Il Giornale del Pilo Albertelli di Roma - Nov/Dic 2010 - Numero 2 - Anno IV Figli della stessa rabbia L'editoriale è stato pubblicato sull'account Facebook di OndanomalA Un partigiano di razza Venas Abiertas pag. 13 pag. 4 OndanomalA Sull'amore intervista Ammaniti pag. 5 pag. 8 2 Novembre/Dicembre 2010 Anno IV - Numero 2 Un mondo a colori Q uesto proverbio africano descrive in poche parole lo scopo del concorso “Un mondo a Colori”, progetto rivolto a tutti i ragazzi, agli studenti delle scuole medie superiori e ai giovani che nel mondo frequentano i corsi di lingua italiana e le iniziative degli Istituti Italiani di Cultura. Questa è una delle tante iniziative proposte dal Progetto Dialogo (sostenuto dalle associazioni ONG, Maratona dei Popoli e dall’ A.S. Ponte Mediterraneo) atte alla sensibilizzazione di noi giovani studenti verso la reale e odierna tematica dell’incontro tra culture e popoli diversi. Per quanto riguarda questo concorso sono richiesti elaborati scritti e grafici: i migliori sono raccolti nell'omonimo libro "Un Mondo a Colori" che viene pubblicato ogni anno con la prefazione di numerosi Premi Nobel per la Pace. Il libro e i vincitori sono presentati ogni anno il 2 Ottobre, in occasione della celebrazione della “Giornata della Non-violenza e del Dialogo”. Per ottenere informazioni più dettagliate e specifiche a proposito del bando completo del progetto si può tranquillamente consultare il sito Web www.progettodialogo.it. Altre iniziative interessanti correlate a questo argomento sono sia la maratone dei People Runners (personalità sportive, dai motociclisti ai maratoneti) che si tengono in molte città italiane nonché straniere, sia l’attribuzione annuale del Premio Testimone del Dialogo a personalità o organizzazioni di livello internazionale che si sono distinte per il loro impegno a favore del dialogo interetnico e interreligioso. Riguardo al concorso “Un Mondo a Colori”, invito coloro che avessero voglia di partecipare a rivolgersi a Flavia Tiburzi e Cecilia Lugi (II B) o ad Andreas Iacarella (II D) prima del 30 Maggio 2010, data di scadenza per la consegna dell’elaborato finale. 3 Novembre/Dicembre 2010 Anno IV - Numero 2 Social Network L'epidemia del XXI secolo Tutti conoscono i social network, che da sette anni stanno superando ogni record di utenze su internet e dividono le masse sulla loro reale utilità nella nostra società. Ma non tutti conoscono il motivo del loro crescente successo presso giovani e adulti. Esistono almeno un centinaio di siti e di programmi per comunicare tramite chat, ma alcuni sono speciali per via delle loro funzioni “extra” tra cui c’è il più famoso e diffuso Facebook (con quasi un miliardo di utenze nel mondo), seguito a ruota dal pittoresco Netlog e dal simpatico Twitter (con milioni di iscritti in tutto il mondo), che permettono all’utente non solo di comunicare con la chat ma anche di scambiare immagini e link in tempo reale, mentre si è impegnati in un quiz d’attualità o nel rispondere a una mail dei parenti all’estero, ricevendo contemporaneamente gli aggiornamenti di stato e le novità dai propri amici di tastiera. Siti che in breve tempo hanno surclassato i vecchi nomi come il grande MSN e quelli riservati ai single in cerca di appuntamenti al buio, tutti quanti ridotti a storia antica dal già citato gigante Facebook. Fin qui è tutto mercato, è giusto che il prodotto migliore sia il più venduto ma, è giusto scegliere il prodotto migliore senza essere sicuri di saperlo usare correttamente? Molti esperti nel settore della psicologia hanno affermato che il fenomeno “social network” può venire male interpretato da alcuni soggetti, che soffrono di insoddisfazione e solitudine a causa della disoccupazione o per motivi caratteriali, come un mezzo per fuggire dalla propria realtà. Cosa significa? Vuol dire che tutti i soggetti che soffrono di depressione o stress, rimangono facilmente assuefatti al social network, attirati dalla prospettiva di essere diversi dalla loro realtà e scelgono di iscriversi, a volte sostituendo il proprio nome e la propria foto con quella di personaggi inventati o dello spettacolo oppure cercando di vivere una vita diversa dalla propria, ma non senza conseguenze. Gli effetti negativi possono essere molteplici e forse anche legati a disturbi psicologici preesistenti nei soggetti, ma certamente il più evidente dei sintomi può essere la mancanza di sonno accompagnato da rabbia e scarsa lucidità. Altri effetti possono essere la mancanza di appetito e quella che molti definiscono impropriamente “Sindrome da notifica” collegata per lo più al desiderio quasi maniacale di attenzione e notorietà all’interno del social network scrivendo quantità enormi di messaggi pubblici e commentando anche esage- ratamente i vari link che girano per il web solo per ricevere le cosiddette notifiche cioè i commenti degli altri internauti di passaggio sul social network, che rappresentano per queste persone, un segno di conforto e di realizzazione. L’anno scorso in Europa ci sono stati più di venti morti (di cui cinque nella sola Germania), tutti internauti iscritti a , che si sono suicidati dopo essersi resi conto di non aver ricevuto alcuna notifica dopo appena due giorni, giustificando il loro estremo gesto scrivendo sempre su di essere stati dimenticati dal mondo e che quindi la loro esistenza non poteva avere un seguito e nemmeno un ritorno alla normalità. Fortunatamente si è trattato di casi rari, anche se il pericolo è presente e non può essere preso alla leggera. Infatti, oggi sono moltissimi i giovani italiani a passare interi pomeriggi su internet e anche intere notti incidendo negativamente sul rendimento scolastico e lavorativo. è uno strumento utilissimo per tutti, basta saperlo usare con attenzione e giudizio onde evitare di essere colpiti da quella che molti già chiamano l’epidemia del XXI secolo. Novembre/Dicembre 2010 Anno IV - Numero 2 4 Un Partigiano di Razza Antar racconta Giorgio Intervista ad Antar Marincola Antar Marincola, cosa ne pensa dell’iniziativa di intitolare l’aula di scienze del nostro liceo a suo zio Giorgio? “Devo riconoscere che è stata un’ intitolazione molto attesa, una cerimonia davvero molto bella e commovente, e per questo mi sento di ringraziare la preside per l’ impegno ma anche i ragazzi per l’interessamento poiché è importantissimo ricordare Giorgio non solo per le sue azioni partigiane ma anche per testimoniare gli ideali che lo hanno ispirato.” Come era descritto Giorgio da sua sorella Isabella? “Mia madre ne parlava quasi come una figura mitica, un eroe ai suoi occhi, ben consapevole del valore di lla fine tutti applaudono commossi; la targa è stata appena scoperta e tutti, dagli ospiti agli alunni ai professori insieme alla preside si accalcano nella restaurata aula di scienze. Strutture antiche e nuovi strumenti sono disposti all’interno del laboratorio, i primi a testimonianza delle generazioni che si sono cimentate nell’analisi dei fenomeni naturali, i secondi come stimolo per quelli che vorranno proseguire nello stesso genere di studi. Forse non a caso si è deciso di dedicare l’aula a un alunno, un ragazzo figlio di una giovane somala e di un maggiore dell’esercito italiano che da grande sognava di mettere a disposizione le sue conoscenze per combattere le malattie tropicali e salvare vite umane nel suo paese natale. Ma Giorgio A Marincola non ha fatto in tempo a intraprendere questa battaglia, perché caduto prima, a 23 anni, tra le alture della Val di Fiemme, nell’ultima strage nazista nel Nord Italia, e, come recita la motivazione con cui gli fu data la medaglia d’oro al valor militare, “quando la lotta per la libertà era ormai vittoriosamente conclusa”. Tra le persone venute a celebrare il “partigiano nero” c’era anche suo nipote Antar, figlio di Isabella, la sorella di Giorgio, assai rassomigliante a suo zio, tanto che molti sguardi alla cerimonia convergevano su di lui e sul professor Guido Albertelli, il figlio di Pilo, discendenti di una generazione che ha legato i propri destini a questa scuola, tanto da meritare il professore il nome della scuola e l’alunno il nome dell’aula di scienze. ciò che aveva fatto e dell’importanza delle lotte a cui aveva partecipato; inoltre, essendo cresciuti insieme alla seconda moglie di mio nonno avevano sviluppato un legame molto forte poiché capitava spesso che il fratello dovesse difenderla dai continui soprusi che la matrigna riservava loro.” nella militanza antifascista attiva non solo a Roma ma in seguito anche nel biellese, dove poi morirà. Qual è il contributo che l’ insegnamento di Albertelli ha portato ai valori del giovane Giorgio? “L’insegnamento di Albertelli ha sicuramente contribuito molto alla sua formazione, come del resto è capitato a molti degli alunni che hanno conosciuto il giovane professore; d’altronde la passione con cui si rivolgeva a tutte quante le classi non a caso colpì il giovane Marincola, avendo lui un carattere estremamente sensibile, tanto da portarlo Novembre/Dicembre 2010 5 La nomadicità della sua lotta, fatto abbastanza curioso nel panorama della Resistenza, si può spiegare anche in questo modo.” ne e riunificare un paese diviso a metà senza dubbio potrebbe essere in grado di far riflettere quei giovani italiani dalla molteplice identità culturale.” Secondo lei oggi qual è il valore della figura di Marincola nella società italiana che si avvia ad essere multirazziale? Come crede che debbano essere sensibilizzati i giovani sui valori di giustizia e libertà per cui ha combattuto Giorgio? “Si potrebbe pensare che al giorno d’oggi tutti dovrebbero essere più abituati alla società multirazziale rispetto a quando Giorgio frequentava il liceo (e infatti erano molti di più a notare le differenze nel periodo delle leggi razziali), però ancora oggi si fa fatica a riconoscere quella che è una realtà di fatto in Italia. Inevitabilmente poi il concetto di italianità appare ancora troppo legato al colore della pelle, perciò la figura di un partigiano di origine somala che si è fatto paracadutare nel nord Italia per realizzare la lotta di liberazio- Intervista a Niccolò Ammaniti dal Venerdì di Repubblica del 29/10/2010 A Cura di Giorgio Colletti, Davide Galeotti, Cecilia Lugi e Paolo Marzioli sul sito del Pilo! www.piloalbertelli.it Anno IV - Numero 2 “Certamente la sua figura può diventare un vero esempio di nobili ideali a dispetto di chi propugna la liberà solo a fini politici e ideologici, facendo un uso abbastanza improprio del significato di questo concetto. Giorgio invece, e tantissimi altri che come lui purtroppo non hanno la fama che si meriterebbero per le azioni compiute durante la Resistenza romana, incarna più di qualsiasi discorso retorico odierno questi principi fondanti dello Stato Italiano.” Intervista a tre nasi rossi P aolo, Laura e Federico sono tre amici che qualche anno fa hanno formato un gruppo. Non musicale, se è quello che stavate pensando, bensì di lavoro e neanche uno qualunque. Loro sono gli Endaxi: cosa fanno? I clown… Si decide l’intervista durante un loro giorno lavorativo, precisamente il 30 ottobre, e al mio arrivo si presentano tutti e tre in tenuta da lavoro: Federico è truccato da zucca, Laura travestita da zombie e Paolo, anche grazie alla sua elevata statura, è molto convincente come vampiro. Prendiamo posto in un bar e dopo aver ordinato tre succhi e uno zabaione, comincio eccitata a intervistarli… Novembre/Dicembre 2010 Prima di tutto, come nasce la figura del clown? Beh, la comicità è sempre esistita nella teatralità, fin da Aristotele e si è evoluta nel tempo secondo il gusto della cultura. Già dall’antica Roma e, successivamente, nel Medioevo erano presenti saltimbanchi, giocolieri ed acrobati che si esibivano nei mercati e nelle piazze; poi, da fare solo semplici spettacoli, si è creato un vero e proprio schema, con modelli e canovacci, che si è sviluppato sempre più. Fino alla metà dell’‘800 andavano di moda i circhi equestri dove si svolge- 6 vano solo acrobazie a cavallo: ad un certo punto, si è pensato di alternare quei numeri a scene buffe. La cosa ebbe successo, divenne usuale nei circhi e la figura del clown ebbe sempre più spazio. Dagli anni ’20 e ’30 nascono spettacoli incentrati solo sul clown, tanto che si diffondono anche nel cinema (famosi sono Charlie Chaplin e Buster Keaton); a partire dagli anni ’70 si allestiscono spettacoli clowneschi rivolti esclusivamente ad un pubblico adulto (Jango Edwards e Leo Bassi). Nel panorama teatrale comico italiano la figura del clown viene diffusa da Totò Cosa significa per voi essere “clown”? Paolo: Per me essere “clown” è utilizzare la filosofia riassunta in una citazione del libro “Opinioni di un clown” di Bloch: Laura: E’ una filosofia di vita perché quando sei clown per lavoro sei clown anche nella vita di tutti i giorni. Federico: Essere “clown” vuol dire saper trasformare tutto, da bello a brutto, anche nella normalità. Come ha detto Laura, è un modo di vivere. Come, quando e perché avete scelto questo come lavoro? Paolo: Io ho sempre riso e scherzato fin da quando ricordo. Ho sempre organizzato spettacoli comici per i miei amici. Non ho scelto di essere clown... Laura: Fino ai vent’anni ero convinta che il clown fosse l’unica cosa che non sarei mai potuta essere. Poi è venuta fuori ed è rimasta. Federico: Perché mi è sempre piaciuto tantissimo donare sorrisi e vedere che gli altri si divertono grazie a me. Anno IV - Numero 2 e poi ripresa da Aldo, Giovanni e Giacomo. Ditemi, qual è la differenza tra fare ed essere clown? Allora, mentre un attore ha un copione e recita un personaggio, un clown, anche se è all’interno di un canovaccio, comunque utilizza sempre sé stesso e non un personaggio finto perché, a differenza del percorso teatrale, si parla di ricerca del proprio clown, dato che ogni clown è un’estensione del proprio essere. Cos’è un “clown in corsia”? Nel 1980 in America il Big Apple Circus di New York sperimenta una delle performance clown negli ospedali pediatrici ed ottengono un ottimo risultato. Da ciò si crea una Care United permanente. Quindici anni dopo, i clown di questo gruppo portano l’esperienza in Europa: in Francia si crea la Rire Medicine e in Italia dal 1999 esiste Soccorso Clown. La clown-terapia viene conosciuta per via del film Patch Adams, che narra la vera storia di un dottore che si relaziona ai pazienti usando tecniche clownesche. Bisogna però precisare che nella clown-terapia sono i clown che parodiano i medici e non viceversa. L’obiettivo di un clown-dottore è modificare un’atmosfera negativa in positiva, rendere lo spazio ospedaliero a mi- Novembre/Dicembre 2010 7 Anno IV - Numero 2 tanta, tanta gavetta. Esistono varie scuola in Italia, le più importante sono quella di Philiphe Radice a Torino, la Flick, sempre a Torino e la Galante Garrone a Bologna. Ci sono comunque molti corsi e altre scuole minori, anche a Roma. Si possono trovare ulteriori informazioni su www.giocoleria.org www.jugglingmagazine.it Per saperne più su di noi, visitate il Non sembra poi così difficile come sito www.spazioendaxi.it lavoro, ma quale preparazione Cosa si può dire a un ragazzo per serve? Per essere un buon clown serve farlo incuriosire a quest’arte? molto lavoro, che non finisce mai Tutti e tre: L’unico modo per incue prevede studi teatrali, approcci riosirsi è mettersi in gioco e proalle diverse discipline circensi e varlo... sura di bambino, dare sicurezza al serio e cerco di mandare avanti lo paziente, il tutto attraverso tecni- spettacolo. che di ascolto e clownesche. Laura: Io sono Tipota e sono un augusto, il classico clown imbranato. Vi ispirate a qualcuno in particola- Sono simpatica e sbarazzina ma re? faccio tanti casini anche se cerco Tutti e tre: No, non abbiamo un d’aiutare. ispiratore, perché il clown è un la- Federico: Io sono Folk e sono un voro continuo e immenso, non ba- antiaugusto. Non sono capace a far sterebbe solo una figura come niente e tutto ciò che so fare mi rieispirazione, ma più e più… sce male. Come si chiamano i vostri personaggi? E qual è il loro carattere? Paolo: Allora, io sono Mastro Scannavino e sono un bianco, ovvero nel gruppo sono quello che sa fare tutto bene e professionalmente, come un artista. Ho il carattere più Project Panda Q uest’anno il Chengdu Panda Base, in collaborazione con il WWF, ha ideato un progetto per la salvaguardia dei panda giganti. Al mondo sono rimasti solamente 1.600 esemplari di questi bellissimi orsi bianconeri e ancor meno volontari che si apprestano a curarli. Quindi questa riserva, che si trova nella Repubblica Popolare Cinese di Sichuan, ha lanciato un concorso internazionale nel quale si richiedeva la partecipazione di tutto coloro che avessero a cuore la causa di questa specie e che fossero disposti ad occuparsi di questi animali per un periodo di un mese. Attraverso una selezione dei partecipanti, che sono stati scelti con molta attenzione in base al loro impegno e creatività, si è giunti a formare un piccolo gruppo di persone davvero volenterose che in questi mesi svolgono le funzioni di fotografi, giornalisti, scienziati e ricercatori in mezzo alle forestelussureggianti del bacino di Sichuan, perennemente accompagnati dai loro panda. Questi sei volontari sono stati denominati “pambassadors”, ovvero panda-ambasciatori, e hanno quindi il compito di richiedere quell’aiuto che i panda non possono invocare, e di occuparsi concretamente delle loro esigenze. Per questo mese è il turno della pambassador Ashley Robertson, una ragazza americana di 25 anni che da sempre sogna di studiare da vicino questi animali e che si sta impegnando assiduamente nel suo lavoro. Di certo questo non è un progetto da trascurare e la cosa che rincuora molto è che il numero dei partecipanti a questo concorso è stato di 60 mila. Certo se si pensa alla popolazione mondiale, non è poi questo gran numero, ma si può già considerare un buon inizio. Novembre/Dicembre 2010 8 Anno IV - Numero 2 Sull'amore E qui la domanda sorge sponta- rio o da una pretesa. nea: cos’è dunque l’amore? Cercando la definizione di questa parola in qualsiasi dizionario, si leggerebbe su per giù qualcosa come “sentimento di affetto vivo”, “istinto naturale che lega due persone” o anche “desiderio di ottenere una cosa”. Herman Hesse va oltre: trasforma e sfuma il significato. Per lui . L’amore viene inteso come un’infinita ricerca esistenziale, come un sublime tentativo di raggiungere quello stato di grazia dello spirito e dei sensi che trova in sé il proprio appagamento. L’amore, infatti, è del tutto slegato dal possesso: , dice Hermann. Chi ama non deve farlo con l’intento di ottenere qualcosa, quindi spinto da un deside- . Per quanto riguarda quest’ultimo punto, tuttavia, molti potrebbero non essere d’accordo: come si può arrivare alla felicità, se si è logorati da un amore non corrisposto? Hesse, esorta costoro a non disperarsi, giacché Non bisogna struggersi e disperarsi, ma cogliere in ogni istante le più piccole e belle sfumature di questo meraviglioso sentimento, sino ad arrivare ad apprezzarlo totalmente proprio per quello che è. Questo illustre saggio di Hermann, include insieme poesie, brani narrativi e citazioni, che sono disposti non in ordine cronologico, o storicoletterario, bensì in base ai tre temi che vengono principalmente trattati nel libro. All’inizio, infatti, l’autore ci espone la vitalità, le preoccupazioni e l’entusiasmo propri dell’amore adolescenziale, dove un giovane ed inesperto protagonista narra le sue prime avventure amorose; successivamente è la volta di un uomo maturo che racconta i suoi incontri, le sue passioni e le sue delusioni, mentre, infine, si passa all’amore inteso come sentimento superiore, nei confronti dell’umanità. Consiglio vivamente la lettura di questo testo a tutti coloro che vogliono deliziarsi con splendide poesie, dolci aforismi e piacevoli pensieri di colui che è stato e sarà sempre uno dei maggiori esponenti nella storia della letteratura. Nel paese delle mille bandiere In un’ Europa che, come ogni anno, si prepara a resistere alla morsa del gelo e a un lungo inverno di brutte notizie dal Medio Oriente, esistono ancora e continuano ad ampliarsi e migliorarsi, piccoli ritagli di pace, luoghi e associazioni dove le parole “guerra” e “nazionalismo” non hanno significato alcuno. Uno di questi, luogo e associazione insieme, si trova in Italia a Rondine, piccolo borgo medievale dal curioso e antico nome radicato lungo l’ansa dell’Arno che, oltrepassata Arezzo, punta verso Firenze. Qui, grazie al lavoro dell’ associazione Rondinecittadella della pace, i pregiudizi etnici si annullano ed è frequente trovare, per le vie del piccolo centro che ospita diversi ostelli della gioventù (sempre gestiti dall’ associazione), studenti russi che passeggiano insie- me a colleghi ceceni, serbi con bosniaci, israeliani con libanesi e palestinesi. A Rondine dunque, i ragazzi (ne vengono ospitati circa 200 l’anno) possono dirsi “cittadini del mondo” alla maniera degli Stoici greci e dimenticare i conflitti che oppongono le patrie lontane. Vivendo dunque insieme per un periodo, studiando nelle università toscane, questi giovani, Novembre/Dicembre 2010 formalmente in guerra, abbattono i pregiudizi etnici, stringono amicizie politically incorrect e, tornati alle loro case (anche se ormai molti si trattengono per conseguire un master o vengono a vivere definitivamente in Italia), seminano testimonianze di pace, raccontano ai loro compatrioti da anni divisi, come sia possibile vivere insieme, riconciliarsi con “l’altra parte” soltanto facendo prevalere la logica dell’individuo, quella che 9 ci dice nel profondo che un conflitto per pochi metri quadrati di terra in più o in meno è stupido quanto insensato, sull’ ideologia di stato che li vorrebbe nemici. Per fortuna, progetti come questo non sono unici e si stanno ampliando e diffondendo come sono riusciti a fare nel nostro paese grazie sia al sostegno del mondo della cultura, essendo le maggiori università toscane convenzionate con l’ associazione, sia alla disponibilità di Anno IV - Numero 2 alcune testate che li aiutano e pubblicizzano come “Il Fatto Quotidiano” grazie al quale si è venuti a conoscenza dell’esistenza di Rondine, paese dalle mille bandiere e del suo importante ruolo nel cercare di promuovere la pace tra i popoli e nel mondo, perché qui, come dice il presidente di Rondine-cittadella della pace Franco Vaccari, più che discutere si vive la risoluzione dei conflitti. Ritorno alla guerra fredda C all of Duty: Black Ops è uno sparatutto in prima persona sviluppato da Treyarch e pubblicato da Activision, uscito per gli Stati Uniti ed Europa il 9 novembre 2010. il gioco è il settimo capitolo della serie Call of Duty e il quarto gioco della serie ad essere sviluppato da Treyarch dopo Call of Duty 2: Big Red One, Call of Duty 3 e Call of Duty: World at War. Come da prassi la Treyarch mostra un contenuto di grafica elevata e di una buona gestione riguardate il realismo delle armi. Il tasso di violenza, rispetto a Modern Warfare 2 è decisamente elevato, infatti come in Call Of Duty World at War è possibile, quando si colpisce un nemico, incenerirlo, distruggergli arti, oppure colpirlo con foga nel corpo a corpo mediante il coltello. Cosa che non avviene normalmente nelle opere di Infi- nity Ward, che, anche trattando di un gioco di guerra cercano sempre di ridurne la violenza. La modalità Co-op, precedentemente annunciata, non è presente; infatti la Treyarch ha preferito non inserirla lasciandone però un piccolo assaggio nella modalità Zombie. Infondendo nuova linfa alla modalità multiplayer, Call of Duty: Black Ops porta il gioco competitivo a un nuovo livello. I combatti- menti rapidi e brutali vedono l'aggiunta di alcune migliorie e modalità: come per esempio gli avvincenti editor sia per gli emblemi che per i video, condivisibili con la community on-line, sia maggiori possibilità di personalizzazione, dalle mimetiche facciali e delle armi alla creazione di un proprio emblema, nonché l’inserimento dell’avvincente modalità scommessa. Novembre/Dicembre 2010 Anno IV - Numero 2 10 Ce l'hai un attimo per me? Gli attacchi di panico S econdo gli ultimi dati del 2009, il Disturbo degli Attacchi di Panico (Dap) è comune a circa il 7-8% della popolazione italiana. Questo disturbo, che colpisce maggiormente le donne (infatti somo circa il doppio rispetto agli uomini) si può presentare tra i 15 e 35 anni, ovvero in quella fase di transizione dall’adolescenza alla vita adulta e alle responsabilità che ne comporta. Infatti, coloro che soffrono di attacchi di panico hanno più comunemente paura di fallire o di risultare inopportuni e inadeguati. Ovvero, per chi soffre di attacchi di panico “errare NON è umano”. Non mi pare opportuno né, sinceramente, ho voglia di raccontare cos’è che si prova nel momento in cui si ha un attacco di panico; vi basti sapere che è una sensazione orrenda. Chi soffre di Dap comincia a prestare attenzione a molte cose che prima faceva con totale naturalezza. Se uno ha avuto un attacco di panico mentre volava, avrà sempre più timore di prendere un aereo; se è stato male in mezzo a tanta gente, non si va mai ad infilare tra la folla. Un attacco di panico è P.S.: un ringraziamento a tutto qualcosa di indefinibile, che si innesca quasi senza che tu te ne possa rendere coloro che mi hanno aiutato in conto. Ma stai tranquillo, passerà. E adesso, le 5 regole anti-panico, ovvero co- questi momenti: vi adoro! me si combatte la “paura della paura”: • Affrontare subito il problema: non bisogna negarlo né pensare di potercela fare da soli, altrimenti si rischia di peggiorare la situazione. • Gli attacchi di panico NON sono una debolezza caratteriale: non bisogna farsene una colpa. Può succedere e bisogna pensare solo a rimediare. • Evitare psicoterapie troppo lunghe: potrebbe rendere questo disturbo cronico. • Lo stile di vita aiuta a migliorare la situazione: è testato che l’esercizio fisico è un ottimo anti-panico. • Non bisogna aver paura di diventare matti: non ci si diventa; il problema sta tutto nella gestione dell’ansia. Dimmi come ti muovi e ti dirò chi sei I l modo di porsi di ognuno di noi e i gesti che compiamo inconsciamente esprimono la nostra personalità più di quanto non faccia il linguaggio parlato. Gesti automatici come giocherellare con un oggetto, toccarsi ripetutamente la faccia, annodare i capelli su un dito possono rivelare molte cose su di noi e su i nostri stati d’animo: possono esprimere nervosismo, imbarazzo o sfrontatezza. Il nostro corpo parla continuamente ma la maggior parte delle volte lo ignoriamo perché non conosciamo il suo linguaggio e travisiamo i messaggi che ci invia. Infatti, è molto difficile interpretare correttamente gesti che si compiono in maniera del tutto involontaria, magari si riescono a percepire i comportamenti più significativi, ma per leggere bene un corpo non dobbiamo soffermarci su dei singoli movimenti, perché un gesto preso in maniera isolata non ci dice niente: tutto cambia quando viene accompagnato da altri comportamenti. Questo significa che un messaggio si rivela in parti del corpo differenti, che però possono andare in accordo o in disaccordo. Ciò avviene perché abbiamo una maggiore coscienza di alcune nostre parti piuttosto che di altre, come ad esempio la faccia e in ge- 11 nerale la parte sopra il busto, al contrario controlliamo in maniera più distratta gli arti inferiori dove molto spesso si rivelano la maggiorparte delle informazioni. Inoltre, abbiamo una maggiore coscienza del lato desto piuttosto che di quello sinistro. Anche gesticolando lanciamo moltissimi segnali al nostro interlocutore, infatti secondo alcuni studi soltanto il 7% di tutte le informazione che recepiamo ci arrivano dalle parole mentre il restante 93% si divide in informazioni che ci arrivano mediante il tono della voce e la gestualità. Molte persone, Anno IV - Numero 2 però, sbagliando pensano che gesticolare sia un modo brusco e rozzo di esprimersi, per alcuni addirittura sinonimo di maleducazione, oggi è dimostrato che non è affatto così, anzi chi fa uso di gesti mentre parla, studia, comunica. ottiene risultati più soddisfacenti. Infatti gesticolare aiuta a fissare i concetti nella memoria e non solo ci aiuta a farci capire meglio, ma risulta utilissimo quando si devono esprimere concetti difficili. Insomma, il linguaggio del corpo è un’arte molto affascinante, misteriosa e interessante perché spesso un gesto dice più di mille parole. Venas abiertas I l Novecento è stato un secolo di eccezionale vitalità politica, nel bene e nel male. In Sudamerica forse più nel male che nel bene, tuttavia non sono mancate figure d'eccezione. Citarne solo alcuni sarebbe un torto imperdonabile verso gli altri, e allora facciamo parlare la loro eredità. A volo d'angelo attraverso il conti nente latinoamericano. VENEZUELA cinque fratelli del presidente sono concretezza. Ma allora chi lo critiChàvez è un dittatore, questo è stati imposti come ministri, sinda- ca? certo. E le dittature non hanno co- ci, dirigenti. Gli amministratori I benpensanti, gli industriali, i lori, non li devono avere, sono della PDVSA, la società petrolifera piccolo-borghesi... Quelli che nesemplicemente istituzionalizzazio- statale, sono stati sostituiti arbitra- gli ultimi anni hanno guardato ne della violenza. Chàvez ha preso riamente con persone ideologica- con orrore i loro campi da golf trail potere con libere elezioni sola- mente più vicine alla linea del sformarsi in quartieri popolari. Il popolo venezuelano ha scelto, più mente perché fallì il golpe che ave- partito di governo. Però... va ordito nel '92. Però... Chàvez ha promosso, facendo leva volte: l'amore per la democrazia Dal 1998 ad oggi è triplicato il nu- sui grandi interessi che gravitano ha ceduto il passo alla possibilità di mero degli iscritti alle università intorno al greggio venezuelano, vivere. Tutto vero, Chàvez è un >> (1.800.000): l'educazione ha ces- una politica antimperialista, dittatore, eppure... sato di essere un privilegio di clas- sottraendosi alle imposizioni degli se. Gran Bretagna, Francia e USA, riaprendo i rapporti con CuGermania, punte di diamante ba, favorendo un'unione dell'economia europea, hanno un commerciale e politica di alcuni tasso di disoccupazione doppio ri- fra i principali stati dell'area (Braspetto a quello venezuelano sile, Bolivia, Argentina, Ecuador, (6,2%). Il 70% della popolazione Nicaragua, Cuba). Un omaggio a ha accesso ad assistenza sanitaria e Bolìvar, un sogno che forse, dopo medicinali gratuiti. E' vero: i secoli, potrebbe trovare una sua Novembre/Dicembre 2010 12 Anno IV - Numero 2 BOLIVIA Cocainomane l'hanno definito, favoreggiatore delle lobby della droga. Da secoli in questa regione la coca è la principale coltivazione, la più importante fonte di sostentamento per migliaia di contadini. Beati loro, che dalla Casa Bianca possono permettersi di lanciare anatemi contro il presidente Morales... Vorrebbero lo sradicamento di tutte le piantagioni: e poi? La coltivazione continuerebbe clandestinamente, si diffonderebbe in altre zone, il tutto contornato dal migliaia di vite condotte far gli stenti. "Sulla coltivazione, purtroppo, non possiamo intervenire, bisogna agire nel senso del consumo". Tant'è che da quando c'è lui la DEA (polizia antidroga statunitense) è stata cacciata via dal territorio boliviano: prepotenze e pesanti ingerenze di stampo coloniale non erano più tollerabili. E' il primo presidente indigeno, e questo non è poco. Insieme a Chàvez ha costituito "l'asse del bene, fra Bolivia, Venezuela e Cuba, contrapposto all'asse del male di Stati Uniti e alleati. Poiché il peggiore nemico dell'umanità è il capitalismo statunitense. Se il mondo intero non riconosce questa realtà, che gli stati nazionali non si occupano nemmeno in misura minima di provvedere a salute, istruzione e nutrimento, allora ogni giorno i più fondamentali diritti umani sono violati." E' un idealista, è certo...ma conosce i suoi limiti, i limiti del suo governo, di uomini che sono ancora disabituati all'ebbrezza del comando. Il Sudamerica, il popolo latinoamericano, sta appena cominciando ad applicare concretamente i principi dell'antimperialismo. Sarà forse un populista, uno che elargisce a piene mani il denaro pubblico mai sprecandolo però. Ogni anno le famiglie ricevono 200 peso boliviani (circa 20 euro) per ogni figlio che è stato iscritto all'anno scolastico precedente. Un rimborso notevole, per sostenere le spese dell'occorrente scolastico. Lo chiamano bono Juancito Pinto, in onore dell'eroe bambino della guerra contro il Cile di metà ottocento. "Lui abbandonò il tamburo, per imbracciare il fucile". Un monito di una storia che è stata, che si vuole mettere da parte. ECUADOR La polizia ha tentato di farlo fuori. Non si lascino ingannare gli ingenui, non sono state semplici proteste sfuggite un po' di mano: il termine appropriato è golpe, un po' strano certo, sospetto forse, ma sempre un tentativo di colpo di stato. Per cosa poi, le proteste? Per il decreto che equipara le forze dell'ordine agli altri dipendenti pubblici, tagliando gli stipendi ed eliminando tutti quei privilegi che da sempre fanno sì che in America Latina la polizia, insieme all'esercito, sia una sorta di secondo governo. Hanno fallito, come è giusto che sia. Storie di assalti stile Far West ne abbiamo fin troppe: ora è tempo dell'azione. Rafael Correa si è sempre distinto come una persona di estrema intelligenza (ha studiato in Belgio, negli USA), e non è il classico "comunista-mangiabambini": pensare che è addirittura cattolico praticante! Nonostante ciò la Chiesa ha invocato la punizione di Dio verso questo miscredente che ha fatto sì che venisse incluso nel nuovotestocostituzionalel'intollerabile articolo 66: "la Repubblica tutela l'integrità fisica, psichica, morale e sessuale di ogni persona" "garantendo inoltre il diritto di decidere sulla propria sessualità e orientamento sessuale". Un'eresia imperdonabile! D'altronde, ce l'ha messa tutta per farsi odiare: recentemente ha espulso dall’Ecuador la multinazionale petrolifera spagnola REPSOL. Dato che l'azienda per mesi si è rifiutata di scendere a patti con il governo, Correa ha dichiarato: “Il tempo è finito. Devono andarsene. Tutte le multinazionali devono metterselo in testa. Da oggi in poi non sono più loro che dettano le condizioni. Le condizioni le detta il governo. Il tempo della Repubblica delle banane è finito”. E il mese scorso era toccato ad altre due società, brasiliane questa volta: non si fanno sconti a nessuno! "E’ venuto il tempo –ha concluso il presidentedi buttare nella spazzatura della storia il Fondo Monetario Internazionale e il Banco Mondiale che sono i colpevoli di un’architettura ingiusta e diseguale che ha impedito all’economia di crescere”. Ma il presidente sembra in arrestabile e, tra un incontro con Morales e un altro con Chàvez, si concede anche il lusso di chiudere la base statunitense di Manta, liberando, conformemente a quanto espresso dalla nuova Costituzione, il territo- Anno IV - Numero 2 13 Novembre/Dicembre 2010 rio della repubblica da basi militari straniere. Forse sarà vero, forse è possibile, possiamo cominciare a crederci: sta finendo veramente l'epoca delle repubbliche delle banane. Il Sudamerica ha sofferto, ha pagato il prezzo del benessere del suo ingombrante vicino di oltre-golfo. La strada è ancora in salita, ma la marcia è cominciata, nessuno potrà fermarla. Le rivoluzioni hanno fallito, perlopiù, il castrismo ha fallito, una nuova democrazia di sinistra sta cominciando a germogliare. Quanto sangue ancora dovranno buttare queste venas abiertas?Ogni ferita si cicatrizza, si ricuce, scompare sotto un nuovo strato di pelle, di vita. E' tempo che l'America Latina risani la sua terra. Ondanomala cerca sponsor ed è interessata a offrire spazi pubblicitari! Sosteneteci anche voi! NOI sosteniamo OndanomalA La Posta del Pilo! A Endy: C’è un principe rosa con un bel cobra negli slip che non vede l’ora di conoscerti! XoX POTERE ILLIMITATO!!! BY Imp. Palp. L’aula dei Mac è la nostra casa! Per Free: Rivoglio i miei pesciolini. Da Lupo Lucio I M P E R I U M! Imp.Palp. A Diego del II B: Datte foco che è meglio! John Calboth Rulez! XDXDXD Prova la Palpa-Cola. La bibita del Potere! Novembre/Dicembre 2010 14 Anno IV - Numero 2 lia cade. Giulia è una foglia. Per tutti coloro che odiano il metal e non conoscono gli Amon Amarth ( demens, pollo e bronzo) AMON AMARTH RULES!!!!!!!!!!!!! by the Rise of Amon Edoardo II E non fare tanto il Per Andrea del II C: ti trovo un matto, che non lo sei! ragazzo riflessivo, interessante e Vogliamo la testa di Lugi! Li- sono sicura che sei anche acculturato (P.S. anche carino!). berté, Égalité, Fraternité!!! xD Posso offrirti una pizzetta? A Cecilia manca solo il pretesto Biondina ‘95 W il prof Fracchiolla! We love per spogliarsi per........! I’m not telling you… to smile you. <3 Renda, andiamo sotto la tenda! but don’t be down <3 <3 Biondino del I E sei troppo, troppo fichissimo... Ricordando Giorgia IIB sei così carina!!! E FESTA, FESTA, FESTA, FESTA, il primo anno, con amore la tua poi abbiamo tantissimo in comu- FESTA. VOGLIAMO LA FESTA! Waaaaa classe! ne!!! A Nicola VE: sei il mio sogno Giulio Vecchia IIE sei stupendo. Andiamo a sciare? Andiamo a erotico numero uno… <3 sciare? Andiamo a sciare? … NO By Lolly Le “ragioni del latino”. Vorrei davvero saperle! Hey scusi! Me l’annusi, me Angelica IVD sei troppo caril’addenta? Per il sig. Dario To- naaaaaaaaaaaaaa! by eagarthóir 2 eleFANTI si dondolavano so- massi IIB. Passi la trota, passi il tonno, paspra il filo di una ragnatela, e trovando al cosa interessante, Michele IIIA, quanto sei bello! sino pure l’abbacchio, il gatto e la volpe, ma uno scoiattolo in chiamarono un altro elefante… <3 Pop preda a crisi isterica, quello pro3 eleFANTI … FANTI T’HO prio nO! Una Polla CIOCCATOOOOOO SILLOGISMI: Baci Baci (X Eugenio III B) II pomodori sono pelati. C è peQuesta redazione non è prolata… C è un pomodoro! E’ autunno, le foglie cadono. Giu- duttiva! XD Quarto e Quinto Ginnasio! 15 Novembre/Dicembre 2010 Anno IV - Numero 2 1 9 9 5 1 9 9 6 Tosho! Ballaci la samba! DUE CUORI E UNA CANNA Fava O DUE CUORI E UNA DOSE. “Quel tappeto dava un tono A Sirviana: Non sempre i Selli -Piselli: “Stavo a comprà le fazzolette…” Meli: “E che principi sono azzurri...FF… all’ambiente” sono?” Selli -Piselli: “Oh! “Prato verde” sei il nostro lama Per il biondino che porta i pani- Quelle che te fumi!?!” ni: ti guardo sempre ma non so preferito! We love u! <3 come conoscerti perché… so- Per la proprietaria del bordello Bertagna “The Voice” maestro no a dieta! Vediamo se capisci di Loreto: mettice un altro post-it sul povero Agostino! chi sono. C del free style! Paola Mancini alè! By Ignoto Edoardo Cascarino II E 6 bellissimo e muscoloso.Ti voglio cliente troppo, 6 più figo di Scamarcio. “Il sole bacia i belli e cieca i Io e te 3MSC<3 <3 <3 brutti!” Yao Yao Maria IVE 6 troppo carina! Per la ragazza dai piedi immacolati: abbiamo notato il tuo linguaggio FORBITO e il tuo buon gusto per il cioccolato… ci hai rapito il cuore! SCEGLI: LILLO CUONKA!!! xNata: Ma tu sei mandata a cavallo sulla tangenziale? O baratti spinaci con Saddam? By un’ammiratrice della storia che Vendo marmellata di mele e si ripete… uva e olio jonson’s baby. Per info cercare Lady Marmelade xLuisona: Smettila di fare le in via Salaria dalle 24.00 alle pere e dare la colpa a me! =) By 7.00 Dottoressa… Dopo i no- una persona stanca delle tue stri “ due minuti di passione”, ti puzzette! cerco tra i volti della gente. Er Novembre/Dicembre 2010 16 In risposta alla str***a: è inutile tutte! che dici che sono io a fare le pe- Capitan Ovvio, re della Tautologia (Perrotz e le sue genialate xD) re! TE PUZZA IL SEDERINO. Ce’ Per anonima: Crescina funziona! Per Elena del II C: DAMON, DAForicinti taci ! Una volta per MON, DAMON! <3 Anno IV - Numero 2 Perchè una tortina dovrebbe cadere dal tavolo e spappolarsi? (Perché ha fatto una cassata) LeiSaComeIncantareIlMondoCo nQueiSuoiOcchiGrandiComeIl MarCheDiconoVivrò... Novembre/Dicembre 2010 17 Anno IV - Numero 2 ER PEGGIO AMICITIA Narrami, o penna delle mie amiche Che tutti i giorni vicine mi stanno Si sa, son delle gran fiche Soprattutto oggi che è il mio compleanno Per i problemi di oggi e di ieri e di tutti gli altri giorni passati C’è sempre l’attrice Sara Guerrieri E la ballerina Giulia Margellati Soldato pronto a combattere. Mi è mancata l'arma Se la scuola ti crea un blocco Prova a rendere la vita più bella Falla con gioia con Camilla Scuocco Che di certo arriverà Flavia Stella. Se tra gli Dei hai contro anche Diana Tranquilla, la sfiderà Cristiana E se all’improvviso piomberà il silenzio Di sicuro lo romperà Alessia D’Ortenzio. Non può farlo l’afona Claudia Mancini Perché anche d’inverno sta in bikini E non chiedere di ciò il perché Il sapere risiede in Beatrice Manfrè. “Quando parlate state attente” Dice sempre il Santamaria “Non si dice praticamente Se non volete smarrire la retta via”. C osì scriveva al tempo di Nerone Petronio, nel suo Satyricon, riguardo all’impotenza maschile. Ma prima dei romani, anche i greci trattarono ampliamente questo tema, con opere miste di umorismo e terrore. Infatti, molti scrittori e drammaturghi si lamentavano di questo problema, spesso incolpando dee o maghe che con qualche maledizione avrebbero punito in questo modo un uomo. Un esempio ce lo fornisce Omero, o chi per lui, quando nell’Odissea scrive: << >>. Non mancarono però anche tentate spiegazioni scientifiche: per esempio, il medico greco Ippocrate, vissuto tra il 460 e il 377 a.C. ca., disse che l’impotenza diffusasi tra la popolazione nordica degli Sciti fosse dovuta non a un castigo di Afrodite, bensì al loro smisurato esercizio a cavallo. Molti scienziati dell’antichità, da Aristotele a Plinio il Vecchio, studiarono dei metodi per rimediare a questo “affanno” degli uomini. Alcuni credevano che si dovessero usare delle sostanze irritanti come l’ortica o il pepe; invece ci sono altri che hanno lasciato lunghi elenchi di cibi considerati afrodisiaci, come la rucola, i molluschi, lo zafferano e il vino misto a miele.Tra l’altro anche allora, come oggi vale per il Viagra, si sconsigliava l’abuso di questi afrodisiaci: si dice che Plutarco rimproverasse le mogli di somministrare di nascosto ai mariti intrugli del genere. Novembre/Dicembre 2010 18 Anno IV - Numero 2 Anno IV - Numero 2 Foresta Pensieri "21.16 21.17 E' passato un minuto da quando ho aperto questa pagina. Un minuto in cui ho pensato. Per una volta non a me stessa... ma a qualcun altro. Qualcuno che non conosco. Ho pensato a cosa è successo in questo minuto. Qualcuno è nato. Qualcuno è morto. Qualcuno ha raccolto un fiore.E' caduto un albero. Due amanti litigano. Una famiglia viene distrutta. Una donna tradisce un uomo. Un uomo tradisce una donna. Un padre se ne va di casa. Un figlio soffre. Una figlia soffre. Qualcuno si droga. Qualcuno ammira il suo paio di scarpe nuove. Un altro si strugge per colei che ama. Una donna viene costretta ad amare qualcuno. Un bambino piange. Una donna piange. Un uomo piange. Una ragazza sorride. Qualcuno è felice. Fremono freschi e leggiadri Gli uccelli della foresta, Il sole scalda la Terra; subito è festa, Bramano cibo i pargoli nidi; Lieta nenia, Dolce quel canto. Un battito d’ali, volare nel Cielo assaggiando La libertà e la dolce Gioia dell’essere Puro. Novembre/Dicembre 2010 Già... mentre io sto qui e scrivo succedono tutte queste cose e molte altre. Mi sento piccola, insignificante. Non sono nemmeno un millesimo del mondo. Mentre voi state qui e leggete succedono molte altre cose e queste. Fermati. Una volta. Una volta ogni tanto fermati e pensa che non sei solo. Un minuto, ti ci vuole un minuto." "Forse siamo fatti di carta. Come quelle bamboline che facevamo da piccoli. Siamo così, evanescenti e fragili. Ce ne possiamo andare in ogni secondo o durare per sempre. Forse siamo fatti d'acqua. Scorriamo per la nostra vita così leggeri e pesanti insieme, devastando tutto ciò che incontriamo o accarezzandolo piano, lasciando solo una carezza fresca. Ricordatevi di mandare i Vostri lavori alla nostra e-mail OndanomalA WANTS YOU! O siamo fatti di fuoco. Così passionali e caldi, così tanto forti da poter bruciare ogni cosa o così tanto deboli da potersi spegnere in un secondo. O forse siamo semplicemente fatti di carne, come dicono tutti. Secondo me siamo fatti d'aria. Liberi. Senza poter avere carceri. O almeno così saremo, prima o poi." Novembre/Dicembre 2010 19 Io cerco me stesso Anno IV - Numero 2 Pensieri D Dove sei… Dove sei infido bastardo, compagno di mille beghe… Amico traditore. Dove sei… Dov’è finito l’essere che si credeva un Dio… Solo per fuggire dalla sua realtà. Dove sei… Codardo e bugiardo. Dove sei… Ultimo e primo… Strabiliante essere detestabile nel suo amare… Ma amabile nel suo odiare. Grande anima riflessa… Sei forse morto soffocato dalle tue manie? O forse non sei mai esistito… Direttrice: Cecilia Lugi - II B Impaginazione: Cecilia Lugi - II B Flavia Tiburzi - II B Grafica: Cecilia Lugi - II B Paolo Marzioli - III C Sito Web: Lorenzo Raffio - III C Responsabili Pag. Facebook: Paolo Marzioli - III C Gianmarco Perrone - II A Lorenzo Raffio - III C Toshiro Yajima - III D a piccola volevo fare la scrittrice, anche se non mi ero mai soffermata a scrivere qualcosa. Mi piaceva pensare di creare un nuovo mondo, una nuova storia, nuovi personaggi. La sindrome del Padreterno, praticamente. L'ambizione ha sempre scaturito nelle persone che mi chiedevano “Che vuoi fare da grande?” un po’ di simpatia e ilarità, ma capisco che vedere uno scricciolo di un metro e trenta affermare con tanta risolutezza di voler fare la scrittrice piuttosto che la ballerina o la cantante è destabilizzante. E' forse per questo che mi sono messa in testa di andare al Liceo Classico, ed è forse per questo che sei o sette anni dopo mi ci sono ritrovata. Devo ammetterlo, la costanza non è proprio il mio forte, ma sui progetti a lungo termine non mi batte nessuno. Ho degli zii che non vedo spesso, un fratello di mia nonna e la moglie, e ogni volta che mi vedono, nonostante oramai siano passati quasi dieci anni, mi chiedono come procede il romanzo, quasi ne avessi veramente uno in corso. Per la mia prima comunione mi regalarono una penna “Parker”. E’ ancora nel cassetto. Ora mi hanno posto di nuovo la fatidica domanda, ma se prima era un “Cosa vuoi fare da grande?”, ora è un “Quale facoltà prenderai all'università?”. Il punto è che non ne ho idea ed ho ancora tre anni per deciderlo. Una volta mi sono azzardata a rispondergli “Medicina”. Voglio vedere ora se per i miei diciotto anni mi regaleranno un bisturi. 16 Redazione: Ilaria Catanzaro - I E Giorgio Colletti - I F Davide Galeotti - V A Andreas Iacarella - II D Paolo Marzioli - III C Gianmarco Perrone - II A Marcello Pieri - II B Lorenzo Raffio - III C Claudia Severa - I E Flavia Tiburzi - II B Valeria Tiburzi - I C Toshiro Yajima - II D Hanno collaborato: Francesca Pasqualone - I B Gianluca Murano - II B Angelica Nicolai - IV D Chiara Lupoli - I F Andrea Maccioni - V E Agata Write 0 Liber Il dark side del giornale del Pilo Albertelli di Roma mente Frizzi, lazzi, poesie da ridere, comicità da piangere. Apparenti scemenze, latenti genialità: liberate la mente! Ipse Dixit IMPROPRIETA’ DI LINGUAGGIO Carp: “Zeus influisce sugli eventi fisiologici…” (intendendo dire metereologici!) Prof: “E che scatena una diarrea collettiva?” QUESTA E' OndanomalA! Prof.ssa: “Carp, che ne pensi dell’interrogazione di Clara?” Carp: “Beh, è abbordabile…” Prof.ssa: “ Come abbordabile?” o.O Carp: “Sì prof, abbordabile!” Prof.ssa: “Ma… Abbordabile significa… (attimo di riflessione) RIMORCHIABILE!” Lezione su Giordano Bruno Prof.ssa: “Cosa comportano le affermazione di Giordano bruno sull’infinità dei Mondi?” La classe: “ Beh, l’uomo e la terra perdono la propria centralità…” Prof.ssa: “Sì. E come la mettiamo con il figlio mandato da Dio in terra per la salvezza umana se esistono infiniti pianeti? Mica poteva trovarsi in tutti contemporaneamente!” La classe (momento di esitazione): […] Defla L’Illuminato: “Gesù pendolare!” Prof.ssa C.: "And did they give you breakfast?" Er Cirio: "Yes, tramezins!" Yaoyao: "Si, nella eating room"(aula magna) PaoPedu (rivolto a un alunno): "Sai, ultimamente mi ricordi un bidello che lavorava qui, un tipo losco... lo chiamavano ER LINGUA" Prof.ssa (declamando allegramente): "Ei fu siccome immobile/dato il mortal sospiro/prese una bicicletta/e si fece un altro giro! Prof.ssa C: "Beh, nessuno di voi capirà il greco… E’ troppo filosofico per le vostre menti infantili…" -.-‘ OndanomalA augura a tutti Buon Natale e un Felice 2011!