondamentale tra sistemi architettonici ed elementi tecnologici, assicurando
una continuità visiva assoluta e una tecnologia attiva a tutti gli effetti.
In particolare, da alcuni anni è presente sul mercato un prodotto eccellente, la tegola fotovoltaica (esiste anche il coppo, avente la stessa finalità): un sistema innovativo che ha
trasformato la funzione passiva del tetto come copertura in una attiva come produttrice di energia.
Poiché la tegola mantiene il suo aspetto classico, ma possiede delle piccole celle fotovoltaiche,
l’impatto estetico della copertura è minimo, grazie anche a una semplice manutenzione in
fase di posa, fissaggio o sostituzione, facilmente adottabile sia a ristrutturazioni che a nuove
edificazioni. Le tegole fotovoltaiche disponibili oggi variano secondo la struttura e la tecnologia utilizzata: quelle aventi piccoli pannelli fotovoltaici, inseriti tra elemento ed elemento, ed
applicati sulla parte piatta, realizzate in argilla naturale o materiale plastico, che arrivano a
produrre anche un’energia media di 75 W; la tegola solare (o coppo solare), al cui interno è
inserito il pannello fotovoltaico, adatta ad intere coperture, e capace di produrre 3 kWp, su
di una superficie di circa 50-60 mq (fabbisogno necessario ad una famiglia media). Entrambi
producono energia elettrica e assolvono la funzione di copertura, ma il coppo prevede un’integrazione estetica maggiore e la fornitura del sistema elettrico totale, e si adotta per soluzioni
specifiche causate dai vincoli normativi del territorio italiano. Se quest’ultimo richiede un costo
economico maggiore rispetto alla tegola, poiché prevede la sua applicazione all’intera copertura, la tegola fotovoltaica è limitata alla sola area necessaria al fabbisogno energetico, e inoltre
può garantire un isolamento termico appropriato della copertura, attraverso l’integrazione di
pannelli in poliuretano espanso rigido.
Considerato un interessante sistema che abbraccia ingegneria e bioedilizia, la tegola fotovoltaica rappresenta un’ottima soluzione che non compromette l’ambiente e la vista
delle nostre città, riuscendo ad adattarsi soprattutto al patrimonio preesistente e agli immobili dei centri storici, poiché chiunque è al corrente che quasi la metà del territorio italiano è
sottoposta a vincoli storici e paesaggistici.
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Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
IO COSTRUISCO
PROGETTI
LA “PELLE” DEGLI EDIFICI,
TRA TECNOLOGIA ED ESTETICA
Arch. Federico Corradin
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Rivestire un edificio significa affrontare
aspetti di carattere tecnologico ed estetico,
considerando molteplici soluzioni e un’ampia
gamma di materiali disponibili
09/2012 pagina 08
Il patrimonio edilizio del Veneto è composto sia da una grande quantità di edifici costruiti tra
gli anni ’60 e ’70 che versano spesso in uno stato di conservazione pessimo, sia da una distesa
di capannoni artigianali ed industriali, per lo più “scatole” in elementi prefabbricati; queste
situazioni offrono la possibilità ai professionisti di confrontarsi con il tema del rivestimento
delle pareti esterne.
La cosiddetta “pelle” dell’edificio non è un problema nuovo in architettura, ha avuto con il progetto del Museo Gugghenheim di Bilbao (1997) dell’architetto Frank Gehry un momento di
svolta e di grande pubblicità a livello internazionale, ma è proseguito negli anni e si è sviluppato soprattutto attraverso l’evoluzione dei materiali e delle tecnologie.
Rivestire un edificio può avere essenzialmente due valenze: una di tipo tecnologico – legata
soprattutto al miglioramento del comfort climatico dell’immobile e al suo risparmio energetico
– ed una di tipo estetico. In entrambi i casi nell’ultimo decennio si è registrato un ampliamento della gamma di possibili applicazioni: si pensi, ad esempio, alle numerose varianti dei
cosiddetti rivestimenti “a cappotto” e alla quantità di materiali di tipo metallico e plastico, ma
anche naturale, che hanno minato il predominio del laterizio degli anni ’80/’90.
Si deve poi aggiungere che progettare il rivestimento per un edificio nuovo è diverso
dalla sua applicazione su un immobile esistente poiché, essendo l’involucro una componente fondamentale dell’edificio, dovrebbe essere pensato a monte del processo di costruzione; rivestire invece un edificio già esistente significa adattare la sua “pelle” ad un involucro
presente spesso da molte decine di anni, modificandola a seconda delle forme e dei volumi,
raggiungendo così degli inevitabili compromessi.
Cambiare l’aspetto esterno di un edificio esistente significa, inoltre, cambiare la percezione che
si ha di esso, aumentandone la visibilità, o al contrario mimetizzandolo con l’intorno, cambiando quindi la forza con cui esso si pone all’interno del tessuto urbano; ciò implica una responsabilità da parte del progettista in merito alle scelte del materiale da utilizzare, della sua tessitura
o del colore che si sceglie.
Rivestire può voler dire alleggerire o appesantire un edificio, nasconderlo o renderlo
molto visibile, esplicitarne la forometria o renderlo impermeabile alla luce: ma forse
quello che si sottovaluta è che questa operazione sottintende spesso la volontà di allungarne
la vita, renderlo contemporaneo esteticamente e in grado di partecipare all’evoluzione della
città.
In quest’ottica credo che la progettazione di un rivestimento non debba essere svincolata da
ciò che accade all’interno dell’edificio, ma debba tener conto della sua tipologia, morfologia, e
dell’età, evitando di enfatizzare la distinzione tra contenitore e contenuto, e pensando all’edificio nel suo insieme.
Le architetture che non considerano questo aspetto risulteranno infatti effimere, fittizie e non
supereranno la prova del tempo, saranno solo gesti progettuali fini a se stessi.
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Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
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Il bacino di San Marco a Venezia
09/2012 pagina 10
PROGETTI
LA MASSA CRITICA
Una interpretazione sul rapporto tra turismo e città storiche: “il caso Venezia”
Amministrare una città è come governare una nave; se ti inchini al turismo rischi di farla naufragare.
La breve nota che segue va intesa nel senso di uno sguardo sugli effetti dell’addensamento,
nelle città storiche, di spropositate masse umane in rapido movimento. La domanda potrebbe
essere questa: chi determina e quale è la soglia limite delle presenze turistiche oltre
la quale una città cessa di essere tale e diventa qualcosa d’altro?
La città di Venezia in questo contesto ne rappresenta il capostipite e pertanto vale la pena
tentare di interpretarne gli effetti. Gongolarsi che a Venezia le presenze turistiche sono circa
20 milioni/anno (la maggior parte escursionisti) e invece a Londra sono 14 non vuol dire che gli
amministratori veneziani sono più virtuosi dei colleghi d’oltremanica; vuol dire che se Londra
accoglie i suoi turisti in un’area (quella centrale) di 250 Kmq, Venezia ne accoglie quasi il doppio
in una di 6 Kmq! e quindi per ogni abitante londinese ci sono 1,8 turisti mentre a Venezia c’è
ne sono 270; circa il 15.000% in più! Dati recenti indicano che i rifiuti prodotti dal turismo si
attestano sulle 30.000 tonnellate/anno (pari al peso di 55 auto di media cilindrata al giorno).
A rendere ancora più incomprensibile e paradossale questo primato, c’è da chiedersi quale logica sottenda alla scelta di inventare sempre nuove attrazioni di stampo circense per far divertire
il vacanziero (vedi la trovata da sagra paesana del bacio di capodanno in piazza San Marco, 70
mila persone!) dal momento che il Comune affonda in un buco di bilancio di 50 milioni di euro.
Dopo questi numeri ci si chiede quanto margine di città rimane dopo gli stress test sugli
afflussi di massa e se il “pochi, maledetti, ma subito” lasci qualcosa ai posteri. Quindi, tornando a monte, se una nave - pena la sicurezza e quant’altro – ha un limite nel numero massimo
di imbarco passeggeri, per una città quale è la soglia massima?
La risposta è semplice: non c’è limite, in quanto è il mercato che ne determina la
soglia. Ma se anche una soglia venisse determinata, il miraggio di facili guadagni ne sposterebbe in là il limite. Penso che dopo decenni di scellerata gestione volta al solo godimento
commerciale, si sia giunti ad un punto di non ritorno in quanto la volontà di dirigere la prua
verso una determinata meta è stata oramai avvallata da tutte le categorie. Venezia però fa
storia a sé in quanto la sua particolarità è sempre stata quella di essersi perennemente e per
ovvi motivi morfologici (non possiede aree di espansione) ricostruita su se stessa. Se i nostri
predecessori avessero usato la nostra stessa logica la piazza San Marco non sarebbe com’è
ora e al posto dell’ala Napoleonica (Museo Correr) e ci sarebbe ancora la chiesa Sansoviniana
di San Geminiano.
La salvezza di Venezia non sta nella sua conservazione bensì nella modernità del
suo continuo riprodursi/trasformarsi, così come è sempre stato nel passato. Servirebbero
scelte intelligenti, coraggiose e controcorrente che le darebbero un futuro meno prevedibile
di quello che è già scritto. Se la conservazione finalizzata ai soli fini turistici significa
replicare all’infinito una atmosfera cristallizzata nel tempo, ebbene preferisco uccidere il chiaro di luna.
Un esempio su tutti è rappresentato dal dissennato rifacimento del teatro la Fenice, com’era
e dov’era, e quindi praticamente un falso, un orrendo rifacimento in stile. Fu una banale scelta
spinta da una logica orientata allo sfruttamento commerciale della città, conseguenza di un
pensiero a senso unico che porta a considerare qualsiasi iniziativa funzionale a ciò che il turista
desidera, o si aspetta di trovare. Quindi la logica di mercato assunta a regola; il business
permane con il permanere del disegno che avvalla la scelta dell’immobilismo storico. Nel XIII
secolo Rialto aveva uno splendido ponte in legno a rampe inclinate che crollò due secoli dopo.
Non ci pensarono due volte al com’era e dov’era e realizzarono in pochi anni ciò che oggi vediamo, che più che un ponte è una splendida invenzione urbanistica.
Venezia è la città ideale nel medesimo istante in cui si rinnova, diversamente diventa
Arch. Francesco Sommavilla
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09/2012 pagina 11
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
solo il simulacro di se stessa. Il turismo dei grandi numeri, quello che ti porta un giorno a
Venezia, uno a Firenze e uno a Roma, assopisce le menti e narcotizza lo spirito di iniziativa; è
il turismo del discount del vetro fatto in Cina per i cinesi che vengono a Venezia, i quali a loro
volta lo riportano soddisfatti in patria. Ecco, la massa critica che muta l’essere città in qualcosa
d’altro non è rappresentata da una quantità, non è un numero; la massa critica è un pensiero unico nella testa di una moltitudine di persone; è una grossolana convinzione che
ti permette di beneficiare oggi di una cambiale avvelenata da lasciare in eredità ai posteri. Se
consideriamo questo pensiero unico come la grandezza in esame allora il tasso di crescita di
questa grandezza è in proporzione alla grandezza medesima; una sorta di funzione esponenziale
che ti spinge a rincorrere una chimera.
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
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PROGETTI
IL PROGETTO DI RESTAURO:
UNA MATERIA SOLO PER ALCUNI?
Marzia Piovesan
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Un esempio di fotopiano con mappatura del degrado
Tipo di degrado: crosta nera e deposito superficiale
Tipo di degrado: fessurazione
09/2012 pagina 12
Come noi tutti sappiamo l’Italia è il paese che
possiede il maggior numero di opere d’arte mobili e immobili; opere, soprattutto immobili che,
molto spesso abbandonati e soggetti all’incuria, sono esemplari unici nel loro genere perché
rappresentano un esempio di cultura estetica,
edilizia e storica da tramandare. Non mi riferisco solo ai noti esempi artistici riconosciuti da
tutti, ma alle realtà architettoniche delle nostre
città, dei nostri paesi
che meritano rispetto per creatività,
tecnica costruttiva
e artistica. E’ nostro
dovere, quindi, provvedere a conservare
e consegnare alle
generazioni future
il nostro patrimonio
artistico.
Cesare Brandi, primo direttore dell’ICR di Roma nonché scrittore e critico d’arte nel suo libro Teoria del restauro, scriveva: “Il restauro costituisce il momento metodologico del riconoscimento
dell’opera d’arte nella sua consistenza fisica e nella duplice polarità estetica e storica, in vista
della sua trasmissione nel futuro ...”.
Ma come si fa un restauro? Innanzitutto, a mio avviso, è fondamentale distinguere le due fasi:
la fase progettuale, quella di cui ci occuperemo, e quella operativa. La prima fase deve prevedere un rigoroso ed esaustivo progetto in cui è fondamentale, innanzitutto, la conoscenza
del manufatto; un’attenta osservazione del costruito coadiuvata da una dettagliata documentazione fotografica e da una mirata ricerca storica sono le prime operazioni da svolgere. L’osservazione critica del manufatto ci permetterà di acquisire dati molto utili: saremo in
grado di riconoscere le tipologie di degrado, di individuare gli eventuali e precedenti interventi
di restauro e capire quali indagini diagnostiche (analisi di laboratorio, carotaggi, endoscopie,
sondaggi, campionature, stratigrafie ecc) siano necessarie. Gli elaborati grafici propedeutici
al progetto di restauro vero e proprio dovranno riportare la tipologia dei materiali costruttivi,
il degrado dei materiali (seguendo la codifica “Raccomandazioni NorMal 1/88”), i risultati di
eventuali saggi di pulitura, stratigrafie ecc., le tipologie costruttive di solai, coperture, murature
ecc.; tutto questo materiale permetterà al progettista di studiare le metodologie di intervento
e di trovare le soluzioni più appropriate per il manufatto e per l’eventuale nuova destinazione
d’uso.
L’esperienza insegna che più approfondito è stato lo studio del manufatto e, di conseguenza,
più esauriente il progetto, e minori saranno le sorprese in corso d’opera (ricordiamo che nel
restauro non tutto è prevedibile). Molto spesso purtroppo si riscontrano progetti carenti, soprattutto della parte propedeutica al progetto che viene colmata dall’esperienza, a volte non proprio
specifica, delle ditte di restauro (molto spesso ex imprese edili).
