Cai Parma Corso di Escursionismo Avanzato 2008 Perché facciamo questa lezione? • Conoscenza: evidenziare alcuni dei principali avvenimenti e personaggi della storia dell’Alpinismo • Crescita: stimolare la curiosità e la passione per gli eventi Bibliografia • “Storia dell’Alpinismo Europeo” collana I Manuali del Club Alpino • “La Storia dell’Alpinismo” di Gian Piero Motti - Vivalda editori Cos’è l’alpinismo? Dal dizionario… “sport di montagna il cui fine è la scalata delle pareti rocciose e la conquista delle vette“ La nascita dell’alpinismo Le montagne vennero per secoli considerate dimora di demoni e spiriti malvagi, non venivano frequentate da nessuno tranne sporadici cacciatori e cercatori di cristalli A partire dal XVIII secolo, con l’Illuminismo, le montagne divennero oggetto d’interesse naturalistico e scientifico, che diede il via alle prime esplorazioni La nascita dell’alpinismo Horace Bénédict De Saussure Svizzero, appassionato geologo, naturalista, botanico inizia lo studio e l’esplorazione delle Alpi, in particolare della cima più elevata… La conquista del Monte Bianco Mt. 4810 Versante italiano (Courmayeur) Versante francese (Chamonix) La storia I protagonisti * Dal 1770 Horace Bénédict de Saussure, intuisce la possibilità di salita al Monte Bianco * Nel 1775 Michel Gabriel Paccard, medico, botanico e fisico di Chamonix, inizia le sue esplorazioni in alta quota * Dal 1776 Marc Theodore Bourrit , pittore e giornalista, cerca di convincere i valligiani all’impresa * Nel 1784 la guida Couttet compie una ricognizione con il forte valligiano Pierre Balmat cercatore di cristalli Monte Bianco – primi tentativi * Nel settembre 1785, in un tentativo del De Saussure, viene usata per la prima volta la corda di assicurazione, che da allora divenne di uso comune; il metodo prevedeva solo il cliente legato mentre le guide tenevano in mano i capi liberi della corda * 1760 H. B. de Saussure e T. Bourrit offrono un premio in denaro ai volontari esploratori Monte Bianco – primi tentativi * Entrano in scena Michel Gabriel Paccard (medico) e Jaques Balmat (montanaro e cercatore di cristalli) di Chamonix *1785 Prima grandiosa spedizione organizzata da De Saussure: raggiunto il Dome du Gouter 4309 mt 8 agosto 1786 – la conquista del Monte Bianco Sono le 18 del 8 Agosto 1786 Paccard e Balmat raggiungono la vetta Alla conquista del Monte Bianco si fa storicamente risalire la nascita dell’alpinismo * Nel 1787 De Saussure raggiunge la cima ed effettua una serie di rilevazioni scientifiche * Bourrit non riuscì mai a salire in vetta L’esplorazione e la conquista dei grandi monti - le “vie normali” * Le salite vengono effettuate prevalentemente da appartenenti alle classi agiate non residenti in montagna, con la partecipazione di abitanti del luogo, conoscitori dell'ambiente montano (le guide alpine). * Le motivazioni scientifiche ed esplorative vengono ben presto affiancate dal gusto della scoperta come estensione del turismo alpino, praticato in particolare da inglesi e tedeschi. Nella prima metà dell'ottocento vengono salite per la prima volta tutte le cime principali delle Alpi La conquista delle vette principali • • • • • • • • • • Grossglockner – m. 3.798 – 1800 Monte Rosa (Punta Giordani) – mt. 4.046 – 1801 Ortles – mt. 3.902 – 1804 Jungfrau – mt. 4.158 – 1811 Bernina – mt. 4.049 – 1829 Pelmo – mt. 3.169 – 1857 Monviso – mt. 3.841 – 1861 Grandes Jorasses – mt. 4.208 – 1863 Marmolada – mt. 3.342 – 1864 Cervino – mt. 4.478 – 1865 La salita del Cervino Mt. 4.478 Al confine tra Italia (Valtournanche – Aosta) e Svizzera (Zermatt), dov’è chiamato Matterhorn La salita del Cervino Per l’arditezza della sua linea, era da molti considerato inscalabile Cervino – i protagonisti • 1857 un primo tentativo delle guide di Valtournanche • 1858 i valligiani Jacques e Jean-Antoine Carrel tentano la salita e arrivano a quota 3.800m. Jean-Antonie Carrel, detto “Il Bersagliere” Cervino – i protagonisti • 1859 il fisico