Arboricoltura ANALISI DELLA DIFESA FITOSANITARIA IN COLTURA BIOLOGICA La reintroduzione del melo nella Lessinia veronese La zona pedemontana della Lessinia veronese si è confermata vocata a produzioni biologiche di qualità, con piani semplificati di difesa fitosanitaria che consentono significative riduzioni dei costi nei confronti della pianura Gino Bassi, Ezio Dallago, Tiziano Quaini più ricercata dal consumatore, così come viene ottenuta in zone pedemontane italiane più note (Stainer et al., 2000). Dal 1995 il Settore agricoltura e sperimentazione della provincia di Verona, in collaborazione con il Centro di formazione professionale «T. Dal Zotto», l’Associazione veneta produttori biologici, la Comunità montana della Lessinia e 16 Comuni veronesi, hanno avviato il progetto «Un’agricoltura ecocompatibile per Verona»; l’obiettivo era quello di costituire aziende pilota condotte con metodo biologico, che diventassero punto di riferimento e di aggiornamento per gli agricoltori, e itinerari didattici per il mondo della scuola. Tre aziende pilota di questo progetto sono situate in Lessinia dove si è reintrodotta la coltivazione del melo, allevato con metodo biologico, laddove si presentavano le condizioni pedologiche adatte e soprattutto vi era la disponibilità di acqua, determinante per la buona riuscita di un impianto moderno. Sui Monti Lessini della provincia di Verona la coltivazione delle piante da frutto, e del melo in particolare, ha origini antiche, testimoniata dalla presenza di vecchie piante in abbandono che già agli inizi del secolo scorso davano origine a un intenso commercio con i mercati del Nord Europa (Sormani Moretti, 1904). La melicoltura veronese ha subito un Impostazione della prova profondo cambiamento nella seconda metà del XX secolo, determinato dallo Nell’inverno 1993-1994 è stato realizspostamento della coltivazione da zone zato un impianto di melo della superficie pedemontane della Lessinia a zone della di un ettaro in un’azienda agricola sita pianura sud-orientale, in terreni alluvionel Comune di Marano di Valpolicella nali, fertili, profondi, facilmente irrigabi(Verona) a 500 m slm nel comprensorio li. Contemporaneamente le tipiche vadella Lessinia occidentale. Sono stati rietà indigene sono state sostituite daputilizzati astoni della cultivar resistente prima con importanti cultivar europee alla ticchiolatura Florina innestata su quali le Calville e le Renette, e poi con le M9/T337 e meli da fiore come impolliamericane Red Delicious, Stayman e sonanti. Le piante, allevate a spindel, sono prattutto Golden Delicious. Così le prostate disposte con un sesto d’impianto di duzioni veronesi sono passate da 1.5004 m tra le file e 1,5 m sulla fila. L’impian2.000 t, rappresentate per il 50% da Deto è dotato di un sistema di irrigazione a cio e per il 25% da Durello nel 1929 microjet ed è completamente inerbito. (Candioli, 1941), a 15.000 t di mele du- Le ultime testimonianze della presenza di Per verificare se sotto l’aspetto fitosarante la seconda guerra mondiale, che una florida frutticoltura del passato in nitario l’ambiente pedemontano della sono decuplicate alla fine degli anni Cin- Lessinia Lessinia sia più favorevole rispetto a quanta (Carlone, 1966). quello della vicina pianura veAll’inizio degli anni Novanta ronese sono state seguite le è iniziata un’attività di recupeoperazioni colturali relative ro delle vecchie varietà locali alla difesa dai parassiti e dalla presenti in Lessinia (Bassi e butteratura amara eseguite Cossio, 1996) per la ricostitunel quadriennio 1997-2000, zione di un patrimonio genetiprendendo in esame i formuco già abbastanza eroso e per lati utilizzati e il numero di un possibile utilizzo dei carattrattamenti eseguiti. È stato teri di rusticità e di resistenza calcolato il costo complessivo in programmi di miglioramendella difesa considerando per to genetico (Sansavini e i formulati utilizzati il prezzo Walkins, 1991). Parallelamenrilevato dalle fatture d’acquite, anche per dare delle altersto, mentre i costi di distribunative di coltivazione in un’azione sono stati stimati in barea che ha subito un lento spose alla tariffa ufficiale dei conpolamento e un abbandono toterzisti della