Per questo mi chiedo spesso: ma il progetto di restauro è davvero una materia “solo per alcuni”?
RESTAURI EDILI
MARMORINI
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FINITURE DI INTERNI
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Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
IO COSTRUISCO
PROGETTI
COSA PROGETTARE DOPO RIO+20
Maria Antonia Barucco
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Grafico 1: Disponibilità degli investitori a spendere
somme addizionali per un edificio sostenibile. La somma
addizionale è calcolata in percentuale sul costo di un
edificio tradizionale (per esempio lo 0% in più, l’1-2%
in più e così via). Le stime sono relative agli edifici per
uffici (fonte: Hines, 2009)
Grafico 2: L’impatto economico delle costruzioni
certificate sostenibili in Europa. In dettaglio si può
vedere il numero dei posti di lavoro diretti, indiretti e
indotti (fonte: Hamilton, 2009)
Giugno 1992, il Summit della Terra tenutosi a Rio de Janeiro è la prima conferenza mondiale
dei capi di stato sull’ambiente. In questo incontro furono discusse varie tematiche, in termini strategici ma soprattutto considerandone il risvolto sociale ed economico a livello internazionale.
Si ragionò in merito all’inquinamento prodotto dalle attività industriali (emissioni di tossine,
piombo e rifiuti velenosi), si provò inoltre ad ipotizzare come tali produzioni inquinanti ed “energivore” (termine coniato per descrivere la voracità con cui tante produzioni consumano energia)
potessero trarre beneficio dalla sostituzione delle energie da fonti fossili con energie da fonti
rinnovabili. Il dibattito investì non solo le attività produttive ma anche il settore dei trasporti,
colpevole della congestione e dell’inquinamento delle città. Venne infine dedicato ampio spazio
al tema dell’acqua e, con uno sguardo verso un futuro più distante, la conferenza di Rio aiutò a
comprendere il crescente valore di questa risorsa, chiamata addirittura “l’oro blu”.
Giugno 2012, vent’anni dopo il primo Summit della Terra, ha avuto luogo l’incontro chiamato
Rio+20, utile a verificare lo sviluppo dei progetti definiti nel 1992 e a programmare i nuovi
obiettivi, anche alla luce del crescente peso delle economie cinese, indiana e brasiliana.
Ban Ki-Moon, segretario generale delle Nazioni Unite, dice che il Summit di Rio 2012 è “too
important to fail”, troppo importante per fallire, ma le contingenze finanziare ed economiche
(non solo europee) hanno costretto molti capi di stato ad essere assenti dall’importante incontro. La crisi mondiale pare non lasciare il tempo per “organizzare” lo sviluppo che viene chiamato “sostenibile”, quello sviluppo culturale, economico e politico che è teso a garantire una
vita dignitosa ai 7 miliardi di persone che oggi vivono sulla Terra e ai 9 miliardi che vi vivranno
alla metà del secolo attuale.
Bill Eastley, esperto di sviluppo sostenibile della New York University, ha dichiarato che “i
delegati arrivano a Rio per celebrare vent’anni dove non è successo niente, dopo un vertice Onu
dove non era successo niente”.
Forse è vero che le politiche e le economie internazionali nel Rio+20 non hanno definito
scadenze perentorie o che non hanno nemmeno avvicinato gli obiettivi fissati vent’anni
fa per oggi. Forse è vero che l’emissione di gas inquinanti in atmosfera è in continuo aumento
perché, a fronte di tante maggiori efficienze dei paesi sviluppati, riscontriamo una nuova industrializzazione, pesante ed inquinante, nei paesi sottosviluppati ed in via di sviluppo.
Ma è anche vero che il modello culturale ed economico si sta modificando rispetto a quanto abbiamo visto e vissuto nel secolo scorso. Per esempio, in Italia il mondo
dell’edilizia, seppur soffocato dal periodo di crisi, sta continuando ad illustrare i progressi di
scienza, tecnologia e capacità imprenditoriale mostrando di quale forza è capace un ambiente
davvero creativo.
Progettisti e produttori di materiali e componenti per l’edilizia si fanno esponenti di
politiche e scelte volte a definire la sostenibilità. Alla politica sta il dovere di riconoscere
questo impegno e di supportare tali innovazioni in quanto sono le fondamenta sulle quali i
Summit di Rio definiscono lo sviluppo dell’economia per il prossimo futuro.
Questo potente interesse collettivo rivolto alla sostenibilità troverà forza e diverrà motore di
innovazione, e quindi di mercato, nel momento in cui si avrà la capacità di creare connessioni
e relazioni tra i nuovi prodotti, i processi e le innovazioni che sono individuabili già oggi nelle
eccellenze del settore edilizio.
Queste teorie trovano dimostrazione nei numeri di un mercato in continua espansione, come si
può vedere nel grafico, anche a fronte di un forte arresto del settore edilizio, la curva del mercato degli edifici sostenibili è in rapida ascesa e in crescita sono anche gli interessi del pubblico.
Purtroppo l’Emilia insegna. L’imprenditore che intende avviare l’attività si deve procurare il
certificato di agibilità per avere la sicurezza che i propri dipendenti operino in condizioni di
rischio minimo.
La semplificazione amministrativa, ora, ha disciplinato che: “il titolare dell’azienda, in quanto
responsabile della sicurezza sul luogo di lavoro, diventa il soggetto deputato ad acquisire
la certificazione di agibilità sismica rilasciata – a seguito delle verifiche di sicurezza
effettuate ai sensi della normativa di settore – da un professionista abilitato. Tale
certificazione dovrà essere poi depositata presso il comune, che, a sua volta, le trasmetterà
periodicamente ai centri di coordinamento operativo sul territorio” .
L’INAIL, però, precisa che il “collaudo statico è disciplinato dalla legge 1086/1971, nell’articolo
7, là dove si dispone che obbligo del datore di lavoro è accertare se la costruzione sia in possesso del certificato di agibilità. Il collaudo, tuttavia, spesso non mette al riparo dai rischi potenziali di un terremoto, perché certifica semplicemente
che ci sia il rispetto della norma in vigore: il che,
come abbiamo visto, non significa che la struttura possa
resistere a un sisma, se il territorio - successivamente
all’edificazione - ha subito una classificazione diversa”.
In questo caso la normativa nazionale prevede un adeguamento alla nuova situazione solo nel caso di ristrutturazione ma non impone alcuna modifica immediata.
In netto contrasto con quanto appena affermato la normativa che Disciplina la Sicurezza sui Luoghi di Lavoro
D.Lgs 81/08 dice chiaramente che i locali aziendali
devono essere idonei alla destinazione cui sono
previsti, senza porre tempistiche o vincoli minimi, immediatamente.
Ma allora, al di là di ogni ragionevole dubbio sulle interpretazioni di norma, come stanno le cose?
L’unica verità oggettiva è sintetizzata nelle parole dell’ingegnere bolognese Guido Cacciari, vent’anni di esperienza in zona sismica, ne “Il Fatto Quotidiano” del 30 maggio
scorso: “I capannoni in prefabbricato ante 2006 sono
a rischio eccezionale di crollo alla minima scossa. L’unica sollecitazione orizzontale per
cui sono calcolati è il vento, a cui resistono per solo peso proprio [...]”.
Il crollo dei capannoni ha sottolineato il ministro dell’Ambiente Corrado Clini: “Pone dei problemi di sicurezza sui criteri di costruzione. Sicuramente hanno tenuto conto delle norme sismiche
ma su dati di rischio inferiore. Occorre aggiornare la mappa del rischio sismico e alle norme per
costruire in sicurezza in quelle aree”.
E torniamo ancora una volta al classico problema “all’italiana”: la politica, anziché fare una
normativa chiara che dice che tutti gli stabili aziendali, e non, devono essere costruiti con dei
requisiti standard antisismici, indipendentemente dalla zona in cui sorgono, si limita a distribuire responsabilità sulle “mappe”.
Nel frattempo la procura indaga gli imprenditori, già economicamente in ginocchio, per omicidio colposo plurimo, lesioni personali colpose e disastro colposo, mentre i lavoratori e i loro
titolari perdono la vita sotto le macerie dell’ennesimo rimbalzo di responsabilità.
Luigi Boggian
Giurista d’impresa
[email protected]
IO COSTRUISCO
SICUREZZA SUL LAVORO E CROLLI IN ZONA SISMICA:
MA È DAVVERO COLPA DEGLI IMPRENDITORI?
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
09/2012 pagina 15
CANTIERE E NORMATIVE
Un capannone distrutto nel recente terremoto in Emilia
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Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
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CANTIERE E NORMATIVE
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CONSOLIDAMENTO MURATURE
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Nelle costruzioni ormai datate ma anche in fabbricati nuovi o in siti dove lo spazio è molto contenuto, tipo sottofondazioni, garage, vano ascensori o plinti di fondazione, esiste la possibilità
di creare le fondazioni tramite l’inserimento di micropali. Per eseguire un lavoro a regola d’arte
l’impresa esecutrice dei lavori dev’essere dotata di macchine a basso impatto vibrante, per
essere in grado di operare nelle condizioni più disagiate, senza inficiare le superfici esistenti
e quindi senza scavo di sbancamento. Tra le tecniche adottate si nota l’uso del sistema TFEG
ad espansione che permette di forare meno in profondità, ma di creare invece un bulbo di
fondazione maggiore.
Tra le soluzioni adottate, oltre al micropalo e al tirante attivo/passivo, c’è il consolidamento
murario tramite iniezione di malte cementizie e/o resine ipossidiche a ridare consistenza anche a murature ormai disarticolate, questa tecnica viene anche coadiuvata dalla tirantatura tramite carotaggio delle murature stesse.
Nello specifico, con un esame al georadar iniziale e uno successivo all’iniezione, si può appunto
determinare la variazione di consistenza e resistenza della muratura dopo l’applicazione del
trattamento.
Il rinforzo delle muratura si presta nello specifico per murature storiche soggette a vincolo,
permette infatti di non demolire e di lasciare lo stato di fatto inalterato esternamente.
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IO COSTRUISCO
DEMOLIRE E RECUPERARE I MATERIALI INERTI
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
09/2012 pagina 17
CANTIERE E NORMATIVE
Vi siete mai domandati come si realizzano strade o piazzali? Che cosa si trova sotto l’asfalto?
Potrà sorprendervi sapere che sotto le ruote delle nostre macchine l’asfalto è sorretto da
pezzi di vecchie abitazioni ed edifici. Infatti gli edifici delle nostre città non diventano
completamente inutili dopo essere stati demoliti, anzi acquistano nuova vita. I pezzi
più grossi vengono utilizzati per realizzare le basi di strade o piazzali: viene eseguito lo sbancamento, viene posato l’inerte più grosso e di seguito viene gettato l’asfalto. I frammenti più
piccoli o la sabbia frutto delle demolizioni, invece, viene utilizzata per avvolgere le tubazioni,
come quelle delle fognature ad esempio, dato che, essendo composta da piccoli frammenti,
non rischia di rovinare le condutture.
Ma come è possibile ricavare questi inerti e dividerli in “grosso” e “fine”?
Vi sono ditte specializzate che se ne occupano e di seguito riportiamo un esempio concreto di
come si è intervenuti in un cantiere a Mira in provincia di Venezia.
Adriano Bergamo
[email protected]
Il cantiere consisteva in una campagna mobile autorizzata dalla Provincia di Venezia e dall’Arpav per il recupero di un’area artigianale/commerciale in tempi ristretti.
Il cantiere si presentava con due cumuli, rispettivamente di mc. 10.000 e mc. 15.000 circa, stoccati in precedenza. La prima attività è stata quella di frantumare con frantoio mobile cingolato
il cumulo di mc. 15.000 costituito da materiale da demolizione.
Contestualmente è stata preparata a ridosso del cumulo una piazzola ad un’altezza di circa 3
metri, per posizionare l’escavatore.
Il frantoio mobile detto anche “rev”, dopo aver frantumato con le sue mascelle in acciaio il
cemento armato, il calcestruzzo o il laterizio, recupera il ferro residuo dalla frantumazione con
un nastro calamitato posto all’inizio della macchina che accumula a lato il materiale trattato.
Esiste anche la possibilità di un “prevaglio” che riesce a recuperare la parte più sottile del
materiale frantumato, che viene accumulato mediante un nastrino trasportatore laterale.
Il materiale frantumato che si accumula davanti al nastro principale, viene poi spostato da una
pala gommata che provvede ad accumularlo a monte o a caricarlo su camion. Il cumulo di circa mc. 10.000 costituito da materiale già precedentemente frantumato, ma troppo fine, viene vagliato mediante un impianto mobile cingolato.
La procedura rimane sempre la stessa, posizionando l’escavatore a mezzacosta sul cumulo e
mettendo il materiale nella tramoggia vagliante. Mediante delle griglie, il materiale più fine
viene trasportato a cumulo per mezzo del nastro principale anteriore; mentre il materiale più
grossolano cade a lato.
Una lavorazione che richiede competenze e tecnologie avanzate e che permette di recuperare
enormi quantità di materiali per realizzare nuove opere urbane.
Alcune fasi del recupero dei materiali da demolizione
· DEMOLIZIONI
· SCAVI E MOVIMENTO TERRA
· TRASPORTO DI RIFIUTI SPECIALI
NON PERICOLOSI, SIA PER PRIVATI CHE
IN SUBAPPALTO
· TRASPORTI ECCEZIONALI A MEZZO
DI CARRELLONE (PIANALE).
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Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
IO COSTRUISCO
MATERIALI
UNA MEMBRANA TRASPIRANTE PER
UNA PROTEZIONE DI LUNGA DURATA
Un cantiere rimasto incompleto ha permesso di testare per 33 mesi il materiale
agli agenti atmosferici e all’azione degradante dei raggi UV
Nicola Piccoli
[email protected]
Si ringrazia
per la collaborazione:
Ufficio stampa DuPont™
Tyvek® per l’Italia
La membrana DuPont™ Tyvek® Enercor® Wall è rimasta
esposta per 33 mesi a Burwell, Regno Unito. Immagini
della facciate Sud e Nord; foto DuPont™ Tyvek®
In questo periodo di incertezza nel mercato edilizio, appaiono ancor più significativi gli sforzi
di alcune società produttrici di soluzioni per l’edilizia e dei loro distributori nel campo della
sostenibilità.
