46 Venerdì 19 Giugno 2015 Corriere della Sera # Cultura Spettacoli Editoria Fusione a tre: nasce una nuova agenzia letteraria Il presidente sarà Chiara Boroli e l’amministratore delegato Marco Vigevani, mentre l’incarico di direttore operativo andrà a Claire Sabatié-Garat. È il vertice di una nuova importante realtà della nostra editoria, The Italian Literary Agency, che nasce dalla fusione di tre differenti agenzie letterarie: l’Agenzia letteraria internazionale (Ali) di Chiara Boroli, la Luigi Bernabò & Associates, la Marco Vigevani & Associati. Lo scopo dell’operazione, si legge nel comunicato che l’annuncia, è «offrire un sicuro punto di riferimento, un sostegno e una forte promozione per gli autori italiani e stranieri, oggi più che mai in cerca di una valorizzazione del loro prezioso lavoro», accompagnandoli in tutte le fasi della creazione e della commercializzazione delle loro opere. Anticipiamo un estratto del racconto che Donato Carrisi leggerà martedì 23 giugno al Festival internazionale di Roma «Letterature» Quei finali di libri trovati in valigia Lo scrittore che cerca le sue storie tra i bagagli smarriti di dandy, diplomatici e viaggiatori di Donato Carrisi FABIO MAURI, IL MURO OCCIDENTALE (IN MOSTRA ALLA BIENNALE) A lcune persone spariscono nel nulla. Così pensava Laszlo Borman: altrimenti non si poteva spiegare ciò che succedeva ogni terza domenica del mese nella stazione londinese di Charlton. L’asta delle valigie perdute. Per Laszlo era assurdo che si potesse lasciare una valigia su un treno e non farsi mai avanti per reclamarla. Era molto più sensato pensare a un evento ultraterreno, come una sparizione improvvisa. Quando succedeva in una delle stazioni o sui treni di Sua Maestà, la valigia era la prova di quel prodigio. Laszlo Borman era uno scrittore da tempo in conflitto con il proprio talento. Dopo il successo iniziale, si era come inceppato. In verità, il suo estro creativo era ancora prodigo d’idee. Solo che Borman non era più in grado di trovare dei finali. Quando il suo editore rifiutò di pubblicare l’ennesima opera incompiuta, Laszlo passò lunghi mesi di apatia. Poi una domenica lesse un avviso sul giornale e, illuminato da una folgorazione, si precipitò al deposito bagagli di Charlton Station. Le sue storie in effetti si svolgevano sempre negli stessi luoghi, forse era proprio quello il problema. Allora, le valigie potevano essere una soluzione. Immaginava di aprirle trovando souvenir di paesi esotici, oggetti attraverso cui ripercorrere i passi di quegli esploratori distratti. La prima che si aggiudicò era appartenuta a un diplomatico: conteneva perfino un frac con la feluca lucente. Laszlo lo indossò e d’un tratto non fu più uno scrittore senza finali, ma un rispettato ambasciatore. Fu così anche con le altre valigie di ignoti viaggiatori. Bastava lasciarsi incuriosire dai dettagli, come l’orecchietta lasciata sulla pagina di un libro o un nome su una fotografia, per visitare le loro vite. Non era mancanza di discrezione, era anzi un compito solenne. Dare un finale alle vite degli scomparsi. Nacquero dei veri e propri personaggi. Il dottor Fabulous spuntò da un vecchio baule e chiese: «Dove sono stato?» «Non ne ho idea, ma possiamo controllare» rispose Laszlo, dando inizio a un dialogo continuativo. Mr Blue si nascondeva in una valigia di gilet coloratissimi e pantaloni di fustagno. Era un dandy ma il suo inconfessabile cruccio era essere sovrappeso. Guai a ricordarglielo, però: scoppiava a piangere. Fino a un certo punto vissero in armonia. Poi arrivò Lola, e