ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA Ufficio stampa Rassegna stampa 9 maggio 2008 Responsabile : Claudio Rao (tel. 06/32.21.805 – e-mail:[email protected]) 1 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA SOMMARIO Pag. 3 MINISTRO GIUSTIZIA: Alfano: basta contrapposizioni, pronto a discutere con i magistrati (il messaggero) Pag. 4 MINISTRO GIUSTIZIA: “Lotta alla mafia il primo impegno” (la repubblica) Pag. 5 MINISTRO GIUSTIZIA: Alfano comincia da Falcone e Borsellino (il sole 24 ore) Pag. 6 MINISTRO GIUSTIZIA: Intercettazioni e certezza della pena: le prime leggi (il messaggero) Pag. 7 AVVOCATI: Consigli giudiziari: il Cnf chiede al nuovo Governo di restituire la parola agli avvocati sulla professionalità dei magistrati (diritto e giustizia) Pag. 9 AVVOCATI: Riforme, avvocati in pressing (italia oggi) Pag.10 AVVOCATI: Più spazio agli avvocati nei Consigli giudiziari (il sole 24 ore) Pag.11 AVVOCATI: Avvocati designati quali componenti dei Consigli giudiziari distrettuali (diritto e giustizia) Pag.13 CONVEGNI: A Pesaro sabato 10 il primo confronto sulla giustizia della 16a Legislatura Pag.14 UFFICI GIUDIZIARI: Una card per favorire la gestione (il sole 24 ore) Pag.15 EUROPA: Lobbying in libertà per l'avvocato (italia oggi) Pag.16 EUROPA: Freno all'arresto europeo (italia oggi) Pag.17 PREVIDENZA: Bilanci, serve una proroga (italia oggi) 2 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL MESSAGGERO Il neo ministro al Quirinale, sorridente e un po’ frastornato. E sulla separazione delle carriere frena: «Non c’è fretta...» Alfano: basta contrapposizioni, pronto a discutere con i magistrati La promessa del Guardasigilli: affronteremo subito la questione degli organici ROMA - «Sono pronto a discutere con i magistrati, certo. Lo faremo presto, prestissimo». Abito blu «comprato stamane con mia moglie», sorridente e un po’ frastornato, il neo ministro della Giustizia ieri pomeriggio scendeva lo scalone del Quirinale, subito dopo il giuramento, con a fianco il giovane sindaco di Ragusa Nello Dipasquale. E’ lui a passargli il cellulare con la prima telefonata di congratulazioni arrivata diritta diritta dalla Sicilia. «Dai, che ti porterò io le arance in galera!», ironizza Renato Brunetta, neo ministro alla “Funzione Pubblica”, proprio grazie al trasferimento di Alfano sulla poltrona di via Arenula. Il segnale di disponibilità dell’Anm, rilanciato ieri sul “Corriere” dal presidente dell’associazione Simone Luerti, Alfano lo raccoglie subito. «Prontissimo ad ascoltare tutti subito e a discutere anche di organici - ripete più volte con un tono da cantilena. «Basta con le inutili contrapposizione», sostiene scambiandosi complimenti con gli altri colleghi-ministri che sul piazzale attendono, come lui, l’arrivo delle auto blu. Radunati ci sono tutti i giovani ministri che Berlusconi poco prima ha visto sfilare davanti a sè, e che ha salutato compiaciuto ad uno ad uno, come un professore che si congratula per le tesi di laurea di allievi brillanti e dal promettente futuro. Alfano, che non è nato a Bolzano - come lui stesso ricordò a Berlusconi il giorno che gli propose la poltrona di Gurdasigilli - ha cominciato a studiare già da qualche giorno voluminosi dossier sulla giustizia che giacevano da tempo in via del Plebiscito. Tra i faldoni c’è anche quello sulla separazione delle carriere, ma quando si prova a chiedere al neo ministro se sarà tra le priorità del suo gabinetto, Alfano si irrigidisce e aumenta di statura: «Non c’è fretta, non c’è fretta. Mi faccia prendere possesso del ministero epoi ne riparliamo». La statura, il corpo asciutto, le spalle leggermente ricurve, l’eccesso di cautela, ma soprattutto la capacità affabulativa di parlare ore e ore di seguito, spingono i suoi amici siciliani a paragonarlo ad Aldo Moro. «La responsabilità la sento tutta, ma sono molto carico - spiega sorridendo mentre saluta la moglie di Raffaele Fitto - sì, in tanti mi hanno consigliato in questi giorni di essere attento e cauto, ma io lo sono di natura», Il primo a raccomandargli cautela è stato, ovviamente il suo principale sponsor e raccontano che Silvio Berlusconi abbia faticato non poco nel convincerlo ad accettare un incarico certamente molto meno tranquillo di quello di ministro della “Funzione Pubblica”. Oggi il passaggio di consegne con il suo predecessore, mentre ieri mattina, prima di salire al Quirinale, la telefonata ad un suo vecchio amico, il vicepresidente del Csm Nicola Mancino. Ora, per uno che non è nato a Bolzano, ma vicino Agrigento e che ha cominciato a fare politica nella Dc di Calogero Mannino, l’omaggio a Falcone e Borsellino è quasi un atto dovuto: il 23 maggio anniversario della strage di Capaci, ci sarà anche lui sull’A29. Marco Conti 3 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA LA REPUBBLICA “Lotta alla mafia il primo impegno” Alfano, nuovo guardasigilli: “Con i magistrati si può lavorare” ROMA — Si aggiudica sotto a palazzo Chigi, mentre è in corso il primo consiglio dei ministri, la pattuglia di fans più nutrita e più soddisfatta. Per acclamare Angelino Alfano Guardasigilli dalla Sicilia si sono mossi in molti, acchiappando i primi voli disponibili da Palermo e Catania. A Cominciare da Marco Zambuto, il sindaco di Agrigento. Poi