e forte alpinista John Tyndall con quattro guide, fra cui Jean-Antoine Carrel, sale fino alla spalla della cresta italiana che ora porta il suo nome Pic Tyndall Cervino – i protagonisti • 1861 giunge in Italia Edward Whymper, disegnatore di 25 anni. • Il 24 giugno sale le Grandes Jorasses e il 29 giugno l’Aguille Verte, nel gruppo del Monte Bianco Edward Whymper Nel suo libro “La salita del Cervino”, Whymper tratteggia con ironia la vita dei pionieri dell’alpinismo: “…quella notte, passata al riparo nella stalla più elevata della valle, [...] si consumò lentamente, senza che accadesse nulla di eccitante, a parte il presentarsi di una comitiva di pulci che eseguì un vivace fandango su una delle mie gote, al ritmo della musica prodotta da una delle loro compagne che batteva sul mio orecchio con un filo di fieno.” I tentativi alla vetta del Cervino • Whymper fece vari tentativi con Jean-Antoine Carrel, da lui molto stimato • 1862 Whymper e Carrel nell’estate arrivano a un soffio dalla cima, sempre dalla cresta del Leone, versante italiano, in quanto la svizzera cresta dell’Hornli era ritenuta più difficile 1865 – l’anno del successo * Nel giugno del 1865 Whymper tenta una nuova via dalla parte svizzera (settimo tentativo), ma viene respinto da una violenta scarica di sassi * Carrel, nel frattempo, si accorda con il CAI per tentare la salita dalla parte italiana * Whymper il 10 luglio cerca la collaborazione di Carrel, già partito, quindi si accorda velocemente con altri inglesi, incontrati casualmente a Zermatt, per tentare la salita 14 luglio 1865 la conquista del Cervino Alle ore 14 del 14 luglio 1865 Whymper con altri 6 compagni raggiunge la cima salendo dalla via svizzera, dalla vetta scorgono poco sotto Jean-Antoine Carrel e altre guide di Valtournanche. Per farsi vedere e sentire dagli italiani sotto di loro… fanno cadere delle pietre! I valdostani li vedono e tornano a valle. Scrive Whymper: “Restammo in vetta per un’ora. Un’ora di vita gloriosa” La conquista del Cervino Durante la discesa di Whymper cadono quattro suoi compagni, per una scivolata e la conseguente rottura della corda Tra i caduti, la fortissima guida di Chamonix Michel Croz, compagno di molte delle scalate di Whymper Nonostante la bruciante sconfitta e ignaro della tragedia, il 16 luglio Jean-Antoine Carrel raggiunge la vetta per la via italiana La nascita del Club Alpino Italiano • Nel 1862 nasce l’ Alpine Club Inglese e il corrispondente Austriaco • Il 23 ottobre 1863 su impulso di Quintino Sella nasce il Club Alpino Torino, al quale si aggiunge nel 1867 la sezione di Aosta e il nome diventa Club Alpino Italiano L’anno dopo la sede viene posta al Monte dei Cappuccini (Torino) La nascita del Club Alpino Italiano • Il 14 gennaio 1875 nasce a Parma la “Sezione dell’Enza”, quindicesima sezione del CAI con 130 soci di Parma e Reggio; nel 1932 vengono costituite due sezioni autonome Primo presidente fu Giovanni Passerini, fra i successivi si distinse Giovanni Mariotti per la vivace attività organizzativa ed il grande carisma che seppe esercitare La salita delle pareti (1870-1914) le cime principali sono state salite e si sviluppa un nuovo modo d’intendere l’alpinismo: prettamente sportivo e finalizzato a cercare nuove vie sulle pareti di montagne già conquistate La salita delle pareti (1870-1914) Sviluppo di forza, fermezza d’animo e tecnica, affrontando difficoltà d’arrampicata sempre maggiori, sia su roccia che su ghiaccio Alcune ascensioni da segnalare Torre Winkler (1888) La più bella delle Torri del Vajolet viene salita da uno studente bavarese diciottenne in solitaria: Georg Winkler Alcune ascensioni da segnalare Campanile Basso di Brenta (1889) Tentato dal trentino Carlo Garbari con altre guide, verrà salito dagli austriaci Ampferer e Berger, aiutati dalla relazione pubblicata dai trentini Alcune ascensioni da segnalare Campanile di Val Montanaia (1902) I triestini Cozzi e Zanutti tentano la salita, giungendo a pochi