Fimav. È stata delle campagne, si è cercato infine confrontata la linea di di riproporre la coltivazione difesa adottata nell’azienda in del melo in Lessinia, dove Lessinia con quella messa a l’ambiente permette di ottenepunto in altri impianti analore quella qualità globale (cologhi situati nelle tipiche aree di re dei frutti, croccantezza, du- Tra il germoplasma recuperato in Lessinia, Gentile è risultata la produzione melicola della piarezza e acidità) che è sempre cultivar più interessante e ancora apprezzata nura veronese. INSERTO A L ’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 49/2000 3 Arboricoltura 1 - Panoramica dell’impianto di Florina coltivato con metodo biologico presso l’azienda Marchesini Roberto nel comune di Marano di Valpolicella (Verona) 2 - Frutto di Florina, varietà resistente alla ticchiolatura che ben si adatta all’ambiente pedoclimatico della Lessinia 1 Risultati e discussione Nel quadriennio 1997-2000, il piano di difesa (tabella 1) condotto secondo il metodo biologico nell’impianto di Florina nella zona pedemontana della Lessinia occidentale ha fatto registrare un numero medio di 18 trattamenti per stagione, dei quali 4 con cloruro di calcio per il controllo della butteratura amara. Il calendario dei trattamenti presenta una linea di difesa fino alla fioritura uguale a quella adottata in pianura. Anche il successivo controllo dei patogeni fungini è stato molto simile nei due ambienti, con la riduzione a un solo intervento con prodotti a base di rame contro i danni provocati dalla Nectria galligena e con 6 trattamenti con zolfo per il controllo dell’oidio (Podosphaera leucotricha) in Lessinia. La difesa dai fitofagi risulta viceversa alquanto semplificata rispetto a quella che viene adottata in pianura. Si è rilevata infatti una minor presenza di Cydia pomonella, che svolge soltanto due generazioni, e non sono state evidenziate presenze significative di ricamatori e di Cydia molesta. Inoltre vi è un buon equilibrio tra parassiti e predatori e assenza di parassiti secondari quali Lithocolletis sp., Leucoptera scitella e Panonychus ulmi. Questa situazione ha reso sufficiente una linea di difesa contro la sola carpocapsa con 4 trattamenti di Ryania speciosa nel 1997, sostituita poiché non più ammessa nel regolamento Cee 2092/91 con la sola confusione sessuale negli anni 1998 e 1999 e con 4 trattamenti con il virus della granulosi nel 2000, prodotto sufficientemente efficace anche nei mesi più caldi. Il costo medio per l’acquisto dei formulati per il controllo dei parassiti e della butteratura amara nel meleto in Lessinia è stato di 718.000 lire/ha a cui si deve aggiungere un costo stimato di 783.500 lire/ha per la distribuzione dei prodotti, con un costo complessivo di 1.502.000 lire/ha (tabella 1). 4 INSERTO A 2 Tabella 1 - Confronto tra i costi sostenuti per la difesa fitosanitaria e per il controllo della butteratura amara tra un impianto di Florina in Lessinia e nella pianura veronese (1) Calendario trattamenti Fine novembre Febbraio Primi di aprile Fine aprile Primi di maggio Primi di maggio 1a metà di maggio 1a metà di maggio 1a metà di maggio metà di maggio 2a metà di maggio 2a metà di maggio Fine maggio Primi di giugno Primi di giugno Metà giugno Metà giugno 2a metà di giugno Fine giugno Fine giugno Fine giugno 1a metà di luglio 2a metà di luglio 1a metà di agosto 2a metà di agosto Costo complessivo Meleto in pianura Dose Prezzo formucosto costo diformulati lati (kg o formulati stribuzio(lire/kg o l) l/ha) (lire/ha) ne (lire/ha) poltiglia bordolese 3.500 10 35.000 43.500 poltiglia bordolese 3.500 10 35.000 43.500 polisolfuro di calcio 600 250 150.000 43.500 propoli+ 20.000 2 40.000 43.500 alghe brune 37.000 0,5 18.500 applicazione dispenser 360.000 105.000 confusione sessuale cloruro di calcio 700 9 6.300 43.500 virus della granulosi 900.000 0,1 90.000 43.500 poltiglia bordolese+ 3.500 4 14.000 43.500 zolfo bagnabile+ 1.700 4 6.800 bentonite 210 8 1.680 cloruro di calcio 700 9 6.300 43.500 virus della granulosi 900.000 0,1 90.000 43.500 zolfo bagnabile+ 1.700 4 6.800 43.500 bentonite 210 8 1.680 cloruro di calcio 700 9 6.300 43.500 virus della granulosi 900.000 0,1 90.000 43.500 poltiglia bordolese+ 