l’europarlamentare Francesco Castiglione, i deputati Nino Germanà e Giuseppe Marinello, i consiglieri regionali Cascio e Scoma. E altri che fanno parte del suo più stretto entourage nell’isola. Tutti a pranzo con lui e poi anche a cena. Soddisfazione, ragionamenti, strategie, promesse. E anche la prima mossa da fare come ministro della Giustizia. Che ai suoi annuncia subito: «La lotta alla mafia sarà il mio impegno prioritario, dovrà caratterizzare il mio lavoro a via Arenula. Voglio mettere in piedi subito un’iniziativa importante per commemorare gli anniversari di Falcone e di Borsellino». Ancora presto per dire cosa sarà in concreto, ma gli amici spendono in piazza le sue credenziali antimafia. Dice Castiglione: «Angelino ha telefonato all’imprenditore catanese Andrea Vecchio vittime di ben quattro attentati delle cosche e ha seguito e sponsorizzato tutte le iniziative del presidente di Confindustria Ivan Lo Bello contro gli estortori di Cosa nostra». li sindaco di Agrigento Zambuto: «Un Guardasigilli siciliano è importantissimo perla nostra terra e lui non mancherà di onorare Falco- ne e Borsellino». Lo descrivono inquieto. Pronto a confessare: «Non so se è ansia o emozione». Ma anche a dire: «Sento molto la responsabilità del ministero dove sto per andare, ma sono anche molto carico di energie». Ha letto i giornali pronto a cogliere gli umori pro e contro. Gli è piaciuto molto l’accostamento, per via dell’età, con Aldo Moro che, racconta Castiglione, «è stata una delle figure ispiratrici quando era giovanissimo». Moro arrivò al ministero quando era di un anno più anziano di lui, che adesso ne ha 38. Si aspettava una stangata dall’ Unità, e invece il ritratto lo ha rincuorato. L’accostamento a Marcello Dell’Utri e una sua vecchia dichiarazione su di lui («Si sono costruiti teoremi per condannarlo, ma il risultato è che oggi abbiamo un’altra prova che la giustizia è malata») lo lascia indifferente, perché Dell’Utri è pur sempre Dell’Utri e con lui, spiega Castiglione, «ha un rapporto di grande cordialità,,. Ovviamente, dal suo punto di vista, non considera un insulto essere definito un fedelissimo di Berlusconi. Tutt’altro, per lui è una medaglia, per il rapporto che lo lega al Cavaliere ormai da anni. Agli amici confessa: «Sarebbe stato molto più grave se avessero scritto che sono un incompetente». Nonio preoccupa che molti, dentro Forza Italia, considerino Niccolò Ghedini il vero ministro della Giustizia, una sorta di ombra autorevole e vicinissima al Cavaliere, di cui è anche avvocato, che incombe su Alfano. Ma gli amici ci ridono su: «Ghedini? Ma quello è un santo. E poi, non si sa bene per quale collegamento, ricordano che il secondogenito del neo ministro è stato battezzato dal monsignor Rino Fisichella, il “cappellano” di Montecitorio. I primi segnali che arrivano al Guardasigilli dalle toghe sembrano rincuorarlo. Il presidente dell’Anm Simone Luerti, appena saputo della sua nomina, aveva detto: «Che sia giovane e laureato all’università Cattolica come me è una buona premessa per il dialogo e la collaborazione futura». E lui di rimando: «E un buon punto di inizio, non si alzano le barricate, e ci sono progetti concreti su cui poter lavorare». Sarà per questo che, rincuorato da una (almeno sulla carta) non belligeranza preconcetta, Alfano è il primo ad arrivare nel salone degli specchi del Quirinale, parlando fitto con Franco Frattini, per giurare nelle mani di Napoletano. Oltre la barriera lo guarda la moglie Tiziana Miceli, tailleur nero e sandali di satin, che pur nella riservatezza confessa: «Sì, sono soddisfatta che Angelino sia il ministro della Giustizia». Liana Milella 4 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL SOLE 24 ORE Giustizia. Le prime mosse Alfano comincia da Falcone e Borsellino Neanche una parola. Si sottrae a telecamere e giornalisti, dopo il giuramento al Quirinale, e sgattaiola da Palazzo Chigi per ultimo, dopo il primo Consiglio dei ministri. Il neoministro della Giustizia, Angiolino Alfano, è fatto così: «passo felpato» e «portato più al silenzio che all’esternazione». In compenso, parlano — e molto — i suoi amici forzisti quarantenni, venuti numerosi dalla Sicilia per festeggiarlo. Davanti a Palazzo Chigi, raccontano delle sue emozioni, della sua capacità di mediazione, del suo stile politico. E preannunciano una sua «iniziativa per onorare Falcone e Borsellino», trucidati dalla mafia, rispettivamente, i123 maggio e il 19 luglio del ‘92. Sarà questo «uno dei primi atti» del trentottenne guardasigilli agrigentino, il più giovane della storia della Repubblica. «La lotta alla mafia sarà uno dei temi centrali della sua azione di ministro», fa sapere Giuseppe Castiglione, vicecoordinatore di Forza Italia in Sicilia, europarlamentare nonché portavoce del partito a Bruxelles. «La scelta di un siciliano alla Giustiziaèun fortissimo segnale di attenzione del Governo al fenomeno della mafia e alla Sicilia», aggiunge Marco Zambuto, un altro forzista volato a Roma per (abbracciare Angeli- no». Trentacinque anni, Zambuto è il sindaco di Agrigento, dove è cresciuto assieme al neoguardasigilli, negli studi e nella politica: prima la Democrazia cristiana e poi Forza Italia. «La nostra è una generazione vissuta con un senso innato di lotta alla