STORIA DELL’ALPINISMO
di
Valerio Bozza
Nascita dell’alpinismo
Nel 1770 il naturalista ginevrino Horace Bénédict de
Saussure promette un premio per chi riuscirà a trovare una
via di salita sulla cima del Monte Bianco.
Il suo scopo è condurre delle
misure scientifiche di
temperatura e pressione, oltre
ad un preciso rilevamento della
quota.
De Saussure “Voyages dans les Alpes”
Ascensione del Monte Bianco 1786
Nel 1786 il medico Michel Paccard e il
cercatore di cristalli Jacques Balmat di
Chamonix riescono a salire in cima al
Monte Bianco per il ghiacciaio dei Grands
Mulets.
Con questa ascensione ha inizio
l’alpinismo.
L’anno successivo anche De
Saussure raggiunge la cima
del Monte Bianco, dove
effettua le sue misure.
Alpinisti signori e guide montanare
Nell’800 i giovani inglesi di buona famiglia usano completare
la propria formazione con un viaggio nell’Europa
continentale. Le Alpi incarnano l’ideale romantico.
I montanari
vengono
ingaggiati come
guide e sviluppano
abilità notevoli.
Tutte le cime più
alte delle Alpi
vengono salite tra
il 1800 e il 1865
La nascita dell’Alpine Club
Nel 1857 gli alpinisti inglesi fondano l’Alpine Club, nei cui
salotti si riunisce l’elite della società londinese.
Si confrontano aspramente coloro che danno all’alpinismo
una motivazione scientifica (Tyndall) con quelli che invece lo
considerano un gioco (Stephen) o uno splendido esercizio
sportivo (Whymper).
Stephen “Il terreno
di
gioco dell’Europa”
La nascita del Club Alpino Italiano
Nel 1863, dopo la prima ascensione italiana al Monviso, per
iniziativa di Quintino Sella, nasce a Torino il Club Alpino
Italiano.
Primo presidente è il Barone Ferdinando Perrone di San
Martino.
Il Cervino: conquista e tragedia
Nel 1865 Edward Whymper trova la via di salita al Cervino,
l’ultima grande cima delle Alpi a resistere.
In discesa la corda si spezza: 4 dei 7 componenti della
cordata precipitano.
Whymper “La salita del Cervino”
Dente del Gigante: due etiche a confronto
L’alpinismo si rivolge alle cime
secondarie più difficili: è l’Epoca d’oro
delle Guide.
Il Dente del Gigante costituisce uno
dei problemi più complessi.
Mummery e Burgener lasciano un
biglietto con scritto:
“Absolutely inaccessible by fair
means”
Su insistenza di Alessandro Sella,
Maquignaz impianta aghi da mina per
superare la placca Burgener e
raggiungere la cima (1882).
L’alpinismo senza guide
Albert F. Mummery comincia la
sua grande carriera formando una
cordata leggendaria con la guida
Burgener.
Raggiunta la maturità, inaugura un
nuovo alpinismo senza l’aiuto di
guide.
L’alpinismo di Mummery è un
confronto ad armi pari con la
montagna.
Scompare in un tentativo al Nanga
Parbat in Himalaya (1895).
Mummery “Le mie scalate sulle Alpi
e nel Caucaso”
I grandi dolomitisti del primo Novecento
I tedeschi scoprono le Dolomiti: nasce l’ “alpinismo acrobatico”.
Gli inglesi perdono il primato nell’alpinismo.
Preuss supera il IV+ senza legarsi mai ad una corda.
Dülfer introduce la tecnica che porta il suo nome per il superamento delle
fessure.
Tita Piaz (il diavolo delle Dolomiti) è una guida di grande cultura dal
carattere burbero e orgoglioso.
Paul Preuss
Hans Dülfer
Tita Piaz
L’epoca del VI grado
Solleder e Lettenbauer vincono la parete nord-ovest del
Civetta (1925). Nasce ufficialmente il VI grado.
Negli anni ‘30 gli italiani diventano protagonisti con Rudatis,
Andrich, Vinatzer, Castiglioni, Detassis, Gervasutti
Bruno Detassis
e
Ettore Castiglioni
Gervasutti “Le mie scalate
sulle Alpi”
Castiglioni “Il giorno delle
Mesules”
Giusto Gervasutti
Emilio Comici: l’estetica dell’arrampicata
Emilio Comici, triestino di nascita, guida alpina a Cortina e
Selva di Val Gardena, introduce il culto del gesto atletico
come espressione estetica.
La via alpinistica perfetta
deve scendere dalla cima
come una goccia d’acqua.
