ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
Ufficio stampa
Rassegna
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9 maggio 2008
Responsabile :
Claudio Rao (tel. 06/32.21.805 – e-mail:[email protected])
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SOMMARIO
Pag. 3 MINISTRO GIUSTIZIA: Alfano: basta contrapposizioni, pronto a discutere con
i magistrati (il messaggero)
Pag. 4 MINISTRO GIUSTIZIA: “Lotta alla mafia il primo impegno” (la repubblica)
Pag. 5 MINISTRO GIUSTIZIA: Alfano comincia da Falcone e Borsellino
(il sole 24 ore)
Pag. 6 MINISTRO GIUSTIZIA: Intercettazioni e certezza della pena: le prime leggi
(il messaggero)
Pag. 7 AVVOCATI: Consigli giudiziari: il Cnf chiede al nuovo Governo di restituire la
parola agli avvocati sulla professionalità dei magistrati (diritto e giustizia)
Pag. 9 AVVOCATI: Riforme, avvocati in pressing (italia oggi)
Pag.10 AVVOCATI: Più spazio agli avvocati nei Consigli giudiziari (il sole 24 ore)
Pag.11 AVVOCATI: Avvocati designati quali componenti dei Consigli giudiziari
distrettuali (diritto e giustizia)
Pag.13 CONVEGNI: A Pesaro sabato 10 il primo confronto sulla giustizia della 16a
Legislatura
Pag.14 UFFICI GIUDIZIARI: Una card per favorire la gestione (il sole 24 ore)
Pag.15 EUROPA: Lobbying in libertà per l'avvocato (italia oggi)
Pag.16 EUROPA: Freno all'arresto europeo (italia oggi)
Pag.17 PREVIDENZA: Bilanci, serve una proroga (italia oggi)
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IL MESSAGGERO
Il neo ministro al Quirinale, sorridente e un po’ frastornato. E sulla separazione delle carriere frena:
«Non c’è fretta...»
Alfano: basta contrapposizioni, pronto a discutere con i magistrati
La promessa del Guardasigilli: affronteremo subito la questione degli organici
ROMA - «Sono pronto a discutere con i magistrati, certo. Lo faremo presto, prestissimo». Abito blu
«comprato stamane con mia moglie», sorridente e un po’ frastornato, il neo ministro della Giustizia ieri
pomeriggio scendeva lo scalone del Quirinale, subito dopo il giuramento, con a fianco il giovane
sindaco di Ragusa Nello Dipasquale. E’ lui a passargli il cellulare con la prima telefonata di
congratulazioni arrivata diritta diritta dalla Sicilia. «Dai, che ti porterò io le arance in galera!», ironizza
Renato Brunetta, neo ministro alla “Funzione Pubblica”, proprio grazie al trasferimento di Alfano sulla
poltrona di via Arenula. Il segnale di disponibilità dell’Anm, rilanciato ieri sul “Corriere” dal presidente
dell’associazione Simone Luerti, Alfano lo raccoglie subito. «Prontissimo ad ascoltare tutti subito e a
discutere anche di organici - ripete più volte con un tono da cantilena. «Basta con le inutili
contrapposizione», sostiene scambiandosi complimenti con gli altri colleghi-ministri che sul piazzale
attendono, come lui, l’arrivo delle auto blu. Radunati ci sono tutti i giovani ministri che Berlusconi
poco prima ha visto sfilare davanti a sè, e che ha salutato compiaciuto ad uno ad uno, come un
professore che si congratula per le tesi di laurea di allievi brillanti e dal promettente futuro.
Alfano, che non è nato a Bolzano - come lui stesso ricordò a Berlusconi il giorno che gli propose la
poltrona di Gurdasigilli - ha cominciato a studiare già da qualche giorno voluminosi dossier sulla
giustizia che giacevano da tempo in via del Plebiscito. Tra i faldoni c’è anche quello sulla separazione
delle carriere, ma quando si prova a chiedere al neo ministro se sarà tra le priorità del suo gabinetto,
Alfano si irrigidisce e aumenta di statura: «Non c’è fretta, non c’è fretta. Mi faccia prendere possesso
del ministero epoi ne riparliamo». La statura, il corpo asciutto, le spalle leggermente ricurve, l’eccesso
di cautela, ma soprattutto la capacità affabulativa di parlare ore e ore di seguito, spingono i suoi amici
siciliani a paragonarlo ad Aldo Moro. «La responsabilità la sento tutta, ma sono molto carico - spiega
sorridendo mentre saluta la moglie di Raffaele Fitto - sì, in tanti mi hanno consigliato in questi giorni di
essere attento e cauto, ma io lo sono di natura», Il primo a raccomandargli cautela è stato, ovviamente il
suo principale sponsor e raccontano che Silvio Berlusconi abbia faticato non poco nel convincerlo ad
accettare un incarico certamente molto meno tranquillo di quello di ministro della “Funzione Pubblica”.