mafia», spiega, dopo aver ricordato la famosa apparizione di Alfano in tv, in cui gridò «La mafia mi fa schifo!». Tanto bastò al Cavaliere per confermargli che «Angelino» era un cavallo vincente; e decise di nominarlo coordinatore di Fi in Sicilia. «Hanno scritto che è un “fedelissimo” — dice Castiglione — ma lui non se l’è presa. Anzi. Ha detto che sarebbe stato peggio se avessero scritto che è incompetente». Stamattina Alfano andrà a via Arenula per il passaggio delle consegne con il ministro uscente, Luigi Scotti. Nulla si sa ancora del suo staff, a cominciare dal capo di gabinetto. Fino all’ultimo è stato incerto se partecipare, domani, a un incontro del Csm con i presidenti dei Tribunali e delle Corti d’appello d’Italia. Ad alcuni consiglieri di Palazzo dei Marescialli aveva fatto sapere che voleva esserci, ma in serata ha deciso di rinunciare. La sua prima uscita ufficiale sarà lunedì 12, al Quirinale, in occasione della cerimonia in cui il Capo dello Stato riceverà i nuovi uditori giudiziari. «Oggi (ieri, ndr) siamo stati a pranzo insieme — racconta Castiglione - e mi è sembrato molto carico, anche se sente il peso della responsabilità. Gli ho chiesto se si sentiva emozionato e mi ha risposto che non sapeva se fosse ansia o emozione. Mi ha parlato dell’iniziativa in onore di Falcone e Borsellino ed ha apprezzato molto la disponibilità al dialogo espressa dal presidente dell’Anm». Ieri, anche gli avvocati penalisti, nell’augurargli buon lavoro, hanno dato la loro disponibilità a risolvere i problemi. Dall’opposizione, si è sentita solo la voce di Antonio Di Pietro, che ha lanciato una staffilata al neoministro, sostenendo che con la sua nomina Berlusconi ha praticamente «nominato se stesso». «Berlusconi lo conosce bene e ha nominato una persona di grande qualità», insiste Castiglione, ricordando, tra l’altro, «l’impegno di Alfano a fianco di Ivan Lo Bello e della Confindustria siciliana affinché imprenditori che decidono di non cedere al racket, come Andrea Vecchio, non rimangano soli». E con Marcello dell’Utri ? Quando fu condannato in primo grado,Alfano parlò di «giustizia malata». «I rapporti sono di grande cordialità — taglia corto Castiglione— il resto bisogna chiederlo a lui». Donatella Stasio 5 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL MESSAGGERO Intercettazioni e certezza della pena: le prime leggi ROMA - Già nel primo consiglio dei ministri di Napoli il governo Berlusconi affronterà i problemi della giustizia. Con una serie di norme (un decreto legge e uno o più disegni di legge) di diritto sostanziale, processuale, e norme speciali. «Sarà un intervento serio», assicura l’onorevole Nicolò Ghedini. I provvedimenti conterranno modifiche al codice penale e al codice di procedura. Incideranno anche sull’ordinamento penitenziario e soprattutto sulla certezza della pena. Per stupri, rapine e droga non ci saranno sconti. I condannati non avranno permessi né benefici dalla legge Gozzini. Altra priorità è quella sulle intercettazioni telefoniche. Già l’ex ministro Mastella aveva provato a impedire la pubblicazione prima del dibattimento di intercettazioni e di conversazioni di non indagati ed estranei. Ma il ddl si è arenato per le divisioni del centrosinistra al Senato. Ora la maggioranza del governo Berlusconi è compatta al suo interno e la riforma è alle porte. Come? La magistratura manterrà il potere di intercettare nelle indagini per i reati di più grave allarme: come mafia, terrorismo, traffìco di droga, pedofilia, sequestri di persona. Ma saranno ridotti i poteri dei singoli pm di intercettare a cascata tutti i telefonini che hanno avuto un contatto con il primo, con il secondo e così via. Questo ha generato nel 2005 una spesa di oltre 300 milioni di euro per più di 100.000 contatti. Negli Stati Uniti, dove vivono quasi 300 milioni di persone, 6 volte l’Italia, nello stesso anno le intercettazioni furono 1.773. Un altro punto prioritario è quello della separazione delle funzioni tra pm e giudici come l’aveva prevista l’ex ministro Castelli. Ma Berlusconi non vuole riproporre scontri con la magistratura. Il governo sceglie il confronto, con avvocati e magistrati. Poi decide, Gli avvocati chiedono di separare le carriere di pm e giudici per avere un giudice terzo, come previsto dalla Costituzione e una sezione disciplinare esterna al Csm. Una riforma quella dell’Alta Corte di disciplina su cui anche l’Anm è disposta al dialogo. Mario Coffaro 6 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA DIRITTO E GIUSTIZIA Consigli giudiziari: il Cnf chiede al nuovo Governo di restituire la parola agli avvocati sulla professionalità dei magistrati Avvocati nei Consigli giudiziari: restituire la parola ai legali sulla valutazione della professionalità dei magistrati. È questa la prima richiesta avanzata al nuovo Governo Berlusconi da Guido Alpa, presidente del Consiglio nazionale forense, in occasione dell’incontro, che si è tenuto ieri a Roma, con gli avvocati nominati lo scorso 3 aprile quali componenti dei Consigli giudiziari (in proposito si consulti la tabella correlata). Designazione che è avvenuta secondo la Riforma dell’ordinamento giudiziario messa a punto dall’ex Guardasigilli Clemente Mastella. L’Avvocatura e la Riforma Castelli. La legge delega 150/05 e il