DuPont Building Innovations, la divisione di Dupont responsabile della rinomata gamma di prodotti DuPont™ Tyvek®, ha dimostrato di far parte di queste società, non solo per l’approccio
innovativo con cui l’azienda sviluppa costantemente nuove soluzioni e sistemi a vantaggio del
mercato, ma anche per i prodotti ottenuti che offrono prestazioni a lungo termine ed elevata
affidabilità.
Questo è stato provato in numerose occasioni, ma poche sono state più impegnative di quella
che ha avuto luogo in un cantiere a Burwell nel Regno Unito. Il prodotto in questione è DuPont™ Tyvek® Enercor® Wall, l’originale membrana traspirante a bassa emissività
per pareti, che è stata installata in quattro case con struttura in legno.
La membrana è stata fornita e adattata ai pannelli in legno durante la fase di produzione in
fabbrica. Sfortunatamente, il principale appaltatore è fallito durante la costruzione, lasciando i
lavori incompleti e la membrana è stata totalmente esposta all’azione degli agenti atmosferici
e del potenziale degrado da parte dei raggi UV per un periodo di 33 mesi.
Per quanto la situazione fosse disagevole, ha tuttavia offerto a DuPont l’opportunità di testare il prodotto in condizioni ambientali estreme. Campioni del materiale sono stati rimossi
per essere esaminati da DuPont, e il suo laboratorio in Lussemburgo ha fornito i seguenti
risultati:
DuPont garantisce la funzionalità di DuPont™ Tyvek® Enercor® Wall se protetto dall’esposizione ai raggi UV per i 4 mesi successivi all’installazione e i test hanno dimostrato che in
tale periodo di tempo il prodotto non subisce riduzioni prestazionali. Ciò nonostante, in
questo caso, il periodo raccomandato era stato superato dell’800%!
I risultati di questi test dimostrano che le aziende che scelgono un prodotto con un’affidabilità
comprovata, possono essere sicure delle prestazioni a lungo termine della membrana sia in
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09/2012 pagina 19
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
termini di efficienza energetica che di protezione della struttura, anche se esposta a vento,
pioggia e raggi UV.
I due più importanti criteri qualitativi per una membrana riflettente traspirante sono:
1) il valore di emissività e di conseguenza il beneficio per il coefficiente di trasmissione
termica della struttura;
2) la protezione contro le infiltrazioni di acqua.
Dai risultati dei test sopracitati, il tasso di impermeabilità è immutato, mentre le prestazioni
legate all’emissività hanno visto una riduzione di solo 0.03 punti. Questa minima perdita a
livello prestazionale diventa assai significativa se si tiene in considerazione il lungo periodo di
esposizione e offre a distributori, produttori, appaltatori e proprietari di abitazioni la sicurezza
che quando il materiale è installato seguendo le istruzioni della casa produttrice, è un prodotto
affidabile a lungo nel tempo.
Questo esempio dimostra, inoltre, come il prodotto fornisce una struttura con una protezione
di lungo periodo in tutte le condizioni
atmosferiche. Per oltre 33 mesi, l’area
di Burwell (e quindi anche il cantiere
in questione) ha sperimentato tutta
la gamma di condizioni climatiche del
Regno Unito senza che la membrana
subisse alcun danno.
DuPont™ Tyvek® Enercor® Wall fa
parte della famiglia di membrane ad
alte prestazioni di DuPont disponibili
sul mercato impiegate per muri, soffitti e tetti. Le membrane realizzate
da un’azienda che da sempre si dedica sia ai suoi clienti che ai progressi
nelle costruzioni e nella sostenibilità,
sono tutte certificate UE e conformi ai
suoi rigidi standard.
Per informazioni commerciali su DuPont™ Tyvek®, potete visitare il sito:
www.construction.tyvek.it.
DuPont™ Tyvek® Enercor® Wall è un’avanzata membrana
traspirante metallizzata con una comprovata
durevolezza; foto DuPont™ Tyvek®
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
IO COSTRUISCO
Esempi di pavimento in cotto.
© Poli Distillerie Srl
MATERIALI
Manutenzione di una superficie in cotto
Manutenzione ordinaria
La manutenzione ordinaria consente di rimuovere la polvere di deposito dalla pavimentazione e di
rinnovarne l’effetto ottenuto attraverso il trattamento.
Per il ripristino ottimale dello strato ceroso le operazioni di manutenzione devono essere precedute da un lavaggio con detergente neutro diluito in acqua secondo le istruzioni, con l’aiuto di uno
straccio ben strizzato per più volte fino a completa pulizia della superficie
Successivamente, per rinnovare la lucentezza della superficie, utilizzare una cera liquida a bassa
diluizione in caso di alto traffico e ad alta diluizione in caso di basso traffico.
Stendere la cera diluita con un panno morbido e umido.
Attendere 30 minuti circa prima di lucidare con un panno asciutto di lana.
Manutenzione straordinaria
La manutenzione straordinaria si effettua solo in casi particolari: quando il trattamento é particolarmente danneggiato; quando è molto vecchio; quando sono stati fatti interventi di trattamento o
di manutenzione sbagliati. Nei casi sopraindicati è assolutamente necessario rimuovere i vecchi
trattamenti o vecchi strati di cera da manutenzione per poi effettuare un nuovo trattamento.
Manutenzione straordinaria del cotto trattato con cere o con olio di lino
Allo scopo di riportare la superficie allo stato iniziale utilizzare un decerante a base solvente ad
elevato potere solvente
Applicare il prodotto uniformemente con un pennello ed agire energicamente sulla superficie
con l’aiuto di una monospazzola munita di disco opportuno quindi asportare
la cera rimossa con un aspiraliquidi.
Ripulita la superficie si può procedere
ad una nuova applicazione delle cere.
Manutenzione straordinaria del
cotto su superfici trattate con cere
metallizzate, resine filmanti all’acqua o cere di manutenzione
Allo scopo di riportare la superficie allo
stato iniziale utilizzare un decerante a
base d’acqua per Applicare il prodotto
sulla superficie perfettamente asciutta,
omogeneamente, con uno straccio. Passare sulla superficie con monospazzola
munito di disco opportuno.
Asciugare quindi con l’aspiraliquidi e
risciacquare abbondantemente con acqua per asportare la cera rimossa. Ripulita la superficie si può procedere ad un
nuovo trattamento.
Gledy Maroso – Nicola Puppo
[email protected]
Terra Cotta
Fornitura, posa,
e trattamento
pavimenti in cotto.
Maroso Gledy
Via Lavarda, 30/a | 36060 Molvena (VI)
Tel. 339 4394692 | Puppo Nicola cell: 348 1206121
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L’inimitabile sensazione di calore e naturalezza che solo un pavimento in legno può dare passa
attraverso le varie essenze scelte con cura da Italparchetti, accompagnandosi all’eleganza di un
prodotto realizzato con cura e precisione, nel rispetto dell’ambiente.
Italparchetti produce parquet tradizionale massello, composizioni a disegno, parquet stratificati
e pavimenti per esterni. La gamma di colori disponibili espressa dalle finiture delle linee “Color
Ecò” e “Deluxe” è ampia e variegata, e in questo senso Italparchetti fa dell’attenzione verso la
salute dell’uomo e dell’ambiente una questione imprescindibile utilizzando oli e cere ecologiche,
prive di principi attivi biocidi.
Il lungo e paziente lavoro di Italparchetti inizia là dove il legno cresce, rispettando la natura e il
rinnovamento biologico e utilizzando, ogniqualvolta è possibile, solo tronchi di foreste a crescita
controllata affinché ogni tavola sia unica ed inimitabile. Italparchetti ha ottenuto la certificazione
PEFC, una certificazione forestale che si fonda sul rispetto dei criteri e degli indicatori definiti
dalla Conferenze Ministeriali per la Protezione delle Foreste in Europa. Una scelta maturata in
un’ottica di forte attenzione ai temi legati all’ambiente e al rispetto delle norme ambientali e
forestali. Questo tipo di certificazione consente di produrre parquet con legno proveniente da
foreste gestite con modalità sostenibili e certificate, seguendo i criteri di buona pratica forestale
internazionalmente riconosciuti.
IO COSTRUISCO
PAVIMENTI IN LEGNO: EMOZIONI NATURALI
09/2012 pagina 21
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
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Italparchetti produce parquet tradizionale massello,
composizioni a disegno, parquet stratificati e pavimenti
per esterni in un’ampia scelta di colori
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
IO COSTRUISCO
MATERIALI
LA PIETRA NATURALE
UN MATERIALE ECOCOMPATIBILE
Andrea Benvenuti
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La pietra naturale:
un materiale ideale per costruire una casa
Costruire una casa ecologica diminuisce il nostro impatto sull’ambiente e migliora la nostra
vita.
Molti sono i fattori da considerare per realizzare una casa ecocompatibile, primo fra tutti la
scelta dell’area dove si intende costruire dove è necessario analizzare la morfologia del terreno,
il defluvio delle acque e il percorso del sole.
La parola d’ordine, infatti, è risparmio ed efficienza energetica: è fondamentale quindi progettare la casa con un adeguato isolamento termico, un impianto di riscaldamento a pavimento
o a combustibile a legna, un impianto elettrico e di produzione di acqua calda alimentato da
pannelli fotovoltaici e solari.
Si tende però a sottolineare poco l’importanza dei materiali da costruzione utilizzati per le
finiture interne ed esterne.
La pietra naturale risulta essere un materiale biocompatibile per eccellenza, in quanto si trova in natura in forma quasi finita, l’estrazione e la lavorazione, grazie anche a nuove
tecniche di estrazione, hanno un indice basso di consumo energetico e le severe norme di
ripristino ambientale garantiscono il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente.
L’alto grado di conduttività termica, l’elevata capacità di accumulare calore, l’alto potere di isolante termico ne fanno un materiale ideale nella costruzione di una casa.
Inoltre non è infiammabile, non si carica elettrostaticamente e non contiene sostanze tossiche
per la salute.
Il rifiuto prodotto in fase di lavorazione è considerato non tossico e viene riciclato e riutilizzato
come materiale inerte in edilizia o smaltito come materiale non pericoloso.
L’impiego della pietra natura trova quindi un largo utilizzo in edilizia: soglie, davanzali, pareti
esterne ventilate che permettono una riduzione notevole dei costi di riscaldamento e condizionamento, pavimenti interni ed esterni, scale, topo cucina e bagni.
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civili ed industriali
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• recupero del calore
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“Il marmo come l ’uomo,
prima di intraprendere
qualcosa devi conoscerlo bene
e sapere tutto ciò che ha dentro.”
Michelangelo Buonarroti
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Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
IO COSTRUISCO
Edilfer è specializzata nella fornitura e posa di
pavimentazioni interne ed esterne e
di prodotti specifici per la loro manutenzione
09/2012 pagina 24
IO COSTRUISCO PROMOTION
PAVIMENTAZIONI IDROREPELLENTI:
CARATTERISTICHE E MANUTENZIONE
I masselli in calcestruzzo nascono alcune decine di anni fa in sostituzione dell’asfalto con
l’obiettivo di migliorare l’aspetto estetico delle pavimentazioni urbane. Essi possiedono una buona resistenza alle sollecitazioni meccaniche e agli agenti atmosferici e, solitamente, hanno una
forma rettangolare e regolare. Grazie alla loro resistenza possono essere utilizzati senza alcun
problema per realizzare parcheggi e, grazie alla discontinuità tra un elemento e l’altro, la manutenzione è molto semplice e non si nota. Inoltre gli spazi presenti tra gli elementi permettono
all’acqua di raggiungere facilmente il terreno senza stagnare in superficie.
La posa viene effettuata a mano e, con l’utilizzo di macchine vibro-compattatrici, i masselli vengono fissati e pressati. Un importante vantaggio che offrono questi elementi è la possibilità di
personalizzarne forma e colore.
Inizialmente i masselli autobloccanti erano monostrato, ora invece spesso sono composti da due
diversi strati, ovvero la parte superiore è ricoperta da una superficie quarzata che ne migliora le
caratteristiche tecniche ed estetiche.
Questi tipi di pavimentazioni sono resistenti, ma necessitano comunque di manutenzione, per
eseguirla esistono prodotti appositi, ma vi sono anche aziende che hanno risolto il problema alla
radice.
In questo campo EDILFER da un po’ di tempo utilizza un prodotto estremamente innovativo e
diverso da quelli già esistenti sul mercato che, aggiunto all’impasto, permette l’idrorepellenza
dello strato “nobile” quarzato cioè impedisce il passaggio dell’acqua da qualsiasi direzione,
evitando così il deterioramento della superficie (ad esempio, formazione di salnitro, decolorazione, opacizzazione, formazione di microorganismi).
Per i pavimenti già posati da tempo o non ancora prodotti con la nuova soluzione, EDILFER è
comunque in grado di fornire una gamma completa di prodotti creati appositamente per
recuperare le caratteristiche iniziali del materiale o proteggerlo dalle macchie e dal
naturale degrado, mettendo inoltre a disposizione eventualmente per chi lo richiedesse, anche
mano d’opera qualificata.
Il servizio di recupero e/o protezione delle pavimentazioni offerto da EDILFER non si limita però ai
soli pavimenti in cemento ma spazia anche alle superfici in pietra naturale, cotto, gres porcellanato, calcestruzzo stampato e quant’altro, con la stessa professionalità e competenza.
Edilfer s.a.s. di Saorin Gino
Via Oriago, 36 - 30030 Chirignago (VE)
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Il meglio per la tua casa:
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
IO COSTRUISCO
MATERIALI
RIVESTIMENTI IN RESINA:
VERSATILITÀ E ORIGINALITÀ
Gianluca Rossi
[email protected]
Alcuni esempi di superfici con rivestimento in resina
09/2012 pagina 26
È un po’ come creare un’opera d’arte: il risultato sarà sempre sorprendente. E quel «difetto
artigianale» è ciò che lo rende unico ed originale. È questo il segreto di una pavimentazione in
resina cementizia: essere semplicemente irripetibile.