tutto cambiò. Il suo guardaroba di corsetti profumati e di lingerie francese era la cosa più accattivante che Laszlo avesse mai visto. Iniziò a adularla, indossando le sue calze finissime e le sue giarrettiere. Passarono serate insieme degustando Pernod e assaporando marron glacé. Con l’arrivo di Lola, Laszlo riscoprì le donne. Tutte quante in una sola: lei. Ma iniziò a trascurare gli altri, e cominciarono ripicche e gelosie. Il dottor Fabulous si mise in competizione, facendo la corte a Lola. Mr Blue finì addirittura col farla sbattere contro un trumeau… Massaggiandosi il viso tumefatto, Laszlo capì di dover recuperare il controllo della situazione. C’era un solo modo. Acquistare un’altra valigia. Il bagaglio contrassegnato 771B7 era scuro, con il manico in metallo e borchie di ottone. Laszlo intuì subito che quello era il pezzo forte della giornata. Quando il banditore la mise all’asta, entrò un uomo mai visto prima, che andò a sedersi nell’ultima fila. Laszlo si fece avanti con una proposta che avrebbe dovuto La trama Il protagonista principale è un romanziere da tempo in conflitto con il proprio talento spazzare la concorrenza, ma lo sconosciuto raddoppiò. Laszlo, sconcertato, rilanciò. Anche l’uomo. E allora lui di nuovo, e l’altro ancora. Laszlo fece un’ultima offerta, ben al di là delle sue effettive finanze, e trattenne il fiato. Quando il martelletto si abbatté sul banco, Laszlo, trionfante, si voltò per guardare lo sconfitto. Ma vide una sedia vuota. Come i proprietari delle valigie che acquistava, anche quell’uomo era sparito. Si precipitò a casa con la conquista che gli era costata così cara. La posò sul tavolo del soggiorno e chiamò a raccolta Lola, il dottor Fabulous e Mr Blue per aprirla insieme. Ma, stranamente, nessuno rispose e per la prima volta dopo molti anni Laszlo si sentì solo. Rimosse quel pensiero e cominciò ad accarezzare la valigia coi palmi. Quando toccò le serrature, un brivido oscuro gli risalì dalle braccia fin sulla nuca. Si staccò, poi ri- provò a sfiorarle: la sensazione era svanita. Tentò di farle scattare: era il momento più magico, il confine fra il noto e l’ignoto. Ma non scattarono. Gli era già successo di avere a che fare con bagagli ostinati. Nel tempo si era industriato, procurandosi grimaldelli e passepartout, scovolini e chiavi false. Ogni valigia aveva un punto debole, bastava trovarlo. Ma ben presto dovette complimentarsi mentalmente con l’artigiano che l’aveva fabbricata, perché quella valigia sembrava inespugnabile. Provò tutti i trucchi, come quello del riscaldare a vapore la pelle per farla gonfiare fino a far esplodere le serrature. Non funzionarono, e anche forbici e scalpelli furono inefficaci. Seguirono nell’ordine: un’ascia, una sega e un piccone. Provò a bruciarla con la trementina, arrivò a spararle addosso. Tutto inutile. Laszlo, sconsolato, sprofondò nella sua poltrona preferita e rimase in silenzio – anche gli altri tacevano di fronte alla sua sconfitta –, finché, a tarda sera, andò a letto. Si addormentò quasi subito, dormì male e all’alba si risvegliò ancora più stanco. Ma aveva deciso di sbarazzarsi della valigia quel giorno stesso. Con la faccia stropicciata, si trascinò in corridoio. Passò davanti al soggiorno e sfiorò con la coda dell’occhio la valigia sul tavolo, poi andò in cucina deciso a farsi un buon tè. Ma a un tratto sgranò gli occhi e tornò sui suoi passi. Aveva visto bene: la valigia era esattamente nella stessa posizione della sera prima. Ma le serrature erano aperte. Laszlo si avvicinò, incredulo. Con delicatezza, appoggiò le mani sul coperchio e, molto lentamente, iniziò a sollevarlo, sentendosi come un esploratore che, seguendo la mappa tracciata da un pirata, trovava finalmente lo scrigno del tesoro. La valigia si spalancò sotto i suoi occhi, come una bocca sdentata. Allora Laszlo, il giallista senza più finali, sporse il capo in quel baratro. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’autore Donato Carrisi (1973) ha esordito nel 2009 con Il Suggeritore, edito, come gli altri suoi libri, da Longanesi Carrisi leggerà questo testo inedito (titolo: «Senza fine»), ispirato al tema «Cosa resta da fare alla Letteratura», martedì 23, (ore 21), per la XIV edizione di Letterature – Festival internazionale di Roma (ideazione e cura artistica di Maria Ida Gaeta; produzione della Casa delle Letterature e Assessorato Cultura e turismo di Roma) Leggeranno brani anche Matthew Thomas e Antonio Manzini. Lucrezia Lante della Rovere introdurrà l’autore straniero. Musica: Pasquale Laino (sax) Alessandro Gwis (pianoforte) e Andrea Avena (contrabbasso) L’ateneo di Montpellier conserva ventimila pagine di appunti del matematico morto lo scorso anno In digitale gli inediti di Grothendieck, genio ribelle dei numeri dal nostro corrispondente Stefano Montefiori Quando nel 1991 il geniale apolide Alexander Grothendieck decise di sparire dalla vita pubblica ritirandosi in un paesino dei Pirenei, chiamò l’ex allievo Jean Malgoire e gli affidò vecchi giornali, fotografie e una quantità gigantesca di appunti che lui, il più grande matematico del Novecento, definiva «scarabocchi». Ventimila pagine chiuse in cinque scatoloni, abbandonati finora in uno sgabuzzino dell’Istituto di botanica dell’ateneo di Montpellier. Adesso, dopo l’accordo stretto mercoledì tra l’università e la regione Linguadoca-Rossiglione, i preziosi scarabocchi saranno finalPARIGI mente digitalizzati e conservati a regola d’arte. Grothendieck, nato a Berlino, morto a 86 anni il 13 novembre scorso a Saint-Lizier, fu un immenso scienziato che ripudiò la scienza. Nel corso di una vita tormentata, dall’infanzia sotto il nazismo al maggio del Sessantotto e alla rivoluzione hippy, Grothendieck, al quale il «Corriere della Sera» ha dedicato il volume Matematica ribelle, non subì mai la tentazione di rifugiarsi in un modo fatto di formule: preferì piuttosto rinunciare alla ricerca, quando cominciò a temere che le sue intuizioni potessero avere usi militari ed effetti incontrollabili. Il punto di svolta arrivò nel 1970, quando Grothendieck abbandonò l’«Institut des hautes études scientifiques» perché aveva scoperto che A sinistra, Alexander Grothendieck (1928-2014). Alla sua vita e ai suoi studi è dedicato il libro Matematica ribelle (in alto la copertina) edito dal «Corriere» e disponibile sullo store di corriere.it era finanziato in parte dal ministero della Difesa francese. Lo scienziato era ossessionato dalla paura che i suoi lavori venissero travisati e destinati a scopi inaccettabili. Il 3 gennaio 2010 scrisse una lettera a Malgoire per chiedere che le migliaia di pagine ancora inedite restassero tali: «Se le mie intenzioni di autore dovessero rimanere lettera morta, che la vergogna del disprezzo cada sui responsabili delle edizioni illecite e delle biblioteche coinvolte». Ma il tesoro dimenticato di Grothendieck è troppo importante per lasciarlo negli scatoloni. Vengono ora stanziati 57 mila euro per digitalizzarlo. Poi gli eredi decideranno se e come metterlo a disposizione della comunità scientifica. © RIPRODUZIONE RISERVATA Codice cliente: 8727381