metri dalla vetta, ma non riescono a passare La storia si ripete! Tornati a valle, i due triestini incontrano due famosi alpinisti: Von Glanvell e Von Saar, ai quali raccontano del loro tentativo Pochi giorni dopo, i tedeschi ripetono l’itinerario e… riescono a salire in vetta! La ricerca delle difficoltà • L’epoca d’oro della grande arrampicata libera • L’epoca della tecnica • L’avvento del chiodo e del moschettone (1907) con conseguenti aspre polemiche di natura “etica” • Grande vitalità dell’alpinismo tedesco, italiano e inglese I protagonisti dell’epoca Paul Preuss, tedesco, grande sostenitore dell’arrampicata libera: arrampicare in salita solo ciò che si può arrampicare in discesa Hans Dulfer, di Monaco, lasciò ampia impronta di sé e dei suoi sistemi modernissimi di arrampicata, utilizzati ancora oggi … entrambi contribuirono all’evoluzione dell’arrampicata su roccia, specie in Dolomiti I grandi scalatori italiani Tita Piaz “il diavolo delle Dolomiti” (1879-1948) Della Val di Fassa, autore di arrampicate famose in tutte le Dolomiti, (spigolo est della Punta Emma nel gruppo del Vaiolet e la parete nord del Catinaccio le principali). La sua fama si è diffusa anche all'estero, in quanto fu accompagnatore di numerosi turisti di inizio novecento, tra cui il re del Belgio Alberto I. Morì l'8 settembre del 1948 a causa di un banalissimo incidente di bicicletta, nella piazza del suo paese natale. I grandi scalatori italiani Angelo Dibona (1879-1956) Di Cortina d’Ampezzo, fu la prima guida alpina che per mentalità, per determinazione e per capacità tecnica aprì le porte alla concezione sportiva dell'arrampicata sui grandi itinerari, ponendosi all'avanguardia nella progressione in libera su alte difficoltà. Nella sua carriera usò solo dodici chiodi, esclusivamente per l'assicurazione, ed era il suo vanto che confidava con modestia: "Sulla Laliderer usai sei chiodi, sullo Spigolo dell'Ödstein tre e una staffa, sul Croz dell'Altissimo due e sulla Cima Una un solo chiodo". L’avvento del VI grado Continua la ricerca delle difficoltà e – grazie alle nuove tecniche, ai chiodi ed ai moschettoni – le più difficili pareti di roccia delle Alpi vengono superate Emilio Comici (1901-1940) Nato a Trieste, rappresentò, assieme ad altri, la risposta italiana alle importanti realizzazioni degli alpinisti tedeschi nell'epoca del "sesto grado" Tra le sue principali imprese, la via aperta sulla parete Nord della Cima Grande di Lavaredo, che ripetè in solitaria in 3 ore e 45 minuti, entrando così nella leggenda. Dalla personalità complessa, praticava un allenamento costante, aveva uno stile elegante e ricercato (“danza”) e fu tra i primi a tracciare itinerari a “linea retta” Riccardo Cassin (S. Vito al Tagliamento 1909) Adolescente, si trasferisce a Lecco in cerca di lavoro nei duri anni del primo dopoguerra Qui nasce il suo amore per la montagna ed inizia le prime escursioni sul Resegone ed in seguito in Grignetta, vera palestra di roccia dei lombardi Tra le innumerevoli nuove vie salite sulle montagne di casa citiamo la torre Costanza in Grignetta, la Corna di Medale, e l'imponente parete sud del Sasso Cavallo. I capolavori di Riccardo Cassin Torre Trieste Gruppo monte Civetta: Parete SudEst - Agosto 1934 (Cassin - Vitali Pozzi) Pizzo Badile: Parete Nord-Est - Prima ascensione: Agosto 1937 (Cassin - RattiEsposito - Molteni Valsecchi) Cima Ovest di Lavaredo: Parete Nord - Prima ascensione: Agosto 1935 (Cassin - Ratti) Sperone Walker Prima ascensione: Luglio 1938 (Cassin - Esposito Tizzoni) Cesare Maestri (Trento, 1929) Chiamato “Il ragno delle Dolomiti” E’ stato il primo alpinista al mondo ad affrontare e vincere in arrampicata solitaria vie di estrema difficoltà come la parete Sud-ovest della Marmolada. Ha al suo attivo circa 3000 salite e discese, delle quali circa 1000 portate a termine in libera arrampicata solitaria. Cesare Maestri Ha partecipato e diretto diverse spedizioni alpinistiche in Africa e Argentina