Oggi sempre più richiesta soprattutto nel settore residenziale e commerciale (showroom,
negozi). E non c’è superficie che non si possa rivestire utilizzando questa tecnica dalla gradevole resa estetica. Non solo si possono rivestire le pavimentazioni e le pareti, ma anche
realizzare rivestimenti completamente impermeabili su vasche da bagno, piatti doccia, piani
cottura e quant’altro. Un rivestimento in resina si presenta continuo e monolitico con
caratteristiche idrorepellenti, antisdrucciolo, resistente all’usura, facilmente risanabile. E proprio per queste caratteristiche viene anche utilizzato per soddisfare le esigenze
dell’industria alimentare farmaceutica, chimica, ospedaliera, come anche cantine, studiando
le superfici, valutando le esigenze del cliente,
proponendo la soluzione più adatta.
I rivestimenti in resina sono anche molto richiesti per impermeabilizzare piscine, fontane, terrazze parcheggi sotterranei, utilizzando prodotti
specifici e soprattutto certificati.
Utilizzare la resina per interni ed esterni delle proprie abitazioni è dunque una
tecnica non invasiva, esteticamente gradevole, dall’ottima conducibilità e resistenza, che permette di essere originali
anche nella scelta dei colori. I rivestimenti
in resina non sono infatti necessariamente monocolore, ma esiste un catalogo con le tinte a
disposizione per la resina cementizia. Mentre
le verniciature seguono la tabella dei colori
Ral. Così la camera da letto può essere gialla,
la cucina rossa e le pareti delle scale azzurre.
Il tutto per un risultato decisamente unico ed
irripetibile.
La tecnologia delle pavimentazioni in resina, finalmente,
con caratteristiche estetiche perfette per il settore privato.
RESINE
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Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
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MATERIALI
PAVIMENTAZIONI DRENANTI:
EQUILIBRIO TRA TECNOLOGIA E NATURA
Ivano Ferrari
[email protected]
La pavimentazione Lunix permette un completo
drenaggio delle acque meteoriche
Ecotraffic unisce la forma esagonale tipica delle
pavimentazioni industriali alla funzionalità drenante
09/2012 pagina 28
Il nostro pianeta si regge su un delicato equilibrio ecologico nel quale tutte le componenti
rivestono un’importanza fondamentale e sono in strettissima relazione l’una con l’altra. Siamo ormai coscienti di come tale alchimia possa essere facilmente compromessa a causa di
un uso poco attento e consapevole delle risorse a nostra disposizione, e sappiamo che è ormai prioritario investire in soluzioni di urbanizzazione che tengano conto dei criteri
di sostenibilità e che promuovano un uso intelligente ed efficiente dei materiali e
dell’energia.
L’urbanizzazione di vaste aree, sommata alla costruzione di zone industriali ed artigianali
con relative infrastrutture, ha comportato in molti casi una impermeabilizzazione del
suolo. L’utilizzo di pavimentazioni che non tengono conto del naturale ciclo dell’acqua e del
necessario equilibrio tra precipitazioni, evaporazione, alimentazione delle falde acquifere e
deflusso superficiale delle acque meteoriche produce conseguenze profondamente negative.
Nelle superfici impermeabilizzate, infatti, si registra un rapido ed elevato deflusso superficiale
che arriva ad alterare il regime dei corsi d’acqua, inoltre si riscontra da un lato una ridotta
alimentazione della falda acquifera e dall’altro una scarsa evaporazione superficiale, il che
comporta un peggioramento delle condizioni climatiche e microclimatiche. Risulta quindi
evidente la necessità di trovare valide alternative per gestire il ciclo delle acque,
seguendo criteri di sviluppo sostenibile e utilizzando materiali compatibili con l’ecosistema in cui verranno inseriti. Sono auspicabili nuove strategie costruttive che permettano di
rispettare al massimo il ciclo naturale dell’acqua, migliorando di conseguenza anche la qualità
di vita nell’ambiente circostante. Avvalendosi, ad esempio, di materiali le cui caratteristiche facilitino l’interazione fra l’acqua e altri elementi naturali – erba, sabbia, terra
– e che assicurino la filtrazione delle acque piovane, così che possano tornare ad
alimentare le falde acquifere sottostanti.
Un esempio di prodotti “virtuosi”, (che favoriscono la gestione corretta delle acque
meteoriche) sono le pavimentazioni permeabili “drenanti”, che producono notevoli
vantaggi a livello d’impatto ambientale, ma anche economico, visto il ridotto costo di
messa in opera e manutenzione.
Sul mercato si trovano numerose soluzioni. Ad esempio Lunix® che rappresenta una novità
assoluta nel campo delle pavimentazioni per esterni: la sua particolare geometria, permette di ottenere un completo drenaggio delle acque meteoriche e impedisce la formazione di
pozzanghere. Inoltre, a differenza di quanto avviene con le normali pavimentazioni grigliate, il
manto erboso può svilupparsi in maniera uniforme contribuendo attivamente all’azione drenante: la superficie verde arrivare a rivestire il 57% dello spazio ricoperto, regalando
così un piacevole effetto estetico. Oltre alle pavimentazioni “forate” sono presenti sul mercato delle pavimentazioni che permettono il passaggio dell’acqua attraverso la loro struttura
porosa.
Questo permette di abbinare i vantaggi di una pavimentazione “chiusa” e quindi in regola con
tutte le normative relative alle barriere architettoniche, ai vantaggi delle pavimentazioni drenanti. Tra questi tipi di pavimenti si può ricordare il nuovissimo massello VP10.
Considerata la molteplicità
d’uso degli elementi filtranti e drenanti sul
mercato sono oggigiorno presenti
anche
tipologie
di materiale che
garantiscono una
corretta stabilità
anche in presenza
di traffico pesante.
Tra questi giova ricordare i masselli
autobloccanti Ecotraffic: una pavimentazione ad alto
spessore che unisce
alla forma esagonale,
tipica delle pavimentazioni industriali, la funzionalità drenante
grazie ai distanziali maggiorati.
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
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MATERIALI
INTONACI E IMPERMEABILIZZANTI NATURALI
PER LA BIOEDILIZIA
Mario Vanin
[email protected]
Una veduta esterna di Cà 75 Rose, un progetto che
ha unito bio-architettura e bio-edilizia per garantire
benessere, design e rispetto dell’ambiente
Nella pagina seguente: alcune fasi dei lavori all’interno
e all’esterno
09/2012 pagina 30
Nel 2008, da una collaborazione tra bio-architettura e bio-edilizia, ha visto la luce un edificio
massivo in bioarchitettura: una villa monofamiliare, costituita da due piani fuori terra e da uno
interrato, interamente pensata e realizzata con approccio bioclimatico.
“Cà 75 Rose” costruita nella pianura veneta, a San Donà di Piave in provincia di Venezia, è stata
pensata tenendo conto del particolare “clima padano”, che vanta inverni nebbiosi e freddi ed estati calde e particolarmente umide. Per ottenere la migliore condizione microclimatica dell’edificio e
un minore fabbisogno energetico, è stato scelto un sistema costruttivo monolitico, fondamentale
per assicurare una efficiente areazione, in grado di trattenere all’esterno l’alta temperatura e la
forte umidità senza l’utilizzo di impianti di climatizzazione e assicurando allo stesso tempo il dovuto isolamento termico invernale per un massimo comfort degli ambienti interni.
La progettazione dell’edificio è stata curata dallo studio Globarch – Architettura integrale di
Treviso, fondato dall’architetto Ermenegildo Anoja con la collaborazione dell’architetto Francesca Barea. La scelta bioclimatica di costruzione si è concretizzata sin dalla ricerca della planimetria più idonea, all’organizzazione degli spazi interni fino all’impiego di materiali costruttivi ecologici e naturali per tutti gli ambienti, la copertura e l’intonaco, reperiti in un’area geograficamente
omogenea (estratti e prodotti nello stesso ambito ecoregionale) secondo il principio della filiera
corta già applicata per i prodotti alimentari per limitare l’inquinamento da trasporto. Il problema
più difficile da risolvere in modo “passivo” visto il clima caldo umido della zona è stato quello della
riduzione dell’umidità dell’aria, che è risolvibile solo tramite una buona aerazione.
In sintesi, in questa zona la copertura ha la stessa importanza del pacchetto murario
che deve garantire il movimento dell’aria all’interno. La composizione principale delle pareti
è pertanto di argilla cotta, e ciò garantisce un’adesione chimica e non meccanica degli strati di intonaco al supporto murario: non essendoci isolanti termici né all’esterno né all’interno
della muratura, vengono quindi esaltate le prestazioni di traspirazione, inerzia termica ed
assorbimento dell’energia gratuita passiva, caratteristiche necessarie per un ottimo comfort
interno.
Lo studio planimetrico perciò, oltre a svilupparsi secondo i principi del Feng Shui, risponde
all’esigenza primaria di protezione dal freddo invernale ha inteso parimenti favorire il ricircolo
d’aria attraverso un sistema di ventilazione naturale e cioè creando grandi aperture. L’edificio è
stato pensato come uno spazio esistenziale in grado di aiutare l’uomo a ristabilire il proprio equilibrio naturale salvaguardando però l’ambiente, con una struttura votata al risparmio energetico,
alla salubrità degli ambienti interni e al contenimento dell’impatto ambientale.
Per il raggiungimento di tali scopi si è impiegato l’intonaco naturale Heres, che garantisce un
ottimo comportamento in caso di umidità ed è stato posto sulla muratura portante, realizzata a
due teste in blocchi di laterizio microporizzato con farina di legno, allettata con malta termica in calce idraulica e cocciopesto. All’esterno l’edificio è stato rivestito con un termointonaco
Heres a base di cocciopesto e perlite (coibentante), finitura in calce e cocciopesto tirata a
lama e trattata con impermeabilizzanti naturali e traspiranti Heres; mentre all’interno l’intonaco
è composto di calce aerea, calce idraulica e cocciopesto. Non essendoci altri isolanti termici
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09/2012 pagina 31
Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
né all’esterno né all’interno della muratura, si
sono esaltate le notevoli prestazioni di
traspirazione, inerzia termica e fonoassorbenza caratteristiche necessarie per
un ottimo comfort interno. All’atto della
stesura del termointonaco lo spessore previsto di 4 cm ha raggiunto una media di 5 cm,
incrementando l’isolamento termico.
Il tipo di intonaco applicato (Heres H-25) è l’ideale anche per il risanamento termico di edifici
storici, in tutti quei casi in cui vi siano murature
con superfici non omogenee, discontinue o pareti che necessitano, per una migliore abitabilità,
di un isolamento termico esterno onde evitare
danni da condense mantenendo il naturale equilibrio igrometrico della muratura esistente.
Conseguire un valore ecologico è possibile,
con l’utilizzo di materiali adatti a garantire
benessere e design, e proprio dall’esigenza di
rispondere alle problematiche ambientali crescono nuove collaborazioni nel mondo dell’architettura e dell’edilizia. Ecco che la composizione materica delle miscele Heres, idonee
all’impiego nell’architettura bioecologica, incontra l’approccio ambizioso del design e della
bioedilizia in una resa di comfort ed estetica
inimitabili, contribuendo a creare strutture in
sintonia con l’uomo e il proprio ambiente.
La nostra produzione
• CoCCiopesto • CalCe • Malte e intonaCi per Bioedilizia e restauro Conservativo (in cocciopesto, deumidificante,
termoacustici, dilavati e stampati) • Finiture alla CalCe (pitture, tadelact, stucco, marmorino, grassello di calce)
• paviMentazioni in pastellone a Basso spessore • paviMentazioni in Battuto veneziano • leganti naturali
servizi
• consulenza tecnica in bioedilizia e restauro conservativo • corsi di formazione tecnico-applicativa
• malte da rivestimento personalizzate e per interior design • formulazione di miscele storiche su campionatura
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Novità, prodotti e servizi per l’edilizia
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CHIUSURE
RIVENDITORI DI PORTE E FINESTRE:
UNA RICERCA NE DELINEA IL MERCATO
Nicola Piccoli
[email protected]
Un’indagine nel settore dei serramenti evidenzia
le preoccupazioni dei rivenditori in un mercato
sempre più esigente
09/2012 pagina 32
Qual è il futuro in Italia dei retailer italiani? Quale il profilo del consumatore moderno e quali
le sue aspettative?
I risultati di un’indagine effettuata da Reed Business Information e AstraRicerche – presentata in occasione del Forum di Primavera, evento dedicato al mondo dei serramenti moderni
che si è tenuto lo scorso 24 e 25 maggio a Veronafiere – tratteggiano lo stato attuale del mercato della rivendita di porte e finestre in Italia, gli scenari futuri, le aspettative dei rivenditori, il
tipo di valutazione che fanno dei propri fornitori.
Lo studio è stato effettuato su un campione di 400 rivenditori appartenenti a diverse
categorie: rivenditori puri, produttori industriali e artigiani di serramenti con rivendita a valle,
rivenditori idrotermosanitari, centri edili, grossisti/rivenditori di ferramenta. Tutti rigorosamente dotati di rivendita di serramenti.
Uno dei dati più significativi emersi dall’indagine Reed Business Information-AstraRicerche è
quello relativo alle prospettive future. Il 60% dei rivenditori intervistati si dichiara seriamente preoccupato per la situazione difficile che sta vivendo il mercato, su cui
gravano la contrazione del fatturato, la riduzione dei margini e il rischio della diminuzione dei
punti vendita.
Dalle risposte dei retailer, esce inoltre il ritratto di un consumatore sempre più esigente, ma anche più informato e preparato; il 66% degli italiani consulta Internet prima di
procedere all’acquisto dei serramenti, mentre il 51% ottiene informazioni attraverso la carta
stampata. Se da una parte questo dato può essere interpretato positivamente, dall’altro, Enrico
Finzi, presidente di AstraRicerche, mette in guardia sui “rischi” che il sempre maggiore utilizzo
di Internet da parte dei consumatori può comportare per il mercato, rendendolo maggiormente competitivo e difficile. Il rivenditore si ritroverà quindi sempre di più davanti a clienti preinformati, in grado di verificare facilmente le sue indicazioni e i suoi consigli, oltre che appurare
l’immagine e la reputation di una marca.