successivo D.Lgs 27 gennaio 2006, n. 25 avevano previsto la presenza di componenti esterni alla magistratura ordinaria, ampliandone le competenze per materia. Tra questi soggetti vi era l’Avvocatura che si affiancava ai componenti designati dal mondo universitario e dalla Regione. Per cui i legali entravano “di diritto” nei Consigli giudiziari e nell’autogoverno con tre competenze specifiche: 1) concorrevano con voto diretto al parere su tabelle e assegnazione degli affari, 2) contribuivano, sempre con voto diretto, a vigilare sull’andamento degli uffici giudiziari e a rilevarne le eventuali disfunzioni; 3) partecipavano, infine, attraverso il parere del Consiglio dell’Ordine, anche alla valutazione dei magistrati quando veniva richiesta dal Consiglio giudiziario. La riforma dell’Ordinamento giudiziario targata Mastella. Con la legge 30 novembre 2007, n. 111 «Modifica alle norme sull’ordinamento giudiziario» è venuta meno la valutazione sulla professionalità dei magistrati. I legali possono quindi esprimere pareri sulle tabelle degli uffici giudicanti e vigilare sull’andamento degli uffici giudiziari del distretto, segnalando eventuali disfunzioni al ministro della Giustizia. Ammessi anche i pareri e le proposte sull’organizzazione e il funzionamento degli uffici del giudice di pace del distretto. Per questo Alpa ha chiesto ieri al Governo di restituire agli avvocati nominati nei Consigli giudiziari la competenza a deliberare sulla valutazione di professionalità dei magistrati. Del resto, ha stigmatizzato il leader del Cnf, «Avere un ruolo dimezzato, perché limitato alle decisioni sulla sola organizzazione dei tribunali, non corrisponde al nostro ruolo costituzionale». L’incontro con i componenti dei Consigli giudiziari. L’iniziativa è stata promossa dal Consiglio nazionale forense al fine di individuare criteri condivisi per un corretto svolgimento del nuovo compito da parte dei legali, nell’interesse di una migliore amministrazione della giustizia e di quello comune dell’Avvocatura. L’assemblea ha poi deciso di costituire un gruppo di lavoro per la messa a punto di alcuni principi generali relativi alle competenze degli avvocati, da trasfondere nei regolamenti locali di disciplina dell’attività dei Consigli giudiziari. E agli avvocati nominati per la prima volta nei Consigli giudiziari, Alpa ha dettato una linea di intervento operativa, mirata a individuare le situazioni critiche nell’ambito dei tribunali visto che «nessuno come l’avvocato è in grado di conoscere il reale funzionamento della giustizia». Indicazioni che in futuro potranno essere raccolte in un Libro Bianco da sottoporre alla politica. «Il nostro ruolo all’interno degli organi di autogoverno della magistratura locali – ha ribadito il presidente del Cnf – dovrà svolgersi in modo da arrivare ad una cogestione con la magistratura dell’amministrazione della giustizia». Il nuovo ministro della Giustizia. Bene che un avvocato sia alla guida del ministero della Giustizia. L’apprezzamento per la scelta di Angelino Alfano, il nuovo Guardasigilli, è stato espresso da Guido 7 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA Alpa che ha dichiarato: «È un avvocato brillante con molti titoli». Nessuna riserva quindi sull’età anagrafica di Alfano, classe 1970, perché, ha spiegato il presidente, «la gioventù non è un fatto negativo». Le priorità dell’Avvocatura. Già pronto l’elenco delle urgenze che la categoria sottoporrà al nuovo inquilino di via Arenula: dalla riforma degli esami di abilitazione alla professione forense a quella del sistema tariffario per sganciare gli onorari dalla durata dei processi. Ma non solo l’Avvocatura chiede anche una legge professionale autonoma rispetto a quella delle altre professioni e l’incremento delle tecniche di risoluzione alternativa delle controversie attraverso l’istituzione di camere arbitrali e di conciliazione presso gli ordini Forensi locali. Quanto al discusso tema della separazione delle carriere, Alpa vuole attendere una proposta concreta: la vera emergenza è rappresentata dalle situazioni di incompatibilità negli uffici giudiziari, dove spesso magistrati e avvocati con vincoli di parentela svolgono le loro funzioni contestualmente, «situazioni che il Csm, per scontri interni o per ritardi o per difficoltà di accertamento non riesce a risolvere». La riforma della professione forense: nessuna proposta unitaria. Il Consiglio nazionale forense, ha chiarito Alpa, aveva elaborato un testo di riforma della professione forense molto simile a quello presentato dal senatore Guido Calvi nella scorsa legislatura. Malgrado tutto, però, ha continuato il presidente «non abbiamo raggiunto un accordo con l’Oua su due punti: l’ammissibilità di forme societarie equiparate alle Spa e la previsione in ambito legislativo del Congresso nazionale forense». E per queste ragioni il Cnf non ha potuto presentare una proposta unitaria. Giovani avvocati: ora le riforme organiche. L’efficienza della Giustizia – ha dichiarato ieri il presidente dell’Aiga Valter Militi – non può andare a discapito delle garanzie: urge un programma di riforma della Giustizia. «Ora che la situazione politica italiana sembra uscita da una lunga fase di instabilità» i Giovani avvocati auspicano che «finalmente si apra una