3.500 4 14.000 43.500 zolfo bagnabile+ 1.700 4 6.800 bentonite 210 8 1.680 cloruro di calcio 700 9 6.300 43.500 zolfo bagnabile+ 1.700 4 6.800 43.500 bentonite 210 8 1.680 virus della granulosi 900.000 0,1 Bacillus thuringiensis 45.000 1,5 67.500 43.500 zolfo bagnabile+ 1.700 4 6.800 43.500 Bacillus thuringiensis 45.000 1,5 67.500 43.500 cloruro di calcio 700 9 6.300 43.500 virus della granulosi 900.000 0,1 Bacillus thuringiensis+ 45.000 1,5 67.500 43.500 zolfo bagnabile+ 1.700 4 6.800 bentonite 210 8 1.680 Bacillus thuringiensis 45.000 1,5 67.500 43.500 Bacillus thuringiensis 45.000 1,5 67.500 43.500 Bacillus thuringiensis 45.000 1,5 67.500 43.500 1.442.200 1.105.500 Principio attivo Meleto in collina (2) costo costo diformulati stribuzio(lire/ha) ne (lire/ha) 35.000 43.500 35.000 43.500 150.000 43.500 40.000 43.500 18.500 90.000 14.000 6.800 43.500 43.500 6.300 43.500 6.800 43.500 6.300 90.000 43.500 43.500 6.800 43.500 6.300 6.800 43.500 43.500 90.000 43.500 6.800 43.500 6.300 90.000 43.500 43.500 6.800 43.500 718.500 783.000 (1) Valori medi del quadriennio 1997-2000, fatta eccezione per la linea di difesa contro Cydia pomonella, di cui si prende in considerazione quella attuata nell’anno 2000. (2) Zona pedemontana della Lessinia occidentale. L ’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 49/2000 Arboricoltura UNA SINTESI DEL CONVEGNO TENUTOSI IL 15 OTTOBRE La mela biologica, un’opportunità per la Lessinia Il giorno 15 ottobre 2000 si è tenuto a Breonio (Verona), nell’antica chiesa di S. Marziale, il convegno «La mela biologica in Lessinia: una opportunità per la montagna veronese», organizzato dalla Comunità montana e dal Parco naturale regionale della Lessinia in collaborazione con l’Associazione veneta produttori biologici e la Federazione provinciale coltivatori diretti. Dopo il saluto delle autorità, si è entrati nel vivo dell’ argomento con la relazione di Gino Bassi dell’ Istituto sperimentale di frutticoltura della Provincia di Verona sulla reintroduzione del melo in Lessinia. Bassi ha precisato che le vecchie piante di melo ancora presenti in Lessinia sono una testimonianza di un’antica coltivazione di questa specie che è stata abbandonata e si è spostata nella pianura sud-orientale, in terreni fertili e facilmente irrigabili. Negli anni Novanta l’Istituto di frutticoltura ha intrapreso un’attività di recupero delle vecchie varietà locali di melo presenti in Lessinia e nello stesso tempo sono stati realizzati alcuni impianti «moderni» dimostrativi, coltivati con metodo biologico, impiegando in prevalenza la cultivar Florina o vecchie varietà locali quali Gentile e Talini (meglio conosciuta come Renetta) innestate su portinnesti nanizzanti. La relazione si è conclusa con una breve descrizione delle principali cultivar di melo resistenti alla ticchiolatura da poter utilizzare nell’ambiente pedemontano della Lessinia. È seguita la relazione di Tiziano Quaini, dell’Associazione veneta produttori biologici, che ha trattato l’importante argomento relativo alla difesa fitosanitaria effettuata con le tecniche dell’agricoltura biologica. Ha inoltre riportato i dati relativi a un confronto tra la difesa fitosanitaI trattamenti effettuati nello stesso periodo in analoghi impianti nella pianura veronese sono stati mediamente 21, di cui 5 per il controllo della butteratura amara (tabella 1). Il costo per l’acquisto dei formulati è stato di 1.422.200 lire (comprensivo anche dei dispenser per la confusione sessuale della carpocapsa) e quello per la distribuzione di 1.105.500 lire/ha, con un costo complessivo di 2.527.700 lire/ha. ria adottata in Lessinia e quella in analoghi impianti situati nella pianura veronese. Dal lavoro è emerso che l’ambiente è particolamente vocato per la coltivazione del melo e la difesa risulta semplificata in quanto si è rilevata una minor presenza di carpocapsa e una scarsa presenza di ricamatori e di Cydia molesta. Dal confronto dei costi emerge che nell’azienda in Lessinia il costo dei soli formulati è dimezzato e quello della distribuzione ridotto di un quarto, con una riduzione complessiva della spesa di circa un milione a ettaro. Ultima relazione è stata di Pierpaolo Lugoboni, della società