Oggi il passaggio di consegne con il suo predecessore, mentre ieri mattina, prima di salire al Quirinale,
la telefonata ad un suo vecchio amico, il vicepresidente del Csm Nicola Mancino. Ora, per uno che non
è nato a Bolzano, ma vicino Agrigento e che ha cominciato a fare politica nella Dc di Calogero
Mannino, l’omaggio a Falcone e Borsellino è quasi un atto dovuto: il 23 maggio anniversario della
strage di Capaci, ci sarà anche lui sull’A29. Marco Conti
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LA REPUBBLICA
“Lotta alla mafia il primo impegno”
Alfano, nuovo guardasigilli: “Con i magistrati si può lavorare”
ROMA — Si aggiudica sotto a palazzo Chigi, mentre è in corso il primo consiglio dei ministri, la
pattuglia di fans più nutrita e più soddisfatta. Per acclamare Angelino Alfano Guardasigilli dalla Sicilia
si sono mossi in molti, acchiappando i primi voli disponibili da Palermo e Catania. A Cominciare da
Marco Zambuto, il sindaco di Agrigento. Poi l’europarlamentare Francesco Castiglione, i deputati Nino
Germanà e Giuseppe Marinello, i consiglieri regionali Cascio e Scoma. E altri che fanno parte del suo
più stretto entourage nell’isola. Tutti a pranzo con lui e poi anche a cena. Soddisfazione, ragionamenti,
strategie, promesse. E anche la prima mossa da fare come ministro della Giustizia. Che ai suoi annuncia
subito: «La lotta alla mafia sarà il mio impegno prioritario, dovrà caratterizzare il mio lavoro a via
Arenula. Voglio mettere in piedi subito un’iniziativa importante per commemorare gli anniversari di
Falcone e di Borsellino». Ancora presto per dire cosa sarà in concreto, ma gli amici spendono in piazza
le sue credenziali antimafia. Dice Castiglione: «Angelino ha telefonato all’imprenditore catanese
Andrea Vecchio vittime di ben quattro attentati delle cosche e ha seguito e sponsorizzato tutte le
iniziative del presidente di Confindustria Ivan Lo Bello contro gli estortori di Cosa nostra». li sindaco
di Agrigento Zambuto: «Un Guardasigilli siciliano è importantissimo perla nostra terra e lui non
mancherà di onorare Falco- ne e Borsellino». Lo descrivono inquieto. Pronto a confessare: «Non so se è
ansia o emozione». Ma anche a dire: «Sento molto la responsabilità del ministero dove sto per andare,
ma sono anche molto carico di energie». Ha letto i giornali pronto a cogliere gli umori pro e contro. Gli
è piaciuto molto l’accostamento, per via dell’età, con Aldo Moro che, racconta Castiglione, «è stata una
delle figure ispiratrici quando era giovanissimo». Moro arrivò al ministero quando era di un anno più
anziano di lui, che adesso ne ha 38. Si aspettava una stangata dall’ Unità, e invece il ritratto lo ha
rincuorato. L’accostamento a Marcello Dell’Utri e una sua vecchia dichiarazione su di lui («Si sono
costruiti teoremi per condannarlo, ma il risultato è che oggi abbiamo un’altra prova che la giustizia è
malata») lo lascia indifferente, perché Dell’Utri è pur sempre Dell’Utri e con lui, spiega Castiglione,
«ha un rapporto di grande cordialità,,. Ovviamente, dal suo punto di vista, non considera un insulto
essere definito un fedelissimo di Berlusconi. Tutt’altro, per lui è una medaglia, per il rapporto che lo
lega al Cavaliere ormai da anni. Agli amici confessa: «Sarebbe stato molto più grave se avessero scritto
che sono un incompetente». Nonio preoccupa che molti, dentro Forza Italia, considerino Niccolò
Ghedini il vero ministro della Giustizia, una sorta di ombra autorevole e vicinissima al Cavaliere, di cui
è anche avvocato, che incombe su Alfano. Ma gli amici ci ridono su: «Ghedini? Ma quello è un santo. E
poi, non si sa bene per quale collegamento, ricordano che il secondogenito del neo ministro è stato
battezzato dal monsignor Rino Fisichella, il “cappellano” di Montecitorio. I primi segnali che arrivano
al Guardasigilli dalle toghe sembrano rincuorarlo. Il presidente dell’Anm Simone Luerti, appena saputo
della sua nomina, aveva detto: «Che sia giovane e laureato all’università Cattolica come me è una
buona premessa per il dialogo e la collaborazione futura». E lui di rimando: «E un buon punto di inizio,
non si alzano le barricate, e ci sono progetti concreti su cui poter lavorare». Sarà per questo che,
rincuorato da una (almeno sulla carta) non belligeranza preconcetta, Alfano è il primo ad
arrivare nel salone degli specchi del Quirinale, parlando fitto con Franco Frattini, per giurare nelle mani
di Napoletano. Oltre la barriera lo guarda la moglie Tiziana Miceli, tailleur nero e sandali di satin, che
pur nella riservatezza confessa: «Sì, sono soddisfatta che Angelino sia il ministro della Giustizia». Liana
Milella
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IL SOLE 24 ORE
Giustizia. Le prime mosse
Alfano comincia da Falcone e Borsellino
Neanche una parola. Si sottrae a telecamere e giornalisti, dopo il giuramento al Quirinale, e sgattaiola
da Palazzo Chigi per ultimo, dopo il primo Consiglio dei ministri. Il neoministro della Giustizia,
Angiolino Alfano, è fatto così: «passo felpato» e «portato più al silenzio che all’esternazione». In
compenso, parlano — e molto — i suoi amici forzisti quarantenni, venuti numerosi dalla Sicilia per
festeggiarlo. Davanti a Palazzo Chigi, raccontano delle sue emozioni, della sua capacità di mediazione,
del suo stile politico. E preannunciano una sua «iniziativa per onorare Falcone e Borsellino», trucidati
dalla mafia, rispettivamente, i123 maggio e il 19 luglio del ‘92. Sarà questo «uno dei primi atti» del
trentottenne guardasigilli agrigentino, il più giovane della storia della Repubblica. «La lotta alla mafia
sarà uno dei temi centrali della sua azione di ministro», fa sapere Giuseppe Castiglione,
vicecoordinatore di Forza Italia in Sicilia, europarlamentare nonché portavoce del partito a Bruxelles.