stagione di seria riflessione sulla crisi della giustizia in Italia e si pervenga ad una ridefinizione del sistema con interventi organici e coordinati». «È lecito attendersi da questo Governo – ha concluso il leader dell’Aiga – probabilmente il più giovane della Repubblica per la forte presenza di trentenni e quarantenni, una nuova e diversa mentalità. Dobbiamo abbandonare la logica dell’emergenza o quella dei vani proclami, e favorire il coinvolgimento dei diversi soggetti della giurisdizione nella elaborazione di un armonico progetto di riforma della Giustizia in cui avvocati, magistrati e personale dell’amministrazione giudiziaria siano richiamati all’etica della responsabilità». (cri.cap) 8 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Riforme, avvocati in pressing Gli avvocati tornano alla carica. Dall'ingresso nei consigli giudiziari appena eletti, dove potranno dire la loro sull'andamento del lavoro dei giudici, alle proposte di riforma della categoria che esporranno la prossima settimana al nuovo guardasigilli, Angelo Alfano, i legali sono decisi a non far passare anche questa legislatura senza che siano affrontate le grandi questioni da tempo in cerca di soluzione. «Chiederemo al ministro una riforma degli esami forensi per porre un argine all'accesso indiscriminato alla professione, una revisione del sistema tariffario, lo sviluppo della risoluzione stragiudiziale delle controversie attraverso camere arbitrali presso i consigli dell'ordine e la specificazione delle regole che caratterizzano l'avvocatura rispetto alle altre categorie, visto che la nostra ha una rilevanza costituzionalmente riconosciuta», ha sottolineato ieri Guido Alpa, presidente del Consiglio nazionale forense, in occasione della prima riunione dei componenti dei nuovi consigli giudiziari. Quanto alla separazione delle carriere, Alpa non si sbottona in assenza di una proposta concreta, ma ha evidenziato che la vera emergenza è piuttosto rappresentata dalle incompatibilità negli uffici giudiziari (per esempio magistrati e avvocati con vincoli di parentela che svolgono le loro funzioni contestualmente). La nuova legislatura, quindi, per gli avvocati è un'occasione da non sprecare. Lo si legge tra le righe quando Alpa spiega di essere «felice che il nuovo guardasigilli sia un giovane e brillante avvocato», e lo si capisce anche da un'altra richiesta che il Cnf è pronto a consegnare a via Arenula: il ripristino della competenza di valutare direttamente la professionalità del singolo magistrato da parte degli avvocati componenti dei consigli giudiziari. Competenza prevista da Castelli e poi depennata dalla riforma Mastella dell'ordinamento giudiziario, che ha ridimensionato il ruolo dei legali nei consigli all'aspetto dell'organizzazione (include tra l'altro la vigilanza sull'andamento degli uffici giudiziari e l'organizzazione e il funzionamento del giudice di pace), tenendoli fuori dal giudizio diretto sulla professionalità dei giudici. «Ma una funzione dimezzata non corrisponde alla nostra rilevanza costituzionale», insiste Alpa, secondo il quale all'avvocatura spetta la «co-gestione dell'amministrazione della macchina giudiziaria». Teresa Pittelli 9 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL SOLE 24 ORE Ordinamento. Alpa: valutazioni sui magistrati Più spazio agli avvocati nei Consigli giudiziari Più spazio agli avvocati nei nuovi consigli giudiziari. I legali chiedono al nuovo Governo che gli venga restituita la competenza a esprimer5i nell’ambito dei Consigli giudiziari, sulla professionalità dei magistrati. La richiesta è stata avanzata dal presidente del Cnf Guido Alpa nel corso di un incontro che si è tenuto ieri a Roma per dare ai legali nominati nei consigli giudiziari dopo la riforma introdotta dal nuovo ordìnamento giudiziario, delle indicazioni di merito su come interpretare al meglio il loro ruolo. Proprio per quanto riguarda le compètenze riconosciute ai legali il presidente Alpa ha annunciato di aver già chiesto un incontro con il nuovo guardasigilli Angelino Alfano, per valutare l’ipotesi di far cadere la pregiudiziale che impedisce agli avvocati di esprimere valutazioni anche sulla professionalità dei singoli magistrati. Possibilità concessa da Castelli ma revocata da Mastella. «I magistrati fanno, a pieno titolo, parte delle commissioni per gli esami di abilitazione alla professione forense — ha precisato Alpa —noi riteniamo di essere, più di ogni altro in grado di esprimerci sul loro rendimento. Prerogative dimezzate, perché limitate alla sola organizzazione dei tribunali non corrispondono al nostro ruolo costituzionale». Alpa ha auspicato al contrario, che la funzione attribuita agli avvocati nei Consigli giudiziari possa essere lo strumento per arrivare alla cogestione nell’amministrazione della macchina giustizia. Competenze piene dunque ma non solo. Il vertice del Cnf ha sfilato la lista delle priorità da sottoporre al nuovo inquilino di via Arenula. I temi che più stanno a cuore ai legali italiani vanno dalla riforma del sistema degli esami a quella delle tariffe, dalla specificazione delle regole che riguardano l’avvocatura rispetto alle altre professioni al miglioramento dei procedimenti disciplinari. Alpa non inserisce tra le urgenze la separazione delle