Brio, che ha completato la panoramica analizzando il mercato della mela biologica di montagna. Ha evidenziato i notevoli progressi realizzati dal comparto del biologico in questi ultimi anni, sostenuto e incoraggiato da un interesse crescente del mercato, ultimamente anche a livello della grande distribuzione. Ha infine sottolineato come, nonostante la grande crisi che sta attraversando la melicoltura europea, la richiesta del prodotto coltivato con metodo biologico sia ancora elevata e i prezzi spuntati siano incoraggianti. Le relazioni sono state seguite da un partecipato dibattito dove in conclusione è emerso che la zona pedemontana della Lessinia, laddove vi è disponibilità di acqua, si è confermata vocata per la coltivazione del melo e in grado di fornire produzioni di elevata qualità impiegando piani semplificati di difesa fitosanitaria. La coltivazione biologica e l’impiego di varietà resistenti sono le soluzioni più opportune da proporre nei nuovi impianti quale reale opportunità per integrare il reddito in un’area dove sono ben visibili i segni di abbandono e spopolamento. G.B. Dal confronto emerge che nell’azienda pedomontana della Lessinia il costo dei soli formulati è dimezzato e quello della distribuzione ridotto di un quarto. Tale differenza sarebbe maggiore se anziché la cultivar Florina si utilizzasse una cultivar tradizionale sensibile alla ticchiolatura (Venturia inaequalis), crittogama che è moderatamente virulenta nel clima asciutto e ventilato della Lessinia ma INSERTO Particolare dell’impianto di Florina alla 3a foglia in prossimità della raccolta molto aggressiva in pianura. La maggior spesa per la difesa nelle aree di pianura è in gran parte determinata dalla necessità di controllare i numerosi insetti fitofagi; in particolare per la carpocapsa non è sufficiente l’impiego della sola confusione sessuale, che è stata abbinata nel 2000 a tre trattamenti di virus della granulosi durante la prima generazione e a tre trattamenti con Bacillus thuringiensis, attivo anche contro Argyrotaenia pulchellana e Cydia molesta, per ciascuna delle due generazioni successive. Conclusioni La zona pedemontana della Lessinia veronese, laddove vi è disponibilità di acqua, si è confermata vocata per la coltivazione del melo e in grado di fornire produzioni di elevata qualità impiegando piani semplificati di difesa fitosanitaria. Il melo quindi può essere una reale opportunità per integrare il reddito in un’area dove sono ben visibili i segni di abbandono e spopolamento. La coltivazione biologica e l’impiego di varietà resistenti appaiono le soluzioni più opportune da proporre nei nuovi impianti, per valorizzare al meglio un ambiente che può essere definito un’oasi biologica, nel rispetto dei delicati equilibri naturali presenti. Gino Bassi Istituto sperimentale di frutticoltura Provincia di Verona Ezio Dallago Centro di formazione professionale «T. Dal Zotto» Cologna Veneta (Verona) Tiziano Quaini Associazione veneta produttori biologici Poster presentato al Convegno «Prospettive dell’ortofrutticoltura e della viticoltura dell’arco alpino nel terzo millennio»; Villa Manin di Passariano (Udine), 8-10 novembre 2000. La bibliografia verrà pubblicata negli estratti. A L ’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 49/2000 5 Arboricoltura BIBLIOGRAFIA Sormani Moretti L. (1904) - La provincia di Verona: monografia statistica, economica, amministrativa. Olschki Ed., Firenze. Candioli P. (1941) - Il melo. Edizioni Cassa di Risparmio di Verona Vicenza e Belluno, Verona. Carlone R. (1966) - Stato attuale, problemi ed indirizzi tecnici della coltura del melo. Atti Conferenza nazionale per l’ortoflorofrutticoltura, Verona, 14-15-16 dicembre. Sansavini S., Walkins R. (1991) - Conservazione ed uso del germoplasma nella coltivazione del melo. Frutticoltura, 1: 45-55. INSERTO Bassi G., Cossio F. (1996) - Le radici antiche della melicoltura in Lessinia. L’Informatore Agrario, 38, supp. Triveneto, 3-6. Stainer R., Stefanelli D., Lanzoni S., Pellegrino S., Sansavini S. (2000) - Valutazione sensoriale e strumentale di mele di diversa provenienza. Frutticoltura, 7/8: 53-62. A L ’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 49/2000 1