«La scelta di un siciliano alla Giustiziaèun fortissimo segnale di attenzione del Governo al fenomeno
della mafia e alla Sicilia», aggiunge Marco Zambuto, un altro forzista volato a Roma per (abbracciare
Angeli- no». Trentacinque anni, Zambuto è il sindaco di Agrigento, dove è cresciuto assieme al
neoguardasigilli, negli studi e nella politica: prima la Democrazia cristiana e poi Forza Italia. «La nostra
è una generazione vissuta con un senso innato di lotta alla mafia», spiega, dopo aver ricordato la
famosa apparizione di Alfano in tv, in cui gridò «La mafia mi fa schifo!». Tanto bastò al Cavaliere per
confermargli che «Angelino» era un cavallo vincente; e decise di nominarlo coordinatore di Fi in
Sicilia. «Hanno scritto che è un “fedelissimo” — dice Castiglione — ma lui non se l’è presa. Anzi. Ha
detto che sarebbe stato peggio se avessero scritto che è incompetente». Stamattina Alfano andrà a via
Arenula per il passaggio delle consegne con il ministro uscente, Luigi Scotti. Nulla si sa ancora del suo
staff, a cominciare dal capo di gabinetto. Fino all’ultimo è stato incerto se partecipare, domani, a un
incontro del Csm con i presidenti dei Tribunali e delle Corti d’appello d’Italia. Ad alcuni consiglieri di
Palazzo dei Marescialli aveva fatto sapere che voleva esserci, ma in serata ha deciso di rinunciare. La
sua prima uscita ufficiale sarà lunedì 12, al Quirinale, in occasione della cerimonia in cui il
Capo dello Stato riceverà i nuovi uditori giudiziari. «Oggi (ieri, ndr) siamo stati a pranzo insieme —
racconta Castiglione - e mi è sembrato molto carico, anche se sente il peso della responsabilità. Gli ho
chiesto se si sentiva emozionato e mi ha risposto che non sapeva se fosse ansia o emozione. Mi ha
parlato dell’iniziativa in onore di Falcone e Borsellino ed ha apprezzato molto la disponibilità al
dialogo espressa dal presidente dell’Anm». Ieri, anche gli avvocati penalisti, nell’augurargli buon
lavoro, hanno dato la loro disponibilità a risolvere i problemi. Dall’opposizione, si è sentita solo la voce
di Antonio Di Pietro, che ha lanciato una staffilata al neoministro, sostenendo che con la sua nomina
Berlusconi ha praticamente «nominato se stesso». «Berlusconi lo conosce bene e ha nominato una
persona di grande qualità», insiste Castiglione, ricordando, tra l’altro, «l’impegno di Alfano a fianco di
Ivan Lo Bello e della Confindustria siciliana affinché imprenditori che decidono di non cedere al racket,
come Andrea Vecchio, non rimangano soli». E con Marcello dell’Utri ? Quando fu condannato in
primo grado,Alfano parlò di «giustizia malata». «I rapporti sono di grande cordialità — taglia corto
Castiglione— il resto bisogna chiederlo a lui». Donatella Stasio
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IL MESSAGGERO
Intercettazioni e certezza della pena: le prime leggi
ROMA - Già nel primo consiglio dei ministri di Napoli il governo Berlusconi affronterà i problemi
della giustizia. Con una serie di norme (un decreto legge e uno o più disegni di legge) di diritto
sostanziale, processuale, e norme speciali. «Sarà un intervento serio», assicura l’onorevole Nicolò
Ghedini. I provvedimenti conterranno modifiche al codice penale e al codice di procedura.
Incideranno anche sull’ordinamento penitenziario e soprattutto sulla certezza della pena. Per stupri,
rapine e droga non ci saranno sconti. I condannati non avranno permessi né benefici dalla legge
Gozzini. Altra priorità è quella sulle intercettazioni telefoniche. Già l’ex ministro Mastella aveva
provato a impedire la pubblicazione prima del dibattimento di intercettazioni e di conversazioni di non
indagati ed estranei. Ma il ddl si è arenato per le divisioni del centrosinistra al Senato. Ora la
maggioranza del governo Berlusconi è compatta al suo interno e la riforma è alle porte. Come? La
magistratura manterrà il potere di intercettare nelle indagini per i reati di più grave allarme: come
mafia, terrorismo, traffìco di droga, pedofilia, sequestri di persona. Ma saranno ridotti i poteri dei
singoli pm di intercettare a cascata tutti i telefonini che hanno avuto un contatto con il primo, con il
secondo e così via. Questo ha generato nel 2005 una spesa di oltre 300 milioni di euro per più di
100.000 contatti. Negli Stati Uniti, dove vivono quasi 300 milioni di persone, 6 volte l’Italia,
nello stesso anno le intercettazioni furono 1.773. Un altro punto prioritario è quello della separazione
delle funzioni tra pm e giudici come l’aveva prevista l’ex ministro Castelli. Ma Berlusconi non
vuole riproporre scontri con la magistratura. Il governo sceglie il confronto, con avvocati e magistrati.
Poi decide, Gli avvocati chiedono di separare le carriere di pm e giudici per avere un giudice terzo,
come previsto dalla Costituzione e una sezione disciplinare esterna al Csm. Una riforma quella
dell’Alta Corte di disciplina su cui anche l’Anm è disposta al dialogo. Mario Coffaro
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DIRITTO E GIUSTIZIA
Consigli giudiziari: il Cnf chiede al nuovo Governo di restituire la parola agli
avvocati sulla professionalità dei magistrati
Avvocati nei Consigli giudiziari: restituire la parola ai legali sulla valutazione della professionalità dei
magistrati. È questa la prima richiesta avanzata al nuovo Governo Berlusconi da Guido Alpa, presidente
del Consiglio nazionale forense, in occasione dell’incontro, che si è tenuto ieri a Roma, con gli avvocati
nominati lo scorso 3 aprile quali componenti dei Consigli giudiziari (in proposito si consulti la tabella
correlata). Designazione che è avvenuta secondo la Riforma dell’ordinamento giudiziario messa a
punto dall’ex Guardasigilli Clemente Mastella.