carriere, ma rivolge un altro invito al nuovo Esecutivo: «Non so se l’attuale Governo vorrà raccogliere le indicazioni del precedente — ha spiegato il presidente del Cnf — ma l’ex ministro della Giustizia ci aveva fatto pervenire un progetto che estendeva il processo telematico e le tecniche Adr, mediazione e conciliazione, a tutti i settori della giustizia penale oltre che civile». L’indicazione a tutti gli eletti nei consigli giudiziari è invece quella di prestare la massima attenzione alle situazioni concrete nelle diverse sedi, con un occhio particolare alle situazioni di incompatibilità: «si tratta di situazioni che nonostante siano note al Csm - sostiene Guido Alpa - non vengono risolte a causa di scontri interni delle correnti, ritardi o difficoltà». Il ruolo di “monitoraggio” svolto dai rappresentanti dell’avvocatura — come ha informato Alpa - dovrebbe portare anche alla stesura di un “libro bianco” sull’amministrazione della giustizia. L’incontro si è chiuso con la decisione di costituire un gruppo di lavoro perla predisposizione di principi generali sulle competenze degli avvocati da applicare nei regolamenti di disciplina dell’attività dei Consigli giudiziari. Patrizia Maciocchi 10 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA DIRITTO E GIUSTIZIA Avvocati designati quali componenti dei Consigli giudiziari distrettuali Ancona Maurizio Barbieri del foro di Ancona Corrado Zucconi Galli Fonseca del foro di Camerino Bari Emmanuele Virgintino del foro di Bari Antonio Giorgino del foro di Trani Bologna Sandro Giacomelli del foro di Bologna Gianni Frisoni del foro di Rimini Franca Sala del foro di Modena Brescia Tullio Castelli del foro di Brescia Ettore Tacchini del foro di Bergamo Cagliari Ettore Atzori del foro di Cagliari Giancarlo Cugiolu del foro di Sassari Caltanissetta Pierluigi Zoda del foro di Caltanisetta Gianluigi Gentile del foro di Nicosia Campobasso Claudio Neri del foro di Campobasso Daniela Bambina Mammarella del foro di Larino Catania Salvatore Torrisi del foro di Catania Glauco Reale del foro di Siracusa Catanzaro Umberto Ferrari del foro di Catanzaro Vincenzo Belvedere del foro di Cosenza Firenze Gianluca Gambogi del foro di Firenze Andrea Ghezzani del foro di Livorno Vincenzo Piraino del foro di Prato Genova Stefano Savi del foro di Genova Francesco Bruno del foro di Savona L’Aquila Antonello Carbonara del foro di L’Aquila Alberto Massignani del foro di Pescara Lecce Giuseppe Bonsegna del foro di Lecce Giancarlo Camassa del foro di Brindisi Messina Nunzio Cammaroto del foro di Messina Corrado Correnti del foro di Barcellona Pozzo di Gotto Milano Paolo Giuggioli del foro di Milano Giuseppe Fiorella del foro di Milano Gian Piero Biancolella del foro di Milano Gianpiero Fagnani del foro di Monza Napoli Giacomo Carini del foro di Napoli 11 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA Antonio Tafuri del foro di Napoli Enrico De Sena del foro di Nola Elio Sticco del foro di Santa Maria Capua Vetere Palermo Maria Di Stefano del foro di Palermo Giovanni Hamel del foro di Agrigento Baldassarre Lauria del foro di Trapani Perugia Laura Modena del foro di Perugia Sergio Finetti del foro di Orvieto Potenza Pasquale Carluccio del foro di Lagonegro Aldo Francesco Sinisi del foro di Melfi Reggio Calabria Ignazio Li Gotti del foro di Reggio Calabria Nino Maio del foro di Locri Roma Giovanni Cipollone del foro di Roma Donatella Cerè del foro di Roma Davide Calabrò del foro di Frosinone Riccardo Micci del foro di Viterbo Salerno Fortunato Cacciatore del foro di Salerno Aniello Cosimato del foro di Nocera Inferiore Torino Marina Notaristefano del foro di Torino Michela Malerba del foro di Torino Paolo Borgna del foro di Novara Trento Stefano Frizzi del foro di Trento Franco Biasi del foro di Bolzano Trieste Mario Diego del foro di Trieste Nereo Battello del foro di Gorizia Venezia Giovanni Molin del foro di Venezia Antonio Rosa del foro di Verona Giovanni Chiello del foro di Padova 12 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA A Pesaro sabato 10 il primo confronto sulla giustizia della 16a legislatura Michelina Grillo parteciperà sabato 10 maggio a Pesaro al 12° convegno dell'Associazione Dirigenti Giustizia sul tema: "LA GIUSTIZIA: UN SERVIZIO NECESSARIO ALLA CRESCITA DEL PAESE". All'incontro partecipano, tra gli altri, Giuseppe Cascini Segretario Generale dell'ANM, l'On. Alfonso Papa (PDL), l'On. Lanfranco Tenaglia (PD), il Capo Dipartimento del Ministero della Giustizia Claudio Castelli ed il Presidente dell'Associazione Dirigenti Giustizia Renato Romano. 