Per quanto riguarda invece le esigenze del consumatore, questo effettua le proprie scelte
prevalentemente in base al prezzo e alla qualità del prodotto. La percezione che ha del
retailer può essere considerato un punto di forza per questi ultimi. Nell’85% dei casi, infatti, il
cliente riconosce l’importanza del rivenditore come consulente e persona esperta e competente, anche a livello tecnico, in grado di consigliarlo e di guidarlo nell’acquisto.
E’ comunque importante ricordare che al fatturato dei rivenditori non contribuiscono solo i consumatori finali. La ricerca sottolinea infatti che il 72% dei rivenditori ha come referente
anche le aziende e, in misura minore, gli specialisti del settore, le imprese di costruzione, la
Pubblica Amministrazione, ecc.
Tornando alla figura del consumatore, il rivenditore ha un’idea molto chiara delle sue esigenze
e attese. Per il cliente la finestra è collegata agli aspetti termici, acustici, isolanti e di
innovazione tecnologica. La porta interna è invece legata alla qualità estetica e al design,
mentre la tapparella/persiana/scuro è associata alla coerenza con l’esterno della casa, in parte
all’ambito della sicurezza ma, soprattutto, a quello della convenienza.
La ricerca traccia infine le aspettative dei retailer per il prossimo futuro: qualità, supporto
tecnico, migliore informazione tecnica, un’offerta che si rinnova rapidamente e che riesce a proporre prodotti tecnologicamente all’avanguardia. Tra tutti, e qui quasi due terzi degli intervistati
hanno manifestato parere unanime, il desiderio di una gamma di prezzo più ampia.
NOVITÀ, PRODOTTI E SERVIZI PER L’EDILIZIA
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CHIUSURE
EFFICIENZA ENERGETICA: DAL 36 AL 50% PER
LE RISTRUTTURAZIONI EDILIZIE FINO A GIUGNO 2013
Si parla di 55% ma ormai si deve parlare di 50%. Questo è quanto purtroppo ha deciso il Consiglio dei Ministri riguardo le aliquote delle agevolazioni fiscali sugli interventi destinati
a migliorare l’efficienza energetica in edilizia.
Passano nel contempo dal 36% al 50% le aliquote legate alle ristrutturazioni edilizie.
Ecco il testo approvato dal Consiglio dei Ministri:
a. Agevolazioni fiscali per lavori di ristrutturazione.
Viene confermata ed estesa la disciplina degli incentivi fiscali per le spese di ristrutturazione
edilizia. L’agevolazione favorisce gli interventi edilizi ordinari.
La proposta prevede l’innalzamento, fino al 30 giugno 2013, delle soglie di detrazione IRPEF al
50% (attualmente è prevista al 36%) per lavori
fino a 96 mila euro (attualmente fino a 48 mila
euro), per favorire interventi di ristrutturazione edilizia.
b. Agevolazioni fiscali per interventi
di riqualificazione energetica.
E’ consentita dal 1 gennaio 2013 al 30
giugno 2013 la detrazione di imposta del
50 per cento per le spese per interventi di
riqualificazione energetica (fino al 31 dicembre 2012 resta valida la detrazione pari
al 55%).
Ufficio stampa Consorzio Finestra Veneta
[email protected]
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NOVITÀ, PRODOTTI E SERVIZI PER L’EDILIZIA
IO COSTRUISCO
IMPIANTI
IL COMFORT CHE PROVIENE DALL’ALTO:
SISTEMI RADIANTI A SOFFITTO
Arch. Paola Perissinotto
[email protected]
Quando ci si trova all’interno di un edificio spesso capita di sentire correnti d’aria o cambiamenti di temperatura da un locale all’altro; questo limita il comfort termico personale, ed è
luogo comune credere che l’aria calda salga verso l’alto e quella fredda tenda a rimanere a
livello terra. Negli ultimi anni una larga diffusione dell’uso di impianti di climatizzazione
con soffitto radiante ha permesso di verificare come il comfort termico sia maggiore
quando fresco e calore sono percepiti provenire dall’alto, poiché vengono scambiati per
irraggiamento tra il pannello e le superfici circostanti, compreso il corpo umano. In questo modo
un’ampia superficie del soffitto si mantiene a una temperatura diversa da quella dell’ambiente:
non si innescano i moti convettivi che scuotono l’aria all’interno di un locale e si lavora a basse
temperature. Un sistema di pannelli ancorato al soffitto permette di far scorrere nei tubi acqua
fredda per il raffrescamento, o calda per il riscaldamento, garantendo una temperatura ottimale
dell’ambiente di 18 °C e la riduzione di dispersioni all’esterno.
Vantaggioso in termini di igiene ambientale, inquinamento acustico, benessere fisico, facilità
d’installazione e libertà progettuale e d’arredo, la circolazione dell’aria è di tipo naturale
e la possibile formazione di umidità viene risolta attraverso l’inserimento di un impianto di deumidificazione. Poiché l’aria emessa si espande in maniera omogenea, questa è una soluzione
ottimale per ambienti aventi altezze irregolari: l’aria è raffreddata nello strato superiore,
quello a ridosso del soffitto, e scende verso il basso, dove incontra l’aria calda più leggera, che
tende a salire gradualmente.
L’impianto è solitamente costituito da moduli rivestiti di lastre di cartongesso posti sul soffitto,
all’interno dei quali vengono installati i circuiti a serpentina in polietilene, e separati da un materiale isolante termicamente ed acusticamente. In fase di progettazione è essenziale fare
scelte adeguate in termini di prodotto, resa, ed esigenze: spesso un’imprecisa realizzazione dell’impianto determina serie problematiche di dimensionamento, efficienza energetica e
deterioramento interno, che provocano un abbassamento del livello della qualità dell’aria e la
formazione di umidità e condensa.
Esempio tipico d’installazione di un impianto
radiante a soffitto
IMPIANTI TERMOSANITARI
CONDIZIONAMENTO E RIPARAZIONI
IMPIANTI DI IRRIGAZIONE
RISCALDAMENTO A PAVIMENTO
GAS - CALDAIE - PANNELLI SOLARI
IMPIANTI FOTOVOLTAICI
Via Correr, 4
1° ramo
30016 Jesolo (VE)
Tel. 0421.961445
[email protected]
Nell’ultimo decennio si sono visti moltiplicare gli impianti fotovoltaici su tetti di abitazioni, edifici industriali e a terra. Basti pensare che, ad oggi, in Italia sono stai installati più di 300 mila
impianti di cui quasi 50 mila in Veneto (seconda regione dopo la Lombardia).
Tale dato è destinato ad aumentare con la previsione di andare a coprire, entro fine 2012, il
5,5% dei consumi elettrici in Italia.
Nella maggior parte delle persone che decidevano d’installare un impianto fotovoltaico era
diffusa l’idea che una volta installato non ci sarebbe stato bisogno di alcuna manutenzione e
che le piogge potevano provvedere da sole alla pulizia dei pannelli fotovoltaici.
Con il passare del tempo si è riscontrato invece che una programmata e attenta pulizia dei
pannelli portava un aumento significativo del rendimento dell’impianto con un conseguente aumento dei Kwh prodotti nell’anno. Si è notato inoltre che un impianto solare senza una corretta
pulizia e manutenzione perde fino al 30% di producibilità.
E’ bene sapere che sono svariate le problematiche nella pulizia degli impianti: bisogna prestare attenzione a non graffiarne le superfici, a non impiegare detergenti troppo aggressivi e, nel caso, provvedere al recupero delle acque reflue.
Non si può impiegare la semplice acqua del rubinetto perché andrebbe irrimediabilmente a
danneggiare l’impianto.
A seguito di alcuni studi in materia si è appurato che la soluzione ottimale è l’impiego dell’acqua pura. L’acqua pura tende per natura a mineralizzarsi e in tal modo lo sporco si
aggrappa ad essa senza l’ausilio di detergenti.
Ci sono varie ditte che producono macchine che filtrano, tramite diversi passaggi l’acqua del
rubinetto rendendola demineralizzate e in alcuni casi ionizzata.
Ci sono impianti automatici, robot che si ancorano alle superfici del pannello tramite ventose e
provvedono alla pulizia dell’impianto oppure esistono semplici spazzoloni azionati da un operatore. In ogni caso tutti questi sistemi hanno in comune l’impiego dell’acqua pura.
Resta sempre da mettere sul piatto della bilancia, in base alle dimensioni dell’impianto, se attrezzarsi di uno di questi sistemi e provvedere autonomamente alla pulizia del proprio impianto
o se appoggiarsi a ditte specializzate.
La pulizia degli impianti fotovoltaici è consigliata almeno 2 volte all’anno poco prima
dei due periodi di massima efficienza dell’impianto.
Questo però dipende molto dalla collocazione dell’impianto.
Le principali cause che sporcano l’impianto sono l’inquinamento, gli uccelli, insetti vari, e negli
impianti a terra il taglio dell’erba o la terra stessa sollevata dalle macchine agricole.
Occorre poi considerare che, per come sono collegati gli impianti, anche se un solo pannello
è sporco non si va a perdere solamente il rendimento di quella superficie, ma ciò interessa
l’efficienza dell’intero impianto fotovoltaico.
Come, quante volte e da chi farlo pulire è un elemento soggettivo ad ogni impianto, ma bisogna
comunque partire dal presupposto che, una volta installato, l’impianto necessita di una pulizia
e manutenzione costante negli anni per mantenerlo ad un’efficienza ottimale.
Valentino Cagnin
[email protected]
IO COSTRUISCO
LA PULIZIA DEGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI
NOVITÀ, PRODOTTI E SERVIZI PER L’EDILIZIA
09/2012 pagina 37
IMPIANTI
Per pulire gli impianti fotovoltaici la soluzione ottimale
è utilizzare macchine che sfruttano le caratteristiche
dell’acqua pura, senza ausilio di detergenti
IMPIANTI
ADEMPIMENTI ANNUI
OBBLIGATORI PER
IMPIANTI FOTOVOLTAICI
DI POTENZA NOMINALE
SUPERIORE A 20 KWP
Riportiamo un piccolo vademecum in merito
agli adempimenti previsti dall’Agenzia delle
Dogane e dal Gestore dei Servizi Energetici
(GSE), ai quali sono sottoposti gli impianti
fotovoltaici di potenza nominale superiore ai
20 kWp.
Al fine di poter beneficiare degli incentivi e
non incorrere in sanzioni amministrative, vi
invitiamo a visionare con rigorosa attenzione
la presente guida.
Si ricorda infatti che, in caso di inadempienza, l’Agenzia delle Dogane è legittimata ad erogare sanzioni fino ad un
importo massimo di euro 30.000.
Ecco il vademecum:
• Dopo aver allacciato l’impianto alla rete, il
tecnico incaricato attribuisce all’utente un
codice Ditta per l’officina elettrica. Da quel
momento, il Soggetto Responsabile è tenuto alla compilazione del registro UTF con
cadenza almeno settimanale.
• Predisposizione della dichiarazione di consumo annuale ed invio della stessa in via
esclusivamente telematica all’Agenzia
delle Dogane entro e non oltre il 31 marzo
di ogni anno; si ricorda che detto onere investe gli impianti fotovoltaici che utilizzano
sia lo scambio sul posto che la cessione
totale.
• Trasmissione al GSE entro e non oltre il 30
aprile di ogni anno, della dichiarazione di
consumo già trasmessa in via telematica
all’Agenzia delle Dogane unita alla lettera
di accompagnamento.
I soggetti che non avessero provveduto all’invio delle comunicazioni inerenti all’anno
2011, oltre alle sanzioni di cui sopra, ed alla
possibile perdita del contributo GSE, hanno
la possibilità di adempiere a quanto previsto
dalla normativa vigente attraverso una procedura di regolarizzazione concessa per un
breve lasso di tempo.
Per ulteriori informazioni e
consulenza tecnica:
Ing. Alberto Basso
[email protected]
NOVITÀ, PRODOTTI E SERVIZI PER L’EDILIZIA
IO COSTRUISCO
IMPIANTI
AUTOMAZIONE ED INTEGRAZIONE DEGLI IMPIANTI:
DAL RISPARMIO ENERGETICO ALLA SICUREZZA,
PASSANDO PER IL COMFORT
Simone Casella
[email protected]
Con la “building automation” possiamo gestire tutti gli
impianti di casa in modo preciso e automatico
09/2012 pagina 38
Risparmio energetico significa non solo bassi consumi istantanei (edifici ad alte prestazioni energetiche) o produzione di energia elettrica e termica mediante fonti alternative ed economiche
(fotovoltaico o geotermia), ma vuol dire soprattutto ottimizzazione dei consumi: avere impianti
che consumano poco, ma che restano in funzione anche quando non serve, può rendere vani investimenti onerosi oppure non valorizzarli quanto meritano.
Diventa quindi imprescindibile l’utilizzo dell’automazione (building automation o domotica), perché potremo delegare all’edificio stesso il compito di gestire tutti gli impianti al posto nostro ed in
modo molto più preciso e raffinato.
Per grandi edifici sarà importante regolare al meglio le temperature di ogni singolo ambiente,
ottimizzando le temperature dell’acqua di mandata degli impianti di riscaldamento in base alla
temperatura esterna (mediante l’utilizzo di valvole a tre vie), e sfruttare al massimo l’aria esterna
quando conviene (freecooling,
indispensabile soprattutto nelle
mezze stagioni).
In un’abitazione privata, grazie
alla domotica, sarà possibile
gestire il riscaldamento diversificando orari e temperatura per ogni ambiente,
oppure comunicare all’impianto
che saremo a casa un’ora in ritardo o un’ora in anticipo. In tal
modo, sarà l’impianto stesso a
far sì che la nostra casa abbia
la temperatura desiderata nel
momento in cui rientriamo, ma
non prima (sprecando energia)
e nemmeno dopo (senza avere il
comfort richiesto).
Sia nelle abitazioni che nei
grandi edifici sarà fondamentale gestire anche gli impianti di
illuminazione in maniera ottimale, utilizzando per prima cosa la
luce naturale, ma garantendo in
ogni stanza la quantità di luce
necessaria mediante l’utilizzo di
luci dimmerabili che entrano
in funzione progressivamente,
consumando solo quanto realmente necessario.
Se un edificio vuole vantarsi
dell’appellativo di “intelligente”,
però, deve esserlo in maniera completa, quindi non solo risparmio e comfort, ma anche sicurezza.
Impianti antincendio, antintrusione, telecamere e controllo accessi, sia in grandi edifici che in
piccole abitazioni, devono poter non solo coesistere, ma collaborare ad una gestione intelligente:
in caso di incendio devo garantire il funzionamento di alcune utenze rispetto ad altre, segnalare
tempestivamente eventuali guasti in corso o intrusioni.
Solo nel caso di un impianto completo sarà possibile uscire di casa e con un solo tasto del nostro
cellulare spegnere le luci, chiudere le persiane, staccare la corrente dove non serve, verificare che
tutte le finestre siano chiuse, attivare l’allarme, abbassare la temperatura negli ambienti tenendo
sempre sott’occhio i consumi, sia istantanei che passati.
Diventa quindi fondamentale che tutti gli impianti, seppur diversi, vengano integrati in un’unica
interfaccia, in modo da garantire all’utente finale un utilizzo intuitivo ed un controllo semplificato.
Mediante l’integrazione saranno più facili anche le operazioni di manutenzione. Nel caso di problemi, infatti, il cliente dovrà interfacciarsi con un solo tecnico (e non con un tecnico diverso per ogni impianto) e sarà in grado di capire egli stesso il tipo di guasto. In tal modo, se
l’addetto alla riparazione non è già a conoscenza del problema (mediante sms o email di allarme!),
sarà possibile comunicargli in dettaglio il tipo di malfunzionamento presente; egli potrà, quindi,
procurarsi preventivamente il materiale necessario per effettuare la riparazione, garantendo un
intervento rapido ed efficace.
Building automation
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NOVITÀ, PRODOTTI E SERVIZI PER L’EDILIZIA
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LA BIOMASSA: SCELTA ECOSOSTENIBILE
Ing. Luca Frare
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A destra: Caldaia a legna e stufa a caminetto Buderus
A destra: Una termostufa Vescovi
40 ANNI DI IMPIANTI
E CLIENTI SODDISFATTI
Utilizzare combustibili solidi per scaldare gli ambienti presenta oggi innumerevoli vantaggi, il primo dei quali è quello di renderci indipendenti dai combustibili convenzionali, costosi ed esauribili.
In alternativa al gasolio e al gas si può infatti sfruttare l’energia rinnovabile: di sicuro il legno
e il pellet (suo derivato da scarto di lavorazione) rappresentano una scelta ecosostenibile. La loro
combustione, infatti, genera una quantità di anidride carbonica pari a quella assorbita dalle piante
nel loro ciclo di vita, mediante il processo di fotosintesi. Per questo motivo si può dire che legna
e pellet sono biocombustibili che prevengono l’inquinamento atmosferico, sono neutrali
per quanto riguarda la CO2 e non incrementano così l’effetto serra. Non solo, perché i residui
di lavorazione del legno sono materiali biodegradabili (contrariamente ai residui lasciati
da petrolio, carbone, metano), altamente combustibili, facili da reperire e venduti a prezzi molto
bassi. Dunque, diminuisce il dispendio di energia, si contengono gli sprechi ma allo
stesso tempo si migliora il rendimento energetico
ed economico. Sono questi i vantaggi che si ottengono
riscaldando gli ambienti con una caldaia a biomassa da
alternare o integrare alle caldaie convenzionali alimentate a gas e gasolio.
Ad oggi, il sistema più diffuso per riscaldare a legna è
quello di utilizzare stufe ad aria. Queste però, essendo
indipendenti dal resto dell’impianto di riscaldamento,
permettono di scaldare solo la stanza dove sono posizionate, al massimo qualche locale vicino. Esistono invece
termostufe e termocaminetti dal design raffinato
e con una vasta gamma di rivestimenti, simili alle
normali stufe e caminetti, ma che permettono di collegare idraulicamente la stufa a tutto l’impianto di riscaldamento dell’abitazione e quindi di riscaldare l’intera unità
l’abitativa. Inoltre, una termostufa, rispetto ad una stufa
convenzionale, ha la capacità di fungere da caldaia, riscaldando grandi quantità di acqua, anche per usi sanitari, con
un rendimento che dura anche dopo ore che è stata spenta. Per aumentare le ore di autonomia
dell’apparecchio, esistono stufe predisposte per funzionare sia a pellet che a legna, consentendo
il passaggio automatico da un combustibile ad un altro.
Un determinato tipo di installazione alternativa risulta valido sia negli edifici esistenti, sia nelle nuove abitazioni, dove vige l’obbligo di utilizzare almeno il 20% di energia prodotta da fonti
rinnovabili. Inoltre questa fonte di energia alternativa è consigliata anche come integrazione ad
impianti di riscaldamento che utilizzano pompe
di calore aria-acqua. Queste ultime, infatti,
producono minor calore quando la temperatura
esterna è molto rigida (uguale o inferiore a 5°C)
e così queste installazioni andrebbero a supplire
la riduzione di calore prodotta. L’importante è
che tali installazioni vengano montate da persone abilitate perché necessitano di particolari
accortezze, atte a garantire la massima efficacia
e sicurezza dell’impianto di riscaldamento; il tutto accompagnato da dichiarazione di conformità
per la posa a regola d’arte.
t Impianti termoidraulici civili ed industriali.
t Impianti di recupero acqua piovana.
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e caldaie a legna e pellet.
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Sistema abitazione: fotovoltaico + pompa di calore
+ impianto radiante
Ristrutturazioni: rifacimenti impianti su edifici:
(valutazione impianti esistenti con proposta soluzioni,
ed analisi economica)
I LED (Light-Emitting Diode, diodi a emissione luminosa) sono una fonte di luce artificiale sempre
più diffusa. Dopo essere comparsi sui pannelli di controllo di quasi tutti i dispositivi elettronici, oggi
vengono usati anche nei fari delle automobili, negli schermi televisivi e nelle lampade portatili e da
tavolo. Una delle ragioni principali è che sono molto efficienti: rispetto alle lampade tradizionali,
infatti, una parte minore dell’energia va sprecata in calore. Di conseguenza, a parità di energia
impiegata, illuminano di più.
Oggi però sappiamo qualcosa in più: che l’efficienza dei LED può superare di gran lunga il 100%.
In particolari circostanze, cioè, non solo i LED non generano alcun calore, ma addirittura
sottraggono calore all’ambiente e lo usano per aumentare la quantità di luce prodotta.
È stata un’equipe di ricercatori del celebre MIT (Massachusetts Institute of Technology), diretta da
Parthiban Santhanam, a compiere la scoperta. Era già noto che, al calare della tensione di alimentazione, l’efficienza di un LED cresce (ma la luminosità assoluta cala, per cui il fatto non può essere
sfruttato più di tanto in illuminotecnica). Gli scienziati del MIT hanno verificato che a un dimezzamento della tensione corrisponde una riduzione di quattro volte dell’energia immessa, fino ad arrivare al
punto in cui immettendo 30 picoWatt di potenza elettrica nel LED, questo emetteva luce per un totale
di 69 picoWatt, cioè il 230% dell’energia immessa. La spiegazione che viene data del fenomeno è
la seguente: nei LED la luce viene generata perché, facendo attraversare dall’elettricità un semiconduttore, alcuni degli atomi vengono colpiti dagli elettroni e generano luce per effetto fotoelettrico.
La vibrazione degli atomi dovuta al calore rende più probabile che questo si verifichi e
l’effetto è tanto più importante quanto più bassa è la tensione (questo perché a tensioni elevate la maggior parte degli elettroni attraversa il semiconduttore senza produrre fotoni). In pratica, il
LED in queste condizioni non solo non genera alcun calore, ma ne sottrae all’ambiente usandolo per
produrre una maggiore quantità di luce.
Come abbiamo detto, la quantità di luce prodotta in questo esperimento è troppo bassa per avere applicazioni pratiche. Tuttavia riscaldare i LED aumenta ulteriormente la loro efficienza, il che
lascia intravedere la possibilità di usarli come pompe di calore
controllabili con precisione, per raffreddare circuiti, lampade o
altri dispositivi.
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LED SUPEREFFICIENTI:
NON GENERANO MA ASSORBONO CALORE!
NOVITÀ, PRODOTTI E SERVIZI PER L’EDILIZIA
09/2012 pagina 41
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Gli studi sui LED stanno aprendo
nuovi scenari sui possibili utilizzi futuri
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ANALIZZARE IL RENDIMENTO ENERGETICO
DI UN EDIFICIO CON LA TERMOGRAFIA
Luca Di Donato
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in collaborazione con
Flir termografie
Una termocamera, lo strumento per
effettuare la termografia
La termografia è una tecnica non invasiva e non intrusiva che permette la visualizzazione di
immagini nel campo dell’infrarosso: tramite una termocamera è quindi possibile visualizzare
e analizzare le temperature di un ambiente attraverso una scala di colori ben definita.
Di recente la richiesta di costruzioni caratterizzate da un ridotto consumo energetico è aumentata in modo significativo e, contemporaneamente, gli ultimi sviluppi nel settore energetico e il
desiderio di vivere in ambienti confortevoli hanno fatto sì l’efficienza energetica abbia assunto
un’importanza sempre maggiore non solo per quanto concerne l’isolamento termico e l’impermeabilità dell’aria di un edificio, ma anche per quanto riguarda gli impianti di riscaldamento,
climatizzazione e ventilazione.
La presenza di difetti nell’isolamento, nella tenuta dell’aria oppure nell’impianto di riscaldamento, nelle strutture ad alto rendimento energetico, può avere un grande impatto sulle perdite
di energia. Tali difetti, infatti, possono comportare dei costi eccessivi di riscaldamento e manutenzione, ma creano anche le condizioni per un clima interno scadente.
E’ per questo che i test di verifica, ad esempio tramite la termografia, si sono dimostrati validi dal punto di vista del progettista, del costruttore, dell’amministratore
nonché dell’utente finale.
• Per il progettista l’importante è capire la funzione dei vari tipi di strutture, in modo che la
progettazione possa essere eseguita tenendo conto sia dei metodi di lavoro, sia dei requisiti
funzionali della struttura (civile, industriale, direzionale, ecc.)
• L’esecutore desidera che vengano effettuate prove e ispezioni per garantire che le strutture
mantengano la funzione prevista, inoltre si prevengono difetti sistematici evitando così costi
non necessari e futuri problemi a vantaggio sia dei produttori che degli utenti.
• Per l’amministratore della proprietà è essenziale che gli edifici vengano controllati in riferimento ai criteri di risparmio energetico, manutenzione e comfort per gli occupanti.
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La termografia permette di analizzare i consumi
energetici di un edificio e dei suoi impianti,
individuandone anche i difetti e le dispersioni
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L’EFFICIENZA
ENERGETICA
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TERMOIDRAULICI
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TERMICI
Ovviamente anche la termografia ha dei limiti: non è possibile ad esempio determinare
la trasmittanza dei vari elementi costruttivi e, anche se la norma UNI 13187 prescrive alcune
condizioni di prova riscontrabili solo in pochi casi nella pratica professionale, sta all’operatore
diligente valutare con attenzione la possibilità di applicare le specifiche previste dalla norma, e
nei casi in cui non sia possibile evidenzierà la non applicabilità indicandone il motivo.
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09/2012 pagina 43
NOVITÀ, PRODOTTI E SERVIZI PER L’EDILIZIA
• Per l’utente, invece, è importante che la struttura risponda ai requisiti annunciati per quanto
riguarda l’isolamento termico e l’efficienza energetica dell’impianto di riscaldamento, climatizzazione o ventilazione meccanica, dato che l’acquisto di una casa comporta un impegno
finanziario considerevole.
E’ altresì vero che lo stato di attuale crisi del settore edilizio e delle nuove costruzioni è in forte
rallentamento.
Ma crisi significa anche cambiamento e gli operatori del settore, nonché l’utente finale, dovrebbero riflettere sul fatto che esiste un enorme parco edilizio che necessita proprio di una
riqualificazione energetica.
Di conseguenza, in qualunque intervento di manutenzione o risanamento, si dovrebbe passare
attraverso una diagnosi dello stato di fatto dell’immobile, la quale riguarderà principalmente
l’involucro, ma anche l’aspetto impiantistico.
In particolare, con l’analisi termografica si possono individuare le irregolarità che non
appaiono ad occhio nudo, così da valutare l’entità dell’intervento in base alla tipologia e
struttura dell’edificio, oltre ad avere la possibilità, ad esempio, di valutare la qualità dei serramenti, di poter avere una mappatura impiantistica idraulica dell’edificio, al fine di evidenziare
il percorso delle tubazioni termo-sanitarie evitando demolizioni eccessive, ma anche anomalie
soprattutto in abitazioni datate e con impianti non isolati.
Inoltre con questo tipo di analisi si può verificare la presenza di ponti termici, che possono
essere di varia natura come per esempio una
discontinuità fra i materiali di costruzione
(si pensi ad esempio fra muratura e struttura in
cemento armato) oppure discontinuità geometriche (gli spigoli, ovvero i collegamenti tra
parete e parete, o parete e solaio, rappresentano dei ponti termici geometrici), i quali possono
causare nel periodo invernale un raffreddamento delle intercapedini e delle superfici interne
con conseguente deperimento delle prestazioni
termiche dell’edificio e con l’aggravante della
formazione di condense superficiali (la classica
muffa che si vede ogni tanto tra il soffitto e la
parete). Oppure si può individuare la presenza di umidità di risalita, che potrebbe causare il
danneggiamento delle strutture isolanti, dei collanti o degli intonaci.
In ambito termoidraulico, l’analisi termografica è indicata per la valutazione del rendimento
energetico, per esempio, di un sistema radiante a pavimento, soffitto o parete.
In particolare, la mappatura di un sistema radiante permette di verificare la sua efficienza energetica in relazione al tipo di rivestimento a contatto, dando l’opportunità al costruttore di equilibrare la circolazione del fluido riscaldante o refrigerante, con conseguente risparmio energetico
per l’utente finale e rendendo l’ambiente più piacevole da vivere.