Comici incarna l’ideale
fascista dell’alpinista come
interprete dell’eroismo cui
l’uomo deve tendere.
Durante il fascismo, il Club
Alpino Italiano diventa
Centro Alpinistico Italiano e
viene affiliato al CONI.
Comici “Alpinismo eroico”
Le tre grandi pareti nord
1931: Parete nord del Cervino - Fratelli Schmid
1935: Parete nord delle Grandes Jorasses – Peters e Meier
1938: Parete nord dell’Eiger – Heckmair, Vörg, Harrer,
Kasparek
Riccardo Cassin: l’uomo rupe
Riccardo Cassin diventa il capo di una nuova scuola di
arrampicatori operai a Lecco.
Utilizzando la forza bruta, supera numerosi problemi come lo
sperone Walker delle Grandes Jorasses, la parete nord-ovest
del Pizzo Badile, la parete nord della Cima Ovest di Lavaredo.
Cassin utilizza un numero esorbitante di chiodi, spingendo
l’arrampicata in artificiale a livelli mai raggiunti.
Cassin “Capocordata”
Walter Bonatti: l’avventura solitaria
Walter Bonatti esordisce giovanissimo con la parete est del
Grand Capucin.
Conquista in solitaria il pilastro sud-ovest del Dru.
Apre in solitaria in inverno una via sulla nord del Cervino.
Abbandona polemicamente l’alpinismo nel 1965.
Bonatti “Montagne di una vita”
La conquista degli 8000
Nel 1950 una spedizione francese
raggiunge la cima dell’Annapurna con
Lachenal e Herzog.
Nel 1953 l’Everest (8850m) viene
conquistato da Edmund Hillary e
Tenzing Norkay.
Nel 1954 gli italiani
conquistano il K2 con
Lacedelli e
Compagnoni.
Nascono le infinite
polemiche tra Bonatti
e Ardito Desio.
La conquista degli 8000
Reinhold Messner è il primo a scalare tutti i 14 ottomila.
Messner “Settimo grado”
Patagonia
La Patagonia è famosa per
avere il clima più inospitale
della Terra.
I picchi di granito della
Patagonia sono considerati i
più difficili del mondo.
1951: Lionel Terray e Guido
Magnone salgono il Fitz Roy
(3374m)
1959: Cesare Maestri sale il
Cerro Torre (3128m)
Terray “I conquistatori dell’inutile”
Yosemite
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, gli americani scoprono il
gioco dell’arrampicata sulle infinite pareti di granito della
Yosemite Valley, in California.
Yosemite
Inizialmente inventano mezzi artificiali all’avanguardia,
trascorrendo settimane in parete.
Successivamente, ripetono le stesse vie in arrampicata
libera. Nel 1993 l’americana Lynn Hill ripete in libera la
leggendaria via del “Nose” sul Capitan.
Hill “Climbing free”
Nuovi mattini
Gli arrampicatori di Yosemite vivono l’arrampicata con una
serenità ben distante dalla retorica della lotta con l’alpe.
Ideologicamente sono vicini ai “figli dei fiori” e rivoluzionano il
modo di intendere l’alpinismo.
Gian Piero Motti introduce le tecniche
e le idee di Yosemite in Italia con il
movimento dei “Nuovi mattini”.
Comincia la transizione dall’alpinismo
tradizionale all’arrampicata moderna.
Motti “Storia dell’alpinismo”
Camanni “Nuovi mattini”
Francesi e italiani
Tra i francesi citiamo Rébuffat,
Terray, Lachenal, Magnone,
Desmaison, Profit, Edlinger,
Boivin, Berhault.
Tra gli italiani Alessandro
Gogna, Renato Casarotto, Carlo
Mauri, Luca Maspes.
Ermanno Salvaterra, Paolo
Caruso.
Silvio Mondinelli, Romano
Benet, Nives Meroi, Simone
Moro.
Maurizio “Manolo” Zanolla,
Maurizio Oviglia.
Rébuffat “La montagna è il mio mondo”
Desmaison “La montagna a mani nude”
Berhault “Legato ma libero”
Alpinismo oggi
L’introduzione dello spit ha permesso di
eliminare ogni limitazione nell’apertura dei
nuovi itinerari.
Oggi, le spedizioni
commerciali invadono i
campi base, ma i rischi
rimangono alti.
La tendenza odierna è
quella di privilegiare il
cosiddetto “stile alpino”
rispetto a quello
Himalayano.
Krakauer “Aria sottile”
Terre lontane
Tante montagne in terre lontane e sconfinate come la
Groenlandia, l’Antartide, l’Africa, l’Asia centrale devono
ancora essere scalate.
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