13 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL SOLE 24 ORE Negli uffici Una card per favorire la gestione Niente più documenti cartacei negli uffici giudiziari. Tessere elettroniche consentiranno al personale amministrativo del ministero della Giustizia e ai magistrati la firma digitalizzata di atti e provvedimenti. Per ora l’esperienza riguarderà sei regioni pilota, dove saranno distribuite 22 mila tessere elettroniche: Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. Il Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria del ministero della Giustizia sta realizzando un progetto per l’accesso sicuro ai sistemi informatici del ministero previsto nel Programma operativo nazionale «Sicurezza per lo Sviluppo del Mezzogiorno d’Italia 2000-2006». Le smartcard serviranno a più scopi: come tessera di riconoscimento, rilasciata dall’amministrazione per l’identificazione a vista, in sostituzione del tradizionale modello cartaceo; per l’autenticazione informatica del dipendente, in modo da garantire l’accesso sicuro ai sistemi informatici in uso agli uffici giudiziari, in sostituzione del tradizionale sistema basato sulla digitazione di parole chiave che si presta a possibilità di intromissione o frode; per la firma digitale di atti e provvedimenti, nell’ottica della de-materializzazione del documento cartaceo. Per accedere alla postazione di lavoro sarà necessario disporre della tessera personale, del codice segreto Pine, in alcuni casi, l’apposizione dell’impronta digitale del titolare della carta. 14 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI UNIONE EUROPEA/ Il Parlamento accoglie la proposta della Commissione sugli elenchi Lobbying in libertà per l'avvocato Gli studi legali non dovranno iscriversi all'apposito registro Il Parlamento ha servito un assist agli studi legali: potranno continuare a fare lobbying sulle istituzioni europee senza avere l'obbligo di iscriversi al registro comune che l'Europa vorrebbe creare per raccogliere i nomi dei gruppi di interesse che lavorano a Bruxelles. Durante la plenaria di ieri, il Parlamento europeo ha accolto la proposta della Commissione Ue di istituire un registro pubblico con i nomi delle lobby che gravitano intorno alle istituzioni e la creazioni di un codice di deontologia comune. Ma ha posto due paletti: il primo, è che questo registro sia obbligatorio, e non volontario come invece aveva suggerito nella sua proposta il commissario all'antifrode, Siim Kallas. In secondo luogo, il registro deve essere comune per Parlamento, Consiglio e Commissione. Al momento infatti ogni istituzione ne ha uno proprio. Dal 1992 la Commissione ha adottato una politica di autoregolamentazione e i gruppi di interesse sono stati invitati ad adottare un proprio codice di condotta sulla base dei requisiti minimi proposti dall'esecutivo stesso. Il Parlamento europeo, invece, ha introdotto dal 1996 un registro obbligatorio per tutti i soggetti che chiedono di essere accreditati e ne dà pubblico accesso attraverso il proprio sito. Ma è stata nel definire la figura del lobbista che l'Aula è stata generosa con gli avvocati. Ha infatti identificato come lobby ogni «attività svolta al fine di influenzare l'elaborazione delle politiche e il processo decisionale delle istituzioni europee», e «intesa a influenzare l'attribuzione dei fondi comunitari». Rientra in questa categoria quindi l'operato di «lobbisti professionisti, lobbisti aziendali interni, Ong, centri di studi, associazioni di categoria, sindacati, organizzazioni dei datori di lavoro, organizzazioni aventi scopo di lucro e organizzazioni non-profit». Ma non solo. Sono lobbisti, e quindi tenuti all'iscrizione, anche gli studi legali, «qualora il loro scopo sia di influenzare gli orientamenti politici». Eccezione fatta però, e qui c'è stato l'assist dell'Aula, per quelli che riuscissero a dimostrare che si limitano a «prestare assistenza legale» o a «fornire patrocinio in giudizio». Il Parlamento ha deciso di non riconoscere queste ultime come attività di lobbying, suggerendo di fatto agli studi legali un escamotage per sottrarsi all'obbligo di iscrizione al registro. Lo stesso sconto sarà applicato anche a chiese e a organizzazioni filosofiche e non confessionali. Parole di delusione sono state espresse da Monica Frassoni, capogruppo dei Verdi: «La definizione è stata debole» e «ha mostrato tutta la forza e l'influenza dei lobbisti nei confronti del Parlamento europeo». Secondo le ultime stime, i lobbisti su piazza a Bruxelles sono circa 15 mila, di cui 5 mila nel solo Europarlamento. L'Aula ha inoltre accolto la proposta di Kallas di chiedere la divulgazione delle informazioni finanziarie da parte dei lobbisti iscritti nel registro. In questo modo la trasparenza circa il fatturato incassato darebbe indicazioni anche sul «peso» dei clienti. Le associazioni di categoria dovrebbero divulgare una stima dei costi associati all'attività diretta presso le istituzioni Ue. Mentre le Ong e i centri studi dovrebbero render conto del loro bilancio complessivo e della ripartizione delle principali fonti di finanziamento. L'obiettivo dell'Aula è di fare in modo che le nuove regole siano in vigore entro le elezioni europee del giugno 2009. Ma saranno i ministri riuniti al Consiglio Ue a dovere esprimere l'ultima parola e a determinare l'esito di queste proposte. Sabina Pignataro 15 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Passo indietro della Corte di cassazione sulla semplificazione dell'iter Freno all'arresto europeo L'illecito in Italia stoppa la consegna dell'indagato La Cassazione frena sul mandato d'arresto europeo: se l'indagato ha commesso attività illecite anche in Italia le autorità nostrane non possono convalidare la misura e consegnare, allo stato che ne fa richiesta, il cittadino straniero. Il passo indietro sulla semplificazione della procedura è stato deciso dalla Suprema corte con la sentenza n. 18726 dell'8 maggio 2008. È stato infatti accolto il ricorso