dove ha conquistato il Cerro Torre (1959), ancora oggi considerata una delle montagne più difficili del mondo Per questa conquista, e le polemiche che sono seguite, è uno degli alpinisti più famosi al mondo Walter Bonatti (Bergamo, 1930) Trasferitosi a Monza, inizia ad arrampicare sulla Grignetta, dove si forma il gruppo dei “Pel e oss”, fortissimi arrampicatori Compie numerose scalate in Dolomiti, ma il suo “regno” sarà il Monte Bianco. Nel 1949, con Andrea Oggioni, ripete la via aperta da Cassin sullo sperone Walker delle Grandes Jorasses e la nord-ovest del Pizzo Badile Walter Bonatti 1951 la prima grande impresa: parete est del Grand Capucin (M. Bianco) 1953 compie la prima invernale alla parete nord della Cima Grande di Lavaredo e la prima invernale alla Cima Ovest 1954 consegue il brevetto di guida ed è il più giovane partecipante (23 anni) alla spedizione italiana per la conquista del K2 La conquista del K2 Il K2, alto 8.611 metri, è la seconda montagna della Terra. Si trova in Karakorum, regione al confine tra Pakistan e Cina. Dopo varie esplorazioni, decisiva fu la spedizione del 1909 guidata da Luigi Amedeo di Savoia duca degli Abruzzi, che scoprì la via di salita lungo lo sperone est della montagna, il leggendario Sperone degli Abruzzi La conquista del K2 La vetta del K2 fu raggiunta per la prima volta nella storia dalla via dello Sperone Abruzzi, nel 1954, da una spedizione italiana capitanata dal Geologo Ardito Desio Molto del merito per il successo della spedizione va a Desio, il quale però effettuò una selezione dei partecipanti, escludendo chi, come Riccardo Cassin, avrebbe potuto fargli ombra, e controllò in modo autoritario l'andamento della missione, tanto da guadagnarsi l'appellativo ironico di ducetto. La conquista del K2 La vetta fu raggiunta il 31 luglio del 1954 dagli alpinisti Achille Compagnoni, della Valfurva, e Lino Lacedelli di Cortina d’Ampezzo. La loro vittoria è frutto di un duro lavoro di squadra. Fondamentale per la riuscita dell’attacco finale, fu il lavoro di Walter Bonatti che – con sforzo estremo – trasportò le bombole d’ossigeno fino al nono campo a circa 8.100 metri. Per un’incomprensione che genererà lunghe ed aspre polemiche, Bonatti fu costretto ad una notte bivacco in alta quota dal quale lui e il portatore hunza Mahdi uscirono vivi per miracolo. Il K2 e le polemiche Bonatti sostenne per anni le proprie ragioni, rimaste inascoltate da Desio. L’ “incidente” del bivacco che avrebbe potuto costargli la vita – e costò gravi congelamenti a Mahdi – non venne citato nella relazione ufficiale stesa da Desio, alla quale Compagnoni e Lacedelli si sono sempre attenuti. Solo alla morte di Desio, nel 2001, si cominciò a mettere in discussione la versione ufficiale dei fatti. Il ruolo fondamentale di Bonatti e la veridicità delle sue affermazioni sono state “ufficialmente” sancite da un documento del CAI in occasione del cinquantenario della scalata, nel 2004 Torniamo a Bonatti… La delusione più umana che alpinistica rimediata al K2 lo getta in uno stato di grande crisi, dalla quale però troverà le forze per le sue più grandi imprese, prima tra tutte la scalata solitaria del pilastro sudovest del Petit Dru, nel gruppo del Bianco, restando in parete per sei giorni: è un'impresa che segna una tappa indimenticabile nella storia dell'alpinismo. Era l’agosto del 1955. “Poco dopo le quattro del nuovo giorno, il 17 agosto, il congedo con gli amici è cosa veramente dolorosa; non appena chiudo dietro di me la cigolante porta del rifugio, mi impongo di correre verso il Dru per vincere le debolezze di una partenza dalla quale ormai non posso e non devo esimermi.” Le grandi imprese di Bonatti… Bonatti riuscirà a salire il Dru in sei giorni di arrampicata solitaria, con assicurazione sempre precaria e verticalità assoluta. Negli anni seguenti, aprirà numerose nuove vie nel gruppo del Monte Bianco, raccontate nei suoi bei libri. La via Bonatti sulla Nord del Cervino Bonatti chiuderà la propria carriera alpinistica nell’inverno del 1965 con una grandissima impresa solitaria, aprendo una via nuova in invernale sulla parete nord del Cervino Dal Bonatti alpinista al Bonatti esploratore… Dopo l’exploit della Nord del Cervino Bonatti, all’apice del successo, abbandonerà l’alpinismo estremo per dedicarsi alla professione di reporteresploratore per il periodico “Epoca” per il quale firmerà numerosi articoli sui luoghi più sperduti del mondo… Antartide, Amazzonia, Alaska, Siberia, Africa ecc… raccontati in diversi libri pregevoli anche dal punto di vista fotografico Gli anni Settanta e il “Nuovo Mattino” Periodo di “Rinascimento” dell’alpinismo nel quale avviene una rivoluzione tecnica, tecnologica, etica che porta con se i valori derivanti dai mutamenti sociali avvenuti nel ’68 e negli anni successivi “Sarei felice se su queste pareti potesse evolversi sempre più quella nuova dimensione dell’alpinismo spogliata di eroismo e di gloriuzza da regime, impostata invece su una serena accettazione dei propri limiti, in un’atmosfera gioiosa, con l’intento di trarre, come in un gioco, il massimo piacere possibile da un’attività che finora pareva essere caratterizzata dalla negazione del piacere a vantaggio della sofferenza” Gian Piero Motti, “Scandere” - 1974 Gli anni Settanta – evoluzione dell’arrampicata su roccia Free climbing: rifiuto dell’arrampicata artificiale, tacciata come oltraggio alla montagna ed inganno; sublimazione dell’arrampicata libera. Evoluzione dell’arrampicata su roccia Clean climbing rifiuto del chiodo ad espansione e notevole ridimensionamento dell’uso dei chiodi tradizionali a favore delle moderne protezioni veloci nella volontà dichiarata di lasciare intatta la parete Bouldering rivalutazione delle strutture a bassa quota ed addirittura di massi come attività fine a se stessa; grande rivalutazione delle capacità fisiche e tecniche, ma rifiuto delle tradizionali componenti dell’alpinismo (fatica, paura, freddo..) Reinhold Messner, l’alpinista simbolo degli anni Ottanta • Nasce il 17 settembre 1944 in Val di Funes (sudtirolo) e inizia a scalare all’età di 5 anni. • Dal 1950 al 1964 effettua 500 ascensioni nelle Alpi Orientali, soprattutto nelle Dolomiti, numerose prime invernali e numerose prime solitarie • 1970 sale il Nanga Parbat (8125 m.) 1a ascensione parete Rupal • 1975 sale Hidden Peak (8068 m.) 1a salita 8000 in stile alpino (senza portatori, senza ossigeno, senza installazione di corde fisse, senza campi intermedi) a 7500 m. una parete con difficoltà pari alla Nord del Cervino Reinhold Messner • 1978 sale l’Everest per la prima volta senza ossigeno • 1980 prima salita dell’Everest in solitaria (dal Tibet) • 1986 con la salita del Lhotse è il primo uomo al mondo ad aver salito tutti i 14 ottomila • 1990 compie la traversata dell’Antartide • 1995 compie un tentativo al Polo Nord • Oggi vive a Castel Juval, è stato parlamentare europeo e sta creando una serie di musei sulle Alpi Orientali, i Messner Mountain Museum (Solda, Castel Juval, Monte Rite, Firmiano) L’alpinismo oggi… Lo sviluppo dei materiali permette salite prima considerate impossibili… Arrampicata sportiva, bouldering, con difficoltà sempre maggiori… Grandi spedizioni sulle montagne extraeuropee… Ma le “vecchie Alpi” donano ancora grandi soddisfazioni… Patrick Berhault e Philippe Magnin, francesi, guide alpine, istruttori dell’Ecole Nationale de Ski et Alpinisme (ENSA) di Chamonix Film: * La Grande Cordata, 2000-2001, traversata delle Alpi dal Monte Triglav alle Alpi Marittime * Sur le fil des 4000 – 2004,tentativo della salita di tutti gli 82 Quattromila delle Alpi “La volontà dell’alpinista (…) corrisponde a un bisogno, quello di preservare i suoi segni in seno a una natura selvaggia, suscettibile di ricordargli la sua vera dimensione di uomo”. Patrick Berhault “Non saranno le mie imprese ma la montagna stessa a far riscoprire i valori di cui oggi abbiamo bisogno “ Walter Bonatti