E’ inoltre possibile verificare l’effettiva circolazione del fluido in questione. La presenza
di sacche di aria all’interno della tubazione del circuito radiante, per esempio, fa sì che il fluido
fatichi a circolare, con la conseguente anomalia dovuta a differenze di temperatura in locali ove
vi siano più circuiti (comunemente chiamati anelli).
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Comodi, essenziali e pratici: gli arredi per la casa al
mare impongono una raffinata semplicità
Abbandonati i toni marinareschi di arredi colorati in stile, il design delle moderne case al mare
si spoglia di tutti gli orpelli del caso e le trasforma in spazi ampi e funzionali minimal chic.
Oasi contemporanee dove rilassarsi, le residenze estive si fanno informali e, in linea con le
tendenze del momento, diventano “eco friendly” con ricercati dettagli sostenibili che fanno
del più semplice materiale di riciclo una soluzione di arredo originalissima.
Spazio dunque a carta, sughero e bambù, rivisitati per creare sedute, lampade e tavolini
ecocompatibili. Ad arredi versatili adatti per gli spazi interni ed anche esterni, perfettamente
riadattabili per il salotto di casa o per un aperitivo a bordo piscina. Declinati nelle più naturali
nuance del bianco, canapa, tortora e color terra o nei più audaci blu, verde, rosso e giallo i colori
delle case al mare diventano il leit-motive per creare ambienti intimi ad avvolgenti in cui dare
libero sfogo alla propria creatività.
Il trend del momento impone una raffinata semplicità. Ricreare un’ideale mimesi con il
contesto che le ospita è la caratteristica fondamentale dei living che devono necessariamente
essere funzionali visto il loro uso temporaneo.
Assolutamente out i comodi tappeti delle case
ordinarie, sostituiti con le più fresche pietre
naturali in grado di dare un allure romantica
all’ambiente senza rinunciare al tocco personale per rendere accogliente la casa. Estremamente chic i dettagli in vetro, negli oggetti
d’arredo ma anche utilizzati come pareti divisorie tra spazi, soluzione ideale per dare luminosità e profondità insieme alla casa. Abolito
ogni stereotipo, la casa al mare diventa una
tela bianca sulla quale dipingere.
L’unico must da seguire nell’arredo? Comodità, essenzialità e praticità.
Arredamenti
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ARREDO & FINITURE
UN AMORE DI SEDIE
Le creazioni di un giovane designer reinventano l’arredamento in tempi di crisi
Nicola Piccoli
[email protected]
A destra: Dalle linee morbide e dal design accattivante
“Fantasmina” mostra le sue mille sfaccettature,
presentandosi come una seduta ogni volta nuova
Sotto: Grazie alle sue linee semplici e al design
innovativo, Paper Chair rivisita la classica sedia in legno
Un design fresco e giovane, espressione di una generazione che sa reinventarsi attraverso un’originalissima interpretazione dei classici canoni dell’arredamento italiano.
Questa la cifra stilistica delle creazioni di Filippo Ghezzani, talentuoso
artista livornese approdato al design dopo una carriera da architetto.
Se gli si chiede cosa ispiri i suoi lavori, non cita le classiche frasi
prese a prestito dai grandi nomi del design ma, più semplicemente, sottolinea che alla base sta necessariamente l’esigenza di unire un’estetica curatissima nei dettagli
con prezzi decisamente low.
“L’arredamento – spiega Filippo Ghezzani – deve adeguarsi ai tempi. Preso atto della crisi economica che
stiamo attraversando, il design deve avere degno
spazio nella case di tutti: non un arredamento asettico ma coloratissimo, non un oggetto da ammirare
ma da vivere ogni giorno. Da scegliere e personalizzare senza che ciò comporti un aumento di prezzo”.
Spazio dunque alle classiche sedie da trattoria come
rivestite da foglio stropicciato, da scegliere in mille colori a seconda dello spazio che le ospiterà. Alle sedute dinamiche in ecopelle che prendono la forma di chi vi si siede. Alla
linea di poltrone e divani morbidissime, pensate anche in formato
baby, che si adattano a seconda del proprio corpo, anche loro da scegliere
in tessuti coloratissimi e da personalizzare con
comodissimi cuscini. Capita dunque
che sia possibile arredare il
salotto in economia e
di vedere i prodotti
di Filippo Ghezzani, gli
stessi che si sono guadagnati spazio nei tg nazionali, a casa propria, declinati
nella forma o nel colore che
più ci si addice!
Sopra e a destra: La collezione Formosa è nata per
ricreare un’atmosfera intima e calda in cui rilassarsi con
la famiglia
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L’ISOLAMENTO A CAPPOTTO:
DA RISANAMENTO A INVESTIMENTO
Flavio Muffato
[email protected]
Un buon isolamento a cappotto rappresenta un
investimento nel tempo, oltre che un efficace sistema di
coibentazione degli edifici
Da oltre 30 anni l’isolamento termico a “cappotto” rappresenta in Europa il sistema più utilizzato per coibentare gli edifici di nuova costruzione o nei cantieri di recupero. L’abbattimento delle
dispersioni termiche dalle pareti, infatti, dota l’edificio di una grande efficienza termica, che si
traduce in una forte riduzione dei costi di condizionamento (invernale ed estivo), un migliore
confort all’interno degli ambienti isolati con questo sistema e una riduzione di immissione di
sostanze nocive nell’atmosfera.
Inoltre, dal 1° luglio 2009, il Decreto Legislativo n. 311 stabilisce che anche in Italia gli edifici
debbano dotarsi di un “attestato di certificazione energetica”, che dichiari il consumo
medio annuo di energia della costruzione e che costituisca parte integrante dei contratti di
compravendita e affitto (influenzando anche il valore dell’immobile).
Per avere un termine di paragone, si pensi che una casa ben isolata consuma circa 15
KWh/mq anno, mentre una casa tradizionale può arrivare a consumarne più di 160 KWh/mq.
L’applicazione del cappotto risolve queste problematiche e nel tempo sono stati messi a punto
diversi pacchetti di isolamento termico, versatili e modulari che garantiscono la massima affidabilità e durata garantendo così il sistema giusto per ogni edificio e per ogni esigenza.
Un’azienda competente e preparata dispone di tecnici specializzati per valutare le soluzioni più
appropriate per risolvere le problematiche dell’immobile in modo da trasformare l’intervento di
“risanamento energetico” in un vero e proprio “investimento finanziario”.
Prima di eseguire un intervento di isolamento è necessario fare le seguenti valutazioni:
1. Valutazione dello stato di fatto della casa
2. Analisi costo-beneficio
3. Pianificazione dell’intervento scelto
4. Esecuzione pratiche edilizie, sicurezza cantiere e collaudo finale
5. Esecuzione dei lavori con manodopera specializzata e direzione lavori
6. Pratica recupero del 55% da presentare all’E.N.E.A.
7. Rilascio di attestato di certificazione energetica.
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Il comfort
dell’abitare
dal 1975
> dipinture e manutenzioni
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NOVITÀ, PRODOTTI E SERVIZI PER L’EDILIZIA
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ARREDO & FINITURE
VIVERE IN MODO SANO E CON STILE
Scegliere il parquet per la propria casa
Federica Momentè
[email protected]
Il parquet rimane tra i pavimenti preferiti per la sua
durata e il calore che emana negli ambienti
Il parquet, apprezzato e conosciuto da tutti, ha caratteristiche particolari e varie. Per avere le idee
più chiare nella scelta di quello che fa per noi abbiamo chiesto qualche consiglio a Denis Fava
della Fava Sergio & Figli, azienda che da anni opera nel settore.
La decisione è sicuramente di quelle importanti. Come possiamo scegliere il tipo di legno più
adatto al nostro arredamento?
“Queste scelte devono essere ben ponderate visto che il parquet diventerà il più grande ‘elemento d’arredo’ di casa vostra e che vi accompagnerà verosimilmente per gran parte della
vita. Il legno è una delle materie prime naturali per eccellenza che l’uomo utilizza da sempre e
la sensazione di ‘calore’ che trasmette è impagabile. Proprio per esaltare al massimo questa
sua caratteristica è necessario essere oculati nelle scelte che facciamo, affidandoci anche ai
consigli di un esperto che ci possa indirizzare non solo nella scelta del materiale dal punto
di vista qualitativo, ma anche delle caratteristiche che più rispondano alle nostre preferenze
estetiche”.
Perché i pavimenti in legno sono così amati?
“Il parquet è un pavimento che dura a lungo, si mantiene bello anche dopo molti anni e, se necessario, può essere levigato anche più volte. Ecco perché il parquet è considerato un vero e proprio
classico, sia se utilizzato per realizzare un pavimento di pregio nell’abitazione sia per una raffinata
stanza da bagno”.
Che materiali consiglia di usare?
“Noi ci affidiamo a Bauwerk che da oltre 70 anni progetta e produce parquet massiccio e prefinito
della massima qualità - oggi come allora - e lavora
solamente con posatori professionisti per garantire la massima qualità e la tecnologia più innovativa. È l’unico fabbricante di parquet ad avere
aderito finora al concetto ‘Sentinel-haus’ – istituzione a livello europeo per la salute dell’abitare
- e perciò può garantirvi un living sano verificato
e certificato. E avendo aderito allo standard Minergie, Bauwerk è un partner affidabile per una
costruzione con alti livelli di efficienza energetica.
Le materie prime provengono esclusivamente da
foreste europee regolamentate da precisi piani di
taglio e rimboschimento in funzione della qualità
e del controllo delle risorse. In più il trattamento
e la manutenzione sono completamente naturali
non utilizzando sostanze nocive”.
Che cosa consiglia come primo passo da fare?
“Niente vale di più di un colloquio. Non si può
trovare tutto in internet e negli opuscoli: per
quanto esaustivi non possono rispondere a tutte
le domande”.
pavimenti in legno
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CON LA STUFA AD ACCUMULO
RISPARMI ENERGIA E RISPETTI L’AMBIENTE
Eric Damiani
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Belle, eleganti e funzionali: le stufe in maiolica e i
camini ad accumulo uniscono benessere e risparmio
energetico
Tendaggi d’arredo e fine tappezzeria
Le stufe ad accumulo, quelle grandi e meravigliose stufe che arredano con prestigio ambienti
classici, rustici e oggi contemporanei, sono strutture pensate e costruite per funzionare
ad irraggiamento e per questo vengono dette radianti.
Il calore radiante è la principale forma di riscaldamento presente in natura, poiché radiante è il
calore che viene dal sole, che è irradiato dalla terra ed emesso dal corpo umano. Anche la stufa
si comporta come un piccolo sistema solare, infatti nella camera di combustione viene prodotto
quel calore ad alta temperatura, che, scaldando il rivestimento in refrattario della camera, si
trasmette ai panelli in maiolica, i quali lo assorbono e lo restituiscono all’ambiente a bassa
temperatura per irraggiamento. La stufa scalda in questo modo tutto ciò che la circonda, compresi i muri perimetrali, regolando anche l’umidità dell’ambiente, e il calore che diffonde per
irraggiamento abbatte le polveri sospese e pericolose soprattutto per l’apparato respiratorio
dei più piccoli, ionizzando l’aria e impedendo il proliferare di funghi, muffe, batteri e acari.
Benessere e ambiente
Scegliere un corretto sistema di riscaldamento è molto importante, considerato che, soprattutto alle nostre latitudini, passiamo almeno un terzo della vita in un ambiente abitativo riscaldato
artificialmente e siamo letteralmente immersi in un sistema tecnologico di controllo del caldo e
del freddo. Il modo in cui ci scaldiamo gli ambienti ha quindi sicuramente una grande
influenza sul nostro benessere psicofisico, ma è importante anche per la salute del nostro
pianeta, che dipende anche dalle scelte che facciamo. Una stufa, infatti, non solo provoca in
noi un senso di appagamento psicologico e ci ridona l’idea del caldo tepore del fuoco, ma è soprattutto un ottimo sistema di riscaldamento efficiente, economico e in sintonia con gli aspetti
fisiologici del nostro corpo.
Ogni stufa e ogni camino realizzato da un’azienda specializzata è il frutto di uno studio attento
dell’ambiente da riscaldare, delle caratteristiche strutturali e del posizionamento della casa e
delle esigenze particolari della committenza, fornendo la migliore soluzione per il riscaldamento naturale, proponendo nello specifico stufe in maiolica e camini ad accumulo
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09/2012 pagina 53
NOVITÀ, PRODOTTI E SERVIZI PER L’EDILIZIA
che emanano calore in maniera radiante, in modo da dotare gli ambienti del massimo comfort.
Per donare ad ogni spazio i benefici del calore radiante: salubrità degli ambienti, mancanza di
moti convettivi, sviluppo di ioni negativi, temperatura ideale per il corpo umano.
I materiali con cui vengono realizzate queste stufe sono prodotti certificati ed efficienti, che
forniscono benefit in termini di benessere fisico ed economico, assicurando una quota rilevante
di risparmio energetico per il riscaldamento della casa.
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LA CRISTALLIZZAZIONE DEL MARMO
PER RIDARE PREGIO AL PAVIMENTO
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La macchina monospazzola per
la cristallizzazione del marmo
Il marmo è una roccia calcarea compatta o dolomitica, adatta alla levigatura e alla lucidatura ed
impiegata sin dall’antichità come materiale per la scultura e per l’architettura.
Le sue caratteristiche principali sono di essere una roccia dura, cristallina, porosa, formatasi
per metamorfismo e di essere costituita essenzialmente da calcite e dolomite in granuli.
La grana del marmo è per lo più uniforme, ma può apparire più o meno fine a seconda del processo di cristallizzazione dei principali elementi che la compongono (il calcare e la dolomite).
Il colore del marmo, invece, dipende soprattutto dalla quantità degli altri componenti accessori
che lo compongono quali quarzo, clorite, granati e grafite e dalla presenza di impurità minerali
(argilla, limo, sabbia, ossidi di ferro, noduli di selce).
I marmi bianchi invece sono frutto del metamorfismo di rocce calcaree prive di impurità.
La cristallizzazione del marmo è un intervento alternativo alla levigatura e lucidatura
e, come queste ultime, mira a donare la lucentezza originaria.
E’ un procedimento che provoca una reazione chimica tra il carbonato di calcio contenuto nel marmo e il prodotto cristallizzante. Ciò conduce alla modificazione superficiale della
struttura molecolare del marmo con formazione di uno strato sottile di un composto minerale
di natura chimico/fisico differente. In conseguenza il marmo assumerà caratteristiche simili a
quelle del granito:
- Superiore durezza
- Superiore resistenza agli acidi
- Basso indice di rifrazione della luce
Da un punto di vista operativo, il pavimento deve essere innanzitutto lavato con un detergente ad alta alcalinità ed elevato potere sgrassante. Dopo una perfetta asciugatura verrà
applicato un velo molto sottile di cristallizzante lavorato successivamente con il passaggio di
una macchina monospazzola munita di apposito disco in lana d’acciaio inox a basso/medio
numero di giri. La lucidatura verrà data dall’aumento
della velocità dei giri che provocherà in questo modo
il riscaldamento della superficie producendo la reazione chimica. Maggior numero di passaggi equivale
ad una maggior lucentezza.
Grazie a questa trasformazione, l’aspetto diviene più compatto, traslucido, brillante e quindi
acquisisce maggior pregio.
La cristallizzazione trova campo di applicazione su
tutti i pavimenti in marmo, travertino, palladiana, graniglia, pietra calcarea, sia per la finitura dei pavimenti nuovi levigati ma non piombati, sia per ripristino
del lucido di pavimenti usurati nelle zone di maggior
traffico e anche vasto impiego in qualsiasi ambiente
sia privato che pubblico: abitazioni, condomini, uffici,
alberghi, banche, ospedali, aeroporti ecc.
Un pavimento in marmo, prima e dopo il trattamento
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NOVITÀ, PRODOTTI E SERVIZI PER L’EDILIZIA
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FIERE ED EVENTI
BIENNALE DI VENEZIA E QUARTETTI JAZZ
La 13^ edizione “Common Ground” affronta le complessità dell’Architettura
contemporanea e rilancia il network come modello vincente
Arch. Antonio Girardi
[email protected]
Dal 29 agosto gli splendidi e suggestivi spazi
dell’Arsenale di Venezia ospiteranno
la 13^ edizione della Biennale di Architettura
dal titolo “Common Ground”
09/2012 pagina 56
La Biennale di Venezia è da oltre un secolo una delle istituzioni culturali più prestigiose al
mondo, all’avanguardia nella promozione delle nuove tendenze artistiche. La Biennale d’Arte,
che si tiene negli anni dispari, è al mondo la più antica manifestazione artistica periodica di
carattere internazionale. La prima edizione si tenne nel 1895 all’interno di quelli che erano i
Giardini Napoleonici nel sestiere di Castello. L’ultima è stata inaugurata l’anno scorso sotto la
direzione di Vittorio Sgarbi.
A partire dal 1980 è stata istituita la Mostra Internazionale di Architettura di Venezia.
Con la prima edizione venne inaugurata anche una nuova sede ufficiale, che si affianca a quella
storica dei Giardini: l’Arsenale. Uno dei meriti della Biennale è stato quindi anche quello di
rendere fruibile al pubblico per gran parte dell’anno uno dei posti più affascinanti di Venezia,
l’immenso cantiere dove, a partire dal XII secolo, si costruivano le navi della Repubblica di
Venezia. Anche solo la bellezza del luogo dove si svolge basterebbe a rendere irrinunciabile
una visita alla Mostra.
Il prossimo 29 agosto si inaugurerà la 13a edizione della Biennale di Architettura. Ormai questo
evento è un punto di riferimento internazionale per architetti, designer e operatori del settore
nell’ambito dell’architettura, dell’arte, della moda e della comunicazione. L’ultima edizione,
nel 2010, ha attratto 170 mila visitatori, con un incremento del 31% rispetto al 2008. Durante i
tre mesi di apertura è stata ai primi posti tra le esposizioni italiane più visitate, con una media
giornaliera di 2 mila visitatori. È stata diretta dall’architetto giapponese Kazuyo Sejima e
aveva come slogan “People Meet in Architecture”, con l’idea di ripensare l’architettura
come bene della collettività.
Quest’anno la cura dell’evento è stata affidata all’architetto inglese David Chipperfield che
ha proposto un progetto curatoriale chiamato “Common Ground”. Il senso dell’idea di Chipperfield è che le esigenze di cui l’Architettura oggi deve dar conto hanno raggiunto un tale
livello di complessità che l’architetto da solo non è in grado di dominare tutti i fattori
del progetto. Pensiamo, ad esempio, alla complessità che può avere lo sviluppo dei master
plan delle megalopoli contemporanee. Pensiamo alla complessità che il progetto sostenibile
deve affrontare, dovendo rispondere non solo alle tipiche esigenze di un edificio, ma anche a
problemi ambientali, sociali, ed economici. Pensiamo alla complessità che comporta la prassi
attuale di lavorare con biologi, ecologisti, informatici, o con scienziati che studiano materiali e
sistemi avanzatissimi, come le nanotecnologie. Common Ground si chiede come dominare
questa complessità, suggerendo che solo nel lavorare in network ci possa essere
una soluzione. Ciò però comporterebbe un grande ripensamento del ruolo dell’architetto, che
perderebbe il suo ruolo di regista in una struttura verticale. Il modello, quindi, non dovrebbe
più essere quello di un’orchestra sinfonica, con un direttore che tiene il tempo e indica agli
altri strumenti quando devono suonare. Il nuovo modello è quello di un gruppo jazz, in cui
notoriamente ogni musicista ha un ruolo equivalente all’altro e non ci sono “prime donne”. Il
tema della Biennale è molto attuale. Credo che ne vedremo delle belle.
NOVITÀ, PRODOTTI E SERVIZI PER L’EDILIZIA
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NOVITÀ & CURIOSITÀ
KEEPER: L’ANTISCIVOLO UNIVERSALE!
Geom. Anna Cartini
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A chi non è mai capitato di scivolare su una superficie bagnata? L’utilizzo delle nanotecnologie non più solo in campo scientifico, ma sempre più anche in ambito pratico, si è rivelato
molto utile nella risoluzione di problemi come questo. Recenti studi, infatti, hanno portato
alla commercializzazione dI Keeper, un prodotto nanotecnologico antiscivolo. Keeper
agisce chimicamente a livello microscopico con le molecole dell’area trattata, dissolvendo
un numero controllato di silice in modo tale da modificare la porosità della superficie stessa.
Questo profilo è impercettibile e non può essere né visto né sentito; inoltre non compromette
i processi di pulizia in quanto è situato sotto il livello della superficie e non sopra, cosa che
invece avviene con le vernici antiscivolo. Quando l’area trattata si bagna, questa porosità
modificata si trasforma in migliaia di ventose che impediscono di scivolare. Keeper è un
sistema innovativo che non corrode, né microfora le superfici; è semplice, sicuro, duraturo
nel tempo, resistente agli acidi, agli alcalini e ad ogni forma di aggressione chimica. Keeper
può essere applicato su tutti i materiali che contengono piccole quantità di silice, ovvero su
tutti i minerali naturali. Esiste un prodotto specifico per le diverse superfici: ad esempio vi
è quello adatto al trattamento dei piatti doccia e delle vasche da bagno (quindi applicabile
su porcellana, ceramica e smaltati) e vi è quello per il trattamento di gres, clinker, cemento,
maiolica, cotto.
Basta scivoloni sul bagnato con il nuovo Keeper, frutto
degli studi sulle nanotecnologie applicate alle superfici
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NOVITÀ, PRODOTTI E SERVIZI PER L’EDILIZIA
IO COSTRUISCO
Il “California Academy of Science” di San Francisco,
progettato da Renzo Piano, è uno degli esempi più
interessanti di “green building” degli ultimi anni
IO COSTRUISCO ICONS
IL MUSEO DELLA SCIENZA
DI RENZO PIANO IN CALIFORNIA
Il “California Academy of Science” progettato da Renzo Piano è stato inaugurato il 27 settembre del
2008 a San Francisco. L’apertura del museo fu oscurata però in quei giorni da fatti ben più importanti
che ne distolsero l’attenzione mondiale. Negli stessi giorni, infatti, la società finanziaria Lehman
Brothers, dalla storica sede di Wall Street dichiarava al mondo il fallimento, inabissando il sistema
economico mondiale. Come non bastasse, lo stesso giorno, il neo eletto Barack Obama iniziava il suo
incarico di presidenza alla Casa Bianca, chiudendo la tormentata “era Bush”. Il cosiddetto sistema
economico “too big to fail” (troppo grande per fallire), basato su operazioni finanziarie spregiudicate
e su speculazioni di risorse ritenute erroneamente infinite, mostrava al mondo tutta la sua fragilità.
L’edificio di Piano vedeva così la luce in un momento cruciale carico d’interrogativi e la sua inaugurazione in quei giorni fu, a mio avviso, particolarmente significativa perché sembrava già cogliere
le incertezze globali. L’abilità di Piano non fu solo quella di saper utilizzare in maniera sapiente le
tecnologie a disposizione (sapere encomiabile, già di suo), ma il suo approccio ci dimostrò come non
sia possibile un’unica soluzione alle problematiche progettuali, bensì sistemi multipli di soluzioni
dove la capacità di risolvere problemi deriva dal saper integrare discipline diverse.
Il ”California Academy of Science” ad oggi rimane uno degli esempi di architettura più interessanti
degli ultimi anni. L’edificio è composto da vari elementi: un museo di storia naturale, un
acquario, un planetario e un centro di ricerca che protegge oltre 20 milioni di specie
animali e vegetali provenienti da tutto il mondo. La copertura ondulata fa eco alle colline di San
Francisco, mimetizzandosi nel territorio che lo accoglie quasi a sparire. Il tetto, oltre a sfruttare i 18
mila metri quadrati di micro cristalli sensori per captare l’energia solare, funziona anche come membrana traspirante grazie ad un milione e mezzo di graminacee autoctone che non necessitano di irrigazione e che garantiscono agli ambienti interni del museo un microclima ideale. L’aria condizionata
è completamente sostituita da un sistema naturale che sfrutta al meglio i capricci climatici di San
Francisco ovvero le nebbie estive e i venti dell’oceano. Nella costruzione dell’edificio è stato riciclato materiale proveniente dalla demolizione del precedente museo. Circa 9 mila tonnellate di calcestruzzo e 12 mila di acciaio invece di finire in discarica sono state recuperate e riutilizzate
raggiungendo un mirabile risultato: circa il 90 % delle strutture in acciaio usano metallo riciclato. Il
materiale isolante è composto da lanugine proveniente dagli scarti dei blue jeans degli
stabilimenti californiani della Levi’s. Un omaggio alla storia di San Francisco, protagonista della
battaglia contro la guerra in Vietnam, teatro del “Free Speech Movement” di Berkeley nel ‘68 e che
nell’Ottocento diede i natali allo scienziato-militante John Muir, colui che lanciò la campagna per la
creazione dei parchi naturali. La città con una vocazione “verde”, per natura.
Arch. Cristiana Favretto
[email protected]
09/2012 pagina 60
Vorrei ampliare la mia abitazione con una struttura leggera che non comporti “troppa
burocrazia”. Che soluzioni proponete?
Risponde Monia Nardin
Nardin Le Tende (Ponte di Piave - TV)
La soluzione più veloce ed elegante è sicuramente quella di realizzare una pompeiana con
copertura mobile e leggera sorretta da una
struttura in legno o metallo.
Normalmente queste strutture se non sono di
grandi dimensioni, ovvero inferiori ai 20 mq circa, non richiedono permessi particolari, anche
se è sempre necessario fare una verifica presso
l’ufficio tecnico del proprio Comune.
La struttura si può posare su una platea in cemento, su piastrelle o direttamente a terra utilizzando dei basamenti metallici che non richiedono alcuno scavo.
La tenda che funge da copertura può restare
aperta tutto l’anno in quanto è testata per sopportare proibitive condizioni climatiche e venti
di forte intensità, l’unico caso nel quale è consigliabile chiudere la tenda è nell’eventualità
avvenga una forte nevicata, dato che tenda e
struttura non sono studiati per sopportare grandi carichi. Per coperture di piccole dimensioni la
tenda si può riavvolgere anche manualmente,
ma è sicuramente è più comodo e consigliabile
l’utilizzo di un motore elettrico.
La tenda è composta da 3 strati: all’esterno due strati di pvc, nel mezzo invece si trova un tessuto
oscurante, in questo modo la pulizia della parte a vista è semplice, mentre lo sporco che si può
accumulare nella parte superiore della copertura non sarà visibile.
E’ anche possibile chiudere sui 3 lati queste strutture, andando a creare un giardino d’inverno, o
con delle tende riavvolgibili dello stesso tessuto della copertura oppure realizzare una struttura
fissa chiudendo i 3 o 4 lati con delle vetrate.
Perché scegliere un serramento in acciaio?
Risponde Loredana Modolo
SAT Serramenti (San Fior di Sotto - TV)
I profili in acciaio sono ricavati da lamiere di grosso spessore che permettono di costruire serramenti blindati, con minimo ingombro visivo dei telai, testati antieffrazione, antiallagamento,
antiproiettile, con elevate prestazioni in termine di resistenza al carico del vento, tenuta all’acqua ed aria, il tutto affiancato da ottimi sistemi di isolamento termoacustico e, all’occorrenza,
tagliafuoco.
Inoltre, si possono avere innumerevoli possibilità di finiture, dalla verniciatura in tutte le colorazioni RAL alla satinatura e lucidatura dall’inox all’acciaio cor-ten, al rivestimento in legno o
in qualsiasi altro materiale, permettendo di personalizzare l’aspetto estetico dei serramenti con
l’ambiente nel quale sono inseriti, sia con quelli dal carattere rustico che dai tratti decisamente
più moderni. Un altro vantaggio, non di poca importanza, è che la robustezza dell’acciaio permette di creare serramenti con aperture molto ampie.
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09/2012 pagina 61
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