L’Avvocatura e la Riforma Castelli. La legge delega 150/05 e il successivo D.Lgs 27 gennaio 2006, n.
25 avevano previsto la presenza di componenti esterni alla magistratura ordinaria, ampliandone le
competenze per materia. Tra questi soggetti vi era l’Avvocatura che si affiancava ai componenti
designati dal mondo universitario e dalla Regione. Per cui i legali entravano “di diritto” nei Consigli
giudiziari e nell’autogoverno con tre competenze specifiche: 1) concorrevano con voto diretto al parere
su tabelle e assegnazione degli affari, 2) contribuivano, sempre con voto diretto, a vigilare
sull’andamento degli uffici giudiziari e a rilevarne le eventuali disfunzioni; 3) partecipavano, infine,
attraverso il parere del Consiglio dell’Ordine, anche alla valutazione dei magistrati quando veniva
richiesta dal Consiglio giudiziario.
La riforma dell’Ordinamento giudiziario targata Mastella. Con la legge 30 novembre 2007, n. 111
«Modifica alle norme sull’ordinamento giudiziario» è venuta meno la valutazione sulla professionalità
dei magistrati. I legali possono quindi esprimere pareri sulle tabelle degli uffici giudicanti e vigilare
sull’andamento degli uffici giudiziari del distretto, segnalando eventuali disfunzioni al ministro della
Giustizia. Ammessi anche i pareri e le proposte sull’organizzazione e il funzionamento degli uffici del
giudice di pace del distretto. Per questo Alpa ha chiesto ieri al Governo di restituire agli avvocati
nominati nei Consigli giudiziari la competenza a deliberare sulla valutazione di professionalità dei
magistrati. Del resto, ha stigmatizzato il leader del Cnf, «Avere un ruolo dimezzato, perché limitato alle
decisioni sulla sola organizzazione dei tribunali, non corrisponde al nostro ruolo costituzionale».
L’incontro con i componenti dei Consigli giudiziari. L’iniziativa è stata promossa dal Consiglio
nazionale forense al fine di individuare criteri condivisi per un corretto svolgimento del nuovo compito
da parte dei legali, nell’interesse di una migliore amministrazione della giustizia e di quello comune
dell’Avvocatura. L’assemblea ha poi deciso di costituire un gruppo di lavoro per la messa a punto di
alcuni principi generali relativi alle competenze degli avvocati, da trasfondere nei regolamenti locali di
disciplina dell’attività dei Consigli giudiziari. E agli avvocati nominati per la prima volta nei Consigli
giudiziari, Alpa ha dettato una linea di intervento operativa, mirata a individuare le situazioni critiche
nell’ambito dei tribunali visto che «nessuno come l’avvocato è in grado di conoscere il reale
funzionamento della giustizia». Indicazioni che in futuro potranno essere raccolte in un Libro Bianco da
sottoporre alla politica. «Il nostro ruolo all’interno degli organi di autogoverno della magistratura
locali – ha ribadito il presidente del Cnf – dovrà svolgersi in modo da arrivare ad una cogestione con
la magistratura dell’amministrazione della giustizia».
Il nuovo ministro della Giustizia. Bene che un avvocato sia alla guida del ministero della Giustizia.
L’apprezzamento per la scelta di Angelino Alfano, il nuovo Guardasigilli, è stato espresso da Guido
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Alpa che ha dichiarato: «È un avvocato brillante con molti titoli». Nessuna riserva quindi sull’età
anagrafica di Alfano, classe 1970, perché, ha spiegato il presidente, «la gioventù non è un fatto
negativo».
Le priorità dell’Avvocatura. Già pronto l’elenco delle urgenze che la categoria sottoporrà al nuovo
inquilino di via Arenula: dalla riforma degli esami di abilitazione alla professione forense a quella del
sistema tariffario per sganciare gli onorari dalla durata dei processi. Ma non solo l’Avvocatura chiede
anche una legge professionale autonoma rispetto a quella delle altre professioni e l’incremento delle
tecniche di risoluzione alternativa delle controversie attraverso l’istituzione di camere arbitrali e di
conciliazione presso gli ordini Forensi locali. Quanto al discusso tema della separazione delle carriere,
Alpa vuole attendere una proposta concreta: la vera emergenza è rappresentata dalle situazioni di
incompatibilità negli uffici giudiziari, dove spesso magistrati e avvocati con vincoli di parentela
svolgono le loro funzioni contestualmente, «situazioni che il Csm, per scontri interni o per ritardi o per
difficoltà di accertamento non riesce a risolvere».
La riforma della professione forense: nessuna proposta unitaria. Il Consiglio nazionale forense, ha
chiarito Alpa, aveva elaborato un testo di riforma della professione forense molto simile a quello
presentato dal senatore Guido Calvi nella scorsa legislatura. Malgrado tutto, però, ha continuato il
presidente «non abbiamo raggiunto un accordo con l’Oua su due punti: l’ammissibilità di forme
societarie equiparate alle Spa e la previsione in ambito legislativo del Congresso nazionale forense». E
per queste ragioni il Cnf non ha potuto presentare una proposta unitaria.
Giovani avvocati: ora le riforme organiche. L’efficienza della Giustizia – ha dichiarato ieri il
presidente dell’Aiga Valter Militi – non può andare a discapito delle garanzie: urge un programma di
riforma della Giustizia. «Ora che la situazione politica italiana sembra uscita da una lunga fase di
instabilità» i Giovani avvocati auspicano che «finalmente si apra una stagione di seria riflessione sulla
crisi della giustizia in Italia e si pervenga ad una ridefinizione del sistema con interventi organici e
coordinati».
«È lecito attendersi da questo Governo – ha concluso il leader dell’Aiga – probabilmente il più giovane
della Repubblica per la forte presenza di trentenni e quarantenni, una nuova e diversa mentalità.
Dobbiamo abbandonare la logica dell’emergenza o quella dei vani proclami, e favorire il
coinvolgimento dei diversi soggetti della giurisdizione nella elaborazione di un armonico progetto di
riforma della Giustizia in cui avvocati, magistrati e personale dell’amministrazione giudiziaria siano
richiamati all’etica della responsabilità». (cri.cap)
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ITALIA OGGI
Riforme, avvocati in pressing
Gli avvocati tornano alla carica. Dall'ingresso nei consigli giudiziari appena eletti, dove potranno dire la
loro sull'andamento del lavoro dei giudici, alle proposte di riforma della categoria che esporranno la
prossima settimana al nuovo guardasigilli, Angelo Alfano, i legali sono decisi a non far passare anche
questa legislatura senza che siano affrontate le grandi questioni da tempo in cerca di soluzione.
«Chiederemo al ministro una riforma degli esami forensi per porre un argine all'accesso indiscriminato
alla professione, una revisione del sistema tariffario, lo sviluppo della risoluzione stragiudiziale delle
controversie attraverso camere arbitrali presso i consigli dell'ordine e la specificazione delle regole che
caratterizzano l'avvocatura rispetto alle altre categorie, visto che la nostra ha una rilevanza
costituzionalmente riconosciuta», ha sottolineato ieri Guido Alpa, presidente del Consiglio nazionale
forense, in occasione della prima riunione dei componenti dei nuovi consigli giudiziari. Quanto alla
separazione delle carriere, Alpa non si sbottona in assenza di una proposta concreta, ma ha evidenziato
che la vera emergenza è piuttosto rappresentata dalle incompatibilità negli uffici giudiziari (per esempio
magistrati e avvocati con vincoli di parentela che svolgono le loro funzioni contestualmente). La nuova
legislatura, quindi, per gli avvocati è un'occasione da non sprecare. Lo si legge tra le righe quando Alpa
spiega di essere «felice che il nuovo guardasigilli sia un giovane e brillante avvocato», e lo si capisce
anche da un'altra richiesta che il Cnf è pronto a consegnare a via Arenula: il ripristino della competenza
di valutare direttamente la professionalità del singolo magistrato da parte degli avvocati componenti dei
consigli giudiziari. Competenza prevista da Castelli e poi depennata dalla riforma Mastella
dell'ordinamento giudiziario, che ha ridimensionato il ruolo dei legali nei consigli all'aspetto
dell'organizzazione (include tra l'altro la vigilanza sull'andamento degli uffici giudiziari e
l'organizzazione e il funzionamento del giudice di pace), tenendoli fuori dal giudizio diretto sulla
professionalità dei giudici. «Ma una funzione dimezzata non corrisponde alla nostra rilevanza
costituzionale», insiste Alpa, secondo il quale all'avvocatura spetta la «co-gestione dell'amministrazione
della macchina giudiziaria». Teresa Pittelli
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IL SOLE 24 ORE
Ordinamento. Alpa: valutazioni sui magistrati
Più spazio agli avvocati nei Consigli giudiziari
Più spazio agli avvocati nei nuovi consigli giudiziari. I legali chiedono al nuovo Governo che gli venga
restituita la competenza a esprimer5i nell’ambito dei Consigli giudiziari, sulla professionalità dei
magistrati. La richiesta è stata avanzata dal presidente del Cnf Guido Alpa nel corso di un incontro che
si è tenuto ieri a Roma per dare ai legali nominati nei consigli giudiziari dopo la riforma introdotta dal
nuovo ordìnamento giudiziario, delle indicazioni di merito su come interpretare al meglio il loro ruolo.
Proprio per quanto riguarda le compètenze riconosciute ai legali il presidente Alpa ha annunciato di
aver già chiesto un incontro con il nuovo guardasigilli Angelino Alfano, per valutare l’ipotesi di far
cadere la pregiudiziale che impedisce agli avvocati di esprimere valutazioni anche sulla professionalità
dei singoli magistrati. Possibilità concessa da Castelli ma revocata da Mastella. «I magistrati fanno, a
pieno titolo, parte delle commissioni per gli esami di abilitazione alla professione forense — ha
precisato Alpa —noi riteniamo di essere, più di ogni altro in grado di esprimerci sul loro rendimento.
Prerogative dimezzate, perché limitate alla sola organizzazione dei tribunali non corrispondono al
nostro ruolo costituzionale». Alpa ha auspicato al contrario, che la funzione attribuita agli avvocati nei
Consigli giudiziari possa essere lo strumento per arrivare alla cogestione nell’amministrazione della
macchina giustizia. Competenze piene dunque ma non solo. Il vertice del Cnf ha sfilato la lista delle
priorità da sottoporre al nuovo inquilino di via Arenula. I temi che più stanno a cuore ai legali italiani
vanno dalla riforma del sistema degli esami a quella delle tariffe, dalla specificazione delle regole che
riguardano l’avvocatura rispetto alle altre professioni al miglioramento dei procedimenti disciplinari.
Alpa non inserisce tra le urgenze la separazione delle carriere, ma rivolge un altro invito al nuovo
Esecutivo: «Non so se l’attuale Governo vorrà raccogliere le indicazioni del precedente — ha spiegato
il presidente del Cnf — ma l’ex ministro della Giustizia ci aveva fatto pervenire un progetto che
estendeva il processo telematico e le tecniche Adr, mediazione e conciliazione, a tutti i settori della
giustizia penale oltre che civile». L’indicazione a tutti gli eletti nei consigli giudiziari è invece quella di
prestare la massima attenzione alle situazioni concrete nelle diverse sedi, con un occhio particolare alle
situazioni di incompatibilità: «si tratta di situazioni che nonostante siano note al Csm - sostiene Guido
Alpa - non vengono risolte a causa di scontri interni delle correnti, ritardi o difficoltà». Il ruolo di
“monitoraggio” svolto dai rappresentanti dell’avvocatura — come ha informato Alpa - dovrebbe
portare anche alla stesura di un “libro bianco” sull’amministrazione della giustizia. L’incontro si è
chiuso con la decisione di costituire un gruppo di lavoro perla predisposizione di principi generali sulle
competenze degli avvocati da applicare nei regolamenti di disciplina dell’attività dei
Consigli giudiziari. Patrizia Maciocchi
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DIRITTO E GIUSTIZIA
Avvocati designati quali componenti dei Consigli giudiziari distrettuali
Ancona
Maurizio Barbieri del foro di Ancona
Corrado Zucconi Galli Fonseca del foro di Camerino
Bari
Emmanuele Virgintino del foro di Bari
Antonio Giorgino del foro di Trani
Bologna
Sandro Giacomelli del foro di Bologna
Gianni Frisoni del foro di Rimini
Franca Sala del foro di Modena
Brescia
Tullio Castelli del foro di Brescia
Ettore Tacchini del foro di Bergamo
Cagliari
Ettore Atzori del foro di Cagliari
Giancarlo Cugiolu del foro di Sassari
Caltanissetta
Pierluigi Zoda del foro di Caltanisetta
Gianluigi Gentile del foro di Nicosia
Campobasso
Claudio Neri del foro di Campobasso
Daniela Bambina Mammarella del foro di Larino
Catania
Salvatore Torrisi del foro di Catania
Glauco Reale del foro di Siracusa
Catanzaro
Umberto Ferrari del foro di Catanzaro
Vincenzo Belvedere del foro di Cosenza
Firenze
Gianluca Gambogi del foro di Firenze
Andrea Ghezzani del foro di Livorno
Vincenzo Piraino del foro di Prato
Genova
Stefano Savi del foro di Genova
Francesco Bruno del foro di Savona
L’Aquila
Antonello Carbonara del foro di L’Aquila
Alberto Massignani del foro di Pescara
Lecce
Giuseppe Bonsegna del foro di Lecce
Giancarlo Camassa del foro di Brindisi
Messina
Nunzio Cammaroto del foro di Messina
Corrado Correnti del foro di Barcellona Pozzo di Gotto
Milano
Paolo Giuggioli del foro di Milano
Giuseppe Fiorella del foro di Milano
Gian Piero Biancolella del foro di Milano
Gianpiero Fagnani del foro di Monza
Napoli
Giacomo Carini del foro di Napoli
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Antonio Tafuri del foro di Napoli
Enrico De Sena del foro di Nola
Elio Sticco del foro di Santa Maria Capua Vetere
Palermo
Maria Di Stefano del foro di Palermo
Giovanni Hamel del foro di Agrigento
Baldassarre Lauria del foro di Trapani
Perugia
Laura Modena del foro di Perugia
Sergio Finetti del foro di Orvieto
Potenza
Pasquale Carluccio del foro di Lagonegro
Aldo Francesco Sinisi del foro di Melfi
Reggio Calabria
Ignazio Li Gotti del foro di Reggio Calabria
Nino Maio del foro di Locri
Roma
Giovanni Cipollone del foro di Roma
Donatella Cerè del foro di Roma
Davide Calabrò del foro di Frosinone
Riccardo Micci del foro di Viterbo
Salerno
Fortunato Cacciatore del foro di Salerno
Aniello Cosimato del foro di Nocera Inferiore
Torino
Marina Notaristefano del foro di Torino
Michela Malerba del foro di Torino
Paolo Borgna del foro di Novara
Trento
Stefano Frizzi del foro di Trento
Franco Biasi del foro di Bolzano
Trieste
Mario Diego del foro di Trieste
Nereo Battello del foro di Gorizia
Venezia
Giovanni Molin del foro di Venezia
Antonio Rosa del foro di Verona
Giovanni Chiello del foro di Padova
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A Pesaro sabato 10 il primo confronto sulla giustizia della 16a legislatura
Michelina Grillo parteciperà sabato 10 maggio a Pesaro al 12° convegno dell'Associazione Dirigenti
Giustizia sul tema: "LA GIUSTIZIA: UN SERVIZIO NECESSARIO ALLA CRESCITA DEL PAESE".
All'incontro partecipano, tra gli altri, Giuseppe Cascini Segretario Generale dell'ANM, l'On. Alfonso
Papa (PDL), l'On. Lanfranco Tenaglia (PD), il Capo Dipartimento del Ministero della Giustizia Claudio
Castelli ed il Presidente dell'Associazione Dirigenti Giustizia Renato Romano.
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IL SOLE 24 ORE
Negli uffici
Una card per favorire la gestione
Niente più documenti cartacei negli uffici giudiziari. Tessere elettroniche consentiranno al personale
amministrativo del ministero della Giustizia e ai magistrati la firma digitalizzata di atti e provvedimenti.
Per ora l’esperienza riguarderà sei regioni pilota, dove saranno distribuite 22 mila tessere elettroniche:
Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. Il Dipartimento dell’organizzazione
giudiziaria del ministero della Giustizia sta realizzando un progetto per l’accesso sicuro ai sistemi
informatici del ministero previsto nel Programma operativo nazionale «Sicurezza per lo Sviluppo del
Mezzogiorno d’Italia 2000-2006». Le smartcard serviranno a più scopi: come tessera di
riconoscimento, rilasciata dall’amministrazione per l’identificazione a vista, in sostituzione del
tradizionale modello cartaceo; per l’autenticazione informatica del dipendente, in modo da garantire
l’accesso sicuro ai sistemi informatici in uso agli uffici giudiziari, in sostituzione del tradizionale
sistema basato sulla digitazione di parole chiave che si presta a possibilità di intromissione o frode; per
la firma digitale di atti e provvedimenti, nell’ottica della de-materializzazione del documento cartaceo.
Per accedere alla postazione di lavoro sarà necessario disporre della tessera personale, del codice
segreto Pine, in alcuni casi, l’apposizione dell’impronta digitale del titolare della carta.
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ITALIA OGGI
UNIONE EUROPEA/ Il Parlamento accoglie la proposta della Commissione sugli elenchi
Lobbying in libertà per l'avvocato
Gli studi legali non dovranno iscriversi all'apposito registro
Il Parlamento ha servito un assist agli studi legali: potranno continuare a fare lobbying sulle istituzioni
europee senza avere l'obbligo di iscriversi al registro comune che l'Europa vorrebbe creare per
raccogliere i nomi dei gruppi di interesse che lavorano a Bruxelles.
Durante la plenaria di ieri, il Parlamento europeo ha accolto la proposta della Commissione Ue di
istituire un registro pubblico con i nomi delle lobby che gravitano intorno alle istituzioni e la creazioni
di un codice di deontologia comune. Ma ha posto due paletti: il primo, è che questo registro sia
obbligatorio, e non volontario come invece aveva suggerito nella sua proposta il commissario
all'antifrode, Siim Kallas. In secondo luogo, il registro deve essere comune per Parlamento, Consiglio e
Commissione. Al momento infatti ogni istituzione ne ha uno proprio. Dal 1992 la Commissione ha
adottato una politica di autoregolamentazione e i gruppi di interesse sono stati invitati ad adottare un
proprio codice di condotta sulla base dei requisiti minimi proposti dall'esecutivo stesso. Il Parlamento
europeo, invece, ha introdotto dal 1996 un registro obbligatorio per tutti i soggetti che chiedono di
essere accreditati e ne dà pubblico accesso attraverso il proprio sito. Ma è stata nel definire la figura del
lobbista che l'Aula è stata generosa con gli avvocati. Ha infatti identificato come lobby ogni «attività
svolta al fine di influenzare l'elaborazione delle politiche e il processo decisionale delle istituzioni
europee», e «intesa a influenzare l'attribuzione dei fondi comunitari». Rientra in questa categoria quindi
l'operato di «lobbisti professionisti, lobbisti aziendali interni, Ong, centri di studi, associazioni di
categoria, sindacati, organizzazioni dei datori di lavoro, organizzazioni aventi scopo di lucro e
organizzazioni non-profit». Ma non solo. Sono lobbisti, e quindi tenuti all'iscrizione, anche gli studi
legali, «qualora il loro scopo sia di influenzare gli orientamenti politici». Eccezione fatta però, e qui c'è
stato l'assist dell'Aula, per quelli che riuscissero a dimostrare che si limitano a «prestare assistenza
legale» o a «fornire patrocinio in giudizio». Il Parlamento ha deciso di non riconoscere queste ultime
come attività di lobbying, suggerendo di fatto agli studi legali un escamotage per sottrarsi all'obbligo di
iscrizione al registro. Lo stesso sconto sarà applicato anche a chiese e a organizzazioni filosofiche e non
confessionali. Parole di delusione sono state espresse da Monica Frassoni, capogruppo dei Verdi: «La
definizione è stata debole» e «ha mostrato tutta la forza e l'influenza dei lobbisti nei confronti del
Parlamento europeo». Secondo le ultime stime, i lobbisti su piazza a Bruxelles sono circa 15 mila, di
cui 5 mila nel solo Europarlamento.
L'Aula ha inoltre accolto la proposta di Kallas di chiedere la divulgazione delle informazioni finanziarie
da parte dei lobbisti iscritti nel registro. In questo modo la trasparenza circa il fatturato incassato
darebbe indicazioni anche sul «peso» dei clienti. Le associazioni di categoria dovrebbero divulgare una
stima dei costi associati all'attività diretta presso le istituzioni Ue. Mentre le Ong e i centri studi
dovrebbero render conto del loro bilancio complessivo e della ripartizione delle principali fonti di
finanziamento.
L'obiettivo dell'Aula è di fare in modo che le nuove regole siano in vigore entro le elezioni europee del
giugno 2009. Ma saranno i ministri riuniti al Consiglio Ue a dovere esprimere l'ultima parola e a
determinare l'esito di queste proposte. Sabina Pignataro
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ITALIA OGGI
Passo indietro della Corte di cassazione sulla semplificazione dell'iter
Freno all'arresto europeo
L'illecito in Italia stoppa la consegna dell'indagato
La Cassazione frena sul mandato d'arresto europeo: se l'indagato ha commesso attività illecite anche in
Italia le autorità nostrane non possono convalidare la misura e consegnare, allo stato che ne fa richiesta,
il cittadino straniero. Il passo indietro sulla semplificazione della procedura è stato deciso dalla
Suprema corte con la sentenza n. 18726 dell'8 maggio 2008. È stato infatti accolto il ricorso di una
cittadina tedesca che si opponeva al rientro in patria.
La donna era stata accusa dalle autorità tedesche per truffa aggravata. Era poi arrivata in Italia e la
polizia di Napoli l'aveva arrestata. Così la Germania aveva chiesto la consegna della detenuta. Lei si era
rifiutata ma la Corte d'appello partenopea aveva dato il via libera all'espatrio. Contro questa decisione la
donna ha fatto ricorso in Cassazione puntando soprattutto sul fatto che una parte di quelle truffe era
stata commessa nel Napoletano e che lei «non aveva rinunciato al beneficio di non essere sottoposta ad
altro procedimento penale in Italia». La sesta sezione penale di piazza Cavor ha accolto questo motivo
del ricorso, il terzo, e rinviato gli atti ad altra sezione della Corte d'appello di Napoli affinché
riconsideri il caso.
In particolare ha invitato i giudici del capoluogo campano a verificare, cosa che non poteva essere fatta
dalla Cassazione in quanto giudice di legittimità, se realmente una parte della truffa era stata messa a
segno nel Bel Paese. Una verifica, quella affidata all'autorità giudiziaria italiana, che potrebbe mettere a
rischio la consegna della straniera. La decisione della Cassazione rallenta quella parte della
giurisprudenza che, almeno negli ultimi tempi, era incline nell'accordare con maggiore snellezza la
consegna degli imputati con la procedura del mandato, creata proprio per semplificare le cose. A
febbraio dello scorso anno la Suprema corte (sentenza 4614) era sembrata più incline a facilitare il
mandato d'arresto disponendo il via libera anche nel caso in cui lo stato emittente non aveva una legge
sui termini massimi di custodia in carcere. Debora Alberici
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ITALIA OGGI
Per gli enti di previdenza è necessario più tempo per le proiezioni attuariali
Bilanci, serve una proroga
Adepp: troppo stretto il termine del 21/8 per l'invio
«I nuovi bilanci tecnici delle casse di previdenza dovranno proiettare i conti a 50 anni. Con un arco
temporale così lungo non vedo una mancanza particolarmente grave se un ente non rispetta la data del
21 agosto, come indicato dalla legge». Così Maurizio de Tilla, presidente Adepp (l'associazione che
riunisce tutti gli enti di previdenza privatizzati), minimizza sui possibili ritardi nella presentazione delle
proiezioni attuariali secondo i nuovi e più stringenti criteri. E torna a ribadire la necessità di una
«normale proroga» per far fronte alle complessità della nuova normativa. All'indomani della
pubblicazione delle variabili macroeconomiche da prendere in considerazione per la redazione del
documento economico contabile (si veda ItaliaOggi di ieri), dopo Vincenzo Miceli (consulenti del
lavoro) anche altri presidenti di enti si dicono d'accordo nel poter avere a disposizione più tempo. Non
solo. Unanime è anche il coro sulla necessità che ogni istituto previdenziale metta in evidenza le
proprie specificità. «Ogni cassa è figlia della propria demografia», spiega Antonio Pastore (dottori
commercialisti). Che aggiunge: «Dunque ognuno di noi non può considerare un dato utilizzato da tutti.
Il rischio è di rappresentare una situazione che non corrisponde al vero». La nota 109 del 2008 del
ministero del lavoro, infatti, per il primo scaglione 2006-2010 considera un tasso di crescita
occupazionale (ovvero il rapporto fra iscritti e pensionati) dello 0,9%. Il che rappresenta un vincolo
troppo rigido per molti e che porterà gli attuari a sfruttare la possibilità dell'articolo 2 del decreto
ministeriale sui «nuovi criteri di redazione dei bilanci» pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 5 febbraio
che prevede la possibilità di discostarsi da un indicatore predeterminato a patto che se ne motivi la
scelta. Cosa che farà sicuramente Inarcassa. «Nel nostro caso», sottolinea Paola Muratorio (architettiingengeri), «la piramide occupazionale rispetto a quella pubblica è completamente ribaltata. A oggi
abbiamo 11,7 iscritti per ogni pensionato. Nel pubblico la situazione è praticamente opposta. Questo a
dimostrazione che ogni categoria ha delle specificità diverse dalle altre». Parzialmente diversa è la
posizione di Florio Bendinelli (periti industriali). Il quale dice: «Ritengo che l'operazione di adottare
criteri di redazione dei bilanci con parametri uguali per tutti gli enti di previdenza sia non solo giusta
ma anche in linea con un'esigenza sentita dalle stesse casse. Il pacchetto di criteri nasce da
un'operazione condivisa con i rappresentanti dei ministeri e costituisce una buona base di partenza,
anche se sicuramente migliorabile». Quanto al termine del 21 agosto, aggiunge Bendinelli, «mi sembra
un po' stretto e opterei per uno spostamento in avanti». Ieri, intanto, l'Adepp ha riunito i suoi vertici per
discutere delle prossime mosse da adottare. A De Tilla il mandato di riprendere il dialogo con il nuovo
esecutivo e di far ripartire il confronto dal memorandum firmato in conclusione di legislatura con gli
esponenti dell'esecutivo di centro-sinistra. Primo obiettivo è quello di arrivare in tempi brevi a un
definitivo e inequivocabile riconoscimento della natura privata delle casse e della relativa autonomia
gestionale. Ignazio Marino
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9 - Ordine degli Avvocati di Trani