di una cittadina tedesca che si opponeva al rientro in patria. La donna era stata accusa dalle autorità tedesche per truffa aggravata. Era poi arrivata in Italia e la polizia di Napoli l'aveva arrestata. Così la Germania aveva chiesto la consegna della detenuta. Lei si era rifiutata ma la Corte d'appello partenopea aveva dato il via libera all'espatrio. Contro questa decisione la donna ha fatto ricorso in Cassazione puntando soprattutto sul fatto che una parte di quelle truffe era stata commessa nel Napoletano e che lei «non aveva rinunciato al beneficio di non essere sottoposta ad altro procedimento penale in Italia». La sesta sezione penale di piazza Cavor ha accolto questo motivo del ricorso, il terzo, e rinviato gli atti ad altra sezione della Corte d'appello di Napoli affinché riconsideri il caso. In particolare ha invitato i giudici del capoluogo campano a verificare, cosa che non poteva essere fatta dalla Cassazione in quanto giudice di legittimità, se realmente una parte della truffa era stata messa a segno nel Bel Paese. Una verifica, quella affidata all'autorità giudiziaria italiana, che potrebbe mettere a rischio la consegna della straniera. La decisione della Cassazione rallenta quella parte della giurisprudenza che, almeno negli ultimi tempi, era incline nell'accordare con maggiore snellezza la consegna degli imputati con la procedura del mandato, creata proprio per semplificare le cose. A febbraio dello scorso anno la Suprema corte (sentenza 4614) era sembrata più incline a facilitare il mandato d'arresto disponendo il via libera anche nel caso in cui lo stato emittente non aveva una legge sui termini massimi di custodia in carcere. Debora Alberici 16 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Per gli enti di previdenza è necessario più tempo per le proiezioni attuariali Bilanci, serve una proroga Adepp: troppo stretto il termine del 21/8 per l'invio «I nuovi bilanci tecnici delle casse di previdenza dovranno proiettare i conti a 50 anni. Con un arco temporale così lungo non vedo una mancanza particolarmente grave se un ente non rispetta la data del 21 agosto, come indicato dalla legge». Così Maurizio de Tilla, presidente Adepp (l'associazione che riunisce tutti gli enti di previdenza privatizzati), minimizza sui possibili ritardi nella presentazione delle proiezioni attuariali secondo i nuovi e più stringenti criteri. E torna a ribadire la necessità di una «normale proroga» per far fronte alle complessità della nuova normativa. All'indomani della pubblicazione delle variabili macroeconomiche da prendere in considerazione per la redazione del documento economico contabile (si veda ItaliaOggi di ieri), dopo Vincenzo Miceli (consulenti del lavoro) anche altri presidenti di enti si dicono d'accordo nel poter avere a disposizione più tempo. Non solo. Unanime è anche il coro sulla necessità che ogni istituto previdenziale metta in evidenza le proprie specificità. «Ogni cassa è figlia della propria demografia», spiega Antonio Pastore (dottori commercialisti). Che aggiunge: «Dunque ognuno di noi non può considerare un dato utilizzato da tutti. Il rischio è di rappresentare una situazione che non corrisponde al vero». La nota 109 del 2008 del ministero del lavoro, infatti, per il primo scaglione 2006-2010 considera un tasso di crescita occupazionale (ovvero il rapporto fra iscritti e pensionati) dello 0,9%. Il che rappresenta un vincolo troppo rigido per molti e che porterà gli attuari a sfruttare la possibilità dell'articolo 2 del decreto ministeriale sui «nuovi criteri di redazione dei bilanci» pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 5 febbraio che prevede la possibilità di discostarsi da un indicatore predeterminato a patto che se ne motivi la scelta. Cosa che farà sicuramente Inarcassa. «Nel nostro caso», sottolinea Paola Muratorio (architettiingengeri), «la piramide occupazionale rispetto a quella pubblica è completamente ribaltata. A oggi abbiamo 11,7 iscritti per ogni pensionato. Nel pubblico la situazione è praticamente opposta. Questo a dimostrazione che ogni categoria ha delle specificità diverse dalle altre». Parzialmente diversa è la posizione di Florio Bendinelli (periti industriali). Il quale dice: «Ritengo che l'operazione di adottare criteri di redazione dei bilanci con parametri uguali per tutti gli enti di previdenza sia non solo giusta ma anche in linea con un'esigenza sentita dalle stesse casse. Il pacchetto di criteri nasce da un'operazione condivisa con i rappresentanti dei ministeri e costituisce una buona base di partenza, anche se sicuramente migliorabile». Quanto al termine del 21 agosto, aggiunge Bendinelli, «mi sembra un po' stretto e opterei per uno spostamento in avanti». Ieri, intanto, l'Adepp ha riunito i suoi vertici per discutere delle prossime mosse da adottare. A De Tilla il mandato di riprendere il dialogo con il nuovo esecutivo e di far ripartire il confronto dal memorandum firmato in conclusione di legislatura con gli esponenti dell'esecutivo di centro-sinistra. Primo obiettivo è quello di arrivare in tempi brevi a un definitivo e inequivocabile riconoscimento della natura privata delle casse e della relativa autonomia gestionale. Ignazio Marino 17 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected]